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Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia

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FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />

ISTITUTO DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO<br />

OSPEDALE DI RILIEVO NAZIONALE E DI ALTA SPECIALIZZAZIONE PER LA RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />

ATTIVITÀ SCIENTIFICA<br />

ANNO 2006


A cura della Direzione Scientifica <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS<br />

Antonio Ierna e Alessandra Venturi<br />

www.hsantalucia.it<br />

e-mail: direzione.scientifica@hsantalucia.it


INDICE<br />

Pag.<br />

PRESENTAZIONE 1<br />

INTRODUZIONE 7<br />

SEZIONE I 13<br />

DATI PLANIMETRICI 15<br />

STRUTTURA ORGANIZZATIVA 39<br />

DATI STATISTICI SULL’ATTIVITÀ ASSISTENZIALE 87<br />

SERVIZIO DI DOCUMENTAZIONE E BIBLIOTECA 99<br />

SEZIONE II 157<br />

COLLABORAZIONI SCIENTIFICHE 159<br />

ATTIVITÀ DIDATTICA E FORMATIVA 187<br />

BORSE DI STUDIO 209<br />

SEMINARI E CONVEGNI 273<br />

TRIALS CLINICI 281<br />

PERCORSI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI 285<br />

– BLED – Batteria sul linguaggio dell’emisfero destro. Valutazione<br />

della pragmatica della comunicazione verbale nei pazienti<br />

cerebrolesi (Paola Marangolo, M. Cristina Rinaldi, Marco Lauriola) 287<br />

– Depressione e demenza (Riccardo Torta, Carlo Caltagirone,<br />

Angela Scalabrino, Gianfranco Spalletta) 289<br />

– Field tests for evaluating elite wheelchair basketball players<br />

(Stefano Brunelli, Marco Traballesi, Tiziano Averna,<br />

Paolo Porcacchia, Lorenzo Polidori, Carlo Di Carlo,<br />

Carlo Di Giusto, Marco Marchetti) 291<br />

– Infezioni da Staphylococcus Aureus meticillino-resistente<br />

in strutture ospedaliere di riabilitazione neuromotoria<br />

(Antonino Salvia, Angelo Rossini, Maria Pia Balice,<br />

Sandra Terziani, Emilio Guaglianone, Gianfranco Donelli) 293<br />

2006 V


Indice<br />

– Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica di demenza<br />

(Laura Serra, Roberta Perri, Carlo Caltagirone, Gruppo di Studio<br />

“ Diagnosi precoce della Malattia di Alzheimer ” IT.I.N.A.D.) 297<br />

– Parole in corso. Materiali per il recupero delle difficoltà<br />

di lettura (Anna Judica, Laura Baldoni, <strong>Lucia</strong>na Chirri,<br />

Cecilia Cucciaioni, Guido Del Vento) 301<br />

– Progetto movimento e salute. Consigli pratici per mantenere<br />

una buona efficienza fisica (Marco Traballesi, Tiziano Averna,<br />

Paolo Porcacchia, Emanuela Lucarelli, Cristina Paganelli,<br />

Lorenzo Polidori) 303<br />

– La valutazione del deterioramento cognitivo e<br />

la Mental Deterioration Battery (Ilaria Spoletini, Roberta Perri,<br />

Carlo Caltagirone) 305<br />

PRODUZIONE SCIENTIFICA 309<br />

BREVETTI 357<br />

– Carrozzina per disabili con dispositivi in grado di rilevare e<br />

fornire informazioni dettagliate riguardo al comportamento<br />

di un soggetto disabile rispetto a compiti semplici<br />

(Roberta Annicchiarico, Carlo Caltagirone, Ulises Cortès,<br />

Antonio Benito Martinez Velasco) 359<br />

– Strumento per lo screening del rischio nutrizionale<br />

(Francesco Branca, Giulia Cairella, Francesca Garbagnati,<br />

Umberto Scognamiglio, Giuseppe Rotilio, Antonino Salvia) 361<br />

SEZIONE III 365<br />

SETTORI DI RICERCA 367<br />

ATTIVITÀ DI RICERCA CORRENTE 369<br />

A – Neurologia clinica e comportamentale (Carlo Caltagirone) 371<br />

B – Metodologie innovative in riabilitazione (Francesco Lacquaniti) 423<br />

C – Neuroscienze sperimentali (Giorgio Bernardi) 449<br />

D – Neuropsicologia (Luigi Pizzamiglio) 489<br />

E – Neurofisiopatologia clinica (Maria Grazia Marciani) 523<br />

F – Neuroimmagini funzionali (Emiliano Macaluso) 549<br />

G – Ricerca clinica traslazionale (Stefano Paolucci) 577<br />

ATTIVITÀ PER PROGETTI 597<br />

– Analisi, elettrofisiologica, biologica e comportamentale<br />

in modelli animali di distonia (Nicola Biagio Mercuri) 599<br />

VI 2006


Indice<br />

– A comparison of the pharmacological effects between<br />

carbamazepine and oxcarbazepine: an electrophysiological<br />

study in vitro (Nicola Berretta, Robert Nisticò) 617<br />

– Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and<br />

caspases in cancer and in apoptosis (Daniela Barilà) 621<br />

– Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante<br />

tecniche avanzate di neuroimaging (Marco Bozzali) 641<br />

– Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio (Myrka Zago) 661<br />

– E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento<br />

della qualità della vita nelle persone anziane e disabili<br />

(Carlo Caltagirone) 675<br />

– Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico<br />

tra motoneuroni e glia nella Sclerosi Laterale Amiotrofica:<br />

ricerca di nuovi targets farmacologici<br />

(Anna Maria Michela Di Stasi, Patrizia Longone) 683<br />

– Genetic, transcriptional and biochemical studies of the<br />

mitochondrial aspartate/glutamate transporter (ARALAR)<br />

and the SLC25A12 gene in autism (Antonio M. Persico) 691<br />

– Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e<br />

autonomia di soggetti affetti da disabilità motoria<br />

(Donatella Mattia) 699<br />

– K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for<br />

an ageing Europe) (David Riaño, Roberta Annichiarico) 711<br />

– Meccanismi di danno neuronale alla base della<br />

neurodegenerazione nelle patologie del sistema<br />

extrapiramidale (Antonio Pisani) 721<br />

– Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita<br />

dal paziente e dalla sua famiglia (Rita Formisano) 739<br />

– Riabilitazione neuromotoria e nuove strategie per il recupero della<br />

mobilità in pazienti con esiti di ictus cerebrale (Barbara Marconi) 745<br />

– Studio delle possibili alterazioni elettrofisiologiche dei neuroni<br />

corticali e striatali in un modello animale di Sclerosi Multipla<br />

(topi con encefalite allergica sperimentale) (Diego Centonze) 749<br />

– Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della<br />

Sclerosi Multipla (Anna Maria Papini, Luca Battistini) 753<br />

– Studio del ruolo delle regioni sensorimotorie corticali primarie<br />

nei fenomeni di affaticamento indotti da movimenti ripetuti<br />

dell’arto superiore in lavoratori a rischio (Marco Molinari) 759<br />

– Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

(Stefania Bandinelli, Marco Traballesi) 763<br />

– Utilizzo della vibrazione muscolare nel recupero motorio<br />

in pazienti con esiti di ictus cerebrale (Barbara Marconi) 775<br />

– Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE<br />

e in pazienti con SM e deficit cognitivi (Luca Battistini) 779<br />

2006 VII


PRESENTAZIONE


Con le strutture logistiche in suo possesso, le importanti collaborazioni<br />

scientifiche, la produttività scientifica qualificata ed il<br />

numero crescente di ricercatori presenti nel proprio ambito, la<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si configura da tempo e sempre più come<br />

un’importante realtà nazionale nell’ambito della ricerca biomedica<br />

e neuroscientifica, collocandosi tra i primi quindici IRCCS per<br />

assegnazione di fondi pubblici di ricerca corrente, ma evidenziandosi<br />

al settimo posto assoluto per impact factor ed al primo nel<br />

centro-sud. E ciò evidenzia la continuità di un’opera e di un impegno<br />

a tutto campo anche in un con<strong>testo</strong> congiunturale e discontinuo<br />

di risorse. Per la <strong>Fondazione</strong> il 2006 è stato un periodo di sempre<br />

maggiore stabilizzazione ed accrescimento sotto il profilo clinico-assistenziale,<br />

e di sviluppo sotto quello strutturale-logistico e<br />

di ricerca scientifica. La degenza e le attività ad essa correlate sono<br />

a pieno regime e le evidenze operative avvalorano le scelte effettuate<br />

dal punto di vista assistenziale ed alberghiero.<br />

Nel complesso delle realtà sanitarie-assistenziali esterne si colloca<br />

l’attività della <strong>Fondazione</strong> nell’ambito della rete regionale dei<br />

Centri per le Malattie Rare e nella commissione della Agenzia di<br />

Sanità Pubblica della Regione Lazio per la revisione periodica<br />

delle linee guida per la compilazione e la codifica ICD9-CM della<br />

scheda di dimissione ospedaliera. Di particolare interesse appare,<br />

poi, l’accordo raggiunto con la Sezione Romana della UILDM che<br />

ha portato all’apertura di un laboratorio di ricerca all’interno della<br />

<strong>Fondazione</strong> ed alla definizione di una attività per analisi di diagnostica<br />

genetica in regime di convenzione col SSN.<br />

Dal punto di vista operativo interno si ricorda l’adozione della<br />

“ Cartella infermieristica ”, strumento che attesta le prestazioni<br />

professionali infermieristiche sul paziente come parte integrante<br />

della cartella clinica, e l’attività del Comitato per le Infezioni Ospedaliere<br />

(CIO). Il quale, analizzando i risultati forniti dal laboratorio<br />

analisi della <strong>Fondazione</strong> ed alla luce di una precedente indagine,<br />

ha ritenuto opportuno ripetere lo studio di prevalenza delle infezioni<br />

nosocomiali; sono stati pertanto definiti il protocollo di indagine<br />

e la scheda di rilevazione, strumenti condivisi con i referenti<br />

nelle singole Unità Operative. Nell’aprile 2006 è nato il Gruppo<br />

Operativo sulle Lesioni da Decubito per la stesura di un trial clinico<br />

e per l’elaborazione di linee guida e protocolli assistenziali<br />

condivisi, che nel luglio ha stilato il documento conclusivo sui protocolli<br />

e nel mese di settembre, poi, ha organizzato numerosi<br />

2006 3


Presentazione<br />

incontri formativi con medici ed infermieri per illustrare i protocolli<br />

stessi e la loro corretta applicazione. Alla luce delle richieste<br />

di farmaci per i pazienti ricoverati e di nuove indicazioni terapeutiche<br />

emerse da trials clinici su pazienti in cura presso la <strong>Fondazione</strong>,<br />

è stata istituita una commissione per il Prontuario Terapeutico<br />

Ospedaliero (PTO) che ha aggiornato e diffuso lo stesso a tutti<br />

i medici, i direttori delle Unità Operative, le Caposala ed al Servizio<br />

Farmacia per ottimizzare le richieste e contenere quelle di farmaci<br />

fuori prontuario, e, dall’analisi effettuata a fine 2006, si è<br />

riscontrata una significativa riduzione delle richieste di farmaci<br />

fuori PTO ed un più appropriato uso di antibiotici.<br />

Per quanto riguarda l’attività del Centro Studi Alimentazione e<br />

Riabilitazione (CeSAR), è stato definito un protocollo nutrizionale<br />

per i pazienti post-ictali, con particolare riferimento alla valutazione<br />

dello stato nutrizionale, al fabbisogno reale di ogni paziente<br />

ed al trattamento in caso di deglutizione normale, di vari gradi di<br />

disfagia e di nutrizione enterale. Il protocollo, che fornisce anche<br />

indicazioni per la definizione del piano dietetico successivo alla<br />

dimissione, è pubblicato nel “ Manuale di nutrizione clinica e<br />

scienze applicate ” edito da SEU.<br />

Una apposita commissione costituita dai Direttori (Sanitario,<br />

Scientifico e delle Unità Operative) e dal Responsabile della Qualità<br />

ha elaborato, infine, una serie di percorsi diagnostico-terapeutici<br />

per pazienti affetti da specifici stati e patologie quali la Sclerosi<br />

Multipla, l’ictus cerebri e le patologie respiratorie trattate in DH.<br />

Mentre per l’incontinenza urinaria è stato definito, dal servizio di<br />

Neurourologia, un protocollo riabilitativo applicabile in regime di<br />

day hospital e supportato da un parallelo o successivo programma<br />

domiciliare.<br />

Il 2006 ha visto anche la sostanziale rivisitazione delle attività<br />

del Comitato Etico, il quale, nelle more della propria ricostituzione<br />

ai sensi del DL del 12 maggio 2006 ha aggiornato il Regolamento<br />

per adeguarlo a quanto previsto, sia dal DLgs 211/2003 di attuazione<br />

della direttiva 2001/20/CE relativa all’applicazione della<br />

buona pratica clinica nell’esecuzione delle sperimentazioni cliniche,<br />

sia dal DL 17 dicembre 2004 sull’esecuzione delle sperimentazioni<br />

cliniche, con particolare riferimento a quelle ai fini del<br />

miglioramento della pratica clinica (cosiddetto decreto per le sperimentazioni<br />

no profit), il quale ha definito caratteristiche, tempi e<br />

modalità di sviluppo delle sperimentazioni clinico-farmacologiche<br />

condotte né a fini “ registrativi ” né commerciali.<br />

4 2006


Presentazione<br />

Dal punto di vista della ricerca si è registrato un evidente<br />

aumento dei progetti in attività, delle collaborazioni scientifiche,<br />

del coinvolgimento e partecipazione di rappresentanti dell’Istituto<br />

a simposi, visite e stages in centri di ricerca, nazionali ed internazionali,<br />

come sempre più numerosi sono stati giovani ricercatori<br />

ed affermati scienziati della Unione Europea e di Paesi extracomunitari<br />

che hanno fatto capo alla <strong>Fondazione</strong> (personale interno<br />

ha partecipato a stages formativi in prestigiosi Centri internazionali<br />

per 347 giorni, mentre personale di altre Istituzioni è stato<br />

ospite della <strong>Fondazione</strong> per 1941 giorni). Questo si è reso possibile<br />

per la sempre maggiore apertura dell’Istituto verso diversificati<br />

interessi e realtà di ricerca, del mondo scientifico e industriale,<br />

dell’associazionismo e del volontariato, nazionale ed<br />

internazionale, con la conseguente possibilità di sviluppare<br />

numerosi filoni di attività e singoli progetti anche in presenza di<br />

un sostanziale rallentamento dei flussi programmatici e finanziari<br />

istituzionali.<br />

Particolare evidenza assumono alcune convenzioni di ricerca<br />

per la definizione di ausili con avanzate tecnologie informatiche<br />

che hanno condotto anche a sviluppi brevettuali. In particolare si<br />

ricorda l’accordo triennale con il Centro di Biomedicina Spaziale<br />

dell’Università di Roma Tor Vergata attraverso cui la <strong>Fondazione</strong><br />

prenderà parte ad un importante studio finanziato dall’Agenzia<br />

Spaziale Italiana (ASI) sui disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio:<br />

il progetto parte dalla ricerca spaziale ed in particolare<br />

dagli studi sulla salute degli astronauti in condizioni di microgravità,<br />

mirando a contribuire al miglioramento della qualità di<br />

vita in pazienti con disabilità neuromotorie e cardiorespiratorie.<br />

La crescita costante delle attività scientifiche e delle collaborazioni<br />

si è tradotta anche in un consistente aumento del numero<br />

e della qualità delle pubblicazioni scientifiche edite su riviste internazionali<br />

e ciò trova riscontro in un totale di 984 punti Impact Factor<br />

(l’indice utilizzato per la valutazione della qualità scientifica<br />

delle pubblicazioni) per 237 pubblicazioni, con una media superiore<br />

ai 4 punti IF per pubblicazione. Inoltre, alcune pubblicazioni,<br />

considerate di particolare valore ed interesse, sono state scelte per<br />

rappresentare in copertina il numero della rivista sulla quale sono<br />

state divulgate (“ Oligodendrocytes express P2Y12 metabotropic<br />

receptor in adult rat brain ”, pubblicato su Neuroscience di Settembre<br />

2006 e “ Multisensory processing in sensory-specific cortical<br />

areas ”, pubblicato su Neuroscientist di Agosto 2006).<br />

2006 5


INTRODUZIONE


Ogni anno, dal 1985/86, l’Ospedale di rilievo nazionale e di alta<br />

specializzazione per la riabilitazione neuromotoria S. <strong>Lucia</strong> ha<br />

pubblicato la raccolta della propria produzione scientifica.<br />

Questo nuovo volume, quattordicesimo a partire dal 1992,<br />

anno di riconoscimento del S. <strong>Lucia</strong> come Istituto di Ricovero e<br />

Cura a Carattere Scientifico, contiene una sintesi dell’attività<br />

assistenziale, diagnostica e curativa, insieme a quella didattica, di<br />

studio e approfondimento scientifico, convegnistica, editoriale e di<br />

maggior parte della programmazione scientifica.<br />

Il S. <strong>Lucia</strong> iniziò la propria attività clinica, con diversa denominazione,<br />

nel 1960, per rispondere all’esigenza, all’epoca ancora<br />

molto sentita, di assistenza ai reduci motulesi della seconda guerra<br />

mondiale. Successivamente è proseguita l’attività, sia in regime di<br />

ricovero che ambulatoriale, a favore di pazienti affetti da lesioni<br />

del sistema nervoso o dell’apparato mio-osteo-articolare, aventi<br />

origine da forme morbose o traumatiche con esiti invalidanti. È<br />

noto che queste patologie sono in aumento sulla scena sanitaria,<br />

odierna e futura, in funzione sia dell’invecchiamento della popolazione,<br />

con patologie croniche degenerative ed invalidanti, sia del<br />

numero di infortuni (stradali, lavorativi e domestici).<br />

Gli oltre quarant’anni trascorsi dalla fondazione del S. <strong>Lucia</strong> ad<br />

oggi hanno coinciso con la nascita e lo sviluppo di quella parte<br />

essenziale della Medicina che viene denominata “ Riabilitazione ” e<br />

che persegue lo scopo di restituire ai disabili il possesso parziale o<br />

totale delle attività funzionali lese. A questo processo di crescita il<br />

S. <strong>Lucia</strong> ha recato un contributo importante, avvalendosi della<br />

preziosa esperienza conseguita ospitando nell’ultimo decennio una<br />

media di mille e cinquecento pazienti ogni anno e trattandone,<br />

nello stesso periodo di tempo, un ugual numero ambulatorialmente<br />

o in regime di Day Hospital.<br />

In realtà nei primi anni Sessanta il concetto stesso di riabilitazione,<br />

nella sua accezione moderna, era praticamente sconosciuto.<br />

Esisteva pochissimo in termini di risorse umane professionalizzate,<br />

metodologie e cultura e quel che c’era non veniva riconosciuto<br />

dagli Enti assistenziali dell’epoca. Dal S. <strong>Lucia</strong>, e non solo,<br />

partirono, nel corso degli anni, iniziative e idee che suscitarono<br />

inizialmente perplessità e diffidenza, mentre sono oggi accettate<br />

dai medici e da chiunque si occupi, a vario titolo, di riabilitazione.<br />

Si è cominciato così a parlare delle varie metodologie di rieducazione<br />

funzionale, del reinserimento sociale e lavorativo dei disabili,<br />

della sport-terapia, del trattamento a domicilio o in day-<br />

2006 9


Introduzione<br />

hospital e di tante altre problematiche che appaiono oggi almeno<br />

in parte risolte e acquisite in un ampio “ corpus ” dottrinario e<br />

scientifico.<br />

Quanto si è riportato in questo come negli altri volumi ha<br />

attinenza con l’attività assistenziale che il S. <strong>Lucia</strong> ha svolto, nell’arco<br />

di oltre quarant’anni, in rapporto di convenzione con la<br />

Regione Lazio, che ha consentito la erogazione di interventi assolutamente<br />

gratuiti ed ha così collocato l’Ospedale, di fatto, anche<br />

se non dal punto di vista strettamente giuridico, nella rete ospedaliera<br />

pubblica dando sostanza ai principi del S.S.N. di garanzia del<br />

diritto alla salute sotto l’aspetto preventivo, curativo e riabilitativo.<br />

All’inizio degli anni Ottanta, l’Amministrazione decise di<br />

riservare una parte del bilancio alla ricerca scientifica partendo<br />

dal presupposto che potesse risultare proficua, ai fini di una<br />

migliore conoscenza in ambito clinico-riabilitativo, la ricerca sull’ampia<br />

casistica di cui il S. <strong>Lucia</strong> disponeva.<br />

Fu bandito ogni anno un concorso per il finanziamento di<br />

progetti da portare avanti all’interno della struttura, su temi attinenti<br />

alle finalità istituzionali dell’Istituto. Alla proposta aderì un<br />

certo numero di studiosi universitari soprattutto, ma non esclusivamente,<br />

italiani. Furono condotte ricerche concernenti lo studio<br />

delle neuro-lesioni e delle relative conseguenze d’ordine motorio<br />

e cognitivo. I temi e i risultati di questi studi vennero portati a<br />

conoscenza dei cultori della materia in occasione di Simposi annuali<br />

e furono oggetto, nel contempo, di una serie numerosa di<br />

pubblicazioni su riviste scientifiche e di divulgazione, italiane ed<br />

estere. Fra gli argomenti di maggiore interesse, sono da annoverare<br />

gli studi sui disturbi attentivi, sul trattamento delle sindromi<br />

post-comatose, sulla diagnosi e la cura delle afasie, sulla vescica<br />

neurologica.<br />

In parallelo all’attività di ricerca si sviluppò anche l’attività<br />

didattica: in un primo tempo, presso l’Istituto, si effettuarono i<br />

tirocini di alcune Scuole Universitarie per Terapisti della Riabilitazione<br />

e in seguito due di queste fruirono dei locali e delle attrezzature<br />

necessari all’espletamento della loro attività istituzionale.<br />

Anche i docenti furono in gran parte reperiti fra gli stessi medici e<br />

tecnici dipendenti. Da alcuni anni inoltre alle scuole summenzionate<br />

si sono aggiunte quella presso l’Università Tor Vergata di<br />

Roma per il conseguimento della specializzazione in Urologia, in<br />

Neurologia e in Neuropsicologia, i cui allievi frequentano quotidianamente<br />

le corsie ed i laboratori di ricerca dell’Istituto.<br />

10 2006


Introduzione<br />

Il complesso di attività cliniche, di ricerca e didattiche ha portato<br />

il <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ad essere riconosciuto come Istituto di Ricovero<br />

e Cura a Carattere Scientifico con decreto congiunto dei<br />

Ministeri della Sanità e dell’Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica<br />

(agosto 1992). Tale riconoscimento colloca la struttura<br />

stessa tra gli Ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione<br />

per la riabilitazione neuromotoria.<br />

2006 11


SEZIONE I


Dati<br />

planimetrici


16 2006


➔<br />

➔<br />

➔<br />

2006 17


Sezione I<br />

DATI PLANIMETRICI<br />

Sede di Roma, Via Ardeatina 306<br />

Superficie totale mq 90.000<br />

Cubatura complessiva mc 220.000<br />

Area coperta mq 70.000<br />

Area a verde mq 40.000<br />

Parcheggi mq 35.000<br />

Locali per la Degenza mq 30.000<br />

Servizi Riabilitativi mq 7.450<br />

Terapia del linguaggio mq 350<br />

Trattamenti riabilitativi extra-ospedalieri mq 800<br />

Terapia cognitiva e comportamentale mq 200<br />

Day Hospital respiratorio mq 500<br />

Palestre U.O. mq 2.100<br />

Palestra MFR (esterni) mq 500<br />

Palestra attività sportive varie mq 1.600<br />

Idrochinesiterapia mq 1.400<br />

18 2006


Dati planimetrici<br />

Poliambulatorio mq 1.000<br />

Laboratorio Analisi mq 300<br />

Dipartimento Immagini mq 650<br />

Laboratori di ricerca (in attività) mq 3.450<br />

Neurofisiopatologia mq 470<br />

Neuropsicologia mq 580<br />

Fisiologia neuromotoria mq 800<br />

Neurologia clinica e comportamentale mq 450<br />

Neuroimmagini funzionali mq 300<br />

Neuroimmagini funzionali Centro Fermi mq 400<br />

Neuroimmagini funzionali (da ristrutturare) mq 350<br />

Centro studi in alimentazione e riabilitazione mq 100<br />

Centro Congressi mq 1.240<br />

Aule didattica mq 1.000<br />

Biblioteca mq 440<br />

Uffici (Amministrazione, Direzione Sanitaria<br />

e Direzione Scientifica) mq 1.850<br />

Servizi vari (manutenzione, depositi, archivi,<br />

magazzini, guardaroba, cucina) mq 4.000<br />

2006 19


<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Via Ardeatina, 306<br />

G<br />

RA<br />

Grande<br />

Raccordo<br />

Anulare<br />

▼<br />

20 2006


AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />

2006 21


LEGENDA<br />

A PORTINERIA<br />

B MAGAZZINO<br />

C LAVANDERIA<br />

D SPOGLIATOI<br />

E CAMERA MORTUARIA<br />

F UFFICI - ACCETTAZIONE -<br />

POLIAMBULATORIO - RADIOLOGIA -<br />

LABORATORIO DI NEUROIMMAGINI<br />

G EDIFICIO IN RISTRUTTURAZIONE<br />

G1 NUOVE DEGENZE<br />

H GAS MEDICALI<br />

J MAGAZZINI<br />

K1 MANUTENZIONE<br />

K2 UFFICIO TECNICO - R.S.P.P.<br />

K3 CASA AGEVOLE<br />

P NEUROPSICOLOGIA<br />

Q ALLOGGIO SUORE<br />

R PISCINA<br />

S SERVIZIO RIABILITAZIONE AMBULATORIALE<br />

T DAY HOSPITAL RESPIRATORIO,<br />

SERVIZIO DI TERAPIA COGNITIVA<br />

E COMPORTAMENTALE, BAR<br />

U1 SERVIZIO DI RIABILITAZIONE<br />

EXTRAOSPEDALIERA BAMBINI ED ADULTI<br />

U2 LABORATORIO ANALISI,<br />

LABORATORI RICERCA<br />

V MAGAZZINO<br />

Z1 LABORATORI NEUROFISIOPATOLOGIA<br />

Z2 CENTRO CONGRESSI<br />

Z3 LABORATORI NEUROLOGIA CLINICA<br />

E COMPORTAMENTALE<br />

Z4 BIBLIOTECA<br />

Z5 LABORATORI FISIOLOGIA<br />

NEUROMOTORIA<br />

W POLO DIDATTICO<br />

22 2006


Dati planimetrici<br />

SVILUPPO EDILIZIO (Sede di Roma, Via Ardeatina 306)<br />

Per migliorare il livello delle proprie strutture assistenziali e di ricerca,<br />

l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> ha richiesto e ottenuto una concessione edilizia in deroga, ai<br />

sensi dell’art. 3 par. 19 delle NTA di PRG.<br />

L’intervento edilizio realizzato corrisponde in pieno alle nuove esigenze<br />

scaturite dalla normativa in materia di riorganizzazione del servizio sanitario<br />

e di razionalizzazione della spesa in quanto si identifica con le priorità funzionali<br />

alle esigenze di rinnovamento strategico degli interventi in materia di<br />

edilizia sanitaria. In particolare, con riferimento all’adeguamento agli standard<br />

indicati dalla legge 18/7/1996 n. 382 di conversione del decreto legge<br />

17/5/1996 n. 280 recante “ Disposizioni urgenti nel settore sanitario ”, l’intervento<br />

è funzionale al raggiungimento dei parametri previsti (utilizzazione<br />

dei posti letto ad un tasso non inferiore al 75% in media annua; standard di<br />

dotazione media di 5,5 posti letto per mille abitanti, di cui l’1 per mille riservato<br />

alla riabilitazione ed alla lungodegenza post-acuzie; tasso di spedalizzazione<br />

del 160 per mille). Infatti il complesso ospedaliero dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

è monospecialistico per la riabilitazione neuromotoria e detto settore, a cui<br />

viene riservato dalle norme programmatorie uno standard parametrico di un<br />

posto letto per mille abitanti, oltre a registrare enormi carenze in tutto il territorio<br />

nazionale (20.000 posti letto) è destinato a confrontarsi con sempre<br />

maggiori richieste prodotte da una serie di fattori primo fra tutti l’innalzamento<br />

dell’età media della popolazione che di per sé comporta un aumento<br />

delle patologie invalidanti.<br />

Il DPR 14/1/1997 ha posto a carico delle strutture sanitarie l’obbligo di<br />

adeguarsi nei propri requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi entro il<br />

termine di cinque anni. L’intervento, comunque, oltre a garantire il rispetto<br />

del predetto DPR si prefigge un completo adeguamento agli standard indicati<br />

per gli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione in modo da far<br />

rientrare il S. <strong>Lucia</strong>, migliorando gli aspetti alberghieri e dell’accoglienza,<br />

anche negli standard attuali di analoghe istituzioni europee.<br />

La necessità di aggiornare gli aspetti strutturali della qualità, così come<br />

puntualizzato dal DL 30/12/1992 n. 502 e successive modificazioni e integrazioni,<br />

comporta ovviamente un costante adeguamento della struttura e delle<br />

prestazioni alle esigenze dei cittadini con una particolare attenzione alla<br />

umanizzazione e alla personalizzazione dell’assistenza. Pertanto viene assicurata<br />

(in conformità con il decreto 15/10/1996 in GU 18/1/1997) una serie di<br />

indicatori quale strumento ordinario di verifica della qualità dei servizi e delle<br />

prestazioni per rispondere alle esigenze valutative dei vari livelli di governo del<br />

SSN. Inoltre in relazione agli interventi strutturali riferiti alla qualità percepita<br />

sono stati tenuti presenti anche gli indicatori specifici di domanda e di accessibilità<br />

di cui al decreto ministeriale 24/7/1995 in GU 10/11/1995 n. 263. La<br />

realizzazione dell’intervento comporta altresì un integrale recepimento della<br />

normativa prevista dal DL 626/1994.<br />

Ai fini del miglioramento della sicurezza e della salute negli ambienti di<br />

lavoro vengono compiutamente attuate le direttive UE in materia garantendo<br />

soluzioni tecniche e requisiti di sicurezza per alcune situazioni emergenti<br />

2006 23


Sezione I<br />

quali la corretta eliminazione dei materiali e dei rifiuti speciali, tossici e<br />

nocivi; sistemi di protezione antincendio, antisismica e acustica; sicurezza e<br />

continuità elettrica; sicurezza antinfortunistica; protezione delle radiazioni<br />

ionizzanti e pronto soccorso in casi di emergenza; la protezione da agenti<br />

cancerogeni; la protezione da agenti biologici; le misure specifiche per i laboratori<br />

e gli stabulari con riferimento alla normativa nazionale regionale e<br />

locale (DPR 20/2/1997).<br />

È stato affrontato l’aspetto della manutenzione attraverso la definizione<br />

di un programma organico diretto al mantenimento in efficienza della struttura,<br />

con esclusione di semplici interventi manutentivi. In armonia alla legge<br />

sui lavori pubblici 11/2/1994 n. 109 modificata con la legge 2/6/1995 n. 216 di<br />

conversione del DL 3/4/1995 n. 101, il progetto esecutivo è corredato da apposito<br />

piano di manutenzione dell’opera.<br />

NUOVO FABBRICATO PER LE DEGENZE<br />

A seguito del DL 269/1993, fermo restando il numero dei posti letto, si<br />

vuole elevare notevolmente lo standard qualitativo dei servizi e della ricettività<br />

dell’ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, prevedendo un requisito minimo funzionale di mq<br />

20 netti di stanza di ricovero per posto letto, nonché la dotazione dei relativi<br />

servizi complementari specificati dal DM 29/1/1992.<br />

I lavori e gli interventi resi necessari dall’adeguamento del presidio<br />

ospedaliero alle nuove disposizioni di legge, oltre ad essere notevoli e complessi,<br />

sono stati eseguiti senza provocare soluzioni di continuità nelle prestazioni<br />

sanitarie fornite, pertanto, si è operato secondo il seguente programma:<br />

1. ampliamento dello spazio destinato alle degenze e alla nuova palestra<br />

per le attività sportive;<br />

2. realizzazione di parcheggi interrati;<br />

3. trasferimento delle degenze dal vecchio al nuovo fabbricato;<br />

4. intervento di ristrutturazione dell’edificio esistente.<br />

Data la vitale importanza costituita dagli spazi aperti per le attività<br />

integrative della terapia riabilitativa, la soluzione adottata contempla la realizzazione<br />

del nuovo fabbricato su un grande piano porticato che non riduce l’estensione<br />

delle superfici all’aperto, ma anzi ne migliora la funzionalità e l’utilizzabilità<br />

anche in caso di maltempo.<br />

L’ampliamento si sviluppa su un corpo fabbrica ad “ L”, costituito da sei<br />

piani più il piano porticato, affiancato alla preesistenza ed a questa opportunamente<br />

collegato. Ogni piano è occupato da una divisione nella quale sono<br />

allocati le stanze di degenza e tutti i relativi servizi di piano, compresa una<br />

sezione di Day-Hospital.<br />

L’intervento è fondato su due principi-obiettivo:<br />

1. centralità del ricoverato, il quale trova nella struttura di riabilitazione<br />

un luogo di relazioni, oltre che di servizi, con caratteristiche evocative della<br />

qualità alberghiera;<br />

24 2006


Dati planimetrici<br />

2. ottimizzazione della funzionalità distributiva per assicurare la migliore<br />

leggibilità e vivibilità del luogo da parte degli utilizzatori del servizio e, contemporaneamente,<br />

le migliori condizioni operative per le risorse umane impegnate<br />

a fornirlo, il tutto cercando di perseguire il massimo dell’“ economicità ”<br />

della gestione.<br />

Le diverse soluzioni si sono trovate attivando un processo circolare iterativo<br />

di verifiche sulle successive stesure delle proposte progettuali, processo<br />

che ha coinvolto stabilmente tecnici, Direzione Sanitaria e management e, di<br />

volta in volta, qualificate consulenze specialistiche.<br />

La cellula base del progetto di ampliamento è la stanza di degenza che<br />

con la sua dotazione di spazi (circa 40 mq cui si aggiungono 5,5 mq di bagno)<br />

rappresenta, per i due posti letto ospitati, uno degli standard più elevati oggi<br />

conseguibili. Questo livello qualitativo non è assicurato dal solo e semplice<br />

dato dimensionale.<br />

Particolare cura è stata posta nello studio dell’illuminazione naturale e<br />

delle opzioni di oscuramento parziale o totale dell’ambiente, dell’illuminazione<br />

artificiale, dei servizi complementari offerti di intrattenimento e di<br />

comunicazione, delle soluzioni di arredo e nelle finiture, nonché nell’impiantistica<br />

di climatizzazione.<br />

Il risultato è una confortevole unità abitativa nella quale è possibile anche<br />

soggiornare e avere vita di relazione senza i disagi del sovraffollamento e dove<br />

lo stimolo ad uscire e frequentare gli spazi esterni (fattore importantissimo<br />

nell’ambito della terapia riabilitativa) è indotto dalla migliore qualità dei servizi<br />

offerti e delle opzioni reperibili piuttosto che dalla invivibilità dello spazio<br />

di degenza assegnato.<br />

Il piano tipo delle nuove degenze dell’Ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha una<br />

superficie totale di circa 5.000 mq, conformata ad “ L’’ ed ospita 53 posti<br />

letto distribuiti in ventisette stanze a loro volta suddivise in due sottodivisioni<br />

innestate su un corpo cerniera, destinato a spazi collettivi comuni,<br />

ospitante un grande soggiorno di circa 150 mq, pensato con le caratteristiche<br />

di immagine di un bar-ritrovo, la palestra di piano di circa 350 mq<br />

nonché i servizi di Day Hospital e tutti gli ambienti destinati al personale<br />

medico, paramedico e ausiliario.<br />

Nell’edificio è inglobata la palestra di circa 1.600 mq per le attività sportive<br />

varie. Al piano interrato, sotto il portico, sono localizzati oltre alla palestra,<br />

i depositi, e tutti i locali per attività tecniche e di supporto.<br />

Sul versante impiantistico sono state effettuate scelte che privilegiano<br />

l’alta qualità dei materiali impiegati, il controllo dei consumi, l’affidabilità dei<br />

sistemi e l’integrazione degli stessi per una gestione ottimale del comfort<br />

ambientale, della sicurezza e dell’igiene ospedaliera.<br />

Le scelte attuate non solo rispondono pienamente alle normative vigenti<br />

in materia ma recepiscono anche, dove applicabili, le nuove indicazioni che i<br />

vari Enti preposti sono in via di definizione creando i presupposti perché<br />

l’edificio rientri negli standard europei.<br />

È altresì presente una completa dotazione di impianti speciali (rivelazione<br />

e spegnimento incendi, fonia e trasmissione dati, diffusione sonora e<br />

2006 25


Sezione I<br />

audiovisivi, chiamata infermieri, supervisione e controllo, controllo accessi,<br />

TV a circuito chiuso, distribuzione gas medicali) che svolgeranno il servizio di<br />

intrattenimento, tutela e sicurezza per gli occupanti e forniranno un elevato<br />

numero di facilities per gli operatori del centro.<br />

Dato il tipo di utenza, la tutela degli occupanti l’edificio è stata oggetto di<br />

particolare attenzione sia in termini di sicurezza passiva e di facilità d’esodo<br />

che di prevenzione. Tutti gli ambienti sono controllati dall’impianto di rivelazione<br />

incendi che è gestito, in condizioni di normale funzionamento, da un<br />

sistema di supervisione e controllo che mette a disposizione del personale<br />

preposto alla vigilanza un’interfaccia uomo macchina di immediato e facile<br />

utilizzo.<br />

RISTRUTTURAZIONE EDIFICIO PREESISTENTE<br />

Con le opere previste dal progetto esecutivo, consistenti principalmente –<br />

ma non esclusivamente - nella demolizione e ricostruzione del cosiddetto<br />

“ edificio storico ” dell’Ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (ex fabbricato degenze), si completa<br />

l’intervento di ammodernamento e ampliamento a suo tempo avviato<br />

con la realizzazione del nuovo edificio destinato alle degenze. La parte più<br />

consistente dell’intervento riguarda appunto l’edificio “ G”, dove erano ospitate<br />

le degenze prima di essere trasferite nel nuovo edificio contiguo (v. fig. 1).<br />

L’edificio storico, liberato delle degenze, deve essere demolito e interamente<br />

ricostruito e ampliato realizzando un nuovo fabbricato contenuto, di<br />

massima, nell’ingombro planimetrico e nella sagoma di quello preesistente,<br />

mentre in fregio al vicolo dell’Annunziatella – nell’area da liberare previamente<br />

con la demolizione di alcuni manufatti esistenti – devono essere realizzati<br />

la nuova camera mortuaria e altri servizi più avanti specificati (v. fig. 2).<br />

Edificio nuove degenze<br />

Area intervento edif. G<br />

Area intervento<br />

camera mortuaria e servizi<br />

Figura 1<br />

26 2006


Dati planimetrici<br />

Il nuovo fabbricato “ G”, una volta demolito l’ex fabbricato degenze, si svilupperà<br />

per due piani interrati e quattro fuori terra, di cui due con un fronte cieco<br />

perché attestati sul dislivello esistente tra il piano della piazza interna (convenzionalmente<br />

designato come 2°) e quello della viabilità servente l’accettazione e il<br />

nuovo edificio degenze, convenzionalmente designato come piano terra (v. fig. 3).<br />

Il fabbricato “ G” ricostruito sarà servito da quattro corpi scala e collegato<br />

con le nuove degenze attraverso due strutture ponte che metteranno in diretto<br />

collegamento le degenze con le funzioni accolte nell’edificio ricostruito (v. fig. 2).<br />

L’intervento prevede altresì la realizzazione di un insieme di gallerie interrate<br />

destinate a mettere in comunicazione il nuovo fabbricato “ G”, il fabbricato delle<br />

degenze, la nuova camera mortuaria e i servizi connessi, la piscina, il reparto<br />

diagnostico, gli uffici amministrativi e l’accettazione. In corrispondenza dei collegamenti<br />

orizzontali di queste strutture ponte si realizzeranno due importanti<br />

collegamenti verticali, al servizio dei sei piani di degenza, costituiti da due<br />

impianti di ascensore.<br />

Figura 2<br />

2006 27


Sezione I<br />

Figura 3<br />

La destinazione principale dell’edificio “ G” ristrutturato è per spazi di<br />

relazione, per servizi comuni, per laboratori di riabilitazione e ricerca e per<br />

studi medici. Più in dettaglio gli spazi sono così sommariamente distribuiti:<br />

• al piano primo interrato le zone di deposito della cucina con gli spogliatoi<br />

degli addetti, i locali deposito, i corridoi di collegamento tra la<br />

piscina esistente, la nuova palestra - campo basket, il fabbricato degenze e<br />

la diagnostica; in zona separata sono collocati i locali tecnici dell’impianto<br />

di climatizzazione; al medesimo livello, ma in altra area, posta in fregio al<br />

vicolo dell’Annunziatella, si prevede, dopo la demolizione degli edifici sovrastanti,<br />

la realizzazione della nuova camera mortuaria, degli spogliatoi del<br />

personale dei servizi esterni e di locali tecnici destinati al deposito e smaltimento<br />

dei rifiuti;<br />

• al piano terra i laboratori di riabilitazione e ricerca, i locali tecnici e la<br />

zona dedicata allo scarico merci e derrate destinate alla cucina;<br />

• al piano primo i laboratori di riabilitazione e ricerca, gli studi medici,<br />

la centrale termica e i locali serbatoio per le necessità dell’antincendio;<br />

• al piano secondo tutti gli spazi di relazione e i servizi comuni: la cappella,<br />

i soggiorni, il bar, piccoli negozi, l’edicola, due sale mensa e le cucine;<br />

tutti questi ambienti affacciano su una piazza a livello pavimentata e attrezzata<br />

che, da sempre, rappresenta lo spazio di relazione per eccellenza dell’Ospedale;<br />

queste funzioni sono direttamente collegate al fabbricato degenze<br />

per il tramite di due corridoi aerei;<br />

• al piano terzo si trovano laboratori di riabilitazione e ricerca e gli studi<br />

medici; queste funzioni sono direttamente collegate al fabbricato degenze per<br />

il tramite di due corridoi aerei;<br />

• al piano quarto si trovano laboratori di ricerca e studi medici, gli<br />

alloggi del medico di guardia e del cappellano, oltre ad una estesa terrazza<br />

giardino, il tutto messo in comunicazione con le degenze tramite i collegamenti<br />

aerei.<br />

28 2006


Dati planimetrici<br />

Per quel che attiene le finiture architettoniche il fabbricato, le cui strutture<br />

principali sono previste in cemento armato e conformi alle intervenute<br />

norme antisismiche per la città di Roma, è rivestito da una facciata in GFRC<br />

(cemento rinforzato con fibre di vetro) adeguatamente coibentata e sagomata<br />

a disegno e da specchiature vetrate realizzate parte con infissi strutturali e<br />

parte con infissi a nastro. Tutte le parti vetrate mantengono caratteristiche<br />

tecniche ed estetiche analoghe a quelle delle vetrature già installate nel nuovo<br />

fabbricato degenze.<br />

La copertura del piano terzo, la più estesa, sarà un vero e proprio giardino<br />

pensile realizzato con aiuole, percorsi e aree sosta coperte da pergolati e<br />

prevede un consistente strato di terreno vegetale che, in alcune zone, consente<br />

anche la piantumazione di essenze di medio fusto. La copertura dei corpi più<br />

alti è invece destinata ad ospitare i macchinari degli impianti tecnici. Per la<br />

zona del secondo piano, trattata come “ piazza ”, a livello si prevede la rimozione<br />

e il reimpianto di parte degli alberi esistenti, la creazione di aiuole e<br />

panchine nonché nuove piantumazioni.<br />

L’edificio “ G” è funzionalmente accessibile dall’attuale corpo degenze<br />

con dei collegamenti aerei completamente vetrati situati al secondo, al terzo<br />

e al quarto piano, e al primo piano interrato un sistema di corridoi, illuminato<br />

tramite le intercapedini con finestre di ampia dimensione con luce<br />

naturale e artificiale indiretta con effetto naturale, permette di raggiungere,<br />

raccordando quote altimetriche diverse, tutte le parti del complesso ospedaliero.<br />

Un corridoio separato ed esclusivamente dedicato smaltisce lo “ sporco ”<br />

di tutta l’area raggiungendo una nuova zona di raccolta dei rifiuti semplici e<br />

speciali situata su vicolo dell’Annunziatella dopo la camera mortuaria. Tutte<br />

le parti dell’attuale fabbricato degenze e degli altri manufatti interessati<br />

dovranno, in conseguenza della realizzazione di questi nuovi collegamenti,<br />

subire adeguamenti strutturali, impiantistici ed architettonici di rilevante<br />

entità. Inoltre a servizio dell’attuale fabbricato degenze verranno aggiunti due<br />

ascensori di grande dimensione e di alta tecnologia al servizio di tutti i piani.<br />

Le partizioni interne del fabbricato, ad eccezione di quelle in cemento<br />

armato con funzione strutturale, sono realizzate in laterizio alveolare con<br />

elevata resistenza al fuoco per le parti principali ed i corridoi mentre per le<br />

divisioni degli ambienti sono in pannelli di gesso ceramico fibrorinforzato,<br />

poggianti su pavimentazione continua, al fine di assicurare la massima flessibilità<br />

per eventuali cambi di distribuzione che si rendessero necessari in<br />

futuro. Le finiture interne assicurano una continuità visiva e strutturale fra il<br />

nuovo fabbricato e l’attuale edificio degenze e prevedono pavimenti in<br />

marmo per le scale e gli sbarchi ascensori, in gres ceramico porcellanato per<br />

i corridoi, gli ambienti e i gruppi bagni, pavimenti tecnici per i locali cucine<br />

e i depositi; le pareti sono protette ove necessario da zoccolature ad altezza<br />

variabile in marmo o gres porcellanato e rivestite da parati a resistenza e<br />

caratteristiche tecniche diverse a seconda degli ambienti. Le finestre, di<br />

ampia dimensione, sono dotate di schermature per la protezione dall’irraggiamento<br />

solare con tende situate all’interno dell’infisso stesso o esternamente.<br />

Le zone a maggior irraggiamento solare sono protette da schermature<br />

frangisole.<br />

2006 29


Sezione I<br />

I volumi degli impianti tecnici, nei casi in cui rimangono in vista, sono<br />

schermati da pannellature metalliche.<br />

I collegamenti ponte e il corpo ascensore adiacente, sono rivestiti con un<br />

sistema di vetro strutturale del tipo a vetrate appese.<br />

Tutta l’area superficiale che circonda il fabbricato subirà le necessarie<br />

modifiche ed integrazioni riconfigurando il sistema viario, le aiuole, i marciapiedi,<br />

le alberature, l’illuminazione e quant’altro sia necessario per ridare continuità<br />

fisica e visiva alla parte dell’Ospedale interessata dall’intervento.<br />

È da rilevare che, per dare maggiore continuità tra il nuovo fabbricato<br />

“ G” e l’attuale fabbricato degenze, la pavimentazione stradale tra i due edifici<br />

è prevista, rinforzata, con le stesse caratteristiche estetiche e cromatiche di<br />

quella dell’attuale piano porticato e della nuova “ piazza ”, le parti restanti di<br />

pavimentazione stradale sono previste in asfalto a colore.<br />

Oltre al fabbricato principale è prevista, per la configurazione strutturale<br />

dei percorsi interrati, la demolizione e la successiva riedificazione del piccolo<br />

edificio situato in prossimità dell’accettazione che sarà destinato ad uffici e<br />

depositi dei giardinieri.<br />

Un cenno a parte riguarda l’edificazione interrata della nuova camera<br />

mortuaria, che, come già detto, è collegata tramite i percorsi interrati al fabbricato<br />

degenze.<br />

La posizione appartata è raggiungibile tramite un nuovo accesso carrabile<br />

creato nel muro di recinzione di vicolo dell’Annunziatella, ed è illuminata da<br />

lucernai e da un pozzo di luce situato nel giardino schermato da essenze a<br />

verde che ne garantiscano la riservatezza.<br />

30 2006


Dati planimetrici<br />

DATI PLANIMETRICI<br />

Sede di Roma, Via del Fosso di Fiorano 65<br />

Superficie totale mq 76.350<br />

Cubatura complessiva mc 78.000<br />

Area coperta ristrutturata in laboratori mq 15.000<br />

di cui: FSL (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>) mq 5.000<br />

EBRI (European Brain Researce Institute) mq 6.000<br />

CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) mq 4.000<br />

Area coperta da ristrutturare in laboratori mq 11.000<br />

2006 31


GRANDE RACCORDO ANULARE<br />

Via di Tor Pagnotta<br />

Via dei Fucilieri<br />

Via dell'Esercito<br />

Via dei Bersaglieri<br />

Via dei Genieri<br />

Via Ardeatina<br />

Fosso di Fiorano<br />

Vc. di Tor Chiesaccia<br />

Vicolo del Bel Poggio<br />

Casale<br />

Prato Smeraldo<br />

Fosso di Fiorano<br />

KM 51<br />

Torre Pagnotta<br />

Piazza<br />

dei<br />

Crabinieri<br />

Cecchignola<br />

Via della Cecchignola<br />

GRANDE RACCORDO ANULARE<br />

➔<br />

V. Casale Bicocca<br />

Via del<br />

Bel Poggio<br />

Via di Tor Pagnotta<br />

Via del Bel Poggio<br />

Via di Tor Pagnotta<br />

Via Ardeatina<br />

Via A. Carruccio<br />

Via D. Centro del Bivio<br />

Via U. Montelatici<br />

Via Ardeatina<br />

32 2006


AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />

2006 33


Sezione I<br />

DATI PLANIMETRICI<br />

Sede di Roma, Via della Fotografia 90<br />

Superficie totale mq 1.345<br />

• Sala soggiorno comune<br />

• Cucina comune<br />

• Sala da pranzo comune<br />

• Sala per terapie di gruppo<br />

• Sala per corsi di informatica<br />

• Sala per decoupage<br />

• Sala per attività didattica<br />

• Camere da letto doppie per ospite e familiare accompagnatore<br />

dotata di bagno per disabile<br />

• 4 cucinotti<br />

• Giardino attrezzato<br />

• Ufficio informazioni e segreteria<br />

• Ufficio amministrazione<br />

• Ufficio Psicologi<br />

• Ufficio Assistente Sociale ed Educatore<br />

• Ufficio Direzione A.R.CO. 92 Onlus<br />

• Sala Volontari A.R.CO. 92 Onlus<br />

• Locali di supporto (4 Bagni di servizio, lavanderia, alloggio custode,<br />

dispensa e spogliatoio)<br />

34 2006


<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Casa Dago<br />

Via della Fotografia, 90<br />

Grande<br />

Raccordo<br />

Anulare<br />

▼<br />

2006 35


AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />

Casa Dago<br />

Via della Fotografia, 90<br />

36 2006


Dati planimetrici<br />

2006 37


Sezione I<br />

CASA DAGO<br />

“ CASA DAGO” è una struttura per il reiserimento sociale e la reintegrazione<br />

familiare supervisionata del soggetto post-comatoso. Ha sede in Roma,<br />

Via della Fotografia 90, nelle vicinanze della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in considerazione<br />

della necessità dell’assistenza sanitaria in regime di Day Hospital.<br />

La struttura e la dotazione della Casa Dago consentono alle famiglie del<br />

paziente post-comatoso di verificare, prima del definitivo rientro in famiglia,<br />

le inevitabili difficoltà di gestione e di convivenza con un paziente con persistenti<br />

deficit neuromotori e neuropsicologici.<br />

Casa Dago è dotata di spazi comuni che favoriscono la socializzazione dei<br />

pazienti e l’incontro dei familiari, allo scopo di promuovere quella solidarietà<br />

che può essere di grande aiuto e conforto alle famiglie stesse. Gli ambienti<br />

destinati alle attività sono: una sala computer, un giardino attrezzato, una<br />

sala poli-funzionale adibita allo svolgimento delle terapie di gruppo per<br />

pazienti e familiari e alle Attività Assistite con gli Animali, una sala per attività<br />

didattiche teoriche ed una sala per attività di decoupage, ceramica, ecc.<br />

In sintesi è stato utilizzato un immobile, senza barriere architettoniche,<br />

dotato di spazi esterni adeguati per le attività sopra descritte e costituito da<br />

spazi forniti di mobili, arredi ed attrezzature specifici.<br />

38 2006


Struttura<br />

organizzativa


Sezione I<br />

La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è un IRCCS di diritto privato e un<br />

Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione<br />

neuromotoria. Lo Statuto approvato con decreto ministeriale<br />

del 20/10/1998, pubblicato in estratto sulla GU del 4/11/<br />

1998 serie generale n. 275 è integralmente riportato nelle pagine<br />

seguenti.<br />

Il nuovo Regolamento Organico (in sostituzione di quello del<br />

4/11/1999) è stato inviato al Ministero della Salute il 19/5/2004, ed<br />

è riprodotto nelle pagine seguenti. È stato elaborato in adempimento<br />

alle disposizioni del decreto legislativo 229/1999 ed in particolare<br />

all’art. 15 undecies che prevede l’adeguamento da parte<br />

degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di diritto<br />

privato dei propri ordinamenti del personale al predetto decreto.<br />

Presidente: Maria Adriana Amadio<br />

Direttore Generale: Luigi Amadio<br />

Direttore Scientifico: Carlo Caltagirone<br />

Direttore Sanitario: Antonino Salvia<br />

Direttore Amministrativo: Beniamino Ceccarelli<br />

Direttore Servizi Tecnico Economali: Maria Adriana Amadio<br />

Collegio Sindacale: Enrico Santoro<br />

Michele Lucciola<br />

Fernando Pietrostefani<br />

40 2006


Struttura organizzativa<br />

Comitato Etico: Fiorenzo Angelini<br />

Massimo Biagini<br />

Carlo Caltagirone<br />

Vincenzo Castellano<br />

Francesco Chiappetta<br />

Maria Giulia Colombini<br />

Anna Maria Di Nardo<br />

Piero Fucci<br />

Antonio Ierna<br />

Massimo Musicco<br />

Antonino Salvia<br />

Stefano Paolucci<br />

Bruno Silvestrini<br />

Elena Villa<br />

Consiglio dei Sanitari: Antonino Salvia<br />

Carlo Caltagirone<br />

Rita Formisano<br />

Lucio Fraracci<br />

Maria Grazia Grasso<br />

Marco Molinari<br />

Stefano Paolucci<br />

Luigi Pizzamiglio<br />

Sandra Terziani<br />

Marco Traballesi<br />

Personale dell’Istituto 2006<br />

Laureati in ruolo 72<br />

Contrattisti e borsisti 95<br />

Infermieri e tecnici sanitari 316<br />

Personale tecnico 80<br />

Servizi generali 135<br />

Amministrativi 42<br />

Totale 740<br />

2006 41


Attività editoriale<br />

DIREZIONE<br />

AMMINISTRATIVA<br />

Personale<br />

Amministrazione<br />

Pianificazione<br />

e controllo<br />

Sistemi informativi<br />

Clienti<br />

DIREZIONE GENERALE<br />

Sicurezza<br />

Relazioni esterne<br />

Segreteria generale Pianificazione strategica<br />

DIREZIONE<br />

ECONOMATO<br />

DIREZIONE<br />

SANITARIA<br />

Servizi generali<br />

Servizi socio sanitari<br />

Servizio acquisti<br />

Poliambulatorio<br />

Centro congressi<br />

e didattica<br />

Servizi diagnostici<br />

Servizi tecnici<br />

Unità di degenza<br />

Servizi di supporto<br />

gestione CERC<br />

Riabilitazione<br />

interdivisionale<br />

ed extraospedaliera<br />

Ufficio stampa<br />

SEZIONE<br />

FORMAZIONE<br />

ECM<br />

DIREZIONE<br />

SCIENTIFICA<br />

Coordinamento<br />

Comitato<br />

Tecnico-Scientifico<br />

Comitato Etico<br />

Laboratori e servizi<br />

di ricerca<br />

Polo Didattico<br />

Biblioteca<br />

42 2006


Assistenza<br />

spirituale<br />

Servizi socio-sanitari<br />

Accettazione:<br />

Poliambulatorio<br />

Ricoveri Ordinari<br />

Day Hospital<br />

Assistenza sanitaria<br />

Assistenza sociale<br />

Gestione terapie<br />

Informazioni<br />

Riabilitazione esterna<br />

Servizio mortuario<br />

Servizio dietologico<br />

URP<br />

Casa Dago<br />

Sistema informativo<br />

ospedaliero<br />

Poliambulatorio<br />

Andrologia<br />

Angiologia<br />

Cardiologia<br />

Dermatologia<br />

Ecografia<br />

Foniatria<br />

Medicina dello Sport<br />

Medicina Fisica<br />

e Riabiitazione<br />

Medicina Preventiva<br />

Neurofisiopatologia<br />

Neurologia<br />

Neuropsicologia adulti<br />

Neuropsicologia<br />

dell’età evolutiva<br />

Oculistica/Ortottica<br />

Ortopedia<br />

Otorinolaringoiatria<br />

Penumologia<br />

Psichiatria<br />

Reumatologia<br />

Urologia<br />

DIREZIONE SANITARIA<br />

Segreteria<br />

Servizi sanitari<br />

ausiliari<br />

Aggiornamento<br />

professionale<br />

Sistema<br />

qualità aziendale<br />

Sicurezza<br />

Farmacia<br />

Servizi diagnostici<br />

Reparti di degenza<br />

Servizi riabilitativi<br />

Laboratorio<br />

analisi<br />

Laboratorio<br />

di microbiologia<br />

Diagnostica<br />

per immagini<br />

Radiologia<br />

convenzionale<br />

RMN<br />

ECO<br />

TAC<br />

Unità<br />

Operativa A Day<br />

Hospital<br />

Unità<br />

Operativa B<br />

Unità<br />

Operativa C<br />

Unità<br />

Operativa D<br />

Unità<br />

Operativa E<br />

Unità<br />

Operativa F<br />

Foniatrico<br />

Respiratorio<br />

Neuromotorio<br />

Urologico<br />

Riabilitazione<br />

interdivisionale ed<br />

extraospedaliera<br />

Palestra<br />

Piscina<br />

Neuropsicologia<br />

Servizi di terapia:<br />

Cognitiva<br />

del Linguaggio<br />

della Disfagia<br />

Occupazionale<br />

dell’Eminattenzione<br />

2006 43


Comitato Tecnico<br />

Scientifico<br />

Coordinamento<br />

Organizzazione attività<br />

culturali e relazioni<br />

scientifiche esterne<br />

Monitoraggio<br />

della attività<br />

di ricerca<br />

Programmazione<br />

e verifica degli studi<br />

Analisi e cura<br />

dei fondi<br />

Raccolta e valutazione<br />

dei prodotti di ricerca<br />

DIREZIONE SCIENTIFICA<br />

Comitato Etico<br />

Laboratori e<br />

servizi di ricerca<br />

Neurologia clinica<br />

e comportamentale<br />

Epidemiologia<br />

clinica<br />

Fisiologia<br />

neuromotoria<br />

Neuroscienze<br />

sperimentali<br />

Trials clinici<br />

Sperimentazione<br />

clinico<br />

farmacologica<br />

Neuropsicologia<br />

Neurofisiopatologia<br />

Neuroimmagini<br />

Organizzazione<br />

e gestione<br />

dei servizi sanitari<br />

Centro Studi<br />

su Alimentazione<br />

e Riabilitazione<br />

Ricerca clinica<br />

traslazionale<br />

Polo Didattico<br />

Corso di laurea<br />

di I livello Infermieri<br />

Corso di laurea<br />

di I livello Fisioterapisti<br />

Corso di laurea<br />

di I livello Logopedisti<br />

Corso di laurea<br />

di I livello Tecnici<br />

di Neurofisiopatologia<br />

Sc. di Specializzazione<br />

in Neuropsicologia<br />

Sc. di Specializzazione<br />

in Neurofisiopatologia<br />

SEZIONE<br />

FORMAZIONE ECM<br />

Biblioteca<br />

44 2006


Neurologia clinica<br />

e comportamentale<br />

Neuropsicologia<br />

della memoria<br />

Neuropsicologia<br />

comportamentale<br />

Neurourologia<br />

Neurosonologia<br />

Centro applicazioni<br />

tecnologiche<br />

riabilitative (CARE)<br />

Neuropsichiatria<br />

Morfologia e<br />

morfometria<br />

per neuroimmagini<br />

Neuropsicologia<br />

sperimentale<br />

Neuropsicobiologia<br />

sperimentale<br />

Fisiologia<br />

neuromotoria<br />

Postura e<br />

locomozione<br />

Controllo visuomotorio<br />

e fisiologia<br />

microgravitaria<br />

spaziale<br />

Realtà virtuali<br />

Metodi<br />

computazionali<br />

e biomeccanica<br />

della mano<br />

Chinesiologia<br />

clinica e riabilitativa<br />

Anatomia funzionale<br />

del controllo<br />

neuromotorio<br />

Organizzazione<br />

e gestione<br />

dei servizi sanitari<br />

Ricerca clinica<br />

traslazionale<br />

Laboratori e servizi di ricerca<br />

Neuropsicologia<br />

Neurofisiopatologia<br />

clinica<br />

Neuropsicologia<br />

dell’attenzione<br />

Neuropsicologia<br />

dei disturbi<br />

visuo-spaziali<br />

e della navigazione<br />

Analisi<br />

quali-quantitativa<br />

dell’E.E.G.<br />

Fisiopatologia<br />

delle malattie<br />

extrapiramidali<br />

Dislessia<br />

dell’età evolutiva<br />

Psicofisica<br />

della visione<br />

Neurofisiologia<br />

clinica dei sistemi<br />

somato-sensoriali<br />

e motori<br />

Psicopatologia<br />

del linguaggio<br />

Neuroimmagini<br />

Epidemiologia<br />

dei disturbi cognitivi<br />

Processi<br />

multisensoriali<br />

Neuropsicologia<br />

del movimento<br />

dell’integrazione<br />

cross modale<br />

Centro studi<br />

su alimentazione<br />

e riabilitazione<br />

Applicazioni<br />

cliniche di RM<br />

Spazio e<br />

controllo motorio<br />

Metodi e fisica<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Psicobiologia<br />

Neurochimica<br />

Neurogenetica<br />

Neurobiologia<br />

cellulare<br />

Neuroimmunologia<br />

Neurobiologia<br />

molecolare<br />

Neurofisiologia<br />

Neurologia<br />

sperimentale<br />

Neuroriabilitazione<br />

sperimentale<br />

Neuroendocrinologia<br />

Stabulario<br />

Neurobiofisica<br />

Psichiatria<br />

molecolare e genetica<br />

Neurobiologia del<br />

comportamento<br />

Neurofisiopatologia<br />

sperimentale e<br />

del comportamento<br />

Cell signaling<br />

Neurobiochimica<br />

Neuroproteomica<br />

Neurobiologia<br />

molecolare e cellulare<br />

Apoptosi<br />

Neuroanatomia<br />

Neuroplasticità<br />

Neuroembriologia<br />

Neuroembriologia<br />

molecolare<br />

Neurochimica<br />

dei lipidi<br />

2006 45


Sezione I<br />

STATUTO DELLA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />

Art. 1 – Su iniziativa del “ Centro Residenziale Clinica <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> S.r.l. ”<br />

è costituita la “ FONDAZIONE SANTA LUCIA ”.<br />

Art. 2 – La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha sede in Roma, Via Ardeatina<br />

n. 306.<br />

Il Consiglio di Amministrazione ha facoltà di istituire altrove succursali,<br />

agenzie, rappresentanze, sezioni distaccate e di sopprimerle.<br />

Art. 3 – La <strong>Fondazione</strong> che non ha scopo di lucro e che in nessun caso<br />

può distribuire avanzi di gestione si prefigge:<br />

– di operare, in armonia alle normative vigenti, nel settore della rieducazione<br />

funzionale delle malattie conseguenti a lesioni del Sistema Nervoso<br />

Centrale e di altri apparati tramite presidi sanitari ospedalieri ed extraospedalieri,<br />

laboratori di ricerca, centri di studio;<br />

– di perseguire finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della<br />

organizzazione e gestione dei servizi sanitari insieme con prestazioni di ricovero<br />

e cura;<br />

– di fornire agli organi ed enti del SSN e ad analoghe istituzioni europee<br />

il supporto tecnico ed operativo per l’esercizio delle loro funzioni e per il perseguimento<br />

dei piani sanitari nazionali ed europei in materia di ricerca sanitaria<br />

nonché di formazione continua del personale.<br />

La attività scientifica è diretta a sviluppare le conoscenze nel settore specifico<br />

delle neuroscienze, del recupero di funzioni e della sanità pubblica.<br />

In particolare sulla base di una stretta connessione tra ricerca di laboratorio<br />

e ricerca clinica verranno assicurati:<br />

a) il rapido trasferimento dei risultati alla pratica assistenziale;<br />

b) la validazione scientifica di metodologie diagnostiche e terapeutiche;<br />

c) la formulazione e diffusione di protocolli diagnostici e terapeutici;<br />

d) la formazione di personale specializzato per l’assistenza e la ricerca;<br />

e) la diffusione dell’informazione e dell’educazione sanitaria.<br />

Art. 4 – Al fine di conseguire nel modo più qualificato i suddetti scopi e<br />

finalità la <strong>Fondazione</strong> collaborerà con Istituzioni Scientifiche ed Enti specializzati<br />

nazionali ed internazionali, mettendo a disposizione le proprie strutture<br />

funzionali.<br />

Per il raggiungimento degli scopi statutari la <strong>Fondazione</strong> provvederà<br />

oltreché con i proventi derivanti dal proprio patrimonio e dalle attività istituzionali<br />

anche con i mezzi derivanti da eventuali contributi per la ricerca scientifica<br />

e da prestazioni ad enti e privati.<br />

Art. 5 – Il patrimonio della <strong>Fondazione</strong> è costituito dai beni conferiti<br />

dal “ CENTRO RESIDENZIALE CLINICA SANTA LUCIA S.r.l. ” descritti nell’elenco<br />

allegato all’atto costitutivo. Esso potrà essere aumentato sia dai succes-<br />

46 2006


Struttura organizzativa<br />

sivi conferimenti acquisiti a qualsivoglia titolo sia con legati, eredità, erogazioni<br />

da parte di Enti pubblici e privati.<br />

Art. 6 – Sono organi della <strong>Fondazione</strong>:<br />

a) il Presidente;<br />

b) il Consiglio di Amministrazione;<br />

c) il Direttore Generale;<br />

d) il Comitato Tecnico Scientifico;<br />

e) la Commissione per la Ricerca Scientifica;<br />

f) il Collegio dei Revisori dei Conti.<br />

Art. 7 – Il Presidente ha la legale rappresentanza della <strong>Fondazione</strong>, convoca<br />

almeno ogni sei mesi il Consiglio di Amministrazione e determina le materie da<br />

sottoporre all’esame e alle deliberazioni del Consiglio stesso.<br />

In caso di sostituzione del Presidente, il Consiglio di Amministrazione<br />

designerà il nuovo Presidente.<br />

Art. 8 – Il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri, compreso<br />

il Presidente, che restano in carica a tempo indeterminato.<br />

I membri che cessano dalla carica per morte o dimissioni vengono sostituiti<br />

dagli altri membri in carica per cooptazione a voti di maggioranza.<br />

Il Consiglio di Amministrazione è dotato di tutti i poteri di ordinaria e<br />

straordinaria amministrazione. Viene convocato di regola ogni sei mesi e<br />

comunque almeno una volta l’anno entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio<br />

finanziario per l’approvazione del bilancio. Delle riunioni verrà redatto formale<br />

verbale in apposito registro dal segretario che verrà nominato dal Consiglio<br />

di Amministrazione. Le deliberazioni sono prese a maggioranza di voto.<br />

Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono valide con la presenza<br />

della maggioranza dei membri.<br />

Art. 9 – Il Direttore Generale viene nominato dal Consiglio di Amministrazione.<br />

Tutti i poteri di gestione ordinaria sono attribuiti al Direttore Generale.<br />

Art. 10 – Il Comitato Tecnico Scientifico ha funzione consultiva generale<br />

in ordine all’attività di ricerca scientifica della <strong>Fondazione</strong>. Il Consiglio di<br />

Amministrazione con apposito regolamento ne determina la composizione e<br />

le attribuzioni.<br />

Art. 11 – Nell’ambito delle finalità della <strong>Fondazione</strong>, il Consiglio di<br />

Amministrazione nomina una Commissione per la valutazione, la programmazione<br />

e la verifica degli aspetti economico-finanziari dell’attività di<br />

ricerca scientifica.<br />

Essa è composta dai seguenti membri:<br />

a) presidente del Consiglio di Amministrazione;<br />

b) due membri del Consiglio di Amministrazione;<br />

2006 47


Sezione I<br />

c) presidente del Collegio dei Revisori;<br />

d) direttore scientifico;<br />

e) due esperti in programmazione sanitaria;<br />

f) due rappresentanti del Ministero della Sanità, dei ruoli dirigenziali<br />

dello stesso Ministero;<br />

g) un rappresentante di ciascuna Regione dove hanno sede i presidi dell’Istituto.<br />

Le designazioni dei membri di cui alle lettere f ) e g) vengono rimesse alla<br />

discrezionalità del Ministero della Sanità e delle competenti Regioni. Le funzioni<br />

di Segretario della Commissione sono espletate dal Direttore Generale<br />

dell’Istituto.<br />

La Commissione esprime pareri relativamente a tutti gli aspetti economico-finanziari<br />

dell’attività di ricerca scientifica oltre a svolgere una funzione<br />

consultiva e propositiva generale per l’attività di ricerca scientifica.<br />

Inoltre per il miglior funzionamento della <strong>Fondazione</strong> il Consiglio di<br />

Amministrazione potrà nominare Commissioni, Comitati ed istituire Centri di<br />

Ricerca, anche su argomenti scientifici determinandone la composizione, le<br />

attribuzioni nonché le modalità di funzionamento e di durata.<br />

Art. 12 – Il Collegio dei Revisori dei Conti esercita le funzioni di controllo<br />

della gestione contabile e amministrativa della <strong>Fondazione</strong>. I componenti<br />

debbono essere iscritti nell’apposito albo professionale. È composto di tre<br />

membri uno con funzioni di Presidente. I Revisori sono nominati dal Consiglio<br />

di Amministrazione e durano in carica tre esercizi.<br />

Art. 13 – L’esercizio finanziario ha inizio con l’anno solare. Il bilancio<br />

consuntivo deve essere deliberato dal Consiglio di Amministrazione non oltre<br />

sei mesi dalla chiusura dell’esercizio finanziario corrispondente.<br />

Art. 14 – La durata della <strong>Fondazione</strong> è a tempo indeterminato.<br />

Art. 15 – La <strong>Fondazione</strong> sarà operante dopo che avrà acquistato la personalità<br />

giuridica ai sensi dell’art. 12 del Codice Civile.<br />

Art. 16 – Se gli scopi della <strong>Fondazione</strong> non possono essere raggiunti,<br />

ovvero in caso di scioglimento, cessazione o estinzione, il patrimonio verrà<br />

devoluto al Fondatore Centro Residenziale Clinica S. <strong>Lucia</strong> S.r.l. il quale<br />

dovrà destinare il patrimonio retrocessogli alla realizzazione di scopi analoghi<br />

a quelli già perseguiti dalla <strong>Fondazione</strong>.<br />

Art. 17 – Per quanto non previsto dal presente Statuto si fa riferimento<br />

alle norme del Codice Civile regolanti le Fondazioni.<br />

48 2006


Struttura organizzativa<br />

REGOLAMENTO ORGANICO DELLA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />

Approvato dal Consiglio di Amministrazione il 19 Maggio 2004<br />

in adeguamento alle disposizioni della Legge 229 del 19 Giugno 1999<br />

e in sostituzione del regolamento del 3 Novembre 1999<br />

TITOLO I – LA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />

Art. 1 – Finalità della <strong>Fondazione</strong><br />

La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha sede in Roma, Via Ardeatina n. 306. Il<br />

Consiglio di Amministrazione ha facoltà di istituire altrove succursali, agenzie,<br />

rappresentanze, sezioni distaccate e di sopprimerle.<br />

La <strong>Fondazione</strong> non ha scopo di lucro e si prefigge:<br />

– di operare, in armonia alle normative vigenti, nel settore della rieducazione<br />

funzionale delle malattie conseguenti a lesioni del sistema nervoso centrale<br />

e di altri apparati tramite presidi sanitari ospedalieri ed extraospedalieri,<br />

laboratori di ricerca, centri di studio;<br />

– di perseguire finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della<br />

organizzazione e gestione dei servizi sanitari insieme con prestazioni di ricovero<br />

e cura;<br />

– di fornire agli organi ed enti del SSN e ad analoghe istituzioni europee<br />

il supporto tecnico ed operativo per l’esercizio delle loro funzioni e per il perseguimento<br />

dei piani sanitari nazionali ed europei in materia di ricerca sanitaria<br />

nonché di formazione continua del personale.<br />

L’attività scientifica è diretta a sviluppare le conoscenze nel settore specifico<br />

delle neuroscienze, del recupero di funzioni e della sanità pubblica.<br />

In particolare sulla base di una stretta connessione tra ricerca di laboratorio<br />

e ricerca clinica verranno assicurati:<br />

a) il rapido trasferimento dei risultati alla pratica assistenziale;<br />

b) la validazione scientifica di metodologie diagnostiche e terapeutiche;<br />

c) la formulazione e diffusione di protocolli diagnostici e terapeutici;<br />

d) la formazione di personale specializzato per l’assistenza e la ricerca;<br />

e) la diffusione dell’informazione e dell’educazione sanitaria.<br />

TITOLO II–ORGANI DELLA FONDAZIONE<br />

Art. 2 – Gli organi della <strong>Fondazione</strong><br />

Ai sensi dell’art.6 dello statuto, sono organi della <strong>Fondazione</strong>:<br />

a) il Presidente;<br />

b) il Consiglio di Amministrazione;<br />

2006 49


Sezione I<br />

c) il Direttore Generale;<br />

d) il Comitato Tecnico Scientifico;<br />

e) la Commissione per la Ricerca Scientifica;<br />

f) il Collegio dei Revisori dei Conti.<br />

I suddetti organi si avvalgono della struttura e del modello organizzativo<br />

indicati nel Titolo III.<br />

Art. 3 – Il Presidente<br />

Il Presidente ha la legale rappresentanza della <strong>Fondazione</strong>, convoca<br />

almeno una volta l’anno il Consiglio di Amministrazione e determina le materie<br />

da sottoporre all’esame e alle deliberazioni del Consiglio stesso.<br />

In caso di sostituzione del Presidente, il Consiglio di Amministrazione<br />

designerà il nuovo Presidente.<br />

Art. 4 – Il Consiglio di Amministrazione<br />

Il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri, compreso il<br />

Presidente, che restano in carica a tempo indeterminato. I membri che cessano<br />

dalla carica per morte o dimissioni vengono sostituiti dagli altri membri<br />

in carica per cooptazione a voti di maggioranza.<br />

Il Consiglio di Amministrazione è dotato di tutti i poteri di ordinaria e<br />

straordinaria amministrazione.<br />

Viene convocato di regola ogni sei mesi e comunque almeno una volta<br />

l’anno entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio finanziario per l’approvazione<br />

del bilancio.<br />

Delle riunioni verrà redatto formale verbale in apposito registro dal segretario<br />

che verrà nominato dal Consiglio di Amministrazione. Le deliberazioni<br />

sono prese a maggioranza di voto.<br />

Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono valide con la presenza<br />

della maggioranza dei membri.<br />

Art. 5 – Il Direttore Generale<br />

Il Direttore Generale viene nominato dal Consiglio di Amministrazione. Il<br />

Direttore Generale, cui sono attribuiti tutti i poteri di gestione ordinaria per il<br />

raggiungimento degli obiettivi predeterminati dal Consiglio di Amministrazione,<br />

è coadiuvato nelle materie di rispettiva competenza dal Direttore Scientifico,<br />

dal Direttore Sanitario, dal Direttore Amministrativo e dal Direttore<br />

Servizi Tecnico Economali.<br />

Il Direttore Generale deve essere in possesso dei seguenti requisiti:<br />

– diploma di laurea;<br />

– esperienza almeno quinquennale di direzione in enti, aziende, strutture<br />

pubbliche e private, in posizione dirigenziale con autonomia gestionale e<br />

diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche e finanziarie.<br />

50 2006


Struttura organizzativa<br />

Il rapporto di lavoro del Direttore Generale è regolato da contratto di<br />

diritto privato di durata non superiore a cinque anni, rinnovabile, stipulato in<br />

osservanza delle norme del titolo terzo del libro quinto del codice civile.<br />

La carica di Direttore Generale è incompatibile con la sussistenza di<br />

altro rapporto di lavoro dipendente o autonomo. Eventuali incarichi a<br />

carattere temporaneo ed occasionale compatibili con la funzione di Direttore<br />

Generale, devono essere preventivamente autorizzati dal Consiglio di<br />

Amministrazione.<br />

In sede di prima applicazione, il Consiglio di Amministrazione può<br />

disporre la proroga del contratto del Direttore Generale in carica all’atto dell’entrata<br />

in vigore del presente regolamento, per un periodo massimo di cinque<br />

anni.<br />

Art. 6 – Il Comitato Tecnico Scientifico<br />

Il Comitato Tecnico Scientifico ha funzione consultiva generale in ordine<br />

all’attività scientifica ed assistenziale dell’Istituto. Esso riassume anche i compiti<br />

del Consiglio dei Sanitari ed è composto da:<br />

1. Direttore Scientifico;<br />

2. Direttore Sanitario;<br />

3. Direttore Amministrativo;<br />

4. dirigenti medici responsabili di unità organizzative e responsabili dei<br />

laboratori di ricerca dell’Istituto e eventuali direttori di dipartimento;<br />

5. titolari di cattedre universitarie, e/o direttori di Istituti universitari ed<br />

altri enti convenzionati con l’Istituto e nello stesso operanti;<br />

6. due rappresentanti del restante personale dipendente medico;<br />

7. due rappresentanti del personale tecnico-laureato;<br />

8. due rappresentanti del personale dipendente tecnico non laureato o<br />

con diploma universitario.<br />

Al Comitato, presieduto dal Direttore Scientifico, può partecipare il Direttore<br />

Generale.<br />

Il Comitato Tecnico Scientifico è nominato con provvedimento del Consiglio<br />

di Amministrazione ed esercita una funzione consultiva generale in<br />

ordine all’attività assistenziale e di ricerca dell’Istituto e si riunisce, su convocazione<br />

del proprio Presidente, trimestralmente.<br />

Il Direttore Generale può, di volta in volta, su singoli argomenti, chiedere<br />

parere al Comitato Tecnico Scientifico prima che gli stessi siano sottoposti<br />

agli organi deliberanti dell’Istituto.<br />

Art. 7 – La Commissione per la Ricerca Scientifica<br />

Nell’ambito delle finalità della <strong>Fondazione</strong>, il Consiglio di Amministrazione<br />

nomina una Commissione per la valutazione, la programmazione e la<br />

verifica degli aspetti economico-finanziari dell’attività di ricerca scientifica.<br />

2006 51


Sezione I<br />

Essa è composta dai seguenti membri:<br />

a) Presidente del Consiglio di Amministrazione;<br />

b) due membri del Consiglio di Amministrazione;<br />

c) Presidente del Collegio dei Revisori;<br />

d) Direttore Scientifico;<br />

e) due esperti in programmazione sanitaria;<br />

f) due rappresentanti del Ministero della Sanità, dei ruoli dirigenziali<br />

dello stesso Ministero;<br />

g) un rappresentante di ciascuna Regione dove hanno sede i presidi dell’Istituto.<br />

Le designazioni dei membri di cui alle lettere f) e g) vengono rimesse alla<br />

discrezionalità del Ministero della Sanità e delle competenti Regioni. Le funzioni<br />

di Segretario della commissione sono espletate dal Direttore Generale dell’Istituto.<br />

La Commissione esprime pareri relativamente a tutti gli aspetti economicofinanziari<br />

dell’attività di ricerca scientifica oltre a svolgere una funzione consultiva<br />

e propositiva generale per l’attività di ricerca scientifica.<br />

Inoltre per il miglior funzionamento della <strong>Fondazione</strong> il Consiglio di<br />

Amministrazione potrà nominare Commissioni, Comitati ed istituire Centri di<br />

Ricerca, anche su argomenti scientifici determinandone la composizione, le<br />

attribuzioni nonché le modalità di funzionamento e di durata.<br />

Art. 8 – Il Collegio dei Revisori dei Conti<br />

Il Collegio dei Revisori dei Conti esercita le funzioni di controllo della<br />

gestione contabile e amministrativa della <strong>Fondazione</strong>.<br />

I componenti del Collegio dei Revisori devono essere iscritti nell’apposito<br />

albo professionale.<br />

Il Collegio è composto di tre membri (di cui uno con funzioni di Presidente),<br />

nominati dal Consiglio di Amministrazione, che durano in carica per<br />

tre esercizi di bilancio.<br />

TITOLO III – STRUTTURA E MODELLO ORGANIZZATIVO<br />

Art. 9 – Struttura organizzativa<br />

Oltre che degli organi istituzionali, la <strong>Fondazione</strong> per lo svolgimento<br />

delle proprie attività si avvale di specifici strumenti organizzativi per la cui<br />

gestione sono previsti:<br />

a) il Direttore Scientifico;<br />

b) il Direttore Sanitario;<br />

c) il Direttore Amministrativo;<br />

d) il Direttore Servizi Tecnico Economali;<br />

e) il Consiglio Direttivo;<br />

f) il Comitato Etico.<br />

52 2006


Struttura organizzativa<br />

Art. 10 – Il Direttore Scientifico<br />

Il Direttore Scientifico è nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto<br />

di lavoro è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a<br />

cinque anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo<br />

del libro quinto del codice civile. Eventuali incarichi a carattere temporaneo<br />

ed occasionale assegnati da altre Amministrazioni, compatibili con la funzione<br />

di Direttore Scientifico, devono essere preventivamente autorizzati dal<br />

Direttore Generale.<br />

Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />

che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />

Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />

legge e professionali.<br />

È un ricercatore laureato dotato di provata e documentata esperienza<br />

nello specifico campo di attività scientifica dell’Istituto; dirige e coordina, ai<br />

fini della ricerca scientifica le attività dell’Istituto ed ha, in particolare, i<br />

seguenti compiti:<br />

1. presiede il Comitato Tecnico Scientifico;<br />

2. promuove e dirige i piani e progetti di ricerca;<br />

3. è responsabile della gestione dei fondi di ricerca, assegnati all’Istituto<br />

da organismi ed Enti istituzionali ai sensi delle normative vigenti;<br />

4. coordina l’attività editoriale scientifica dell’Istituto;<br />

5. promuove, d’intesa con il Direttore dei Servizi Tecnico Economali, iniziative<br />

per l’organizzazione di convegni, congressi e didattica;<br />

6. propone, d’intesa con il Direttore Sanitario, iniziative per il costante<br />

aggiornamento tecnico-scientifico del personale;<br />

7. rappresenta l’Istituto nei contatti con Enti ed Istituzioni al fine dell’espletamento<br />

delle attività scientifiche e didattiche dell’Istituto;<br />

8. assicura il rispetto del codice etico nell’esecuzione delle diverse ricerche<br />

e delle sperimentazioni cliniche; fatte salve le responsabilità dei singoli<br />

ricercatori secondo i protocolli di volta in volta approvati;<br />

9. promuove e coordina la rilevazione e l’elaborazione dei dati in ordine<br />

all’attività scientifica;<br />

10. presenta annualmente una relazione sull’attività scientifica svolta dall’Istituto;<br />

11. può dirigere servizi di ricerca sperimentale, di ricerca clinica o attività<br />

assistenziali.<br />

Per lo svolgimento di specifiche attività, il Direttore Scientifico può essere<br />

coadiuvato da un Vice Direttore Scientifico, nominato dal Direttore Generale<br />

sentito il Direttore Scientifico stesso.<br />

In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />

del contratto con il Direttore Scientifico in carica all’atto dell’entrata in<br />

vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />

2006 53


Sezione I<br />

Il predetto contratto, ove incompatibile con nuove normative sugli<br />

IRCCS, si risolverà di diritto entro tre mesi dall’entrata in vigore delle normative<br />

stesse.<br />

Art. 11 – Il Direttore Sanitario<br />

Il Direttore Sanitario, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa<br />

vigente, è nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto di lavoro è esclusivo<br />

ed è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a<br />

cinque anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo<br />

del libro quinto del codice civile.<br />

Eventuali incarichi a carattere temporaneo ed occasionale assegnati da<br />

altre Amministrazioni, compatibili con la funzione di Direttore Sanitario,<br />

devono essere preventivamente autorizzati dal Direttore Generale.<br />

Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />

che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />

Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />

legge e professionali.<br />

Ha, in particolare, i seguenti compiti:<br />

1. dirige i servizi sanitari sul piano organizzativo ed igienico-sanitario e<br />

fornisce parere obbligatorio, ma non vincolante, al Direttore Generale, sugli<br />

atti relativi alle materie di competenza;<br />

2. si occupa dell’integrazione operativa dell’attività assistenziale con<br />

quella scientifica ed elabora progetti di ricerca in ambito epidemiologico,<br />

gestionale e di forme innovative di organizzazione per l’assistenza;<br />

3. può dirigere specifici settori di ricerca nell’ambito delle aree di competenza<br />

istituzionale e professionale rapportandosi funzionalmente, per tali<br />

attività, al Direttore Scientifico;<br />

4. svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti<br />

dei responsabili delle strutture dell’Istituto, con riferimento agli aspetti organizzativi<br />

ed igienico-sanitari ed ai programmi di intervento nell’area relativa<br />

alla tutela della salute e della sicurezza;<br />

5. collabora al controllo di qualità dei servizi e delle prestazioni erogate<br />

dall’Istituto;<br />

6. sovrintende alla gestione unitaria di tutti i servizi assistenziali;<br />

7. dispone, in base ai criteri generali stabiliti dal Direttore Generale, in<br />

relazione alle esigenze dei servizi, l’impiego, la destinazione, i turni ed i congedi<br />

del personale del ruolo sanitario;<br />

8. è responsabile della gestione, dell’archiviazione e della conservazione<br />

delle cartelle cliniche;<br />

9. propone al Direttore Generale l’acquisto delle apparecchiature, attrezzature<br />

ed arredi sanitari; esprime parere, ai fini sanitari, sulle trasformazioni<br />

edilizie;<br />

10. sovrintende alla trasmissione alle autorità competenti dei dati relativi<br />

al Sistema Informativo Ospedaliero (SIO) e al Sistema Informativo Assistenza<br />

54 2006


Struttura organizzativa<br />

Specialistica (SIAS), delle denunce delle malattie infettive riscontrate in Istituto<br />

e di ogni altra denuncia prescritta dalle disposizioni di legge;<br />

11. rilascia agli aventi diritto copia delle cartelle cliniche e ogni altra certificazione<br />

sanitaria riguardante i pazienti assistiti;<br />

12. propone al Direttore Generale la stipula di convenzioni specialistiche<br />

nel settore sanitario con Enti e strutture pubbliche o private, e con singoli<br />

professionisti, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge.<br />

Il Direttore Sanitario è coadiuvato da un Vice Direttore.<br />

In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />

del contratto con il Direttore Sanitario in carica all’atto dell’entrata in<br />

vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />

Art. 12 – Il Direttore Amministrativo<br />

Ha la responsabilità delle politiche di gestione del Personale, delle Relazioni<br />

Sindacali, dell’Amministrazione, della Pianificazione, del Controllo di<br />

Gestione e dell’Organizzazione Informatica.<br />

È nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto di lavoro è esclusivo<br />

ed è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a cinque<br />

anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo del libro<br />

quinto del codice civile. Eventuali incarichi a carattere temporaneo ed occasionale<br />

assegnati da altre Amministrazioni, compatibili con la funzione di<br />

Direttore Amministrativo, devono essere preventivamente autorizzati dal<br />

Direttore Generale.<br />

Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />

che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />

Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />

legge e professionali.<br />

Il Direttore Amministrativo è un laureato in discipline giuridiche o economiche<br />

che abbia comprovata esperienza aziendale e risponda a quanto previsto<br />

dalla normativa vigente. Ha, in particolare, i seguenti compiti:<br />

1. dirige i Servizi Amministrativi e fornisce parere al Direttore Generale<br />

sugli atti relativi alle materie di competenza;<br />

2. svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti<br />

dei responsabili delle strutture dell’Ospedale, con riferimento agli aspetti<br />

gestionali e amministrativi;<br />

3. può dirigere specifici settori di ricerca nell’ambito delle aree di competenza<br />

istituzionale e professionale rapportandosi funzionalmente, per tali attività,<br />

al Direttore Scientifico;<br />

4. propone al Direttore Generale l’adozione di ogni atto relativo: alla<br />

gestione, alla formazione ed all’aggiornamento del personale; ai rapporti con<br />

le organizzazioni sindacali; alla stipula di accordi e convenzioni con i consulenti<br />

la cui attività rientri nella competenza del proprio settore; all’amministrazione<br />

dei servizi delegati; all’amministrazione, pianificazione economico<br />

finanziaria e controlli gestionali.<br />

2006 55


Sezione I<br />

In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />

del contratto con il Direttore Amministrativo in carica all’atto dell’entrata<br />

in vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />

Art. 13 – Il Direttore Servizi Tecnico Economali<br />

La fase d’acquisto beni e servizi è conferita ad un’apposita figura dirigenziale<br />

nominata dal Direttore Generale: il Direttore dei Servizi Tecnico<br />

Economali.<br />

Questi ha la responsabilità delle politiche e gestione degli acquisti, dei<br />

servizi tecnici e della conduzione del Centro Congressi.<br />

Art. 14 – Il Consiglio Direttivo<br />

È istituito il Consiglio Direttivo di coordinamento presieduto dal Direttore<br />

Generale e costituito dal Direttore Scientifico, Direttore Sanitario, Direttore<br />

Amministrativo e Direttore Servizi Tecnico Economali.<br />

Il Consiglio Direttivo è finalizzato al miglioramento dell’organizzazione,<br />

al coordinamento per l’ottimale funzionamento di tutti i servizi ed alla<br />

coerente e univoca conduzione del personale, ferme restando le competenze<br />

attribuite ai singoli Direttori.<br />

Art. 15 – Il Comitato Etico<br />

Il Comitato Etico è istituito e gestito in conformità al DM 18 Marzo 1998<br />

e successive modifiche ed integrazioni.<br />

Art. 16 – I servizi<br />

L’Istituto per attuare le proprie finalità è strutturato in:<br />

– servizi di ricerca;<br />

– servizi assistenziali, igienico-organizzativi e socio sanitari;<br />

– servizi amministrativi e del personale;<br />

– servizi tecnico economali.<br />

Ai vari servizi sono assegnati dei collaboratori, che possono esercitare<br />

anche funzioni di coordinamento, nell’ambito del servizio e/o dell’unità operativa<br />

assegnata rispondendone al Direttore responsabile.<br />

Art. 17 – Assistenza<br />

I servizi sanitari e igienico-organizzativi sono articolati in:<br />

– servizi di accoglienza e accettazione;<br />

– servizi socio-sanitari;<br />

– servizio infermieristico;<br />

– servizi di diagnosi e cura;<br />

– servizio informativo ospedaliero (SIO e SIAS);<br />

– servizio farmaceutico.<br />

56 2006


Le modalità di erogazione e le altre informazioni relative sono documentate<br />

attraverso l’apposita carta dei servizi ed altre iniziative di comunicazione.<br />

Art. 18 – Ricerca e didattica<br />

Alla Direzione Scientifica afferiscono:<br />

– i laboratori sperimentali operanti nell’ambito delle linee di ricerca<br />

attualmente presenti (Neurofisiopatologia, Neuropsicologia, Neuropsicologia<br />

Clinica e Comportamentale, Neuroscienze Sperimentali, Fisiologia e Chinesiologia,<br />

Neuroimmagini Funzionali) e di quelle che potranno essere eventualmente<br />

definite in futuro;<br />

– la biblioteca;<br />

– il polo didattico;<br />

– le manifestazioni scientifiche.<br />

Art. 19 – Amministrazione<br />

I servizi amministrativi sono così articolati:<br />

– personale;<br />

– affari generali;<br />

– contabilità industriale;<br />

– pianificazione e controllo;<br />

– revisione dei processi aziendali;<br />

– servizi interni;<br />

– informatica;<br />

– sperimentazioni gestionali e process management.<br />

Art. 20 – Servizi Tecnico Economali<br />

Il servizio tecnico economale si articola nelle seguenti aree:<br />

– attività generali;<br />

– ufficio acquisti;<br />

– ufficio tecnico;<br />

– Centro Congressi.<br />

Struttura organizzativa<br />

Art. 21 – Contabilità<br />

TITOLO IV – ASPETTI GESTIONALI<br />

La <strong>Fondazione</strong> adotta, nell’ambito del proprio bilancio, la struttura<br />

UE, con lo scopo di determinare il risultato economico d’esercizio e il<br />

patrimonio di funzionamento, secondo i contenuti e le modalità previste<br />

dalle leggi.<br />

2006 57


Sezione I<br />

Art. 22 – Scritture amministrative<br />

L’Istituto, in conformità alla normativa vigente, tiene le prescritte scritture<br />

amministrative tra le quali:<br />

– libro delle adunanze e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione;<br />

– libro delle adunanze e deliberazioni del Collegio dei Sindaci Revisori.<br />

L’Istituto può dotarsi di altre scritture amministrative.<br />

TITOLO V – CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE<br />

Art. 23 – Articolazione dei ruoli<br />

Il personale si articola nei seguenti ruoli:<br />

– ruolo sanitario per l’assistenza e la ricerca;<br />

– ruolo professionale;<br />

– ruolo tecnico;<br />

– ruolo amministrativo.<br />

Circa i profili, l’inquadramento, le mansioni e le relative responsabilità si<br />

fa riferimento alle disposizioni di legge ed ai contratti collettivi nazionali di<br />

lavoro applicabili.<br />

Art. 24 – Ruolo sanitario di assistenza e ricerca<br />

Nel ruolo sanitario di assistenza e di ricerca sono compresi:<br />

– il personale laureato in discipline clinico-scientifiche (addetto ai servizi<br />

di ricerca clinica, scientifici, assistenziali ed igienico-oganizzativi);<br />

– il personale non laureato, in possesso di specifico titolo di abilitazione<br />

professionale per l’esercizio di funzioni assistenziali e didattico-organizzative<br />

(nell’ambito sanitario), infermieristiche, tecnico sanitarie, di vigilanza ed ispezione<br />

e di riabilitazione e l’altro personale previsto nel ruolo.<br />

In attesa dell’applicazione della disciplina sulla collocazione in un unico<br />

ruolo della dirigenza sanitaria e delle relative implicazioni in termini di assunzioni<br />

e inquadramento contrattuale, l’Istituto articola la dirigenza medica sui<br />

due livelli previsti dal vigente CCNL.<br />

I criteri generali per la graduazione delle funzioni dirigenziali, per l’assegnazione,<br />

la valutazione e la verifica degli incarichi dirigenziali e per l’attribuzione<br />

del trattamento economico e normativo vengono determinati dalla contrattazione<br />

collettiva nazionale, nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti in materia (con<br />

particolare riferimento agli articoli 15 e seguenti del D.Lvo 229/99), e comunque<br />

tenuto conto dell’autonomia giuridico – amministrativa della <strong>Fondazione</strong>.<br />

Nei confronti del restante personale laureato (chimici, biologi, farmacisti,<br />

psicologi e fisici) trova applicazione, per ciò che concerne l’inquadramento, la<br />

vigente disciplina del CCNL per il personale non medico dipendente da strutture<br />

sanitarie laiche e religiose.<br />

58 2006


Struttura organizzativa<br />

Art. 25 – Ruolo professionale<br />

Nel ruolo professionale sono iscritti, nei corrispondenti profili, gli avvocati,<br />

gli ingegneri, gli architetti.<br />

Art. 26 – Ruolo tecnico<br />

Il ruolo tecnico è ripartito in distinti profili a seconda della professionalità<br />

per la quale è richiesto il possesso di un diploma di laurea o altro titolo. Vi<br />

sono iscritte le figure professionali previste dal DPR 761/79 e successive modificazioni<br />

ed integrazioni.<br />

Art. 27 – Ruolo amministrativo<br />

Nel ruolo amministrativo sono iscritti per i rispettivi profili, il dirigente<br />

amministrativo nonché gli operatori che svolgono funzioni amministrative<br />

con riferimento ai profili e alle posizioni funzionali previsti dal DPR 761/79 e<br />

successive modificazioni ed integrazioni.<br />

Art. 28 – Personale universitario convenzionato<br />

Le unità di ricerca della <strong>Fondazione</strong>, ai sensi del DPR 382/1980 e successive<br />

modificazioni ed integrazioni, possono essere dirette da un professore<br />

universitario ordinario, straordinario od associato.<br />

Tale attività dovrà essere regolamentata da uno specifico atto convenzionale<br />

con l’Università in conformità con i protocolli di intesa di cui all’art. 6 del<br />

D.Lvo 502/92 e successive modifiche o integrazioni.<br />

TITOLO VI – NORME PER L’ASSUNZIONE DEL PERSONALE<br />

Art. 29 – Norme generali sul rapporto di lavoro<br />

Il rapporto di lavoro dei dipendenti dell’Istituto, quale rapporto di diritto<br />

privato, è disciplinato dalle norme del presente regolamento, dalle disposizioni<br />

del codice civile, dalle leggi sui rapporti di lavoro e dai Contratti Collettivi<br />

Nazionali di Lavoro.<br />

Il personale è tenuto al diligente e sollecito adempimento delle mansioni<br />

previste dalle presenti norme, a tutela degli interessi dell’Istituto e<br />

dei pazienti ricoverati. È tenuto a svolgere i propri compiti con fedeltà<br />

e diligenza e al segreto professionale, non divulgando le informazioni riservate<br />

e quelle oggetto di privacy che possono essere venute comunque a sua<br />

conoscenza.<br />

Il personale ha l’obbligo di svolgere i doveri professionali prescritti dal<br />

codice deontologico proprio di ogni singola professione, garantendo impegno<br />

e competenza professionale, utilizzando modalità corrette e rispettose nei<br />

confronti di quanti frequentano la struttura, adottando atteggiamenti rispet-<br />

2006 59


Sezione I<br />

tosi della dignità umana e di solidarietà verso i malati, tenendo conto delle<br />

competenze inerenti a ciascuna unità di degenza o servizio ed assicurando<br />

una fattiva e responsabile collaborazione.<br />

Art. 30 – Rapporti di lavoro a tempo determinato e speciali<br />

Il Direttore Generale ha facoltà di stipulare contratti di lavoro a tempo<br />

determinato nelle seguenti ipotesi:<br />

– per l’espletamento di funzioni di particolare rilevanza ed interesse strategico,<br />

ai sensi dell’art. 15-septies del D.Lvo 229/99 e successive integrazioni e<br />

modificazioni;<br />

– per l’attuazione di progetti di ricerca per un periodo non superiore a<br />

quello di durata del programma;<br />

– negli altri casi previsti dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro;<br />

– per la copertura di posti vacanti in attesa di concorso;<br />

– per sopperire ad eccezionali e temporanee necessità, per un periodo<br />

massimo di sei mesi.<br />

Per il conferimento di incarichi dirigenziali temporanei potranno essere<br />

utilizzate le graduatorie, ove esistenti ed in corso di validità, di concorsi pubblici;<br />

in mancanza, si potrà procedere ad espletare avviso pubblico. L’incarico<br />

avrà durata non superiore a sei mesi, rinnovabile, e sarà assegnato sulla base<br />

della graduatoria formulata da apposita commissione composta dal Direttore<br />

Scientifico (o Direttore Sanitario o Direttore Amministrativo, secondo le specifiche<br />

competenze), da un dirigente della disciplina oggetto del concorso e<br />

dal segretario nella persona del direttore amministrativo o altro funzionario.<br />

Inoltre, è facoltà del Direttore Generale attivare – in conformità alle normative<br />

vigenti – rapporti di lavoro particolari, quali contratti di formazione,<br />

contratti di mano d’opera o servizi o costituire rapporti di lavoro o di collaborazione<br />

professionale non espressamente previsti dal presente regolamento,<br />

con personale qualificato e, comunque, in possesso dei requisiti professionali<br />

previsti dalla legge.<br />

Art. 31 – Convenzioni con enti ed altre istituzioni<br />

In conformità alla normativa vigente la <strong>Fondazione</strong> può stipulare con le<br />

Università e con istituzioni di ricerca biomedica, convenzioni per la formazione<br />

di medici specializzandi, nonché di altro personale sanitario, secondo<br />

specifici protocolli.<br />

Le convenzioni di ricerca, sia con Enti pubblici che con Enti privati europei<br />

ed extraeuropei, e le convenzioni per l’erogazione di assistenza sanitaria<br />

con i competenti soggetti del SSN sono deliberate dal Direttore Generale conformemente<br />

alle vigenti disposizioni in materia.<br />

Nel rispetto di quanto previsto dalle leggi, la <strong>Fondazione</strong> può stipulare<br />

inoltre convenzioni con ordini religiosi, congregazioni, istituti secolari e<br />

società di vita apostolica ed altri enti, per l’espletamento di qualsiasi funzione<br />

o attività propria della <strong>Fondazione</strong>.<br />

60 2006


Struttura organizzativa<br />

L’Istituto può concedere la frequenza per l’effettuazione di stages o tirocini<br />

abilitanti, in base a specifici accordi con Enti, Istituzioni di Ricerca, Università,<br />

europei ed extraeuropei, in attuazione di normative di legge e delle<br />

finalità dell’Istituto.<br />

Inoltre, la <strong>Fondazione</strong> consente l’ammissione alla frequenza e la partecipazione<br />

di Associazioni di volontariato ed altri enti alla vita professionale e sociale<br />

dell’Istituto, purché i partecipanti abbiano idonea copertura assicurativa.<br />

Art. 32 – Borse di studio<br />

L’Istituto può istituire borse di studio per favorire la formazione o la<br />

specializzazione di personale di ricerca.<br />

Per ciò che concerne la disciplina delle borse di studio si fa esplicito rinvio<br />

al regolamento per il conferimento delle borse di studio redatto dall’Istituto<br />

stesso.<br />

Art. 33 – Modalità di selezione e assunzione del personale<br />

Le disposizioni normative relative agli IRCCS di diritto pubblico si applicano<br />

per quanto compatibili con la natura giuridica di diritto privato della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e, di conseguenza, con la sua autonomia giuridica e<br />

amministrativa.<br />

In ogni caso, per le modalità di selezione ed assunzione del personale –<br />

sia quello dirigenziale che quello appartenente ai profili non dirigenziali – si<br />

farà ricorso alle procedure utilizzate per gli IRCCS di diritto pubblico (ovvero<br />

DPR 483/97, DPR 484/97, D.Lvo 229/99 e D.Lvo 288/03).<br />

TITOLO VII – INCOMPATIBILITÀ E ATTIVITÀ LIBERO PROFESSIONALE INTRAMURARIA<br />

DEL PERSONALE DIPENDENTE<br />

Art. 34 – Regolamentazione dell’incompatibilità<br />

Il dipendente, oltre a quanto stabilito dall’art. 2105 del codice civile, non<br />

può esercitare attività commerciali ed industriali, né assumere altri impieghi<br />

o incarichi alle dipendenze di altri Enti o società pubbliche e private.<br />

Circa la possibilità di svolgere altre attività al di fuori della <strong>Fondazione</strong>,<br />

valgono le norme legislative, contrattuali e regolamentari in materia.<br />

In ogni caso, il dipendente è tenuto a comunicare alla <strong>Fondazione</strong> le attività<br />

estranee al servizio ospedaliero e di ricerca.<br />

Il personale medico che svolge rapporto di lavoro a tempo definito potrà<br />

richiedere il passaggio al tempo pieno, che dovrà essere concesso entro<br />

24 mesi; in conseguenza della maggiore disponibilità di ore di servizio, la<br />

<strong>Fondazione</strong> provvederà alla revisione degli organici per il corrispondente<br />

numero di ore.<br />

L’accertamento delle incompatibilità, e l’adozione dei conseguenti provvedimenti,<br />

competono al Direttore Generale, sentito il Direttore Sanitario o il Direttore<br />

Scientifico o il Direttore Amministrativo, secondo le rispettive competenze.<br />

2006 61


Sezione I<br />

Art. 35 – Attività libero professionale intramuraria<br />

Le modalità di svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria<br />

sono disciplinate con apposita regolamentazione emanata dall’Istituto in data<br />

1 luglio 1997, nonché dalle successive modifiche ed integrazioni che saranno<br />

apportate in ragione delle innovazioni legislative e delle esigenze gestionali<br />

che dovessero intervenire nel corso del tempo.<br />

TITOLO VIII – DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI<br />

Art. 36 – Rinvio<br />

Per quanto non previsto dalle presenti norme, si applicano le disposizioni<br />

contrattuali e legislative concernenti gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere<br />

Scientifico di diritto privato e le Fondazioni.<br />

62 2006


Struttura organizzativa<br />

DELIBERA DI ISTITUZIONE<br />

DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE (CEI)<br />

(n. 16/98 del 16 ottobre 1998)<br />

L’AMMINISTRATORE UNICO<br />

vista<br />

la circolare n. 8 del 10 luglio 1997 del Ministero della Sanità, relativa alla sperimentazione<br />

clinica dei farmaci;<br />

visto<br />

il decreto del 18 agosto 1997 del Ministero della Sanità, relativo al “ Recepimento<br />

delle Linee guida dell’Unione Europea di Buona Pratica Clinica (GCP)<br />

per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei farmaci ”;<br />

vista<br />

la delibera n. 4/98 del 28 febbraio 1998 di costituzione del Comitato Etico e<br />

n. 5/98 del 12 marzo 1998 di nomina dei relativi membri, atti assunti in attesa<br />

dell’emanazione della normativa in materia;<br />

visti<br />

i due successivi decreti del 18 marzo 1998 del Ministero della Sanità, concernenti<br />

rispettivamente “ Linee Guida di riferimento per l’istituzione ed il funzionamento<br />

dei Comitati Etici ” e “ Riconoscimento della idoneità dei centri<br />

per la sperimentazione clinica dei farmaci ”;<br />

ritenuto<br />

di adeguare, ai sensi delle suddette normative, la composizione e le attribuzioni<br />

del Comitato Etico dell’Istituto S. <strong>Lucia</strong>;<br />

DELIBERA<br />

Art. 1 – È istituito il Comitato Etico Indipendente (CEI) dell’Istituto<br />

di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “ Centro Residenziale Clinica<br />

S. <strong>Lucia</strong> ” (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>) (ndr: leggi oggi <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>), con<br />

sede presso l’Istituto medesimo.<br />

Art. 2 – Nell’ambito dell’Istituto il CEI risulta, secondo i principi di GCP,<br />

“ una struttura indipendente, costituita da professionisti medico-scientifici e<br />

membri non medico-scientifici, con la responsabilità di garantire la tutela<br />

dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti coinvolti in uno studio<br />

clinico e di fornire pubblica garanzia di tale protezione ”.<br />

Art. 3 – Il CEI ha come riferimento, per le valutazioni etiche, la Dichiarazione<br />

di Helsinki del 1964 e successive modifiche, nonché, ove applicabili, le<br />

indicazioni di carattere generale emanate dal Comitato Nazionale di bioetica.<br />

Riguardo alla valutazione scientifica/metodologica delle ricerche ed in<br />

2006 63


Sezione I<br />

particolare dei protocolli per la sperimentazione clinica di farmaci, dovrà far<br />

riferimento alla norme di GCP citate nelle premesse, nonché alla bibliografia<br />

esistente sull’argomento.<br />

Art. 4 – Il CEI è composto da 14 membri che garantiscono l’interdisciplinarietà,<br />

la complementarietà e la presenza di entrambi i sessi.<br />

Esso è costituito dalle seguenti figure:<br />

– un biostatistico con esperienza di sperimentazioni dei farmaci (esterno);<br />

– tre clinici con esperienza di sperimentazioni dei farmaci (interni);<br />

– il farmacista del servizio farmaceutico dell’Istituto (interno);<br />

– un farmacologo (esterno);<br />

– un medico legale (esterno);<br />

– cinque esperti e rappresentanti nei seguenti ambiti:<br />

• etico (esterno);<br />

• giuridico (esterno);<br />

• infermieristico (interno);<br />

• volontariato (esterno);<br />

• utenza (esterno);<br />

– il Direttore Scientifico, ex officio (interno);<br />

– il Direttore Sanitario, ex officio (interno).<br />

I membri del CEI non possono delegare altri in proprio luogo.<br />

I componenti del CEI restano in carica tre anni e possono essere confermati<br />

consecutivamente per non più di una volta, eccetto per chi è nominato<br />

ex officio.<br />

Il CEI si può avvalere, di volta in volta, di esperti non facenti parte del<br />

Comitato stesso.<br />

I componenti del CEI ed il personale della Segreteria del Comitato, di cui<br />

al successivo art. 5, sono tenuti a mantenere la segretezza riguardo alle informazioni<br />

riservate.<br />

Art. 5 – È istituita la Segreteria del CEI alle dipendenze di un qualificato<br />

responsabile, dotato di risorse umane e strumentali utili per la ricerca bibliografica,<br />

l’archiviazione dei dati, la sistematizzazione e duplicazione documentale<br />

per i lavori del Comitato e la verbalizzazione degli stessi, nonché per la<br />

conservazione e l’aggiornamento del Registro delle Sperimentazioni ed i rapporti<br />

diretti con il preposto Ufficio del Ministero della Sanità, ai fini della vigilanza<br />

dello stesso nella materia.<br />

Art. 6 – Il CEI lavora e manifesta le proprie valutazioni e i propri pareri in<br />

assoluta indipendenza. Ciò è garantito:<br />

– dalla mancanza di subordinazione gerarchica del Comitato nei confronti<br />

dell’Istituto;<br />

– dalla presenza di componenti indipendenti dall’Istituto (di personale,<br />

cioè, che non intrattiene rapporti di lavoro a tempo pieno, parziale o di consulenza<br />

con l’Istituto);<br />

64 2006


Struttura organizzativa<br />

– dalla estraneità dei votanti alla sperimentazione o studio proposto;<br />

– dal rispetto delle seguenti norme di incompatibilità:<br />

a) non possono appartenere al CEI coloro che:<br />

• hanno ricoperto nei tre anni precedenti, o ricoprono tuttora, posizioni<br />

apicali in un’impresa farmaceutica;<br />

• hanno partecipazioni finanziarie in un’impresa farmaceutica o in<br />

imprese collegate;<br />

• ricoprono incarichi stabili di consulenza per un’impresa farmaceutica;<br />

• sono dipendenti di una impresa farmaceutica;<br />

• hanno relazioni di parentela fino al secondo grado con soggetti<br />

che rientrino nei casi precedenti.<br />

b) non possono partecipare a valutazioni, votazioni, pareri sulle sperimentazioni<br />

coloro che possono avere conflitti di interesse; il componente<br />

del CEI che può avere conflitti di interesse si deve allontanare<br />

volontariamente dalla seduta, dandone comunicazione al presidente,<br />

da registrare a verbale;<br />

c) gli interessi di tipo indiretto (pur non rappresentando causa di<br />

incompatibilità) devono essere dichiarati al momento dell’accettazione<br />

della nomina o nel momento in cui si manifestino.<br />

Art. 7 – Il CEI durante la prima seduta elegge al proprio interno un presidente<br />

ed un vicepresidente ed adotta un regolamento che preveda tutti gli<br />

aspetti del funzionamento proprio e dell’ufficio di segreteria, con particolare<br />

attenzione:<br />

– ai tempi ed alle modalità di convocazione delle riunioni;<br />

– alle modalità di presentazione della documentazione ai componenti<br />

con il necessario anticipo per gli approfondimenti da parte dei componenti<br />

stessi;<br />

– alle modalità di designazione dei relatori e di coinvolgimento degli<br />

esperti esterni per specifiche tematiche;<br />

– ai criteri adottati per la valutazione dei risultati e di possibili eventi<br />

avversi;<br />

– alla verbalizzazione delle attività del Comitato ed alle modalità di pubblicazione<br />

delle decisioni;<br />

– alle procedure di decadimento o di dimissioni dei componenti;<br />

– alle modalità da adottare durante le sedute, al fine di evitare ogni possibile<br />

conflitto di interesse.<br />

Durante la stessa seduta, il CEI prende atto delle indicazioni di propria<br />

competenza, presenti nelle circolari e nei decreti ministeriali citati nelle premesse,<br />

assumendo le stesse quali norme di comportamento e valutazione.<br />

Art. 8 – Le sedute del CEI sono valide in presenza della metà più uno dei<br />

componenti.<br />

2006 65


Sezione I<br />

Le determinazioni sono prese dalla maggioranza dei presenti, prevalendo,<br />

in caso di parità, il parere/voto del presidente.<br />

Art. 9 – Gli oneri per l’attività del Comitato Etico Indipendente sono a<br />

carico del proponente la sperimentazione o lo studio.<br />

Tali oneri, non avendo il CEI scopo di lucro, sono limitati al rimborso<br />

delle spese sostenute dai componenti, nonché dalla Segreteria e dalla struttura<br />

per il funzionamento del Comitato.<br />

Art. 10 – Con successivi atti avverrà la nomina dei membri del CEI e<br />

saranno definite l’organizzazione della Segreteria del CEI e le relative risorse<br />

umane e strumentali necessarie al suo funzionamento.<br />

66 2006


Struttura organizzativa<br />

REGOLAMENTO DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE (CEI)<br />

Art. 1 – Definizione e funzioni generali<br />

1.1. Il Comitato Etico Indipendente presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è<br />

stato a suo tempo istituito con delibera 16/98 del 16 ottobre 1998 per la valutazione<br />

di studi e sperimentazioni cliniche, comprese quelle sui farmaci, ai<br />

sensi del Decreto del Ministero della Sanità del 15 luglio 1997 e successive<br />

modificazioni o disposizioni ministeriali.<br />

1.2. La dichiarazione di Helsinki del 1964 e successivi emendamenti e le<br />

norme di Good Clinical Practice: Consolidated Guideline dell’Unione Europea,<br />

adottate dall’Agenzia Europea per la valutazione dei medicinali (EMEA),<br />

costituiscono il principale riferimento per le decisioni e le attività del CEI in<br />

merito agli studi ed alle sperimentazioni di cui al punto 1.1.<br />

1.3. Il presente regolamento analizza ed aggiorna le attività del CEI conformandole<br />

sulla base di quanto riportato dal Decreto Legislativo 211 del<br />

24 giugno 2003 (attuazione della direttiva 2001/20/CE) e con riferimento alla<br />

Circolare Ministeriale n. 6 del 2 settembre 2002 (sperimentazioni non interventistiche),<br />

alla circolare Ministeriale n. 173 del 28 luglio 2003 (autorizzazione<br />

dei medicinali per uso terapeutico), ed al Decreto Ministeriale del<br />

17 dicembre 2004 (sperimentazioni “ no profit ”).<br />

Art. 2 – Composizione e partecipazione<br />

2.1. Il CEI è un organismo collegiale, multidisciplinare ed indipendente<br />

nominato dalla Presidenza della <strong>Fondazione</strong> i cui membri hanno le qualifiche<br />

e le competenze necessarie per esaminare e valutare gli aspetti scientifici,<br />

metodologici, medici ed etici degli studi proposti.<br />

2.2. I componenti del CEI eleggono a maggioranza al loro interno, un<br />

Presidente, preferibilmente non dipendente della <strong>Fondazione</strong>, due vicepresidenti<br />

con funzioni vicarie in caso di assenza o di impedimento del Presidente.<br />

2.3. È presente un ufficio di Segreteria secondo quanto previsto dal<br />

Decreto Ministeriale, 18 Marzo 1998 “ Linee guida di riferimento per l’istituzione<br />

ed il funzionamento dei Comitati Etici ”.<br />

2.4. Le dimissioni di uno dei componenti devono essere presentate alla<br />

Presidenza della <strong>Fondazione</strong> e al CEI per conoscenza.<br />

2.5. Ai fini del buon funzionamento del CEI il componente che risulti<br />

assente, anche se giustificato, per più della metà delle sedute tenutesi nell’arco<br />

di un anno dalla sua nomina, è escluso dal quorum di cui al successivo punto<br />

4.3 ed il CEI ne propone la sostituzione alla <strong>Fondazione</strong> con analoga figura<br />

professionale.<br />

Art. 3 – Competenze<br />

3.1. È di competenza del CEI la valutazione di tutte le forme di studio e<br />

sperimentazione per le quali venga presentata regolare domanda; in partico-<br />

2006 67


Sezione I<br />

lare, attesa la peculiare funzione istituzionale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>,<br />

Istituto di Ricovero e Cura riconosciuto a Carattere Scientifico (IRCCS), sono<br />

oggetto di valutazione e di espressione di parere:<br />

– le attività di ricerca aventi connotati di sperimentazione clinica,<br />

condotte nell’ambito della programmazione scientifica della <strong>Fondazione</strong><br />

medesima, in relazione ai propri interessi biomedici riconducibili ai settori di<br />

riconoscimento del carattere scientifico;<br />

– i protocolli di ricerca e sperimentazione clinico-farmacologiche sponsorizzati<br />

da Enti od Organismi pubblici e privati, comprese Ditte Farmaceutiche,<br />

secondo quanto riportato nel Decreto Legislativo 211/03;<br />

– le sperimentazioni cosiddette “ no profit ” di cui al Decreto Ministeriale<br />

17 dicembre 2004, i cui requisiti sono riportati all’art. 1.2 dello stesso DM.<br />

3.2. Il CEI, nell’ambito della valutazione delle richieste, pone particolare<br />

attenzione alla qualifica dello Sperimentatore ed alla validità della Unità<br />

o struttura proposta per la sperimentazione, con specifico riferimento<br />

alla presenza di idonea strumentazione e di provata professionalità del personale<br />

sanitario e, più in generale, all’adeguatezza delle risorse richieste per lo studio.<br />

3.3. Il CEI ha compiti di controllo sulla conduzione delle sperimentazioni<br />

tramite l’esame della documentazione esistente e relativa a ciascun soggetto<br />

dello studio, verificando i seguenti punti:<br />

– riservatezza, informazioni al paziente e consenso, informazione al<br />

medico curante ed al personale sanitario interessato;<br />

– aderenza a quanto approvato dal CEI nella esecuzione degli esami e<br />

delle visite e nell’impegno economico;<br />

– modalità di gestione dei prodotti relativi alla sperimentazione.<br />

3.4. Al di là delle conoscenze e verifiche previste dalla normativa vigente<br />

[art. 2 del D.L. 211/2003, lettera m) e t); art. 3, comma 1, lettera a); art. 12,<br />

comma 3, 4, 5, 6] il CEI mantiene un diretto contatto con le attività di sperimentazione<br />

in corso, sorvegliandone il buon andamento, anche dal punto di<br />

vista del mantenimento degli standard clinico-assistenziali e riesaminandole<br />

periodicamente con tempistica correlata alla durata degli studi.<br />

Art. 4 – Convocazione<br />

4.1. Il CEI si riunisce di norma una volta al mese (salvo particolari necessità<br />

che richiedano diversa programmazione), previa convocazione da parte<br />

del Presidente tramite la Segreteria con allegato ordine del giorno.<br />

4.2. L’eventuale impossibilità alla partecipazione alla seduta deve essere<br />

tempestivamente comunicata alla Segreteria.<br />

4.3. Si considera valida la seduta se è presente il quorum (metà + 1) dei<br />

componenti del CEI, esclusi gli assenti giustificati mediante comunicazione<br />

scritta, purché sia presente almeno un terzo dei componenti.<br />

4.4. Rilevate le presenze da parte della Segreteria, si procede all’apertura<br />

dei lavori.<br />

68 2006


Struttura organizzativa<br />

Art. 5 – Procedure<br />

5.1. Anche con riferimento a quanto definito al precedente punto 3.1, ed<br />

in particolare alla opportunità che gli studi da condurre rientrino in una strategia<br />

programmatoria e comunque nel settore di interesse scientifico della<br />

<strong>Fondazione</strong>, la documentazione relativa ai protocolli di studio e di sperimentazione<br />

viene esaminata dal CEI secondo l’ordine cronologico di trasmissione<br />

alla Segreteria, salvo casi particolari, di volta in volta valutati, in relazione a<br />

specifici interessi o urgenze. Di tale deroga viene fatta menzione nel verbale<br />

relativo alla seduta del CEI di riferimento.<br />

La Segreteria protocolla la documentazione in entrata, ne registra la data<br />

di acquisizione e comunica la stessa allo Sperimentatore.<br />

I tempi tecnici di valutazione di cui al successivo punto 5.6 partono da<br />

tale data di presentazione.<br />

5.2. La lingua ufficiale del CEI è l’italiano; pertanto, la domande di sperimentazione<br />

e tutta la documentazione allegata deve essere prodotta in italiano.<br />

5.3. Ogni componente riceve la documentazione relativa ai progetti di<br />

sperimentazione con congruo anticipo, al fine di poterne prendere visione ed<br />

effettuare un esame preventivo.<br />

5.4. Non sono prese in esame domande presentate non complete nella documentazione<br />

prevista dalla normativa vigente e nella modulistica predisposta.<br />

5.5. Lo Sperimentatore, ove necessario, dovrà richiedere ai Primari/<br />

Direttori o comunque ai Responsabili delle strutture ove intende svolgere la<br />

ricerca, l’autorizzazione all’utilizzo delle strutture medesime.<br />

5.6. Il CEI, in caso di sperimentazioni monocentriche, è tenuto a formulare<br />

un parere entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta completa<br />

di tutta la documentazione (art. 6.3 D.Lgl. 211/03); eventuali richieste di chiarimento,<br />

ovvero di integrazione della documentazione prodotta, da potersi<br />

richiedere solo una volta, determinano l’interruzione dei termini per il<br />

periodo compreso tra la data di inoltro e quella di ricevimento degli elementi<br />

integrativi sollecitati (art. 4 D. Lgl. 211/03).<br />

5.7. Il CEI, in caso di sperimentazioni multicentriche nelle quali venga<br />

indicato come Comitato Etico al quale afferisce lo sperimentatore del Centro<br />

Coordinatore, fornisce parere motivato entro 30 giorni a decorrere dalla data<br />

di ricevimento della richiesta (parere unico).<br />

5.8. Il CEI, in caso di sperimentazioni multicentriche nelle quali venga<br />

indicato come Comitato Etico al quale afferisce lo Sperimentatore di un Centro<br />

partecipante, può comunicare al Comitato Etico del Centro Coordinatore<br />

eventuali osservazioni sul protocollo entro 30 giorni dalla presentazione della<br />

domanda e comunque è tenuto a formulare il proprio parere entro 30 giorni<br />

dopo aver ricevuto dal Comitato Etico del Centro coordinatore il parere unico.<br />

5.9. Ai sensi dell’articolo 7.3 del Decreto Legislativo 211/03, il CEI ha<br />

competenza nel giudicare tutti gli aspetti del protocollo alla base della richie-<br />

2006 69


Sezione I<br />

sta di parere. Peraltro, nel caso che al CEI afferisca lo Sperimentatore del<br />

Centro coordinatore, il CEI può chiedere eventuali modifiche e/o integrazioni<br />

su tutto il protocollo prima dell’espressione del parere, mentre nel caso che al<br />

CEI afferisca lo sperimentatore di un Centro partecipante, oltre le considerazioni<br />

da inviare eventualmente al Comitato Etico del Centro coordinatore, il<br />

CEI può solo accettare o rifiutare il parere favorevole dello stesso Centro nel<br />

suo complesso, potendo, comunque, richiedere l’eventuale modifica del solo<br />

consenso informato limitatamente ai soggetti in sperimentazione presso il<br />

centro a cui riferisce.<br />

5.10. Gli accertamenti clinici strumentali e/o di laboratorio devono<br />

essere eseguiti presso strutture ritenute idonee dal CEI.<br />

5.11. Le decisioni vengono prese a maggioranza dei presenti tramite<br />

espressione di voto palese da parte degli aventi diritto. In caso di parità, il<br />

voto del presidente vale doppio.<br />

5.12. I componenti del CEI non possono prendere parte a decisioni su<br />

sperimentazioni nelle quali siano coinvolti.<br />

5.13. Il CEI esprime parere favorevole o non favorevole sulle sperimentazioni<br />

con motivazione.<br />

5.14. Il CEI ha facoltà di revocare il parere favorevole alla sperimentazione<br />

in corso con provvedimento motivato.<br />

5.15. Il parere espresso dal CEI, viene trasmesso dalla Segreteria allo<br />

Sponsor e alla Presidenza della <strong>Fondazione</strong>, autorità competente del Centro<br />

secondo la definizione del Decreto Legislativo 211/03, per l’adozione del conseguente<br />

provvedimento deliberativo. Il provvedimento autorizzativo del Presidente<br />

dovrà essere comunicato al CEI oltre che allo Sperimentatore, al<br />

Direttore o Primario, alla Direzione Sanitaria ed alla Direzione Scientifica, al<br />

Servizio di Farmacia, al Settore economico e finanziario. Lo Sperimentatore<br />

potrà iniziare la sperimentazione solo dopo la ricezione di tale autorizzazione<br />

e darà comunicazione al CEI della data di inizio.<br />

Art. 6 – Oneri finanziari e compensi<br />

6.1. Le sperimentazioni possono essere promosse da aziende farmaceutiche,<br />

da altri enti o istituzioni pubbliche o private o da unità operative della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>. Qualora la sperimentazione venga finanziata da<br />

Sponsor commerciali, la quota di cui al successivo punto 6.2, lettera B, è comprensiva<br />

in ogni caso delle seguenti voci:<br />

– Fornitura di prodotti da sperimentare per tutta la durata della ricerca e<br />

per tutti i pazienti arruolati, compresa quella di placebo e/o farmaci di controllo,<br />

opportunamente preparati ed etichettati in modo da assicurare,<br />

quando prevista, la cecità della sperimentazione.<br />

– Pagamento di ogni spesa connessa alla sperimentazione e non correlata<br />

alla normale gestione del paziente.<br />

– Compensi destinati agli sperimentatori.<br />

70 2006


Struttura organizzativa<br />

6.2. Lo Sponsor commerciale dovrà versare due quote distinte:<br />

A. Quota per l’esame istruttorio per gli oneri di funzionamento del CEI –Al<br />

momento della presentazione della domanda di sperimentazione deve essere<br />

esibita copia della ricevuta di versamento della quota iniziale pari a Euro<br />

2.600 + IVA al 20%, necessaria per coprire le spese di istruttoria, che<br />

andranno così ripartite:<br />

– il 15 % è riservato alla Segreteria per le spese relative all’acquisizione di<br />

apparecchiature, materiale d’uso, bibliografia specifica, cancelleria, e,<br />

più in generale, di tutto quanto attiene allo sviluppo delle attività derivanti<br />

dalle competenze assegnate dalle normative vigenti;<br />

– il 5% è di competenza della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> per le spese di<br />

affitto locali, utenze, ecc.;<br />

– il restante 80% è utilizzato per la definizione del gettone annuale di partecipazione<br />

(gettone di presenza x numero di sedute effettuate), comprensivo<br />

del rimborso delle spese, a favore dei componenti esterni del<br />

Comitato Etico. Qualora il Comitato si avvalga di esperti con la qualifica<br />

di membro straordinario, agli stessi spetta un compenso pari al gettone<br />

di presenza. Il gettone di partecipazione è assegnato a fine anno solare.<br />

La posizione del personale di ruolo della <strong>Fondazione</strong>, nominato componente<br />

del Comitato Etico o costituente la Segreteria, deve essere considerata<br />

quale incarico assegnato dalla <strong>Fondazione</strong> medesima a propri<br />

dipendenti e come tale deve essere valutata e gestita. Nel caso specifico i<br />

dipendenti svolgono tale incarico fuori dall’orario di lavoro e la quota a<br />

loro spettante viene erogata in regime di intramoenia.<br />

B. Quota relativa allo svolgimento della sperimentazione – Tale quota deve<br />

essere oggetto di una proposta di convenzione presentata dallo Sponsor/Sperimentatore.<br />

Quanto ritenuto necessario quale rimborso per le spese generali di<br />

gestione contrattuale sarà trattenuta dalla <strong>Fondazione</strong>, mentre la restante<br />

somma costituirà la percentuale a disposizione dello Sperimentatore per le<br />

necessità operative dell’Unità di appartenenza, con particolare riferimento<br />

alla conduzione dello studio.<br />

6.3. Per le sperimentazioni cosiddette “ no profit ” di cui al Decreto Ministeriale<br />

17 dicembre 2004 (ai sensi dell’articolo 2.5 dello stesso decreto) e più<br />

in generale per alcune sperimentazioni per la cui conduzione, in base al protocollo<br />

di ricerca, non siano previste particolari spese, o alcun finanziamento,<br />

e che risultino particolarmente rilevanti sul piano dell’acquisizione delle conoscenze<br />

scientifiche, il CEI esonera lo Sponsor/Sperimentatore dal rimborso<br />

degli oneri di funzionamento del CEI stesso di cui al precedente punto 6.2,<br />

lettera A.<br />

Art. 7 – Approvazione e modifiche del regolamento<br />

7.1. Il regolamento del CEI ed eventuali successive modificazioni sono<br />

approvati dalla maggioranza (metà + uno) dei componenti del Comitato.<br />

2006 71


Sezione I<br />

7.2. Le proposte di modifica del regolamento presentate e discusse nel<br />

corso di una seduta sono sottoposte ad approvazione del CEI nel corso della<br />

seduta successiva.<br />

Art. 8<br />

Sono allegati al presente regolamento e ne costituiscono parte integrante:<br />

– il modulo di sintesi da utilizzare da parte dello sponsor/sperimentatore<br />

per la presentazione della richiesta di parere. Tale modulo è inviato a<br />

domanda degli interessati dalla Segreteria del CEI e deve accompagnare sempre<br />

la documentazione relativa alla sperimentazione (allegato 1);<br />

– le indicazioni per la predisposizione del modello di consenso informato<br />

(allegato 2).<br />

Art. 9<br />

Per tutto quanto non previsto nel presente regolamento, si deve far riferimento<br />

alla normativa vigente.<br />

Il presente regolamento entra in vigore alla data della sua sottoscrizione.<br />

Letto e sottoscritto il 22 settembre 2006<br />

Il Comitato Etico<br />

72 2006


Struttura organizzativa<br />

Allegato 1<br />

RICHIESTA DI PARERE<br />

DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE<br />

PRESSO LA FONDAZIONE SANTA LUCIA DI ROMA<br />

PER L’APPROVAZIONE<br />

DI STUDI E SPERIMENTAZIONI CLINICHE<br />

(Decreto Legislativo 211 del 24 giugno 2003)<br />

Al COMITATO ETICO<br />

Via Ardeatina, 306<br />

00179 ROMA<br />

…l… sottoscritt… prof./dr. .....................................................................................<br />

Qualifica ...................................................................................................................<br />

Reparto/servizio .......................................................................................................<br />

Sede ..........................................................................................................................<br />

telefono …………………. fax …………..……<br />

e-mail ………………………..<br />

CHIEDE<br />

il parere etico sullo studio/sperimentazione clinica<br />

(titolo) .......................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

Sponsor ....................................................................................................................<br />

Con sede legale in ....................................................................................................<br />

Rappresentante sponsor .........................................................................................<br />

telefono …………………. fax …………..……<br />

e-mail ………..………………<br />

2006 73


Sezione I<br />

Si allegano i seguenti documenti (tutti in lingua italiana):<br />

(barrare l’indicazione di documenti allegati ed aggiungere quella di eventuali ulteriori documenti)<br />

1. Modulistica per lo studio/sperimentazione clinica (modello 1).<br />

2. Protocollo di studio (se lo studio viene presentato in lingua inglese si<br />

rende necessario presentare un riassunto sostanziale in italiano che riporti<br />

ogni elemento utile ad una opportuna e completa valutazione).<br />

3. Investigator Brochure del farmaco/sostanza in sperimentazione.<br />

4. Scheda rilevazione dati.<br />

5. Eventuale delibazione/giudizio di notorietà.<br />

6. Copia della Polizza Assicurativa a copertura della responsabilità civile<br />

dei partecipanti autorizzati alla sperimentazione, anche per eventuali danni<br />

subiti dai soggetti coinvolti nella sperimentazione e derivanti da comportamenti<br />

colposi degli sperimentatori, nonché a copertura delle spese legali.<br />

Detta copia dovrà essere autenticata, per copia conforme, da un responsabile<br />

dello sponsor e corredata da timbro e firma leggibile.<br />

7. Foglio informativo e modulo di consenso informato.<br />

8. Proposta di convenzione economica.<br />

9. Copia della ricevuta del versamento di € 2.600 + I.V.A. sul c/c intestato<br />

alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> che dovrà riportare nella causale la dizione<br />

“ COMITATO ETICO”, nonché l’indicazione dello Sponsor, del farmaco sperimentato,<br />

dello Sperimentatore e dell’Unità strutturale di appartenenza.<br />

10. Curriculum degli sperimentatori.<br />

Lo Sperimentatore richiedente<br />

(timbro e firma)<br />

………………………………….<br />

Roma, ....................................<br />

La presente domanda, unitamente a tutti gli allegati, viene inviata in<br />

15 copie, di cui una in originale. L’investigator Brochure viene inviata in<br />

sole 3 copie.<br />

74 2006


Struttura organizzativa<br />

Modello 1<br />

1) Struttura della <strong>Fondazione</strong> presso cui si svolge la ricerca<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

2) Nome e cognome del responsabile della sperimentazione e di coloro<br />

che saranno autorizzati al suo svolgimento (allegare curriculum vitae)<br />

Responsabile: ...........................................................................................................<br />

Autorizzati: ...............................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

Il sottoscritto responsabile della ricerca garantisce:<br />

– la competenza e l’adeguatezza del personale;<br />

– l’idoneità dei locali e la conformità delle attrezzature disponibili alle norme<br />

vigenti.<br />

3) Presentazione dello studio (breve abstract)<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

2006 75


Sezione I<br />

4) Identificazione del farmaco<br />

(solo per le sperimentazioni farmacologiche)<br />

Principio attivo ........................................................................................................<br />

Forma farmaceutica ................................................................................................<br />

Dosaggio ...................................................................................................................<br />

Nome commerciale .................................................................................................<br />

Ditta ..........................................................................................................................<br />

Il farmaco è già registrato in Italia? ■ sì ■ no<br />

– Se “ sì ”, specificare eventuale autorizzazione ministeriale per la sperimentazione<br />

in Italia .......................................................................................................<br />

................................................................................................................................<br />

Il farmaco è già registrato in altri paesi? ■ sì ■ no<br />

– Se “ sì ” quali? .......................................................................................................<br />

5) Eventuali ulteriori informazioni che lo sperimentatore intende fornire<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

...................................................................................................................................<br />

Lo sperimentatore responsabile<br />

(timbro e firma)<br />

.....................................................<br />

NULLA OSTA PER L’UTILIZZAZIONE DELLA STRUTTURA<br />

Il responsabile<br />

(timbro e firma)<br />

..............................<br />

76 2006


Struttura organizzativa<br />

Allegato 2<br />

INDICAZIONI PER LA STESURA<br />

DI MODULI DI CONSENSO INFORMATO<br />

ALLA PARTECIPAZIONE A STUDI CLINICI SPERIMENTALI<br />

Le indicazioni qui presentate definiscono le caratteristiche irrinunciabili<br />

che devono presentare i moduli di consenso informato per la partecipazione<br />

di soggetti umani a studi sperimentali.<br />

Il consenso del soggetto può essere richiesto solo dopo che gli sono state<br />

fornite adeguate informazioni sullo studio, nonché sui suoi diritti e responsabilità.<br />

Con il termine di “ consenso informato ”, quindi, ci si riferisce all’assenso<br />

volontario di un soggetto a partecipare ad uno studio e alla documentazione<br />

comprovante tale assenso.<br />

Le indicazioni che vengono date nel presente documento sono da ritenersi<br />

valide e rilevanti anche per la conduzione di un approfondito colloquio,<br />

di cui la lettura e la firma del modulo di consenso, con relativo foglio informativo,<br />

costituiscono solo l’atto finale o suggello.<br />

Secondo il Comitato Nazionale per la Bioetica i requisiti del consenso<br />

informato, sotto il profilo operativo, sono i seguenti:<br />

1. offerta dell’informazione;<br />

2. comprensione dell’informazione;<br />

3. libertà decisionale;<br />

4. capacità decisionale.<br />

* * *<br />

1. Offerta dell’informazione:<br />

contenuti essenziali del consenso informato<br />

Si analizzano di seguito quali modalità devono essere seguite nel sottoporre<br />

al soggetto le informazioni per consentirgli di scegliere se partecipare<br />

allo studio proposto o meno.<br />

Si considerano, altresì, quali elementi informativi devono essere inclusi<br />

nella documentazione informativa, acclusa al vero e proprio modulo di consenso<br />

informato, predisposta per consentire una scelta consapevole a soggetti<br />

cui venga proposto di partecipare ad uno studio sperimentale.<br />

a) Il <strong>testo</strong> del consenso informato deve essere in italiano o comunque in<br />

una lingua compresa dal soggetto.<br />

b) Qualora il soggetto non sia in grado di dare un consenso consapevole<br />

di persona (se si trova in stato di incoscienza, se è affetto da grave malattia<br />

mentale o menomazione fisica) la possibilità di arruolare tale tipo di paziente<br />

deve essere preventivamente sottoposta al Comitato Etico cui viene richiesto<br />

2006 77


Sezione I<br />

il parere sullo studio. Inoltre, in tali evenienze, deve essere registrato il consenso<br />

informato di un rappresentante legalmente valido del paziente cui sia<br />

stato adeguatamente spiegato che la partecipazione favorisce il benessere e<br />

l’interesse del soggetto. Nei rari casi in cui non sia possibile, per valide<br />

ragioni, rispettare queste indicazioni, lo sperimentatore deve documentare e<br />

motivare il proprio comportamento.<br />

c) Ai soggetti deve essere concesso un tempo adeguato per decidere se<br />

vogliono partecipare o meno allo studio, così da poter avere la possibilità di<br />

consultare persone di fiducia.<br />

d) Il consenso deve essere sempre firmato dal soggetto o, nel caso di<br />

impossibilità di questi, da un rappresentante legalmente valido del paziente o<br />

da 2 testimoni che attestino l’osservanza degli interessi del paziente.<br />

e) Il soggetto interpellato perché partecipi ad una sperimentazione deve<br />

essere informato sugli obiettivi, metodi e benefici previsti come sui rischi,<br />

effetti collaterali e disturbi potenziali; questo bilancio tra benefici ottenibili e<br />

rischi potenziali è uno dei criteri fondamentali di giudizio e per questo deve<br />

essere posto all’inizio del consenso informato o del modulo informativo ad<br />

esso allegato. Le informazioni devono essere comprensibili, veritiere e complete,<br />

evitando eccessivi dettagli tecnici.<br />

f) L’esposizione dei benefici e dei rischi deve essere integrata con una<br />

illustrazione dei trattamenti e delle procedure standard di uso corrente.<br />

g) Deve essere spiegato con chiarezza il significato del concetto “ attribuzione<br />

casuale ” o “ attribuzione randomizzata ” dei soggetti ad un gruppo<br />

sperimentale o al gruppo di controllo. In particolare, nella sperimentazione<br />

di farmaci, dove essere ben chiarito che un soggetto può essere assegnato ad<br />

un gruppo che assumerà una sostanza inattiva. Il termine “ placebo ” non<br />

può essere solo citato, ma deve essere spiegato con parole del linguaggio<br />

comune; lo stesso vale per termini quali “ studio in doppio cieco ”, “ crossover<br />

”, ecc.<br />

h) Il modulo di consenso informato non deve servire di occasione per<br />

comunicare informazioni diagnostiche o prognostiche che non siano ancora<br />

note al paziente.<br />

i) Deve essere chiaramente spiegata la procedura con la quale verrà condotto<br />

lo studio; debbono essere precisati, in modo circostanziato, i “ compiti ”<br />

assegnati al soggetto e le richieste che gli verranno fatte in termini di controlli<br />

clinici e strumentali, nonché la frequenza di tali controlli. La precisione, a<br />

questo riguardo, consentirà di vagliare chiaramente l’impegno richiesto al<br />

soggetto e di spiegare le ragioni di tale impegno.<br />

j) Deve risultare ben chiaro dal <strong>testo</strong> del consenso informato che il<br />

paziente ha diritto di non partecipare alla sperimentazione che gli viene proposta,<br />

senza che ciò comporti di essere privato del miglior trattamento possibile<br />

per la sua malattia. Nel caso in cui accetti, può ritirarsi in qualsiasi<br />

momento senza essere obbligato a fornire alcuna giustificazione.<br />

k) Deve essere chiarito che il medico referente sospenderà la partecipa-<br />

78 2006


Struttura organizzativa<br />

zione del soggetto alla sperimentazione qualora ciò sia nell’interesse del<br />

paziente e gli darà ragione dei motivi della sospensione.<br />

l) Deve essere specificato che i soggetti verranno prontamente informati di<br />

qualunque notizia per loro rilevante che si renda disponibile durante lo studio.<br />

m) Deve essere garantita la segretezza dei dati relativi ai soggetti e, precisando<br />

la possibilità di ispezione della documentazione sanitaria da parte di<br />

personale autorizzato e tenuto a sua volta alla riservatezza, dovranno essere<br />

indicati gli Enti e/o le persone che potranno effettuare tale ispezione.<br />

n) Deve essere precisata l’esistenza di una polizza assicurativa a copertura<br />

di eventuali danni che il paziente dovesse subire a causa della sperimentazione.<br />

o) Deve essere chiarito che la partecipazione alla sperimentazione non<br />

comporterà per il soggetto alcun aggravio di spesa.<br />

p) Il paziente deve essere informato esplicitamente che la sperimentazione<br />

cui aderisce è stata approvata dai comitati riconosciuti dall’Autorità<br />

sanitaria competente.<br />

q) Deve risultare che il soggetto, o il suo rappresentante legalmente<br />

valido, ha effettivamente avuto la possibilità di fare domande e di ottenere<br />

risposte in quantità sufficiente, nonché un tempo di riflessione congruo per<br />

compiere una scelta consapevole<br />

r) Al soggetto deve essere fornito un documento, a cura dello sperimentatore,<br />

da cui risulti che il soggetto stesso sta partecipando ad uno studio. Tale<br />

documento deve riportare le caratteristiche essenziali dello studio, i nomi dei<br />

responsabili dello studio stesso con relativo indirizzo e numero di telefono.<br />

s) Dopo aver ottenuto l’assenso del soggetto a questo proposito, si deve<br />

informare il medico di famiglia della partecipazione del soggetto stesso alla<br />

sperimentazione.<br />

t) Deve essere specificato che l’approvazione della sperimentazione da<br />

parte della competente Autorità sanitaria include che i risultati dello studio<br />

verranno portati a conoscenza della comunità scientifica ed i dati raccolti<br />

durante la sperimentazione non potranno rimanere di proprietà di singoli o<br />

gruppi che li possano utilizzare secondo il loro esclusivo interesse.<br />

2. Comprensione dell’informazione<br />

La modalità con la quale si presentano ad un soggetto i contenuti selezionati<br />

ha grande rilevanza nell’invitare o meno il destinatario del consenso<br />

informato a leggerlo attentamente e a comprenderlo. Ostacoli alla comprensione<br />

possono essere rappresentati anche da condizioni e/o sentimenti connessi<br />

con la malattia: il medico, quindi, non deve proporre direttamente la<br />

partecipazione ad una ricerca ad una persona manifestamente non in grado<br />

di esaminare adeguatamente tale proposta.<br />

Giova, infine, sottolineare anche che lo studio della comunicazione<br />

medico-paziente ha indicato come un terzo di ciò che viene detto al paziente<br />

2006 79


Sezione I<br />

viene dimenticato e come meno del 50% delle indicazioni e dei consigli viene<br />

ricordato; inoltre la proporzione di elementi dimenticati cresce con la quantità<br />

di informazioni presentate ed i pazienti sembrano più abili a ricordare ciò<br />

che è stato loro detto per primo. La conoscenza di questi elementi deve guidare<br />

la scelta del modo in cui presentare al paziente le informazioni che gli<br />

sono indispensabili per una decisione consapevole.<br />

3. Libertà decisionale<br />

Nel proporre la partecipazione ad una sperimentazione non deve essere<br />

invocato un “ consenso implicito ”, anche se a proporre studi sperimentali<br />

sono medici con cui i pazienti hanno già instaurato un rapporto fiduciario. Si<br />

ricorda, in tal senso che anche dal punto di vista giurisprudenziale “ il consenso<br />

non è mai implicito, neppure allorché tra medico e paziente si instaura<br />

un rapporto di competente collaborazione ”.<br />

Dunque, per ottenere un consenso realmente informato a partecipare ad<br />

uno studio sperimentale, occorre esplorare ciò che il paziente ritiene giusto<br />

per se stesso, la qual cosa può essere diversa da ciò che il medico si attende.<br />

Bisogna altresì indagare con tatto se vi siano state influenze e pressioni sul<br />

paziente da parte del con<strong>testo</strong> sociale o familiare in cui questo vive. Inoltre,<br />

l’operatore non può far pesare il proprio condizionamento ideologico sul<br />

modo con cui presenta al paziente le alternative terapeutiche e nell’indicare i<br />

passaggi fondamentali che portano alle diverse decisioni.<br />

4. Capacità decisionale<br />

Secondo il Comitato Nazionale per la Bioetica, per riconoscere la competenza<br />

decisionale di un soggetto sembra importante l’esame delle modalità<br />

con cui avviene il processo deliberativo. In forza di tale criterio occorre accertare<br />

se il soggetto:<br />

– sia in grado di comunicare con i curanti;<br />

– dia segni esteriori di aver compreso l’informazione e d’essere pronto a<br />

decidere;<br />

– intenda le alternative e ne capisca la natura;<br />

– dia risposte dotate di coerenza e persista nelle conclusioni espresse.<br />

Nel caso in cui il soggetto manifesti di non possedere queste capacità<br />

occorre sottoporre la proposta di partecipazione allo studio ad un rappresentante<br />

legalmente valido del paziente.<br />

80 2006


Struttura organizzativa<br />

FOGLIO INFORMATIVO<br />

PER LA RICHIESTA DI CONSENSO INFORMATO<br />

ALLA PARTECIPAZIONE AD ATTIVITÀ DI RICERCA SCIENTIFICA<br />

ED AL CONSEGUENTE TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI<br />

Gentile Signore/a .....................................................................................................<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è un Istituto di Ricovero e Cura riconosciuto a<br />

Carattere Scientifico, che svolge, insieme all’attività di assistenza, quella di<br />

ricerca sanitaria e di formazione nel settore della riabilitazione neuromotoria<br />

e delle neuroscienze.<br />

Nell’ambito di tale esercizio, è in corso (o è programmato) lo svolgimento<br />

di una ricerca dal titolo [inserire il titolo della ricerca, studio o sperimentazione] “............<br />

.................................................................................................................................”.<br />

Lo studio prende in considerazione [descrivere in maniera semplice l’ambito dello<br />

studio] ............................................................. e si prefigge di [descrivere in maniera<br />

semplice gli obiettivi] ....................................... attraverso [descrivere in maniera semplice,<br />

ma completa, le modalità di conduzione] ...........................................................................<br />

I benefici previsti sono [descrivere le finalità in termini di benefici attesi. Precisare se i<br />

benefici non saranno specificamente diretti per il partecipante, ma potranno concretizzarsi in<br />

futuro per soggetti portatori della stessa patologia o se, comunque, il beneficio si concretizzerà<br />

nell’aumento delle conoscenze specifiche di settore] ............................................<br />

....................................................................................................................................<br />

I rischi per le persone che partecipano allo studio si riassumono in [descrivere<br />

gli eventuali rischi derivanti dalla partecipazione] .............................................., mentre<br />

sono/non sono prevedibili effetti collaterali, costituiti da [descrivere anche<br />

eventuali effetti collaterali, anche non di particolare evidenza prognostica (es. ematoma dopo prelievo<br />

ematico)] ..........................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

Attualmente, per la gestione della questione trattata, sono previsti trattamenti/procedure<br />

standard di uso corrente costituiti/e da [descrivere le procedure<br />

standard di diagnosi/trattamento della patologia] .......................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

Lo studio, rispetto a tali trattamenti, mira a [sottolineare il possibile o l’auspicato<br />

valore aggiunto dello studio] ................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

Con il presente modulo Le viene proposto di prendere parte al programma<br />

di studio, il cui responsabile scientifico è il Prof./Dott. [nome del responsabile<br />

dello studio] ...............................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

Se Lei deciderà di partecipare allo studio, sarà inserito, dopo la raccolta<br />

dei suoi dati da parte del personale addetto, nel gruppo sperimentale o nel<br />

2006 81


Sezione I<br />

gruppo di controllo secondo i seguenti criteri [descrivere i criteri di inserimento del<br />

soggetto] ................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

Durante lo studio saranno effettuati controlli clinici e strumentali consistenti<br />

in [elencare e descrivere tutte le attività diagnostiche e terapeutiche/riabilitative sia cliniche<br />

che strumentali facenti parte delle studio] ....................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

L’impegno a Lei richiesto per partecipare allo studio consiste [descrivere in che<br />

cosa consisterà l’impegno del soggetto rispetto al quanto descritto al paragrafo precedente]<br />

................................................................................................................<br />

....................................................................................................................................<br />

La durata del Suo impegno è prevista in [indicare la durata dell’impegno, a<br />

seconda dei casi in minuti/ore o in giorni/settimane/mesi. In questo caso specificare il tempo<br />

all’interno di tale periodo] .............................................................................................<br />

A seconda del gruppo in cui sarà inserito, Le potrebbe essere richiesto di<br />

assumere delle sostanze cosiddette “ placebo ”: sostanze cioè con nessuna<br />

azione farmacologica. Ciò risulta importante dal punto di vista della ricerca<br />

per poter valutare la reale risposta al farmaco attivo somministrato a soggetti<br />

che fanno parte di altri gruppi. L’assunzione della sostanza placebo al posto<br />

della sostanza attiva non pregiudica in alcun modo i modi ed i tempi dell’assistenza<br />

che Le verrà fornita.<br />

Il medico referente, nella persona del Dott. [indicare il nome del sanitario di riferimento<br />

per il soggetto. Di norma è il sanitario che sottomette al soggetto il foglio di consenso]<br />

........................................................................, sarà sempre a Sua disposizione<br />

per qualsiasi chiarimento, La informerà prontamente di qualunque notizia si<br />

renda disponibile durante lo studio e provvederà a sospendere la Sua partecipazione<br />

allo studio qualora ciò risulti nel Suo interesse, comunicandoLe i<br />

motivi di tale sospensione.<br />

Nel corso dello studio al quale prenderà parte, Lei sarà assicurato a<br />

copertura di eventuali danni da esso derivante.<br />

La partecipazione allo studio non comporta per Lei alcun aggravio<br />

di spesa.<br />

Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico Indipendente della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed il suo svolgimento ed i suoi risultati sono monitorati<br />

dallo stesso Comitato.<br />

Lei ha il diritto di non partecipare allo studio che Le viene proposto. Questo<br />

non comporterà assolutamente una minore assistenza nei Suoi confronti e<br />

Lei sarà in ogni caso sottoposto al miglior trattamento possibile per il suo<br />

stato di malattia.<br />

Anche nel caso di accettazione a partecipare allo studio, Lei ha il diritto di<br />

82 2006


Struttura organizzativa<br />

ritirarsi dallo stesso in qualsiasi momento, senza essere obbligato a fornire<br />

alcuna giustificazione.<br />

Si precisa che i risultati dello studio verranno portati a conoscenza della<br />

comunità scientifica ed i dati raccolti durante la sperimentazione non<br />

potranno rimanere di proprietà di singoli o gruppi che li possano utilizzare<br />

secondo il loro esclusivo interesse.<br />

La procedura dello studio garantisce, peraltro, la riservatezza dei Suoi<br />

dati personali con riferimento al relativo Codice (D.lgs. del 30 giugno 2003,<br />

n. 196), ai sensi del cui art. 13 si sottopone la seguente informativa.<br />

In conformità alle disposizioni del Codice in materia di protezione dei<br />

dati personali (di seguito “Codice”), la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> La informa<br />

che intende svolgere attività di trattamento di dati personali (di seguito<br />

“Dati”), anche sensibili, 1 che La riguardano.<br />

Finalità e modalità del trattamento dei dati<br />

I Dati forniti vengono acquisiti e trattati nel rispetto della normativa sopra<br />

richiamata, con il supporto di mezzi cartacei, informatici o telematici atti a<br />

memorizzare, gestire e trasmettere i dati stessi e comunque mediante strumenti<br />

idonei a garantire la loro sicurezza e riservatezza, nel rispetto delle regole fissate<br />

dal Codice, per le finalità della ricerca in precedenza descritta riguardo agli obiettivi,<br />

alle procedure, ai benefici e rischi della partecipazione, all’impegno operativo<br />

e temporale richiesto.<br />

Natura del conferimento e conseguenze di un eventuale rifiuto<br />

L’eventuale rifiuto di fornire i Dati funzionali all’esecuzione della ricerca su<br />

menzionata non comporta alcuna conseguenza relativamente ad eventuali trattamenti<br />

terapeutici in corso, salva l’eventuale impossibilità di dare seguito alle<br />

operazioni connesse alla ricerca.<br />

Lei è libero/a di non partecipare alla ricerca o di ritirarsi dalla stessa anche<br />

senza preavviso o motivazione. Qualora, durante la ricerca, divengano disponibili<br />

dati che possano influenzare la Sua volontà di continuare Lei sarà tempestivamente<br />

ed opportunamente informato e, se necessario, Le sarà richiesto nuovamente<br />

il Consenso Informato a proseguire il trattamento in corso.<br />

Comunicazione dei dati<br />

I Dati potranno inoltre venire a conoscenza dei responsabili della cui opera<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si avvale nell’ambito di rapporti di esternalizzazione<br />

1<br />

L’art. 4 del Codice definisce “sensibili” i dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed<br />

etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti,<br />

sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché<br />

i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale.<br />

2006 83


Sezione I<br />

per la fornitura di servizi, nonché dei responsabili e degli incaricati del trattamento<br />

dei dati per le finalità di cui alla presente informativa, l’elenco aggiornato<br />

dei quali è a disposizione presso la sede della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

I Dati relativi ai risultati della ricerca sono strettamente confidenziali e soggetti<br />

ad anonimato. I risultati potranno essere portati a conoscenza di terzi o<br />

pubblicati, ma escludendo ogni possibile riferimento personale al paziente.<br />

Durata del trattamento<br />

I Dati verranno trattati dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> solamente per la<br />

durata della ricerca [indicare fra parentesi la durata dello studio] ...................................<br />

Diritti dell’interessato<br />

L’art. 7 del Codice riconosce all’interessato numerosi diritti che La invitiamo<br />

a considerare attentamente. Tra questi, Le ricordiamo sinteticamente i diritti di:<br />

• ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei Dati che lo riguardano,<br />

anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile;<br />

• ottenere l’indicazione dell’origine dei Dati, delle finalità e modalità del trattamento,<br />

degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili, dei soggetti o<br />

delle categorie di soggetti ai quali i Dati possono essere comunicati o che possono<br />

venirne a conoscenza in qualità di responsabili o incaricati;<br />

• ottenere l’aggiornamento, la rettificazione o l’integrazione dei Dati (qualora<br />

vi sia un interesse in tal senso) ovvero la cancellazione, la trasformazione in<br />

forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché l’attestazione<br />

che tali operazioni sono state portate a conoscenza di coloro ai quali i<br />

Dati sono stati comunicati o diffusi;<br />

• opporsi, in tutto o in parte, al trattamento dei Dati che lo riguardano per<br />

motivi legittimi ovvero per fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta<br />

o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.<br />

Lei, per l’intera durata del trattamento, potrà chiedere informazioni o porre<br />

domande al medico circa i dati acquisiti nel corso della sperimentazione e circa<br />

l’andamento della stessa relativamente al suo caso; allo stesso modo, al termine<br />

della ricerca, se richiesto, i risultati che La riguardano saranno comunicati a Lei<br />

ed al suo medico di base.<br />

Titolare del trattamento<br />

Titolare del trattamento è la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Via Ardeatina 306, Roma.<br />

Per qualsiasi ulteriore informazione, chiarimento e comunicazioni a disposizione<br />

il responsabile dei dati è:<br />

Dott. Responsabile della sperimentazione: .....................................................<br />

Unità Operativa: ................................................................................................<br />

Roma, lì …………..<br />

84 2006


Struttura organizzativa<br />

MODULO CONSENSO INFORMATO<br />

Io sottoscritto …………………….…..................…….…………., dichiaro di<br />

aver preso visione del protocollo concernente lo studio “…........…………<br />

……………………………..” che si svolgerà presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

In particolare dichiaro:<br />

• di aver ricevuto, all’interno di tale foglio illustrativo, l’informativa prevista<br />

dall’articolo 13 del D.lgs. 196/2003 riguardo al trattamento dei dati personali;<br />

• di avere avuto a disposizione tempo sufficiente per poter leggere attentamente<br />

e comprendere quanto contenuto nel suddetto foglio illustrativo;<br />

• di aver ricevuto dal Dott. .............................……………. che opera presso<br />

………………….........................................................……… esaurienti spiegazioni<br />

in merito alla richiesta di partecipazione allo studio;<br />

• di essere stato informato del diritto di ritirarmi dalla ricerca in qualsiasi<br />

momento, senza dover dare spiegazioni e senza compromettere l’assistenza<br />

medica futura;<br />

• di aver ricevuto il nominativo del Dott. .............................…………….<br />

come medico referente per qualsiasi ulteriore chiarimento o informazione<br />

relativa alla sperimentazione;<br />

• di aver avuto modo di esporre le mie considerazioni e di domandare<br />

ulteriori precisazioni, nonché di avere avuto il tempo necessario per prendere<br />

una decisione ponderata e non sollecitata.<br />

Pertanto, sono consapevole delle attività previste e delle modalità di una<br />

mia adesione.<br />

Ciò premesso dichiaro: di acconsentire ■ di non acconsentire ■<br />

a partecipare allo studio ed al conseguente trattamento dei miei dati personali<br />

sensibili.<br />

cognome e nome della persona<br />

firma della persona<br />

......................................... .........................................<br />

cognome e nome del rappresentante<br />

legalmente valido<br />

oppure<br />

firma del rappresentante<br />

legalmente valido<br />

......................................... .........................................<br />

cognome e nome del medico<br />

che raccoglie il consenso<br />

firma del medico<br />

che raccoglie il consenso<br />

......................................... .........................................<br />

NB: il presente modulo è valido solo se accompagnato dal corrispondente<br />

foglio illustrativo.<br />

2006 85


Sezione I<br />

LETTERA INFORMATIVA AL MEDICO DI FAMIGLIA<br />

Al medico di famiglia del/la<br />

Sig./Sig.ra ...............................................<br />

Si comunica che il/la Sig./Sig.ra .....................................................................<br />

partecipa al progetto di ricerca svolto presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS<br />

di Roma dal titolo “ ...................................................................................” consistente<br />

in .................................................................................................<br />

Al/Alla Sig./Sig.ra ..................................................................... è stato illustrato<br />

il protocollo di studio e le modalità della sua partecipazione.<br />

Il/La Sig./Sig.ra ........................................................................ ha sottoscritto<br />

apposito modulo di consenso informato.<br />

Distinti saluti<br />

Il medico responsabile<br />

(timbro e firma)<br />

.........................................<br />

Roma, lì …………..<br />

86 2006


Dati statistici<br />

sull’attività<br />

assistenziale


Sezione I<br />

DEGENZE<br />

Quadro generale 2004 2005 2006<br />

Posti letto convenzionati 296 296 290<br />

Richieste di ricovero 4.778 5.114 5.321<br />

Pazienti ricoverati 1.848 1.795 1.629<br />

Pazienti non ricoverabili 1.352 1.428 1.584<br />

Pazienti in attesa 1.578 1.891 2.108<br />

Durata media di degenza gg 60 63 65<br />

Giornate di degenza 112.033 113.031 106.133<br />

Numero dei pazienti dimessi 1.850 1.790 1.646<br />

Sesso dei pazienti dimessi<br />

Uomini 930 914 863<br />

Donne 920 876 783<br />

Pazienti dimessi per classi di età<br />

sino a 34 anni (10,00%) 185 (9,61%) 172 (12,34%) 203<br />

da 35 a 54 (24,82%) 459 (19,30%) 342 (18,65%) 307<br />

da 55 a 74 (35,72%) 661 (40,00%) 716 (40,34%) 664<br />

oltre 75 anni (29,46%) 545 (31,29%) 560 (28,67%) 472<br />

Attività lavorativa<br />

dei pazienti dimessi<br />

2004 2005 2006<br />

Commerciante 41 42 42<br />

Operaio 59 41 39<br />

Impiegato 118 109 101<br />

Casalinga 146 141 150<br />

Pensionato 1.265 1.271 1.121<br />

Studente 64 58 57<br />

Militare 9 7 4<br />

Disoccupato 86 81 77<br />

Altri 62 40 55<br />

88 2006


Dati statistici sull’attività assistenziale<br />

Regione di provenienza<br />

dei pazienti ricoverati<br />

2004 2005 2006<br />

Lazio 1.421 1.434 1.256<br />

Piemonte 8 2 1<br />

Valle d’Aosta – – –<br />

Liguria 3 – –<br />

Lombardia 8 4 8<br />

Trentino – Alto Adige – – –<br />

Veneto 1 2 2<br />

Friuli – Venezia Giulia 2 – –<br />

Emilia Romagna 7 4 6<br />

Marche 9 8 11<br />

Toscana 29 19 19<br />

Umbria 23 27 31<br />

Campania 71 52 58<br />

Abruzzo 44 43 54<br />

Molise 10 10 13<br />

Puglia 41 24 31<br />

Basilicata 13 18 7<br />

Calabria 77 63 73<br />

Sicilia 58 66 47<br />

Sardegna 22 18 12<br />

Paesi UE – – –<br />

Paesi Extra UE convenzionati 1 1 –<br />

Paesi Extra UE non convenzionati – – –<br />

Totale ricoveri 1.848 1.795 1.629<br />

Pazienti ricoverati fuori regione 2004 2005 2006<br />

23% 21% 23%<br />

2006 89


Sezione I<br />

Quadro generale<br />

120.000<br />

115.000<br />

110.000<br />

105.000<br />

112.033<br />

113.031<br />

106.133<br />

100.000<br />

8.000<br />

7.500<br />

7.000<br />

6.500<br />

6.000<br />

5.500<br />

5.000<br />

4.778 5.114 5.321<br />

4.500<br />

4.000<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.848<br />

1.795<br />

1.629<br />

1.352 1.428 1.584<br />

1.578 1.891 2.108<br />

1.850<br />

1.790<br />

1.646<br />

1.000<br />

930<br />

914<br />

863<br />

920<br />

876<br />

783<br />

500<br />

0<br />

296<br />

296<br />

290<br />

60<br />

63<br />

65<br />

Posti letto<br />

convenzionati<br />

Richieste<br />

di ricovero<br />

Pazienti<br />

ricoverati<br />

Pazienti non<br />

ricoverabili<br />

Pazienti<br />

in attesa<br />

Durata media<br />

degenza gg<br />

Giornate<br />

di degenza<br />

Numero<br />

pz. dimessi<br />

Pz. dimessi<br />

uomini<br />

Pz. dimessi<br />

donne<br />

2004 2005 2006<br />

90 2006


Dati statistici sull’attività assistenziale<br />

Pazienti dimessi per classi di età<br />

2004<br />

10,00%<br />

29,46%<br />

24,82%<br />

35,72%<br />

2005<br />

9,61%<br />

31,29%<br />

19,30%<br />

2006<br />

12,34%<br />

28,67%<br />

18,65%<br />

sino a 34 anni<br />

da 35 a 54 anni<br />

da 55 anni a 74 anni<br />

40,00%<br />

oltre 75 anni<br />

40,34%<br />

2006 91


41<br />

42<br />

42<br />

59<br />

62<br />

40<br />

55<br />

Sezione I<br />

Attività lavorativa dei pazienti dimessi<br />

1500<br />

1265<br />

1271<br />

1200<br />

1121<br />

900<br />

600<br />

300<br />

118<br />

109<br />

101<br />

146<br />

141<br />

150<br />

64<br />

58<br />

57<br />

86<br />

81<br />

77<br />

41<br />

39<br />

9<br />

7<br />

4<br />

0<br />

Commerciante<br />

Operaio<br />

Impiegato<br />

Casalinga<br />

Pensionato<br />

Studente<br />

2004 2005 2006<br />

Militare<br />

Disoccupato<br />

Altri<br />

92 2006


Dati statistici sull’attività assistenziale<br />

Regione di provenienza dei pazienti ricoverati<br />

2004<br />

2005<br />

8<br />

8<br />

1<br />

2<br />

2<br />

4<br />

2<br />

3<br />

7<br />

4<br />

29<br />

23<br />

9<br />

19<br />

27<br />

8<br />

1421<br />

44<br />

10<br />

71<br />

41<br />

1434<br />

43<br />

10<br />

52<br />

24<br />

22<br />

13<br />

18<br />

18<br />

77<br />

63<br />

58<br />

66<br />

2006<br />

1<br />

8<br />

2<br />

6<br />

19<br />

31<br />

11<br />

1256<br />

54<br />

13<br />

31<br />

58<br />

12<br />

7<br />

73<br />

47<br />

2006 93


PAZIENTI DIMESSI PER TIPOLOGIA DI RICOVERO<br />

DRG Descrizione<br />

2004 2005 2006<br />

ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri<br />

ordinari in DH ordinari in DH ordinari in DH<br />

MDC 1 - Malattie e disturbi del sistema nervoso<br />

9 Malattie e traumatismi del midollo spinale 237 63 219 150 262 146<br />

12 Malattie degenerative del sistema nervoso 647 97 630 126 563 144<br />

13 Sclerosi multipla ed atassia cerebellare 137 39 116 50 110 60<br />

14 Malattie cerebrovascolari specifiche eccetto attacco ischemico transitorio 8 1 16 – 7 1<br />

15 Attacco ischemico transitorio e occlusioni precerebrali – 1 – – – –<br />

16 Malattie cerebrovascolari aspecifiche con cc 1 – 1 – 1 1<br />

17 Malattie cerebrovascolari aspecifiche senza cc 4 – 2 1 1 1<br />

18 Malattie dei nervi cranici e periferici con cc 3 – 5 1 9 1<br />

19 Malattie dei nervi cranici e periferici senza cc 41 1 20 6 9 12<br />

20 Infezioni del sistema nervoso eccetto meningite virale 4 – 5 – 3 1<br />

23 Stato stuporoso e coma di origine non traumatica 1 – 2 1 3 –<br />

24 Convulsioni e cefalea, età > 17 con cc – – – – 1 –<br />

27 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma > 1 ora 2 – 1 – 2 3<br />

28 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma < 1 ora, età > 17 con cc – – – – 1 –<br />

29 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma < 1 ora, età > 17 senza cc 3 – – – 1 –<br />

34 Altre malattie del sistema nervoso con cc 4 2 50 26 43 16<br />

35 Altre malattie del sistema nervoso senza cc 140 51 75 42 64 35<br />

MDC 2 - Malattie e disturbi dell’occhio<br />

47 Altre malattie dell’occhio, età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />

MDC 3 - Malattie e disturbi dell’orecchio, del naso, della bocca e della gola<br />

65 Alterazioni dell’orecchio 1 – – – – –<br />

73 Altre diagnosi relative a orecchio, naso, bocca e gola, età > 17 – 5 – 4 – 3<br />

MDC 4 - Malattie e disturbi dell’apparato respiratorio<br />

87 Edema polmonare e insufficienza respiratoria 1 11 – 18 2 56<br />

88 Malattia polmonare cronica ostruttiva – 196 – 199 – –<br />

90 Polmonite semplice e pleurite, età > 17 senza cc – 1 – – – –<br />

92 Malattia polmonare interstiziale con cc – 1 – – – –<br />

93 Malattia polmonare interstiziale senza cc – – – 2 – –<br />

96 Bronchite e asma, età > 17 con cc – 2 – 2 – –<br />

94 2006


97 Bronchite e asma, età > 17 senza cc – 32 – 13 – –<br />

98 Bronchite e asma, età < 18 – – – 1 – –<br />

99 Segni e sintomi respiratori con cc – 1 – 1 – 29<br />

100 Segni e sintomi respiratori senza cc – 2 – 7 – 144<br />

101 Altre diagnosi relative all’apparato respiratorio con cc – 1 – 1 – –<br />

102 Altre diagnosi relative all’apparato respiratorio senza cc – 1 – 1 – –<br />

MDC 6 - Malattie e disturbi dell’apparato digerente<br />

182 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente, età > 17 con cc 1 1 5 7 2 3<br />

183 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente,<br />

età > 17 senza cc 11 85 10 93 14 71<br />

184 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente, età < 18 – – – – – 1<br />

Dati statistici sull’attività assistenziale<br />

MDC 8 - Malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo<br />

234 Altri interventi sul sistema muscolo-scheletrico e tessuto connettivo senza cc – – 1 – – –<br />

235 Fratture del femore – – – 1 – –<br />

237 Distorsioni, stiramenti e lussazioni di anca, pelvi e coscia – – – – 2 –<br />

240 Malattie del tessuto connettivo con cc – 1 2 – 1 –<br />

241 Malattie del tessuto connettivo senza cc 6 5 10 8 1 –<br />

243 Affezioni mediche del dorso 38 4 36 11 25 6<br />

244 Malattie dell’osso e artropatie specifiche con cc 5 – 5 – 1 –<br />

245 Malattie dell’osso e artropatie specifiche senza cc 24 – 26 1 7 –<br />

246 Artropatie non specificate – – – – 1 –<br />

247 Segni e sintomi relativi al sistema muscolo-scheletrico e al tessuto connettivo 1 – – – – –<br />

248 Tendinite, miosite, borsite 32 1 41 3 34 –<br />

249 Ass. riabilitativa per malattie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto<br />

connettivo 247 10 249 23 195 17<br />

250 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />

età > 17 con cc 2 – – – – –<br />

251 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />

età > 17 senza cc 1 1 – – 2 1<br />

253 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />

età > 17 con cc – – – 1 1 –<br />

254 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni del braccio, gamba, eccetto piede,<br />

età > 17 senza cc – – – – 1 2<br />

256 Altre diagnosi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo 237 1 250 16 269 16<br />

MDC 9 - Malattie e disturbi della pelle, del tessuto sotto-cutaneo e della mammella<br />

282 Traumi della pelle, del tessuto subcutaneo e della mammella, età


PAZIENTI DIMESSI PER TIPOLOGIA DI RICOVERO (continua)<br />

Sezione I<br />

2004 2005 2006<br />

ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri<br />

ordinari in DH ordinari in DH ordinari in DH<br />

DRG Descrizione<br />

MDC 10 - Malattie e disturbi endocrini, nutrizionali e metabolici<br />

297 Disturbi della nutrizione e miscellanea di disturbi del metabolismo,età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />

MDC 11 - Malattie e disturbi del rene e delle vie urinarie<br />

325 Segni e sintomi relativi a rene e vie urinarie, età > 17 con cc – – – 2 – 8<br />

326 Segni e sintomi relativi a rene e vie urinarie, età > 17 senza cc – 50 – 40 – 60<br />

331 Altre diagnosi relative a rene e vie urinarie, età > 17 con cc 1 1 – 3 – 7<br />

332 Altre diagnosi relative a rene e vie urinarie, età > 17 senza cc 1 22 – 45 – 36<br />

MDC 12 - Malattie e disturbi dell’apparato riproduttivo maschile<br />

350 Infiammazioni dell’apparato riproduttivo maschile – – – – – 1<br />

MDC 13 - Malattie e disturbi dell’apparato riproduttivo femminile<br />

369 Disturbi mestruali e altri disturbi dell’apparato riproduttivo femminile – 18 – 9 – 24<br />

MDC 15 - Malattie e disturbi del periodo neonatale<br />

390 Neonati con altre affezioni significative – – – 2 – –<br />

MDC 19 - Malattie e disturbi mentali<br />

425 Reazione acuta di adattamento e disfunzione psicosociale – – 1 – – –<br />

429 Disturbi organici e ritardo mentale 5 1 8 10 5 10<br />

430 Psicosi – – – – – 3<br />

431 Disturbi mentali dell’infanzia – 1 2 11 – 5<br />

MDC 21 - Traumatismi, avvelenamenti ed effetti tossici dei farmaci<br />

445 Traumatismi età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />

454 Altre diagnosi di traumatismi, avvelenamenti ed effetti tossici, con cc – – 1 – – –<br />

MDC 23 - Fattori che influenzano lo stato di salute ed il ricorso ai servizi sanitari<br />

467 Altri fattori che influenzano lo stato di salute – – 1 – – –<br />

1850 710 1790 937 1646 924<br />

Totale dimessi 2560 2727 2570<br />

96 2006


Dati statistici sull’attività assistenziale<br />

DAY HOSPITAL<br />

2004 2005 2006<br />

Posti letto convenzionati 24 24 35<br />

Pazienti dimessi 710 946 924<br />

Giornate complessive 18.634 23.809 21.731<br />

Sesso dei pazienti dimessi<br />

Donne 277 386 373<br />

Uomini 433 560 551<br />

POLIAMBULATORIO (SSN)<br />

2004 2005 2006<br />

Anestesia 4 – –<br />

Angiologia 1109 1028 1.110<br />

Cardiologia 2657 2681 2.305<br />

Dermatologia 2184 2279 2.595<br />

Laboratorio Analisi 133904 132733 144.293<br />

Medicina Fisica e Riabilitazione 14919 19783 17.759<br />

Medicina sportiva 744 375 531<br />

Neurologia 9375 8008 6.432<br />

Oculistica 4340 4900 6.110<br />

Oncologia 67 95 117<br />

Ortopedia e traumatologia 2028 1868 1.896<br />

Ostetricia e ginecologia 7 13 15<br />

Otorinolaringoiatria 2465 2168 1.911<br />

Pneumologia 1575 1873 1.818<br />

Psichiatria 0 160 304<br />

Radiodiagnostica 16405 15496 16.389<br />

Risonanza magnetica 2373 2956 3.246<br />

Urologia 2006 2133 2.162<br />

Totale 196.162 198.549 208.993<br />

2006 97


Sezione I<br />

TRATTAMENTI RIABILITATIVI EXTRAOSPEDALIERI<br />

(ex Art. 26 Legge 833/78)<br />

2004 2005 2006<br />

AMBULATORIALI<br />

Posti convenzionati 132 132 132<br />

Numero dei trattamenti (accessi) 37.437 42.061 68.395<br />

Numero dei pazienti trattati 417 524 536<br />

Numero medio dei trattamenti per paziente 90 80 127<br />

Giornate di presa in carico 46.924 54.389 58.610<br />

Media giornaliera pazienti 154 179 194<br />

SEMINTERNATO<br />

Posti convenzionati 55 55 55<br />

Giornate di trattamento 11.137 10.122 9.876<br />

Numero dei pazienti trattati 99 80 71<br />

Numero medio dei trattamenti per paziente 112 126 139<br />

Giornate di presa in carico 16.812 16.445 16.065<br />

Media giornaliera pazienti 55 54 53<br />

98 2006


Servizio<br />

di documentazione<br />

e biblioteca


Sezione I<br />

Sin dall’inizio della sua attività il S. <strong>Lucia</strong> ha particolarmente<br />

curato la raccolta di testi sul recupero e sulla rieducazione funzionale<br />

dei neuromotulesi. La Biblioteca che si è venuta così costituendo<br />

offre quindi una buona documentazione nei settori di studio<br />

e di attività propri della <strong>Fondazione</strong>; le raccolte riguardano la<br />

fisiatria, l’ortopedia, la reumatologia, la neurologia, la medicina<br />

del lavoro, la psicologia applicata. Particolarmente documentate<br />

sono le tecniche riabilitative e adeguato spazio trovano anche la<br />

medicina alternativa, la geriatria e l’impiego terapeutico dello<br />

sport. Con monografie e periodici è curato l’aspetto sociosanitario<br />

del problema handicap sul quale la Biblioteca offre strumenti idonei<br />

alla conoscenza delle strutture e delle Associazioni pubbliche e<br />

private che operano nel settore.<br />

Costituiscono documentazione storica di particolare rilievo<br />

alcune donazioni (in particolare quelle delle famiglie Zucchi, De<br />

Logu, Piantoni) che consentono di ricostruire l’evoluzione della<br />

medicina riabilitativa nel corso del XX secolo. In particolare si<br />

segnalano le annate dal 1918 al 1988 di “ Archivio di ortopedia ” e<br />

gli “ Atti della SIOT” dal 1957 ad oggi.<br />

È in continua espansione, inoltre, la raccolta di video e audiocassette<br />

che documentano vecchie e nuove tecniche riabilitative.<br />

Per la rarità documentale si segnalano le videocassette che presentano<br />

film realizzati dall’Inail tra il 1950 e il 1960 sulla riabilitazione<br />

dei paraplegici. Il materiale audiovisivo riguarda anche competizioni<br />

sportive per disabili a cui il S. <strong>Lucia</strong> ha partecipato con proprie<br />

squadre o in quanto Ente promotore. Per l’uso didattico delle<br />

videocassette è disponibile apposito apparecchio video più lettore.<br />

La Biblioteca, che fino ad oggi si è ulteriormente arricchita raggiungendo<br />

complessivamente un patrimonio di circa 10.100 unità bibliografiche, è articolata<br />

in due sezioni distinte: le monografie e i periodici.<br />

L’ampia sala di consultazione accoglie le monografie collocate per materia<br />

secondo lo schema della NLM Classification (Bethesda) e della Library of<br />

Congress Classification (Washington).<br />

Lo spazio riservato ai periodici, appositamente allestito, offre a consultazione<br />

diretta tutte le riviste correnti possedute dalla Biblioteca. Il settore dei<br />

periodici scientifici d’acquisto è naturalmente in costante sviluppo: l’IRCCS<br />

S. <strong>Lucia</strong> infatti vi sta dedicando un significativo impegno economico unitamente<br />

a quello scientifico offerto dai ricercatori. Negli ultimi anni l’impegno<br />

di spesa è ulteriormente aumentato non solo per l’incremento del numero dei<br />

periodici, ma anche per l’aumento di riviste online acquistate sia in versione<br />

combinata “ print+online ” sia in versione “ online only ”.<br />

100 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Il materiale bibliografico corrente (monografie e periodici) viene regolarmente<br />

catalogato in automazione con l’uso del TINLIB, classificato e collocato.<br />

Dal 1999, ad uso del personale addetto, la Biblioteca è stata dotata di un<br />

collegamento Internet e di un indirizzo di posta elettronica: biblioteca@<br />

hsantalucia.it, tramite il quale è possibile sia comunicare in modo agevole e<br />

tempestivo con le varie realtà mondiali, che inviare e ricevere documenti e<br />

files. Grazie a Internet si possono consultare gratuitamente i cataloghi di moltissime<br />

Biblioteche nazionali ed internazionali, reperire informazioni bibliografiche<br />

di ogni genere, visitare i siti degli editori e valutare i loro servizi e le<br />

loro offerte. È possibile inoltre accedere, gratuitamente tramite PubMed, agli<br />

archivi Medline dal 1966 ad oggi, consultare on-line gli indici dei periodici<br />

internazionali più importanti, recuperare gli abstracts o addirittura il full text<br />

degli articoli da ricercare.<br />

I periodici in abbonamento consultabili online attualmente sono circa 10.000<br />

(titoli a pagamento + Open Access). Tutti i titoli, a partire dal 2006, sono disponibili<br />

in ordine alfabetico in un Catalogo di Biblioteca Virtuale denominato “ AtoZ”<br />

all’indirizzo Internet: http://atoz.ebsco.com/home. asp?Id=7683. Il recupero del<br />

full text è possibile non solo presso la postazione Internet della Biblioteca, ma<br />

anche presso le postazioni dei singoli ricercatori tramite riconoscimento diretto<br />

dei vari IP Address afferenti alla <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong>. A partire da gennaio 2003<br />

a oggi si è scelto di aderire al Consorzio CILEA (Consorzio Interuniversitario Elaborazione<br />

Automatica) di Milano per l’accesso online full text a più di 3000 riviste<br />

pubblicate da grandi editori quali Elsevier + Academic Press (circa 1.800 riviste),<br />

Blackwell (circa 600), Wiley (circa 400), Nature Group e Cell Press (anno corrente<br />

più otto anni di archivio). Riguardo invece alle riviste Lippincott & Wilkins (circa<br />

50 titoli) si è scelto di acquistarle dall’editore Ovid.<br />

Per tutti i lavori scientifici non disponibili in sede la Biblioteca<br />

offre un servizio di “ document delivery ”, tramite continui rapporti di scambio<br />

con Biblioteche e/o Centri di documentazione dislocati su tutto il territorio<br />

nazionale. Per gli articoli non reperibili presso alcuna biblioteca in Italia,<br />

ci si avvale invece del Docline: sistema automatico di prestito interbibliotecario<br />

gestito dalla NLM di Bethesda, che consente il recupero di documenti originali<br />

tra il posseduto di circa 3.400 biblioteche americane.<br />

Nel corso di tutto il 2006 la Biblioteca è stata frequentata da molti<br />

utenti fra dipendenti, professori e studenti universitari, collaboratori. Per<br />

tutti è a completa disposizione un PC, una stampante, una macchina fotocopiatrice<br />

funzionante a schede magnetiche e un apposito distributore automatico<br />

per l’acquisto delle stesse. Gli utenti possono così eseguire autonomamente<br />

ricerche bibliografiche Medline, tramite Internet (PubMed), riprodurre<br />

in fotocopia articoli di periodici o paragrafi di libri.<br />

La Biblioteca, istituzionalmente riservata agli interni, ha fornito documentazione<br />

su richiesta motivata anche ad utenti esterni, medici o laureandi<br />

di numerose istituzioni pubbliche e private quali: Università di Roma<br />

La Sapienza (Facoltà di Medicina e Chirurgia, di Psicologia, di Architettura,<br />

etc.), Università di Roma Tor Vergata (Facoltà di Medicina e Chirurgia,<br />

Facoltà di Lettere e Filosofia, etc.), IUSM di Roma, Ospedale S. Giovanni<br />

Addolorata (Roma), Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini (Roma),<br />

2006 101


Sezione I<br />

LUMSA (Roma), CTO (Roma), Associazione Anni Verdi ONLUS (Roma),<br />

Università di Foggia (Facoltà di Medicina e Chirurgia), Università degli<br />

Studi di Chieti G. D’Annunzio (Facoltà di Psicologia). Dal 2002 è stata inoltre<br />

istituita una convenzione tra la <strong>Fondazione</strong> e l’Associazione Italiana<br />

Terapisti della Riabilitazione della Regione Lazio in base alla quale<br />

tutti i tesserati possono frequentare la biblioteca a fini di studio e di ricerca.<br />

Dal 15 dicembre 2003 al 15 dicembre 2006 la Biblioteca ha partecipato<br />

al progetto di ricerca finalizzata BIBLIOSAN (Progettazione ed implementazione<br />

operativa del Sistema Bibliotecario degli Enti di Ricerca Biomedici Italiani)<br />

del Ministero della Salute, sia come una delle 45 Biblioteche degli Enti<br />

coinvolti, sia come parte del Gruppo di lavoro costituito da 8 Unità Operative.<br />

Gli obiettivi principali del progetto erano quattro, i primi tre sono già stati<br />

realizzati per il quarto ci vorrà invece tempo.<br />

1. Condivisione delle attuali risorse disponibili (riviste scientifiche) attraverso<br />

l’interscambio di documentazione. La realizzazione di tale obiettivo comporta<br />

una serie di sotto-obiettivi quali la creazione di un catalogo collettivo<br />

delle riviste, la sua condivisione via rete (web) ed il suo utilizzo al fine dell’interscambio<br />

di documentazione scientifica. La biblioteca dal maggio 2004 è<br />

entrata a far parte di ACNP (Archivio Catalogo Collettivo dei Periodici) per la<br />

condivisione delle risorse e del sistema NILDE (Network InterLibrary Document<br />

Exchange) per l’intera gestione del DD (Document Delivery). Nel 2006<br />

sono stati scambiati circa 500 lavori con biblioteche Bibliosan e non (universitarie,<br />

ospedaliere, etc.) di tutta Italia e almeno 420 sono stati forniti dalla<br />

Biblioteca della <strong>Fondazione</strong> ad altri Enti, mentre i restanti sono stati richiesti.<br />

2. Razionalizzazione degli acquisti con riduzione e/o eliminazione di abbonamenti<br />

comuni ad uno stesso titolo di rivista. Tutte le biblioteche Bibliosan<br />

hanno potuto operare dei tagli sia riguardo a titoli posseduti da più biblioteche<br />

(doppi, tripli, etc.) sia riguardo a titoli acquistati direttamente da Bibliosan tramite<br />

Consorzi (es. Cilea di Milano) a nome di tutte le biblioteche afferenti.<br />

3. Incremento dell’acquisto consortile di abbonamenti a riviste online<br />

e banche dati favorendo così una capillare diffusione dell’informazione scientifica<br />

presso ciascun Ente di ricerca. Nel novembre 2006 sono stati stipulati da<br />

Bibliosan contratti collettivi (per abbonamenti online singoli o pacchetti di<br />

titoli, software vari e altro) per conto di tutte le biblioteche ad esso afferenti.<br />

4. Allargamento della rete ad eventuali altri Enti sanitari (Regioni, Ospedali,<br />

ASL, medici di base, etc.). Per quest’ultimo obiettivo ci vorrà tempo.<br />

Il 20 dicembre 2005, in seguito al raggiungimento degli obiettivi del Progetto<br />

finalizzato Bibliosan, è stato firmato, da parte dei rappresentanti legali<br />

di tutti gli Enti afferenti, il documento istitutivo del sistema Bibliosan: in<br />

altre parole è stato trasformato il progetto iniziale in un’entità organizzativa<br />

strutturata e dotata di un annuale sistema di finanziamento atto a garantirne<br />

una propria autonomia operativa.<br />

102 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

REGOLAMENTO DELLA BIBLIOTECA<br />

Disposizioni generali<br />

Art. 1 – Sono patrimonio bibliografico dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> le raccolte<br />

documentali acquisite e custodite presso la biblioteca ed articolate in:<br />

a) periodici scientifici italiani e stranieri d’interesse per l’IRCCS;<br />

b) monografie italiane e straniere significative nelle materie d’interesse<br />

per l’IRCCS;<br />

c) documenti non cartacei d’interesse per l’IRCCS.<br />

Art. 2 – Scopi della biblioteca:<br />

a) documentare attraverso il suo patrimonio bibliografico la ricerca scientifica<br />

e tecnologica nel settore della riabilitazione neuromotoria e negli<br />

altri settori d’interesse specifico per l’IRCCS;<br />

b) fornire servizio di informazioni bibliografiche sia per le pubblicazioni<br />

direttamente possedute, sia per le pubblicazioni possedute da altre<br />

biblioteche biomediche o da altri enti di ricerca medicoscientifica italiani e<br />

stranieri;<br />

c) favorire lo scambio delle informazioni bibliografiche con enti esterni,<br />

mediante opportuni accordi con biblioteche biomediche, universitarie ed altre<br />

di istituti di ricerca attivi nel settore della biomedicina;<br />

d) fornire un servizio culturale di appoggio alla ricerca scientifica dell’IRCCS<br />

S. <strong>Lucia</strong>.<br />

Art. 3 – La Commissione di biblioteca, svolge tali compiti e funzioni:<br />

a) sceglie i periodici e le monografie da proporre per l’acquisto;<br />

b) esprime suggerimenti ed opinioni sull’orario della biblioteca e sui<br />

periodi di chiusura al fine di migliorarne l’accesso ai servizi;<br />

c) esprime suggerimenti ed opinioni sul servizio di informazioni bibliografiche<br />

al fine di migliorarne la qualità;<br />

d) esprime suggerimenti ed opinioni sui cataloghi al fine di rendere la<br />

loro consultazione più agevole e proficua;<br />

e) propone e discute eventuali modifiche e aggiornamenti del presente<br />

ordinamentoregolamento;<br />

f ) sovrintende alla conservazione e al mantenimento dei reperti di interesse<br />

storicodocumentale.<br />

Per svolgere i suoi compiti la Commissione di biblioteca si riunisce in via<br />

ordinaria due volte l’anno (di cui una entro il 30 settembre di ciascun anno pe<br />

r la sottoscrizione degli abbonamenti ai periodici).<br />

La Commissione può riunirsi in via straordinaria su richiesta di un terzo<br />

dei componenti.<br />

Di ciascuna riunione viene redatto verbale.<br />

2006 103


Sezione I<br />

Art. 4 – Membri della Commissione sono:<br />

– il direttore scientifico dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, che la presiede;<br />

– i responsabili dei laboratori di ricerca;<br />

– il direttore amministrativo;<br />

– il direttore sanitario;<br />

– il responsabile della biblioteca.<br />

Incremento delle raccolte<br />

Art. 5 – L’incremento del patrimonio della biblioteca avviene mediante<br />

acquisto, scambio, dono.<br />

Le pubblicazioni da acquistare possono essere segnalate per iscritto sia<br />

dai singoli membri della Commissione per la biblioteca che dagli studiosi<br />

utenti della biblioteca stessa. Le segnalazioni, che non hanno carattere vincolante,<br />

verranno presentate alla prima riunione utile della Commissione biblioteca<br />

che le vaglierà ed esprimerà la propria opinione relativamente all’acquisto.<br />

Quanto agli scambi e ai doni è compito della Direzione dell’IRCCS<br />

S. <strong>Lucia</strong> e della biblioteca favorirli e sollecitarli.<br />

Cataloghi e registri<br />

Art. 6 – La biblioteca dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> contiene, a disposizione degli<br />

studiosi, i seguenti cataloghi:<br />

a) catalogo alfabetico per autori;<br />

b) catalogo alfabetico per soggetti;<br />

c) catalogo sistematico;<br />

d) catalogo dei periodici;<br />

e) catalogo dei documenti non cartacei.<br />

La compilazione dei cataloghi a), b), d), e) segue le norme in uso presso<br />

le biblioteche pubbliche; il catalogo sistematico segue il sistema di classificazione<br />

NLM proprio della medicina; il catalogo alfabetico per soggetti, pur<br />

nel rispetto dell’impostazione del “ Soggettario per le biblioteche italiane ”, ha<br />

struttura più agile e flessibile dovendo essere strumento di una biblioteca specializzata.<br />

Possono essere istituiti cataloghi speciali, tenendo conto di eventuali particolari<br />

esigenze dell’utenza.<br />

Art. 7 – La biblioteca dispone inoltre di:<br />

a) un registro cronologico d’entrata delle pubblicazioni (inventario);<br />

b) uno schedario dei periodici che pervengono in abbonamento con le<br />

indicazioni relative ai fornitori, al pagamento, eccetera;<br />

c) uno schedario delle monografie per le quali sono partiti gli ordini d’acquisto;<br />

d) uno schedario per la registrazione dei fascicoli dei periodici in arrivo.<br />

104 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Servizio agli utenti<br />

Art. 8 – La biblioteca è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì secondo<br />

il seguente orario: 9.30-13.30; 15-17.30.<br />

Per esigenze organizzative possono effettuarsi periodi di chiusura, per i<br />

quali comunque viene data anticipatamente comunicazione agli utenti (preavviso<br />

di 15 giorni).<br />

Art. 9 – Non è consentito entrare in biblioteca con borse, cartelle, libri<br />

personali. Su richiesta motivata è tuttavia consentito entrare con libri di proprietà<br />

personale, in tal caso questi vanno esibiti sia all’entrata che all’uscita.<br />

Prima di usufruire dei servizi della biblioteca gli utenti firmano il registro<br />

dei frequentatori.<br />

Art. 10 – Negli spazi della biblioteca destinati alla lettura e consultazione<br />

non è consentito fumare né discutere ad alta voce per non recare disturbo agli<br />

altri studiosi, né è consentito trattenersi per passatempo o qualsiasi altra<br />

ragione estranea ai fini dello studio e della consultazione.<br />

Consultazione<br />

Art. 11 – La biblioteca è riservata agli operatori dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, della<br />

<strong>Fondazione</strong> EBRI e di enti convenzionati con l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> i quali hanno<br />

libero accesso sia alla sala di lettura che alla attigua sezione periodici. Altri<br />

utenti esterni potranno usufruire dei servizi della biblioteca previa autorizzazione<br />

della Direzione dell’Istituto cui va rivolta richiesta scritta.<br />

a) I periodici sono disposti su scaffali aperti quindi a consultazione<br />

diretta nella apposita sezione. Le monografie disposte nella sala di lettura<br />

sono collocate parte in scaffali aperti, quindi a consultazione diretta, parte in<br />

scaffali chiusi. Per queste va fatta richiesta all’addetto al servizio.<br />

b) Dopo la lettura tutte le opere sia quelle a consultazione diretta che<br />

quelle distribuite dall’addetto saranno lasciate dagli utenti sui tavoli per essere<br />

poi ricollocate al giusto posto dall’addetto al servizio.<br />

c) Tutto il materiale bibliografico e documentario è escluso dal prestito.<br />

In luogo del prestito è consentita la fotoriproduzione parziale del materiale lib<br />

rario a spese del richiedente. La fotoriproduzione è consentita unicamente<br />

a scopo di studio essendone vietato qualsiasi altro uso.<br />

2006 105


Sezione I<br />

CATALOGO DEI PERIODICI SCIENTIFICI<br />

Il presente catalogo descrive i periodici scientifici posseduti dalla Biblioteca<br />

fino all’anno 2006.<br />

Per ciascun periodico posseduto vengono forniti i seguenti dati:<br />

– titolo ed eventuale sottotitolo e/o responsabilità;<br />

– anno di inizio, luogo di edizione e casa editrice;<br />

– ISSN;<br />

– periodicità;<br />

– eventuale altro titolo;<br />

– eventuale titolo precedente o successivo;<br />

– consistenza ed eventuali lacune.<br />

AVVERTENZE PER LA CONSULTAZIONE<br />

I titoli dei periodici sono presentati in ordine alfabetico stretto, parola<br />

per parola, tenendo conto di articoli, preposizioni, congiunzioni, fatta<br />

eccezione per i soli articoli iniziali.<br />

Nella consistenza compare l’indicazione sia di volume che di anno,<br />

mentre nelle eventuali lacune soltanto quella dell’anno. I separatori tra gli<br />

anni sono:<br />

; per indicare collezione interrotta (v. “ Ergonomics ”);<br />

– per indicare collezione aperta (v. “ Brain ”), oppure la continuazione<br />

ininterrotta del posseduto tra la prima e l’ultima annata indicata (v. “ Brain<br />

and cognition ”);<br />

. per indicare che la collezione termina nello stesso anno in cui termina<br />

la pubblicazione del periodico: v. “ Cerebrovascular and brain metabolism<br />

reviews ”.<br />

3 (1996)3- Si possiede il vol. 3 a partire dal fascicolo n. 3 (V. Science<br />

and medicine).<br />

Acta neurologica Scandinavica. – Vol. 37 (1961)– . – Oxford: Blackwell Munksgaard.<br />

ISSN: 0001-6314<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: Acta neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />

Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica;<br />

93(1996)-108(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Acta neurologica Scandinavica. Supplementum. – N. 1 (1962)– . – Oxford: Blackwell<br />

Munksgaard.<br />

106 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />

ISSN: 0065-1427<br />

Supplemento a: Acta neurologica Scandinavica;<br />

Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />

93(1996)108(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Acta physiologica Scandinavica: an international journal of physiological sciences /<br />

published for the Scandinavian Physiological Society. – Vol. 1 (1940)– . – Oxford:<br />

Blackwell.<br />

ISSN: 0001-6772<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: Acta physiologica Scandinavica. Supplementum;<br />

150(1994)-179(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Acta physiologica Scandinavica. Supplementum: an international journal of physiological<br />

sciences / published for the Scandinavian Physiological Society. – 1 (1940)– .<br />

– Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0302-2994<br />

Supplemento a: Acta physiologica Scandinavica;<br />

150(1994)154(2002);<br />

Lac. 1994;<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Acta psychiatrica Scandinavica. – Vol. 37 (1961)– . – Oxford: Blackwell Munksgaard.<br />

ISSN: 0001-690X<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: Acta psychiatrica Scandinavica. Supplementum;<br />

Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica scandinavica;<br />

93(1996)-108(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Acta psychiatrica Scandinavica. Supplementum. – N. 160 (1961)– . – Oxford: Blackwell<br />

Munksgaard.<br />

ISSN: 0065-1591<br />

Supplemento a: Acta psychiatrica Scandinavica;<br />

Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica scandinavica. Supplementum;<br />

94(1996)-108(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Adapted physical activity quarterly: the official journal of the International Federation<br />

of Adapted Physical Activity. – Vol. 1 (1984)– . – Champaign, IL: Human Kinetics<br />

Publishers.<br />

ISSN: 0736-5829<br />

Trimestrale;<br />

20(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 107


Sezione I<br />

Age and ageing. – Vol. 1 (1972)– . – Oxford: Oxford University Press<br />

ISSN: 0002-0729.<br />

Bimestrale;<br />

28(1999)-32(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

AJNR. American journal of neuroradiology: official journal American Society of<br />

Neuroradiology, American Society of Head and Neck Radiology, American Society<br />

of Interventional and Therapeutic Neuroradiology, American Society of Pediatric<br />

Neuroradiology. – Vol. 1 (1980)– . – Oak Brook: American Society of Neuroradiology.<br />

ISSN: 0195- 6108<br />

Mensile;<br />

16(1995)-24(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

AJR. American journal of roentgenology: diagnostic imaging and related sciences:<br />

journal of the American Roentgen Ray Society. – Vol. 128 (1977)– . – Leesburg: American<br />

Roentgen Ray Society.<br />

ISSN: 0361-803X<br />

Mensile;<br />

Già: American journal of roentgenology;<br />

168(1997)-183(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005-<br />

The American journal of geriatric psychiatry: official journal of the American Association<br />

for Geriatric Psychiatry. – Vol. 1 (1993)– . – Arlington: American Psychiatric<br />

Publishing.<br />

Bimestrale;<br />

12(2004)-13(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

The American journal of human genetics / published for the American Society of<br />

Human Genetics by The University of Chicago Press. – Vol. 1 (1949)– . – Chicago: University<br />

of Chicago Press.<br />

ISSN: 0002-9297<br />

Mensile;<br />

70(2002)-79(2006);<br />

The American journal of occupational therapy / The American Occupational Therapy<br />

Association, Inc. – Vol. 1 (1947)– . – Bethesda: The American Occupational Therapy Association,<br />

Inc.<br />

ISSN: 0272-9490<br />

Bimestrale;<br />

Dal 1978 chiamato anche AJOT;<br />

48(1994)-58(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

American journal of physical medicine and rehabilitation / Association of Academic<br />

Physiatrists. – Vol. 67 (1988)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins<br />

ISSN: 0894-9115.<br />

108 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Mensile;<br />

Chiamato anche: American journal of PM & R.;<br />

Già: American journal of physical medicine;<br />

73(1994)-82(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The American journal of psychiatry / American Psychiatric Association. – Vol. 78<br />

(1921)– . Washington, DC: American Psychiatric Association.<br />

ISNN: 0002-953X<br />

Mensile;<br />

Già: American journal of insanity;<br />

153(1996)-163(2006);<br />

American journal of respiratory and critical care medicine: an official journal of<br />

the American Thoracic Society. Vol. 149 (1994)– . – New York: American Thoracic<br />

Society<br />

ISSN: 1073-449X<br />

Quindicinale;<br />

Già: American review of respiratory disease;<br />

161(2000)-172(2005);<br />

American journal on mental retardation / American Association on Mental<br />

Retardation. – Vol. 92 (1987)– . – Washington, DC: American Association on Mental<br />

Retardation<br />

ISSN: 0895-8017.<br />

Bimestrale;<br />

Chiamato anche: AJMR;<br />

Già: American journal of mental deficiency;<br />

99(1995)-108(2003);<br />

Lac. 1997;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Annals of neurology: official journal of the American Neurological Association and<br />

the Child Neurology Society. – Vol. 1 (1977)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 0364-5134.<br />

Mensile;<br />

37(1995)-54(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Annual review of immunology (Online). – Vol. 1 (1983)– . – Palo Alto: Annual<br />

Reviews Inc<br />

ISSN: 0732-0582<br />

Annuale;<br />

14 (1996)–<br />

Annual review of neuroscience. – Vol. 1 (1978)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc<br />

ISSN: 0147-006X.<br />

Annuale;<br />

17(1994)-26(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 109


Sezione I<br />

Annual review of pharmacology and toxicology. – Vol. 16 (1976)– . – Palo Alto:<br />

Annual Reviews Inc<br />

ISSN: 0362-1642.<br />

Annuale;<br />

Già: Annual review of pharmacology;<br />

34(1994)-43(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Annual review of physiology. – Vol. 1 (1939)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc.<br />

ISSN: 0066-4278<br />

Annuale;<br />

58(1996)-65(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Annual review of psychology. – Vol. 1 (1950)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc.<br />

ISSN: 0066-4308<br />

Annuale;<br />

47(1996)-54(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Aphasiology: an international, interdisciplinary journal. – Vol. 1 (1987)– . – Hove:<br />

Psychology Press.<br />

ISSN: 0268-7038<br />

Mensile;<br />

10(1996)-20(2006);<br />

Archives of general psychiatry / American Medical Association. – Vol. 3 (1960)– . –<br />

Chicago: American Medical Association.<br />

ISSN: 0003-990X<br />

Mensile;<br />

Già: AMA Archives of general psychiatry;<br />

51(1994)-63(2006);<br />

Lac. 2005;<br />

Archives of neurology / American Medical Association. – Vol. 3 (1960)– . – Chicago:<br />

American Medical Association<br />

ISSN: 0003-9942<br />

Mensile;<br />

Già: AMA Archives of neurology;<br />

51(1994)-63(2006);<br />

Archives of physical medicine and rehabilitation: official journal American Congress<br />

of Rehabilitation Medicine, American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation.<br />

– Vol. 34 (1953)– . – Philadelphia: W.B. Saunders Company<br />

ISSN: 0003-9993.<br />

Mensile;<br />

Già: Archives of Physical Medicine;<br />

64(1983); 66(1985)-85(2004);<br />

Lac. 1983; 1985-1987; 1989;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Autonomic neuroscience: basic and clinical / International Society for Autonomic<br />

Neuroscience (ISAN). – Vol. 82 (2000)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

110 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

ISSN: 1566-0702.<br />

Mensile;<br />

Già: Journal of the autonomic nervous system;<br />

82(2000)-116(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Behavior research methods: a journal of the Psychonomic Society. – Vol. 37 (2005)–<br />

. – Austin: Psychonomic Society<br />

ISSN: 1554-351X<br />

Trimestrale;<br />

Già: Behavior research methods, instruments, and computers;<br />

37(2005)-38(2006);<br />

Behavior research methods, instruments, and computers: a journal of the Psychonomic<br />

Society. – Vol. 16 (1984)-Vol. 36 (2004). – Austin: Psychonomic Society<br />

ISSN: 0743-3808.<br />

Trimestrale;<br />

Già: Behavior research methods and instrumentation;<br />

Poi: Behavior research methods;<br />

27(1995)-36(2004).<br />

Behavioral and brain sciences: an international journal of current research and theory<br />

with open peer commentary. – Vol. 1 (1978)– . – Cambridge: Cambridge University<br />

Press<br />

ISSN: 0140-525X.<br />

Bimestrale;<br />

19(1996)-26(2003);<br />

Lac. 1997;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Behavioral neuroscience. – Vol. 97 (1983)– . – Washington, DC: American Psychological<br />

Association.<br />

ISSN: 0735-7044<br />

Bimestrale;<br />

Già: Journal of comparative and physiological psychology;<br />

117 (2003)–<br />

Biological cybernetics: advances in computational neuroscience. – Vol. 17 (1975)– .<br />

– Heidelberg: Springer.<br />

ISSN: 0340-1200<br />

Già: Kibernetik;<br />

88(2003)-93(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Biological psychiatry: a journal of psychiatric research / Society of Biological Psychiatry.<br />

– Vol. 1 (1969)– . – New York: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0006-3223.<br />

Quindicinale;<br />

37(1995)-56(2004);<br />

Lac. 2001;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

2006 111


Sezione I<br />

BJU International / British Association of Urological Surgeons. – Vol. 83 (1999)– . –<br />

Oxford : Blackwell.<br />

ISSN: 1464-4096<br />

Mensile;<br />

Già: British journal of urology;<br />

Assorbe dal 1999: European urology update series;<br />

85(2000)-92(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Blood: journal of the American Society of Hematology. – Vol. 1 (1946)– . – Washington,<br />

DC : American Society of Hematology.<br />

ISSN: 0006-4971<br />

Settimanale;<br />

101(2003)-106(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Bollettino di psicologia applicata. – 1960– . – Firenze: O.S. Organizzazioni Speciali.<br />

ISSN: 0006-6771<br />

Quadrimestrale;<br />

Già: Bollettino di psicologia e sociologia applicata;<br />

1994-2001;<br />

Brain: a journal of neurology. – Vol. 1 (1878)– . – Oxford: Oxford University Press.<br />

ISSN: 0006-8950<br />

Mensile;<br />

116(1993)-126(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Brain and cognition. – Vol. 1 (1982)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 0278-2626<br />

Mensile;<br />

1(1982)-6(1987); 21 (1993)-56(2004);<br />

Lac. 1982; 1984-1985; 1987;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Brain and language. – (1974)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 0093-934X<br />

Mensile;<br />

3(1976)-5(1978); 9-11(1980); 15(1982)- 37(1989); 40-41(1991); 44(1993)-91(2004);<br />

Lac. 1976; 1978; 1980; 1985; 1988-1989;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Brain dysfunction: mental retardation, malnutrition, and aging. – Vol. 1 (1988)-Vol. 5<br />

(1992). – Basel: S. Karger.<br />

ISSN: 0259-1278<br />

Bimestrale;<br />

Poi: Developmental brain dysfunction;<br />

1(1988)-5(1992).<br />

Brain injury. – Vol. 1 (1987)– . – Oxon: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0269-9052<br />

112 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Mensile;<br />

9(1995)-20(2006);<br />

Brain pathology. – Vol. 1 (1991)– . – Los Angeles: International Society of Neuropathology.<br />

ISSN: 1015-6305<br />

Trimestrale;<br />

7(1997)-15(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Brain research reviews. – Vol. 14 (1989)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0165-0173<br />

Bimestrale;<br />

Sezione di: Brain research;<br />

22(1996)-47(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

British journal of clinical pharmacology: an international journal of human<br />

pharmacology and therapeutics / published for the British Pharmacological Society. –<br />

Vol. 1 (1974)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0306-5251<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: British journal of clinical pharmacology. Supplement;<br />

43(1997)-56(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

British journal of clinical pharmacology. Supplement: an international journal of<br />

human pharmacology and therapeutics / published for the British Pharmacological<br />

Society. – (1976)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0264-3774<br />

Supplemento a: British journal of clinical pharmacology;<br />

46(1998)-56(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The British journal of pharmacology / the British Paharmacological Society. – Vol.<br />

34 (1968)– . – Avenel: Nature Publishing Group.<br />

ISSN: 0007-1188<br />

Quindicinale;<br />

Già: British journal of pharmacology and chemotherapy;<br />

114(1995)-140(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The British journal of psychiatry / published by the Royal College of Psychiatrists.<br />

– Vol. 109 (1963)– . – London: Royal College of Psychiatrists.<br />

ISSN: 0007-1250<br />

Mensile;<br />

Già: Journal of mental science;<br />

168(1996)-189(2006);<br />

2006 113


Sezione I<br />

The British journal of radiology / published by the British Institute of Radiology. –<br />

Vol. 1 (1928)– . – London: British Institute of Radiology; Mercury Airfreight Int.<br />

ISSN: 0007-1285<br />

Mensile;<br />

Deriva dalla fusione di “ British journal of radiology. BIR section ” e “ British journal<br />

of radiology. Roentgen Society section ”;<br />

70(1997)-79(2006);<br />

Cell. – Vol. 1 (1974)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />

ISSN: 0092-8674<br />

Quindicinale;<br />

104(2001)-111(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Cephalalgia: an international journal of headache. – Vol. 1 (1981)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0333-1024<br />

10 numeri l’anno;<br />

Ha come supplemento: Cephalalgia. Supplement;<br />

15(1995)-23(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Cephalalgia. Supplement: an international journal of headache. – (1983)– . – Oxford:<br />

Blackwell.<br />

ISSN: 0800-1952<br />

Supplemento a: Cephalalgia;<br />

15(1995)23(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The cerebellum. – Vol. 1 (2002)– . – London: Martin Dunitz; Basingstoke: Taylor &<br />

Francis.<br />

ISSN: 1473-4222<br />

Trimestrale;<br />

1(2002)-5(2006);<br />

Cerebral cortex. – Vol. 1 (1991)– . – Cary: Oxford University Press.<br />

ISSN: 1047-3211<br />

Mensile;<br />

8(1998)-13(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Cerebrovascular and brain metabolism reviews. – Vol. 1 (1989)–Vol. 8 (1996). –<br />

Hagerstown: Lippincott-Raven Publishers.<br />

ISSN: 1040-8827<br />

Trimestrale;<br />

Assorbito dal 1997 da: Journal of cerebral blood flow and metabolism;<br />

7(1995)-8(1996).<br />

Cerebrovascular diseases: official journal of the European Stroke Council. – Vol. 1<br />

(1991)– . – Basel: S. Karger.<br />

ISSN: 1015-9770<br />

8 numeri l’anno;<br />

114 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

6(1996)-16(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Chest: official publication of the American College of Chest Physicians. – Vol. 57<br />

(1970)– . – Northbrook: American College of Chest Physicians.<br />

ISSN: 0012-3692<br />

Mensile;<br />

Già: Disease of the chest;<br />

117(2000)-128(2005);<br />

Child development / Society for Research in Child Development. – Vol. 1 (1930)– . –<br />

Malden: Blackwell.<br />

ISSN: 0009-3920<br />

Bimestrale;<br />

66(1995)-74(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Clinical neuropharmacology: a journal of reviews and original investigations in the<br />

pharmacology of central nervous system dysfunctions. – Vol. 1 (1976)– . – Hagerstown:<br />

Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0362-5664<br />

Bimestrale;<br />

24(2001)-26(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Clinical neurophysiology: official journal of the International Federation of Clinical<br />

Neurophysiology. – Vol. 110 (1999)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 1388-2457<br />

Mensile;<br />

Già: Electroencephalography and clinical neurophysiology; Electroencephalography<br />

and clinical neurophysiology. Electromyography and motor control; Electroencephalography<br />

and clinical neurophysiology. Evoked potentials;<br />

110(2000)-115(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The clinical neuropsychologist. – Vol. 9 (1995)– . – Lisse: Swets & Zeitlinger.<br />

ISSN: 1385-4046<br />

Trimestrale;<br />

Neuropychology, development, and cognition. Section D.<br />

9(1995)-20(2006);<br />

Clinical neuroscience. – Vol. 1 (1994)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 1065-6766<br />

Bimestrale;<br />

4(1997)-5(1998);<br />

Lac. 1998;<br />

Clinical rehabilitation: the official journal of the British Society of Rehabilitation<br />

Medicine and the Netherlands Society of Rehabilitation and Physical Medicine and<br />

the Scientific Society for Research into Rehabiliatation in the Netherlands, and published<br />

in association with the Society for Research in Rehabilitation. – Vol. 1 (1989)–<br />

2006 115


Sezione I<br />

. – London: Arnold.<br />

ISSN: 0269-2155<br />

8 numeri l’anno;<br />

Assorbe dal 1997: Journal of rehabilitation sciences;<br />

11(1997)-20(2006);<br />

CNS Drugs. – Vol. 1 (1994)– . – Mairangi Bay: Adis International Limited.<br />

ISSN: 1172-7047<br />

Mensile;<br />

1(1994)-17(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Cognitive brain research: a section of Brain Research devoted to the publication of<br />

cognitive and computational studies. – Vol. 1 (1992)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0926-6410<br />

Bimestrale;<br />

Sezione di Brain research;<br />

6(1997)-21(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Cognitive neuropsychology. – Vol. 1 (1984)– . – Basingstoke: Psychology Press.<br />

ISSN: 0264-3294<br />

8 numeri l’anno;<br />

10(1993)-23(2006);<br />

Consciousness and cognition. – Vol. 1 (1992)– . – Orlando: Academic Press.<br />

ISSN: 1053-8100<br />

Trimestrale;<br />

6(1997)-13(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Contemporary urology. – Vol. 1 (1989)– . – Montvale: Medical Economics Company.<br />

12 (2000)–<br />

ISSN: 1042-2250<br />

Mensile;<br />

12(2000)-15(2003);<br />

Lac. 2000;<br />

Cortex: a journal devoted to the study of the nervous system and behavior. – Vol. 1<br />

(1964)– . – Milano: Masson.<br />

ISSN: 0010-9452<br />

Bimestrale;<br />

12(1976)-15(1979); 19(1983)-27(1991); 29 (1993)–<br />

Lac. 1986;<br />

Critical care nurse. – Vol. 1 (1980)– . – Aliso Viejo: InnoVision Group.<br />

ISSN: 0279-5442<br />

Bimestrale;<br />

19(1999)-23(2003);<br />

Lac. 2001;<br />

116 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Current biology. – Vol. 1 (1991)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />

ISSN: 0960-9822<br />

Quindicinale;<br />

11(2001)-12(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Current contents : life sciences. – Vol. 10 (1967)– . – Philadelphia: Institute for Scientific<br />

Information.<br />

ISSN: 0011-3409<br />

Settimanale;<br />

Già: Current Contents;<br />

37(1994)-38(1995);<br />

Lac. 1994-1995;<br />

Current opinion in immunology. – Vol. 1 (1988). – Oxford: Elsevier.<br />

ISSN: 0952-7915<br />

Bimestrale;<br />

15(2003)-16(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Current opinion in neurobiology. – Vol. 1 (1991)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0959-4388<br />

Bimestrale;<br />

3(1993)-14(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Current opinion in neurology / sponsored by the World Federation of Neurology<br />

Research Group on Neurological Education. – Vol. 6, n. 5 (1993)– . – Hagerstown: Lippincott<br />

Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 1350-7540<br />

Bimestrale;<br />

Già: Current opinion in neurology and neurosurgery;<br />

6(1993)5-16(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Current opinion in neurology and neurosurgery / sponsored by the World Federation<br />

of Neurology Research Group on Neurological Education. – Vol. 1 (1988)–Vol. 6,<br />

n. 4(1993). – Philadelphia: Current Science.<br />

ISSN: 0951-7383<br />

Bimestrale;<br />

Poi: Current opinion in neurology;<br />

6(1993)1-4.<br />

Current opinion in psychiatry / the Royal College of Psychiatrists. – Vol. 1 (1988)– .<br />

– Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0951-7367<br />

Bimestrale;<br />

6(1993)-16(2003);<br />

Lac. 2000;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 117


Sezione I<br />

Current pain and headache reports. – Vol. 5 (2001)– . – Philadelphia: Current Science<br />

Inc.<br />

ISSN: 1531-3433<br />

Bimestrale;<br />

Già: Current review of pain;<br />

5 (2001)–<br />

Current protocols in cell biology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in cytometry (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in human genetics (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in immunology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in molecular biology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in neuroscience (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current protocols in protein science (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />

2004–<br />

Current review of cerebrovascular disease. – 1993– . – First edition. – Philadelphia:<br />

Current Medicine.<br />

ISSN: 1068–2252<br />

Annuale;<br />

1993–1996;<br />

Current review of pain. – 1994-2000. – Philadelphia: Current Science Inc.<br />

ISSN: 1069–5850<br />

Bimestrale;<br />

Poi: Current pain and headache reports;<br />

1994-2000.<br />

Dementia and geriatric cognitive disorders. – Vol. 8 (1997)– . – Basel: Karger.<br />

ISSN: 1420-8008<br />

8 num. l’anno;<br />

Già: Dementia;<br />

15(2003)-16(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Developmental brain dysfunction. – Vol. 6 (1993)– . – Basel: S. Karger.<br />

Pubblicato in collaborazione con l’Oasi Maria SS. Istituto per la Ricerca sul Ritardo<br />

Mentale e l’Involuzione Cerebrale (Troina).<br />

ISSN: 1019-5815<br />

118 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Bimestrale;<br />

Già: Brain dysfunction;<br />

6(1993)-9(1996);<br />

Lac. 1995-1996;<br />

Developmental medicine and child neurology / officially designated journal of the<br />

American Academy for Cerebral Palsy and Developmental Medicine and of the British<br />

Paediatric Neurology Association. – Vol. 4 (1962)– . – London: Mac Keith Press; New<br />

York: Cambridge University Press.<br />

ISSN: 0012–1622<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: Developmental medicine and child neurology. Supplement;<br />

Già: Cerebral palsy bulletin;<br />

37(1995)–45(2003);<br />

Lac. 1997;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Developmental medicine and child neurology. Supplement / officially designated<br />

journal of the American Academy for Cerebral Palsy and Developmental Medicine and<br />

of the British Paediatric Neurology Association. – N. 5 (1962)– . – London: Mac Keith<br />

Press; New York: Cambridge University Press.<br />

ISSN: 0419-0238<br />

Supplemento a: Developmental medicine and child neurology;<br />

Già: Cerebral palsy bulletin. Supplement;<br />

38(1996)-45(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Developmental neuropsychology: [an international journal of life-span issues in<br />

neuropsychology]. – Vol. 1 (1985)– . – Mahwah: Lawrence Erlbaum Associates.<br />

ISSN: 8756-5641<br />

Trimestrale;<br />

11(1995)-24(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Disability and rehabilitation: [an international multidisciplinary journal]. – Vol. 14<br />

(1992)– . – London: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0963-8288<br />

Mensile;<br />

Già: International disability studies;<br />

16(1994)-28(2006);<br />

Electroencephalography and clinical neurophysiology: official organ of the International<br />

Federation of Clinical Neurophysiology. – Vol. 1 (1949)-Vol. 107 (11998). –<br />

Limerick: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0013-4649<br />

Mensile;<br />

Chiamato anche: The EEG Journal;<br />

Include dal 1984 “ Electroencephalography and clinical neurophysiology. Evoked<br />

potentials ” e dal 1991 “ Electroencephalography and clinical neurophysiology. Electromiography<br />

and motor control ”;<br />

Poi: Clinical neurophysiology;<br />

90(1994)-107(1998).<br />

2006 119


Sezione I<br />

Electroencephalography and clinical neurophysiology. Electromyography and<br />

motor control: official organ of the International Federation of Clinical Neurophysiology.<br />

– 1991-1998. – Limerick: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0924-980X<br />

Bimestrale;<br />

Sezione di Electroencephalography and clinical neurophysiology;<br />

Poi: Clinical neurophysiology;<br />

93(1994)-109(1998).<br />

Electroencephalography and clinical neurophysiology. Evoked potentials: official<br />

organ of the International Federation of Clinical Neurophysiology. – 1984-1998. –<br />

Limerick: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0168-5597<br />

Bimestrale;<br />

Sezione di Electroencephalography and clinical neurophysiology;<br />

Poi: Clinical neurophysiology;<br />

92(1994)-108(1998).<br />

Epilepsia / International League Against Epilepsy. – Vol. 1 (1909)– . – Malden: Blackwell.<br />

ISSN: 0013-9580<br />

Mensile;<br />

34(1993)-44(2003);<br />

Lac. 1996;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Epilepsy & behavior. – Vol. 1 (2000)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 1525-5050<br />

Bimestrale;<br />

2(2001)-3(2002);<br />

Lac. 2002;<br />

Epilepsy research. – Vol. 1 (1987)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0920-1211<br />

Mensile;<br />

17(1994)-62(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Ergonomics: an international journal of research and practice in human factors and<br />

ergonomics / the official journal of the Ergonomics Society and International<br />

Ergonomics Association. – Vol. 1 (1957)– . – London: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0014-0139<br />

Mensile;<br />

37(1994)-39(1996);<br />

Europa medicophysica: official journal of the European Federation of Physical Medicine<br />

and Rehabilitation; Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione. – Vol. 1<br />

(1965)– . – Torino: Minerva Medica.<br />

ISSN: 0014-2573<br />

Trimestrale;<br />

20(1984)-24(1988); 28 (1992)–<br />

Lac. 1986-1987;<br />

120 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

European journal of applied physiology. – Vol. 81 (2000)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 1493-6319<br />

Mensile;<br />

Già: European journal of applied physiology and occupational physiology;<br />

81(2000)-95(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

European journal of applied physiology and occupational physiology. – Vol. 32<br />

(1973)-Vol. 80 (1999). – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 1439-6319<br />

Mensile;<br />

Già: Internationale zeitschrift fur angewandte physiologie einschliesslich arbeitsphysiologie;<br />

Poi: European journal of applied physiology;<br />

68(1994)-80(1999).<br />

European journal of human genetics (Online) / European Society of Human<br />

Genetics. – Vol. 6 (1998)– . – [??]: Nature Publishing Group.<br />

ISSN: 1018-4813<br />

Mensile;<br />

6 (1998)–<br />

European journal of immunology / associated with the European Federation of<br />

Immunological Society. – Vol. 1 (1971)– . – Weinheim: Wiley-Vch.<br />

ISSN: 0014-2980<br />

Mensile;<br />

28(1998)-33(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

European journal of neurology: the official journal of the European Federation of<br />

Neurological Societies. – Vol. 1 (1994)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 1351-5101<br />

Bimestrale;<br />

2 (1995)-10(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

European journal of neuroscience / published on behalf of the European Neuroscience<br />

Association. – Vol. 1 (1989)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0953-816X<br />

Quindicinale;<br />

10(1998)-18(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

European journal of sports traumatology and related research: official journal of<br />

the EFOST (European Federation of National Associations of Orthopedic Sports<br />

Traumatology). – Vol. 23 (2001)– . – Milano: Editrice Kurtis.<br />

ISSN: 1592-3894<br />

Trimestrale;<br />

Già: Journal of sports traumatology and related research;<br />

23 (2001);<br />

2006 121


Sezione I<br />

European neurology. – Vol.1 (1968)– . – Basel: S. Karger.<br />

ISSN: 0014-3022<br />

8 numeri l’anno;<br />

Prosegue in parte: Psychiatria et neurologia;<br />

34(1994)-50(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

European respiratory journal: official journal of the European Respiratory Society.<br />

– Vol. 1 (1988)– . – Copenhagen: European Respiratory Society, Munksgaard International<br />

Publishers.<br />

ISSN: 0903-1936<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: European respiratory journal. Supplement<br />

Deriva dalla fusione di “ Bulletin Europeen de physiopathologie respiratoire ” e<br />

“ European journal of respiratory diseases ”;<br />

15(2000)-26(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

European respiratory journal. Supplement: official journal of the European Respiratory<br />

Society. – 1 (1988)– . – Copenhagen: European Respiratory Society, Munksgaard<br />

International Publishers.<br />

ISSN: 0904-1850<br />

Supplemento a: European respiratory journal;<br />

Già: European journal of respiratory diseases. Supplement;<br />

18(2001)22(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

European urology: official journal of the European Association of Urology; Società<br />

Italiana di Urologia. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Elsevier.<br />

ISSN: 0302-2838<br />

Mensile;<br />

37(2000)-46(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

European urology. Supplements: official journal of the European Association of<br />

Urology. – (2002)– . – Oxford: Elsevier.<br />

ISSN: 1569-9056<br />

Irregolare;<br />

(2002)-2004;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Exercise and sports sciences reviews (Online) / American College of Sports Medicine.<br />

– Vol. 1 (1973)– . – Baltimore (MD): Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 1538-3008<br />

Trimestrale;<br />

29 (2001)–<br />

Experimental brain research. – Vol. 1 (1966)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0014-4819<br />

Quindicinale;<br />

124(1999)-153(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

122 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Experimental neurology: a journal of neuroscience research. – Vol. 1 (1959)– . – San<br />

Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 0014-4886<br />

Mensile;<br />

Dal 1994 viene pubblicato Experimental neurology, Part B con il titolo: “ Neurobiology<br />

of disease ”;<br />

Assorbe dal 1997: Neurodegeneration;<br />

125(1994)-190(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Gait & posture: official journal of Gait and Clinical Movement Analysis Society;<br />

European Society of Movement Analysis in Adults and Children; Società Italiana di<br />

Analisi del Movimento in Clinica. – Vol. 1 (1993)– . – Amsterdam: Elsevier.<br />

ISSN: 0966-6362<br />

Mensile;<br />

17(2003)-20(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale. – 1986–<br />

. – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />

ISSN: 1124-0725<br />

Quotidiano;<br />

Già: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima;<br />

Ha come supplemento: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento<br />

ordinario. Serie generale;<br />

1995-2001;<br />

Lac. 2000-2001;<br />

Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale (Online).<br />

– 1988– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />

ISSN: 1124-0725<br />

Quotidiano;<br />

Già: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima;<br />

Ha come supplemento: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento<br />

ordinario. Serie generale;<br />

1988–<br />

Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento ordinario. Serie generale.<br />

– ??– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />

Supplemento a: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale;<br />

ISSN: 1124-0784<br />

1995-2001;<br />

Lac. 2000-2001;<br />

Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento ordinario. Serie generale<br />

(Online). – 1988– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />

Supplemento a: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale;<br />

ISSN: 1124-0784<br />

1988–<br />

2006 123


Sezione I<br />

Gerontology: international journal of experimental and clinical gerontology / organ<br />

of the International Association of Gerontology. – Vol. 22 (1976)– . – Basel: S. Karger.<br />

ISSN: 0304-324X<br />

Bimestrale;<br />

Deriva dalla fusione di “ Gerontologia ” e “ Gerontologia clinica ”;<br />

41(1995)-49(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Giornale di neuropsichiatria dell’età evolutiva: organo ufficiale della Società Italiana<br />

di Neuropsichiatria Infantile. – Vol. 1 (1981)– . – Pisa: Pacini Editore.<br />

ISSN: 0392-4483<br />

Trimestrale;<br />

15 (1995)–<br />

Giornale italiano di medicina riabilitativa: rivista di formazione, aggiornamento<br />

professionale ed informazione della SIMFER. – Vol. 1 (1987)– . – Modena: COPTIP<br />

Industrie Grafiche.<br />

Trimestrale;<br />

1(1987)-10(1996);<br />

Glia. – Vol. 1 (1988)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 0894-1491<br />

14 numeri l’anno;<br />

13(1995)– 44(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Headache: [the journal of head and face pain]: the journal of the American Association<br />

for the Study of Headache. – Vol. 1 (1961)– . – Malden: Blackwell.<br />

ISSN: 0017-8748<br />

10 numeri l’anno;<br />

36(1996)-43(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Hippocampus. – Vol. 1 (1991)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 1050-9631<br />

Bimestrale;<br />

9(1999)-13(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Human brain mapping: a journal devoted to functional neuroanatomy and neuroimaging.<br />

– Vol. 1 (1993)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 1065-9471<br />

Mensile;<br />

6(1998)-20(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Human genetics. – Vol. 31 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0340-6717<br />

Già: Humangenetik;<br />

110(2002)-113(2003);<br />

Human molecular genetics. – Vol. 1 (1992)– . – Oxford: Oxford University Press.<br />

ISSN: 0964-6906<br />

124 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Quindicinale;<br />

11(2002)-12(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Human mutation (Online). – Vol. 9 (1997)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 1098-1004<br />

Bimestrale;<br />

9 (1997)–<br />

Immunity (Online). – Vol. 4 (1996)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />

ISSN: 1074-7613;<br />

Mensile;<br />

4 (1996)–<br />

International journal of language & communication disorders / Royal College of<br />

Speech & Language Therapists. – Vol. 1 (1998)– . – Oxon: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 1368-2822<br />

Trimestrale;<br />

Già: European journal of disorders of communication;<br />

35(2000)-41(2006);<br />

International journal of rehabilitation and health. – Vol. 1 (1995)– . – New York:<br />

Kluwer Academic / Plenum Publishers.<br />

ISSN: 1068-9591<br />

Trimestrale;<br />

1(1995)-5(2000);<br />

Lac. 1995; 2000;<br />

International journal of rehabilitation research. – Vol. 1 (1978)– . – Hagerstown:<br />

Lippincott Wiliams & Wilkins.<br />

ISSN: 0342-5282<br />

Trimestrale;<br />

17(1994)-26(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Investigative ophthalmology and visual science: official publication of the Association<br />

for Research in Vision and Ophthalmology. – Vol. 16 (1977)– . – Rockville: Association<br />

for Research in Vision and Ophthalmology.<br />

ISSN: 0146-0404<br />

Mensile;<br />

Già: Investigative ophthalmology;<br />

38(1997)-46(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

The Italian journal of neurological sciences: official journal of the Italian Neurological<br />

Society. – Vol. 1 (1979)-Vol. 20 (1999). – Milano: Masson.<br />

ISSN: 0392-0461<br />

Mensile;<br />

Poi: Neurological sciences;<br />

3(1982)-8(1987); 13(1992)-20(1999).<br />

Lac. 1994; 1997; 1999.<br />

2006 125


Sezione I<br />

Italian journal of sports traumatology: official journal of the Italian Society of<br />

Sports Traumatology. – Vol. 1 (1979)-Vol. 11 (1989). – Milano: Kurtis.<br />

ISSN: 0391-4089<br />

Trimestrale;<br />

Poi: Journal of sports traumatology and related research;<br />

8(1986)-11(1989).<br />

Lac. 1986-1989.<br />

Journal of applied physiology / American Physiological Society. – Vol. 58 (1985)– .<br />

– Bethesda: American Physiological Society.<br />

ISSN: 8750-7587<br />

Mensile;<br />

Già: Journal of applied physiology: respiratory, environmental and exercise physiology;<br />

80(1996)-95(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of biological rhythms: official publication of the Society for Research on<br />

Biological Rhythms. – Vol. 1 (1986)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />

ISSN: 0748-7304<br />

Bimestrale;<br />

10(1995)-21(2006);<br />

Journal of biomechanics / affiliated with the American Society of Biomechanics, the<br />

European Society of Biomechanics, the International Society of Biomechanics and<br />

the Japanese Society for Clinical Biomechanics and related research. – Vol. 1 (1968)–<br />

. – Oxford: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0021-9290<br />

Mensile;<br />

34(2001)-37(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Journal of cardiopulmonary rehabilitation: official journal of the American Association<br />

of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation and the Canadian Association<br />

of Cardiac Rehabilitation. – Vol. 5 (1985)– . – Hagerstown: Lippincott Williams &<br />

Wilkins.<br />

ISSN: 0883-9212<br />

Bimestrale;<br />

Già: Journal of cardiac rehabilitation:<br />

20(2000)-23(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of cerebral blood flow and metabolism: official journal of the International<br />

Society of Cerebral Blood Flow and Metabolism. – Vol. 1 (1981)– . – Hagerstown:<br />

Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0271-678X<br />

Mensile;<br />

Dal 1997 assorbe: Cerebrovascular and brain metabolism reviews;<br />

13(1993)-23(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

126 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Journal of child language. – Vol. 1 (1974)– . – Cambridge: Cambridge University<br />

Press.<br />

ISSN: 0305-0009<br />

Quadrimestrale;<br />

22(1995)-30(2003);<br />

Lac. 2002;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of clinical and experimental neuropsychology: official journal of the International<br />

Neuropsychological Society. – Vol. 7 (1985)-Vol. 15 (1993). – Lisse: Swets &<br />

Zeitlinger.<br />

ISSN: 1380-3395<br />

Bimestrale;<br />

Già: Journal of Clinical Neuropsychology;<br />

Neuropsychology, development, and cognition. Section A;<br />

7(1985)-9(1987); 15(1993)-28(2006);<br />

Lac. 1985-1987;<br />

Journal of clinical investigation: the publication of the American Society for Clinical<br />

Investigation. – Vol. 1 (1924)– . – Ann Arbor: American Society for Clinical Investigation.<br />

ISSN: 0021-9738<br />

Quindicinale;<br />

107(2001)-115(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Journal of clinical neuropsychology. – Vol. 1 (1979)-Vol. 6 (1984). – Lisse: Swets &<br />

Zeitlinger.<br />

ISSN: 0165-0475<br />

Trimestrale;<br />

Poi: Journal of clinical and experimental neuropsychology;<br />

2(1980)-4(1982);<br />

Lac. 1982;<br />

Journal of clinical psychiatry. – Vol. 39 (1978)– . – Memphis: Physicians Postgraduate<br />

Press<br />

ISSN: 0160-6689<br />

Mensile;<br />

Include anche: “ The journal of clinical psychiatry. Monographs series ”;<br />

Già: Diseases of the nervous system;<br />

60(1999)-67(2006);<br />

Journal of cognitive neuroscience. – Vol. 1 (1989)– . – Cambridge, MA: MIT Press.<br />

ISSN: 0898-929X<br />

8 numeri l’anno;<br />

5(1993)-15(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of computer assisted tomography: a radiological journal dedicated to the<br />

basic and clinical aspects of reconstructive tomography. – Vol. 1 (1977)– . – Hagerstown:<br />

Lippincott Williams & Wilkins.<br />

2006 127


Sezione I<br />

ISSN: 0363-8715<br />

Bimestrale;<br />

21(1997)-27(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of experimental child psychology. – Vol. 1 (1964)– . – San Diego; Orlando:<br />

Elsevier.<br />

ISSN: 0022-0965<br />

Mensile;<br />

59(1995)-89(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The journal of experimental medicine. – Vol. 1 (1896)– . – New York: Rockefeller<br />

University Press.<br />

ISSN: 0022-1007<br />

Quindicinale;<br />

187(1998)-198(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of experimental psychology human perception and performance / American<br />

Psychological Association. – Vol. 1 (1975)– . – Washington, DC: American Psychological<br />

Association.<br />

ISSN: 0096-1523<br />

Bimestrale;<br />

Continua in parte: Journal of experimental psychology;<br />

22 (1996)–<br />

The journal of head trauma rehabilitation. – Vol. 1 (1986)– . – Hagerstown: Lippincott<br />

Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0885-9701<br />

Bimestrale;<br />

11(1996)-19(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The Journal of immunology. – Vol. 1 (1916)– . – Bethesda: The American Association<br />

of Immunologists.<br />

ISSN: 0022-1767<br />

Quindicinale;<br />

161(1998)-171(2003);<br />

Lac. 1998;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of intellectual disability research: [the official scientific journal of the<br />

International Association for the Scientific Study of Intellectual Disability]. – Vol. 36<br />

(1992)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0964-2633<br />

8 numeri l’anno;<br />

Chiamato anche: JIDR;<br />

Già: Journal of mental deficiency research;<br />

39(1995)-47(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

128 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Journal of leukocyte biology: an official publication of the Society for Leukocyte<br />

Biology. – Vol. 35 (1984)– . Bethesda: Federation of American Societies for Experimental<br />

Biology.<br />

Mensile;<br />

Già: RES. Journal of the reticuloendothelial Society;<br />

75(2004)-80(2006);<br />

The journal of nervous and mental disease. – Vol. 3 (1876)– . – Hagerstown: Lippincott<br />

Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0022-3018<br />

Mensile;<br />

Già: Chicago journal of nervous and mental disease;<br />

185(1997)-192(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Journal of neural transmission. – Vol. 33 (1972)-Vol. 77 (1989); Vol. 103 (1996)– . –<br />

Wien: Springer.<br />

ISSN: 0300-9564<br />

Mensile;<br />

Dal 1989 si scinde in “ Journal of neural transmission Parkinson’s disease and dementia<br />

section ” and “ Journal of neural transmission. General section ”;<br />

Continua: Journal of neuro-visceral relations e Journal of the International Society for<br />

neuro-vegetative research;<br />

103(1996)-110(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neural transmission Parkinson’s disease and dementia section. – Vol. 1<br />

(1989)-Vol. 10 (1995). – Wien: Springer.<br />

ISSN: 0936-3076<br />

Bimestrale;<br />

Continua in parte: Journal of neural transmission;<br />

9-10 (1995).<br />

Journal of neurochemistry: official journal of the International Society for Neurochemistry.<br />

– Vol. 1 (1956)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0022-3042<br />

Quindicinale;<br />

64(1995)-87(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neuroendocrinology. – Vol. 1 (1989)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0953-8194<br />

Mensile;<br />

9(1997)-15(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neurogenetics. – Vol. 1 (1983)– . – London: Taylor & Francis.<br />

Trimestrale;<br />

ISSN: 0167-7063<br />

11(1996)-12(1998); 16(2002)-17(2003);<br />

2006 129


Sezione I<br />

Journal of neuroimmunology: official journal of the International Society for Neuroimmunology.<br />

– Vol. 1 (1981)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0165-5728<br />

Mensile;<br />

110 (2000)-157(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Journal of neurologic rehabilitation: the official journal of the American Society of<br />

Neurorehabilitation et al. – Vol. 1 (1987)-Vol. 12 (1998). – New York: Demos Medical<br />

Publishing.<br />

ISSN: 0888-4390<br />

Trimestrale;<br />

Poi: Neurorehabilitation and neural repair;<br />

11(1997)-12(1998).<br />

Journal of neurology: official journal of the European Neurological Society. – Vol.<br />

207 (1974)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0340-5354<br />

Mensile;<br />

Già: Zeitschrift für Neurologie;<br />

240(1993)-250(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neurology neurosurgery and psychiatry. – Vol. 7 (1944)– . – London:<br />

BMJ Publishing Group.<br />

ISSN: 0022-3050<br />

Mensile;<br />

Ha come supplemento: Neurology in practice;<br />

Già: Journal of neurology and psychiatry;<br />

56(1993)-74(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neuropathology and experimental neurology: official journal of the<br />

American Association of Neuropathologists. – Vol. 1 (1942)– . – Lawrence: American<br />

Association of Neuropathologists.<br />

ISSN: 0022-3069<br />

Mensile:<br />

56(1997)-64(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Journal of neurophysiology / published by the American Physiological Society. –<br />

Vol. 1 (1938)– . – Bethesda: American Physiological Society.<br />

ISSN: 0022-3077<br />

Mensile;<br />

73(1995)-90(2003);<br />

Lac. 1997;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of neuroscience: the official journal of the Society for Neuroscience. – Vol. 1<br />

(1981)– . – Washington, DC: Society for Neuroscience.<br />

ISSN: 0270-6474<br />

130 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Settimanale;<br />

15(1995)-25(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Journal of neurosurgery / American Association of Neurological Surgeons. –<br />

Vol. 1 (1994)– . – Rolling Meadows (IL) : American Association of Neurological Surgeons.<br />

Mensile;<br />

Ha come supplementi: “ Journal of neurosurgery: Pediatrics ” e “ Journal of Neurosurgery:<br />

Spine ”;<br />

100(2004)-105(2006);<br />

Journal of neurosurgery: Pediatrics / American Association of Neurological Surgeons.<br />

– Vol. 1 [1999?]– . – Rolling Meadows (IL): American Association of Neurological<br />

Surgeons.<br />

Mensile;<br />

Supplemento a “ Journal of neurosurgery ”;<br />

100(2004)-102(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Journal of neurosurgery: Spine / American Association of Neurological Surgeons. –<br />

Vol. 1 (1999)– . – Rolling Meadows (IL): American Association of Neurological Surgeons.<br />

Mensile;<br />

Supplemento a “ Journal of neurosurgery ”;<br />

(2004)-(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Journal of neurotrauma: the journal of the Neurotrauma Society. – Vol. 5 (1988)– .<br />

– Larchmont: Mary Ann Liebert.<br />

ISSN: 0897-7151<br />

Mensile;<br />

Già: Central nervous system trauma;<br />

11(1994)-20(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The journal of pharmacology and experimental therapeutics: a publication of the<br />

American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics. – Vol. 1 (1909)–<br />

. – Bethesda: The American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics.<br />

ISSN: 0022-3565<br />

Mensile;<br />

272(1995)-307(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The journal of physiology / Physiological Society. – Vol. 1 (1878)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0022-3751<br />

Quindicinale;<br />

482(1995)-553(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 131


Sezione I<br />

Journal of psycholinguistic research. – Vol. 1 ( 1971/1972)– . – New York: Kluwer<br />

Academy / Plenum Publishers.<br />

ISSN: 0090-6905<br />

Bimestrale;<br />

1(1971/1972)-32(2003);<br />

Lac. 1971-1973; 1992;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of rehabilitation medicine. – Vol. 33 (2001)– . – Stockholm: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 1650-1977<br />

Bimestrale;<br />

Già: Scandinavian journal of rehabilitation medicine;<br />

33(2001)-38(2006);<br />

Journal of rehabilitation research and development / Rehabilitation Research and<br />

Development Service, Department of veterans Affairs. – Vol. 21 (1984)– . – Baltimore:<br />

Rehabilitation Research and Development Service, Scientific and Technical Publications<br />

Section.<br />

ISSN: 0007-506X<br />

Trimestrale;<br />

Già: Journal of rehabilitation r and d;<br />

29(1992)-37(2000);<br />

Lac. 2000;<br />

Journal of rehabilitation sciences. – Vol. 1 (1988)-Vol. 9 (1996). – Assen: Van Gorcum<br />

and Comp.<br />

ISSN: 0929-6719<br />

Trimestrale;<br />

Assorbito dal 1997 da: Clinical rehabilitation;<br />

9(1996).<br />

Journal of spinal cord medicine: official journal of the American Paraplegia Society.<br />

– Vol. 18 (1995)– . – New York: American Paraplegia Society.<br />

ISSN: 1079-0268<br />

Trimestrale;<br />

Già: Journal of the American Paraplegia Society;<br />

26(2003)-29(2006);<br />

Journal of sports traumatology and related research: official journal of the Italian<br />

Society of Sports Traumatology. – Vol. 12 (1990)-Vol. 22 (2000) . – Milano: Editrice<br />

Kurtis.<br />

ISSN: 1120-3137<br />

Trimestrale;<br />

Già: Italian journal of sports traumatology;<br />

Poi: European journal of sports traumatology and related research;<br />

15(1993)-22(2000).<br />

Lac. 1995; 1998-2000.<br />

Journal of the American Geriatrics Society: official journal of the American Geriatrics<br />

Society. – Vol. 1 (1953)– . – Malden: Blackwell.<br />

ISSN: 0002-8614<br />

Mensile;<br />

132 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

50(2002)-51(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of the autonomic nervous system. – Vol. 1 (1979)-Vol. 81 (2000). – Amsterdam:<br />

Elsevier Science.<br />

ISSN: 1566-0702<br />

Mensile;<br />

Poi: Autonomic neuroscience;<br />

46(1994)-81(2000).<br />

Journal of the International Neuropsychological Society. – Vol. 1 (1995)– . – Cambridge:<br />

Cambridge University Press.<br />

ISSN: 1355-6177<br />

Bimestrale;<br />

2(1996)-9(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of the neurological sciences: official bulletin of the World Federation of<br />

Neurology. – Vol. 1 (1964)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0022-510X<br />

Quindicinale;<br />

143(1996)-227(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Journal of urology: official journal of American Urological Association. – Vol. 1<br />

(1917)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0022-5347<br />

Mensile;<br />

163(2000)-170(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Journal of vocational rehabilitation. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam: IOS Press.<br />

ISSN: 1052-2263<br />

Trimestrale;<br />

10(1998)-19(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

KS. kinesitherapie scientifique. – ??– . – Paris: Societé de presse et d’édition de la<br />

Kinesitherapie.<br />

ISSN: 0023-1576<br />

Mensile;<br />

319(1993)-375(1998);<br />

The Lancet. – Vol. 1 (1823)– . – London: The Lancet Publishing Group.<br />

ISSN: 0140-6736<br />

Settimanale;<br />

353(1999)-364(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Language and cognitive processes. – Vol. 1 (1985)– . – Hove: Psychology Press.<br />

ISSN: 0169-0965<br />

Bimestrale;<br />

10(1995)-21(2006);<br />

2006 133


Sezione I<br />

Language and speech. – Vol. 1 (1958)– . – London: Kingston Press.<br />

ISSN: 0023-8309<br />

Trimestrale;<br />

38(1995)-49(2006);<br />

Learning and memory. – Vol. 1 (1994)– . – Cold Spring Harbor, NY: Cold Spring Harbor<br />

Laboratory Press.<br />

ISSN: 1072-0502<br />

Bimestrale;<br />

2(1995)-13(2006);<br />

Learning disabilities research and practice: a publication of the Division for Learning<br />

Disabilities Council for Exceptional Children. – Vol. 6 (1991)– . – London: Blackwell.<br />

ISSN: 0938-8982<br />

Trimestrale;<br />

Chiamato anche LDRP;<br />

Deriva dalla fusione di “ Learning disabilities focus ” e “ Learning disabilities<br />

research ”;<br />

10(1995)-18(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Lung: an international journal on lungs, airways, and breathing. – Vol. 154 (1976)– .<br />

– New York: Springer.<br />

ISSN: 0341-2040<br />

Bimestrale;<br />

Già: Pneumonologie;<br />

178 (2000)-181(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Magnetic resonance imaging. – Vol. 1 (1982)– . – New York: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0730-725X<br />

10 numeri l’anno;<br />

15(1997)-22(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Magnetic resonance in medicine: an official journal of the International Society for<br />

Magnetic Resonance in Medicine. – Vol. 1 (1984)– . – Hoboken: Wiley Liss.<br />

ISSN: 0740-3194<br />

Mensile;<br />

37(1997)-50(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Medical and biological engineering and computing: incorporating cellular engineering:<br />

journal of the International Federation for Medical & Biological Engineering.<br />

– Vol. 15 (1977)– . – Stevenage: Peter Peregrinus.<br />

ISSN: 0140-0118<br />

Bimestrale;<br />

Già: Medical and biological engineering;<br />

41 (2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Memory. – Vol. 1 (1993)– . – Hove: Psychology Press.<br />

ISSN: 0965-8211<br />

134 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Bimestrale;<br />

4(1996)-14(2006);<br />

Memory and cognition: a journal of the Psychonomic Society, Inc. – Vol. 1 (1973)– .<br />

– Austin: Psychonomic Society.<br />

ISSN: 0090-502X<br />

8 numeri l’anno;<br />

Continua in parte: Psychonomic science;<br />

23(1995)-34(2006);<br />

Metabolic brain disease. – Vol. 1 (1986)– . – New York: Kluwer Academic.<br />

ISSN: 0885-7490<br />

Trimestrale;<br />

9(1994)-18(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Methods of information in medicine: an official journal of IMIA. International<br />

Medical Informatics Association. – Vol. 1 (1962)– . – Stuttgart: Schattauer GmbH.<br />

ISSN: 0026-1270<br />

5 num. l’anno;<br />

Già: Medical documentation;<br />

Ha come suppl.: Methods of information in medicine. Supplement;<br />

42(2003)-45(2006);<br />

Monaldi archives for chest disease. Pulmonary series: International journal of cardiopulmonary<br />

medicine and rehabilitation / <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri Care and<br />

Research Institute. – Vol. 48 (1993)– . – Pavia: <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri.<br />

ISSN: 1122-0643<br />

Bimestrale;<br />

Già: Archivio Monaldi per le malattie del torace;<br />

48 (1993)–<br />

Monographs of the Society for research in child development / Society for<br />

Research in Child Development. – Vol. 1 (1935)– . – Malden: Blackwell.<br />

ISSN: 0037-976X<br />

Quadrimestrale;<br />

64(1999)-68(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Movement disorders: official journal of the Movement Disorders Society. – Vol. 1<br />

(1986)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 0885-3185<br />

Bimestrale;<br />

10(1995)- 18(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Multiple sclerosis: clinical and laboratory research. Vol. 1 (1995)– . – London:<br />

Arnold.<br />

ISSN: 1352-4585<br />

Bimestrale;<br />

1(1995)-12(2006);<br />

2006 135


Sezione I<br />

Muscle and nerve: official journal of the American Association of Electrodiagnostic<br />

Medicine. – Vol. 1 (1978)– . – Hoboken: Wiley.<br />

ISSN: 0148-639X<br />

Mensile;<br />

17(1994)-28(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Nature: international weekly journal of science. – Vol. 1 (1869)– . – London: Nature<br />

Publishing Group.<br />

ISSN: 0028-0836<br />

Settimanale;<br />

369(1994)-420(2002);<br />

Lac. 1994;<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Nature biotechnology (Online). – Vol. 1 (2000)– . – New York: Nature Publishing<br />

Group.<br />

Nature genetics. – Vol. 1 (1992)– . – New York: Nature America Inc.<br />

ISSN: 1061-4036<br />

Mensile;<br />

30(2002)-32(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Nature immunology (Online). – Vol. 1 (2000)– . – New York: Nature Publishing<br />

Group.<br />

ISSN: 1529-2916<br />

Mensile;<br />

1 (2000)–<br />

Nature medicine. – Vol. 1 (1995)– . – New York: Nature America.<br />

ISSN: 1078-8956<br />

Mensile;<br />

2(1996)-8(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Nature neuroscience. – Vol. 1 (1998)– . – New York: Nature America.<br />

ISSN: 1097-6256<br />

Mensile;<br />

1(1998)-5(2002);<br />

Lac. 1999;<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Nature reviews immunology (Online). – Vol. 1 (2001)– . – London: Nature Publishing<br />

Group.<br />

ISSN: 1474-1741<br />

Mensile;<br />

1 (2001)–<br />

Nature reviews neuroscience. – Vol. 1 (2000)– . – London: Nature Publishing Group.<br />

ISSN: 1471-0048<br />

136 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Mensile;<br />

2(2001)-3(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Neurobiology of disease. – Vol 1 (1994)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 0969-9961<br />

Bimestrale;<br />

Experimental neurology, part B;<br />

3(1996)-17(2004);<br />

Lac. 1998;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neurocase. – Vol. 1 (1995)– . – Lisse: Swets & Zeitlinger.<br />

ISSN: 1355-4794<br />

Bimestrale;<br />

1(1995)-11(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Neurodegeneration: a journal for neurodegenerative disorders, neuroprotection and<br />

neuroregeneration. – Vol. 1 (1992)-Vol. 5 (1996). – London: Academic Press.<br />

ISSN: 1055-8330<br />

Trimestrale;<br />

Assorbito dal 1997 da: Experimental neurology;<br />

5 (1996).<br />

Neuroepidemiology. – Vol. 1 (1982)– . – Basel: S. Karger.<br />

ISSN: 0251-5350<br />

Bimestrale;<br />

13(1994)-22(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neurogenetics (Online). – Vol. 1 (1997)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 1364-6753<br />

Trimestrale;<br />

1 (1997)–<br />

Neuroimage. – Vol. 1 (1992/1994)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />

ISSN: 1053-8119<br />

Mensile;<br />

1(1992)-23(2004);<br />

Lac. 1995;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neurological research: a journal of progress in neurosurgery, neurology and neurosciences.<br />

– Vol. 1 (1979)– . – Wilton: Forefront Publishing.<br />

ISSN: 0161-6412<br />

8 numeri l’anno;<br />

18(1996)-25(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

2006 137


Sezione I<br />

Neurological sciences: official journal of Italian Neurological Society and of the Italian<br />

Society of Clinical Neurophysiology. – Vol. 21 (2000)– . – Milano: Springer Italia.<br />

ISSN: 1590-1874<br />

Bimestrale;<br />

Già: Italian journal of neurological sciences;<br />

21(2000)-24(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The neurologist. – Vol. 1 (1995)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 1074-7931<br />

Bimestrale;<br />

2(1996)-9(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neurology: official journal of the American Academy of Neurology. – Vol. 1 (1951)– .<br />

– Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0028-3878<br />

Quindicinale;<br />

43(1993)-61(2003);<br />

Lac. 1998;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neurology in practice: continuing education supplement to Journal of neurology<br />

neurosurgery & psychiatry. – Vol. 70 (2001)– . – London: BMJ Publishing.<br />

ISSN: 1473-7086<br />

Trimestrale;<br />

Supplemento a “ Journal of neurology neurosurgery & psychiatry ”;<br />

70(2001)-74(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neuromuscular disorders. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0960-8966<br />

10 numeri l’anno;<br />

5(1995)-14(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neuron. – Vol. 1 (1988)– . – Cambridge (MA): Cell Press.<br />

ISSN: 0896-6273<br />

Quindicinale;<br />

14(1995)-36(2002);<br />

Continua in versione online dal 2003–<br />

Neuropathology and applied neurobiology: journal of the British Neuropathological<br />

Society. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Blackwell.<br />

ISSN: 0305-1846<br />

Bimestrale;<br />

23(1997)-29(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neuropharmacology. – Vol. 9 (1970)– . – Amsterdam: Pergamon; Elsevier.<br />

ISSN: 0028-3908<br />

138 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Mensile;<br />

Già: International journal of neuropharmacology;<br />

34(1995)-47(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neuropsychologia: an international journal in behavioural and cognitive neuroscience.<br />

– Vol. 1 (1963)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />

ISSN: 0028-3932<br />

13 numeri l’anno);<br />

13(1975)-23(1985); 25(1987)-29(1991); 31(1993)-42(2004);<br />

Lac. 1975-1976; 1988;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neuropsychological rehabilitation. – Vol. 1 (1991)– . – Hove: Psychology Press.<br />

ISSN: 0960-2011<br />

5 numeri l’anno;<br />

6(1996)-16(2006);<br />

Neuropsychology.<br />

Association.<br />

ISSN: 0894-4105<br />

Trimestrale;<br />

11 (1997)–<br />

– Vol. 1 (1987)– . – Washington, DC: American Psychological<br />

Neuropsychology abstracts / American Psychological Association. – Vol. 5 (1996)– .<br />

– Washington, DC: American Psychological Association.<br />

ISSN: 1083-4915<br />

Trimestrale;<br />

Già: Psycscan: Neuropsychology;<br />

5(1996)-8(1999);<br />

Neuropsychopharmacology: official pubblication of the American College of Neuropsychopharmacology.<br />

– Vol. 1 (1987)– . – Basingstoke: Nature Publishing Group.<br />

ISSN: 0893-133X<br />

Mensile;<br />

16(1997)-28(2003);<br />

Lac. 1999;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neuroradiology: official organ of the European Society of Neuroradiology; organ of<br />

the Japanese Neuroradiological Society. – Vol. 1 (1970)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0028-3940<br />

Mensile;<br />

39(1997)-45(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neurorehabilitation: an interdisciplinary journal. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam:<br />

IOS Press.<br />

ISSN: 1053-8135<br />

Trimestrale;<br />

10(1998)-18(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 139


Sezione I<br />

Neurorehabilitation and neural repair: the official journal of the American Society<br />

of Neurorehabilitation et al. – Vol. 13 (1999)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />

ISSN: 1545-9683<br />

Trimestrale;<br />

Già: Journal of neurologic rehabilitation;<br />

13(1999)-20(2006);<br />

Neuroreport: an international journal for the rapid communication of research in<br />

neuroscience. – Vol. 1 (1990 )– . – London: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0959-4965<br />

18 numeri l’anno;<br />

6(1995)-14(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Neuroscience: an international journal under the editorial direction of International<br />

Brain Research Organization. – Vol. 1 (1976)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />

ISSN: 0306-4522<br />

Quindicinale;<br />

64(1995)-129(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neuroscience letters: an International multidisciplinary journal devoted to the rapid<br />

publication of basic research in the neurosciences. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Elsevier<br />

Science.<br />

ISSN: 0304-3940<br />

Settimanale;<br />

297(2001)-372(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The neuroscientist: reviews at the interface of basic and clinical neurosciences. – Vol. 1<br />

(1995)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />

ISSN: 1073-8584<br />

Bimestrale;<br />

2(1996)-12(2006);<br />

Neurosurgery: official journal of the Congress of Neurological Surgeons. – Vol. 1<br />

(1973)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

Mensile;<br />

54(2004)-55(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Neurourology and urodynamics: the official journal of the International Continence<br />

Society and the Society for Urodynamics and Female Urology. – Vol. 1 (1982)–<br />

. – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 0733-2467<br />

Bimestrale;<br />

13(1994)-22(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

The New England journal of medicine. – 1928– . – Waltham: Massachusetts Medical<br />

Society.<br />

140 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

ISSN: 0028-4793<br />

Settimanale;<br />

Già: Boston medical and surgical journal;<br />

328(1993)-355(2006);<br />

News in physiological sciences: an International journal of physiology produced<br />

jointly by the International Union of Physiological Sciences and the American Physiological<br />

Society. – Vol. 1 (1986)-Vol. 19 (2004). – [S.l.]: International Union of Physiological<br />

Sciences; Bethesda: American Physiological Society.<br />

ISSN: 0886-1714<br />

Bimestrale;<br />

Poi: Physiology;<br />

16(2001)-18(2003);<br />

Paraplegia: the international journal of the spinal cord: the official journal of the<br />

International Medical Society of Paraplegia. – Vol. 1 (1963)-Vol. 34, n. 3 (1996). – Basingstoke:<br />

Stockton Press.<br />

ISSN: 0031-1758<br />

Mensile;<br />

Poi: Spinal cord;<br />

4(1966)-5(1967); 7(1969); 11(1973)-12(1974); 14(1976)-21(1983); 23(1985)-34(1996).<br />

Lac. 1966-1967; 1969; 1973-1974; 1976; 1981; 1983; 1987-1989;<br />

Pediatric neurology. – Vol. 1 (1985)– . – New York: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0887-8994<br />

Mensile;<br />

10(1994)-31(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Pediatric radiology: official journal of the European Society of Pediatric Radiology<br />

and the Society for Pediatric Radiology. – Vol. 1 (1973)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0301-0449<br />

Mensile;<br />

27(1997)-33(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004-<br />

Perception and psychophysics: a journal of Psychonomic Society. – Vol. 1 (1966)– .<br />

– Austin: Psychonomic Society Inc.<br />

ISSN: 0031-5117<br />

8 numeri l’anno;<br />

63 (2001)-67(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Pharmacotherapy: the journal of human pharmacology and drug therapy: the official<br />

journal of the American College of Clinical Pharmacy. – Vol. 1 (1981)– . – Boston:<br />

Pharmacotherapy Publications.<br />

ISSN: 0277-0008<br />

Mensile;<br />

19 (1999)–<br />

2006 141


Sezione I<br />

Physiological reviews. – Vol. 1 (1921)– . – Bethesda: American Physiological Society.<br />

Trimestrale;<br />

ISSN: 0031-9333<br />

81(2001)-83(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Physiology: an international journal of physiology produced jointly by the International<br />

Union of Physiological Sciences and the American Physiological Society. – Vol.<br />

20 (2005)– . – [S.l.]: International Union of Physiological Sciences; Bethesda: American<br />

Physiological Society.<br />

ISSN: 1548-9213<br />

Bimestrale;<br />

Già: News in physiological sciences;<br />

20 (2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.<br />

– Vol. 1 (1915)– . – Washington, DC: National Academy of Sciences.<br />

ISSN: 0027-8424<br />

Quindicinale;<br />

94(1997)-101(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Proceedings of the Royal Society of London. Series B: Biological sciences. –<br />

Vol. 76, n. 507 (1905)– . – London: The Royal Society.<br />

ISSN: 0962-8452<br />

Quindicinale;<br />

Già: Proceedings of the Royal Society;<br />

268(2001)-272 (2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

Progress in neurobiology: an international review journal. – Vol. 1 (1973)– . – Amsterdam:<br />

Pergamon; Elsevier Science.<br />

ISSN: 0301-0082<br />

Mensile;<br />

48(1996)-74(2004);<br />

Lac. 1998;<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Progress in retinal and eye research. – Vol. 1 (1982)– . – Amsterdam: Pergamon;<br />

Elsevier Science.<br />

ISSN: 1350-9462<br />

Bimestrale;<br />

16(1997)-23(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Prosthetics and orthotics international: the journal of the International Society for<br />

Prosthetics and Orthotics. – Vol. 1 (1977)– . – Copenhagen : International Society for<br />

Prosthetics and Orthotics.<br />

ISSN: 0309-3646<br />

Quadrimestrale;<br />

21(1997)-30(2006);<br />

142 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Psychopharmacology. – Vol. 47 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0033-3158<br />

Quindicinale;<br />

Già: Psychopharmacologia;<br />

129(1997)-170(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Psychophysiology: the international journal of the Society for Psychophysiological<br />

Research. – Vol. 1 (1964)– . – New York: Cambridge University Press.<br />

ISSN: 0048-5772<br />

Bimestrale;<br />

33(1996)-40(2003);<br />

Lac. 1997;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Psycscan: Neuropsychology / American Psychological Association. – Vol. 1 (1992)-<br />

Vol. 4 (1995). – Washington, DC: American Psychological Association.<br />

ISSN: 1058-6660<br />

Trimestrale;<br />

Poi: Neuropsychological abstracts;<br />

2(1993)-4(1995).<br />

The radiologic clinics of North America. – Vol. 1 (1963)– . – Philadelphia: W.B.<br />

Saunders Company.<br />

ISSN: 0033-8389<br />

Bimestrale;<br />

35(1997)-41(2003);<br />

Radiology. – Vol. 1 (1923)– . – Oak Brook: Radiological Society of North America.<br />

ISSN: 0033-8419<br />

Mensile;<br />

203(1997)-229(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Rehabilitation nursing: advancing the care of persons with chronic illness and disability<br />

across the continuum : the official journal of the Association of Rehabilitation<br />

Nurses. – Glenview: Association of Rehabilitation Nurses.<br />

ISSN: 0278-4807<br />

Bimestrale;<br />

Già: ARN journal;<br />

24(1999)-31(2006);<br />

Research in developmental disabilities. – Vol. 8 (1987)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier<br />

Science.<br />

ISSN: 0891-4222<br />

Bimestrale;<br />

Deriva dalla fusione di: “ Analysis and intervention in developmental disabilities ” e<br />

“ Applied research in mental retardation ”.<br />

17(1996)-25(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

2006 143


Sezione I<br />

Restorative neurology and neuroscience. – Vol. 1 (1989)– . – Amsterdam: IOS Press.<br />

ISSN: 0922-6028<br />

8 numeri l’anno;<br />

5(1993)-24(2006);<br />

Revue neurologique: organe officiel de la Société française de neurologie. – Vol. 1<br />

(1893)– . – Paris: Masson.<br />

ISSN: 0035-3787<br />

Mensile;<br />

149 (1993)–<br />

Saggi. Child development & disabilities / Associazione La Nostra Famiglia Scientific<br />

Institute Eugenio Medea. – Vol. 26 (2000)– . – Milano: Ghedini Libraio.<br />

Trimestrale;<br />

Già: Saggi. Neuropsicologia infantile psicopedagogia riabilitazione;<br />

26 (2000)–<br />

Saggi. Neuropsicologia infantile psicopedagogia riabilitazione / Istituto Scientifico<br />

Eugenio Medea La Nostra Famiglia. – Vol. 1 (1975) – Vol. 25 (1999). – Milano: Masson.<br />

Trimestrale;<br />

Poi: Saggi. Child development & disabilities;<br />

1(1975)-25(1999).<br />

Lac. 1975;<br />

Scandinavian journal of rehabilitation medicine. – Vol. 1 (1969) – Vol. 32 (2000). –<br />

Oslo: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0036-5505<br />

Trimestrale;<br />

Ha come supplemento: Scandinavian journal of rehabilitation medicine. Supplement;<br />

Poi: Journal of rehabilitation medicine;<br />

26(1994)-32(2000).<br />

Scandinavian journal of rehabilitation medicine. Supplement. – N. 1 (1970)-<br />

N. 40 (2000). – Oslo: Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0346-8720<br />

Supplemento a: Scandinavian journal of rehabilitation medicine;<br />

Poi: Journal of rehabilitation medicine. Supplement;<br />

26(1994)-32(2000)30-40.<br />

Scandinavian journal of urology and nephrology / Scandinavian Associations of<br />

Urology and Nephrology. – N. 1 (1970)– . – Basingstoke. Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0036-5599<br />

Ha come supplemento: Scandinavian journal of urology and nephrology. Supplement;<br />

Bimestrale;<br />

34(2000)-40(2006);<br />

Scandinavian journal of urology and nephrology. Supplement / Scandinavian Associations<br />

of Urology and Nephrology. – N. 1 (1968)– . – Basingstoke. Taylor & Francis.<br />

ISSN: 0300-8886<br />

Supplemento a: Scandinavian journal of urology and nephrology;<br />

34(2000)-39(2005);<br />

Continua in versione online dal 2006–<br />

144 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Science / American Association for the Advancement of Science. – 1958– . – Washington,<br />

DC: American Association for the Advancement of Science.<br />

ISSN: 0036-8075<br />

Settimanale;<br />

263(1994)-302 (2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Science and medicine. – Vol. 3, n. 3 (1996)– . – Narberth: Science & Medicine.<br />

ISSN: 1087-3309<br />

Bimestrale;<br />

Continua: Scientific American. Science and medicine<br />

3(1996)-10(2005);<br />

Lac.1996; 2005;<br />

Seminars in neurology. – Vol. 1 (1981)– . – New York: Thieme Medical Publishers.<br />

ISSN: 0271-8235<br />

Trimestrale;<br />

15 (1995)–<br />

Seminars in neuroscience. – Vol. 1 (1989) – Vol. 9 (1998). – London: Academic Press.<br />

ISSN: 1044-5765<br />

Bimestrale;<br />

Conosciuto come “ Seminars in the neurosciences ”: fino al vol. 8, 1996;<br />

7(1995)-9(1998).<br />

Skeletal radiology: journal of the International Skeletal Society: journal of radiology,<br />

pathology and orthopedics. – Vol. 1 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />

ISSN: 0364-2348<br />

Mensile;<br />

26(1997)-32(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Sleep / American Sleep Disorders Association ; Sleep Research Society. – Vol. 1<br />

(1978)– . – Rochester: American Academy of Sleep Medicine.<br />

ISSN: 0161-8105<br />

8 numeri l’anno;<br />

17 (1994)–<br />

Lac. 1998;<br />

Spinal cord: the official journal of the International Medical Society of Paraplegia. –<br />

Vol. 34, n. 4 (1996)– . – Basingstoke: Nature Publishing Group.<br />

ISSN: 1362-4393<br />

Mensile;<br />

Già: Paraplegia;<br />

34 (1996)4–,<br />

Spine: an international journal for the study of the spine. – Vol. 1 (1976)– . – Hagerstown,<br />

MD : Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0362-2436<br />

Quindicinale;<br />

28 (2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

2006 145


Sezione I<br />

Stroke: a journal of cerebral circulation / American Hearth Association. – Vol. 1<br />

(1970)– . – Hoboken: Lippincott Williams & Wilkins.<br />

ISSN: 0039-2499<br />

Mensile;<br />

11(1980)-12(1981); 24(1993)-34(2003);<br />

Lac. 1981; 1993;<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Synapse. – Vol. 1 (1987)– . – New York: Wiley-Liss.<br />

ISSN: 0887-4476<br />

Mensile;<br />

19(1995)-50(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Thorax: the journal of the British Thoracic Society. – Vol. 1 (1946)– . – London:<br />

BMJ Publishing Group<br />

ISSN: 0040-6376.<br />

Mensile;<br />

55(2000)-58(2003);<br />

Continua in versione online dal 2004–<br />

Trends in cognitive sciences. – Vol. 1 (1997)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />

ISSN: 1364-6613<br />

Mensile;<br />

Chiamato anche TINS;<br />

2(1998)-8(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Trends in neurosciences. – Vol. 1 (1978)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />

ISSN: 0166-2236<br />

Mensile;<br />

Chiamato anche: TINS;<br />

16(1993)-27(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Trends in pharmacological sciences: including toxicological sciences. – Vol. 1<br />

(1979)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />

Chiamato anche TIPS;<br />

ISSN: 0165-6147<br />

Mensile;<br />

17(1996)-25(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

The urologic clinics of North America. – Vol. 1 (1974)– . – Philadelphia. W.B. Saunders<br />

Company.<br />

ISSN: 0094-0143<br />

Trimestrale;<br />

27(2000)-30(2003);<br />

146 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

Vision research: an international journal for functional aspects of vision. – Vol. 1<br />

(1961)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />

ISSN: 0042-6989<br />

28 numeri l’anno;<br />

34(1994)-44(2004);<br />

Continua in versione online dal 2005–<br />

Visual cognition. – Vol. 1 (1994)– . – Hove: Psychology Press.<br />

ISSN: 1350-6285<br />

8 numeri l’anno;<br />

3(1996)-14(2006);<br />

2006 147


Sezione I<br />

Altri periodici<br />

A<br />

– Acta phoniatrica latina 1994-96; Lac. 1996;<br />

– AeR: Abilitazione e Riabilitazione 1994–<br />

– Agenda (L’) 1982-89; 1993– Lac. 1994;<br />

– Agenzia ISSOS 1989-92; Lac. 1969-92;<br />

– Agenzia sanitaria italiana 1995– Lac. 1995-03;<br />

– AGI sanità 1999-04; Lac. 2001-04;<br />

– Aias 1983-94; Lac. 1987; 1992; 1993-94;<br />

– AIDID 1999-02;<br />

– AINE 1994-95; Lac. 1994;<br />

– Alt 1989-92; 1994; Lac. 1992; 1994;<br />

– Alzheimer Italia 1998– Lac. 2001;<br />

– Ambiente & sicurezza sul lavoro 1998-01; Lac. 1998-99; 2001;<br />

– Anch’io 1990– Lac. 1990; 1994; 2000;<br />

– Anche noi 1991-92;<br />

– Anffas famiglie 1982-92;<br />

– Anlaids notizie 1996– Lac. 1996-99;<br />

– Annali di reumatologia 1974; 1980; 1986; 1988; Lac. 1986; 1988;<br />

– Antiasma (L’) 1997-01;<br />

– Anziani oggi 1992-02;<br />

– Appunti 1990– Lac. 1999;<br />

– Archimede 1986– Lac. 1986-87; 1989-90; 2001;<br />

– Archivio di ortopedia 1922-43; Lac. 1932-33; 1937-38; 1940-43;<br />

– Archivio di ortopedia e reumatologia 1981-83; 1987-88; 1993-98; 2001– Lac. 1999;<br />

– Arcieri 1994– Lac. 1994-96; 2001-02;<br />

– Arco 1995– Lac. 1996-97; 2000-03;<br />

– Arco di Giano (L’) 1994– Lac. 1998-99; 2001;<br />

– ARIN neuroricerca 1992-01; Lac. 1994-01;<br />

– ARIS notizie 1994-2005; Lac. 1994; 1998; 2002; 2005;<br />

– ARIS sanità 1990– Lac. 1998-2000; 2003;<br />

– Armonie di Anni Verdi 1988-93;<br />

– Articoli sanitari magazine 1996-98; Lac. 1998;<br />

– AT 1990–<br />

– Atti della Accademia Lancisiana di Roma 1957– Lac. 1961-63; 1970-71;<br />

– Audioprotesista (L’) 1991-93;<br />

– Auxilia 1995-01; Lac. 1995-01;<br />

148 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

B<br />

– Babele 1996– Lac. 1996;<br />

– Bisturi (Il) 1999– Lac. 1999-06;<br />

– Bollettino ARIR 199601; Lac. 1999;<br />

C<br />

– Caritas ambrosiana: farsi prossimo 1995-99; Lac. 1995-97;<br />

– Cavallo handicap medicina 1991-97; Lac. 1995-97;<br />

– Chronica dermatologica 1993-97; Lac. 1993-94;<br />

– 50 & più 1991– Lac. 1994-95; 1999;<br />

– Civiltà dell’amore 1995-01; Lac. 2001;<br />

– Come stai 1995-02; Lac. 1995-02;<br />

– Corriere dei laringectomizzati 1995-03; Lac. 1995; 1997; 2000-03;<br />

– Corriere salute 1998–205; Lac. 1998-00; 2002;<br />

D<br />

– Dati INAIL 1993-95; Lac. 1995;<br />

– De sanitate 1998-00; Lac. 1998-00;<br />

– Difesa sociale 1978-93; Lac. 1978-93;<br />

– Di più 1993-95; Lac. 1995;<br />

– Discussions in neurosciences 1987-91; Lac. 1987-91;<br />

– DM: distrofia muscolare 1976– Lac. 1977-80; 1985; 1988;<br />

– Dolentium hominum 1986– Lac. 1989;<br />

– Dossier Salute 1995-98; Lac. 1995-98;<br />

– Due parole 1986-90; 1995-96; Lac. 1998; 1990;<br />

E<br />

– Epilessia 1981-86; Lac. 1981-86;<br />

– Erasmo 1992-96; Lac. 1992; 1996;<br />

– Erba musica (L’) 1995-96; Lac. 1996;<br />

– Erre come riabilitazione 1990-01.<br />

– European epimarker 1999– Lac. 2005;<br />

– Eurosurveillance 1996– Lac. 2003-04;<br />

– Excerpta medica. Section 19: rehabilitation and physical medicine 1983-85;<br />

Lac. 1985;<br />

F<br />

– Federsport disabili news 1993-00; Lac. 1994; 1997-00;<br />

– Fidia biomedical information 1988-91;<br />

2006 149


Sezione I<br />

– Finestra aperta 1998– Lac. 1998-04; 2006;<br />

– Fisiatra (Il) 1988-89; Lac. 1988-89;<br />

– Fisioterapista d.o.c. 1996-05; Lac. 1996-97; 2005;<br />

– Focus 1996– Lac. 1996; 2003-05;<br />

– Focus extra 1999-04; Lac. 2004;<br />

G<br />

– Geriatrics 1984-94; Lac. 1984-94;<br />

– Ginnastica medica (La) 1953-59; 1968-70; Lac. 1958-59; 1968-70;<br />

– Giornale di mesoterapia 1981-87;<br />

– Giornale di riabilitazione 1992-94;<br />

– Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia 1997-03; Lac. 2001-03;<br />

– Giornale italiano di ortopedia e traumatologia 1975-95; Lac. 1993-95;<br />

– Grandi della scienza (I) 1998-04;Lac. 1999; 2001-04;<br />

H<br />

– H Incontri 1984-89;<br />

– Habilis 1992-94; Lac. 1992-93;<br />

– Handicap e sport 1986-87; Lac. 1987;<br />

– Handicap risposte 1986-89; 1993-01; Lac. 1988-89; 1994-98;<br />

– HD: giornale italiano di psicologia e pedagogia dell’handicap e delle disabilità<br />

di apprendimento 1984-88; Lac. 1984-88;<br />

– Helios 1989-91;<br />

– Helios flash 2 1993-95;<br />

– Helioscope 1994-95;<br />

– HP: Accaparlante 1990–2002; Lac. 1990-93; 1995; 2000;<br />

I<br />

– I care 1993– Lac. 1995; 2000;<br />

– IDI news 1997-03; Lac. 1998; 2001-03;<br />

– Igiene e sanità pubblica 1999-04; Lac. 1999; 2002-04;<br />

– IL 199799; Lac. 1997; 1999;<br />

– InformazioniRiabilitazione 1986-91; Lac. 1986-91;<br />

– ISIS 1989-92; Lac. 1989-92;<br />

– ISMWSF Bulletin 1991-95;<br />

– Italian journal of intellective impairment 1992-98; Lac. 1993;<br />

– IWBF European zone newsletter 1994-04;<br />

150 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

J<br />

– JAMA 1991-97; Lac. 1994; 1997;<br />

– Journal du réseau communautaire des centres de réadaptation 1985-87; Lac.<br />

1985-87;<br />

K<br />

– Kos 1991-93; Lac. 1991-93;<br />

L<br />

– Lancet (The) (Ed. it.) 1994-96; Lac. 1994-96;<br />

– Lega italiana contro l’epilessia. Bollettino 1976– Lac. 1978; 1983; 1986; 1993-<br />

97; 2002;<br />

– Lettere sullo sviluppo 1994-99; Lac. 1996; 1999;<br />

– Linea 1991-97; Lac. 1995; 1997;<br />

– Linguaggio (Il) 1987-91; Lac. 1987-91;<br />

– Logopedia contemporanea 1993-96;<br />

M<br />

– Macchina del tempo (La) 2001– Lac. 2002-06;<br />

– Massofisioterapista (Il) 1987-94;<br />

– Mecosan 1996-02; Lac. 1997; 1999-00;<br />

– Medical letter on drugs and therapeutics (The) 1997-00; Lac. 1997-00;<br />

– Medical tribune 1993-94; Lac. 1993-94;<br />

– Medicina ortopedica 1987-90; Lac. 1987-90;<br />

– Medicina psicosomatica 1978-87; Lac. 1980-81;<br />

– Medico ospedaliero (Il) 1995-2002; Lac. 1995; 2000-02.<br />

– Medico ospedaliero e del territorio (Il) 2003– Lac. 2003-04; 2006;<br />

– Mentseekhang 1994– Lac. 1994; 1997; 2001; 2004-05;<br />

– Mobilità 1992-94; 1999– Lac. 1994; 1999; 2004-06;<br />

– Mondo sanitario 1994-01; Lac. 1998-01;<br />

– Monitor 2002-<br />

– Motus 1990-93; Lac. 1990-93;<br />

– Movimento, salute e bellezza 1995-96;<br />

– Musica e terapia 1994-2001;<br />

N<br />

– Network neuroepidemiologico nazionale. Newsletter 1995-96; Lac. 1996;<br />

– Neurogastroenterologia 1996– Lac. 1996; 1999; 2002;<br />

– Neurology news 1998-99; Lac. 1998-99;<br />

2006 151


Sezione I<br />

– Newsletter di neuroscienze 1996-98;<br />

– Newton oggi 1998– Lac. 2002-05;<br />

– NINS: New issues in neurosciences 1988-90;<br />

– Nostra famiglia (La) 1981-88; Lac. 1981-83;<br />

– Nostra presenza (La) 1994– Lac. 1994-95;<br />

– Notiziario AITN 1996– Lac. 1998; 2001;<br />

– Notiziario ANIRE 1982-83; 1988-89; Lac. 1988-89;<br />

– Notiziario ANSPI 1977-80;<br />

– Notiziario CIN 1992-94;<br />

– Notiziario dell’Associazione Italiana Paraplegici 1985– Lac.1987; 2005;<br />

– Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità 1993– Lac. 1996; 2002-06;<br />

– Notiziario FISHA 1981-83;<br />

– Notiziario INCA 1992-00; Lac. 1998;<br />

– Nuovo medico d’Italia (Il) 1998– Lac. 1998;<br />

O<br />

– Oasi informa 1999-04; Lac.1999; 2003-04;<br />

– Oncologia europea 1999– Lac.2004;<br />

– Organizzazione sanitaria 2000-01; Lac. 2001;<br />

– Orizzonte medico 1994-00; Lac. 2000;<br />

– Ortopedia tecnica 1987-90; Lac. 1990;<br />

– Ortopedici e sanitari 1986-02; Lac. 1989-02;<br />

– Ospedali della vita (Gli) 2000–<br />

– Ospedalità privata 1992– Lac. 1997-00; 2003;<br />

P<br />

– Pagine di psicomotricità 1989-03; Lac. 1994;<br />

– Panorama della sanità 1995– Lac. 2004-2006;<br />

– Paracadute (Il) 1995-97; Lac. 1997;<br />

– Paraplégie 1977-92; Lac. 198992;<br />

– Partecipazione 1977-79; 1982-00; Lac. 1977; 1982-83; 1989; 1995; 1998-00;<br />

– Piccoli quaderni di riabilitazione 1992-96;<br />

– Piscine oggi 1992– Lac. 1997; 2005-06;<br />

– P.N. Paraplegia News 1993– Lac. 1993; 1997; 2003-2005;<br />

– Podologo in medicina (Il) 1998– Lac. 1998; 2000; 2004-2005;<br />

– Polso (Il) 1990-94; Lac. 990; 1994;<br />

– Previdenza sociale 1985-90; Lac.1985-87;<br />

– Prisma 2002-04; Lac. 2002; 2004;<br />

152 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

– Progettare per la sanità 1992– Lac. 1994-98; 2002-04;<br />

– Progetto salute 1995-00; Lac. 1995-96;<br />

– Prospettive assistenziali 1995– Lac. 1995; 1998-99;<br />

– Punto di vista 1995-98; Lac. 1995; 1998;<br />

Q<br />

– Quaderni AITR 1993-01; Lac. 1993-96; 1998-01;<br />

– Quaderni di Panorama della sanità (I) 1995-97;<br />

– Quaderni di Villa Sandra 1990–<br />

– Quark 2001– Lac. 2001; 2004-2006;<br />

R<br />

– Ragiusan 1984-00; 2002; Lac. 1985; 1994-95; 1997; 2001;<br />

– Rassegna di psicologia 1984-92; Lac. 1984-92<br />

– Rassegna stampa handicap 1985-89; Lac. 1986-89;<br />

– Regione news (La) 2000– Lac. 2000-01; 2004-06;<br />

– Repubblica (La) Salute 1998–<br />

– Res 1993-97; Lac. 1996;<br />

– RES: risposte esperienze servizi 1992; Lac. 1992;<br />

– Rete (La) 1992– Lac. 1996; 1999; 2001; 2004;<br />

– Reumatologia oggi 1989-91; Lac. 1989-91;<br />

– Riabilitazione (La) 1990-01; Lac. 1991;<br />

– Riabilitazione e apprendimento 1984-91; Lac. 1989; 1991;<br />

– Riabilitazione oggi 1984– Lac. 1984; 1989;<br />

– Ricerca in riabilitazione 1992-96;<br />

– Ricerca Rorche 1999– Lac. 1999;<br />

– Ricerche/Ministero della Sanità 1999-01; Lac. 2000;<br />

– Rivista degli articoli sanitari (La) 1988-95; Lac. 1988-95;<br />

– Rivista degli infortuni e delle malattie professionali 1995-99; Lac. 1999;<br />

– Rivista del tennistavolo (La) 1994-01; Lac. 1994-95; 2000;<br />

– Rivista del volontariato 1994-05; Lac. 1997-01; 2003-05;<br />

– Rivista di diritto sportivo 1994-99; Lac. 1997-98;<br />

– RL. Regione Lazio 1994-95;<br />

– Roma città solidale 1996-01; Lac. 1996-99; 2001;<br />

– Rosa blu (La) 1993-99;<br />

– RSS. Ricerca sui Servizi Sanitari 1997-98; Lac. 1998;<br />

– Ruota libera 1988– Lac. 1988-92; 1994; 1997-98; 2001;<br />

2006 153


Sezione I<br />

S<br />

– S. Stefano 1995-98; Lac. 1997-98;<br />

– Salve 1995-00; Lac. 1996; 1998-00;<br />

– Sanare Infirmos 1988-95;<br />

– Scienza & business 1999–2003; Lac. 1999; 2002-03;<br />

– Scienza e vita 1996-98; Lac. 1996-98;<br />

– Scienza nuova 1998;<br />

– Scienze (Le) 1969-90; 1996– Lac. 1969; 1975; 1978-79; 1981; 1983; 1987; 1989-<br />

90; 1996-97; 2000; 2001-06;<br />

– Scienze dossier (Le) 1999– Lac. 2002;<br />

– Scienze motorie (Le) 1994– Lac. 1994; 1996; 2001;<br />

– Scienze (Le). Quaderni 1997-02; Lac. 1997; 2001-02;<br />

– Segreto di Pulcinella (Il) 1989-92; Lac. 1989-92;<br />

– Sindrome di Down 1984-87;<br />

– Sindrome Down notizie 1980– Lac. 1989-92; 1997-98; 2003;<br />

– Sirene 2000-04; Lac. 2001; 2003-04;<br />

– Sole 24 ore (Il). Sanità 1998– Lac. 2004-06;<br />

– Sordudente (Il) 1995-99; Lac. 1996-99;<br />

– Spazio 1991– Lac. 1994-95; 1999; 2002-03;<br />

– Spine news 1992-01; Lac. 2000;<br />

– Sport e medicina 1986-90; 1994-03; Lac. 1986-90; 1997; 2003;<br />

– Sport italiano 1994-99;<br />

– Sporthandicap 1985-90; Lac. 1990;<br />

– Sports ’n spokes 1992– Lac. 2003-04;<br />

– Stampa medica 1985-94; Lac. 1985-94;<br />

– Starbene 1995– Lac. 1997-02;<br />

– Subvedente (Il) 1995– Lac. 2002-03;<br />

T<br />

– Tecnica ospedaliera 1975-03; Lac. 1975-81; 1984; 1986-87; 1990-91; 1996-98;<br />

2001-03;<br />

– Tecnologie biomediche 1988-94; Lac. 1988-90; 93-94;<br />

– Telemed 1993-97; Lac. 1993-97;<br />

– Tempinuovi 1984-88; 1993-00; Lac. 1984-88; 1993-95; 1997-00;<br />

– Tendenze nuove 1999–<br />

– THI 1985-92; Lac. 1985; 1989-92;<br />

– TOI: Tecnica ortopedica internazionale 1991– Lac. 1998; 2005;<br />

– Trilli nell’azzurro 1991– Lac. 1993-94; 2006;<br />

– Turismo per tutti = Tourism for everybody 1993-99; Lac. 1999<br />

154 2006


Servizio di documentazione e biblioteca<br />

U<br />

– Unione e la voce (L’) 1991– Lac. 1997; 2000-04;<br />

– Università ricerca 1993-94; Lac. 1993;<br />

– Uomo domani 1988-94; Lac. 1988-94;<br />

– UP: Unione parkinsoniani 1995–<br />

V<br />

– Vento sociale 1995-00; Lac. 1997-00;<br />

– Vita 1996-98; Lac. 1996-98;<br />

– Vita indipendente news 1998-02;<br />

– Viver sani & belli 1995-99; Lac. 1995-99;<br />

2006 155


SEZIONE II


Collaborazioni<br />

scientifiche


Sezione II<br />

L’Istituto S. <strong>Lucia</strong> da molti anni ha sviluppato con Università,<br />

altri IRCCS e varie Istituzioni (italiane e straniere) accordi formali<br />

e informali di collaborazione. Di seguito ne vengono riprodotti<br />

alcuni stipulati nel corso del 2006.<br />

Le principali collaborazioni scientifiche in atto sono con:<br />

– Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Facoltà di Medicina: Cattedre<br />

di Ematologia, Genetica Umana, Anatomia e Istologia Patologica,<br />

Neurologia, Radiologia, Urologia, Neurochirurgia, Chirurgia Vascolare, Dermatologia,<br />

Igiene e Medicina Preventiva, Chimica Biologica, Fisiologia<br />

applicata, Neurofisiopatologia, Biochimica Clinica, Dipartimento di Medicina<br />

Interna. Facoltà di Ingegneria: Dipartimento di Informatica, Sistemi e<br />

Produzione.<br />

– Università degli Studi di Roma La Sapienza, Facoltà di Medicina:<br />

Dipartimento di Scienze Neurologiche, IV Cattedra di Clinica Otorinolaringoiatrica,<br />

Istituto di Fisiologia Umana. Dipartimento di Genetica e Biologia<br />

Molecolare, Cattedra di Psicobiologia. Dipartimento di Psicologia. Scuola di<br />

Specializzazione in Neurologia. Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia<br />

e Foniatria. Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia.<br />

– Terza Università degli Studi di Roma, Facoltà di Scienze della Formazione.<br />

– Università degli Studi di Torino, Facoltà di Medicina: Dipartimento di<br />

Neuroscienze. Dipartimento di Psicologia.<br />

– Università degli Studi di Milano-Bicocca: Dipartimento di Psicologia.<br />

– Università degli Studi di Udine, Facoltà di Scienze della Formazione.<br />

– Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Medicina: Dipartimento di<br />

Scienze Chirurgiche.<br />

– Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia: Scuola di Specializzazione<br />

in Medicina Fisica e Riabilitazione.<br />

– Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma: Istituto di Neurologia.<br />

– Libero Istituto Universitario Campus Biomedico.<br />

– Università degli Studi di Brescia: Clinica Neurologica; Dipartimento di<br />

Scienze Biomediche e Biotecnologie, Sezione di Farmacologia, Tossicologia e<br />

Terapia Sperimentale.<br />

– Università degli Studi dell’Aquila: Dipartimento di Storia e Metodologie<br />

Comparate; Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica.<br />

– Università degli Studi di Napoli Federico II: Dipartimento di Scienza<br />

delle Comunicazioni Umane.<br />

– Università degli Studi di Camerino: Cattedra di Anatomia Umana, Istituto<br />

di Farmacologia, Farmacognosia e Tecnica Farmaceutica.<br />

– Università degli Studi di Parma: Dipartimento di Neuroscienze.<br />

160 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

– Università degli Studi G. D’Annunzio, Chieti: ITAB (Istituto Tecnologie<br />

Avanzate Biomediche).<br />

– Università degli Studi di Teramo: Dipartimento di Scienze Biomediche<br />

Comparate.<br />

– Istituto Universitario di Scienze Motorie (IUSM), Roma.<br />

– Università degli Studi della Tuscia: Dipartimento di Scienze Ambientali.<br />

– Università degli Studi di Verona: Dipartimento di Scienze Neurologiche e<br />

della Visione.<br />

– University of California, San Diego (USA): Center for Research in<br />

Language.<br />

– Harvard University, Cambridge (USA): Department of Psychology.<br />

– Yale University School of Medicine: Center for Neuroscience and Regeneration<br />

Research.<br />

– Università di Witten Herdecke (Germania).<br />

– Università di Innsbruck (Austria): Clinica Neurologica.<br />

– Université de Toulouse – Le Mirail (Francia): Laboratoire Jacques Lordat.<br />

– Ludwig Maximilian Universität, München (Germania).<br />

– Universitat Politècnica de Catalunya: Department de Lenguatges i<br />

Sistemes Informàtics.<br />

– Massachusets Institute of Technology (MIT): Laboratory of Motor<br />

Control of the Department of Brain and Cognitive Sciences.<br />

– Max Planck Institute for Biophysical Chemistry: Department of Cellular<br />

Biochemistry.<br />

– Cuban Neuroscience Center (CNC).<br />

– European Brain Research Institute (EBRI).<br />

– Heinrich Heine University of Dusseldorf (Germania): Istituto di anatomia.<br />

– Laboratoire de Physiologie de la Perception et de l’Action, CNRS –<br />

Collège de France.<br />

– IKN (Institute für Klinische Neurochirurgie).<br />

– Centro Internacional de Restauracion Neurologica CIREN – Habana<br />

(Cuba).<br />

– Centro Nacional de Rehabilitacion “ Julio Díaz ” – Habana (Cuba).<br />

– Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

– Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISCT-CNR).<br />

– Istituto Superiore di Sanità.<br />

– Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL).<br />

– Istituto Nazionale della Nutrizione.<br />

– Istituto di Scienza dello Sport del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.<br />

2006 161


Sezione II<br />

– ENEA Settore Robotica, Informatica Avanzata e Metodologia dell’Ingegneria<br />

del Dipartimento Innovazione; Servizio Centralizzato Informatica e<br />

Reti (INFO).<br />

– IRCCS <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri, Pavia.<br />

– IRCCS <strong>Fondazione</strong> C. Mondino.<br />

– Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, Roma.<br />

– Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per Anziani (INRCA) IRCCS, Roma.<br />

– Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio.<br />

– Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Roma.<br />

– ASL RM/F (Civitavecchia).<br />

– ASL 1 Umbria (Città di Castello – Perugia).<br />

– ASL Frosinone.<br />

– Museo storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche “ E. Fermi ” di Milano.<br />

– Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana.<br />

– Dipartimento della Pubblica Sicurezza: Direzione Centrale di Sanità.<br />

– IWBF (International Wheelchair Basketball Federation).<br />

– Associazione Stampa Medica Italiana (ASMI).<br />

– Associazione Italiana Terapisti della Riabilitazione (AITR).<br />

– Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (AITO).<br />

– Kell s.r.l.<br />

– Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) sezione Laziale.<br />

– <strong>Fondazione</strong> Telethon.<br />

162 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

PROTOCOLLO D’INTESA<br />

TRA<br />

il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze e Tecnologie<br />

della Cognizione, di seguito denominato ISCT-CNR, con sede in Roma, via<br />

San Martino della Battaglia 44, C.F. 80054330586 e P. IVA 02118311006, rappresentato<br />

del Direttore, Prof. Cristiano Castelfranchi<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, di seguito denominata “ <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ”,<br />

con sede in Via Ardeatina, 306, 00179 Roma, C.F. 97138260589, P. IVA<br />

05692831000, rappresentata dal Direttore Generale, Dr. Luigi Amadio.<br />

PREMESSO CHE<br />

– tra l’ISTC-CNR e la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> sono intercorse relazioni informali, in<br />

accordo con le finalità e le attività delle due organizzazioni, che hanno messo<br />

in evidenza la complementarietà dei due Enti nel settore della ricerca sulla<br />

qualità dei servizi;<br />

– è nell’interesse di entrambi gli Enti sviluppare una collaborazione per<br />

azioni di ricerca, di alta formazione e di diffusione in questo settore, finalizzate<br />

allo studio, all’individuazione e alla programmazione di iniziative da proporre<br />

e realizzare in modo congiunto.<br />

SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Le premesse sono parte integrante del presente Protocollo.<br />

Art. 2 – L’obiettivo del presente Protocollo d’Intesa è quello di promuovere<br />

interventi indirizzati all’implementazione di elementi ambientali che facilitino<br />

la comprensibilità e l’accessibilità dell’ospedale da parte delle diverse figure di<br />

utenti, contribuendo in tal modo a rendere la struttura più accogliente e complessivamente<br />

attenta al benessere psicologico dei suoi fruitori. Nel periodo di<br />

vigenza del presente Protocollo tale obiettivo sarà perseguito attraverso le attività<br />

riportate nell’allegato tecnico.<br />

Art. 3 – Le attività attinenti il presente Protocollo saranno svolte presso la<br />

sede dell’ISTC-CNR e presso la sede della <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, con personale ed<br />

attrezzature messe a disposizione dai due Enti.<br />

Art. 4 – Responsabili per le attività previste nell’ambito del Protocollo<br />

sono: per 1’ISTC-CNR: Dr.ssa Olga Capirci; per la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>: Dr. Antonino<br />

Salvia.<br />

Art. 5 – L’ISTC-CNR e la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> hanno diritto di comunicare per i<br />

propri fini istituzionali (pubblicazioni, comunicazioni a convegni, etc.) l’esistenza<br />

del presente Protocollo. Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi,<br />

con relazioni o comunicazioni aventi per oggetto il materiale prodotto<br />

2006 163


Sezione II<br />

dalla collaborazione, conterranno le indicazioni di entrambe le parti contraenti,<br />

essendo i risultati delle attività di cui al presente atto di comune proprietà.<br />

Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati degni di<br />

protezione brevettuale, le parti procederanno alla stipula di un accordo separato<br />

che regolerà gli ulteriori rapporti.<br />

Art. 6 – Le attività del personale a disposizione per gli scopi del presente<br />

Protocollo sono regolate dalle norme vigenti per ciascun Ente di appartenenza.<br />

Questi cureranno inoltre, per il proprio personale, gli adempimenti in<br />

materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro con particolare<br />

riguardo alla sorveglianza sanitaria ed assicurativa contro gli infortuni (D.L.<br />

626/94).<br />

Art. 7 – Per lo svolgimento delle attività previste dal seguente Protocollo,<br />

la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si farà carico del costo di eventuali interventi e verserà inoltre<br />

il contributo di Euro 6.500 in un’unica soluzione all’ISTC-CNR, entro 30<br />

giorni dalla data di sottoscrizione del presente atto. L’ISTC-CNR si farà carico<br />

delle spese connesse alla raccolta ed elaborazione dei dati.<br />

Art. 9 – Il presente Protocollo avrà durata di un anno a partire dalla data<br />

di sottoscrizione del presente atto. Le parti potranno recedere dallo stesso,<br />

comunicandolo in forma scritta, con un preavviso di almeno 40 giorni.<br />

Art. 10 – Eventuali controversie che dovessero sorgere tra i due Enti<br />

saranno risolte di comune accordo, anche avvalendosi di soggetti terzi. In<br />

ogni caso, si stabilisce che il Foro di competenza è quello di Roma.<br />

Roma, 24 Marzo 2006<br />

Per il Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />

Il Presidente<br />

Cristiano Castelfranchi<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Direttore Generale<br />

Luigi Amadio<br />

164 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />

TRA<br />

la Sezione Laziale della U.I.L.D.M. - Unione Italiana Lotta alla Distrofia<br />

Muscolare - (di seguito anche UILDM) - Onlus, Centro “ Giulia Testore ”, in<br />

persona del suo Presidente, Dott. Marcello Tomassetti, con sede in Roma, Via<br />

Prospero <strong>Santa</strong>croce, 5, da una parte<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (di seguito anche <strong>Fondazione</strong>), Istituto di Ricovero<br />

e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), con sede in Roma, Via Ardeatina,<br />

306, rappresentata dal Direttore Generale Dott. Luigi Amadio, dall’altra.<br />

PREMESSO CHE<br />

1. UILDM, tra i propri fini istituzionali, annovera anche quello di offrire il<br />

proprio contributo alla divulgazione della conoscenza dei problemi relativi<br />

alla distrofia muscolare sia a livello d’opinione pubblica che attraverso gli<br />

operatori sociali e sanitari; nonché quello di contribuire alla promozione,<br />

incentivazione, organizzazione ed effettivo svolgimento della analisi e ricerca<br />

scientifica sulla distrofia muscolare e sulle altre malattie neuromuscolari;<br />

2. UILDM possiede macchinari e apparecchiature idonee al funzionamento<br />

di un Laboratorio di Genetica Molecolare ed ha, fra i suoi dipendenti, personale<br />

specializzato già impiegato nel suddetto Laboratorio;<br />

3. la <strong>Fondazione</strong> (IRCCS) persegue finalità di ricerca nel campo biomedico e<br />

nel campo della organizzazione e gestione dei servizi sanitari; e ha, fra i propri<br />

fini istituzionali, quello di contribuire allo sviluppo degli studi e della<br />

ricerca scientifica, con particolare riguardo alle malattie neuromuscolari;<br />

4. la <strong>Fondazione</strong> è dotata di una struttura sanitaria di livello primario al cui<br />

interno si trovano già diversi laboratori di ricerca;<br />

5. è nell’interesse di entrambe le parti sviluppare una collaborazione nel<br />

campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />

di nuove attività tecnico-scientifiche, riferite in particolare alla distrofia<br />

muscolare e, in genere, alle malattie neuromuscolari;<br />

6. in tale ambito le attività di ricerca, studio e analisi di cui al presente<br />

accordo assumono la connotazione di collaborazione scientifica e sanitaria.<br />

SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Le premesse e gli allegati formano parte integrante e sostanziale<br />

del presente atto.<br />

Art. 2 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />

competenze di entrambe le parti, con l’obiettivo di reciproco scambio delle<br />

esperienze maturate e maturande nell’ambito della prevenzione, della diagnostica<br />

e della ricerca della distrofia muscolare e delle malattie neuromuscolari.<br />

2006 165


Sezione II<br />

Il raggiungimento di tale scopo sarà perseguito attraverso l’installazione,<br />

all’interno dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico della <strong>Fondazione</strong>,<br />

del Laboratorio di Genetica Molecolare della UILDM.<br />

Art. 3 – Responsabili scientifici del presente accordo sono:<br />

– per la UILDM: Dott.ssa Giuliana Galluzzi;<br />

– per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Carlo Caltagirone.<br />

Art. 4 – La tipologia delle attività che la UILDM si propone di eseguire è,<br />

a titolo esemplificativo, la seguente:<br />

a) attività diagnostica, anche prenatale della distrofia muscolare e delle<br />

malattie neuromuscolari;<br />

b) realizzazione e partecipazione a progetti di ricerca e iniziative di carattere<br />

sia scientifico sia divulgativo;<br />

c) corsi di aggiornamento e formazione per il personale delle professioni<br />

sanitarie rivolte sia al personale della <strong>Fondazione</strong> che ai dipendenti UILDM<br />

e/o a terzi;<br />

d) ricerca, assistenza e fornitura di ausili per la disabilità.<br />

Art. 5 – Il responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare e i suoi<br />

collaboratori saranno tutti designati dalla UILDM e assunti alle proprie<br />

dirette dipendenze, con ogni conseguente obbligo nascente dalla legge o dal<br />

contratto. In ogni caso, previo accordo fra i Responsabili Scientifici delle<br />

parti, sarà consentito l’accesso presso il Laboratorio di Genetica Molecolare<br />

anche al personale della <strong>Fondazione</strong>.<br />

Art. 6 – Gli atti relativi a qualsivoglia attività svolta all’interno del Laboratorio<br />

di Genetica Molecolare saranno documentati su carta recante intestazione<br />

della <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong> e della UILDM, con espresso riferimento al<br />

presente accordo, e saranno sottoscritti dal Direttore del Laboratorio di Genetica<br />

Molecolare o da un suo diretto delegato.<br />

Art. 7 – La UILDM provvederà a fornire al Laboratorio, a propria cura e<br />

spese, tutto il materiale di consumo necessario e idoneo allo svolganento delle<br />

attività svolte al suo interno, sulla base del badget annuale redatto sotto la<br />

responsabilità del Direttore del Laboratorio della UILDM in accordo con il Consiglio<br />

Direttivo.<br />

Provvederà, altresì, alla manutenzione, riparazione e/o sostituzione di tutte le<br />

apparecchiature e i macchinari presenti all’interno del Laboratorio di sua esclusiva<br />

proprietà e riportati nell’elenco allegato al presente accordo.<br />

Art. 8 – La <strong>Fondazione</strong> provvederà a fornire il Laboratorio di banconi di<br />

lavoro, e delle attrezzature di base. Potrà, altresì, installare apparecchiature e<br />

macchinari propri, concedendone l’uso anche alla UILDM e provvedendo alla<br />

loro manutenzione, riparazione e/o sostituzione.<br />

Art. 9 – Il Laboratorio di Genetica Molecolare sarà condotto secondo le<br />

linee tracciate da UILDM di concerto con il proprio Consiglio Direttivo e<br />

coerentemente con gli scopi istituzionali delle parti.<br />

166 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

Art. 10 – Le parti si impegnano a promuovere e divulgare le iniziative di<br />

carattere scientifico scaturenti dal presente accordo.<br />

Art. 11 – I proventi delle affinità di analisi e diagnosi eseguite dal Laboratorio<br />

di Genetica Molecolare, in regime di accreditamento presso il SSN<br />

che la <strong>Fondazione</strong> si obbliga a richiedere alle competenti autorità a tal fine,<br />

spetteranno alla UILDM nella misura dell’85%, mentre il residuo spetterà<br />

esclusivamente alla <strong>Fondazione</strong>, a titolo di rimborso delle spese di gestione e<br />

amministrative sostenute per il funzionamento e la gestione del Laboratorio<br />

di Genetica Molecolare.<br />

Art. 12 – Le spese di gestione e amministrazione a carico della <strong>Fondazione</strong><br />

indicate nel precedente articolo comprendono: tutte le utenze (luce,<br />

telefono, ecc.), segreteria, pulizia dei locali, manutenzione ordinaria e straordinaria,<br />

sorveglianza, smaltimento dei rifiuti.<br />

Art. 13 – La <strong>Fondazione</strong> garantirà, per il periodo di durata del presente<br />

accordo, al personale della UILDM l’uso e il godimento di una stanza di studio<br />

al di fuori del Laboratorio, attrezzata anche per potere ricevere i pazienti.<br />

Art. 14 – Il personale direttivo appartenente ai vertici scientifici e sanitari<br />

della <strong>Fondazione</strong> e/o i loro delegati avrà diritto ad accedere all’archivio della<br />

UILDM inerente il laboratorio, nel quale saranno contenuti tutti i referti e i<br />

risultati delle analisi e degli studi effettuati all’interno del Laboratorio, a partire<br />

dalla stipula del presente accordo.<br />

Art. 15 – Le parti si impegnano a favorire la condivisione delle esperienze<br />

scientifiche e professionali conseguite dai rispettivi dipendenti e consulenti<br />

nell’ambito dell’attività di studio, ricerca e diagnostica oggetto del<br />

presente accordo.<br />

Il personale della UILDM impiegato stabilmente nel Laboratorio di Genetica<br />

Molecolare, avrà diritto di usufruire dei servizi della <strong>Fondazione</strong> con le<br />

stesse modalità previste per il personale dipendente della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong><br />

<strong>Lucia</strong>.<br />

Il personale di ciascuna delle parti è tenuto ad uniformarsi per l’esecuzione<br />

delle attività di collaborazione, ai regolamenti disciplinari, di sicurezza<br />

e di protezione sanitaria in vigore presso la struttura ospitante.<br />

Art. 16 – La <strong>Fondazione</strong> si impegna ad indicare, mediante apposita<br />

segnaletica posta sia all’interno sia all’esterno dell’Istituto, l’ubicazione del<br />

Laboratorio di Genetica Molecolare della UILDM.<br />

Art. 17 – Ciascuna delle parti provvederà a dotarsi di idonea copertura<br />

assicurativa per la Responsabilità Civile per i danni a cose e persone che<br />

il proprio personale eventualmente potrà causare nell’espletamento delle<br />

attività.<br />

Art. 18 – Il presente Accordo ha la durata di quattro anni dalla data della<br />

stipula e può essere soggetto a proroga e/o rinnovato, salvo l’esercizio del<br />

legittimo diritto di recesso, regolato dal successivo art. 19.<br />

2006 167


Sezione II<br />

Art. 19 – Ciascuna delle parti potrà recedere dalla presente convenzione<br />

con un preavviso di un anno, da comunicare all’altra parte a mezzo di raccomandata<br />

a/r.<br />

Art. 20 – La <strong>Fondazione</strong> dichiara che, ove la UILDM dovesse determinare<br />

la devoluzione del Laboratorio di Genetica Molecolare ad una fondazione<br />

costituita a tale scopo, acconsentirà al trasferimento degli effetti del presente<br />

accordo in capo ad essa.<br />

Roma, 30 Maggio 2006<br />

Per la Sezione Laziale della U.I.L.D.M.<br />

Il Presidente<br />

Marcello Tomassetti<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Direttore Generale<br />

Luigi Amadio<br />

168 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

CONVENZIONE INTEGRATIVA<br />

TRA<br />

il Museo storico della fisica e Centro di studi e ricerche “ Enrico Fermi ”<br />

in prosieguo denominato “ Centro ”, con sede in Roma, Via Panisperna n. 89<br />

(compendio Viminale), codice fiscale n. 97214300580, rappresentato dal Presidente,<br />

Prof. Antonino Zichichi, nato a Trapani il 15 ottobre 1929, domiciliato<br />

per la sua carica presso la sede del Centro, ed autorizzato alla stipula del presente<br />

atto dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 23 marzo 2006<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, di seguito denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”, Istituto di<br />

Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, con sede in Roma, Via Ardeatina<br />

n. 306, rappresentata dal Presidente Sig.ra Albina Brutti, nata a Rosola (AN) il<br />

4 settembre 1921, per la sua carica domiciliata presso la sede della <strong>Fondazione</strong>.<br />

PREMESSO CHE<br />

– con legge 15 marzo 1999, n. 62 è stata disposta la trasformazione dell’Istituto<br />

di fisica in Via Panisperna in Museo storico della fisica e Centro di studi<br />

e ricerche “ Enrico Fermi ”;<br />

– con Decreto n. 59/2000 pubblicato sulla G.U. n. 63 del 16 marzo 2000 è<br />

stato adottato il regolamento recante istituzione del Centro;<br />

– l’art. 1, comma 3 del predetto Decreto n. 59/2000 prevede che all’attività dell’ente<br />

concorrono, tramite rapporto convenzionale, con apporto scientifico e<br />

con eventuali contributi finanziari, università ed istituzioni di ricerca pubbliche<br />

e private, italiane e straniere;<br />

– con deliberazione n. 1(06) dell’8 febbraio 2006 il Consiglio di Amministrazione<br />

del Centro ha approvato il piano di attività per il triennio 2006-2008, fra<br />

l’altro contenente il Progetto “ Risonanza magnetica e sue applicazioni allo<br />

studio della funzione cerebrale ” (di seguito denominato “ Progetto ”);<br />

– è nell’interesse di entrambi gli enti collaborare nei campi della ricerca,<br />

dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione tecnico scientifica;<br />

– tra il Centro e la <strong>Fondazione</strong> si è manifestato in particolare il comune<br />

interesse di sviluppare congiuntamente attività di ricerca e collaborazione<br />

scientifica volte alla realizzazione del Progetto;<br />

– le linee di ricerca previste nel Progetto sono congruenti con le attività istituzionalmente<br />

svolte dalla <strong>Fondazione</strong>;<br />

– nell’ambito dell’attuazione del Progetto, è prevista l’acquisizione di<br />

strumentazione avanzata, specificamente destinata allo studio della funzionalità<br />

cerebrale, che ne costituisce la necessaria premessa operativa;<br />

– la <strong>Fondazione</strong>, nel rispetto della normativa che regola la propria amministrazione,<br />

intende contribuire per tutta la durata dell’accordo, sia con proprio<br />

2006 169


Sezione II<br />

personale tecnico e scientifico anche in affiancamento a personale od esperti<br />

del Centro e di altri soggetti pubblici e privati eventualmente coinvolti, sia con<br />

locali, strutture e servizi strettamente indispensabili per ospitare le attrezzature<br />

e le risorse umane impiegate per l’esecuzione delle prestazioni previste<br />

dal presente accordo;<br />

– Centro e <strong>Fondazione</strong> hanno stipulato una convenzione-quadro, in corso di<br />

validità.<br />

SI STIPULA E SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Le premesse formano parte integrante del presente atto.<br />

Art. 2 – Scopo del presente accordo è quello di coordinare l’utilizzo di<br />

risorse e competenze esistenti presso gli enti contraenti, con l’obiettivo di istituire<br />

un Laboratorio di metodologie avanzate per lo studio della funzionalità<br />

cerebrale tramite Risonanza Magnetica Nucleare e tecniche compatibili (di<br />

seguito denominato “ Laboratorio ”).<br />

Art. 3 – Il Centro e la <strong>Fondazione</strong> convengono su un accordo di cooperazione,<br />

concernente il Progetto, nell’ambito del quale si impegnano ad operare<br />

congiuntamente su temi comunicati alla <strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione<br />

di cui all’Art. 8.<br />

Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti, per lo<br />

scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da favorire<br />

il miglior sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente convenzione.<br />

A tal fine saranno previsti periodici incontri, previo accordo tra i responsabili<br />

scientifici di cui all’Art. 8.<br />

Art. 4 – Al Centro spetta l’organizzazione operativa del lavoro e la gestione<br />

del Progetto. Le revisioni periodiche del Progetto sono comunicate alla<br />

<strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione mista.<br />

Art. 5 – I risultati sinora ottenuti dal Centro nell’ambito dell’attuazione<br />

del Progetto e le specifiche caratteristiche della ricerca avanzata rendono<br />

necessaria una sede sperimentale ed una opportuna dotazione di strumentazione<br />

NMR ad alto campo. La <strong>Fondazione</strong> concede gli spazi individuati nella<br />

mappa allegata, che costituiranno la sede per il Laboratorio.<br />

La sede del Laboratorio sarà allestita per fasi successive e concordate.<br />

Le modalità di accesso alla sede del Laboratorio saranno concordate fra<br />

<strong>Fondazione</strong> e Centro, tenendo conto delle esigenze delle attività di ricerca.<br />

Art. 6 – Il Centro potrà dislocare, presso i locali assegnati al Laboratorio,<br />

attrezzature scientifiche di sua proprietà, da impiegare nell’ambito del<br />

Progetto.<br />

Il Centro gestirà in autonomia l’uso di tale strumentazione mediante personale<br />

proprio o comunque di propria fiducia.<br />

Eventuali acquisizioni congiunte di strumentazione scientifica saranno<br />

oggetto di apposita convenzione o accordo.<br />

170 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

Art. 7 – Sono a carico della <strong>Fondazione</strong>:<br />

– Gli oneri manutentivi dei locali del Laboratorio, ivi comprese le forniture<br />

elettriche, telefoniche, di servizi internet.<br />

– Gli oneri legati all’allestimento degli ambienti e dei servizi ed al relativo<br />

attrezzaggio tecnico finalizzato a renderli idonei all’uso specifico cui<br />

andranno destinati.<br />

Sono a carico del Centro:<br />

– Tutte le spese destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria di<br />

strumentazione propria.<br />

Art. 8 – L’attuazione generale del presente accordo ed in particolare il<br />

coordinamento delle attività previste all’Art. 3 e all’Art. 4 sono affidati ad una<br />

Commissione mista composta da un membro designato dal Centro e da un<br />

membro designato dalla <strong>Fondazione</strong>.<br />

La Commissione ha il compito di:<br />

a) favorire, stimolare e verificare l’attuazione del presente accordo ed il<br />

rispetto di quanto in esso previsto;<br />

b) individuare nuove attività di ricerca da proporre al Centro, che ha<br />

facoltà di accoglierle nel Progetto;<br />

c) valutare e proporre ai due Enti contraenti eventuali modifiche a questo<br />

accordo.<br />

I membri della commissione ricoprono il ruolo di responsabili scientifici<br />

per l’attuazione del presente accordo e sono:<br />

Per il Centro: Prof. Bruno Maraviglia;<br />

Per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Carlo Caltagirone.<br />

Ciascun ente può sostituire il proprio responsabile, dandone comunicazione<br />

alla controparte.<br />

Art. 9 – I contraenti si danno reciproco atto che la tipologia di ricerche da<br />

condursi nell’ambito del Laboratorio richiede un’ampia rete di collaborazioni<br />

nazionali ed internazionali.<br />

Il Centro potrà quindi avvalersi delle facilities di pertinenza del Laboratorio<br />

dislocate presso la <strong>Fondazione</strong> anche nell’ambito di ricerche svolte in<br />

collaborazione con altri enti, nell’ambito del Progetto. Tali collaborazioni<br />

saranno tuttavia comunicate alla <strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione<br />

mista.<br />

La <strong>Fondazione</strong> dichiara in linea di principio il proprio interesse a partecipare<br />

ad ulteriori accordi con istituzioni di ricerca nazionali ed internazionali<br />

che il Centro vorrà proporre.<br />

Art. 10 – Ciascuno dei contraenti provvederà alla copertura assicurativa<br />

per il proprio personale che verrà chiamato a frequentare le sedi ed i locali<br />

dell’altro contraente.<br />

Allo stesso modo, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />

del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />

2006 171


Sezione II<br />

delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />

modificazioni.<br />

La <strong>Fondazione</strong> si dichiara disponibile ad ottemperare per conto del Centro<br />

agli obblighi di legge in materia di sorveglianza sanitaria del personale<br />

sotto contratto del Centro Fermi chiamato a frequentare il Laboratorio. Per<br />

ogni soggetto sottoposto a vigilanza, il Centro corrisponderà alla <strong>Fondazione</strong><br />

un rimborso annuale pari alle spese vive sostenute dalla <strong>Fondazione</strong>, da quantificarsi<br />

con separato accordo.<br />

Art. 11 – I risultati delle ricerche e degli studi svolti in collaborazione<br />

secondo lo spirito del presente accordo avranno carattere riservato. I predetti<br />

risultati potranno essere tuttavia divulgati ed utilizzati dal Centro, in tutto o in<br />

parte, con precisa menzione della collaborazione oggetto del presente accordo.<br />

Qualora il Centro intenda pubblicare su riviste nazionali ed internazionali<br />

i risultati delle ricerche in oggetto o esporli o farne uso in occasione di congressi,<br />

convegni, seminari o simili, concorderà con la <strong>Fondazione</strong> i termini ed<br />

i modi delle pubblicazioni.<br />

Art. 12 – Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati<br />

degni di protezione brevettuale le parti procederanno alla stipula di un<br />

accordo separato che regolerà gli ulteriori rapporti, nel rispetto dalle vigenti<br />

normative.<br />

Art. 13 – Per gli effetti della presente convenzione e per tutte le conseguenze<br />

dalla stessa derivanti, il Centro e la <strong>Fondazione</strong> eleggono il proprio<br />

domicilio presso le rispettive sedi.<br />

Tutte le controversie derivanti dall’interpretazione o dall’esecuzione della<br />

presente convenzione che non sia possibile definire in via amministrativa,<br />

saranno deferite ad un collegio arbitrale costituito da tre membri, di cui due<br />

nominati, rispettivamente, dal Centro e dalla <strong>Fondazione</strong> ed il terzo eletto dai<br />

primi due. Le spese per la costituzione ed il funzionamento del collegio arbitrale<br />

saranno anticipate dalla parte che ne richiede l’intervento e graveranno<br />

definitivamente sulla parte soccombente.<br />

Art. 14 – La presente convenzione ha effetto dalla firma della stessa ed ha<br />

durata triennale.<br />

La convenzione sarà prorogata tacitamente di anno in anno qualora non<br />

venga disdetta da una delle parti mediante lettera raccomandata A.R. spedita<br />

almeno sei mesi prima della successiva scadenza.<br />

In considerazione dell’ingombro e difficoltà di trasporto di eventuale strumentazione<br />

scientifica dislocata presso la <strong>Fondazione</strong>, la disdetta potrà essere<br />

soggetta a specifici accordi.<br />

Art. 15 – Le parti, anche tenuto conto di eventuali provvedimenti deliberativi<br />

del Centro inerenti gli aggiornamenti delle attività oggetto della presente<br />

convenzione, si riservano di apportare modifiche consensuali al <strong>testo</strong> della<br />

convenzione stessa mediante scambio di lettere.<br />

Art. 16 – Ogni attività prevista nella presente convenzione si esplicherà<br />

nel rispetto della normativa che regola il rispettivo funzionamento delle parti.<br />

172 2006


Art. 17 – La presente Convenzione è redatta in duplice originale, per il<br />

Centro e per la <strong>Fondazione</strong>.<br />

Le spese di bollo sono a carico del Centro. Il presente atto sarà registrato<br />

solo in caso d’uso ed a tassa fissa ai sensi degli artt. 5 e 39 del D.P.R. n. 131 del<br />

26 aprile 1986.<br />

Art. 18 – Per quanto non previsto dalla presente convenzione si fa rinvio<br />

alle leggi ed ai regolamenti che regolano la materia.<br />

Letto, approvato e sottoscritto.<br />

Collaborazioni scientifiche<br />

Roma, 5 Giugno 2006<br />

Per il Museo storico della fisica e<br />

Centro di studi e ricerche “ Enrico Fermi ”<br />

Il Presidente<br />

Antonino Zichichi<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Albina Brutti<br />

2006 173


Sezione II<br />

ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />

TRA<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, di seguito denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”, Istituto di<br />

Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, con sede in Roma, Via Ardeatina<br />

n. 306, rappresentato dal Presidente Sig.ra Albina Brutti, nata a Rosora (AN)<br />

il 4/09/1921, per la sua carica domiciliata presso la sede della <strong>Fondazione</strong><br />

E<br />

il Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate-Università degli Studi<br />

di Teramo, di seguito denominato “ Dipartimento ”, con sede in Teramo,<br />

Piazza Aldo Moro n. 45, rappresentato dal Direttore, Prof.ssa Barbara Barboni,<br />

nata a Bologna (BO) il 26/06/64, per la sua carica domiciliata presso la<br />

sede del Dipartimento.<br />

PREMESSO<br />

– che è nell’interesse di entrambi gli Enti succitati sviluppare collaborazione<br />

nel campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />

di nuove attività tecnico-scientifiche;<br />

– che in questo quadro le attività di ricerca di cui al presente atto assumono<br />

la connotazione di collaborazione scientifica, essendo paritetico l’interesse a<br />

ciò della <strong>Fondazione</strong> e del Dipartimento, in particolare per quanto riguarda le<br />

seguenti linee di ricerca:<br />

– Meccanismi molecolari della neurodegenerazione<br />

– Meccanismi molecolari della morte neuronale<br />

– Mediatori lipidici nella trasmissione nervosa;<br />

– che le linee di ricerca di cui sopra sono congruenti con le attività istituzionalmente<br />

svolte presso la <strong>Fondazione</strong> ed il Dipartimento.<br />

SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />

competenze esistenti presso gli Enti contraenti, con l’obiettivo di reciproco<br />

scambio di esperienze maturate nel campo della neurodegenerazione, anche<br />

tramite periodici incontri, da tenersi presso le rispettive sedi, previo accordo<br />

tra i responsabili scientifici di seguito indicati, nonché lo scambio reciproco<br />

di personale per periodi di frequenza prestabilita.<br />

Art. 2 – Responsabili scientifici dell’accordo in argomento sono i seguenti<br />

ricercatori:<br />

– per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Giorgio Bernardi,<br />

– per il Dipartimento: Prof. Mauro Maccarrone.<br />

Art. 3 – Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti,<br />

per lo scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da<br />

174 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

favorire il miglior sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente<br />

convenzione.<br />

Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi, con relazioni o comunicazioni<br />

aventi per oggetto il materiale prodotto dalla collaborazione, conterranno<br />

le indicazioni di entrambe le parti contraenti, essendo i risultati delle<br />

attività di cui al presente atto di comune proprietà.<br />

Art. 4 – Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati degni<br />

di protezione brevettuale, le parti procederanno alla stipula di un accordo<br />

separato che regolerà gli ulteriori rapporti.<br />

Art. 5 – Ciascuna parte si farà carico delle spese inerenti allo svolgimento<br />

delle attività di ricerca di propria competenza.<br />

Allo stesso modo, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />

del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />

delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />

modificazioni.<br />

Art. 6 – Il presente accordo di collaborazione avrà la durata di tre anni a<br />

decorrere dalla data di sottoscrizione e potrà essere rinnovato mediante<br />

accordo scritto tra le parti contraenti. Le stesse potranno recedere dal contratto,<br />

fornendo preavviso di 6 mesi.<br />

Art. 7 – Qualsiasi divergenza sull’interpretazione o sull’esecuzione del<br />

presente protocollo, se non risolta tra i responsabili scientifici, sarà devoluta<br />

al giudizio di un arbitro scelto di comune accordo tra le parti o, in caso di<br />

dissenso, di un collegio arbitrale costituito da arbitri scelti dalle parti in<br />

numero di uno per ogni parte. L’arbitro o il collegio arbitrale deciderà senza<br />

formalità.<br />

Roma, 16 Settembre 2006<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Albina Brutti<br />

Per il Dipartimento<br />

Il Direttore<br />

Barbara Barboni<br />

2006 175


Sezione II<br />

ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />

TRA<br />

l’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma con sede in Roma, Via Ardeatina<br />

n. 306, C.F. 05692831000 rappresentato dal Presidente Sig.ra Albina Brutti,<br />

nata a Rosora (AN) il 4 settembre 1921, (di seguito denominato IRCCS)<br />

E<br />

il Dipartimento di Scienze Neurologiche e della Visione dell’Università<br />

degli Studi di Verona (di seguito denominato Università), con sede legale c/o<br />

Policlinico “ G.B. Rossi ” Piazzale L.A. Scuro n. 10, Verona, C.F. 93009870234,<br />

rappresentato legalmente dal Direttore, Prof. Antonio Fiaschi, autorizzato alla<br />

stipula della presente convenzione con provvedimento d’urgenza del 13 settembre<br />

2006.<br />

PREMESSO<br />

– che è nell’interesse di entrambi gli Enti succitati sviluppare collaborazione<br />

nel campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />

di nuove attività tecnico-scientifiche;<br />

– che l’IRCCS, in particolare per esso, il Laboratorio di Neuroimmagini<br />

svolge attività di ricerca nel campo delle neuroscienze cognitive e delle neuroimmagini<br />

funzionali con Risonanza Magnetica ad alto campo (fMRI);<br />

– che l’Università, in particolare per essa, il Dipartimento di Scienze Neurologiche<br />

e della Visione svolge attività di ricerca nel campo delle neuroscienze<br />

cognitive e dei Potenziali Evocati (PE);<br />

– che l’IRCCS e l’Università intendono instaurare una collaborazione al fine<br />

di svolgere attività di ricerca nei suddetti campi.<br />

TUTTO CIÒ PREMESSO SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />

competenze esistenti presso i contraenti con l’obiettivo di reciproco scambio<br />

di esperienze maturate nel campo delle metodologie per analisi delle funzioni<br />

cognitive in soggetti normali mediante studi neurofisiologici con fMRI e PE.<br />

Per l’attività di ricerca oggetto della presente convenzione l’IRCCS e l’Università<br />

metteranno a disposizione i laboratori, le attrezzature ed il personale<br />

necessario allo svolgimento dei progetti di collaborazione fra i due Enti. I suddetti<br />

progetti saranno sottoposti al vaglio del Comitato Etico della struttura<br />

dove avrà luogo la sperimentazione. Si prevedono inoltre incontri periodici,<br />

da tenersi presso le rispettive sedi, previo accordo tra i responsabili scientifici<br />

di seguito indicati (Art. 3).<br />

Art. 2 – Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti,<br />

per lo scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da<br />

favorire il migliore sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente<br />

convenzione. Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi, con relazioni o<br />

176 2006


comunicazioni aventi per oggetto il materiale prodotto con la collaborazione,<br />

conterranno le indicazioni di entrambe le parti contraenti.<br />

Art. 3 – Responsabili Scientifici dell’accordo in argomento sono:<br />

– per l’Università: Prof. Carlo Alberto Marzi – c/o Sezione di Fisiologia<br />

Umana – sede operativa Strada Le Grazie, 8 - 37134 Verona;<br />

– per l’IRCCS: Dr. Emiliano Macaluso – Direttore Esecutivo del Laboratorio<br />

di Neuroimmagini.<br />

Art. 4 – I risultati delle attività di cui al presente atto saranno di proprietà<br />

comune e potranno essere pubblicati dalle parti in base a ‘publication plans’<br />

definiti all’inizio delle singole ricerche.<br />

Art. 5 – L’eventuale brevettazione dei risultati conseguiti in comune sarà<br />

oggetto di separato accordo tra le parti; in questo caso le eventuali pubblicazioni<br />

saranno subordinate all’espletamento di tutte le procedure atte alla protezione<br />

brevettale dei risultati.<br />

Art. 6 – L’Università garantisce la copertura assicurativa contro gli infortuni<br />

e per la responsabilità civile verso terzi del proprio personale impegnato<br />

nell’attività in oggetto della presente convenzione. L’IRCCS garantisce analoga<br />

copertura assicurativa ai propri dipendenti, borsisti o collaboratori impegnati<br />

nello svolgimento delle suddette attività.<br />

Quando il personale di una parte si reca presso la sede dell’altra parte per<br />

le attività di ricerca, il datore di lavoro della sede ospitante assolve a tutte le<br />

misure generali e specifiche di prevenzione e sicurezza. La sorveglianza sanitaria<br />

rimane comunque a carico della parte di provenienza di detto personale.<br />

Art. 7 – Il presente accordo di collaborazione avrà la durata di tre anni a<br />

decorrere dalla data di sottoscrizione e potrà essere rinnovato mediante<br />

accordo scritto tra le parti contraenti. Queste ultime potranno recedere dal<br />

contratto con sei mesi di preavviso.<br />

Art. 8 – Ogni controversia che dovesse insorgere fra le Parti Contraenti in<br />

relazione all’interpretazione ed esecuzione della presente Convenzione sarà<br />

competenza del Foro di Verona.<br />

Art. 9 – L’Università e l’IRCCS provvedono al trattamento e alla gestione<br />

dei dati personali secondo le normative in vigore (D.L.vo n. 196 del 2003).<br />

Art. 10 – La presente convenzione sarà registrata solo in caso d’uso e a tassa<br />

fissa ai sensi degli artt. 5 e 39 del DPR n. 131/86, a carico della parte interessata.<br />

Roma, 13 Settembre 2006<br />

Collaborazioni scientifiche<br />

Per il Dipartimento<br />

di Scienze Neurologiche e della Visione<br />

dell’Università di Verona<br />

Il Direttore<br />

Antonio Fiaschi<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Albina Brutti<br />

2006 177


Sezione II<br />

CONVENZIONE PER COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />

TRA<br />

il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, con<br />

sede legale in Torino, Via Verdi 10, C.F. 80088230018, nella persona del Direttore<br />

Prof. Giuliano Geminiani, nato a Monza il 7 Settembre 1958, autorizzato<br />

alla stipula del presente con delibera del Consiglio di Dipartimento del<br />

14 Novembre 2006 (di seguito nominato Dipartimento)<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />

con sede legale in Roma, Via Ardeatina 306, C.F. 97138260589, nella<br />

persona del Direttore Generale Dr. Luigi Amadio, nato a Roma il 4 giugno<br />

1947, (di seguito nominata <strong>Fondazione</strong>).<br />

PREMESSO CHE<br />

– il Dipartimento di Psicologia svolge attività di studio e di ricerca nel campo<br />

della neuropsicologia, ovvero dei disordini cognitivi (della memoria, del<br />

linguaggio, della cognizione spaziale, dell’attenzione) associati a lesioni o<br />

disfunzioni cerebrali;<br />

– la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS è interessata a svolgere attività di diagnosi<br />

e di riabilitazione nell’ambito dei deficit cognitivi associati a lesioni<br />

e disfunzioni cerebrali e a sviluppare attività di ricerca in collaborazione in<br />

questo settore;<br />

– il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS intendono instaurare<br />

una collaborazione al fine di svolgere attività di ricerca nel campo della<br />

neuropsicologia, con finalità euristiche e applicative;<br />

SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS convengono<br />

di stabilire un rapporto di collaborazione scientifica nel campo della neuropsicologia<br />

allo scopo di:<br />

a) elaborare protocolli diagnostici e riabilitativi relativamente ai disordini<br />

neuropsicologici della cognizione spaziale, dell’attenzione, dei processi<br />

esecutivi, della memoria e dell’apprendimento;<br />

b) svolgere ricerche neuropsicologiche in pazienti con deficit cognitivi.<br />

Art. 2 – Responsabile della convenzione. Il Dipartimento indica quale proprio<br />

Responsabile scientifico della collaborazione il Prof. Giuliano Geminiani.<br />

Il Contraente indica quale propri Responsabili scientifici della collaborazione<br />

il Prof. Luigi Pizzamiglio ed il Prof. Fabrizio Doricchi. L’eventuale sostituzione<br />

del responsabile della collaborazione di una delle parti, dovrà essere<br />

comunicata ed approvata dall’altra parte.<br />

178 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

Art. 3 – Strutture, attrezzature e risorse messe a disposizione della ricerca<br />

e/o didattica. Per l’attività di ricerca oggetto della presente convenzione<br />

la <strong>Fondazione</strong> e l’Università metteranno a disposizione, rispettivamente, i<br />

laboratori e le attrezzature site presso il Laboratorio di Neuropsicologia della<br />

<strong>Fondazione</strong> e il Dipartimento di Psicologia di Torino.<br />

Art. 4 – Regime dei risultati della collaborazione scientifica. I risultati dell’attività<br />

di ricerca resteranno di proprietà comune delle parti e la loro utilizzazione<br />

sarà libera con il solo obbligo di citare nelle eventuali pubblicazioni<br />

che esse sono scaturite dalla collaborazione tra i due contraenti. L’eventuale<br />

brevettazione di risultati conseguiti in comune sarà oggetto di separato<br />

accordo tra le parti; in questo caso, le eventuali pubblicazioni saranno subordinate<br />

all’espletamento di tutte le procedure atte alla protezione brevettale dei<br />

risultati.<br />

Art. 5 – Oneri connessi all’attuazione della convenzione. Ciascuna delle<br />

parti si farà carico degli oneri derivanti dalle attività per le sue proprie competenze.<br />

Art. 6 – Copertura assicurativa. Il Dipartimento garantisce la copertura<br />

assicurativa contro gli infortuni e per responsabilità civile del proprio personale,<br />

impegnato nell’attività in oggetto della presente convenzione. Il Contraente<br />

garantisce analoga copertura assicurativa ai propri dipendenti, borsisti<br />

o collaboratori impegnati nello svolgimento delle suddette. Quando il personale<br />

di una parte si reca presso la sede dell’altra parte per le attività di ricerca,<br />

il datore di lavoro della sede ospitante assolve a tutte le misure generali e specifiche<br />

di prevenzione e sicurezza, ivi compresa la sorveglianza sanitaria.<br />

Art. 7 – Durata della convenzione. La presente convenzione entra in vigore<br />

dalla data della sua stipula e avrà la durata di due anni, con la possibilità di<br />

rinnovo sulla base di un accordo scritto, approvato dagli organi competenti<br />

delle parti. Al termine della convenzione, il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong><br />

redigeranno una relazione valutativa sulla collaborazione e sui risultati raggiunti;<br />

in caso di rinnovo a questa dovrà aggiungersi una relazione sugli obiettivi<br />

futuri.<br />

Art. 8 – Facoltà di recesso. Le parti hanno la facoltà di recedere unilateralmente<br />

dalla presente convenzione, ovvero di risolverla consensualmente. Il<br />

recesso deve essere esercitato mediante comunicazione scritta da inviare a<br />

cura della parte interessata con raccomandata con avviso di ricevimento entro<br />

almeno tre mesi antecedenti la scadenza del presente atto. Il recesso o la risoluzione<br />

consensuale non hanno effetto che per l’avvenire e non incidono sulla<br />

parte di convenzione già eseguita.<br />

Art. 9 – Trattamento dei dati personali. Le parti provvedono ognuno per<br />

quanto di competenza al trattamento, alla diffusione e alla comunicazione dei<br />

dati personali relativi alla presente convenzione nell’ambito del proseguimento<br />

dei propri fini istituzionali e di quanto previsto dal proprio Regolamento<br />

emanato in attuazione della legge n° 196/03, “ Codice in materia di protezione<br />

dei dati personali ”.<br />

2006 179


Sezione II<br />

Art. 10 – Controversie. Per qualsiasi vertenza, che dovesse nascere dall’esecuzione<br />

della presente convenzione, è competente a decidere il Foro di<br />

Torino.<br />

Art. 11 – Registrazione e spese. La presente convenzione sarà registrata<br />

solo in caso d’uso e tassa fissa ai sensi degli art. 5 e 39 del DPR n° 131/86 con<br />

le spese a carico della parte richiedente.<br />

Roma, 16 Novembre 2006<br />

Per il Dipartimento di Psicologia<br />

Università degli Studi di Torino<br />

Il Direttore<br />

Giuliano Germiniani<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Direttore Generale<br />

Luigi Amadio<br />

180 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

CONVENZIONE<br />

TRA<br />

la <strong>Fondazione</strong> Telethon, con sede in Roma Via Guglielmo Saliceto n. 5<br />

(P. IVA 04879781005) nella persona del Suo Presidente Sig.ra Susanna Agnelli<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />

con sede in Roma Via Ardeatina n. 306 (P. IVA 05692831000), nella persona<br />

del suo Presidente Sig.ra Maria Adriana Amadio<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> EBRI (European Brain Research Institute, di seguito denominata<br />

per brevità EBRI), con sede in Via del Fosso di Fiorano 64/65, Roma<br />

(C.F. 97272740586), nella persona del suo Presidente Prof.ssa Rita Levi-<br />

Montalcini.<br />

PREMESSO CHE<br />

a) la <strong>Fondazione</strong> Telethon persegue, nell’ambito delle proprie attività istituzionali<br />

di Ente senza scopo di lucro, la promozione della ricerca scientifica<br />

nel settore delle malattie genetiche principalmente attraverso la gestione di<br />

fondi, personale e strutture di ricerca;<br />

b) la <strong>Fondazione</strong> Telethon, tra l’altro, è Ente gestore del Dulbecco Telethon<br />

Institute (DTI), istituto di ricerca nato dal programma Carriere Telethon che<br />

si propone il sostegno alla ricerca nel settore di propri interessi, attraverso il<br />

finanziamento del salario e del progetto di ricerca di ricercatori con un eccellente<br />

curriculum vitae ospitati presso istituti italiani, pubblici o privati senza<br />

scopo di lucro;<br />

c) i ricercatori del DTI sono selezionati dalla Commissione Medico Scientifica<br />

di Telethon attraverso la partecipazione ad un apposito bando;<br />

d) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha, tra i propri fini istituzionali, la promozione<br />

e lo svolgimento di attività di ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;<br />

e) l’EBRI ha come fine istituzionale la promozione e lo svolgimento di attività<br />

di ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze, etc.;<br />

f) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> detiene in locazione l’immobile sito in Roma<br />

Via del Fosso di Fiorano n. 64 presso cui operano sia il CNR e sia la <strong>Fondazione</strong><br />

EBRI;<br />

g) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha concesso all’EBRI in comodato d’uso a titolo<br />

gratuito parte degli spazi di questa sede edilizia, per svolgere attività di ricerca<br />

nelle neuroscienze;<br />

h) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e l’EBRI hanno intenzione di collaborare nella<br />

promozione della ricerca scientifica in oggetto concedendo l’utilizzo di spazi<br />

da considerarsi come sede privilegiata per i laboratori dei ricercatori del DTI;<br />

tali spazi sono idonei ed attrezzati per ricerca, con la possibilità di accedere<br />

2006 181


Sezione II<br />

alle aree ed ai servizi comuni esistenti e necessari per la conduzione delle attività<br />

di ricerca finanziate dal Telethon;<br />

i) le parti si sono dette interessate ad avviare una proficua collaborazione per<br />

lo sviluppo delle attività di comune interesse;<br />

j) le parti con la presente convenzione non intendono in alcun modo dare<br />

corso ad attività imprenditoriali di produzione o scambio di beni o servizi ma<br />

che solamente intendono soddisfare ai comuni fini istituzionali di promozione<br />

e incentivo alla ricerca medico scientifica finalizzata allo studio delle<br />

malattie genetiche;<br />

k) i ricercatori del DTI su esplicito incarico da parte della Telethon possono<br />

avvalersi della prestazione di collaboratori per lo svolgimento del loro progetto<br />

di ricerca per i quali dovranno essere stipulate assicurazioni per infortuni<br />

a carico della <strong>Fondazione</strong> Telethon;<br />

l) i ricercatori del DTI potranno richiedere finanziamenti esterni in accordo<br />

con la Direzione Scientifica dell’EBRI;<br />

m) i ricercatori del DTI potranno prestare appoggio alla attività didattica<br />

seguendo le disposizioni interne. Quest’ultima attività non dovrà assorbire più<br />

del 15% del loro impegno totale.<br />

CIÒ PREMESSO<br />

– Verificata la disponibilità di massima da parte della <strong>Fondazione</strong> Telethon di<br />

svolgere le attività di gestione connesse alle suddette ricerche tramite i ricercatori<br />

del DTI.<br />

– Verificata altresì la disponibilità da parte della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di<br />

mettere a disposizione spazi idonei ad ospitare i ricercatori del DTI.<br />

– Verificata altresì la disponibilità da parte dell’EBRI di mettere a disposizione<br />

spazi idonei ad ospitare i ricercatori del DTI nell’ambito degli spazi ricevuti<br />

in comodato d’uso dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

TRA LE PARTI SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Premesse. Le premesse costituiscono parte integrante della presente<br />

Convenzione.<br />

Art. 2 – Collocazione. I ricercatori del DTI svolgeranno le proprie attività<br />

di ricerca presso i locali dell’edificio sito in Roma Via del Fosso di Fiorano<br />

n. 64 concessi in comodato dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> alla <strong>Fondazione</strong><br />

EBRI così come meglio individuati nella planimetria che viene allegata alla<br />

presente convenzione che ne farà parte integrante.<br />

Art. 3 – Finalità. I ricercatori del DTI svolgeranno ricerche sulle malattie<br />

genetiche secondo quanto presentato e approvato dalla Commissione Medico<br />

Scientifica di Telethon e per lo svolgimento delle quali hanno stipulato un<br />

Contratto di collaborazione con la <strong>Fondazione</strong> Telethon. Inoltre, i ricercatori<br />

del DTI si impegnano a collaborare allo sviluppo di programmi comuni di<br />

neuroscienze.<br />

182 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

Art. 4 – Obblighi delle parti<br />

a) Le parti si impegnano a garantire un corretto svolgimento delle attività<br />

di ricerca e a portare avanti iniziative comuni per la gestione e la promozione<br />

del presente accordo:<br />

– collaborare al coordinamento delle attività dell’iniziativa;<br />

– promuovere attività di comunicazione in maniera congiunta;<br />

– adeguarsi alle indicazioni che emergeranno di volta in volta;<br />

– promuovere la collaborazione e la sinergia tra i ricercatori del DTI e gli<br />

altri ricercatori appartenenti al CNR, alla <strong>Fondazione</strong> Ebri e alla <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

Al fine di facilitare quanto sopra le parti si impegnano a costituire un<br />

gruppo di lavoro composto dai rappresentanti delle tre istituzioni presso il<br />

centro.<br />

b) La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> mette a disposizione per l’espletamento<br />

dell’attività di ricerca ai ricercatori del DTI in possesso di adeguata copertura<br />

assicurativa RCT e infortuni, parte dei locali concessi in comodato<br />

alla <strong>Fondazione</strong> EBRI così come meglio individuati all’art. 2 della presente<br />

Convenzione. A mero titolo di rimborso forfettario delle spese generali relative<br />

ai consumi dei gruppi di ricerca ospitati, la <strong>Fondazione</strong> Telethon riconoscerà<br />

all’EBRI su base annuale il contributo di € 10.000,00 (diecimila euro)<br />

per ogni Laboratorio DTI.<br />

c) La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna a mettere a disposizione dei<br />

ricercatori del DTI i servizi esistenti presso la sede a cui potranno avere<br />

accesso secondo modalità da concordarsi.<br />

d) La <strong>Fondazione</strong> Telethon chiede all’EBRI di inserire i ricercatori del<br />

DTI ed i loro collaboratori nei propri piani di sorveglianza sanitaria attribuendo<br />

alla <strong>Fondazione</strong> Telethon i costi relativi.<br />

e) Le attrezzature eventualmente acquistate dalle rispettive Fondazioni<br />

rimarranno di proprietà dell’Ente acquirente.<br />

f) I ricercatori del DTI potranno richiedere fondi come <strong>Fondazione</strong> EBRI o<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, seguendo le procedure vigenti all’interno delle stesse.<br />

Art. 5 – Risultati delle ricerche. La <strong>Fondazione</strong> Telethon si riserva la titolarità<br />

delle eventuali scoperte fatte dai ricercatori del DTI o/e dal suo gruppo di<br />

ricerca. Le pubblicazioni scientifiche che emergeranno dalle ricerche di tali<br />

ricercatori faranno riferimento alle tre istituzioni F. Telethon, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed EBRI.<br />

Art. 6 – Durata della convenzione. La presente Convenzione avrà<br />

durata pari ad un quinquennio dalla data della firma e potrà essere rinnovata<br />

per iscritto e su accordo comune delle parti entro 3 mesi dalla data di<br />

scadenza.<br />

In ogni caso la presente Convenzione perderà ogni sua efficacia e non<br />

spiegherà più effetti tra le Parti nel momento in cui oggettivamente non ci<br />

2006 183


Sezione II<br />

saranno più le condizioni per l’effettivo svolgimento dell’attività di ricerca dei<br />

ricercatori del DTI ospitati.<br />

Ciascuna delle Parti potrà recedere in qualsiasi momento dal presente<br />

accordo per motivi di grave inadempienza o di incompatibilità con i fini<br />

espressi nelle premesse.<br />

Roma, 24 Novembre 2006<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> Per la <strong>Fondazione</strong> Per la <strong>Fondazione</strong><br />

Telethon <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> EBRI<br />

Il Presidente Il Presidente Il Presidente<br />

Susanna Agnelli Maria Adriana Amadio Rita Levi Montalcini<br />

184 2006


Collaborazioni scientifiche<br />

CONVENZIONE<br />

TRA<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – IRCCS con sede legale in Roma, Via Ardeatina<br />

306 codice fiscale 97138260589, P.I. 05692831000, rappresentata dal Presidente<br />

Maria Adriana Amadio<br />

E<br />

la Kell S.r.l. (di seguito Kell) con sede legale in Roma, Via Plinio 22 e sede<br />

operativa in Roma, E. Q. Visconti 8, 00193, partita iva 05419421002, reg. Imp.<br />

23699-1998-RM, rappresentata dal Dr. Fabrizio Aversa in qualità di Amministratore<br />

unico della società.<br />

PREMESSA<br />

La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è interessata a partecipare a progetti di sviluppo<br />

di sistemi innovativi di tele-medicina. L’eccellenza in campo clinico e tecnologico<br />

che caratterizza l’Istituto lo pone in una posizione particolarmente adatta<br />

alla verifica clinica ed operativa delle soluzioni di tele-medicina.<br />

La Kell è una società impegnata, fin dalla sua costituzione nel 1997, nel settore<br />

dei progetti tecnologici innovativi e dello sviluppo software per la telemedicina,<br />

la teleformazione, i servizi internet e multimediali.<br />

La Kell si rivolge ad aziende, comunità scientifiche e organizzazioni pubbliche<br />

e private con l’obiettivo di fungere da polo di eccellenza nello sviluppo di<br />

applicazioni e soluzioni basate su reti di telecomunicazione satellitari e terrestri,<br />

sfruttando la capacità di trasferire i risultati della ricerca scientifica e<br />

delle innovazioni tecnologiche per sviluppare applicazioni sempre più efficaci.<br />

La Kell s.r.l. coordina il progetto TELESAL, finanziato dell’Agenzia Spaziale<br />

Italiana, volto a realizzare e verificare in un progetto applicativo soluzioni per<br />

la tele-medicina.<br />

OGGETTO<br />

Le parti convengono di stipulare un protocollo d’intesa basato sui punti e<br />

con le modalità descritti di seguito:<br />

1. Finalità. La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e la Kell si propongono di stimolare<br />

la cooperazione fra le due parti al fine di attuare uno scambio fattivo e<br />

proficuo fra ricerca ed industria.<br />

Le iniziative sviluppate in tal senso mireranno a valorizzare i risultati<br />

della ricerca scientifica favorendo il trasferimento dei risultati nel settore delle<br />

innovazioni tecnologiche, in particolare al progetto TELESAL, ed a proporre<br />

alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> i sistemi tecnologici risultanti per test operativi.<br />

2. Campi di applicazione. Le iniziative sviluppate nell’ambito della presente<br />

intesa riguarderanno i settori della ricerca e tecnologici comuni alle due<br />

parti. Principalmente i campi di applicazione sono:<br />

2006 185


Sezione II<br />

a) progettazione e sviluppo di tecnologie informatiche per la telecomunicazione<br />

in medicina;<br />

b) verifica clinica e operativa presso la struttura clinica della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> delle soluzioni realizzate;<br />

c) partecipazione in veste di Ente Istituzionale per il test delle applicazioni<br />

sviluppate nell’ambito del progetto TELESAL, coordinato dalla Kell.<br />

Ulteriori campi di applicazione potranno tuttavia essere individuati<br />

durante il periodo di validità della presente convenzione ed andare ad arricchire<br />

i temi e le finalità della collaborazione.<br />

3. Modalità di gestione. Le parti, nell’attuare le iniziative congiunte, favoriranno<br />

la partecipazione congiunta a programmi e progetti di ricerca ed<br />

applicativi.<br />

Pur non limitandosi a quanto scritto in seguito, al fine di raggiungere gli<br />

obiettivi della presente intesa, le parti potranno:<br />

– favorire reciprocamente l’organizzazione di momenti formativi e di<br />

accrescimento professionale, come periodi di tirocinio, seminari o quant’altro<br />

sia funzionale agli scopi della presente intesa;<br />

– partecipare in forma congiunta ad eventi, workshop ed altri eventi che<br />

possono fungere da veicolo promozionale dei risultati ottenuti dalle attività<br />

congiunte;<br />

– partecipare congiuntamente e su temi di comune interesse a gare ed<br />

appalti banditi a scala locale (enti locali), nazionale (MIUR, ASI, altri Ministeri<br />

ed Enti) ed internazionale (ESA, UE, ecc.).<br />

Le parti nominano quali figure di riferimento per l’attuazione delle iniziative<br />

scaturite nell’ambito del presente accordo il Dott. Luigi Amadio<br />

(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>) e il Dott. Fabrizio Aversa (Kell); la nomina è<br />

valida per l’intera durata dell’accordo.<br />

Le figure di riferimento coordineranno le attività congiunte e riporteranno<br />

periodicamente ai rappresentanti delle parti le idee di cooperazione, le<br />

attività in corso e i risultati delle attività svolte.<br />

4. Durata. La durata del presente accordo è fissata in 3 (tre) anni solari a<br />

partire dalla data della sua ratifica e verrà automaticamente rinnovato nei due<br />

anni successivi al primo salvo diversa decisione espressa almeno (3) tre mesi<br />

prima della scadenza.<br />

Roma, 28 Novembre 2006<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Maria Adriana Amadio<br />

Per la Kell S.r.l.<br />

L’Amministratore Unico<br />

Fabrizio Aversa<br />

186 2006


Attività<br />

didattica<br />

e formativa


Attività didattica e formativa<br />

– Corso di laurea in Scienze dell’Educazione dell’Università dell’Aquila.<br />

– Corsi di Laurea di I Livello per Professioni Sanitarie (Infermiere, Logopedista,<br />

Tecnico di Neurofisiopatologia, Terapista della Riabilitazione) dell’Università<br />

di Roma Tor Vergata.<br />

– Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza: Tirocinio pratico<br />

post-lauream per psicologi.<br />

– IUSM, Istituto Universitario in Scienze Motorie di Roma: Tirocinio di<br />

formazione e orientamento.<br />

– Università dell’Aquila: Tirocinio formativo e di orientamento per studenti,<br />

laureati e diplomati della Facoltà di Psicologia.<br />

– Università degli Studi di Palermo: Tirocinio di formazione e orientamento<br />

post-lauream per psicologi.<br />

– Università degli Studi di Parma: Tirocinio formativo post-lauream per<br />

l’ammissione all’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione<br />

di psicologo (si riproduce la convenzione).<br />

– Libera Università Maria SS. Assunta LUMSA di Roma: Tirocinio di formazione<br />

e orientamento.<br />

– Università di Bari, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali: Tirocinio<br />

di formazione e orientamento, in base alla convenzione che si riproduce.<br />

– Agenzia Formativa della Comunità di Capodarco e Scuola Assistenti<br />

Sanitari della CRI: Tirocinio di formazione e orientamento (si riproduce la<br />

convenzione).<br />

La <strong>Fondazione</strong> prosegue il suo impegno nell’ambito formativo e di approfondimento<br />

con una serie di corsi e master:<br />

– 14° Corso di formazione post lauream, Arch. Fabrizio Vescovo, “ Progettare<br />

per tutti senza barriere ”. Il corso si articola in 22 incontri.<br />

– Corso di formazione, Arch. Fabrizio Vescovo, per conto dell’Ordine degli<br />

ingegneri di Roma, “ Progettare l’accessibilità per superare le barriere ”. Il<br />

corso si articola in 6 incontri.<br />

– Corso di perfezionamento, prof. Carlo Caltagirone, “ La malattia di Alzheimer<br />

e le demenze ”. Il corso si articola in 3 moduli di 2 giorni.<br />

– Master di II livello, Dr. Marco Traballesi, “ Sport come riabilitazione e<br />

terapia ”.<br />

– Seminario interattivo, Prof. Massimo Santini, “ Progetto PRE-PSS (Formazione<br />

per la Prevenzione Primaria e Secondaria dello Stroke ”).<br />

– Corso di formazione multidisciplinare teorico-pratico, IRCCS S. <strong>Lucia</strong> e<br />

GISMO (Gruppo Italiano Studio Diagnosi Malattie Metabolismo Osseo), “ L’osteoporosi<br />

nel Lazio: attraverso una corretta diagnosi una terapia più idonea e<br />

mirata ”.<br />

– Corso di formazione, SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e<br />

CeSAR (Centro Studi Alimentazione e Riabilitazione) IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, “ La<br />

gestione nutrizionale nel paziente post-ictus ”.<br />

2006 189


Sezione II<br />

– Corso teorico-pratico, Prof. Rosario Brancato, “ Prevenzione, stadiazione,<br />

terapia, riabilitazione dell’ipovisione ”.<br />

– Corso teorico-pratico, Prof. Enrico Finazzi-Agrò, “ Incontinenza urinaria<br />

e vescica iperattiva: percorsi diagnostico-terapeutici di primo livello ”.<br />

– Corso teorico-pratico, Prof. Enrico Finazzi-Agrò, “ La riabilitazione funzionale<br />

dei disordini del pavimento pelvico ”.<br />

– Corso didattico, Prof. Pietro Calissano, “ Conoscere il DNA”.<br />

– Corso, UIL FPL, “ Responsabilità manageriale degli operatori sanitari:<br />

modelli e strumenti ”. Il corso si articola in 2 moduli di 2 giorni.<br />

– Corso, SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) –<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Coordinatore Marco Franceschini, “ Omogeneizzazione del<br />

protocollo di minima per la valutazione dello stroke ”.<br />

– Corso, Dr. Vincenzo Vinicola, “ Verne, viaggio nel profondo delle ossa. Il<br />

ruolo del MMG nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi: stato dell’arte<br />

e recenti acquisizioni cliniche ”.<br />

– Corso locale, AIP (Associazione Italiana Psicogeriatria) – Prof. Carlo<br />

Caltagirone, “ Il trattamento della depressione nell’anziano ”.<br />

– Corso di formazione per gli addetti antincendio. Il corso si articola in 7<br />

incontri.<br />

– Incontri di aggiornamento, <strong>Fondazione</strong> Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche<br />

Brescia – Ordine dei medici veterinari di Roma, “ Il latte: aspetti igienico-sanitari<br />

e nuove tecnologie produttive per un alimento indispensabile ”.<br />

Altre attività formative sono state accreditate dal Ministero della Salute ai<br />

fini del programma di Educazione Continua in Medicina (ECM) e offerte<br />

dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS nell’anno 2006 sotto forma di Progetto<br />

Formativo Aziendale (PFA) ed Evento Formativo (EF):<br />

– EF – Dr.ssa Maria Rosa Pizzamiglio – “ Neuropsicologia Clinica dell’Età<br />

Evolutiva ”. Evento aperto a medici, psicologi, fisioterapisti neuropsicomotricisti<br />

dell’età evolutiva (10 moduli di 8 ore).<br />

– EF – Dr. Stefano Paolucci – “ Protocollo di minima per la valutazione<br />

dello Stroke ”. Evento aperto a medici (un modulo di 7 ore).<br />

– PFA – Dr.ssa Paola Cicinelli – “ Tossina botulinica “ A” e bendaggio funzionale<br />

nella spasticità dell’arto superiore ed inferiore ”. PFA aperto ai medici<br />

e fisioterapisti interni (10 ore).<br />

Varie scuole ed istituzioni italiane ed estere (di seguito citate) durante il<br />

2006 hanno inviato presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS tirocinanti e<br />

visitatori:<br />

– Università di Roma La Sapienza (sede di Ariccia): Scuola di Specializzazione<br />

in Neuropsicologia, Corso di laurea in Logopedia.<br />

– Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: Corso di laurea in Terapia<br />

Occupazionale.<br />

190 2006


Attività didattica e formativa<br />

– Università di Brescia (sede di Cremona e Mantova).<br />

– Polo Universitario di Tivoli ASL RM G: Corso di laurea in Fisioterapia.<br />

– Centro Paraplegici di Ostia: Corso di laurea in Fisioterapia.<br />

– Università di Cassino: Laurea in Scienze del Sevizio Sociale.<br />

– Università di Nizza: Laurea specialistica in “ Prevenzione ed educazione<br />

Sanitaria attraverso le attività fisiche e le scienze alimentari ”.<br />

– Università di Maastricht.<br />

– IRCCS E. Medea di Conegliano (TV).<br />

Le strutture dell’IRCCS sono state utilizzate, infine, dal Ministero della<br />

Salute Dipartimento della qualità:<br />

– per far sostenere un periodo di tirocinio, ai sensi dell’art. 7 del D.lg.vo<br />

319 del 2/5/1994 di recepimento della Direttiva 92/51/CEE, per il riconoscimento<br />

dei titoli professionali di Fisioterapista conseguiti in ambito comunitario<br />

ed extracomunitario;<br />

– per l’espletamento delle prove attitudinali previste dall’art. 8 del D.lg.vo<br />

319 del 2/5/1994 di recepimento della Direttiva 92/51/CEE;<br />

– per svolgere le misure compensative di cui all’art. 49 del DPR 394/99<br />

per il riconoscimento dei titoli di specialità in ortopedia, neurologia e medicina<br />

fisica e riabilitativa in possesso di cittadini extracomunitari.<br />

2006 191


Sezione II<br />

CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE E ORIENTAMENTO<br />

TRA<br />

l’Associazione Temporanea di Scopo costituita da:<br />

– Agenzia Formativa della Comunità Capodarco di Roma ONLUS con<br />

sede in Roma in via Lungro 3, C.F. 96213060583 e P. IVA 04945851006 (Capofila)<br />

e<br />

– Scuola Assistenti Sanitari della Croce Rossa Italiana con sede in Via<br />

B. Ramazzini 31 (Ente Associato),<br />

d’ora in poi denominata “ Soggetto Promotore ”, rappresentata dal Responsabile<br />

Legale della Comunità Capodarco di Roma O.N.L.U.S. Vinicio Albanesi<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura con sede legale in<br />

Roma, Via Ardeatina 306, cap. 00179, C.F. 97138260589 d’ora in poi denominato<br />

«Soggetto Ospitante», rappresentata dalla Sig.ra Albina Brutti nata a<br />

Rosora (AN) il 04/09/1921.<br />

PREMESSO<br />

che al fine di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta<br />

del mondo del lavoro e realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro<br />

nell’ambito dei processi formativi i soggetti richiamati all’art. 18, comma 1,<br />

lettera a), della legge 24 giugno 1997, n. 196, possono promuovere tirocini di<br />

formazione ed orientamento in impresa a beneficio di coloro che abbiano già<br />

assolto l’obbligo scolastico ai sensi della legge 31 dicembre 1962, n. 1859 (11).<br />

SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Ai sensi dell’art. 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, il Soggetto<br />

Ospitante si impegna ad accogliere presso le sue strutture n. 1 soggetti in tirocinio<br />

di formazione ed orientamento su proposta del Soggetto Promotore, ai<br />

sensi dell’art. 5 del decreto attuativo dell’art. 18 della legge n. 196 del 1997 nell’ambito<br />

del Corso di Formazione Professionale per il conseguimento della<br />

qualifica di Operatore Socio Sanitario (autorizzato dalla Regione Lazio con<br />

determinazione N° 1890/2003 e N° D3761/2004).<br />

Art. 2 – 1. Il tirocinio formativo e di orientamento, ai sensi dell’art. 18,<br />

comma 1, lettera d), della legge n. 196 del 1997 non costituisce rapporto di<br />

lavoro.<br />

2. Durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione ed orientamento<br />

è seguita e verificata da un tutore designato dal Soggetto Promotore in<br />

veste di responsabile didattico-organizzativo, e da un Responsabile Legale,<br />

indicato dal Soggetto Ospitante.<br />

192 2006


3. Per ciascun tirocinante inserito nell’organizzazione ospitante in base<br />

alla presente Convenzione viene predisposto un progetto formativo di orientamento<br />

contenente:<br />

• il nominativo del tirocinante;<br />

• i nominativi del Tutor e del Responsabile dell’Organizzazione;<br />

• obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio, con l’indicazione dei<br />

tempi di presenza nell’Organizzazione;<br />

• le strutture dell’Organizzazione (stabilimenti, sedi, reparti, uffici)<br />

presso cui si svolge il tirocinio;<br />

• gli estremi identificativi delle assicurazioni Inail e per la responsabilità<br />

civile.<br />

Art. 3 – Durante lo svolgimento del tirocinio formativo e di orientamento<br />

il tirocinante è tenuto a:<br />

• svolgere le attività previste dal progetto formativo e di orientamento;<br />

• rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />

lavoro;<br />

• mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati, informazioni<br />

o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />

durante lo svolgimento del tirocinio.<br />

Art. 4 – 1. Il Soggetto Promotore assicura il/i tirocinante/i contro gli<br />

infortuni sul lavoro presso l’INAIL, nonché per la responsabilità civile presso<br />

compagnie assicurative operanti nel settore. In caso di incidente durante lo<br />

svolgimento del tirocinio, il soggetto ospitante si impegna a segnalare l’evento,<br />

entro i tempi previsti dalla normativa vigente, agli istituti assicurativi<br />

(facendo riferimento al numero della polizza sottoscritta dal soggetto promotore)<br />

ed al soggetto promotore.<br />

2. Il Soggetto Promotore si impegna a far pervenire alla regione o alla<br />

provincia delegata, alle strutture provinciali del Ministero del lavoro e della<br />

previdenza sociale competenti per territorio in materia di ispezione, nonché<br />

alle rappresentanze sindacali aziendali copia della Convenzione di ciascun<br />

progetto formativo e di orientamento.<br />

3. La presente convenzione ha validità dal 5/06/06 al 1/07/06.<br />

Art. 5 – 1. Il Soggetto Ospitante apporrà il timbro e la firma del Tutor dell’Organizzazione<br />

sul registro di rilevazione delle ore di presenza dell’Allievo tirocinante.<br />

2. Il Soggetto Ospitante è tenuto a rilasciare una dichiarazione in relazione<br />

alle conoscenze e/o competenze acquisite dal Tirocinante.<br />

Roma, 31 Maggio 2006<br />

Attività didattica e formativa<br />

Per la Comunità Capodarco di Roma ONLUS<br />

Il Responsabile Legale<br />

Vinicio Albanesi<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Rappresentate Legale<br />

Albina Brutti<br />

2006 193


Sezione II<br />

PROTOCOLLO D’INTESA per l’utilizzazione del potenziale clinico<br />

e didattico-scientifico dei reparti di degenza riabilitativa nell’ambito<br />

della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione<br />

PREMESSA<br />

– Considerato che l’Università Campus Bio-Medico di Roma, nel rispetto di<br />

quanto previsto dall’art. 6 del D.lgs 502/92 e successive modificazioni ed integrazioni,<br />

può stipulare convenzioni con altre strutture pubbliche e private per<br />

esigenze assistenziali e di insegnamento nonché per la formazione degli operatori<br />

sanitari e degli specializzandi;<br />

– considerata l’esigenza dell’Università Campus Bio-Medico di Roma di<br />

poter disporre di idonee strutture sanitarie per garantire l’attività istituzionale<br />

della propria Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e della<br />

Riabilitazione;<br />

– valutato altresì che la “ <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS di Roma ” è struttura<br />

idonea all’attività formativa in riferimento ai requisiti previsti dalla<br />

vigente normativa;<br />

– considerato l’interesse manifestato dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS<br />

alla qualificazione professionale didattica e scientifica del personale medico<br />

operante nell’ambito della propria struttura.<br />

TRA<br />

l’Università Campus Bio-Medico di Roma, in prosieguo denominata “ Campus<br />

BioMedico ” o “ Università ”, Codice Fiscale n. 01618340580 con sede in<br />

Roma Via E. Longoni, 83 in persona del Rettore pro-tempore Prof. Vincenzo<br />

Lorenzelli, nato a Verona il 15/5/1933 in ragione della sua carica ed agli effetti<br />

del presente atto domiciliato presso la sede dell’Università Campus Bio-Medico<br />

di Roma;<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS di Roma in prosieguo denominata<br />

“ <strong>Fondazione</strong> ”, P. IVA 05692831000 con sede legale in Roma e accreditata con<br />

il SSN, in persona del Presidente, legale rappresentante Sig.ra Albina Brutti,<br />

nata a Rosora (AN), il 04/09/1921, in ragione della sua carica ed agli effetti del<br />

presente atto domiciliato presso la sede della <strong>Fondazione</strong>, via Ardeatina 306,<br />

00179 Roma;<br />

TUTTO CIÒ PREMESSO SI CONVIENE<br />

E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Oggetto. Allo scopo di favorire la collaborazione tra l’Università e<br />

la <strong>Fondazione</strong>, l’Università, anche in riferimento alla legge 833/78 nonché alle<br />

vigenti disposizioni di legge riguardanti le Scuole di specializzazione, si avvale<br />

194 2006


Attività didattica e formativa<br />

delle strutture (allegato A) e del potenziale clinico e didattico-scientifico della<br />

<strong>Fondazione</strong> per il potenziamento della Scuola di Specializzazione in Medicina<br />

Fisica e Riabilitazione.<br />

Art. 2 – Attività di formazione degli specializzandi. La <strong>Fondazione</strong> mette a<br />

disposizione gli spazi didattici, le attrezzature, gli arredi, i presidi diagnostici<br />

e terapeutici, le strutture assistenziali (ivi inclusi il numero di posti letto indicati<br />

nell’allegato A dedicati alla rete formativa della Scuola di Specializzazione)<br />

e i relativi laboratori connessi con la gestione della formazione dei<br />

medici specializzandi iscritti alla Scuola di Specializzazione in Medicina<br />

Fisica e Riabilitazione.<br />

La formazione del medico, ai sensi di quanto previsto dal D.lgs 368/99 e<br />

dell’art. 16 del D.lgs 30.12.1992 n. 502 e successive modificazioni ed integrazioni,<br />

implica la partecipazione guidata o diretta alla totalità delle attività<br />

mediche del servizio di cui fanno parte le strutture nelle quali si effettua<br />

nonché la graduale assunzione di compiti assistenziali con autonomia vincolata<br />

alle direttive ricevute dal docente responsabile della formazione. La<br />

formazione comporta l’assunzione di responsabilità connesse alle attività<br />

svolte.<br />

Art. 3 – Modalità di svolgimento delle attività didattiche. Il personale della<br />

<strong>Fondazione</strong> potrà svolgere attività didattiche secondo le disposizioni normative<br />

vigenti con modalità definite dal Consiglio della Scuola di Specializzazione.<br />

In particolare il personale docente e sanitario della <strong>Fondazione</strong> potrà<br />

espletare a titolo gratuito le funzioni di docente per lo svolgimento di attività<br />

di insegnamento integrativo, gruppi di lezioni su argomenti specialistici particolari,<br />

forme varie di attività didattica quali seminari, esercitazioni, partecipazioni<br />

a lezioni integrate e altre forme di collaborazioni didattiche ai sensi del<br />

combinato disposto dell’art. 25 penultimo comma del DPR 382/80 e art. 4<br />

DPR 162/82.<br />

Art. 4 – Controlli in materia di medicina preventiva e radioprotezione. La<br />

<strong>Fondazione</strong> si impegna ad adempiere agli obblighi dettati dalla normativa<br />

vigente in materia di profilassi, medicina preventiva e radioprotezione nei<br />

confronti degli specializzandi con l’obbligo di comunicare periodicamente<br />

all’Università i risultati dei controlli effettuati sugli specializzandi.<br />

2006 195


Sezione II<br />

Allegato A<br />

Strutture ed attrezzature messe a disposizione dalla <strong>Fondazione</strong> per le esigenze<br />

della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione:<br />

1. Reparto degenza (Posti letto dedicati alla rete formativa della Scuola di<br />

specializzazione) Unità operativa compessa “ A” (direttore dott. Marco Molinari)<br />

p.l. 50.<br />

2. Reparto operatorio.<br />

3. Centro ambulatoriale di diagnosi e cura.<br />

4. Aule didattiche (di utilizzazione comune): Sala riunioni UOC “ A”.<br />

5. Centro ambulatoriale di diagnosi e cura.<br />

Roma, 5 Giugno 2006<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Albina Brutti<br />

Per l’Università Campus Bio-Medico – Roma<br />

Il Rettore<br />

Vincenzo Lorenzelli<br />

196 2006


Attività didattica e formativa<br />

CONVENZIONE per l’utilizzazione del potenziale didattico nell’ambito<br />

della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione<br />

L’Università degli Studi di Roma La Sapienza in persona del Rettore pro<br />

tempore, Prof. Renato Guarini, nato a Napoli il 16/3/1932, a quanto segue<br />

autorizzato dal Consiglio di Amministrazione, in prosieguo denominata “ Università<br />

”<br />

E<br />

l’Amministrazione che gestisce l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere<br />

Scientifico (IRCCS) <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, in persona del<br />

Direttore Generale pro tempore, Dott. Luigi Amadio nato a Roma il 4/6/1947<br />

per la carica domiciliato in Via Ardeatina 306, 00179 Roma, in prosieguo<br />

denominata “ IRCCS”<br />

CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Allo scopo di favorire la collaborazione tra l’Università e l’IRCCS<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, per l’impiego del potenziale didattico,<br />

scientifico e delle strutture dell’IRCCS, l’Università degli Studi di Roma “ La<br />

Sapienza ” di seguito indicata come Università, anche in riferimento alla legge<br />

833/78 ed al D.lgs. 502/92, nonché alle vigenti disposizioni di legge riguardanti<br />

le Scuole di Specializzazione (D.P.R. 382 dell’11-7-80 e D.P.R. 162 del 10-3-82),<br />

si avvale delle strutture dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, nonché del personale<br />

laureato degli stessi, nell’ambito della Scuola di Specializzazione in<br />

Medicina Fisica e Riabilitazione.<br />

Art. 2 – Per l’attuazione del rapporto di collaborazione di cui al presente<br />

art. 1:<br />

a) l’Università fa svolgere parte delle attività didattiche, teoriche e pratiche<br />

della Scuola di Specializzazione suddetta presso l’IRCCS, le cui strutture<br />

concordemente vengono ritenute dalle parti particolarmente idonee a fornire<br />

una adeguata preparazione teorico-pratica agli specializzandi;<br />

b) in particolare il personale laureato dell’IRCCS, individuato secondo<br />

quanto indicato al successivo articolo, nel quadro del programma delle attività<br />

didattiche della Scuola di Specializzazione suddetta, espleta a titolo gratuito,<br />

a tempo determinato, le funzioni di docente per lo svolgimento di:<br />

1. corsi di insegnamento integrativi;<br />

2. gruppi di lezioni su argomenti specialistici particolari;<br />

3. forme varie di attività didattica quali seminari, esercitazioni, partecipazioni<br />

a lezioni integrate e altre forme di collaborazioni didattiche<br />

(il tutto ai sensi del combinato disposto degli art. 25, penultimo<br />

comma e 27 del D.P.R. 382/1980).<br />

Art. 3 – L’attribuzione degli insegnamenti e degli altri compiti connessi<br />

alla didattica specialistica al personale dell’IRCCS convenzionato avverrà con<br />

2006 197


Sezione II<br />

delibera del Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia, su proposta del<br />

Direttore Generale dell’IRCCS medesimo.<br />

Art. 4 – Le modalità di svolgimento delle attività didattiche sia teoriche<br />

che pratiche, il calendario delle attività e le sedi delle stesse, vengono stabiliti<br />

dal Consiglio della Scuola di Specializzazione suddetta all’inizio dell’anno<br />

accademico, in apposita seduta.<br />

Il Consiglio della Scuola di Specializzazione nel formulare le suddette<br />

modalità dovrà tenere presenti le necessità che le attività didattiche, specie<br />

quelle di carattere pratico da svolgersi presso l’IRCCS, siano coordinate con le<br />

attività specifiche di questi. Al fine di meglio strutturare tale coordinamento,<br />

che resta di competenza dell’Amministrazione della struttura ospedaliera, il<br />

Consiglio della Scuola di Specializzazione delibera d’intesa con la Commissione<br />

di cui al successivo art. 7.<br />

Art. 5 – La formazione del medico specialista ai sensi di quanto previsto<br />

dal D.Lgs. 17-8-1999, n. 368 e dall’art. 6 del D.Lgs. 30-12-1992, n. 502 e successive<br />

modifiche e integrazioni, implica la partecipazione guidata o diretta alle<br />

attività mediche del servizio di cui fanno parte le strutture nelle quali si effettua<br />

la formazione stessa, ivi compresa la Medicina Preventiva, le guardie, l’attività<br />

ambulatoriale, nonché la graduale assunzione di compiti assistenziali e<br />

l’esecuzione di interventi con autonomia vincolata alle direttive ricevute dal<br />

medico responsabile della formazione. La formazione comporta l’assunzione<br />

delle responsabilità connesse all’attività svolta. Durante il periodo di formazione<br />

è obbligatoria la partecipazione attiva a riunioni periodiche, seminari e<br />

corsi teorico-pratici nella disciplina.<br />

Art. 6 – In base a quanto stabilito dall’art. 2, ultimo comma D.P.R. 162 del<br />

10-3-1982, l’Amministrazione dell’IRCCS farà pervenire all’Università, in<br />

tempo utile prima dell’inizio di ciascun anno accademico, eventuale richiesta<br />

di numero di posti, in aggiunta a quelli ordinari, da riservarsi a personale ad<br />

esso appartenente.<br />

Art. 7 – Le parti, in materia di assicurazione del personale per la responsabilità<br />

civile, gli infortuni e le malattie riportate in servizio e per causa di servizio,<br />

si attengono ciascuna ai propri ordinamenti. Tra il personale assicurato<br />

dell’Università si intendono inclusi anche gli specializzandi dell’IRCCS che<br />

frequentino i Dipartimenti ed Istituti Universitari che concorrono al funzionamento<br />

della Scuola convenzionata.<br />

Art. 8 – Una apposita Commissione vigila sulla corretta applicazione della<br />

presente Convenzione e sul suo regolare svolgimento, conduce le opportune e<br />

necessarie verifiche, nonché propone agli Organi deliberanti dei rispettivi<br />

Enti, gli aggiornamenti e le modifiche che la concreta sperimentazione della<br />

Convenzione stessa può suggerire.<br />

Tale commissione, che è composta di sette membri, di cui tre nominati<br />

dal Direttore Generale dell’IRCCS tra le proprie figure apicali e tre nominati<br />

dall’Università (tra cui il Direttore della Scuola convenzionata o tra i Direttori<br />

delle Scuole convenzionate) ed è presieduta dal Preside di Facoltà o da un suo<br />

delegato – Direttore della Scuola convenzionata – ovvero scelto tra i Direttori<br />

198 2006


Attività didattica e formativa<br />

delle Scuole di Specializzazione convenzionate, stabilisce il numero degli specializzandi<br />

che potranno usufruire dell’attività didattica, teorica e pratica svolgentesi<br />

presso le strutture ospedaliere, nonché i relativi periodi di frequenza<br />

obbligatoria presso le stesse.<br />

La Commissione redige, almeno una volta all’anno, una apposita relazione<br />

da presentarsi all’Università e all’Amministrazione dell’IRCCS.<br />

Ai componenti la Commissione predetta, per l’opera da essi svolta, non<br />

sarà riconosciuto diritto ad alcun compenso.<br />

La Commissione, su richiesta dei suddetti Enti, esprime parere anche<br />

sulle eventuali controversie insorte tra le parti.<br />

Art. 9 – Eventuali modifiche alla presente Convenzione dovranno essere<br />

preventivamente sottoposte all’esame degli Organi deliberanti delle parti contraenti.<br />

Art. 10 – Il presente atto entra in vigore a partire dal mese di novembre<br />

dell’anno accademico 2006/07 ed ha durata triennale con possibilità di rinnovo<br />

nelle medesime forme previste per la sua stipula.<br />

Roma, 10 Ottobre 2006<br />

Per l’Università di Roma La Sapienza<br />

Il Rettore<br />

Renato Guarini<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Rappresentate Legale<br />

Albina Brutti<br />

2006 199


Sezione II<br />

CONVENZIONE<br />

L’Università “ Campus Bio-Medico ” di Roma, in prosieguo denominata<br />

“ Università ”, Codice Fiscale n. 97087620585 con sede in Roma Via E. Longoni,<br />

83 nella persona del Rettore pro-tempore Prof. Vincenzo Lorenzelli,<br />

nato a Verona il 15-5-1933 in ragione della sua carica ed agli effetti del presente<br />

atto domiciliato presso la sede del Campus Bio-Medico<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />

nella persona del Presidente pro-tempore Albina Brutti, nata a Rosora,<br />

(AN), il giorno 4-9-1921, per la carica domiciliato in Via Ardeatina, 306 -<br />

00179 Roma, in prosieguo denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”.<br />

– Vista l’attività delle parti nel campo dell’assistenza sanitaria ad alta specializzazione.<br />

– Vista le attività pluriennali di entrambe le Istituzioni nel campo della<br />

didattica.<br />

– Preso atto del comune interesse delle parti nello sviluppo di attività di<br />

ricerca scientifica in campo neuroradiologico.<br />

– Vista la legge 833/78 e il D.L. 502/92 e le vigenti disposizioni riguardanti le<br />

Scuole di Specializzazione (D.P.R. 382 dell’11-7-80, D.P.R. 162 del 10-3-82,<br />

D.M. dell’1-8-2005 e D.M. del 29-3-2006).<br />

CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – La <strong>Fondazione</strong> permette l’accesso da parte degli studenti iscritti<br />

alla Scuola di specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università, di seguito<br />

denominata “ Scuola ”, al proprio Servizio di Diagnostica per Immagini,<br />

secondo frequenza e modalità preventivamente programmate, di comune<br />

accordo, da entrambe le parti.<br />

Art. 2 – L’accesso, di cui al precedente art. l, si esplicita nella frequenza programmata<br />

di studenti della Scuola per le attività cliniche di Neuroradiologia.<br />

Art. 3 – Gli stessi frequentatori prendono parte all’attività di studio e di<br />

ricerca della <strong>Fondazione</strong> nel campo della Neuroradiologia.<br />

Art. 4 – L’attività clinica, il contenuto didattico ed i progetti di ricerca, nel<br />

campo della Neuroradiologia, ai quali prendono parte gli studenti, vengono<br />

stabiliti di comune accordo, da entrambe le parti, e si attuano nell’ambito del<br />

Programma didattico-scientifico Neuroradiologico, di seguito denominato<br />

“ PDSN”, della <strong>Fondazione</strong>.<br />

Il PDSN della <strong>Fondazione</strong> prevede un percorso formativo didattico- esperenziale<br />

con nozioni formali e tirocinio pratico, con supervisione, nonchè l’addestramento<br />

e partecipazione a progetti di ricerca scientifica nel campo della<br />

Neuroradiologia.<br />

200 2006


Attività didattica e formativa<br />

Art. 5 – I referenti per la presente convenzione sono:<br />

– per l’Università, il Prof. Bruno Beomonte Zobel, Direttore della Scuola<br />

di Specializzazione in Radiodiagnostica;<br />

– per la <strong>Fondazione</strong>, il Prof. Carlo Caltagirone, direttore Scientifico.<br />

Nell’ambito del PDSN, il responsabile dell’attività didattico-esperenziale e<br />

del tirocinio pratico è il Dr. Umberto Sabatini, specialista in Neurologia e<br />

Radiodiagnostica; il responsabile dell’attività di addestramento e partecipazione<br />

a progetti di ricerca scientifica è il Dr. Giacomo Luccichenti, specialista<br />

in Radiodiagnostica.<br />

I suddetti referenti della convenzione ed i responsabili del PDSN curano,<br />

in base ai propri ruoli, il buon andamento dell’accordo, conducendo le opportune<br />

analisi e proponendo gli aggiornamenti e le modifiche che la concreta<br />

attuazione della convenzione stessa può suggerire.<br />

Art. 6 – L’Università, nell’ambito e con modalità definite dalla Scuola di<br />

Specializzazione in Radiodiagnostica, in riferimento alla normativa vigente e<br />

a titolo gratuito, conferisce incarico dell’insegnamento nei settori disciplinari<br />

MED/37 e MED/36 a favore dei responsabili del PDSN. L’Università fornisce,<br />

inoltre, gli strumenti didattici necessari al conseguimento degli obiettivi previsti<br />

dal PDSN da parte degli studenti della Scuola.<br />

Art. 7 – Il numero e le modalità delle frequenze, nonché il calendario<br />

delle stesse vengono stabiliti dal Consiglio della Scuola di Specializzazione<br />

suddetta all’inizio dell’anno accademico, anche in relazione alle necessità<br />

organizzative ed operative della <strong>Fondazione</strong>, fornite loro preliminarmente<br />

ed in comune dai referenti della convenzione e dai responsabili del PDSN<br />

con apposita relazione.<br />

Art. 8 – In base a quanto stabilito dall’art. 2, ultimo comma D.P.R. 162 del<br />

10-3-1982 e successive modificazioni ed integrazioni, la <strong>Fondazione</strong> potrà<br />

richiedere posti presso la Scuola, in aggiunta a quelli ordinari, da riservarsi a<br />

personale ad esso appartenente. L’ammissione in qualità di specializzando in<br />

soprannumero alla Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università<br />

del personale medico della <strong>Fondazione</strong>, è assicurata secondo i limiti e<br />

le forme previste dal D.lgs 257/91 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />

Art. 9 – In materia di assicurazione per la responsabilità civile nei confronti<br />

di terzi e per infortuni connessi all’attività di formazione, l’Università è tenuta<br />

alla copertura assicurativa secondo le modalità previste dall’ottavo comma dell’art.<br />

4 del D.lgs 257/1991 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />

La <strong>Fondazione</strong> deve garantire un’adeguata copertura assicurativa per danni<br />

derivanti a terzi dalla conduzione dei fabbricati nei quali si svolge l’attività nonché<br />

degli impianti e delle attrezzature utilizzate per l’attività di formazione.<br />

In particolare, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />

del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />

delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />

modificazioni, nonché alla informazione sulle proprie procedure e su rischi<br />

specifici verso personale frequentatore dell’altra parte.<br />

2006 201


Sezione II<br />

Art. 10 – Eventuali modifiche alla presente Convenzione dovranno essere<br />

preventivamente sottoposte all’esame delle parti contraenti.<br />

Art. 11 – La presente Convenzione entra in vigore dall’anno accademico<br />

2006/2007 e avrà durata di quattro anni accademici e sarà tacitamente rinnovato<br />

per ugual durata salvo disdetta da inviare entro tre mesi prima della scadenza<br />

comunicata dalla parte interessata con raccomandata.<br />

Art. 12 – Per tutte le controversie derivanti dall’interpretazione e dall’esecuzione<br />

della presente Convenzione sarà competente in via esclusiva il Foro<br />

di Roma.<br />

Art. 13 – La presente Convenzione è soggetta a registrazione in caso d’uso<br />

ai sensi degli artt. 6, 39 e 40 del DPR 131 del 26-4-1986. Le spese di registrazione<br />

sono a carico del sottoscrittore interessato.<br />

Roma, 18 Ottobre 2006<br />

Per l’Università Campus Biomedico<br />

Il Rettore<br />

Vincenzo Lorenzelli<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Albina Butti<br />

202 2006


Attività didattica e formativa<br />

CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE ED ORIENTAMENTO<br />

(ai sensi dell’art. 4, V c., D.M. 25/3/1998, N. 142)<br />

TRA<br />

la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli<br />

Studi di Bari, con sede in Via Orebona n. 4, codice fiscale n. 80002170720,<br />

d’ora in poi denominata “ soggetto promotore ”, legalmente rappresentata dal<br />

prof. Paolo Spinelli, nato a Casamassima (BA) il 13/5/1949, nella sua qualità<br />

di Preside di Facoltà<br />

E<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />

con sede legale in Roma cap. 00179 Via Ardeatina 306, C.F. 97138260589<br />

d’ora in poi denominata “ soggetto ospitante ”, rappresentata dal Presidente<br />

Maria Ardiana Amadio, nato a Roma il 01/01/1946.<br />

PREMESSO<br />

Che al fine di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta<br />

del mondo del lavoro e realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro<br />

nell’ambito dei processi formativi i soggetti richiamati all’art. 18, comma 1,<br />

lettera a), della legge 24 Giugno 1997, n. 196, possono promuovere tirocini di<br />

formazione ed orientamento in impresa a beneficio di coloro che abbiano già<br />

assolto l’obbligo scolastico ai sensi della legge 31 Dicembre 1962, 1859, come<br />

modificata dalla legge 20 Gennaio 1999, n. 9.<br />

SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – Ai sensi dell’art. 18 della legge 24 Giugno 1997, n. 196 e del D.M.<br />

25 Marzo 1998, n. 142, la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna ad accogliere<br />

presso le sue strutture un numero massimo di 4 (quattro) soggetti in tirocinio<br />

di formazione ed orientamento, su proposta del soggetto promotore ai sensi<br />

dell’art. 2 del D.M. 25 Marzo 1998, n. 142, e comunque in base alla annuale<br />

disponibilità comunicata dalla <strong>Fondazione</strong> stessa.<br />

Art. 2 – 1. Il tirocinio formativo e di orientamento, ai sensi dell’art. 18,<br />

comma 1, lettera d), della legge n. 196 del 1997 non costituisce rapporto di lavoro.<br />

2. Durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione ed orientamento<br />

è seguita e verificata da un tutore designato dal soggetto promotore in<br />

veste di responsabile didattico-organizzativo, e da un responsabile aziendale,<br />

indicato dal soggetto ospitante.<br />

3. Per ciascun tirocinante inserito nell’impresa ospitante in base alla presente<br />

Convenzione viene predisposto un progetto formativo e di orientamento<br />

contenente:<br />

– il nominativo del tirocinante;<br />

– i nominativi del tutore e del responsabile aziendale;<br />

– obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio, con l’indicazione dei<br />

tempi di presenza in azienda;<br />

2006 203


Sezione II<br />

– le strutture aziendali (stabilimenti, sedi, reparti, uffici) presso cui si<br />

svolge il tirocinio;<br />

– gli estremi identificativi delle assicurazioni Inail e per la responsabilità<br />

civile.<br />

Art. 3 – 1. Durante lo svolgimento del tirocinio formativo e di orientamento<br />

il tirocinante è tenuto a:<br />

– svolgere le attività previste dal progetto formativo e di orientamento;<br />

– rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />

lavoro;<br />

– mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene a dati, informazioni<br />

o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />

durante lo svolgimento del tirocinio.<br />

Art. 4 – 1. Il soggetto promotore assicura i tirocinanti contro gli infortuni<br />

sul lavoro presso l’Inail, nonché per la responsabilità civile presso compagnie<br />

assicurative operanti nel settore. In caso di incidente durante lo svolgimento del<br />

tirocinio, il soggetto ospitante si impegna a segnalare l’evento entro i tempi previsti<br />

dalla normativa vigente, agli Istituti assicurativi ed al soggetto promotore.<br />

2. Il soggetto promotore si impegna ai sensi dell’art. 5 D.M. 142/98 a far<br />

pervenire alla regione o alla provincia delegata, alle strutture provinciali del<br />

Ministero del lavoro e della previdenza sociale competenti per territorio in<br />

materia di ispezione, nonché alle rappresentanze sindacali aziendali, copia<br />

della Convenzione di ciascun progetto formativo e di orientamento.<br />

Art. 5 – Le parti dichiarano reciprocamente di essere informate, e per<br />

quanto di ragione espressamente acconsentire, che i dati personali comunque<br />

raccolti in conseguenza e nel corso dell’esecuzione della presente convenzione<br />

vengano trattati esclusivamente per la finalità della convenzione mediante consultazione,<br />

elaborazione manuale e/o automatizzata. Inoltre, per i fini statistici,<br />

i suddetti dati, trattati esclusivamente in forma anonima, potranno essere<br />

comunicati a soggetti pubblici, quando ne facciano richiesta per il proseguimento<br />

dei propri fini istituzionali, nonché a soggetti privati, quando lo scopo<br />

della richiesta sia compatibile con i fini istituzionali della parte contrattuale a<br />

cui si riferiscono. Titolari dei dati personali, per quanto concerne il presente<br />

articolo, sono rispettivamente l’Ente e l’Università. Le parti dichiarano infine di<br />

essere informate sui diritti sanciti dall’art. 13 della legge 675 del 31/12/1996.<br />

Art. 6 – La presente convenzione avrà la durata di 3 anni dalla data di sottoscrizione<br />

della stessa e potrà essere rinnovata su richiesta di una delle parti<br />

ed accettazione dell’altra.<br />

Roma, 4 Dicembre 2006<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Maria Adriana Amadio<br />

Per la Facoltà di Scienze<br />

Matematiche, Fisiche e Naturali<br />

Il Preside di Facoltà<br />

Paolo Spinelli<br />

204 2006


Attività didattica e formativa<br />

CONVENZIONE UNICA DI TIROCINIO FORMATIVO POST LAUREAM<br />

per l’ammissione all’esame di Stato<br />

per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo<br />

TRA<br />

Università degli Studi di Parma con sede in Parma, via Università n. 12, C.F.<br />

I.T. 00308780345, d’ora in poi denominato “ soggetto promotore ”, rappresentata<br />

dal Magnifico Rettore prof. Gino Ferretti, nato a Reggio Emilia il 29 febbraio<br />

1948, o da suo Delegato<br />

E<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />

con sede legale in Roma, Via Ardeatina n. 306, codice fiscale 97138260589,<br />

d’ora in poi denominata “ soggetto ospitante ”, rappresentata dal Presidente,<br />

Maria Adriana Amadio, nata a Roma il 01 gennaio 1946,<br />

PREMESSO CHE<br />

– il D.P.R. 382/80 prevede che i Rettori delle Università possano stipulare convenzioni<br />

con Enti pubblici e privati, su proposta delle Facoltà, al fine di avvalersi<br />

di attrezzature e servizi logistici extrauniversitari per lo svolgimento di<br />

attività didattiche integrative di quelle universitarie, finalizzate al completamento<br />

della formazione accademica e professionale;<br />

– la legge 341/90 prevede che le Università, per la realizzazione dei corsi di<br />

studio, nonché delle attività culturali e formative, possano avvalersi,<br />

secondo modalità definite dalle singole sedi, della collaborazione di soggetti<br />

pubblici e privati, con facoltà di prevedere la stipulazione di apposite convenzioni;<br />

– il D.M. 239/92 recante norme in materia di tirocinio pratico post-lauream<br />

per 1’ammissione all’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione<br />

di psicologo<br />

SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />

Art. 1 – La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna ad accogliere presso le<br />

sue strutture, in base al numero di posti annualmente disponibili, laureati in<br />

psicologia in tirocinio formativo post lauream per l’ammissione all’esame di<br />

stato per l’abilitazione all’esercizio della professione d’intesa con l’Università<br />

degli Studi di Parma.<br />

Art. 2 – Durante lo svolgimento del tirocinio formativo il tirocinante è<br />

tenuto a:<br />

– svolgere le attività pratiche indicate dal tutor del soggetto ospitante;<br />

– rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />

lavoro;<br />

2006 205


Sezione II<br />

– mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati, informazioni<br />

o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />

durante lo svolgimento del tirocinio.<br />

Eventuali relazioni o pubblicazioni sulle ricerche o sugli studi effettuati<br />

nell’ambito del tirocinio devono essere concordate con il soggetto ospitante.<br />

Art. 3 – L’Università provvederà alla copertura assicurativa dei tirocinanti<br />

contro gli infortuni sul lavoro (presso INAIL, gestione per conto dello Stato<br />

e presso la Compagnia di assicurazioni Assitalia, posizione attuale<br />

n. 0600497890) e per la responsabilità civile (presso la compagnia di assicurazioni<br />

Allianz Subalpina, attuale posizione n. 92905561).<br />

Art. 4 – Il soggetto ospitante si impegna:<br />

– a seguire lo svolgimento del tirocinio con la cura necessaria, per il tramite<br />

di un tutore del soggetto ospitante appositamente individuato;<br />

– a controllare e vistare il prospetto delle presenze del/della tirocinante;<br />

– a segnalare tempestivamente all’Università qualsiasi evento inerente il<br />

tirocinante, nonché ogni sua eventuale assenza;<br />

– a non diffondere in alcun modo i dati ricevuti e ad utilizzarli solo ai fini<br />

della presente Convenzione. Trovano applicazione le norme contenute nel<br />

Decreto legislativo n. 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali).<br />

Art. 5 – I rapporti che il soggetto ospitante intrattiene con i tirocinanti<br />

non costituiscono rapporto di lavoro né alcun obbligo giuridico economico, ai<br />

sensi della presente Convenzione.<br />

La realizzazione del tirocinio non comporta per il soggetto ospitante e per<br />

l’Università alcun onere finanziario, né obblighi di altra natura, salvo quelli<br />

assunti con la presente Convenzione.<br />

Art. 6 – Il soggetto ospitante garantisce al tirocinante una efficace<br />

formazione ai fini della prevenzione antinfortunistica; le nozioni utili a tale<br />

prevenzione costituiscono per il tirocinante argomento necessario e ineludibile.<br />

Il soggetto ospitante garantisce, altresì, la fornitura dei mezzi di protezione<br />

eventualmente necessari; il tirocinante è tenuto ad utilizzarli e ad<br />

ottemperare alle disposizioni impartite per la sua sicurezza, pena l’immediata<br />

interruzione del tirocinio.<br />

Il soggetto ospitante si impegna, inoltre, a garantire al tirocinante le condizioni<br />

di sicurezza e di igiene previste dalla normativa vigente, sollevando da<br />

qualsiasi onere di verifica l’Università.<br />

Il soggetto ospitante si impegna, infine, a segnalare tempestivamente<br />

all’Università ed agli istituti assicurativi (facendo riferimento al numero della<br />

polizza sottoscritta dall’Università) qualsiasi incidente possa occorrere al tirocinante.<br />

Art. 7 – Per tutto quanto non espressamente previsto dalla presente Convenzione,<br />

le Parti fanno riferimento alla legislazione vigente in materia.<br />

206 2006


Attività didattica e formativa<br />

Eventuali future disposizioni normative di natura vincolante in materia<br />

potranno essere recepite mediante semplice scambio di corrispondenza a<br />

firma degli stessi firmatari della presente Convenzione.<br />

Art. 8 – Le Parti accettano di definire amichevolmente qualsiasi controversia<br />

che possa nascere dalla presente Convenzione; nel caso in cui non sia<br />

possibile raggiungere in questo modo l’accordo, convengono di risolvere ogni<br />

eventuale controversia ai sensi degli artt. 806 e seguenti del c.p.c., ad opera di<br />

un collegio di tre arbitri che saranno nominati, uno dall’Università, uno dal<br />

soggetto ospitante e il terzo, che fungerà da Presidente del collegio arbitrale,<br />

dai due predetti arbitri, o, in caso di disaccordo tra gli stessi o di mancata<br />

nomina del proprio arbitro da parte di una delle Parti, dal Presidente del Tribunale<br />

di Parma, città ove il collegio arbitrale avrà sede.<br />

Gli arbitri decideranno a maggioranza semplice.<br />

Art. 9 – La presente convenzione avrà durata di 3 anni dalla data di<br />

approvazione con decreto da parte dell’Università degli Studi di Parma e sarà<br />

rinnovabile automaticamente, salvo disdetta da comunicarsi per iscritto<br />

almeno 3 mesi prima della data di scadenza. Resta inteso che, anche in caso<br />

di recesso, venga comunque garantito il compimento delle attività in corso.<br />

Art. 10 – La presente Convenzione, redatta in due esemplari, verrà registrata<br />

in caso d’uso a tassa fissa, ai sensi degli artt. 5 e 39 del D.P.R. 131 del<br />

26/04/1986, a spese della Parte che richiederà la registrazione.<br />

Letto, approvato e sottoscritto<br />

Roma, 27 Dicembre 2006<br />

Per l’Università degli Studi di Parma<br />

Il Rettore<br />

Gino Ferretti<br />

Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Il Presidente<br />

Maria Adriana Amadio<br />

2006 207


Borse<br />

di studio


Sezione II<br />

Distribuzione cellulare e subcellulare<br />

dei recettori purinergici P2 nel sistema nervoso centrale<br />

Susanna Amadio<br />

Introduzione e scopo della ricerca<br />

Le molecole puriniche presenti nel mezzo extracellulare costituiscono<br />

importanti molecole segnale che mediano i più diversi effetti biologici, attraverso<br />

specifici recettori di membrana denominati recettori purinergici: ionotropici,<br />

o P2X, e metabotropici, o P2Y. La discriminazione tra le due classi è<br />

di tipo sia farmacologico, sia funzionale che molecolare (Burnstock G., 2006,<br />

Trends Pharmacol Sci 27(3): 166-176; Volonté C., Amadio S. et al., 2006, Pharmacol<br />

Ther 112(1): 264-280). Nel sistema nervoso centrale e periferico, è stato<br />

dimostrato che l’ATP può agire sia come neurotrasmettitore, sia come cotrasmettitore<br />

o, in generale, come neuromodulatore, modulando il rilascio di<br />

altri neurotrasmettitori. I recettori P2 sono implicati soprattutto nelle comunicazioni<br />

neurone-neurone, glia-glia e neurone-glia (Amadio S., D’Ambrosi N.<br />

et al., 2002, Neuropharmacology 42(4): 489-501; Fields R.D., Burnstock G.,<br />

2006, Nat Rev Neurosci 7(6): 423-436).<br />

Scopo del presente progetto è stato lo studio della distribuzione delle sottoclassi<br />

dei recettori P2 nel sistema nervoso centrale di ratto, per mezzo di<br />

reazioni immunoenzimatiche (Western blot) e tecniche immunoistologiche.<br />

Risultati<br />

Tra i vari recettori purinergici di cui si è studiata la distribuzione, di notevole<br />

interesse è stata la localizzazione del recettore metabotropico P2Y 12<br />

. Si è<br />

osservato nella corteccia cerebrale e nei nuclei subcorticali (striato e substantia<br />

nigra) che il recettore P2Y 12<br />

è localizzato negli oligodendrociti. Mediante<br />

microscopia confocale, si è quindi riscontrato che l’immunoreattività per<br />

P2Y 12<br />

è visibile nella corteccia come lunghe fibre parallele che formano un<br />

“ network ” tra i corpi neuronali positivi al NeuN. Tale immunoreattività,<br />

invece, conferisce un aspetto spugnoso allo striato, essendo localizzata esclusivamente<br />

nella sostanza bianca ed escludendo i neuroni GABAergici calbindina-positivi,<br />

di cui la sostanza grigia è notevolmente arricchita. Nel mesencefalo,<br />

si osserva un forte segnale di P2Y 12<br />

distribuito attraverso i peduncoli<br />

cerebrali, ed in particolare nella substantia nigra. Il recettore P2Y 12<br />

non colocalizza,<br />

quindi, né con il generico marker neuronale NeuN nella corteccia<br />

cerebrale, né con lo specifico marker neuronale calbindina nello striato, né<br />

tantomeno con la TH nella substantia nigra. Successivamente, è stata valutata<br />

la natura dell’immunoreattività per P2Y 12<br />

in sezioni contenenti corteccia e<br />

striato utilizzando, rispettivamente, il marcatore microgliale IB4 e quello<br />

astrocitario GFAP. In entrambi i casi, non si è riscontrata nessuna colocalizzazione<br />

con il recettore P2Y 12<br />

. È stata poi condotta una doppia immunofluorescenza<br />

tra P2Y 12<br />

e NFL, specifico per i processi neuronali. L’immunofluore-<br />

210 2006


Borse di studio<br />

scenza di P2Y 12<br />

si presenta giustapposta a frammenti di fibre neuronali, tanto<br />

che sembra esserci colocalizzazione tra i due segnali. Ad elevati ingrandimenti,<br />

tuttavia si nota che il recettore P2Y 12<br />

non è presente sui neurofilamenti.<br />

Infine, sono stati testati due differenti marcatori per gli oligodendrociti:<br />

l’MBP, che riconosce i corpi cellulari e gli avvolgimenti mielinici, ed il<br />

RIP, il quale non individua la mielina nella porzione distale degli assoni ma<br />

solo i corpi degli oligodendrociti ed i loro processi multipli che terminano in<br />

prossimità degli avvolgimenti mielinici.<br />

Nella corteccia e nella sostanza bianca dello striato, si osserva colocalizzazione<br />

tra il recettore P2Y 12<br />

e l’MBP, sia nelle spesse fibre longitudinali che in<br />

quelle trasversali. Ad elevato ingrandimento, si distinguono fibre P2Y 12<br />

-MBP<br />

positive con strutture segmentali date da brevi tratti d’interruzione della mielina,<br />

che sono interpretate rispettivamente come regioni internodali della<br />

fibra e nodi di Ranvier. Inoltre, si distinguono piccole strutture P2Y 12<br />

-MBP<br />

positive con corti processi radiali che assomigliano a corpi di oligodendrociti<br />

adiacenti a corpi neuronali.<br />

Mentre l’immunoreattività per il RIP conferma la presenza di P2Y 12<br />

nei<br />

corpi cellulari degli oligodendrociti di corteccia, le fibre positive al RIP, nella<br />

corteccia e nello striato, sono generalmente più sottili e, solo in parte, contengono<br />

la proteina P2Y 12<br />

. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il RIP non<br />

riconosce la mielina nella porzione distale degli assoni e/o che non tutte le<br />

fibre mielinizzate RIP-positive esprimono il recettore P2Y 12<br />

.<br />

Nella substantia nigra e nei peduncoli cerebrali, l’immunoreattività per il<br />

P2Y 12<br />

sembra essere completamente sovrapposta a quella dell’MBP. Mentre<br />

nella pars reticulata e nei peduncoli cerebrali il segnale P2Y 12<br />

-MBP assume<br />

una compatta morfologia fascicolare così come nello striato, nella pars compacta<br />

si può osservare che le cellule P2Y 12<br />

-positive sono disperse tra i neuroni<br />

ed emergono contigue ai corpi neuronali dopaminergici. Inoltre, è stata confermata<br />

l’esistenza di P2Y 12<br />

negli oligodendrociti anche mediante microscopia<br />

elettronica e Western blot.<br />

La presenza del recettore P2Y 12<br />

negli oligodendrociti e nella mielina suggerisce<br />

un suo possibile ruolo nell’avvolgimento mielinico degli assoni, critico<br />

per un rapido trasferimento dei segnali durante l’attività elettrica. Inoltre, poiché<br />

P2Y 12<br />

è ben conosciuto regolare l’adesione/attivazione piastrinica e la crescita<br />

e stabilità del trombo, per analogia si potrebbe speculare che il segnale<br />

di P2Y 12<br />

negli oligodendrociti possa contribuire alla migrazione e all’adesione<br />

dei processi gliali sugli assoni che devono essere mielinizzati. Poiché i fenomeni<br />

di demielinizzazione si verificano spesso nelle malattie neurodegenerative<br />

come la sclerosi multipla, tramite la regolazione di tale recettore si<br />

potrebbero quindi individuare nuove terapie contro le patologie demielinizzanti<br />

(Amadio S., Tramini G. et al., 2006, Neuroscience 141(3): 1171-1180).<br />

2006 211


Sezione II<br />

Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />

studi con tecniche venografiche e la fMRI<br />

Valentina Brainovich<br />

Introduzione<br />

L’attività di ricerca svolta nell’anno 2006 presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

rientra nel vasto progetto di caratterizzazione del segnale BOLD (Blood Oxygen<br />

Level Dependent) (Ogawa S. et al., 1993, Byophys J 64: 803-812) correntemente<br />

impiegato in larga scala negli studi funzionali cerebrali mediante la risonanza<br />

magnetica. Il segnale BOLD coinvolge un complesso insieme di fattori che coesistono<br />

con l’attivazione neuronale: cambiamenti nel volume regionale cerebrale,<br />

nel flusso sanguigno e nella quantità di ossigeno contenuta nel sangue.<br />

La problematica fondamentale è la bassa specificità spaziale del segnale<br />

BOLD: il volume di tessuto cerebrale nel quale avviene la risposta emodinamica<br />

è maggiore del volume di tessuto nel quale avviene l’effettiva attività neurale. In<br />

relazione a tale problema, l’attività di ricerca svolta si è concentrata nella ottimizzazione<br />

della venografia, una tecnica di acquisizione tridimensionale di<br />

immagini di risonanza magnetica, combinata con un particolare procedimento<br />

di elaborazione delle immagini di fase del segnale e indirizzata alla finalità di<br />

produrre immagini della porzione venosa dell’albero vascolare (Reichenbach et<br />

al., 2003, J Comput Assist Tomo 24(6): 949-957).<br />

L’attuale attività di ricerca, facente parte del più ampio progetto volto alla<br />

determinazione di una metodologia che permetta di superare i limiti delle<br />

convenzionali immagini BOLD a singolo eco, prevede l’utilizzo della venografia<br />

per discriminare il contributo aspecifico dei vasi drenanti nelle immagini<br />

fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging).<br />

Negli esperimenti fMRI si è scelto di acquisire il segnale con sequenze<br />

multi-eco. Da tali immagini è possibile calcolare le mappe in T2*, mappe che,<br />

a differenza delle convenzionali immagini a singolo eco, non risentono della<br />

dipendenza dal tempo d’eco utilizzato e che potrebbero rivelarsi più specifiche<br />

ai fini della rivelazione dell’attivazione funzionale (Hagberg et al., 2003,<br />

Magn Res Med 21: 1241-1249).<br />

Materiali e metodi<br />

La realizzazione di un metodo venografico ottimizzato è stata raggiunta<br />

mediante l’analisi dei dati acquisiti su 6 soggetti (età media 23 anni) con una<br />

sequenza Gradient Echo 3D ad alta risoluzione (0.5x0.5x0.5 mm 3 ). La scelta<br />

di tale sequenza e dei suoi parametri è motivata dalla necessità di incrementare<br />

la differenza di intensità di segnale tra il sangue venoso e i tessuti circostanti:<br />

semplicemente sfruttando le caratteristiche intrinseche della generazione<br />

del segnale stesso (BOLD) è possibile vedere tali vasi senza l’impiego di<br />

agenti di contrasto esogeni.<br />

Immagini venografiche sono state create mediante proiezioni di minima<br />

212 2006


Borse di studio<br />

intensità su spessori di volume cerebrale costituiti da immagini di ampiezza<br />

del segnale sulle quali sono state in precedenza applicate maschere di fase<br />

opportunamente elaborate. L’intera metodologia è stata implementata nello<br />

scanner a 3T per i vantaggi ottenibili dalla crescita del rapporto segnale<br />

rumore per campi più elevati e dunque per la maggior risoluzione spaziale<br />

indagabile. La sequenza utilizzata è una sequenza MEDIC (multiple-echo data<br />

image combination) che acquisisce simultaneamente immagini a diversi<br />

tempi d’eco (TE 1<br />

=21ms eTE 2<br />

=33ms sono i valori scelti).<br />

L’obiettivo principale è stata la realizzazione di maschere di fase ottimizzate<br />

per ottenere spessori di proiezione di minima intensità sottili e con il<br />

miglior contrasto segnale rumore possibile. Le lente variazioni della fase sono<br />

state eliminate con l’applicazione di un filtro Hamming bidimensionale. La<br />

creazione di maschere di fase è stata indagata mediante la realizzazione di filtri<br />

lineari, simmetrici e asimmetrici nello spazio della fase, supportata da<br />

simulazioni della fase del segnale BOLD riprodotta in forma matriciale.<br />

Le immagini venografiche sono state confrontate con le immagini di<br />

attivazione BOLD, ricavate da dati acquisiti in vivo per valori di campo<br />

magnetico pari a 1.5T e 3T. Le misure funzionali sono state progettate per<br />

stimolare differenti porzioni dell’albero vascolare cerebrale (corteccia motoria<br />

e visiva).<br />

Risultati e discussione<br />

L’innovativa scelta di acquisire per la venografia immagini a due tempi<br />

d’eco diversi, mediati durante l’elaborazione delle immagini, ha permesso di<br />

guadagnare in rapporto segnale rumore.<br />

Le simulazioni della fase del segnale hanno indicato come, in funzione<br />

dell’orientazione e della posizione del vaso rispetto al campo magnetico statico,<br />

la frazione di sangue contenuta nel voxel di interesse renda necessaria<br />

l’applicazione di filtri di scalaggio per valori della fase sia negativi che positivi.<br />

La necessità di applicare il filtro Hamming bidimensionale ha comportato la<br />

scelta di usare un filtro lineare simmetrico tra -pi/2 e pi/2.<br />

Con una sola moltiplicazione delle maschere di fase per la corrispettiva<br />

immagine di ampiezza, è attualmente possibile ricavare le immagini venografiche<br />

eseguendo una proiezione di minima intensità su uno spessore selezionato<br />

di soli 4mm, superando così i limiti delle attuali pubblicazioni riguardanti<br />

metodi venografici (Reichenbach J.R. et al., 1998, Magn Reson Mater in<br />

Biol, Phys and Med 6: 62-69; Reichenbach J.R. et al., 2000, J Computer Assist<br />

Tomo 24(6): 949-957; Reichenbach J.R. and Haacke E.M., 2001, NMR Biomed<br />

14(7-8): 453-467), che eseguono proiezioni di minima intensità su spessori<br />

dell’ordine dei 10-20 mm. Il lavoro di ottimizzazione svolto ha così permesso<br />

il confronto con le immagini fMRI il cui spessore di volume cerebrale acquisito<br />

è di norma dell’ordine dei 3-4 mm.<br />

L’elaborazione dei dati funzionali è stata fatta calcolando le immagini di<br />

attivazione visiva e motoria, su due strade parallele: sulle immagini estratte al<br />

secondo tempo d’eco (equivalenti alle immagini fMRI convenzionali) e sulle<br />

immagini parametriche in T2*.<br />

2006 213


Sezione II<br />

Il confronto tra le estensioni spaziali di tali attivazioni funzionali e il contributo<br />

dei vasi drenanti, individuato introducendo soglie di intensità nelle<br />

immagini venografiche, sembra supportare l’idea che le mappe in T2* siano<br />

meno influenzate dalla presenza di grosse vene. Tuttavia, per poter trarre<br />

robuste conclusioni riguardo la maggior specificità delle mappe in T2*, il<br />

campione statistico deve essere ampliato.<br />

214 2006


Borse di studio<br />

Elaborazione della reattività di ritmi corticali motori<br />

finalizzata al controllo di un cursore nel con<strong>testo</strong><br />

di interfacce cervello-computer (Brain Computer Interface)<br />

Simona Bufalari<br />

Introduzione<br />

Un’interfaccia cervello-computer (BCI) è un sistema di comunicazione<br />

che non dipende dai normali canali di uscita del cervello rappresentati dai<br />

nervi periferici e dai muscoli (Wolpaw J.R., Birbaumer N. et al., 2000, IEEE<br />

Trans Rehabil Eng 8: 161-163) e quindi, riuscendo a tradurre specifici processi<br />

mentali in comandi di controllo, può essere utilizzato per restituire funzionalità<br />

compromesse da patologie che comportano impedimenti motori e/o linguistici<br />

(patologie neurodegenerative, disordini neurologici, stati definiti “ locked<br />

in ”). Le difficoltà nell’utilizzo dei segnali EEG come segnali di controllo<br />

per un dispositivo BCI possono essere riferite a due diversi ordini: fisiologico,<br />

inerente ai meccanismi di generazione di pattern EEG sottesi al compito<br />

cognitivo (motorio); tecnico, legato alle caratteristiche intrinseche del segnale<br />

EEG di scalpo.<br />

La prima difficoltà è nella necessità di definire una tecnica di apprendimento<br />

appropriata perché il soggetto impari a controllare delle caratteristiche<br />

del proprio EEG, in modo da produrre un segnale stabile e ripetibile, che<br />

il sistema riesca a riconoscere e classificare. Definita una tecnica di apprendimento<br />

appropriata, resta aperta la problematica dell’identificazione e classificazione<br />

di particolari ritmi e siti sullo scalpo. In particolare sullo scalpo è<br />

possibile registrare in prossimità delle zone centro-parietali un ritmo EEG<br />

denominato “ mu ” (Pfurtscheller G. et al., 1999, Clin Neurophysiol 110(11):<br />

1842-1857; Pineda J.A., 2005, Brain Research Reviews 50: 57-68) i cui cambiamenti<br />

di ampiezza (desincronizzazioni e sincronizzazioni) sono prodotti da<br />

movimenti self-paced, dall’osservazione e dall’immaginazione del movimento.<br />

Con l’addestramento è infatti possibile imparare a modulare il proprio<br />

ritmo mu in assenza di movimento, semplicemente immaginando di<br />

muovere l’arto stesso. A supporto di tale fenomeno diversi studi di neuroimaging<br />

hanno fornito una base sperimentale all’ipotesi che l’immaginazione<br />

motoria e l’esecuzione attivino lo stesso substrato neuronale. Le strategie di<br />

apprendimento nell’utilizzo dei dispositivi BCI basati sul controllo del ritmo<br />

mu (e del ritmo beta) si basano quindi sull’immaginazione motoria.<br />

La seconda difficoltà risiede nel fatto che l’EEG permette di ottenere<br />

segnali con un’alta risoluzione temporale (msec), ma con una bassa risoluzione<br />

spaziale (cm 2 ). Un notevole aumento della risoluzione spaziale offerta<br />

dall’EEG si è ottenuto con l’utilizzo dell’ Elettroencefalografia ad Alta Risoluzione<br />

Spaziale. È stato poi ampiamente dimostrato (Babiloni F., Carducci F. et<br />

al., 2001, Human Brain Mapping 14(4): 197-210; Babiloni F., Babiloni C. et al.,<br />

2003, Neuroimage 19(1): 1-15) come sia possibile migliorare la risoluzione<br />

2006 215


Sezione II<br />

spaziale dell’EEG mediante l’utilizzo di modelli realistici della testa applicati<br />

alla risoluzione del problema lineare inverso dell’elettroencefalografia: stabilito<br />

il legame fra i dati (misure EEG) e le incognite (attivazioni corticali) è<br />

possibile stimare l’attività corticale e quindi risalire alle sorgenti corticali che<br />

hanno generato i segnali EEG misurati sullo scalpo. Il controllo di dispositivi<br />

BCI nell’uomo tramite l’utilizzo di segnali prelevati da elettrodi di superficie<br />

posti sullo scalpo (EEG) non raggiunge gli stessi risultati ottenuti col metodo<br />

invasivo (Hochberg L.R., Serruya M.D. et al., 2006, Nature 442: 164-171). Stimando<br />

l’attività corticale durante l’esecuzione e l’immaginazione di atti<br />

motori (Babiloni F., Babiloni C. et al., 2003, Neuroimage 19(1): 1-15) è stato<br />

dimostrato che il picco dell’attività corticale (massimo nelle aree corticali controlaterali<br />

al movimento) durante i compiti di immaginazione del movimento<br />

degli arti era molto maggiore del picco del segnale EEG rilevato sullo scalpo.<br />

L’ipotesi di lavoro era che le caratteristiche di attività cerebrale fossero più<br />

evidenti e riconoscibili per i classificatori impiegati se computate a partire dai<br />

dati corticali rispetto alle stesse computazioni eseguite sui dati EEG di scalpo<br />

(Cincotti F., Babiloni C. et al., 2004, Methods Inf Med 43(1): 114-117). Si sta<br />

quindi indagando la possibilità di applicare on line le tecniche di stima<br />

lineare inversa, in modo da fornire come input al sistema BCI il segnale generato<br />

a livello corticale.<br />

La terza difficoltà deriva dal basso rapporto segnale-rumore presente<br />

sull’EEG stesso che rende difficile la rilevazione delle variazioni del ritmo<br />

mu. Devono quindi essere applicate opportune tecniche di elaborazione<br />

del segnale al fine di estrarre le caratteristiche (features) rilevanti dall’EEG<br />

di base.<br />

Obiettivi<br />

Definito il con<strong>testo</strong> delle ricerche nell’ambito delle interfacce cervellocomputer,<br />

ci si è posti l’obiettivo di dare delle prime indicazioni alla soluzione<br />

delle problematiche esposte e contestualmente di individuare i pattern corticali<br />

e le connessioni funzionali fra le aree coinvolte durante l’apprendimento<br />

motorio, non solo per quanto riguarda l’utilizzo dell’attività sottesa alle task di<br />

imaging motorio utilizzate per il controllo dell’interfaccia BCI, ma anche in<br />

una situazione più “ reale ” di apprendimento del controllo di un braccio meccanico.<br />

Risultati<br />

Una prima sperimentazione ha portato al riconoscimento e all’ottimizzazione<br />

della classificazione di due stati mentali per il controllo monodimensionale<br />

del movimento di un cursore su un monitor da parte di una popolazione<br />

di 20 soggetti. Sono state selezionate delle task di motor imagery (MI) che<br />

attivassero delle aree corticali specifiche (aree sensorimotorie). Il lavoro<br />

svolto ha permesso di individuare diversi pattern di reattività corticale sottesi<br />

al controllo del cursore (Bufalari S., Cincotti F. et al., 2006, 12th Annual Meeting<br />

for Human Brain Mapping, Italy, June 11-15): sono stati identificati pat-<br />

216 2006


Borse di studio<br />

tern di reattività corticale lateralizzati in corrispondenza delle aree sensorimotorie<br />

con un contenuto frequenziale in banda alpha o beta, pattern mesiali<br />

con contenuto frequenziale in banda beta e pattern diffusi in corrispondenza<br />

delle aree frontali e/o centrali con contenuto frequenziale in banda beta. I<br />

diversi pattern identificati non precludono la possibilità che il soggetto raggiunga<br />

un buon controllo dell’interfaccia. Si è inoltre valutata la reattività<br />

EEG durante l’apprendimento motorio in un con<strong>testo</strong> più “ realistico ” in cui i<br />

soggetti dovevano adattare i loro movimenti di reaching ad una forza esterna<br />

che interferiva con l’esecuzione dei movimenti del proprio braccio (paradigma<br />

“ braccio di ferro ”), perché si è ipotizzato che lo studio dei meccanismi<br />

di base nel processo di apprendimento di un compito motorio possa rivelare<br />

strategie di apprendimento complementari all’apprendimento del compito<br />

immaginativo motorio alla base del controllo del BCI. In presenza del campo<br />

di forza, i soggetti presentavano un significativo aumento della forza delle<br />

connessioni con un coinvolgimento prevalentemente destro.<br />

Nel con<strong>testo</strong> dell’ottimizzazione del processamento del segnale EEG utilizzato<br />

per il controllo del cursore, la tecnica di stima lineare inversa è stata ottimizzata<br />

e quindi applicata off-line su dati relativi a 3 dei soggetti che avevano<br />

eseguito il training BCI che avevano un buon controllo del cursore (Performances<br />

75%-90%). Le performances ottenibili superano quelle che si possono ottenere<br />

con i metodi di filtraggio “ standard ” del segnale EEG. La metodologia è<br />

stata poi testata on line su uno dei soggetti, ottenendo ottimi risultati.<br />

Sono infine state individuate delle linee guida nella scelta dei parametri<br />

della stima spettrale. Per la stima dello spettro del segnale è stato utilizzato un<br />

modello autoregressivo (AR) ed è stato dimostrato che al variare delle caratteristiche<br />

del segnale utilizzate per il controllo del cursore, le performances<br />

variavano al variare dei parametri. In particolare le performances dei soggetti<br />

che controllavano il cursore con una desincronizzazione bilaterale del ritmo<br />

mu aumentavano al crescere dell’ordine del modello (ordine 30-32 al variare<br />

dei soggetti), mentre quelle dei soggetti che controllavano il sistema utilizzando<br />

delle caratteristiche del proprio EEG con un contenuto frequenziale<br />

più alto (banda beta) massimizzavano le loro performances quando l’ordine<br />

del modello era più basso (ordine10-16, al variare dei soggetti) (Bufalari S.,<br />

Mattia D. et al., 2006, 28 th Annual International Conference IEEE Engineering<br />

in Medicine and Biology Society (EMBS), August 30-September 3, New York<br />

City, USA).<br />

Lo studio dei pattern tramite approccio non invasivo, ma comunque corticale<br />

grazie all’utilizzo delle tecniche di deblurring spaziale e alla soluzione<br />

del problema inverso dell’elettroencefalografia, permetterà di individuare la<br />

fisiologia che sottostà alle strategie di controllo dell’interfaccia BCI. Una volta<br />

individuate le sorgenti corticali corrispondenti alle diverse strategie di controllo<br />

sarà possibile ottimizzare le procedure di training degli utenti.<br />

Materiali e metodi<br />

Il sistema BCI è stato configurato nel rispetto di una serie di requisiti che<br />

ne garantissero affidabilità, rispetto delle normative sulla sicurezza e capacità<br />

2006 217


Sezione II<br />

di acquisizione dei segnali di interesse (frequenza 0.5-100 Hz, ampiezza 2-<br />

100µV). Sono stati quindi implementati dei tools in linguaggio Matlab per<br />

determinare ad ogni sessione sperimentale le caratteristiche del segnale EEG<br />

(features) più stabili e ripetibili da utilizzare nella sessione successiva per il<br />

controllo del cursore e per confrontare le diverse tecniche di processamento<br />

del segnale per ottimizzare la procedura di feature extraction (filtraggio spaziale<br />

e stima spettrale).<br />

Le performances ottenibili, ovvero la classificabilità delle features, sono<br />

state confrontate in termini di un parametro statistico, l’R-square, un indice<br />

della connessione lineare fra 2 variabili (1=correlazione lineare diretta, 0=<br />

non c’è correlazione lineare, -1=correlazione lineare inversa). Il metodo di<br />

pattern recognition considerato nell’ambito dei classificatori lineari è stata la<br />

regressione lineare. La variabile indipendente è la posizione del target<br />

(1=down; -1=up), la variabile dipendente è valore dello spettro di densità di<br />

potenza per ciascuna feature.<br />

I metodi di filtraggio spaziale valutati sono il riferimento medio comune<br />

(CAR) e il Laplaciano superficiale (SL), che operano come filtri spaziali passaalto,<br />

e il Linear Inverse, che comporta invece la costruzione di un modello<br />

realistico della testa come volume conduttore, ottenuto sulla base di immagini<br />

di risonanza magnetica, e la costruzione di un modello di sorgente come un<br />

sistema di migliaia di dipoli equivalenti di corrente.<br />

Tenendo presente che le interfacce col cervello devono operare in tempo<br />

reale, quindi con segnali di brevissima durata, per la stima dello spettro di<br />

densità di potenza (PSD) del segnale EEG è stato utilizzato un modello<br />

lineare autoregressivo (AR) e sono stati stimati i parametri (usati come feature<br />

per i classificatori) attraverso l’algoritmo di Yule-Walker.<br />

Infine per determinare l’intensità e la direzione del flusso tra le aree corticali<br />

è stato utilizzato il metodo della Directed Transfer Function (Kaminski<br />

M.J., Blinowska K.J., 1991, Biological Cybernetics 65: 203-210).<br />

Sviluppi futuri<br />

L’importanza del lavoro risiede nella possibilità di migliorare le capacità<br />

di controllo del sistema da parte dei singoli utenti, modulando il training in<br />

base alle loro specifiche capacità e caratteristiche, nell’ottica di arrivare all’utilizzo<br />

del sistema BCI in un con<strong>testo</strong> di vita reale e non solo all’interno di un<br />

laboratorio. Ciò significa passare dal controllo del cursore sul monitor alle<br />

applicazioni cliniche, allo sviluppo di interfacce user-friendly per il controllo<br />

demotico basate sulle abilità residue degli utenti diversamente abili, al controllo<br />

di robot mobili e dispositivi di ausilio alla mobilità (guide mobili).<br />

218 2006


Borse di studio<br />

Misure di variabili meccaniche<br />

per lo studio del cammino<br />

Germana Cappellini<br />

Introduzione<br />

La locomozione, un gesto quotidiano semplice e spontaneo cela un controllo<br />

complesso da parte del sistema nervoso centrale. Comprendere i meccanismi,<br />

le strategie che il sistema nervoso centrale adotta per promuovere<br />

un determinato atto motorio costituisce un problema molto complesso. Un<br />

concetto ormai accettato dalla comunità scientifica è che il sistema nervoso<br />

centrale adotti strategie al fine di ridurre la complessità del problema. Una<br />

linea recente di pensiero afferma che ciò è raggiunto impiegando un<br />

numero limitato di primitive motorie che, combinate tra loro, producono<br />

l’intero repertorio di movimenti. L’attivazione dei motoneuroni durante la<br />

locomozione umana avviene in bursts di attività. Abbiamo recentemente<br />

riportato la struttura temporale dei segnali in uscita dai generatori di<br />

schemi motori nel cammino e nella corsa usando una decomposizione<br />

lineare dei dati elettromiografici (Cappellini G., Ivanenko Y.P. et al., 2006,<br />

J Neurophysiol 95: 3426-3437).<br />

In questo studio poniamo a confronto il programma motorio elaborato<br />

durante entrambi i tipi di locomozione, cammino e corsa, sul treadmill<br />

(3-12km/h) creando mappe dell’attività muscolare di 32 muscoli dell’arto inferiore<br />

e del tronco in relazione ai segmenti spinali.<br />

Materiali e metodi<br />

Abbiamo chiesto ai soggetti adulti sani (6 maschi e 2 femmine, 29±6<br />

anni) di camminare e correre sul treadmill a differenti velocità (3, 5, 7 e 9<br />

km/h per il cammino; 5, 7, 9 e 12 km/h per la corsa) così da poter paragonare<br />

cammino e corsa alle stesse velocità (5, 7 e 9 km/h) ed abbiamo esaminato<br />

la cinematica e l’attività muscolare attraverso la registrazione della<br />

cinematica (VICON system) e delle attività elettromiografiche (elettrodi di<br />

superficie bipolari DELSYS) di 32 muscoli dell’arto inferiore.<br />

La cinematica del cammino è stata registrata posizionando sulla pelle<br />

dei markers riflettenti gli infrarossi sopra i seguenti riferimenti: trochite dell’omero,<br />

spina iliaca anterosuperiore, grande trocantere, epicondilo laterale<br />

del femore, malleolo laterale e quinta giunzione metatarso-falangea. È stata<br />

registrata l’attività muscolare dei seguenti muscoli: flessore breve del piede,<br />

tibiale anteriore, gastrocnemio laterale, peroneo, retto femorale, vasto laterale,<br />

vasto mediale, sartorio, adduttore, bicipite femorale, semitendinoso,<br />

tensore fascia lata, ileopsoas, gluteo massimo, gluteo medio, retto addominale,<br />

soleo, esterno obliquo, interno obliquo, eretto spinale (L2, T9, T1), larghissimo<br />

del dorso, trapezio superiore, trapezio inferiore, deltoide anteriore,<br />

deltoide posteriore, bicipite, tricipite, splenio del capo.<br />

2006 219


Sezione II<br />

Risultati e discussione<br />

In questo studio abbiamo esaminato le differenze tra cammino e corsa<br />

confrontando gli effetti della velocità (3 -12 km/h) e del tipo di locomozione<br />

(cammino o corsa).<br />

Abbiamo riscontrato che le differenze tra cammino e corsa avvengono<br />

quasi esclusivamente durante la fase di appoggio. La cinematica degli arti<br />

inferiori può essere descritta dalla covarianza tra gli angoli di elevazione.<br />

Questa ha mostrato essenzialmente di essere invariante durante la fase di<br />

pendolamento del cammino e della corsa in tutte le velocità analizzate, ma<br />

differente nella fase di appoggio. Infatti, mentre l’attivazione dei motoneuroni<br />

è piuttosto simile durante la fase di penzolamento nel cammino e nella corsa,<br />

è differente durante la fase di appoggio. Il cammino a velocità elevate non<br />

favorevoli è caratterizzato da una attivazione temporale atipica nella parte<br />

alta del midollo spinale lombare durante la fine della fase di appoggio e da un<br />

aumento rispetto alla corsa dell’attivazione dei segmenti lombosacrali. Questa<br />

ultima considerazione suggerisce che la velocità ideale per la transizione dal<br />

cammino alla corsa può essere connessa all’intensità ottimale dell’attività<br />

totale dei motoneuroni. Questi risultati supportano l’idea che due aree principali<br />

dei segnali in uscita dai generatori di schemi motori sono localizzate<br />

nella parte superiore dei segmenti spinali e sacrali.<br />

220 2006


Borse di studio<br />

Studio dell’eccitabilità neuronale<br />

in modelli sperimentali in vitro<br />

di patologie neurodegenerative<br />

Irene Carunchio<br />

Introduzione<br />

È stato dimostrato che molte malattie neurodegenerative sono caratterizzate<br />

da un’alterazione dell’eccitabilità neuronale. Gli studi a questo proposito<br />

si sono recentemente avvalsi della stimolazione magnetica transcranica (TMS,<br />

transcranical magnetic stimulation) ed hanno evidenziato una ipereccitabilità<br />

a livello dei neuroni corticali in pazienti affetti da Alzheimer, Parkinson e<br />

Sclerosi Laterale Amiotrofica.<br />

Nel primo caso questa anomalia è stata correlata ad una riduzione della<br />

soglia di eccitabilità, intesa come intensità minima dello stimolo necessario<br />

per l’insorgenza di un potenziale d’azione, e ad uno squilibrio tra il funzionamento<br />

dei recettori glutammatergici NMDA e non-NMDA (Di Lazzaro V. et<br />

al., 2004, J Neurol Neurosurg Psychiatry 75: 555-559).<br />

Nei pazienti affetti da Parkinson la causa della maggiore eccitabilità corticale<br />

è stata attribuita ad una riduzione della soglia di eccitazione e in parte ad<br />

una ridotta funzionalità del sistema inibitorio (Lefaucheur J.P., 2005, Clin<br />

Neurophysiol 116: 244-253).<br />

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />

caratterizzata dalla progressiva degenerazione dei motoneuroni sia<br />

nella corteccia motoria, sia nelle corna anteriori del midollo spinale, sia nel<br />

tronco cerebrale (Cleveland D.W. and Rothstein J.D., 2001, Nat Rev Neurosci<br />

2: 806-819). Studi in vitro condotti su un modello murino di questa patologia<br />

hanno evidenziato una ipereccitabilità a livello dei motoneuroni del<br />

midollo spinale (Pieri M. et al. 2003, Neurosci Lett 35: 153-156). Inoltre sono<br />

stati effettuati studi di TMS in pazienti affetti da questa patologia ed anche<br />

in questo caso è stata evidenziata una ipereccitabilità corticale che, è stato<br />

ipotizzato, potrebbe essere la conseguenza di una variazione della permeabilità<br />

della membrana neuronale e della perdita di neuroni inibitori<br />

(GABAergici) nella corteccia motoria (Zanette G. et al., 2002, Clin Neurophysiol<br />

113: 1688-1697).<br />

L’obiettivo di questa ricerca è stata l’analisi dell’eccitabilità di neuroni corticali<br />

in un modello murino di sclerosi laterale amiotrofica mediante tecniche<br />

elettrofisiologiche.<br />

Materiali e metodi<br />

Il sistema sperimentale utilizzato consiste in colture primarie di neuroni<br />

corticali ottenuti da topi transgenici G93A (modello sperimentale della forma<br />

familiare di SLA caratterizzato dalla sovraespressione della SOD1 umana<br />

mutata nella posizione 93 per una sostituzione di una glicina con una ala-<br />

2006 221


Sezione II<br />

nina) e da topi di controllo (sia wild-type che transgenici, cioè topi che sovraesprimono<br />

la SOD1 umana non mutata).<br />

La valutazione dell’eccitabilità neuronale è stata effettuata mediante analisi<br />

elettrofisiologiche applicando la tecnica del patch clamp in configurazione<br />

whole-cell e in condizioni di current clamp e voltage clamp.<br />

Risultati e discussione<br />

I risultati riportati sono stati ottenuti dall’analisi di 20 cellule di controllo,<br />

18 SOD1 e 18 G93A. Le registrazioni sono state eseguite in neuroni corticali<br />

dal settimo al dodicesimo giorno in coltura.<br />

Dalle registrazioni effettuate in current clamp sono state valutate le proprietà<br />

passive di membrana che possono influenzare l’insorgenza del potenziale<br />

d’azione. Il potenziale di membrana a riposo, la resistenza d’accesso, la<br />

capacità e la costante di tempo di membrana nei neuroni di topo di controllo,<br />

topo SOD1 e topo G93A non sono risultate significativamente differenti.<br />

L’applicazione di una corrente di 40 pA per 250 millisecondi non era sufficiente<br />

a determinare l’insorgenza di un potenziale d’azione in neuroni di controllo<br />

e SOD1 mentre era sufficiente al superamento della soglia in neuroni<br />

G93A. L’applicazione di 200 pA è invece sufficiente in tutte le popolazioni cellulari<br />

a generare una scarica di potenziale d’azioni (firing). Dall’analisi di un<br />

singolo potenziale d’azione di questa scarica è possibile ricavare informazioni<br />

sulle proprietà attive dei neuroni. È stato determinato il valore medio di soglia<br />

(ovvero il valore medio al quale insorge il potenziale d’azione): questo risulta<br />

essere significativamente inferiore (p


Borse di studio<br />

Studio dei meccanismi molecolari<br />

della Sclerosi Laterale Amiotrofica<br />

Arianna Casciati<br />

Introduzione<br />

La morte dei motoneuroni è il tratto caratteristico di ogni tipo di SLA ed<br />

è ormai largamente accettato che la morte di tali cellule nei pazienti avviene<br />

in seguito all’attivazione di meccanismi apoptotici. Sebbene le evidenze morfologiche<br />

dell’attivazione del programma apoptotico siano piuttosto esigue, è<br />

stato ormai accettato che l’alterazione del bilancio tra molecole anti- e proapoptotiche<br />

appartenenti alla famiglia Bcl-2 contribuisce alla degenerazione<br />

dei motoneuroni. In particolar modo è stato recentemente osservato che<br />

Bcl2a1 è selettivamente sovraepresso nel midollo spinale di topi SOD1 G93A e<br />

che tale aumento risulta essere tessuto specifico (Crosio C., Casciati A., et al.<br />

2006, Cell Death Differ 13(12): 2150-2153).<br />

La proteina Bcl2a1 presenta delle caratteristiche peculiari rispetto agli<br />

altri componenti della famiglia Bcl-2: può svolgere funzioni sia pro- che antiapoptotiche,<br />

non possiede il caratteristico dominio transmembrana comune<br />

alla proteina a funzione anti-apoptotica di questa famiglia, ed è l’unica proteina<br />

della famiglia la cui espressione è indotta dalle citochine infiammatorie<br />

quali TNFα e IL-1β. Poiché queste due citochine vengono prodotte durante il<br />

processo neuroinfiammatorio che si instaura nella fase finale della malattia e<br />

poiché i motoneuroni muoiono in seguito all’attivazione del processo apoptotico,<br />

abbiamo deciso di indagare più a fondo riguardo il ruolo biologico svolto<br />

da Bcl2a1 nel con<strong>testo</strong> SLA.<br />

Risultati e discussione<br />

L’indagine è stata svolta principalmente in due direzioni: nella prima<br />

parte del lavoro sperimentale la sovraespressione di Bcl2a1 è stata indotta in<br />

modelli cellulari neuronali danneggiati dall’azione di SOD1 G93A al fine di verificare<br />

la funzione svolta da questa proteina in modelli sperimentali neuronali.<br />

Gli esperimenti condotti sia su cellule di origine telencefalica (ETNA) che<br />

motoneuronale (NSC34) hanno dimostrato che la sovraespressione di Bcl2a1<br />

è in grado di conferire protezione nei confronti del programma apoptotico<br />

indotto dall’azione della SOD1 G93A . Tale evidenza deriva dall’osservazione della<br />

diminuzione dei livelli della forma attiva della caspasi-3 e dalla diminuzione<br />

dei nuclei positivi alla colorazione Hoechst.<br />

Sebbene la SLA colpisca selettivamente i motoneuroni, è stato dimostrato<br />

che per la progressione della malattia è necessario che si instauri un ‘dialogo’<br />

molecolare tra cellule motoneuronali e glia. In particolare, l’aumento della<br />

produzione di TNFα e dei suoi recettori in cellule di microglia e astroglia attivate<br />

sembra svolgere un ruolo cruciale nel meccanismo di morte motoneuronale<br />

‘non autonomo’ (Boillee S., Vande Velde C., Cleveland D.W., 2006, Neu-<br />

2006 223


Sezione II<br />

ron 52: 39-59). È stato dimostrato inoltre che Bcl2a1 può svolgere sia funzioni<br />

anti-apoptotiche che pro-apoptotiche in risposta a stimolazione con TNFα.<br />

Allo scopo di mimare lo stimolo neuroinfiammatorio cellule trasfettate con<br />

SOD1 G93A e SOD1 WT in presenza e in assenza del plasmide codificante Bcl2a1<br />

sono state esposte all’azione del TNFα. L’aumento di attività della caspasi-3<br />

nelle cellule sovraesprimenti Bcl2a1 e SOD1 G93A indica che in seguito a stimolazione<br />

con TNFα, Bcl2a1 perde le sue funzioni anti-apoptotiche contro la<br />

morte indotta da SOD1 G93A e diventa addirittura pro-apoptotico. Sebbene preliminari,<br />

queste osservazioni possono rappresentare un interessante punto di<br />

partenza per poter chiarire la selettiva vulnerabilità dei motoneuroni nei confronti<br />

dell’espressione di SOD1 mutate. La specifica induzione di Bcl2a1 può<br />

rappresentare un evento precoce messo in atto dalla cellula per proteggersi<br />

dallo stress ossidativo indotto dai mutanti SOD1. Con il progredire della<br />

malattia e con l’instaurarsi di un importante processo neuroinfiammatorio, il<br />

TNFα viene rilasciato dalle cellule della microglia attivata e provoca un cambiamento<br />

funzionale di Bcl2a1 che, a questo stadio, contribuisce alla perdita<br />

dei motoneuroni.<br />

Nella seconda parte del lavoro sperimentale, Bcl2a1 è stato clonato in vettori<br />

d’espressione con lo scopo di studiare la localizzazione subcellulare della<br />

proteina sia in condizioni normali che in seguito a stimolazione con TNFα. La<br />

proteina è stata clonata all’interno di vettori d’espressione che permettono la<br />

fusione di Bcl2a1 con epitopi myc e FLAG. La necessità di dotare la proteina<br />

di questi epitopi deriva dal fatto che attualmente non esistono in commercio<br />

anticorpi contro Bcl2a1 che ne permettano l’analisi tramite tecniche di immunofluorescenza<br />

indiretta. Dopo aver verificato la funzionalità dei diversi vettori<br />

costruiti abbiamo deciso di utilizzare per i nostri esperimenti il plasmide<br />

pCS2-mBcl2a1, che codifica per la proteina fusa con 5 epitopi myc all’estremità<br />

amino-terminale. Le immagini ottenute dall’analisi con il microscopio<br />

confocale mostrano una localizzazione diffusa di Bcl2a1: la proteina risulta<br />

infatti essere presente a livello citoplasmatico, nucleare e mitocondriale. Il<br />

trattamento con il TNFα inoltre non sembra alterare la localizzazione della<br />

proteina, non si osserva infatti l’accumulo in un particolare compartimento<br />

cellulare. La microscopia confocale ha comunque confermato i dati ottenuti<br />

negli esperimenti precedentemente descritti, in cui Bcl2a1 agisce da proapoptico<br />

in cellule stimolate con il TNFα: le cellule trasfettate con Bcl2a1 e<br />

trattate con la citochina presentano infatti le tipiche caratteristiche di cellule<br />

apoptotiche, ovvero riduzione del volume citoplasmatico, condensazione della<br />

cromatina con conseguente frammentazione nucleare.<br />

Le osservazioni derivanti da questi esperimenti costituiscono un primo ma<br />

significativo passo in avanti nella comprensione del ruolo di Bcl2a1 nella SLA.<br />

224 2006


Borse di studio<br />

Identificazione e caratterizzazione di parametri<br />

immunologici ed infiammatori implicati nello sviluppo<br />

e/o nel decorso della neurodegenerazione<br />

in pazienti affetti da Demenza<br />

Antonio Ciaramella<br />

Introduzione<br />

La malattia di Alzheimer (in inglese Alzheimer’s Disease, AD) è la più<br />

comune causa di demenza in Europa e in nord America. Tra il 50 e il 70%<br />

delle persone affette da demenza soffrono di AD. Si tratta di un processo<br />

neurodegenerativo che provoca un declino progressivo e globale delle funzioni<br />

intellettive ed è associato ad un deterioramento della personalità e<br />

della vita di relazione.<br />

Dal punto di vista istologico è da tempo noto che il cervello dei pazienti<br />

colpiti da AD viene distrutto dalla presenza di depositi extracellulari amiloidi<br />

e da matasse neurofibrillari intracellulari che causano la morte dei<br />

neuroni. Uno degli eventi chiave nella patogenesi dell’AD è la conversione<br />

della proteina beta amiloide (Aβ) da una forma solubile ad una insolubile<br />

che si deposita nel cervello determinando l’insorgenza delle placche neuritiche.<br />

L’Aβ deriva dal taglio della proteina precursore dell’amiloide (APP) e il<br />

risultato di questa proteolisi è la formazione di peptici, in prevalenza della<br />

lunghezza di 40 o 42 amminoacidi.<br />

È stato dimostrato che le mutazioni dell’APP e delle preseniline sono<br />

causa dell’AD perché incrementano l’accumulo di Aβ42 (Selkoe D.J., 2002,<br />

Annu Rev Genomics Hum Genet 3: 67-99). Storicamente, l’ipotesi della<br />

“ cascata dell’amiloide ” teorizza che la fibrillazione di Aβ, in particolare<br />

Aβ42, in depositi di amiloide è una caratteristica peculiare dell’AD. Tuttavia,<br />

le placche amiloidi non sempre correlano con la neurodegenerazione o la<br />

demenza, sia che se ne valuti il numero, il tempo della comparsa o la distribuzione.<br />

Per questo motivo attualmente è in corso un acceso dibattito:<br />

alcuni considerano la forma fibrillare quella biologicamente attiva, causa<br />

della disfunzione sinaptica e, in ultima analisi, della demenza; altri attribuiscono<br />

questo ruolo agli oligomeri solubili di Aβ.<br />

Le forme oligomeriche di Aβ hanno delle caratteristiche peculiari: sono piccole,<br />

solubili e stabili. La loro esistenza è stata ampiamente dimostrata. Infatti,<br />

sono state identificate nel cervello, nel plasma, nel fluido cerebrospinale (Roher<br />

A.E. et al., 1996, J Biol Chem 271(34): 20631-20635) e, per finire, correlano con<br />

la severità della neurodegenerazione (Lue L.F. et al., 1999, Am J Pathol 155(3):<br />

853-862). La sperimentazione in vitro ha dimostrato che gli oligomeri solubili<br />

di Aβ sono neurotossici (Hartley D.M. et al., 1999, J Neurosci 19(20): 8876-<br />

8884). Tuttavia il contributo relativo delle fibrille e degli oligomeri di Aβ al processo<br />

della malattia rimane non completamente risolto. A tale scopo, questo<br />

studio ha indagato sulla capacità delle principali cellule fagocitiche del sistema<br />

2006 225


Sezione II<br />

immune, i macrofagi, di riconoscere lo stato di aggregazione del peptide Aβ<br />

attraverso l’analisi delle principali molecole, di membrana o solubili, sintetizzate<br />

nel corso della stimolazione in vitro con il peptide Aβ.<br />

Metodi<br />

I monociti, precursori dei macrofagi, sono stati ottenuti dal sangue periferico<br />

di donatori umani sani mediante tecniche di separazione su gradiente e<br />

successiva selezione con biglie magnetiche delle cellule CD14 positive. I<br />

macrofagi sono stati generati lasciando differenziare in vitro per 7 giorni i<br />

monociti purificati. Trascorso questo periodo, le cellule sono state stimolate<br />

per 24 ore con il peptide Aβ42 aggregato in forma oligomerica o fibrillare<br />

secondo il metodo indicato in Dahlgren K.N. et al. (2002, J Biol Chem 277(35):<br />

32046-32053).<br />

Al termine della stimolazione, è stata valutata la tossicità delle varie<br />

forme del peptide tramite valutazione della concentrazione di ATP o dell’attività<br />

dell’LDH, rilasciata nel terreno di coltura dalle cellule morte; è stato<br />

caratterizzato il fenotipo dei macrofagi tramite citofluorimetria a flusso<br />

(CD14, CD64, TLR2, TLR4, HLA-ABC, HLA-DR); è stata valutata la concentrazione<br />

di alcune importanti citochine proinfiammatorie (IL-1β, TNF-α, IL-6,<br />

IL-10 e IL-18) nel sovranatante di coltura dei macrofagi.<br />

Risultati<br />

Inizialmente è stato valutato se le due forme del peptide Aβ42, oligomerica<br />

e fibrillare, oggetto di questo studio, fossero tossiche per i macrofagi<br />

umani. L’analisi dell’attività dell’LDH ha evidenziato che entrambe le forme<br />

di aggregazione del peptide non inducono morte cellulare se presenti nella<br />

coltura in concentrazioni comprese tra 0,1 e 3,3 µM.<br />

Per quanto riguarda la sintesi dell’ATP, anch’essa indizio dello stato di<br />

salute delle cellule, sia gli oligomeri che le fibrille sembrano stimolare i<br />

macrofagi in maniera simile, anche se, alla concentrazione di 3,3 µM, le<br />

fibrille sembrano essere molto più tossiche degli oligomeri. Parallelamente è<br />

stata analizzata in citofluorimetria a flusso l’espressione di alcune molecole<br />

di membrana ed è emerso che alle concentrazioni più alte del peptide in<br />

forma fibrillare corrisponde una riduzione del 50% dell’espressione delle<br />

molecole di HLA-DR. Per finire, è stata valutata la produzione di citochine<br />

proinfiammatorie da parte dei macrofagi stimolati con il peptide Aβ42. È<br />

stato osservato che solo i macrofagi esposti alle fibrille producevano IL-18,<br />

mentre quelli stimolati con gli oligomeri, fino alla concentrazione di 10 µM,<br />

non rilasciavano questa citochina nel sovranatante di coltura. L’IL-1β era<br />

incrementata in seguito alla stimolazione con il peptide, ma in maniera<br />

indipendente dal suo stato di aggregazione; la stimolazione con le fibrille<br />

induceva una maggiore espressione di TNF-α e IL-6, mentre gli oligomeri<br />

inducevano una più netta diminuzione dell’espressione dell’IL-10 rispetto<br />

alle fibrille.<br />

226 2006


Borse di studio<br />

Conclusioni<br />

I risultati, sebbene preliminari, indicano che i macrofagi umani sono in<br />

grado di distinguere lo stato di aggregazione del peptide Aβ42. In particolare,<br />

sembra che la forma fibrillare di Aβ sia in grado di indurre un maggiore stato di<br />

infiammazione, in termini di produzione di citochine, rispetto agli oligomeri.<br />

Questa osservazione potrebbe rispecchiare lo scenario che si osserva nelle<br />

fasi tardive dell’AD, quando l’accumulo di Aβ determina l’attivazione massiccia<br />

della microglia, la controparte dei macrofagi nel sistema nervoso centrale.<br />

Ulteriori studi saranno effettuati allo scopo di capire quale sia l’effetto delle<br />

forme oligomeriche di Aβ sulle cellule del sistema immune.<br />

2006 227


Sezione II<br />

Definizione del dolore neuropatico<br />

nei soggetti affetti da Sclerosi Multipla (G3)<br />

Alessandro Clemenzi<br />

Introduzione ed obiettivi<br />

Il dolore è un sintomo frequente della Sclerosi Multipla (SM), potendo<br />

rappresentare il principale problema in circa un terzo dei pazienti ed interferire<br />

sulla qualità di vita (Svendsen K.B., Jensen T.S. et al., 2003, Arch Neurol<br />

60: 1089-1094; Stenager E., Knudsen L., Jensen K., 1991, Acta Neurol Scand<br />

84: 197-200). Le sindromi dolorose associate alla SM comprendono dolori<br />

muscoloscheletrici, spasticità, nevralgia del trigemino e dolore di origine<br />

centrale dovuto alla comparsa delle placche (Clifford D.B., Trotter J.L.,<br />

1984, Arch Neurol 41: 1270-1272; Indaco A., Iachetta C. et al., 1994, Acta<br />

Neurol 16: 97-102; Moulin D.E., Foley K.M., Ebers G.C., 1988, Neurology 38:<br />

18301834; Osterberg A., Boivie J. et al., 1994, In: Gebhart G.F., Hammond<br />

D.L., Jensen T.S. Proceedings of the seventh world congress on pain. Seattle,<br />

WA: IASP Press, 789-796; Stenager E., Knudsen L., Jensen K., 1991, Acta<br />

Neurol Scand 84: 197-200; Vermote R., Ketelaer P., Carton H., 1986, Clin<br />

Neurol Neurosurg 88: 87-93).<br />

Anche se è stata descritta un’alterazione delle sensibilità termo-dolorifiche<br />

nei pazienti affetti da SM con sintomatologia dolorosa (Osterberg A., Boivie J.<br />

et al., 1994, In: Gebhart G.F., Hammond D.L., Jensen T.S. Proceedings of the<br />

seventh world congress on pain. Seattle, WA: IASP Press, 789-796), il meccanismo<br />

fisiopatologico responsabile del dolore stesso non è ancora chiaro. Tra i possibili<br />

fattori coinvolti sono stati implicati: deafferentazione delle vie lunghe sensitive<br />

ed in particolare del fascio spino-talamico (Boivie J. Central pain. In: Wall<br />

P.D., Melzack R., 1999, Textbook of pain, New York: Churchill Livingstone, 879-<br />

914), ipereccitabilità indotta dalle placche del sistema nervoso centrale (Hains<br />

B.C., Willis W.D., Hulsebosch C.E., 2003, Brain Res 970: 238-241; Hao J.X., Xu<br />

X.J. et al., 1992, J Neurophysiol 68: 384-391; Loeser J.D., Ward A.A.J., 1967, Arch<br />

Neurol 17: 629-636), lesioni a carico delle colonne dorsali del midollo spinale<br />

(Moulin D.E., Foley K.M., Ebers G.C., 1988, Neurology 38: 1830-1834; Vermote<br />

R., Ketelaer P., Carton H., 1986, Clin Neurol Neurosurg 88: 87-93) o del talamo<br />

(Koyama S., Katayama Y. et al., 1993, Brain Res 612: 345-350; Lenz F.A., Kwan<br />

H.C. et al., 1994, J Neurophysiol 72: 1570-1587).<br />

Obiettivi di questo studio sono stati quelli di identificare le caratteristiche<br />

epidemiologiche e cliniche del dolore neuropatico nella SM e valutarne l’impatto<br />

sulla qualità della vita; e ricercare potenziali linee-guida nel trattamento<br />

delle sintomatologie dolorose nei pazienti affetti da SM.<br />

Materiali e metodi<br />

Fino ad oggi è stata reclutata una serie continua di 81 pazienti con diagnosi<br />

clinica di SM, definita secondo i recenti criteri di Mc Donald (McDo-<br />

228 2006


Borse di studio<br />

nald W.I., Compston A. et al., 2001, Ann Neurol 50: 121-127), e con una stabilità<br />

clinica di malattia di almeno tre mesi. È stato inoltre arruolato un gruppo<br />

di 60 controlli sani corrispondenti per sesso ed età al gruppo dei pazienti.<br />

Sono stati esclusi tutti i pazienti con deficit cognitivi, anamnesi positiva<br />

per abuso di alcol o droghe, malattie neurologiche oltre la SM, malattie sistemiche<br />

e deficit motori e visivi che potessero impedire la corretta esecuzione<br />

dei test proposti.<br />

Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a:<br />

– esame obiettivo neurologico;<br />

– anamnesi farmacologica, al fine di valutare l’assunzione di composti ad<br />

azione antidolorifica;<br />

– valutazione delle funzioni cognitive per mezzo del test del Mini Mental<br />

State (MMSE) (Folstein M.F., Folstein S.E., McHugh P.R., 1975, J Psychiatr<br />

Res 12: 189-198);<br />

– scala per la valutazione della gravità della malattia (Expanded disability<br />

Status Scale [EDSS]) con i suoi sistemi funzionali (Kurtzke J.F., 1983, Neurology<br />

33: 1444-1452);<br />

– scala per la valutazione della disabilità nelle attività di vita quotidiane<br />

(Barthel Index) (Mahoney F.I., Barthel D.W., 1965, Functional Evaluation: The<br />

Barthel Index. Maryland State Med J 14: 61-65);<br />

– scala per la valutazione della motricità (Rivermead Mobility Index)<br />

(Collen F.M., Wade D.T. et al., 1991, Int Disabil Studies 13: 50-54);<br />

– scala per la valutazione della fatica (Fatigue Severity Scale) (Krupp<br />

L.B., LaRocca N.G. et al., 1989, Arch Neurol 46: 1121-1123);<br />

– scala per il rilevamento della depressione (Montgomery-Asberg Depression<br />

Rating Scale) (Montgomery S.A., Asberg M., 1979, Br J Psychiatry 134:<br />

382-389);<br />

– scala SF-36 per la qualità della vita (Ware J.E. and Sherbourne C.D.,<br />

1992, Med Care 30: 473-483);<br />

– Mc Gill Pain Questionnaire (MPQ) (Meizack R., 1975, Pain 1: 277-299)<br />

per la determinazione dell’intensità del dolore.<br />

Sono state infine determinate per ogni paziente le soglie termiche e dolorifiche<br />

mediante un Thermotest con un Termodo ad elementi di Peltier applicato<br />

sulla superficie volare dell’avambraccio. Il medesimo test è stato effettuato<br />

ad un gruppo di 60 controlli sani, al fine di individuare dati normativi<br />

inerenti la soglia del dolore.<br />

Una volta ultimata la raccolta del campione (previsti 120 pazienti affetti<br />

da SM), l’analisi statistica sarà rivolta a valutare eventuali differenze significative<br />

nella soglia del dolore tra:<br />

– pazienti e gruppo di controllo;<br />

– sottogruppi di pazienti, senza e con riferita sintomatologia dolorosa<br />

attribuibile a dolore neuropatico.<br />

2006 229


Sezione II<br />

Studio della relazione tra i processi empatici<br />

e i deficit neuropsicologici nella malattia di Parkinson<br />

Alberto Costa<br />

Obiettivi<br />

L’obiettivo dello studio è stato quello di esaminare una componente del<br />

processo dell’empatia costituita dalle capacità di Theory of Mind (TOM), e<br />

la relazione tra questa abilità e le funzioni esecutive nella malattia di Parkinson.<br />

Soggetti<br />

Hanno partecipato allo studio 44 pazienti con diagnosi di malattia di<br />

Parkinson (MP) non complicata da demenza e 28 soggetti di controllo sani<br />

paragonabili per età e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso<br />

informato. Per i pazienti con MP sono stati adottati i seguenti criteri di<br />

esclusione:<br />

1. presenza di demenza sulla base dell’esame clinico e di un punteggio al<br />

Mini Mental State Examination ≤ 24;<br />

2. presenza di marcata atrofia corticale e sottocorticale e/o lesioni vascolari<br />

ischemiche in base ai risultati di esami strumentali (tomografia computerizzata<br />

e risonanza magnetica);<br />

3. storia di patologie neurologiche diverse dalla MP;<br />

4. presenza di patologie mediche maggiori.<br />

Relativamente al gruppo di controllo i criteri di esclusione erano:<br />

1. presenza di demenza sulla base dell’esame clinico e di un punteggio al<br />

Mini Mental State Examination ≤ 24;<br />

2. assunzione di agenti farmacologici con effetto sul sistema nervoso centrale;<br />

3. presenza nella storia di patologie psichiatriche o neurologiche.<br />

Dei 44 pazienti con MP esaminati, 30 sono stati valutati dopo la prima<br />

assunzione quotidiana del trattamento farmacologico per la sintomatologia<br />

extrapiramidale, mentre 14 hanno sostenuto il testing dopo un wash-out terapeutico<br />

di 12 ore.<br />

Strumenti di valutazione<br />

Per la valutazione delle abilità di TOM è stata allestita una procedura sperimentale<br />

sulla base dei modelli presenti in letteratura. Il materiale era costituito<br />

da quattro tipi di storie in cui erano rappresentati dei personaggi che<br />

compiono determinate azioni. Le storie sono di seguito presentate:<br />

230 2006


Borse di studio<br />

a) false credenze di primo ordine: richiedono di comprendere che un personaggio<br />

può sviluppare una falsa credenza sulla posizione di un oggetto<br />

quando questo è spostato a sua insaputa;<br />

b) false credenze di secondo ordine: richiedono la comprensione che si<br />

possono avere false credenze circa le credenze dell’altro quando si è osservati<br />

senza esserne a conoscenza;<br />

c) passi falsi: richiedono di riconoscere che qualcuno può dire senza<br />

intenzionalità qualcosa che non avrebbe dovuto dire perché offensiva verso<br />

l’altro;<br />

d) storie di controllo.<br />

Sono stati costituiti due blocchi, ciascuno formato da sei storie per ciascuno<br />

dei quattro tipi precedentemente descritti. Le storie sono state distribuite<br />

tra i due blocchi in modo che fossero comparabili per livello di difficoltà<br />

sulla base dei dati ottenuti da una preliminare somministrazione della procedura<br />

ad un campione di riferimento di 15 soggetti sani.<br />

Ai soggetti sperimentali è stato somministrato, quindi, un unico blocco<br />

scelto in modo random. Le storie sono state presentate in forma scritta sullo<br />

schermo di un PC. Ai soggetti era richiesto di leggere le storie per il tempo che<br />

il soggetto stesso riteneva necessario (senza limiti di tempo). Successivamente<br />

al soggetto erano presentate delle domande sulla storia con tre o quattro alternative<br />

di risposta, cui doveva rispondere premendo un tasto. Le domande<br />

indagavano la capacità di individuare la falsa credenza e le abilità di memoria<br />

(storie di tipo a e b), la capacità di riconoscere il passo falso e di attribuire la<br />

motivazione corretta (storie di tipo c), la comprensione (storie di tipo d). Nella<br />

valutazione della prestazione sono stati considerati l’accuratezza e i tempi di<br />

risposta. In particolare, relativamente all’accuratezza, a ciascuna risposta corretta<br />

è stato attribuito un punteggio di 1, mentre per le risposte sbagliate è<br />

stato attribuito un punteggio di 0.<br />

Ai pazienti con MP è stata, inoltre, somministrata una batteria di test per<br />

l’esame delle funzioni esecutive (i.e. flessibilità cognitiva, attentional set-shifting<br />

e working memory) e della memoria dichiarativa a lungo termine verbale<br />

e visuo-spaziale.<br />

Per l’analisi dei confronti tra i pazienti con MP ed i soggetti di controllo<br />

sulle prove di theory of mind è stato applicato il test statistico non parametrico<br />

“ U Mann-Whitney ”. Inoltre, sono state analizzate le correlazioni tra le<br />

prestazioni dei pazienti con MP alla procedura per l’esame della TOM ed i test<br />

neuropsicologici tramite l’utilizzo del test di Spearman per le correlazioni non<br />

parametriche.<br />

Risultati<br />

I risultati delle analisi possono essere sintetizzati in tre punti.<br />

– Il gruppo dei pazienti con MP valutato dopo la regolare somministrazione<br />

della terapia farmacologica, non si differenziava significativamente dal<br />

gruppo dei soggetti di controllo nel punteggio di accuratezza alla procedura<br />

2006 231


Sezione II<br />

sperimentale (tutte le p>0.05). Gli stessi pazienti, al contrario, hanno mostrato<br />

tempi di risposta significativamente più alti dei controlli nelle false credenze<br />

di secondo ordine (p=0.004).<br />

– Il gruppo di pazienti valutato dopo la sospensione della terapia ha ottenuto<br />

un punteggio di accuratezza significativamente inferiore rispetto ai soggetti<br />

di controllo in tutte le prove di TOM (p0.05).<br />

– In entrambi i gruppi di pazienti la prestazione alle procedure sperimentale<br />

è risultata significativamente correlata alla prestazione ai test della batteria<br />

neuropsicologica che investigavano, sostanzialmente, le funzioni di memoria<br />

a breve termine e di attenzione (i.e. digit span e Trail Making test).<br />

Conclusioni<br />

I risultati dello studio sembrano indicare che le abilità di theory of mind<br />

possano essere parzialmente compromesse nei pazienti con MP e che tale<br />

compromissione sia associata all’alterazione dei meccanismi attentivi precedentemente<br />

riportata in letteratura. Inoltre, gli stessi dati forniscono alcune<br />

indicazioni sul possibile ruolo svolto dalla modulazione dopaminergica dei<br />

processi di theory of mind nei pazienti con MP. Ulteriori studi appaiono, chiaramente,<br />

necessari per un esame approfondito di questa tematica.<br />

232 2006


Borse di studio<br />

Interazioni molecolari tra recettori metabotropici<br />

in modelli neuronali<br />

Nadia D’Ambrosi<br />

Introduzione<br />

È stato ampiamente dimostrato che molti recettori di membrana interagiscono<br />

tra loro per costituire strutture dimeriche ed oligomeriche e che ciò<br />

può rendersi necessario per la loro stessa attivazione (Terrillon S., Bouvier M.,<br />

2004, EMBO Rep 5(1): 30-34). Sebbene i modelli classici indichino che i recettori<br />

accoppiati a proteine G (GPCR) siano espressi solo come monomeri,<br />

studi recenti hanno invece messo in evidenza che i GPCR esistono sotto<br />

forma di complessi dimerici e multimerici (Devi L.A., 2001, Trends Pharmacol<br />

Sci 22: 532-537).<br />

I recettori purinergici P2Y, dei quali sono state clonate otto subunità fra<br />

loro distinte (P2Y 1-2,4,6,11-14<br />

), sono recettori di tipo metabotropico ed appartengono<br />

quindi alla super-famiglia dei GPCR (Abbracchio M.P., Burnstock G. et<br />

al., 2006, Pharmacol Rev 58(3): 281-341). Mentre da un punto di vista farmacologico<br />

i recettori P2Y sono stati ampiamente caratterizzati (von Kugelgen<br />

I., 2006, Pharmacol Ther 110(3): 415-432), gli studi riguardanti la loro struttura<br />

quaternaria sono tuttora piuttosto limitati (Yoshioka K., Hosoda R. et al.,<br />

2002, FEBS Lett 531(2): 299-303; Kotevic I., Kirschner K.M. et al., 2005, Cell<br />

Signal 17: 869-880; Savi P., Zachayus J.L. et al., 2006, Proc Natl Acad Sci USA<br />

103(29): 11069-11074,).<br />

L’obiettivo del presente programma di ricerca è stato pertanto quello di<br />

investigare la capacità in particolare della subunità P2Y 4<br />

, di formare complessi<br />

recettoriali di ordine superiore. Esperimenti condotti in precedenza nel<br />

nostro laboratorio avevano evidenziato che il recettore P2Y 4<br />

era espresso sotto<br />

forma di dimero (D’Ambrosi N., Murra B. et al., 2004, Prog Brain Res 146: 93-<br />

100) ed inoltre risultava associato al recettore NMDAR1 (Cavaliere F., Amadio<br />

S. et al., 2004, Exp Cell Res 300: 149-158).<br />

Risultati e conclusioni<br />

Scopo del presente programma di ricerca è stato pertanto quello di verificare:<br />

1. Se il putativo segnale dimerico del recettore endogeno P2Y 4<br />

fosse<br />

specifico.<br />

Esperimenti di immunoblotting in presenza dell’antigene competitore<br />

specifico per la subunità P2Y 4<br />

hanno dimostrato che il putativo dimero presente<br />

in diversi sistemi neuronali corrisponde effettivamente al recettore P2Y 4<br />

e non è dovuto ad un segnale aspecifico dell’anticorpo.<br />

2. Se il recettore ricombinante Myc-P2Y 4<br />

fosse espresso sotto forma<br />

monomerica, dimerica ed oligomerica.<br />

2006 233


Sezione II<br />

Il recettore P2Y 4<br />

è stato quindi subclonato in un vettore recante un epitopo<br />

Myc, così da ottenere una proteina di fusione Myc-P2Y 4<br />

. Il plasmide è<br />

stato successivamente trasfettato nel sistema di neuroblastoma umano SH-<br />

SY5Y, allo scopo di analizzarne l’espressione mediante immunoblotting con<br />

anticorpi specifici per il peptide Myc. La presenza di forme oligomeriche<br />

anche nel caso della proteina di fusione Myc-P2Y 4<br />

ha così validato l’esistenza<br />

del complesso dimerico già riscontrato per il recettore P2Y 4<br />

endogeno.<br />

3. Se l’assenza di agenti riducenti ed il cross-linking favorissero la formazione<br />

di forme oligomeriche del recettore P2Y 4<br />

endogeno e trasfettato.<br />

Per evidenziare le relative quantità e correlazioni tra le diverse forme<br />

mono- e multi-meriche del recettore P2Y 4<br />

endogeno e trasfettato sono stati<br />

quindi svolti esperimenti di western blotting, variando le condizioni di riduzione<br />

dei campioni ed utilizzando agenti cross-linkanti, in grado di formare<br />

legami ammidici stabili tra proteine che interagiscono tra loro. Si è così<br />

verificato che, in assenza di agenti denaturanti quali il ditiotreitolo ed il<br />

2-mercaptoetanolo ed in presenza dell’agente cross-linkante disuccinilsuberato,<br />

si determina un aumento dell’espressione del recettore P2Y 4<br />

(endogeno e<br />

trasfettato) nelle forme dimerica ed oligomerica, a scapito della forma monomerica.<br />

Questi esperimenti consentono anche di stabilire che l’aggregazione<br />

della subunità P2Y 4<br />

dipende, almeno in parte, da ponti disolfuro.<br />

4. Se in condizioni native il recettore P2Y 4<br />

fosse presente come complesso<br />

di alto peso molecolare.<br />

Mediante la tecnica di elettroforesi Blu Nativa, adattata nel nostro laboratorio<br />

allo studio dei recettori P2 endogeni e trasfettati, si è analizzata la struttura<br />

quaternaria del recettore P2Y 4<br />

. Si è così constatato che, in condizioni non denaturanti<br />

simili a quelle fisiologiche, il recettore P2Y 4<br />

è espresso come complesso di<br />

altissimo peso molecolare che dà origine esclusivamente alla forma dimerica in<br />

presenza di basse concentrazioni di agenti denaturanti. Queste osservazioni indicano<br />

che il recettore P2Y 4<br />

viene assemblato nelle cellule sottoforma di un grosso<br />

complesso che potrebbe contenere non solo altre subunità P2Y 4<br />

, presenti come<br />

unità dimeriche, ma anche altre proteine di membrana e/o citosoliche.<br />

5. Se il recettore P2Y 4<br />

fosse effettivamente in grado di formare omooligomeri.<br />

A conferma definitiva della dimerizzazione del recettore P2Y 4<br />

è stato ottenuto,<br />

mediante PCR e subclonaggio, un secondo costrutto recante la subunità<br />

P2Y 4<br />

fusa con un epitopo Flag ed è stata adottata la tecnica della co-trasfezione<br />

Myc-P2Y 4<br />

/Flag-P2Y 4<br />

, immunoprecipitazione selettiva con anticorpo anti-Flag ed<br />

immunoblotting con anticorpo anti-Myc. La presenza di immunoreazione esclusivamente<br />

nel campione derivante dalle cellule co-trasfettate ha permesso di<br />

visualizzare l’effettiva interazione tra subunità P2Y 4<br />

differentemente marcate.<br />

Conclusione<br />

Il nostro studio ci ha permesso di identificare una complessa struttura quaternaria<br />

del recettore metabotropico P2Y 4<br />

specifico per i nucleotidi extracellulari<br />

(D’Ambrosi N., Iafrate M. et al., 2006, Purinergic Signalling 2: 575-582).<br />

234 2006


Borse di studio<br />

Effetti dell’eccitotossicità sulla modulazione del recettore<br />

per i Cannabinoidi (CB1) e l’enzima Idrolasi FAAH<br />

(Fatty Acid Amide Hydrolase)<br />

Zena De March<br />

Introduzione ed obiettivo<br />

L’eccitotossicità è la proprietà degli aminoacidi eccitatori di stimolare, e<br />

in appropriate condizioni distruggere, i neuroni in maniera selettiva. Questo<br />

fenomeno è uno dei meccanismi alla base di alcune malattie neurodegenerative<br />

come la Corea di Huntington (HD) (Beal et al., 1986, Nature 321(6066):<br />

168-171; Albin et al., 1990, Ann Neurol 27(4): 357-365; Beal et al., 1991, J Neurosci<br />

11(6): 1649-1659; Figueredo-Cardenas et al., 1994, Exp Neurol 129(1):<br />

37-56; Exp Neurol, 1997, 146(2): 444-457; Exp Neurol, 1998, 149(2): 356-372).<br />

L’HD è una malattia neurodegenerativa causata da una anormale<br />

espansione del tratto poli-Q della proteina huntingtina codificata dal gene<br />

localizzato sul braccio corto del cromosoma 4 (The Huntington’s disease<br />

collaborative research group, 1993). In questa malattia è stata dimostrata<br />

una particolare degenerazione delle cellule striatali dell’encefalo (Vonsattel<br />

et al., 1985, J Neuropathol Exp Neurol 44(6): 559-577; Reiner et al., 1988,<br />

Proc Natl Acad Sci USA 85(15): 5733-5737; de la Monte et al., 1998, Lab<br />

Invest 78(4): 401-411). È stato inoltre postulato un possibile coinvolgimento<br />

del recettore dei cannabinoidi (CB1). Questo recettore è infatti presente in<br />

neuroni striatali di tipo medium sized i quali sono i primi ad andare incontro<br />

a degenerazione nella malattia (Hohmann and Herkenham, 2000,<br />

Synapse 37(1): 71-80).<br />

Il coinvolgimento degli endocannabinoidi nella modulazione di funzioni<br />

fisiologiche a livello del Sistema Nervoso Centrale è oggi confermato dalla<br />

scoperta di specifici meccanismi biosintetici e degradativi (Di Marzo et al.,<br />

1998, Neurobiol Dis 5(6 Pt B): 386-404, Review; Lastres-Becker et al., 2002,<br />

Neurotox Res 4(7-8): 601-608). Il processo che porta alla sintesi dell’anandamide<br />

(primo metabolita endogeno in grado di legarsi selettivamente al CB1) è<br />

legato anche all’attivazione da parte degli ioni calcio (Devane et al., 1992,<br />

Science 258(5090): 1946-1949). L’anandamide viene sintetizzata a partire dai<br />

propri precursori fosfolipidici solo quando la cellula è stimolata dall’ingresso<br />

di ionio calcio nella cellula e solo in questo caso viene rilasciata all’esterno<br />

(Wagner et al., 1997, Nature 390(6659): 518-521). L’inibizione della formazione<br />

dell’AMP ciclico o dell’ingresso degli ioni calcio nella cellula sono processi<br />

alla base dell’azione biologica degli endocannabinoidi, la terminazione<br />

dei quali può avvenire per idrolisi enzimatica e nel caso dell’endocannabinoide<br />

endogeno anandamide viene catalizzata dall’enzima FAAH (Fatty Acid<br />

Amide Hydrolase) (Cravatt et al., 1996, Nature 384(6604): 83-87).<br />

Lo scopo della ricerca è stato quindi rivolto ad analizzare una possibile<br />

relazione tra il recettore CB1 e l’enzima FAAH e di entrambi con il BDNF (fat-<br />

2006 235


Sezione II<br />

tore neurotrofico particolarmente coinvolto nella degenerazione delle cellule<br />

nervose striatali nell’HD) (Zuccato et al., 2001, Science, 293(5529): 493-498.<br />

Epub 2001 Jun 14; Fusco et al., 2003, Eur J Neurosci 18(5): 1093-1102) in ratti<br />

trattati con acido quinolinico (QA) (modelli animali dell’HD) simulando i<br />

danni prodotti dall’eccitotossicità cellulare.<br />

Materiali e metodi<br />

Per lo studio sono stati utilizzati ratti normali Wistar adulti di 2 mesi (Stefano<br />

Morini, S. Polo D’Enza RE, Italia) ai quali sotto anestesia (cloralio idrato<br />

33%) è stato somministrato 1 ml di acido quinolinico (QA) intrastriatale.<br />

Venti animali sono stati successivamente perfusi con paraformaldeide al 4%<br />

a differenti tempi: 12 ore, 24 ore, 1 settimana, 2 settimane, 6 settimane. I cervelli<br />

sono stati rimossi e quindi congelati e sezionati al microtomo congelatore. Le<br />

sezioni sono state incubate con anticorpi primari diretti verso i differenti marcatori<br />

(CB1, FAAH) e successivamente incubate nuovamente con anticorpi secondari<br />

fluorescenti specificatamente diretti verso il rispettivo marcatore primario e<br />

quindi visualizzati per uno studio di tipo morfologico con l’utilizzo del microscopio<br />

confocale. Si è andati quindi ad analizzare la distribuzione cellulare del<br />

recettore CB1 e del FAAH in striato e in corteccia negli strati 3, 5, 6 in cervelli<br />

affetti da HD. È stato anche possibile studiare la tripla colocalizzazione dei due<br />

marcatori neuronali (CB1, FAAH) con il BDNF. È stato inoltre utilizzato il Quantimet<br />

TM (Laica Q Win Softwar) per avere una misura indiretta dell’intensità di<br />

fluorescenza nei neuroni contenenti entrambi i marcatori.<br />

Altri 20 animali sono stati invece decapitati ai diversi tempi. Su di essi è<br />

stato poi condotto uno studio Elisa per calcolare l’espressione del BDNF e di<br />

Binding recettoriale per misurare l’attività del recettore CB1.<br />

Risultati e conclusioni<br />

Gli studi hanno confermato una stretta relazione tra espressione del CB1<br />

e del FAAH negli animali con attività Ca 2+ dipendente alterata. Il BDNF sembra<br />

invece assumere un andamento non strettamente correlato agli altri due<br />

fattori. In particolare si è visto che il CB1 può sostenere un’iniziale sovraregolazione<br />

del BDNF dopo insulto da eccitotossicità. Un picco nell’attività del<br />

CB1 risulta infatti in un aumento nell’espressione del BDNF che però a 2 settimane<br />

non riesce a mantenersi costante. Si assiste quindi ad una drastica<br />

diminuzione del fattore neurotrofico a 6 settimane.<br />

Questi studi preliminari ci confermano una stretta relazione tra l’enzima<br />

FAAH e il recettore CB1 anche in stato patologico differentemente da ciò che<br />

si osserva invece con il fattore neurotrofico BDNF.<br />

Un ulteriore studio di tali molecole può essere utile come base per lo sviluppo<br />

di nuovi agenti terapeutici da utilizzare per il trattamento di quelle<br />

patologie causate o peggiorate da una eccessiva espressione dei meccanismi<br />

di inattivazione o di un difettoso funzionamento dei meccanismi biosintetici<br />

degli endocannabinoidi.<br />

236 2006


Borse di studio<br />

Ruolo delle interazioni tra i sistemi purinergico<br />

e nitrergico nei fenomeni degenerativi del SNC<br />

Fulvio Florenzano<br />

Introduzione<br />

I fenomeni degenerativi nel sistema nervoso centrale (SNC) sono spesso<br />

caratterizzati dalla presenza di un’area di lesione primaria e da lesioni secondarie<br />

multiple dovute alla degenerazione cellulare in aree adiacenti o topograficamente<br />

distanti, ma connesse da assoni a quella di lesione primaria. Queste<br />

lesioni multiple secondarie concorrono notevolmente, ed in taluni casi per la<br />

maggior parte, alla sintomatologia neurologica generale ed alla perdita di abilità<br />

motorio-relazionali specifiche. Un aspetto di particolare rilevanza delle<br />

lesioni secondarie è che, essendo conseguenze della lesione primaria, esse si sviluppano<br />

successivamente rappresentando un bersaglio terapeutico per l’applicazione<br />

di protocolli terapeutici preventivi e riabilitativi. Per l’elaborazione di<br />

protocolli terapeutici è fondamentale la conoscenza dettagliata degli eventi<br />

molecolari e cellulari che caratterizzano i fenomeni degenerativi implicati. In<br />

seguito ad una lesione, sia primaria che secondaria, le cellule attivano un programma<br />

molecolare che conduce ad una complessa serie di risposte cellulari<br />

che variano dalla sopravvivenza, al malfunzionamento, alla morte. La risposta<br />

neuronale all’attivazione del programma molecolare risulta però modulata dalla<br />

dotazione neurochimica cellulare, dalla posizione citoarchitettonica, e dalla<br />

connettività anatomica; determinando risposte neuronali al danno che possono<br />

fortemente variare. Quindi lo studio dei fattori biochimici coinvolti nei percorsi<br />

degenerativi deve essere inserito in un con<strong>testo</strong> neuroanatomico e gli studi<br />

svolti sono diretti ad evidenziare le possibili interazioni fra i sistemi nitrergico e<br />

purinergico sia in condizioni di base che in diversi modelli di danno neurale.<br />

Materiali e metodi<br />

– Metodiche di immunoistochimica, ibridizzazione in situ, microscopia<br />

confocale, stereologia.<br />

– Modello di lesione assonale: emicerebellectomia.<br />

Risultati e discussione<br />

Studio dell’espressione ipotalamica di recettori purinergici in relazione all’espressione<br />

di orexin. Orexin è un neuropeptide recentemente identificato in<br />

un gruppo di neuroni localizzati prevalentemente nell’area perifornicale e<br />

dorso-mediale dell’ipotalamo laterale, e con proiezioni diffuse a tutte le principali<br />

suddivisioni del sistema nervoso centrale. È stato proposto che questo<br />

gruppo di neuroni sia uno dei principali centri regolatori del metabolismo<br />

corporeo e che rappresenti un’interfaccia tra il sistema nervoso autonomo e<br />

neuroendocrino ed i centri superiori. La disfunzione e la perdita dei neuroni<br />

2006 237


Sezione II<br />

orexinergici è stata correlata con patologie come la narcolepsia, le disfunzioni<br />

alimentari e le dipendenze farmacologiche. Se gli aspetti odologici e neurofunzionali<br />

dei neuroni orexinergici sono stati parzialmente chiariti, gli aspetti<br />

elettrofisiologici e neurochimici sono invece oggetto di intensa attività di<br />

ricerca. Infatti i neuroni orexinergici presentano un’attività elettrica tonica tra<br />

le più intense tra quelle conosciute nel sistema nervoso, che non dipende dalla<br />

presenza di canali ionici voltaggio-dipendenti e la cui disfunzione è stata correlata<br />

con aspetti patologici.<br />

È stato suggerito che l’attività elettrica sia modulata dalla presenza di<br />

recettori purinergici P2X sul corpo cellulare in grado di fornire ioni calcio in<br />

maniera voltaggio-indipendente (Wollmann G., Acuna-Goycolea C., Van Den<br />

Pol A.N., 2005, J Neurophysiol 94(3): 2195-206). In particolare è stato ipotizzato<br />

che l’attività elettrica sia regolata principalmente dalla subunità P2X 2<br />

.<br />

Tale ipotesi ha ricevuto conferma sperimentale da un successivo lavoro svolto<br />

dal nostro gruppo che ha dimostrato con metodiche di immunoistochimica<br />

ed ibridizzazione in situ che effettivamente la subunità P2X 2<br />

, e solo quella, è<br />

presente su tutti i neuroni orexinergici (Florenzano F., Viscomi M.T. et al.,<br />

2006, J Comp Neurol 498(1): 58-67). La presenza della subunità P2X 2<br />

presenta<br />

un particolare interesse, in quanto essa ha dimostrato di essere un fattore di<br />

attivazione della risposta cellulare in diversi paradigmi di lesione (Florenzano<br />

F., Viscomi M.T. et al., 2006, Adv Exp Med Biol 557: 77-100). La possibilità di<br />

agire farmacologicamente con agonisti ed antagonisti sulla subunità P2X 2<br />

potrebbe rappresentare un possibile bersaglio terapeutico per cercare di proteggere<br />

i neuroni orexinergici da fenomeni degenerativi.<br />

Interazioni fra ossido nitrico e recettori purinergici in modelli di lesione del<br />

SNC. Un fattore ben conosciuto e noto per avere un ruolo molto importante nei<br />

fenomeni di degenerazione è l’ossido nitrico (NO), prodotto dal suo enzima<br />

ossido nitrico sintetasi (NOS). Il sistema nitrergico è presente nella maggioranza<br />

dei tessuti dove risulta coinvolto in diverse funzioni sia in condizioni fisiologiche<br />

che patologiche. Attualmente, agonisti del sistema nitrergico sono inseriti in<br />

diversi protocolli di sperimentazione clinica. Anche il sistema purinergico è presente<br />

nella maggioranza dei tessuti dove svolge diverse funzioni fisiologiche. Nel<br />

SNC, sono stati prodotti una serie di dati molto interessanti che dimostrano<br />

come il sistema purinergico risulti attivato dopo lesione in neuroni e glia. In particolare,<br />

in modelli di assotomia del centrale e del periferico sono state osservate<br />

attivazioni delle subunità P2X 1<br />

e P2X 2<br />

ristrette alle popolazioni neuronali i cui<br />

assoni erano stati danneggiati dalla lesione. Tali attivazioni coincidevano spazialmente<br />

e temporalmente con l’attivazione della NOS evidenziando la presenza<br />

di un’interazione tra i due sistemi nella risposta neuronale al danno assonale<br />

(Florenzano F., Viscomi M.T. et al., 2006, Adv Exp Med Biol 557: 77-100).<br />

Il significato di questa interazione non è ancora stato chiarito e sono stati<br />

suggeriti sia effetti neuroprotettivi che degenerativi (Florenzano F., Viscomi<br />

M.T. et al., 2007, Do ATP and NO interact in the CNS?, Prog Neurobiol in preparation).<br />

La presenza di un’interazione tra i sistemi purinergici e nitrergici suggerisce<br />

l’esistenza di una componente di stress nitroso-ossidativo associata alla<br />

finestra temporale di sviluppo delle lesioni secondarie.<br />

238 2006


Borse di studio<br />

Effetti della somministrazione di Rolipram sul quadro<br />

istologico della degenerazione striatale in modelli animali<br />

per lo studio della corea di Huntington<br />

Carmela Giampà<br />

Introduzione<br />

Nel sistema nervoso centrale ogni stimolo scatena una cascata di segnali<br />

molecolari che convergono su fattori di trascrizione nucleare che controllano<br />

l’espressione di geni implicati nella risposta cellulare, sia in condizioni fisiologiche<br />

che patologiche. Diverse molecole segnali, quali neurotrasmettitori, fattori<br />

di crescita (NGF, BDNF) e alcune droghe, in risposta a fattori di stress<br />

ambientali, possono modificare l’attività e l’espressione genica, e di conseguenza<br />

la risposta cellulare, attraverso sistemi di secondi messaggeri quali il<br />

cAMP (ciclico 3’-5’-adenosin monofosfato). L’AMP ciclico esercita la sua<br />

azione attraverso l’attivazione della PKA (protein kinasi A) e conseguente<br />

fosforilazione di proteine chiavi come ad esempio la CREB (cAMP response<br />

element-binding protein) (Greengard P., 2001, Science 294: 1024-1030).<br />

È stato dimostrato che la cAMP e la PKA sono elementi chiave, anche, nei<br />

processi di neuroprotezione, di apprendimento e plasticità sinaptica (Davis<br />

R.L. (1996) Phisiol Rev 76: 229-317; Huang Y.Y., Nguyen P.V. et al., 1996,<br />

Learn Mem 3(2-3): 74-85), infatti lo sviluppo di nuove connessioni sinaptiche<br />

nei meccanismi di potenziamento a lungo termine (LTP) richiede proteine di<br />

nuova sintesi e trascrizione di specifici geni, controllati dall’attivazione del<br />

sistema cAMP-PKA-CREB (Kandel E.R., 2001, Biosci Rep 21: 565-611). Un’alterata<br />

attività di questo sistema è stata, inoltre, osservata in situazioni di<br />

stress ossidativi in risposta a condizioni di ischemia cerebrale, in condizioni<br />

di eccitotossicità da glutammato e in molte malattie neurodegenerative<br />

(morbo di Alzheimer, corea di Huntington), ciò suggerisce che l’attivazione di<br />

un programma, nonché l’utilizzo di specifici farmaci, che mantengono attivo<br />

questo sistema può rappresentare una forma di difesa della cellula in seguito<br />

a stimoli nocivi (Mabuchi T., Kitagawa K. et al., 2001, J Neurosci 21: 9204-<br />

9213).<br />

Il Rolipram è stato sviluppato come farmaco antidepressivo, il cui meccanismo<br />

d’azione si basa sulla disattivazione delle fosfodiesterasi 4 (PDE4),<br />

enzima che ha come substrato il cAMP (Krause W. and Kuhne G., 1988, Xenobiotica<br />

5: 561-571). Studi recenti hanno dimostrato che il Rolipram ha un<br />

effetto protettivo nel danno neuronale da ischemia (Hiroyuki K., Tsutomu A.<br />

et al., 1995, Euro J Pharm 272: 107-110); è stato, anche osservato che somministrazioni<br />

croniche di questo farmaco migliorano alcuni aspetti della sintomatologia<br />

in modelli sperimentali per lo studio della depressione (Itoh T.,<br />

Morisaki F. et al., 2004, J Org Chem 69(18): 5870-5880). L’effetto neuroprotettivo<br />

è connesso ad un aumento dei livelli intracellulari di cAMP e conseguente<br />

attivazione di proteine quali la CREB e fattori neurotrofici, come il BDNF;<br />

2006 239


Sezione II<br />

che intervengono nel regolare la neuroprotezione e la neuroplasticità sinaptica<br />

(Frechilla D., Otano A., Del Rio J., 1998, Prog Neuropsycopharm Biol<br />

Psychiatry 22(5): 787-802). Il Rolipram avrebbe effetti benefici, anche, in un<br />

quadro di deficit di apprendimento e memoria in modelli animali per l’Alzheimer<br />

(Gong B., Vitolo O.V. et al., 2004, J Clinic Invest 114: 1624-1634), ed attenua<br />

difetti correlati all’età e alla memoria spaziale (Bach M.E., Barad M. et<br />

al.,1999, Proc Natl Acad Sci USA 96: 5280-5285).<br />

Vista l’implicazione di questo farmaco in diverse malattie neurodegenerative,<br />

nella prova corrente il Rolipram è stato esaminato come terapia in grado<br />

di migliorare il quadro istologico della degenerazione striatale in ratti iniettati<br />

con acido quinolinico ed utilizzati come modelli animali per lo studio della<br />

corea di Huntington. In particolare l’obiettivo della ricerca è stato quello di<br />

determinare se l’effetto del Rolipram è correlato con una diversa espressione<br />

delle proteine coinvolte in questa patologia e comprendere quali sono i fattori<br />

responsabili della diversa vulnerabilità dei neuroni striatali. In caso positivo il<br />

Rolipram potrebbe essere suggerito come approccio terapeutico nel tentativo<br />

di arrestare la degenerazione neuronale tipica della corea di Huntington.<br />

Materiali e metodi<br />

Per portare avanti questi studi sono stati utilizzati ratti maschi Wistar a<br />

cui è stato applicato il modello di lesione da QA (Figueredo-Cardenas G. et al.,<br />

1997, Exp Neurol 146: 444-457). Gli animali sono stati trattati quotidianamente<br />

con iniezioni intraperitoneali di Rolipram a due concentrazioni differenti(0,15<br />

e 1,5mg/kg) e sacrificati mediante perfusione, in anestesia generale<br />

con cloralio idrato al 33%, dopo due e otto settimane di trattamento. I cervelli<br />

sono stati rimossi, post-fissati overnight a +4 C°, crioprotetti in 10% saccarosio<br />

e 20% glicerolo e quindi sezionati al microtomo congelatore in sezioni di<br />

40µm di spessore.<br />

Immunofluorescenza<br />

– Per studiare l’entità della lesione striatale e la sopravvivenza dei neuroni<br />

le sezioni sono state incubate con l’anticorpo primario diretto contro il<br />

NeuN (marcatore neuronale) diluito 1:200 in 0.1M PBTx, per 48h. La reazione<br />

è stata rilevata mediante incubazione con un anticorpo secondario fluorescente:<br />

anti-rabbit CY2 per evidenziare il NeuN in verde. Su ogni sezione è<br />

stata effettuata una misura del core di lesione ed una conta delle cellule<br />

sopravvissute.<br />

– Per studiare l’intensità della pCREB nei neuroni striatali di proiezione<br />

le sezioni sono state incubate con l’anticorpo primario anti-calbindina (CALB)<br />

e l’anticorpo per la CREB fosforilata (pCREB). Tutti gli anticorpi sono stati<br />

diluiti 1:200 (eccetto la pCREB che è stata utilizzata 1:300) in una soluzione<br />

0.1M di PB contenente Triton-X 0.3% e sodio azide 0.02%. Le sezioni sono<br />

state, successivamente, incubate con anticorpi secondari fluorescenti: anti<br />

rabbit cyanine 2(CY2) per evidenziare la CREB con fluorescenza verde; anti<br />

mouse cyanine 3 (Cy3) per la CALB ed infine montate su vetrino e osservate al<br />

240 2006


Borse di studio<br />

microscopio ad epifluorescenza (Zeiss axioskop 2) ed al microscopio confocale<br />

(CLSM). Tutte le immagini acquisite al microscopio confocale sono state<br />

analizzate utilizzando il sistema Quantimet TM (Leica Q Win software) per<br />

valutare l’intensità di fluorescenza della pCREB come misura indiretta della<br />

CREB attivata.<br />

Risultati e discussione<br />

I dati dello studio di immunofluorescienza hanno evidenziato una riduzione<br />

dell’area di lesione negli animali trattati con Rolipram ed un aumentato<br />

numero di neuroni che riescono a sopravvivere alla degenerazione. Nei ratti<br />

lesionati con acido quinolinico, l’intensità della CREB attivata aumenta in<br />

tutte le sottopopolazioni striatali una settimana dopo la lesione; a questo<br />

punto, nei neuroni di proiezione, i livelli di pCREB diminuiscono drasticamente<br />

fino ad otto settimane e soltanto nei ratti trattati con Rolipram si<br />

osserva un aumento significativo dei livelli di CREB fosforilata. È interessante<br />

notare che l’effetto migliore si osserva nei ratti che hanno ricevuto una dose<br />

più alta di rolipram (1,5mg/kg).<br />

Studi precedenti hanno dimostrato che il Rolipram ha un effetto protettivo<br />

nel danno neuronale da ischemia e da eccitotossicità (Block F., Schmidt<br />

W. et al., 2001, Neuroreport 12: 1507-1511). Il Rolipram è anche in grado di<br />

aumentare i livelli di BDNF che diminuisce drasticamente nell’HD (Zuccato<br />

C., Ciammola A. et al., 2001, Science 293: 493-498) e in animali lesionati con<br />

QA. Questo studio mostra per la prima volta gli effetti benefici del Rolipram<br />

nel modello animale per lo studio della corea di Huntington e questi effetti<br />

sono principalmente correlati ad un aumento della fosforilazione della CREB<br />

nei neuroni di proiezione striatale, i più vulnerabili alla degenerazione.<br />

2006 241


Sezione II<br />

Indagine sulla qualità della vita nel traumatizzato cranico<br />

a medio e lungo termine<br />

Eloise Longo<br />

Obiettivi<br />

Il primo obiettivo è quello di correlare gli indici di gravità della fase<br />

acuta, la durata del programma riabilitativo e la gravità degli esiti neuromotori,<br />

neurosensoriali e neuropsicologici con la qualità della vita del traumatizzato<br />

cranico, così come viene percepita dal paziente e dal suo familiare, a<br />

medio e lungo termine.<br />

Il secondo riguarda quello di avviare i pazienti in cui fosse stato riscontrato<br />

un isolamento sociale al Progetto Casa Dago al fine di facilitarne le capacità<br />

di reinserimento familiare, sociale e lavorativo.<br />

Risultati<br />

Sono stati studiati 45 pazienti a cui è stato somministrato il Questionario<br />

sulla Qualità della Vita QOLIBRI (Quality of Life of Brain Injury) del trauma<br />

cranio-encefalico (TCE). Il QOLIBRI è stato parallelamente somministrato al<br />

“caregiver”, per una valutazione della qualità della vita del paziente, percepita<br />

da chi abitualmente lo assiste (caregiver), e in un sottogruppo di 19 pazienti.<br />

Le risposte fornite sono state confrontate con i risultati di una batteria di test<br />

neuropsicologici standard.<br />

Il confronto tra le risposte dei familiari e quelle dei pazienti è stato effettuato<br />

mediante Test T di Student sul punteggio globale di ciascuna delle due<br />

parti del questionario, e mediante Test di Wilcoxon sui punteggi relativi alle<br />

singole aree. Le differenze emerse da tale confronto sono state correlate con il<br />

quadro neuropsicologico del paziente, mediante test di Mann-Withney (sui<br />

punteggi equivalenti) e T di Student (sui punteggi grezzi). Analogamente, è<br />

stato effettuato il confronto tra le risposte del paziente e i punteggi rilevati ai<br />

test neuropsicologici, mediante gli stessi test. I risultati hanno evidenziato un<br />

grado di soddisfazione significativamente più elevato nei pazienti (p = 0.0371)<br />

rispetto ai caregiver, verosimilmente per una deficitaria consapevolezza<br />

dei propri deficit da parte dei pazienti. In particolare, le risposte differivano<br />

significativamente nell’area cognitiva (p = 0.0022) e in quella psicologica<br />

(p = 0.0244). Il confronto con i dati neuropsicologici non ha mostrato correlazioni<br />

significative, sia per i punteggi ottenuti dai pazienti, sia per le differenze<br />

tra le risposte fornite dai pazienti e quelle fornite dai familiari.<br />

Un piccolo gruppo di pazienti del sottogruppo (19) è stato avviato al progetto<br />

“ Casa Dago ”. Le ragioni di tale scelta sono state motivate dalla presenza<br />

di un effettivo isolamento sociale riscontrato dai test e testimoniato dal “ caregiver<br />

” e da disturbi cognitivi e comportamentali persistenti. In generale si può<br />

dire che le attività psico-educative svolte nella “ casa ” hanno permesso alla<br />

maggioranza di pazienti avviati al progetto di reinserirsi nelle attività sociali,<br />

242 2006


Borse di studio<br />

professionali e scolastiche con un livello soddisfacente rispetto alle problematiche<br />

precedenti. Il training e il supporto psicologico dei caregiver ha inoltre<br />

consentito una riduzione dei livelli di ansia e depressione riscontrati prima<br />

dell’avvio al progetto “ Casa Dago ”.<br />

Conclusioni<br />

Dai risultati emersi si evidenzia come il QOLIBRI potrebbe diventare uno<br />

strumento standard per la valutazione del grado di soddisfazione o insoddisfazione<br />

della qualità di vita delle persone che hanno subito un TCE, soprattutto<br />

se somministrato a paziente e “ caregiver ”, almeno nei casi con scarsa<br />

consapevolezza dei propri deficit.<br />

Lo studio sembra, infatti, suggerire una percezione della Qualità della<br />

Vita da parte del paziente migliore rispetto a quanto percepito dal suo “ caregiver<br />

”. Tale differenza potrebbe dipendere tanto da un deficit di consapevolezza<br />

da parte del paziente, quanto da un’ipervalutazione delle conseguenze<br />

del TCE da parte del “ caregiver ”. L’assenza di correlazioni della Qualità della<br />

Vita con i deficit cognitivi meriterebbe un ulteriore approfondimento per possibili<br />

connessioni con i disturbi comportamentali e psicologici. Un progetto di<br />

reinserimento familiare e sociale supervisionato e guidato come “ Casa Dago ”<br />

può consentire un miglioramento della Qualità della vita del paziente con esiti<br />

di TCE e ridurre l’isolamento sociale dell’intero nucleo familiare.<br />

2006 243


Sezione II<br />

Riconoscimento di moti gravitazionali<br />

durante il moto apparente<br />

Vincenzo Maffei<br />

Introduzione e metodo<br />

Recenti studi hanno mostrato che il cervello umano è in grado di riconoscere<br />

i moti gravitazionali (naturali) da moti non gravitazionali (non-naturali)<br />

(Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago M.,<br />

Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634). Poiché è noto che il<br />

sistema visivo non è in grado di stimare correttamente le accelerazioni si è<br />

ipotizzato che esista un modello interno delle legge di gravità (1g-internal<br />

model) (Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago<br />

M., Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634; Zago M., Bosco G.<br />

et al., 2005, J Neurophysiol 93(2): 1055-1068; McIntyre J., Zago M. et al., 2001,<br />

Nat Neurosci 4(7): 693-694). Si è inoltre visto (Indovina I., Maffei V. et al.,<br />

2005, Science 308 (5720): 416-4191) che una particolare regione del cervello<br />

(definita rete vestibolare) è la possibile sede neurale di tale modello. Il<br />

modello per poter funzionare ha bisogno di informazioni in ingresso, che<br />

sono rappresentate dalle informazioni visive del moto, ed è del tutto banale<br />

notare che questo è un punto cruciale.<br />

Oramai da circa 30 anni è consolidata l’idea che per analizzare il moto<br />

degli oggetti esistono nel cervello almeno 2 differenti meccanismi (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14: 519-<br />

527; Lu Z.-L. & Sperling G., 2001, J Opt Soc Am A 18(9): 2331-2731). Siamo<br />

abituati in generale a percepire il moto continuo degli oggetti reali. Si è notato<br />

che in alcune situazioni, per la verità anche molto comuni, una successione di<br />

immagini statiche comunque è ancora in grado di generare la percezione del<br />

movimento. Questo accade ad esempio quando guardiamo un film. Difatti le<br />

immagini che vediamo non sono altro che sequenze opportune di immagini<br />

statiche. In quest’ultimo caso utilizziamo un secondo sistema visivo dedicato<br />

al riconoscimento del moto apparente definito appunto apparent motion<br />

system. Si possono creare artificialmente dei moti apparenti, cioè successioni<br />

di immagini statiche, che la nostra mente percepisce del tutto analoghi a stimoli<br />

reali. Si parla in questi casi di short-range apparent motion (SAM) (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />

519-527).<br />

In una serie di esperimenti abbiamo voluto testare se anche durante un<br />

particolare tipo di moto apparente, il long-range apparent motion (LAM) (Palmer<br />

S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />

519-527), la nostra mente fosse in grado di riconoscere i moti gravitazionali. Il<br />

LAM ha la peculiarità di generare informazioni visive degradate rispetto al<br />

normale moto reale (CM) in quanto manca l’informazione istantanea relativa<br />

alla velocità. I moti di tipo LAM non sono una pura curiosità intellettuale. Nel<br />

corso dell’evoluzione, l’uomo si è dovuto adattare ad ambienti ostili. Ad esem-<br />

244 2006


Borse di studio<br />

pio per sopravvivere in una foresta certamente era richiesta l’abilità di intercettare<br />

oggetti in movimento, la cui traiettoria poteva essere in parte o del<br />

tutto occlusa da piante, alberi o quant’altro. Le informazioni che quindi potevano<br />

essere estratte erano certamente parziali e degradate. In questo caso un<br />

sistema che fosse in grado di fare il rilevamento del moto partendo da informazioni<br />

visive limitate e rumorose era vitale.<br />

Utilizzando le tecniche di Computer Graphics sono stai generati una serie<br />

di stimoli virtuali. Questi consistevano in una palla in movimento secondo la<br />

legge gravitazionale, o comunque compatibili con questa, (moti naturali)<br />

verso stimoli chiaramente innaturali. Metà degli stimoli era conforme ai moti<br />

apparenti SAM quindi del tutto analoghi a stimoli in moto continuo, un’altra<br />

metà ai moti LAM. A 19 volontari sani era chiesto di intercettare la palla in<br />

movimento attraverso la pressione di un tasto. Mentre i soggetti eseguivano il<br />

compito veniva registrata la loro attività corticale attraverso la risonanza<br />

magnetica funzionale.<br />

Risultati e discussione<br />

I risultati ottenuti sono stati sorprendenti. Analizzando le risposte comportamentali<br />

si è trovato i volontari erano in grado di intercettare i moti SAM<br />

con maggiore precisione rispetto ai moti LAM. E questo era conforme alle<br />

aspettative, laddove la mancanza parziale di informazione tende a degradare<br />

il comportamento. La novità è stata nel vedere che in genere la maggiore differenza<br />

nel compito non era in funzione del tipo di moto (SAM o LAM), ma<br />

nel grado di naturalezza. Cioè le maggiori differenze in precisione erano tra<br />

moti naturali e non naturali. Le stesse immagini funzionali dell’attività cerebrale<br />

hanno mostrato che sia durante i moti LAM che durante i moti SAM la<br />

rete vestibolare è attiva per i moti naturali in maniera significativamente maggiore<br />

che nei moti non-naturali.<br />

Si è stati quindi in grado di concludere che sia durante moti continui<br />

(SAM) che moti apparenti (LAM), quando le informazioni visive sono degradate,<br />

la nostra mente è in grado di riconoscere la legge di gravità. Si tenga<br />

presente che noi viviamo in un campo gravitazionale, il poter quindi riconoscere<br />

la gravità in situazioni molto differenti tra loro è estremamente importante<br />

da un punto di vista comportamentale.<br />

Inoltre si è notata che una particolare area cerebrale (Claeys K.G., Lindsey<br />

D.T. et al., 2003, Neuron 40(3): 631-642) dedicata al riconoscimento di<br />

specifiche caratteristiche (la salienza) dei moti apparenti, posizionata nel<br />

lobulo parietale inferiore (HM-IPL), è maggiormente attiva durante i moti<br />

naturali.<br />

Questo potrebbe indicare che le particolari caratteristiche spazio-temporali<br />

che sono presenti nei moti naturali aiutano HM-IPL nel riconoscere il movimento<br />

degli oggetti quando le informazioni visive iniziali sono parziali come nei<br />

moti LAM.<br />

2006 245


Sezione II<br />

Attivazione e localizzazione cellulare della<br />

serina-treonina chinasi ATM (ataxia telangectasia mutated)<br />

nel differenziamento neuronale<br />

Michele Mingardi<br />

Introduzione<br />

L’Atassia Telangectasia (AT) è una patologia genetica autosomica recessiva<br />

caratterizzata principalmente dalla perdita progressiva delle funzioni<br />

cerebellari, imputabile alla neurodegenerazione a carico delle cellule del Purkinje.<br />

A livello molecolare la patologia è associata a mutazioni su entrambi gli<br />

alleli del gene ATM (Ataxia Telangectasia Mutated), mutazioni che causano<br />

l’assenza funzionale della proteina chinasi serina/treonina PI-3-kinase-like<br />

ATM. ATM è una chinasi che svolge un ruolo centrale nella risposta cellulare<br />

al danno al DNA, promuovendo l’arresto cellulare ed il riparo, oppure l’apoptosi,<br />

impedendo quindi la replicazione in presenza di DNA danneggiato e la<br />

conseguente instabilità genomica. Pertanto tale proteina ha una funzione<br />

importante sia in quelle situazioni fisiologiche che prevedono rotture del DNA<br />

su entrambi i filamenti (riarrangiamento delle immunoglobuline, maturazione<br />

delle cellule germinali) sia in situazioni di stress che determinano tali<br />

rotture (radiazioni ionizzanti, stress ossidativi) (3 Shiloh Y., 2003, Nat Rev<br />

Cancer 3: 155-167).<br />

I neuroni derivanti dai topi AT sono resistenti all’apoptosi indotta da<br />

radiazioni ionizzanti e ciò suggerisce che la mancanza di ATM prevenga l’eliminazione<br />

nello sviluppo di progenitori neuronali danneggiati. L’assenza di<br />

tale risposta risulterebbe quindi nell’accumulo di neuroni danneggiati, che in<br />

una fase adulta potrebbero più facilmente andare incontro a degenerazione.<br />

Diversi studi hanno dimostrato che i livelli di ATM decrescono durante il differenziamento<br />

e che i progenitori neuronali AT sono difettivi nella risposta<br />

differenziativa in vitro (Allen D.M., van Praag H. et al., 2001, Genes Dev 15:<br />

554-566). Ciò suggerisce che il differenziamento neuronale possa modulare<br />

l’attivazione di ATM.<br />

Metodi e risultati<br />

Per definire il ruolo di ATM nella segnalazione fisiologica richiesta per<br />

assicurare la sopravvivenza neuronale ed il differenziamento, l’attività e la<br />

localizzazione di ATM in queste vie di segnalazione è stata analizzata avvalendosi<br />

di un modello sperimentale di differenziamento neuronale basato sulla<br />

linea cellulare umana di neuroblastoma SHSY5Y.<br />

La linea cellulare SHSY5Y è comunemente usata per mimare il differenziamento<br />

neuronale in terreno completo ed in presenza di 10 µM acido retinoico<br />

per 5 giorni seguiti da 2 giorni aggiuntivi in terreno privo di siero contenente<br />

40 ng/ml BDNF (Biton S., Dar I. et al., 2006, J Biol Chem 281: 17482-<br />

17491). In queste condizioni le cellule di neuroblastoma differenziano ed<br />

246 2006


Borse di studio<br />

acquisiscono alcune caratteristiche morfologiche tipiche dei neuroni primari.<br />

Esperimenti di immunofluorescenza e di immunoblotting con anticorpi specifici<br />

hanno consentito di verificare l’espressione di alcuni marcatori del differenziamento,<br />

tra cui NF200, MAP2, GAP43,TAU, Tuj1, TrkA, e la Calcitonina.<br />

L’espressione e l’attività di ATM sono state rilevate mediante immunoblotting<br />

con anticorpi che riconoscono specificamente ATM oppure fosfo-<br />

Ser1981-ATM (la forma attivata della chinasi). Tale approccio ha consentito<br />

di rivelare che i livelli di ATM non aumentano, bensì decrescono durante il<br />

differenziamento. Consistentemente non si osserva alcuna attivazione della<br />

chinasi durante il differenziamento. Inoltre il differenziamento per sé non<br />

determina l’induzione della fosforilazione di alcune proteine identificate<br />

come substrati di ATM in seguito a danno al DNA.<br />

Per definire la presenza di una correlazione tra differenziamento ed attività<br />

di ATM, gli stessi esperimenti sono stati eseguiti in assenza della funzione<br />

di ATM. L’approccio scelto per eliminare l’attività di ATM, è stata la generazione<br />

di linee cellulari stabilmente transfettate con costrutti per l’espressione<br />

di specifici shRNA per ATM. La riduzione dei livelli di ATM è stata verificata<br />

mediante immunoblotting con specifici anticorpi. Tale approccio ha consentito<br />

di dimostrare che la forte riduzione dell’espressione di ATM non compromette<br />

il differenziamento neuronale in vitro. Al contrario la presenza di ATM<br />

è assolutamente necessaria anche nel sistema modello per mediare la risposta<br />

apoptotica al danno al DNA indotto da radiazioni ionizzanti o da sostanze<br />

radiomimetiche.<br />

Discussione<br />

Questo studio supporta l’ipotesi in base alla quale ATM non partecipa<br />

direttamente al differenziamento neuronale, che coerentemente con i nostri<br />

risultati non risulta alterato in individui affetti da AT. Al contrario ATM svolge<br />

un ruolo decisivo in presenza di stress che determinano danno al DNA e la<br />

sua assenza impedisce l’eliminazione per apoptosi dei progenitori neuronali<br />

danneggiati, favorendo quindi l’accumulo di cellule che preferenzialmente<br />

andranno incontro a neurodegenerazione.<br />

Esperimenti in altri sistemi modello di differenziamento consentiranno di<br />

consolidare il significato dei dati ottenuti.<br />

2006 247


Sezione II<br />

Studio genetico ed epigenetico del promotore di Reelin<br />

in pazienti autistici e controlli appaiati (C13)<br />

Veruska Papaleo<br />

L’ereditarietà dell’autismo non segue semplici regole mendeliane ma<br />

deriva da una combinazione di più mutazioni unita ad alterazioni della metilazione<br />

del DNA. Tra vari geni che codificano proteine di potenziale interesse<br />

per l’autismo, si è studiato il gene codificante Reelin, che si trova sul cromosoma<br />

7 (DeSilva U., D’Arcangelo G. et al.,1997, Genome Res 7: 157-164).<br />

Reelin è una proteina della matrice extracellulare espressa da interneuroni<br />

GABAergici che si lega a vari recettori di lipoproteine e attiva una<br />

cascata di tirosine chinasi seguite dalla fosforilazione di Dab1 (Pesold C., Liu<br />

W.S. et al. 1999, Proc Natl Acad Sci USA 96(6): 3217-3222). Questi eventi sono<br />

essenziali nell’embrione per la migrazione neuronale e la sinaptogenesi. Nell’adulto,<br />

invece, Reelin attiva una cascata di secondi messaggeri che influenzano<br />

l’espressione dei geni coinvolti nella plasticità sinaptica (Pesold C. et al.,<br />

1999, Proc Natl Acad Sci USA 96(6): 3217-3222).<br />

L’attivazione o la repressione della trascrizione di un gene può essere correlata,<br />

rispettivamente, con lo stato di acetilazione o de-acetilazione delle proteine<br />

istoniche del nucleosoma, che a loro volta si associano a de-metilazione o<br />

metilazione di alcune citosine presenti nella sequenza del DNA dei relativi promotori.<br />

Gli enzimi che permettono l’acetilazione (istone acetiltransferasi, HAT)<br />

o la deacetilazione degli istoni (HDACs) sono normalmente associati in complessi<br />

proteici. Il legame di proteine quali MeCP2 a siti CpG (citosina-fosforodiestere-guanina)<br />

metilati porta al reclutamento di HDACs, alla deacetilazione<br />

delle proteine istoniche ed alla condensazione della cromatina intorno al promotore<br />

del gene, causando la repressione della trascrizione (Sharma R.P.,<br />

Grayson D.R. et al., 2005, J Psychiatry Neurosci: 30(4): 257-263).<br />

Da ciò è chiaro che la regolazione dell’espressione di Reelin potrebbe<br />

dipendere dallo stato di metilazione e/o dalla presenza di mutazioni nel suo<br />

promotore. Per tale ragione si è deciso di studiare l’assetto epigenetico (metilazione)<br />

e genetico (mutazioni) di quest’ultimo nel DNA genomico estratto da<br />

tessuto cerebrale post-mortem di soggetti autistici e dei loro controlli<br />

appaiati. Inoltre, contemporaneamente sono stati condotti esperimenti di<br />

Western Blotting per quantificare il livello di proteina Reelin nei tessuti postmortem<br />

degli autistici e dei loro controlli.<br />

Materiali e metodi<br />

Dna – Tale studio è stato effettuato sul DNA estratto dalla sostanza grigia<br />

del solco temporale superiore (area di Brodmann 41) di 5 pazienti autistici e<br />

di 5 controlli normali appaiati per razza, sesso, età ed intervallo post-mortem.<br />

Trattamento con bisulfito – Il DNA è stato sottoposto al trattamento con<br />

bisulfito che converte le citosine non metilate ad uracili, mentre le citosine<br />

248 2006


Borse di studio<br />

metilate rimangono citosine (Frommer M., McDonald L.E. et al., 1992, Proc<br />

Nat Acad Sci USA 89: 1827-1831; Herman J.G., Graff J.R. et al., 1996, Proc Nat<br />

Acad Sci USA 93(18): 9821-9826; Singal R., Ginger G.D., 1999, Blood 93: 4059-<br />

4070). Come controlli positivo e negativo sono stati utilizzati DNA genomico<br />

metilato in vitro estratto da linfociti e DNA genomico estratto da linfociti<br />

rispettivamente. In particolare, 1µg di DNA genomico è stato denaturato con<br />

NaOH 2M per 15 minuti e dopo è stato convertito con la soluzione di bisolfito<br />

preparata fresca (10mM di idrochinone e bisolfito sodico 3M, pH 5.0). Ogni<br />

reazione è stata incubata a 50°C per 16-20 h e dopo purificata usando Wizard<br />

DNA purification kit (Promega, Madison, WI), seguita da trattamento desolfonante<br />

con NaOH 3M, che cambia gli uracili a timine. Il DNA quindi viene precipitato<br />

in etanolo e il pellet purificato è stato risospeso in 30 µl di ddH2O.<br />

Nested PCR, clonaggio e sequenziamento – Il DNA purificato e convertito è<br />

stato utilizzato per amplificare mediante PCR nested la banda di interesse. I<br />

primers utilizzati per l’amplificazione sono i seguenti: a) Reelin C G-F: GGT<br />

TTA AAG TAA TTT TGG GAG T; b) Reelin C G-R: CAA TAT ACA AAA AAA TAA<br />

ACA CCT C; c) Reelin C G-Fnest: GTT TTT AAA ATT GAA TGA G. La banda<br />

d’interesse è stata poi purificata da gel d’agarosio, ligata nel TOPO vector<br />

(Invitrogen) e clonata in cellule di E.coli. Per ciascun individuo sono stati analizzati<br />

mediante sequenziamento diretto 20 cloni, purificati mediante il Kit<br />

QUIAGEN di estrazione di DNA plasmidico.<br />

Western blotting – Per questi esperimenti è stato utilizzato il protocollo<br />

descritto in Lugli et al. (Lugli G., Krueger J.M. et al., 2003, BMC Biochem 4: 9).<br />

Risultati e discussione<br />

Risultati preliminari per quattro coppie di autistici e controlli mostrano<br />

che il pattern di metilazione nella zona studiata non è significativamente<br />

diverso tra autistico e relativo controllo. Sono stati trovati anche dei polimorfismi<br />

sia nella zona non codificante che nella zona codificante vicina al<br />

promotore. Tali polimorfismi dovranno essere confermati mediante il<br />

sequenziamento diretto del DNA genomico non convertito. Infatti anche<br />

questi polimorfismi potrebbero alterare l’espressione o la funzione della<br />

proteina reelin.<br />

I risultati del Western Blotting mostrano differenze nel livello di espressione<br />

della proteina reelin tra il controllo e il patologico sebbene non si<br />

osservi un trend costante per tutte le 10 coppie analizzate (in alcune coppie il<br />

livello di Reelin è inferiore nell’autistico rispetto al controllo mentre in altre è<br />

inferiore nel controllo rispetto all’autistico). Tuttavia, i risultati del Western<br />

Blotting potrebbero riflettere una diversa degradazione dei tessuti oggetto di<br />

questo studio piuttosto che una reale differenza nel livello di espressione della<br />

proteina reelin. Per questo motivo, si è deciso di quantificare il livello di RNA<br />

messaggero nei vari campioni mediante esperimenti di PCR quantitativa.<br />

2006 249


Sezione II<br />

Sam68 modula lo splicing alternativo di Bcl-x<br />

Maria Paola Paronetto<br />

Introduzione<br />

Lo splicing alternativo è un meccanismo di regolazione che permette ai<br />

geni di codificare per isoforme proteiche multiple in grado di svolgere differenti<br />

ruoli biologici (Black D.L., 2003, Annu Rev Biochem 72: 291-336). Nei<br />

mammiferi i segnali che definiscono l’inizio e la fine di un introne non sono<br />

ben definiti, e possono essere identificati solo con l’aiuto di elementi addizionali<br />

che agiscono in cis, detti “ splicing enhancers ” e “ splicing silencers ”, presenti<br />

di solito in copie multiple. Questo enorme corpo di informazioni viene<br />

decodificato da due famiglie di proteine, le SR proteins e le hnRNP; le prime<br />

sono costituite da due domini di legame all’RNA ed un dominio ricco in<br />

serine ed arginine: queste proteine legano gli splicing enhancers ed attivano lo<br />

splicing sedendosi vicino ai siti di splicing. Le hnRNPs legano gli splicing<br />

silencers e quindi inibiscono lo splicing: il destino di un pre-mRNA è quindi<br />

deciso dall’antagonismo tra hnRNP ed SR proteins. Proteine addizionali sono<br />

richieste per conferire specificità alla regolazione dello splicing alternativo e<br />

per decifrare i pathway di traduzione del segnale che lo determinano.<br />

Cellule altamente differenziate quali quelle del sistema nervoso e le cellule<br />

germinali sono caratterizzate da un elevato numero di eventi di splicing alternativo.<br />

Le isoforme prodotte hanno spesso caratteristiche funzionali peculiari<br />

che amplificano la plasticità della cellula, soprattutto in risposta a segnali<br />

esterni. Sam68 è un buon candidato che integra i meccanismi di trasduzione<br />

del segnale al metabolismo degli RNA. Sam68 appartiene alla famiglia STAR<br />

(Signal Transduction and Activation of RNA metabolism) (Vernet C., Artzt K.,<br />

1997, Trends Genet 13: 479-484), e fu identificata per la prima volta come target<br />

della tirosin chinasi Src. La localizzazione subcellulare di Sam68 e la sua<br />

affinità per l’RNA sono regolate da modificazioni post-traduzionali come<br />

fosforilazioni e metilazioni (Wang L.L., Richard S., Shaw A.S.,1995, J Biol<br />

Chem 270: 2010-2013; Lukong K.E., Larocque D. et al., 2005, J Biol Chem 280:<br />

38639-38647). Un ruolo di Sam68 nello splicing alternativo è stato proposto<br />

per la prima volta da Matter (Matter N., Herrlich P., Konig H., 2002, Nature<br />

420: 691-695), che ha dimostrato la capacità di Sam68 di indurre l’inclusione<br />

dell’esone variabile V5 nel messaggero di CD44. Più recentemente è stato<br />

documentato che Sam68 coopera con SRm160 nella regolazione dello splicing<br />

alternativo di CD44 (Cheng C., Sharp P.A., 2006, Mol Cell Biol 26: 362-<br />

370) e che è in grado di associare con Brm, un componente del complesso di<br />

rimodellamento della cromatina SWI/SNF (Batsche E., Yaniv M., Muchardt<br />

C., 2006, Nat Struct Mol Biol 13: 22-29), suggerendo che possa partecipare agli<br />

eventi di splicing negli stadi iniziali di sintesi del pre-mRNA di CD44.<br />

Lo splicing alternativo gioca un ruolo fondamentale nell’apoptosi. Molti<br />

pre-mRNA per fattori apoptotici hanno forme alternative di splicing con differenti<br />

funzioni (Schwerk C., Schultze-Osthoff K., 2005, Mol Cell 19: 1-13). Un<br />

250 2006


Borse di studio<br />

chiaro esempio è rappresentato dal messaggero di Bcl-X, il cui splicing alternativo<br />

può generare una forma anti-apoptotica (Bcl-x(L) Long) ed una proapoptotica<br />

(Bcl-x(S) short) (Boise L.H., Gonzalez-Garcia M. et al., 1993, Cell<br />

74: 597-608). La scelta tra le due isoforme riflette la differente sensibilità delle<br />

cellule verso agenti che inducono apoptosi; per esempio, le cellule tumorali<br />

spesso up-regolano l’isoforma anti-apoptotica, evento associato ad un aumentato<br />

rischio di metastasi.<br />

In questo studio abbiamo investigato il ruolo svolto dalla RNA binding<br />

protein Sam68 nella regolazione dell’apoptosi ed abbiamo identificato i primi<br />

target cellulari di Sam68 coinvolti nell’apoptosi.<br />

Materiali e metodi<br />

Colture cellulari e trasfezioni – HEK293 sono state cresciute in DMEM con<br />

10% siero, penicillina e streptomicina. Per le trasfezioni, HEK293 sono state<br />

pilastrate in piastre da 35mm un giorno prima della trasfezione con 1µg di<br />

DNA (Bcl-X minigene, pEGFP-Sam68wt, pCMV5-Fyn) con lipofectamina<br />

(Invitrogen). 24 ore dopo la trasfezione le cellule sono state raccolte per l’estrazione<br />

di RNA o per analisi biochimiche. Per l’“ RNA interference ” le cellule<br />

ad un 50-60% di confluenza sono state trasfettate con piccoli siRNA<br />

(MWG Biotech) usando Oligofectamine e Opti-MEM medium (Invitrogen). Le<br />

sequenze dei siRNA sono: (sense strand): 5’-GGAUCUGCAUGUCUUCAUU-3’<br />

(si1Sam68) e 5’-CUGUCAGGAGCAAUUU CUA-3’(si2Sam68). Le sequenze di<br />

controllo sono: 5’-GUGCUCAAUUGGAUU CUCU-3’(si1 ctrl) e 5’-GGAGCUU-<br />

CAUUGCUAUCAA-3’(si2 ctrl).<br />

Co-immunoprecipitazioni proteine-RNA – Gli esperimenti di co-immunoprecipitazione<br />

e pull-down sono stati condotti come precedentemente descritto<br />

(Paronetto M.P., Zalfa F. et al., 2006, Mol Biol Cell 17: 14-24).<br />

Estrazione di RNA ed analisi di RT-PCR – L’RNA totale è stato estratto<br />

dalle cellule trasfettate usando il reagente Trizol (Invitrogen) secondo le<br />

istruzioni di manifattura. L’RNA è stato quindi risospeso in acqua priva di<br />

RNasi (Sigma-Aldrich) e immediatamente congelato a -80°C. 1µg di RNA è<br />

stato utilizzato per RT-PCR usando la trascrittasi inversa M-MLV (Invitrogen)<br />

secondo le istruzioni di manifattura. 10% della reazione è stata quindi<br />

utilizzata come temprato in una PCR con primers specifici (Bcl-X(forward)<br />

5’-GGAGCTGGTGGTTGACTTTCT-3’ and Bcl-X(reverse) 5’-TAGAAGGCA<br />

CAGTCGAGG-3’) in grado di discriminare tra le forme Long e Short di Bcl-x.<br />

Staining per l’annessina V – Le cellule trasfettate sono state lavate con PBS<br />

e colorate con Annexin V-PE (BD Pharmingen) secondo le istruzioni di manifattura.<br />

Le cellule GFP positive sono state quindi analizzate con un FACScalibur<br />

Flow Cytometer (Necton Dickinson).<br />

Risultati e discussione<br />

Sam68 lega direttamente gli RNA di geni apoptotici – Sam68 è una RNA binding<br />

protein i cui livelli intracellulari regolano la progressione del ciclo cellulare<br />

2006 251


Sezione II<br />

e l’apoptosi (Taylor S.J., Resnick R.J., Shalloway D., 2004, BMC Cell Biol 5: 5-<br />

16). Per comprendere in che modo Sam68 svolga un ruolo nella regolazione<br />

post-trascrizionale di mRNA codificanti per regolatori apoptotici Sam68 endogena<br />

è stata immunoprecipitata con un anticorpo anti-Sam68 da estratti cellulari<br />

di Hek293, preparati in condizioni tali da preservare l’integrità di RNA e<br />

ribonucleoproteine (Paronetto M.P., Zalfa F. et al., 2006, Mol Biol Cell 17: 14-24).<br />

L’RNA è stato estratto dagli immunoprecipitati ed analizzato per RT-PCR per la<br />

presenza di geni coinvolti nella regolazione dell’apoptosi. Abbiamo trovato che<br />

Sam68 lega in modo specifico gli RNA per Bak, Bax, Bcl-x e Bim, ma non l’RNA<br />

di Bcl2. Per testare se Sam68 sia in grado di legare questi trascritti direttamente<br />

abbiamo costruito proteine ricombinanti di fusione alla GST, ed abbiamo verificato<br />

che il legame a questi RNA è diretto.<br />

Sam68 stimola lo splicing di Bcl-xs in vivo – Successivamente siamo andati<br />

ad investigare se variazioni dei livelli intracellulari di Sam68 potessero influenzare<br />

lo splicing di Bcl-x e l’apoptosi delle cellule. Esperimenti down-regolazione<br />

di Sam68 attraverso RNA interference hanno prodotto un cambiamento del<br />

rapporto delle due isoforme di Bcl-x, con un aumento della forma long antiapoptotica;<br />

l’overespressione di costrutti GFP o GFP-Sam68 in Hek293 hanno<br />

dimostrato che l’up-regolazione di Sam68, ma non della GFP, provoca un<br />

aumento della forma short rispetto alla long. L’overespressione di Sam68 provoca<br />

inoltre un aumento dell’apoptosi cellulare, vista come evento precoce<br />

(annessina positività) e come evento tardivo (frammentazione dei nuclei).<br />

Per approfondire la regolazione dello splicing di Bcl-x da parte di Sam68<br />

abbiamo utilizzato un minigene costituito dagli esoni 1, 2 e 3 di Bcl-x, l’introne<br />

1 completo e parte dell’introne 2. La trasfezione di GFP-Sam68 insieme<br />

a questo gene reporter stimola fortemente la formazione della variante di splicing<br />

“ short ” in modo dipendente dalla quantità di Sam68 trasfettata.<br />

La tirosin chinasi Fyn modula lo splicing alternativo di Bcl-x mediato da<br />

Sam68 – Sam68 è stata originariamente identificata come substrato di Src in<br />

mitosi (Taylor S.J., Shalloway D., 1994, Nature 368: 867-871) ed è stato dimostrato<br />

che la sua fosforilazione in tirosine da parte della Src chinasi Fyn diminuisce<br />

la sua affinità per un RNA sintetico omopolimerico (Wang L.L., Richard<br />

S., Shaw A.S.,1995, J Biol Chem 270: 2010-2013; Paronetto M.P., Zalfa F. et al.,<br />

2006, Mol Biol Cell 17: 14-24). Ci siamo quindi chiesti se la fosforilazione in tirosine<br />

fosse in grado di influenzare l’attività di splicing di Sam68 verso un target<br />

cellulare. Attraverso esperimenti di co-espressione di Sam68 con la tirosin chinasi<br />

Fyn wild type abbiamo dimostrato che la fosforilazione da parte di Fyn è in<br />

grado di inibire la capacità di Sam68 di favorire la selezione dello splice site in<br />

5’ di Bcl-x, controbilanciandone completamente l’effetto.<br />

Conclusioni<br />

I risultati ottenuti in questo lavoro indicano che la regolazione dell’apoptosi<br />

da parte di Sam68 coinvolge cambiamenti nello splicing alternativo del<br />

target intracellulare Bcl-x; fluttuazioni nei livelli intracellulari di Sam68<br />

influenzano il rapporto tra la forma anti-apopotica Bcl-xL e la forma pro-<br />

252 2006


Borse di studio<br />

apoptotica Bcl-xS. Infine, modificazioni post-traduzionali in risposta all’ambiente<br />

intracellulare sono in grado di influenzare l’attività di splicing verso<br />

Bcl-x e l’apoptosi.<br />

Poiché Bcl-x è essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso nei mammiferi<br />

e Sam68 è espressa a livelli elevati nei neuroni, è possibile che la regolazione<br />

da noi descritta abbia risvolti funzionali nello sviluppo neuronale. Inoltre,<br />

data la regolazione da parte delle Src chinasi dello splicing alternativo<br />

modulato da Sam68, è possibile che il pathway composto da Src e Sam68<br />

regoli l’espressione anche di altre isoforme specifiche del sistema nervoso.<br />

Infatti, numerosi dati riportano dell’importanza di Src e di altre chinasi omologhe<br />

sia nello sviluppo del sistema nervoso che nella plasticità sinaptica di<br />

neuroni differenziati (Kalia L.V., Gingrich J.R., Salter M.W., 2004, Oncogene<br />

23: 8007-8016).<br />

Studi futuri saranno indirizzati a indagare il possibile coinvolgimento di<br />

Sam68 e di meccanismi di splicing alternativo da essa regolati nel ruolo di Src<br />

nel sistema nervoso.<br />

2006 253


Sezione II<br />

Basi neurali nei processi di memoria spaziale:<br />

studi neuropsicologici e di neuroimmagini<br />

Sabrina Pitzalis<br />

Introduzione<br />

Nel presente progetto sono state studiate le capacità di memoria a breve e<br />

lungo termine durante la navigazione in percorsi spaziali nel micro-spazio<br />

(codificati utilizzando prevalentemente informazioni visive) e nel macro-spazio<br />

(codificati utilizzando anche informazioni propriocettive e vestibolari). In<br />

questa ricerca sono state studiate le prestazioni di soggetti normali e pazienti<br />

cerebrolesi nei due tipi di spazio usando compiti simili. Sono stati eseguiti<br />

una serie di esperimenti per verificare la teoria di Wang and Spelke (Wang<br />

R.F., Spelke E.S., 2002, Trends Cogn Sci 6: 376-382) sull’esistenza di una subdivisione<br />

dei processi cognitivi coinvolti nella navigazione umana. La navigazione<br />

sottenderebbe almeno due processi principali, quali il riconoscimento<br />

di forme geometriche e dei punti di riferimento ambientali.<br />

Gli esperimenti del presente progetto sono stati eseguiti introducendo due<br />

punti di riferimento (anche detti landmarks) nella versione umana del “ Morris<br />

maze ” utilizzato nello studio di Guariglia et al. (Guariglia C., Piccardi L. et<br />

al., 2005, Neuropsychologia 43: 1138-1143).<br />

Lo scopo di questi studi è di scoprire se differenti forme di Neglect hanno<br />

differenti influenze durante la navigazione e quindi, se differenti tipi di<br />

neglect sono capaci o meno di approfittare dei vari landmarks. Sulla base di<br />

un precedente studio di Pizzamiglio et al. (Pizzamiglio L., Guariglia C., Cosentino<br />

T., 1998, Cortex 34: 719-730), sappiamo che differenti tipi di lesione producono<br />

differenti comportamenti quando i punti di riferimento sono presenti,<br />

ma non sappiamo se la presenza di neglect rapresentazionale possa influenzare<br />

la navigazione.<br />

Come ulteriore scopo, sarebbe quindi interessante replicare i risultati di<br />

Pizzamiglio et al. (Pizzamiglio L., Guariglia C., Cosentino T., 1998, Cortex 34:<br />

719-730).<br />

Metodo<br />

Hanno partecipato a questo studio trentasei soggetti divisi in cinque<br />

gruppi. Tutti hanno dato il loro consenso informato a partecipare allo studio,<br />

che è stato approvato dal comitato etico locale.<br />

1. Cinque pazienti con lesioni destre (3 uomini) affetti da neglect senza<br />

segni di neglect rappresentazionale (H+).<br />

2. Sei pazienti con lesioni destre (5 uomini) affetti da percettivo e rappresentazionale<br />

(Rep+).<br />

3. Otto pazienti con lesioni destre (5 uomini) senza segni di neglect (H-).<br />

4. Nove pazienti con lesioni sinistre (8 uomini) senza segni di neglect (LN-).<br />

254 2006


5. Otto soggetti (7 uomini) senza segni di disturbi neurologici e psichiatrici<br />

(C).<br />

Gli esperimenti sono stati condotti in una stanza rettangolare (2 × 5m)<br />

provvista di una microcamera in un angolo. La stanza conteneva solo due<br />

landmarks; una lampada e un appendiabiti. Uno di questi era posto al centro<br />

della parete lunga e l’altro al centro della parete corta. Durante l’esperimento<br />

questa posizione restava invariata, ma era controbilanciata tra i vari soggetti.<br />

I soggetti, muovendosi con una sedia a rotelle motorizzata, erano istruiti a<br />

cercare una posizione nascosta da dove sarebbe provenuto un segnale target<br />

sonoro o luminoso.<br />

I soggetti eseguivano questi tre compiti:<br />

– Ricerca: I soggetti erano fatti entrare nella stanza bendati e posti al centro,<br />

una volta sbendati dovevano cercare la posizione del segnale target portandosi<br />

su di esso. Nelle successive prove il target rimaneva nella stessa posizione,<br />

ma il soggetto era disorientato ruotando la sedia.<br />

– Arrivo immediato: invece che partire dal centro, il soggetto era fatto<br />

partire da una delle due pareti.<br />

– Arrivo ritardato: per testare la memoria a lungo termine sono state eseguite<br />

delle prove di ricordo con un ritardo di 30 minuti dalla prima.<br />

Alle fine delle prove i soggetti erano sottoposti a questionari per investigare<br />

le loro strategie e per verificare se ricordavano la natura e la posizione<br />

dei due punti di riferimento presenti nella stanza.<br />

La performance nella navigazione era valutata attraverso il tempo di raggiungimento<br />

del target e il percorso seguito.<br />

Risultati<br />

Borse di studio<br />

Tempo di navigazione<br />

Separate analisi statistiche (ANOVA) sulle tre differenti condizioni hanno<br />

mostrato che:<br />

– Nel compito di ricerca i pazienti affetti da neglect percettivo (N+)<br />

spendono più tempo rispetto ai controlli e ai pazienti senza neglect. La loro<br />

performance non differisce da quella dei pazienti affetti da neglect rappresentazionale.<br />

– Nel compito di arrivo immediato i pazienti affetti da neglect percettivo<br />

(N+) e rappresentazionale (Rep+) impiegano più tempo degli altri gruppi nel<br />

raggiungere il target indipendentemente dalla posizione di partenza.<br />

– Nel compito di arrivo ritardato i pazienti affetti da neglect rappresentazionale<br />

(Rep+) sono più lenti di tutti gli altri gruppi che non differivano tra loro.<br />

Percorso di navigazione<br />

– Con l’eccezione del pazienti H+, tutti gli altri partecipanti non hanno<br />

mostrato deficit nel compito di ricerca.<br />

2006 255


Sezione II<br />

– Nel compito di arrivo immediato, controlli (C) e pazienti senza neglect<br />

(H- e LH-) traggono benefici dalla presenza dei punti di riferimento poiché i<br />

loro spostamenti sono diretti verso lo scopo.<br />

– Nel compito di arrivo ritardato gli unici pazienti che non seguivano<br />

strategie dirette allo scopo erano i pazienti affetti da neglect rappresentazionale<br />

(Rep+).<br />

Discussione<br />

Il presente studio mostra che i pazienti con neglect sono severamente<br />

danneggiati nella navigazione basata su punti di riferimento, ma i pazienti<br />

con neglect percettivo sono in grado di generare una completa rappresentazione<br />

mentale dell’ambiente derivandolo dalla loro deficitaria navigazione. Al<br />

contrario, pazienti con neglect rappresentazionale hanno mostrato un grosso<br />

deficit che impedisce loro di usare con successo il ricordo di un posto visto e<br />

il seguente preorientamento nello stesso.<br />

Nella seconda parte dello studio sarà di grande aiuto la localizzazione e<br />

l’estensione delle lesioni cerebrali dei pazienti studiati per ricercare eventuali<br />

correlati anatomici dei dati.<br />

Concludendo, questo studio mostra l’importanza dello studio delle immagini<br />

mentali e il suo coinvolgimento nella navigazione.<br />

256 2006


Borse di studio<br />

Ruolo dei recettori 5-HT4<br />

nel processo di consolidamento mnesico<br />

Leonardo Restivo<br />

Il recettore 5-HT4 (5-HT4R) è un recettore associato a proteina G<br />

espresso nel sistema limbico e nelle regioni corticali del sistema nervoso<br />

centrale dei mammiferi (Bockaert J. et al., 2004, Curr Drug Targets CNS<br />

Neurol Disord 3: 39-51). L’attivazione del 5-HT4R aumenta i livelli intracellulari<br />

di cAMP ed aumenta l’attività della PKA con una conseguente<br />

inibizione delle fosfatasi e fosforilazione dei canali del potassio attivati da<br />

voltaggio (Ansanay H. et al., 1995, Proc Natl Acad Sci USA 92: 6635-6639).<br />

L’attivazione della cascata di cAMP da parte del 5-HT4R induce un prolungamento<br />

del potenziale d’azione producendo un incremento dell’eccitabilità<br />

cellulare ed un aumento del rilascio di neurotrasmettitori in<br />

regioni critiche per l’apprendimento e la memoria, supportando un ruolo<br />

pro-mnesico per il 5-HT4R (Moser P.C. et al., 2002, J Pharmacol Exp Ther<br />

302: 731-741).<br />

In accordo con i dati molecolari, gli studi comportamentali hanno<br />

mostrato che la somministrazione di agonisti del 5-HT4R produce un<br />

miglioramento della prestazione in compiti di memoria olfattiva e facilita<br />

l’apprendimento spaziale in ratti adulti ed anziani (Letty S. et al., 1997, Neuropharmacology<br />

36: 681-687; Gale J.D. et al., 1994, Br J Pharmacol 111: 332-<br />

338). Gli studi elettrofisiologici hanno mostrato che l’effetto pro-mnesico<br />

dell’attivazione dei 5-HT4R è mediato da un aumento della plasticità a<br />

livello delle sinapsi ippocampali (Spencer J.P. et al., 2004, Neuroscience 129:<br />

49-54; Marchetti E. et al., 2004, Neuropharmacology 47: 1021-1035). Nel loro<br />

complesso questi dati indicano che questo recettore è in grado di modulare i<br />

meccanismi di plasticità neurale necessari per la codifica ed il consolidamento<br />

delle tracce di memoria.<br />

Al fine di promuovere la stabilizzazione di reti neurali che supportano<br />

l’immagazzinamento delle tracce di memoria i singoli neuroni vanno incontro<br />

sia al potenziamento della neurotrasmissione che al rimodellamento<br />

della arborizzazione dendritica (Kolb B. et al., 1998, Annu Rev Psychol 49:<br />

43-64, per una rassegna). In particolare, i nostri dati mostrano che l’apprendimento<br />

di un compito di discriminazione olfattiva simultanea promuove<br />

un aumento di densità di spine dendritiche nell’ippocampo di topi inincrociati<br />

(Restivo L. et al., 2006, Hippocampus 16: 472-479). Sulla base dell’efficacia<br />

degli agonisti dei 5-HT4R come agenti pro-mnesici e modulatori della<br />

plasticità sinaptica, abbiamo deciso di esaminare l’efficacia del potente agonista<br />

parziale SL65.0155 nell’aumentare le prestazioni di memoria in un<br />

compito di discriminazione olfattiva e di potenziare la crescita di spine dendritiche<br />

indotta da apprendimento in due ceppi di topi inincrociati che<br />

mostrano una differente predisposizione ad apprendere compiti ippocampo-dipendenti.<br />

2006 257


Sezione II<br />

Materiali e metodi<br />

Topi C57BL/6J (N=24) e DBA/2J (N=23) maschi adulti (3 mesi).<br />

L’Olfactory Tubing Maze (OTM) (Roman F.S. et al., 2002, J Neurosci<br />

Methods 117: 173-181) è costituito da 4 camere di test (cubiche, lato 10 cm)<br />

connesse da tubi di plastica (diametro: 5 cm).<br />

Due stimoli olfattivi sono rilasciati simultaneamente da due bocchette<br />

situate all’estremità di due tubi (diametro 5 cm; lunghezza 20 cm) posti perpendicolarmente<br />

rispetto ai lati delle camere di test. A ciascuna estremità di<br />

questi tubi sono posti una coppetta per l’acqua ed un altoparlante. L’uscita e<br />

l’ingresso alle camere sono regolati da porte automatizzate. Attraversata la<br />

prima fotocellula, la porta di ingresso alla prima camera di test viene aperta e<br />

due differenti odori vengono emessi dalle estremità dei due tubi. Un odore<br />

(Allyl heptanoate; odore positivo) è associato al rilascio di una ricompensa<br />

(0,03 ml di acqua) mentre il secondo odore (Citral dimethyl acetal; odore<br />

negativo) è associato ad un suono avversivo (Buzzer, 3s). Il topo fornisce la<br />

risposta ad uno dei due stimoli olfattivi raggiungendo l’estremità di uno dei<br />

due tubi ed attraversando una seconda fotocellula che chiude la porta di<br />

ingresso ed apre la porta di uscita della camera di test.<br />

I topi sono stati sottoposti ad una sessione al giorno di 20 prove ciascuna.<br />

Sono state registrate la percentuale di risposte corrette (scelta dell’odore positivo)<br />

e l’intervallo-inter-prove (ITI). L’agonista SL65.0155 (0.01 mg/Kg; i.p.) è<br />

stato iniettato 30 minuti prima dell’inizio delle ultime 4 sessioni di apprendimento.<br />

I topi sono stati iniettati con salina o agonista ed assegnati ai gruppi<br />

addestramento o pseudo-addestramento. Nella condizione addestramento l’odore<br />

positivo era associato al rinforzo nel 100% delle prove, mentre nella condizione<br />

pseudo-addestramento l’odore positivo era associato al rinforzo nel<br />

50% delle prove. In un esperimento successivo due gruppi di topi C57 sono<br />

stati addestrati e trattati con salina + salina o con agonista + antagonista<br />

(RS39604 - 0.5 mg/Kg) al fine di verificare che gli effetti riscontrati in questo<br />

ceppo fossero dovuti all’attivazione dei 5-HT4R. Per gli studi morfologici è<br />

stato aggiunto un gruppo di controllo che non è stato sottoposto ad addestramento<br />

nell’OTM. Ventiquattro ore dopo il termine dell’addestramento, gli animali<br />

sono stati sacrificati ed il loro cervello è stato sottoposto ad impregnazione<br />

di Golgi-Cox (Restivo L. et al., 2005, Proc Natl Acad Sci USA 102(32):<br />

11557-11562). I cervelli sono stati tagliati coronalmente ed il campo CA1 dell’ippocampo<br />

è stato ispezionato al microscopio. Le spine dendritiche sono<br />

state contate lungo i dendriti apicali, obliqui e basali dei neuroni piramidali<br />

ed espressa come numero di spine per 10 micrometri.<br />

Risultati e discussione<br />

L’ANOVA condotta sulla percentuale di risposte corrette ha mostrato<br />

che i topi C57 mostravano una prestazione superiore rispetto ai topi DBA<br />

(Ceppo X Sessione: F 5,115<br />

= 16.34, P < 0.0001). In particolare, la prestazione<br />

dei topi DBA non si è discostata da quella degli animali pseudo-addestrati di<br />

entrambi i ceppi i quali hanno mostrato una prestazione casuale (~50%). La<br />

258 2006


Borse di studio<br />

somministrazione di SL65.0155 ha sortito effetti dipendenti dal ceppo<br />

(Ceppo × Trattamento × Sessione F 5,115<br />

= 2,59, P < 0.05). Infatti, il trattamento<br />

farmacologico ha migliorato le prestazioni dei topi C57 nelle ultime<br />

tre sessioni (p


Sezione II<br />

Il reiserimento sociale<br />

nelle gravi cerebrolesioni acquisite in riabilitazione<br />

Jessica Rigon<br />

Obiettivi<br />

In relazione alla tematica ci si proponeva di perseguire due obiettivi<br />

principali:<br />

• Il primo era inerente allo studio multicentrico prospettico GISCAR<br />

sulle caratteristiche cliniche delle gravi cerebrolesioni acquisite e riabilitazione,<br />

sulla base di un protocollo di studio in follow-up.<br />

• Il secondo riguardava la valutazione delle capacità di reinserimento<br />

familiare, sociale e lavorativo dei pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite.<br />

Il perseguimento di tale obiettivo prevedeva il confronto tra due gruppi di<br />

pazienti, appartenenti alla stessa popolazione oggetto di studio (di cui all’obiettivo<br />

sopra), ma differenti nel piano di intervento riabilitativo.<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti dallo studio di follow up di pazienti inseriti nel<br />

GISCAR confluiscono nelle tematiche affrontate dalla Conferenza di Consenso<br />

di Verona (2005), dedicata ai “Bisogni riabilitativi ed assistenziali delle<br />

persone con disabilità con grave cerebrolesione acquisita e delle loro famiglie,<br />

nella fase post-ospedaliera ”. Dal rilevamento dei dati è emerso quanto segue:<br />

– I 2/3 dei pazienti accolti nei centri residenziali (RSA) dedicati all’assistenza<br />

degli stati vegetativi (SV) proviene da un reparto Ospedaliero, prevalentemente<br />

da reparti di lungodegenza, senza esser transitati da un’unità di<br />

riabilitazione, in contrasto con quanto previsto dalle raccomandazioni della<br />

Conferenza Nazionale di Consenso di Modena (2000).<br />

– I pazienti in SV rappresentano, nel loro complesso, oltre il 6% dei casi<br />

dimessi dalle Unità di Riabilitazione.<br />

– La carenza di strutture e percorsi non ospedalieri creano difficoltà nella<br />

dimissione dei pazienti cronici dai reparti “ Unità per Gravi Cerebrolesioni ”<br />

(UCG, cod 75) e “ Reparti di riabilitazione estensiva ” (cod 60). La proposta di<br />

dimissione risulta difficile anche per le implicazioni di tipo familiare.<br />

– Il rientro domiciliare, laddove possibile, deve essere incentivato in particolare<br />

per i soggetti giovani. Va tuttavia segnalato che il carico assistenziale<br />

(comprendente il devastante coinvolgimento emozionale, relazionale, di<br />

tempo e di risorse economiche) è molto elevato, in media 90 ore di assistenza<br />

settimanali. Prima del rientro al domicilio è dunque necessario che il team<br />

riabilitativo delle UCG, o delle altre strutture di ricovero, valuti la capacità<br />

della famiglia di poter gestire tali situazioni, previa l’attivazione di tutta la rete<br />

di supporto logistico/organizzativo e psicologico necessario.<br />

I risultati del gruppo di pazienti, inclusi nello studio GISCAR follow-up<br />

(di cui al primo obiettivo) e inseriti nel progetto riabilitativo “ Casa Dago ”<br />

260 2006


Borse di studio<br />

(struttura residenziale demedicalizzata di reinserimento familiare, vocazionale<br />

e sociale), riguardano le seguenti aree:<br />

– Reinserimento sociale attuato grazie alle attività di gruppo. È stato<br />

osservato che il motivo principale della mancata integrazione sociale da parte<br />

dei pazienti trattati è stata la presenza di gravi disturbi cognitivo-comportamentali,<br />

associata alla presenza di familiari inadeguati, ovvero non disponibili<br />

a prendere parte al training educativo proposto dagli psicologi e dall’educatrice<br />

di Casa Dago. Nove i casi di auto-dimissione dal progetto riabilitativo.<br />

– Reinserimento scolastico/universitario, attuato mediante percorsi di trattamento<br />

individuale. Il 50 % dei pazienti ha avuto un buon esito, mentre nel<br />

restante 50 %, la presenza di gravi deficit neuropsicologici ha ostacolato il<br />

reinserimento scolastico/universitario.<br />

– Reinserimento lavorativo, svolto attraverso attività individuali specifiche.<br />

Il 72% dei pazienti ha beneficiato del trattamento, mentre il restante 28%<br />

non ne ha tratto beneficio, a causa della presenza di gravi disturbi neuropsichiatrici,<br />

neuropsicologici e di caregiver oppositivi (3 casi).<br />

In riferimento alla correlazione dell’outcome, valutato mediante la somministrazione<br />

del questionario CIQ (Questionario di integrazione nella Comunità),<br />

con i deficit della consapevolezza, misurati attraverso scale specifiche di<br />

valutazione, è emerso quanto segue:<br />

a) dati sulla consapevolezza (misurata tramite la scala SADI: Self Awareness<br />

Deficit Interview) e aspetti neurocomportamentali (ottenuti tramite l’NPI:<br />

Neuropsyichiatric Inventory) mostrano un generale miglioramento, statisticamente<br />

significativo, a seguito del progetto Casa Dago;<br />

b) l’integrazione del paziente nella comunità rileva un notevole cambiamento<br />

tra i risultati alla scala CIQ in ingresso (relativi alla situazione precedente<br />

la malattia), confrontati con quelli in dimissione da Casa Dago e quelli<br />

in follow-up (ad almeno un anno di distanza).<br />

Conclusioni<br />

Dall’indagine del progetto GISCAR Follow-up è emerso che soltanto un<br />

terzo dei pazienti in stato vegetativo o stato di minima coscienza cronico sono<br />

transitati per strutture riabilitative specifiche post-intensive. Nei casi ad esito<br />

più favorevole la problematica che impedisce prevalentemente il reinserimento<br />

sociale è la presenza di disturbi comportamentali. I pazienti avviati al<br />

progetto Casa Dago hanno mostrato un miglioramento delle capacità di integrazione<br />

sociale, dei livelli di consapevolezza di malattia e delle aspettative<br />

circa il recupero a breve termine, unitamente ad un generale miglioramento<br />

dei disturbi neuropsicologici e, in particolare, dei deficit comportamentali. Il<br />

training e il supporto psicologico dei caregiver ha inoltre consentito una riduzione<br />

dei livelli di ansia e depressione riscontrati prima dell’avvio al progetto<br />

Casa Dago. Il significativo incremento del reinserimento sociale dopo almeno<br />

un anno nei pazienti che sono stati supportati dal progetto Casa Dago sarà<br />

comparato, in itinere, con una popolazione di pazienti post-comatosi che non<br />

ha usufruito del progetto.<br />

2006 261


Sezione II<br />

Sviluppo di scale cliniche cinematiche di valutazione<br />

della deambulazione in soggetti con lesione midollare<br />

Federica Tamburella<br />

Introduzione<br />

L’intento dello studio realizzato è stato quello di individuare e sviluppare<br />

un protocollo di valutazione clinica in italiano della deambulazione dei soggetti<br />

con lesioni midollari (LMS) basato sul Walking index for spinal cord<br />

injury (WISCI II), e di effettuare una indagine di fattibilità per lo sviluppo di<br />

un protocollo di valutazione clinica del cammino basato su rilievi cinematici.<br />

Queste le diverse parti dello studio:<br />

• Validazione del livello autoselezionato di deambulazione come endpoint<br />

di trials clinici, presupponendo che i soggetti con LMS siano in grado di<br />

deambulare a differenti livelli WISCI e che il livello autoselezionato di deambulazione<br />

sia più efficace in termini di costo energetico, velocità e distanza<br />

rispetto a una deambulazione a livelli WISCI differenti (maggiori o minori).<br />

• Studio e analisi dell’influenza di differenti parametri clinici (età, peso,<br />

tempo intercorso dall’insulto midollare, dolore, punteggi motori, punteggi<br />

sensitivi, spasticità ed equilibrio) sulla deambulazione e relative caratteristiche<br />

della stessa in soggetti con LMS.<br />

• Valutazione cinematica del cammino in pazienti con LMS e correlazione<br />

con i relativi livelli della scala WISCI.<br />

Materiali e metodi<br />

Nel corso di un biennio sono stati riconvocati 66 pazienti dimessi dalla<br />

Sezione Mielolesi dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> dal 1997 in poi che, dopo la lesione,<br />

avevano recuperato la funzione deambulatoria.<br />

I criteri di inclusione allo studio sono stati rappresentati da LMS traumatica<br />

o non traumatica, lesione cronica (superiore a 10 mesi), lesione cervicale<br />

e toracica incompleta e lombare completa o incompleta, deambulazione funzionale<br />

almeno all’interno dell’abitazione.<br />

La valutazione neurologica dei pazienti in esame è stata realizzata in<br />

accordo agli standard della American Spinal Injury Association, includendo la<br />

determinazione del livello della lesione, la completezza della stessa, il punteggio<br />

motorio dell’estremità superiore (UEMS) e dell’estremità inferiore<br />

(LEMS), oltre al punteggio motorio totale (MS) e della sensibilità (SS). In<br />

merito allo studio della locomozione la valutazione è stata effettuata attraverso<br />

la scala WISCI: al paziente è stato richiesto di deambulare al livello<br />

WISCI autoselezionato e ad un livello superiore ed inferiore; il livello è stato<br />

differenziato grazie alla modificazione del tipo di ausilio utilizzato per deambulare.<br />

I pazienti sono stati, inoltre, valutati con due misure di velocità, quali<br />

il Timed Up and Go (TUG) e il Ten Meters Walk Test (TMWT), una misura di<br />

262 2006


Borse di studio<br />

distanza/velocità su lunghi percorsi, il Six Minutes Walk Test (SMWT), ed una<br />

misura di costo energetico, il Physiologic Cost Index (PCI). Infine è stata utilizzata<br />

la Berg Balance Scale (BBS) per la valutazione dell’equilibrio e l’Analisi<br />

cinematica della locomozione.<br />

Risultati<br />

In questa prima parte dello studio è stato dimostrato che i pazienti con<br />

LMS incompleta cronica possono deambulare ad un livello della scala WISCI<br />

superiore o inferiore rispetto al livello autoselezionato per lunghe distanze:<br />

il 75% dei pazienti è pertanto capace di camminare a un livello più alto<br />

(2.7 livelli, in media) e il 25% a un livello inferiore per distanze di 100-200<br />

metri. Tuttavia deambulando al livello WISCI autoselezionato, le performance<br />

dei pazienti nei test a cronometro come il TUG e il TMWT risultano decisamente<br />

migliori, inoltre suddetti pazienti sono stati in grado di camminare<br />

per distanze più lunghe, con una distanza media a sei minuti maggiore di<br />

200 metri.<br />

I risultati più significativi ottenuti indicano la presenza di una correlazione<br />

negativa tra età e SMWT, mentre per il punteggio motorio relativo agli<br />

arti inferiori è presente una correlazione positiva tra quest’ultimo, il livello<br />

WISCI e il SMWT. In merito al costo energetico per i pazienti deambulanti ad<br />

un livello WISCI maggiore rispetto a quello autoselezionato, il PCI incrementa<br />

significativamente durante il SMWT. Particolarmente interessante la<br />

relazione tra spasticità e capacità deambulatoria, in particolare all’incrementare<br />

della spasticità aumenta il tempo impiegato a svolgere le prove del TUG e<br />

TMWT, e decresce lo spazio percorso durante il SMWT. È stata evidenziata,<br />

infine, una importante e stretta correlazione tra equilibrio e test del cammino:<br />

un elevato punteggio della BBS è in rapporto con livelli WISCI alti, lunghi tragitti<br />

percorsi durante il SMWT e performance migliori nei test a cronometro,<br />

quali TUG and TMWT.<br />

I dati della valutazione cinematica in relazione ai livelli della scala WISCI<br />

sono in corso di elaborazione matematico/statistica.<br />

Discussione e conclusioni<br />

Nella prima sezione dello studio si è affrontato il quesito della scelta del<br />

livello di deambulazione WISCI da utilizzare come end-point in un trial clinico,<br />

ed i risultati, sebbene necessitino di ulteriore conferma, dimostrano che<br />

i pazienti mielolesi, in appropriate condizioni, sono in grado di deambulare<br />

ad un livello WISCI più elevato rispetto a quello autoselezionato. Tuttavia, se<br />

si associano al WISCI altri parametri fondamentali per il cammino (velocità,<br />

distanza e costo energetico), il cui uso è stato raccomandato da molti autori,<br />

si osserva che il livello WISCI usuale dei pazienti è il più efficace, cioè quello<br />

in cui i pazienti stessi deambulano più velocemente, per una distanza maggiore<br />

e con minor fatica. Se confermati da ulteriori studi, i dati indicano<br />

quindi chiaramente che per i trials clinici il livello WISCI da utilizzare come<br />

end-point deve essere quello autoselezionato.<br />

2006 263


Sezione II<br />

I risultati ottenuti nella seconda parte dello studio confermano la relazione<br />

tra età dei soggetti con LMS, forza muscolare degli arti inferiori e capacità<br />

deambulatoria che sono già stati accuratamente studiati in passato. La<br />

correlazione negativa tra spasticità e performance deambulatoria è stata<br />

dimostrata per la prima volta, ma il dato più sorprendente ottenuto da tale<br />

studio è la relazione tra equilibrio e capacità deambulatoria. Questa ultima<br />

considerazione assume particolare rilevanza in vista di nuovi approcci riabilitativi<br />

nei pazienti con LMS di tipo incompleto che hanno la possibilità di<br />

ripristinare la locomozione.<br />

264 2006


Borse di studio<br />

Caratterizzazione cellulare e molecolare dei neuroni<br />

striatali spinosi e colinergici registrati da modelli genetici<br />

di corea di Huntington mediante l’uso di un approccio<br />

elettrofisiologico associato a tecniche<br />

di imaging intracellulare<br />

Alessandro Tozzi<br />

Introduzione<br />

Il morbo di Huntington (HD) è una patologia progressiva autosomica<br />

dominante caratterizzata da movimenti coreiformi e deterioramento intellettivo<br />

del paziente affetto. Il danno neuronale maggiore, localizzato a livello<br />

della corteccia e dello striato e a carico dei soli neuroni spinosi, è dovuto all’espansione<br />

della tripletta CAG, prodotta da un gene anomalo sul cromosoma 4.<br />

Il gene mutato porta ad un eccesso di proteina huntingtina, caratterizzata da<br />

una sequenza espansa di glutammato, le cui funzioni, anomale e non, restano<br />

sconosciute.<br />

Materiali e metodi<br />

Lo scopo di questo studio è stato analizzare i meccanismi cellulari e<br />

molecolari che mediano la morte neuronale in questa malattia neurodegenerativa.<br />

A tale scopo abbiamo messo a punto un modello sperimentale basato<br />

sull’azione dell’acido 3-nitropropionico (3-NP), una tossina mitocondriale che,<br />

bloccando irreversibilmente la succinico deidrogenasi (complesso II mitocondriale),<br />

induce una perdita neuronale nello striato simile a quella riscontrata<br />

nei pazienti affetti da HD, colpendo selettivamente i neuroni striatali spinosi e<br />

risparmiando gli interneuroni colinergici. Parallelamente ai ratti trattati con il<br />

3-NP, abbiamo studiato un ceppo di topi transgenici (R6/2) che mostra lo<br />

stesso fenotipo dei pazienti affetti da HD e che vengono utilizzati come<br />

modello genetico di tale patologia. È stato così possibile individuare i meccanismi<br />

cellulari, sinaptici, neurochimici e molecolari alla base della morte<br />

selettiva neuronale mediante una caratterizzazione elettrofisiologica correlata<br />

ad uno studio comportamentale in ratti intossicati con il 3-NP e in topi HD.<br />

L’intossicazione con il 3-NP è stata effettuata impiantando nei ratti delle<br />

minipompe sottocutanee che rilasciano per cinque giorni la stessa quantità di<br />

sostanza (36mg/Kg/day). Questo trattamento causa un danno a livello dello<br />

striato evidenziato mediante l’utilizzo di un colorante vitale, il TTC, che permette<br />

di distinguere il tessuto cerebrale vitale (colorato in rosso violetto) da<br />

quello non vitale (bianco). In tali ratti e nei topi R6/2 è stato inoltre possibile<br />

individuare, avvalendoci di alcuni test comportamentali, quali il Cross-maze,<br />

l’Open field e il Fear extinction, la prevalenza di un comportamento di tipo<br />

ripetitivo, evidenziando la piena incapacità di modulare le proprie azioni in<br />

risposta a stimoli diversi, tipica dei pazienti affetti dal morbo di Huntington.<br />

2006 265


Sezione II<br />

Attraverso registrazioni intracellulari effettuate sui neuroni spinosi e sugli<br />

interneuroni colinergici, sia da ratti intossicati con il 3-NP che dai topi R6/2, è<br />

stato possibile accertare la presenza di alterazioni a livello della plasticità<br />

sinaptica. In animali di controllo, infatti, è noto che una stimolazione ad alta<br />

frequenza (HFS) della via corticostriatale è in grado di provocare un incremento<br />

a lungo termine dell’ampiezza dei potenziali postsinaptici eccitatori,<br />

mediati dal rilascio di glutammato evocato dalla stimolazione corticale. Questa<br />

forma di plasticità sinaptica, definita LTP fisiologico, è stata considerata<br />

un substrato cellulare dell’apprendimento motorio ed una sua alterazione è<br />

stata associata ad anormalità motorie e comportamentali. Risulta pertanto<br />

interessante che l’induzione dell’LTP da parte dell’HFS non venga modificata<br />

nei neuroni spinosi di entrambi i gruppi di animali, mentre risulta assente<br />

negli interneuroni colinergici.<br />

Inoltre, è noto che dopo l’induzione dell’LTP da HFS, una stimolazione a<br />

bassa frequenza (LFS, 1-2 Hz) protratta per parecchi minuti (10 min), è in<br />

grado di produrre un ripristino dei normali livelli di eccitazione del terminale<br />

sinaptico striatale e dei recettori NMDA. Questa opposta forma di plasticità<br />

sinaptica, definita depotenziamento, potrebbe servire a ricondurre la sinapsi<br />

ad un normale livello di attivazione necessario per l’acquisizione di nuove<br />

informazioni. Ed è stato interessante notare nel corso di questo studio, come i<br />

neuroni spinosi di entrambi i gruppi di animali mostrino una chiara perdita di<br />

depotenziamento in pieno accordo con i deficit comportamentali riscontrati.<br />

Infine, è stato precedentemente dimostrato dal nostro gruppo, che, sia nei<br />

ratti di controllo che nei topi WT, il depotenziamento dei neuroni spinosi è<br />

bloccato dall’applicazione di scopolamina o di emicolinio, indicando che la<br />

reversione dell’LTP indotta dalla stimolazione a bassa frequenza richiede l’attivazione<br />

dei recettori muscarinici mediante acetilcolina endogena.<br />

Questi risultati suggeriscono che la mancanza di LTP negli interneuroni colinergici<br />

potrebbe influenzare la normale funzione neuronale striatale e che la perseveranza<br />

a livello comportamentale riscontrata in entrambe le forme di corea<br />

potrebbe a sua volta largamente dipendere da alterazioni cellulo-specifiche della<br />

plasticità sinaptica.<br />

266 2006


Borse di studio<br />

Caratterizzazione fenotipica<br />

dei neuroni cerebellari atassino positivi<br />

Maria Teresa Viscomi<br />

Introduzione<br />

Lo studio dei meccanismi che stanno alla base delle malattie neurodegenerative<br />

da espansione di triplette CAG rappresenta un campo di indagine di<br />

ampio interesse per la ricerca di base nel settore delle neuroscienze. Fanno<br />

parte di questo gruppo di malattie la corea di Huntington, la malattia di Kennedy,<br />

l’atrofia dentato-rubro-pallido-luisiana, le atrofie muscolari spino-bulbari<br />

e le atassie spino-cerebellari (SCAs) (Zoghbi H.Y. and Orr H.T., 2000, Ann<br />

Rev Neurosci 23: 217-247). Tutte queste patologie si sviluppano in seguito<br />

all’espansione della tripletta CAG nella porzione codificante del gene chiamato<br />

in causa, portando all’espressione di una proteina mutata che contiene<br />

un’espansione del tratto di poliglutammine (poliQ). Studi condotti su modelli<br />

animali e su colture cellulari suggeriscono che più fattori concorrono nella<br />

determinazione della patogenesi delle malattie da espansione del tratto poliQ<br />

(Ross C.A., Poirier M.A., 2003, J Neurosci Res 74: 406-416). L’argomento è<br />

ancora molto controverso e l’attenzione degli studiosi è sempre più rivolta<br />

verso la funzione della proteina normale allo scopo di conoscere, successivamente,<br />

anche il ruolo della proteina mutata (Turnbull J., Storey E. et al., 2004,<br />

Brain Res 1027: 103-116).<br />

L’atassia spino-cerebellare 2 (SCA2) rappresenta la forma più comune nel<br />

sottogruppo delle atassie spino-cerebellari. La SCA2 è una malattia a trasmissione<br />

autosomica dominante, caratterizzata da disturbi progressivi della<br />

deambulazione e della postura, tremori, neuropatia periferica, disartria e/o<br />

difetti oculomotori e disturbi cognitivi con esordio tra i 30 e i 50 anni di età. Il<br />

quadro istopatologico della SCA2, come tutte le altre SCAs, dimostra chiaramente<br />

una marcata atrofia del cervelletto e della porzione ponto-midollare del<br />

cervello, dovuta alla quasi totale neurodegenerazione delle cellule di Purkinje<br />

nella corteccia cerebellare e dei neuroni dell’oliva inferiore e dei nuclei pontini<br />

nel tronco encefalo (Adams C., Starkman S. and Pulst S.M., 1997, Neurology<br />

49: 1163-1166).<br />

La proteina codificata dal gene SCA2, detta atassina-2 (ax-2), è una proteina<br />

citoplasmatica addensata prevalentemente nell’area adiacente al nucleo<br />

ed è largamente espressa in tutto il SNC. Ad oggi la funzione fisiologica della<br />

proteina rimane ancora sconosciuta e ancor meno si conosce sul meccanismo<br />

attraverso cui l’espansione della tripletta CAG porta alla patogenesi della<br />

SCA2. Nonostante l’ampia distribuzione dell’ax-2 nel SNC, e nei circuiti cerebellari,<br />

nella corteccia cerebellare non tutti i neuroni che sono destinati a<br />

morire esprimono l’ax-2 (es. le cellule di Purkinje) e, contemporaneamente<br />

non tutte le cellule che esprimono la proteina ax-2 vanno incontro a un meccanismo<br />

di morte cellulare (es. i granuli cerebellari). Ugualmente i neuroni<br />

dell’oliva inferiore e dei nuclei pontini degenerano indifferentemente dal con-<br />

2006 267


Sezione II<br />

tenuto di ax-2. Conseguentemente si può dedurre che le cellule del circuito<br />

cerebellare degenerano indipendentemente dall’espressione della proteina ax-2<br />

e che possibili interazioni tra la proteina ax-2 con altri fattori del metabolismo<br />

cellulare possa essere la causa della degenerazione neuronale.<br />

Obiettivi e metodi<br />

Nel nostro studio abbiamo cercato di verificare se le popolazioni neuronali<br />

delle principali stazioni precerebellari (oliva inferiore e nuclei pontini)<br />

ax-2 positive, sottoposte a deafferentazione, avessero una sensibilità al danno<br />

diversa rispetto a quelle prive di tale proteina. Per testare questa ipotesi<br />

abbiamo utilizzato il modello sperimentale dell’emicerebellectomia, modello<br />

di lesione dei circuiti cerebellari ben caratterizzato nel nostro laboratorio.<br />

Dopo aver sottoposto gli animali a lesione cerebellare gli stessi sono stati<br />

lasciati sopravvivere per un lasso di tempo variabile che andava dai 7 giorni<br />

fino a 2 mesi post-lesione. Dopo aver sacrificato gli animali mediante perfusione<br />

transcardiaca e aver processato il cervello prelevato, le sezioni delle aree<br />

anatomiche di nostro interesse sono state alcune sottoposte a colorazione di<br />

Nissl e altre processate mediante tecniche di immunoistochimica e/o di<br />

immunofluorescenza (doppia e/o tripla colorazione). Mediante la colorazione<br />

di Nissl abbiamo cercato di quantificare il danno neuronale provocato dalla<br />

lesione cerebellare, dopodichè abbiamo caratterizzato neurochimicamente le<br />

popolazioni delle due stazioni precerebellari, verificando il grado di espressione<br />

della proteina ax-2 e di altri markers cellulari quali P2X 1<br />

e P2X 2<br />

e la<br />

NOS neuronale.<br />

Il nostro studio ha portato all’evidenza che nei nuclei precerebellari la<br />

popolazione neuronale direttamente connessa all’emicervelletto lesionato,<br />

capace di esprimere la proteina ax-2 normale, ha un time course di sopravvivenza<br />

dopo danno assonale significativamente migliore dei neuroni che non<br />

esprimono tale proteina. Queste evidenze sperimentali, in associazione con i<br />

dati della letteratura depongono per un possibile ruolo della proteina ax-2 nei<br />

meccanismi di controllo del fenomeno di morte cellulare programmata. Questa<br />

ipotesi è attualmente materia di indagine del nostro laboratorio e necessita<br />

di ulteriori verifiche sia in altri modelli sperimentali di danno cellulare<br />

che in altri circuiti neuronali.<br />

Si sono svolti anche altri progetti mirati alla caratterizzazione neurochimica<br />

di alcune popolazioni cellulari in condizioni fisiologiche. In un lavoro<br />

svolto dal nostro gruppo è stato dimostrato, mediante l’utilizzo di metodiche<br />

di immunoistochimica e di ibridizzazione in situ, la presenza di una subunità<br />

dei recettori ionotropici dell’ATP (P2X 2<br />

) su tutti i neuroni orexinergici dell’area<br />

perifornicale e dorso-mediale dell’ipotalamo laterale. Questo gruppo di<br />

neuroni sembra essere uno dei principali centri regolatori del metabolismo<br />

corporeo e rappresenta un’interfaccia tra il sistema nervoso autonomo e neuroendocrino<br />

ed i centri superiori. La dimostrazione della presenza della subunità<br />

P2X 2<br />

su questi neuroni ipotalamici è di particolare interesse, in quanto è<br />

stata ampiamente dimostrata la possibilità di modulare questa subunità recettoriale<br />

in diversi paradigmi di lesione (Florenzano F., Viscomi M.T. et al.,<br />

268 2006


Borse di studio<br />

2002, Neuroscience 15(2): 425-434; Viscomi M.T., Florenzano F. et al., 2004,<br />

Neuroscience 123: 393-4047; Florenzano F., Viscomi M.T. et al., 2006, J Comp<br />

Neurol 498(1): 58-67). Inoltre, la possibilità di modulare i neuroni orexinergici<br />

dell’area perifornicale e dorso-mediale dell’ipotalamo attraverso il recettore<br />

P2X 2<br />

rappresenta un ulteriore passo avanti nello studio delle molteplici patologie<br />

legate alla disfunzione di questa popolazione neuronale (narcolessia,<br />

disfunzioni alimentari e dipendenze farmacologiche).<br />

2006 269


Sezione II<br />

Contributo di variabili percettive e semantiche<br />

sui livelli di performance in un compito di denominazione<br />

in pazienti affetti da demenza degenerativa<br />

Gian Daniele Zannino<br />

Introduzione ed obiettivi<br />

La denominazione di figure, pur essendo un compito apparentemente semplice,<br />

richiede il concorso di una serie di sistemi cognitivi (Alario F.X.,<br />

Ferrand L. et al., 2004, Behavior Research Methods Instruments & Computers 36:<br />

140-155). Tra questi figurano un sistema preposto al riconoscimento visivo, una<br />

componente semantica, necessaria per attribuire un significato al percetto, e<br />

una componente lessicale, preposta alla produzione orale della parola corrispondente.<br />

Uno dei fenomeni patologici più studiati, osservabile in un compito<br />

di denominazione, è una compromissione categoria specifica, caratterizzata<br />

cioè da un livello di performance variabile a seconda della categoria semantica<br />

a cui appartengono le figure da denominare. In genere le categorie più compromesse<br />

risultano essere quelle degli esseri viventi (animali e piante), mentre<br />

indenni o relativamente poco deficitarie risultano le competenze sulle categorie<br />

non-viventi quali veicoli, mobili, utensili (Capitani E., Laiacona M. et al., 2003,<br />

Cogn Neuropsychol 20: 213-261; Gainotti G., 2000, Cortex 36: 539-559). Alla molteplicità<br />

di sistemi preposti allo svolgimento corretto del naming, corrisponde<br />

una molteplicità di possibili loci funzionali associati ad una sua compromissione<br />

patologica. Di conseguenza l’effetto categoriale è stato variamente ricondotto<br />

a deficit a carico del sistema visivo, semantico e lessicale.<br />

Le ricerche effettuate negli ultimi 15 anni hanno dimostrato che le prestazioni<br />

di gruppo di soggetti affetti da demenza di Alzheimer sono in genere più<br />

compromesse nelle categorie dei viventi (Watmough C., Chertkow H. et al.,<br />

2003, Brain and Language 84: 134-147). In considerazione dell’ormai assodato<br />

deficit semantico che si associa a questa patologia, tale effetto è stato interpretato<br />

come il risultato di una degradazione differenziale della memoria<br />

semantica nei due domini.<br />

Scopo della presente ricerca era stabilire in che misura il deficit categoriale<br />

origini effettivamente al livello semantico ed in che misura vi concorrano<br />

invece eventuali fenomeni ascrivibili al livello visivo dei processi di elaborazione.<br />

A tale scopo un gruppo di soggetti affetti da malattia di Alzheimer è<br />

stato sottoposto ad un compito di denominazione in diverse condizioni, che<br />

prevedevano la manipolazione di alcune variabili percettive mantenendo<br />

costanti le variabili concettuali.<br />

Materiali e metodi<br />

Soggetti: 10 pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD) e 10 soggetti<br />

sani (NC) paragonabili per età e scolarità.<br />

Compito sperimentale: denominazione di 64 disegni schematici in b/n (Dis)<br />

e 64 foto a colori (Fot), rappresentanti gli stessi concetti equamente suddivisi<br />

270 2006


Borse di studio<br />

tra viventi (16 frutti e 16 mammiferi) e non-viventi (16 mobili e 16 veicoli). Ciascun<br />

soggetto doveva denominare le due serie di figure ad una settimana di<br />

distanza; metà dei soggetti denominavano prima le foto e metà prima i disegni.<br />

Risultati<br />

Per ciascuna della 64 parole incluse nel corpus sono stati calcolati<br />

4 punteggi corrispondenti all’accuratezza media ottenuta dai due gruppi<br />

di soggetti (AD vs. NC) nelle due condizioni sperimentali (Dis vs. Fot).<br />

Su questi dati è stata condotta una ANOVA mista a tre vie con Gruppo<br />

e Condizione come fattori within e dominio semantico (viventi vs. nonviventi)<br />

come fattore between. I tre fattori principali dell’ANOVA sono risultati tutti<br />

altamente significativi a dimostrazione del fatto che: (a) la performance dei<br />

NC era migliore di quella degli AD (F(1,62)=110.97; p


Seminari<br />

e convegni


Sezione II<br />

Da anni la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è sede di riunioni di studio,<br />

conferenze e congressi, divenuti sempre più numerosi e frequentati.<br />

Alle diverse esigenze si è dapprima data risposta utilizzando<br />

locali di norma adibiti all’attività ospedaliera, mentre in un<br />

secondo tempo si è sentita la necessità di creare appositi sale e servizi.<br />

Dal 1996 è stato realizzato un “ Centro congressi ”, adiacente<br />

ai reparti clinici e di ricerca, ma funzionalmente separato da questi,<br />

tanto da conferirgli caratteristiche di completa autonomia. Si è<br />

così contribuito ad attenuare la carenza di strutture simili nella<br />

capitale, in quanto il complesso in questione può essere utilizzato<br />

anche da istituzioni ed organizzazioni, sanitarie o non, che ne facciano<br />

richiesta.<br />

Nell’ambito del Centro congressi, è stato realizzato un Auditorium<br />

da 494 posti, predisposto in modo da poter essere diviso in<br />

due sale gemelle da 247 posti, con un’ampia ed elegante hall per<br />

l’ingresso e il ricevimento. Le sale sono state particolarmente<br />

curate non soltanto nell’arredo ma anche nella sonorizzazione e<br />

nella climatizzazione, estesa all’intero complesso, ma regolabile in<br />

ciascun ambiente. I 500 mq di superficie dell’Auditorium sono<br />

dotati di comode poltroncine e tutti i posti sono collegati all’impianto<br />

di traduzione simultanea sistemato in 4 cabine con visione<br />

diretta sulla sala.<br />

Al Centro congressi si può accedere sia attraverso l’ingresso<br />

principale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, sia da un ingresso autonomo<br />

al n. 354 della Via Ardeatina dove è disponibile un ampio<br />

parcheggio riservato principalmente alle persone che fruiscono<br />

dell’attività congressuale. Giova ricordare che l’Istituto e, quindi,<br />

anche il Centro congressi sono ubicati in una zona di grande<br />

rilievo paesaggistico ed archeologico, non molto distante però dal<br />

centro storico di Roma, al quale li collegano un efficiente sistema<br />

viario ed una linea di autobus pubblici. Agevole anche l’accesso<br />

dall’aeroporto, mediante l’autostrada Roma-Fiumicino, nonché<br />

dalle vie consolari tramite il Grande Raccordo Anulare.<br />

274 2006


Seminari e convegni<br />

CONVEGNI, INCONTRI, RIUNIONI<br />

TENUTI NEL 2006 PRESSO L’IRCCS S. LUCIA<br />

* = svolti presso la sede di Via del Fosso di Fiorano, 64/65<br />

* 19-1 Seminario, Prof. Ezio Giacobini, “ Is the future treatment of<br />

Alzheimer’s disease starting now? ”.<br />

* 20-1 Seminario, Prof. Francesco Fornai, “ Malattia di Parkinson:<br />

convergenza di cause ambientali e genetiche ”.<br />

23-1 Incontro, Presentazione del volume “ Alimentazione e disabilità<br />

” del Prof. Pietro Antonio Migliaccio.<br />

4-2 Incontro di preparazione di Volontari AISM (Associazione Italiana<br />

Sclerosi Multipla).<br />

* 8-2 Seminario, Prof. Vittorio Sgaramella, “ Instabilità genomica:<br />

dalla gametogenesi alla neurogenesi ”.<br />

* 10-2 Seminario, Dr.ssa Anne Bouchet, Dr. Paul Jonsen, “ Presentation<br />

on high-resolution in vivo micro-imaging for small animal<br />

research – Specific use in neurobiology for guided injection<br />

or extraction ”.<br />

16-2 Seminario, Prof. Giorgio A. Brunelli e Prof.ssa Rita Levi-<br />

Montalcini, “ La ricerca sulle lesioni del midollo spinale ”.<br />

* 22-2 Seminario, Prof. Marco M. Battaglia, “ Manifestazioni ansiose:<br />

approcci in chiave di genetica quantitativa nello sviluppo ”.<br />

* 23-2 Seminario, Prof. Bared Safieh-Garabedian, “ Neuroimmune<br />

role and anti-inflammatory actions of tymulin and its related<br />

peptide PAT”.<br />

24-2 Seminario, Prof. Marnix Nuttin, “ Learning robots and humanmachine<br />

interfaces ”.<br />

* 24-2 Seminario, Dr.ssa Caterina Bendotti, “ Segnali inter- e intracellulari<br />

nella patogenesi della SLA: ruolo di TNF, glutammato<br />

e MAP chinasi ”.<br />

* 24-2 Seminario, Prof. Francesco Fornai, “ Neurotossicità da anfetamine:<br />

un legame tra droghe d’abuso e malattie neurodegenerative<br />

”.<br />

* 28-2 Seminario, Dr. Massimo Ippolito, “ Imaging in vivo: la tecnologia<br />

KODAK”.<br />

2-3 Convegno, FNISM e Roma XI, “ La Giornata della memoria<br />

nelle scuole superiori di Roma e provincia. Le leggi razziali un<br />

delitto anche italiano ”.<br />

2006 275


Sezione II<br />

* 3-3 Seminario, Prof.ssa Daniela Corda, “ The role of CtBP/BARS in<br />

membrane fission during mitotic Golgi Partitioning and membrane<br />

traffic ”.<br />

8-3 Seminario, Prof. Mariano Bizzarri, “ Neurofisiologia della meditazione<br />

trascendentale ”.<br />

* 9-3 Seminario, Prof. John Nicholls, “ Cellular and molecular<br />

mechanism that promote and prevent regeneration of the spinal<br />

cord after injury ”.<br />

* 9-3 Seminario, Prof. John Nicholls, “ Optical and electrical recording<br />

from midbrain reveals a distributed network that generates<br />

the rhythm of respiration ”.<br />

11-3 Incontro, AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla),<br />

“ Insieme per il nostro futuro 2006 ”.<br />

14, 15-3 I Congresso della Società Italiana di BioMedicina Spaziale,<br />

Proff. Saverio Ambesi, Francesco Lacquaniti, Alberta<br />

Zallone.<br />

* 17-3 Seminario, Prof. David Mazzocchi-Jones, “ Learning and<br />

memory in the dysfunctional striatum, lessons from neurotransplantation<br />

and drug addiction ”.<br />

* 23-3 Seminario, Prof. Masao Ito, “ New aspects of the cerebellar<br />

neuronal machine: dynamic circuitry mechanism and roles in<br />

cognitive functions and behavior ”.<br />

27-3 Manifestazione, Roma XI e Cooperativa Sociale Apriti Sesamo,<br />

“ Voci di memoria ”.<br />

29, 30-3 Workshop, SIBioC (Società Italiana di Biochimica e Biologia<br />

Molecolare Clinica), “ Perspectives of metabonomics and proteomics<br />

investigations in clinical science ”.<br />

3-4 Lecture, Prof. John F. Jr Ditunno, “ How close to a cure for spinalcord<br />

injury? Update! ”<br />

* 7-4 Seminario, Dr.ssa Maria De Cebellos, “ Neuroprotection by<br />

cannabinoids: relevance to Alzheimer’s disease ”.<br />

8-4 Seminario, ISFOM (International Society of Functional and<br />

Holistic Medicine) Dr. Roberto Giacomozzi, “ Posturologia<br />

plantare ”.<br />

22-4 Assemblea sociale, Cooperativa di Capodarco.<br />

* 26-4 Seminario, Dr. Carol Schuurmans, “ The Zac 1 tumor suppressor<br />

negatively regulates retinal cell numbers ”.<br />

* 5-5 Simposio, Dr. Antonio Pisani, “ Modelli sperimentali della malattia<br />

di Parkinson: limiti ed opportunità ”.<br />

276 2006


6-5 Seminario, ENS Provinciale di Roma (Ente Nazionale Sordomuti),<br />

“ Storia dell’ENS”.<br />

* 12-5 Seminario, Hilary Rowe, “ Elsevier in the Scientific Community:<br />

from books to journals, present and future ”.<br />

17-5 Seminario, Prof. Thomas Settle, “ The hand in the machinery.<br />

Galileo as a part of his own experimental status ”.<br />

18-5 Seminario, Consigliere delegato per l’handicap Ileana Argentin<br />

e Prof. Fabrizio Vescovo, “ Proposte progettuali e soluzioni<br />

alternative accessibili ad una utenza ampliata ”.<br />

20-5 Convegno regionale GISMO (Gruppo Italiano Studio Diagnosi<br />

Malattie Metabolismo Osseo).<br />

21-5 Giornata formativa per familiari, GASBI (Genitori Associati<br />

Spina Bifida Italia), “ La famiglia di fronte alla disabilità: bisogni<br />

e risorse ”.<br />

22-5 Seminario, Prof. Oswald Steward, “ Targeting mRNA to synaptic<br />

sites on dendrites: role in synaptic plasticity ”.<br />

* 22-5 Seminario, Prof. Caroline Dive, “ Impact of c-Src on the growth<br />

of human colorectal cancer cells and their response to anticancer<br />

drugs ”.<br />

30-5 Presentazione, Nicola Buratta e Riccardo Passatore, “ Corso sci<br />

disabili ”.<br />

5-6 Incontro con la delegazione americana European Brain Computer<br />

Interface (BCI).<br />

7-6 Presentazione, ASP (Agenzia di Sanità Pubblica), “ Rapporto<br />

SIAR sull’attività riabilitativa estensiva e di mantenimento.<br />

Anno 2005 ”.<br />

* 7-6 Seminario, Prof. Giulio Cossu, “ Cell therapy of muscular<br />

dystrophy ”<br />

* 8-6 Seminario, Prof. Brigitte Kieffer, “ Opioid receptors: from gene<br />

to function ”<br />

9-6 Congresso, Kiwanis International.<br />

Seminari e convegni<br />

12-6 Seminario, Prof. Alain Berthoz, “ Neural basis of perspective<br />

change for spatial memory and empathy ”.<br />

12-6 Seminario, Dr.ssa Roberta Annichiarico e Dr.ssa Donatella<br />

Mattia, “ Nuove tecnologie per il supporto e la riabilitazione<br />

del disabile ”.<br />

* 12-6 Seminario, Prof. Steven Johnson, “ Reverberating circuits in<br />

the subthalamonigral pathway ”.<br />

2006 277


Sezione II<br />

14-6 Riunione dei soci fondatori della Ricerca italiana sull’autismo,<br />

Prof. Antonio M. Persico.<br />

16-6 Seminario, Prof. Bruce Rosen, “ Trends in functional MRI: clinical<br />

and neuroscience perspectives ”.<br />

* 16-6 Seminario, Annelies J.E. Olijslagers, “ Serotonin, a versatile<br />

modulator of dopamine and GABAB inputs in the AS and VTA”.<br />

19-6 Seminario, Dr. Mauro Costa-Mattioli, “ Translation control of<br />

synaptic plasticity and memory consolidation by the elF2alpha<br />

signalling pathway ”.<br />

* 19-6 Seminario, Dr. Valerio Orlando, “ Polycomb group chromatin<br />

proteins, noncoding RNA and epigenetic control of cell identity ”.<br />

20-6 Congresso SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana).<br />

* 23-6 Seminario, Daniela Tropea Ph.D., “ Gene expression changes<br />

and molecular pathways mediatine activity-dependent plasticity<br />

in visual cortex ”.<br />

* 23-6 Seminario, Prof. Arvid Carlsson, “ The importance of chemical<br />

transmission research for the treatment of neuropsychiatric<br />

disorders ”.<br />

* 23-6 Seminario, Prof. Maria Carlsson, “ Glutamate in neurodevelopmental<br />

disorders ”.<br />

27-6 Seminario, Prof. Dinesh K. Pai, “ Modeling and simulation of<br />

musculoskeletal systems ”.<br />

* 27-6 Workshop, L. Aloe, A. Lambiase, P. Tirassa, St. Bonini, “ Nerve<br />

growth factor and its potential clinical application ”.<br />

28-6 Seminario, Prof. Alessandro Martini, “ Protezione, plasticità e<br />

rigenerazione dell’organo uditivo ”.<br />

* 28-6 Seminario, Dr. Davide Corona, “ Functional interaction between<br />

ATP-dependent chromatin remodelers and covalent<br />

modifiers of chromatin ”.<br />

3,4-7 Convegno, CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione e il<br />

Controllo delle Malattie), Ministero della Salute, “ Carte in<br />

tavola! Due anni di CCM e sanità pubblica ”.<br />

* 14-7 Seminario, Jane Pickett Ph.D., “ The autism tissue program:<br />

research takes brains ”.<br />

* 17-7 Seminario, Dr. Pier Lorenzo Puri, “ Targeting the chromatin<br />

signaling for the therapy of neuromuscular disorders ”.<br />

* 17-7 Seminario, Dr. Livio Pellizzoni, “ The SMN complex: a chaperone<br />

of RNPs for motor neuron survival ”.<br />

278 2006


Seminari e convegni<br />

26-7 Seminario, Dr. Marko Wilke, “ Using fMRI to study the language<br />

system in children: acquisition, data processing and<br />

analysis issues ”.<br />

* 12-9 Tavola rotonda, “ Arbitri stranieri per la ricerca biomedica italiana<br />

”.<br />

13-9 Simposio, Prof. Carlo Caltagirone e Dr. Ugo Nocentini, “ Indici<br />

clinici, compromissione cognitiva e correlati di Risonanza<br />

Magnetica in pazienti con Sclerosi Multipla ”.<br />

21-9 Seminario, CO.IN. (Cooperative Integrate Onlus), “ Build for<br />

all. Appalti pubblici per un’Europa accessibile ”.<br />

30-9 Incontro, <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Presentazione del<br />

volume “ Attività Scientifica – Anno 2005 ”.<br />

30-9 Incontro informativo per i volontari AISM (Associazione Italiana<br />

Sclerosi Multipla).<br />

2-10 Seminario, Prof. Dinesh K. Pai, “ Multisensory simulation of<br />

contact ”.<br />

* 2-10 Seminario, Prof. Zafar I Bashir, “ Synaptic plasticity and learning<br />

and memory in perirhinal cortex ”.<br />

* 5-10 Seminario, Prof.ssa Liliana Minichiello, “ Transcriptional targets<br />

for Neurotrophin signaling: C/EBPs and bHLH”.<br />

19, 22-10 Meeting, IWBF (International Wheelchair Basketball Federation)<br />

Europe, “ Commission ”.<br />

20-10 Seminario, Dr. Adrian M. Owen, “ When thoughts become<br />

actions: detecting awareness in the vegetative state ”.<br />

* 20-10 Seminario, Prof. Andrea Sgoifo, “ Social stress in rodents:<br />

autonomic neural, neuroendocrine and cardiovascular implications<br />

”.<br />

21, 22-10 Seminario, ENS Provinciale di Roma (Ente Nazionale Sordomuti),<br />

“Sentire il mercato ”.<br />

27-10 Seminario, Prof. Ezio Giacobini, “ Immunizzazione contro la<br />

malattia di Alzheimer: una soluzione ”.<br />

* 27-10 Seminario, Dr. Constance Hammond, “ Mechanisms of high<br />

frequency stimulation in mammalian subthalamic nucleus ”.<br />

30-10 Congresso elettivo AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).<br />

3-11 Seminario, Dr. Alberto Mazzoni, “ Dynamics of spontaneous<br />

bursts and onset of movements in the leech ”.<br />

3, 4-11 Seminario, Prof. Carlo Caltagirone, “ Depressione e patologie<br />

neurologiche ”.<br />

2006 279


Sezione II<br />

6-11 Presentazione, ASP (Agenzia della Sanità Pubblica), “ Rapporto<br />

annuale sull’attività riabilitativa post-acuzie ”.<br />

7,10-11 Incontro e Workshop, MAIA Project, “ Challenging brain computer<br />

interfaces: neural engineering meets clinical needs in<br />

neurorehabilitation ”.<br />

* 7-11 Seminario, Dr.ssa Fabiola Moretti, “ Role of the MDM family<br />

proteins in the switch between apoptosis and growth arrest ”.<br />

10-12 Assemblea sociale, Cooperativa di Capodarco.<br />

* 10-11 Seminario, Prof. Umberto Di Porzio, “ Midbrain dopaminergic<br />

neuron development and maintenance: the role of the transcription<br />

factor Nurr1 and trophic factors ”.<br />

* 10-11 Seminario, Dr.ssa Michela Matteoli, “ SNAP-25: a multifunctional<br />

protein regulating exocytosis and neuronal calcium<br />

dynamics ”.<br />

* 14-11 Seminario, Prof. Jan Vorstenbosch, “ Ethics and animal<br />

experiments. The relation between moral acceptability of<br />

experiments and the three R’s of Replacement, Reduction and<br />

Refinement ”.<br />

* 16-11 Seminario, Dr.ssa Marina Frontali, “ Il canale del calcio voltaggio<br />

dipendente di tipo P/Q e le patologie ad esso associate ”.<br />

* 29-11 Seminario, Dr.ssa Silvana Gaetani, “ Regulation of feeling by<br />

the endocannabinoid analogue oleoylethanolamide ”.<br />

* 13, 14-12 Presentazione, Dr. Fulvio Florenzano e Flavio Giacobone, “ Sistema<br />

di microscopia integrata Scan R”.<br />

* 14-12 Seminario, Prof. James Fawcett, “ Repairing spinal cord injuries<br />

by promoting axon regeneration and plasticity ”.<br />

18-12 Seminario, SPCA (Servizio Promozione e Consulenza per l’Accessibilità)-Regione<br />

Toscana, “ Persone reali e progetto degli<br />

habitat ”.<br />

* 20-12 Seminario, Carli biotec, “ Nuove soluzioni nell’espressione<br />

genica e genotipizzazione: real time L.C. 480 e sistema UPL”.<br />

280 2006


Trials<br />

clinici


Sezione II<br />

Sostanziale attività che compendia le finalità della <strong>Fondazione</strong><br />

in qualità di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico è la<br />

messa a punto e lo svolgimento di trials clinici; di sperimentazioni<br />

cioè che si pongono l’obiettivo di verificare la sicurezza e l’efficacia<br />

di un protocollo diagnostico, terapeutico o riabilitativo, saggiandone<br />

contestualmente la validità rispetto a procedure normalmente<br />

impiegate. Impostati sulla medicina basata sull’evidenza,<br />

i trials offrono in modo organizzato e scientifico il migliore esempio<br />

della ricerca traslazionale, i cui risultati possono essere<br />

utilmente applicati alla pratica clinica e fornire la base per lo sviluppo<br />

di innovazioni applicative. Anche per questo l’attuazione di<br />

trials clinici all’interno degli IRCCS rappresenta uno dei criteri di<br />

periodica valutazione della loro attività scientifica da parte del<br />

Ministero della Salute.<br />

Di seguito si riportano i nuovi trials clinici attivati presso la<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> nell’anno 2006 accanto ad una loro breve<br />

descrizione.<br />

1. Effetti dei disturbi neuropsichiatrici sul recupero della capacità<br />

di guida in soggetti con esiti di grave trauma cranico.<br />

Obiettivo: Verificare il ruolo di variabili neuropsichiatriche e competenze<br />

strategiche di valutazione del rischio sul recupero della capacità di guida.<br />

2. Sindrome disesecutiva e deficit della memoria episodica come<br />

predittori di una compromissione dell’autoconsapevolezza di malattia<br />

dopo GCA.<br />

Obiettivo: Identificare fattori funzionali clinici neuropsicologici e neuropsichiatrici<br />

predittivi dell’autoconsapevolezza metacognitiva in pazienti con<br />

gravi lesioni cerebrali acquisite (GCA) e valutare l’influenza delle stesse variabili<br />

sugli aspetti sensorio-motori, cognitivi e affettivo-comportamentali dell’autoconsapevolezza.<br />

3. Studio fMRI-Trattografia-TMS nei pazienti con pregressa emiplegia<br />

post-traumatica recuperata.<br />

Obiettivo: Lo scopo dello studio è l’integrazione di tecniche di neuroimmagini<br />

(fMRI e trattografia) con dati neurofisiologici, ottenuti mediante TMS,<br />

nello studio del recupero motorio in pazienti post-traumatici. L’integrazione<br />

dovrebbe permettere di identificare quei meccanismi di plasticità del sistema<br />

motorio, in sede corticale e sotto-corticale, che intervengono nel corso del<br />

recupero dell’emiplegia.<br />

4. La pompa con baclofen intratecale nei pazienti con esiti di<br />

grave cerebrolesione acquisita: progetto di collaborazione tra Unità<br />

Post-Coma della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e Reparto di Neurochirurgia<br />

Funzionale del Policlinico Gemelli. Studio multicentrico retrospettivo<br />

nazionale.<br />

282 2006


Trials clinici<br />

Obiettivo: Riduzione della spasticità muscolare, per migliorare l’efficacia<br />

del trattamento riabilitativo e ridurre la disabilità motoria residua. Sono stati<br />

inclusi pazienti in stato vegetativo e/o di minima coscienza con spasticità non<br />

responsiva ai comuni trattamenti farmacologici e riabilitativi.<br />

5. Variazioni anatomo-funzionali nel trauma cranico grave: uno studio<br />

follow-up ad un lustro dall’incidente.<br />

Obiettivo: Valutazione dei cambiamenti strutturali e funzionali nella<br />

patologia della sostanza bianca a 5 anni da trauma grave a cranio chiuso<br />

(non-missile traumatic brain injury, nmTBI). Correlazione con il quadro<br />

neuropsicologico.<br />

6. Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio nell’uomo,<br />

durante adattamento ad ambiente con nuove dinamiche.<br />

Obiettivo: Definire i pattern di connettività funzionale (su dato EEG)<br />

inter-regionali tra le aree corticali “ pre-motorie ” e motorie esecutive che si<br />

ipotizzano accadere quando la rappresentazione neurale dei movimenti del<br />

braccio viene sfidata in ambiente con nuove caratteristiche dinamiche.<br />

7. Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali nell’uomo,<br />

in condizioni di conflitto preordinato (“ decision making ”).<br />

Obiettivo: Acquisizione di risorse nell’ambito di una situazione conflittuale<br />

descritta da alcune matrici della teoria dei giochi. Lo studio si avvale della registrazione<br />

EEG contemporanea di due o più soggetti in competizione fra loro.<br />

8. Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno di memorizzazione<br />

di materiale a contenuto emozionale.<br />

Obiettivo: Analisi delle regioni della corteccia cerebrale coinvolte nei<br />

processi di memorizzazione di materiale pittorico (immagini e filmati) con<br />

contenuto emozionale.<br />

9. Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione del<br />

nervo mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione e modificazioni<br />

in pazienti con esito di lesioni cerebrali.<br />

Obiettivo: Identificare le caratteristiche spaziali e temporali dei loro<br />

generatori per un’utilizzazione ottimale dei SEP precoci e tardivi sia in<br />

ambito clinico che di ricerca.<br />

10. Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento della<br />

spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti con esiti di lesione<br />

del SNC.<br />

Obiettivo: Valutare gli effetti che la BTX-A ha sulle caratteristiche dell’eccitabilità<br />

corticale valutata mediante TMS, in pazienti con spasticità<br />

secondaria a lesione del SNC di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />

11. Valutazione del cammino nei soggetti affetti da morbo di Parkinson<br />

trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN.<br />

Obiettivo: Valutare l’efficacia della DBS del PPN sul cammino attraverso<br />

la Gait Analysis che utilizza il sistema optocinetico Smart della e-Motion di<br />

Padova.<br />

2006 283


Sezione II<br />

12. Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani<br />

tramite sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici. Valutazione<br />

acuta di levodopa.<br />

Obiettivo: Analizzare il cammino nei pazienti con PD, integrare le informazioni<br />

ottenute con registrazioni Elettromiografiche di Superficie e valutare<br />

il rapporto tra somministrazione di LevoDopa (LD), miglioramento del cammino<br />

ed attività muscolare degli arti inferiori.<br />

13. Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti da morbo<br />

di Parkinson (MP) gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN.<br />

Obiettivo: Valutare se la stimolazione cerebrale profonda (deep brain stimulation)<br />

del nucleo sottotalamico produca delle modificazioni dei parametri<br />

respiratori come la MEP e la MIP (Minimal Expiratory Pressure e Maximal<br />

Inspiratory Pressure), indici di forza di contrazione muscolare.<br />

14. Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti da<br />

morbo di Parkinson (MP) gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />

e PPN.<br />

Obiettivo: Testare l’eccitabilità del riflesso di Hoffman (RH) registrato dal<br />

muscolo soleo, in pazienti affetti da MP sottoposti a procedure di DBS nel<br />

PPN e nel STN bilateralmente.<br />

15. Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso dei<br />

nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre la sintomatologia<br />

extrapiramidale in pazienti affetti da morbo di Parkinson<br />

(MP) trattati chirurgicamente con DBS.<br />

Obiettivo: La deep brain stimulation (DBS) è attualmente la terapia più<br />

innovativa per MP in stadio avanzato. In questo studio si vuole valutare l’efficacia<br />

della stimolazione del Complesso dei nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato<br />

del Talamo nel ridurre la sintomatologia extrapiramidale in pazienti<br />

affetti da MP.<br />

16. Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />

in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale.<br />

Obiettivo: Studio osservazionale sui fattori prognostici.<br />

284 2006


Percorsi<br />

diagnostici<br />

e terapeutici


BLED – BATTERIA SUL LINGUAGGIO<br />

DELL’EMISFERO DESTRO<br />

Valutazione della pragmatica<br />

della comunicazione verbale<br />

nei pazienti cerebrolesi<br />

PAOLA MARANGOLO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

M. CRISTINA RINALDI, MARCO LAURIOLA<br />

Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

La valutazione linguistica di un paziente cerebroleso è un processo complesso.<br />

Una valutazione standard è solitamente volta a verificare l’integrità dei<br />

diversi comportamenti verbali quali la produzione spontanea, la denominazione<br />

orale e scritta, la comprensione, la ripetizione, la lettura e la scrittura.<br />

L’integrità di tali comportamenti è condizione necessaria ma non sempre sufficiente<br />

a garantire una corretta elaborazione del messaggio verbale. In alcuni<br />

casi, le difficoltà linguistiche si manifestano quando i soggetti cerebrolesi vengono<br />

coinvolti in situazioni verbali che trascendono un livello di interpretazione<br />

strettamente letterale, richiedendo piuttosto una lettura del messaggio<br />

verbale alla luce del con<strong>testo</strong> di riferimento. Con il termine pragmatica della<br />

comunicazione verbale si intende l’uso pratico del linguaggio nelle diverse<br />

situazioni di comunicazione, uso che richiede al parlante la capacità di integrare<br />

il messaggio verbale al con<strong>testo</strong> di riferimento (uno stesso enunciato<br />

può avere significati diversi in contesti diversi). A causa della natura “ artificiosa<br />

” della situazione valutativa standard, è facile che un deficit di pragmatica<br />

passi inosservato a meno che non si disponga di strumenti diagnostici ad<br />

hoc. E proprio come tale il BLED intende proporsi, vale a dire come una batteria<br />

per la valutazione degli aspetti pragmatici della comunicazione verbale,<br />

aspetti valutati nell’ambito di situazioni che nei limiti del possibile simulino<br />

contesti della vita quotidiana.<br />

Lo strumento diagnostico qui presentato è stato tarato su pazienti con<br />

lesione emisferica destra, e ciò non solo per le difficoltà linguistiche di natura<br />

afasica che spesso accompagnano una lesione sinistra (che rendono difficile<br />

distinguere un deficit di pragmatica verbale da uno più specificamente afasico)<br />

ma anche perchè studi su pazienti split-brain, emisferectomizzati sinistri<br />

e cerebrolesi destri, hanno suggerito che il contributo dell’emisfero destro per<br />

il linguaggio appare preponderante proprio per quegli aspetti extra-linguistici<br />

riguardanti la pragmatica della comunicazione verbale.<br />

Nello specifico, dagli studi compiuti emerge che i soggetti cerebrolesi<br />

destri hanno difficoltà quando sono chiamati ad interpretare espressioni<br />

metaforiche, a trarre inferenze, ad interpretare richieste indirette, a cogliere<br />

l’aspetto umoristico e ad elaborare correttamente le informazioni prosodiche<br />

che accompagnano l’enunciato verbale. Ciascuno di questi ambiti viene preso<br />

in esame da un test specifico del BLED, con materiale figurato (Test Metafore<br />

figurate), scritto (Test Metafore scritte, Test Inferenze, Test Richieste<br />

dirette/indirette, Test Umorismo) e sonoro (Test Prosodia/accento enfatico).<br />

In tale ottica il BLED viene a colmare una lacuna: nel panorama testistico<br />

in lingua italiana, infatti, pur esistendo adattamenti parziali di strumenti<br />

simili creati in altre lingue (ad esempio l’adattamento ad opera di S. Zanini in<br />

Neurological Science, 2005, di una parte del “ The Right Hemisphere Language<br />

Battery ” di K. Bryan, 1994 in lingua inglese), mancava finora uno strumento<br />

originale ideato ad hoc per la valutazione della pragmatica della comunicazione<br />

verbale a partire dalle specificità della lingua italiana, specificità a cui<br />

nessun adattamento a partire da una lingua straniera può rendere sufficiente<br />

giustizia. Da qui l’idea originaria alla base della creazione del BLED.<br />

288 2006


DEPRESSIONE E DEMENZA<br />

RICCARDO TORTA<br />

Università degli Studi di Torino<br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

ANGELA SCALABRINO<br />

Università degli Studi di Torino<br />

GIANFRANCO SPALLETTA<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

L’incremento della popolazione anziana, ampiamente documentato dai<br />

rilievi epidemiologici degli ultimi anni, dovrà inevitabilmente confrontarsi<br />

con la presenza di un’elevata prevalenza di disturbi neuropsichiatrici correlati<br />

a tale fascia di età. Fra di essi quelli più frequentemente descritti sono rappresentati<br />

dai disturbi dell’umore, dai disturbi cognitivi (in particolare concernenti<br />

i deficit mnesici) e dai disturbi psicologici e comportamentali, a questi<br />

ultimi correlati. Il problema si colloca tuttavia in un con<strong>testo</strong> più ampio, in<br />

quanto, nel paziente anziano, ancor più che nel giovane, la depressione dell’umore<br />

deve essere considerata una patologia multisistemica.<br />

Il vecchio concetto di comorbilità fra depressione e malattie organiche<br />

(fra cui la demenza) deve quindi, a maggior ragione nel paziente anziano,<br />

essere riletto come una contestualità di patologie (timica e somatica), piuttosto<br />

che come una compresenza di due tipi di patologie (psichica e organica).<br />

L’interfaccia fra depressione e demenza presenta a tutt’oggi alcuni problemi di<br />

inquadramento diagnostico: da un lato infatti la depressione può rappresentare<br />

un prodromo della demenza, in senso biologico, costituendone una componente<br />

precoce, anche se occasionalmente transitoria (come nel superato<br />

concetto di “ pseudodemenza ” reversibile); dall’altro, un disturbo dell’umore<br />

può presentarsi come una complicanza, in senso sia reattivo che di comorbilità,<br />

venendo a creare ulteriori problemi gestionali nel paziente, sia clinici che<br />

terapeutici. Il terzo fattore, che sovente non viene sufficientemente considerato<br />

nell’ambito della demenza, è quanto la depressione (e lo stress cronico a<br />

essa correlato) possa influire sullo stesso decorso organico della malattia,<br />

aggravandone la prognosi.<br />

L’interpretazione patogenetica di tipo biopsicosociale ha radicalmente<br />

cambiato, negli ultimi anni, la chiave di lettura di molte patologie, organiche<br />

e psichiche, fra le quali anche la demenza. Se da un lato infatti il peso della<br />

predisposizione genetica ad ammalarsi mantiene la sua precipua importanza,<br />

dall’altro va emergendo la considerazione di come il con<strong>testo</strong> individuale, psicologico<br />

ed ambientale, possa rivestire un ruolo fondamentale nella manifestazione<br />

fenomenologica della malattia. Ancor più tale considerazione diviene<br />

pregnante quando si vadano a valutare le interazioni fra depressione e<br />

demenza, nel reciproco influenzamento clinico e nella, almeno parziale,<br />

sovrapposizione di alcuni circuiti neuronali.<br />

La comprensione dei meccanismi patogenetici dei rapporti fra depressione<br />

e demenza, il riconoscimento dei sintomi precoci, gli ausili testistici che<br />

possono confermare l’ipotesi diagnostica su base clinica, l’approccio terapeutico<br />

(farmacologico e non) ai sintomi emozionali e comportamentali in corso<br />

di demenza sono elementi fondamentali per poter migliorare la qualità di vita<br />

residua dei pazienti, con demenza e disturbi psichici associati, e quella dei<br />

loro caregiver.<br />

In questo volume, che si inserisce nella serie di altre monografie riguardanti<br />

la depressione in corso di malattie neurologiche, si cerca di offrire al lettore<br />

uno strumento sintetico ma, si spera, abbastanza esaustivo riguardante la<br />

diagnosi e la terapia della depressione e dei disturbi comportamentali in<br />

corso di demenza.<br />

290 2006


FIELD TESTS FOR EVALUATING<br />

ELITE WHEELCHAIR BASKETBALL PLAYERS<br />

STEFANO BRUNELLI, MARCO TRABALLESI, TIZIANO AVERNA,<br />

PAOLO PORCACCHIA, LORENZO POLIDORI, CARLO DI CARLO, CARLO DI GIUSTO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

MARCO MARCHETTI<br />

Università di Roma La Sapienza


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

It is important to evaluate wheelchair basketball players not only to monitor<br />

their functional status but also to plan training.<br />

Wheelchair basketball is characterized by intermittent intense and<br />

medium phases of play and thus can be considered an alternating aerobicanaerobic<br />

sport. It has been estimated that during wheelchair basketball<br />

games 64% of the players’ time is spent in propulsive action and 36% in braking<br />

activity. During a match each athlete travels about 5 km at an average<br />

speed of 2 m.sec-1 with a peak speed of 4 m.sec-1 (Coutts K.D. (1992) Medicine<br />

and Science in Sports and Exercise 24(2): 231-234). From a metabolic-biomechanical<br />

point of view, the intermittent nature of this activity is the same as<br />

that reported in “ non-disabled ” basketball (Weineck J. (1999) La preparazione<br />

atletica ottimale del giocatore di pallacanestro. Perugia Italy): Calzetti Mariucci<br />

Editore; Dal Monte A. and Faina M. (1999) Valutazione dell’atleta. Roma (Italy):<br />

UTET; Glaister M. (2005) Sports Medicine 35(9): 757-777).<br />

Therefore, an evaluation of wheelchair basketball players should include<br />

assessment of alternating aerobic-anaerobic capacity using a specific test. A<br />

complete examination of athletes also includes the evaluation of anaerobic<br />

power, anaerobic capacity, upper limb strength and specific wheelchair basketball<br />

skills.<br />

These parameters can be evaluated most easily using a set of field tests.<br />

The main advantage of field tests over laboratory tests is that they are well<br />

accepted by athletes. Also, they require little time and expense to administer<br />

and can therefore be used more than once during the season to more effectively<br />

monitor each player’s progress. Field tests are performed on a basketball<br />

court. The testing materials are very simple: a stopwatch, a tape measure, a<br />

heart rate meter (or heart rate can be measured manually), a whistle, plastic<br />

cones and adhesive tape.<br />

In this paper, we describe the field tests that constitute the functional evaluation<br />

protocol routinely employed with the wheelchair basketball players of<br />

CMB <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Sport, an international elite team.<br />

In the second part, we present detailed tables of our athletes’ results on<br />

these tests. When possible, these results are compared with those reported<br />

in the literature. We also present tables that report the highest and lowest<br />

values obtained by each of our athletes on these tests during the entire basketball<br />

season. These findings should provide useful parameters for coaches<br />

and athletic trainers of other teams who wish to use these tests and compare<br />

their data with ours.<br />

292 2006


INFEZIONI DA STAPHYLOCOCCUS AUREUS<br />

METICILLINO-RESISTENTE<br />

IN STRUTTURE OSPEDALIERE<br />

DI RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />

ANTONINO SALVIA, ANGELO ROSSINI, MARIA PIA BALICE, SANDRA TERZIANI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

EMILIO GUAGLIANONE, GIANFRANCO DONELLI<br />

Istituto Superiore di Sanità


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

La presente ricerca sull’incidenza delle infezioni da Staphylococcus aureus<br />

meticillino resistenti (MRSA, Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus) in<br />

una struttura ospedaliera ad alta specializzazione, quale l’IRCCS <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, risponde all’esigenza di affrontare il problema dell’antibiotico-resistenza<br />

anche nell’ambito di strutture sanitarie per la riabilitazione<br />

neuromotoria. Lo studio è il frutto di una collaborazione scientifica tra il<br />

Dipartimento di Tecnologie e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e l’IRCCS<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, per lo svolgimento di ricerche microbiologiche ed<br />

epidemiologiche sugli aspetti preventivi, diagnostici e terapeutici delle infezioni<br />

nosocomiali.<br />

Lo Staphylococcus aureus è un batterio commensale umano gram-positivo<br />

il cui habitat primario è rappresentato dall’epitelio squamoso delle narici. Si<br />

stima che il microrganismo colonizzi l’80% della popolazione, di cui il 20%<br />

stabilmente e il 60% ad intermittenza, mentre un 20% non verrebbe mai colonizzato.<br />

Tale diversa suscettibilità alla colonizzazione non ha finora trovato<br />

spiegazioni esaustive né a livello dei fattori batterici coinvolti nell’adesione agli<br />

epiteli nasali, né a livello di fattori predisponenti dell’ospite (Peacock S.J. et al.<br />

(2001) Trends Microbiol 9(12): 605-610; Von E.C. et al. (2001) N Engl J Med<br />

344(1): 11-16). Dei circa due miliardi di esseri umani colonizzati da Staphylococcus<br />

aureus, è stato stimato che i portatori di ceppi MRSA siano compresi<br />

tra i 2 e i 53 milioni (Grundmann H. et al. (2006) Lancet 368(9538): 874-885).<br />

Il pericolo incombente di una sempre più crescente diffusione di MRSA,<br />

con il conseguente prevedibile impatto sia in termini di sanità pubblica che di<br />

costi associati, ha stimolato numerosi Paesi ad attuare opportune politiche di<br />

sorveglianza e di controllo sanitario con l’obiettivo di predisporre specifiche<br />

linee guida. La sorveglianza epidemiologica, il monitoraggio e la prevenzione<br />

delle infezioni da stafilococchi, e in particolare da MRSA, vengono oggi considerati<br />

quindi obiettivi prioritari, sia nelle residenze sanitarie assistite che nelle<br />

strutture di riabilitazione neuromotoria, dal momento che tali infezioni rappresentano<br />

un importante fattore di rischio soprattutto per i pazienti anziani<br />

e comportano il prolungamento della durata del ricovero e l’aumento della<br />

spesa sanitaria (Bradley S.F. (1997) Drugs Aging 10(3): 185-198).<br />

Il presente studio è stato focalizzato sui seguenti obiettivi:<br />

– Valutazione dell’incidenza delle infezioni da MRSA tra i pazienti ricoverati<br />

nell’arco di un anno presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> al fine di monitorare<br />

nel tempo l’andamento del fenomeno infettivo.<br />

– Individuazione delle patologie a maggior rischio di infezione da MRSA.<br />

– Identificazione dei fattori, sia ambientali che dell’ospite, che possono<br />

favorire l’insorgenza di infezioni da MRSA.<br />

Lo studio ha riguardato tutti i 2041 soggetti di età media 62,4 (range 12,7-<br />

97,1) ricoverati in regime ordinario presso le 6 unità operative della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> dal 1° giugno 2005 al 31 maggio 2006. Sono state classificate<br />

come infezioni acquisite in riabilitazione quelle comparse almeno 72 ore<br />

dopo il ricovero come suggerito dalla più recente letteratura (Salaripour M. et<br />

al. (2006) Healthc Q 9: 54-60).<br />

294 2006


Infezioni da Staphylococcus Aureus meticillino-resistente in strutture ospedaliere…<br />

Risultati e considerazioni conclusive<br />

I soggetti risultati positivi per MRSA che rientravano nei criteri predetti<br />

sono stati 40. Analizzando la distribuzione dei casi positivi in relazione alla<br />

diagnosi di ricovero, l’incidenza di MRSA è risultata maggiore nei pazienti<br />

con lesioni midollari e nei post-comatosi (0,27 per 1000 giornate di ricovero)<br />

mentre è stata più bassa (0,08 per 1000 giornate di ricovero) nel gruppo di<br />

pazienti con patologie neurologiche diverse (malattie degenerative croniche,<br />

atassie, lesioni vertebrali amieliche, SLA, postumi di tumori del SNC, traumatismi<br />

cranici, postumi di neuropatie di origine infettiva). L’incidenza media<br />

nel periodo analizzato è risultata pari allo 0,36 per 1000 giorni di degenza.<br />

Pur nei limiti dovuti all’arco temporale relativamente breve in cui si è<br />

svolto questo studio pilota, e al limitato numero di campioni risultati positivi<br />

per MRSA, la ricerca ha messo in evidenza elementi di notevole interesse su<br />

cui puntare l’attenzione per approfondimenti futuri. Il dato di maggior rilievo<br />

è rappresentato dalla constatazione che il 79,7% dei casi isolati di S. aureus è<br />

rappresentato da ceppi di MRSA e tale valore risulta notevolmente più alto di<br />

quello riportato in letteratura (Muder R.R. et al. (1991) Ann Intern Med<br />

114(2): 107-112).<br />

In merito all’individuazione dei fattori di rischio (patologie concomitanti e<br />

trattamenti assistenziali), l’indagine svolta indica che la loro presenza è associata<br />

all’insorgenza nei pazienti di infezioni da MRSA, dato confermato dalla<br />

presenza di almeno un fattore di rischio (presenza di catetere venoso centrale,<br />

presenza di agocannula, portatori di catetere vescicale, soggetti sottoposti a<br />

trattamento antibiotico prima dell’isolamento di MRSA, presenza di ferita chirurgica,<br />

presenza di gastrostomia percutanea (PEG), presenza di tracheotomia,<br />

presenza di lesioni da pressione di diverso stadio, portatori di pannoloni perchè<br />

incontinenti) in tutti i 40 soggetti analizzati. Come uniformemente raccomandato<br />

da tutte le linee guida internazionali, il lavaggio delle mani da parte<br />

del personale con sapone disinfettante o con preparati a base di alcool, dopo<br />

aver trattato pazienti colonizzati da MRSA, sembra rappresentare la misura<br />

con maggiore compliance e minori costi, in relazione al fatto che le mani rappresentano<br />

il mezzo con cui può essere trasmesso l’MRSA al paziente (Nijssen<br />

S. et al. (2005) Clin Infect Dis 40(3): 405-409). D’altronde, l’applicazione di<br />

misure più severe quali l’isolamento del paziente infetto da MRSA, soprattutto<br />

in ospedali per la riabilitazione neuromotoria, avrebbero un impatto negativo<br />

sulla qualità di vita e su molteplici aspetti logistico-organizzativi, e non sembrerebbero<br />

comunque ridurre significativamente la trasmissione degli MRSA<br />

(Brun-Buisson C. et al. (2005) Lancet 365(9467): 1303-1305).<br />

Alla luce dei risultati finora emersi, la Direzione sanitaria della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha comunque provveduto ad implementare, con approccio<br />

multidisciplinare, le misure preventive già in atto, sia a livello formativo e<br />

informativo del personale sanitario (case report interni, questionari comportamentali)<br />

che attraverso l’intensificazione delle analisi microbiologiche ed epidemiologiche<br />

e la verifica dell’efficacia e delle migliori modalità di utilizzo dei<br />

presidi di antisepsi attualmente disponibili.<br />

2006 295


MILD COGNITIVE IMPAIRMENT:<br />

LA FASE PRECLINICA DI DEMENZA<br />

LAURA SERRA, ROBERTA PERRI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

GRUPPO DI STUDIO “DIAGNOSI PRECOCE DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER”<br />

Italian Interdisciplinary Network on Alzheimer’s Disease – IT.I.N.A.D.


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

La diagnosi clinica di demenza presuppone un tipo di evoluzione che<br />

transita da un precedente stato di normalità, attraverso una fase di compromissione<br />

cognitiva lieve, fino ad esitare in uno stato di franca demenza. È<br />

stata ipotizzata, cioè, l’esistenza di un continuum cognitivo (Petersen 1995;<br />

Palmer et al., 2003) che va dall’invecchiamento normale alla demenza passando<br />

per una fase di compromissione lieve. Quest’ultima sarebbe attraversata<br />

da quegli individui destinati a sviluppare una patologia dementigena su<br />

base degenerativa.<br />

Il concetto di Mild Cognitive Impairment è stato introdotto proprio per<br />

definire la fase di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza. Si<br />

riferisce ad una popolazione di soggetti anziani che non sono compromessi<br />

nel loro funzionamento quotidiano ma che hanno un subclinico ed isolato<br />

deficit cognitivo e sono potenzialmente a rischio di sviluppare la Malattia di<br />

Alzheimer (Petersen et al., 1999; Petersen et al., 2001). È importante sottolineare<br />

però che non tutti i soggetti con compromissione cognitiva lieve svilupperanno<br />

necessariamente demenza.<br />

La pubblicazione, oltre a dare un panorama completo della letteratura<br />

scientifica esistente sulla problematica del MCI e della fase preclinica di<br />

demenza, riporta i dati e i risultati di 4 studi eseguiti presso la <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in collaborazione con diversi centri italiani.<br />

Caratterizzazione del profilo di memoria in soggetti<br />

con Mild Cognitive Impairment amnesico<br />

Il primo studio presentato è volto a valutare le caratteristiche qualitative<br />

del profilo di compromissione della memoria in un selezionato campione di<br />

soggetti affetti dalla forma amnesica di MCI (a-MCI). Ciò è stato realizzato<br />

comparando le performance di questo gruppo di pazienti in un ampio range di<br />

test che valutano i differenti aspetti della memoria episodica a lungo termine, a<br />

breve termine e la memoria implicita, con un gruppo di pazienti affetti da<br />

Malattia di Alzheimer (AD) ed un gruppo di soggetti anziani di controllo (NCs)<br />

I risultati di questo studio hanno evidenziato nel gruppo degli a-MCI una<br />

compromissione di tutti gli indici di memoria episodica esplorati. L’evidenza<br />

riportata di una vasta compromissione di tutte le funzioni di memoria dipendenti<br />

dall’integrità delle strutture ippocampali in una popolazione di soggetti<br />

ad alto rischio di sviluppare demenza sembra supportare questa ipotesi.<br />

Studio longitudinale sulla conversione in demenza<br />

e caratterizzazione del profilo di compromissione cognitiva<br />

dopo 12 e 24 mesi in un campione di a-MCI<br />

Sebbene numerosi studi dimostrino che soggetti anziani con deficit<br />

cognitivi lievi ed in particolare modo con deficit di memoria sviluppano una<br />

Malattia di Alzheimer nel corso di follow-up successivi (Albert 1996; Bondi et<br />

al., 1999; Bowen et al., 1997; Grober et al., 2000; Jacobs et al., 1995), rimane<br />

controversa la stima del tasso di conversione a demenza in popolazioni di<br />

soggetti affetti da MCI. Scopo del presente lavoro era valutare attraverso uno<br />

studio longitudinale multicentrico l’entità di conversione in demenza dopo 12<br />

298 2006


Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica di demenza<br />

e 24 mesi dall’inclusione nello studio di un omogeneo campione di pazienti<br />

affetti da MCI amnesico.<br />

I risultati sono in accordo con gli studi che affermano che il tasso di<br />

progressione in demenza dipende dal grado di deficit cognitivo di partenza<br />

(Morris et al., 2001), e che i pazienti che presentano un declino cognitivo<br />

coinvolgente più funzioni probabilmente possono rappresentare uno stadio<br />

molto iniziale di AD non ancora riconosciuto come tale (Morris et al., 2001).<br />

Caratterizzazione del profilo cognitivo al follow-up 24<br />

in un gruppo di pazienti MCI decliners e non-decliners<br />

Scopo di questo studio longitudinale, condotto su un campione altamente<br />

selezionato di soggetti con a-MCI era analizzare quali erano le caratteristiche<br />

cognitive mostrate al tempo dell’inclusione nello studio dei soggetti MCI decliners<br />

(MCI-AD) e MCI non-decliners (MCI); e individuare i markers predittivi<br />

di AD.<br />

Il nostro studio ha mostrato complessivamente che i soggetti MCI-AD fin<br />

dall’inclusione, pur essendo stati selezionati per un a-MCI, presentavano un<br />

profilo cognitivo differente dai soggetti che sarebbero rimasti dopo 24 mesi<br />

ancora MCI. Tali differenze negli MCI-AD rispetto agli MCI erano riscontrabili<br />

nella presenza di: (a) deficit subclinici che coinvolgevano anche ambiti<br />

diversi dalla memoria; (b) peggiori prestazioni in tutti gli indici di memoria<br />

esplicita a lungo termine.<br />

Caratterizzazione del profilo di cognitivo al follow-up 24<br />

in un gruppo di pazienti MCI ed MCI normalizzati<br />

Scopo di questo lavoro era individuare la presenza eventuale di caratteristiche<br />

cognitive che potessero essere distintive dei pazienti a-MCI che sarebbero<br />

rimasti MCI dopo il follow-up a 24 mesi ed i pazienti a-MCI che invece<br />

avrebbero mostrato una normalizzazione del profilo cognitivo. A questo<br />

scopo, come nei precedenti lavori, sono state confrontate le prestazioni ottenute<br />

dal gruppo degli MCI e degli MCI-N in tutte le prove della batteria neuropsicologica<br />

di screening. Inoltre le prestazioni ottenute alle prove del protocollo<br />

sperimentale dal gruppo di soggetti MCI e MCI-N sono state confrontate<br />

fra loro e anche con un gruppo di soggetti normali di controllo.<br />

Potrebbe essere ipotizzabile che il deficit di categorizzazione in questo<br />

gruppo di pazienti non dipenda tanto dal un disturbo mnesico in quanto tale<br />

ma che derivi dall’alterazione di altre capacità che non consentono di attuare<br />

una strategia di categorizzazione. Tale alterazione potrebbe riguardare<br />

ad esempio una maggiore difficoltà attentiva che non consente di accorgersi<br />

che le parole sono semanticamente correlate tra loro, oppure ad una più specifica<br />

difficoltà di tipo esecutivo. Tale ipotesi potrebbe essere supportata dal<br />

dato riportato nel presente studio secondo cui i soggetti MCI-N non ottenevano<br />

prestazioni migliori dei soggetti MCI in una prova che valuta le capacità<br />

esecutive.<br />

2006 299


PAROLE IN CORSO<br />

Materiali per il recupero<br />

delle difficoltà di lettura<br />

ANNA JUDICA, LAURA BALDONI, LUCIANA CHIRRI,<br />

CECILIA CUCCIAIONI, GUIDO DEL VENTO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

Primo volume di un’opera rivolta ai bambini della scuola primaria, questo<br />

libro propone divertenti attività per il recupero delle difficoltà di lettura. I<br />

materiali presentati sono veri e propri giochi: liste di parole, matrici di lettere<br />

dove andare a cercare parole nascoste, incroci di parole simili a giochi enigmistici,<br />

memory e tombole per battere i “ grandi ” e, infine, storie semplici e<br />

brevi, con figure e molte facilitazioni, per dimostrare ai bambini che la lettura<br />

non è un compito impossibile da affrontare.<br />

Il carattere ludico del programma permette di mantenere alto il livello di<br />

attenzione e motivazione dei bambini, ottenendo così significativi miglioramenti<br />

delle abilità di lettura, in termini di velocità e correttezza.<br />

L’efficacia dell’uso di questi materiali è stata accertata nell’ambito di un<br />

progetto di ricerca sulla valutazione e l’intervento riabilitativo in bambini di<br />

scuola primaria, nato dalla collaborazione tra alcune scuole statali e l’IRCCS<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma.<br />

Per i logopedisti è un ottimo strumento di intervento sul disturbo specifico<br />

della lettura, per gli insegnanti un programma che può integrare le normali<br />

attività curricolari e per i genitori un supporto alle attività didattiche o<br />

riabilitative attraverso situazioni guidate di gioco.<br />

302 2006


PROGETTO MOVIMENTO E SALUTE<br />

Consigli pratici per mantenere<br />

una buona efficienza fisica<br />

MARCO TRABALLESI, TIZIANO AVERNA, PAOLO PORCACCHIA,<br />

EMANUELA LUCARELLI, CRISTINA PAGANELLI, LORENZO POLIDORI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

È a tutti noto che l’esercizio fisico è un modo per procrastinare gli effetti<br />

deterioranti della vecchiaia e più in generale per mantenersi in buona salute<br />

fisica e psichica riducendo il consumo di farmaci e l’incidenza di molte malattie.<br />

Ogni attività del nostro corpo, come di ogni altra macchina vivente, è<br />

potenzialmente causa di danno e ciò vale manifestamente per l’esercizio fisico<br />

e per lo sport: da un lato il beneficio indubbio e dall’altro il pericolo di farsi<br />

male. In effetti uno dei requisiti fondamentali dell’allenamento è la gradualità<br />

nella preparazione: il carico di lavoro deve aumentare progressivamente se si<br />

vuole ottenere un certo effetto (aumento della forza, velocità di movimento,<br />

etc) ma la prescrizione per non farsi male è la gradualità, sia per quanto<br />

riguarda l’intensità che la frequenza delle sedute di allenamento. Bisogna dar<br />

tempo e modo all’organismo di adattarsi al nuovo regime e di riparare le<br />

microlesioni che si siano eventualmente prodotte. Assunto un certo ritmo<br />

dedicato all’attività, è necessario mantenerlo costante nel tempo.<br />

Dal maggio 2005 al dicembre 2006 si è svolto a Roma il Progetto Regionale<br />

“ Movimento e Salute ” che si proponeva di aumentare il livello d’attività<br />

fisica in adulti sedentari affetti da broncopneumopatie croniche ostruttive<br />

(BPCO) e adulti affetti da ipertensione arteriosa essenziale (IE). Scopi del programma<br />

sono stati:<br />

1. Incentivare ed incrementare l’attività fisica.<br />

2. Valutare gli effetti dell’esercizio fisico per quanto riguarda:<br />

• l’efficienza funzionale,<br />

• la qualità della vita,<br />

• la riduzione dell’assunzione di farmaci,<br />

• la formazione di personale adeguato per guidare i pazienti nello svolgimento<br />

d’attività fisica,<br />

• l’identificazione di programmi d’allenamento individuali e collettivi<br />

adattati alle differenti condizioni cliniche.<br />

I partecipanti in gruppi di 12-15, dopo una visita medico-sportiva nella<br />

quale venivano valutate le condizioni generali e si definivano i protocolli di<br />

allenamento da seguire, hanno svolto attività fisica adattata con frequenza di<br />

due o tre volte a settimana per tre mesi; i gruppi sono stati guidati da tecnici<br />

sportivi laureati in Scienze Motorie e specializzati in Attività Motorie Preventive<br />

e Adattate. Al termine del periodo di allenamento sono state effettuate le<br />

stesse valutazioni mediche fatte nella prima visita (ECG, spirometria, test da<br />

sforzo) per valutare gli effetti benefici dell’esercizio.<br />

Il percorso proposto origina dai protocolli di attività motoria applicati nel<br />

progetto “ Movimento e Salute ”. Usa un linguaggio semplice e chiaro per dare<br />

consigli per mantenere la condizione fisica. Consigli rivolti ad individui<br />

anziani o comunque sedentari che, per professione o stile di vita, non hanno<br />

modo e tempo di dedicarsi ad attività molto impegnative. Illustra in modo<br />

semplice e sintetico alcuni esercizi fisici, eseguibili in casa, organizzati razionalmente,<br />

dosati nel grado d’intensità; è inoltre rivolto, a scopo informativo, a<br />

coloro che desiderano salvaguardare il proprio benessere psichico e migliorare<br />

il proprio stato di efficienza fisica funzionale.<br />

304 2006


LA VALUTAZIONE<br />

DEL DETERIORAMENTO COGNITIVO<br />

E LA MENTAL DETERIORATION BATTERY<br />

ILARIA SPOLETINI, ROBERTA PERRI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />

Gli obiettivi della valutazione neuropsicologica del paziente demente<br />

sono molteplici: primo fra tutti quello di contribuire alla diagnosi di demenza<br />

con il maggior livello possibile di accuratezza. Sebbene alcuni parametri neuroradiologici,<br />

neurofunzionali e biochimici dimostrino una buona capacità di<br />

discriminare soggetti normali da pazienti dementi, mancano a tutt’oggi esami<br />

strumentali e/o markers biologici che siano universalmente accettati e/o applicabili<br />

per la diagnosi di demenza. Per tale motivo, i criteri diagnostici per la<br />

sindrome di demenza e, in particolare, di malattia di Alzheimer (Alzheimer’s<br />

Disease, AD) sono fondamentalmente basati sulla evidenza della compromissione<br />

di diversi ambiti cognitivi (con particolare riguardo alla memoria), di<br />

gravità tale da interferire con l’autonomia funzionale del soggetto. Ne deriva<br />

che lo studio cognitivo rappresenta una tappa fondamentale nella valutazione<br />

diagnostica del paziente con sospetto deterioramento cognitivo.<br />

Confermare o meno il sospetto clinico di demenza può essere, tuttavia, un<br />

compito non facile soprattutto nelle forme iniziali di deterioramento. Nei soggetti<br />

anziani, in particolare, diviene fondamentale poter distinguere le fisiologiche<br />

modificazioni delle capacità cognitive legate all’invecchiamento dalle<br />

alterazioni proprie di una demenza in fase iniziale e ciò è tanto più difficile<br />

quanto più il soggetto è anziano e quanto più è scarso il suo livello socioculturale.<br />

Con l’invecchiamento naturale, infatti, si realizza un declino delle<br />

funzioni cognitive, più evidente nella nona decade di vita, non sempre immediatamente<br />

differenziabile dagli stati patologici. I disturbi di memoria, in particolare,<br />

sono i sintomi che più frequentemente vengono riferiti dai soggetti<br />

anziani o dai loro familiari quando venga posto il sospetto di un deterioramento.<br />

La valutazione neuropsicologica ha perciò inizialmente il compito di<br />

rivelare la presenza di tali disturbi (che non sempre sono segnalati dai<br />

pazienti) e distinguere, fra i pazienti che lamentano un disturbo di memoria,<br />

quei casi in cui esiste effettivamente un deficit che rappresenta il nucleo di<br />

una demenza da quei casi in cui le lamentele non sono dovute a reali compromissioni<br />

della funzione mnesica come può accadere ad esempio nei disturbi<br />

d’ansia.<br />

Il riscontro di un deficit isolato di memoria nel paziente con sospetto clinico<br />

di deterioramento cognitivo non è sufficiente a porre diagnosi di<br />

demenza tuttavia tale reperto pone l’obbligo di valutazioni ripetute nel tempo<br />

per l’osservazione dell’eventuale evoluzione del deficit. Infatti, le diverse ricerche<br />

che negli ultimi anni hanno focalizzato la loro attenzione sullo stato di<br />

transizione tra le fisiologiche modificazioni delle abilità cognitive legate all’invecchiamento<br />

e le fasi iniziali dell’AD hanno mostrato che soggetti anziani<br />

non dementi affetti da Mild Cognitive Impairment, uno stato caratterizzato da<br />

deficit cognitivi subclinici isolati o multipli, presentano un aumento del<br />

rischio di sviluppare una demenza degenerativa rispetto a quanto atteso nella<br />

popolazione normale.<br />

La valutazione neuropsicologica del paziente con sospetto di demenza,<br />

oltre ad essere fondamentale per confermare o meno tale sospetto, offre l’opportunità<br />

di poter differenziare forme diverse di demenza. La caratterizzazione<br />

eziologica della sindrome demenziale può condurre infatti a impostazioni<br />

prognostiche e terapeutiche molto differenti, che vanno da un giudizio<br />

306 2006


La valuazione del deterioramento cognitivo e la Mental Deterioration Battery<br />

di sostanziale irreversibilità del processo dementigeno, come nel caso della<br />

malattia di Alzheimer, alla possibilità di un intervento terapeutico efficace,<br />

come nelle forme di demenza associate alla depressione o all’idrocefalo normoteso.<br />

In particolare, lo studio neuropsicologico del paziente con sospetto<br />

di demenza appare fondamentale per individuare forme di demenza associate<br />

a sindrome depressiva, patologia in cui né la clinica, né gli esami neuroradiologici<br />

o di laboratorio forniscono dati discriminativi efficaci rispetto a una<br />

demenza degenerativa.<br />

Infine, la valutazione neuropsicologica del paziente demente ha lo scopo<br />

non meno importante di documentare il livello di gravità di decadimento<br />

demenziale e questo al fine di una valutazione longitudinale del singolo<br />

paziente.<br />

Da quanto detto, appare evidente la notevole importanza di poter disporre,<br />

per lo studio dei deficit cognitivi nella demenza, di strumenti adeguati di valutazione<br />

neuropsicologica che non risentano del grado di affidabilità del<br />

paziente e dei familiari nel riportare i sintomi cognitivo-comportamentali, di<br />

esprimere in maniera quantitativa l’entità del deficit cognitivo e di esplorare in<br />

maniera organica le abilità cognitive del paziente consentendo quindi un giudizio<br />

qualitativo otre che quantitativo.<br />

In questo lavoro vengono approfondite le caratteristiche di alcuni strumenti<br />

di valutazione del deterioramento cognitivo fra i più utilizzati quali<br />

Milan Overall Dementia Assessment (MODA), l’Alzheimer’s Disease Assessment<br />

Battery (ADAS), Cambridge Examination for Mental Disorders of the<br />

Elderly (CAMDEX). Fra gli strumenti di valutazione cognitiva appositamente<br />

pensati per la valutazione di soggetti anziani con dubbio diagnostico di deterioramento<br />

intellettivo e provvisti di dati di normalizzazione e validazione<br />

raccolti in una popolazione di lingua italiana viene presentata nel dettaglio la<br />

Mental Deterioration Battery (MDB), studiata appositamente per discriminare<br />

con un elevato grado di accuratezza i soggetti dementi dai soggetti normali<br />

anziani, nonché per fornire informazioni sulle caratteristiche qualitative<br />

del deficit cognitivo eventualmente presente nel paziente indagato. Si fornisce,<br />

inoltre, la descrizione del programma informatico allegato per l’utilizzo<br />

della Mental Deterioration Battery (MDB).<br />

2006 307


Produzione<br />

scientifica


Sezione II<br />

2004 2005 2006<br />

Pubblicazioni presenti nel Science Citation<br />

Index (SCI) n. 189 225 237<br />

Altre pubblicazioni n. 5 8 9<br />

Libri in inglese n. – 1 –<br />

Capitoli di libri in inglese n. – 1 5<br />

Libri in italiano n. 4 2 6<br />

Capitoli di libri in italiano n. 1 3 –<br />

Comunicazioni scientifiche:<br />

a) pubblicate su riviste presenti nel SCI n. 24 14 21<br />

b) pubblicate su altre riviste n. 6 5 2<br />

c) pubblicate su atti congressuali n. 21 13 7<br />

Poster n. 8 14 14<br />

Brevetti n. 2 – 2<br />

I lavori presenti nel Science Citation Index Citation nel 2006 sono pubblicati<br />

su:<br />

IMPACT<br />

FACTOR<br />

NUMERO DI<br />

PUBBLICAZIONI<br />

– Adv Exp Med Biol 0,635 1<br />

– Am J Geriatr Psychiatry 2,929 2<br />

– Am J Med Genet B Neuropsychiatr Genet 3,521 1<br />

– Amino Acids 2,172 1<br />

– Ann Hematol 2,193 1<br />

– Ann Neurol 7,571 2<br />

– Ann NY Acad Sci 1,971 1<br />

– Anticancer Drugs 1,907 1<br />

– Apoptosis 4,497 1<br />

– Arch Phys Med Rehabil 1,734 1<br />

– Behav Brain Res 2,865 2<br />

– Behav Neurol 1,417 1<br />

– Biochem Biophys Res Commun 3,000 1<br />

– Biochim Biophys Acta 0,000 1<br />

– Biol Cybern 1,398 1<br />

– Biol Psychiatry 6,779 2<br />

– Bioorg Med Chem 2,286 1<br />

– Brain Inj 1,471 1<br />

– Brain Lang 2,129 3<br />

– Brain Res Bull 2,481 3<br />

310 2006


Produzione scientifica<br />

– Brain Res 2,296 1<br />

– Brain 7,535 6<br />

– Cell Death Differ 7,785 2<br />

– Cell Mol Life Sci 4,582 1<br />

– Cephalalgia 4,657 2<br />

– Cereb Cortex 6,187 4<br />

– Cerebellum 1,762 1<br />

– Chem Biol Interact 1,968 1<br />

– Child Neuropsychol 0,750 1<br />

– Clin EEG Neurosci 0,581 1<br />

– Clin Exp Hypertens 0,951 2<br />

– Clin Neurophysiol 2,640 3<br />

– Cogn Behav Neurol 0,000 1<br />

– Cogn. Neuropsychol 3,000 2<br />

– Cortex 3,584 1<br />

– Curr Biol 11,732 1<br />

– Curr Opin Neurobiol 8,527 1<br />

– Curr Opin Pharmacol 5,366 1<br />

– Curr Pharm Des 4,829 1<br />

– Dement Geriatr Cogn Disord 2,603 1<br />

– Dev Med Child Neurol 1,790 1<br />

– Dev Neuropsychol 2,443 1<br />

– EMBO J 10,053 1<br />

– EMBO Rep 7,663 1<br />

– Endocrinology 5,313 1<br />

– Epidemiol Prev 0,000 1<br />

– Eur J Neurol 2,244 6<br />

– Eur J Neurosci 3,949 5<br />

– Eur J Pharmacol 2,477 1<br />

– Eura Medicophys 0,000 1<br />

– Exp Brain Res 2,118 9<br />

– Exp Gerontol 3,008 1<br />

– Exp Neurol 3,767 2<br />

– FASEB J 7,064 1<br />

– Funct Neurol 0,561 1<br />

– Genes Brain Behav 4,091 1<br />

– Hippocampus 3,781 1<br />

– Hum Brain Mapp 4,317 3<br />

– Hum Mov Sci 1,045 1<br />

– IEEE Eng Med Biol Mag 1,132 1<br />

– IEEE Trans Biomed Eng 1,857 1<br />

– IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng 1,678 1<br />

2006 311


Sezione II<br />

– J Am Soc Nephrol 7,240 1<br />

– J Biol Chem 5,854 3<br />

– J Biol Inorg Chem 3,224 1<br />

– J Cell Sci 6,543 1<br />

– J Cereb Blood Flow Metab 4,786 2<br />

– J Cogn Neurosci 4,533 1<br />

– J Comp Neurol 3,855 1<br />

– J Headache Pain 0,000 1<br />

– J Immunol 6,387 1<br />

– J Intellect Disabil Res 1,047 2<br />

– J Leukoc Biol 4,627 2<br />

– J Math Imaging Vis 2,197 1<br />

– J Med Virol 2,520 1<br />

– J Neural Transm Suppl 1,569 1<br />

– J Neural Transm 2,544 2<br />

– J Neurochem 4,604 1<br />

– J Neurol Sci 2,035 1<br />

– J Neurol 2,844 2<br />

– J Neurophysiol 3,853 5<br />

– J Neurosci Methods 1,784 1<br />

– J Neurosci 7,506 6<br />

– J Physiol 4,272 1<br />

– J Proteome Res 6,901 1<br />

– J Psychiatr Res 3,301 1<br />

– J Urol 3,592 1<br />

– Kidney Int 4,927 1<br />

– Lancet Neurol 12,167 1<br />

– Magn Reson Imaging 1,361 3<br />

– Med Sci Sports Exerc 2,831 1<br />

– Mol Biol Cell. 6,520 1<br />

– Mol Cell Biol 7,093 1<br />

– Mol Endocrinol 5,807 1<br />

– Mol Psychiatry 9,335 2<br />

– Mov Disord 2,830 1<br />

– Mult Scler 2,832 1<br />

– Muscle Nerve 2,458 2<br />

– Nat Neurosci 15,456 1<br />

– Nat Rev Neurosci 20,951 1<br />

– Neurobiol Aging 5,312 1<br />

– Neurobiol Dis 4,048 4<br />

– Neurobiol Learn Mem 4,091 1<br />

– Neurocase 0,898 1<br />

312 2006


Produzione scientifica<br />

– Neuroendocrinology 2,650 1<br />

– Neurogenetics 2,938 1<br />

– Neuroimage 5,288 6<br />

– Neurol Sci 0,779 1<br />

– Neurology 4,947 1<br />

– Neuropharmacology 3,637 1<br />

– Neuropsychol Rev 3,652 1<br />

– Neuropsychologia 4,119 5<br />

– Neuropsychopharmacology 5,369 2<br />

– Neurorehabil Neural Repair 1,558 1<br />

– Neuroreport 1,995 2<br />

– Neurosci Lett 1,898 4<br />

– Neuroscience 3,410 8<br />

– Neuroscientist 4,458 2<br />

– Neurosurg Rev 1,425 1<br />

– Neurotoxicology 2,576 1<br />

– Nutr Neurosci 1,359 1<br />

– Pharmacol Biochem Behav 1,970 1<br />

– Pharmacol Ther 8,357 1<br />

– Phys Med Biol 2,683 1<br />

– Proc Natl Acad Sci USA 10,231 6<br />

– Proteomics 6,088 2<br />

– Psychopathology 0,808 1<br />

– Radiol Med (Torino) 0,000 2<br />

– Restor Neurol Neurosci 1,825 2<br />

– Scand J Med Sci Sports 2,151 1<br />

– Sleep Med 2,711 1<br />

– Sleep 4,950 1<br />

– Spinal Cord 1,067 1<br />

– Stroke 5,855 4<br />

– Synapse 3,220 2<br />

– Trends Cogn Sci 9,155 1<br />

– Trends Neurosci 14,325 1<br />

– Trends Pharmacol Sci 10,372 1<br />

2006 313


Sezione II<br />

PUBBLICAZIONI RECENSITE SU S.C.I.<br />

S.C.I. = Science Citation Index (I.F.)<br />

IMPACT FACTOR<br />

1. ALIMONTI A., RISTORI G., GIUBILEI F., STAZI M.A., PINO A.,<br />

VISCONTI A., BRESCIANINI S., SEPE MONTI M., FORTE G.,<br />

STANZIONE P., BOCCA B., BOMBOI G., D’IPPOLITO C., ANNIBALI V.,<br />

SALVETTI M., SANCESARIO G.<br />

Serum chemical elements and oxidative status in Alzheimer’s<br />

disease, Parkinson disease and Multiple Sclerosis<br />

Neurotoxicology (2006) Dec 9; [Epub ahead of print] 2,576<br />

2. ALLEN P.B., ZACHARIOU V., SVENNINGSSON P., LEPORE A.C.,<br />

CENTONZE D., COSTA C., ROSSI S., BENDER G., CHEN G., FENG J.,<br />

SNYDER G.L., BERNARDI G., NESTLER E.J., YAN Z.,<br />

CALABRESI P., GREENGARD P.<br />

Distinct roles for spinophilin and neurabin in dopaminemediated<br />

plasticity<br />

Neuroscience (2006) Dec 9; 140(3): 897-911 3,410<br />

3. ALTAMURA C., DELL’ACQUA M.L., MOESSNER R., MURPHY D.L.,<br />

LESCH K.P., PERSICO A.M.<br />

Altered neocortical cell density and layer thickness in<br />

serotonin transporter knockout mice: a quantitation study<br />

Cereb Cortex (2006) Aug 11; [Epub ahead of print] 6,187<br />

4. AMADIO S., TRAMINI G., MARTORANA A., VISCOMI M.T.,<br />

SANCESARIO G., BERNARDI G., VOLONTÉ C.<br />

Oligodendrocytes express P2Y(12) metabotropic receptor<br />

in adult rat brain<br />

Neuroscience (2006) Sep 7; 141(3): 1171-1180 3,410<br />

5. ANGELUCCI A., VALENTINI A., MILLIMAGGI D., GRAVINA G.L.,<br />

MIANO R., DOLO V., VICENTINI C., BOLOGNA M., FEDERICI G.,<br />

BERNARDINI S.<br />

Valproic acid induces apoptosis in prostate carcinoma cell<br />

lines by activation of multiple death pathways<br />

Anticancer Drugs (2006) Nov; 17(10): 1141-1150 1,907<br />

6. ARDUINO L.S., VALLAR G., BURANI C.<br />

Left neglect dyslexia and the effect of stimulus duration<br />

Neuropsychologia (2006); 44(4): 662-665 4,119<br />

314 2006


Produzione scientifica<br />

7. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., DE VICO FALLANI F.,<br />

SALINARI S., URSINO M., ZAVAGLIA M., MARCIANI M.G.,<br />

BABILONI F.<br />

Estimation of the cortical connectivity patterns during the<br />

intention of limb movements<br />

IEEE Eng Med Biol Mag (2006) Jul-Aug; 25(4): 32-38 0,469<br />

8. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., MARCIANI M.G.,<br />

BACCALÀ L.A., DE VICO FALLANI F., SALINARI S., URSINO M.,<br />

ZAVAGLIA M., BABILONI F.<br />

Assessing cortical functional connectivity by partial directed<br />

coherence: simulations and application to real data<br />

IEEE Trans Biomed Eng (2006) Sep; 53(9): 1802-1812 1,857<br />

9. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., MARCIANI M.G.,<br />

BACCALÀ L.A., DE VICO FALLANI F., SALINARI S., URSINO M.,<br />

ZAVAGLIA M., DING L., EDGAR J.C., MILLER G.A., HE B.,<br />

BABILONI F.<br />

Comparison of different cortical connectivity estimators<br />

for high-resolution EEG recordings<br />

Hum Brain Mapp (2006) Jun 7; [Epub ahead of print] 4,317<br />

10. AVENANTI A., PALUELLO I.M., BUFALARI I., AGLIOTI S.M.<br />

Stimulus-driven modulation of motor-evoked potentials<br />

during observation of others’ pain<br />

Neuroimage (2006) Aug 1; 32(1): 316-324 5,288<br />

11. BALESTRIERI E., GRELLI S., MATTEUCCI C., MINUTOLO A.,<br />

D’ETTORRE G., DI SORA F., MONTELLA F., VULLO V., VELLA S.,<br />

FAVALLI C., MACCHI B., MASTINO A.<br />

Apoptosis-associated gene expression in HIV-infected<br />

patients in response to successful antiretroviral therapy<br />

J Med Virol (2006) Dec 19; 79(2):111-117 2,520<br />

12. BARBA C., DELLA MARCA G., COLOSIMO C., SILVESTRI G.,<br />

MAZZA S., TONALI P.<br />

Transient MRI abnormalities in a case of occipital lobe<br />

epilepsy with favorable outcome<br />

Clin EEG Neurosci (2006) Jul; 37(3): 219-222 0,581<br />

13. BARBA C., FORMISANO R., SABATINI U., CICINELLI P.,<br />

HAGBERG G.E., MARCONI B., CIURLI P., BIANCIARDI M.,<br />

MATTEIS M.<br />

Dysfunction of a structurally normal motor pathway in a<br />

brain injury patient as revealed by multimodal integrated<br />

techniques<br />

Neurocase (2006) Aug; 12(4): 232-235 0,898<br />

2006 315


Sezione II<br />

14. BARCA L., BURANI C., DI FILIPPO G., ZOCCOLOTTI P.<br />

Italian developmental dyslexic and proficient readers.<br />

Where are the differences?<br />

Brain Lang (2006) Sep; 98(3): 347-351 2,129<br />

15. BARCAROLI D., BONGIORNO-BORBONE L., TERRINONI A.,<br />

HOFMANN T.G., ROSSI M., KNIGHT R.A., MATERA A.G.,<br />

MELINO G., DE LAURENZI V.<br />

FLASH is required for histone transcription and S-phase<br />

progression<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006) Oct 3; 103(40): 14808-14812 10,231<br />

16. BARCAROLI D., DINSDALE D., NEALE M.H.,<br />

BONGIORNO-BORBONE L., RANALLI M., MUNARRIZ E.,<br />

SAYAN A.E., MCWILLIAM J.M., SMITH T.M., FAVA E.,<br />

KNIGHT R.A., MELINO G., DE LAURENZI V.<br />

FLASH is an essential component of Cajal bodies<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006)Oct 3; 103(40): 14802-14807 10,231<br />

17. BARTOLOMUCCI A., LA CORTE G., POSSENTI R., LOCATELLI V.,<br />

RIGAMONTI A.E., TORSELLO A., BRESCIANI E., BULGARELLI I.,<br />

RIZZI R., PAVONE F., D’AMATO F.R., SEVERINI C.,<br />

MIGNOGNA G., GIORGI A., SCHININÀ M.E., ELIA G.,<br />

BRANCIA C., FERRI G.L., CONTI R., CIANI B., PASCUCCI T.,<br />

DELL’OMO G., MÜLLER E.E., LEVI A., MOLES A.<br />

TLQP-21, a VGF-derived peptide, increases energy<br />

expenditure and prevents the early phase of diet-induced<br />

obesity<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006) Sep 26; 103(39): 14584-14589 10,231<br />

18. BERNARDINI S., NUCCETELLI M., NOGUERA N.I.,<br />

BELLINCAMPI L., LUNGHI P., BONATI A., MANN K.,<br />

MILLER W.H. JR., FEDERICI G., LO COCO F.<br />

Role of GSTP1-1 in mediating the effect of As 2<br />

O 3<br />

in the<br />

Acute Promyelocytic Leukemia cell line NB4<br />

Ann Hematol (2006) Oct; 85(10): 681-687 2,193<br />

19. BIROCCIO A., DEL BOCCIO P., PANELLA M., BERNARDINI S.,<br />

DI ILIO C., GAMBI D., STANZIONE P., SACCHETTA P.,<br />

BERNARDI G., MARTORANA A., FEDERICI G., STEFANI A.,<br />

URBANI A.<br />

Differential post-translational modifications of<br />

transthyretin in Alzheimer’s disease. A study of the cerebral<br />

spinal fluid<br />

Proteomics (2006) Apr; 6(7): 2305-2313 6,088<br />

316 2006


Produzione scientifica<br />

20. BONOMINI M., PAVONE B., SIROLLI V., DEL BUONO F.,<br />

DI CESARE M., DEL BOCCIO P., AMOROSO L., DI ILIO C.,<br />

SACCHETTA P., FEDERICI G., URBANI A.<br />

Proteomics characterization of protein adsorption onto<br />

hemodialysis membranes<br />

J Proteome Res (2006) Oct 6; 5(10): 2666-2674 6,901<br />

21. BONSI P., CUOMO D., PICCONI B., SCIAMANNA G., TSCHERTER A.,<br />

TOLU M., BERNARDI G., CALABRESI P., PISANI A.<br />

Striatal metabotropic glutamate receptors as a target for<br />

pharmacotherapy in Parkinson’s disease<br />

Amino Acids (2006) May 22; [Epub ahead of print] 2,172<br />

22. BORRONI B., GRASSI M., AGOSTI C., ARCHETTI S., COSTANZI C.,<br />

CORNALI C., CALTAGIRONE C., CAIMI L., DI LUCA M., PADOVANI A.<br />

Cumulative effect of COMT and 5-HTTLPR<br />

polymorphisms and their interaction with disease severity<br />

and comorbidities on the risk of psychosis in Alzheimer<br />

disease<br />

Am J Geriatr Psychiatry (2006) Apr; 14(4): 343-351 2,929<br />

23. BOSCO G., EIAN J., POPPELE R.E.<br />

Phase-specific sensory representations in spinocerebellar<br />

activity during stepping: evidence for a hybrid kinematic/<br />

kinetic framework<br />

Exp Brain Res (2006) Oct; 175(1): 83-96 2,118<br />

24. BRISELLI E., GARREFFA G., BIANCHI L., BIANCIARDI M.,<br />

MACALUSO E., ABBAFATI M., MARCIANI M.G., MARAVIGLIA B.<br />

An independent component analysis-based approach on<br />

ballistocardiogram artifact removing<br />

Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 393-400 1,361<br />

25. BRIZZOLARA D., CHILOSI A., CIPRIANI P., DI FILIPPO G.,<br />

GASPERINI F., MAZZOTTI S., PECINI C., ZOCCOLOTTI P.<br />

Do phonologic and rapid automatized naming deficits<br />

differentially affect dyslexic children with and without a<br />

history of language delay? A study of Italian dyslexic<br />

children<br />

Cogn Behav Neurol (2006) Sep; 19(3): 141-149 0,000<br />

26. BRUNELLI S., AVERNA T., PORCACCHIA P., PAOLUCCI S.,<br />

DI MEO F., TRABALLESI M.<br />

Functional status and factors influencing the rehabilitation<br />

outcome of people affected by above-knee amputation and<br />

hemiparesis<br />

Arch Phys Med Rehabil (2006) Jul; 87(7): 995-1000 1,734<br />

2006 317


Sezione II<br />

27. BRUSA L., PETTA F., PISANI A., MIANO R., STANZIONE P.,<br />

MOSCHELLA V., GALATI S., FINAZZI AGRÒ E.<br />

Central acute D2 stimulation worsens bladder function in<br />

patients with mild Parkinson’s disease<br />

J Urol (2006) Jan; 175(1): 202-207 3,592<br />

28. BRUSA L., VERSACE V., KOCH G., IANI C., STANZIONE P.,<br />

BERNARDI G., CENTONZE D.<br />

Low frequency rTMS of the SMA transiently ameliorates<br />

peak-dose LID in Parkinson’s disease<br />

Clin Neurophysiol (2006) Sep; 117(9): 1917-1921 2,640<br />

29. BUZZI M.G.<br />

Reading data in migraine acute treatment studies: from<br />

clinical trials to reviews and meta-analyses<br />

J Headache Pain (2006) Jun; 7(3): 160-164 0,000<br />

30. CACCAMO N., BATTISTINI L., BONNEVILLE M., POCCIA F.,<br />

FOURNIÉ J.J., MERAVIGLIA S., BORSELLINO G., KROCZEK R.A.,<br />

LA MENDOLA C., SCOTET E., DIELI F., SALERNO A.<br />

CXCR5 identifies a subset of Vγ9Vδ2 T cells which secrete<br />

IL-4 and IL-10 and help B cells for antibody production<br />

J Immunol (2006) Oct 15; 177(8): 5290-5295 6,387<br />

31. CADEMARTIRI F., RUNZA G., LUCCICHENTI G., GALIA M.,<br />

MOLLET N.R., ALAIMO V., BRAMBILLA V., GUALERZI M.,<br />

CORUZZI P., MIDIRI M., LAGALLA R.<br />

Coronary artery anomalies: incidence, pathophysiology,<br />

clinical relevance and role of diagnostic imaging<br />

Radiol Med (Torino) (2006) Apr; 111(3): 376-391 0,000<br />

32. CALABRESI P., PICCONI B., PARNETTI L., DI FILIPPO M.<br />

A convergent model for cognitive dysfunctions in Parkinson’s<br />

disease: the critical dopamine-acetylcholine synaptic balance<br />

Lancet Neurol (2006) Nov; 5(11): 974-983 12,167<br />

33. CAMPBELL D.B., SUTCLIFFE J.S., EBERT P.J., MILITERNI R.,<br />

BRAVACCIO C., TRILLO S., ELIA M., SCHNEIDER C., MELMED R.,<br />

SACCO R., PERSICO A.M., LEVITT P.<br />

A genetic variant that disrupts MET transcription is<br />

associated with autism<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006) Nov 7; 103(45): 16834-16839 10,231<br />

34. CANDI E., TERRINONI A., RUFINI A., CHIKH A., LENA A.M.,<br />

SUZUKI Y., SAYAN B.S., KNIGHT R.A., MELINO G.<br />

p63 is upstream of IKKα in epidermal development<br />

J Cell Sci (2006) Nov 15; 119(Pt 22): 4617-4622 6,543<br />

318 2006


Produzione scientifica<br />

35. CANDIANO G., MUSANTE L., BRUSCHI M., PETRETTO A.,<br />

SANTUCCI L., DEL BOCCIO P., PAVONE B., PERFUMO F.,<br />

URBANI A., SCOLARI F., GHIGGERI G.<br />

Repetitive fragmentation products of albumin and<br />

α1-antitrypsin in glomerular diseases associated with<br />

nephrotic syndrome<br />

J Am Soc Nephrol (2006) Nov; 17(11): 3139-3148 7,240<br />

36. CAPPELLINI G., IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />

Motor patterns in human walking and running<br />

J Neurophysiol (2006) Jun; 95(6): 3426-3437 3,853<br />

37. CARLESIMO G.A., GALLONI F., BONANNI R., SABBADINI M.<br />

Verbal short-term memory in individuals with congenital<br />

articulatory disorders: new empirical data and review of<br />

the literature<br />

J Intellect Disabil Res (2006) Feb; 50(Pt 2): 81-91 1,047<br />

38. CARRÌ M.T., GRIGNASCHI G., BENDOTTI C.<br />

Targets in ALS: designing multidrug therapies<br />

Trends Pharmacol Sci (2006) May; 27(5): 267-273 10,372<br />

39. CATZ A., ITZKOVICH M., TESIO L., BIERING-SORENSEN F.,<br />

WEEKS C., LARAMEE M.T., CRAVEN B.C., TONACK M.,<br />

HITZIG S.L., GLASER E., ZEILIG G., AITO S., SCIVOLETTO G.,<br />

MECCI M., CHADWICK R.J., EL MASRY W.S., OSMAN A.,<br />

GLASS C.A., SILVA P., SONI B.M., GARDNER B.P., SAVIC G.,<br />

BERGSTRÖM E.M., BLUVSHTEIN V., RONEN J.<br />

A multicenter international study on the Spinal Cord<br />

Independence Measure, version III. Rasch psychometric<br />

validation<br />

Spinal Cord (2006) Aug 15; [Epub ahead of print] 1,067<br />

40. CENTONZE D., COSTA C., ROSSI S., PROSPERETTI C., PISANI A.,<br />

USIELLO A., BERNARDI G., MERCURI N.B., CALABRESI P.<br />

Chronic cocaine prevents depotentiation at corticostriatal<br />

synapses<br />

Biol Psychiatry (2006) Sep 1; 60(5): 436-443 6,779<br />

41. CENTONZE D., PROSPERETTI C., BARONE I., ROSSI S., PICCONI B.,<br />

TSCHERTER A., DE CHIARA V., BERNARDI G., CALABRESI P.<br />

NR2B-containing NMDA receptors promote the neurotoxic<br />

effects of 3-nitropropionic acid but not of rotenone in the<br />

striatum<br />

Exp Neurol (2006) Dec; 202(2): 470-479 3,767<br />

2006 319


Sezione II<br />

42. CENTONZE D., ROSSI S., GUBELLINI P., DE CHIARA V.,<br />

TSCHERTER A., PROSPERETTI C., PICCONI B., BERNARDI G.,<br />

CALABRESI P., BAUNEZ C.<br />

Deficits of glutamate transmission in the striatum of<br />

experimental hemiballism<br />

Neuroscience (2006) Nov 17; 143(1): 213-221 3,410<br />

43. CERASA A., HAGBERG G.E., PEPPE A., BIANCIARDI M.,<br />

GIOIA M.C., COSTA A., CASTRIOTA-SCANDERBEG A.,<br />

CALTAGIRONE C., SABATINI U.<br />

Functional changes in the activity of cerebellum and<br />

frontostriatal regions during externally and internally<br />

timed movement in Parkinson’s disease<br />

Brain Res Bull (2006) Dec 11; 71(1-3): 259-269 2,481<br />

44. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., FASANO F., PÉRAN P.,<br />

HAGBERG G.E., GIUGNI E., SABATINI U.<br />

Imaging nervous pathways with MR tractography<br />

Radiol Med (Torino) (2006) Mar; 111(2): 268-283 0,000<br />

45. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., PÉRAN P., HAGBERG G.E.,<br />

BARBA C., FORMISANO R., SABATINI U.<br />

Multimodal fMRI tractography in normal subjects and in<br />

clinically recovered traumatic brain injury patients<br />

Neuroimage (2006) Dec 29; [Epub ahead of print] 5,288<br />

46. CICINELLI P., MARCONI B., ZACCAGNINI M., PASQUALETTI P.,<br />

FILIPPI M.M., ROSSINI P.M.<br />

Imagery-induced cortical excitability changes in stroke: a<br />

transcranial magnetic stimulation study<br />

Cereb Cortex (2006) Feb; 16(2): 247-253 6,187<br />

47. CINCOTTI F., BIANCHI L., BIRCH G., GUGER C., MELLINGER J.,<br />

SCHERER R., SCHMIDT R.N., YÁÑEZ-SUÁREZ O., SCHALK G.<br />

BCI meeting 2005 – Workshop on technology: hardware<br />

and software<br />

IEEE T Neur Sys Reh Eng (2006) Jun; 14(2): 128-131 1,678<br />

48. COMMITTERI G., PITZALIS S., GALATI G., PATRIA F., PELLE G.,<br />

SABATINI U., CASTRIOTA-SCANDERBEG A., PICCARDI L.,<br />

GUARIGLIA C., PIZZAMIGLIO L.<br />

Neural bases of personal and extrapersonal neglect in<br />

humans<br />

Brain (2006) Sep 28; [Epub ahead of print] 7,535<br />

320 2006


Produzione scientifica<br />

49. CONDÒ I., VENTURA N., MALISAN F., TOMASSINI B., TESTI R.<br />

A pool of extramitochondrial frataxin that promotes cell<br />

survival<br />

J Biol Chem (2006) Jun 16; 281(24): 16750-16756 5,854<br />

50. CONVERSI D., BONITO-OLIVA A., ORSINI C., CABIB S.<br />

Habituation to the test cage influences amphetamineinduced<br />

locomotion and Fos expression and increases<br />

FosB/∆FosB-like immunoreactivity in mice<br />

Neuroscience (2006) Aug 21; 141(2): 597-605 3,410<br />

51. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., PASQUALETTI P.,<br />

CALTAGIRONE C.<br />

Alexithymia in Parkinson’s disease is related to severity of<br />

depressive symptoms<br />

Eur J Neurol (2006) Aug; 13(8): 836-841 2,244<br />

52. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., PASQUALETTI P.,<br />

CALTAGIRONE C.<br />

Major and minor depression in Parkinson’s disease: a<br />

neuropsychological investigation<br />

Eur J Neurol (2006) Sep; 13(9): 972-980 2,244<br />

53. COSTA C., MARTELLA G., PICCONI B., PROSPERETTI C., PISANI<br />

A., DI FILIPPO M., PISANI F., BERNARDI G., CALABRESI P.<br />

Multiple mechanisms underlying the neuroprotective<br />

effects of antiepileptic drugs against in vitro ischemia<br />

Stroke (2006) May; 37(5): 1319-1326 5,855<br />

54. COZZOLINO M., FERRI A., FERRARO E., ROTILIO G., CECCONI F.,<br />

CARRÌ M.T.<br />

Apaf1 mediates apoptosis and mitochondrial damage<br />

induced by mutant human<br />

SOD1s typical of familial amyotrophic lateral sclerosis<br />

Neurobiol Dis (2006) Jan; 21(1): 69-79 4,048<br />

55. CROSIO C., CASCIATI A., IACCARINO C., ROTILIO G., CARRÌ M.T.<br />

Bcl2a1 serves as a switch in death of motor neurons in<br />

amyotrophic lateral sclerosis<br />

Cell Death Differ (2006) Dec; 13(12): 2150-2153 7,785<br />

56. CUPINI L.M., BARI M., BATTISTA N., ARGIRÒ G., FINAZZI-AGRÒ<br />

A., CALABRESI P., MACCARRONE M.<br />

Biochemical changes in endocannabinoid system are<br />

expressed in platelets of female but not male migraineurs<br />

Cephalalgia (2006) Mar; 26(3): 277-281 4,657<br />

2006 321


Sezione II<br />

57. CURSI S., RUFINI A., STAGNI V., CONDÒ I., MATAFORA V.,<br />

BACHI A., PAINICCIÀ BONIFAZI A., COPPOLA L.,<br />

SUPERTI-FURGA G., TESTI R., BARILÀ D.<br />

Src kinase phosphorylates Caspase-8 on Tyr380: a novel<br />

mechanism of apoptosis suppression<br />

EMBO J (2006) May 3; 25(9): 1895-1905 10,053<br />

58. DANZEISEN R., ACHSEL T., BEDERKE U., COZZOLINO M., CROSIO C.,<br />

FERRI A., FRENZEL M., GRALLA E.B., HUBER L., LUDOLPH A.,<br />

NENCINI M., ROTILIO G., VALENTINE J.S., CARRÌ M.T.<br />

Superoxide dismutase 1 modulates expression of<br />

transferrin receptor<br />

J Biol Inorg Chem (2006) Jun; 11(4): 489-498 3,224<br />

59. DAPRATI E., SIRIGU A.<br />

How we interact with objects: learning from brain lesions<br />

Trends Cogn Sci (2006) Jun; 10(6): 265-270 9,155<br />

60. DAPRATI E., WRIESSNEGGER S., LACQUANITI F.<br />

Kinematic cues and recognition of self-generated actions<br />

Exp Brain Res (2006) Aug 22; [Epub ahead of print] 2,118<br />

61. D’AVELLA A., PORTONE A., FERNANDEZ L., LACQUANITI F.<br />

Control of fast-reaching movements by muscle synergy<br />

combinations<br />

J Neurosci (2006) Jul 26; 26(30): 7791-7810 7,506<br />

62. DE BOISSEZON X., PERAN P., DE BOYSSON C., DÉMONET J.F.<br />

Pharmacotherapy of aphasia: Myth or reality?<br />

Brain Lang (2006) Sep 16; [Epub ahead of print] 2,129<br />

63. DE GIROLAMO G., TEMPESTINI A., CAVRINI G., ARGENTINO P.,<br />

FEDERICI S., PUTZU P., SCOCCO P., ZAPPIA M., MOROSINI P.,<br />

CASCAVILLA I., SGADARI A., AZZARITO C., BRANCATI G.,<br />

SPALLETTA G., PASINI A., GRUPPO NAZIONALE PROGRES-ANZIANI<br />

Residential facilities for the elderly in five Italian regions.<br />

The Progres-Anziani Project<br />

Epidemiol Prev 2005 Sep-Dec; 29(5-6): 264-270 0,000<br />

64. DE MARCH Z., GIAMPÀ C., PATASSINI S., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />

Cellular localization of TRPC5 in the substantia nigra of rat<br />

Neurosci Lett (2006) Jul 10; 402(1-2): 35-39 1,898<br />

65. DE MARCH Z., GIAMPÀ C., PATASSINI S., MARTORANA A.,<br />

BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />

Beneficial effects of rolipram in a quinolinic acid model of<br />

striatal excitotoxicity<br />

Neurobiol Dis (2006) Dec 19; [Epub ahead of print] 4,048<br />

322 2006


Produzione scientifica<br />

66. DEL BOCCIO P., PIERAGOSTINO D., LUGARESI A., DI IOIA M.,<br />

PAVONE B., TRAVAGLINI D., D’AGUANNO S., BERNARDINI S.,<br />

SACCHETTA P., FEDERICI G., DI ILIO C., GAMBI D., URBANI A.<br />

Cleavage of cystatin C is not associated with Multiple<br />

Sclerosis<br />

Ann Neurol (2006) Sep 27; [Epub ahead of print] 7,571<br />

67. DELLA MARCA G., VOLLONO C., BARBA C.,<br />

FUGGETTA M.F., RESTUCCIA D., COLICCHIO G.<br />

High-frequency ECoG oscillations in the site of onset of<br />

epileptic seizures during sleep<br />

Sleep Med (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 2,711<br />

68. DI BARI M.G., CIUFFINI L., MINGARDI M., TESTI R., SODDU S.,<br />

BARILÀ D.<br />

c-Abl acetylation by histone acetyltransferases regulates its<br />

nuclear-cytoplasmic localization<br />

EMBO Rep (2006) Jul; 7(7): 727-733 7,663<br />

69. DI CASTRO A., DREW L.J., WOOD J.N., CESARE P.<br />

Modulation of sensory neuron mechanotransduction by<br />

PKC- and nerve growth factor-dependent pathways<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006) Mar 21; 103(12): 4699-4704 10,231<br />

70. DI FILIPPO G., BRIZZOLARA D., CHILOSI A., DE LUCA M.,<br />

JUDICA A., PECINI C., SPINELLI D., ZOCCOLOTTI P.<br />

Naming speed and visual search deficits in readers with<br />

disabilities: evidence from an orthographically regular<br />

language (Italian)<br />

Dev Neuropsychol (2006); 30(3): 885-904 2,443<br />

71. DI FILIPPO G., DE LUCA M., JUDICA A., SPINELLI D., ZOCCOLOTTI P.<br />

Lexicality and stimulus length effects in Italian dyslexics:<br />

role of the overadditivity effect<br />

Child Neuropsychol (2006) Apr; 12(2): 141-149 0,750<br />

72. DI FILIPPO M., PICCONI B., COSTA C., BAGETTA V., TANTUCCI<br />

M., PARNETTI L., CALABRESI P.<br />

Pathways of neurodegeneration and experimental models<br />

of basal ganglia disorders. Downstream effects of<br />

mitochondrial inhibition<br />

Eur J Pharmacol (2006) Sep 1; 545(1): 65-72 2,477<br />

73. DI FILIPPO M., TOZZI A., PICCONI B., GHIGLIERI V., CALABRESI P.<br />

Plastic abnormalities in experimental Huntington’s disease<br />

Curr Opin Pharmacol (2006) Oct 30; [Epub ahead of print] 5,366<br />

2006 323


Sezione II<br />

74. DI RUSSO F., COMMITTERI G., PITZALIS S., SPITONI G.,<br />

PICCARDI L., GALATI G., CATAGNI M., NICO D., GUARIGLIA C.,<br />

PIZZAMIGLIO L.<br />

Cortical plasticity following surgical extension of lower<br />

limbs<br />

NeuroImage (2006) Mar; 30(1): 172-183 5,288<br />

75. DI RUSSO F., PITZALIS S., APRILE T., SPITONI G., PATRIA F.,<br />

STELLA A., SPINELLI D., HILLYARD S.A.<br />

Spatiotemporal analysis of the cortical sources of the<br />

steady-state visual evoked potential<br />

Hum Brain Mapp (2006) Jun 15; [Epub ahead of print] 4,317<br />

76. DI RUSSO F., TADDEI F., APRILE T., SPINELLI D.<br />

Neural correlates of fast stimulus discrimination and<br />

response selection in top-level fencers<br />

Neurosci Lett (2006) Nov 13; 408(2): 113-118 1,898<br />

77. DI SANO F., FERRARO E., TUFI R., ACHSEL T., PIACENTINI M.,<br />

CECCONI F.<br />

Endoplasmic reticulum stress induces apoptosis by an<br />

apoptosome-dependent but caspase 12-independent<br />

mechanism<br />

J Biol Chem (2006) Feb 3; 281(5): 2693-2700 5,854<br />

78. D’ONOFRIO F., COLOGNO D., BUZZI M.G., PETRETTA V.,<br />

CALTAGIRONE C., CASUCCI G., BUSSONE G.<br />

Adult abdominal migraine: a new syndrome or sporadic<br />

feature of migraine headache? A case report<br />

Eur J Neurol (2006) Jan; 13(1): 85-88 2,244<br />

79. DORICCHI F., IARIA G., SILVETTI M., FIGLIOZZI F., SIEGLER I.<br />

The “ ways ” we look at dreams: evidence from unilateral<br />

spatial neglect (with an evolutionary account of dream<br />

bizarreness)<br />

Exp Brain Res (2006) Nov 8; [Epub ahead of print] 2,118<br />

80. ESER D., ROMEO E., BAGHAI T.C., DI MICHELE F., SCHÜLE C.,<br />

PASINI A., ZWANZGER P., PADBERG F., RUPPRECHT R.<br />

Neuroactive steroids as modulators of depression and<br />

anxiety<br />

Neuroscience (2006); 138(3): 1041-1048 3,410<br />

81. ESER D., SCHÜLE C., BAGHAI T.C., ROMEO E., RUPPRECHT R.<br />

Neuroactive steroids in depression and anxiety disorders:<br />

clinical studies<br />

Neuroendocrinology (2006) Dec 8; [Epub ahead of print] 2,650<br />

324 2006


Produzione scientifica<br />

82. ESER D., SCHÜLE C., BAGHAI T.C., ROMEO E., UZUNOV D.P.,<br />

RUPPRECHT R.<br />

Neuroactive steroids and affective disorders<br />

Pharmacol Biochem Behav (2006) Aug; 84(4): 656-666 1,970<br />

83. FEDERICO F., LEGGIO M.G., MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />

The NMDA receptor antagonist CGS 19755 disrupts<br />

recovery following cerebellar lesions<br />

Restor Neurol Neurosci (2006); 24(1): 1-7 1,825<br />

84. FEDERICO F., LEGGIO M.G., NERI P., MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />

NMDA receptor activity in learning spatial procedural<br />

strategies II. The influence of cerebellar lesions<br />

Brain Res Bull (2006) Oct 16; 70(4-6): 356-367 2,481<br />

85. FERNANDEZ L., WARREN W.H., BOOTSMA R.J.<br />

Kinematic adaptation to sudden changes in visual task<br />

constraints during reciprocal aiming<br />

Hum Mov Sci (2006) Dec; 25(6): 695-717 1,045<br />

86. FERRI A., COZZOLINO M., CROSIO C., NENCINI M., CASCIATI A.,<br />

GRALLA E.B., ROTILIO G., VALENTINE J.S., CARRÌ M.T.<br />

Familial ALS-superoxide dismutases associate with<br />

mitochondria and shift their redox potentials<br />

Proc Natl Acad Sci USA (2006) Sep 12; 103(37): 13860-13865 10,231<br />

87. FIORIO M., GAMBARIN M., VALENTE E.M., LIBERINI P., LOI M.,<br />

COSSU G., MORETTO G., BHATIA K.P., DEFAZIO G.,<br />

AGLIOTI S.M., FIASCHI A., TINAZZI M.<br />

Defective temporal processing of sensory stimuli in DYT1<br />

mutation carriers: a new endophenotype of dystonia?<br />

Brain (2006) Nov 14; [Epub ahead of print] 7,535<br />

88. FIORIO M., TINAZZI M., AGLIOTI S.M.<br />

Selective impairment of hand mental rotation in patients<br />

with focal hand dystonia<br />

Brain (2006) Jan; 129(Pt 1): 47-54 7,535<br />

89. FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C.,<br />

MOLINARI M.<br />

The role of ionotropic purinergic receptors (P2X) in<br />

mediating plasticity responses in the central nervous<br />

system<br />

Adv Exp Med Biol (2006); 557: 77-100 0,635<br />

2006 325


Sezione II<br />

90. FLORENZANO F., VISCOMI M.T., MERCALDO V., LONGONE P.,<br />

BERNARDI G., BAGNI C., MOLINARI M., CARRIVE P.<br />

P2X 2<br />

R purinergic receptor subunit mRNA and protein<br />

are expressed by all hypothalamic hypocretin/orexin<br />

neurons<br />

J Comp Neurol (2006) Sep 1; 498(1): 58-67 3,855<br />

91. FOURKAS A.D., AVENANTI A., URGESI C., AGLIOTI S.M.<br />

Corticospinal facilitation during first and third person<br />

imagery<br />

Exp Brain Res (2006) Jan; 168(1-2): 143-151 2,118<br />

92. FOURKAS A.D., IONTA S., AGLIOTI S.M.<br />

Influence of imagined posture and imagery modality on<br />

corticospinal excitability<br />

Behav Brain Res (2006) Apr 3; 168(2): 190-196 2,865<br />

93. FRANCA M., KOCH G., MOCHIZUKI H., HUANG Y.-Z.,<br />

ROTHWELL J.C.<br />

Effects of theta burst stimulation protocols on phosphene<br />

threshold<br />

Clin Neurophysiol (2006) Aug; 117(8): 1808-1813 2,640<br />

94. GALATI S., MAZZONE P., FEDELE E., PISANI A., PEPPE A.,<br />

PIERANTOZZI M., BRUSA L., TROPEPI D., MOSCHELLA V.,<br />

RAITERI M., STANZIONE P., BERNARDI G., STEFANI A.<br />

Biochemical and electrophysiological changes of<br />

substantia nigra pars reticulata driven by subthalamic<br />

stimulation in patients with Parkinson’s disease<br />

Eur J Neurosci (2006) Jun; 23(11): 2923-2928 3,949<br />

95. GARDONI F., PICCONI B., GHIGLIERI V., POLLI F., BAGETTA V.,<br />

BERNARDI G., CATTABENI F., DI LUCA M., CALABRESI P.<br />

A critical interaction between NR2B and MAGUK in<br />

L-DOPA induced dyskinesia<br />

J Neurosci (2006) Mar 15; 26(11): 2914-2922 7,506<br />

96. GASPERI V., FEZZA F., PASQUARIELLO N., BARI M., ODDI S.,<br />

FINAZZI-AGRÒ A., MACCARRONE M.<br />

Endocannabinoids in adipocytes during differentiation and<br />

their role in glucose uptake<br />

Cell Mol Life Sci (2006) Dec 22; [Epub ahead of print] 4,582<br />

97. GERACITANO R., FEDERICI M., BERNARDI G., MERCURI N.B.<br />

On the effects of psychostimulants, antidepressants, and<br />

the antiparkinsonian drug levodopa on dopamine neurons<br />

Ann NY Acad Sci (2006) 1074: 320-329 1,971<br />

326 2006


Produzione scientifica<br />

98. GIAMPÀ C., DE MARCH Z., D’ANGELO V., MORELLO M.,<br />

MARTORANA A., SANCESARIO G., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />

Striatal modulation of cAMP-response-element-binding<br />

protein (CREB) after excitotoxic lesions: implications<br />

with neuronal vulnerability in Huntington’s disease<br />

Eur J Neurosci (2006) Jan; 23(1): 11-20 3,949<br />

99. GIOIA M.C., CERASA A., DI LUCENTE L., BRUNELLI S.,<br />

CASTELLANO V., TRABALLESI M.<br />

Psychological impact of sports activity in spinal cord<br />

injury patients<br />

Scand J Med Sci Sports (2006) Dec; 16(6): 412-416 2,151<br />

100. GIOVE F., GARREFFA G., PECA S., CARNÍ M., MACRÍ M.A.,<br />

DI BONAVENTURA C., VAUDANO A.E., GIALLONARDO A.T.,<br />

PRENCIPE M., BOZZAO L., PANTANO P., COLONNESE C.,<br />

MARAVIGLIA B.<br />

Metabolic alteration transients during paroxysmal activity<br />

in an epileptic patient with fixation-off sensitivity: a case<br />

study<br />

Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 373-379 1,361<br />

101. GLASAUER S., SCHNEIDER E., GRASSO R., IVANENKO Y.P.<br />

Space-time relativity in self-motion reproduction<br />

J Neurophysiol (2006) Oct 18; [Epub ahead of print] 3,853<br />

102. GRECO M., CHIRIACÒ F., DEL BOCCIO P., TAGLIAFERRO L.,<br />

ACIERNO R., MENEGAZZI P., PINCA E., PIGNATELLI F.,<br />

STORELLI C., FEDERICI G., URBANI A., MAFFIA M.<br />

A proteomic approach for the characterization of C677T<br />

mutation of the human gene methylenetetrahydrofolate<br />

reductase<br />

Proteomics (2006) Sep 6; 6(19): 5350-5361 6,088<br />

103. GUERRINI C., AGLIOTI S.M.<br />

Temporal and spatio-temporal attention to tactile stimuli<br />

in extinction patients<br />

Cortex (2006) Jan; 42(1): 17-27 3,584<br />

104. HAGBERG G.E., BIANCIARDI M., MARAVIGLIA B.<br />

Challenges for detection of neuronal currents by MRI<br />

Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 483-493 1,361<br />

105. ILLES J., BLAKEMORE C., HANSSON M.G., HENSCH T.K.,<br />

LESHNER A., MAESTRE G., MAGISTRETTI P., QUIRION R.,<br />

STRATA P.<br />

2006 327


Sezione II<br />

International perspectives on engaging the public in<br />

neuroethics<br />

Nat Rev Neurosci 2005 Dec; 6(12): 977-982 Corrigendum:<br />

Nat Rev Neurosci (2006) Jun; 7(6): 500 20,951<br />

106. INDOVINA I., MACALUSO E.<br />

Dissociation of stimulus relevance and saliency factors<br />

during shifts of visuospatial attention<br />

Cereb Cortex (2006) Sep 26; [Epub ahead of print] 6,187<br />

107. IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />

Motor control programs and walking<br />

Neuroscientist (2006) Aug; 12(4): 339-348 4,458<br />

108. IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />

Spinal cord maps of spatiotemporal alpha-motoneuron<br />

activation in humans walking at different speeds<br />

J Neurophysiol (2006) Feb; 95(2): 602-618 3,853<br />

109. IVANENKO Y.P., WRIGHT W.G., GURFINKEL V.S., HORAK F.,<br />

CORDO P.<br />

Interaction of involuntary post-contraction activity with<br />

locomotor movements<br />

Exp Brain Res (2006) Feb; 169(2): 255-260 2,118<br />

110. KANEKO S., KAWARAI T., YIP E., SALEHI-RAD S., SATO C.,<br />

ORLACCHIO A., BERNARDI G., LIANG Y., HASEGAWA H.,<br />

ROGAEVA E., ST GEORGE-HYSLOP P.<br />

Novel SPG6 mutation pA100T in a Japanese family with<br />

autosomal dominant form of hereditary spastic<br />

paraplegia<br />

Mov Disord (2006) Jun 22; 21(9): 1531-1533 2,830<br />

111. KIMMINS S., CROSIO C., KOTAJA N., HIRAYAMA J., MONACO L.,<br />

HÖÖG C., VAN DUIN M., GOSSEN J.A., SASSONE-CORSI P.<br />

Differential functions of the Aurora-B and Aurora-C<br />

kinases in mammalian spermatogenesis<br />

Mol Endocrinol (2006) Dec 27; [Epub ahead of print] 5,807<br />

112. KLÖPPEL S., VAN EIMEREN T., GLAUCHE V., VONGERICHTEN A.,<br />

MÜNCHAU A., FRACKOWIAK R.S.J., BÜCHEL C., WEILLER C.,<br />

SIEBNER H.R.<br />

The effect of handedness on cortical motor activation<br />

during simple bilateral movements<br />

Neuroimage (2006) Oct 20; [Epub ahead of print] 5,288<br />

328 2006


Produzione scientifica<br />

113. KOCH G., FRANCA M., ALBRECHT U.-V., CALTAGIRONE C.,<br />

ROTHWELL J.C.<br />

Effects of paired pulse TMS of primary somatosensory<br />

cortex on perception of a peripheral electrical stimulus<br />

Exp Brain Res (2006) Jul; 172(3): 416-424 2,118<br />

114. KOCH G., FRANCA M., DEL OLMO M.F., CHEERAN B.,<br />

MILTON R., ALVAREZ SAUCO M., ROTHWELL J.C.<br />

Time course of functional connectivity between dorsal<br />

premotor and contralateral motor cortex during<br />

movement selection<br />

J Neurosci (2006) Jul 12; 26(28): 7452-7459 7,506<br />

115. KOCH G., FRANCA M., MOCHIZUKI H., MARCONI B.,<br />

CALTAGIRONE C., ROTHWELL J.C.<br />

Interactions between pairs of transcranial magnetic<br />

stimuli over the human left dorsal premotor cortex differ<br />

from those seen in primary motor cortex<br />

J Physiol (2006) Nov 23; [Epub ahead of print] 4,272<br />

116. KOCH G., OLIVERI M., TORRIERO S., SALERNO S.,<br />

GERFO E.L., CALTAGIRONE C.<br />

Repetitive TMS of cerebellum interferes with millisecond<br />

time processing<br />

Exp Brain Res (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 2,118<br />

117. KRISTJÁNSSON Á., VUILLEUMIER P., SCHWARTZ S.,<br />

MACALUSO E., DRIVER J.<br />

Neural basis for priming of pop-out during visual search<br />

revealed with fMRI<br />

Cereb Cortex (2006) Sep 7; [Epub ahead of print] 6,187<br />

118. LEGGIO M.G., FEDERICO F., NERI P., GRAZIANO A.,<br />

MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />

NMDA receptor activity in learning spatial procedural<br />

strategies. I. The influence of hippocampal lesions<br />

Brain Res Bull (2006) Oct 16; 70(4-6): 347-355 2,481<br />

119. LUNDQUIST P., BLOMQUIST G., HARTVIG P., HAGBERG G.E.,<br />

TORSTENSON R., HAMMARLUND-UDENAES M., LÅNGSTRÖM B.<br />

Validation studies on the 5-Hydroxy-L-[β-"C]-Tryptophan/<br />

PET method for probing the decarboxylase step in<br />

serotonin synthesis<br />

Synapse (2006) Jun 15; 59(8): 521-531 3,220<br />

120. MACALUSO E.<br />

Multisensory processing in sensory-specific cortical areas<br />

Neuroscientist (2006) Aug; 12(4): 327-338 4,458<br />

2006 329


Sezione II<br />

121. MANGIA S., TKÁČ I., GRUETTER R., VAN DE MOORTELE P.-F.,<br />

MARAVIGLIA B., UǦURBIL K.<br />

Sustained neuronal activation raises oxidative<br />

metabolism to a new steady-state level: evidence from<br />

1<br />

H NMR spectro-scopy in the human visual cortex<br />

J Cereb Blood Flow Metab (2006) Oct 11; [Epub ahead of print] 4,786<br />

122. MARACCHIONI A., TOTARO A., ANGELINI D.F., DI PENTA A.,<br />

BERNARDI G., CARRÌ M.T., ACHSEL T.<br />

Mitochondrial damage modulates alternative splicing in<br />

neuronal cells: implications for neurodegeneration<br />

J Neurochem (2006) Oct 25; [Epub ahead of print] 4,604<br />

123. MARIGGIÒ S., SEBASTIÀ J., FILIPPI B.M., IURISCI C.,<br />

VOLONTÉ C., AMADIO S., DE FALCO V., SANTORO M.,<br />

CORDA D.<br />

A novel pathway of cell growth regulation mediated by a<br />

PLA2α-derived phosphoinositide metabolite<br />

FASEB J (2006) Dec; 20(14): 2567-2569 7,064<br />

124. MARINELLI S., DI MARZO V., FLORENZANO F., FEZZA F.,<br />

VISCOMI M.T., VAN DER STELT M., BERNARDI G.,<br />

MOLINARI M., MACCARRONE M., MERCURI N.B.<br />

N-arachidonoyl-Dopamine tunes synaptic transmission<br />

onto dopaminergic neurons by activating both<br />

cannabinoid and vanilloid receptors<br />

Neuropsychopharmacol (2006) Jun 7; [Epub ahead of print] 5,369<br />

125. MARRONE M.C., MARINELLI S., BIAMONTE F., KELLER F.,<br />

SGOBIO C.A., AMMASSARI-TEULE M., BERNARDI G.,<br />

MERCURI N.B.<br />

Altered cortico-striatal synaptic plasticity and related<br />

behavioural impairments in reeler mice<br />

Eur J Neurosci (2006) Oct; 24(7): 2061-2070 3,949<br />

126. MARTÍNEZ A., TEDER-SÄLEJÄRVI W., VAZQUEZ M.,<br />

MOLHOLM S., FOXE J.J., JAVITT D.C., DI RUSSO F.,<br />

WORDEN M.S., HILLYARD S.A.<br />

Objects are highlighted by spatial attention<br />

J Cogn Neurosci (2006) Feb; 18(2): 298-310 4,533<br />

127. MARTORANA A., GIAMPÀ C., DEMARCH Z., VISCOMI M.T.,<br />

PATASSINI S., SANCESARIO G., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />

Distribution of TRPC1 receptors in dendrites of rat<br />

substantia nigra: a confocal and electron microscopy<br />

study<br />

Eur J Neurosci (2006) Aug; 24(3): 732-738 3,949<br />

330 2006


Produzione scientifica<br />

128. MARTORANA A., MARTELLA G., D’ANGELO V., FUSCO F.R.,<br />

SPADONI F., BERNARDI G., STEFANI A.<br />

Neurotensin effects on N-type calcium currents among<br />

rat pallidal neurons: an electrophysiological and<br />

immunohistochemical study<br />

Synapse (2006) Oct; 60(5): 371-383 3,220<br />

129. MASSA R., PALUMBO C., CAVALLARO T., PANICO M.B., BEI R.,<br />

TERRACCIANO C., RIZZUTO N., BERNARDI G., MODESTI A.<br />

Overexpression of ErbB2 and ErbB3 receptors in<br />

Schwann cells of patients with Charcot-Marie-Tooth<br />

disease type 1A<br />

Muscle Nerve (2006) Mar; 33(3): 342-349 2,458<br />

130. MATHARU M.S., COHEN A.S., FRACKOWIAK R.S.J.,<br />

GOADSBY P.J.<br />

Posterior hypothalamic activation in paroxysmal<br />

hemicrania<br />

Ann Neurol (2006) Mar; 59(3): 535-545 7,571<br />

131. MATTEIS M., FEDERICO F., TROISI E., PASQUALETTI P.,<br />

VERNIERI F., CALTAGIRONE C., PETROSINI L., SILVESTRINI M.<br />

Cerebral blood flow velocity changes during meaningful<br />

and meaningless gestures. A functional transcranial<br />

Doppler study<br />

Eur J Neurol (2006) Jan; 13(1): 24-29 2,244<br />

132. MATTIA D., CINCOTTI F., MATTIOCCO M., SCIVOLETTO G.,<br />

MARCIANI M.G., BABILONI F.<br />

Motor-related cortical dynamics to intact movements in<br />

tetraplegics as revealed by high-resolution EEG<br />

Hum Brain Mapp (2006) Jun; 27(6): 510-519 4,317<br />

133. MEI G., DI VENERE A., GASPERI V., NICOLAI E., MASUDA<br />

K.R., FINAZZI-AGRÒ A., CRAVATT B.F., MACCARRONE M.<br />

Closing the gate to the active site. Effect of the inhibitor<br />

MAFP on the conformation and membrane binding of<br />

fatty acid amide hydrolase<br />

J Biol Chem (2006) Dec 7; [Epub ahead of print] 5,854<br />

134. MELANI A., AMADIO S., GIANFRIDDO M., VANNUCCHI M.G.,<br />

VOLONTÉ C., BERNARDI G., PEDATA F., SANCESARIO G.<br />

P2X 7<br />

receptor modulation on microglial cells and<br />

reduction of brain infarct caused by middle cerebral<br />

artery occlusion in rat<br />

J Cereb Blood Flow Metab (2006) Jul; 26(7): 974-982 4,786<br />

2006 331


Sezione II<br />

135. MENGHINI D., HAGBERG G.E., CALTAGIRONE C., PETROSINI L.,<br />

VICARI S.<br />

Implicit learning deficits in dyslexic adults: an fMRI study<br />

Neuroimage (2006) Dec; 33(4): 1218-1226 5,288<br />

136. MERLINI L., SABATELLI P., COLUMBARO M., BONIFAZI E.,<br />

PISANI V., MASSA R., NOVELLI G.<br />

Hyper-CK-emia as the sole manifestation of myotonic<br />

dystrophy type 2<br />

Muscle Nerve 2005 Jun; 31(6): 764-767 2,458<br />

137. MICELI G., CAPASSO R.<br />

Spelling and dysgraphia<br />

Cogn Neuropsychol 23(1): 110-134 3,000<br />

138. MIDDEI S., DANIELE S., CAPRIOLI A., GHIRARDI O.,<br />

AMMASSARI-TEULE M.<br />

Progressive cognitive decline in a transgenic mouse<br />

model of Alzheimer’s disease overexpressing mutant<br />

hAPPswe<br />

Genes Brain Behav (2006) Apr; 5(3): 249-256 4,091<br />

139. MIDDEI S., VETERE G., SGOBIO C., AMMASSARI-TEULE M.<br />

Landmark-based but not vestibular-based orientation<br />

elicits mossy fiber synaptogenesis in the mouse<br />

hippocampus<br />

Neurobiol Learn Mem (2006) Sep 19; [Epub ahead of print] 4,091<br />

140. MISSORI P., MISCUSI M., FORMISANO R., PESCHILLO S.,<br />

POLLI F.M., MELONE A., MARTINI S., PAOLINI S., DELFINI R.<br />

Magnetic resonance imaging flow void changes after<br />

cerebrospinal fluid shunt in post-traumatic<br />

hydrocephalus: clinical correlations and outcome<br />

Neurosurg Rev (2006) Jul; 29(3): 224-228 1,425<br />

141. MORENO S., IMBROGLINI V., FERRARO E., BERNARDI C.,<br />

ROMAGNOLI A., BERREBI A.S., CECCONI F.<br />

Apoptosome impairment during development results in<br />

activation of an autophagy program in cerebral cortex<br />

Apoptosis (2006) Sep; 11(9): 1595-1602 4,497<br />

142. MORRILLO M., DI RUSSO F., PITZALIS S., SPINELLI D.<br />

Latency of prosaccades and antisaccades in professional<br />

shooters<br />

Med Sci Sports Exerc (2006) Feb; 38(2): 388-394 2,831<br />

332 2006


Produzione scientifica<br />

143. MUSANTE L., BRUSCHI M., CANDIANO G., PETRETTO A.,<br />

DIMASI N., DEL BOCCIO P., URBANI A., RIALDI G., GHIGGERI G.M.<br />

Characterization of oxidation end product of plasma<br />

albumin in vivo<br />

Biochem Biophys Res Commun (2006) Oct 20; 349(2):<br />

668-673 3,000<br />

144. MUSCARELLA L.A., GUARNIERI V., SACCO R., MILITERNI R.,<br />

BRAVACCIO C., TRILLO S., SCHNEIDER C., MELMED R.,<br />

ELIA M., MASCIA M.L., RUCCI E., PIEMONTESE M.R.,<br />

D’AGRUMA L., PERSICO A.M.<br />

HOXA1 gene variants influence head growth rates in<br />

humans<br />

Am J Med Genet B Neuropsychiatr Genet (2006) Dec 14;<br />

[Epub ahead of print] 3,521<br />

145. NAPOLITANO M., PICCONI B., CENTONZE D., BERNARDI G.,<br />

CALABRESI P., GULINO A.<br />

l-DOPA treatment of parkinsonian rats changes the<br />

expression of Src, Lyn and PKC kinases<br />

Neurosci Lett (2006) May 8; 398(3): 211-214 1,898<br />

146. NEWTON J.M., WARD N.S., PARKER G.J.M., DEICHMANN R.,<br />

ALEXANDER D.C., FRISTON K.J., FRACKOWIAK R.S.J.<br />

Non-invasive mapping of corticofugal fibres from<br />

multiple motor areas. Relevance to stroke recovery<br />

Brain (2006) Jul; 129(Pt 7): 1844-1858 7,535<br />

147. NOCENTINI U., GIORDANO A., DI VINCENZO S., PANELLA M.,<br />

PASQUALETTI P.<br />

The Symbol Digit Modalities Test – Oral version: Italian<br />

normative data<br />

Funct Neurol (2006) Apr-Jun; 21(2): 93-96 0,561<br />

148. NOCENTINI U., PASQUALETTI P., BONAVITA S., BUCCAFUSCA M.,<br />

DE CARO M.F., FARINA D., GIRLANDA P., LE PIRA F., LUGARESI<br />

A., QUATTRONE A., REGGIO A., SALEMI G.,<br />

SAVETTIERI G., TEDESCHI G., TROJANO M., VALENTINO P.,<br />

CALTAGIRONE C.<br />

Cognitive dysfunction in patients with relapsing-remitting<br />

Multiple Sclerosis<br />

Mult Scler (2006) Feb; 12(1): 77-87 2,832<br />

149. OLIVERI M., CALTAGIRONE C.<br />

Suppression of extinction with TMS in humans. From<br />

healthy controls to patients<br />

Behav Neurol (2006); 17(3-4): 163-167 1,417<br />

2006 333


Sezione II<br />

150. ONDER G., DELLA VEDOVA C., PAHOR M.<br />

Effects of ACE inhibitors on skeletal muscle<br />

Curr Pharm Des (2006); 12(16): 2057-2064 4,829<br />

151. ORLACCHIO A., BERNARDI G.<br />

Research actuality in the genetics of Stroke<br />

Clin Exp Hypertens (2006) Apr-May; 28(3-4): 191-197 0,951<br />

152. PACHATZ C., TERRACCIANO C., DESIATO M.T., ORLACCHIO A.,<br />

MORI F., ROCCHI C., BERNARDI G., MASSA R.<br />

Upper motor neuron involvement in X-linked recessive<br />

bulbospinal muscular atrophy<br />

Clin Neurophysiol (2006) Nov 29; [Epub ahead of print] 2,640<br />

153. PAOLUCCI S., BRAGONI M., COIRO P., DE ANGELIS D.,<br />

FUSCO F.R., MORELLI D., VENTURIERO V., PRATESI L.<br />

Is sex a prognostic factor in stroke rehabilitation? A<br />

matched comparison<br />

Stroke (2006) Dec; 37(12): 2989-2994 5,855<br />

154. PAOLUCCI S., DE ANGELIS D.<br />

New developments on drug treatment rehabilitation<br />

Clin Exp Hypertens (2006) Apr-May; 28(3-4): 345-348 0,951<br />

155. PAOLUCCI S., GANDOLFO C., PROVINCIALI L., TORTA R., TOSO<br />

V. on the behalf of the DESTRO Study Group<br />

The Italian multicenter observational study on post-stroke<br />

depression (DESTRO)<br />

J Neurol (2006) May; 253(5): 556-562 2,844<br />

156. PARONETTO M.P., ZALFA F., BOTTI F., GEREMIA R., BAGNI C.,<br />

SETTE C.<br />

The nuclear RNA-binding protein Sam68 translocates to<br />

the cytoplasm and associates with the polysomes in<br />

mouse spermatocytes<br />

Mol Biol Cell (2006) Jan; 17(1): 14-24 6,520<br />

157. PASSAFIUME D., DI GIACOMO D., CAROLEI A.<br />

Word-stem completion task to investigate semantic<br />

network in patients with Alzheimer’s disease<br />

Eur J Neurol (2006) May; 13(5): 460-464 2,244<br />

158. PASSERI D., MARCUCCI A., RIZZO G., BILLI M., PANIGADA M.,<br />

LEONARDI L., TIRONE F., GRIGNANI F.<br />

BTG2 enhances retinoic acid-induced differentiation by<br />

modulating histone H4 methylation and acetylation<br />

Mol Cell Biol (2006) Jul; 26(13): 5023-5032 7,093<br />

334 2006


Produzione scientifica<br />

159. PERO S., INCOCCIA C., CARACCIOLO B., ZOCCOLOTTI P.,<br />

FORMISANO R.<br />

Rehabilitation of attention in two patients with traumatic<br />

brain injury by means of ‘attention process training’<br />

Brain Inj (2006) Oct; 20(11): 1207-1219 1,471<br />

160. PERSICO A.M., BOURGERON T.<br />

Searching for ways out of the autism maze: genetic,<br />

epigenetic and environmental clues<br />

Trends Neurosci (2006) Jul; 29(7): 349-358 14,325<br />

161. PERSICO A.M., DI PINO G., LEVITT P.<br />

Multiple receptors mediate the trophic effects of<br />

serotonin on ventroposterior thalamic neurons in vitro<br />

Brain Res (2006) Jun 20; 1095(1): 17-25 2,296<br />

162. PERSICO A.M., LEVITT P., PIMENTA A.F.<br />

Polymorphic GGC repeat differentially regulates human<br />

reelin gene expression levels<br />

J Neural Transm (2006) Oct; 113(10): 1373-1382 2,544<br />

163. PERU A., MORO V., SATTIBALDI L., MORGANT J.S., AGLIOTI S.M.<br />

Gravitational influences on reference frames for mapping<br />

somatic stimuli in brain-damaged patients<br />

Exp Brain Res (2006) Feb; 169(2): 145-152 2,118<br />

164. PICCONI B., BARONE I., PISANI A., NICOLAI R., BENATTI P.,<br />

BERNARDI G., CALVANI M., CALABRESI P.<br />

Acetyl-L-carnitine protects striatal neurons against in<br />

vitro ischemia. The role of endogenous acetylcholine<br />

Neuropharmacology (2006) Jun; 50(8): 917-923 3,637<br />

165. PICCONI B., TORTIGLIONE A., BARONE I., CENTONZE D.,<br />

GARDONI F., GUBELLINI P., BONSI P., PISANI A., BERNARDI G.,<br />

DI LUCA M., CALABRESI P.<br />

NR2B subunit exerts a critical role in postischemic<br />

synaptic plasticity<br />

Stroke (2006) Jul; 37(7): 1895-1901 5,855<br />

166. PIERANTOZZI M., PIETROIUSTI A., BRUSA L., GALATI S.,<br />

STEFANI A., LUNARDI G., FEDELE E., SANCESARIO G.,<br />

BERNARDI G., BERGAMASCHI A., MAGRINI A., STANZIONE P.,<br />

GALANTE A.<br />

Helicobacter pylori eradication and L-dopa absorption in<br />

patients with PD and motor fluctuations<br />

Neurology (2006) Jun 27; 66(12): 1824-1829 4,947<br />

2006 335


Sezione II<br />

167. PIERELLI F., GRIECO G.S., PAURI F., PIRRO C., FIERMONTE G.,<br />

AMBROSINI A., COSTA A., BUZZI M.G., VALOPPI M.,<br />

CALTAGIRONE C., NAPPI G., SANTORELLI F.M.<br />

A novel ATP1A2 mutation in a family with FHM type II<br />

Cephalalgia (2006) Mar; 26(3): 324-328 4,657<br />

168. PISANI A., MARTELLA G., TSCHERTER A., BONSI P.,<br />

SHARMA N., BERNARDI G., STANDAERT D.G.<br />

Altered responses to dopaminergic D2 receptor activation<br />

and N-type calcium currents in striatal cholinergic<br />

interneurons in a mouse model of DYT1 dystonia<br />

Neurobiol Dis (2006) Nov; 24(2): 318-325 4,048<br />

169. PISANI A., MARTELLA G., TSCHERTER A., COSTA C.,<br />

MERCURI N.B., BERNARDI G., SHEN J., CALABRESI P.<br />

Enhanced sensitivity of DJ-1-deficient dopaminergic<br />

neurons to energy metabolism impairment. Role of Na + /K +<br />

ATPase<br />

Neurobiol Dis (2006) Jul; 23(1): 54-60 4,048<br />

170. PITZALIS S., GALLETTI C., HUANG R.-S., PATRIA F.,<br />

COMMITTERI G., GALATI G., FATTORI P., SERENO M.I.<br />

Wide-field retinotopy defines human cortical visual<br />

area v6<br />

J Neurosci (2006) Jul 26; 26(30): 7962-7973 7,506<br />

171. PIZZAMIGLIO L., GUARIGLIA C., ANTONUCCI G., ZOCCOLOTTI P.<br />

Development of a rehabilitative program for unilateral<br />

neglect<br />

Restor Neurol Neurosci (2006); 24(4-6): 337-345 1,825<br />

172. PORCARI P., CAPUANI S., CAMPANELLA R., LA BELLA A.,<br />

MIGNECO L.M., MARAVIGLIA B.<br />

Multi-nuclear MRS and 19 F MRI of 19 F-labelled and<br />

10<br />

B-enriched p-boronophenylalanine-fructose complex to<br />

optimize boron neutron capture therapy: phantom<br />

studies at high magnetic fields<br />

Phys Med Biol (2006) Jun 21; 51(12): 3141-3154 2,683<br />

173. RESTIVO L., ROMAN F.S., AMMASSARI-TEULE M., MARCHETTI E.<br />

Simultaneous olfactory discrimination elicits a strainspecific<br />

increase in dendritic spines in the hippocampus<br />

of inbred mice<br />

Hippocampus (2006); 16(5): 472-479 3,781<br />

174. RESTUCCIA D., DELLA MARCA G., VALERIANI M.,<br />

LEGGIO M.G., MOLINARI M.<br />

336 2006


Produzione scientifica<br />

Cerebellar damage impairs detection of somatosensory<br />

input changes. A somatosensory mismatch-negativity<br />

study<br />

Brain (2006) Sep 18; [Epub ahead of print] 7,535<br />

175. RINALDI M.C., PIZZAMIGLIO L.<br />

When space merges into language<br />

Neuropsychologia (2006); 44(4): 556-565 4,119<br />

176. ROMEO G., IANNAZZO D., PIPERNO A., ROMEO R.,<br />

SAGLIMBENI M., CHIACCHIO M.A.,<br />

BALESTRIERI E, MACCHI B, MASTINO A<br />

Synthesis and biological evaluation of phosphonated<br />

dihydroisoxazole nucleosides<br />

Bioorg Med Chem (2006) Jun 1; 14(11): 3818-3824 2,286<br />

177. ROMIGI A., STANZIONE P., MARCIANI M.G., IZZI F, PLACIDI F.,<br />

CERVELLINO A., GIACOMINI P., BRUSA L., GROSSI K.,<br />

PIERANTOZZI M.<br />

Effect of cabergoline added to levodopa treatment on<br />

sleep-wake cycle in idiopathic Parkinson’s disease: an<br />

open label 24-hour polysomnographic study<br />

J Neural Transm (2006) Dec; 113(12): 1909-1913 2,544<br />

178. ROSSI G., GASPERI V., PARO R., BARSACCHI D., CECCONI S.,<br />

MACCARRONE M.<br />

Follicle-stimulating hormone activates fatty acid amide<br />

hydrolase by protein kinase A and aromatase-dependent<br />

pathways in mouse primary sertoli cells<br />

Endocrinology (2006) Nov 16; [Epub ahead of print] 5,313<br />

179. ROSSI S., PROSPERETTI C., PICCONI B., DE CHIARA V.,<br />

MATALUNI G., BERNARDI G., CALABRESI P., CENTONZE D.<br />

Deficits of glutamate transmission in the striatum of toxic<br />

and genetic models of Huntington’s disease<br />

Neurosci Lett (2006) Dec 13; 410(1): 6-10 1,898<br />

180. ROUNIS E., STEPHAN K.E., LEE L., SIEBNER H.R., PESENTI A.,<br />

FRISTON K.J., ROTHWELL J.C., FRACKOWIAK R.S.J.<br />

Acute changes in frontoparietal activity after repetitive<br />

transcranial magnetic stimulation over the dorsolateral<br />

prefrontal cortex in a cued reaction time task<br />

J Neurosci (2006) Sep 20; 26(38): 9629-9638 7,506<br />

181. ROWE J.B., SIEBNER H., FILIPOVIC S.R., CORDIVARI C.,<br />

GERSCHLAGER W., ROTHWELL J., FRACKOWIAK R.<br />

2006 337


Sezione II<br />

Aging is associated with contrasting changes in local and<br />

distant cortical connectivity in the human motor system<br />

NeuroImage (2006) Aug 15; 32(2): 747-760 5,288<br />

182. SANARICO N., CIARAMELLA A., SACCHI A., BERNASCONI D.,<br />

BOSSÙ P., MARIANI F., COLIZZI V., VENDETTI S.<br />

Human monocyte-derived dendritic cells differentiated in<br />

the presence of IL-2 produce proinflammatory cytokines<br />

and prime Th1 immune response<br />

J Leukoc Biol (2006) Sep; 80(3): 555-562 4,627<br />

183. SARCHIELLI P., PINI L.A., COPPOLA F., ROSSI C., BALDI A.,<br />

MANCINI M.L., CALABRESI P.<br />

Endocannabinoids in chronic migraine: CSF findings<br />

suggest a system failure<br />

Neuropsychopharmacology (2006) Nov 22; [Epub ahead of<br />

print] 5,369<br />

184. SCALISE A., DESIATO M.T., GIGLI G.L., ROMIGI A., TOMBINI<br />

M., MARCIANI M.G., IZZI F., PLACIDI F.<br />

Increasing cortical excitability: a possible explanation for<br />

the proconvulsant role of sleep deprivation<br />

Sleep (2006) Dec 1; 29(12): 1595-1598 4,950<br />

185. SCATTONI M.L., VALANZANO A., PEZZOLA A., DEMARCH Z.,<br />

FUSCO F.R., POPOLI P., CALAMANDREI G.<br />

Adenosine A 2A<br />

receptor blockade before striatal excitotoxic<br />

lesions prevents long term behavioural disturbances in the<br />

quinolinic rat model of Huntington’s disease<br />

Behav Brain Res (2006) Nov 21; [Epub ahead of print] 2,865<br />

186. SCHÜLE C., ROMEO E., UZUNOV D.P, ESER D., DI MICHELE F.,<br />

BAGHAI T.C., PASINI A., SCHWARZ M., KEMPTER H.,<br />

RUPPRECHT R.<br />

Influence of mirtazapine on plasma concentrations of<br />

neuroactive steroids in major depression and on<br />

3α-hydroxysteroid dehydrogenase activity<br />

Mol Psychiatry (2006) Mar; 11(3): 261-272 9,335<br />

187. SCHÜTZ-BOSBACH S., MANCINI B., AGLIOTI S.M., HAGGARD P.<br />

Self and other in the human motor system<br />

Curr Biol (2006) Sep 19; 16(18): 1830-1834 11,732<br />

188. SCIVOLETTO G., MORGANTI B., COSENTINO E., MOLINARI M.<br />

Utility of delayed spinal cord injury rehabilitation:<br />

an Italian study<br />

Neurol Sci (2006) Jun; 27(2): 86-90 0,779<br />

338 2006


Produzione scientifica<br />

189. SEBASTIANI G, DE PASQUALE F, BARONE P<br />

Quantifying human brain connectivity from diffusion<br />

tensor MRI<br />

J Math Imaging Vis (2006) Sep; 25(2): 227-244 2,197<br />

190. SEVERINI C., ZONA C.<br />

Tachykinins and excitotoxicity in cerebellar granule cells<br />

Cerebellum (2006); 5(3): 232-237 1,762<br />

191. SIGALA S., ZOLI M., PALAZZOLO F., FACCOLI S., ZANARDI A.,<br />

MERCURI N.B., SPANO P.<br />

Selective disarrangement of the rostral telencephalic<br />

cholinergic system in heterozygous reeler mice<br />

Neuroscience (2006) Nov 14; [Epub ahead of print] 3,410<br />

192. SILVESTRINI M., PASQUALETTI P., BARUFFALDI R.,<br />

BARTOLINI M., HANDOUK Y., MATTEIS M., MOFFA F.,<br />

PROVINCIALI L., VERNIERI F.<br />

Cerebrovascular reactivity and cognitive decline in<br />

patients with Alzheimer disease<br />

Stroke (2006) Apr; 37(4): 1010-1015 5,855<br />

193. SIMPSON G.V., DALE C.L., LUKS T.L., MILLER W.L.,<br />

RITTER W., FOXE J.J.<br />

Rapid targeting followed by sustained deployment of<br />

visual spatial attention<br />

Neuroreport (2006) Oct 23; 17(15): 1595-1599 1,995<br />

194 SINISCALCHI A., GALLELLI L., MERCURI N.B.,<br />

FERRERI IBBADU G., DE SARRO G.<br />

Role of lifestyle factors on plasma homocysteine levels in<br />

Parkison’s disease patients treated with levodopa. Review<br />

Nutr Neurosci (2006) Feb-Apr; 9(1-2): 11-16 1,359<br />

195. SOMMA P., RISTORI G., BATTISTINI L., CANNONI S.,<br />

BORSELLINO G., DIAMANTINI A., SALVETTI M.,<br />

SORRENTINO R., FIORILLO M.T.<br />

Characterization of CD8+ T cell repertoire in identical<br />

twins discordant and concordant for Multiple Sclerosis<br />

J Leukoc Biol (2006) Nov 16; [Epub ahead of print] 4,627<br />

196. SPALLETTA G., BERNARDINI S., BELLINCAMPI L., FEDERICI G.,<br />

TREQUATTRINI A., CALTAGIRONE C.<br />

Delusion symptoms are associated with ApoE ε4 allelic<br />

variant at the early stage of Alzheimer’s disease with late<br />

onset<br />

Eur J Neurol (2006) Feb; 13(2): 176-182 2,244<br />

2006 339


Sezione II<br />

197. SPALLETTA G., BOSSU P., CIARAMELLA A., BRIA P.,<br />

CALTAGIRONE C., ROBINSON R.G.<br />

The etiology of poststroke depression: a review of the<br />

literature and a new hypothesis involving inflammatory<br />

cytokines<br />

Mol Psychiatry (2006) Nov; 11(11): 984-991 9,335<br />

198. SPALLETTA G., BRIA P., CALTAGIRONE C.<br />

Differences in temperament, character and psychopathology<br />

among subjects with different patterns of cannabis use<br />

Psychopathology (2006) Oct 19; 40(1): 29-34 0,808<br />

199. SPALLETTA G., CALTAGIRONE C.<br />

Why the use of benzodiazepines a few minutes before the<br />

imaging does not affect cerebral blood flow results in<br />

single photon emission computed studies<br />

Biol Psychiatry (2006) Jun 27; [Epub ahead of print] 6,779<br />

200. SPALLETTA G., CALTAGIRONE C., DI MICHELE F.<br />

Reply to letter to the editor<br />

J Psychiatr Res (2006) Mar; 40(2): 185 3,301<br />

201. SPALLETTA G., RIPA A., BRIA P., CALTAGIRONE C.,<br />

ROBINSON R.G.<br />

Response of emotional unawareness after stroke to<br />

antidepressant treatment<br />

Am J Geriatr Psychiatry (2006) Mar; 14(3): 220-227 2,929<br />

202. SPALLONI A., GERACITANO R., BERRETTA N., SGOBIO C.,<br />

BERNARDI G., MERCURI N.B., LONGONE P.,<br />

AMMASSARI-TEULE M.<br />

Molecular and synaptic changes in the hippocampus<br />

underlying superior spatial abilities in pre-symptomatic<br />

G93A+/+ mice overexpressing the human Cu/Zn<br />

superoxide dismutase (Gly 93 → ALA) mutation<br />

Exp Neurol (2006) Feb; 197(2): 505-514 3,767<br />

203. STEFANI A., FEDELE E., GALATI S., RAITERI M., PEPICELLI O.,<br />

BRUSA L., PIERANTOZZI M., PEPPE A., PISANI A., GATTONI G.,<br />

HAINSWORTH A.H., BERNARDI G., STANZIONE P., MAZZONE P.<br />

Deep brain stimulation in Parkinson’s disease patients:<br />

biochemical evidence<br />

J Neural Transm Suppl (2006); (70): 401-408 1,569<br />

204. STEFANI A., GALATI S., PEPPE A., BASSI A., PIERANTOZZI M.,<br />

HAINSWORTH A.H., BERNARDI G., ORLACCHIO A.,<br />

STANZIONE P., MAZZONE P.<br />

340 2006


Produzione scientifica<br />

Spontaneous sleep modulates the firing pattern of<br />

Parkinsonian subthalamic nucleus<br />

Exp Brain Res (2006) Jan; 168(1-2): 277-280 2,118<br />

205. STEFANI A., MARTORANA A., BERNARDINI S., PANELLA M.,<br />

MERCATI F., ORLACCHIO A., PIERANTOZZI M.<br />

CSF markers in Alzheimer disease patients are not related<br />

to the different degree of cognitive impairment<br />

J Neurol Sci (2006) Dec 21; 251(1-2): 124-128 2,035<br />

206. STEVANIN G., MONTAGNA G., AZZEDINE H., VALENTE E.M.,<br />

DURR A., SCARANO V., BOUSLAM N., CASSANDRINI D.,<br />

DENORA P.S., CRISCUOLO C., BELARBI S., ORLACCHIO A.,<br />

JONVEAUX P., SILVESTRI G., HERNANDEZ A.M.,<br />

DE MICHELE G., TAZIR M., MARIOTTI C., BROCKMANN K.,<br />

……………, SANTORELLI F.M.<br />

Spastic paraplegia with thin corpus callosum: description of<br />

20 new families, refinement of the SPG11 locus, candidate<br />

gene analysis and evidence of genetic heterogeneity<br />

Neurogenetics (2006) Jul; 7(3): 149-156 2,938<br />

207. SZONDY Z., MASTROBERARDINO P.G., VÁRADI J.,<br />

FARRACE M.G., NAGY N., BAK I., VITI I., WIECKOWSKI M.R.,<br />

MELINO G., RIZZUTO R., TOSAKI A., FESUS L., PIACENTINI M.<br />

Tissue transglutaminase (TG 2<br />

) protects cardiomyocytes<br />

against ischemia/reperfusion injury by regulating ATP<br />

synthesis<br />

Cell Death Differ (2006) Oct; 13(10): 1827-1829 7,785<br />

208. TACCONE-GALLUCCI M., MANCA-DI-VILLAHERMOSA S.,<br />

BATTISTINI L., STUFFLER R.G., TEDESCO M., MACCARRONE M.<br />

N-3 PUFAs reduce oxidative stress in ESRD patients on<br />

maintenance HD by inhibiting 5-lipoxygenase activity<br />

Kidney Int (2006) Apr; 69(8): 1450-1454 4,927<br />

209. TOMAIUOLO F., SCAPIN M., DI PAOLA M., LE NEZET P.,<br />

FADDA L., MUSICCO M., CALTAGIRONE C., COLLINS D.L.<br />

Gross anatomy of the corpus callosum in Alzheimer’s<br />

disease: regions of degeneration and their<br />

neuropsychological correlates<br />

Dement Geriatr Cogn Disord (2006) Nov 24; 23 (2): 96-103<br />

[Epub ahead of print] 2,603<br />

210. TORRIERO S., OLIVERI M., KOCH G., GERFO E.L.,<br />

SALERNO S., PETROSINI L., CALTAGIRONE C.<br />

Cortical networks of procedural learning: evidence from<br />

cerebellar damage<br />

Neuropsychologia (2006) Dec 11; [Epub ahead of print] 4,119<br />

2006 341


Sezione II<br />

211. TRABALLESI M., PORCACCHIA P., AVERNA T., ANGIONI C.,<br />

LUBICH S., DI MEO F., BRUNELLI S.<br />

Prognostic factors in prosthetic rehabilitation of bilateral<br />

dysvascular above-knee amputee: is the stump condition<br />

an influencing factor?<br />

Eura Medicophys (2006) Sep 24; [Epub ahead of print] 0,000<br />

212. TRESCH M.C., CHEUNG V.C.K., D’AVELLA A.<br />

Matrix factorization algorithms for the identification of<br />

muscle synergies: evaluation on simulated and<br />

experimental data sets<br />

J Neurophysiol (2006) Apr; 95(4): 2199-2212 3,853<br />

213. URBANELLI L., EMILIANI C., MASSINI C., PERSICHETTI E.,<br />

ORLACCHIO AN., PELICCI G., SORBI S., HASILIK A.,<br />

BERNARDI G., ORLACCHIO A.<br />

Cathepsin D expression is decreased in Alzheimer’s<br />

disease fibroblasts<br />

Neurobiol Aging (2006) Oct 16; [Epub ahead of print] 5,312<br />

214. URBANELLI L., MASSINI C., EMILIANI C., ORLACCHIO AN.,<br />

BERNARDI G., ORLACCHIO AN.<br />

Characterization of human Enah gene<br />

Biochim Biophys Acta (2006) Jan-Feb; 1759(1-2): 99-107 2,506<br />

215. URGESI C., CANDIDI M., FABBRO F., ROMANI M., AGLIOTI S.M.<br />

Motor facilitation during action observation: topographic<br />

mapping of the target muscle and influence of the<br />

onlooker’s posture<br />

Eur J Neurosci (2006) May; 23(9): 2522-2530 3,949<br />

216. URGESI C., CANDIDI M., IONTA S., AGLIOTI S.M.<br />

Representation of body identity and body actions in<br />

extrastriate body area and ventral premotor cortex<br />

Nat Neurosci (2006) Dec 10; [Epub ahead of print] 15,456<br />

217. URGESI C., MORO V., CANDIDI M., AGLIOTI S.M.<br />

Mapping implied body actions in the human motor<br />

system<br />

J Neurosci (2006) Jul 26; 26(30): 7942-7949 7,506<br />

218. URSINO M., ZAVAGLIA M., ASTOLFI L., BABILONI F.<br />

Use of a neural mass model for the analysis of effective<br />

connectivity among cortical regions based on high<br />

resolution EEG recordings<br />

Biol Cybern (2006) Nov 18; [Epub ahead of print] 1,398<br />

342 2006


Produzione scientifica<br />

219. VALENTINI A., PUCCI D., CRISPINI A., FEDERICI G., BERNARDINI S.<br />

Acridine Orange based platinum(II) complexes inducing<br />

cytotoxicity and cell cycle perturbation in spite of GSTP1<br />

up-regulation<br />

Chem Biol Interact (2006) Jul 10; 161(3): 241-250 1,968<br />

220. VALLE M.S., CASABONA A., BOSCO G., PERCIAVALLE V.<br />

Spatial anisotropy in the encoding of three-dimensional<br />

passive limb position by the spinocerebellum<br />

Neuroscience (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 3,410<br />

221. VENTURA N., REA S.L., TESTI R.<br />

Long-lived C. elegans mitochondrial mutants as a model<br />

for human mitochondrial-associated diseases<br />

Exp Gerontol (2006) Oct; 41(10): 974-991 3,008<br />

222. VENTURA R., CAROLIS D.D., ALCARO A., PUGLISI-ALLEGRA S.<br />

Ethanol consumption and reward depend on<br />

norepinephrine in the prefrontal cortex<br />

NeuroReport (2006) Nov 27; 17(17): 1813-1817 1,995<br />

223. VERNIERI F., SILVESTRINI M., TIBUZZI F., PASQUALETTI P.,<br />

ALTAMURA C., PASSARELLI F., MATTEIS M., ROSSINI P.M.<br />

Hemoglobin oxygen saturation as a marker of cerebral<br />

hemodynamics in carotid artery occlusion. An integrated<br />

transcranial doppler and near-infrared spectroscopy study<br />

J Neurol (2006) Jun 19; [Epub ahead of print] 2,844<br />

224. VERUCCI L., MENGHINI D., VICARI S.<br />

Reading skills and phonological awareness acquisition in<br />

Down syndrome<br />

J Intellect Disabil Res (2006) Jul; 50(Pt 7): 477-491 1,047<br />

225. VICARI S., BELLUCCI S., CARLESIMO G.A.<br />

Evidence from two genetic syndromes for the<br />

independence of spatial and visual working memory<br />

Dev Med Child Neurol (2006) Feb; 48(2): 126-131 1,790<br />

226. VICARI S., CARLESIMO G.A.<br />

Short-term memory deficits are not uniform in Down and<br />

Williams syndromes<br />

Neuropsychol Rev (2006) Jun; 16(2): 87-94 3,652<br />

227. VICARI S., MENGHINI D., DI PAOLA M., SERRA L.,<br />

DONFRANCESCO A., FIDANI P., MILANO G.M., CARLESIMO G.A.<br />

Acquired amnesia in childhood. A single case study<br />

Neuropsychologia (2006) Sep 20; [Epub ahead of print] 4,119<br />

2006 343


Sezione II<br />

228. VOLONTÉ C., AMADIO S., D’AMBROSI N., COLPI M.,<br />

BURNSTOCK G.<br />

P2 receptor web: complexity and fine-tuning<br />

Pharmacol Ther (2006) Oct; 112(1): 264-280 8,357<br />

229. WARD N.S., BROWN M.M., THOMPSON A.J., FRACKOWIAK R.S.<br />

Longitudinal changes in cerebral response to proprioceptive<br />

input in individual patients after stroke: an fMRI<br />

study<br />

Neurorehabil Neural Repair (2006) Sep; 20(3): 398-405 1,558<br />

230. WARD N.S., NEWTON J.M., SWAYNE O.B.C., LEE L.,<br />

THOMPSON A.J., GREENWOOD R.J., ROTHWELL J.C.,<br />

FRACKOWIAK R.S.J.<br />

Motor system activation after subcortical stroke depends<br />

on corticospinal system integrity<br />

Brain (2006) Mar; 129(Pt 3): 809-819 7,535<br />

231. ZALFA F., ACHSEL T., BAGNI C.<br />

mRNPs, polysomes or granules: FMRP in neuronal<br />

protein synthesis<br />

Curr Opin Neurobiol (2006) Jun; 16(3): 265-269 8,527<br />

232. ZANNINO G.D., PERRI R., PASQUALETTI P., CALTAGIRONE C.,<br />

CARLESIMO G.A.<br />

(Category-specific) semantic deficit in Alzheimer’s<br />

patients. The role of semantic distance<br />

Neuropsychologia (2006) 44(1): 52-61 4,119<br />

233. ZANNINO G.D., PERRI R., PASQUALETTI P., CALTAGIRONE C.,<br />

CARLESIMO G.A.<br />

Analysis of the semantic representations of living and<br />

nonliving concepts. A normative study<br />

Cogn Neuropsychol (2006) 23 (4): 515-540 3,000<br />

234. ZAVAGLIA M., ASTOLFI L., BABILONI F., URSINO M.<br />

A neural mass model for the simulation of cortical<br />

activity estimated from high resolution EEG during<br />

cognitive or motor tasks<br />

J Neurosci Methods (2006) Oct 30; 157(2): 317-329 1,784<br />

235. ZHU L., SCELFO B., TEMPIA F., SACCHETTI B., STRATA P.<br />

Membrane excitability and fear conditioning in cerebellar<br />

Purkinje cell<br />

Neuroscience (2006); 140(3): 801-810 3,410<br />

344 2006


Produzione scientifica<br />

236. ZOCCOLOTTI P., DE LUCA M., JUDICA A., BURANI C.<br />

Delayed naming cancels the word length effect in<br />

developmental dyslexia<br />

Brain Lang (2006) 99: 218-219 2,129<br />

237. ZONA C., PIERI M., CARUNCHIO I.<br />

Voltage-dependent sodium channels in spinal cord motor<br />

neurons display rapid recovery from fast inactivation in a<br />

mouse model of amyotrophic lateral sclerosis<br />

J Neurophysiol (2006) Dec; 96(6): 3314-3322 3,853<br />

2006 345


Sezione II<br />

ALTRE PUBBLICAZIONI<br />

1. CAIRELLA G., GARBAGNATI F.<br />

Strategie per la prevenzione dell’obesità in Italia<br />

Acta Biomed (2006 )77(5): 231-235<br />

2. CALTAGIRONE C.<br />

Cento anni di malattia di Alzheimer<br />

The Lancet Neurology (2006) 1( 3): 142<br />

3. CALTAGIRONE C., COSTA A.<br />

I disturbi delle funzioni esecutive nella malattia di Parkinson<br />

Giornale di Neuropsichiatria Geriatrica (2006) Anno II, 1: 3-11<br />

4. CALTAGIRONE C., MUSICCO M.<br />

Le Linee Guida della Associazione Italiana di Psicogeriatria sul<br />

trattamento della malattia di Alzheimer<br />

Psicogeriatria (2006) 1: 51-53<br />

5. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., CALTAGIRONE C.<br />

Studio sulla relazione tra i disturbi depressivi e le alterazioni<br />

neuropsicologiche nella malattia di Parkinson<br />

Giornale di Neuropsichiatria Geriatrica (2006) Anno II, 3: 19-22<br />

6. GRASSO M.G.<br />

La riabilitazione nella Sclerosi Multipla. I vantaggi dell’approccio<br />

multidisciplinare<br />

La Neurologia Italiana (2006) luglio-settembre: 18-21<br />

7. ORLACCHIO A., MIELE M., PATRONO C., BORRECA A., VARLESE M., BABALINI C.,<br />

DIONISI L., MOSCHELLA V., ORLACCHIO A., BERNARDI A., KAWARAI T.<br />

Association of APOE ε4 Allele with vascular dementia in Italian population<br />

Medimond su International Proceedings (2006) 1: 209-213<br />

8 SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />

Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica della demenza<br />

Psicogeriatria (2006) 1: 25-34<br />

9. SPOLETINI I., CALTAGIRONE C., BRIA P., SPALLETTA G.<br />

ApolipoproteinE ε4 allelic variant, cognitive decline and psychosis in<br />

Alzheimer disease: a review of the literature and suggestions for upcoming<br />

studies<br />

Eur J Psychatr (2006) 20(2): 74-87<br />

346 2006


Produzione scientifica<br />

CAPITOLI DI LIBRI IN INGLESE<br />

1. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., FASANO F., HAGBERG G.E., PÉRAN V.,<br />

DI SALLE F., ESPOSITO F., SCARABINO T., SABATINI U.<br />

Nerve pathways with MR tractography<br />

High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />

Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 8: 79-80<br />

2. GIUGNI E., LUCCICHENTI G., HAGBERG G.E., CHERUBINI A., FASANO F.,<br />

SABATINI U.<br />

High-field neuroimaging in traumatic brain injury<br />

High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />

Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 13: 169-176<br />

3. LUCCICHENTI G., PÉRAN P., CHERUBINI A., GIUGNI E., SCARABINO T.,<br />

HAGBERG G.E., SABATINI U.<br />

High-field 3 T Imaging of Alzheimer Disease<br />

High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />

Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 17: 201-207<br />

4. OLIVERI M., KOCH G., TORRIERO S., CALTAGIRONE C.<br />

The use of transcranial magnetic stimulation in spatial cognition<br />

Imagery and Spatial Cognition – Tommaso Vecchi, Gabriella Bottini (eds) –<br />

John Benjamins Publishing Company (2006) 1.5: 69-84<br />

5. PÉRAN P., LUCCICHENTI G., CHERUBINI A., HAGBERG G.E., SABATINI U.<br />

High-field neuroimaging in Parkinson’s Disease<br />

High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />

Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 16: 194-200<br />

LIBRI IN ITALIANO<br />

1. JUDICA A., BALDONI L., CHIRRI L., CUCCIAIONI C., DEL VENTO G.<br />

Parole in corso – Materiali per il recupero delle difficoltà di lettura<br />

Erickson – 2006<br />

2. RINALDI M.C., MARANGOLO P., LAURIOLA M.<br />

BLED <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – Batteria su linguaggio dell’emisfero destro <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

Organizzazioni Speciali – Giunti O.S. – 2006<br />

3. SALVIA A., ROSSINI A., BALICE M.P., TERZIANI S., GUAGLIANONE E., DONELLI G.<br />

Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino-resistente in strutture<br />

ospedaliere di riabilitazione neuromotoria: studio pilota della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma<br />

Istituto Superiore di Sanità – Rapporti ISTISAN 06/46 – 2006<br />

2006 347


Sezione II<br />

4. SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C. & GRUPPO DI STUDIO<br />

“Diagnosi precoce della Malattia di Alzheimer ”<br />

Mild Cognitive Impairment – La fase preclinica della demenza<br />

IT.I.N.A.D. – Critical Medicine Publishing Editore – 2006<br />

5. SPOLETINI I., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />

La valutazione del deterioramento cognitivo e la<br />

Mental Deterioration Battery<br />

Critical Medicine Publishing Editore – 2006<br />

6. TRABALLESI M., AVERNA T., PORCACCHIA P., LUCARELLI E., PAGANELLI C.,<br />

POLIDORI L.<br />

Progetto Movimento e Salute – Consigli pratici per mantenere una buona<br />

efficienza fisica<br />

Editrice ERRE – 2006<br />

348 2006


Produzione scientifica<br />

COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE<br />

a) Pubblicate su riviste presenti nel SCI<br />

1. BASSI A., COLIVICCHI F., SANTINI M., CALTAGIRONE C.<br />

Cardiac autonomic dysfunction and functional outcome after ischemic<br />

stroke<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S50<br />

2. CAIRELLA G., DE MARTINO A., GARBAGNATI F., MULTARI M., SCOGNAMIGLIO U.,<br />

VENTURIERO V., PAOLUCCI S.<br />

Obesity, dietary antioxidants and ischemic stroke: a case control study<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S120-S121<br />

3. CAMPANA F., MECOCCI P., ANNICCHIARICO R., ERCOLANI S., AMICI D.,<br />

FEDERICI A., RIAÑO D., LHOTSKA L., CALTAGIRONE C.<br />

Il Progetto europeo K4CARE (Knowledge-Based Home Care e Services<br />

for an Ageing Europe): un sistema intelligente per l’assistenza<br />

domiciliare all’anziano<br />

51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />

Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006<br />

Giornale di Gerontologia (2006) LIV(5): 324-326<br />

4. CIURLI P., ANGELELLI P., CANTAGALLO A., FORMISANO R.<br />

Prevalence and phenomenology of neuropsychiatric symptoms in<br />

traumatic brain injury (TBI) patients<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S235<br />

5. COLOGNO D., D’ONOFRIO F., CICARELLI G., BUZZI M.G., PETRETTA V.,<br />

CASUCCI G., CALTAGIRONE C., MEA E., LEONE M., PROIETTI CECCHINI A.,<br />

BUSSONE G.<br />

Restless legs syndrome and cluster headache: a clinical study<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S313-S314<br />

6. CORTÉS U., ANNICCHIARICO R., URDIALES A., MARTÍNEZ-VELASCO A.,<br />

BARRUÉ C., CALTAGIRONE C.<br />

A new generation of electronic devices to support a new generation of<br />

elder citizens<br />

51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />

Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006<br />

Giornale di Gerontologia (2006) LIV( 5): 313-316<br />

2006 349


Sezione II<br />

7. COSTA C., DI FILIPPO M., PROSPERETTI C., BELCASTRO V., CALABRESI P.<br />

Antiepileptic drugs protect striatal neurons against mitochondrial<br />

dysfunction: implication for basal ganglia disorders<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S103-S104<br />

8. DI FILIPPO M., PICCONI B., BAGETTA V., TOZZI A., TANTUCCI M., BELCASTRO V.,<br />

COSTA C., CALABRESI P.<br />

Multiple effects of memantine on the striatal neuronal network:<br />

implications for cognition and neuroprotection<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S102-S103<br />

9. FIORIO M., GAMBARIN M., VALENTE E.M., LIBERINI P., LOI M., COSSU G.,<br />

MORETTO G., BHATIA K.P., DEFAZIO G., AGLIOTI S.M., FIASCHI A., TINAZZI M.<br />

Defective temporal processing of sensory stimuli in DYT1 mutation<br />

carriers: new endophenotype of dystonia?<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S34-S35<br />

10. FORMISANO R., LONGO E., BUZZI M.G., DELLA VEDOVA C., RIGON J.,<br />

BIVONA U., CICINELLI P.<br />

Il trattamento farmacologico dopo il coma può influenzare il danno<br />

funzionale residuo?<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [syllabus]<br />

11. GUARIGLIA C., PICCARDI L., IARIA G., INCOCCIA C., NICO D.<br />

What happens when the brain fails: neuropsychological studies on spatial<br />

memory<br />

3 rd International Conference on Spatial Cognition<br />

Rome & Perugia 12-15 September – Cogn Process (2006) 7 (Suppl 1): S154<br />

12. IZZI F., PLACIDI F., SPERLI F., CERVELLINO A., GROSSI K., ZANNINO S.,<br />

CORTE F., MARCIANI M.G., ROMIGI A.<br />

Effects of Pregabalin on sleep-wake cycle in epileptic patients:<br />

a polysomnographic study<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S97<br />

13. KOCH G., SCHNEIDER S., FRANCA M., MÜNCHAU A., BÄUMER T., CHEERAN B.,<br />

ROUNIS E., BHATIA K., CALTAGIRONE C., ROTHWELL J.C.<br />

Interhemispheric inhibition of the dorsal premotor-motor pathway is<br />

reduced in writer’s cramp dystonia<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S24<br />

350 2006


14. NOCENTINI U.<br />

Clinical assessment and therapy for depression<br />

Update on Symptomatic Therapy in Multiple Sclerosis<br />

Camogli (Italy) 17-18 November 2005 – Neurol Sci (2006) 27: S341-S343<br />

15 ORLACCHIO A., PATRONO C., BORRECA A., BABALINI C., DIONISI L.,<br />

MOSCHELLA V., ORLACCHIO A., KAWARAI T., BERNARDI G.<br />

Silver syndrome: clinicogenetic analysis of two Italian pedigrees<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S13<br />

16. ROCCHI C., MORI F., PACHATZ C., BERNARDI G., MARFIA G.A.<br />

Bilateral ulnar nerve palsy as complication of major depression<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S355<br />

17. SABATINI U., LUCCICHENTI G., CHERUBINI A., PÉRAN P., GIUGNI E.,<br />

BARBA C., MATTEIS M., FORMISANO R.<br />

Il ruolo delle neuroimmagini nella definizione prognostica<br />

del trauma cranico<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Syllabus]<br />

18. SPALLETTA G., BERNARDINI S., MACCIARDI F., BONAVIRI G.,<br />

TREQUATTRINI A., CALTAGIRONE C., BOSSÙ P.<br />

Glutathione S-Transferase P1 *C variant predicts cognitive<br />

and functional outcome in Alzheimer disease<br />

XIV World Congress on Psychiatric Genetics<br />

Cagliari, October 28 th – November 1 st 2006<br />

Am J Med Genet Part B (2006) 141b (7): 712 [Abstracts]<br />

Produzione scientifica<br />

19. STEFANI A., GALATI S., MAZZONE P., PEPPE A., TROPEPI D., PIERANTOZZI M.,<br />

MORCHELLA V., STANZIONE P.<br />

Combined PPN-DBS and STN-DBS in parkinsonian patients:<br />

6 months follow-up<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S63<br />

20 URBANI A., DEL BOCCIO P., PIERAGOSTINO D., LUPINELLA S., D’AGUANNO S.,<br />

LUGARESI A., DI ILIO C., BERNARDINI S., BERNARDI G., BATTISTINI L.,<br />

GAMBI D., FEDERICI G.<br />

Metabonomics and proteomics investigations in neurodegenerative<br />

disorders<br />

XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />

Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S86-S87<br />

2006 351


Sezione II<br />

21. ZIMMER U., MACALUSO E.<br />

Processing of binaural sound coherence in the human brain<br />

3rd International Conference on Spatial Cognition<br />

Rome & Perugia 12-15 Sept – Cogn Process (2006) 7 (Suppl 1): S109-S110<br />

b) Pubblicate su altre riviste<br />

1. BUZZI M.G.<br />

Allodynia and early treatment of migraine attacks with triptans<br />

XX National Congress of the Italian Society for Study of Headaches<br />

Rome 27-30 September 2006 – J Headache Pain (2006) 7(4): 265-266<br />

2. BUZZI M.G., COLOGNO D., MEI D., DI TRAPANI G., CALTAGIRONE C.,<br />

NOCENTINI U.<br />

Disability and chronic daily headaches: Who-Das II versus other specific<br />

and non specific disability tools<br />

XX National Congress of the Italian Society for Study of Headaches<br />

Rome 27-30 September 2006 – J Headache Pain (2006) 7(4): 290<br />

c) Pubblicate su atti<br />

1. AVERNA T., PORCACCHIA P., LUBICH S., PIZZOLI C., LUCARELLI E., PAGANELLI C.,<br />

POLIDORI L., TRABALLESI M.<br />

Benefici dell’allenamento di intensità moderata in soggetti<br />

ultrasessantenni affetti da broncopneumotopatia cronica ostruttiva<br />

XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Specialisti in Medicina dello Sport<br />

Vittorio Veneto 18-21 giugno 2006 – Atti del Congresso: 715-719<br />

2. CAIRELLA G.<br />

Alimentazione e riabilitazione del paziente post-ictus<br />

Educazione e riabilitazione del malato cronico: aspetti nutrizionali<br />

Pozzolatico 2 dicembre 2006 – Atti del Convegno: 10<br />

3. CAIRELLA G., GARBAGNATI F., SCOGNAMIGLIO U.<br />

Le prove di efficacia per la prevenzione dell’obesità: certezze, limiti<br />

e prospettive. Setting scuola, luogo di lavoro, comunità<br />

XXXIV Congresso Nazionale SINU<br />

Riccione, 8-10 novembre 2006 – Atti del Convegno: 59-61<br />

4. MUSICCO M., CALTAGIRONE C.<br />

How much is an adas-cog point worth in the center of Perugia.<br />

Epidemiological evidences on the clinical relevance of modest cognitive<br />

improvements in persons with dementia<br />

Fourth Annual Meeting on Brain aging and dementia<br />

Perugia 5-7 October 2006 – Atti del Convegno<br />

352 2006


Produzione scientifica<br />

5. PIPPUCCI T., PANZA E., POMPILII E., VENTURI B., DONADIO V., BORRECA A.,<br />

DIONISI L., MOSCHELLA V., BERNARDI G., LIGUORI R., ROMEO G.,<br />

MONTAGNA P., ORLACCHIO A., SERI M.<br />

Refinement of the HSP-TCC locus on chromosome 15q13-15 and<br />

wide genome search for new candidate loci in informative families<br />

IX Congresso Nazionale SIGU<br />

Lido di Venezia 8-10 novembre 2006 – Atti del Convegno: 214<br />

6. PORCACCHIA P., AVERNA T., BRUNELLI S., DI MEO F., LUCARELLI E.,<br />

PAGANELLI C., POLIDORI L., TRABALLESI M.<br />

Effetti dell’esercizio fisico in soggetti untrasessantenni ipertesi di grado<br />

lieve: studio caso controllo<br />

XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Specialisti in Medicina dello Sport<br />

Vittorio Veneto 18-21 giugno 2006 – Atti del Congresso: 726-729<br />

7. SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />

Mild cognitive impairment: dalla fase preclinica di demenza alla<br />

caratterizzazione precoce delle malattie neurodegenerative. Una ipotesi<br />

interpretativa<br />

Fourth Annual Meeting on Brain Aging and Dementia<br />

Perugia 5-7 October 2006 – Atti del Convegno<br />

2006 353


Sezione II<br />

POSTER<br />

1. BARBAN F., COSTA A., CARLESIMO G.A., SERRA L., GATTO I., LUPO F.,<br />

PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />

La realizzazione differita di intenzioni pianificate nel<br />

Mild Cognitive Impairment<br />

10th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 5<br />

2. CIARAMELLA A., SPOLETINI I., MORO M.L., DI IULIO F., TREQUATTRINI A.,<br />

CALTAGIRONE C., SPALLETTA G., BOSSÙ P.<br />

Dysregulation of in vitro IL-18 production in Mild Cognitive Impairment<br />

and Alzheimers’s disease patients<br />

10th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 28<br />

3. COSTANZI C., BORRONI B., GRASSI M., ZANETTI M., ARCHETTI S., FRANZONI S.,<br />

GIPPONI S., GILBERTI N., CAIMI L., CALTAGIRONE C., DI LUCA M., PADOVANI A.<br />

Haplotypes in Cathechol-O-Methyltransferase gene confer increased risk<br />

for psychosis in Alzheimer disease<br />

10th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 31<br />

4. D’ONOFRIO F., CICARELLI G., BUZZI M.G., PETRETTA V., CALTAGIRONE C.,<br />

TEDESCHI G., BONAVITA V., COLOGNO D.<br />

Restless legs syndrome and primary headaches: is there a<br />

pathogenetic link?<br />

2nd ANIRCEF Congress<br />

Bologna 17-20 May 2006 – Neurol Sci 27(Suppl 2): S212<br />

5. MALIVERNO M., GARDONI F., PICCONI B., GHIGLIERI V., POLLI F., BAGETTA V.,<br />

BERNARDI G., CATTABENI F., DI LUCA M., CALBRESI P.<br />

A critical interaction between NR2B and MAGUK in L-Dopa<br />

induced dyskinesia<br />

10th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 68<br />

6. MARTINO S., TRIBUZI R., DI GIROLAMO I., GUADALUPI R., D’ANGELO F.,<br />

MAKRYPIDI G., ORLACCHIO A., BERNARDI G., ORLACCHIO AL.<br />

The HexB gene up-regulated during the brain development: effect for GM2<br />

gangliosidosis therapy<br />

16th Meeting of the European Neurological Society<br />

Lausanne (Switzerland) 27-31 May 2006 – J Neurol 253(Suppl 2): P554<br />

7. MORO M.L., CIARAMELLA A., PORCELLI F., CALTAGIRONE C.,<br />

SCAPIGLIATI G., BOSSÙ<br />

Dynamics and kinetics study of the 1-42 Amyloid Beta cross-linked<br />

oligomeric species: some chemical indications to support the<br />

identification of Alzheimer’s disease biomarkers<br />

354 2006


Produzione scientifica<br />

10th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 79<br />

8. ORLACCHIO A., MIELE M., CONTINO G., VARLESE M., BABALINI C., DIONISI L.,<br />

MOSCHELLA V., EMILIANI C., ORLACCHIO AL., BERNARDI G., KAWARAI T.<br />

Association of ApoE4 allele with vascular dementia in Italian population<br />

10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />

Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P3-116<br />

9. ORLACCHIO A., PATRONO C., BORRECA A., BABALINI C., DIONISI L.,<br />

MOSCHELLA V., ORLACCHIO AL., BERNARDI G., KAWARAI T.<br />

Clinical and genetic study of two Italian families with silver syndrome<br />

16th Meeting of the European Neurological Society<br />

Lausanne (Switzerland) 27-31 May 2006 – J Neurol 253(Suppl 2): P201<br />

10. ORLACCHIO AL., COSTANZI E., PERSICHETTI E., BERNARDI G., ORLACCHIO A.,<br />

EMILIANI C.<br />

Involvement of lysosomal system in Alzheimer’s diseases fibroblasts<br />

following vitamin C supplementation<br />

10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />

Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P3-262<br />

11. ORLACCHIO AL., URBANELLI L., MASSINI C., MENCARELLI S., PELICCI G.,<br />

SORBI S., HASILIK A., BERNARDI G., ORLACCHIO A., EMILIANI C.<br />

Cathepsin D, B and L are down-regulated in fibroblasts from Alzheimer’s<br />

disease patients<br />

10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />

Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P2-051<br />

12. ROSSINI A., MICHETTI S., MARTELLA G., AMATO S., MATTIA G., SALVIA A.<br />

La Scheda di Dimissione Ospedaliera per l’area riabilitativa come<br />

strumento di sorveglianza delle infezioni ospedaliere: l’esperienza<br />

della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

42° Congresso Nazionale SITI<br />

Catania, 27-30 ottobre 2006 – Atti del Congresso, parte III: 333<br />

13. SCALMANA S., MASTROMATTEI A., CAPON A., MATTIA V., DI LALLO D.,<br />

CALTAGIRONE C., MARCIANI M.G., MARRA C., ROSSINI P.M.<br />

Valutazione del deterioramento cognitivo nel setting della medicina<br />

generale<br />

51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />

Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006 – Giornale di Gerontologia LIV(5): 527<br />

14. SERRA L., FADDA L., PERRI R., LUPO F., CALTAGIRONE C.<br />

Andamento di diversi indici neuropsicologici nel decadimento cognitivo<br />

della malattia di Alzheimer<br />

10 th ITINAD Annual Meeting<br />

Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 105-106<br />

2006 355


Brevetti


CARROZZINA PER DISABILI<br />

con dispositivi in grado di rilevare<br />

e fornire informazioni dettagliate riguardo<br />

al comportamento di un soggetto disabile<br />

rispetto a compiti semplici<br />

ROBERTA ANNICCHIARICO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

ULISES CORTÈS, ANTONIO BENITO MARTINEZ VELASCO<br />

Università Politecnica di Catalunya


➙➙<br />

➡<br />

Sezione II: Brevetti<br />

Oggetto del presente trovato è una carrozzina per disabili con dispositivi<br />

in grado di rilevare e fornire informazioni dettagliate riguardo al comportamento<br />

di un soggetto disabile rispetto a compiti semplici, costituita da una<br />

sedia per disabili motorizzata, con un controllo condiviso, ossia una carrozzina<br />

motorizzata che, secondo il profilo del paziente, decide se dovrà essere<br />

condotta autonomamente o se potrà lasciare la guida in mano al paziente. Per<br />

fare ciò è necessario preventivamente misurare il livello di accettabilità di<br />

questa nuova tecnologia da parte dei pazienti ed ottenere dati utili a tracciare<br />

profili che, opportunamente elaborati, permettano la classificazione dei<br />

diversi pazienti, per poterli mettere in relazione con il livello di autonomia<br />

necessario per ognuno di essi.<br />

Il dispositivo di cui al presente trovato è costituito da una carrozzina motorizzata<br />

che permette in sostanza di rilevare dati sulla conduzione della sedia da<br />

parte del paziente lungo una linea stabilita permettendo la raccolta di dati circa la<br />

posizione, l’orientazione, la velocità, il movimento del joystick, l’attenzione e la<br />

reazione alla correzione utili per la diagnosi e la cura; inoltre in ogni momento,<br />

grazie alle attrezzature presenti, la carrozzina è controllata da sistemi di sicurezza<br />

in grado di realizzare, se necessario, un arresto di emergenza.<br />

Per ottenere quanto brevemente detto sopra alla carrozzina sono state<br />

apportate opportune modifiche e sono stati aggiunti dispositivi adatti a renderla<br />

idonea allo scopo. I dispositivi aggiunti sono raggruppati in :<br />

a) dispositivi per il controllo del movimento;<br />

b) dispositivi per la rilevazione del movimento;<br />

c) dispositivo per gli stimoli.<br />

Per poter adempiere agli scopi per cui è stata ideata la sedia è dotata di una<br />

propria architettura informatica costituita da una unità di controllo; sistemi<br />

operativi, protocolli di comunicazione utilizzati, processi eseguiti nella sedia.<br />

➡<br />

Rilevazione del Movimento<br />

Comandi<br />

Paziente<br />

Info<br />

Paziente<br />

Interfaccia<br />

Joystick Input<br />

Luce:<br />

Rossa<br />

Gialla<br />

Verde<br />

Stimolo Audio<br />

GPS<br />

Giroscopio<br />

Compasso<br />

Encoders<br />

Posizione<br />

Orientazione<br />

Velocità<br />

Controllo del Movimento<br />

Motori<br />

Movimento<br />

Vista laterale della carrozzina e in esploso i simboli dei dispositivi aggiunti<br />

360 2006


STRUMENTO PER LO SCREENING<br />

DEL RISCHIO NUTRIZIONALE<br />

FRANCESCO BRANCA<br />

Regional Adviser for Nutrition and Food Security,<br />

WHO Regional Office for Europe<br />

GIULIA CAIRELLA, FRANCESCA GARBAGNATI, UMBERTO SCOGNAMIGLIO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong> (CeSAR)<br />

GIUSEPPE ROTILIO<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong> (CeSAR)<br />

ANTONINO SALVIA<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione II: Brevetti<br />

La malnutrizione nel paziente affetto da ictus è assai frequentemente sottovalutata<br />

o addirittura ignorata. A tale riguardo le linee guida SPREAD,<br />

affermano che è necessario includere nei protocolli diagnostici la valutazione<br />

dello stato nutrizionale e nei protocolli terapeutici gli interventi nutrizionali<br />

correttivi sia in fase acuta che durante il periodo di riabilitazione. Nella pratica<br />

clinica, tuttavia, la necessità di inserire le procedure per valutare lo stato<br />

nutrizionale spesso si scontra con difficoltà di diversa natura tra le quali<br />

anche alcune di carattere pratico. Inoltre le risorse, quali servizi di dietetica,<br />

dietologici o nutrizionali, laddove presenti, non sempre riescono a far fronte<br />

alle esigenze che tale problematica impone.<br />

Alla luce di quanto detto viene proposto uno strumento per lo screening<br />

del rischio nutrizionale quale strumento applicativo che si affianca alla cartella<br />

nutrizionale, già in uso sperimentale in alcuni reparti della <strong>Fondazione</strong><br />

S. <strong>Lucia</strong>, consentendone una rapida compilazione.<br />

Obiettivo dello strumento regolo, utilizzabile grazie alla sua semplicità<br />

d’uso da figure professionali già esistenti in reparto (medici e infermieri), è<br />

quello di individuare pazienti post ictus a rischio di malnutrizione.<br />

Caratteristiche del regolo per lo screening nutrizionale<br />

L’originalità di tale strumento sta nell’essere proposto come modello<br />

d’uso. Infatti le applicazioni che singolarmente già fanno parte di conoscenze<br />

e pratiche clinico nutrizionali già consolidate e condivise a livello internazionale<br />

trovano in tale compendio una fluida e ragionata applicazione, semplice<br />

e sintetica, che bene si sposa con le esigenze temporo spaziali dei reparti<br />

(poco tempo e pochi spazi da dedicare).<br />

Il regolo nutrizionale rappresenta uno strumento applicativo per effettuare<br />

lo screening per la valutazione del rischio di compromissione dello stato<br />

nutrizionale. In esso sono riportati ed organizzati i dati e le informazioni indispensabili<br />

per effettuare la valutazione del rischio nutrizionale e delle relative<br />

procedure clinico nutrizionali da seguire. Presupposto teorico scientifico è<br />

l’introduzione delle procedure di valutazione previste dal Malnutrition Universal<br />

Screening Tool (MUST) unitamente agli strumenti concreti per effettuare<br />

le misurazioni e calcolare il grado di rischio. Il regolo per lo screening<br />

nutrizionale è costituito da un pieghevole all’interno del quale sono riportati:<br />

1. Gli step previsti nel MUST per il calcolo del punteggio del rischio di<br />

malnutrizione. Alla definizione di tale punteggio concorrono fattori quali: lo<br />

stato nutrizionale valutato dall’indice di massa corporea, entità del decremento<br />

ponderale e presenza di patologie associate a ridotta assunzione dietetica.<br />

Il punteggio ottenuto, se superiore a determinati valori soglia, indica la<br />

presenza di rischio lieve, moderato o grave di malnutrizione.<br />

2. Gli intervalli di riferimento di indici biochimici di malnutrizione.<br />

3. I criteri per la valutazione della malnutrizione proteico energetica e le<br />

indicazioni da seguire a seguito dell’individuazione del grado di rischio per<br />

ciascun paziente.<br />

4. L’algoritmo decisionale ovvero il piano nutrizionale per il paziente post<br />

ictus.<br />

362 2006


Strumento per lo screening del rischio nutrizionale<br />

Per compiere le valutazioni sopra descritte è fondamentale effettuare<br />

alcune misurazioni di carattere antropometrico tra cui la rilevazione del peso<br />

corporeo e la misura dell’altezza del paziente, da cui si ricava l’IMC, la circonferenza<br />

del braccio e il decremento ponderale non intenzionale; a tale scopo<br />

sono stati inseriti nel regolo per lo screening nutrizionale un disco a doppia<br />

lettura che consente da un lato di determinare la stima dell’altezza a partire<br />

dalla misurazione della semiapertura delle braccia, e, dall’altro lato, di leggere<br />

il valore di IMC ottenuto partendo dal peso del soggetto e dall’altezza precedentemente<br />

calcolata.<br />

Conclusione<br />

La finalità di tale strumento è di facilitare l’introduzione routinaria dello<br />

screening nutrizionale all’interno delle strutture ospedaliere, agevolando il<br />

riconoscimento di pazienti a rischio di malnutrizione o con malnutrizione in<br />

atto, e di monitorare il paziente durante tutta la degenza, fornendo le indicazioni<br />

di base per affrontare il problema del paziente malnutrito.<br />

2006 363


SEZIONE III


Settori<br />

di ricerca


Sezione III: Settori di ricerca<br />

L’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> durante l’anno 2006 ha proseguito e sviluppato<br />

la propria attività, operando per linee di ricerca, per singoli<br />

progetti o come partner in progetti di altri enti, entro tematiche<br />

inerenti ai settori sotto riportati.<br />

– Valutazione clinica, prognostica e riabilitativa delle Malattie del<br />

Sistema Nervoso Centrale.<br />

– Neurofisiologia della locomozione e sue interazioni con la postura. Tali<br />

studi si avvalgono anche di informazioni ottenute durante missioni spaziali<br />

in situazioni di assenza di gravità.<br />

– Meccanismi d’azione di farmaci neuroprotettivi del Sistema Nervoso<br />

Centrale e Periferico. Patologie corticali e sottocorticali (in particolare<br />

dello striato) di origine cerebrovascolare. Studi di modelli animali di<br />

Sclerosi Laterale Amiotrofica, di malattie autoimmuni (Sclerosi Multipla)<br />

e di fattori di protezione dall’apoptosi.<br />

– Neuropsicologia e riabilitazione dei disturbi del linguaggio e delle abilità<br />

visuospaziali nei pazienti cerebrolesi ed in portatori di dislessia<br />

evolutiva.<br />

– Neurofisiologia con varie tecniche (EEG, potenziali evocati, stimolazione<br />

magnetica transcranica) in pazienti con stroke, Parkinson e<br />

manifestazioni epilettiche.<br />

– Neuroimmagini funzionali del sistema sensorimotorio e di attività<br />

cognitive in soggetti normali e cerebrolesi.<br />

– Sperimentazione gestionale in ambito sanitario, con particolare riferimento<br />

a verifica e revisione della qualità, a efficacia ed efficienza delle<br />

prestazioni riabilitative ed all’analisi dei costi delle stesse, al controllo<br />

di qualità delle schede di dimissione ospedaliera, alla gestione del<br />

rischio in ambito ospedaliero.<br />

– Ruolo della nutrizione nella prevenzione e nella riabilitazione della<br />

patologia ictale ed in quella neurodegenerativa.<br />

– Stesura e validazione di protocolli tesi al miglioramento della gestione<br />

clinica del paziente attraverso l’ottimizzazione degli iter diagnosticoterapeutici<br />

e riabilitativi.<br />

368 2006


Attività<br />

per linea<br />

di ricerca<br />

corrente


LINEE DI RICERCA<br />

A. Neurologia clinica e comportamentale<br />

Responsabile: Prof. Carlo Caltagirone<br />

B. Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Responsabile: Prof. Francesco Lacquaniti<br />

C. Neuroscienze sperimentali<br />

Responsabile: Prof. Giorgio Bernardi<br />

D. Neuropsicologia<br />

Responsabile: Prof. Luigi Pizzamiglio<br />

E. Neurofisiopatologia clinica<br />

Responsabile: Prof.ssa Maria Grazia Marciani<br />

F. Neuroimmagini funzionali<br />

Responsabile: Dr. Emiliano Macaluso<br />

G. Ricerca clinica traslazionale<br />

Responsabile: Dr. Stefano Paolucci


A – NEUROLOGIA CLINICA<br />

E COMPORTAMENTALE<br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

L’attività dei laboratori di ricerca afferenti alla linea di “ Neurologia clinica<br />

e comportamentale ” si articolerà nel prossimo triennio in tre filoni principali,<br />

ed ogni filone si svilupperà in diversi progetti.<br />

A. 1 – DIAGNOSI FUNZIONALE DEI DEFICIT NEUROLOGICI E LORO RIABILITAZIONE<br />

Questo filone comprende una serie di progetti finalizzati alla elaborazione<br />

e alla valutazione dell’efficacia di strumenti intesi alla diagnosi funzionale<br />

e alla riabilitazione dei deficit neurologici. In particolare, verranno<br />

indagate popolazioni di pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM), malattia di<br />

Alzheimer ed esiti di ictus cerebrovascolari mediante metodiche di tipo neuropsicologico<br />

e mediante strumenti innovativi per la misurazione dell’impatto<br />

funzionale della patologia e dei risultati del training riabilitativo sia motorio<br />

che cognitivo.<br />

In un primo studio (A.1.1) verrà valutata, in un campione omogeneo e<br />

adeguato di pazienti con SM, la relazione tra misure quantitative di carico<br />

lesionale, atrofia cerebrale, velocità di rilassamento e danno neuropsicologico.<br />

Verrà, in altre parole, differenziato il diverso contributo dell’atrofia della<br />

sostanza grigia e della sostanza bianca nella determinazione del danno neuropsicologico<br />

mediante una metodica innovativa di segmentazione quantitativa<br />

automatizzata. Un secondo studio (A.1.2) sarà volto a valutare l’incidenza<br />

e la gravità dei disturbi comportamentali in pazienti affetti da Mild Cognitive<br />

Impairment (MCI) e in pazienti affetti da Alzheimer’s Disease (AD), caratterizzandone<br />

il profilo comportamentale in considerazione dei singoli disturbi<br />

comportamentali e psicologici (BPSD). Scopo di un ulteriore progetto (A.1.3)<br />

in questo stesso ambito è quello di studiare il ruolo predittivo di variabili neuropsicologiche<br />

e comportamentali nella progressione sia funzionale che<br />

cognitiva di un gruppo di pazienti affetti da malattia di Alzheimer, seguiti da<br />

due anni presso l’Unità Valutativa Alzheimer dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. A tale scopo<br />

verranno distinti i pazienti a rapida progressione da quelli a progressione più<br />

lenta e sarà valutato il contributo delle variabili neuropsicologiche e comportamentali<br />

nel predire una più rapida progressione cognitiva, e una più rapida<br />

progressione funzionale. Un altro progetto inserito in questo filone (A.1.4) è<br />

quello relativo allo studio del contributo di variabili percettive e semantiche<br />

sui livelli di performance in compiti di denominazione svolti da pazienti<br />

affetti da demenza degenerativa.<br />

Scopo di un altro progetto di ricerca del presente filone (A.1.5) è quello di<br />

analizzare le prestazioni di soggetti affetti da patologia cerebellare durante l’esecuzione<br />

di compiti in cui viene richiesta l’inibizione di un’azione in corso.<br />

L’inibizione, infatti, è una caratteristica generale in tutti i tipi di controllo<br />

cognitivo ed è un chiaro esempio di intervento esecutivo. Per questo studio<br />

verranno selezionati pazienti con lesioni focali di diversa natura (ictus ischemici,<br />

ictus emorragici ed ablazioni chirurgiche per malformazioni vascolari o<br />

neoplasie) o con lesioni degenerative limitate alle strutture cerebellari. Obiettivo<br />

finale dello studio è quello di valutare l’esistenza di un nesso causale tra<br />

372 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

la presenza di un interessamento anatomo-funzionale delle strutture cerebellari<br />

e un deficit di processamento della risposta inibitoria.<br />

Infine verrà effettuato uno studio di coorte sulla mortalità associata con<br />

l’uso di antipsicotici tipici ed atipici nella popolazione di ultra-sessantacinquenni<br />

residenti nel comune di Milano (A.1.6). Questo progetto si inserisce<br />

nel presente filone in quanto nei pazienti con demenza i disturbi comportamentali<br />

(BPSD) sono molto comuni e spesso il trattamento farmacologico si<br />

rende necessario. Attualmente oltre ai tradizionali antidepressivi e antipsicotici<br />

sono disponibili nuovi farmaci con un migliore profilo di tollerabilità, pertanto<br />

preferiti negli anziani. Tuttavia, le autorità, a causa di una segnalazione<br />

di un eccesso di mortalità e di incidenza di accidenti cerebrovascolari in<br />

pazienti trattati con antipsicotici atipici, hanno convenuto a limitare la prescrizione<br />

di questi farmaci nei pazienti dementi. Il progetto proposto ha<br />

pertanto lo scopo di approfondire questo dibattuto argomento mediante uno<br />

studio di popolazione.<br />

Articolazione<br />

A. 1.1 – Correlazioni tra disfunzione cognitiva e parametri innovativi di RM<br />

nei pazienti con Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />

A. 1.2 – Analisi dei disturbi comportamentali nel Mild Cognitive Impairment<br />

e nella malattia di Alzheimer: differenze e similitudini<br />

(Augusto G. Carlesimo)<br />

A. 1.3 – Predittori cognitivi e comportamentali di progressione della Malattia<br />

di Alzheimer (Roberta Perri)<br />

A. 1.4 – Contributo di variabili percettive e semantiche sui livelli di<br />

performance in compiti di denominazione dei pazienti affetti da<br />

demenza degenerativa (Roberta Perri)<br />

A. 1.5 – Ruolo del cervelletto nel controllo delle funzioni esecutive<br />

(Mariella Leggio)<br />

A. 1.6 – Studio di coorte sulla mortalità associata con l’uso di antipsicotici<br />

tipici ed atipici nella popolazione di ultrasessantacinquenni residenti<br />

nel comune di Milano (Massimo Musicco)<br />

A. 2 – INDICI PREDITTIVI DI EFFICACIA RIABILITATIVA DEL DEFICIT COGNITIVO<br />

NEI PAZIENTI NEUROLOGICI<br />

Questo secondo filone di ricerca sarà indirizzato alla elaborazione di<br />

metodiche innovative di indagine delle funzioni cognitive e alla valutazione<br />

della loro efficacia predittiva riguardo il recupero del deficit funzionale in<br />

pazienti affetti da patologie a diversi livelli del Sistema Nervoso Centrale. In<br />

particolare, verrà indagato l’impatto dei disturbi della memoria retrograda e<br />

prospettica in popolazioni di pazienti parkinsoniani e con demenza di Alzheimer<br />

(AD) per esaminare sia i meccanismi di base del deficit che l’impatto del<br />

disturbo sull’autonomia funzionale di pazienti.<br />

Uno studio in particolare (A.2.1) sarà volto a valutare il ruolo della modula-<br />

2006 373


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

zione dopaminergica dei processi di memoria prospettica (MP) nella malattia di<br />

Parkinson (PD). In relazione all’implicazione che riveste l’azione dopaminergica<br />

nella modulazione di quei processi cognitivi prevalentemente dipendenti dall’integrità<br />

delle regioni cerebrali frontali nei pazienti con PD, ci si attende che<br />

l’effetto della somministrazione di levodopa sia maggiormente osservabile sulle<br />

prestazioni dei pazienti nella componente prospettica del compito. In modo analogo,<br />

verrà condotto uno studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti<br />

con Mild Cognitive Impairment (MCI) (A.2.2). Questi ultimi presentano deficit<br />

specifici nell’ambito delle funzioni mnesiche ed esecutive non associati a<br />

demenza né ad una significativa compromissione funzionale, ma recenti dati<br />

sperimentali sembrano indicare, indirettamente, che i pazienti con MCI possano<br />

presentare alterazioni nell’ambito della MP. L’investigazione della MP nei<br />

pazienti con MCI potrebbe essere anche rilevante in una prospettiva clinica. L’obiettivo<br />

del presente studio è, dunque, quello di esaminare la prestazione di un<br />

gruppo di pazienti con MCI in compiti di MP. Relativamente sempre ai processi<br />

di demenza, uno studio (A.2.3) valuterà le caratteristiche qualitative di un<br />

disturbo visuo-spaziale (il fenomeno del closing-in) nella Malattia di Alzheimer.<br />

Il deterioramento delle capacità cognitive in AD riguarda, già in una fase molto<br />

precoce, anche le capacità prassico costruttive e nel corso della progressione<br />

della malattia si può assistere ad un particolare fenomeno di aprassia costruttiva<br />

definito closing-in (accollamento al modello). Scopo del presente lavoro è quindi<br />

quello di valutare in un campione di pazienti AD, che presentano il fenomeno<br />

dell’accollamento al modello, la frequenza di occorrenza dei differenti tipi di<br />

closing-in e successivamente confrontare le caratteristiche cognitive e l’eventuale<br />

presenza di segni primitivi di comportamento di questi pazienti con un gruppo<br />

di pazienti AD che non presentano il closing-in.<br />

Un ulteriore progetto di questo filone (A.2.4) verterà infine sulla misurazione<br />

delle caratteristiche qualitative del deficit cognitivo in pazienti affetti da<br />

Sclerosi Multipla e della relazione tra deficit cognitivo e disabilità funzionale<br />

misurata attraverso metodiche innovative di indagine. In particolare in questo<br />

studio verrà definita la standardizzazione di metodiche per la valutazione<br />

della disabilità in pazienti affetti da SM. Un adeguato campione di pazienti<br />

verrà sottoposto a valutazione mediante diversi strumenti per la rilevazione<br />

del grado di disabilità neuromotoria, neurocognitiva e dei livelli di qualità<br />

della vita. Infine verrà identificata la capacità di ogni strumento di cogliere<br />

aspetti generali e specifici della disabilità dei pazienti e verranno individuate<br />

le aree di sovrapposizione e di differenziazione tra i vari strumenti utilizzati.<br />

Altri progetti inseriti in questo filone saranno orientati a identificare strumenti<br />

ottimizzati per migliorare la conoscenza degli indici predittivi di efficacia<br />

riabilitativa e favorire la gestione stessa dei pazienti in fase di riabilitazione.<br />

Un primo studio sarà volto alla definizione di una cartella clinica informatizzata<br />

nell’ambito di un ospedale di riabilitazione (A.2.5). L’informatizzazione<br />

dei dati clinici, infatti, è in grado di migliorare la qualità delle cure,<br />

aumentare i livelli di sicurezza, migliorare la gestione del tempo e delle<br />

risorse e la soddisfazione dei pazienti. Il presente progetto prevede la realizzazione<br />

di uno strumento specifico per la struttura per cui è stato pensato, articolato<br />

e flessibile tanto da poter essere applicato con piccoli interventi in altre<br />

374 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

strutture. Obiettivi dello studio sono: la creazione di un database, il miglioramento<br />

della qualità dell’informazione, la fornitura di supporto ai caregiver per<br />

migliorare la qualità dell’assistenza e la facilitazione della pianificazione delle<br />

attività quotidiane del paziente. Si tratta infatti della realizzazione non solo di<br />

una cartella clinica ma di un sistema centralizzato che è in grado di gestire<br />

tutte le informazioni dei pazienti, ed in grado di pianificare la giornata di ogni<br />

paziente in base agli impegni del singolo individuo.<br />

Infine, in un secondo studio (A.2.6) verrà prospettata una nuova soluzione<br />

per aumentare l’autonomia e per migliorare la qualità della vita degli anziani e<br />

dei disabili garantendo un elevato livello di sicurezza, attraverso l’inserimento<br />

di nuova tecnologia. In pratica, si procederà alla realizzazione di un prototipo<br />

di sedia a rotelle elettrica, controllata da un sistema centrale, in grado di spostarsi<br />

lungo un percorso determinato. Per la valutazione funzionale dei soggetti<br />

esaminati in questa ricerca verranno utilizzati i seguenti strumenti: valutazione<br />

funzionale, valutazione cognitiva, valutazione del tono dell’umore e valutazione<br />

da parte dell’utente dell’impatto di uso del prototipo. Scopo di questo progetto<br />

non è quello di velocizzare e semplificare alcuni compiti grazie all’intervento di<br />

un e-tool, ma l’obiettivo principale è piuttosto quello di dare la possibilità alle<br />

persone disabili di svolgere alcuni compiti in completa autonomia e di eseguirne<br />

nuovi, ottenendo in definitiva una maggiore indipendenza.<br />

Articolazione<br />

A.2.1 – Studio sulla modulazione dopaminergica dei processi di memoria<br />

prospettica nella malattia di Parkinson (Alberto Costa)<br />

A.2.2 – Studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti con<br />

Mild Cognitive Impairment (Alberto Costa)<br />

A.2.3 – Il fenomeno del closing-in nella malattia di Alzheimer: caratteristiche<br />

qualitative di un disturbo visuo-spaziale (Augusto G. Carlesimo)<br />

A.2.4 – Standardizzazione di metodiche di valutazione della disabilità in<br />

pazienti affetti da Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />

A.2.5 – Cartella clinica informatizzata (Roberta Annicchiarico)<br />

A.2.6 – Nuove tecnologie per l’assistenza e la mobilità delle persone disabili<br />

(Roberta Annicchiarico)<br />

A. 3 – METODICHE INNOVATIVE PER LA DIAGNOSI DEL DEFICIT NEUROLOGICO<br />

A FINI RIABILITATIVI<br />

Questo ultimo filone di ricerca avrà come elemento unificante l’applicazione<br />

di tecnologie di recente introduzione per lo studio del substrato morfologico<br />

e funzionale delle patologie neurologiche. I risultati di tali indagini<br />

consentiranno successivamente la valutazione dell’efficacia predittiva dei<br />

parametri derivanti da tali metodiche sull’evoluzione del deficit neurologico.<br />

Due studi si proporranno di individuare le variazioni anatomo-funzionali<br />

di specifiche strutture cerebrali e la sua relazione con le caratteristiche<br />

qualitative del deficit cognitivo e comportamentale in soggetti con Schizo-<br />

2006 375


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

frenia e malattia di Alzheimer, attraverso l’applicazione di tecniche innovative<br />

per l’analisi dei dati morfologici derivanti da immagini di Risonanza<br />

Magnetica Nucleare e dei parametri genetici. Un primo studio sarà volto<br />

alla tipizzazione diagnostica della Schizofrenia (A.3.1). In pratica, si procederà<br />

alla messa a punto di parametri di neuroimmagini strutturali, neuropsicologici,<br />

diagnostico-psicopatologici e genetici che possano permettere<br />

l’individuazione di endofenotipi specifici di soggetti con diagnosi di schizofrenia<br />

e alla valutazione dei pazienti con diagnosi di schizofrenia che<br />

saranno consecutivamente inclusi nell’analisi degli endofenotipi e nella sottoclassificazione<br />

diagnostica. Un secondo studio di questo filone (A.3.2)<br />

sarà indirizzato all’analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici e<br />

comportamentali nella demenza di Alzheimer e alla loro relazione con i<br />

polimorfismi genetici di Apolipoproteina E e del recettore D2 della dopamina.<br />

In particolare, gli scopi di questo progetto di ricerca sono: (a) valutare<br />

l’espressione clinica dei BPSD durante il decorso di 1 anno di malattia, a<br />

partire dalla prima diagnosi, e la loro relazione con il decorso dei sintomi<br />

cognitivi ed il loro effetto sulle attività funzionali della vita quotidiana; (b)<br />

analizzare il profilo genetico dell’Apolipoproteina E e correlarlo con l’intero<br />

profilo comportamentale misurato categoricamente; (c) verificare se polimorfismi<br />

dei recettori D2 della dopamina predicono il decorso dei sintomi<br />

comportamentali.<br />

L’attività di un altro gruppo di ricerca sarà indirizzata allo studio, in<br />

pazienti con malattia di Alzheimer, della relazione esistente tra parametri<br />

biochimici infiammatori-immunitari e marcatori genetici specifici e le<br />

caratteristiche qualitative e il profilo evolutivo del deficit cognitivo. In particolare,<br />

uno studio (A.3.3) condotto in pazienti con malattia di Alzheimer<br />

(AD) in forma preclinica (MCI) e lieve/moderata, sarà indirizzato a verificare<br />

l’efficacia del sistema IL-18 (i cui polimorfismi genici risultano associati<br />

alla malattia) quale possibile marcatore di patologia nell’AD. I risultati<br />

ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dallo<br />

studio clinico volto ad identificare e valutare gli aspetti funzionali, neuropsicologici<br />

e comportamentali della malattia, in funzione della sua evoluzione.<br />

In un secondo studio questo stesso gruppo di ricerca (A.3.4) valuterà<br />

il coinvolgimento del sistema immunitario nella patogenesi della malattia di<br />

Alzheimer mediante l’analisi del ruolo delle cellule immunoregolatorie nei<br />

processi fisiopatologici della malattia. A tale scopo, il primo obiettivo del<br />

progetto sarà quello di studiare il coinvolgimento di cellule dell’immunità<br />

innata con funzioni pro-infiammatorie e immunoregolatorie nei processi<br />

neurodegenerativi mediante la valutazione dello stato di attivazione delle<br />

cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da soggetti<br />

sani in seguito a stimolazione in vitro con peptidi amiloidi, e la valutazione<br />

dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule<br />

dendritiche) ottenute da pazienti con AD in confronto a cellule ottenute da<br />

soggetti di controllo.<br />

Infine, nell’ambito di questo filone, un ultimo gruppo di ricerche utilizzerà<br />

la metodica della stimolazione magnetica transcranica (TMS) al fine di<br />

indagare, mediante interferenza inibitoria temporanea di specifiche aree<br />

376 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

corticali, il substrato neurale dei processi cerebrali in corso di AD. In un<br />

primo studio (A.3.5) sarà valutata la connettività funzionale parietale motoria<br />

in pazienti con malattia di Alzheimer mediante metodiche di TMS.<br />

Infatti, nei pazienti con AD alcuni studi di TMS hanno documentato una<br />

chiara ipereccitabilità dell’area motoria e dei circuiti colinergici implicati<br />

nell’integrazione sensori-motoria, suggerendo che la TMS può essere una<br />

metodica sensibile nel mettere in luce alterazioni neurofisiologiche subcliniche.<br />

Pertanto, ci si propone di utilizzare la TMS al fine di studiare con<br />

approccio neurofisiologico la funzionalità delle connessioni cortico-corticali<br />

nei pazienti affetti da AD di grado lieve-moderato, per evidenziare eventuali<br />

precoci disfunzioni di connettività corticale che precedono la degenerazione.<br />

Il secondo studio (A.3.6), ultimo di questo filone, è focalizzato sulla<br />

caratterizzazione delle modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione<br />

magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) in pazienti affetti da AD.<br />

Poiché rTMS, una metodica che si basa sull’applicazione di impulsi magnetici<br />

su specifiche regioni cerebrali attraverso lo scalpo, sembra avere effetti<br />

di modulazione plastica dell’eccitabilità corticale, questo tipo di applicazione<br />

apre interessanti prospettive riabilitative in pazienti con patologie<br />

cerebrali e deficit di specifici domini cognitivi. In particolare, è possibile<br />

ipotizzare di aumentare l’eccitabilità delle regioni corticali associate ad una<br />

specifica funzione e/o di deprimere l’eccitabilità di quelle regioni che svolgono<br />

funzioni antagoniste (inibitorie) sul compito stesso (ad esempio le<br />

regioni dell’emisfero opposto). Lo studio si propone quindi di valutare di<br />

indurre modificazioni plastiche corticali mediante rTMS in pazienti AD<br />

nelle fasi iniziali della malattia, quando il reclutamento/potenziamento di<br />

circuiti corticali “ alternativi ” potrebbe rivelarsi utile per migliorare le prestazioni<br />

deficitarie in compiti cognitivi.<br />

Articolazione<br />

A.3.1 – Studio sulla tipizzazione diagnostica della schizofrenia<br />

(Gianfranco Spalletta)<br />

A.3.2 – Analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici<br />

e comportamentali nella demenza di Alzheimer e relazione<br />

con polimorfismi genetici di ApoE e D2 (Gianfranco Spalletta)<br />

A.3.3 – Studio del sistema IL-18 nella patogenesi della malattia di Alzheimer<br />

(Paola Bossù)<br />

A.3.4 – Studio del coinvolgimento del sistema immunitario nella patogenesi<br />

della malattia di Alzheimer: ruolo delle cellule immunoregolatorie<br />

(Paola Bossù)<br />

A.3.5 – Studio della connettività funzionale parietale motoria in pazienti con<br />

malattia di Alzheimer mediante metodiche di stimolazione magnetica<br />

transcranica (Massimiliano Oliveri)<br />

A.3.6 – Modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione magnetica<br />

transcranica ripetitiva in pazienti affetti da malattia di Alzheimer:<br />

applicazioni riabilitative (Massimiliano Oliveri)<br />

2006 377


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

A.1.1 – Correlazioni tra disfunzione cognitiva e parametri innovativi<br />

di RM nei pazienti con Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />

La sclerosi multipla (SM) è una malattia complessa del sistema nervoso<br />

centrale (SNC) le cui caratteristiche neuropatologiche sono state a lungo considerate<br />

i focolai multipli di demielinizzazione e infiammazione nella<br />

sostanza bianca del SNC.<br />

Recentemente, tecniche avanzate di risonanza magnetica nucleare (RMN)<br />

hanno dimostrato che nella SM la progressione di malattia, fino ad uno stadio<br />

di non ritorno, dipende dall’effetto cumulativo del danno assonale, che può<br />

determinare, in ultimo, un’atrofia cerebrale visibile in RMN. Nello sforzo di<br />

ottenere misure riproducibili e oggettive dell’atrofia cerebrale, le tecniche di<br />

RMN sono evolute fino a tecniche di segmentazione automatizzate operatoreindipendenti.<br />

Il deficit cognitivo è tra i principali marker del quadro clinico<br />

della SM e rappresenta un fattore essenziale nel determinare la qualità della<br />

vita (mantenimento del posto di lavoro, partecipazione ad attività sociali e<br />

familiari, esecuzione di compiti domestici) dei pazienti con SM.<br />

La RMN ha mostrato che la severità del deficit cognitivo correla con l’estensione<br />

del coinvolgimento cerebrale, sia in termini di carico lesionale che<br />

in termini di atrofia. In questi dati sembrano da un lato esserci delle contraddizioni<br />

(ad esempio, la correlazione tra la compromissione di alcune funzioni<br />

cognitive e il danno evidenziato alla RMN nelle aree cerebrali che sottendono<br />

quella funzione è risultata spesso non univoca – vedi Arnett e coll., 1994;<br />

Nocentini e coll., 2001), dall’altro la maggior parte degli studi disponibili sono<br />

stati eseguiti con metodi non completamente quantitativi per misurare carico<br />

lesionale e atrofia cerebrale.<br />

Obiettivi<br />

Valutare la relazione tra misure quantitative di carico lesionale, atrofia<br />

cerebrale e velocità di rilassamento e danno neuropsicologico in un campione<br />

omogeneo e adeguato di pazienti con SM. In particolare, ci proponiamo<br />

di differenziare il diverso contributo dell’atrofia della sostanza grigia<br />

e della sostanza bianca nella determinazione del danno neuropsicologico<br />

mediante una metodica innovativa di segmentazione quantitativa automatizzata.<br />

Metodologia<br />

Verranno valutati soggetti con diagnosi di SM sulla base dei criteri di McDonald<br />

et al., (2001). Verranno esclusi quei pazienti che risultassero affetti da altre<br />

patologie neurologiche e/o psichiatriche e/o di altri organi e apparati, in grado di<br />

influenzare il grado di disabilità. Tutti i soggetti arruolati saranno esaminati<br />

nello stesso giorno della valutazione RMN. I criteri di esclusione dei pazienti<br />

saranno: recidiva di malattia in atto, altre malattie, storia di sostanze di abuso,<br />

trattamento corticosteroideo nelle 12 settimane precedenti il giorno dello studio.<br />

Verranno raccolte informazioni ed effettuate valutazioni cliniche che permetteranno<br />

di acquisire i seguenti dati: sesso, età, età all’esordio, punteggio<br />

378 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

all’Expanded Disability Status Scale (EDSS – Kurtzke, 1983), decorso clinico<br />

(recidivante – remittente, secondariamente progressivo e primariamente progressivo),<br />

durata di malattia, presentazione all’esordio, trattamento, scolarità<br />

e numero di attacchi nei due anni precedenti. Lo stesso protocollo RMN sarà<br />

applicato in tutti i soggetti. Due sets di immagini intercalari di 15 sezioni<br />

(4mm di spessore), che ricoprono l’intero cervello saranno acquisite utilizzando<br />

due sequenze spin-echo convenzionali. Tutti gli studi saranno segmentati<br />

utilizzando un metodo multispettrale completamente automatizzato,<br />

basato sulla caratterizzazione rilassometrica dei tessuti cerebrali (Alfano e<br />

coll., 1997). Il programma fornisce sets multiparametrici di immagini<br />

[R1(=1/T1), R2(=1/T2), Proton Density (N(H)) based] ed immagini segmentate,<br />

e calcola i volumi dei seguenti tessuti intracranici: liquido cerebro-spinale,<br />

sostanza grigia, sostanza bianca apparentemente normale, sostanza<br />

bianca anormale. La sostanza bianca globale indica la somma di sostanza<br />

bianca apparentemente normale e sostanza bianca anormale. Per normalizzare<br />

la variabilità della misura della testa i volumi dei tessuti intracranici<br />

saranno espressi come frazioni (f) del volume intracranico, che sarà calcolato,<br />

per ciascun soggetto, come la somma di tutti i tessuti intracranici. Le medie<br />

dei parametri RMN dei pazienti con SM saranno corretti per età, sesso e scolarità<br />

utilizzando un modello di regressione lineare. Prima dell’analisi di<br />

regressione, le variabili individuali saranno testate per dissimetricità e presenza<br />

di outliers. Analisi post-hoc tra gruppi di pazienti con diverse forme cliniche<br />

saranno condotte con il test di Bonferroni. Le relazioni univariate tra<br />

dati RMN saranno valutate utilizzando il test di Pearson per i coefficienti di<br />

correlazione. I parametri di rilassamento RMN, saranno estratti mediante l’analisi<br />

del principale componente con rotazione VARIMAX, e sarà presentata<br />

come “ brain rate ” (che include R1 e R2 di sostanza bianca apparentemente<br />

normale e sostanza grigia apparentemente normale e “ lesion rate ” (che<br />

include R1 e R2 della sostanza bianca anormale).<br />

Sempre nello stesso giorno, i pazienti con SM saranno sottoposti a valutazione<br />

delle funzioni cognitive mediante una estesa batteria di test neuropsicologici<br />

in grado di esplorare sia i domini cognitivi che risultano usualmente<br />

compromessi nei pazienti con SM (velocità di elaborazione delle informazioni,<br />

memoria verbale, memoria visiva, funzioni esecutive, abilità visuo-percettive<br />

e prassia costruttiva) che quelli che sembrano solitamente risparmiati<br />

(linguaggio, intelligenza generale).<br />

I test che comporranno la batteria verranno anche scelti sulla base della<br />

disponibilità di dati normativi validi per sesso, età e scolarità per la popolazione<br />

italiana, al fine di evitare la necessità di valutare una altrettanto ampia<br />

popolazione di soggetti normali.<br />

Tutti i test verranno somministrati secondo procedure standardizzate.<br />

– Alfano B., Brunetti A., Covelli E.M., Quarantelli M., Panico M.R., Ciarmiello A.,<br />

Salvatore M. (1997) Magn Res Med 37(1): 84-93.<br />

– Arnett P.A., Rao S.M., Bernardin L., Grafman J., Jetkin F.Z., Lobeck L. (1994) Neurology<br />

44: 420-425.<br />

– Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452.<br />

2006 379


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– McDonald W.I., Compston A., Edan G., Goodkin D. et al. (2001) Ann Neurol 50(1):<br />

121-127.<br />

– Nocentini U., Rossini P.M., Carlesimo G.A., Graceffa A., Grasso M.G., Lupoi D.,<br />

Oliveri M., Orlacchio A., Pozzilli C., Rizzato B., Caltagirone C. (2001) Eur Neurol<br />

45(1): 11-18.<br />

A.1.2 – Analisi dei disturbi comportamentali<br />

nel Mild Cognitive Impairment e nella malattia di Alzheimer:<br />

differenze e similitudini (Giovanni Augusto Carlesimo)<br />

La malattia di Alzheimer (AD) è principalmente caratterizzata dal progressivo<br />

declino delle funzioni cognitive (memoria, abilità visuospaziali, prassie,<br />

linguaggio, funzioni esecutive).<br />

Tuttavia alterazioni comportamentali e sintomi neuropsichiatrici possono<br />

essere presenti sin dall’esordio della AD e diventano generalmente più frequenti<br />

e stabili nel corso della patologia (Lyketsos et al., 2000). Numerosi studi<br />

mostrano una prevalenza variabile tra il 25% e 80% (Lyketsos et al., 1999;<br />

Mega et al., 1996; Finkel et al., 1996) per i disturbi comportamentali e i sintomi<br />

psicologici (BPSD) (IPA 1996) durante il corso della malattia di Alzheimer e c’è<br />

un generale accordo nel considerare come sintomi più frequenti l’apatia<br />

(Marin et al., 1993), l’agitazione (Mega et al., 1996), la depressione (Burns et<br />

al. (1) , 1990), l’ansia (Shankar & Orrell, 2000) e i deliri (Burns et al. (2) , 1990),<br />

mentre altri sintomi quali disinibizione (Teri et al., 1992), allucinazioni (Burns<br />

et al. (3) , 1990), aggressività (Gilley et al., 1997), wandering, iperoralità e disturbi<br />

dell’alimentazione (Burns et al. (4) , 1990) sono presenti ma con una minor incidenza.<br />

In realtà studi molto recenti hanno evidenziato che la depressione, l’apatia,<br />

e l’ansia sono presenti fin dalle fasi precoci di malattia (Starkstein et al.,<br />

2005), mentre i disturbi psicotici e il comportamento motorio aberrante tendono<br />

a comparire nelle fasi più avanzate di demenza di Alzheimer (Piccininni<br />

et al., 2005). Inoltre, numerosi studi dimostrano che la presenza di disturbi<br />

comportamentali, come la depressione, aumentano a distanza di anni il rischio<br />

di sviluppare demenza di Alzheimer nella popo-lazione anziana normale (Wilson<br />

et al., 2002; Heun et al., 2006; Dal Forno et al., 2005).<br />

Recentemente grande interesse ha suscitato lo studio dei BPSD nel mild<br />

cognitive impairment (MCI) (Petersen et al., 2001) una condizione di compromissione<br />

cognitiva lieve che presenta un elevato rischio di evolvere in malattia di<br />

Alzheimer e considerata, quindi, in letteratura come espressione della fase preclinica<br />

di demenza. Numerosi studi infatti hanno documentato una elevata presenza<br />

di disturbi comportamentali quali depressione, irritabilità, apatia ed ansia<br />

già nel MCI (Feldman et al., 2004; Lyketsos et al., 2002; Forsell et al., 2003). Inoltre<br />

uno studio ha documentato che l’85% di soggetti affetti da MCI amnesico e<br />

depressione sviluppano, dopo tre anni, la Malattia di Alzheimer rispetto ad un<br />

37% di MCI amnesico che non presentano depressione. In aggiunta, un studio<br />

ha evidenziato che la presenza di depressione, irritabilità e aggressività non differisce<br />

tra MCI e pazienti affetti da AD lieve (Lopez et al., 2005).<br />

Scopo del presente lavoro è valutare l’incidenza e la gravità dei disturbi<br />

comportamentali in pazienti affetti da MCI e in pazienti affetti da AD.<br />

380 2006


Materiali e metodi<br />

Neurologia clinica e comportamentale<br />

Verranno reclutati nello studio pazienti affetti da MCI, diagnosticato<br />

secondo i criteri di Petersen (Petersen et al., 2001) e pazienti affetti da malattia<br />

di Alzheimer lieve (AD) diagnosticata secondo i criteri NINCDS-ADRDA<br />

(McKhann et al., 1984) con MMSE (Folstein et al., 1975; Magni et al., 1996)<br />

> 18 e CDR (Huges et al.,1982) compresa tra 0,5 e 1.<br />

Criterio di inclusione nello studio per entrambi i gruppi è l’assenza in<br />

anamnesi prossima e remota di trattamento farmacologico con anticolinesterasici,<br />

antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici. I due gruppi di pazienti<br />

verranno confrontati sulla base del Neuropsychiatric Inventory (NPI-10)<br />

(Cummings et al., 1994) che consente di valutare la frequenza e la gravità di<br />

differenti BPSD quali deliri, allucinazioni, agitazione-aggressività, depressione,<br />

ansia, irritabilità, euforia, apatia, disinibizione e comportamento<br />

motorio aberrante. Il primo endpoint dello studio sarà valutare l’incidenza e<br />

la gravità globale dei disturbi comportamentali nei due gruppi di pazienti.<br />

Il secondo obiettivo sarà invece caratterizzare il profilo comportamentale<br />

considerando i singoli BPSD nei due gruppi di pazienti.<br />

– Burns A., Jacoby R., Levy R. (1) (1990) Br J Psychiatry 157: 81-86, 92-94.<br />

– Burns A., Jacoby R., Levy R. (2) (1990) Br J Psychiatry 157: 72-76, 92-94.<br />

– Burns A., Jacoby R., Levy R. (3) (1990) Br J Psychiatry 157: 76-81, 92-94.<br />

– Burns A., Jacoby R., Levy R. (4) (1990) Br J Psychiatry 157: 86-94.<br />

– Cummings J.L., Mega M., Gray K., Rosenberg-Thompson S., Carusi D.A., Gornbein<br />

J. (1994) Neurology 44(12): 2308-2314.<br />

– Dal Forno G., Palermo M.T, Donohue J.E., Karagiozis H., Zonderman A.B., Kawas<br />

C.H. (2005) Ann Neurol 57(3): 381-387.<br />

– Feldman H., Scheltens P., Scarpini E., Hermann N., Mesenbrink P., Mancione L.,<br />

Tekin S., Lane R., Ferris S. (2004) Neurology 62(7): 1199-1201.<br />

– Finkel S.I., Costa e Silva J., Cohen G., Miller S., Sartorius N. (1996) Int Psychogeriatr<br />

8(Suppl 3): 497-500.<br />

– Folstein M.F., Folstein S.E., McHugh P.R. (1975) J Psychiatr Res 12: 189-198.<br />

– Forsell Y., Palmer K., Fratiglioni L. (2003) Acta Neurol Scand Suppl 179: 25-28.<br />

– Gilley D.W., Wilson R.S., Beckett L.A., Evans D.A. (1997) J Am Geriatr Soc 45(9):<br />

1074-1079.<br />

– Heun R., Kolsch H., Jessen F. (2006) Eur Arch Psychiatry Clin Neurosci 256(1): 28-<br />

36. Epub 2005 May 20.<br />

– Hughes C.P., Berg L., Danziger W.L., Coben L.A., Martin R.L. (1982) Br J<br />

Psychiatry 140: 566-572.<br />

– IPA. Behavioural and Psychological Sings and Symptoms in Dementia: implication<br />

for research and treatment (1996) Int Psychogeriatr 8(Suppl 3): 215-552.<br />

– Lopez O.L., Becker J.T., Sweet R.A. (2005) Neurocase 11(1): 65-71.<br />

– Lyketsos C.G., Lopez O., Jones B., Fitzpatrick A.L., Breitner J., DeKosky S. (2002)<br />

JAMA 288(12): 1475-1483.<br />

– Lyketsos C.G., Steele C., Steinberg M. (1999) In Gallo J.J., Busby-Whitehead J.,<br />

Rabins P.V., Silliman R.A., Murphy J.B., Reichel W. (Eds) Reichel’s Care of the<br />

Elderly: Clinical aspects of aging, 5th ed. Baltimore, Williams & Wilkins, 214-228.<br />

2006 381


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– Lyketsos C.G., Steinberg M., Tschanz J.T., Norton M.C., Steffens D.C., Breitner J.C.<br />

(2000) Am J Psychiatry 157(5): 708-714.<br />

– Magni E., Binetti G., Bianchetti A., Rozzini R., Trabucchi M. (1996) Eur J Neurol 3:<br />

198-202.<br />

– Marin R.S., Firinciogullari S., Biedrzycki R.C. (1993) J Affect Disord 28(2): 117-124.<br />

– McKhann G., Drachman D., Folstein M., Katzman R., Price D., Stadlan E.M.<br />

(1984) Neurology 34: 939-944.<br />

– Mega M.S., Cummings J.L., Fiorello T., Gornbein J. (1996) Neurology 46(1): 130-<br />

135.<br />

– Petersen R.C., Doody R., Kurz A., Mohs R.C., Morris J.C., Rabins P.V., Ritchie K.,<br />

Rossor M., Thal L., Winblad B. (2001) Arch Neurol 58(12): 1985-1992.<br />

– Piccininni M., Di Carlo A., Baldereschi M., Zaccara G., Inzitari D. (2005) Dement<br />

Geriatr Cogn Disord 19(5-6): 276-281.<br />

– Shankar K.K., Orrell M.W. (2000) Curr Opin Psychiatry 13: 55-59.<br />

– Starkstein S.E., Ingram L., Garau M.L., Mizrahi R. (2005) J Neurol Neurosurg<br />

Psychiatry 76(8): 1070-1074.<br />

– Teri L., Truax P., Logsdon R., Uomoto J., Zarit S., Vitaliano P.P. (1992) Psychol<br />

Aging 7(4): 622-631.<br />

– Wilson R.S., Barnes L.L., Mendes de Leon C.F., Aggarwal N.T., Schneider J.S.,<br />

Bach J., Pilat J., Beckett L.A., Arnold S.E., Evans D.A., Bennett D.A. (2002) Neurology<br />

59(3): 364-370.<br />

A.1.3 – Predittori cognitivi e comportamentali di progressione<br />

della Malattia di Alzheimer (Roberta Perri)<br />

Introduzione ed obiettivi<br />

La Malattia di Alzheimer (AD) è una patologia degenerativa il cui decorso<br />

tipicamente coinvolge in maniera progressiva un’ampia varietà di abilità<br />

cognitive, comportamentali e funzionali. Numerosi studi longitudinali hanno<br />

evidenziato la notevole variabilità che caratterizza l’andamento del declino<br />

cognitivo, comportamentale e funzionale della malattia, nonché la mancanza<br />

di uniformità nella progressione dei sintomi (Galasko et al., 1991).<br />

Negli ultimi anni, molti lavori si sono occupati dell’identificazione dei<br />

fattori che possono predire una più rapida progressione della malattia,<br />

studiando prevalentemente variabili demografiche (età, sesso e scolarità) (Heyman<br />

et al., 1996), variabili genetiche (presenza dell’allele ε-4 dell’Apo-E) (Kurz<br />

et al., 1996), e caratteristiche cognitive e comportamentali presenti alla diagnosi<br />

(Mortimer et al., 1992). In particolare, mentre alcune ricerche sui markers<br />

cognitivi di progressione nell’AD hanno indicato la prevalente compromissione<br />

delle abilità visuo-spaziali in associazione con una più rapida progressione<br />

della malattia (Burns et al., 1991), altre hanno sottolineato il ruolo di una compromissione<br />

di tipo verbale nella progressione più rapida della sintomatologia<br />

(Boller et al., 1991). Ulteriori lavori hanno confermato il ruolo svolto dal dominio<br />

verbale nel predire la rapidità di progressione, ma in associazione con un<br />

deficit delle abilità sensibili alla funzionalità del lobo frontale (Mann et al.,<br />

1989). Infine, un recente studio ha osservato che i pazienti a rapida progres-<br />

382 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

sione si distinguevano da quelli a lenta progressione sulla base delle performance<br />

in test di funzioni esecutive (Nagahama et al., 2003).<br />

I dati a disposizione risultano, tuttora, controversi, e per molte delle<br />

variabili indicate come predittori di rapidità di progressione della malattia il<br />

significato prognostico rimane dubbio, non riuscendo a chiarire la relazione<br />

tra tali variabili e l’andamento del declino nell’AD.<br />

Una possibile spiegazione della discrepanza dei risultati può essere rintracciata<br />

in problemi di tipo metodologico, quali ad esempio la breve durata<br />

del periodo di follow-up (Moritz et al., 1997), l’eterogeneità del campione utilizzato,<br />

con l’inclusione di pazienti a differenti livelli di gravità di malattia<br />

(Devanand et al., 1997). Di notevole importanza risulta anche il modo in cui la<br />

progressione della malattia viene studiata. In letteratura, sono stati utilizzati,<br />

infatti, indici di progressione di tipo cognitivo (Teri et al., 1990), funzionale<br />

(Drachman et al., 1990), indici di severità globale (O’Connor et al., 1991), o<br />

differenti endpoints, quali ad esempio l’istituzionalizzazione o la morte del<br />

paziente (Moritz et al., 1997; Drachman et al., 1990).<br />

La scelta dell’endpoint da studiare, quindi, sembra determinare l’emergere<br />

di differenti predittori di progressione. Alcuni autori, ad esempio,<br />

hanno rilevato che la presenza di segni extrapiramidali, sintomi psicotici e<br />

depressione era indicativa di una maggiore rapidità di tipo cognitivo ma<br />

non funzionale (Pearson et al., 1989). Altri autori, invece, hanno rilevato<br />

come la progressione funzionale e cognitiva nei pazienti con AD fosse predetta<br />

da fattori differenti, sottolineando in questo modo come queste variabili<br />

siano due aspetti distinti, seppure correlati, della malattia (Mortimer<br />

et al., 1992).<br />

Scopo del presente lavoro è quello di studiare il ruolo predittivo di variabili<br />

neuropsicologiche e comportamentali nella progressione sia funzionale<br />

che cognitiva di un gruppo di pazienti affetti da malattia di Alzheimer, seguiti<br />

da due anni presso l’Unità Valutativa Alzheimer di questo Istituto.<br />

Materiali e metodi<br />

Per verificare la presenza di un’eventuale differenza delle variabili neuropsicologiche<br />

e comportamentali nel predire il declino cognitivo o funzionale<br />

della malattia, i pazienti saranno distinti in “ fast ” e “ slow ” decliners,<br />

prima sulla base di un indice cognitivo e poi sulla base di uno funzionale.<br />

La progressione cognitiva sarà individuata in base alla riduzione del punteggio<br />

al MMSE tra baseline e follow-up a due anni, mentre la progressione<br />

funzionale sarà ottenuta in base alla differenza di punteggio al Barthel Index<br />

tra prima e ultima valutazione. In questo modo i pazienti saranno divisi in<br />

due gruppi di decadimento cognitivo, Fast Cognitive Decliners (FCD) e Slow<br />

Cognitive Decliners (SCD), ed in due gruppi di decadimento funzionale, Fast<br />

Functional Decliners (FFD) e Slow Functional Decliners (SFD).<br />

Le prestazioni ottenute dai sottogruppi di pazienti “ fast ” alla valutazione<br />

cognitiva (Mental Deterioration Battery – MDB), e a quella comportamentale<br />

(Neuropsychiatric inventory, NPI) saranno confrontate alla baseline con<br />

quelle dei sottogruppi “ slow ” per evidenziare la presenza di uno specifico pat-<br />

2006 383


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

tern di compromissione cognitiva e comportamentale che possa distinguere i<br />

pazienti a rapida progressione da quelli a progressione più lenta. Analisi di<br />

regressione logistica permetteranno, infine, di valutare il contributo delle<br />

variabili neuropsicologiche e comportamentali nel predire una più rapida<br />

progressione cognitiva e una più rapida progressione funzionale.<br />

– Boller F., Becker J.T., Holland A.L., Forbes M.M., Hood P.C., McGonigle-Gibson<br />

K.L. (1991) Cortex 27: 9-17.<br />

– Burns A., Jacoby R., Levy R. (1991) J Am Geriatric Soc 39(1): 39-45.<br />

– Devanand D.P., Folz M., Gorlyn M. et al. (1997) J Am Geriatr Soc 45: 321-328.<br />

– Drachman D.A., O’Donnel B.F., Lew R.A., Swearer J.M. (1990) Arch Neurol 47:<br />

851-856.<br />

– Galasko D., Corey-Bloom J., Thal L.J. (1991) J Am Geriatr Soc 39: 932-941.<br />

– Heyman A., Peterson B., Fillenbaum G., Pieper C. (1996) Neurology 46: 980-984.<br />

– Kurz A., Egensperger R., Hauot M. et al. (1996) Neurology 47: 440-443.<br />

– Mann U.M., Mohr E., Chase T.N. (1989) Lancet 2(8666): 799.<br />

– Moritz D.J., Fox P.J., Luscombe F.A., Kraemer H.C. (1997) Arch Neurology 54:<br />

878-885.<br />

– Mortimer J.A., Ebbitt B.E., Jun S., Finch M.D. (1992) Neurology 42: 1689-1696.<br />

– Nagahama Y., Nabatame H., Okina T., Yamauchi H., Narita M., Fujimoto N.,<br />

Murakami M., Fukuyama H., Matsuda M. (2003) Eur Neurol 50: 1-9.<br />

– O’Connor D.W., Pollit P.A., Hyde J.B., Fellowes J.L., Miller N.D., Roth M. (1991)<br />

J Am Geriatr Soc 39: 246-251.<br />

– Pearson J.L., Teri L., Reifler B.V., Raskind M.A. (1989) J Am Geriatr Soc 37: 1117-1121.<br />

A.1.4 – Contributo di variabili percettive e semantiche sui livelli<br />

di performance in compiti di denominazione dei pazienti<br />

affetti da demenza degenerativa (Roberta Perri)<br />

Introduzione ed obiettivi<br />

La denominazione di figure pur essendo un compito apparentemente<br />

semplice richiede il concorso di molteplici sistemi funzionali per essere svolto<br />

correttamente. I principali sistemi indipendenti implicati nel picture naming<br />

comprendono una componente visiva, una componente semantica ed una<br />

componente lessicale (Alario et al., 2004). Alla molteplicità di sistemi coinvolti<br />

nello svolgimento corretto del compito corrisponde una molteplicità di possibili<br />

loci funzionali associati a una sua compromissione patologica. Il deficit<br />

categoria-specifico, in quanto apprezzabile in un compito di naming, non fa<br />

eccezione ed infatti è stato ricondotto a differenze nelle caratteristiche visive,<br />

semantiche o lessicali degli stimoli appartenenti alle diverse categorie semantiche<br />

presenti nel dominio dei viventi e dei non-viventi. Per deficit categoriaspecifico<br />

si intende il fenomeno per cui alcuni soggetti cerebrolesi dimostrano<br />

particolari difficoltà nel processare stimoli riconducibili a particolari categorie<br />

semantiche. In genere le categorie più compromesse risultano essere<br />

quelle degli esseri viventi (animali e piante), mentre indenni o relativamente<br />

384 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

poco deficitarie risultano le competenze sulle categorie non-viventi quali veicoli,<br />

mobili, utensili (Capitani et al., 2003; Gainotti, 2000). A partire dai primi<br />

studi sistematici del fenomeno da parte di E. Warrington (1975), il deficit<br />

categoria specifico è stato documentato in decine di studi su singoli soggetti<br />

affetti dalle più svariate patologie cerebrali (vascolari, virali, tumorali, degenerative).<br />

Più di recente il fenomeno è stato indagato anche in studi di gruppo<br />

su soggetti affetti da malattia di Alzheimer (Silveri et al., 1991; Zannino et al.,<br />

2002). L’evidenza sperimentale accumulata negli ultimi anni ha dimostrato<br />

che, presi come gruppo, i soggetti affetti da malattia di Alzheimer denominano<br />

peggio figure di entità viventi rispetto a figure di entità non viventi<br />

(Whatmough et al., 2003).<br />

Scopo della presente ricerca è stabilire in che misura il suddetto effetto<br />

abbia origine al livello visivo e in che misura sia invece da ascrivere alla componente<br />

semantica implicata nel processo di denominazione. A tale scopo si<br />

intende manipolare le variabili percettive, mantenendo costanti le variabili<br />

concettuali, di un set di stimoli proposti in denominazione ad un gruppo di<br />

soggetti affetti da malattia di Alzheimer.<br />

Materiali e metodi<br />

Soggetti: 10 pazienti affetti da Alzheimer e 10 soggetti sani paragonabili<br />

per età e scolarità.<br />

Compito sperimentale: denominazione di 64 disegni schematici in b/n<br />

(line drawings) e 64 foto a colori, rappresentanti gli stessi concetti equamente<br />

suddivisi tra viventi (16 frutti e 16 mammiferi) e non-viventi (16 mobili e 16<br />

veicoli). Ciascun soggetto dovrà denominare le due serie di figure ad una settimana<br />

di distanza; metà dei soggetti denomineranno prima le foto e metà<br />

prima i disegni.<br />

– Alario F.X., Matos R.E., Segui J. (2004) Acta Psychol (Amst) 117(2): 185-204.<br />

– Capitani E., Laiacona M., Mahon B., Caramazza A. (2003) Cognitive Neuropsychology<br />

20(3-6): 213-261.<br />

– Gainotti G. (2000) Cortex 36: 539-559.<br />

– Silveri C., Daniele A., Giustolisi L., Gainotti G. (1991) Neurology 41(4): 545-546.<br />

– Warrington E.K. (1975) Q J Exp Psychol 27: 635-657.<br />

– Whatmough C., Chertkow H., Murtha S., Templeman D., Babins L., Kelner (2003)<br />

Brain Lang 84: 134-147.<br />

– Zannino G.D., Perri R., Carlesimo G.A., Pasqualetti P., Caltagirone C. (2002) Neuropsychologia<br />

40(13): 2268-2279.<br />

A.1.5 – Ruolo del cervelletto nel controllo delle funzioni esecutive<br />

(Mariella Leggio)<br />

Nel presente progetto i pazienti verranno preliminarmente sottoposti ad<br />

esame neurologico e neuroradiologico per una definizione diagnostica e per la<br />

delimitazione del danno anatomico cerebellare. Successivamente verranno<br />

somministrate le prove neuropsicologiche previste dal protocollo sperimentale.<br />

2006 385


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

Descrizione<br />

Nel corso dell’ultimo decennio numerosi studi neuroanatomici e di neuroimaging<br />

funzionale hanno dimostrato la presenza di ampie connessioni tra<br />

il cervelletto e le aree associative corticali (Schmahmann & Panda, 1987,<br />

1989; Schmahmann, 1991; Leiner et al., 1991; Ivry, 1997; Tagaris et al., 1998;<br />

Harrington and Haaland, 1999; Fink et al., 2000; Hinton et al., 2004), determinando<br />

una vera rivoluzione nella visione della funzione cerebellare. Attualmente,<br />

i nuovi orientamenti teorici sulla funzionalità cerebellare prevedono la<br />

partecipazione del cervelletto in numerose funzioni cerebrali (Kim, 1994;<br />

Fiez, 1996; Schmahmann and Sherman, 1998; Molinari et al., 2002). Uno<br />

degli aspetti in cui i circuiti cerebellari sembrano particolarmente implicati è<br />

quello relativo al controllo delle funzioni esecutive (Schmahmann & Sherman,<br />

1998). Una conferma in tal senso proviene da studi neuroanatomici che<br />

hanno descritto l’esistenza di canali segregati cerebello-frontali (Middleton &<br />

Strick, 1997; Schmahmann et al., 1998) e da studi di neuroimaging funzionale<br />

che hanno dimostrato l’attivazione di questi circuiti durante compiti di programmazione<br />

verbale, di elaborazione di strategie cognitive, di working<br />

memory, di ragionamento astratto, compiti notoriamente ritenuti a carico<br />

delle regioni frontali (Smith and Jonides, 1998; Hanakawa et al., 2003; Roth<br />

and Saykin, 2004). Tali indicazioni sono ulteriormente avvalorate dall’esistenza<br />

di pazienti con alterazioni selettive di compiti considerati “ frontali ” in<br />

seguito all’insorgenza di lesioni cerebellari (Silveri et al., 1998; Leggio et al.,<br />

2000). Sebbene sia difficile stabilire quali delle molteplici abilità sottese al<br />

funzionamento dei lobi frontali siano da considerarsi “ esecutive ” (Rabbitt,<br />

1997), la tendenza ad inibire risposte è sicuramente una delle capacità più frequentemente<br />

inclusa tra queste. La soppressione completa di un’azione è una<br />

delle forme più estreme di controllo del comportamento ed è richiesta in<br />

molte situazioni della vita reale in cui cambiamenti improvvisi degli obiettivi<br />

da raggiungere o modificazioni del con<strong>testo</strong> rendono inappropriate le azioni<br />

programmate o già in esecuzione. L’inibizione, quindi, è una caratteristica<br />

generale in tutti i tipi di controllo cognitivo ed è un chiaro esempio di intervento<br />

esecutivo (Logan, 1994).<br />

Il cervelletto racchiude due aspetti che lo rendono particolarmente adatto<br />

allo studio del fenomeno dell’inibizione. È una struttura classicamente coinvolta<br />

nella programmazione e nella rappresentazione interna del movimento<br />

(Thach, 1978; Ito, 1984; Decety et al., 1990; Ryding et al.,1993; Leggio et al.,<br />

2000) nonché nelle fasi iniziali di apprendimento di un programma motorio<br />

(Jenkins et al., 1994; Doyon, 1997). Ha una stretta correlazione funzionale con<br />

le aree prefrontali, come già accennato in precedenza, per cui le informazioni<br />

efferenti dalle strutture cerebellari giungono alle aree corticali, ed in particolare<br />

alla corteccia prefrontale, dopo aver subito una computazione sensoriale<br />

e temporale, consentendo una corretta pianificazione ed un controllo del<br />

movimento (Schmahmann & Sherman, 1998). Sulla base di tali riscontri è<br />

ragionevole ipotizzare l’esistenza di un nesso causale tra la presenza di un<br />

interessamento anatomo-funzionale delle strutture cerebellari e deficit di processamento<br />

della risposta inibitoria.<br />

386 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

Scopo del presente progetto di ricerca è quello di analizzare le prestazioni<br />

di soggetti affetti da patologia cerebellare durante l’esecuzione di compiti in cui<br />

viene richiesta l’inibizione di un’azione in corso. Per questo studio verranno<br />

selezionati pazienti con lesioni focali di diversa natura (ictus ischemici, ictus<br />

emorragici ed ablazioni chirurgiche per malformazioni vascolari o neoplasie) o<br />

con lesioni degenerative limitate alle strutture cerebellari. Saranno esclusi tutti i<br />

soggetti che oltre alla lesione cerebellare presentino segni clinici o dati anamnestici<br />

indicativi di altra patologia neurologica pregressa o in atto. Tutti i soggetti<br />

saranno sottoposti ad una valutazione clinica e neuroradiologica per una definizione<br />

diagnostica e per la delimitazione del danno anatomico cerebellare. In<br />

particolare, il grado di deficit motorio sarà quantificato utilizzando la International<br />

Co-operative Ataxia Rating Scale (Trouillas et al., 1997) ed una versione<br />

modificata della scala di valutazione clinica dei deficit motori cerebellari di<br />

Appollonio e collaboratori (Appollonio et al., 1993). L’esatta localizzazione ed<br />

estensione della lesione verrà accertata attraverso uno studio morfologico dell’encefalo<br />

mediante Risonanza Magnetica Nucleare con MPRAGE. La precisa<br />

definizione morfologica delle strutture cerebellari permetterà di suddividere i<br />

soggetti inseriti nello studio in gruppi omogenei in base al danno cerebellare.<br />

Tutti i soggetti verranno valutati dal punto di vista neuropsicologico mediante<br />

un’estesa batteria di test neuropsicologici comprendenti la Batteria per l’analisi<br />

del Deterioramento Mentale (BDM) (Caltagirone et al., 1979) e la versione italiana<br />

della Wechsler Adult Intelligence Scale revised (WAISr) (Orsini and Laicardi,<br />

2000) in modo da effettuare una valutazione completa delle funzioni<br />

cognitive come descritto in dettaglio recentemente (Leggio et al., 2000; Molinari<br />

et al., 2004). Verrà selezionata, inoltre, fra i parenti dei pazienti e fra il personale<br />

delle due strutture interessate allo studio, una popolazione di soggetti di<br />

controllo senza storia di patologie neurologiche o psichiatriche, comparabile<br />

per età, scolarità e sesso alla popolazione di pazienti cerebellari. Ad ogni soggetto<br />

ammesso allo studio verrà chiesto un formale consenso informato stilato<br />

secondo le indicazioni della dichiarazione di Helsinki.<br />

L’abilità ad inibire un’azione in corso verrà studiata mediante uno “ stop<br />

signal task ”. Tale paradigma prevede l’esecuzione di un’azione motoria in presenza<br />

di uno stimolo visivo (compito primario o di go) e l’interruzione della<br />

stessa azione immediatamente dopo la comparsa di un segnale di stop (prova<br />

di stop). Il lasso di tempo intercorrente tra l’inizio del compito primario e la sua<br />

esecuzione determina l’intervallo temporale entro il quale fissare l’apparizione<br />

del segnale di stop. L’esito della competizione esistente tra i processi di go e di<br />

stop determina il risultato finale (prosecuzione o soppressione) sull’azione in<br />

corso (“ The horse race model ”) (Logan & Cowan, 1984). La prova di stop<br />

signal coinvolge, quindi, due componenti che concorrono tra loro: una prova di<br />

go e una prova di stop. La prova di go è una prova di tempi di reazione a due<br />

scelte. La prova di stop prevede la presentazione di un suono (segnale di stop)<br />

che indica ai partecipanti il momento in cui inibire l’azione in corso. Il segnale<br />

di stop è presentato a diversi intervalli temporali tra la presentazione dello stimolo<br />

del task primario e la risposta del soggetto. I soggetti sono istruiti a<br />

rispondere il più velocemente possibile in tutti i trial e a cercare di inibire la<br />

risposta nel momento in cui compare il segnale di stop (Logan, 1994).<br />

2006 387


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

Risultati acquisiti<br />

Il nostro gruppo di ricerca ha già acquisito evidenze relative all’esistenza<br />

di interazioni funzionali tra cervelletto e aree frontali (Di Lazzaro et al.,<br />

1994a; Di Lazzaro et al., 1994b; Di Lazzaro et al., 1994c), con dimostrazione<br />

dell’esistenza di alterazioni di pertinenza di specifiche funzioni esecutive in<br />

pazienti con lesioni cerebellari (Molinari et al., 1998; Silveri et al., 1998; Leggio<br />

et al., 2000).<br />

– Caltagirone C., Gainotti G., Fasullo C., Miceli G. (1979) Acta Psychiatr Scand 60:<br />

50-56.<br />

– Decety J., Ingvar D.H. (1990) Acta Psycol 73: 13-34.<br />

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– Di Lazzaro V., Molinari M., Restuccia D., Leggio M.G., Nardone R., Fogli D., Tonali<br />

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Tonali P., Molinari M. (1995) Electroenceph Clin Neurophysiol 97: 259-263.<br />

– Doyon J., Owen A.M., Petrides M., Sziklas V., Evans A.C. (1996) Eur J Neurosci 8:<br />

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– Fiez J.A. (1996) Neuron 16: 13-15.<br />

– Hanakawa T., Honda M., Okada T., Fukuyama H., Shibasaki H. (2003) Neurosci<br />

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388 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

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Bryer A., Diener H.C., Massaquoi S., Gomez C.M., Coutinho P., Ben Hamida M.,<br />

Campanella G., Filla A., Schut L., Timann D., Honnorat J., Nighoghossian N.,<br />

Manyam B. (1997) J Neurol Sci 145: 205-211.<br />

A.1.6 – Studio di coorte sulla mortalità associata con l’uso<br />

di antipsicotici tipici ed atipici nella popolazione<br />

di ultrasessantacinquenni residenti nel comune di Milano<br />

(Massimo Musicco)<br />

Introduzione<br />

Nei pazienti con demenza i disturbi comportamentali definiti Behavioral<br />

and Psychological Symptoms of Dementia (BPSD) sono molto comuni e,<br />

anche se psichiatri gerontologi e neurologi concordano sull’idea che interventi<br />

non farmacologici debbano costituire i trattamenti di prima scelta, il trattamento<br />

farmacologico si rende spesso se non invariabilmente necessario. In<br />

questi pazienti oltre alla depressione, l’agitazione e vere e proprie psicosi rappresentano<br />

i disturbi psichici più comuni che frequentemente richiedono il<br />

ricorso a farmaci antipsicotici. In anni relativamente recenti oltre ai tradizionali<br />

antidepressivi e antipsicotici si sono resi disponibili nuovi farmaci. Gli<br />

inibitori selettivi del reauptake serotoninico e gli antidepressivi e antipsicotici<br />

atipici hanno ormai affiancato i triciclici e gli antipsicotici tipici, questi nuovi<br />

farmaci sono considerati avere un migliore profilo di tollerabilità e sono pertanto<br />

preferiti negli anziani.<br />

Nell’ultimo anno vi è stata però una segnalazione di un eccesso di mortalità<br />

e di incidenza di accidenti vascolari, in particolare cerebrovascolari, in<br />

pazienti trattati con antipsicotici atipici nell’ambito di alcuni clinical trial randomizzati<br />

e controllati contro placebo. Questa segnalazione ha indotto le<br />

autorità italiane in accordo con le autorità europee a limitare la prescrizione<br />

di questi farmaci nei pazienti dementi.<br />

Dato che l’uso di farmaci antipsicotici è molto frequentemente inevitabile,<br />

queste restrizioni da parte delle autorità sanitarie hanno con ogni probabilità<br />

indotto molto medici a prescrivere in questi casi farmaci antipsicotici<br />

tipici al posti di quelli atipici. L’aumento di rischio vascolare è però in<br />

contrasto con la comune esperienza clinica e in particolare con l’esperienza<br />

2006 389


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

dei medici che si occupano dei pazienti con demenza in quanto vi è largo<br />

consenso circa il fatto che gli antipsicotici atipici siano meglio tollerati di<br />

quelli convenzionali.<br />

Dopo la segnalazione di eccesso di mortalità nei pazienti esposti ad antipsicotici<br />

atipici due importanti studi sono stati pubblicati su questo problema.<br />

Il primo ha riguardato una coorte di 37.000 pazienti con demenza<br />

canadesi. Questo studio non ha riportato alcun eccesso di incidenza di stroke<br />

in pazienti che assumevano antipsicotici atipici rispetto a coloro che invece<br />

assumevano antipsicotici convenzionali.<br />

Per quanto riguarda il secondo studio si è trattato di una indagine di mortalità<br />

su una coorte di circa 23.000 anziani che assumevano farmaci antipsicotici.<br />

In questo studio si è osservata una mortalità aumentata negli utilizzatori<br />

di antipsicotici tipici rispetto a coloro che utilizzavano antipsicotici non<br />

convenzionali.<br />

Per queste ragioni verrà portato avanti uno studio di mortalità nella popolazione<br />

residente nel comune di Milano per valutare i rischi di morte nelle<br />

persone di oltre 65 anni che hanno assunto antipsicotici convenzionali o non<br />

convenzionali.<br />

Metodi<br />

Il servizio sanitario italiano è organizzato su base regionale e in Lombardia,<br />

dove Milano è capitale, l’intero sistema è monitorato da un sistema informativo<br />

affidabile che raccoglie informazioni su base individuale su mortalità,<br />

ospedalizzazione e prescrizioni di farmaci. Il sistema informativo è operativo<br />

in Milano dal 2002 e vengono appaiate su base individuale dati sull’esistenza<br />

in vita, cause di morte, diagnosi di dimissione dagli ospedali e farmaci rimborsati<br />

dal servizio sanitario.<br />

Verranno inclusi nello studio tutti i cittadini residenti nel comune di<br />

Milano di 65 anni o più che hanno avuto a partire dal marzo 2002 una prescrizione<br />

di un farmaco antipsicotico. Verranno considerati esposti ad antipsicotici<br />

convenzionali gli utilizzatori dei seguenti farmaci: aloperidolo, clorpromazina,<br />

amisulpride, bromperidolo, clotiapina, dixirazina, flufenazina, levomepromazina,<br />

levosulpiride, carbonato di litio, perfenazina, periciazina,<br />

pimozide, pipamperone, sulpyride, tiapride, tioridazina, trifluoperazina, veralipride,<br />

zuclopentixolo. Verranno invece considerati esposti ad antipsicotici<br />

non convenzionali gli utilizzatori dei seguenti farmaci: risperidone, olanzapina,<br />

quetiapina e clozapina. Al fine di identificare tra gli assuntori di antipsicotici<br />

anche i potenziali soggetti con demenza verrà anche registrato l’uso<br />

concomitante di inibitori delle acetilcolinesterasi (donepezil, rivastigmina e<br />

galantamina) e/o di memantina.<br />

Per ogni soggetto incluso, oltre a data di nascita e sesso, verrà registrata<br />

l’eventuale data di morte e la causa degli eventuali ricoveri ospedalieri precedenti<br />

l’inizio dell’assunzione di antipsicotici al fine di poter definire la presenza<br />

di comorbilità (nessuna, tumori, malattie vascolari, demenza e altre<br />

malattie).<br />

La sopravvivenza dal momento della prima prescrizione di antipsicotico<br />

390 2006


verrà valutata con il metodo di Kaplan Meyer, i rischi relativi di morte<br />

(hazard ratios) degli utilizzatori di antipsicotici atipici rispetto agli utilizzatori<br />

di antipsicotici convenzionali verranno calcolati con il metodo di Cox. Le<br />

stime di rischio relativo verranno calcolate aggiustando per età, sesso e<br />

comorbilità.<br />

A.2.1 – Studio sulla modulazione dopaminergica dei processi<br />

di memoria prospettica nella malattia di Parkinson<br />

(Alberto Costa)<br />

Introduzione<br />

Neurologia clinica e comportamentale<br />

La memoria prospettica (MP) si riferisce alla capacità di ricordare di<br />

compiere azioni precedentemente programmate in un determinato momento<br />

nel tempo (time-based), ovvero, quando si verifica un evento specifico (eventbased)<br />

(1) . Einsten e McDaniel hanno evidenziato che la MP è costituita da<br />

almeno due componenti: una componente retrospettiva, riferita al ricordo<br />

delle azioni da svolgere, ed una componente propriamente prospettica riferita<br />

alla rievocazione dell’intenzione di compiere determinate azioni (1-2) .<br />

Come suggerito dai risultati di diversi studi comportamentali condotti<br />

in pazienti con patologie neurodegenerative, quali la malattia di Alzheimer,<br />

in pazienti con lesioni cerebrali frontali, in seguito a trauma cranico e in<br />

soggetti anziani normali (3-6) , i processi cognitivi implicati nella MP sono molteplici.<br />

Le capacità di pianificazione e più in generale le funzioni esecutive,<br />

i processi attentivi e di working memory, l’abilità di stimare il passare del<br />

tempo e la memoria episodica, oltre agli aspetti motivazionali costituiscono<br />

i principali fattori cognitivi associati alla MP. In particolare, secondo diversi<br />

autori le funzioni esecutive sarebbero maggiormente implicate nella componente<br />

prospettica della MP, mentre il sistema della memoria episodica<br />

supporterebbe prevalentemente la componente retrospettiva (1,4,7) . Alcune di<br />

queste funzioni, quali le funzioni esecutive, l’attenzione e la working<br />

memory sono state riscontrate deficitarie nei pazienti con malattia di Parkinson<br />

(PD) fin dalle fasi iniziali della malattia (8-11) . L’osservazione della presenza<br />

di tali disturbi è stata interpretata in letteratura nel con<strong>testo</strong> dell’alterazione<br />

del funzionamento dei loop cortico-striatali che si verifica nella PD<br />

in seguito alla deplezione dopaminergica caratteristica della malattia (9,12) .<br />

Infatti, diversi studi hanno evidenziato in questi pazienti sia un effetto<br />

migliorativo della somministrazione di agenti dopaminergici sulla prestazione<br />

a compiti cognitivi per l’esame delle funzioni cognitive frontali sia un<br />

effetto peggiorativo su queste prove della sospensione del trattamento (11,13-15) .<br />

Particolare interesse rivestono due studi recenti che hanno evidenziato nei<br />

pazienti con PD non sottoposti a trattamento dopaminergico (off state) un<br />

deficit nella capacità di stimare accuratamente la durata di intervalli temporali<br />

(16-17) . Tale abilità appare senz’altro critica per lo svolgimento dei compiti<br />

di MP time-based.<br />

L’obiettivo dello studio è quello di valutare il ruolo della modulazione<br />

dopaminergica dei processi di MP nella malattia di Parkinson.<br />

2006 391


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

Materiali e metodi<br />

Parteciperanno allo studio 20 pazienti con PD non complicata da<br />

demenza e un gruppo di soggetti di controllo sani paragonabili per età,<br />

genere e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso informato.<br />

I pazienti saranno valutati in due condizioni sperimentali: (a) dopo somministrazione<br />

di levodopa; (b) dopo sospensione della terapia secondo<br />

CAPIT (18) .<br />

Per la valutazione della MP verrà adottata una procedura sperimentale<br />

che consisterà in un compito time-based. Il compito prevede tre trial. Al soggetto<br />

è richiesto di eseguire dopo 10’min tre azioni semplici tra loro non correlate.<br />

I soggetti avranno a disposizione un orologio sulla parete per monitorare<br />

il tempo. Durante l’intervallo di ritenzione i soggetti saranno impegnati<br />

in test attentivi. Sarà calcolato un punteggio relativo alla rievocazione dell’intenzione<br />

di compiere le azioni (componente prospettica) ed un punteggio per<br />

la corretta esecuzione delle azioni stesse (componente retrospettiva). Inoltre,<br />

sarà calcolato quante volte il soggetto osserverà l’orologio durante l’intervallo<br />

di ritenzione (time-monitoring).<br />

Risultati attesi<br />

In relazione all’implicazione che riveste l’azione dopaminergica nella<br />

modulazione di quei processi cognitivi prevalentemente dipendenti dall’integrità<br />

delle regioni cerebrali frontali nei pazienti con PD, ci si attende<br />

che l’effetto della somministrazione di levodopa sia maggiormente osservabile<br />

sulle prestazioni dei pazienti nella componente prospettica del<br />

compito.<br />

1. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1990) J Exp Psychol Learn Mem Cogn 16: 717-726.<br />

2. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1996) In Brandimonte M., Einstein G.O., McDaniel<br />

M.A. (Eds) Prospective Memory: Theory and applications. Mahwah: Erlbaum,<br />

115-141.<br />

3. Einstein G.O., McDaniel M.A., Richardson S.L., Guynn M.J., Cunfer A.R. (1995)<br />

J Exp Psychol Learn Mem Cogn 21: 996-1007.<br />

4. Carlesimo G.A., Casadio P., Caltagirone C. (2004) J Int Neuropsycol Society 10:<br />

679-688.<br />

5. Lezak M.D. (1995) Neuropsychological assessment (3rd edn) New York: Oxford<br />

University Press, 33.<br />

6. Maylor E.A., Smith G., Della Sala S., Logie R.H. (2002) Mem Cognit 30: 817-884.<br />

7. Burgess P.W., Shallice T. (1997) In Conway M.A. (Ed) Cognitive models of<br />

memory. Hove, UK: Psychology Press, 247-272.<br />

8. Owen A.M., James M., Leigh P.N., Summers B.A., Quinn N.P., Marsden C.D.,<br />

Robbins T.W. (1992) Brain 115: 1727-1751.<br />

9. Owen A.M., Iddon J.L., Hodges J.R., Summers B.A., Robbins T.W. (1997) Neuropsychologia<br />

35: 519-532.<br />

10. Postle B.R., Jonides J., Smith E.E., Corkin S., Growdon J.H. (1997) Neuropsychology<br />

11: 171-179.<br />

392 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

11. Costa A., Peppe A., Dell’Agnello G., Carlesimo G.A., Murri L., Bonuccelli U., Caltagirone<br />

C. (2003) Dementia and Geriatric Cognitive Disorders 15: 55-66.<br />

12. Owen A.M. (1997) Prog Neurobiol 53: 431-450.<br />

13. Mollion H., Ventre-Dominey J., Dominey P.F., Broussolle E. (2003) Neuropsychologia<br />

41: 1442-1451.<br />

14. Cools R., Barker R., Sahakian B., Robbins T.W. (2003) Neuropsychologia 41:<br />

1431-1441.<br />

15. Lange K.W., Robbins T.W., Marsden C.D., James M., Owen A.M., Paul G.M.<br />

(1992) Psychopharmacology 107: 394-404.<br />

16. Koch G., Brusa L., Caltagirone C., Oliveri M., Peppe A., Tirabosci P., Stanzione P.<br />

(2004) Neuroreport 29: 1071-1073.<br />

17. Pastor M.A., Artieda J., Jahanshahi M., Obeso A. (1992) Brain 115: 211-225.<br />

18. Capit Committee: Langston J.W., Widner H., Goetz C.G., Brooks D., Fahn S.,<br />

Freeman T., Watts R. (1992) Mov Disord 7: 2-13.<br />

A.2.2 – Studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti<br />

con Mild Cognitive Impairment (Alberto Costa)<br />

Introduzione<br />

La memoria prospettica (MP) si riferisce alla capacità di ricordare di<br />

compiere delle azioni precedentemente programmate in un determinato<br />

momento nel tempo (time-based), ovvero, quando si verifica un evento specifico<br />

(event-based) (1) . Einsten e McDaniel hanno evidenziato che la MP è costituita<br />

da almeno due componenti: una componente retrospettiva, riferita al<br />

ricordo delle azioni da svolgere, ed una componente propriamente prospettica<br />

riferita alla rievocazione dell’intenzione di compiere determinate azioni (1-2) . Le<br />

capacità di pianificazione e più in generale le funzioni esecutive, i processi<br />

attentivi e di working memory, l’abilità di stimare il passare del tempo e la<br />

memoria episodica, oltre agli aspetti motivazionali sono ritenuti costituire i<br />

principali fattori cognitivi associati alla MP (3-7) . Un crescente interesse è, inoltre,<br />

rivolto in letteratura allo studio della MP in ambito clinico in considerazione<br />

del fatto che deficit di questa funzione appaiono associati ad alterazioni<br />

funzionali nelle attività della vita quotidiana (8) .<br />

I soggetti affetti da Mild Cognitive Impairment (MCI) presentano deficit<br />

specifici nell’ambito delle funzioni mnesiche ed esecutive non associati a<br />

demenza né ad una significativa compromissione funzionale (9) . Recenti dati<br />

sperimentali sembrano, inoltre, indicare indirettamente che i pazienti con<br />

MCI possano presentare alterazioni nell’ambito della MP. Nonostante le osservazioni<br />

riportate, scarso interesse è stato finora rivolto dai ricercatori allo studio<br />

della MP in questi soggetti. Considerando la relazione precedentemente<br />

menzionata tra deficit di MP e disfunzioni nelle attività del daily living (8) , l’investigazione<br />

della MP nei pazienti con MCI potrebbe essere anche rilevante in<br />

una prospettiva clinica.<br />

L’obiettivo del presente studio è, dunque, quello di esaminare la prestazione<br />

di un gruppo di pazienti con MCI in compiti di MP.<br />

2006 393


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

Materiali e metodi<br />

Parteciperanno allo studio 15 pazienti con diagnosi di MCI in base ai criteri<br />

di Petersen et al. (9) e un gruppo di soggetti di controllo sani paragonabili<br />

per età, genere e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso<br />

informato.<br />

Per la valutazione della MP verrà adottata una procedura sperimentale<br />

che consisterà in un compito time-based ed in un compito event-based. Ciascun<br />

compito prevede tre trial. Nel compito time-based, al soggetto sarà<br />

richiesto di eseguire dopo 20min tre azioni semplici tra loro non correlate. I<br />

soggetti avranno a disposizione un orologio sulla parete per monitorare il<br />

tempo. Nel compito event-based, al soggetto sarà richiesto di eseguire le tre<br />

azioni al suono di un timer (dopo 20’). Durante l’intervallo di ritenzione i soggetti<br />

saranno impegnati in test attentivi. Per la valutazione della prestazione,<br />

sarà calcolato un punteggio relativo alla rievocazione dell’intenzione di compiere<br />

le azioni (componente prospettica) ed un punteggio per la corretta esecuzione<br />

delle azioni stesse (componente retrospettiva). Inoltre, relativamente<br />

al compito time-based sarà calcolato quante volte il soggetto osserverà l’orologio<br />

durante l’intervallo di ritenzione (time-monitoring). Infine, ai pazienti con<br />

MCI verrà somministrata una batteria di test neuropsicologici per l’analisi<br />

delle funzioni esecutive e della memoria episodica.<br />

1. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1990) J Exp Psychol Learn Mem Cogn 16: 717-726.<br />

2. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1996) In Brandimonte M., Einstein G.O., McDaniel<br />

M.A. (Eds) Prospective Memory: Theory and applications. Mahwah: Erlbaum, 115-<br />

141.<br />

3. Einstein G.O., McDaniel M.A., Richardson S.L., Guynn M.J., Cunfer A.R. (1995)<br />

J Exp Psychol Learn Mem Cogn 21: 996-1007.<br />

4. Carlesimo G.A., Casadio P., Caltagirone C. (2004) J Int Neuropsycol Society 10:679-<br />

688.<br />

5. Lezak M.D. (1995) Neuropsychological assessment. (3rd edn) New York: Oxford<br />

University Press, 33.<br />

6. Maylor E.A., Smith G., Della Sala S., Logie R.H. (2002) Mem Cognit 30: 817-884.<br />

7. Burgess P.W., Shallice T. (1997) In Conway M.A. (Eds) Cognitive models of<br />

memory. Hove, UK: Psychology Press, 247-272.<br />

8. Burgess P.W. (2000) Psychological Research 63: 279-288.<br />

9. Petersen R.C., Doody R., Kurtz A., Mohs R.C., Morris J.C., Rabins P.V., Ritchie K.,<br />

Rossor R., Thal L., Winblad B. (2001) Arch Neurol 58: 1985-1992.<br />

A.2.3 – Il fenomeno del closing-in nella Malattia di Alzheimer:<br />

caratteristiche qualitative di un disturbo visuo-spaziale<br />

(Augusto G. Carlesimo)<br />

La Malattia di Alzheimer (AD) è una patologia neurodegenerativa la cui<br />

caratteristica principale è determinata dalla compromissione diffusa delle<br />

funzioni cognitive. Il deterioramento delle capacità cognitive riguarda, già in<br />

una fase molto precoce, anche le capacità prassico costruttive e nel corso<br />

394 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

della progressione della malattia si può assistere ad un particolare fenomeno<br />

di aprassia costruttiva definito closing-in (accollamento al modello). Tale<br />

fenomeno fu descritto la prima volta da Mayer Gross nel 1935 e fu definito<br />

come la tendenza ad accollarsi il più vicino possibile ad un modello durante<br />

l’esecuzione di un compito costruttivo. Questo comportamento è osservabile<br />

in numerosi tipi di compito, come la scrittura, il disegno, l’imitazione di gesti<br />

ed è stato interpretato dall’autore (Mayer Gross, 1935) come un disordine<br />

costruttivo prodotto da una reazione del paziente alla “ paura dello spazio<br />

vuoto ”. In realtà non è chiaro se tale fenomeno sia il prodotto di un più vasto<br />

disturbo dovuto ad una difficoltà nel produrre una copia astratta partendo da<br />

un modello concreto attraverso il sistema simbolico, oppure sia semplicemente<br />

il riflesso di una disfunzione visuo-spaziale (Kwak, 2004). Secondo<br />

questa ultima ipotesi il closing-in potrebbe essere interpretato come una strategia<br />

compensatoria per superare il deficit visuo-spaziale (la compromissione<br />

nelle funzioni visuo-percettive o visuo-costruttive) oppure come il prodotto di<br />

un deficit della working memory visuo-spaziale (Lee et al., 2004).<br />

In letteratura il fenomeno dell’accollamento al modello è considerato<br />

come un marker neuropsicologico di demenza, specifico della Malattia di<br />

Alzheimer, e in vari stadi della progressione della malattia può rappresentare<br />

la ri-emergenza di una primitiva “ reazione magnetica ” verso lo stimolo,<br />

simile ad altri pattern di comportamento primitivo (es. riflessi primitivi come<br />

grasping, riflesso di suzione, etc.) (Ajuriaguerra et al., 1960) facilmente osservabili<br />

nelle fasi più avanzate del decadimento cognitivo. Inoltre altri comportamenti<br />

primitivi sono stati associati alla demenza ed osservati durante l’esecuzione<br />

di compiti visuo-spaziali come ad esempio la produzione di risposte<br />

assurde o globali in un compito di ragionamento logico deduttivo come<br />

le Matrici di Raven (Gainotti et al., 1992).<br />

Recentemente uno studio (Kwak, 2004) ha dimostrato l’esistenza di tre<br />

differenti tipi di closing-in, durante un compito grafico di copia di disegni: il<br />

tipo “ near ” in cui il paziente comincia a copiare la figura distante dal<br />

modello ma poi si avvicina fino a toccare il modello stesso, il tipo “ adherent ”<br />

in cui il disegno è copiato nello spazio immediatamente adiacente al modello,<br />

ed il tipo “ overlap ” in cui la copia è sovraimposta al modello stesso. Questo<br />

studio dimostrava come la tipologia overlap fosse tipica dei pazienti con<br />

malattia di Alzheimer (Kwak, 2004).<br />

Scopo del presente lavoro è quindi quello di valutare in un campione di<br />

pazienti affetto da Malattia di Alzheimer, che presentano il fenomeno dell’accollamento<br />

al modello, la frequenza di occorrenza dei differenti tipi di closing-in<br />

e successivamente confrontare le caratteristiche cognitive e l’eventuale<br />

presenza di segni primitivi di comportamento di questi pazienti con un<br />

gruppo di pazienti AD che non presentano il closing-in.<br />

Materiali e metodi<br />

Un gruppo di pazienti con Malattia di Alzheimer e presenza di closing-in<br />

(AD+), osservato in un compito di copia a mano libera di disegni (stella, cubo,<br />

casa) (Carlesimo et al., 1996), verrà confrontato con un gruppo di pazienti AD<br />

2006 395


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

che non presentano il fenomeno del closing-in (AD-) ma che ottengono prestazioni<br />

indicative di aprassia costruttiva nello stesso compito di copia (Carlesimo<br />

et al., 1996). I due gruppi di pazienti verranno appaiati in base alla gravità della<br />

demenza, utilizzando un test di valutazione generale delle capacità cognitive<br />

(Mini Mental State Examination) (Folstein et al., 1975; Magni et al., 1996).<br />

Obiettivo 1 – La frequenza di occorrenza dei differenti tipi di closing in nel<br />

gruppo AD+ prevede la valutazione delle tre tipologie individuate da Kwak (2004)<br />

più di una quarta forma definita da noi “ mista ” che potrebbe presentarsi poiché<br />

il nostro compito costruttivo prevede stimoli differenti tra di loro, quindi in<br />

alcuni pazienti AD+ si potrebbe verificare la presenza di più tipi di closing-in.<br />

Obiettivo 2 – Le caratteristiche cognitive dei due gruppi di pazienti verranno<br />

confrontate attraverso una estesa batteria neuropsicologica che prevede<br />

la valutazione delle differenti funzioni cognitive:<br />

1. capacità verbali:<br />

– memoria a lungo termine: 15-parole di Rey (Carlesimo et al., 1996), test<br />

del breve racconto (Carlesimo et al., 2202);<br />

– memoria a breve termine: digit span forward (Orsini et al., 1987);<br />

– working memory: digit span backward;<br />

– linguaggio: denominazione di oggetti; costruzione di frasi (Carlesimo et<br />

al., 1996);<br />

– funzioni esecutive: fluidità fonologica (Carlesimo et al., 1996);<br />

2. capacità visuo-spaziali:<br />

– memoria a lungo termine: figura complessa di Rey (Carlesimo et al., 2002);<br />

– memoria a breve termine: Corsi span forward (Orsini et al., 1987);<br />

memoria visiva immediata (Carlesimo et al., 1996);<br />

– working memory: Corsi span backward;<br />

– prassia costruttiva: copia di disegni con elementi di programmazione<br />

(Carlesimo et al., 1996);<br />

– ragionamento: matrici progressive colorate di Raven (Carlesimo et al.,<br />

1996);<br />

– funzioni esecutive: Modified Wisconsin sorting test (Nocentini et al., 2002).<br />

Obiettivo 3 – Verrà confrontata tra i due gruppi la presenza di segni comportamentali<br />

primitivi come:<br />

– riflessi primitivi (grasping, riflesso glabellare, riflesso pollico-palmomentoniero)<br />

all’esame obiettivo neurologico;<br />

– risposte primitive (risposte globali, risposte assurde) alle matrici progressive<br />

colorate di Raven.<br />

– Ajuriaguerra J., de Muller M., Tissot R. (1960) Encephale 49: 375-401.<br />

– Carlesimo G.A., Buccione I., Fadda L., Graceffa A., Mauri M., Lorusso S., Bevilacqua<br />

G., Caltagirone C. (2002) Nuova Rivista di Neurologia 12: 3-13.<br />

– Carlesimo G.A., Caltagirone C., Gainotti G. (1996) Eur Neurology 36: 378-384.<br />

396 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

– Folstein M.F., Folstein S.E., McHugh P.R. (1975) J Psychiatr Res 12: 189-198.<br />

– Gainotti G., Parlato V., Monteleone D., Carlomagno S. (1992) J Clin Exp Neuropsychol<br />

14(2): 239-252.<br />

– Kwak Y.T. (2004) BMC Neurology 4: 3.<br />

– Lee B., Chin J., Kang S., Kim E.J., Park K., Na D. (2004) Neurocase 10: 393-397.<br />

– Magni E., Binetti G., Bianchetti A., Rozzini R., Trabucchi M. (1996) Eur J Neurol 3:<br />

198-202.<br />

– Mayer Gross W. (1935) Proc R Soc Med 28:1203-1212.<br />

– Nocentini U., Di Vincenzo S., Panella M., Pasqualetti P., Caltagirone C. (2002)<br />

Nuova Rivista di Neurologia 12: 14-24.<br />

– Orsini A., Grossi D., Capitani E., Laiacona M., Papagno C., Vallar G. (1987) The<br />

Italian Journal of Neurological Sciences S8: 539-548.<br />

A.2.4 – Standardizzazione di metodiche di valutazione della disabilità<br />

in pazienti affetti da SM (Ugo Nocentini)<br />

La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia del Sistema Nervoso Centrale<br />

(SNC) che colpisce soprattutto i giovani adulti tra i 20 e i 50 anni, con un rapporto<br />

tra donne e uomini che è circa di 2 a 1, rappresentando la maggiore<br />

causa di disabilità persistente nella suddetta fascia d’età.<br />

In base ai più recenti rilevamenti epidemiologici in Italia vi sarebbero tra<br />

le 50.000 e le 60.000 persone colpite da questa malattia.<br />

La SM è una malattia di natura infiammatoria, caratterizzata da lesioni<br />

della mielina, definite placche, disseminate nel SNC. Purtroppo, i danni<br />

causati dalla SM non si limitano ad interessare solo il rivestimento mielinico,<br />

ma anche la struttura stessa dell’assone. Tutte le diverse forme cliniche<br />

(recidivante-remittente, primariamente e secondariamente progressiva, progressiva-recidivante)<br />

determinano una disabilità che aumenta con il passare<br />

del tempo. La variabilità dei quadri clinici che possono presentarsi nella<br />

SM, si riscontra ovviamente anche nelle caratteristiche delle disabilità che<br />

affliggono questi pazienti. La SM può determinare compromissioni primarie,<br />

conseguenza diretta delle lesioni del SNC, delle funzioni sensori-motorie,<br />

cognitive e neurovegetative; compromissioni secondarie a carico di<br />

organi diversi dal SN, dovute all’alterato funzionamento dell’organo in conseguenza<br />

dei deficit neurologici (ad es., alterazioni ossee a causa della<br />

ridotta mobilità e dell’alterazione della postura; alterazioni della vescica a<br />

causa dei problemi dello svuotamento della stessa conseguenti al danno<br />

neurologico); compromissioni terziarie, conseguenti a difficoltà di tipo<br />

sociale, professionale, coniugale e personale. Il 50% dei pazienti affetti da<br />

SM sopravvive mediamente oltre 35 anni dall’esordio della malattia, ma<br />

spesso con livelli di autonomia nelle attività di vita quotidiana assai ridotti.<br />

Le cause di decesso sono spesso le complicanze causate da infezioni delle<br />

vie urinarie o dell’apparato respiratorio.<br />

Si può comprendere come, a causa delle caratteristiche della SM, la valutazione<br />

dei livelli di disabilità in questi pazienti sia oltremodo complessa.<br />

Appare ormai chiaro che un solo strumento di valutazione non può essere<br />

2006 397


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

sufficiente per cogliere la complessità delle conseguenze della SM sulle condizioni<br />

fisiche, psicologiche e sociali.<br />

Non esistono, però, finora dei dati empirici sulla contemporanea applicazione<br />

nei pazienti con SM di strumenti di valutazione che si ispirino da un<br />

lato ad un modello medico, dall’altro a modelli psico-sociali; ugualmente, non<br />

ci sono dati sulla contemporanea applicazione di strumenti costruiti per l’applicazione<br />

in ambito riabilitativo, strumenti finalizzati alla valutazione della<br />

qualità della vita, strumenti che valutino la disabilità dal punto di vista del<br />

paziente e strumenti per la valutazione delle disfunzioni cognitive.<br />

Obiettivi<br />

• Sottoporre un adeguato campione di soggetti affetti da SM a valutazione<br />

mediante diversi strumenti per la rilevazione del grado di disabilità neuromotoria,<br />

neurocognitiva e dei livelli di qualità della vita.<br />

• Identificare la capacità di ogni strumento di cogliere aspetti generali e<br />

specifici della disabilità dei pazienti con SM; individuare le aree di sovrapposizione<br />

e di differenziazione tra i vari strumenti utilizzati.<br />

Metodologia generale<br />

Verrà valutato un campione di 80 soggetti con diagnosi di SM sulla base dei<br />

criteri di McDonald et al. (2001) e saranno arruolati nello studio in base all’accesso<br />

ai servizi per i pazienti con SM dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. Verranno esclusi quei<br />

pazienti che risultassero affetti da altre patologie neurologiche e/o psichiatriche<br />

e/o di altri organi e apparati, in grado di influenzare il grado di disabilità.<br />

Strumenti di valutazione<br />

Verranno utilizzati i seguenti strumenti:<br />

– Expanded Disability Status Scale – EDSS (Kurtzke, 1983)<br />

– Fatigue Severity Scale – FSS (Krupp et al., 1989)<br />

– Ambulation Index – AI (Hauser et al., 1983)<br />

– Functional Independence Measure (FIM) (Dodds et al., 1993)<br />

– SF 36 (Ware et al., 1993),<br />

– World Health Organization – Disability Assessment Schedule – WHO-DAS<br />

(Ustun et al., 2003)<br />

– Batteria per la valutazione delle funzioni cognitive: verrà utilizzata una<br />

estesa batteria di test neuropsicologici in grado di esplorare sia i domini<br />

cognitivi che risultano usualmente compromessi nei pazienti con SM (velocità<br />

di elaborazione delle informazioni, memoria verbale, memoria visiva,<br />

funzioni esecutive, abilità visuo-percettive e prassia costruttiva) che quelli che<br />

sembrano solitamente risparmiati (linguaggio, intelligenza generale).<br />

I test che comporranno la batteria verranno anche scelti sulla base della<br />

disponibilità di dati normativi validi per sesso, età e scolarità per la popolazione<br />

italiana, al fine di evitare la necessità di valutare una altrettanto ampia<br />

popolazione di soggetti normali. Tutti i test verranno somministrati secondo<br />

procedure standardizzate.<br />

398 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

Per ogni soggetto, oltre alle informazioni la cui raccolta è prevista nelle scale<br />

di cui sopra, verranno registrati i dati demografici e quelli anamnestici e clinici<br />

relativi alla patologia da cui sono affetti o ad altre eventuali patologie.<br />

– Dodds T.A., Martin D.P., Stolov W.C., Deyo R.A. (1993) Arch Phys Med Rehabil 74:<br />

531-536.<br />

– Hauser S.L., Dawson D.M., Lehrich J.R. et al. (1983) N Engl J Med 308: 173-180.<br />

– Krupp L.B., LaRocca N.G., Muir-Nash J., Steinberg A.D. (1989) Arch Neurol 46:<br />

1121-1123.<br />

– Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452.<br />

– McDonald W.I., Compston A., Edan G., Goodkin D. et al. (2001) Ann Neurol 50(1):<br />

121-127.<br />

– Ustun T.B., Chatterji S., Villanueva M., Bendib L., Celik C., Sadana R. et al.<br />

Geneva: World Health Organization, 2003, 761-796.<br />

– Ware J.E., Snow K.K., Kosinski M., Gandeck B. SF-36 Health Survey Manual and<br />

Interpretation Guide. Boston: The Health Institute, New England Medical Center,<br />

1993.<br />

A.2.5 – Cartella clinica informatizzata (Roberta Annicchiarico)<br />

Introduzione<br />

Numerosi sono ormai in letteratura gli studi che mostrano come la informatizzazione<br />

dei dati clinici migliori la qualità delle cure (1-4) , aumenti i livelli<br />

di sicurezza, migliori la gestione del tempo e delle risorse e la soddisfazione<br />

dei pazienti (5) ; un recente lavoro ha calcolato che un diffuso uso di questa<br />

informatizzazione farebbe risparmiare circa 77 miliardi di dollari l’anno –<br />

pari al 5% della spesa per la salute in America (6) . Moltissime esperienze sono<br />

state condotte sia in ambienti ospedalieri che nella gestione dei pazienti domiciliari<br />

con risultati positivi e grande interesse è stato mostrato dalla Comunità<br />

Europea e dal nostro Paese.<br />

In Italia nel 2005 è stato istituito un Tavolo Permanente sulla Sanità Elettronica<br />

composto dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, dal Ministero<br />

della Salute e dalle Amministrazioni Regionali e delle Province Autonome.<br />

L’evoluzione dei sistemi socio sanitari nazionali e locali sono considerati l’elemento<br />

strategico determinante per la crescita dei sistemi di servizi dell’Unione<br />

Europea che ha avviato la pianificazione condivisa tra gli Stati Membri dei passi<br />

necessari alla definizione di linguaggi e servizi comuni da adottare entro il 2009.<br />

Il piano d’azione eHealth muove su tre obiettivi strategici:<br />

– affrontare le sfide comuni, ovvero avviare strategie e metodologie comuni<br />

tra gli stati membri;<br />

– azioni pilota per accelerare l’avvio della sanità elettronica;<br />

– lavorare insieme e verificare i risultati.<br />

In quest’ottica nasce il nostro progetto di ricerca in collaborazione con l’Università<br />

Politecnica di Catalunyia. Il progetto da noi proposto prevede la realizzazione<br />

di uno strumento specifico per la struttura per cui è stato pensato – e per-<br />

2006 399


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

tanto molto articolato – e allo stesso tempo flessibile – grazie alla sua struttura<br />

modulare – tanto da poter essere applicato con piccoli interventi in altre strutture.<br />

Si tratta della realizzazione non solo di una cartella clinica ma di un sistema<br />

centralizzato che è in grado di gestire tutte le informazioni dei pazienti, e di pianificare<br />

la giornata di ogni paziente in base agli impegni del singolo individuo.<br />

Descrizione<br />

Obiettivi principali del nostro progetto sono:<br />

• Creare un database.<br />

• Migliorare la qualità dell’informazione.<br />

• Dare supporto ai caregiver per migliorare la qualità dell’assistenza.<br />

• Migliorare la pianificazione delle attività quotidiane del paziente.<br />

La creazione di una banca dati rappresenta ormai un requisito fondamentale<br />

per garantire all’utente un servizio di qualità; infatti è solo attraverso<br />

la conoscenza e l’elaborazione dei dati raccolti nel tempo che è possibile<br />

migliorare i servizi e sviluppare ricerca scientifica. Naturalmente le informazioni<br />

che vengono trasmesse devono essere di buona qualità e sicure. Un<br />

canale efficiente e sicuro attraverso cui far fluire le informazioni è in grado di<br />

snellire pratiche abiltualmente indaginose risultando in una ottimizzazione<br />

delle risorse e in una migliore organizzazione delle attività che il paziente<br />

deve svolgere quotidianamente.<br />

A questo proposito, per comprendere a fondo questo aspetto, è necessario<br />

inquadrare la realtà rappresentata da un Ospedale di riabilitazione. Si tratta<br />

infatti, di una struttura che molto si differenzia da un ospedale per acuti; nel<br />

nostro caso, infatti, il paziente non rimane fermo nel suo letto aspettando che<br />

le attività si svolgano intorno a lui ma viceversa è lui stesso a spostarsi per<br />

raggiungere i diversi laboratori e palestre dove svolgere la sua attività riabilitativa.<br />

Appare chiaro che per organizzare gli spostamenti – più spostamenti<br />

durante lo stesso giorno – di un numero così importante di persone (circa<br />

300) bisogna considerare contemporaneamente numerose variabili.<br />

Abbiamo cercato di rispondere a queste richieste attraverso la realizzazione<br />

di:<br />

– Sistema multi-user.<br />

– Sistema sicuro.<br />

– Sistema aperto e facilmente adattabile alle nuove necessità.<br />

– Interazione con i programmi pre-esistenti.<br />

Il sistema multi-user permette a più utenti di lavorare contemporaneamente,<br />

in pratica diversi medici e infermieri possono contemporaneamente<br />

aggiornare le proprie cartelle e inserire automaticamente i dati all’interno di<br />

un server centrale. Naturalmente saranno presi in considerazione tutti i requisiti<br />

richiesti dalla legge sulla privacy e proprio per questo motivo le informazioni<br />

di ogni paziente non vengono conservate nel computer personale di<br />

nessun medico ma trasferite nel server centrale. Come abbiamo accennato<br />

400 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

sopra, si tratta di un sistema che può essere facilmente modificato in base alle<br />

necessità emergenti, e grazie alla sua flessibilità è in grado di interagire con i<br />

programmi pre-esistenti in maniera tale da non rendere vano il lavoro svolto<br />

in precedenza (ad esempio reparti già informatizzati).<br />

Nel sistema da noi progettato ogni utente potrà accedere alla cartella clinica<br />

attraverso una username ed una password di riconoscimento, attraverso<br />

questo sistema ogni utente avrà la possibilità di accedere alle informazioni<br />

per le quali è autorizzato. Esistono infatti diversi profili pensati per le diverse<br />

figure professionali che normalmente utilizzano la cartella clinica (assistente<br />

medico, infermiere, caposala, primario, direttore sanitario, ecc.); ovviamente<br />

ogni figura ha la possibilità di svolgere le sue mansioni abituali, pertanto ad<br />

esempio l’infermiere ha nella sua cartella la terapia farmacologica del<br />

paziente che è stata modificata dal medico ma non può modificarla; così<br />

come ogni primario può consultare le cartelle del suo reparto e il direttore<br />

sanitario può accedere a tutte le informazioni.<br />

Il sistema è in grado di gestire e pianificare la programmazione delle diverse<br />

attività del paziente grazie ad un collegamento con i diversi laboratori e servizi<br />

(radiologia, laboratorio analisi, neuropsicologia, ambulatori, ecc.) attraverso cui<br />

invia e riceve richieste e risposte di esami; inoltre, avendo tutte queste informazioni<br />

è in grado di pianificare punto per punto la giornata del singolo paziente.<br />

Risultati attesi<br />

I risultati che noi pensiamo di ottenere possono essere divisi in obiettivi a<br />

medio e lungo termine:<br />

I Fase (medio termine)<br />

– Individuazione delle finalità cliniche e gestionali della cartella<br />

– Individuazione dei dati rilevanti<br />

– Creazione del data base generale<br />

– Adeguamento di sottosezioni del data-base alle singole esigenze dei vari<br />

reparti<br />

– Individuazione degli utenti (figure professionali)<br />

– Creazione di interfacce specifiche in relazione alle diverse figure professionali<br />

– Creazione di interfacce specifiche in relazione ai reparti (laboratori,<br />

palestra, farmacia, ecc.)<br />

– Interconnessioni fra i vari reparti<br />

– Integrazione con le strutture informatiche preesistenti<br />

– Protezione e sicurezza dei dati sensibili<br />

– Autorizzazioni di accesso multilivello<br />

II Fase (lungo termine)<br />

– Studio pilota<br />

– Studio di soddisfazione degli utenti<br />

– Studio sull’efficacia del sistema<br />

2006 401


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

Conclusioni<br />

In conclusione, un sistema così complesso è in grado di offrire vantaggi<br />

nella gestione dei pazienti attraverso una maggiore quantità di informazioni<br />

ottenute, attraverso una maggiore fruibilità delle informazioni e soprattutto<br />

attraverso una maggiore quantità di informazioni chiare. Vantaggi sono<br />

anche riscontrabili nella attività assistenziale attraverso una ottimizzazione<br />

del tempo, e grazie alla possibilità di applicare protocolli di lavoro. Infine<br />

indubbi miglioramenti si ottengono per l’attività di ricerca grazie alla possibilità<br />

di avere dati confrontabili e in generale grazie alla possibilità di scoprire<br />

conoscenza – Knowledge Discovery – dalle informazioni raccolte.<br />

1. Corrigan J.M., Greiner A., Erickson S.M. (2002) Fostering Rapid Advances in<br />

Health Care. Washington, DC: National Academies Pr.<br />

2. Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine (2001)<br />

Crossing the Quality Chasm: A New Health System for the 21st Century. Washington,<br />

DC: National Academies Pr.<br />

3. American College of Physicians. ACP Revitalization Summit, 1–2 November 2003.<br />

Revitalization theme 2. Accessed at www.acponline.org/revitalization/summit.htm<br />

on 12 April 2005.<br />

4. Doctors’ office quality-information technology. Accessed at www.doqit.org<br />

/dcs/ContentServer?pagename=DOQIT/DOQITPage/PageTemplate on 12 April 2005.<br />

5. Poon E.G., Jha A.K., Christino M. et al. (2006) BMC Medical Informatics and Decision<br />

Making, 6: 1.<br />

6. The Center for Information Technology Leadership. The value of healthcare information<br />

exchange and interoperability. Washington, DC: Healthcare Information<br />

and Management Systems Society; 2005. Accessed at www.citl.org on 12 April<br />

2005.<br />

A.2.6 – Nuove tecnologie per l’assistenza e la mobilità<br />

delle persone disabili (Roberta Annicchiarico)<br />

Introduzione<br />

Il cambiamento demografico (1) avvenuto nell’ultimo decennio ha comportato<br />

un profondo cambiamento dei bisogni assistenziali in rapporto ad un<br />

sensibile aumento di soggetti malati cronici e disabili. Questo imponente<br />

fenomeno rappresenta ormai una realtà che non può essere affrontata solo<br />

con i tradizionali sistemi di cura ma che deve avvalersi dell’impiego delle<br />

nuove conoscenze in campo tecnologico: il progressivo svilupparsi delle cosiddette<br />

“ nuove tecnologie ” ha aperto nuovi orizzonti in ambito medico.<br />

Nel corso degli ultimi anni la medicina ha sviluppato uno stretto rapporto<br />

di collaborazione con l’area ingegneristica nel campo specifico dell’Intelligenza<br />

Artificiale (IA) e dei Sistemi Basati sulla Conoscenza. Alcune aree mediche<br />

si sono mostrate più direttamente coinvolte in questa collaborazione: ad<br />

esempio, l’integrazione con alcune aree specifiche dell’Intelligenza Artificiale<br />

(agent-based technology) si è rivelata molto utile nelle situazioni in cui sono<br />

402 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

coinvolti diversi specialisti nella presa di decisioni o situazioni che richiedono<br />

un alto grado di coordinazione sia a livello decisionale che attuativo, come nel<br />

caso della gestione delle persone disabili e degli anziani (2) .<br />

Nel tentativo di cercare le soluzioni più appropriate per soddisfare i<br />

bisogni di questa fascia di popolazione, vogliamo proporre un progetto che<br />

sia fondato sull’integrazione di alcune fra le “ nuove tecnologie ”, specificamente<br />

studiate per individui anziani e disabili, e sulle loro possibilità di<br />

applicazione partendo dall’impiego degli agenti intelligenti (software<br />

agents) e della robotica, fino alle reti informatiche integrate nell’ambiente,<br />

che rendono facile l’accesso ad una serie di servizi grazie all’uso di semplici<br />

interfacce “ easy-to-use ”. I recenti progressi ottenuti nel campo dei sistemi<br />

di “ embedded computing ” e della comunicazione “ wireless ” hanno reso<br />

oggi possibile pensare alla realizzazione di un “ Ambiente Intelligente ” (3) con<br />

l’inserimento “ dell’intelligenza ” all’interno di strutture ospedaliere o di abitazioni;<br />

in un prossimo futuro sarà possibile estendere questa possibilità<br />

anche ad ambienti esterni (4) .<br />

Il Rehabilitation Engineering Research Center on Technology Evaluation<br />

and Transfer (RERC-TET) è riuscito ad individuare le principali necessità e le<br />

preferenze degli utenti riguardo a numerose categorie di strumenti tecnologici<br />

per l’assistenza (Assistive Technologies). In accordo con la classificazione<br />

di Batavia e Hammer (5) sono stati individuati 11 criteri considerati importanti<br />

dai soggetti disabili fra i quali ricordiamo l’efficacia, l’affidabilità e soprattutto<br />

la facilità di utilizzo, intesa nel senso di adattabilità e flessibilità. Questo<br />

aspetto sembra rappresentare una fra le più importanti caratteristiche richieste<br />

ad un dispositivo.<br />

Gli aspetti della semplicità e immediatezza di uso dei dispositivi tecnologici<br />

trovano un momento di realizzazione critico nella progettazione dell’interfaccia;<br />

quest’ultima, infatti, deve adattarsi nel miglior modo possibile<br />

alle capacità di comunicazione e alle esigenze dell’utente. Particolare attenzione<br />

deve essere osservata non soltanto perché gli utenti finali possono<br />

essere affetti da un deficit mentale o motorio più o meno severo, il che può<br />

di per sé creare delle difficoltà di interazione, ma anche per la consueta<br />

complicata relazione che si crea tra persone anziane e nuove tecnologie (6) .<br />

La difficoltà di interazione con il dispositivo si somma spesso alla difficoltà<br />

del suo utilizzo nella realtà quotidiana. Uno studio svolto da Fehr (7) sulla difficoltà<br />

di manovrare una sedia a rotelle elettrica conclude affermando che<br />

quasi la metà dei pazienti, non in grado di controllare la sedia con i metodi<br />

tradizionali, avrebbe beneficiato di un sistema automatico di navigazione.<br />

Il nostro scopo è quello di prospettare una nuova soluzione per aumentare<br />

l’autonomia di questa fascia di popolazione e per migliorarne la qualità<br />

della vita. Si tratta di un sistema all’interno del quale agenti intelligenti e network<br />

sono integrati nell’ambiente quotidiano (8) ; in particolare presentiamo la<br />

creazione di una sedia a rotelle elettrica dotata di agenti intelligenti, inserita<br />

all’interno di un ambiente “ integrato ”, che sia in grado di spostarsi in<br />

maniera autonoma e di interagire con l’utente in maniera direttamente proporzionale<br />

alla disabilità presentata dall’utente stesso. Lo scopo di questo<br />

progetto non è quello di velocizzare e semplificare alcuni compiti grazie<br />

2006 403


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

all’intervento di un e-tool, ma l’obiettivo principale del nostro lavoro è quello<br />

di dare la possibilità alle persone disabili di svolgere alcuni compiti in completa<br />

autonomia e di eseguirne di nuovi, ottenendo in definitiva una maggiore<br />

indipendenza.<br />

Descrizione della ricerca<br />

Obiettivo della nostra ricerca è quello di prospettare una nuova soluzione<br />

per aumentare l’autonomia e per migliorare la qualità della vita degli anziani<br />

e dei disabili garantendo un elevato livello di sicurezza, attraverso l’inserimento<br />

di nuova tecnologia.<br />

In collaborazione con la Università Politecnica de Catalunya (UPC) lavoreremo<br />

alla realizzazione di sedia a rotelle elettrica, controllata da un sistema<br />

centrale, in grado di spostarsi lungo un percorso determinato. Tale sistema<br />

sarà in grado di fornire l’aiuto necessario – in termini di quantità, modalità e<br />

tempi – al soggetto che utilizza la sedia, permettendogli di muoversi liberamente<br />

all’interno di un percorso prefissato con la garanzia di una supervisione<br />

costante e, quindi, di maggiore autosufficienza e sicurezza.<br />

Nel nostro progetto vogliamo valutare la possibilità che il prototipo, specificamente<br />

realizzato, fornisca la possibilità alle persone disabili non in<br />

grado di gestire autonomamente una sedia a rotelle tradizionale (semplice o<br />

elettrica) di svolgere alcuni compiti in completa autonomia. In particolare<br />

prenderemo in esame:<br />

– lo spostarsi all’interno della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>;<br />

– il valutare il livello di intervento della tecnologia di supporto per lo svolgimento<br />

di un compito semplice;<br />

– l’eventuale correlazione con la presenza di deficit cognitivi lievi/moderati;<br />

– l’eventuale correlazione con modificazioni del tono dell’umore;<br />

– l’impatto sul daily-living;<br />

– l’impatto sulla qualità della vita.<br />

Gli strumenti che noi intendiamo utilizzare per la valutazione funzionale<br />

dei soggetti esaminati nella nostra ricerca sono i seguenti:<br />

– Valutazione funzionale (Barthel Index – Mahoney 1965).<br />

– Valutazione cognitiva (MMSE – Folstein 1975, Matrici Attentive –<br />

Spinnler 1987; Trail Making Test – Spreen and Strauss 1998).<br />

– Valutazione del tono dell’umore (GDS – Yesavage 1983).<br />

– Valutazione da parte dell’utente dell’impatto di uso del prototipo:<br />

PIADS (Psychosocial Impact of Assistive Devices Scale).<br />

Risultati attesi<br />

Nonostante il largo impiego di ausili tecnologici utilizzati dalla popolazione<br />

con disabilità di vario grado, le informazioni ottenute riguardo al loro<br />

404 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

utilizzo, alla soddisfazione dell’utente e all’interazione che si stabilisce fra<br />

ausilio tecnologico e utente stesso è attualmente molto scarsa. Appare, invece,<br />

evidente che possedere tale tipologia di informazioni costituisce una fonte<br />

preziosa di conoscenza grazie alla quale sarebbe possibile, ad esempio, modificare<br />

alcune caratteristiche degli ausili per renderli più facilmente utilizzabili<br />

dagli utenti e soprattutto fornirebbe alla medicina informazioni dettagliate<br />

rispetto al comportamento del soggetto disabile: (modalità e tempi di risposta<br />

in situazioni specifiche).<br />

Lo scopo del nostro lavoro è quello di realizzare uno strumento in grado<br />

di rilevare informazioni dettagliate riguardo al comportamento di un soggetto<br />

disabile rispetto ad un compito quale quello di condurre una sedia a rotelle<br />

elettrica. Questo compito anche se considerato “ semplice ” appare spesso<br />

molto complesso.<br />

Il sistema da noi proposto ci consentirà non soltanto di ottenere informazioni<br />

sul tempo impiegato a raggiungere un determinato obiettivo ma<br />

soprattutto di ottenere informazioni su come sia stato raggiunto l’obiettivo e<br />

cioè: data una traiettoria ottimale, l’allontanamento da questa, il numero di<br />

volte che la traiettoria sia stata lasciata, il tempo in percentuale trascorso<br />

fuori dalla traiettoria ottimale. Inoltre, il sistema sarà in grado di fornire<br />

informazioni sulla modalità di correzione della traiettoria da parte del<br />

paziente; in altri termini, sarà possibile conoscere le manovre correttive che<br />

il soggetto esegue nel momento in cui si rende conto di essere in una posizione<br />

errata. Infine, avere la possibilità di ottenere dati analizzabili e confrontabili<br />

fornirà informazioni basilari per migliorare l’interazione<br />

utente/dispositivo.<br />

Obiettivo finale del nostro lavoro sarà quello di utilizzare la conoscenza<br />

derivata dalle informazioni acquisite attraverso il nostro prototipo per prospettare<br />

una nuova soluzione per aumentare l’autonomia e per migliorare la<br />

qualità della vita degli anziani e dei disabili garantendo un elevato livello di<br />

sicurezza, attraverso l’inserimento di nuova tecnologia.<br />

1. Camarinha-Matos L.M. and Afasarmanesh H. (2001) WSES 279-284.<br />

2. Fox J., Das S. AAAI Press/MIT Press, 1st edition, 2000.<br />

3. Ducatel K., Bogdanowicz M., Scapolo F., Leijten J., Burgelman J.C. (Eds). Scenarios<br />

for ambient intelligence in 2010. Final Report. Sevilla, 2001. http://www.<br />

cordis.lu/ist/istag.htm.<br />

4. Lee E.A. (2000) IEEE Computer Magazine Sept: 18-26.<br />

5. Batavia A.I., Hammer G.S. (1990) Journal of Rehabilitation Research and Development<br />

27: 425-436.<br />

6. Scherer M.J., Lane J.P. (1997) Disability and Rehabilitation 19 (12): 528-535.<br />

7. Fehr L., Langbein W.E., Skaar S.B. (2000) Journal of Rehabilitation Research and<br />

Development 37 (3): 353-360.<br />

8. Cortés U., Annicchiarico R., Vázquez-Salceda J., Urdiales C., Cañamero L., López<br />

M., Sànchez-Marrè M. and Caltagirone C. (2003) AI Comm 16: 193-207.<br />

2006 405


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

A.3.1 – Studio sulla tipizzazione diagnostica della schizofrenia<br />

(Gianfranco Spalletta)<br />

Introduzione<br />

Nonostante sul piano più propriamente statistico la validità e l’affidabilità<br />

diagnostica della schizofrenia siano al momento attuale considerate buone in<br />

tutto il mondo, non sono mancate delle critiche sulla capacità predittiva che<br />

tale diagnosi, così come è attualmente formulata, ha nel prevedere il decorso<br />

clinico del disturbo. Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che l’esordio<br />

della sintomatologia e il decorso clinico della schizofrenia sono molto variabili<br />

da soggetto a soggetto. Inoltre, la schizofrenia è un disturbo mentale con<br />

etiopatogenesi complessa e numerosi fattori, sia genetici che ambientali, sono<br />

stati ipotizzati come elementi causali del disturbo.<br />

Riguardo l’aspetto genetico, studi di linkage e di associazione sono stati<br />

considerati utili per migliorare la comprensione della suscettibilità<br />

dei pazienti a sviluppare la schizofrenia. Comunque, si è avuto un minore<br />

successo nel tentativo di identificare i geni o le regioni geniche che sono<br />

diret-tamente in causa nello sviluppo della schizofrenia. È possibile che<br />

queste difficoltà siano dovute, almeno in parte, al sistema di classificazione<br />

della schizofrenia attualmente utilizzato che, in realtà, descrive disturbi eterogenei.<br />

Esiste un approccio sperimentale diverso da quello più strettamente<br />

genetico che riguarda lo studio degli endofenotipi. Considerato che gli endofenotipi<br />

sono modelli specializzati e rappresentano fenomeni più elementari<br />

rispetto a quelli del comportamento, sul quale si basa l’approccio diagnostico,<br />

l’identificazione degli endofenotipi potrebbe aiutare a risolvere la<br />

questione dei modelli etiologici della schizofrenia. Infatti, il numero di<br />

geni richiesti per produrre una modificazione di questi tratti potrebbe<br />

essere inferiore rispetto a quello necessario per produrre un’entità diagnostica<br />

psichiatrica. Lo studio degli endofenotipi potrebbe così aiutare a sottotipizzare<br />

la schizofrenia sul piano diagnostico per aumentare il potere predittivo<br />

della risposta al trattamento farmacologico e riabilitativo nei<br />

pazienti. Questo a dimostrazione che lo studio dei sottotipi diagnostici della<br />

schizofrenia non è una questione meramente teorica ma ha un’importante<br />

ricaduta clinico-terapeutica.<br />

Obiettivi<br />

• Messa a punto di parametri di neuroimmagini strutturali, neuropsicologici,<br />

diagnostico-psicopatologici e genetici che possano permettere<br />

l’individuazione di endofenotipi specifici di soggetti con diagnosi di schizofrenia.<br />

• Valutazione dei pazienti con diagnosi di schizofrenia che saranno consecutivamente<br />

inclusi nell’analisi degli endofenotipi e nella sottoclassificazione<br />

diagnostica.<br />

406 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

Metodologia<br />

– Valutazione al momento dell’inclusione nello studio: indagine anamnestica,<br />

definizione diagnostica secondo DSM-IV mediante intervista strutturata<br />

(SCID-P).<br />

– Valutazione del tipo di sintomatologia, deficitaria o no, secondo i criteri<br />

di Carpenter, valutati con l’intervista SDS.<br />

– Somministrazione di una batteria di test comprendente SAPS, SANS,<br />

PANSS, BPRS, MOAS, scala di Simpson e Angus, scala AIMS, valutazione del<br />

riconoscimento delle espressioni emozionali, valutazione della qualità della<br />

vita, batteria neuropsicologica e valutazione del profilo biologico-genetico<br />

mediante prelievo di 10cc di sangue.<br />

Entro il primo mese dalla valutazione verrà effettuata un’indagine di Risonanza<br />

Magnetica (Voxel Based Morphometry). Brevemente, l’esame di Risonanza<br />

Magnetica è un esame non invasivo che viene effettuato utilizzando un<br />

campo magnetico generato da un macchinario all’interno del quale si trova il<br />

paziente. Per il protocollo sperimentale di questo studio, l’esame dura circa 15<br />

minuti ed il paziente è adagiato su un lettino in posizione abbastanza comoda.<br />

L’esame serve per indagare la struttura cerebrale della sostanza bianca, della<br />

sostanza grigia e del liquor (esame morfologico). Tale esame verrà effettuato<br />

presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. Verrà prelevato un campione di 10 cc di sangue a<br />

tutti i genitori dei pazienti che sottoscriveranno il consenso informato.<br />

Soggetti<br />

I criteri di inclusione per essere ammessi nello studio saranno:<br />

1. Sottoscrizione di un consenso informato che specifica il metodo e le<br />

procedure dello studio.<br />

2. Diagnosi DSM-IV di schizofrenia o di altri disturbi psicotici (Schizofrenia,<br />

Disturbo schizofreniforme, Disturbo schizoaffettivo, Disturbo delirante,<br />

Disturbo psicotico breve, Disturbo psicotico NAS) o di Disturbo bipolare con<br />

manifestazioni psicotiche.<br />

3. Età compresa tra i 18 ed i 40 anni.<br />

I criteri di esclusione saranno:<br />

1. Non sottoscrizione del consenso informato.<br />

2. Elevata severità della psicopatologia che, secondo il giudizio degli psichiatri<br />

curanti, renderebbe non indagabile in maniera attendibile le caratteristiche<br />

cliniche del soggetto.<br />

Genotipi studiati<br />

Verranno studiati i geni che sono deleti nella sindrome velo-cardio-facciale<br />

(cromosoma 22q11) e che sono con alta probabilità geni candidati per la<br />

schizofrenia. Verranno inoltre studiati i genotipi che si riterranno associati a<br />

mancata risposta farmacologica o ad effetti collaterali, quali DRD2, Taq1A.<br />

2006 407


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– De Luca A., Conti E., Grifone N., Amati F., Spalletta G., Caltagirone C., Bonaviri G.,<br />

Pasini A., Gennarelli M., Stefano B., Berti L., Mittler G., Meisterernst M., Dallapiccola<br />

B., Novelli G. (2003) Am J Med Genet (Neuropsychiatric section) 116B: 32-35.<br />

– De Luca A., Pasini A., Amati F., Botta A., Spalletta G., Alimenti S., Caccamo F.,<br />

Conti E., Trakalo J., Macciardi F., Dallapiccola B., Novelli G. (2001) Am J Med<br />

Genet (Neuropsychiatric section) 105: 529-533.<br />

– Spalletta G., Romeo E., Bonaviri G., Bernardi G., Caltagirone C., di Michele F.<br />

(2005) J Psychiat Neurosci 30 (1): 49-52.<br />

– Spalletta G., Tomaiuolo F., Marino V., Bonaviri G., Trequattrini A., Caltagirone C.<br />

(2003) Schizophrenia Res 64 (1): 15-23.<br />

– Spalletta G., Pasini A., De Angelis F., Troisi A. (1997) Schizophrenia Res 24:341-348.<br />

– Spalletta G., Troisi A., Alimenti S., Di Michele F., Pau F., Pasini A., Caltagirone C.<br />

(2001) Schizophrenia Res 50: 135-136.<br />

– Troisi A., Pasini A., De Angelis F., Spalletta G. (1997) J Clin Psychopharm 17: 84-87.<br />

A.3.2 – Analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici<br />

e comportamentali nella demenza di Alzheimer e relazione<br />

con polimorfismi genetici di ApoE e D2 (Gianfranco Spalletta)<br />

Introduzione<br />

La malattia di Alzheimer è caratterizzata sul piano diagnostico da un progressivo<br />

deterioramento della funzione cognitiva memoria e di almeno un’altra<br />

funzione cognitiva e dalla presenza di placche senili costituite da accumulo<br />

di peptide beta-amiloide e da una consistente perdita di neuroni a livello<br />

della corteccia entorinale e dell’ippocampo. I disturbi psicologici e comportamentali<br />

(BPSD) accompagnano quasi invariabilmente sul piano clinico la<br />

malattia di Alzheimer. Sul piano del decorso di malattia, i BPSD possono precedere<br />

i sintomi cognitivi e quindi manifestarsi come prima espressione della<br />

demenza (soprattutto apatia e depressione), possono manifestarsi in concomitanza<br />

con i sintomi cognitivi ed aggravarsi durante il decorso di malattia<br />

(soprattutto apatia), oppure possono migliorare in concomitanza con il deterioramento<br />

cognitivo (soprattutto depressione). In realtà, esistono molti fattori<br />

che complicano la predittività dell’espressione clinica dei BPSD. I più<br />

importanti sono: il tipo di demenza, il setting dove è visitato il paziente, la<br />

gravità della malattia e la dimensione comportamentale considerata.<br />

Vi sono due approcci per valutare i BPSD nelle demenze: un approccio<br />

che potremmo definire sintomatologico o dimensionale, che individua singoli<br />

sintomi, ed uno sindromico-categoriale, che clusterizza i singoli sintomi in<br />

gruppi di sintomi correlati. L’obiettivo finale rimane quello di arrivare a una<br />

migliore caratterizzazione dei cluster sintomatologici anche al fine di individuare<br />

linee guida che permettano una maggiore specificità terapeutica.<br />

Secondo Tariot e al. i disturbi neuropsichiatrici propri dell’AD si manifestano<br />

in otto cluster: depressione, psicosi, mancanza di autocontrollo, irritabilità/agitazione,<br />

sintomi vegetativi, aggressività, apatia e labilità affettiva. Frisoni<br />

e colleghi identificano un più piccolo set di sintomi: timico, psicotico e<br />

frontale. Attraverso un’analisi di correlazione tra i sintomi, un recente studio<br />

408 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

suggerisce che la popolazione demente possa essere classificata in tre gruppi:<br />

(a) pazienti senza BPSD (40%); (b) pazienti con un solo sintomo comportamentale<br />

(20%); (c) pazienti con prevalente sintomatologia psicotica (28%).<br />

Questa classificazione può sembrare semplicistica, ma può essere utile per il<br />

clinico al fine di attuare opportune strategie di intervento. Ad esempio, per<br />

valutare i sintomi psicotici nella AD occorrerà esplorare il rapporto tra essi e<br />

altri sintomi quali agitazione, sintomi negativi e depressione. Spalletta e collaboratori<br />

hanno identificato 2 cluster cognitivi (uno generale ed uno prassicocostruttivo)<br />

e 5 cluster comportamentali (iperattività, psicosi, ansia, apatiadepressione<br />

ed eccitamento). Finalmente, negli ultimi anni si è arrivati a categorizzare<br />

i disturbi comportamentali di psicosi, apatia e depressione dell’AD. I<br />

criteri diagnostici per la psicosi sono stati descritti da Jeste e Finkel: deve<br />

essere presente almeno un sintomo tra allucinazioni, visive o uditive, e deliri<br />

(criterio A); i criteri per l’AD devono essere soddisfatti (criterio B); vi è evidenza<br />

dall’anamnesi che i sintomi del criterio A non sono stati presenti in<br />

modo continuo prima dell’esordio della demenza (criterio C) e che essi sono<br />

stati presenti per almeno un mese durante il decorso della malattia e sono di<br />

gravità clinica tale da causare disagio significativo al paziente o alle persone<br />

vicine (criterio D); non sono soddisfatti i criteri per la schizofrenia né per altri<br />

disturbi psicotici (criterio E); il disturbo non si manifesta esclusivamente nel<br />

corso di un delirium (criterio F); il disturbo non è legato agli effetti fisiologici<br />

diretti di una sostanza né a un’altra condizione medica generale (criterio G).<br />

È possibile specificare se la psicosi nell’AD sia associata ad agitazione, sintomi<br />

negativi o depressione. Tali criteri vengono valutati attraverso domande<br />

poste ad un informatore che sia in contatto col paziente sin dall’esordio della<br />

malattia, per indagare sulla presenza, la durata, la cronologia e l’impatto sul<br />

funzionamento dei deliri e delle allucinazioni.<br />

Per quanto riguarda l’apatia nell’AD, Starkstein e collaboratori partendo<br />

dalle linee guida di Marin sono arrivati a formulare il seguente set di criteri:<br />

1. presenza di perdita di motivazione e iniziativa in ognuno dei seguenti<br />

ambiti:<br />

– diminuzione di comportamenti diretti a uno scopo (come indicato da<br />

facile affaticabilità e/o dipendenza dagli altri nell’organizzare attività);<br />

– diminuzione di attività cognitive dirette a uno scopo (come indicato da<br />

mancanza di interesse nell’acquisizione di nuovi apprendimenti e/o<br />

mancanza di preoccupazione riguardo i propri problemi personali);<br />

– diminuzione di aspetti correlati al comportamento diretto a uno scopo<br />

(come indicato da appiattimento affettivo e/o perdita di riposta emozionale<br />

a eventi positivi o negativi);<br />

2. i sintomi causano un disagio clinicamente significativo o la compromissione<br />

di aree importanti del funzionamento della persona;<br />

3. i sintomi non sono dovuti a un diminuito livello di consapevolezza o<br />

agli effetti fisiologici diretti di una sostanza.<br />

Secondo i criteri per la diagnosi di depressione nell’AD devono essere presenti,<br />

durante un periodo continuativo di 2 settimane, almeno tre sintomi tra:<br />

2006 409


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

umore depresso, diminuito affetto positivo o piacere in risposta a contatti<br />

sociali e attività usuali, isolamento o ritiro sociale, disturbi dell’appetito,<br />

disturbi del sonno, modificazione psicomotoria, irritabilità, faticabilità o perdita<br />

di energia, sentimenti di inutilità, disperazione o inappropriato senso di<br />

colpa, pensieri ricorrenti di morte; almeno un sintomo deve essere presente<br />

tra umore depresso o diminuito effetto positivo o piacere e i sintomi devono<br />

rappresentare un cambiamento rispetto al funzionamento precedente (criterio<br />

A); devono essere soddisfatti i criteri DSM-IV-TR per l’AD (criterio B); i<br />

sintomi causano disagio significativo o compromissione del funzionamento<br />

(criterio C); i sintomi non si manifestano esclusivamente nel corso di un delirium<br />

(criterio D), non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza<br />

(criterio E), né ad altre condizioni mediche generali o a disturbi psichiatrici<br />

(criterio F). Purtroppo questi set di criteri diagnostici per i BPSD sono ancora<br />

poco utilizzati a fini di ricerca e mai utilizzati a fini clinici.<br />

Uno dei fattori genetici di rischio sempre associato alla malattia di Alzheimer<br />

è la presenza dell’allele ApoE ε4. L’Apolipoproteina E (ApoE) è una lipoproteina<br />

plasmatica polimorfa coinvolta nel trasporto del colesterolo. Essa è<br />

codificata da un gene, presente nel cromosoma 19, che ha tre varianti alleliche<br />

denominate e 2, 3 e 4. Vari studi hanno dimostrato che la presenza di<br />

ApoE ε4 è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di AD. Essa<br />

influenza anche l’età d’esordio di AD. Infatti, la presenza dell’allele ε4 sembra<br />

essere associata a un’età precoce di esordio. Sulla base di evidenze che indicano<br />

come alcune isoforme dell’ApoE possano influenzare le manifestazioni<br />

psichiatriche nell’AD, e che l’AD e i disturbi psichiatrici hanno in comune<br />

alcune alterazioni dei circuiti neuronali e squilibri dei neurotrasmettitori, vari<br />

studi hanno indagato la relazione tra la presenza della variante allelica ApoE<br />

ε4 ed espressione comportamentale nell’AD. Tali studi non sono però arrivati<br />

a conclusioni definitive, soprattutto per quanto riguarda la relazione tra psicosi<br />

e ApoE. Ad esempio, Ramachandran e collaboratori hanno esaminato la<br />

relazione tra genotipi ApoE e manifestazioni psichiatriche nei pazienti con<br />

AD, in particolare depressione e sintomi psicotici, valutati sia come variabili<br />

continue che categoriali. I risultati dimostrano che i soggetti AD con genotipo<br />

ApoE ε3/4 presentavano una gravità sia di depressione che di psicosi, che era<br />

3 volte maggiore rispetto a quella dei pazienti dementi con altri genotipi e dei<br />

controlli. La spiegazione data è stata che l’ApoE ε4 aumenterebbe il rischio di<br />

sviluppare l’AD poiché in grado di alterare le proprietà della beta-amiloide o<br />

gomitoli neurofibrillari e ciò può predisporre i pazienti con allele ε4 ad una<br />

maggiore frequenza di sintomi psichiatrici. In particolare, pazienti AD con<br />

sintomi psicotici hanno un aumentato numero di placche senili e formazioni<br />

neurofibrillari nell’encefalo, soprattutto a livello del presubiculum per quanto<br />

riguarda le placche senili, e della parte mediale della corteccia frontale per<br />

quanto riguarda le formazioni neurofibrillari. I risultati di Ramachandran et<br />

al. (1996) sono stati successivamente confermati da Ballard e collaboratori e<br />

da Harwood e collaboratori.<br />

Ad ogni modo, vi sono dati controversi sulla relazione tra ApoE ε4 e presenza<br />

di sintomi psicotici nell’AD. Ad esempio, Lopez e collaboratori non trovano<br />

alcuna associazione tra sintomi psichiatrici e ApoE ε4, né per quanto<br />

410 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

riguarda la depressione maggiore né per i sintomi psicotici, dopo aver controllato<br />

età d’esordio, durata dei sintomi, scolarità e gravità della demenza.<br />

Anche Lyketsos e collaboratori non hanno riscontrato alcuna associazione<br />

significativa tra ApoE ε4 e deliri, allucinazioni o depressione, per cui concludono<br />

che l’ApoE non può essere considerato un fattore di rischio nello sviluppo<br />

della sintomatologia psichiatrica nell’AD.<br />

Risultati così incongruenti sono, probabilmente, da imputare a problemi<br />

metodologici, in quanto gli studi esaminati utilizzano metodologie diverse e<br />

campioni non confrontabili, ad esempio per stadio di malattia, cosicché un’ulteriore<br />

variabilità è legata alla durata e a differenti livelli di gravità della<br />

demenza. Esaminare la prevalenza di tali sintomi senza tenere in considerazione<br />

dove si colloca il paziente nel decorso della malattia è la limitazione<br />

principale di tali studi (Scarmeas et al., 2002). Inoltre alcuni studi si basano<br />

su campioni esigui disponendo così di scarsa potenza statistica, utilizzano differenti<br />

criteri guida per la diagnosi di AD e definizioni diverse di sintomi psicotici;<br />

infine, molti di essi non considerano le interazioni tra i fattori (Hirono<br />

et al., 1998) e non effettuano alcun controllo per le possibili variabili confondenti.<br />

Principalmente, tutti gli studi sull’argomento pubblicati fino al 2002<br />

presentano un disegno di ricerca trasversale, limitando fortemente la possibilità<br />

di interpretare le relazioni causali tra allele ε4 e sintomi psichiatrici<br />

(Chang et al., 2004). Infine, un altro problema è quello relativo alla distinzione<br />

tra deliri di misidentificazione e paranoidei e tra deliri e allucinazioni.<br />

Infatti, quasi tutti gli studi prendono in considerazione la psicosi come fenomeno<br />

unico.<br />

Considerando che gli studi trasversali hanno mostrato risultati contrastanti,<br />

nel 2002 Scarmeas e collaboratori hanno presentato i dati di uno studio<br />

longitudinale con follow-up ogni 6 mesi, in cui hanno riscontrato una<br />

associazione forte tra la numerosità degli alleli ApoE ε4 e frequenza dei deliri.<br />

La presenza di ambedue gli alleli ε4 era invece debolmente, ma significativamente,<br />

associata con un minore rischio di sviluppare allucinazioni, mentre<br />

non vi è nessuna associazione significativa con sintomi depressivi né altri<br />

disturbi comportamentali. Un altro studio longitudinale è quello di Chang e<br />

collaboratori che hanno esaminato la relazione tra ApoE ε4 e sintomi psichiatrici<br />

analizzando il valore predittivo dell’allele ε4 per lo sviluppo dei sintomi<br />

psichiatrici nell’AD. Gli autori hanno riscontrato che i sintomi psicotici, in<br />

particolare deliri e allucinazioni, sono più frequenti nei pazienti AD con allele<br />

ε4. Come vedremo, le ragioni di tale fenomeno potrebbero essere collegate<br />

alla riduzione massiccia dell’attività colinergica.<br />

In un altro studio longitudinale, Spalletta e collaboratori hanno analizzato<br />

la relazione, in pazienti con AD ad esordio tardivo, tra l’intera gamma dei<br />

sintomi comportamentali, il livello di deficit cognitivo, le caratteristiche sociodemografiche<br />

e l’allele ε4, trovando che la presenza di quest’ultimo si associa<br />

con la gravità dei deliri valutata entro l’ultimo mese dalla prima visita,<br />

secondo un approccio dimensionale, e con una categorizzazione dei deliri<br />

(presenza/assenza) valutata retrospettivamente, nella fase iniziale di malattia<br />

che va dall’esordio alla prima visita. Tali risultati confermano così i dati di<br />

Scarmeas e collaboratori. In particolare, la frequenza dei deliri valutata entro<br />

2006 411


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

l’ultimo mese dalla prima visita è esattamente il doppio nei pazienti AD portatori<br />

dell’allele e4 rispetto ai non portatori.<br />

La questione è come può essere spiegata, a livello patogenetico, una relazione<br />

tra presenza di variante allelica ApoE ε4 e sintomi psicotici quali deliri.<br />

Gli studi indicano un’associazione significativa tra disfunzioni del lobo frontale<br />

e sintomatologia delirante nei pazienti con AD. Inoltre, anormalità funzionali<br />

cerebrali e anormalità dei neuroni colinergici sono state descritte nelle<br />

aree frontali in associazione con la variante allelica ApoE ε4. Così il legame<br />

tra la variante allelica ApoE ε4 e i deliri è supportato da dati convergenti che<br />

indicano disfunzioni del lobo frontale.<br />

L’analisi genica dell’ApoE verrà associata all’analisi di un polimorfismo<br />

del recettore D2 della dopamina, perchè questo sembra predire il decorso di<br />

alcuni sintomi comportamentali nella malattia di Alzheimer.<br />

Scopi dello studio<br />

– Valutare l’espressione clinica dei BPSD durante il decorso di 1 anno di<br />

malattia, a partire dalla prima diagnosi, e la loro relazione con il decorso dei<br />

sintomi cognitivi ed il loro effetto sulle attività funzionali della vita quotidiana.<br />

– Analizzare il profilo genetico dell’ApolipoproteinaE e correlarlo con<br />

l’intero profilo comportamentale misurato categoricamente.<br />

– Verificare se polimorfismi dei recettori D2 della dopamina predicono il<br />

decorso dei sintomi comportamentali.<br />

Metodo<br />

In questo progetto di ricerca verrà condotto lo studio dei BPSD, in particolare<br />

di apatia, depressione e psicosi valutate come sindromi, e del funzionamento<br />

nelle attività della vita quotidiana sia basiche (ADL) che strumentali<br />

(IADL) in soggetti con diagnosi di demenza di Alzheimer.<br />

L’approccio sperimentale prevede una prima valutazione di base (giorno<br />

0) in soggetti all’esordio di malattia di Alzheimer mai trattati farmacologicamente<br />

ed una serie di follow-up a 6 mesi e 1 anno dalla prima valutazione. La<br />

misurazione della dimensione neuropsicologica in associazione a quella comportamentale<br />

e funzionale potrà permettere la correlazione tra decadimento<br />

cognitivo ed espressione comportamentale e funzionale durante il decorso di<br />

malattia. L’osservazione naturalistica dei trattamenti psicofarmacologici utilizzati<br />

(neurolettici, antidepressivi, ansiolitici, stabilizzanti dell’umore, ecc.)<br />

sarà indice di necessità da parte dei clinici di controllo dei BPSD. Parallelamente,<br />

verrà valutato il profilo genetico di ApoE e2, e3 e e4, e di D2 Il<br />

(DR2*DD, DR2*II, e DR2*DI) su campioni di DNA estratti da 1,5 ml di sangue<br />

intero prelevato ad ogni paziente alla prima valutazione.<br />

Cento pazienti con diagnosi di demenza di Alzheimer (AD), con o senza<br />

disturbi comportamentali di tipo Depressione, Psicosi od Apatia, non trattati<br />

farmacologicamente con farmaci antidepressivi o neurolettici da almeno 30<br />

giorni verranno considerati per l’inclusione nello studio. Tali pazienti non<br />

412 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

dovranno mai essere stati trattati in precedenza con farmaci approvati per il<br />

trattamento della AD.<br />

I criteri di inclusione sono:<br />

1. Diagnosi di AD probabile individuata con i criteri sia del DSM-IV che<br />

del NINCDS-ADRDA.<br />

2. Punteggio del MMSE >14 (demenza lieve-moderata in fase iniziale).<br />

3. Essere in salute e poter camminare indipendentemente o con l’ausilio<br />

di un appoggio.<br />

4. Non avere problemi di vista o di udito (gli occhiali sono permessi) in<br />

maniera tale da avere una sufficiente compliance per i test somministrati.<br />

5. Valori di laboratorio nei limiti della norma o considerati come clinicamente<br />

insignificanti dal ricercatore. Una CT o MRI deve essere stata effettuata<br />

negli ultimi 12 mesi per escludere una componente vascolare significativa.<br />

I criteri di esclusione sono:<br />

1. Mancanza di un caregiver affidabile.<br />

2. Malattie mediche maggiori.<br />

3. Comorbidità di malattie psichiatriche primarie o altre malattie neurologiche.<br />

4. Evidenze al CT o MRI di anormalità parenchimali (forme di demenza<br />

mista AD vascolare sono da includere solo se la componente vascolare non<br />

domina il quadro clinico o se non è presente uno stroke).<br />

5. Indice di Hachinski < 4.<br />

Tali pazienti effettueranno una valutazione diagnostica di “ depressione<br />

nell’AD”, “ psicosi nell’AD” ed “ apatia nell’AD” e psico-comportamentale con<br />

una batteria di test comprendente: Neuropsychiatric Inventory (NPI); CERAD<br />

Disforia; Indice di Hachinski; Clinical Global Impression (CGI). Inoltre, il<br />

paziente verrà valutato con il Mini Mental State Examination (MMSE), con la<br />

batteria neuropsicologica Mental Deterioration Battery (MDB) e con i test per<br />

le ADL e IADL. Se la valutazione diagnostica e cognitiva avrà dato esito positivo<br />

il paziente verrà segnalato per il trattamento. Il trattamento dei pazienti<br />

verrà effettuato in maniera naturalistica con farmaci inibitori dell’acetilcolinesterasi.<br />

Il dosaggio verrà scelto autonomamente dal terapeuta di riferimento<br />

considerando come target il dosaggio minimo efficace. Farmaci neurolettici o<br />

antidepressivi potranno essere aggiunti solo a seguito di un attento esame dei<br />

test effettuati. La valutazione cognitiva e psicometrica verrà effettuata al<br />

giorno 0 (inclusione nello studio), al 6° mese e ad 1 anno. Il DNA sarà isolato<br />

in tutti i soggetti a partire da campioni di sangue intero con aggiunta di anticoagulante<br />

EDTA congelato a -20°C usando un’estrazione di DNA standard. Il<br />

DNA sarà estratto da 10ml di sangue.<br />

La variazione genetica sul locus dell’ApoE sarà determinata tramite<br />

amplificazione mediante PCR e seguente digestione con HhaI (le sostituzioni<br />

nucleotidiche Arg-Cis alle posizioni 112 e 158 per i siti di clivaggio HhaI<br />

permettono l’identificazione di ciascun genotipo in tutte le combinazioni<br />

omozigote ed eterozigote).<br />

2006 413


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

L’analisi dei polimorfismi sarà eseguita in cieco. In alternativa, la genotipizzazione<br />

ApoE verrà effettuata attraverso real-time PCR su uno strumento<br />

LightCycler (Roche Diagnostics) con un kit di valutazione delle mutazioni<br />

ApoE commercialmente disponibile (Roche Diagnostics). La genotipizzazione<br />

del polimorfismo (SNT) del singolo nucleotide DR2 sarà eseguita attraverso<br />

analisi PCR e successiva digestione enzimatica con BstNl. Il genotipo<br />

DR2*DD sarà caratterizzato da un frammento di 304bp, il genotipo DR2*II<br />

sarà caratterizzato da 2 frammenti di 160 e 144 bp, mentre il genotipo<br />

DR2*DI da tre frammenti di 304, 160 e 144 bp.<br />

– Bacanu S.A., Devlin B., Chowdari K.V. et al. (2002) Neurology 59: 118-120.<br />

– Bozeat S., Gregory C.A., Lambon Ralph M.A., Hodges J.R. (2000) J Neurol Neurosur<br />

Ps 69: 178-186.<br />

– Chang J.B., Wang P.N., Chen W.T. et al. (2004) Neurology 63: 1105-1107.<br />

– Cummings J.L., Schneider L., Tariot P.N. et al. (2004) Am J Psychiat 161(3): 532-538.<br />

– Cummings J.L. (2004) J Geriatr Psychiat Neurol 17(3): 112-119.<br />

– Frisoni G.B., Rozzini L., Gozzetti A., Binetti G., Zanetti O., Bianchetti A., Trabucchi<br />

M., Cummings J.L. (1999) Dement Geriatr Cogn Disord 10: 130-138.<br />

– Harwood D.G., Barker W.W., Ownby R.L. et al. (1999) Am J Geriatr Psychiat 7:<br />

119-123.<br />

– Hirono N., Mori E., Yasuda M., et al. (1998) J Neurol Neurosurg Psychiatry 64:<br />

648–652.<br />

– Jeste D.V., Finkel S.I. (2000) Am J Geriatr Psychiat 8: 29-34.<br />

– Olin J.T., Schneider L.S., Katz I.R. et al. (2002) Am J Geriatr Psychiat 10: 2.<br />

– Kopp C. (2001) Behav Brain Res 125: 93-96.<br />

– Lyketsos C.G., Lopez O., Jones B. et al. (2002) JAMA 288: 1475-1483.<br />

– McKhann G., Drachman D., Folstein M., Katzman R., Price D., Stadlan E.M.<br />

(1984) Neurology 34: 939-944.<br />

– Ramachandran G., Marder K., Tang M. et al. (1996) Neurology 47:256-259.<br />

– Scarmeas N., Brandt J., Albert M. et al. (2002) Neurology 58: 1182-1188.<br />

– Schneider L.S., Dagerman K.S. (2004) J Psychiatr Res 38: 105-111.<br />

– Spalletta G., Baldinetti F., Buccione I., Fadda L., Perri R., Scalmana S., Serra L.,<br />

Caltagirone C. (2004) J Neurol 251: 688-695.<br />

– Spalletta G., Bernardini S., Bellincampi L., Federici G., Trequattrini A., Caltagirone<br />

C. (2006) Eur J Neurol 13(2): 176-182.<br />

– Spoletini I., Caltagirone C., Bria P., Spalletta G. (2006) Eur J Psychiat 20: 74-87.<br />

– Starkstein S.E., Petracca G., Chemerinski E., Kremer J. (2001) Am J Psychiat 158: 6.<br />

– Steele C., Rovner D., Chase G.A. et al. (1990) J Psychiat 147: 1049-1051.<br />

– Sweet R.A., Nimgaonkar V.L., Devlin B. et al. (2003) Mol Psychiatry 8: 383-392.<br />

A.3.3 – Studio del sistema IL-18 nella patogenesi<br />

della malattia di Alzheimer (Paola Bossù)<br />

Nell’ambito del terzo filone del progetto di ricerca corrente 2006-2008 si<br />

inserisce un’attività indirizzata allo studio, in pazienti con malattia di Alzheimer<br />

(AD) in forma preclinica (MCI) e lieve/moderata, della relazione esistente<br />

414 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

tra marcatori genetici e biochimici di tipo immunologico e il deficit cognitivo<br />

in termini di caratteristiche qualitative e profilo evolutivo.<br />

Le cellule della microglia rappresentano i principali elementi effettori dell’immunità<br />

a livello del Sistema Nervoso Centrale (SNC). Tali cellule, rilasciando<br />

alcuni mediatori molecolari potenzialmente citotossici, quali citochine<br />

di tipo proinfiammatorio, radicali liberi, proteasi e proteine del complemento,<br />

rivestono un ruolo importante nella patogenesi e progressione di molti<br />

disordini neurologici di tipo neurodegenerativo. In particolare, la citochina<br />

IL-18 è stata recentemente proposta quale elemento chiave di alcuni processi<br />

neurodegenerativi (Felderhoff-Mueser et al., 2005). Si tratta di una citochina<br />

pro-infiammatoria, con molte caratteristiche in comune con l’IL-1 (come questa<br />

ultima è attivata dal taglio della caspasi-1) e che ha una funzione importante<br />

nella regolazione delle risposte immuni sia innate, sia acquisite (Gracie<br />

et al., 2003). A livello centrale IL-18 è prodotta da astrociti e microglia (Conti<br />

et al., 1999) e gioca un ruolo chiave come fattore inducente l’interferongamma<br />

(IFN-γ), che a sua volta attiva la microglia e contribuisce all’amplificazione<br />

della cascata infiammatoria che porta alla neurodegenerazione (Blasko<br />

et al., 2001). Nella Malattia di Alzheimer, nei cui processi patogenetici le cellule<br />

della microglia rivestono un ruolo centrale, la caspasi-1 è iper-espressa<br />

(Pompl et al., 2003) e IFN-γ sembra essere coinvolto, lo studio di IL-18 risulta<br />

essere molto promettente (Bossù et al., 2004). In particolare, come prosecuzione<br />

e ulteriore sviluppo della ricerca effettuata gli scorsi anni che aveva evidenziato<br />

l’associazione di polimorfismi del promotore di IL-18, con il rischio<br />

di sviluppare AD e con un outcome di malattia peggiore, e l’aumentata espressione<br />

di IL-18 nel siero e nelle cellule mononucleate dei pazienti AD rispetto<br />

ai controlli, il presente progetto si propone di approfondire lo studio nei<br />

pazienti MCI e AD dell’intero sistema connesso a IL-18, comprendente molecole<br />

antagoniste, catene recettoriali, relativi ligandi e altre molecole correlate.<br />

A tale scopo verrà valutata l’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa<br />

correlate nel siero e nei PBMC isolati da un gruppo di soggetti di controllo, da<br />

un gruppo di pazienti con MCI e da un gruppo di pazienti con AD. Ogni gruppo<br />

di studio sarà costituito da 20 soggetti ben caratterizzati dal punto di vista clinico.<br />

Ogni soggetto sarà sottoposto, in seguito a consenso informato, ad un prelievo<br />

di circa 20 ml di sangue. Nel siero dei soggetti saranno valutati, mediante<br />

analisi immunoenzimatica, i livelli circolanti di IL-18 e del suo antagonista IL-18<br />

Binding Protein. Inoltre, con le cellule ottenute dagli stessi individui saranno<br />

effettuate delle stimolazioni in vitro e l’espressione di IL-18, IL-18 BP e delle due<br />

catene recettoriali di IL-18, verrà valutata mediante PCR quantitativa (Real Time<br />

PCR), saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />

del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’AD, i risultati<br />

ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dallo studio<br />

clinico volto ad identificare e valutare gli aspetti funzionali, neuropsicologici e<br />

comportamentali della malattia, in funzione della sua evoluzione.<br />

– Blasko I., Ransmayr G., Veerhuis R., Eikelenboom P., Grubeck-Loebenstein B.<br />

(2001) J Neuroimmunol 116(1): 1-4.<br />

– Bossù P., Ciaramella A., Moro M.L., Spalletta G., Caltagirone C. (2004) Neurosci<br />

Res Commun 35: 193.<br />

2006 415


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– Conti B., Park L.C., Calingasan N.Y., Kim Y., Kim H., Bae Y., Gibson G.E., Joh T.H.<br />

(1999) Brain Res Mol Brain Res 67(1): 46-52.<br />

– Felderhoff-Mueser U., Schmidt O.I., Oberholzer A., Buhrer C., Stahel P.F. (2005)<br />

Trends Neurosci 28(9): 487-493.<br />

– Gracie J.A., Robertson S.E., McInnes I.B. (2003) J Leukoc Biol 73(2): 213-224.<br />

– Pompl P.N., Yemul S., Xiang Z., Ho L., Haroutunian V., Purohit D., Mohs R., Pasinetti<br />

G.M. (2003) Arch Neurol 60(3): 369-376.<br />

A.3.4 – Studio del coinvolgimento del sistema immunitario<br />

nella patogenesi della malattia di Alzheimer:<br />

ruolo delle cellule immunoregolatorie (Paola Bossù)<br />

La Malattia di Alzheimer (AD) è un processo patologico caratterizzato a<br />

livello cerebrale da una progressiva perdita neuronale e dalla formazione di<br />

placche senili dovute ad accumulo di proteina beta-amiloide (Aβ), che spesso<br />

si trovano associate alla presenza di cellule microgliali attivate. Sebbene l’eziopatogenesi<br />

di AD non sia ancora chiarita, nell’ultimo decennio è andata<br />

progressivamente affermandosi l’ipotesi della “ amyloid cascade ” che attribuisce<br />

alla Aβ il ruolo di protagonista, pur riconoscendo che diversi altri fattori<br />

sia genetici che non genetici svolgono una parte importante nella patogenesi<br />

della malattia (Hardy et al., 2002). È ampiamente documentato che la deposizione<br />

extracellulare di Aβ-amiloide richiama ed attiva cellule immunocompetenti<br />

(astrociti e microglia). I fattori bio-umorali prodotti da tali cellule, tra<br />

cui le citochine proinfiammatorie, sono potenzialmente in grado di contribuire<br />

in modo rilevante al danno neuronale (Akiyama et al., 2000). Tuttavia,<br />

nel con<strong>testo</strong> della neurodegenerazione non è ancora chiaro se la malattia sia<br />

propagata attraverso un meccanismo infiammatorio o, al contrario, tale meccanismo<br />

rifletta un tentativo di contrastare un ulteriore danno cellulare.<br />

Comunque, negli anni più recenti studi neuropatologici hanno dimostrato<br />

che, pur in assenza di evidente infiltrazione o proliferazione linfocitaria, è<br />

possibile documentare una componente immunitaria nell’AD caratterizzata<br />

soprattutto dall’attivazione dei processi infiammatori quali iper-produzione di<br />

citochine infiammatorie, proteine della fase acuta, chemochine, radicali<br />

liberi, e attivazione del complemento (Akiyama et al., 2000). In aggiunta alle<br />

evidenze che sottolineano il ruolo dell’infiammazione nell’AD, è stato recentemente<br />

dimostrato che l’utilizzo di una immunoterapia vaccinale rivolta contro<br />

il peptide beta amiloide induce una riduzione dell’accumulo di quest’ultimo e<br />

un miglioramento dei sintomi (Janus et al., 2000), suggerendo che una adeguata<br />

stimolazione della risposta immunitaria specifica possa rivelarsi benefica<br />

in questa patologia (Monsonego et al., 2003).<br />

Sulla base di quanto detto, la capacità da parte del sistema immunitario di<br />

riconoscere la proteina Aβ come antigene potrebbe conferire ai meccanismi<br />

immunologici un ruolo chiave nella alterata “ clearance ” di Aβ e del suo accumulo<br />

caratteristico della patologia. Nel loro insieme, queste osservazioni suggeriscono<br />

che il processo infiammatorio possa rivestire un ruolo patogenetico importante,<br />

ma anche che una adeguata stimolazione della risposta immunitaria specifica<br />

possa rivelarsi benefica nella lotta contro l’Alzheimer (Bossù et al., 2004).<br />

416 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

Allo scopo di verificare il contributo della componente immunitaria e<br />

infiammatoria nella patogenesi di AD, il primo obiettivo del progetto sarà<br />

quello di studiare il coinvolgimento di cellule dell’immunità innata con funzioni<br />

immunoregolatorie e pro-infiammatorie nei processi neurodegenerativi<br />

mediante la valutazione dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane<br />

(macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da soggetti sani in seguito a stimolazione<br />

in vitro con peptidi amiloidi e la valutazione dello stato di attivazione<br />

delle cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da<br />

pazienti con AD in confronto a cellule ottenute da soggetti di controllo.<br />

Per la valutazione dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane<br />

ottenute dal sangue di soggetti sani e pazienti AD la ricerca prevede, in ordine<br />

temporale, le seguenti attività:<br />

1. La raccolta e la preparazione delle cellule mediante prelievo ematico<br />

(20-40 ml) e separazione su gradiente: i monociti si otterranno dai PBMC in<br />

seguito a successiva selezione di determinati fenotipi (es. CD14+) con biglie<br />

magnetiche. Per la generazione di macrofagi sarà sufficiente tenere in coltura<br />

i monociti per un addizionale periodo di 7-10 giorni in modo da favorirne il<br />

differenziamento. Nel caso delle cellule dendritiche, i monociti saranno tenuti<br />

in coltura con gli stimoli necessari per generarle (GM-CSF e IL-4), secondo un<br />

protocollo ampiamente utilizzato.<br />

2. La caratterizzazione fenotipica (CD1a, CD11c, CD14, CD25, CD40,<br />

CD80, CD83, CD86, classe I, classe II, DC-sign e CCR7) mediante analisi citofluorimetrica<br />

delle principali popolazioni leucocitarie ottenute.<br />

3. La stimolazione con peptidi amiloidi (Ab 1-40 e 1-42) e molecole di controllo<br />

(peptidi di controllo e stimoli infiammatori classici tipo LPS).<br />

4. La caratterizzazione e quantificazione delle molecole potenzialmente<br />

coinvolte nella patologia neurodegenerativa (TLR4, IL-18) mediante PCR<br />

quantitativa, western blot e/o citofluorimetria.<br />

5. L’analisi dei parametri funzionali più appropriati per definire differenziamento,<br />

maturazione e attivazione delle cellule mieloidi quali:<br />

– caratterizzazione fenotipica come al punto 2;<br />

– valutazione della capacità di fagocitare gli antigeni (destrano FITC);<br />

– determinazione delle citochine prodotte (es. IL-10, IL-12, IL-18,<br />

IL-1β, IL-6, TNF-α), tramite ELISA o analisi citofluorimetrica;<br />

– analisi della citotossicità e della capacità di indurre apoptosi da parte<br />

dei peptidi Αβ;<br />

– valutazione della capacità delle DC di presentare l’antigene a linfociti<br />

eterologhi naïve. Dopo la co-coltura dei due tipi cellulari, verranno analizzati<br />

i seguenti parametri dei linfociti: proliferazione (trizio, MTT,<br />

CFSE), polarizzazione nella produzione delle citochine (IL-4 e IFN-γ) e<br />

stato di attivazione (produzione di IL-2).<br />

– Akiyama H., Barger S., Barnum S., Bradt B., Bauer J., Cole G.M., Cooper N.R.,<br />

Eikelenboom P., Emmerling M., Fiebich B.L., Finch C.E., Frautschy S., Griffin<br />

W.S., Hampel H., Hull M., Landreth G., Lue L., Mrak R., Mackenzie I.R., McGeer<br />

2006 417


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

P.L., O’Banion M.K., Pachter J., Pasinetti G., Plata-Salaman C., Rogers J., Rydel R.,<br />

Shen Y., Streit W., Strohmeyer R., Tooyoma I., Van Muiswinkel F.L., Veerhuis R.,<br />

Walker D., Webster S., Wegrzyniak B., Wenk G., Wyss-Coray T. (2000) Neurobiol<br />

Aging 21: 383-421.<br />

– Bossù P., Ciaramella A., Moro M.L., Spalletta G., Caltagirone C. (2004) Neurosci<br />

Res Commun 35: 193.<br />

– Hardy J., Selkoe D.J. (2002) Science 297: 353-356.<br />

– Janus C., Pearson J., McLaurin J., Mathews P.M., Jiang Y., Schmidt S.D., Chishti<br />

M.A., Horne P., Heslin D. French J., Mount H.T., Nixon R.A., Mercken M., Bergeron<br />

C., Fraser P.E., St George-Hyslop P., Westaway D. (2000) Nature 408: 970-982.<br />

– Monsonego A., Weiner H.L. (2003) Science 302: 834-838.<br />

A.3.5 – Studio della connettività funzionale parietale motoria in pazienti<br />

con malattia di Alzheimer mediante metodiche di stimolazione<br />

magnetica transcranica (Massimiliano Oliveri)<br />

Negli stati precoci di malattia è stato documentato con metodiche di neuroimaging<br />

che la malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata da una alterata<br />

funzionalità della corteccia temporo-parietale, oltre che da una chiara ipoattivazione<br />

ed atrofia del lobo temporale mesiale. Si ritiene che i primi sintomi<br />

cognitivi quale deficit di memoria e disorientamento spazio-temporale esordiscano<br />

quando ancora non vi è evidenza di macroscopica degenerazione della<br />

corteccia cerebrale, presumibilmente per disfunzione sinaptica dovuta alla<br />

neurotossicità dei prodotti di degradazione della proteina amiloide. Sulla base<br />

di tali evidenze proponiamo di utilizzare la stimolazione magnetica transcranica<br />

(TMS) al fine di studiare con approccio neurofisiologico la funzionalità<br />

delle connessioni cortico-corticali nei pazienti affetti da AD di grado lievemoderato,<br />

al fine di evidenziare eventuali precoci disfunzioni di connettività<br />

corticale che precedono la degenerazione.<br />

In particolare nei pazienti con AD alcuni studi di TMS hanno documentato<br />

una chiara ipereccitabilità dell’area motoria e dei circuiti colinergici<br />

implicati nell’integrazione sensori-motoria, suggerendo che la TMS può<br />

essere una metodica sensibile nel mettere in luce alterazioni neurofisiologiche<br />

subcliniche.<br />

Uno studio recente eseguito su soggetti normali ha documentato l’esistenza<br />

di specifiche proiezioni originanti dalla corteccia parietale posteriore<br />

(PPC) che modulano l’eccitabilità delle aree motorie ipsilaterali e controlaterali<br />

tramite proiezioni cortico-corticali a rapida trasmissione. Tali connessioni<br />

sembrerebbero essere importanti nel guidare il movimento nello spazio circostante.<br />

Questi studi sono stati eseguiti con un innovativo approccio di TMS a<br />

doppio impulso caratterizzato dall’utilizzo di due stimolatori connessi a due<br />

coil focali applicati sulle aree parietali e motorie. Gli stimoli erano applicati a<br />

breve distanza (da 1 a 15 ms) l’uno dall’altro, in modo da essere in grado di<br />

valutare gli effetti dell’attivazione delle fibre cortico-corticali originanti dalla<br />

PPC sull’eccitabilità dell’area motoria che fungeva pertanto da test, tramite la<br />

misurazione di un potenziale evocato motorio (MEP). Riteniamo che utilizzare<br />

una simile metodica nei pazienti con AD di grado lieve possa fornire<br />

418 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

informazioni utili sulla funzionalità delle connessioni cortico-corticali in questi<br />

pazienti.<br />

Ci proponiamo di selezionare due gruppi di 10 pazienti affetti da AD la<br />

metà in trattamento farmacologico con inibitori dell’acetilcolinesterasi ed<br />

altrettanti che non sono in terapia per non aver tollerato il farmaco. Lo studio<br />

verrà quindi condotto in due fasi. In una prima fase valuteremo il profilo di<br />

eccitabilità delle proiezioni parieto-motorie in questi pazienti a riposo al fine<br />

di valutare l’eventuale integrità funzionale. In una seconda sessione valuteremo<br />

l’attivazione di queste connessioni corticali durante semplici compiti di<br />

reaching. Il paradigma verrà quindi studiato nella fase di preparazione al<br />

movimento su segnale sonoro. I risultati verranno confrontati con quelli ottenuti<br />

su un analogo campione di soggetti sani di pari età e scolarità. Qualora i<br />

risultati mostrassero una disfunzione nella connettività corticale parietomotoria<br />

nei pazienti con AD, nostro intento sarebbe quello di estendere lo studio<br />

ai pazienti affetti da mild cognitive impairment (MCI) al fine di valutare il<br />

possibile utilizzo di questa metodica come marker di valutazione neurofisiologico<br />

nelle fasi precoci di malattia.<br />

A.3.6 – Modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione<br />

magnetica transcranica ripetitiva in pazienti affetti da malattia<br />

di Alzheimer: applicazioni riabilitative (Massimiliano Oliveri)<br />

Una serie di studi di morfovolumetria cerebrale (Fox et al., 1999; Good et al.,<br />

2002) ha recentemente fornito un sostegno alle evidenze anatomopatologiche<br />

(Braak et al., 1996) che dimostrano una degenerazione precoce del complesso<br />

ippocampale nel cervello dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD).<br />

Studi recenti di neuroimmagine funzionale hanno inoltre evidenziato un<br />

precoce deficit di attivazione del complesso ippocampale anche in soggetti<br />

sani, ma con rischio genetico di AD (Bookheimer et al., 2000). Tali studi<br />

hanno anche dimostrato la presenza di una iperattivazione metabolica di<br />

alcuni distretti cerebrali, come la rete parieto-frontale, in pazienti con AD iniziale.<br />

Tale iperattivazione è stata interpretata come compensatoria nelle fasi<br />

iniziali della patologia, e in almeno uno studio (Grady et al., 2003) essa correlava<br />

con l’accuratezza della prestazione in compiti di memoria a lungo termine.<br />

Uno studio condotto con la metodica della fMRI evento-correlata in<br />

pazienti AD durante esecuzione di un compito di denominazione di volti<br />

(Parente et al., 2005) ha evidenziato un deficit ippocampale bilaterale accompagnato<br />

da una iperattivazione della corteccia temporo-parietale e prefrontale.<br />

L’iperattivazione del circuito parieto-frontale non è stata in questo caso<br />

correlata alla prestazione nel compito mnemonico ma piuttosto all’attivazione<br />

compensatoria del sistema attenzionale. Altri studi suggeriscono d’altra parte<br />

un’anomalia delle interazioni parieto-frontali nei pazienti AD, secondaria<br />

ad una de-afferentazione colinergica tra aree anteriori e posteriori (Babiloni<br />

et al., 2004).<br />

Questi dati suggeriscono alcune ipotesi di intervento precoce nella AD,<br />

mirate al potenziamento plastico dell’attivazione dei circuiti inizialmente<br />

risparmiati dalla neurodegenerazione o di quelli iperattivi sin dalle fasi ini-<br />

2006 419


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

ziali della patologia. Un contributo in tale direzione potrebbe essere fornito<br />

dalla metodica della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS).<br />

La rTMS è una metodica non invasiva che si basa sull’applicazione di<br />

impulsi magnetici su specifiche regioni cerebrali attraverso lo scalpo. I treni<br />

rTMS possono interferire transitoriamente con l’esecuzione di un compito<br />

quando gli stimoli sono applicati ad alta frequenza, mimando transitoriamente<br />

gli effetti di una lesione cerebrale. Accanto a questa applicazione sono<br />

stati recentemente descritti degli effetti di modulazione plastica dell’eccitabilità<br />

corticale da parte della rTMS, che perdurano anche dopo la cessazione del<br />

treno di stimoli. In particolare, è stato dimostrato che treni a bassa frequenza<br />

(i.e. 1 Hz) inducono una depressione dell’eccitabilità corticale (e.g. Chen et al.,<br />

2000), mentre treni ad alta frequenza (i.e. > 1 Hz) inducono un aumento dell’eccitabilità<br />

corticale (e.g. Gorsler et al., 2003). Questo tipo di applicazione<br />

apre interessanti prospettive riabilitative in pazienti con patologie cerebrali e<br />

deficit di specifici domini cognitivi. In particolare, è possibile ipotizzare di<br />

aumentare l’eccitabilità delle regioni corticali associate ad una specifica funzione<br />

e/o di deprimere l’eccitabilità di quelle regioni che svolgono funzioni<br />

antagoniste (inibitorie) sul compito stesso (ad esempio le regioni dell’emisfero<br />

opposto). Esempi in questa direzione sono stati riportati in pazienti con<br />

lesioni emisferiche destre e neglect (Oliveri et al., 1999, 2000, 2001), in<br />

pazienti con malattia di Parkinson e deficit di percezione temporale (Koch<br />

et al., 2005) e in pazienti con lesioni emisferiche sinistre e afasia (De Naeser<br />

et al., 2003).<br />

Uno studio recente (Solé-Padullés et al., 2005) ha studiato l’effetto di<br />

treni rTMS ad alta frequenza a livello della corteccia prefrontale su un compito<br />

di denominazione di volti in un gruppo di soggetti anziani con deficit di<br />

memoria isolato. I risultati hanno evidenziato un miglioramento del deficit<br />

riscontrato alla valutazione iniziale, insieme ad un aumento del reclutamento<br />

dell’attività della corteccia prefrontale destra e posteriore bilaterale<br />

alla fMRI.<br />

Tali risultati suggeriscono di testare la potenzialità della rTMS di indurre<br />

modificazioni plastiche corticali anche in pazienti AD nelle fasi iniziali della<br />

malattia, quando il reclutamento/potenziamento di circuiti corticali “ alternativi<br />

” potrebbe rivelarsi utile per migliorare le prestazioni deficitarie in compiti<br />

cognitivi.<br />

Il presente studio, articolato in diverse fasi, si propone quindi di studiare<br />

l’effetto di una facilitazione intracorticale della corteccia prefrontale dorsolaterale<br />

sinistra su un compito di memoria di riconoscimento di stimoli visivi<br />

(volti) in un gruppo di pazienti affetti da AD lieve.<br />

Soggetti<br />

Sarà studiato un gruppo di 7-10 pazienti affetti da malattia di Alzheimer<br />

probabile, di grado lieve (GDS = 3), diagnosticata sulla base di batterie<br />

standard.<br />

rTMS – La rTMS sarà applicata utilizzando uno stimolatore MagStim<br />

rapid, collegato ad un coil focale. Il coil sarà posto a livello del sito F3 del<br />

420 2006


Neurologia clinica e comportamentale<br />

sistema internazionale EEG 10/20, corrispondente all’area 46/9 della corteccia<br />

prefrontale dorsolaterale (giro frontale medio). Il sito di stimolazione sarà<br />

inoltre localizzato su immagini MRI di ciascun soggetto, in una fase precedente<br />

al treno di rTMS. La rTMS sarà applicata con un paradigma “ off-line ”,<br />

prima dell’esecuzione del compito sperimentale.<br />

Ciascun soggetto riceverà 10 treni di 10 stimoli alla frequenza di 5 Hz<br />

(= 50 stimoli) ed intensità pari all’80% della soglia di eccitabilità motoria.<br />

Ogni treno rTMS sarà separato dal successivo da un intervallo di 20 sec.<br />

La prestazione in un compito sperimentale di memoria di riconoscimento<br />

e in una batteria standard per la valutazione delle funzioni cognitive<br />

(MDB) sarà misurata in una fase iniziale e immediatamente dopo l’applicazione<br />

della rTMS.<br />

Test di memoria di riconoscimento – I soggetti saranno seduti in una<br />

stanza adeguatamente illuminata ad una distanza approssimativa di 50 cm<br />

dallo schermo del computer. L’esperimento sarà controllato dal software,<br />

PsyScope nella versione 1.2.5.<br />

Gli stimoli saranno presentati centralmente in un monitor a colori 17 pollici<br />

di un computer Macintosh. Essi sono costituiti da foto in bianco e nero di<br />

volti di persone non note, di uguale dimensione e preceduti da un punto di<br />

fissazione costituito da una croce posizionata al centro dello schermo. La presentazione<br />

degli stimoli sarà randomizzata all’interno di diversi blocchi sperimentali<br />

di 16 stimoli, equivalenti e differenziati per la fase di studio (encoding),<br />

e per la fase di test (retrieval).<br />

Nella fase di encoding il blocco sarà composto da 16 volti, bilanciati per<br />

genere, presentati in due sessioni consecutive, di 8 stimoli ciascuna, con<br />

diversa istruzione di studio (genere vs. piacevolezza); il cambio dell’istruzione<br />

sarà segnalato da un cerchio presentato centralmente e il compito da eseguire<br />

sarà suggerito di volta in volta dallo sperimentatore.<br />

Per la fase di retrieval saranno utilizzati blocchi di 16 stimoli, di cui 8 già<br />

presentati nella fase studio (old) e 8 di nuova presentazione (new), anch’essi<br />

bilanciati per genere, presentati in posizione centrale subito dopo la comparsa<br />

di un punto di fissazione al centro dello schermo. Il compito da eseguire<br />

in ciascuna sessione di studio sarà di giudicare per ogni stimolo il<br />

genere (maschio vs. femmina) o la piacevolezza (piacevole vs. spiacevole),<br />

premendo il tasto “ 1 ” della tastiera del computer nel caso della prima alternativa<br />

o il tasto “ 2 ” nel caso della seconda alternativa di ciascuna condizione di<br />

istruzione di studio.<br />

Le risposte della fase di test saranno organizzate in due step successivi alla<br />

presentazione di ciascuno stimolo. Al primo step il soggetto dovrà rispondere<br />

valutando, con una di 3 risposte alternative, se l’item presentato è sicuramente<br />

vecchio (tasto “ 1 ”); nuovo (tasto “ 2 ”) o familiare (tasto “ 3 ”); al secondo step di<br />

risposta, preceduto da un punto interrogativo al centro dello schermo, il soggetto<br />

dovrà indicare la sessione in cui lo ha precedentemente studiato, premendo<br />

il tasto “ 1 ” per l’istruzione maschio vs. femmina, il tasto “ 2 ” per l’istruzione<br />

piacevole vs. spiacevole e il tasto “ 3 ” per nessuna istruzione.<br />

La prestazione sarà misurata in termini di accuratezza e tempi di reazione.<br />

2006 421


Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />

– Good C.D., Scahill R.I., Fox N.C. et al. (2002) Neuroimage 17: 29-46.<br />

– Fox N.C., Warrington E.K., Rossor M.N. (1999) Lancet 353: 2125.<br />

– Braak H., Braak E. (1996) Acta Neuropathol (Berl) 92: 197-201.<br />

– Bookheimer S.Y., Strojwas M.H., Cohen M.S. et al. (2000) N Engl J Med 343: 450-<br />

456.<br />

– Grady C.L., McIntosh A.R., Beig S. et al. (2003) J Neurosci 23: 986-993.<br />

– Babiloni C. et al. (2004) Eur J Neurosci 19: 2583-2590.<br />

– Oliveri M., Rossini P.M., Traversa R., Cicinelli P., Filippi M.M., Pasqualetti P.,<br />

Tomaiuolo F., Caltagirone C. (1999) Brain 122: 1731-1739.<br />

– Oliveri M., Rossini P.M., Filippi M.M., Traversa R., Cicinelli P., Palmieri M.G., Pasqualetti,<br />

P., Caltagirone C. (2000) Brain 123(9): 1939-1947.<br />

– Oliveri M., Bisiach E., Brighina F., Piazza A., La Bua V., Buffa D., Fierro B. (2001)<br />

Neurology 57: 1338-1340.<br />

422 2006


B – METODOLOGIE INNOVATIVE<br />

IN RIABILITAZIONE<br />

FRANCESCO LACQUANITI<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

RAZIONALE<br />

Questa linea di ricerca ha come obiettivo strategico quello della progettazione<br />

e realizzazione di metodologie avanzate per lo studio della fisiologia e<br />

fisiopatologia neuromotoria e per la riabilitazione di pazienti con disturbi neuromotori.<br />

Per raggiungere le finalità prefisse il Dipartimento di Fisiologia Neuromotoria<br />

ha, nel corso degli anni, messo insieme un gruppo di ricercatori con<br />

elevate caratteristiche di inter-disciplinarietà. Il team, formato da medici, ingegneri,<br />

fisici ed informatici, possiede caratteristiche uniche di trasversalità culturale<br />

ed annovera al suo interno le competenze necessarie allo sviluppo delle<br />

metodologie innovative nel campo della neuromotricità. In questa linea ci prefiggiamo<br />

non solo di contribuire allo sviluppo metodologico, ma anche di contribuire<br />

all’avanzamento delle conoscenze nelle neuroscienze umane.<br />

Una scoperta importante derivata recentemente dagli studi condotti all’interno<br />

di questa linea è quella della rappresentazione interna delle leggi di<br />

moto fisico ed in particolare degli effetti della gravità. Questa scoperta apre<br />

uno scenario assai ampio di sviluppi sia scientifici e conoscitivi che applicativi<br />

clinico-riabilitativi. La dimostrazione della esistenza di popolazioni neuronali<br />

che codificano selettivamente gli invarianti fisici ambientali costituisce un<br />

passo avanti significativo nella comprensione dei meccanismi di coordinazione<br />

sensorimotoria. Noi riteniamo che nel cervello debbano coesistere le<br />

rappresentazioni dei movimenti biologici (quelli eseguiti dai consimili ma<br />

anche quelli eseguiti da altri animali) e le rappresentazioni dei moti inanimati<br />

e degli invarianti fisici.<br />

La nostra linea studia il comportamento motorio e cognitivo, la coordinazione<br />

sensorimotoria nei soggetti normali (adulti e bambini nei primi anni di<br />

età), in pazienti con lesioni midollari, cerebellari e cerebrali.<br />

OBIETTIVI<br />

Nel prossimo triennio ci ripromettiamo di esplorare ed approfondire<br />

alcune delle direzioni più significative aperte all’interno del tema della rappresentazione<br />

delle leggi fisiche. La dimostrazione della esistenza di popolazioni<br />

neuronali che codificano selettivamente gli invarianti fisici ambientali costituisce<br />

in un certo senso il complemento necessario della dimostrazione fornita<br />

precedentemente dal gruppo dell’Istituto di Fisiologia dell’Università di<br />

Parma dei cosiddetti neuroni a specchio (o mirror neurons), cioè popolazioni<br />

neuronali implicate nel riconoscimento dei gesti e delle azioni. In altre parole,<br />

riteniamo che nel cervello debbano coesistere le rappresentazioni dei movimenti<br />

biologici (quelli eseguiti dai consimili ma anche quelli eseguiti da altri<br />

animali) e le rappresentazioni dei moti inanimati e degli invarianti fisici.<br />

La rete neurale implicata nel riconoscimento della gravità è in larga<br />

misura sovrapponibile alla rete corticale vestibolare, ma presenta una piccola<br />

ma significativa sovrapposizione con la rete neurale implicata nel riconoscimento<br />

delle azioni e dei moti biologici. Intendiamo esplorare il significato funzionale<br />

sia della segregazione delle due reti che della loro parziale sovrapposizione.<br />

Approfondiremo anche gli aspetti psicofisici e computazionali degli<br />

424 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

studi sul modello interno della gravità cercando di capire quali sono le informazioni<br />

visive elaborate in tempo reale in ingresso al modello e quali siano<br />

invece le informazioni di calibrazione statica del modello, legata ad esempio<br />

alla metrica globale della scena visiva. In altri esperimenti (basati sugli<br />

approcci delle realtà virtuali) intendiamo modificare le informazioni vestibolari<br />

e propriocettive nucali per studiarne il ruolo modulatorio sulle risposte di<br />

intercettamento di oggetti in movimento. Valuteremo anche pazienti con<br />

lesioni emisferiche cerebrali per verificare l’integrità o compromissione delle<br />

trasformazioni visuomotorie e del modello interno della gravità. Questi filoni<br />

di ricerca sono strettamente interconnessi con quello, ben consolidato, della<br />

ricerca spaziale. Quest’anno abbiamo concluso una serie sperimentale a bordo<br />

della stazione spaziale internazionale con un protocollo di prensione.<br />

Nel prossimo triennio dovremmo poter sfruttare la collocazione di un<br />

sistema di misura optoelettronico (ELITE S2) a bordo della stazione per condurre<br />

nuovi esperimenti in microgravità. Nel triennio continuerà anche la<br />

linea di ricerca sulle leggi di controllo del movimento studiate sia a livello dell’arto<br />

superiore (raggiungimento, prensione, manipolazione) che degli arti<br />

inferiori (locomozione). Le metodologie impiegate nella nostra linea comprendono<br />

l’analisi cinematica ed elettromiografica dei movimenti dell’arto<br />

superiore ed inferiore, la registrazione dei movimenti oculari, le tecniche neuropsicologiche<br />

e psicofisiche, la stimolazione magnetica transcranica, la risonanza<br />

magnetica funzionale e gli approcci quantitativi allo studio e riabilitazione<br />

dei pazienti.<br />

B. 1 – BIOMEDICINA SPAZIALE<br />

Descrizione<br />

Il laboratorio è da tempo impegnato in ricerche collegate a missioni spaziali<br />

e simulazione della microgravità in laboratorio a terra. Nel prossimo<br />

triennio verranno condotte misure sperimentali relative ad un campo di indagine<br />

nuovo, quello della immaginazione mentale delle leggi di moto.<br />

Obiettivi<br />

Questo settore è di vitale importanza per il trasferimento delle conoscenze<br />

dalla ricerca spaziale alla sanità. Infatti esistono sorprendenti analogie tra i<br />

disturbi neuromotori e cognitivi a cui vanno incontro gli astronauti nel corso<br />

delle missioni spaziali ed i disturbi di tutta una serie di patologie spontanee<br />

neurologiche a terra. Gli esperimenti in voli orbitali ci permettono di rimuovere<br />

i riferimenti gravitazionali per l’orientamento della testa, del corpo e degli<br />

arti. Possiamo così comprendere il ruolo della gravità nei processi sensoriali,<br />

motori e cognitivi che sono fondamentali sulla terra. Noi ci rendiamo conto di<br />

queste funzioni solo quando sono compromesse da disfunzioni neurologiche.<br />

Se questo avviene, la vita dei pazienti ne risulta profondamente influenzata.<br />

Parecchi milioni di persone nel mondo hanno una qualche forma di compromissione<br />

del movimento. I pazienti hanno spesso difficoltà a camminare di<br />

2006 425


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

notte, non sono sicuri alla guida, riportano traumi e talora soffrono di crisi<br />

invalidanti di nausea e vertigine. Pazienti con lesioni vestibolari, morbo di Parkinson,<br />

disturbi cerebellari, malattia di Alzheimer, ecc. mostrano deficit di<br />

diverso grado e natura in una varietà di compiti spaziali o di movimento.<br />

Articolazione<br />

B.1.1 – Immaginazione mentale del moto degli oggetti (Myrka Zago)<br />

B. 2 – APPROCCI COMPUTAZIONALI ALLO STUDIO DEI MOVIMENTI<br />

DELL’ARTO SUPERIORE<br />

Descrizione<br />

Il laboratorio è da tempo impegnato nello studio dei principi di coordinamento<br />

neurale dei comandi motori. Questo settore è vitale per la comprensione<br />

delle leggi di controllo neurale del movimento. Questa comprensione è<br />

un prerequisito allo studio della fisiopatologia e terapia dei disturbi della<br />

coordinazione motoria in pazienti con esiti di ictus cerebrale. Infatti la elaborazione<br />

dei segnali di coordinazione delle sinergie muscolari avviene a livello<br />

della corteccia cerebrale, mentre la implementazione delle sinergie avviene a<br />

livello del midollo spinale.<br />

Obiettivi<br />

Nel prossimo triennio verranno condotte misure sperimentali relative<br />

all’analisi di informazioni visive nello spazio reale tridimensionale ed alla loro<br />

elaborazione e trasformazione in segnali di sincronizzazione delle sinergie<br />

muscolari. È la prima volta che si conducono studi approfonditi di prensione<br />

su oggetti in movimento con traiettorie libere complesse. Verranno fatte<br />

misure multimodali di registrazione della cinematica degli arti, movimenti<br />

oculari ed attività elettromiografica. Ci proponiamo di giungere ad una<br />

migliore comprensione di come le informazioni retiniche si mappano in rappresentazioni<br />

percettive del moto dell’oggetto e nelle strategie motorie appropriate<br />

all’intercettamento.<br />

Articolazione<br />

B.2.1 – Informazione visiva e modello interno della gravità nel controllo<br />

dei movimenti di intercettamento (Andrea d’Avella)<br />

B. 3 – COMPUTER GRAPHICS E REALTÀ VIRTUALI COME METODOLOGIE<br />

PER LA RIABILITAZIONE SENSORIMOTORIA<br />

Descrizione<br />

Questo settore si occupa di sviluppare metodologie di computer graphics<br />

avanzate basate sullo sviluppo di algoritmi per la programmazione di stimoli<br />

visivi con elevata risoluzione spaziotemporale e rendering 3D.<br />

426 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Obiettivi<br />

Nel triennio affronteremo il nuovo problema della collision detection, un<br />

problema di notevole complessità computazionale in ogni modello di animation<br />

e rendering. Infatti, gli algoritmi esistenti per l’animazione dinamica prevedono<br />

la modellazione esatta in tempo reale della relazione fisica esistente<br />

tra i diversi oggetti animati della scena per evitare lo sconfinamento grafico di<br />

una immagine sull’altra. Il compito sarà quindi di sviluppare algoritmi di calcolo<br />

fisico predittivo della collisione grafica prima che essa effettivamente si<br />

verifichi, con notevole risparmio computazionale in tempo reale, rendendo<br />

così possibile la creazione di scene molto più complesse di quelle che sono<br />

possibili con gli algoritmi attuali.<br />

Articolazione<br />

B.3.1 – Generazione di stimoli visivi tridimensionali dinamici multiattore<br />

ad alta risoluzione per lo studio dei modelli interni<br />

(Mauro Carrozzo)<br />

B. 4 – MOVIMENTO E PROCESSI COGNITIVI:<br />

PROSPETTIVE TEORICHE E APPLICATIVE<br />

Descrizione<br />

Molti studi sostengono l’esistenza di similarità tra esecuzione e simulazione<br />

mentale del movimento (“ motor imagery ”, Jeannerod & Frak,<br />

1999), un parallelismo che si ritrova spesso nel comportamento di pazienti<br />

con disturbi della motilità (Dominey et al., 1995; Nico et al., 2004), per<br />

quanto con alcune importanti eccezioni (Johnson, 2000; Johnson et al.,<br />

2002). L’esatta dinamica della relazione tra capacità di simulare mentalmente<br />

un’azione ed integrità del sistema motorio resta quindi ancora poco<br />

chiara, nonostante questo tipo di informazioni sia interessante sia per la<br />

comprensione dei meccanismi implicati nella simulazione mentale di un<br />

movimento, sia per l’identificazione di adeguati interventi riabilitativi in<br />

ambito clinico.<br />

Obiettivi<br />

Ci proponiamo di valutare quali aspetti della simulazione mentale di<br />

un movimento siano influenzati da deficit acquisiti a carico del sistema<br />

motorio. Lo scopo è appunto individuare possibili indicazioni sulle categorie<br />

di pazienti che possano beneficiare di interventi riabilitativi basati<br />

sulla motor imagery, e quali modalità di intervento possano risultare più<br />

efficaci.<br />

Articolazione<br />

B.4.1 – Rappresentazione mentale della gravità in soggetti con stroke<br />

(Elena Daprati)<br />

2006 427


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

B. 5 – UTILIZZO DELLE TECNICHE DI STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA<br />

NEGLI STUDI DI COORDINAZIONE VISUOMANUALE<br />

Descrizione<br />

Questo è un nuovo settore che integra esperimenti comportamentali con<br />

quelli di stimolazione TMS al fine di stabilire i meccanismi neurali che stanno<br />

alla base della coordinazione visuomotoria.<br />

Obiettivi<br />

Il primo obiettivo è quello della messa a punto del setup per la presentazione<br />

di stimoli visivi, misure comportamentali e stimolazione TMS. Nel progetto<br />

allegato si presenta un protocollo specifico basato sull’utilizzo della<br />

RMN ad alta risoluzione anatomica per la localizzazione delle regioni di interesse<br />

che rappresentano il bersaglio della stimolazione TMS.<br />

Articolazione<br />

B.5.1 – Ruolo della corteccia perisilviana nell’intercettamento di oggetti<br />

in caduta (Gianfranco Bosco)<br />

B. 6 – STUDI INTEGRATI DI PSICOFISICA E RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE<br />

(fMRI) NELLA COORDINAZIONE VISUOMANUALE<br />

Descrizione<br />

Il nostro dipartimento ha sviluppato protocolli di integrazione stretta tra<br />

la psicofisica ed il comportamento visuomotorio, da un lato, e protocolli di<br />

brain imaging con fMRI, dall’altro lato.<br />

Obiettivi<br />

Nel triennio affronteremo il problema del coordinamento tra controllo<br />

oculomotorio, informazione retinica (retinal slip) e modello interno della gravità.<br />

Il problema fondamentale è quello di determinare il substrato neurale<br />

per l’estrazione di informazioni di con<strong>testo</strong> (posizione, orientamento, fattore<br />

di scala) relative alla scena visiva da analizzare relativamente alla rappresentazione<br />

delle leggi di moto gravitazionali.<br />

Articolazione<br />

B.6.1 – Il modello interno della gravità: studi di risonanza magnetica funzionale<br />

(William L. Miller)<br />

B. 7 – LOCOMOZIONE<br />

Descrizione<br />

Questo settore da tempo si occupa dello studio della deambulazione in<br />

soggetti sani, bambini ed adulti, nonché del recupero motorio in pazienti con<br />

lesioni midollari dopo riabilitazione fisica.<br />

428 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Obiettivi<br />

Ci prefiggiamo di migliorare significativamente il grado delle conoscenze<br />

sui meccanismi spinali e sopraspinali che stanno alla base del reclutamento<br />

spaziotemporale dei diversi gruppi muscolari implicati nel controllo della<br />

deambulazione. A questo fine verranno utilizzate tecniche di avanguardia per<br />

l’estrazione delle componenti temporali comuni invarianti che pilotano i vari<br />

muscoli nelle fasi del passo e per la ricostruzione delle mappe di attivazione<br />

spaziotemporale dei diversi segmenti del midollo spinale durante il cammino.<br />

Un altro progetto affronterà invece lo studio degli esiti riabilitativi e neurologici<br />

in pazienti con lesioni traumatiche e non del midollo spinale.<br />

Articolazione<br />

B.7.1 – Controllo dei movimenti locomotori: meccanismi base dell’attività<br />

muscolare (Yuri P. Ivanenko)<br />

B.7.2 – Valutazione dell’outcome riabilitativo e neurologico in pazienti con<br />

lesione midollare traumatica e non traumatica (Giorgio Scivoletto)<br />

B.1.1 – Immaginazione mentale del moto degli oggetti (Myrka Zago)<br />

Descrizione<br />

Molti esperimenti neurofisiologici e comportamentali hanno messo in luce<br />

che meccanismi neurali e cognitivi simili sono coinvolti sia nell’immaginazione<br />

mentale che nell’esecuzione del movimento. Tuttavia non è stata ancora esplorata<br />

l’immaginazione mentale delle leggi del movimento degli oggetti.<br />

In uno studio precedente (McIntyre J., Zago M. et al. (2001) Nat Neurosci<br />

4: 693-694) abbiamo mostrato che, durante i 17 giorni della missione spaziale<br />

Neurolab, gli astronauti utilizzavano anche in microgravità un modello<br />

interno della gravità per iniziare il movimento di prensione di una sfera, pertanto<br />

dimostrando che la rappresentazione della gravità è codificata in reti<br />

neurali coinvolte nella pianificazione del movimento di intercettamento. In<br />

uno studio successivo (Indovina I., Maffei V. et al. (2005) Science 308: 416-<br />

419) abbiamo mostrato che la corteccia vestibolare viene ad essere coinvolta<br />

nell’intercettamento di un oggetto in movimento quando l’accelerazione visiva<br />

dell’oggetto in movimento è coerente con l’accelerazione gravitazionale, anche<br />

in assenza di una stimolazione tempo-variante di sensori vestibolari.<br />

L’obiettivo dello studio presente è verificare se la rappresentazione della<br />

gravità coinvolge non solo la reale esecuzione di un compito di intercettamento<br />

ma anche l’immaginazione mentale di tale compito. Questo studio ha<br />

importanti implicazioni non solo per la comprensione dei meccanismi alla<br />

base del controllo motorio, ma anche per il training riabilitativo di pazienti<br />

neurologici con deficit nel controllo motorio mediante nuove tecniche di<br />

riabilitazione basate su realtà virtuali e ripetizione mentale di azioni motorie.<br />

Inoltre può essere utile per addestrare gli astronauti nell’esecuzione di compiti<br />

di manipolazione degli oggetti.<br />

2006 429


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

Sintesi del progetto<br />

Ciascun soggetto sperimentale eseguirà un task consistente nella simulazione<br />

dell’intercettamento di una pallina da tennis immaginaria. Verrà chiesto<br />

ad ogni soggetto di prendere la pallina immaginaria nella mano destra; dopo<br />

aver visto le istruzioni sul monitor di un PC, egli lancerà la pallina immaginaria<br />

verticalmente verso l’alto facendola arrivare fino al soffitto e poi la riprenderà<br />

quando penserà che essa avrà raggiunto la mano. Verrà quindi istruito a<br />

lanciare la pallina esercitando con la mano uno tra tre livelli di forza possibili,<br />

a immaginare che il moto della pallina sia affetto dalla gravità (condizione 1g)<br />

o non sia affetto da essa (moto uniforme o condizione 0g). Verrà misurata la<br />

durata delle tre azioni simulate e la cinematica della mano.<br />

Descrizione del protocollo<br />

Per facilitare la familiarizzazione con la natura del task da simulare, verrà<br />

chiesto ai soggetti di manipolare una pallina da tennis standard prima dell’inizio<br />

della sessione di training. Il task di simulazione implica un movimento<br />

reale del braccio e della mano, e l’immaginazione mentale della palla da tennis<br />

posta in movimento dalla mano. Il soggetto, in postura normale eretta,<br />

tiene inizialmente il braccio destro in adduzione verticale lungo l’asse del<br />

corpo. Deve immaginare di tenere fermamente la pallina da tennis nella mano<br />

destra, mantenendo le dita flesse ed il palmo della mano curvo. È importante<br />

che “ senta ” di avere la pallina in mano. Poi viene praticato il task, che consiste<br />

nel lanciare la pallina immaginaria contro il soffitto e riprenderla al volo<br />

quando “ ricade ” giù. Per effettuare il task deve flettere l’avambraccio dalla<br />

posizione verticale fino a raggiungere la posizione orizzontale (ciò implica<br />

una flessione del gomito di 90°). Durante il movimento di flessione, la mano<br />

deve tenere saldamente la pallina immaginaria. Quando l’avambraccio e la<br />

mano sono disposti orizzontalmente, il soggetto deve aprire completamente la<br />

mano (estendendo le dita) e rilasciare la pallina con un movimento verticale<br />

verso l’alto. Seguendo le istruzioni su monitor di un PC deve lanciare la pallina<br />

immaginaria con uno di tre possibili livelli di forza. Deve immaginare la<br />

traiettoria successiva della pallina dal punto di rilascio al soffitto e poi nuovamente<br />

giù fino alla mano. Deve immaginare o che la gravità deceleri la pallina<br />

nel moto verticale ascendente e la acceleri nel moto discendente (l’effetto della<br />

resistenza dell’aria viene trascurato) oppure che la velocità sia mantenuta<br />

costante lungo l’intero tragitto. Deve quindi aspettare il ritorno della pallina<br />

nella mano mantenendo avambraccio e mano nella stessa posizione raggiunta<br />

nella fase di lancio (posizione orizzontale, mano completamente aperta con le<br />

dita completamente estese). All’ultimo momento deve essere chiusa la mano<br />

(dita flesse) attorno alla pallina in arrivo così da afferrarla.<br />

Al soggetto verrà chiesto di monitorare visivamente quanto esegue: deve<br />

osservare il suo braccio destro prima e durante il lancio, deve osservare il soffitto<br />

quando la pallina lo “ colpisce ” e poi deve guardare la sua mano quando<br />

“ intercetta ” la pallina. È importante che la posizione iniziale e terminale<br />

della mano siano il più possibile stereotipate. Durante il corso del training<br />

verrà valutata la capacità dei soggetti di simulare mentalmente il task. Verrà<br />

430 2006


chiesto loro se sono in grado di “ vedere e sentire ” la pallina immaginaria<br />

nella mano, se sono in grado di sentirne la dimensione, il peso e la struttura,<br />

se sono in grado di “ vedere e sentire ” la pallina quando viene lanciata dalla<br />

mano, colpisce il soffitto e ricade nella mano, “ vedere ” la palla decelerare<br />

nella fase di salita ed accelerare nella fase di discesa nella condizione 1g e<br />

mantenere la velocità costante nella condizione 0g in entrambe le fasi.<br />

Dopo la pratica generale con il task, verranno testate le condizioni sperimentali<br />

specifiche. I soggetti saranno istruiti a variare la forza di lancio da<br />

trial a trial secondo le indicazioni riportate di seguito. Ogni soggetto dovrà<br />

produrre tre diversi livelli di forza impulsiva (F1, F2, F3) in modo da “ trasmettere<br />

” tre diverse velocità alla pallina al momento del “ lancio ”. La forza<br />

F1 è il minimo livello di forza sufficiente per far toccare alla pallina il soffitto.<br />

Le forze F2 e F3 sono rispettivamente il doppio ed il triplo della forza F1. Di<br />

conseguenza la pallina dovrà colpire più vigorosamente il soffitto quando<br />

verrà lanciata con la forza F2 rispetto alla F1, e ancora più vigorosamente<br />

quando verrà lanciata con la forza F3. Assumerà che il coefficiente di restituzione<br />

del soffitto sia pari ad uno, per i livelli di forza F2 (F3) la velocità della<br />

pallina al “ contatto ” con la mano sarà doppia (tripla) della velocità della pallina<br />

nella condizione F1.<br />

Attività<br />

– Verranno valutati diversi sistemi di misura della cinematica del movimento<br />

(guanto sensorizzato, sistema optoelettronico di misura del movimento,<br />

accelerometri, etc.) e verrà scelto il più idoneo.<br />

– Verrà sviluppato il software per la presentazione delle istruzioni ai soggetti<br />

sperimentali relativamente al livello di forza da utilizzare e alla legge di<br />

moto da immaginare.<br />

– Verrà messo a punto un apparato di misura della cinematica del movimento<br />

integrato e sincronizzato con il software di presentazione delle istruzioni.<br />

– Verrà messa a punto una metodologia di analisi per la caratterizzazione<br />

della cinematica del movimento in relazione alla legge di moto della pallina.<br />

– Verranno effettuati gli esperimenti e ne verranno analizzati i risultati.<br />

B.2.1 – Informazione visiva e modello interno della gravità nel controllo<br />

dei movimenti di intercettamento (Andrea d’Avella)<br />

Razionali ed obiettivi<br />

Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Per afferrare una palla al volo, lanciata da una distanza e con una velocità<br />

per le quali il tempo di volo è di poco superiore alla somma del tempo necessario<br />

per elaborare lo stimolo visivo e del tempo necessario per effettuare il<br />

movimento, il sistema nervoso centrale (SNC) deve stimare in anticipo la<br />

posizione ed il tempo di intercettamento. Le informazioni sulla traiettoria<br />

della palla che possono essere utilizzate per stimare in anticipo la posizione<br />

ed il tempo di intercettamento sono: l’immagine retinica della palla all’inizio<br />

2006 431


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

del volo; la conoscenza della posizione di lancio relativa al corpo, ed in particolare<br />

la sua distanza; la conoscenza delle leggi di moto fisico ed in particolare<br />

degli effetti della gravità.<br />

Il primo obiettivo del presente progetto è valutare il ruolo che tali informazioni<br />

svolgono nel controllo dei movimenti di intercettamento veloce in condizioni<br />

naturali. In particolare, saranno verificate sperimentalmente le predizioni<br />

di differenti modelli del processo di stima della posizione e del tempo di intercettamento<br />

a partire dall’informazione visiva disponibile all’inizio del moto<br />

della palla. Per traiettorie con una componente verticale della velocità iniziale<br />

piccola rispetto alla componente orizzontale, quali le traiettorie che saranno<br />

oggetto di questo studio, il tempo di volo, inversamente proporzionale alla velocità<br />

orizzontale e direttamente proporzionale alla distanza del punto di lancio,<br />

può essere stimato accuratamente a partire dal rapporto tra velocità di espansione<br />

dell’immagine retinica della palla e la dimensione dell’immagine stessa.<br />

La stima del tempo di volo, in prima approssimazione, è quindi indipendente<br />

dalla conoscenza della distanza e della gravità. La stima della quota verticale<br />

della palla al momento dell’arrivo in prossimità del soggetto, invece, dipende<br />

fortemente dal modello. Un modello che utilizzi esclusivamente l’informazione<br />

retinica e che, trascurando la presenza dell’accelerazione gravitazionale, stimi la<br />

quota di intercettamento a partire dalla velocità di spostamento dell’immagine<br />

retinica all’inizio del volo genera predizioni erronee della quota di intercettamento.<br />

Un modello che invece abbia a disposizione la conoscenza dell’accelerazione<br />

gravitazionale è in grado di stimare correttamente la quota di intercettamento.<br />

Infine, la conoscenza della distanza del punto di lancio, derivante da<br />

una stima visiva o nota a priori, è necessaria per rimuovere l’ambiguità tra condizioni<br />

con la stessa traiettoria retinica ma differenti traiettorie spaziali.<br />

Una volta che il SNC abbia elaborato una stima della posizione e del tempo<br />

di intercettamento, esso deve pianificare ed effettuare un movimento che porti la<br />

mano dalla posizione iniziale alla posizione di intercettamento prima dell’arrivo<br />

della palla ed un movimento delle dita che permetta alla mano di chiudersi sulla<br />

palla nell’istante preciso dell’impatto con il palmo ed assicurarne così la presa.<br />

Dato che tali movimenti possono essere effettuati con diverse velocità, il SNC ha<br />

una certa flessibilità nella scelta del loro inizio e della loro modulazione temporale.<br />

Il secondo obiettivo del progetto è la caratterizzazione delle strategie per il<br />

controllo dei tempi di movimento nell’intercettamento veloce in condizioni naturalistiche.<br />

In particolare, si studierà in che misura la flessibilità nella scelta dei<br />

tempi di movimento è vincolata dalla natura dei processi di pianificazione e di<br />

controllo dei movimenti del braccio e della mano.<br />

Apparato e protocollo sperimentale<br />

I soggetti sperimentali svolgeranno un compito di intercettamento di palline<br />

da tennis da allenamento lanciate da diverse distanze e con diverse velocità<br />

iniziali tali da generare traiettorie con diversi tempi di volo e differenti<br />

quote verticali di intercettamento. Le palline saranno lanciate da una speciale<br />

apparecchiatura progettata per l’allenamento dei giocatori di cricket. Tale<br />

apparecchiatura permette di regolare il modulo della velocità di uscita della<br />

432 2006


palla. L’inclinazione del lanciatore rispetto al piano orizzontale permetterà<br />

invece di variare l’angolo di elevazione del lancio. Durante gli esperimenti<br />

saranno registrate: la posizione nello spazio del braccio, della mano, del<br />

tronco e della testa (mediante sistema Vicon-612), la posizione degli occhi<br />

nelle orbite oculari (mediante sistema Eyelink-II) e l’attività elettromiografica<br />

di circa 20 muscoli che agiscono sulla spalla, sul braccio e sulle dita<br />

(mediante elettrodi bipolari superficiali e sistema di amplificazione Delsys).<br />

Ciascun esperimento consisterà in una serie di lanci per un totale di 27<br />

condizioni, ciascuna ripetuta dalle 9 volte. Le 27 condizioni saranno ottenute<br />

scegliendo ciascuna delle tre variabili sperimentali (tempo di volo, quota di<br />

intercettamento e distanza di lancio) su tre livelli. La scelta dei valori delle<br />

variabili sperimentali sarà compiuta in modo da ottenere per tre delle 27 condizioni<br />

tempo di volo e velocità di spostamento retinico iniziale identici ma<br />

differenti quote di intercettamento.<br />

Analisi dei dati<br />

Lo studio delle frazioni di lanci correttamente intercettati, dei tempi di<br />

inizio del movimento, dei movimenti della mano, delle dita e degli occhi in<br />

funzione delle variabili sperimentali permetterà di valutare l’importanza delle<br />

diverse informazioni sulla traiettoria della palla, in particolare informazioni<br />

derivanti dalla visione ed informazioni derivanti da un modello interno della<br />

gravità, nel controllo dell’intercettamento. In particolare, in ciascun insieme<br />

di condizioni sperimentali con lo stesso tempo di volo e stessa quota di intercettamento,<br />

il compito può essere effettuato con lo stesso movimento, anche<br />

se la distanza di lancio e quindi l’informazione visiva iniziale è differente.<br />

Dato che un modello per la stima dell’intercettamento puramente retinico<br />

prevede movimenti differenti in tali condizioni, almeno prima che intervengano<br />

correzioni a movimento iniziato, tale confronto fornirà un’indicazione<br />

del ruolo del modello interno della gravità nel processo di stima della traiettoria<br />

della palla. Inoltre, il confronto tra le variabili di risposta tra le tre condizioni<br />

con identiche traiettorie retiniche iniziali permetterà di valutare il ruolo<br />

della conoscenza della distanza di lancio per la rimozione dell’ambiguità sulla<br />

stima della velocità iniziale della palla per una data traiettoria retinica. Infine,<br />

lo studio dei movimenti oculari, ed in particolare la direzione dello sguardo<br />

dopo il primo movimento saccadico, permetterà sia di valutare la natura della<br />

stima iniziale della traiettoria sia di studiare le strategie utilizzate dal SNC per<br />

migliorare incrementalmente l’accuratezza di tale stima.<br />

B.3.1 – Generazione di stimoli visivi tridimensionali dinamici multiattore<br />

ad alta risoluzione per lo studio dei modelli interni (Mauro Carrozzo)<br />

Razionale<br />

Metodologie innovative in riabilitazione<br />

L’efficacia dell’interazione meccanica con l’ambiente circostante richiede<br />

inizialmente la misura accurata di alcune grandezze fisiche e, successivamente,<br />

la loro elaborazione. Nonostante i nostri sensi non siano però in grado<br />

di misurare con sufficiente precisione tutte le variabili in gioco siamo comun-<br />

2006 433


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

que in grado di gestire in maniera soddisfacente molte situazioni. Probabilmente<br />

ciò avviene perchè la scarsa precisione della misura viene compensata<br />

dalla conoscenza a priori del valore di alcune variabili, codificata in opportuni<br />

modelli interni. A titolo di esempio, siamo in grado di intercettare perfettamente<br />

un oggetto in caduta libera pur non essendo in grado di misurarne l’accelerazione<br />

con la dovuta accuratezza. Uno studio recente ha dimostrato che<br />

l’effetto legato all’accelerazione di gravità sembrerebbe derivato da un<br />

modello interno codificato nella corteccia vestibolare. Tale modello verrebbe<br />

attivato dalla percezione visiva di un moto coerente con la conoscenza a<br />

priori che abbiamo dell’effetto della forza di gravità. Nello studio in questione<br />

(ed in altri precedenti) è stato utilizzato uno stimolo visivo generato al calcolatore<br />

rappresentante il moto di caduta libera di una sfera lungo la verticale.<br />

Ai soggetti veniva richiesto di intercettare la sfera in un punto preciso della<br />

traiettoria, al variare della velocità iniziale. Questo compito è stato eseguito<br />

anche per valori di accelerazione alterati rispetto alla norma: in particolare è<br />

stata impiegata una accelerazione opposta alla naturale.<br />

L’alterazione dell’accelerazione nel calcolo dello stimolo visivo è stato uno<br />

dei fattori chiave che ha permesso di mettere in evidenza la natura del<br />

modello interno utilizzato. In generale, la possibilità di alterare grandezze fisiche<br />

coinvolte in un dato processo e generare quindi una rappresentazione<br />

artificiale alterata rispetto alla normale esperienza visiva sembra essere una<br />

metodica promettente. Per questo motivo intendiamo sviluppare stimoli visivi<br />

ad alta risoluzione rappresentanti moti tridimensionali complessi. La simulazione<br />

della scena dovrà includere anche l’interazione tra oggetti. Questo permetterà<br />

di estendere il range di moti gravitazionali utilizzati negli esperimenti<br />

precedenti e di affrontare anche il problema di come il nostro sistema nervoso<br />

risolva la collision detection e generi la conseguente risposta.<br />

La definizione di stimoli visivi con le caratteristiche suddette richiede la<br />

soluzione di numerosi problemi. In primo luogo i moti devono essere calcolati<br />

sulla base delle caratteristiche inerziali dei singoli attori e dei campi di forze<br />

in cui sono immersi e devono tener conto delle interazioni dinamiche tra i<br />

vari attori nella scena. Deve essere quindi risolto il problema della collision<br />

detection: la complessità della soluzione cresce rapidamente col numero di<br />

elementi interagenti. In secondo luogo il rendering della scena deve essere<br />

accurato, il che vuol dire che devono essere rappresentati in maniera realistica<br />

gli attori della scena, con un elevato livello di dettaglio e tendendo possibilmente<br />

ad una visualizzazione di qualità fotografica. La soluzione di questi<br />

problemi ne pone altri circa la sincronizzazione della rappresentazione grafica<br />

con la soluzione dinamica prevista.<br />

Obiettivi<br />

Verranno individuati ed implementati opportuni algoritmi di calcolo della<br />

dinamica e soluzione del problema della collision detection per ambienti tridimensionali<br />

con attori multipli interagenti. Si studieranno quindi gli algoritmi<br />

di rendering della scena in grado di garantire un livello di dettaglio sufficiente.<br />

In un primo tempo si realizzeranno stimoli visivi non interattivi, eventualmente<br />

calcolati offline e presentati sotto forma di sequenza di immagini.<br />

434 2006


Successivamente si passerà alla definizione di stimoli interattivi che, necessariamente,<br />

dovranno essere (almeno in parte) calcolati in tempo reale sulla<br />

base della risposta del soggetto sperimentale.<br />

Nella generazione degli stimoli si prenderanno in considerazione anche i<br />

vincoli imposti dalla presentazione in ambienti particolari, in connessione<br />

con l’uso di particolari attrezzature (per esempio stimolatori TMS o apparecchi<br />

di Risonanza Magnetica).<br />

Verrà valutata anche la possibilità di generare stimoli in stereoscopia, realizzando<br />

ambienti parzialmente immersivi o, eventualmente, anche completamente<br />

immersivi.<br />

B.4.1 – Rappresentazione mentale della gravità in soggetti con stroke<br />

(Elena Daprati)<br />

Attività previste<br />

– Definizione del protocollo di studio e preparazione del materiale.<br />

– Selezione e reclutamento del gruppo sperimentale.<br />

– Selezione e reclutamento del gruppo di controllo.<br />

– Raccolta e analisi dei dati.<br />

– Discussione e interpretazione dei risultati.<br />

Descrizione<br />

Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Studi recenti suggeriscono l’esistenza di meccanismi neurali in grado di<br />

mimare il funzionamento del sistema motorio, formulando previsioni su eventuali<br />

modificazioni o cambiamenti di stato (modelli interni predittivi: Kawato,<br />

1999). Inoltre, è stato ipotizzato che nel corso della pianificazione di un’azione<br />

il sistema nervoso centrale (SNC) possa avvalersi di conoscenze precedenti relative<br />

alle caratteristiche fisiche del mondo esterno (teoria dell’internalizzazione<br />

degli invarianti ambientali: Shepard, 1984). Alcuni modelli interni potrebbero<br />

integrare le informazioni sensoriali in entrata con tali conoscenze acquisite. Un<br />

esempio è dato dalla conoscenza implicita delle caratteristiche del moto gravitazionale<br />

dimostrata in soggetti sani (Lacquaniti et Maioli, 1989) e manifestata<br />

anche in ambienti in cui la gravità sia assente (come nel caso della stazione<br />

spaziale internazionale Neurolab: McIntyre et al., 2001), o artificialmente alterata<br />

(come in studi di laboratorio: Zago et al., 2004).<br />

Queste ricerche sostengono l’ipotesi dell’esistenza di un modello interno della<br />

gravità (internalizzazione dell’invariante g), che, sul nostro pianeta, è probabilmente<br />

impiegato per compensare l’incapacità del sistema visivo di misurare correttamente<br />

l’accelerazione di un oggetto in movimento (Werkhoven et al., 1992).<br />

È interessante notare come alcune delle problematiche relative all’assenza<br />

di gravità siano simili a quelle che emergono nelle patologie del sistema vestibolare.<br />

Questa somiglianza trova una possibile base anatomo-funzionale nelle<br />

osservazioni riportate recentemente da uno studio di neuroimmagini, da cui<br />

emerge che un modello dell’accelerazione di gravità potrebbe essere presente<br />

nella corteccia vestibolare (Indovina et al., 2005).<br />

2006 435


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

La presente ricerca, che si realizza in collaborazione con A. Carlesimo, G.<br />

Spalletta e C. Caltagirone del Dipartimento di Neurologia Clinica e Comportamentale<br />

(IRCCS S. <strong>Lucia</strong>), si propone di valutare se, ed eventualmente come, i<br />

meccanismi di interazione con oggetti in movimento possano risentire di<br />

lesioni coinvolgenti la regione insulare (i.e. l’area relativa al circuito riportato da<br />

Indovina et al., 2005). A questo scopo, saranno reclutati pazienti con diagnosi di<br />

incidente cerebro-vascolare unilaterale, responsabile di una lesione coinvolgente<br />

(gruppo sperimentale) o non coinvolgente l’insula (gruppo controllo).<br />

Volontari sani, di età e scolarità comparabile con quella dei pazienti, saranno<br />

reclutati con funzione di gruppo di controllo, per ottenere dati normativi relativi<br />

ai compiti impiegati. Ciascun soggetto parteciperà a 3-4 sedute sperimentali.<br />

I compiti presentati nelle sessioni sperimentali comprenderanno: (a) un<br />

compito di intercettamento di un oggetto virtuale (Protocollo Attivo); (b) un<br />

compito di risposta ad uno stimolo visivo (Protocollo Reattivo); (c) un compito<br />

di orientamento di una barretta virtuale secondo la verticale terrestre (Protocollo<br />

Verticale). Nel caso dei pazienti, uno screening neuropsicologico completo<br />

affiancherà i test sperimentali per escludere eventuali interferenze legate a deterioramento<br />

cognitivo. Nei compiti sperimentali saranno registrate l’accuratezza<br />

e/o la latenza di risposta e i risultati raccolti saranno analizzati mediante software<br />

dedicato. Nel caso dei pazienti, questi risultati saranno correlati con i dati<br />

anatomici relativi alla lesione, con il quadro clinico e con quello neuropsicologico<br />

al fine di valutare se, ed eventualmente come, fenomeni di adattamento<br />

alle condizioni di alterata gravità (noti nei soggetti sani: Zago et al., 2005) siano<br />

modificati in conseguenza della patologia specifica.<br />

– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />

Science 308(5720): 416-419.<br />

– Kawato M. (1999) Curr Opin Neurobiol 9: 718-727.<br />

– Lacquaniti F., Maioli C. (1989) J Neurosci 9: 134-148.<br />

– McIntyre J., Zago M., Berthoz A., Lacquaniti F. (2001) Nat Neurosci 4: 693-694.<br />

– Shepard R.N. (1984) Psychol Rev 91: 417-447.<br />

– Werkhoven P., Snippe H.P., Toet A. (1992) Vision Res 32: 2313-2329.<br />

– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y.P., Lacquaniti F. (2004) J Neurophysiol<br />

91: 1620-1634.<br />

– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y.P., Lacquaniti F. (2005) J Neurophysiol<br />

93(2): 1055-1068.<br />

B.5.1 – Ruolo della corteccia perisilviana nell’intercettamento<br />

di oggetti in caduta (Gianfranco Bosco)<br />

Descrizione<br />

La regione perisilviana comprende la corteccia insulare ed aree limitrofe<br />

parieto-temporali disposte intorno alla porzione posteriore della scissura di<br />

Silvio e, secondo vedute correnti, rappresenterebbe un importante centro di<br />

elaborazione dell’informazione vestibolare. Le relazioni anatomo-funzionali<br />

di questa regione corticale sono state caratterizzate in dettaglio nella scim-<br />

436 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

mia, mediante metodiche di neuroanatomia ed elettrofisiologia (Grusser et<br />

al., 1990; Guldin and Grusser, 1998), e nell’uomo mediante esperimenti di<br />

PET e fMRI che hanno studiato le aree corticali attivate dalla stimolazione<br />

vestibolare, nonché optocinetica e propriocettiva (Bottini et al., 2001; Lobel et<br />

al., 1998; Bense et al., 2001; Deutschander et al., 2002; Brandt et al., 1998;<br />

Dieterich et al., 2003). Queste ricerche hanno messo in evidenza che la corteccia<br />

dell’insula, insieme alle circostanti aree corticali perisilviane, costituisce il<br />

nodo centrale di una complessa rete corticale per l’integrazione multisensoriale<br />

di segnali vestibolari, visivi e somatosensoriali comprendente anche aree<br />

extra-silviane, quali la corteccia premotoria e la corteccia del cingolo. Ancorché<br />

la funzione comunemente attribuita a questo network sarebbe quella di<br />

elaborare informazioni multisensoriali per la percezione dell’orientamento del<br />

corpo rispetto alla verticale gravitaria (Brandt et al., 1994), i risultati di un<br />

recente studio di fMRI hanno suggerito un ruolo più ampio nei processi di<br />

internalizzazione di informazioni relative alla accelerazione di gravità (Indovina<br />

et al., 2005). Lo studio di Indovina et al. ha infatti mostrato come la presentazione<br />

di stimoli visivi congruenti con la presenza della forza di gravità si<br />

associava ad un corretto intercettamento del moto della palla e alla attivazione<br />

delle aree appartenenti alla rete vestibolare mentre alla presentazione di<br />

stimoli visivi incompatibili con la legge di gravità corrispondevano stime temporali<br />

poco accurate nel compito di intercettamento e l’attivazione preferenziale<br />

di un’area temporo-occipitale (LOS / KO) coinvolta nell’analisi di informazioni<br />

visive di movimento (Orban et al., 2003; Van Oostende et al., 1997).<br />

L’attivazione delle aree corticali vestibolari da parte di informazioni visive<br />

coerenti con la presenza della gravità indicherebbe quindi che una rappresentazione<br />

“ astratta ” della forza di gravità, derivata dalla integrazione di segnali<br />

vestibolari, visivi e somatosensoriali, risieda nella corteccia vestibolare e sia<br />

accessibile ad informazioni di natura gravitazionale, indipendentemente dalla<br />

specifica modalità sensoriale coinvolta (visiva, vestibolare o propriocettiva).<br />

L’obiettivo del presente progetto è quello di approfondire questa problematica,<br />

studiando gli effetti della inattivazione temporanea della corteccia<br />

perisilviana mediante stimolazione magnetica transcranica (Pascual-Leone et<br />

al., 2000) durante l’esecuzione di un compito visuomotorio che prevede l’utilizzo<br />

di informazioni riguardanti l’accelerazione di gravità.<br />

Il compito rappresenta essenzialmente una variante di quello utilizzato<br />

nello studio di Indovina et al. I soggetti, seduti di fronte al monitor di un computer,<br />

alla distanza di 1 m, osserveranno un filmato in cui viene rappresentato<br />

il moto verticale di una palla che viene lasciata cadere dal cornicione di un<br />

edificio e termina all’interno di un cesto tenuto in mano da una figura umana.<br />

In metà dei trials, verranno presentati dei moti congruenti con la legge di gravità<br />

terrestre (moto 1g) e quindi la palla subirà una accelerazione virtuale di<br />

9.81 m s -2 , mentre nella rimanente metà dei trials il segno dell’accelerazione<br />

sarà invertito per cui il moto della palla sarà decelerato (moto -1g). Al fine di<br />

impedire che i soggetti adattino le loro risposte ad una durata fissa del moto<br />

della palla, utilizzeremo moti con 4 differenti durate comprese tra 0.7 e 0.89 s<br />

e spaziate di 0.063 s. Moti 1g e -1g verranno presentati in blocchi di trials<br />

separati, mentre all’interno di ciascun blocco i trials verranno randomizzati<br />

2006 437


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

per la durata del moto. In totale verranno presentati 4 blocchi di 120 trials<br />

ciascuno (totale: 480 trials) con un intervallo tra i vari trials di 4.5 sec. I soggetti<br />

saranno istruiti a premere il pulsante di un mouse per intercettare l’arrivo<br />

della palla nel fondo del cesto ed i tempi di pressione del pulsante del<br />

mouse verranno registrati attraverso una interfaccia di acquisizione con il PC<br />

(frequenza di campionamento: 1 Khz). Inoltre ai soggetti verrà richiesto di<br />

mantenere la fissazione sulla testa della figura femminile per tutta la durata<br />

di ciascun trial. Il mantenimento da parte dei soggetti della fissazione sarà<br />

verificato registrando i movimenti oculari mediante elettrooculografia e, successivamente,<br />

i trials in cui si dovesse verificare l’interruzione della fissazione<br />

da parte del soggetto verranno scartati.<br />

La stimolazione magnetica transcranica verrà effettuata mediante uno stimolatore<br />

Magstim SuperRapid ed una bobina magnetica focale (diametro<br />

interno 70 mm) applicata sullo scalpo del soggetto in corrispondenza della corteccia<br />

perisilviana. L’area di stimolazione sullo scalpo verrà determinata in ciascun<br />

soggetto mediante una procedura di posizionamento stereotassico assistito<br />

della bobina. Secondo questa procedura, una immagine anatomica del<br />

soggetto verrà acquisita con la metodica della risonanza magnetica nucleare,<br />

quindi riallineata e normalizzata secondo il sistema MNI. Verranno identificati<br />

nell’immagine anatomica i punti dello scalpo corrispondenti alle coordinate<br />

stereotassiche MNI dell’area di interesse, oltre a punti di repere anatomici che<br />

verranno utilizzati per determinare la trasformazione geometrica esistente tra<br />

le coordinate nello spazio immagine e quelle nel mondo reale, acquisite<br />

mediante il sistema di misura del movimento Optotrak (Northern Digital). Una<br />

volta determinata detta trasformazione sarà possibile effettuare il posizionamento<br />

guidato della bobina sullo scalpo del soggetto, utilizzando le informazioni<br />

fornite dal suddetto sistema di misura del movimento fino al raggiungimento<br />

del punto desiderato. Al fine di assicurare il corretto posizionamento<br />

della bobina sullo scalpo per tutta la durata dell’esperimento, la posizione della<br />

bobina verrà monitorata con continuità (con una frequenza di campionamento<br />

di 10 Hz), controllando che la posizione resti all’interno di un volume<br />

predefinito. In due gruppi di soggetti, la TMS verrà applicata in punti dello<br />

scalpo centrati sulla corteccia vestibolare perisilviana (coordinate MNI: ±55, -<br />

36, 16) dell’emisfero sinistro (Gruppo 1) o destro (Gruppo 2).<br />

Al fine di interferire temporaneamente con la funzione della corteccia<br />

perisilviana utilizzeremo un protocollo di stimolazione mediante doppi<br />

impulsi di TMS separati da un intervallo di 100 ms e con una intensità pari al<br />

110% della soglia dei potenziali evocati motori (MEP). Gli impulsi di TMS<br />

saranno somministrati in corrispondenza dell’inizio della caduta della palla<br />

virtuale (100 ms dopo l’inizio del trial) oppure 400 ms prima del completamento<br />

del moto della palla. In tal modo verranno definite due finestre temporali<br />

di inattivazione: la prima legata all’elaborazione dell’informazione visiva<br />

relativa al moto della palla, la seconda invece più prossima all’elaborazione<br />

della risposta motoria. La TMS verrà somministrata in 360 dei 480 trials totali<br />

(180 trials per ciascuna finestra temporale) ed i trials con e senza TMS verranno<br />

ripartiti in modo casuale all’interno di ciascun blocco. Inoltre, eventuali<br />

effetti aspecifici legati alla procedura di stimolazione magnetica transcranica<br />

438 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

(stimolazione uditiva e somatosensoriale) sulle risposte comportamentali<br />

saranno controllati attraverso una procedura di stimolazione “ sham ” in metà<br />

dei trials con TMS (180 trials). Per la stimolazione “ sham ” la bobina di stimolazione<br />

verrà posizionata perpendicolarmente allo scalpo riproducendo in<br />

tal modo gli effetti di stimolazione acustica e somatosensoriale ma senza<br />

effettiva stimolazione corticale. Infine gli effetti della stimolazione magnetica<br />

transcranica dell’area perisilviana sulle risposte comportamentali verranno<br />

valutati quantitativamente utilizzando modelli di analisi della varianza<br />

(ANOVA) con misure ripetute.<br />

– Bense S., Stephan T., Yousry T.-A., Brandt T., Dieterich M. (2001) J Neurophysiol<br />

85(2): 886-899.<br />

– Bottini G., Karnath H.O., Vallar G., Sterzi R., Frith C.D., Frackowiak R.S., Paulesu<br />

E. (2001) Brain 124(Pt 6): 1182-1196.<br />

– Brandt T., Bartenstein P., Janek A., Dieterich M. (1998) Brain 121(Pt 9): 1749-1758.<br />

– Brandt T., Dieterich M., Danek A. (1994) Ann Neurol 35: 403-412.<br />

– Deutschlander A., Bense S., Stephan T., Schwaiger M., Brandt T., Dieterich M.<br />

(2002) Hum Brain Mapp 16(2): 92-103.<br />

– Dieterich M., Bense S., Lutz S., Drzezga A., Stephan T., Bartenstein P., Brandt T.<br />

(2003) Cereb Cortex 13: 994-1007.<br />

– Grusser O.J., Pause M., Schreiter U. (1990) J Physiol 430: 537-557.<br />

– Guldin W.O., Grusser O.J. (1998) Trends Neurosci 21(6): 254-259.<br />

– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />

Science 308(5720): 416-419.<br />

– Lobel E., Kleine J.F., Bihan D.L., Leroy-Willig A., Berthoz A. (1998) J Neurophysiol<br />

80(5): 2699-2709.<br />

– Neggers S.F., Langerak T.R., Schutter D.J., Mandl R.C., Ramsey N.F., Lemmens<br />

P.J., Postma A. (2004) NeuroImage 21(4): 1805-1817.<br />

– Orban G.A., Fize D., Peuskens H., Denys K., Nelissen K., Sunaert S., Todd J., Vanduffel<br />

W. (2003) Neuropsychologia 41(13): 1757-1768.<br />

– Pascual-Leone A., Walsh V., Rothwell J. (2000) Curr Opin Neurobiol 10: 232-237.<br />

– Van Oostende S., Sunaert S., Van Hecke P., Marchal G., Orban G.A. (1997) Cereb<br />

Cortex 7(7): 690-701.<br />

B.6.1 – Il modello interno della gravità: studi di risonanza magnetica<br />

funzionale (William L. Miller)<br />

Attività previste<br />

– Esperimenti combinati di psicofisica e risonanza magnetica funzionale<br />

(fMRI).<br />

Descrizione<br />

L’obiettivo generale di questo progetto è studiare le aree cerebrali che<br />

mediano la percezione e la rappresentazione della gravità, utilizzando la tecnica<br />

della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Lo studio dell’intercetta-<br />

2006 439


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

mento di oggetti in caduta libera ha fornito evidenza della presenza nell’uomo<br />

di un modello interiorizzato della gravità terrestre (Lacquaniti e Maioli, 1989;<br />

McIntyre et al., 2001; Zago et al., 2004). Tramite la tecnica di fMRI, il laboratorio<br />

ha recentemente identificato una rete di aree nella corteccia vestibolare<br />

attivate preferenzialmente dall’osservazione dell’accelerazione naturale (Indovina<br />

et al., 2005). In seguito a questa importante scoperta, la fase attuale dello<br />

studio prosegue con l’identificazione dei fattori visivi e visuomotori che possono<br />

influenzare la percezione della gravità e quindi modulare l’attivazione<br />

della rete gravitazionale; e con approfondimenti sulla connettività dinamica<br />

tra i componenti della stessa rete.<br />

1. Importanza della presenza di un riferimento esplicito di scala nello stimolo<br />

visivo – Nell’anno 2005 abbiamo iniziato un nuovo studio per determinare<br />

quanto i riferimenti di scala presenti nello stimolo visivo siano necessari<br />

per l’attivazione e lo sfruttamento della rappresentazione interna della gravità<br />

per l’intercettamento. In particolare, si è ipotizzato che un fattore di scala,<br />

derivato da informazioni presenti nello sfondo visivo, potrebbe essere importante<br />

nella trasformazione dei parametri della traiettoria da coordinate retiniche<br />

a coordinate fisiche, permettendo così una stima accurata del tempo di<br />

arrivo dell’oggetto. Questa ipotesi è stata confermata in un primo esperimento<br />

di psicofisica e fMRI: quando l’informazione nello sfondo visivo fornisce un<br />

fattore di scala, i soggetti intercettano meglio i moti gravitazionali rispetto a<br />

quando lo sfondo è privo di tale informazione. I risultati fMRI mostravano<br />

che questa differenza è rappresentata specificamente nel cervelletto vestibolare<br />

e nei nuclei vestibolari, aree che integrano informazioni sia visiva sia<br />

vestibolare (Miller et al., submitted).<br />

In questo ultimo esperimento, però, il fattore imposto di scala (una figura<br />

umana davanti ad un edificio) forniva anche informazione di realismo e naturalismo<br />

che potenzialmente poteva aumentare il senso nel soggetto di una<br />

presenza di un campo gravitazionale nella scena visiva. Quindi, per mirare<br />

meglio la questione dell’utilizzo di un fattore di scala visivo nell’intercettamento,<br />

sarà eseguito un secondo esperimento in cui viene modulato esplicitamente<br />

il fattore di scala, mantenendo costanti altre informazioni relative al<br />

realismo. 20 soggetti verranno istruiti a premere un tasto come per intercettare<br />

una palla che sale e scende quando essa raggiunge il punto di partenza,<br />

mentre mantengono la fissazione sullo stesso punto di partenza. In diversi<br />

blocchi di trial, elementi dello sfondo cambieranno proporzioni relative per<br />

effettuare un cambiamento di scala imposta (fattore di scala S1 oppure S2),<br />

mentre il movimento della palla rimarrà uguale tra le condizioni. La velocità<br />

iniziale sarà variata casualmente per evitare prevedibilità, e l’accelerazione<br />

sarà variata tra 1 g oppure -1 g (con grandezza sempre calibrata relativa al<br />

fattore di scala S1). I dati di risonanza magnetica funzionale (fMRI) saranno<br />

acquisiti con l’apparecchio di risonanza magnetica a 3 Tesla (Siemens Magnetom<br />

Allegra). I dati fMRI saranno sottoposti a elaborazione ed analisi statistica<br />

utilizzando il programma SPM5. Saranno confrontate l’interazione<br />

(S1 – S2)*(1g - -1g) per determinare come cambiano le attivazioni della “ rete<br />

gravitazionale ” in funzione del cambiamento di scala apparente.<br />

440 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

2. Effetto di diverse piste d’ingresso visivo dell’informazione relativo al<br />

moto – Finora gli esperimenti fMRI (Indovina et al., 2005; Miller et al., submitted)<br />

sono stati condotti chiedendo ai soggetti di fissare sempre un punto<br />

centrale nello stimolo visivo, per evitare attivazioni di aree cerebrali legate ai<br />

movimenti oculari. Di conseguenza il quadro di riferimento retinico era sempre<br />

allineato con quello del “ mondo ” (l’immagine dello stimolo), e quindi il<br />

soggetto era costretto a stimare parametri della traiettoria solo tramite cambiamenti<br />

di grandezze dei segnali retinici. Sotto questa condizione, entrambi<br />

gli esperimenti hanno mostrato evidenza di una rete cerebrale legata alla percezione<br />

della gravità e l’utilizzo del modello interno della gravità nell’intercettamento.<br />

In realtà, però, è più naturale inseguire un oggetto in moto durante<br />

l’intercettamento di esso. Inseguire l’oggetto vuol dire che il quadro retinico<br />

cambia dinamicamente relativamente a quello del mondo, tramite i meccanismi<br />

oculomotori di “ saccade ” e “ smooth pursuit ”. In questo caso, informazioni<br />

relative al moto dell’oggetto vengono fornite dalla posizione e dai<br />

movimenti degli occhi nonché dalle grandezze dei segnali retinici. Infatti,<br />

esperimenti di psicofisica dell’intercettamento nel laboratorio hanno anche<br />

mostrato l’utilizzo del modello interno della gravità mentre al soggetto era<br />

lasciata l’opportunità di inseguire l’oggetto durante il compito (e.g., Zago et al.<br />

2004). Queste due condizioni oculomotorie molto diverse (fissazione vs. inseguimento),<br />

implicando piste diverse dell’estrazione dell’informazione dalla<br />

scena visiva, comunque provocano entrambe evidentemente l’attivazione e l’utilizzo<br />

del modello interno della gravità.<br />

Queste osservazioni sperimentali saranno messe a prova direttamente in<br />

un esperimento fMRI. 20 soggetti saranno sottoposti ad uno scan fMRI mentre<br />

intercettano una palla che sale e scende in due condizioni oculomotorie:<br />

fissazione (soggetti fissano un punto centrale, vedi Esperimento 1 sopra), ed<br />

inseguimento (soggetti inseguono la palla durante il suo volo), in blocchi di<br />

trial alternati. Dettagli del disegno sperimentale ed analisi dati saranno come<br />

nell’ Esperimento 1. Saranno confrontate l’interazione (Inseguimento – Fissazione)*(1g<br />

- -1g) per determinare come cambiano le attivazioni della “ rete gravitazionale<br />

” ed il comportamento motorio in funzione del cambiamento di<br />

strategia oculomotoria. Durante l’esperimento movimenti oculari saranno<br />

misurati con un sistema “ eye tracker ”, con questi dati saranno calcolati percentuali<br />

e tempistiche delle saccadi e pursuits.<br />

3. Analisi addizionali sui dati fMRI acquisiti nell’esperimento del 2005 (presenza/assenza<br />

di un fattore di scala) – (a) Effetto del cambiamento dello<br />

sfondo visivo sul singolo soggetto. I risultati relativi all’effetto positivo della<br />

presenza di un esplicito fattore di scala nello sfondo visivo sono stati rilevati<br />

tramite un’analisi statistica “ between groups ”, cioè un confronto tra un<br />

gruppo che ha visto uno sfondo informativo ed un altro che ha visto uno<br />

sfondo non-informativo. In realtà, ogni soggetto ha partecipato ad un secondo<br />

esperimento eseguito 24 ore dopo il primo, facendo lo stesso compito ma<br />

visualizzando lo sfondo alternativo rispetto a quello visto il primo giorno.<br />

Questo disegno sperimentale completo permette un’analisi dell’effetto di<br />

modulare la presenza di informazioni sull’apparente scala nello stesso sog-<br />

2006 441


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

getto, tramite un’analisi “ within-subjects ”. I dati comportamentali indicano<br />

che tutti e due i gruppi di soggetti tendevano a conservare la loro prestazione<br />

di intercettamento sui due giorni dell’esperimento, indipendentemente dal<br />

tipo di sfondo visto il primo giorno. Un’analisi dei dati fMRI è in corso con l’obiettivo<br />

di scoprire i correlati neuronali di questa impostazione del comportamento<br />

del primo giorno sul secondo giorno. (b) Connettività funzionale nella<br />

rete gravitazionale e con altre aree cerebrali. Sarà eseguita un’analisi su come<br />

i componenti della rete gravitazionale lavorano insieme durante l’intercettamento<br />

di oggetti balistici in vista. Si ipotizza che la modulazione della percezione<br />

della gravità tramite cambiamenti delle caratteristiche dell’input risulterebbe<br />

in modulazioni differenziali dei componenti della rete gravitazionale,<br />

quindi cambiando le relazioni dinamiche tra loro. La tecnica “ standard ” di<br />

analisi dei dati fMRI, basata sulle differenze delle medie dei segnali per ogni<br />

condizione, fornisce una mappatura statistica “ statica ” delle attivazioni cerebrali<br />

legate a particolari condizioni sperimentali. La questione in oggetto,<br />

invece, richiede tecniche d’avanguardia di carattere “ dinamico ” che forniscono<br />

stime, per esempio, delle relazioni di connettività e sincronia tra i<br />

segnali delle diverse condizioni. Saranno quindi applicati metodi ben stabiliti<br />

nel campo di elettrofisiologia e in crescita nel campo di fMRI, inclusi analisi<br />

di Fourier (fase e coerenza) e teoria dell’informazione (Shannon information,<br />

mutual information).<br />

– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />

Science 308: 416-419.<br />

– Lacquaniti F., Maioli C. (1989) J Neurosci 9: 134-148.<br />

– McIntyre J., Zago M., Berthoz A., Lacquaniti F. (2001) Nat Neurosci 4: 693-694.<br />

– Miller W.L., Maffei V., Bosco G., Iosa M., Indovina I., Zago M., Macaluso E.,<br />

Lacquaniti F. (submitted) Vestibular cerebellum puts visual gravitational motion in<br />

context.<br />

– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y., Lacquaniti F. (2004) J Neurophysiol<br />

91: 1620-1634.<br />

B.7.1 – Controllo dei movimenti locomotori: meccanismi base<br />

dell’attività muscolare (Yuri P. Ivanenko)<br />

Descrizione<br />

La locomozione può essere adattata a diverse condizioni esterne, velocità<br />

e modi di progressione. Essa costituisce un esempio rilevante di come i circuiti<br />

spinali responsabili dei riflessi elementari agevolino il controllo del<br />

movimento volontario e l’adattamento a diverse condizioni. La locomozione<br />

nell’uomo, animale bipede, richiede tuttavia anche un significativo controllo<br />

posturale che impegna i centri sovraspinali. Comprendere i meccanismi, le<br />

strategie che il sistema nervoso centrale adotta per promuovere un determinato<br />

atto motorio costituisce un problema molto complesso. Una corretta<br />

locomozione nei soggetti sani e nei soggetti con patologie motorie, richiede<br />

sia l’abilità di generare e mantenere i patterns locomotori appropriati per<br />

442 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

muoversi verso una precisa destinazione, sia quella di cambiare i suddetti patterns<br />

in risposta a perturbazioni esterne ed interne e a movimenti complessi.<br />

Un concetto oramai accettato dalla comunità scientifica è che il sistema<br />

nervoso centrale adotti strategie al fine di ridurre la complessità del problema<br />

(Bernstein, 1967; Orlovsky et al., 1999; Lacquaniti et al., 1999, 2002).<br />

Una linea recente di pensiero afferma che ciò è raggiunto impiegando un<br />

numero limitato di primitive motorie che, combinate tra loro, producono<br />

l’intero repertorio di movimenti. L’attivazione sincrona di alcuni gruppi<br />

muscolari può a sua volta attivare campi di forza all’estremità degli arti per<br />

produrre una specifica cinematica dell’estremità stessa. Secondo quest’idea,<br />

al fine di produrre un movimento arbitrario, il sistema nervoso centrale produce<br />

una sequenza di attivazioni sincrone di gruppi di motoneuroni corrispondenti<br />

alle primitive motorie. Un numero di studi nella rana e nel ratto<br />

(Bizzi et al., 2000; Kargo and Giszter, 2000; d’Avella et al., 2003; Hart and<br />

Giszter, 2004) hanno fornito conferme a questa ipotesi. Un concetto simile<br />

circa un limitato set di base di sinergie muscolari è stato introdotto anche<br />

nel controllo dell’equilibrio nel gatto e nell’uomo (Krishnamoorthy et al.,<br />

2003; Ting and Macpherson, 2005). In accordo con questa idea delle primitive,<br />

altri autori (Davis and Vaughan, 1993; Olree and Vaughan, 1995; Ivanenko<br />

et al., 2003; 2004; 2005; Cappellini et al., 2006) hanno dimostrato che<br />

l’attività muscolare può essere spiegata attraverso 5 componenti di base di<br />

attivazione in una varietà di stati di locomozione che rappresentano brevi<br />

attività in momenti specifici del passo. Queste attivazioni dei muscoli<br />

(motoneuroni) durante la locomozione umana che avvengono in bursts di<br />

attività è probabile riflettano l’attività implicita dei generatori di schemi<br />

motori così come la modulazione propriocettiva.<br />

Cammino e corsa, due tipi di locomozione umana, possono essere controllati<br />

da reti comuni di generatori spinali di schemi motori. Dal punto di<br />

vista energetico il cammino e la corsa differiscono enormemente. Il nostro<br />

organismo, per progredire nella locomozione, risolve le problematiche energetiche<br />

in modo ingegnoso. Con modico dispendio di energia trasforma l’energia<br />

potenziale in cinetica. Sposta il baricentro oltre la base d’appoggio,<br />

ripristinando l’equilibrio passo dopo passo, alternativamente. Durante il cammino,<br />

l’energia potenziale aumenta con il diminuire della cinetica e viceversa.<br />

Nella corsa, invece, l’energia cinetica e potenziale aumentano e diminuiscono<br />

contemporaneamente, in altre parole agiscono in accordo perché, in questo<br />

caso, si sfrutta l’energia elastica del piede. Le differenze tra la cinematica e la<br />

cinetica del cammino e della corsa implicano che le attività muscolari siano<br />

altrettanto differenti.<br />

L’uomo cambia spontaneamente tipo di locomozione, passa cioè dal cammino<br />

alla corsa, al fine di aumentare la propria velocità di avanzamento<br />

risparmiando energia. L’analisi fattoriale applicata a cammino e corsa ha<br />

mostrato che i patterns di attivazione muscolare durante la corsa possono<br />

essere spiegati da 5 componenti temporali come per il cammino (Cappellini et<br />

al., 2006). Ogni componente si distribuisce su un gruppo simile di muscoli<br />

degli arti inferiori nel cammino e nella corsa, ma su muscoli del tronco e degli<br />

arti superiori differenti. La differenza maggiore riscontrata tra cammino e<br />

2006 443


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

corsa è che una componente temporale durante la fase di appoggio della<br />

corsa è traslata ad una fase precedente nel ciclo del passo rispetto alla stessa<br />

componente del cammino. Il cammino e la corsa, pur avendo esigenze biomeccaniche<br />

diverse, hanno simili componenti temporali di attivazione<br />

muscolare che possono essere visti come segnali fondamentali di controllo in<br />

uscita dai generatori spinali di schemi motori che governano l’attività di<br />

gruppi di muscoli durante la locomozione. Questa sequenza di attivazione è<br />

associata con la locomozione, rimanendo inalterata a cambiamenti nella velocità<br />

di locomozione o al supporto del peso corporeo durante la locomozione.<br />

Approfondiremo questo argomento studiando come questi patterns d’attivazione<br />

di base interagiscono con l’attività muscolare richiesta per movimenti<br />

complessi (cammino indietro, galopping, hopping), per combinazione di<br />

modi di locomozione (skipping), per transizioni di fase, per l’inizio del passo o<br />

per rapidi cambiamenti nella velocità di locomozione al fine di comprendere<br />

la biforcazione di programmi locomotori.<br />

Lo skipping è un modo di locomozione usato dai bambini di circa 4-5<br />

anni originato dalla necessità di camminare a velocità elevate non naturali<br />

per il cammino normale. Gli astronauti nelle missioni Apollo hanno provato<br />

diversi tipi di locomozione in condizioni di ridotta gravità ed il tipo preferito<br />

era lo skipping. Lo skipping differisce dal cammino per la fase di volo e dalla<br />

corsa per la fase di doppio supporto. Quando eseguito dagli adulti provoca la<br />

percezione di velocità elevata. Dal punto di vista biomeccanico, lo skipping è<br />

simile al galoppo dei quadrupedi (Minetti, 1998). Sia nello skipping che nel<br />

galoppo, il meccanismo del pendolo e quello elastico (simile a quello di una<br />

molla) collaborano al fine di conservare l’energia meccanica. Quindi lo skipping<br />

può essere visto come biforcazione tra due modi di locomozione, il cammino<br />

e la corsa. Lo studio di questo modo di locomozione può, quindi, essere<br />

d’aiuto nella comprensione di ciò che rimane inalterato e ciò che si modifica<br />

nel programma motorio tra cammino e corsa.<br />

L’inizio del passo è la transizione di fase dalla fase di quiete alla fase stazionaria<br />

del cammino. I muscoli delle estremità inferiori sono attivati in<br />

modo standardizzato e generano i momenti di forza alle caviglie e all’anca che<br />

muovono il corpo come un pendolo invertito (Crenna and Frigo, 1991; Breniere<br />

and Do, 1991). Tuttavia, gli studi precedenti sono stati limitati all’analisi<br />

degli eventi cinematici locali o alla registrazione di un piccolo numero di<br />

muscoli. In che misura si può affermare che il programma motorio per l’inizio<br />

del passo sia equivalente a quello usato per cambiare la velocità della locomozione<br />

o per fare un passo sopra un ostacolo? È stato supposto che principi<br />

comuni potessero essere alla base della programmazione dell’inizio del passo<br />

e del cammino stesso (Crenna and Frigo, 1991; Brunt et al., 1999). Quindi, il<br />

programma motorio per l’inizio del passo può essere una semplice modifica<br />

dello stesso programma motorio per fare un passo. Alternativamente, la combinazione<br />

del programma invariabile di locomozione con un movimento<br />

volontario ci porta ad affermare che i movimenti complessi sono prodotti<br />

dalla sovrapposizione di programmi motori. Clinicamente questo studio è di<br />

interesse per l’inizio del passo in pazienti con la malattia del Parkinson<br />

(Dunne et al., 1987).<br />

444 2006


Metodologie innovative in riabilitazione<br />

In questo studio verranno utilizzate le tecniche di analisi statistica multivariata<br />

(analisi fattoriale) per spiegare l’interdipendenza esistente all’interno<br />

di un insieme numeroso di variabili tramite un numero esiguo di fattori sottostanti<br />

non osservabili, incorrelati tra loro. Esamineremo la cinematica, la<br />

dinamica e l’attività muscolare attraverso la registrazione della cinematica<br />

(VICON system), delle forze di contatto con il terreno (piattaforme di forza<br />

KISTLER) e delle attività elettromiografiche (elettrodi di superficie bipolari<br />

DELSYS) di 32 muscoli bilaterali dell’arto inferiore e del tronco. Si applicherà<br />

l’analisi fattoriale ai patterns elettromiografici di 32 muscoli bilaterali dell’arto<br />

inferiore e del tronco con una particolare enfasi alle caratteristiche invarianti<br />

del passo umano, al fine di identificare i patterns coordinati per l’attivazione<br />

dei muscoli dell’intero corpo durante la locomozione (inizio del passo,<br />

movimenti complessi quali per esempio cammino indietro, skipping, galopping,<br />

hopping, transizioni di fase).<br />

L’applicazione della tecnica della Risonanza Magnetica Funzionale allo<br />

studio dell’attività dei motoneuroni del midollo spinale umano è ancora in<br />

fase embrionale, quindi rimarrà difficile la sua applicazione al cammino. È<br />

possibile visualizzare l’attività dei motoneuroni del midollo spinale dell’uomo<br />

durante la locomozione attraverso le mappe spazio-temporali dell’attività<br />

motoneuronale associando i patterns muscolari registrati all’ubicazione dei<br />

motoneuroni (Ivanenko et al., 2006). Questa tecnica, simile a quella recentemente<br />

riportata per il gatto (Yakovenko et al., 2002), non mostra l’organizzazione<br />

del CPG direttamente, ma mostra come l’output del CPG è diretto ai<br />

muscoli. Questo approccio fornisce informazioni sull’output dei generatori<br />

spinali in termini di controllo segmentale più che in termini di controllo dei<br />

muscoli individuali.<br />

Al fine di studiare l’organizzazione dei componenti di base, verranno<br />

costruite le mappe spazio-temporali dell’attività motoneuronale in differenti<br />

condizioni associando i patterns muscolari all’ubicazione dell’insieme dei<br />

motoneuroni del midollo spinale nell’uomo. Per esempio, il cammino e la<br />

corsa a velocità non preferite (a 9 e 5 km/h, rispettivamente) richiede un’attività<br />

muscolare maggiore (Prilutsky and Gregor, 2001) consistente con l’idea<br />

che l’attivazione dei muscoli principali delle gambe agisce come un innesco<br />

per la transizione di fase; applicheremo la tecnica delle mappe spazio-temporali<br />

dell’attività motoneuronale al fine di comprendere i meccanismi che si<br />

celano dietro le transizioni (cammino-corsa, postura-inizio del passo) e le<br />

biforcazioni dei programmi locomotori.<br />

– Bernstein N. (1967) The Co-ordination and Regulation of Movements. Pergamon<br />

Press, Oxford.<br />

– Bizzi E., D’Avella A., Saltiel P., Tresch M. (2002) Neuroscientist 8(5): 437-442.<br />

– Breniere Y., Do M.C. (1991) J Mot Behav 23(4): 235-240.<br />

– Brunt D., Liu S.M., Trimble M., Bauer J., Short M. (1999) Gait Posture 10(2): 121-128.<br />

– Cappellini G., Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2006) J Neurophysiol<br />

95(6): 3426-3437.<br />

– Crenna P., Frigo C. (1991) J Physiol 437: 635-653.<br />

2006 445


Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />

– Davis B.L., Vaughan C.L. (1993) J EMG & Kinesiol 3: 51-60.<br />

– Dunne J.W., Hankey G.J., Edis R.H. (1987) Arch Phys Med Rehabil 68(6): 380-381.<br />

– Hart C.B., Giszter S.F. (2004) J Neurosci 24(22): 5269-5282.<br />

– Ivanenko Y.P., Grasso R., Zago M., Molinari M., Scivoletto G., Castellano V., Macellari<br />

V., Lacquaniti F. (2003) J Neurophysiol 90(5): 3555-3565.<br />

– Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2004) J Physiol 556: 267-282.<br />

– Ivanenko Y.P., Cappellini G., Dominici N., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2005)<br />

J Neurosci 25(31): 7238-7253.<br />

– Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2006) J Neurophysiol 95(2): 602-618.<br />

– Lacquaniti F., Grasso R., Zago M. (1999) News Physiol Sci 14: 168-174.<br />

– Lacquaniti F., Ivanenko Y.P., Zago M. (2002) Arch Ital Biol 140(4): 263-272.<br />

– Minetti A.E. (1998) Proc Biol Sci 265(1402): 1227-1235.<br />

– Olree K.S., Vaughan C.L. (1995) Biol Cybern 73: 409-414.<br />

– Orlovsky G.N., Deliagina T.G., Grillner S. (1999) Neural control of locomotion.<br />

From mollusc to man. Oxford: Oxford University Press.<br />

– Prilutsky B.I., Gregor R.J. (2001) J Exp Biol 204(Pt 13): 2277-2287.<br />

– Ting L.H., Macpherson J.M. (2005) J Neurophysiol 93(1): 609-613.<br />

– Yakovenko S., Mushahwar V., VanderHorst V., Holstege G., Prochazka A. (2002)<br />

J Neurophysiol 87: 1542-1553.<br />

B.7.2 – Valutazione dell’outcome riabilitativo e neurologico in pazienti<br />

con lesione midollare traumatica e non traumatica<br />

(Giorgio Scivoletto)<br />

Razionale<br />

Scopo del progetto è la valutazione dell’outcome neurologico e funzionale<br />

dei pazienti con lesioni midollari di origine non traumatica (in particolare di<br />

sottopopolazioni con diverse eziologie non traumatiche) in confronto ai<br />

pazienti con lesione traumatica. A causa delle diverse caratteristiche cliniche<br />

le due popolazioni sono infatti poco paragonabili fra loro: i pazienti con<br />

lesione traumatica sono in genere più giovani, hanno spesso una lesione<br />

midollare completa e in genere mostrano un intervallo lesione-ricovero in<br />

riabilitazione più corto; queste variabili sono tutte considerate dei fattori prognostici<br />

per il recupero sia neurologico che funzionale; di conseguenza il confronto<br />

dell’outcome in due popolazioni con caratteristiche così diverse<br />

potrebbe risultare falsato. Al contrario, alla luce delle nuove proposte terapeutiche<br />

(sia farmacologiche che biologiche e riabilitative) è indispensabile, per<br />

la valutazione dell’efficacia dei trattamenti, conoscere l’evoluzione precisa<br />

delle lesioni midollari di varia eziologia.<br />

In un precedente studio sono state confrontate una popolazione di<br />

pazienti con lesione non traumatica e una di pazienti con lesione traumatica;<br />

eliminando con appropriata metodica statistica gli effetti dei fattori confondenti<br />

già menzionati (età, livello, completezza della lesione, intervallo lesionericovero)<br />

le due popolazioni hanno mostrato outcomes sostanzialmente<br />

sovrapponibili.<br />

446 2006


Descrizione<br />

Metodologie innovative in riabilitazione<br />

Verrà effettuata un’analisi retrospettiva delle cartelle cliniche dei pazienti<br />

mielolesi ricoverati presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>: verranno selezionati di volta in<br />

volta pazienti con lesioni midollari non traumatiche di natura diversa (vascolare,<br />

infiammatoria, neoplastica, ecc.); si è deciso di dividere in questo senso i<br />

pazienti nell’ipotesi che lesioni midollari con eziologia diversa possano avere<br />

condizioni cliniche ed evoluzione differente fra di loro. Le caratteristiche cliniche<br />

e l’outcome di queste popolazioni verranno confrontate (con appropriata<br />

metodica statistica per eliminare l’influenza dei fattori confondenti)<br />

con quelli di pazienti con mielolesione traumatica.<br />

Risultati acquisiti<br />

Scivoletto G., Morganti B., Farchi S., Molinari M. Traumatic and non<br />

traumatic spinal cord lesions: an italian comparison of rehabilitation and neurologic<br />

outcome. Inviato a Physical Therapy.<br />

2006 447


C – NEUROSCIENZE SPERIMENTALI<br />

GIORGIO BERNARDI<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

Interesse principale dei Laboratori di Neuroscienze Sperimentali sono i<br />

programmi di ricerca relativi alla comprensione dell’etiopatogenesi di diverse<br />

malattie neurodegenerative ed autoimmuni del sistema nervoso centrale e<br />

periferico. A tale scopo viene utilizzato un approccio sperimentale comprendente<br />

studi in vivo ed in vitro e innovative metodiche di biologia comportamentale,<br />

cellulare, molecolare e di genetica, elettrofisiologia, farmacologia,<br />

istologia-istochimica, citofluorimetria e biochimica.<br />

Tra le tematiche studiate si ricordano:<br />

– I meccanismi d’azione di farmaci neuroprotettivi nel sistema nervoso<br />

centrale e Periferico.<br />

– Le patologie a carico di aree corticali e sottocorticali (in particolare<br />

dello striato) di origine cerebrovascolare e degenerativo.<br />

– I meccanismi d’attivazione della risposta immunitaria in malattie neurodegenerative<br />

(Alzheimer) e autoimmuni (Sclerosi Multipla).<br />

– I mediatori neurobiologici e neuromolecolari dell’apoptosi.<br />

– Lo studio delle funzioni cognitive di selettive aree cerebrali.<br />

C. 1 – PLASTICITÀ DELLE CONNESSIONI NEURONALI IN RAPPORTO<br />

ALL’APPRENDIMENTO E ALLA MEMORIA IN CONDIZIONI FISIOPATOLOGICHE<br />

Questo gruppo di progetti è orientato allo studio dei fenomeni neuroplastici<br />

che caratterizzano i processi di apprendimento e memorizzazione.<br />

L’obiettivo generale è quello di identificare il contributo specifico di<br />

diverse aree cerebrali (il cervelletto, l’ippocampo, lo striato e la corteccia prefrontale)<br />

ai processi di apprendimento e l’analisi delle interazioni che coinvolgono<br />

l’attività di queste aree in apprendimenti specifici.<br />

Articolazione<br />

C.1.1 – Analisi delle strategie di foraging in presenza di lesione cerebellare<br />

(Laura Mandolesi)<br />

C.1.2 – Analisi stereo-morfologica di neuroni piramidali neocorticali in<br />

presenza di danno colinergico del proencefalo basale (Laura Petrosini)<br />

C.1.3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />

(Stefano Puglisi Allegra)<br />

C.2 – STUDIO MULTIDISCIPLINARE DEI MECCANISMI CELLULARI E MOLECOLARI<br />

ALLA BASE DI PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE<br />

Nel presente settore di ricerca, i laboratori coinvolti svolgeranno programmi<br />

di ricerca relativi alla comprensione dell’etiopatogenesi di diverse<br />

malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale e periferico. A tale<br />

scopo, verranno adottati approcci sperimentali in vivo ed in vitro e verranno<br />

affrontate tematiche e metodiche di biologia cellulare e molecolare, di istologiaistochimica,<br />

di biochimica, di genetica, elettrofisiologia e farmacologia.<br />

450 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

Articolazione<br />

C.2.1 – Atrofia Muscolare Spinale (Tilmann Achsel)<br />

C.2.2 – Alterazioni della morfologia corticale e spinale e modificazioni delle<br />

funzioni cognitive e motorie nel topo G93A, un modello murino della<br />

sclerosi laterale amiotrofica (Martine Ammassari-Teule)<br />

C.2.3 – Basi Molecolari e Cellulari della Sindrome dell’X Fragile (Claudia Bagni)<br />

C.2.4 – Analisi del ruolo della chinasi Mutata nell’Atassia Telangiectasica<br />

(ATM) nella morte cellulare programmata e nel differenziamento<br />

neuronale (Daniela Barilà)<br />

C.2.5 – Alterazioni funzionali nella attività elettrica dei neuroni<br />

dopaminergici della sostanza nera pars compacta: ruolo delle<br />

afferenze sinaptiche estrinseche (Nicola Berretta)<br />

C.2.6 – Ruolo delle Scaffolding Proteins e del recettore NMDA nella<br />

plasticità sinaptica corticostriatale in modelli sperimentali di<br />

malattie neurodegenerative (Paolo Calabresi)<br />

C.2.7 – Analisi dello stress e della morte cellulare nella malattia di Alzheimer in<br />

modelli animali e cellulari di nuova concezione (Francesco Cecconi)<br />

C.2.8 – Strategie terapeutiche per la Corea di Huntington. Il ruolo<br />

di c-AMP-responsive element (CREB) (Francesca Romana Fusco)<br />

C.2.9 – Recettori metabotropici del glutammato, risposte neuronali e canali<br />

transienti (TRP) (Ezia Guatteo)<br />

C.2.10 – Ruolo della tossicità da glutammato in un modello sperimentale di<br />

Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) (Patrizia Longone)<br />

C.2.11 – Modulazione della trasmissione GABAergica mediata dalle amine in<br />

traccia in neuroni dopaminergici del mesencefalo ventrale<br />

(Nicola Biagio Mercuri)<br />

C.2.12 – Caratterizzazione di “ marcatori di danno ” in modelli sperimentali<br />

neurodegenerativi e di danno assonale (Marco Molinari)<br />

C.2.13 – Studi di epidemiologia molecolare, caratterizzazione genotipofenotipo<br />

ed identificazione di nuovi loci e geni malattia nelle malattie<br />

neurologiche (Antonio Orlacchio)<br />

C.2.14 – Alterazioni patologiche della plasticità sinaptica nello striato come<br />

modello di patologie neurodegenerative (Antonio Pisani)<br />

C.2.15 – Alterazioni di Fosfodiesterasi specifiche nei neuroni striatali un<br />

modello di parkinsonismo sperimentale nel ratto (Giuseppe Sancesario)<br />

C.2.16 – Analisi della regolazione post-trascrizionale della espressione genica<br />

nel differenziamento neuronale (Claudio Sette)<br />

C.2.17 – Ruolo dei neuropeptidi: effetti neurofisiologici (Alessandro Stefani)<br />

C.2.18 – Investigazioni di Proteomica e Metabonomica nelle sindromi<br />

neurodegenerative (Andrea Urbani)<br />

C.2.19 – Patologie neurodegenerative e recettori purinergici (Cinzia Volonté)<br />

2006 451


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

C. 3 – STUDIO MULTIDISCIPLINARE DELL’IMMUNOPATOGENESI<br />

DELLA SCLEROSI MULTIPLA<br />

Nel presente settore di ricerca, i laboratori coinvolti svolgeranno programmi<br />

di ricerca relativi alla comprensione dell’immunopatogenesi della<br />

Sclerosi Multipla, adottando approcci sperimentali in vivo ed in vitro. In particolare,<br />

mediante sofisticate analisi di citomica, proteomica ed elettrofisiologia,<br />

verranno studiati sia i meccanismi di base responsabili del danno demielinizzante,<br />

sia i markers biologici di malattia, valutando il deficit neurologico<br />

e l’alterata plasticità sinaptica neuronale associati alla risposta autoimmune e<br />

ai difetti di immunoregolazione caratteristici di tale patologia.<br />

Articolazione<br />

C.3.1 – Studio delle caratteristiche fenotipiche e funzionali dei linfociti T<br />

regolatori nella Sclerosi Multipla (Luca Battistini)<br />

C.3.2 – Studio delle alterazioni indotte dalle Cu,Zn superossido dismutasi<br />

mutanti associate alla sclerosi laterale amiotrofica di tipo familiare<br />

(Maria Teresa Carrì)<br />

C.3.3 – Studio dell’attività neuronale e sinaptica in topi con encefalite allergica<br />

sperimentale, modello animale di sclerosi multipla (Diego Centonze)<br />

C.1.1 – Analisi delle strategie di foraging in presenza di lesione cerebellare<br />

(Laura Mandolesi)<br />

Descrizione<br />

Nel vasto ambito dello studio sulle funzioni spaziali negli animali, in questi<br />

ultimi anni sta riscuotendo interesse anche l’analisi delle diverse strategie<br />

di ricerca di cibo in particolari ambienti. Tale aspetto è stato ampiamente<br />

investigato attraverso l’uso di particolari apparati, come ad esempio il labirinto<br />

radiale (Olton and Samuelson, 1976), il labirinto ad acqua (Morris et al.,<br />

1982) o l’open field (Denenberg, 1969).<br />

Mentre nei labirinti come quello ad acqua e l’open field, le traiettorie<br />

esplorative non sono predefinite, nei labirinti come quello radiale, le traiettorie<br />

di ricerca sono dipendenti dalla disposizione e dalla lunghezza dei bracci,<br />

per cui il comportamento di esplorazione che ne risulta è in un certo senso<br />

predefinito. È stato dimostrato che i ratti sono in grado di modificare le loro<br />

strategie di ricerca in relazione alle limitazioni fisiche dell’ambiente in cui si<br />

trovano (Schenk et al., 1990). Ad esempio, è stato evidenziato che i ratti nell’esplorare<br />

un labirinto radiale modificano le strategie di ricerca incrementando<br />

in maniera significativa il numero delle visite nei bracci adiacenti (Mandolesi<br />

et al., 2001). E inoltre, in un open field contenente differenti oggetti, i roditori<br />

sono in grado di modificare le loro strategie di ricerca in relazione alla disposizione<br />

spaziale degli oggetti (Mandolesi et al., 2003). Tali risultati sottolineano<br />

come l’esplorazione di un ambiente sia dipendente dalla struttura dell’ambiente<br />

stesso. Lo studio del comportamento di esplorazione libera di<br />

452 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

ambienti senza alcuna limitazione fisica, foraging, si colloca proprio nell’ottica<br />

di valutare come cambino le strategie di ricerca in differenti contesti. A<br />

tal fine sono stati introdotti nuovi paradigmi sperimentali (Mandolesi et al.,<br />

2003) e i risultati ottenuti dimostrano che il comportamento di ricerca differisce<br />

in termini di efficacia in relazione ai diversi vincoli spaziali dell’ambiente.<br />

L’obiettivo principale del presente progetto è quello di indagare come vengano<br />

esplorate diverse configurazioni spaziali in presenza di lesioni cerebellari<br />

che come precedentemente dimostrato causano un deficit di esplorazione<br />

(Mandolesi et al., 2003).<br />

Metodologia<br />

Nella presente ricerca saranno utilizzati ratti adulti Wistar allevati nelle<br />

condizioni standard di laboratorio. La metà del campione, il cui numero sarà<br />

di circa 60 unità, verrà sottoposta ad emicerebellectomia destra tramite aspirazione<br />

chirurgica. Gli animali saranno anestetizzati con una soluzione di<br />

ketamina (90 mg/kg) e xylazina (15 mg/kg) somministrata i.p.<br />

La testatura comportamentale avrà luogo a sintomatologia stabilizzata,<br />

dopo circa due settimane dall’intervento.<br />

L’apparato sperimentale utilizzato consisterà di un arena circolare (140<br />

cm di diametro) in cui verranno posizionati nove piccoli contenitori contenenti<br />

il rinforzo, posizionati secondo diverse configurazioni. In particolare,<br />

verranno utilizzate configurazioni a forma di croce, a forma di matrice, con<br />

tre clusters ed infine una configurazione random. In tutte le configurazioni, il<br />

compito dell’animale è quello di visitare i nove contenitori al fine di mangiarne<br />

il rinforzo. La procedura sperimentale consisterà di cinque sessioni<br />

giornaliere, composte a loro volta da sei prove.<br />

I parametri presi in considerazione saranno il tempo di ricerca (in<br />

secondi) impiegato per risolvere il compito; il numero delle visite (sia corrette<br />

che sbagliate) effettuate in ogni prova; il numero degli errori totali; la percentuale<br />

delle visite corrette; la più lunga sequenza di visite effettuate correttamente;<br />

il primo errore; la distanza percorsa (in centimetri) e la distanza percorsa<br />

nella parte più periferica dell’arena; il tipo di traiettoria utilizzata.<br />

– Denenberg V.H. (1969) in Tobach E. (Ed) Experimental approach to the study of<br />

emotional behavior. New York: Ankho International, 163-174.<br />

– Morris R.G.M., Garrud P., Rawlins J.N.P., O’Keefe J. (1982) Nature 297: 681-683.<br />

– De Lillo C., Aversano M., Tuci E., Visalberghi E. (1998) J Comparative Psychol 112:<br />

353-362.<br />

– Olton D.S., Samuelson R.J. (1976) J Exp Psychol An B 2: 97-116.<br />

– Roberts W. A., Ilerish T.J. (1989) J Exp Psychol An B 15: 274-285.<br />

– Valsecchi P., Bartolomucci A., Aversano M., Visalberghi E. (2000) J Comparative<br />

Psychol 114: 272-280.<br />

– Mandolesi L., Leggio M.G., Spirito F., Petrosini L. (2003) Eur J Neurosci 18: 2618-2626.<br />

– Mandolesi L., Leggio M.G., Graziano A., Neri P., Petrosini L. (2001) Eur J Neurosci<br />

14: 2011-2022.<br />

– Schenk F., Contant B., Grobety M.C. (1990) Learning and motivation 21: 164-189.<br />

2006 453


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

C.1.2 – Analisi stereo-morfologica di neuroni piramidali neocorticali<br />

in presenza di danno colinergico del proencefalo basale<br />

(Laura Petrosini)<br />

Descrizione<br />

Dato che il sistema colinergico del proencefalo basale gioca un ruolo centrale<br />

nei processi di apprendimento e memoria, è stata avanzata la cosiddetta<br />

“ ipotesi colinergica ” delle demenze, che propone che alcuni stati patologici<br />

caratterizzati da disfunzione cognitiva siano dovuti alla perdita della funzione<br />

colinergica. Supporto a questa posizione deriva da studi che indicano che la<br />

proiezione colinergica dal proencefalo basale alle varie aree neocorticali è la<br />

via più precocemente e gravemente compromessa nei pazienti con malattia di<br />

Alzheimer. Altre ricerche inoltre riportano gravi deficit cognitivi indotti dalla<br />

somministrazione di farmaci anticolinergici.<br />

Fra i vari tentativi di riprodurre la demenza tipo Alzheimer in modelli<br />

animali, uno dei più fruttuosi è quello in cui viene prodotta una ipofunzione<br />

colinergica attraverso la manipolazione sperimentale dei nuclei del proencefalo<br />

basale. In particolare, si può ottenere una selettiva lesione dei neuroni<br />

colinergici del proencefalo basale attraverso l’uso della immunotossina 192-<br />

IgG saporina che è in grado di bloccare la sintesi proteica nei neuroni colinergici.<br />

Le iniezioni intraparenchimali nel nucleo basale magnocellulare (NMB)<br />

della tossina provocano lesioni del sistema proencefalico basale, rendendo il<br />

modello di deplezione colinergica particolarmente adatto per lo studio degli<br />

effetti dell’assenza della proiezione colinergica alla neocortex.<br />

Recenti studi hanno dimostrato che l’esposizione ad ambienti stimolanti<br />

comporta un miglioramento delle prestazioni comportamentali negli animali<br />

normali e fornisce sostanziali benefici funzionali in soggetti portatori di<br />

lesioni. Inoltre, l’allevamento in ambiente arricchito aumenta l’ampiezza e la<br />

densità neuronale, l’estensione dendritica, la densità delle spine, il numero<br />

delle sinapsi, lo spessore corticale. In seguito ad allevamento in ambiente<br />

arricchito è stato dimostrato un chiaro aumento della neurogenesi nel giro<br />

dentato di ratti adulti nonché una riduzione dell’apoptosi nell’ippocampo.<br />

Tutte queste evidenze indicano che l’allevamento in ambiente arricchito è in<br />

grado di modellare le circuitazioni neuronali ed aumentare il recupero funzionale<br />

a seguito di lesioni encefaliche. Sebbene l’evidenza sperimentale sia<br />

ancora incompleta e i processi responsabili di questi effetti benefici siano<br />

ancora in larga misura sconosciuti, appare comunque evidente che l’esposizione<br />

a contesti stimolanti rappresenta uno dei più importanti fattori che<br />

modula la plasticità neuronale e il recupero funzionale. Da tenere presente<br />

che anche la letteratura clinica sottolinea l’associazione tra aumentate stimolazioni<br />

ambientali e ridotto rischio di malattia di Alzheimer.<br />

Nel presente progetto di ricerca ci si propone di analizzare come le condizioni<br />

di allevamento siano in grado di modificare la struttura dei neuroni piramidali<br />

della corteccia frontale e parietale in presenza di deplezione colinergica<br />

del proencefalo basale. In particolare, dato l’interessamento dei diversi strati<br />

corticali in circuiti diversi di afferenze ed efferenze con altre strutture corticali<br />

454 2006


e sottocorticali, ci si propone di analizzare i neuroni piramidali del III e del V<br />

strato della corteccia parietale e frontale. Considerata inoltre la specificità della<br />

funzionalità recettiva dell’arborizzazione apicale e basale nei neuroni piramidali,<br />

l’analisi sarà tesa ad indagare le eventuali difformità fra i cambiamenti<br />

intervenuti nelle due porzioni della ramificazione dendritica.<br />

Metodologia<br />

Saranno usati ratti Wistar che al 21° giorno post-natale, saranno allevati<br />

in condizioni arricchite, o in condizioni standard. Gli animali saranno mantenuti<br />

nelle rispettive condizioni di allevamento fino a 3 mesi di età, momento<br />

in cui i due gruppi saranno ulteriormente ripartiti in due sottogruppi. Il<br />

gruppo arricchito sarà suddiviso in due sottogruppi, di cui uno comprenderà<br />

ratti che riceveranno l’infusione bilaterale di 192 IgG saporina nel nucleo<br />

basale magnocellulare, e l’altro sarà costituito da ratti arricchiti usati come<br />

controlli. Anche il gruppo allevato in condizioni standard sarà suddiviso in<br />

due sottogruppi analoghi ai due sottogruppi precedentemente descritti. In<br />

questo modo si otterranno quattro gruppi sperimentali, due arricchiti e due<br />

allevati in condizioni standard, due con deplezione colinergica e due integri.<br />

Per ottenere la degenerazione del sistema colinergico proencefalico saranno<br />

effettuate a tre mesi d’età iniezioni stereotassiche bilaterali di tossina coniugata<br />

192 IgC-saporina nel nucleo basale magnocellulare (NBM). Alla fine del periodo<br />

di testatura comportamentale, per ottenere una colorazione neuronale tipo<br />

Golgi, gli animali saranno anestetizzati e riceveranno iniezioni frontali e parietali<br />

di una soluzione di tracciante retrogrado BDA e di un agonista dei recettori<br />

glutammatergici NMDA. Dopo 96 ore, gli animali anestetizzati saranno sacrificati<br />

mediante perfusione transcardiaca di una soluzione di fissaggio.<br />

Una volta prelevati, i cervelli saranno conservati per 24 ore in sucrosio, e<br />

poi tagliati al microtomo congelatore in sezioni dello spessore di 50 micron. I<br />

neuroni marcati con BDA saranno evidenziati usando il complesso avidinabiotina<br />

e analizzati alla Neurolucida. In particolare saranno analizzati i neuroni<br />

piramidali del terzo e del quinto strato in cui si prenderanno in considerazione<br />

cinque parametri: il numero delle spine dendritiche; la densità delle<br />

stesse sull’arborizzazione dendritica; l’estensione complessiva dell’arborizzazione;<br />

il numero totale delle ramificazioni, dato dalla somma dei nodi dendritici;<br />

il numero delle intersezioni dei dendriti con una serie di anelli concentrici,<br />

posti ad intervalli di 10 micron a partire dal centro del corpo cellulare.<br />

Tali parametri sono ritenuti indici di sinaptogenesi, fenomeno plastico di fondamentale<br />

importanza nel SNC.<br />

C.1.3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />

(Stefano Puglisi Allegra)<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Nel corso del 2006 sarà approfondito lo studio del ruolo della trasmissione<br />

noradrenergica prefrontale e della regolazione su quella dopaminergica<br />

meso-accumbens nella ricomparsa della preferenza condizionata ad un<br />

ambiente precedentemente appaiato a sostanze d’abuso. A questo scopo sarà<br />

2006 455


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

usato il test del “ reinstatement ” per verificare se la deafferentazione selettiva<br />

delle proiezioni noradrenergiche alla corteccia prefrontale mediale, effettuata<br />

dopo l’acquisizione di una preferenza spaziale condizionata in topi del ceppo<br />

C57BL/6J e l’estinzione della stessa, impedisce il recupero, indotto da uno<br />

stressor (“ foot-shock ”) o dall’ampiamento di “ cues ” ambientali associati<br />

all’ambiente in cui viene somministrata la sostanza.<br />

Sarà inoltre studiato il ruolo della trasmissione catecolaminergica cortico-sottocorticale<br />

nell’acquisizione di una preferenza spaziale condizionata in<br />

presenza di sostanze naturali (ad es. cibo) o di sostanze note per la loro capacità<br />

di indurre delle reazioni avversive (ad es. cili, o stressor inevitabili) allo<br />

scopo di verificare se i circuiti fronto-cortico-limbici sono implicati in<br />

maniera simile nell’attribuzione di motivazione incentivante positiva o negativa.<br />

Un’attenzione specifica sarà rivolta allo studio degli effetti di uno stress<br />

inevitabile sulla risposta catecolaminergica nella corteccia prefrontale e della<br />

sua regolazione della risposta dopaminergica in aree mesolimbiche come il<br />

nucleus accumbens, un’area che ricopre un ruolo fondamentale nell’apprendimento<br />

e nell’attribuzione di motivazione incentivante.<br />

C.2.1 – Atrofia Muscolare Spinale (Tilmann Achsel)<br />

Attività previste<br />

L’atrofia spinale muscolare (ASM) è una malattia causata da una diminuzione<br />

della proteina SMN, un fattore coinvolto nello splicing. Nonostante la<br />

sua presenza ubiquitaria, ci sono indicazioni che i neuroni siano più suscettibili<br />

alla mancanza di SMN a causa di un suo secondo ruolo. Noi guarderemo<br />

in particolare le proteine LSm1-7, che interagiscono con SMN in vitro. Queste<br />

proteine formano un complesso che, in tutte le cellule somatiche, ha un ruolo<br />

nella regolazione della traduzione. In precedenza abbiamo osservato che la<br />

proteina LSm1 è molto presente nei prolungamenti di neuroni; ci proponiamo<br />

ora di approfondire quale sia il ruolo di LSm1 nella regolazione della<br />

traduzione neuronale, e quale sia l’influenza di una mancanza della proteina<br />

SMN sulla localizzazione e funzione delle proteine LSm.<br />

In un secondo filone di ricerca, abbiamo studiato alterazioni di splicing<br />

dei messaggeri in un modello cellulare della Sclerosi Laterale Amiotrofica<br />

(SLA). Queste alterazioni toccano una gran parte di mRNAs, e possono<br />

così contribuire significativamente alla destabilizzazione dei neuroni.<br />

Vogliamo ora stabilire la causa di queste alterazioni dello splicing. Inoltre, il<br />

degrado dei motoneuroni progredisce in modo simile in SLA e ASM, e la<br />

proteina SMN, proteina causativa della ASM, ha un ruolo nello splicing.<br />

Perciò, vogliamo studiare se un difetto simile dello splicing si manifesta<br />

pure in cellule-modello di ASM.<br />

Descrizione<br />

Per capire il ruolo delle proteine LSm nei dendriti e l’influenza che la proteina<br />

SMN ha in questa funzione, vogliamo:<br />

456 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

– Analizzare la distribuzione di LSm1 di estratti di cervello su gradienti<br />

di sucrosi: complessi attivi o inibiti nella traduzione sedimentano con velocità<br />

caratteristiche.<br />

– Immunoprecipitare LSm1, da estratti di cervello o da frazioni di gradienti<br />

di sucrosi, e studiare in Western Blot quali proteine di traduzione si<br />

associano.<br />

– Introdurre siRNA in neuroni primari per abbassare il livello della proteina<br />

SMN; siRNA saranno introdotti tramite trasfezione (elettroporazione),<br />

un metodo già codificato in laboratorio. In tal modo, si potrà vedere se la<br />

mancanza di SMN modifica la localizzazione di LSm1.<br />

Per la linea di ricerca su splicing alternativo vogliamo studiare quale<br />

cascata di segnali cambia lo splicing attraverso:<br />

– Lo studio, tramite vari inibitori specifici, di come si propaga il segnale<br />

da stress ossidativo e danno mitocondriale fino al cambio dello splicing.<br />

– L’arricchimento di due famiglie di proteine che sono coinvolte nelle<br />

scelte di diti di splicing – le proteine hnRNP e SR – per analizzare modulazioni<br />

tramite metodi di proteomica. Questi esperimenti saranno eseguiti in<br />

collaborazione con l’unità proteomica dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Prof. Andrea<br />

Urbani e Prof. Giorgio Federici.<br />

– Studio di un modello che abbiamo sviluppato in precedenza: cellule di<br />

neuroblastoma che esprimono poco SMN, per vedere se la mancanza della<br />

proteina SMN porta a un cambiamento dello splicing simile a quello dovuto<br />

al danno mitocondriale.<br />

Risultati acquisiti<br />

Per la funzione del complesso LSm1-7, abbiamo visto che:<br />

– LSm1 è presente lungo i prolungamenti di neuroni primari di varie<br />

origini.<br />

– LSm1 è presente in aggregati puntiformi nei dendriti in tutto il cervello<br />

di topo.<br />

– Questi punti non contengono un marcatore della funzione conosciuta<br />

di LSm1, che suggerisce un’altra funzione della proteina.<br />

– LSm1 si lega ad mRNAs che sono localizzati lungo i dendriti neuronali.<br />

Questi dati suggeriscono che LSm1 abbia un ruolo nel trasporto e/o nella<br />

regolazione di mRNAs dendritici.<br />

Per quanto riguarda lo splicing alternativo, abbiamo osservato che:<br />

– Paraquat, un generatore di stress ossidativo ed un modello della SLA,<br />

cambia il rapporto di isoforme che risultano da splicing alternativo.<br />

– Tutti gli mRNAs che subiscono splicing alternativo (8/8 osservati) si<br />

modificano e quindi cambia l’espressione genica.<br />

– Cellule di origine neuronale sono più suscettibili rispetto a cellule di<br />

origine diversa.<br />

2006 457


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

Le nostre ricerche hanno una importanza nello studio una malattia quale<br />

la SLA:<br />

– Si usa il trattamento con paraquat per creare modelli di cellule in coltura<br />

della SLA.<br />

– <strong>Solo</strong> i neuroni cambiano lo splicing alternativo, e questo contribuisce<br />

alla destabilizzazione dei neuroni.<br />

– In tal senso, questo meccanismo potrebbe dare un contributo importante<br />

alla degenerazione dei neuroni che si osserva nella SLA.<br />

C.2.2 – Alterazioni della morfologia corticale e spinale<br />

e modificazioni delle funzioni cognitive e motorie<br />

nel topo G93A, un modello murino<br />

della sclerosi laterale amiotrofica (Martine Ammassari-Teule)<br />

Descrizione<br />

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia dei neuroni motori<br />

con un’incidenza stimata di 1.5/100.000. Un’alterazione fisiologica identificata<br />

come un possibile meccanismo responsabile della SLA è l’eccesso di radicali<br />

liberi che, aumentando lo stress ossidativo neuronale, induce neurodegenerazione.<br />

L’eccesso di radicali liberi è dovuto alla disfunzione di un enzima che,<br />

in condizioni normali, provvede alla loro eliminazione. Infatti circa il 20%<br />

della forma familiare della SLA è associata a mutazioni del gene della superossido<br />

dismutasi (SOD1), e topi transgenici (G93A), nei quali è stato introdotto<br />

il gene umano mutato della SOD1, sviluppano una patologia motoria<br />

simile alla SLA. Poiché la SLA è considerata una malattia dei motoneuroni,<br />

gli studi sperimentali svolti su questi animali hanno focalizzato su alterazioni<br />

a carico dei neuroni spinali e sui disturbi motori. Tuttavia, nei pazienti SLA,<br />

sono state anche identificate anomalie nel sistema nervoso centrale accompagnate<br />

da vari disturbi cognitivi.<br />

Lo scopo del nostro progetto è verificare se le anomalie dei neuroni nella<br />

corteccia frontale e il deficit nelle funzioni esecutive precedono o si sviluppano<br />

parallelamente alle anomalie dei neuroni spinali e al deficit motorio nel<br />

topo G93A.<br />

Consideriamo che cambiamenti pre-sintomatici nelle funzioni cognitive<br />

e nella morfologia corticale potrebbero fornire dei marcatori precoci della<br />

patologia utili per anticipare trattamenti terapeutici. A tale scopo, la natura<br />

e la progressione del deficit cognitivo verranno analizzati a due momenti<br />

dello sviluppo (svezzamento: 3 settimane; raggiungimento dell’età adulta:<br />

3 mesi) e sarà accompagnato da una descrizione delle anomalie a carico dei<br />

motoneuroni e dei neuroni corticali in termine di: (a) numero di cellule,<br />

(b) organizzazione dell’arborizzazione dendritica, (c) controllo del livello di<br />

espressione della proteina da shock termico (heat shock protein: hsp).<br />

Associando studi comportamentali, morfologici e di biologia molecolare<br />

intendiamo definire il “ time course ” della degenerazione spinale e corticale.<br />

458 2006


In particolare, consideriamo che cambiamenti pre-sintomatici nelle funzioni<br />

cognitive e nella morfologia corticale potrebbero fornire dei marcatori precoci<br />

della patologia utili per anticipare trattamenti terapeutici.<br />

Risultati preliminari<br />

Il modello animale della sclerosi laterale amiotofica (SLA) è fornito dai<br />

topi transgenici (G93A) che sovra-esprimono il gene umano mutato che codifica<br />

per l’enzima G93A SOD1. Mentre i disturbi motori di questi animali sono<br />

stati ampiamente descritti, il loro profilo cognitivo nella fase precedente<br />

all’apparizione dei sintomi motori non è stato tuttora caratterizzato. Abbiamo<br />

quindi analizzato la loro capacità ad elaborare l’informazione spaziale<br />

insieme ad alcuni parametri funzionali dell’ippocampo.<br />

I nostri dati hanno rivelato una maggiore reattività dei topi mutanti ai<br />

cambiamenti apportati a configurazioni di oggetti disseminati in una arena<br />

insieme ad un aumento dei livelli di espressione della subunità GluR1 dei<br />

recettori AMPA e ad un prolungamento della durata del potenziamento a<br />

lungo termine nell’ippocampo. Sembra quindi che, prima di indurre una<br />

eccito-tossicità generalizzata, gli alti livelli di glutammato cerebrale, già presenti<br />

nei topi mutanti prima dell’apparizione dei sintomi motori, siano in<br />

grado di indurre dei cambiamenti molecolari e sinaptici favorevoli alla elaborazione<br />

dell’informazione spaziale. Questi dati suggeriscono, quindi, la presenza<br />

di anomalie comportamentali pre-sintomatiche selettivamente associate<br />

alla mutazione del gene SOD1 (Spalloni A., Geracitano R., Berretta N., Sgobio<br />

C., Bernardi G., Mercuri N.B., Longone P., Ammassari-Teule M. (2006) Exp<br />

Neurol 197(2): 505-514. Epub 2005 Nov 23).<br />

Metodologie<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Gli esperimenti comportamentali avranno per scopo esaminare parallelamente<br />

le funzioni motorie e cognitive. L’analisi delle funzioni motorie verrà eseguita<br />

tramite valutazione della locomozione (test dell’open field) delle capacità<br />

di nuoto (test del water maze) e del coordinamento motorio (test del rotarod).<br />

Gli esperimenti di morfologia verranno effettuati usando il metodo di<br />

impregnazione di Golgi e la tecnica di Nissl. L’impregnazione di Golgi permette<br />

di definire il grado di complessità della arborizzazione dendritica (lunghezza<br />

e biforcazione dei dendriti), la densità delle spine dendritiche e la loro<br />

morfologia che, a sua volta, permette di stimare il loro grado di maturazione.<br />

La tecnica di Nissl verrà utilizzata per quantificare il numero di cellule nei tessuti<br />

spinali e corticali ad ogni fase dello sviluppo.<br />

Gli esperimenti di biologia molecolare verranno eseguiti tramite la tecnica<br />

di western-blotting. Verranno stimati i livelli di alcuni heat shock protein 70<br />

(hsp 70, hsp 25) la cui espressione rifletta processi di sofferenza neuronale in<br />

motoneuroni spinali e neuroni corticali.<br />

Infine, assumendo l’esistenza di differenze nella espressione di alcuni hsp,<br />

si utilizzerà la microscopia confocale per determinare se le hsp sono maggiormente<br />

espresse nelle cellule gliali o neuronali, e se la loro co-localizzazione<br />

varia a seconda della fase di sviluppo considerata.<br />

2006 459


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

C.2.3 – Basi molecolari e cellulari della Sindrome dell’X Fragile<br />

(Claudia Bagni)<br />

La Sindrome dell’X Fragile è la forma più frequente di ritardo mentale<br />

ereditario legata al malfunzionamento di un gene, FMR1, situato sul cromosoma<br />

X che codifica per la proteina FMRP. Il quadro clinico consiste in un<br />

ritardo mentale di grado variabile, da moderato a severo, e da una serie di<br />

caratteristiche fisiche quali dismorfie del volto, macro-orchidismo nei maschi<br />

e lassità dei legamenti. FMRP appartiene alla famiglia delle proteine che<br />

legano l’RNA ed è stata implicata nel controllo traduzionale alle sinapsi. Non<br />

è ancora chiaro come l’assenza di un regolatore traduzionale come FMRP<br />

possa portare ad un deficit nell’apprendimento e nella memorizzazione e<br />

quindi al ritardo mentale osservato nei pazienti affetti dalla sindrome.<br />

Poiché ad oggi sono stati isolati soltanto alcuni RNA messaggeri regolati da<br />

FMRP è di primaria importanza estendere questo studio al fine di caratterizzare<br />

il complesso ribonucleoproteico in cui FMRP esercita un’azione regolativa.<br />

Attività previste per il I anno<br />

1. Studio del complesso FMRP-PSD-95 – Abbiamo identificato e dimostrato<br />

che l’mRNA codificante per la proteina PSD-95 viene legato direttamente<br />

da FMRP che ne regola la sua stabilità. In cellule neuronali ippocampali,<br />

in assenza di FMRP, l’mRNA per PSD-95 ha una vita media notevolmente<br />

ridotta. Questo potrebbe spiegare i fenomeni di plasticità sinaptica<br />

alterata riscontrata nei pazienti e nel modello murino per la Sindrome.<br />

Ci proponiamo adesso di sviluppare ulteriormente questo studio e caratterizzare<br />

quale dei quattro domini di FMRP che legano gli RNA è responsabile<br />

di questa interazione. Passeremo poi ad analizzare la sequenza nucleotidica<br />

presente sul 3’UTR dell’mRNA di PSD-95 responsabile dell’interazione<br />

con FMRP. Questo ci permetterà di identificare un nuovo motivo di sequenza<br />

riconosciuto dalla proteina FMRP e che potrebbe trovarsi anche in altri<br />

mRNA neuronali regolati dalla stessa.<br />

Il goal finale di questo studio è quello di comprendere meglio l’alterazione<br />

del meccanismo molecolare responsabile della dismorfogenesi delle spine<br />

osservata nei pazienti con tale Sindrome.<br />

2. Regolazione della sintesi proteica locale – Abbiamo precedentemente<br />

dimostrato che FMRP agisce come un repressore traduzionale di specifici<br />

mRNA neuronali. Stiamo attualmente delucidando come FMRP assolva questa<br />

funzione dissezionando i differenti componenti (RNA/proteine) che fanno<br />

parte del complesso di FMRP e che giocano un ruolo nella repressione traduzionale<br />

degli mRNA alle sinapsi.<br />

C.2.4 – Analisi del ruolo della chinasi Mutata nell’Atassia Telangiectasica<br />

(ATM) nella morte cellulare programmata e nel differenziamento<br />

neuronale (Daniela Barilà)<br />

La morte cellulare programmata o apoptosi è coinvolta nello sviluppo<br />

embrionale ed è un evento la cui attivazione deve essere finemente regolata.<br />

460 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

In particolare, un eccesso di apoptosi contribuisce alla neurodegenerazione<br />

tipica di molte patologie neurologiche, mentre una deficienza nella risposta<br />

apoptotica favorisce ad esempio allo sviluppo tumorale.<br />

L’Atassia Telangiectasica (AT) è una patologia caratterizzata da degenerazione<br />

delle cellule del Purkinje, che determina la progressiva atassia e che suggerisce<br />

un aumento della morte cellulare programmata a carico di quello specifico<br />

tipo cellulare. D’altra parte, pazienti affetti da questa patologia, mostrano<br />

un forte incremento della probabilità di sviluppare tumori, soprattutto a livello<br />

del sistema immunitario (linfomi e leucemie). Questa osservazione suggerisce<br />

che contrariamente a quanto descritto per le cellule cerebellari, le cellule del<br />

sistema immunitario dei pazienti AT sono resistenti alla risposta apoptotica.<br />

L’AT è una malattia monogenica caratterizzata da mutazioni su entrambi<br />

gli alleli per il gene atm che causano l’assenza nei pazienti della proteina corrispondente<br />

ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated). ATM è una serina-treoninachinasi-PI-3-kinase-like<br />

centrale nella risposta al danno al DNA indotto da rotture<br />

a doppio filamento. Questo tipo di danno insorge spontaneamente durante<br />

lo sviluppo oppure può essere indotto da fattori ambientali, come le radiazioni<br />

ionizzanti, o svilupparsi in situazioni patologiche, come ad esempio alcune<br />

neurodegenerazioni. In ogni caso, l’attività chinasica di ATM viene indotta ed è<br />

necessaria per trasdurre la fosforilazione di diversi substrati di ATM, modulandone<br />

la funzione e contribuendo quindi all’arresto del ciclo cellulare e al riparo<br />

del danno oppure all’attivazione della risposta apoptotica. Lo scopo finale di<br />

questa risposta è prevenire la replicazione del DNA in presenza di danno e<br />

quindi la conseguente instabilità genomica.<br />

Il nostro obiettivo è studiare in vitro i meccanismi molecolari con cui<br />

ATM partecipa alla risposta apoptotica in condizioni normali e patologiche, in<br />

diversi tipi cellulari, in modo da favorire la comprensione del complesso quadro<br />

clinico dei pazienti ed identificare nuove possibili strategie di intervento<br />

terapeutico.<br />

Attività previste per il I anno<br />

Il nostro lavoro si sviluppa in tre direzioni principali:<br />

1. Studio del ruolo di ATM nell’apoptosi indotta da Fas nel sistema immunitario<br />

– Il differenziamento e l’omeostasi del sistema immunitario sono finemente<br />

regolati dall’apoptosi trasdotta dal recettore di morte Fas. Difetti in<br />

questa risposta sono chiaramente associati a sviluppo di tumori del sistema<br />

immunitario e ad immunodeficienza. I pazienti AT mostrano un aumento<br />

rilevante dell’incidenza di linfomi e leucemie.<br />

Il nostro obiettivo è verificare se e come ATM partecipi alla morte cellulare<br />

indotta da Fas. Ci proponiamo quindi di analizzare l’attivazione di ATM a<br />

valle di Fas e il ruolo di ATM nella morte cellulare.<br />

Risultati acquisiti e disegno sperimentale futuro: utilizzando una linea<br />

cellulare linfoblastoide sensibile all’apoptosi indotta da Fas abbiamo dimostrato<br />

che Fas induce l’attività chinasica di ATM e la fosforilazione di alcune<br />

proteine, descritte come substrati di ATM in risposta al danno indotto da<br />

radiazioni ionizzanti, quali p53, Chk2 e H2AX. Sono disponibili diverse linee<br />

2006 461


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

linfoblastoidi derivate da pazienti AT o da donatori sani. Abbiamo analizzato<br />

mediante citofluorimetria la sensibilità di queste linee cellulari alla morte<br />

indotta da Fas e dimostrato che l’assenza di ATM rende le cellule dei pazienti<br />

AT fortemente resistenti all’apoptosi. La morte cellulare a valle di Fas coinvolge<br />

una cascata di eventi molto ben caratterizzata, basata sul reclutamento<br />

e sull’attivazione di una cistein-proteasi, Caspasi-8, che media l’attivazione a<br />

valle di altre caspasi responsabili delle modifiche biochimiche e strutturali<br />

che culminano con la degradazione del DNA e con la morte cellulare.<br />

Abbiamo trasfettato stabilmente linee di pazienti AT con opportuni vettori che<br />

consentono di ripristinare l’espressione di ATM-wt o ATM-Kin ossia privo di<br />

attività chinasica.<br />

Ci proponiamo utilizzando queste linee di studiare la traduzione<br />

del segnale a valle di Fas in presenza ed in assenza di ATM, in modo da identificare<br />

il meccanismo molecolare con cui ATM modula questa risposta<br />

apoptotica. Tali studi consentiranno di identificare nuove funzioni di ATM e<br />

di approfondire il meccanismo che determina l’insorgenza di linfomi associata<br />

all’AT.<br />

2. Studio del ruolo di ATM nell’apoptosi associata a diverse patologie neurodegenerative<br />

– Uno dei principali effettori della risposta apoptotica a valle di<br />

ATM è p53, un fattore trascrizionale la cui attività è regolata da diverse modifiche<br />

post-traduzionali, tra cui la fosforilazione in Serina15 dipendente da<br />

ATM. p53 ha un ruolo centrale nella morte cellulare associata a diverse patologie<br />

neurodegenerative tra cui la Sclerosi Laterale Amiotrofica e l’Alzheimer.<br />

Ci proponiamo quindi di utilizzare modelli cellulari in vitro di queste patologie<br />

per testare l’ipotesi che l’attività di ATM sia indotta e partecipi a tradurre<br />

il segnale apoptotico in questi contesti patologici. Inoltre, vogliamo verificare<br />

se la somministrazione in vitro ed in vivo su sistemi animali modello di specifici<br />

inibitori dell’attività chinasica di ATM possa inibire il processo apoptotico<br />

ed in definitiva quindi rallentare l’insorgenza o la progressione della patologia.<br />

3. Studio del ruolo e dell’attività di ATM nel differenziamento neuronale –<br />

Ci proponiamo di verificare se il differenziamento neuronale in vitro induca o<br />

modifichi l’attività chinasica di ATM e se, viceversa, l’inibizione farmacologia<br />

dell’attività chinasica di ATM alteri il differenziamento.<br />

A tale scopo utilizzeremo diversi sistemi modello di cui stiamo al momento<br />

testando la convenienza rispetto agli anticorpi ed ai reagenti disponibili per lo<br />

studio di ATM.<br />

C.2.5 – Alterazioni funzionali nella attività elettrica dei neuroni<br />

dopaminergici della sostanza nera pars compacta:<br />

ruolo delle afferenze sinaptiche estrinseche (Nicola Berretta)<br />

Razionale<br />

I neuroni dopaminergici della Sostanza Nera pars compacta (SNc) svolgono<br />

un ruolo essenziale nel controllo motorio, tale per cui una loro degenerazione<br />

costituisce la causa principale dei disturbi motori associati a disfun-<br />

462 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

zioni extrapiramidali come quelli tipici del Morbo di Parkinson. Le alterazioni<br />

funzionali dell’eccitabilità di questi neuroni si riflettono in modificazioni nell’entità<br />

e nella modalità di rilascio di dopamina (DA) nelle aree di proiezione,<br />

infatti è stato osservato che anche delle modificazioni nelle modalità di scarica<br />

dei neuroni dopaminergici può influire sostanzialmente sulla quantità di<br />

DA rilasciata nel Nucleo Striato. Da ciò si evince quanto le afferenze sinaptiche<br />

a questi neuroni possano giocare un ruolo determinante nel modificare le<br />

loro proprietà di scarica e dunque la loro funzionalità nell’ambito di tutto il<br />

sistema dei gangli della base.<br />

Tra le afferenze estrinseche, le principali sono di natura inibitoria<br />

GABAergica, provenienti soprattutto dallo Striato e dal Pallido, tuttavia esiste<br />

anche una consistente afferenza di tipo eccitatorio glutammatergico, soprattutto<br />

dal Nucleo Subtalamico e dal Nucleo Peduncolopontino. Molti studi<br />

sono stati condotti sull’azione postsinaptica di queste afferenze, ma poco è<br />

noto sull’azione che il GABA ed il glutammato svolgono a livello presinaptico.<br />

D’altra parte è presumibile ipotizzare che queste afferenze possano essere<br />

sottoposte ad una fine modulazione nella loro efficacia, e che sia proprio<br />

attraverso spostamenti nel bilanciamento tra eccitazione ed inibizione che i<br />

neuroni dopaminergici modifichino la loro risposta funzionale nelle diverse<br />

condizioni fisiologiche e patologiche.<br />

I meccanismi sottostanti la modulazione presinaptica di rilascio di trasmettitore<br />

sono da lungo tempo oggetto di studio ed appare chiaro come questa<br />

possa esplicarsi sia attraverso meccanismi di modificazione nella permeabilità<br />

dei canali Ca 2+ voltaggio-dipendenti presenti sui terminali sinaptici, la<br />

cui apertura presiede al rilascio delle vescicole sinaptiche, sia attraverso meccanismi<br />

indipendenti dall’ingresso di calcio, per azione diretta sull’apparato<br />

che presiede alla fusione delle vescicole alla membrana presinaptica. D’altra<br />

parte, comprendere con maggiore precisione quali siano i meccanismi che<br />

presiedono tale modulazione può risultare particolarmente importante qualora<br />

si vogliano definire target specifici per interventi farmacologici, volti a<br />

ristabilire un corretto bilanciamento del rapporto eccitazione-inibizione degli<br />

input ai neuroni dopaminergici.<br />

Obiettivi<br />

I nostri studi prenderanno dunque in esame il meccanismo attraverso cui<br />

i terminali GABAergici afferenti alle cellule dopaminergiche della SNc siano<br />

modulati dal GABA stesso, per un meccanismo di auto-inibizione GABABdipendente,<br />

e dal glutammato, mediante stimolazione dei recettori metabotropici<br />

del glutammato (mGluRs) di tipo III. Per tale scopo utilizzeremo preparati<br />

slice di mesencefalo ventrale, mantenuti con procedure standard, su<br />

cui eseguiremo registrazioni elettrofisiologiche in whole-cell patch-clamp.<br />

Tale analisi prevedrà diverse fasi che possono essere riassunte secondo lo<br />

schema seguente:<br />

1. Analisi degli affetti di AP4, agonista dei recettori mGluR-III, e baclofen,<br />

agonista dei recettori GABAB, sulle risposte sinaptiche mediate dai recettori<br />

GABAA, evocate da stimolazione locale.<br />

2006 463


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

2. Analisi degli affetti di AP4 e baclofen sulle correnti sinaptiche spontanee<br />

GABAergiche, in assenza ed in presenza di bloccanti di canali Na + e Ca 2+<br />

voltaggio-dipendenti.<br />

3. Analisi degli affetti di AP4 e baclofen sulle correnti sinaptiche spontanee<br />

GABAergiche indotte da tossine specifiche che agiscono sul rilascio vescicolare<br />

Ca 2+ -dipendente e Ca 2+ -indipendente.<br />

C.2.6 – Ruolo delle Scaffolding Proteins e del recettore NMDA<br />

nella plasticità sinaptica corticostriatale in modelli sperimentali<br />

di malattie neurodegenerative (Paolo Calabresi)<br />

Nelle sinapsi del sistema nervoso centrale i recettori NMDA sono raggruppati<br />

in una frazione subcellulare altamente organizzata, la Post Synaptic<br />

Density (PSD), dinamicamente regolata grazie all’aggregazione dei recettori<br />

ionotropici glutammatergici con le proteine di adesione e gli elementi di trasduzione<br />

del segnale. È noto che la funzionalità del recettore NMDA è modulata<br />

da processi di fosforilazione e che la fosforilazione di subunità specifiche<br />

del recettore risulta modificata in condizioni patologiche. Le proprietà fisiologiche<br />

dei recettori NMDA sono determinate non solo dalla composizione delle<br />

loro subunità e dalla loro localizzazione cellulare, ma anche dall’interazione<br />

proteica che governa la cascata di eventi innescata dall’attivazione recettoriale.<br />

Tra queste, la CaMKII è direttamente legata alla regione c-terminale<br />

delle subunità NR2A e 2B del complesso recettoriale NMDA competendo, a<br />

livello della subunità NR2A, con il legame con PSD-95. Il complesso proteico<br />

postsinaptico associato al recettore NMDA rappresenta un elemento chiave<br />

nella patogenesi delle modificazioni sinaptiche a lungo termine e delle anormalità<br />

motorie in modelli sperimentali di molte malattie neurodegenerative<br />

tra cui il Morbo di Parkinson (PD).<br />

Tra le “ scaffolding proteins ” i componenti della famiglia proteica delle<br />

MAGUK (membrane-associated guanylate kinase), come la SAP97 e la<br />

SAP102, sono stati coinvolti nei meccanismi molecolari che regolano il “ trafficking<br />

” e il “ clustering ” dei recettori ionotropici del glutammato (Glu) al<br />

compartimento postsinaptico.<br />

Sul terminale presinaptico la “ cytomatrix assembled at the active zone ”<br />

(CAZ) rappresenta il sito di rilascio del neurotrasmettitore ed è una zona altamente<br />

organizzata per il “ trafficking ” delle vescicole sinaptiche (SV). In questa<br />

zona “ Piccolo ” e “ Bassoon ” sono due proteine che svolgono un ruolo chiave<br />

nel trasporto delle SV nella zona attiva e nella loro fusione con la membrana<br />

sinaptica per il rilascio di glutammato dal terminale corticostriatale. Risultati<br />

preliminari ottenuti da test comportamentali ed elettrofisiologici indicano che<br />

la proteina Bassoon (BSN) ha ruoli differenti nella modulazione della plasticità<br />

sinaptica delle diverse popolazioni neuronali dello striato suggerendo una sua<br />

funzione regolatoria nell’organizzazione delle sinapsi glutammatergiche striatali.<br />

Tuttavia nessuno studio ha finora chiaramente dimostrato i meccanismi<br />

alla base dell’attività di questa e di altre SCAFFs nello striato, area di particolare<br />

interesse clinico in quanto sede dei più importanti fenomeni di plasticità<br />

464 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

sinaptica e costituita da popolazioni neuronali selettivamente vulnerabili alla<br />

neurodegenerazione. Uno studio più approfondito della trasmissione sinaptica<br />

striatale dal punto di vista elettrofisiologico sarebbe pertanto necessario per<br />

correlare i deficit cognitivi ad alterazioni neurofisiologiche ed investigare a<br />

fondo sui meccanismi alla base dei danni causati dai deficit trasmettitoriali<br />

dovuti alla mancata funzione delle SCAFFs.<br />

Attività previste per il I e il II anno<br />

1. Analisi della plasticità sinaptica corticostriatale dopo l’applicazione in<br />

vitro di specifici peptidi ad azione disaccoppiante delle varie subunità del<br />

recettore NMDA registrata da: (a) ratti controllo, (b) animali lesionati, (c) animali<br />

non discinetici trattati con L-DOPA, (d) animali non discinetici trattati<br />

con L-DOPA che hanno sviluppato discinesie. A tal fine, effettueremo registrazioni<br />

elettrofisiologiche intracellulari da fettine corticostriatali di ratti<br />

6-OHDA e trattati cronicamente con L-DOPA con specifici peptidi (TAT2A e<br />

2B) in grado di impedire alle “ scaffolding proteins ” (SAP97, SAP102) di trasportare<br />

le diverse subunità del recettore NMDA al complesso recettoriale<br />

sulla membrana postsinaptica.<br />

Attività previste per il II e il III anno<br />

1. Studio del ruolo delle alterazioni nel rilascio delle vescicole sinaptiche<br />

dal terminale corticostriatale presinaptico in topi KO per “ Piccolo ” e Bassoon<br />

” sulle proprietà elettrofisiologiche nei vari sottotipi neuronali presenti<br />

nello striato (spiny neurons e fast-spiking). In questi animali KO studieremo,<br />

inoltre, l’eventuale alterazione della plasticità sinaptica corticostriatale e del<br />

suo depotenziamento nei due differenti tipi neuronali striatali.<br />

2. Nei topi BSN KO e WT saranno valutate l’attività locomotoria con il<br />

test dell’open field e vari tipi di apprendimento a carico del nuclei striato e<br />

ippocampo tramite test del cross/water maze, del fear extinction e dell’active<br />

avoidance.<br />

Risultati acquisiti<br />

Recentemente, abbiamo dimostrato come insieme alla plasticità sinaptica<br />

striatale anche l’attività della CaMKII e la composizione del complesso recettoriale<br />

NMDA risultino alterate nello striato di ratti lesionati con 6-OHDA<br />

(Picconi et al., (2005) Neurotoxicol 26(5); 779-783). Sia il trattamento subcronico<br />

con L-DOPA (4 giorni) che inibitori specifici della kinasi, somministrati<br />

localmente a ratti lesionati con 6-OHDA, erano in grado di riportare la fosforilazione<br />

della CaMKII a livelli fisiologici, di ripristinare la plasticità sinaptica<br />

striatale e di revertire le alterazioni motorie da denervazione. Da questi risultati<br />

si è concluso che uno dei meccanismi alla base dell’azione terapeutica<br />

della L-DOPA potrebbe essere la normalizzazione dei livelli di autofosforilazione<br />

della CaMKII che giocano un ruolo chiave nella trasmissione eccitatoria<br />

striatale, nella genesi dell’LTP e nel controllo dell’attività motoria come evidenziato<br />

nel modello sperimentale di MP.<br />

2006 465


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

È stata, inoltre, già valutata l’organizzazione strutturale delle PSD purificate<br />

da: (a) ratti controllo, (b) animali lesionati, (c) animali non discinetici<br />

trattati con L-DOPA, (d) animali non discinetici trattati con L-DOPA che<br />

hanno sviluppato discinesie. A questo scopo è stata valutata l’organizzazione<br />

molecolare del recettore NMDA e l’associazione di “ scaffolding proteins ”<br />

come i membri delle MAGUK (SAP97, PSD-95 e SAP102) (Gardoni et al.<br />

(2006) J Neurosci 26(11): 2914-2922).<br />

C.2.7 – Analisi dello stress e della morte cellulare nella malattia<br />

di Alzheimer in modelli animali e cellulari di nuova concezione<br />

(Francesco Cecconi)<br />

La morte cellulare ha luogo mediante apoptosi o necrosi. Questi due<br />

meccanismi hanno “ firme ” istologiche e biochimiche distinte. L’apoptosi è<br />

coinvolta nello sviluppo embrionale ed è una caratteristica delle malattie neurologiche<br />

sia acute che croniche. Quando viene indotta apoptosi, una cascata<br />

biochimica attiva proteasi che distruggono le molecole richieste per la sopravvivenza<br />

cellulare e ne attivano altre che mediano un programma di suicidio<br />

cellulare. L’apoptosoma è il più caratterizzato dei motori molecolari responsabili<br />

di questa cascata enzimatica. L’inattivazione del componente apoptosomico<br />

Apaf1 in embrioni di topo porta ad un accumulo di cellule cerebrali<br />

soprannumerarie. Avendo osservato in precedenza che precursori neuronali<br />

(Neural Precursor Cells, NPCs) in embrioni Apaf1 -/- ed in condizioni di coltura<br />

(cellule ETNA -/- ) sfuggono alla morte cellulare programmata indotta da stimoli<br />

neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer (AD; ad es. il<br />

peptide beta-amiloide) e della sclerosi laterale amiotrofica (ALS; ad es. la<br />

forma mutante G93A della superossido dismutasi 1) e mantengono il loro<br />

potenziale differenziativo, abbiamo deciso di individuare i network molecolari<br />

a monte ed a valle dell’attivazione dell’apoptosoma in sistemi modello<br />

della malattia di Alzheimer in vitro. Abbiamo inoltre generato linee condizionali<br />

del mutante Apaf1 per confermare in vivo i nostri risultati.<br />

Attività previste per il I anno<br />

Ruoli di Apaf1 e dell’apoptosoma nelle neurodegenerazioni – Le linee murine<br />

Apaf1flox e Fc98 line generate da noi in precedenza, verranno incrociate con il<br />

modello transgenico L7ag13 per modulare l’attività del gene Apaf1 nella corteccia<br />

e nell’ippocampo adulti. La linea doppio-transgenica verrà quindi incrociata<br />

con un modello animale di AD (Tg2576). Questo modello porta un transgene<br />

codificante per l’isoforma della proteina precursore dell’amiloide (APP)<br />

derivante da una vasta famiglia svedese affetta da AD ad insorgenza precoce.<br />

L’animale esprime alte concentrazioni del peptide tossico Aβ, sviluppa placche<br />

amiloidi e mostra deficit mnemonici. Il modello Tg2576 mostra molte similitudini<br />

con l’AD umano e consente di studiare la formazione delle placche, la<br />

perdita neuronale ed i disturbi della memoria associati all’AD in condizioni di<br />

soppressione o innalzamento del processo di morte cellulare.<br />

Ci proponiamo di analizzare nel corso del I anno del progetto gli effetti<br />

della modulazione dell’apoptosoma in vivo.<br />

466 2006


Risultati acquisiti<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Poiché una proteina considerata come agente etiologico dell’AD, il peptide<br />

beta-amiloide (A-Beta), è stata descritta come attivatore dello stress del<br />

reticolo endoplasmatico (ER-stress) e questa attivazione è stata proposta<br />

come conditio sine qua non per l’esecuzione della risposta apoptotica, è stato<br />

analizzato l’ER-stress in cellule con o senza apoptosoma. La risposta cellulare<br />

all’ER-stress prevede in questo sistema l’incremento dell’espressione di alcuni<br />

trasduttori del segnale quali GADD153 e Grp78 ed il rilascio del catione calcio<br />

dall’ER stesso. A questi eventi fa seguito l’attivazione dell’apoptosoma. Vice<br />

versa l’assunzione del calcio da parte del mitocondrio e l’attivazione della<br />

caspasi 12, enzima a tutt’oggi considerato fattore chiave della risposta all’ERstress,<br />

sono eventi trascurabili per la risposta apoptotica. I nostri risultati<br />

implicano che la via apoptosomica sia l’itinerario principale delle NPCs verso<br />

la morte mediata da ER-stress e che questa non sia dipendente dall’assunzione<br />

del catione calcio da parte del mitocondrio e dall’attivazione della<br />

caspasi 12. Poiché il peptide A-Beta, tipico dell’AD, sembra essere un induttore<br />

di ER-stress, i dati sono rilevanti nell’ottica di un’approfondita analisi dei<br />

percorsi metabolici dell’apoptosi in questa ed altre neurodegenerazioni.<br />

Per quanto riguarda l’approccio in vivo, incroci fra le linee murine per la<br />

sovraespressione condizionale di Apaf1 FC98/Trap-Cre, FC98/D6-Cre e<br />

FC98/L7ag13 sono stati effettuati. Inoltre è stata generata la nuova linea<br />

murina Apaf1-flox/flox, per la inattivazione condizionale del gene Apaf1.<br />

In attesa dei risultati derivanti dall’incrocio di questa linea con la linea<br />

murina Tg2576, da noi scelta come modello animale di AD, abbiamo caratterizzato<br />

l’insorgenza dei tratti patologici molecolari ed istologici in cellule primarie<br />

ippocampali derivate al primo giorno postnatale dalla linea Tg2576,<br />

dissezionate e poste in cultura. Ad una prima analisi, esse mostrano alterazioni<br />

morfologiche a livello dei processi neuritici che risultano tortuosi, frammentati<br />

e di dimensioni ridotte. Dal punto di vista molecolare mostrano accumulo<br />

di A-beta endocellulare, accumulo di tau fosforilata ed attivazione di<br />

calpaine dopo 20 giorni di incubazione, nessun tratto tipico della morte cellulare<br />

programmata e incremento della proteina di risposta allo shock termico<br />

hsp70. L’analisi genetica per incrocio che stiamo conducendo ci rivelerà l’eventuale<br />

coinvolgimento delle molecole poste a valle nel percorso di morte<br />

cellulare mediato dal mitocondrio in processi di degradazione terminale dei<br />

neuroni o in processi specifici di regolazione post-traduzionale coinvolti nell’ontogenesi<br />

delle neurodegenerazioni.<br />

C.2.8 – Strategie terapeutiche per la Corea di Huntington. Il ruolo<br />

di c-AMP-responsive element (CREB) (Francesca Romana Fusco)<br />

La comprensione dei meccanismi alla base della vulnerabilità o della<br />

resistenza dei neuroni striatali ai fenomeni neurodegenerativi della corea di<br />

Huntington (HD) è di importanza fondamentale per lo studio di strategie terapeutiche.<br />

Per tale motivo il nostro laboratorio si è in precedenza dedicato a<br />

studiare la presenza della proteina huntingtina nei principali sottotipi neuro-<br />

2006 467


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

nali striatali del topo mutante R6/2, modello transgenico di HD. I nostri dati<br />

hanno confermato, anche nel topo mutante, una particolare ricchezza di huntingtina<br />

negli interneuroni colinergici, resistenti al danno eccitotossico. L’obiettivo<br />

successivo è stato quello di indagare la presenza di altre proteine che<br />

si sono dimostrate importanti nell’HD. La c-AMP-responsive-element (CREB)<br />

è una proteina regolatrice di varie funzioni cellulari, recentemente dimostrata<br />

essere coinvolta nei processi degenerativi dell’HD. Il nostro gruppo ha recentemente<br />

dimostrato una correlazione tra i livelli di CREB e le diverse sottopopolazioni<br />

neuronali striatali coinvolte nella degenerazione nell’HD (Giampà<br />

C., DeMarch Z. et al. (2006) Eur J Neurosi 23(1): 11-20). Il progetto, che avrà<br />

durata triennale, sarà rivolto allo studio di strategie terapeutiche per l’HD che<br />

siano finalizzate all’aumento della CREB nei neuroni di proiezione che sono i<br />

primi a degenerare nella patologia.<br />

La prima parte del progetto mirerà allo studio dell’effetto di un inibitore<br />

della fosfodiesterasi 4, il Rolipram, sull’espressione a livello proteico della<br />

CREB nei neuroni di proiezione sia nel ratto normale che nel modello eccitotossico<br />

da lesione con acido quinolinico. Ratti Wistar maschi verranno iniettati<br />

stereotassicamente con acido quinolinico 10mM in anestesia generale,<br />

dopo trattamento quotidiano con Rolipram a due differenti concentrazioni<br />

(0.15 mg/Kg; 1,15 mg/Kg) saranno perfusi a diversi time-points e fissati in<br />

paraformaldeide 4%. Verranno ottenute sezioni di encefalo dello spessore di<br />

40 µm che saranno incubate con un cocktail di anticorpi primari diretti contro<br />

la CREB e contro la calbindina (CALB). Le sezioni verranno in seguito<br />

incubate con una miscela di appropriati anticorpi secondari fluorescenti,<br />

montati su vetrini gelatinati e quindi esaminate con un microscopio ad epiilluminazione<br />

in fluorescenza e con un microscopio confocale. I dati ottenuti<br />

ci permetteranno di verificare una possibile strategia terapeutica per l’HD<br />

rivolte ad intervenire sui livelli di CREB intrastriatale.<br />

Risultati preliminari<br />

È stato per ora studiato l’effetto di un inibitore della fosfodiesterasi 4, il<br />

Rolipram, sull’espressione a livello proteico della CREB nei neuroni di proiezione<br />

sia nel ratto normale che nel modello eccitotossico da lesione con acido<br />

quinolinico. Ratti Wistar maschi sono stati iniettati stereotassicamente con<br />

acido quinolinico (QA) 10mM in anestesia generale, dopo trattamento quotidiano<br />

con Rolipram a due differenti concentrazioni (0.15 mg/Kg; 1,15 mg/Kg).<br />

Le sezioni ottenute sono state incubate con un cocktail di anticorpi primari<br />

diretti contro la CREB e contro la calbindina (CALB). Le sezioni sono state<br />

esaminate con un microscopio ad epi-illuminazione in fluorescenza e con un<br />

microscopio confocale.<br />

Dai nostri studi preliminari si evince una significativa differenza tra la<br />

quantità di CREB fosforilata nei neuroni di proiezione in animali lesionati con<br />

QA trattati con Rolipram e ratti lesionati QA trattati con veicolo. Abbiamo inoltre<br />

un significativo aumento dell’intensità della p-CREB in neuroni trattati con<br />

Rolipram 0,15 mg/Kg rispetto ai ratti lesionati QA a tutti i time-points. Questo<br />

effetto è evidente in particolar modo a 8 settimane dalla lesione dove si ha un<br />

468 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

aumento dell’intensità della p-CREB del 112% rispetto ai lesionati QA. È stato<br />

inoltre osservato un maggiore effetto negli animali trattati con Rolipram 1,15<br />

mg/Kg in cui l’aumento di intensità della p-CREB risulta essere del 120%. Tali<br />

incoraggianti risultati suggeriscono che l’aumento della fosforilazione della<br />

CREB può essere considerata una valida strategia terapeutica per combattere<br />

la vulnerabilità dei neuroni di proiezione nella corea di Huntington.<br />

C.2.9 – Recettori metabotropici del glutammato, risposte neuronali<br />

e canali transienti (TRP) (Ezia Guatteo)<br />

Razionale<br />

È noto che l’acido glutammico viene rilasciato nel mesencefalo ventrale<br />

da terminali eccitatori provenienti, in larga parte, dalla corteccia cerebrale.<br />

Una discreta sorgente di glutammato è anche rappresentata da terminali provenienti<br />

dal nucleo subtalamico e peduncolopontino. Queste terminazioni<br />

eccitatorie rivestono particolare importanza nella regolazione degli outputs<br />

dei gangli della base, e quindi, in definitiva, nel controllare le performances<br />

motorie. Un altro non secondario aspetto da considerare nella fisiopatologia<br />

dei gangli della base, è che un eccesso di attività glutammatergica può partecipare<br />

alla degenerazione dei neuroni mesencefalici dopaminergici.<br />

L’acido glutammico agisce su recettori ionotropico (tipo AMPA, Kainato,<br />

NMDA) e metabotropico (gruppo I, II e III). I meccanismi ionici responsabili<br />

dell’eccitazione indotta dal glutammato che agisce su recettori metabotropici<br />

del gruppo I coinvolgono canali transienti (TRP – Transient Receptor Potential).<br />

Questi canali possono condurre sia calcio che sodio all’interno della cellula<br />

con un meccanismo voltaggio dipendente.<br />

La nostra ricerca si prefigge di studiare le modalità di risposte delle<br />

cellule dopaminergiche e non dopaminergiche mesencefaliche al neurotrasmettitore<br />

eccitatorio glutammato.<br />

Obiettivi<br />

Ci prefiggiamo di appurare le modalità dell’eccitazione indotta dal glutammato<br />

sulle cellule dopaminergiche e sui neuroni GABAergici mesencefalici.<br />

Cercheremo inoltre, attraverso l’utilizzo di tecniche fluorimetriche associate<br />

al patch-clamp, di valutare se l’aumento di calcio citoplasmatico indotto<br />

dal glutammato avviene attraverso un aumento di flusso intramembranario o<br />

un aumento del rilascio da parte di depositi intracellulari. La nostra attenzione<br />

sarà anche incentrata nello stabilire se un’apertura dei canali TRP, glutammato-indotta,<br />

sia in grado di aumentare i flussi transmembranari dello<br />

ione sodio, e quindi in definitiva di elevare il contenuto intracellulare di sodio.<br />

La nostra ricerca sarà effettuata in vitro, da fettine mesencefaliche ottenute<br />

da cervelli di roditore (ratto e topo). I neuroni dopaminergici e nondopaminergici<br />

verranno visualizzati utilizzando tecniche di microscopia ad<br />

infrarosso. Una volta visualizzata la cellula nervosa oggetto d’indagine, si<br />

procederà alla registrazione elettrofisiologica di essa in modalità patch-<br />

2006 469


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

clamp. Saranno quindi valutate le proprietà passive ed attive della membrana<br />

cellulare, l’attività di scarica spontanea ed evocata, ed i potenziali<br />

sinaptici eccitatori ed inibitori. L’acido glutammico o gli agonisti selettivi<br />

per i recettori metabotropici glutammatergici di tipo (I) verranno perfusi<br />

sulle cellule nervose insieme al liquido cefalorachidiano artificiale. Una<br />

applicazione più discreta verrà anche eseguita utilizzando un elettrodo<br />

riempito di agonista ed applicato per pressione alcuni micron sopra la cellula.<br />

L’utilizzo di un sistema hardware e software capace di misurare la fluorescenza<br />

proveniente da specifici coloranti del calcio e del sodio permetterà<br />

di associare le risposte elettrofisiologiche causate dal glutammato e agonisti<br />

tipo I ai cambiamenti citoplasmatici di calcio e sodio. Utilizzando bloccanti<br />

più o meno selettivi sia dei canali TRP che del rilascio del calcio intracellulare<br />

saremo anche in grado di stabilire quanto le risposte elettrofisiologiche<br />

e i cambiamenti del calcio citoplasmatico indotti dal glutammato siano<br />

dipendenti dall’apertura dei canali TRP.<br />

C.2.10 – Ruolo della tossicità da glutammato in un modello sperimentale<br />

di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) (Patrizia Longone)<br />

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />

che colpisce in età adulta ed è caratterizzata dalla perdita dei moto neuroni<br />

corticali, bulbari e spinali. Tra le varie cause della SLA numerose evidenze<br />

indicano che una alterazione nell’omeostasi glutammatergica, con conseguente<br />

eccitotossicità e morte neuronale, abbia un ruolo fondamentale. Tali<br />

alterazioni coinvolgono vari livelli del sistema glutammatergico: i recettori (in<br />

particolare il sottotipo ionotropico AMPA), i trasportatori (in particolare<br />

quello gliale GLT-1) e probabilmente anche il sistema di rilascio del neurotrasmettitore<br />

glutammato. Un aspetto della trasmissione glutammatergica finora<br />

trascurato nelle malattie neurodegenerative, SLA compresa, è lo studio delle<br />

dinamiche di rilascio delle vescicole sinaptiche.<br />

In questo progetto proponiamo di studiare, nelle colture primarie di<br />

motoneuroni, l’esocitosi glutammatergica poiché i motoneuroni oltre a rilasciare<br />

acetilcolina rilasciano anche glutammato utilizzando il sistema vescicolare<br />

glutammatergico. Nella SLA l’eccessiva presenza di glutammato extracellulare<br />

potrebbe derivare da un difetto della rimozione (cellule gliali) e/o del<br />

rilascio del neurotrasmettitore.<br />

Al fine di verificare questa ipotesi ci proponiamo di caratterizzare e quantificare:<br />

(a) le sinapsi glutammatergiche nelle colture di motoneuroni; (b) il<br />

rilascio del glutammato in condizioni basali e dopo stimolazione (condizioni<br />

depolarizzanti).<br />

Per lo studio proposto saranno utilizzate colture primarie di motoneuroni<br />

e di cellule corticali preparate da topi SOD1-G93A, da topi SOD1-WT (il<br />

modello di controllo che over-esprime la SOD1 umana non mutata) e topi di<br />

controllo. La ricerca sarà divisa in due fasi successive:<br />

1. Caratterizzazione e quantificazione delle sinapsi glutammatergiche.<br />

2. Studio della eso-endocitosi delle vescicole sinaptiche con metodiche<br />

470 2006


di immunoistochimica (utilizzo dell’anticorpo contro le porzioni lumeare e<br />

citosolica della sinaptotagmina) o con fluorescenza utilizzando marcatori<br />

vescicolari FM1-43 e FM4-64, in condizioni basali o di stimolo (depolarizzazione,<br />

glutammato). In particolare le colture di cellule corticali verranno<br />

utilizzate per valutare l’impatto che la SOD1 mutata potrebbe avere su altre<br />

popolazioni neuronali diverse dai motoneuroni spinali, ma interessate da<br />

questa patologia.<br />

Lo stress ossidativo svolge un ruolo importante nella modulazione del<br />

“ signalling ” intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e l’identificazione<br />

di possibili bersagli molecolari modificati può contribuire a delineare<br />

possibili vie di attivazione del danno eccitotossico. A tale scopo verranno<br />

studiate:<br />

– l’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della<br />

famiglia src, coinvolte nella funzionalità recettoriale glutammatergica (NMDA,<br />

AMPA) e nella regolazione delle interazioni tra proteine associate ai recettori per<br />

gli amminoacidi eccitatori alle densità postsinaptiche;<br />

– le interazioni tra le proteine che formano complessi specializzati<br />

(SNARE-complexes) nel processo di ‘docking’ e fusione delle vescicole alla<br />

membrana presinaptica.<br />

C.2.11 – Modulazione della trasmissione GABAergica mediata<br />

dalle amine in traccia in neuroni dopaminergici<br />

del mesencefalo ventrale (Nicola Biagio Mercuri)<br />

Razionale<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Le amine in traccia (TA) sono amine endogene presenti in dosi minime<br />

nel cervello dei mammiferi. Tra esse abbiamo: la tiramina (TYR), la β-fenilalanina<br />

(β-PEA), la triptamina e l’ottopamina. Negli ultimi anni un’attenzione<br />

crescente è stata rivolta alle TA, soprattutto in seguito alla scoperta di una<br />

famiglia di recettori accoppiati a proteine G, tra cui il TA1 ed il TA2, attivati<br />

selettivamente da TYR e β-PEA. Varie evidenze suggeriscono un legame tra il<br />

sistema dopaminergico mesencefalico e le TA: esse infatti sono sintetizzate<br />

probabilmente dai neuroni dopaminergici della sostanza nera pars compacta<br />

(SNc), inoltre un’alta espressione di mRNA per il TA1 è stata rilevata sia nella<br />

SNc che nella reticolata (SNr) della sostanza nera. Sotto l’aspetto clinico, deficit<br />

nella regolazione dei livelli delle TA sono stati associati a malattie psichiatriche<br />

come la schizofrenia e la depressione, ed un ruolo potenziale di queste<br />

amine è stato suggerito per i disordini di iperattività da deficit di attenzione,<br />

emicrania, Morbo di Parkinson, tossicodipendenze e disordini alimentari.<br />

Il meccanismo d’azione delle TA per lungo tempo è stato considerato<br />

ristretto a quello di fattori anfetamino-simili, agenti dunque in grado di promuovere<br />

il rilascio di dopamina (DA), tuttavia sempre più sono le evidenze<br />

che suggeriscono un ruolo delle TA come neuromodulatori, che modificano<br />

l’attività di altri neurotrasmettitori. Nei neuroni dopaminergici della SNc, in<br />

particolare, il nostro laboratorio ha già in precedenza dimostrato che sia TYR<br />

2006 471


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

che β-PEA sono in grado di ridurre l’inibizione mediata dalla stimolazione dei<br />

recettori GABAB, attraverso un meccanismo dipendente da proteine G.<br />

Dal momento che i recettori GABAB esercitano significative azioni anche<br />

a livello presinaptico, attraverso la nota inibizione del rilascio sia di GABA che<br />

di glutammato, risulta interessante verificare se le TA siano in grado di modulare<br />

l’azione anche di questi recettori GABAB presinaptici. Questo permetterebbe<br />

di estendere la nostra comprensione del ruolo delle TA nel sistema nervoso<br />

centrale e di mettere in luce ulteriori target di azione dei loro recettori.<br />

Obiettivi<br />

I nostri studi dunque prenderanno in esame l’azione di inibizione presinaptica<br />

esercitata dai recettori GABAB nei neuroni dopaminergici della<br />

SNc, studiati con tecniche elettrofisiologiche convenzionali in whole-cell<br />

patch-clamp, da preparati slice di mesencefalo ventrale, mantenuti con procedure<br />

standard. Una volta valutata l’entità della inibizione presinaptica del rilascio<br />

di GABA, esercitata da un agonista dei recettori GABAB quale il baclofen,<br />

verrà poi valutata la possibilità che TYR e β-PEA siano o meno in grado di<br />

ridurre l’entità di tale inibizione.<br />

C.2.12 – Caratterizzazione di “ marcatori di danno ” in modelli<br />

sperimentali neurodegenerativi e di danno assonale<br />

(Marco Molinari)<br />

Attività previste<br />

Verranno svolti quattro esperimenti:<br />

1. Studio sull’induzione di marcatori di danno dopo assotomia.<br />

2. Studio sull’induzione di marcatori di danno in un modello di neurotossicità.<br />

3. Studio sull’espressione e la distribuzione in condizioni di base di marcatori<br />

fisiologici e di danno nel sistema orexinergico.<br />

4. Studio sull’espressione dei trasportatori del glutammato nel cervelletto<br />

dei topi Reeler.<br />

Descrizione<br />

L’identificazione delle molecole coinvolte nei meccanismi legati alla<br />

morte cellulare è fondamentale per la realizzazione di strategie terapeutiche<br />

articolate applicabili nei campi della prevenzione, cura e riabilitazione. Tali<br />

molecole spesso vengono definite genericamente “ marcatori di danno ” perché<br />

vengono indotte o si attivano dopo danno. Generalmente, le molecole<br />

coinvolte nella morte cellulare vengono analizzate in modelli in vitro che consentono<br />

molta libertà nella manipolazione sperimentale. La successiva traslazione<br />

e verifica di queste informazioni in modelli sperimentali di neurodegenerazione<br />

in vivo permette di valutare l’espressione dei marcatori di danno in<br />

condizioni fisiologiche nel tessuto e su popolazioni cellulari eterogenee prima<br />

472 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

e dopo l’instaurarsi di un evento patologico e rappresenta il primo stadio<br />

verso l’elaborazione di strategie terapeutiche. Il nostro laboratorio si muove in<br />

questa direzione, cercando di identificare l’espressione anatomica e temporale<br />

delle proteine coinvolte nei meccanismi di morte o di disfunzione cellulare in<br />

modelli sperimentali di neurodegenerazione. Attualmente nel nostro laboratorio<br />

sono stati pianificati degli esperimenti che si propongono di andare a studiare<br />

alcune proteine coinvolte nello stress ossidativo e nitrosativo, nella<br />

risposta cellulare al danno e nella disfunzione dei circuiti neurali. Questi esperimenti<br />

sono stati organizzati in quattro progetti principali che avranno una<br />

durata complessiva di tre anni, dato che il loro grado di avanzamento è differente<br />

a seconda dell’esperimento.<br />

Nel primo esperimento si valuterà l’induzione di marcatori di danno in un<br />

modello di danno assonale. Molte osservazioni sperimentali pongono lo stress<br />

ossidativo e nitrosativo come uno dei passaggi essenziali nei meccanismi<br />

legati alla morte cellulare in diversi tipi di insulti acuti come l’ischemia e il<br />

trauma, mentre esistono solo poche osservazioni riguardanti le patologie neurodegenerative.<br />

Il modello sperimentale da noi usato è quello del danno assonale,<br />

ottenuto attraverso una emicerebellectomia, e che consente di seguire<br />

per tempi molto lunghi la progressione degli eventi degenerativi nelle stazioni<br />

precerebellari pontine ed olivari.<br />

I nostri obiettivi sono di andare a caratterizzare il fenotipo cellulare e la<br />

co-espressione, l’andamento temporale e la distribuzione anatomica del rilascio<br />

di citocromo-c, l’attivazione di caspasi, l’induzione dell’enzima NOS e dei<br />

recettori purinergici (sistemi nitrergici e purinergici). Questi marcatori di<br />

danno svolgono ruoli differenti nella progressione del danno cellulare e tessutale<br />

e, in altri modelli sperimentali, sono stati osservati interagire per mediare<br />

la severità e la direzionalità del danno cellulare. In questo esperimento ci<br />

focalizzeremo sulle relazioni tra l’attivazione dei sistemi nitrergici e purinergici<br />

ed il rilascio di citocromo-c con la conseguente attivazione delle caspasi.<br />

Nel secondo esperimento si valuterà l’espressione di marcatori di danno in<br />

un modello di neurotossicità basato sulla somministrazione di trimetil-stagno<br />

(TMT). La caratteristica peculiare di questo modello è la degenerazione selettiva<br />

delle cellule nell’ippocampo e di alcune aree limbiche corticali e subcorticali.<br />

A questa degenerazione neuronale si accompagna una gliosi reattiva, epilessia<br />

e alterazioni comportamentali. Inoltre, questa degenerazione selettiva è<br />

accompagnata da fenomeni di neurogenesi nell’area ippocampale e di induzione<br />

dei sistemi nitrergici e purinergici. Tale induzione appare segregata a<br />

differenti tipi cellulari: neuroni per il sistema nitrergico ed astrociti per il<br />

sistema purinergico, in contrapposizione alla co-espressione neuronale nel<br />

modello di danno assonale.<br />

I nostri obiettivi sono volti alla definizione della curva temporale di induzione<br />

ed alle possibili relazioni tra neurogenesi ed induzione dei sistemi<br />

nitrergici e purinergici.<br />

Nel terzo esperimento si valuterà l’espressione e la distribuzione in condizioni<br />

di base di marcatori fisiologici e di danno nel sistema orexinergico. Il<br />

sistema orexinergico origina da una serie di neuroni sparsi nel territorio medio-<br />

2006 473


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

laterale ipotalamico, centrati nell’area perifornicale, e che proiettano fibre a tutte<br />

le maggiori suddivisioni del CNS. Nel nostro laboratorio abbiamo caratterizzato<br />

questi neuroni per l’espressione di orexina e dei recettori purinergici (P2X2) a<br />

livello di messaggero e di proteina.<br />

I nostri obiettivi sono volti allo studio della distribuzione delle fibre orexinergiche<br />

e purinergiche nel cervelletto.<br />

Nel quarto esperimento si valuterà l’espressione dei trasportatori del glutammato<br />

(VGluT1,2) nel cervelletto dei topi Reeler. Questo ceppo possiede<br />

una mutazione per la proteina relina che provoca disturbi nella migrazione<br />

neuronale, in particolare nelle aree laminate come le cortecce, risultanti in<br />

modificazioni citoarchitettoniche. Nel nostro laboratorio abbiamo osservato<br />

che la distribuzione del VGluT2, nonostante appaia dismorfica, è ben conservata<br />

indicando che le connessioni provenienti dai territori extracerebellari,<br />

dall’oliva inferiore, non sono modificate. Invece la distribuzione del VGluT1 si<br />

presenta eterotopica e dismorfica suggerendo che soltanto le connessioni<br />

intracerebellari, dai granuli alla corteccia, si presentano modificate.<br />

I nostri obiettivi sono volti all’approfondimento di questi aspetti della<br />

connettività nel cervelletto del topo Reeler attraverso l’utilizzo di marcatori<br />

anatomici e citologici ed eventuali studi di microscopia elettronica.<br />

Risultati acquisiti<br />

– FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C., MOLINARI M.<br />

(2002) Cerebellar lesion up-regulates P2X1 and P2X2 purinergic receptors in<br />

precerebellar nuclei. Neuroscience 115(2): 425-434.<br />

– CAVALIERE F., FLORENZANO F., AMADIO S., FUSCO F.R., VISCOMI M.T., D’AM-<br />

BROSI N., VACCA F., SANCESARIO G., BERNARDI G., MOLINARI M., VOLONTÉ C.<br />

(2003) Up-regulation of P2X2, P2X4 receptor and ischemic cell death: prevention<br />

by P2 antagonists. Neuroscienze 120(1): 85-98.<br />

– VISCOMI M.T., FLORENZANO F., CONVERSI D., BERNARDI G., MOLINARI M.<br />

Axotomy dependent purinergic and nitrergic co-expression (2004) Neuroscience.<br />

123(2): 393-404.<br />

– CORVINO V., GELOSO M.C., CAVALLO V., GUADAGNI E., PASSALACQUA R., FLO-<br />

RENZANO F., GIANNETTI S., MOLINARI M., MICHETTI F. Enhanced neurogenesis<br />

during trimethyltin-induced neurodegeneration in the hippocampus of the<br />

adult rat (2005) Brain Research Bulletin 65(6): 471-477.<br />

– VISCOMI M.T., FLORENZANO F., BERNARDI G. AND MOLINARI M. (2005) Partial<br />

resistance to axotomy induced degeneration of ataxin-2 olivary and pontine<br />

neurons. Brain Research Bulletin 66(3): 212-221.<br />

– GERACITANO R., TOZZI A., BERRETTA N., FLORENZANO F., GUATTEO E.,<br />

VISCOMI M.T., CHIOLO B., MOLINARI M., BERNARDI G. AND MERCURI N.B. (2005)<br />

Protective role of hydrogen peroxide in oxygen-deprived dopaminergic neurones<br />

of the rat substantia nigra. Journal of Physiology (London) 568: 97-110.<br />

– FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C., MOLINARI M.<br />

(2006) The Role of Ionotropic Purinergic Receptors (P2X) in Mediating Plasti-<br />

474 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

city Responses in the Central Nervous System. In Bähr M. (Ed) Brain Repair.<br />

Georgetown, Eurekah/Landes Bioscience, New York: Springer Science+Business<br />

Media, 77-100.<br />

C.2.13 – Studi di epidemiologia molecolare, caratterizzazione<br />

genotipo-fenotipo ed identificazione di nuovi loci<br />

e geni malattia nelle malattie neurologiche (Antonio Orlacchio)<br />

L’attività di ricerca del Laboratorio di Neurogenetica, IRCCS S. <strong>Lucia</strong>,<br />

Roma verte su studi di genetica molecolare effettuati su malattie neurologiche.<br />

L’attività di ricerca è indirizzata a studi di “ linkage ” genetico, ad analisi “ mutazionali<br />

” geniche, a studi di correlazione genotipo/fenotipo, a studi di genetica di<br />

popolazioni e a svariati altri studi di ricerca genetica di base ed applicata.<br />

Annualmente viene studiato un ampio numero di famiglie con ricorrenza<br />

di malattie neurogenetiche. La raccolta di queste famiglie, la definizione della<br />

regione critica tramite studi di linkage quando la localizzazione del gene sia<br />

nota, o in caso contrario, la mappatura su larga scala estesa a tutto il genoma<br />

ed infine l’identificazione del gene malattia tramite l’approccio posizionale del<br />

gene candidato o tramite analisi dei geni candidati rappresentano gli scopi<br />

principali della nostra ricerca.<br />

Attività previste per il I anno<br />

1. Creazione di un database clinico con la caratterizzazione fenotipica<br />

dei casi familiari e sporadici; acquisizione di campioni di DNA e linee cellulari<br />

da pazienti con malattie neurologiche a carattere ereditario.<br />

2. Acquisizione dei dati di epidemiologia molecolare per le malattie neurogenetiche<br />

più comuni mediante la messa a punto e l’integrazione di protocolli<br />

di screening mutazionale ad elevata efficienza e con potenzialità di automazione<br />

per i geni noti.<br />

Risultati acquisiti<br />

Tra i risultati raggiunti ricordiamo:<br />

– l’identificazione di un nuovo locus genetico per una nuova forma di<br />

paraparesi spastica ereditaria a trasmissione autosomica dominante (SPG29);<br />

– la riduzione della regione critica in cui si dovrebbe trovare il gene causativo<br />

della forma SPG12 di Paraparesi Spastica Ereditaria sul cromosoma<br />

19q. Le analisi hanno permesso di restringere moltissimo la zona in cui si<br />

dovrebbe trovare il gene, tra i punti D19S416 e D19S220, avvicinando così il<br />

momento della sua completa identificazione;<br />

– la scoperta, secondo uno studio dell’aplotipo, di una nuova mutazione<br />

fondatore del gene Spastina causativa di Paraparesi Spastica Ereditaria Autosomica<br />

Dominante nella popolazione Scozzese;<br />

– la costituzione di una Banca di DNA e cellule la cui funzione è di raccogliere<br />

e conservare, a scopo di ricerca genetica, DNA e cellule prelevati da<br />

individui affetti o da portatori sani di malattie neurologiche e dai loro fami-<br />

2006 475


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

liari. Dal 2000, data della sua istituzione, sono stati accumulati nella Banca<br />

più di 5000 campioni di DNA e sono state allestite approssimativamente 2500<br />

linee cellulari. Le procedure relative al funzionamento della Banca sono conformi<br />

ad un protocollo approvato dal Comitato di Bioetica della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed in linea con le norme etiche raccomandate dalla Federazione<br />

Mondiale di Neurologia;<br />

– la possibilità di fornire diagnosi genetica per le seguenti patologie:<br />

Demenza di Alzheimer, Demenza Fronto-Temporale, Sclerosi Laterale Amiotrofica,<br />

Paraparesi Spastica Ereditaria, Morbo di Parkinson, Neuroacantocitosi,<br />

Roussy-Levy Syndrome, Epilessia Notturna del lobo frontale.<br />

C.2.14 – Alterazioni patologiche della plasticità sinaptica nello striato<br />

come modello di patologie neurodegenerative (Antonio Pisani)<br />

Attività previste<br />

Verranno utilizzati topi transgenici per le mutazioni DJ-1, Pink1 e Parkin,<br />

identificate nelle forme familiari di malattia di Parkinson. Si effettueranno registrazioni<br />

elettrofisiologiche intracellulari dai neuroni striatali in fettine acute<br />

corticostriatali ottenute dai topi DJ-1, Pink1 e Parkin.<br />

Nella prima fase dello studio saranno valutate eventuali alterazioni nelle<br />

proprietà elettrofisiologiche di base dei neuroni striatali tra gli animali<br />

wild-type ed i transgenici. Successivamente saranno analizzate le proprietà<br />

sinaptiche dei neuroni striatali nei due gruppi di animali, caratterizzando sia<br />

il contributo delle componenti mediate dal recettore NMDA, AMPA e GABAA<br />

al potenziale sinaptico (EPSP), sia la modulazione dell’EPSP mediata dai<br />

recettori dopaminergici e dai recettori metabotropici del glutammato. Infine,<br />

saranno valutate eventuali alterazioni nell’induzione e nell’espressione della<br />

plasticità sinaptica (LTP e LTD) e la possibilità di ripristinarle utilizzando<br />

agonisti/antagonisti dopaminergici.<br />

Descrizione<br />

Lo striato è una struttura cerebrale coinvolta nell’apprendimento e nella<br />

memoria motoria. Alterazioni della funzionalità striatale sono alla base di<br />

patologie neurodegenerative come la malattia di Parkinson. La forma più diffusa<br />

della malattia di Parkinson è sporadica e caratterizzata dall’esordio in età<br />

avanzata. Sono note anche rare forme genetiche a trasmissione autosomica<br />

recessiva, che sono caratterizzate da mutazioni nei geni DJ-1, Pink1, Parkin e<br />

si distinguono per l’esordio giovanile. La plasticità sinaptica, che si manifesta<br />

come potenziamento o depressione a lungo termine (LTP o LTD) dell’efficacia<br />

sinaptica dei neuroni “ medium spiny ” dello striato, è considerata il fenomeno<br />

cellulare sottostante l’apprendimento e la memoria motoria. Alterazioni dell’espressione<br />

di LTP e LTD striatale possono quindi sottendere la sintomatologia<br />

dei disordini del movimento quale la malattia di Parkinson. In un precedente<br />

studio avevamo osservato che i neuroni striatali non mostrano forme di plasticità<br />

sinaptica in un modello animale ben caratterizzato della forma sporadica<br />

di malattia di Parkinson.<br />

476 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

Per verificare se alterazioni della plasticità sinaptica striatale siano una<br />

caratteristica fisiopatologia comune anche alle forme genetiche di malattia di<br />

Parkinson, intendiamo avvalerci dell’uso dei topi transgenici per le mutazioni<br />

DJ-1, Pink1 e Parkin.<br />

Risultati acquisiti<br />

– Osservazioni condotte sui topi DJ-1 -/- indicano un’alterazione selettiva<br />

dell’LTD striatale, causata dalla disfunzione del recettore dopaminergico D2.<br />

– GOLDBERG M., PISANI A. et al. (2005) Neuron 45(4): 489-496.<br />

C.2.15 – Alterazioni di Fosfodiesterasi specifiche nei neuroni striatali<br />

un modello di parkinsonismo sperimentale nel ratto<br />

(Giuseppe Sancesario)<br />

La terapia con L-DOPA rappresenta a tutt’oggi il miglior trattamento dei<br />

sintomi parkinsoniani; purtroppo questa terapia induce progressivamente nel<br />

tempo degli effetti collaterali, le cosiddette discinesie da L-DOPA, che sono<br />

esse stesse grossolanamente invalidanti. Nonostante sia ormai chiaro che la<br />

induzione delle discinesie dipenda da una maggiore efficacia dell’azione della<br />

dopamina sui recettori D1 (Aubert I., Guigoni C. et al. (2005) Ann Neurol<br />

57(1): 17-26), la loro prevenzione e il trattamento rimangono ancora un obiettivo<br />

difficilmente raggiungibile (Widnell K. (2005) Mov Disord 20 Suppl 11:<br />

S17-22 Review).<br />

La dopamina ricopre un ruolo importante nella regolazione della attività<br />

sinaptica nello striato e la stimolazione dei recettori dopaminergici D1 nei<br />

neuroni striatali risulta nella attivazione della adenil ciclasi e nella sintesi del<br />

secondo messaggero cAMP. Un gran numero di processi biologici sono infatti<br />

regolati dai livelli intracellulari dei secondi messaggeri AMP ciclico (cAMP) e<br />

GMP ciclico (cGMP). Noi abbiamo recentemente dimostrato in un modello<br />

murino di Parkinson sperimentale che la lesione della via dopaminergica<br />

determina nello striato e nel globo pallido profonde ed opposte modificazioni<br />

dei livelli di cAMP e cGMP, con un inaspettato aumento del primo ed una<br />

riduzione del secondo; abbiamo inoltre chiarito che nello striato e nel globo<br />

pallido queste modificazioni sono dipendenti non solo dalla primaria compromissione<br />

della trasmissione dopaminergica, ma anche da un’alterata espressione<br />

ed attività di specifiche fosfodiesterasi (PDE), gli enzimi che, deciclizzando<br />

il cAMP ed il cGMP, ne regolano i livelli intracellulari; abbiamo infine<br />

verificato come in questo modello l’uso di un inibitore selettivo (zaprinast) di<br />

particolari isoforme di fosfodiesterasi (PDE) (la PDE5 e la PDE1B) possa<br />

aggravare la difficoltà del ratto con una lesione della sostanza nera di apprendere<br />

una risposta differenziata ad uno stimolo condizionato.<br />

Obiettivo<br />

Avendo dimostrato che alcune isoforme di PDE possono avere un ruolo<br />

nella progressione dei sintomi parkinsoniani, almeno in un modello sperimentale,<br />

in questo progetto noi ci proponiamo di sviluppare una indagine<br />

2006 477


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

sistematica che ci possa condurre ad individuare le specifiche variazioni delle<br />

differenti isoforme di PDE prodotte dalla lesione della sostanza nera nei gangli<br />

della base. La PDE1-B, -A e C, la PDE2, la PDE4, le PDE5 e la PDE10<br />

saranno evidenziate con metodo immunoistochimico usando anticorpi monoclonali<br />

nell’animale di controllo e dopo lesione della sostanza nera.<br />

Inoltre con il metodo della doppia fluorescenza sarà determinata la colocalizzazione<br />

delle differenti isoforme di PDE nelle popolazioni neuronali specifiche<br />

che caratterizzano i circuiti striatali. Questo studio può portare ad una<br />

migliore comprensione della fisiopatologia e può aprire nuove prospettive<br />

terapeutiche dei sintomi parkinsoniani.<br />

C.2.16 – Analisi della regolazione post-trascrizionale della espressione<br />

genica nel differenziamento neuronale (Claudio Sette)<br />

La regolazione post-trascrizionale della espressione genica assume una<br />

rilevanza particolare in sistemi cellulari complessi quali i neuroni. Queste cellule<br />

presentano un pattern di splicing alternativo peculiare di geni espressi<br />

anche in altri tipi cellulari. Inoltre, la trascrizione e la traduzione di mRNA<br />

possono diventare spazialmente separate nei neuroni, e gli mRNA sono trasportati<br />

da proteine specifiche lungo i dendriti e gli assoni per essere tradotti<br />

in proteine nella periferia della cellula. L’importanza della regolazione posttrascrizionale<br />

della espressione genica nei neuroni è confermata dagli elevati<br />

livelli di espressione di proteine leganti gli mRNA nel cervello e dalle patologie<br />

indotte da mutazioni in alcuni dei geni codificanti per esse. Il nostro laboratorio<br />

si occupa della proteina di legame all’RNA chiamata Sam68. Essa è fortemente<br />

espressa nei neuroni ed è stato dimostrato che Sam68 viene indotta<br />

durante il differenziamento di cellule staminali neuronali in neuroni maturi.<br />

Recentemente, è stato anche dimostrato che Sam68 è espressa nei neuroni<br />

ippocampali della corteccia e che la depolarizzazione di questi neuroni induce<br />

la sua traslocazione in granuli dendritici suggerendo un ruolo regolatorio di<br />

questa proteina nel metabolismo di specifici mRNA.<br />

Esperimenti condotti in altri sistemi cellulari hanno dimostrato che<br />

Sam68 partecipa a diversi aspetti del metabolismo cellulare degli mRNA,<br />

quali lo splicing, l’esporto, ed il rilascio citoplasmatico di mRNA ed il<br />

controllo trasduzionale. È stato proposto che Sam68 funzioni da sistema di<br />

ricezione dei segnali di trasduzione di stimoli esterni alla cellula e modulando<br />

l’utilizzo di RNA bersaglio. Infatti questa proteina è modificata posttrasduzionalmente<br />

da eventi di fosforilazione, metilazione ed acetilazione che<br />

ne modulano la capacità di legame degli RNA.<br />

Il nostro laboratorio ha inoltre recentemente dimostrato che Sam68 associa<br />

con i polisomi ingaggiati nella traduzione in risposta a segnali di progressione<br />

del ciclo cellulare, suggerendo un ruolo di controllo trasduzionale per<br />

questa proteina. Abbiamo anche identificato alcuni degli mRNA legati da<br />

Sam68 e tra questi abbiamo osservato alcuni per proteine fondamentali per lo<br />

sviluppo neuronale quali Neogenina, Mash1 e Tipin (Timeless interacting protein).<br />

In questo progetto ci proponiamo di studiare la regolazione di questi<br />

mRNA da parte di Sam68 in neuroni normali o sottosti a stress degenerativo.<br />

478 2006


Proposta sperimentale<br />

Analizzeremo la regolazione post-trascrizionale degli mRNA per Neogenina,<br />

Mash1 e Tipin in condizioni colturali normali e di stress in cellule silenziate<br />

o meno per Sam68 mediante RNAi.<br />

Analizzeremo in dettaglio la regione di legame per Sam68 su questi<br />

mRNA e valuteremo l’impatto di questa interazione mediante vettori di<br />

espressione contenenti un gene reporter fiancheggiato dalle regioni regolatorie<br />

di legame per Sam68 dei geni bersaglio.<br />

Visto il coinvolgimento di Sam68 nella mobilizzazione di mRNA in risposta<br />

alla depolarizzazione di neuroni ippocampali, ci proponiamo di esaminare<br />

in queste condizioni sperimentali la sua associazione con i bersagli molecolari<br />

identificati. Mediante tecniche di frazionamento subcellulare su gradiente di<br />

saccarosio separeremo la componente polisomale da quella ribonucleoproteica.<br />

Mediante analisi in RT-PCR potremo valutare lo spostamento di questi<br />

mRNA sui polisomi in seguito alla traslocazione di Sam68. Inoltre, ci proponiamo<br />

di eseguire esperimenti di ibridazione in situ accoppiata a immunofluorescenza<br />

per verificare la co-localizzazione di Sam68 con i suoi mRNA<br />

bersaglio in seguito alla depolarizzazione dei neuroni.<br />

Produrremo delle linee transgeniche di topi esprimenti nel sistema nervoso<br />

alleli mutati di Sam68 nella regione di legame agli mRNA. Abbiamo<br />

infatti dimostrato che due mutazioni diverse in tale dominio (G178E e V229F)<br />

causano modificazioni opposte della capacità di Sam68 di favorire lo splicing<br />

alternativo di geni bersaglio. L’espressione di questi transgeni nel sistema nervoso<br />

potrà darci una risposta sul ruolo svolto da questa proteina nella regolazione<br />

post-trascrizione dei suoi geni bersaglio Neogenina e Mash1, i quali<br />

svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo del sistema nervoso.<br />

C.2.17 – Ruolo dei neuropeptidi: effetti neurofisiologici<br />

(Alessandro Stefani)<br />

Neuroscienze sperimentali<br />

Il ruolo di diversi neuropeptidi, espressi in abbondanza nei gangli della<br />

base, è largamente sconosciuto. Per l’enkefalina, co-rilasciata insieme al<br />

GABA specie nei terminali striatonigrali e striatopallidali, è stato in parte<br />

dimostrato un ruolo di modulatore presinaptico, ma è soprattutto di rilievo la<br />

modificazione di sintesi che conseguirebbe alla denervazione dopaminergica<br />

(modelli da 6-OHDA). Meno chiare sono le risultanze relative a neurotensina<br />

(NT) e Sostanza P (SP) benché le loro interazioni con le amine biogene siano<br />

state suggerite da tempo dalla farmacologia clinica.<br />

Il territorio oggetto della presente ricerca corrente attiene all’approfondimento<br />

degli effetti neurofisiologici di tali peptidi nel globo pallido (o pallido<br />

esterno) di ratto adulto. Esamineremo l’azione esercitata da NT e SP su correnti<br />

calciche ad alta soglia (in prevalenza da neuroni dissociati con metodo<br />

enzimatico). Una modulazione delle stesse dovrebbe apportare significative<br />

modifiche al pattern di scarica dei neuroni esaminati (benché in larga misura<br />

la modalità di scarica sia dominata dalle conduttanze sodiche, vedi ad esempio<br />

gli ultimi contributi di Kaneda/Kita), con riflessi plausibili sulla cascata di<br />

2006 479


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

fosforilazioni intracellulari e sull’attività di release a valle. La ricerca viene<br />

integrata con indagini immuno-istochimiche, tese a convalidare la presenza<br />

dei recettori specifici per NT (in particolare il sottotipo NTS1, sensibile a<br />

SR48692 e SR142948), e la loro distribuzione sia in termini di “ regionalizzazione<br />

” (predominanza nei settori laterodorsali del GP) che di “ co-localizzazione<br />

” (con parvalbumina e/o CHAT).<br />

Dati preliminari suggeriscono che NT (ed il frammento attivo 8-13) producono<br />

una ampia inibizione delle calciche ad alta soglia (media -23%),<br />

senza desensitizzazione e con meccanismo relativamente voltaggio-indipendente.<br />

L’effetto è abolito dalla pre-incubazione in basse dosi micromolari di<br />

NEM, a suggerire il coinvolgimento delle G-proteine, e dalla conotossina<br />

GVIA, a conferma che la modulazione riguarda la subunità alfa del canale<br />

tipo N.<br />

La dose-risposta dell’effetto osservato ci dà una IC 50 intorno ai 900 nM, se<br />

si considera in toto la popolazione delle cellule GP registrate. Quando si cerca<br />

di contestualizzare la modulazione al sottotipo esaminato, si verifica che l’inibizione<br />

NT-mediata sembra prevalere in neuroni medio-piccoli, parvalbumino-negativi.<br />

A prescindere dal fenotipo in termini isochimici o morfologici,<br />

va sottolineato che l’azione di NT occlude (non è additiva) con quella dell’agonista<br />

GABA-b baclofen (Stefani A., Spadoni F. et al.(1999) Eur J Neurosci 11:<br />

3995-4005). In pratica, è probabile che dopamina endogena (su recettori D2,<br />

vedi Stefani A., Spadoni F. et al. (2002b) Eur J Neurosci 15: 815-825), trasmissione<br />

GABA-b e neurotensinergica riconoscano un target comune nel calcio<br />

postsinaptico pallidale. Questi dati sono stati presentati a congressi internazionali<br />

e verranno a breve sottoposti a riviste internazionali. È in corso una<br />

più chiara disamina delle correlazioni fisio-morfologiche.<br />

È altresì pienamente avviato lo studio relativo agli effetti della SP. Come è<br />

noto, SP appartiene alla superfamiglia delle tachichinine, caratterizzate dalla<br />

sequenza Phe-X-Gly-Leu-Met-NH2 (e includenti anche neurokinin A and neuromedin<br />

K) (Warden M.K., Young W.S. (1988) J Comp Neurology 272: 90-113).<br />

Recettori specifici per SP (in particolare NK1) sono largamente espressi tanto<br />

nelle aree cosiddette limbiche (amigdala estesa) quanto nei gangli della base<br />

(caudato-putamen e probabilmente substantia nigra). Che alterazioni della SP<br />

endogena possano interferire con i programmi motori (e non solo sulle emozioni<br />

e sull’ansia) è sospettato da tempo (si considerino ad esempio gli effetti<br />

di agonisti NK in topi dopo intossicazione da MPTP; Chen L.W., Yung K.K.,<br />

Chan Y.S. (2004) Curr Drug Targets 5: 197-206).<br />

Poiché, ad oggi, non è mai stato investigato in che misura il release di SP<br />

in striato, GP o nigra sia modificato dopo reserpinizzazione o 6-OHDA,<br />

abbiamo inteso affrontare questo tema specifico, nuovamente mettendo in<br />

campo approccio elettrofisiologico combinato con immunoistochimica. Dati<br />

preliminari indicano che fibre SP innervano il GP di ratto, con prevalenza per<br />

i settori medio-caudali; che, come rilevato dal microscopio confocale, i recettori<br />

NK1 abbondano nella popolazione parv-positiva; che la microscopia elettronica<br />

ne conferma la localizzazione sia somatica che dendritica (soprattutto<br />

in tratti che ricevono input asimmetrici, ergo eccitatori). Altri risultati suggeriscono,<br />

infine, che a 48 ore dalla lesione con 6-OHDA, si assiste a drammati-<br />

480 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

che alterazioni della espressione funzionale sia di SP che NT (ma chiaramente<br />

prevalenti in differenti sub-popolazioni cellulari).<br />

Il completamento di questa ricerca dovrebbe consentire sia una inedita<br />

conoscenza sul ruolo espletato dai peptidi indagati sia una visione originale<br />

dell’integrazione input-output svolta dal GP in condizioni di controllo vs.<br />

modelli di lesione alias Parkinson.<br />

C.2.18 – Investigazioni di Proteomica e Metabonomica nelle sindromi<br />

neurodegenerative (Andrea Urbani)<br />

La Proteomica è una disciplina che permette una analisi induttiva, olistica,<br />

dei polipeptidi presenti in un campione biologico. Questa unisce le<br />

separazioni di polipeptidi, analisi di spettrometria di massa ed inferenza dei<br />

dati ottenuti su banche dati genomiche e/o di proteine. L’analisi del profilo<br />

metabolico viene anch’essa svolta mediante una indagine aperta accoppiando<br />

sistemi liquido cromatografici accoppiati a spettrometri di massa operanti in<br />

alta risoluzione con analisi statistiche multivariate al fine di ricostruire gruppi<br />

(cluster) di metaboliti specifici di una determinata condizione.<br />

Il nostro scopo è quello della valutazione dei profili di espressione differenziale<br />

di proteine e metaboliti al fine di dissezionare il ruolo biochimico<br />

di un definito pattern molecolare nell’ambito di specifiche sindromi neurodegenerative.<br />

Queste indagini potranno portare alla identificazione di<br />

marcatori molecolari di diagnosi e/o prognosi oltre a poter fornire delle<br />

informazioni sull’identificazione di nuovi potenziali bersagli molecolari di<br />

trattamento.<br />

Le patologie del sistema nervoso centrale che verranno considerate<br />

all’interno di questo programma sono la Sclerosi Multipla ed la demenza di<br />

Alzheimer in quanto rappresentative di due patologie neurodegenerative<br />

assolutamente non correlate tra loro. Per il programma sulla Sclerosi multipla<br />

verranno comparati campioni di CSF e plasma di pazienti affetti con differenti<br />

gruppi clinici affetti da patologie autoimmuni periferiche (Guillain<br />

Barré, Artrite reumatoide, etc.). Per il programma sul morbo di Alzheimer<br />

verranno realizzate delle indagini differenziali con altri gruppi clinici di<br />

demenze quali: demenze a corpi di Lewi, fronto-temporale e vascolare. Una<br />

validazione funzionale dei meccanismi molecolari messi in luce mediante<br />

questa tecnologia verrà realizzata sia attraverso lo studio di modelli cellulari<br />

in-vitro ed ex-vivo da modelli animali disponibili all’interno del CERC:<br />

modello di topo transgenico APPsw per il morbo di Alzheimer, modello di<br />

topo con encefalite allergica acuta per la sclerosi multipla.<br />

Attività previste per il I anno<br />

– Messa a punto della fase analitica e pre-analitica per l’analisi di Metabonomica<br />

e Proteomica per plasma, siero e CSF.<br />

– Analisi mulivariata di “ protein profiling ” del primo gruppo clinico nel<br />

programma sulla Sclerosi Multipla. A questa seguirà una prima indagine di<br />

Metabonomica sullo stesso gruppo clinico. Indagini di 2DE PAGE del reperto-<br />

2006 481


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

rio proteico del CSF in gruppi clinici selezionati sulla base dei dati raccolti<br />

precedentemente.<br />

– Completamento dell’acquisizione della casistica necessaria al progetto<br />

sulle demenze ed analisi mutivariata di “ protein profiling ” di CSF e siero.<br />

– Sviluppo di un modello cellulare in-vitro basato su linee umane di neuroblastoma<br />

SH-5YSY per valutare l’effetto molecolare di farmaci in grado di<br />

alterare i meccanismi di degradazione proteica. Questo verrà realizzato<br />

mediante l’impiego di inibitori del proteasoma, quali l’epoxomycina. I dati di<br />

proteomica raccolti verranno validati mediante l’indagine di campioni di CSF<br />

da pazienti affetti da varie forme di demenza.<br />

Risultati acquisiti<br />

Le tecniche di spettrometria di massa operanti presso il nostro centro<br />

sono il punto di forza nello sviluppare indagini multivariate di biochimica clinica<br />

sia nel campo nello studio del Proteoma che del profilo Metabolico. In<br />

particolare ci concentreremo nello studio di campioni clinici (plasma, CSF) di<br />

pazienti affetti da Demenza (quale morbo di Alzheimer) e da Sclerosi Multipla.<br />

L’investigazione del liquor cerebro spinale (CSF) e del plasma dei pazienti<br />

arruolati è inizialmente sviluppata mediante spettrometria di massa MALDI-<br />

TOF-MS lineare. Queste indagini danno la possibilità di sviluppare dei saggi<br />

veloci e riproducibili di “ protein profiling ”. Questa tecnica permette lo screening<br />

di polypeptidi di basso peso molecolare, 800-20000 Da, potendo facilmente<br />

campionare un alto numero di soggetti e di condizioni di arricchimento.<br />

Tali indagini sono in corso presso i nostri laboratori con risultati che<br />

mettono in luce una risoluzione di massa superiore a 1500 FWHM a 15000<br />

AMU ed una accuratezza di massa di +/- 1 AMU dopo calibrazione interna<br />

basata sulle catene dell’emoglobina.<br />

I segnali che presenteranno una segregazione significativa (p


Neuroscienze sperimentali<br />

finata caratterizzazione della struttura primaria e delle modificazioni post-traduzionali<br />

delle proteine analizzate è operata mediante analisi per frammentazione<br />

dei peptidi proteolitici. mediante nano cromatografia liquida accoppiata<br />

ad analizzatori ibridi ESI-Q-TOF (Q-TOF Ultima, Micromass-Waters) e analisi<br />

dei decadimenti post sorgente (PSD) su strumenti MALDI-TOF-MS (Reflex IV,<br />

Bruker-Daltonik). Nella analisi di metaboliti questo gruppo di studio si dedica<br />

sia alla investigazione di famiglie di metaboliti quali composti solforati e acidi<br />

grassi poli-insaturi, che alle analisi multivariate di metabonomica. Queste<br />

ultime vengono svolte su di una piattaforma tecnologica operante su di uno<br />

strumento di massa ad alta risoluzione (ibrido TOF) accoppiato ad un sistema<br />

microHPLC così da ottimizzare la sensibilità delle indagini.<br />

Attualmente abbiamo sviluppato una metodica che permette lo studio di<br />

circa 2000 differenti composti estratti da siero e la ricostruzione di analisi<br />

multivariate per la discriminazione dei gruppi clinici. Inoltre esperimenti di<br />

LC-MS/MS operanti in modalità MRM su strumenti a triplo quadrupolo e<br />

SIM GC-MS permetteranno di estendere queste indagini ad una larga gamma<br />

di composti. La caratterizzazione strutturale dei nuovi potenziali marcatori<br />

verrà operata mediante ricostruzione dei profili di frammentazione su banche<br />

dati di riferimento (NIST/EPA/NIH 280.000 composti, Wiley 360.000 composti).<br />

Queste indagini verranno complementate dalla verifica delle ipotesi<br />

molecolari ottenute mediante l’impiego di modelli cellulari in-vitro ed ex-vivo.<br />

Questi ultimi derivanti da modelli murini (es. APPsw) transgenici e non disponibili<br />

per le sindromi neurodegenerative di interesse. Linee cellulari provenienti<br />

da tumori solidi di derivazione neuroectodermica quali neuroblastoma<br />

(SH-5YSY) saranno particolarmente impiegate sia per la valutazione delle<br />

ipotesi molecolari derivanti dall’indagine clinica che per lo sviluppo di modelli<br />

farmacologici delle sindromi investigate. Queste indagini vedranno il pieno<br />

impiego di tutte le tecnologie di proteomica e metabonomica precedentemente<br />

discusse.<br />

Per la raccolta dei campioni clinici il gruppo si avvarrà oltre che dei<br />

reparti di degenza della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, dei centri di assistenza sanitaria<br />

con i quali sono già attivi progetti in collaborazione:<br />

– Clinica Neurologica (Direttore Prof. G. Bernardi), Policlinico di Tor Vergata,<br />

Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Tor Vergata, Roma<br />

– Dipartimento di Medicina di Laboratorio (Direttore Prof. G. Federici),<br />

Policlinico di Tor Vergata, Università di Tor Vergata, Roma,<br />

– Clinica Neurologica (Direttore Prof. D. Gambi), Ospedale Universitario<br />

SS. Annunziata, Università “ G. D’Annunzio ”, Chieti.<br />

C.2.19 – Patologie neurodegenerative e recettori purinergici<br />

(Cinzia Volonté)<br />

Descrizione<br />

Diverse proprietà dell’ATP lo rendono una molecola ideale per trasmettere<br />

segnali cellula-cellula: le piccole dimensioni, la capacità di diffondere<br />

2006 483


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

rapidamente, l’elevata instabilità e la scarsa abbondanza nello spazio extracellulare.<br />

L’ATP viene rilasciato dalle cellule, sia tramite esocitosi costitutiva<br />

e regolata, sia indirettamente da parte di cellule danneggiate o morenti. Può<br />

così raggiungere elevate concentrazioni extracellulari, nonostante lo stretto<br />

controllo esercitato dalle numerose ectonucleotidasi presenti sulla superficie<br />

esterna di molti tipi cellulari. Nell’ambiente extracellulare, l’ATP media<br />

azioni di duplice natura: a breve termine, quali la neurotrasmissione, e a<br />

lungo termine, quali le azioni trofiche. Di conseguenza, l’alterazione della<br />

comunicazione cellulare purinergica costituisce la base molecolare di<br />

diverse patologie umane, quali le disfunzioni infiammatorie mediate dal<br />

sistema immunitario, i disordini neurodegenerativi, gli stress metabolici, l’ischemia<br />

cerebrale, i traumi ed i tumori.<br />

Attività previste<br />

Nell’attività di ricerca prevista per i prossimi tre anni intendiamo investigare<br />

ulteriormente l’espressione, le funzioni, le interazioni e dinamiche molecolari<br />

dei recettori P2 in alcuni esempi di neurodegenerazione, quali gli episodi<br />

ischemici in vitro ed in vivo, i modelli di morbo di Parkinson e di corea di<br />

Huntington. Verificheremo l’esistenza di interazioni fra sistemi recettoriali<br />

diversi, sia all’interno delle stesse classi di recettori P2, sia fra classi P2 e P1,<br />

sia fra recettori purinergici e gabaergici, o purinergici e dopaminergici. Gli<br />

esperimenti saranno effettuati in vitro con sezioni di ippocampo, cortecciastriato,<br />

nigra, ed in linee cellulari neuronali (SH-SY5Y, PC12 cells) e colture<br />

primarie neuronali dissociate (CGN) ed organotipiche.<br />

Dal momento che la distribuzione subcellulare dei recettori in genere<br />

costituisce un importante meccanismo di dinamica recettoriale (intesa come<br />

reclutamento di tali recettori in siti specializzati, come interazioni recettoriali<br />

omologhe ed eterologhe, come attivazione e transattivazione) nel presente<br />

progetto di ricerca cominceremo con l’indagare se i recettori P2X e P2Y siano<br />

localizzati in compartimenti subcellulari specializzati.<br />

Nel presente programma di ricerca intendiamo inoltre studiare la potenziale<br />

interazione delle diverse subunità della famiglia dei recettori P2Y a formare<br />

complessi recettoriali di ordine superiore.<br />

Ci avvarremo per i nostri studi di metodiche di biologia cellulare, molecolare,<br />

biochimica, immunocitochimica ed analisi confocale.<br />

C.3.1 – Studio delle caratteristiche fenotipiche e funzionali dei linfociti<br />

T regolatori nella Sclerosi Multipla (Luca Battistini)<br />

La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata<br />

da infiltrazione linfocitaria e infiammazione della sostanza bianca<br />

del sistema nervoso centrale. Numerose evidenze cliniche e sperimentali<br />

suggeriscono che linfociti T specifici per antigeni della mielina siano coinvolti<br />

nella patogenesi della malattia. Benché i linfociti T autoreattivi siano<br />

presenti anche nei soggetti sani, nei pazienti con malattie autoimmuni tali<br />

cellule si attivano con facilità maggiore rispetto alle cellule ottenute da sog-<br />

484 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

getti sani. Tale alterata reattività potrebbe riflettere una ridotta funzionalità<br />

dei linfociti Treg.<br />

Nel prossimo futuro ci proponiamo di studiare le capacità di soppressione<br />

e di migrazione della sottopopolazione di cellule T regolatorie CD25<br />

High isolate da individui sani e da pazienti affetti da sclerosi multipla. Verranno<br />

utilizzate sofisticate tecniche che permettono la misurazione della presenza,<br />

della distribuzione e dell’attività immunologica delle T regolatorie in<br />

pazienti affetti da sclerosi multipla con la forma relapsing-remitting. Verranno<br />

inoltre monitorati i markers sopramenzionati al fine di valutare la possibilità<br />

di associazione di un determinato fenotipo con l’attività di malattia.<br />

L’alterazione funzionale dei linfociti Treg nei pazienti con malattia<br />

autoimmune suggerisce immediatamente che la terapia con tali cellule<br />

potrebbe rappresentare un mezzo per ristabilire l’equilibrio immunologico<br />

dell’individuo, in cui le cellule autoreattive non sono più “ controllate ” dal<br />

sistema immunitario. Come premessa per le applicazioni in clinica, le cellule<br />

identificate nelle fasi precedenti del progetto verranno coltivate e iniettate nei<br />

topi in cui sia stata indotta l’encefalite. Gli effetti sui sintomi neurologici verranno<br />

valutati seguendo criteri convalidati.<br />

Nell’ultima fase di questo progetto ci proponiamo di disegnare un protocollo<br />

sperimentale per la terapia cellulare dei pazienti affetti da Sclerosi<br />

Multipla, mediante trattamento con cellule regolatorie autologhe purificate<br />

e attivate in vitro.<br />

C.3.2 – Studio delle alterazioni indotte dalle Cu,Zn superossido<br />

dismutasi mutanti associate alla sclerosi laterale amiotrofica<br />

di tipo familiare (Maria Teresa Carrì)<br />

Attività previste<br />

– Clonaggi di cDNA in vettori per l’espressione, transfezione, selezione e<br />

caratterizzazione di linee cellulari neuronali e non neuronali umane e murine<br />

che esprimono SOD1 mutate tipiche dei pazienti affetti da SLA familiare.<br />

– Costruzione di un ceppo di topi transgenici per l’espressione di un inibitore<br />

di NFκB; costruzione del ceppo doppio transgenico NFκB -/- × G93A-SOD1.<br />

– Analisi strutturali e funzionali mediante metodi immuno-chimici (Western<br />

blot, microscopia confocale) e saggi biochimici su tessuti di topi transgenici<br />

e su co-colture cellulari.<br />

Descrizione<br />

Obiettivo del progetto è indagare sulle modalità attraverso cui le mutazioni<br />

di superossido dismutasi (SOD1) tipiche di pazienti affetti da sclerosi<br />

laterale amiotrofica (SLA) causano la comparsa del fenotipo di danno motoneuronale<br />

nei pazienti. Recenti studi indicano che le SOD1 mutanti possono<br />

essere raggruppate almeno in due sottoclassi per quello che riguarda le loro<br />

proprietà chimico-fisiche (Valentine J.S.,Doucette P.A., Potter S.Z. (2005)<br />

Annu Rev Biochem 74: 563-593) e che i danni derivanti dall’aggregazione e/o<br />

2006 485


Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />

dalla nuova funzione pro-ossidante di queste proteine siano mediati da un<br />

dialogo molecolare tra cellule neuronali e non neuronali. In particolare la produzione<br />

di citochine neurotossiche da parte delle cellule microgliali ed astrocitarie<br />

sembra avere un forte ruolo patologico nella morte neuronale. Indicazioni<br />

in questo senso derivano dall’osservazione che l’attivazione di microglia<br />

e astrociti è una caratteristica di tutti i pazienti affetti da SLA. Inoltre la produzione<br />

di TNF, IL-1, iNOS da parte delle cellule gliali aggrava l’effetto tossico<br />

dei mutanti della SOD1 in diversi modelli sperimentali di SLA. Questi fattori<br />

solubili fanno parte della risposta immunitaria innata e sono in gran parte<br />

sotto il controllo del fattore di trascrizione NF-κB.<br />

Ci proponiamo di studiare ulteriormente il dialogo molecolare tra cellule<br />

neuronali e non neuronali in sistemi di co-coltura neurone/glia e neurone/<br />

muscolo ed in un nuovo modello murino in cui la componente neuroinfiammatoria<br />

viene prevenuta mediante inibizione del fattore di trascrizione NF-κB.<br />

In particolare in questi modelli si affronterà uno studio dell’induzione di fattori<br />

correlati con la morte cellulare per via mitocondrio-dipendente ed una dettagliata<br />

analisi dei segnali scambiati fra cellule neuronali e non neuronali. Lo<br />

studio sarà completato dall’esame delle proprietà biochimiche della frazione di<br />

proteina mutata localizzata all’interno del mitocondrio e dei meccanismi che<br />

ne inducono la compartimentalizzazione.<br />

Risultati acquisiti<br />

Abbiamo recentemente dimostrato che il processo di neuroinfiammazione<br />

innescato dall’espressione delle SOD1 mutate è cruciale nell’instaurare<br />

il danno a carico dei motoneuroni che ne provoca la morte (Ferri A., Nencini M.<br />

et al. (2004) FASEB J 18: 1261-1263) e che un set rappresentativo di tutte le<br />

SOD1 mutate esercita la sua funzione tossica aggregando all’interno dei mitocondri<br />

(Ferri et al. Submitted) ed innescando processi di morte apoptotica<br />

(Cozzolino M., Ferri A. et al. (2006) Neurobiol Dis 21: 69-79).<br />

Parte delle linee cellulari necessarie per i modelli in co-coltura sono già<br />

stati allestiti e caratterizzati nel dettaglio negli studi precedenti. La costruzione<br />

del ceppo di topi che esprimono un dominante negativo di IκBα (un<br />

componente essenziale nell’attivazione dei fattori di trascrizione della famiglia<br />

NF-κB) è già in corso.<br />

C.3.3 – Studio dell’attività neuronale e sinaptica in topi con encefalite<br />

allergica sperimentale, modello animale di sclerosi multipla<br />

(Diego Centonze)<br />

Verranno utilizzati topi con encefalite allergica sperimentale (EAE) come<br />

modello animale di sclerosi multipla (SM). Tale modello è unanimemente<br />

riconosciuto come un credibile prototipo di patologia demielinizzante su base<br />

immunitaria del sistema nervoso centrale. Per valutare gli effetti sinaptici del<br />

danno immunomediato a carico della sostanza bianca dei topi con EAE, effettueremo<br />

registrazioni elettrofisiologiche dai neuroni dello striato, importante<br />

nucleo dei gangli della base che riceve assoni mielinizzati provenienti da ogni<br />

486 2006


Neuroscienze sperimentali<br />

regione della corteccia cerebrale. In tale struttura, precedenti studi hanno<br />

dimostrato che eventi patologici di varia natura sono in grado di indurre aberranti<br />

forme di plasticità sinaptica, fenomeni che rappresentano un importante<br />

correlato fisiologico del danno neurodegenerativo.<br />

Nel tentativo di indagare se anche l’aggressione primitivamente autoimmune<br />

della sostanza bianca induce plasticità sinaptica aberrante nello striato<br />

(responsabile in ultima analisi del danno neurodegenerativo), studieremo le<br />

proprietà intrinseche (potenziale di membrana, relazione corrente-voltaggio,<br />

attività di firing) e sinaptiche (frequenza ed ampiezza delle correnti postsinaptiche<br />

eccitatorie ed inibitorie e loro modulazione farmacologica) dei diversi<br />

tipi neuronali dello striato di topi con EAE in diverse fasi di malattia. I risultati<br />

ottenuti forniranno informazioni critiche per comprendere il simultaneo<br />

coinvolgimento del compartimento neuronale durante l’attacco immunitario<br />

della sostanza bianca, responsabile in ultima analisi dei fenomeni di neurodegenerazione<br />

che si osservano anche molto precocemente in corso di SM.<br />

2006 487


D – NEUROPSICOLOGIA<br />

LUIGI PIZZIMIGLIO<br />

Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

La linea di ricerca in “ Neuropsicologia ” si articola in cinque filoni che<br />

affrontano diverse tematiche di neuroscienze cognitive. Ogni filone, poi, si sviluppa<br />

in diversi progetti.<br />

D.1 – RUOLO DELLA CORTECCIA CEREBRALE NELLA COGNIZIONE DEL CORPO<br />

Recenti studi hanno evidenziato l’attivazione di una specifica porzione<br />

della corteccia occipito-temporale indotta dalla visione di immagini del corpo<br />

o di parti del corpo non facciali. In altri studi verranno messe a fuoco modificazioni<br />

delle funzionalità corticali in risposta a cambiamenti corporei conseguenti<br />

ad interventi chirurgici. La dinamica delle diverse aree deputate alla<br />

elaborazione di percezioni corporee rappresenta il comune denominatore di<br />

quattro ricerche presentate.<br />

Articolazione<br />

D.1.1 – Il ruolo dell’Extrastriate Body Area (EBA) e della corteccia Premotoria<br />

Ventrale (vPMc) nella codifica della forma del corpo e delle azioni<br />

del corpo: uno studio di Stimolazione Magnetica Transcranica<br />

Ripetitiva (rTMS) evento-correlata (Salvatore Maria Aglioti)<br />

D.1.2 – “ La melodia ” dell’azione in pazienti con lesioni cerebrali focali<br />

(Salvatore Maria Aglioti, Luigi Pizzamiglio)<br />

D.1.3 – Modificazioni dello schema corporeo e della funzionalità motoria<br />

in pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Daniele Nico)<br />

D.1.4 – Studio sui processi di riorganizzazione funzionale in seguito<br />

all’allungamento dell’arto superiore in pazienti acondroplasici<br />

(Daniele Nico)<br />

D.2 – STRUMENTI DI VALUTAZIONE DEI DISTURBI NEUROPSICOLOGICI<br />

Verranno messi a punto strumenti per la valutazione dei comportamenti<br />

cognitivi che si ritiene siano alla base del comportamento esecutivo. In modo<br />

analogo verrà eseguita una standardizzazione per la popolazione italiana di<br />

uno strumento che misura i disturbi neuropsichiatrici in una popolazione di<br />

traumatizzati cranici.<br />

Articolazione<br />

D.2.1 – Sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte nel<br />

comportamento esecutivo; evoluzione, declino e alterazioni<br />

patologiche delle funzioni esecutive (Gabriella Antonucci)<br />

D.2.2 – Studio dei disturbi neuropsichiatrici in una popolazione di pazienti<br />

traumatizzati cranici (Paola Ciurli)<br />

490 2006


Neuropsicologia<br />

D.3 – PERCEZIONE E ATTENZIONE SPAZIALE E TEMPORALE<br />

Queste ricerche prevedono lo studio dell’attenzione e della rappresentazione<br />

dello spazio mediante la misurazione dei movimenti oculari e verranno condotte<br />

su soggetti normali e cerebrolesi con eminegligenza spaziale unilaterale.<br />

Articolazione<br />

D.3.1 – Combinazione di tecniche elettrofisiologiche e di neuroimmagine<br />

nello studio delle basi neurali della percezione visiva dello spazio<br />

e dell’attenzione spaziale: sviluppo di strumenti per l’applicazione<br />

in pazienti con lesioni cerebrali (Francesco Di Russo)<br />

D.3.2 – Correlati neurali delle componenti spaziali e di novelty nell’operazione<br />

di disingaggiamento e riorientamento dell’attenzione (Fabrizio Doricchi)<br />

D.3.3 – Basi neurali dell’attività oculomotoria durante il sonno REM e<br />

relazione di tale attività con l’organizzazione spaziale della scena<br />

onirica (Fabrizio Doricchi)<br />

D.3.4 – Orientamento dell’attenzione durante movimenti attivi e passivi<br />

dell’asse testa corpo (i.e. influenze cross-modali vestibolooptocinetiche<br />

sull’orientamento della attenzione implicita)<br />

(Fabrizio Doricchi)<br />

D.3.5 – Influenze retinotopiche e multimodali sulla codifica<br />

della rappresentazione delle distanze spaziali<br />

e numerico-quantitative (Fabrizio Doricchi)<br />

D.3.6 – Studio clinico sperimentale finalizzato ad indagare se ed in che modo<br />

le aspettative nelle due maggiori dimensioni percettive (lo spazio e il<br />

tempo) possono essere compromesse in pazienti con lesioni cerebrali<br />

focali (Luigi Pizzamiglio)<br />

D.4 – DISTURBI DELLA MEMORIA TOPOGRAFICA<br />

Si prevede la costruzione di metodi per valutare la memoria topografica<br />

nel macro e nel micro spazio da utilizzare in soggetti con lesioni focali unilaterali<br />

e in pazienti con ablazione chirurgica delle strutture temporali profonde<br />

(ippocampo e paraippocampo).<br />

Articolazione<br />

D.4.1 – Ruolo dell’ippocampo nei disturbi di memoria topografica<br />

(Cecilia Guariglia)<br />

D.4.2 – Memoria visuo-spaziale nel micro-spazio e nel macro-spazio<br />

(Cecilia Guariglia)<br />

D.4.3 – Costruzione e standardizzazione di test per la valutazione della<br />

capacità immaginativa in pazienti cerebrolesi (Cecilia Guariglia)<br />

D.4.4 – Trattamento riabilitativo dei disturbi dell’orientamento spaziale<br />

(Chiara Incoccia)<br />

2006 491


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

D.5 – DISTURBI DEL LINGUAGGIO IN CEREBROLESI ADULTI E IN ETÀ EVOLUTIVA<br />

Verranno studiati i correlati anatomici responsabili del recupero del linguaggio<br />

in pazienti afasici bilingui. Verrà inoltre studiato il substrato neurale<br />

dei disturbi afasici mediante l’impiego di un nuovo metodo (VLSM). In soggetti<br />

di età evolutiva verrà studiato lo sviluppo e l’efficienza della lettura lessicale.<br />

Articolazione<br />

D.5.1 – Organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti afasici bilingui<br />

(Paola Marangolo)<br />

D.5.2 – Voxel-based Lesion Symptom Mapping (VLSM): studio dei disturbi<br />

linguistici e dei correlati anatomici in pazienti afasici<br />

(Paola Marangolo, Gaspare Galati)<br />

D.5.3 – Sviluppo ed efficienza della lettura lessicale: fattori linguistici<br />

e cognitivi (Pierluigi Zoccolotti)<br />

D.1.1 – Il ruolo dell’Extrastriate Body Area (EBA) e della corteccia<br />

Premotoria Ventrale (vPMc) nella codifica della forma del corpo<br />

e delle azioni del corpo: uno studio di Stimolazione Magnetica<br />

Transcranica Ripetitiva (rTMS) evento-correlata<br />

(Salvatore Maria Aglioti)<br />

Attività previste<br />

Nell’ambito delle neuroscienze una concezione largamente condivisa relativa<br />

all’organizzazione ed al funzionamento del cervello è che diversi aspetti<br />

della realtà siano rappresentati in aree corticali diverse (Gainotti, 2004). Questa<br />

evidenza si riscontra nella rappresentazione semantica verbale del mondo<br />

(Warrington et al., 1984). La rappresentazione categoriale semantica non è un<br />

fenomeno solo verbale. Anche nell’ambito della percezione visiva si ritrovano<br />

evidenze sperimentali che fanno pensare ad una organizzazione modulare<br />

delle categorie semantiche nella corteccia (Kanwisher et al., 2000). Nella scia<br />

della scoperta di un’area visiva specializzata per la percezione di facce, l’interesse<br />

scientifico si è indirizzato verso la ricerca di altre aree specializzate nella<br />

percezione visiva di stimoli appartenenti a categorie importanti da un punto<br />

di vista adattivo.<br />

Negli ultimi 5 anni diversi studi di imaging funzionale hanno evidenziato<br />

l’attivazione di una specifica porzione della corteccia occipito-temporale<br />

indotta dalla visione di immagini del corpo o di parti del corpo non facciali.<br />

Quest’area è stata chiamata Extrastriate Body Area (EBA) (Downing et al.,<br />

2001). Uno studio di rTMS ha inoltre dimostrato che l’attività di EBA è essenziale<br />

unicamente nella discriminazione di parti corporee non facciali e non<br />

nella discriminazione di oggetti non corporei (motociclette) o di facce (Urgesi<br />

et al., 2004). D’altro canto, la scoperta di una classe di neuroni nella corteccia<br />

premotoria della scimmia (F5), detti “ neuroni mirror ”, attivati sia durante la<br />

programmazione del movimento che durante la semplice osservazione del<br />

492 2006


movimento eseguito da un altro individuo, ha dato luogo alla nascita ed allo<br />

sviluppo di una robusta linea di ricerca relativa all’osservazione di azioni (di<br />

Pellegrino et al., 1992).<br />

Studi di imaging funzionale hanno successivamente dimostrato la presenza<br />

di questo tipo di neuroni anche nell’uomo. La presenza di questo tipo di<br />

neuroni nell’uomo è stata riscontrata nella corteccia premotoria ventrale<br />

(vPMc), omologa della F5 delle scimmie da un punto di vista morfologico-funzionale<br />

(Petrides et al., 1997). La funzione di questa classe di neuroni è stata<br />

posta alla base della capacità degli uomini di comprendere ed imitare le azioni<br />

osservate nei cospecifici (Rizzolatti et al., 2001). Sebbene esistano ampie prove<br />

dell’attività di questi neuroni ottenute con metodi correlazionali (fMRI) ed<br />

interferenziali (TMS), nessuno di questi ultimi è mai stato utilizzato per provare<br />

che l’attività delle cortecce premotorie ventrali sia cruciale nella percezione<br />

di azioni. Il corpo dunque convoglia sia informazioni relative alle sue<br />

caratteristiche morfologiche, sia informazioni relative al movimento che sta<br />

eseguendo, le quali potrebbero essere codificate in aree corticali distinte.<br />

La finalità del presente progetto di ricerca è quella di evidenziare una possibile<br />

doppia dissociazione funzionale tra vPMc ed EBA bilaterali. A tal fine si propone<br />

l’utilizzo della Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS), tecnica<br />

capace di interferire selettivamente con l’attività della struttura corticale stimolata.<br />

Si prevede di poter temporaneamente inibire, in soggetti sani, la capacità<br />

di discriminare due diverse azioni (discriminazione di azione) rilasciando gli<br />

impulsi magnetici sulla vPMc, o la capacità di discriminare due parti corporee<br />

non facciali diverse per morfologia (discriminazione di forma) rilasciando gli<br />

impulsi su EBA. L’interferenza durante un compito percettivo relativo alla discriminazione<br />

di azioni e della forma del corpo è un dato mancante nella letteratura<br />

attuale e fornirebbe una prova dell’essenzialità del funzionamento delle due aree<br />

di studio nella percezione appunto dell’azione e della forma del corpo.<br />

Descrizione<br />

Neuropsicologia<br />

Il compito sperimentale utilizzato nella ricerca sarà un “ matchingto-sample-task<br />

”. I soggetti dovranno riconoscere uno stimolo presentato tachistoscopicamente<br />

per 150 msec tra due immagini di confronto presentate successivamente<br />

in visione libera. Le immagini usate rappresenteranno parti del<br />

corpo umano implicanti un’azione. 4 immagini riguarderanno arti superiori ed<br />

altre 4 arti inferiori. La metà delle azioni raffigurate avranno uno scopo ecologico<br />

(grasping fine e grossolano, passo avanti e passo indietro), l’altra metà no.<br />

Il set completo di stimoli rappresenteranno due diversi modelli maschili che<br />

eseguono tutte e 8 le azioni. Le fotografie inoltre saranno duplicate per generare<br />

il lato sinistro e quello destro di ogni arto. Le immagini di confronto differiranno<br />

fra di loro o per l’azione raffigurata (discriminazione di azione) o per<br />

le caratteristiche morfologiche dell’arto che esegue l’azione; per esempio la<br />

mano che esegue il grasping apparterrà a due individui diversi (discriminazione<br />

di forma). Tra la presentazione dell’immagine stimolo e quelle di confronto<br />

al soggetto verrà presentata, per 500 msec, una figura rettangolare con<br />

funzione di maschera in coincidenza della quale verrà applicata la stimola-<br />

2006 493


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

zione magnetica transcranica ripetitiva (ritardo: 150 msec; frequenza:10Hz;<br />

durata: 200 msec; intensità: 120% della soglia motoria).<br />

In blocchi sperimentali diversi verrà stimolata EBA e vPMc bilaterale<br />

durante l’esecuzione del compito di discriminazione di azione o di forma.<br />

Nella fase preliminare di preparazione elettrofisiologica, si individuerà la<br />

“ posizione ottimale ” (OSP), definita come il sito dello scalpo dal quale la<br />

TMS può indurre dei MEPs di massima ampiezza in entrambi i muscoli target.<br />

Mediante un sistema di neuronavigazione a campo magnetico (Polhemus<br />

spatial digitizer) sarà possibile localizzare la OSP nello spazio stereotassico<br />

standard di Talairach (Talairach et al., 1988). Ponendo lo stimolatore sulla<br />

OSP si passerà a determinare la soglia motoria (SM) del soggetto, definita, in<br />

accordo allo standard internazionale, come la minima intensità di stimolazione<br />

in grado di indurre un’ampiezza dei MEPs maggiore di 50 µV in almeno<br />

5 stimolazioni su 10 (Rossini et al., 1994).<br />

Per la localizzazione dei siti di stimolazione verrà usato il sistema di neuronavigazione<br />

Softaxic Navigator system (EMS, Bologna, Italy). Questo<br />

sistema accoppia allo scalpo la porzione di corteccia cerebrale sottostante<br />

usando un modello anatomico standard. La mappatura dello scalpo dei soggetti<br />

verrà effettuata tramite un Fastrak Polhemus digitizer (Polhemus, Colchester,<br />

VT). La ricostruzione dello scalpo si effettua sulla base dei tradizionali<br />

riferimenti craniometrici (punti preauricolari sinistro e destro, nasion ed<br />

inion) e 60 punti fiduciari presi su tutto lo scalpo. Il sistema di neuronavigazione<br />

a campo magnetico Polhemus crea uno spazio tridimensionale descritto<br />

dalle coordinate assiali x, y e z che ordinano lo spazio in direzione rispettivamente<br />

sinistra-destra, rostro-caudale e ventro-dorsale. Le coordinate dei punti<br />

dello scalpo vengono associate allo spazio stereotassico di Talairach attraverso<br />

la correlazione tra le prime e un modello cerebrale standard. Le coordinate di<br />

Talairach (Talairach et al., 1988) saranno automaticamente calcolate dal programma<br />

Softaxic. In questo esperimento i siti presi in considerazione saranno<br />

quattro: EBA destra, EBA sinistra, vPMc destra e vPMc sinistra. Per EBA<br />

destra saranno usate le coordinate: x=52, y=-72, z=4 (Downing et al., 2001;<br />

Urgesi et al., 2004), per la vPMc destra invece: x=57, y=12, z=24 (Costantini et<br />

al., 2005). Per EBA sinistra saranno scelti i valori: x=-52, y=-68, z=4 e per vPMc<br />

sinistra: x=-58, y=12, z=24 secondo le indicazioni di Costantini (Costantini et<br />

al., 2005). Le misure che verranno considerate saranno i tempi di reazione<br />

(RT) e l’accuratezza di risposta (ACC). Inoltre per controllare che la stimolazione<br />

delle vPMc non determini un’interferenza nell’esecuzione della risposta<br />

manuale, l’elettromiografia dei muscoli First Dorsal Interossus (FDI) e dell’Abductor<br />

Digiti Minimi (ADM) della mano di risposta sarà monitorata in presa<br />

diretta durante la fase sperimentale. Come controllo ulteriore metà dei soggetti<br />

eseguirà la risposta con la mano destra mentre l’altra metà con la sinistra.<br />

Soggetti<br />

Lo studio sarà condotto utilizzando 20 soggetti normali. Per tutti verranno<br />

esclusi fattori di rischio o controindicazioni a partecipare ad espe-rimenti di<br />

TMS sulla base degli attuali protocolli per la sicurezza (Wasserman, 2001).<br />

494 2006


Neuropsicologia<br />

– Costantini M., Galati G., Ferretti A., Caulo M., Tartaro A., Romani G. L., Aglioti S.M.<br />

(2005) Cereb Cortex 15(11): 1761-1767.<br />

– di Pellegrino G., Fadiga L., Fogassi L., Gallese V., Rizzolatti G. (1992) Exp Brain<br />

Res 91(1): 176-180.<br />

– Downing P.E., Jiang Y., Shulman M., Kanwisher N. (2001) Science 293(5539):<br />

2470-2473.<br />

– Gainotti G. (2004) Neuropsychologia 42(3): 299-319. Review.<br />

– Kanwisher N. (2000) Nat Neurosci 3(8): 759-763.<br />

– Petrides M., Pandya D.N. (1997) In Boller F., Grafman J. (ed) Handbook of Neuropsychology<br />

New York: Elsevier IX, 17-58.<br />

– Rizzolatti G., Fogassi L., Gallese V. (2001) Nat Rev Neurosci 2: 661-670.<br />

– Rossini P.M., Barker A.T., Caramia M.D., Caruso G., Cracco R.Q., Dimitrijevic<br />

M.R., Hallet M., Katayama Y., Lücking C.H., Maertens de Noordhout A.L., Mardsen<br />

C.D., Murray N.M.F., Rothwell J., Swash M., Tomberg C. (1994) Electroenceph<br />

Clin Neurophysiol 91: 70-92.<br />

– Talairach J., Tournoux P. (1988) Co-planar stereotaxic atlas of the human brain:<br />

3-dimension proportional system: an approach to cerebral imaging. New York, Thieme.<br />

– Urgesi C., Berlucchi G., Aglioti S.M. (2004) Curr Biol 14(23): 2130-2134.<br />

– Warrington E.K., Shallice T. (1984) Brain 107(Pt 3): 829-854.<br />

– Wassermann E.M., Lisanby S.H. (2001) Clin Neurophysiol 112: 1367-1377.<br />

D.1.2. “ La melodia ” dell’azione in pazienti con lesioni cerebrali focali<br />

(Salvatore Maria Aglioti, Luigi Pizzamiglio)<br />

L’aprassia è un disturbo neuropsicologico che comporta un deficit nell’esecuzione<br />

intenzionale di gesti non riconducibili a dei disturbi sensorimotori<br />

(quali – ad esempio – deficit di sensibilità, emiparesi, atassia, sintomi extrapiramidali),<br />

a dei deficit intellettivi o ad una ridotta capacità di comprensione<br />

del linguaggio. Pur conseguendo a disturbi uniemisferici, i sintomi sono tipicamente<br />

bilaterali. Già dalla prima descrizione fatta da Liepmann (1905) ci si<br />

chiese se l’aprassia fosse unicamente un disturbo della produzione del gesto o<br />

piuttosto rappresentasse anche un’alterazione del riconoscimento e della<br />

comprensione del suo significato. Ancora oggi, in accordo con l’interpretazione<br />

originale di Liepmann, l’aprassia può essere vista come un deficit d’esecuzione<br />

di gesti di cui si ha consapevolezza oppure come una perdita della<br />

capacità di rappresentare i movimenti che costituiscono il gesto.<br />

La distinzione fra le aree corticali che servono alla rappresentazione dei<br />

gesti e quelle che servono alla produzione dei gesti è attualmente oggetto di<br />

numerose ricerche. Numerosi studi nelle scimmie e nell’uomo hanno suggerito<br />

che i substrati neurali per la comprensione e per l’esecuzione dei gesti<br />

sono in gran parte sovrapposti e riguardano sia strutture frontali (area di<br />

Broca: Rizzolatti et al., 1999) che parietali (Fogassi et al., 2005; Buccino et al.,<br />

2001). L’importanza relativa delle due aree, frontale e parietale, nel riconoscimento<br />

e nella comprensione dei gesti è stata esaminata in pazienti che avessero<br />

subito delle lesioni limitate all’una o all’altra di queste aree (Heilman et<br />

al., 1973, 1979, 1982; Rothi et al., 1985, 1991).<br />

2006 495


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

Lo studio è volto ad esaminare la capacità di pazienti aprassici di eseguire<br />

gesti o atti complessi della vita quotidiana sulla base degli indizi acustici non<br />

linguistici legati a quei gesti (ad esempio il rumore dei passi, lo schioccare<br />

delle dita) e a valutare se esista una dissociazione fra le basi nervose per la<br />

comprensione e per la produzione di un gesto in pazienti aprassici con lesioni<br />

cerebrali anteriori (frontali) e posteriori (parietali).<br />

La ricerca verrà condotta su 50 pazienti con lesioni cerebrovascolari<br />

destre o sinistre la cui sede è stata accertata tramite esami clinici e radiologici<br />

(Tomografia Assiale Computerizzata o Risonanza Magnetica Nucleare). Ogni<br />

paziente sarà sottoposto a diverse sessioni sperimentali in giorni diversi, in<br />

relazione al grado di affaticabilità e disponibilità del paziente. Ogni sessione<br />

non durerà, in ogni caso, più di 60 minuti. I paradigmi sperimentali prevedono<br />

due gruppi: uno di studio e uno di controllo. I criteri di ammissione al<br />

gruppo di studio sono:<br />

– presenza di aprassia degli arti (AI, AIM) e bucco-facciale (ABF);<br />

– possesso del linguaggio che permetta di rispondere correttamente con<br />

un sì od un no nel compito di riconoscimento.<br />

Per l’ammissione al gruppo di controllo sono sufficienti la presenza di<br />

una lesione cerebrale e l’assenza d’aprassia.<br />

Principali misure di valutazione<br />

Prima delle specifiche prove sperimentali tutti i soggetti saranno sottoposti<br />

ad una batteria di test neuropsicologici:<br />

– test per la produzione e comprensione linguistica (test dei gettoni, ripetizione,<br />

linguaggio scritto, denominazione e comprensione);<br />

– test d’intelligenza non verbale (Matrici Progessive di Raven);<br />

– test di aprassia ideativa (esame sull’uso di oggetti comuni);<br />

– test di aprassia ideomotoria (De Renzi e coll., 1980);<br />

– test di aprassia bucco-facciale.<br />

Valutazione della capacità di riconoscere gesti<br />

sulla base di indizi acustici non linguistici associati ai gesti stessi<br />

Il test per valutare le capacità di riconoscimento di gesti sulla base di<br />

indizi acustici non linguistici associati ai gesti stessi consiste in un test originale<br />

nel quale si presentano tramite un microfono suoni evocanti gesti degli<br />

arti intransitivi (e.g. schioccare le dita) o transitivi; gesti del distretto orofacciale<br />

intransitivi (e.g. starnutire) o transitivi (soffiare in un fischietto). Suoni<br />

ambientali (ad esempio la sirena di un’ambulanza) verranno usati come controlli.<br />

Dopo l’ascolto di ogni suono, il paziente dovrà scegliere tra 4 figure presentate<br />

sullo schermo di un computer quella corrispondente al rumore udito<br />

in precedenza. Le diverse categorie di suoni si alterneranno in una sequenza<br />

pseudo-casuale. Tutte le prove si svolgeranno in una stanza isolata nel laboratorio<br />

di Neuropsicologia della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>. Il paziente siederà ad<br />

una distanza di 57 cm dallo schermo di un computer. Lo sperimentatore regi-<br />

496 2006


Neuropsicologia<br />

strerà le risposte del paziente su moduli predisposti all’uopo. La prestazione<br />

d’ogni singolo paziente verrà valutata considerando il numero totale di errori.<br />

Il grado di difficoltà del test sarà determinato somministrandolo ad un campione<br />

di 10 soggetti non cerebrolesi di età compresa fra 50 e 80 anni.<br />

– Buccino G., Binkofski F., Fink G.R. et al. (2001) Eur J Neurosci 13: 400-404.<br />

– De Renzi E., Motti F., Nichelli P. (1980) Arch Neurol 37: 6-10.<br />

– Fogassi L., Ferrari P.F., Gesierich B., Rozzi S., Chersi F., Rizzolatti G. (2005)<br />

Science 308(5722): 662-667.<br />

– Heilman K.M. (1973) Brain 96: 861-864.<br />

– Heilman K.M. (1979) In Heilman K.M., Valenstein E. (eds) Clinical Neuropsychology.<br />

New York: Oxford University Press.<br />

– Heilman K.M., Rothi L.J., Valenstein E. (1982) Neurology 32: 342-346.<br />

– Liepmann H. (1905) Das linke Hemisphaere und das Handeln. Muencher medizinische<br />

Wochenschrift, 49: 2322-2326, 2375-2378.<br />

– Rizzolatti G., Fadiga L., Fogassi L., Gallese V. (1999) Arch Ital Biol 137(2-3): 85-100.<br />

– Rothi L.J.G., Ochipa C., Heilman K.M. (1991) Cognitive Neuropsychology 8: 443-458.<br />

– Rothi L.J., Heilman K.M., Watson R.T. (1985) J Neurol Neurosur Ps 48(3): 207-210.<br />

D.1.3 – Modificazioni dello schema corporeo e della funzionalità motoria<br />

in pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Daniele Nico)<br />

Una serie di studi effettuati negli ultimi anni ha permesso di dimostrare<br />

che la capacità di eseguire determinati movimenti è strettamente connessa<br />

con l’abilità di pianificarli e programmarli. Diversi studi condotti sulla motor<br />

imagery hanno infatti dimostrato che esiste una marcata corrispondenza,<br />

anatomica e funzionale, tra esecuzione e simulazione mentale del movimento.<br />

Questa correlazione è stata dimostrata anche grazie a studi condotti su<br />

pazienti che hanno subito l’amputazione dell’arto superiore. Uno studio<br />

recente (Nico D., Daprati E., Rigal F., Parsons L., Sirigu A. (2004) Brain 127:<br />

1-13) ha infatti messo in evidenza che l’abilità di simulare mentalmente il<br />

movimento della mano è influenzata dalla sua disponibilità fisica, anche se<br />

nella realtà nessun movimento deve essere effettivamente compiuto.<br />

Nel progetto presente si è tentato di mettere in evidenza gli effetti della<br />

perdita dell’arto inferiore sulla capacità di pianificare ed eseguire mentalmente<br />

un movimento del piede. È stato chiesto a pazienti amputati dell’arto<br />

inferiore di giudicare più velocemente possibile se l’immagine di un piede<br />

(mostrato in due diverse prospettive laterali, dal lato dell’alluce e dell’ultimo<br />

dito, ed anche nelle prospettive plantare e dorsale, ognuna in dodici diversi<br />

orientamenti ad intervalli di 30°) fosse quella di un piede destro oppure un<br />

sinistro.<br />

I risultati preliminari avevano già suggerito che la perdita di un piede dal<br />

punto di vista cognitivo non produce lo stesso effetto di quello prodotto dalla<br />

perdita della mano: il giudizio di lateralità infatti non è sembrato dipendere<br />

dal fatto che il piede mostrato corrispondesse o meno a quello mancante. Il<br />

2006 497


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

campione di soggetti è stato ulteriormente incrementato. Al momento sono<br />

stati inseriti nella presente ricerca 21 pazienti. Di questi, 10 hanno subito<br />

l’amputazione della gamba destra, 3 della coscia destra, 2 l’amputazione del<br />

piede sinistro, 3 della coscia sinistra e 3 della gamba sinistra. Contrariamente<br />

a quanto emerso in precedenza, le nuove analisi dei dati sembrano evidenziare<br />

un aumento nei tempi di risposta e un peggioramento dell’accuratezza<br />

nel caso in cui le immagini presentate raffigurino un piede visto in una posizione<br />

non naturale. Tuttavia l’eterogeneità del campione ancora non consente<br />

delle valutazioni conclusive. I pazienti infatti differiscono per il diverso livello<br />

a cui hanno subito l’amputazione. Le prestazioni dei pazienti quindi potrebbero<br />

dipendere dal numero di articolazioni disponibili per le operazioni mentali<br />

di simulazione delle rotazioni necessarie per ‘copiare’ l’orientamento dello<br />

stimolo da riconoscere.<br />

Il protocollo sperimentale comprendeva inoltre delle prove finalizzate a<br />

verificare se le abilità di rappresentazione spaziale fossero o meno influenzate<br />

dall’uso della protesi. Si è partiti dal presupposto che l’amputazione dell’arto<br />

inferiore abbia delle implicazioni cognitive anche per ciò che concerne la<br />

capacità di riorganizzare funzionalmente gli spostamenti nell’ambiente. A<br />

questo scopo i pazienti sono stati impegnati in prove di navigazione sia attiva<br />

che passiva in due diversi momenti: quando cominciano ad usare la protesi<br />

provvisoria e quando il recupero funzionale è ormai completato e deambulano<br />

con la protesi in modo indipendente da qualsiasi ausilio. L’ipotesi è che i<br />

pazienti amputati debbano necessariamente operare una riorganizzazione<br />

funzionale dello spazio in base alle nuove competenze motorie che sono<br />

costretti ad apprendere, dato che la protesi li obbliga ad imparare di nuovo a<br />

camminare. Le loro abilità di rappresentazione spaziale dovrebbero, allora,<br />

modificarsi di pari passo con l’aumento della dimestichezza nell’uso della protesi.<br />

Per tentare di verificare questa ipotesi è stata valutata la capacità di stimare<br />

delle distanze nonché la precisione nel valutare l’entità di diversi spostamenti,<br />

attivi e passivi, effettuati sia a piedi che con un robot.<br />

Il progetto prevedeva quindi un re-test alla fine del periodo riabilitativo<br />

per l’utilizzo della protesi, con l’ulteriore obiettivo di valutare la presenza di<br />

miglioramenti nella capacità di pianificazione e programmazione del movimento.<br />

Dato che, come già sottolineato dalla letteratura, la capacità di motor<br />

imagery e l’esecuzione di un movimento reale vanno di pari passo e se, come<br />

con questo progetto si tenta di evidenziare, l’utilizzo della protesi può migliorare<br />

l’abilità di motor imagery del paziente amputato, allora il risultato<br />

diventa ancora più rilevante in funzione della possibilità di utilizzare la simulazione<br />

mentale del movimento per facilitare l’apprendimento dell’utilizzazione<br />

della protesi. Al momento sono stati sottoposti alle batterie di valutazione<br />

8 pazienti amputati di arto inferiore valutati nel periodo in cui avevano<br />

appena cominciato ad usare la protesi; tra questi solo 2 hanno terminato il<br />

trattamento riabilitativo e sono stati richiamati per effettuare le valutazioni di<br />

re-test a diversi mesi di distanza. Non è stato ancora possibile sottoporre<br />

anche gli altri pazienti alle successive valutazioni poiché ancora non sono<br />

arrivati alla fine del lungo percorso riabilitativo e non hanno quindi stabilizzato<br />

definitivamente le loro competenze motorie con la protesi. Allo stato<br />

498 2006


Neuropsicologia<br />

attuale non è quindi ancora possibile fornire dei risultati esaurienti che diano<br />

indicazioni chiare in merito alle modificazioni nella capacità di rappresentazione<br />

dello spazio ed a proposito della plasticità delle competenze di motor<br />

imagery in seguito alla protesizzazione dell’amputato di arto inferiore.<br />

Nel corso del 2006 pertanto verrà eseguita la valutazione post-riabilitativa<br />

dei pazienti inseriti nel protocollo sperimentale.<br />

D.1.4 – Studio sui processi di riorganizzazione funzionale in seguito<br />

all’allungamento dell’arto superiore in pazienti acondroplasici<br />

(Daniele Nico)<br />

Il presente progetto ha come obiettivo quello di valutare i meccanismi di<br />

riorganizzazione cognitiva nei pazienti acondroplasici. Il cervello contiene<br />

infatti una rappresentazione topografica del corpo costruita sulla base delle<br />

afferenze sensoriali ed elaborata dal sistema cognitivo che ci permette il<br />

costante aggiornamento della nostra posizione nello spazio, un pre-requisito<br />

funzionale essenziale per qualsiasi movimento nell’ambiente e per la sua rappresentazione<br />

spaziale in coordinate egocentriche. Sono stati scelti come soggetti<br />

sperimentali dei bambini acondroplasici in cui si interviene chirurgicamente<br />

nel tentativo di favorire una sviluppo armonico della struttura corporea.<br />

Questi pazienti subiscono infatti degli interventi di allungamento degli arti che<br />

modificano sostanzialmente il loro schema corporeo nel volgere di alcune settimane.<br />

In seguito all’intervento avvengono precisi cambiamenti fisiologici di<br />

riorganizzazione della corteccia somatosensoriale che sono stati documentati<br />

recentemente (Di Russo F., Committeri G. et al. (2006) Neuroimage 30 (1): 172-<br />

183). Ci si attende anche una riorganizzazione delle competenze cognitive in<br />

una serie di operazioni in cui è necessario tener conto delle nuove dimensioni<br />

corporee. A questo scopo sono state pianificate alcune prove specifiche volte a<br />

valutare la modalità con cui questi soggetti riorganizzano la loro rappresentazione<br />

corporea ed alcuni aspetti funzionali legati ad essa: quando ad esempio<br />

una determinata posizione nello spazio viene codificata attraverso il ‘senso di<br />

posizione’. Al momento sono state valutate le prestazioni di due soggetti prima<br />

dell’intervento chirurgico di allungamento dell’arto superiore.<br />

La batteria di valutazione utilizzata comprende un test di rappresentazione<br />

dello schema corporeo (Daurat-Hmeljiak C., Stambak M., Berges J.<br />

(1978) Il test dello schema corporeo. Organizzazioni Speciali, Firenze) per valutare<br />

la percezione soggettiva che questi pazienti hanno delle disarmonie di<br />

sviluppo del proprio corpo, come questa percezione si modifichi in funzione<br />

delle aspettative che derivano dall’intervento di correzione e la valutazione<br />

soggettiva della reale modificazione corporea ottenuta a seguito dell’allungamento.<br />

Oltre a questo sono state effettuate prove di valutazione della stima<br />

soggettiva della posizione di diversi punti di repere anatomico sul proprio<br />

braccio (gomito, polso e punta delle dita), con lo scopo di mettere in evidenza<br />

se e come, nel tempo, i pazienti modifichino la propria consapevolezza somatosensoriale.<br />

Per questa prova è stato costruito uno speciale apparato costituito<br />

da un banchetto di legno con una linea formata da 40 LED equispaziati<br />

di 1 cm. l’uno dall’altro. Al soggetto, con il braccio posto sotto al banchetto e<br />

2006 499


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

quindi non visibile direttamente, viene chiesto di giudicare se il singolo LED<br />

acceso dallo sperimentatore si trovi ‘al di sopra’ oppure ‘al di sotto’ del punto<br />

di repere anatomico oggetto della valutazione in corso. La procedura di stimolazione<br />

utilizzata è stata adattata seguendo la tecnica proposta in Vallar et<br />

al. (Vallar G., Guariglia C., Nico D., Bisiach E. (1995) Brain 118: 467-472). È<br />

stata quindi effettuata una prova più specifica in cui al soggetto viene chiesto<br />

di memorizzare una determinata posizione del dito indice su di un piano, raggiunta<br />

tramite uno spostamento passivo del braccio imposto dallo sperimentatore.<br />

Al soggetto è stato chiesto di indicare col dito il punto esatto raggiunto<br />

in precedenza, dopo che il braccio è stato ricollocato in posizione di riposo<br />

(completamente addotto al tronco con la mano poggiata sul petto, in asse con<br />

il piano mediano sagittale del corpo) sempre con un movimento imposto. Le<br />

prove sono state effettuate su di uno sfondo millimetrato e riprese con una<br />

telecamera digitale dall’alto. Sono state effettuati 60 movimenti di raggiungimento<br />

di diverse posizioni collocate entro ed al limite dello spazio di reaching.<br />

Le prove sono state effettuate tutte con l’arto dominante (il destro).<br />

Al momento la valutazione è stata effettuata su due soli soggetti maschi<br />

che hanno subito l’intervento chirurgico di allungamento. La valutazione<br />

effettuata è quella preliminare all’intervento, quella cioè che fornisce i parametri<br />

comportamentali di riferimento, su cui poi analizzare i risultati ottenuti<br />

nelle due successive rilevazioni. Al momento devono ancora essere effettuate<br />

la valutazione da compiere immediatamente dopo che sono stati tolti i cestelli<br />

che guidano la ricrescita ossea ed un re-test a diversi mesi di distanza dall’eliminazione<br />

dei cestelli, quando si presume che il soggetto abbia acquisito ed<br />

integrato la modificazione corporea in una rappresentazione stabile del proprio<br />

corpo. Dal punto di vista anatomico e funzionale, anche le misure elettrofisiologiche<br />

e di neuroimmagine dovranno essere ripetute nei tempi summenzionati<br />

per osservare in dettaglio l’esatta identificazione delle aree cerebrali<br />

deputate alla rappresentazione della mano e le loro eventuali modifiche in<br />

seguito all’operazione chirurgica.<br />

Pertanto, nel corso del 2006 verrà proseguito l’inserimento nel protocollo<br />

sperimentale di nuovi soggetti che verranno in seguito sottoposti ad interventi<br />

di allungamento degli arti superiori e verranno sottoposti all’esame post-chirurgico<br />

i pazienti già inseriti nel protocollo nel corso del 2005.<br />

D.2.1 – Sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte<br />

nel comportamento esecutivo; evoluzione, declino e alterazioni<br />

patologiche delle funzioni esecutive (Gabriella Antonucci)<br />

Descrizione<br />

Negli ultimi anni, numerosi studi neuropsicologici e neurofisiologici sui<br />

primati e sull’uomo, hanno dimostrato quanto la corteccia prefrontale possa<br />

essere definita come la struttura neurale più “ alta ” incaricata dell’organizzazione<br />

e pianificazione di comportamenti nuovi e complessi, inclusi linguaggio<br />

e ragionamento logico. Il ruolo della corteccia prefrontale, si<br />

esplica attraverso quelle che sono state definite Funzioni Esecutive (FE) un<br />

500 2006


Neuropsicologia<br />

set di funzioni cognitive di ordine superiore deputate ad una serie di diverse<br />

operazioni quali il controllo motorio e la programmazione di comportamenti<br />

articolati (soppressione dei riflessi e degli impulsi motori, lo switch<br />

tra un movimento e l’altro, la programmazione e la messa in atto di comportamenti<br />

complessi); il controllo “ meta-cognitivo ” (flessibilità cognitiva e<br />

resistenza alle interferenze esterne); la personalità e le emozioni (l’iniziativa,<br />

l’automonitoraggio, controllo degli impulsi affettivi ed emotivi) la fluenza<br />

verbale e la pianificazione.<br />

L’eterogeneità di tali funzioni ha portato alla formulazione di ipotesi<br />

sull’esistenza di network neurali diversi che sottostanno a comportamenti<br />

esecutivi differenti. Ad esempio uno studio PET condotto da Smith & Jonides<br />

(1999) ha portato all’evidenza di una selettiva attivazione del cingolo<br />

anteriore in un compito di inibizione della risposta su paradigma Stroop ed<br />

una attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale con un classico<br />

compito di pianificazione. Più in generale il frazionamento di comportamenti<br />

esecutivi è stato supportato dalle evidenze sull’esistenza di tre diversi<br />

circuiti neurali circoscritti dai lobi frontali (Burruss et al., 2000). Il comportamento<br />

di organizzazione e pianificazione è stato correlato con il circuito<br />

dorsolaterale mentre il comportamento di inibizione e modulazione dell’arousal<br />

è stato associato ad attivazioni del circuito del cingolo anteriore.<br />

Infine il terzo circuito quello “ orbitofrontale ” è stato associato ai comportamenti<br />

di gestione e controllo dei comportamenti sociale e delle emozioni<br />

(Duffy & Campbell, 1994).<br />

Tutti questi studi però riguardano essenzialmente la messa in atto dei<br />

comportamenti esecutivi in ambienti artificiali (studi di attivazione PET e<br />

fMRI). Un approccio diverso nello studio delle funzioni esecutive è valutare i<br />

deficit cognitivi presentati da pazienti affetti da patologie diverse. È noto<br />

infatti che disturbi di tipo esecutivo sono stati osservati sia in pazienti cerebrolesi,<br />

sia in pazienti affetti da patologie psichiatriche quali la schizofrenia,<br />

la depressione ed il disturbo ossessivo-compulsivo. Analogamente, deficit esecutivi<br />

sono stati rilevati anche in soggetti anziani sani; quest’ultima evidenza è<br />

stata interpretata come un fisiologico irrigidimento delle funzioni cognitive di<br />

ordine superiore dovuto all’invecchiamento normale.<br />

Nonostante la manifestazione comportamentale del disturbo disesecutivo<br />

appaia diversificata a seconda della patologia riportata, ciò che accomuna<br />

tutte le manifestazioni disesecutive sembra essere una specifica disfunzione<br />

del sistema esecutivo centrale correlato ad una alterata funzionalità della corteccia<br />

prefrontale.<br />

Da un punto di vista descrittivo i deficit neuropsicologici osservati nei<br />

pazienti affetti da problemi esecutivi possono essere riassunti come perseverazione<br />

cognitiva, rigidità nel ragionamento astratto, apragmatismo della comunicazione,<br />

anosognosia e labilità emotiva. A causa di tali problemi il paziente<br />

disesecutivo incontra notevoli difficoltà nell’adeguare il proprio comportamento<br />

nelle situazioni di vita quotidiana. Questi stessi problemi sono stati<br />

descritti anche nella popolazione anziana sana anche se non è presente in letteratura<br />

alcuno studio sistematico che monitorizzi l’evoluzione e l’eventuale<br />

decadimento delle diverse componenti nell’arco di vita.<br />

2006 501


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

La presente linea di ricerca si propone di approfondire le conoscenze sui<br />

sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte nel comportamento esecutivo<br />

tramite lo studio dell’evoluzione di tali comportamenti in un’ampia<br />

popolazione di soggetti sani.<br />

Evoluzione dei comportamenti esecutivi<br />

Il definitivo sviluppo della corteccia prefrontale si conclude molto tardi,<br />

non prima dei 14-16 anni (Fuster, 1999). Questo lungo processo di sviluppo<br />

sembra essere in parte dovuto alla lenta maturazione delle funzioni cognitive<br />

supportate dalla corteccia prefrontale, ovvero le Funzioni Esecutive. Questo<br />

set di funzioni cognitive è stato dimostrato subire una continua evoluzione<br />

nell’arco di vita dell’individuo raggiungendo un picco di massima efficienza<br />

nell’età adulta per poi regredire con l’avanzare dell’età. Un piccolo studio<br />

pilota condotto presso il nostro laboratorio ha messo in luce che le prestazioni<br />

dei soggetti in diversi compiti esecutivi si differenziano a seconda della<br />

funzione esecutiva osservata. Più in dettaglio ciò che è stato osservato è che lo<br />

stesso individuo è in grado di fornire prestazioni selettivamente migliori a<br />

seconda della funzione esecutiva misurata. Analogamente si è rilevato un<br />

selettivo e significativo peggioramento delle prestazioni dei soggetti più<br />

anziani (età media 65 anni ds = 3.7) rispetto a quelli adulti (età media 42 anni<br />

ds = 2.5) e più giovani (età media 24 anni ds = 2.8). Considerati questi risultati<br />

preliminari e le recenti evidenze di circuiti neurali differenti coinvolti in<br />

diversi compiti esecutivi, appare ipotizzabile che il funzionamento esecutivo<br />

possa essere frazionabile in diverse componenti. Ciò che rimane da chiarire è<br />

se le varie componenti evolvono in modo omogeneo o se ciascuna componente<br />

matura in modo diversificato.<br />

Per indagare tale ipotesi, una cornice teorica di riferimento particolarmente<br />

suggestiva è quella di Fuster secondo il quale qualsiasi comportamento<br />

esecutivo non può prescindere da un’organizzazione ed integrazione temporale<br />

del piano di azione; la formazione di questa “ struttura temporale ” necessita<br />

soprattutto delle abilità di un organismo di saper mediare operazioni logiche<br />

del tipo “ se ora questo, allora dopo quest’altro ” – oppure – “ se prima<br />

quello, allora adesso quest’altro ” (Fuster, 1997). Per l’autore qualsiasi comportamento<br />

disesecutivo può essere interpretato come un “ errore ” intercorso<br />

nel normale sequencing temporale delle azioni necessarie per portare a termine<br />

un determinato obiettivo e ritiene che la velocità di elaborazione della<br />

soluzione di diversi compiti esecutivi, possa essere un valido indicatore del<br />

tipo di strategia cognitiva messa in atto.<br />

Scopo di questo primo studio è di indagare in modo sistematico le diverse<br />

competenze cognitive che si ritiene siano alla base del comportamento esecutivo<br />

e se queste si sviluppano e si modificano nell’intero ciclo di vita in modo<br />

compatto od in maniera selettiva.<br />

Soggetti<br />

L’uso di un’ampia popolazione di 1000 soggetti di controllo consentirebbe<br />

l’applicazione di una serie di tecniche di analisi con l’ulteriore obiettivo di<br />

502 2006


Neuropsicologia<br />

definire quali prove sono effettivamente in grado di misurare le diverse abilità<br />

che costituiscono il comportamento esecutivo. A tal fine verranno selezionati<br />

1000 soggetti normali di età compresa tra i 16 e gli 80 anni. La scelta di un<br />

intervallo così ampio è suggerita dalla possibilità di valutare in modo sistematico<br />

se ed in che modo le diverse componenti esecutive subiscono modificazioni<br />

fisiologiche durante lo sviluppo e l’invecchiamento.<br />

Metodo<br />

Si intende effettuare una serie di valutazioni utilizzando sia strumenti di<br />

uso comune nella pratica psicologico-cognitiva (WAIS-R) sia strumenti appositamente<br />

ideati per valutare i diversi aspetti comportamentali che caratterizzano<br />

le funzioni esecutive (il Behavioural Assessment of the Dysexecutive<br />

Syndrome (BADS), di Wilson et al., 1996). Tale batteria si compone di sei test<br />

(Il cambio di regola delle carte; Il programma di azione; La ricerca delle<br />

chiavi; Le stime temporali; La mappa dello zoo; I sei elementi – modificato),<br />

ognuno dei quali volto alla valutazione di una specifica abilità esecutiva. La<br />

scelta di questa batteria è stata effettuata perché valida ed attendibile nella<br />

valutazione di tutte le componenti esecutive (Antonucci et al., in press) e perché<br />

particolarmente sensibile all’aspetto della mediazione temporale che<br />

caratterizza il controllo esecutivo secondo il modello interpretativo proposto<br />

da Fuster (1997).<br />

Risultati attesi<br />

Il confronto tra prestazioni nei diversi test esecutivi del BADS permetterà<br />

di valutare l’ipotesi secondo la quale il controllo esecutivo potrebbe essere<br />

descritto come risultante di un insieme non omogeneo di diverse componenti<br />

cognitive. A tal fine i dati raccolti verranno elaborati attraverso un pool di<br />

analisi correlazionali e fattoriali. Se l’ipotesi sul frazionamento esecutivo<br />

risultasse confermata, allora dall’analisi fattoriale finale dovrebbero emergere<br />

almeno due dimensioni latenti compatibili con la presenza di due diverse abilità<br />

esecutive di conseguenza frazionate. Questo dato sarebbe supportato dalle<br />

evidenze neuroanatomiche sulla presenza di diversi network adibiti alle<br />

diverse funzioni esecutive.<br />

Ci si attende inoltre una totale assenza di correlazione tra i test della<br />

WAIS-R e quelli del BADS, a conferma di una netta dissociazione tra intelligenza<br />

(e G) e FE.<br />

Infine il confronto tra le soluzioni fattoriali emerse nelle diverse fasce di<br />

età dovrebbe confermare la presenza di dimensioni latenti diverse tra giovani,<br />

adulti ed anziani confermando l’ipotesi di partenza secondo la quale le diverse<br />

componenti esecutive subiscono selettive modificazioni fisiologiche durante<br />

lo sviluppo e l’invecchiamento.<br />

– Barruss R.P., Glowinski J., Chi D. (2003) Society of Neuroscience Abstracts, 21, 239<br />

In Miller L.B. & Cummings L.J. (2004) The Human Frontal Lobe. Guillford Press.<br />

– Burruss J.W., Hurley R.A., Taber K.H., Rauch R.A., Norton R.E., Hayman L.A.<br />

(2000) Radiology 214: 227-230.<br />

2006 503


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

– Duffy J.D., Campbell J.J. (1994) J Neuropsych Clin Neurosci 6: 379-387.<br />

– Fuster J.M. (1997) The prefrontal cortex: anatomy, phisiology and neuropsychology<br />

of the frontal lobe. Philadelphia: Lippincot-Raven (3 rd Ed).<br />

– Fuster J.M. (1999) In Miller B.L., Cummings J.L. The human frontal lobes: functions<br />

and disorders. Guillford Press New York London.<br />

– Smith E.E., Jonides J. (1999) Science 283: 1657-1660.<br />

– Wilson B.A., Alderman N., Burgess P.W., Emslie H., Evans J.J. (1996) Behavioural<br />

Assessment of the Dysexecutive Sindrome (BADS). Bury St. Edmunds, England: Thames<br />

Valley Test Company.<br />

D.2.2 – Studio dei disturbi neuropsichiatrici in una popolazione<br />

di pazienti traumatizzati cranici (Paola Ciurli)<br />

Descrizione<br />

I disturbi neuropsichiatrici in pazienti con trauma cranico sono frequentemente<br />

osservabili nella pratica clinica e ben documentati in letteratura<br />

(Rao V., 2000).<br />

Lo studio vuole valutare la tipologia, frequenza e gravità di diversi<br />

disturbi neuropsichiatrici che insorgono in una vasta popolazione (100) di<br />

pazienti con trauma cranio-encefalico (TCE), nelle diverse fasi di recupero<br />

con esiti di differente gravità neurologica e neuropsicologica, ricoverati consecutivamente<br />

in regime di ricovero ordinario o Day Hospital presso l’Unità<br />

post-coma dell’Ospedale di riabilitazione <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma.<br />

A tal scopo verrà utilizzato uno strumento diagnostico, il Neuropsychiatric<br />

Inventory (Cummings, 1994), già validato in pazienti dementi (Cummings et<br />

al., 1994; Binetti et al.,1998) e recentemente in pazienti post-stroke (Angelelli et<br />

al., 2004). Tale strumento consiste in un’intervista strutturata da somministrare<br />

al familiare (caregiver) del paziente, in grado di registrare la frequenza e<br />

gravità dei diversi disturbi neuropsichiatrici attesi.<br />

Verranno inclusi nello studio 100 pazienti con trauma cranico grave (Glasgow<br />

Coma Scale ≤ 8, Teasdale, 1974), in un range d’età dai 15 ai 65 anni, che<br />

abbiano raggiunto un contatto con l’ambiente, con LCF ≥ 4 (Levels of Cognitive<br />

Functioning, Hagen, 1979).<br />

Verranno esclusi i pazienti con pregressi disturbi neurologici e psichiatrici,<br />

abuso di sostanze stupefacenti o alcool.<br />

Obiettivi<br />

Lo scopo del lavoro è validare l’uso di tale scala, appositamente proposta<br />

per pazienti neurologici, per la valutazione dei disordini psicopatologici su<br />

vasta scala, emergenti dalla fase post-acuta a quella cronica in pazienti affetti<br />

da TCE grave, con età compresa tra i 15 e i 65 anni. Le aree indagate saranno:<br />

deliri, allucinazioni, agitazione, depressione, ansia, euforia, apatia, disinibizione,<br />

irritabilità, comportamento motorio aberrante, disturbi del comportamento<br />

notturno, disturbi del comportamento alimentare.<br />

Al fine della validazione della scala, è in programma anche la somministrazione<br />

della stessa ad un campione di controllo (soggetti normali di pari<br />

504 2006


Neuropsicologia<br />

età e scolarità). È inoltre previsto di studiare le relazioni tra i diversi disturbi<br />

neuropsichiatrici emersi e le variabili demografiche (sesso, età, scolarità) e cliniche<br />

(distanza dall’evento traumatico, durata e gravità del coma, grado di<br />

disabilità del paziente, al momento della valutazione, misurata attraverso la<br />

Glasgow outcome Scale (Jennett B., 1975).<br />

– Angelelli P., Paolucci S., Bivona U., Piccardi L., Ciurli P., Cantagallo A., Antonucci G.,<br />

Fasotti L., Di <strong>Santa</strong>ntonio A., Pizzamiglio L. (2004) Acta Psichiat Scand 110: 55-63.<br />

– Binetti G., Mega M.S., Magni E. et al. (1998) Arch of Neurol 55: 539-544.<br />

– Cummings J.L., Mega M., Gray K., Rosemberg-Thompson S., Gornbein J. (1994)<br />

Neurology 44: 2308-2314.<br />

– Hagen C., Malkmus D., Durham P. (1979) In Downey C.A. Rehabilitation of the<br />

head injured adult Comprehensive physical management. Professional Staff Association<br />

of Rancho Los Amigos Hospital.<br />

– Jennett B., Bond M. (1975) Lancet 1: 480-484.<br />

– Rao V., Lyketsos C. (2000) Psychosomatics 41(2): 95-103.<br />

– Teasdale G., Jennett B. (1974) Lancet 2: 81-84.<br />

D.3.1 – Combinazione di tecniche elettrofisiologiche e di neuroimmagine<br />

nello studio delle basi neurali della percezione visiva dello spazio<br />

e dell’attenzione spaziale: sviluppo di strumenti per l’applicazione<br />

in pazienti con lesioni cerebrali (Francesco Di Russo)<br />

Descrizione<br />

Molto di ciò che sappiamo sul funzionamento del cervello dell’uomo<br />

deriva da studi effettuati negli ultimi cinquanta anni sull’animale. <strong>Solo</strong> di<br />

recente il notevole perfezionamento della tecnica elettrofisiologica dei<br />

potenziali evento correlati (ERP) ha consentito di localizzare i generatori<br />

delle diverse componenti del tracciato elettroencefalografico grazie all’uso<br />

di un denso campionamento spaziale e di metodi di analisi del dipolo elettrico.<br />

Un altro importante contributo allo studio del cervello umano deriva<br />

dalle tecniche di neuroimmagine che consentono la visualizzazione in vivo.<br />

In particolare, la tecnica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) consente<br />

di vedere quali sono le aree attive della corteccia e, nel caso delle aree<br />

visive, ove gli studi sono più avanzati, è perfezionata al punto di consentire<br />

l’osservazione della mappa del cervello individuale (retinotopia), analizzando<br />

con grande precisione il contributo delle singole aree visive, giungendo<br />

a distinguere fra V1, V2, V3/VP, V3a, V4. Il limite di questa tecnica è<br />

che basandosi sull’ossigenazione del sangue nel tessuto neurale, ha una bassissima<br />

risoluzione temporale dovuta ai lenti tempi di risposta ematici (dell’ordine<br />

del secondo). Il grande vantaggio degli ERP nello studio dei fenomeni<br />

corticali risiede nel fatto che misura direttamente le dinamiche elettriche<br />

neurali con la precisione dell’ordine dei millisecondi. Il limite degli ERP<br />

è invece la scarsa risoluzione spaziale. Integrate insieme, le due tecniche<br />

possono fornire un quadro estremamente preciso nel tempo e nello spazio<br />

dell’attività cerebrale correlata ai processi sensoriali e cognitivi. Il nostro<br />

2006 505


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

gruppo di ricerca è all’avanguardia nello sviluppo di quest’integrazione per<br />

quanto riguarda la funzione visiva.<br />

In questo progetto ci si propone di sviluppare questo strumento, che integra<br />

l’alta risoluzione temporale degli ERP con l’alta risoluzione anatomica<br />

della fMRI per approfondire lo studio della funzione visiva in condizioni di<br />

osservazione prolungata e di attenzione spaziale con l’obiettivo finale dell’applicazione<br />

al paziente con lesioni cerebrali e disturbi dell’attenzione.<br />

Una volta messo a punto lo strumento nel soggetto normale, giunti cioè<br />

ad associare le componenti del potenziale evento correlato con i rispettivi<br />

generatori corticali, lo strumento potrà essere utilmente applicato in studi clinici,<br />

in forma semplificata, limitata alla sola registrazione elettrofisiologica,<br />

più adeguata per il paziente.<br />

Metodo<br />

Si acquisiranno dati elettrofisiologici da un gruppo di almeno 21 soggetti<br />

sani ed in un sottogruppo di questi (almeno 7) si eseguirà la parte di fMRI. Il<br />

sistema di registrazioni è basato su 64 elettrodi. Le sorgenti dell’attività elettrica,<br />

identificate mediante il metodo del dipolo basato su un modello realistico<br />

della testa (BESA), saranno confrontate con i loci di attivazione corticale<br />

rivelati dalla fMRI in risposta agli stessi stimoli. I generatori saranno inoltre<br />

localizzati rispetto alle mappe corticali individuali misurate mediante mapping<br />

retinotopico.<br />

Il compito percettivo sarà costituito da una stimolazione visiva somministrata<br />

nei quattro quadranti, il compito attenzionale sarà controllato dall’apparizione<br />

di suggerimenti spaziali (cue) che indicano al soggetto il quadrante<br />

cui prestare attenzione e dall’apparizione di rari stimoli target a cui in soggetto<br />

dovrà rispondere comprovando l’effettiva allocazione dell’attenzione.<br />

D.3.2 – Correlati neurali delle componenti spaziali e di novelty<br />

nell’operazione di disingaggiamento e riorientamento<br />

dell’attenzione (Fabrizio Doricchi)<br />

Attività previste<br />

– Valutazione psicofisica di soggetti normali e di pazienti affetti da<br />

lesioni cerebrali unilaterali.<br />

– Studi fMRI in soggetti normali.<br />

Descrizione<br />

L’obiettivo di tal progetto è quello di riuscire a distinguere, all’interno dei<br />

circuiti neurali attivati dalla comparsa di stimuli rari in posizioni spazialmente<br />

disattese, le strutture che mediano la componente di sorpresa (novelty)<br />

da quelle che mediano il riorientamento delle risorse attentive spaziali verso<br />

la posizione di comparsa dello stimolo inatteso. Queste due componenti, che<br />

normalmente concorrono alla reazione di riorientamento attentivo, non sono<br />

state ancora sperimentalmente e neurofisiologicamente distinte. Lo studio<br />

prevede l’analisi di 12 soggetti sperimentali.<br />

506 2006


Risultati acquisiti<br />

Sono stati eseguiti 4 esperimenti psicofisici, ciascuno su un campione di<br />

20 soggetti normali. Questi esperimenti hanno consentito la validazione del<br />

compito che ora verrà utilizzato in uno studio fMRI.<br />

D.3.3 – Basi neurali della attività oculomotoria durante il sonno REM<br />

e relazione di tale attività con l’organizzazione spaziale<br />

della scena onirica (Fabrizio Doricchi)<br />

Attività previste<br />

Registrazione poligrafica ed elettroculografica del sonno in soggetti normali<br />

e soggetti con lesioni cerebrali unilaterali affetti da eminattenzione.<br />

Descrizione<br />

Abbiamo in precedenza documentato la sparizione dei movimenti oculari<br />

rapidi del sonno REM (rems) diretti verso sinistra nei pazienti cerebrolesi destri<br />

affetti da eminegligenza per lo spazio controlesionale sinistro. È nostra intenzione<br />

approfondire tale osservazione al fine di studiare più in dettaglio le caratteristiche<br />

metriche e dinamiche dei rems, paragonandole a quelle dei movimenti<br />

saccadici della veglia, e stabilire se nei soggetti eminattenti la sparizione patologica<br />

dei rems diretti verso sinistra induca una alterazione spazialmente congrua<br />

nell’organizzazione spaziale della attività onirica riportata da tali pazienti.<br />

Numero di soggetti: 10 pazienti cerebrolesi con eminegligenza spaziale.<br />

D.3.4 – Orientamento della attenzione durante movimenti attivi<br />

e passivi dell’asse testa corpo (i.e. influenze cross-modali<br />

vestibolo-optocinetiche sull’orientamento<br />

della attenzione implicita) (Fabrizio Doricchi)<br />

Attività previste<br />

Neuropsicologia<br />

Valutazione riflessi oculovestibolari ed optocinetici, esperimenti psicofisici<br />

in soggetti normali e cerebrolesi unilaterali.<br />

Descrizione<br />

Non sono attualmente disponibili dati sull’influenza dell’informazione<br />

vestibolare a carico dell’orientamento implicito dell’attenzione nelle diverse<br />

modalità sensoriali. Tale lacuna è rilevante viste le significative relazioni funzionali<br />

che intercorrono tra sistema vestibolare e codifica multimodale dello<br />

spazio. Le informazioni vestibolari contribuiscono, ad esempio, ad interpretare<br />

correttamente i cambiamenti di flusso ottico causati da movimenti dello<br />

sguardo durante la locomozione o ad aggiornare la codifica della posizione<br />

del corpo nell’ambiente dopo rotazioni o traslazioni eseguite in assenza di<br />

input visivi. Lo scopo di tale linea di ricerca è chiarire, tramite studi su sog-<br />

2006 507


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

getti normali e cerebrolesi, le caratteristiche psicofisiche dell’interazione<br />

cross-modale dell’informazione vestibolare e, tramite studi di brain imaging,<br />

le basi neurali che sottendono tale integrazione.<br />

Numero soggetti: 10 soggetti normali e 10 pazienti cerebrolesi unilaterali.<br />

D.3.5 – Influenze retinotopiche e multimodali sulla codifica<br />

della rappresentazione delle distanze spaziali<br />

e numerico-quantitative (Fabrizio Doricchi)<br />

Attività previste<br />

Somministrazione di test visuospaziali e contemporanea registrazione dei<br />

movimenti oculari in 10 pazienti con lesioni cerebrali unilaterali ed in 10 soggetti<br />

di controllo.<br />

Descrizione<br />

Abbiamo eseguito un vasto numero di ricerche che hanno dimostrato<br />

come la contemporanea presenza di deficit di codifica retinotopica (emianopsia)<br />

e multimodale dello spazio (eminegligenza) possano creare dei deficit di<br />

valutazione spaziale specificamente legati a tale combinazione patologica ed<br />

assenti, invece, nel caso di disturbi selettivamente retinotopici o multimodali.<br />

Abbiamo intenzione di estendere le nostre indagini allo studio delle influenze<br />

retinotopiche e multimodali alla rappresentazione mentale di distanze fisiche<br />

ed alla rappresentazione mentale di quantità numerico-spaziali. Saranno inoltre<br />

esplorate a fondo le implicazioni riabilitative delle osservazioni cliniche fin<br />

qui effettuate, allo scopo di elaborare protocolli riabilitativi specifici per<br />

pazienti affetti da contemporanei disturbi retinotopici e multimodali.<br />

D.3.6 – Studio clinico sperimentale finalizzato ad indagare se<br />

ed in che modo le aspettative nelle due maggiori dimensioni<br />

percettive (lo spazio e il tempo) possono essere compromesse<br />

in pazienti con lesioni cerebrali focali (Luigi Pizzamiglio)<br />

Descrizione<br />

Il cervello riceve continuamente una enorme quantità di informazioni<br />

sensoriali ma ha delle risorse limitate con cui trattarle. L’attenzione selettiva<br />

assegna delle priorità nell’allocazione di queste risorse basandosi sulle variazioni<br />

di motivazione, volizione, ed aspettativa. Il tipo di attenzione selettiva<br />

più comunemente studiato è l’orientamento spaziale (Posner,1980), ma è<br />

anche possibile orientare l’attenzione su attributi non spaziali, come oggetti<br />

(Duncan,1984) o istanti nel tempo (Coull & Nobre,1998; Griffin & Nobre,<br />

2005). L’opinione prevalente è che l’attenzione selettiva sia controllata da una<br />

rete comune di regioni cerebrali multimodali parietali e frontali, che devia l’analisi<br />

percettiva attraverso collegamenti neurali top-down (Heilman and Watson,<br />

1977; Mesulam, 1981; Kastner and Ungerleider, 2000).<br />

508 2006


Neuropsicologia<br />

Recenti studi di orientamento temporale hanno suggerito che il controllo<br />

e la modulazione attenzionale possano essere governati da meccanismi<br />

diversi. Studi di neuroimmagini hanno mostrato come il controllo dell’attenzione<br />

spaziale e temporale coinvolga solamente in parte sistemi sovrapposti<br />

(Coull and Nobre, 1998; Coull et al., 2000). Ulteriori studi effettuati utilizzando<br />

potenziali evento-relati (ERPs) hanno rivelato delle importanti differenze<br />

nella modulazione dell’elaborazione di un obiettivo da parte dell’attenzione<br />

spaziale e temporale. L’orientamento spaziale e temporale è stato<br />

studiato tipicamente in prove che utilizzano cues simbolici che predicono,<br />

rispettivamente, l’ubicazione spaziale o l’istante temporale, di un stimolo<br />

imminente.<br />

Questo paradigma tradizionale, anche se estesamente usato, non è particolarmente<br />

rappresentativo dell’esperienza di ogni giorno. Nella vera vita, le<br />

aspettative riguardanti degli eventi percettivi si sviluppano attraverso l’osservazione<br />

dei loro attributi spaziali o temporali, come nel caso dell’occlusione<br />

transitoria di oggetti in movimento. Inoltre, diversi tipi di aspettativa non si<br />

verificano in modo isolato. L’aspettativa temporale normalmente è accompagnata<br />

da aspettative sull’ubicazione e l’identità dello stimolo.<br />

Un obiettivo degli studi in questo campo è di indagare la capacità<br />

di diversi tipi di aspettativa di interagire tra loro per acuire le funzioni<br />

attentive.<br />

Abbiamo sviluppato una serie di prove per indagare se ed in che modo le<br />

aspettative nelle due maggiori dimensioni percettive (lo spazio e il tempo)<br />

interagiscono nelle prestazioni attenzionali di pazienti.<br />

Soggetti<br />

La ricerca verrà condotta su 20 pazienti con lesioni cerebrovascolari<br />

destre o sinistre la cui sede verrà accertata tramite esami clinici e radiologici.<br />

Saranno prevalentemente esaminati pazienti con lesioni unifocali localizzate<br />

nella rete frontoparietale dorsale bilaterale costituita dalla regione supplementare<br />

motoria e dal solco parietale, e la frontoparietale ventrale costituita<br />

dal giro frontale inferiore e dalla giunzione temporo-parietale.<br />

Primo esperimento<br />

Compito di attenzione spaziale – Una croce appare al centro del monitor e<br />

si muove dal centro verso la periferia dello schermo con una angolazione<br />

casuale con incrementi di 30°. Tra il centro e la periferia dello schermo è<br />

posta una fascia circolare avente funzione di occlusione visiva di un stimolo<br />

target in movimento.<br />

Dopo aver raggiunto l’occlusione, la croce scompare e la sua direzione<br />

cambia. Alla sua ricomparsa, al paziente viene chiesto di rispondere se la croce<br />

sia riapparsa più in alto o più in basso rispetto alla traiettoria originaria.<br />

Compito di attenzione temporale – Nella versione temporale dell’esperimento<br />

al paziente viene chiesto di rispondere se la croce sia ricomparsa più<br />

presto o più tardi rispetto alla sua velocità originaria.<br />

2006 509


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

Secondo esperimento<br />

Compito di percezione spaziale – Al soggetto viene mostrata una coppia<br />

di barre bianche in una posizione casuale sulla linea mediana verticale del<br />

monitor (per evitare le distorsioni causate da eminegligenza in pazienti<br />

parietali).<br />

Lo stimolo viene presentato quattro volte ad intervalli di 1000 ms, ogni<br />

volta in una diversa posizione casuale sulla linea mediana verticale, mantenendo<br />

costante la separazione spaziale. Per evitare che i partecipanti non possano<br />

semplicemente giudicare se una delle barre abbia cambiato posizione<br />

nello stimolo target.<br />

Al soggetto vengono mostrate una coppia di barre verdi che possono<br />

essere più vicine o più lontane rispetto alla coppia di barre standard.<br />

Il soggetto viene invitato a rispondere se le barre verdi siano più vicine o<br />

più lontane rispetto alla coppia di barre standard.<br />

Compito di percezione temporale – Al soggetto viene mostrato un<br />

quadrato bianco, al centro dello schermo, che viene presentato quattro volte<br />

ad intervalli continui che variano tra 400-600 ms o 800-1200 ms per set<br />

di quattro.<br />

Poi al soggetto viene mostrato un quadrato verde che appare dopo<br />

un intervallo più corto o più lungo rispetto all’intervallo tra i quadrati<br />

standard.<br />

Il soggetto viene invitato a rispondere “ più presto ” o “ più tardi ”.<br />

– Coull J.T., Frith C.D., Buchel C., Nobre A.C. (2000) Neuropsychologia 38: 808-819.<br />

– Coull J.T., Nobre A.C. (1998) J Neurosc 18: 7426-7435.<br />

– Duncan J. (1984) J Exp Psychol Gen 113: 501-517.<br />

– Griffin I.C., Nobre A.C. (2005) In Itti L., Rees G., Tsotsos J. (eds) Neurobiology of<br />

attention San Diego. Elsevier 257-263.<br />

– Heilman K.M., Watson R.T. (1977) Adv Neurol 18: 93-106.<br />

– Kastner S., Ungerleider L.G. (2000) Ann Rev Neurosci 23: 315-341.<br />

– Mesulam M.M. (1981) Ann Neurol 10: 309-325.<br />

– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 3-25.<br />

D.4.1 – Ruolo dell’ippocampo nei disturbi di memoria topografica<br />

(Cecilia Guariglia)<br />

Descrizione<br />

Numero totale di soggetti: 40<br />

L’ippocampo è considerato una delle strutture fondamentali nei processi<br />

di apprendimento di luoghi e percorsi. L’evidenza di un ruolo fondamentale<br />

giocato dal sistema ippocampale deriva da studi sugli animali e da studi di<br />

neuroimmagine funzionale (vedi le recenti revisioni di O’Mara, 2005 e di<br />

Moscovitch et al., 2005). Tuttavia nei disturbi di memoria topografica conseguenti<br />

lesioni cerebrali raramente è osservato un coinvolgimento dell’ipo-<br />

510 2006


Neuropsicologia<br />

campo e recenti tassonomie di questo tipo di disturbo falliscono nell’identificare<br />

l’eventuale ruolo svolto da lesioni ippocampali nel generare disorientamento<br />

topografico (Aguirre e D’Esposito, 1999).<br />

Scopo del presente studio è valutare l’effetto di lesioni dell’ippocampo sui<br />

processi di orientamento, memoria e navigazione ambientale. A tale scopo<br />

saranno reclutati 10 pazienti epilettici che a causa di un epilessia farmacoresistente<br />

vengono sottoposti a resezione chirurgica dell’ippocampo (gruppo<br />

EI+). Poiché tali pazienti possono presentare una varietà di disturbi neuropsicologici<br />

prima ancora dell’intervento chirurgico i pazienti reclutati verranno<br />

esaminati prima dell’intervento e sei mesi dopo l’intervento. Dato che l’assunzione<br />

di farmaci antiepilettici può influire sulle prestazioni sperimentali le<br />

prestazioni dei pazienti verranno confrontate, oltre che con quelle di un<br />

gruppo di controllo formato da soggetti non epilettici e non neurolesi di<br />

uguale sesso, età e scolarità (gruppo C), con quelle di un gruppo di pazienti<br />

epilettici affetti da una forma farmaco-resistente di epilessia, con focolaio in<br />

aree diverse da quelle ippocampali (gruppo EI-). Quest’ultimo gruppo verrà<br />

sottoposto all’esperimento 2 volte, prima dell’intervento chirurgico mirato a<br />

ridurre l’epilessia e 6 mesi dopo l’intervento. Tutti i soggetti saranno sottoposti<br />

ad una batteria di test neuropsicologici che valuti livello cognitivo generale,<br />

attenzione, memoria, problem solving, linguaggio.<br />

L’ambiente che verrà utilizzato per la procedura sperimentale consiste in<br />

una versione adattata per l’uomo del labirinto acquatico di Morris (1981). Si<br />

tratta di una stanza rettangolare (5 × 6 metri) le cui pareti sono ricoperte da<br />

tende di colore blu che nascondono gli indizi ambientali (ad es., la porta, il<br />

termosifone, le prese elettriche, etc). Il pavimento è verniciato di un colore blu<br />

brillante per coprire eventuali segni sulle piastrelle. Quattro scatole nere sono<br />

posizionate sul soffitto ai quattro angoli della stanza: in una delle scatole è<br />

nascosta una telecamera con obiettivo grandangolare che consente la ripresa<br />

dell’intera prova. Nella stanza è presente un target nascosto: un sensore ad<br />

infrarossi, che entra in azione (producendo un suono) quando il soggetto si<br />

sposta nel campo del sensore.<br />

Per studiare le eventuali alterazioni di processi specifici di memoria<br />

topografica e navigazione vengono utilizzate due condizioni. Nella prima<br />

condizione (senza landmark: SL) la stanza sperimentale è completamente<br />

vuota: in questa condizione le informazioni da memorizzare per una<br />

corretta navigazione sono informazioni idiotetiche (informazioni vestibolari<br />

e propriocettive relativa agli spostamenti dell’individuo nell’ambiente) e<br />

informazioni visive sulla forma geometrica dell’ambiente. Nella seconda<br />

condizione (con landmark: CL), verranno posti nella stanza sperimentale<br />

due oggetti (un attaccapanni rosso e una lampada nera): in questa condizione<br />

è possibile memorizzare la posizione del punto target in riferimento<br />

alla posizione dei landmark. La posizione del target verrà modificata nelle<br />

due condizioni.<br />

I soggetti eseguiranno le due condizioni (SL e CL) in sessioni diverse. Si<br />

muoveranno nell’ambiente su una sedia a rotelle motorizzata, che può essere<br />

guidata attraverso l’uso di un joystick. Verranno bendati prima di essere trasportati<br />

all’interno della stanza sperimentale e dopo aver trovato il target. Il<br />

2006 511


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

loro compito sarà quello di trovare il target, spostandosi all’interno della<br />

stanza e mettendo in atto una strategia di ricerca. Dopo aver trovato la posizione<br />

del target, i soggetti dovranno effettuare una rievocazione immediata e<br />

per 6 volte consecutive ritrovare il target, utilizzando una scorciatoia. Ogni<br />

volta che il soggetto raggiungerà il target verrà bendato, disorientato e riposizionato<br />

al punto di partenza. Il punto di partenza in cui il soggetto verrà posizionato<br />

potrà essere sia lo stesso della prova di ricerca che diverso, in modo<br />

da consentire lo studio dei processi di ri-orientamento. Dopo un intervallo di<br />

30 minuti, trascorsi al di fuori della stanza sperimentale, il soggetto dovrà<br />

nuovamente raggiungere la posizione target. La video-registrazione consentirà<br />

sia la visualizzazione del percorso che la registrazione dei tempi di raggiungimento<br />

del target. Il confronto tra le prestazioni dei pazienti EI+ dopo la<br />

resezione chirurgica dell’ippocampo e quelle degli stessi pazienti prima dell’intervento<br />

e dei soggetti degli altri due gruppi permetterà di individuare il<br />

ruolo giocato dall’ippocampo in diversi processi di memorizzazione topografica<br />

e di navigazione.<br />

– O’Mara S. (2006) Behav Brain Res 174: 304-312.<br />

– Moscovitch M., Rosenbaum R.S., Gilboa A., Addis D.R., Westmacott R., Grady C.,<br />

McAndrews M.P., Levine B., Black S., Winocur G., Nadel L. (2005) J Anat 207: 35-66.<br />

– Aguirre G.K., D’Esposito M. (1984) J Neurosci Methods 11: 47-60.<br />

D.4.2 – Memoria visuo-spaziale nel micro-spazio e nel macro-spazio<br />

(Cecilia Guariglia)<br />

Descrizione<br />

Numero totale di soggetti: 60<br />

Viene di solito postulato che le capacità di percezione, rappresentazione e<br />

memorizzazione di stimoli visuo-spaziali e di loro configurazioni misurate in<br />

test carta e matita, utilizzando quindi una scala spaziale ridotta (o microspazio),<br />

corrispondano o siano predittive delle capacità percettive, rappresentative<br />

e mnestiche di stimoli ambientali (landmark) e di configurazioni<br />

ambientali complesse (stanze, piazze, percorsi) su larga scala (o macro-spazio).<br />

Tuttavia alcune osservazioni sembrano indicare la possibilità che,<br />

almeno in alcuni casi, capacità di elaborazioni visuo-spaziali nel micro e nel<br />

macro spazio non siano coincidenti (Grossi et al., 1989; Guariglia et al., 1993;<br />

Pizzamiglio et al., 2002).<br />

Lo scopo di questo studio è quello di indagare la memoria spaziale per i<br />

luoghi facendo uso di una versione su larga scala del testi di Corsi (Orsini et<br />

al., 1987), comparando questa capacità con quella misurata al test di Corsi.<br />

Test che valuta la memoria visuo-spaziale a breve e lungo termine utilizzando<br />

un piano rettangolare (30 × 25 cm) sul quale sono dislocati in posizioni<br />

diverse 9 cubi. Lo sperimentatore tocca una sequenza di cubi ed al soggetto<br />

viene successivamente richiesto di eseguire la stessa sequenza. Lo sperimentatore<br />

inizia il test utilizzando una sequenza di due cubi, aumentando progressivamente<br />

il numero di cubi (uno per volta) ogni volta che il soggetto esegue<br />

512 2006


Neuropsicologia<br />

correttamente due sequenze di una data lunghezza. Il test finisce quando il<br />

soggetto sbaglia nel replicare due sequenze su tre. Al soggetto verrà quindi<br />

somministrata una prova supra-span in cui gli verrà chiesto di apprendere<br />

una sequenza di 8 cubi in un massimo di 18 ripetizioni e di ripeterla dopo un<br />

intervallo di 5 minuti (Spinnler e Rognoni, 1989). La versione su larga scala di<br />

questo test, in cui al soggetto viene chiesto di camminare in diversi punti dell’ambiente<br />

invece che toccare diversi cubi, ci permetterà di valutare span e<br />

apprendimento supra-span di memoria spaziale riguardante gli spostamenti<br />

del proprio corpo nello spazio.<br />

Poiché sono descritti casi di amnesia topografica in assenza di deficit di<br />

memoria visuo-spaziale (vedi Farrell,1996, per una revisione della letteratura)<br />

ci aspettiamo di trovare differenze di esecuzione tra le due versioni del compito<br />

somministrato (“ larga scala ” o classico test di Corsi). Per la versione su<br />

larga scala verrà utilizzato un tappeto 5 × 4 in una stanza completamente<br />

vuota. Sul tappeto verranno dislocati 9 quadrati, di colore diverso da quello<br />

del tappeto, le cui posizioni relative saranno le stesse dei cubi nel test di Corsi.<br />

Per la somministrazione del test su “ larga scala ” verrà seguita la stessa procedura<br />

utilizzata per il test di Corsi. Lo sperimentatore camminerà sul tappeto<br />

fermandosi per 1 secondo ed alzando il braccio su ogni posizione (quadrato)<br />

della sequenza che sta eseguendo.<br />

Per la valutazione della memoria a breve termine (span), come per il test di<br />

Corsi, lo sperimentatore inizierà il test usando una sequenza di due posizioni<br />

che aumenterà gradualmente ogni volta che il soggetto replicherà correttamente<br />

due sequenze con lo stesso numero di posizioni. Il test terminerà non appena il<br />

soggetto sbaglierà nel replicare 2 sequenze su 3 di una data lunghezza. Lo span<br />

equivarrà quindi al numero di posizioni correttamente ricordate.<br />

Per la valutazione della memoria a lungo termine ai soggetti verrà richiesto<br />

di apprendere una nuova sequenza di 8 posizioni. Analogamente a quanto<br />

avviene nel test di Corsi, la sequenza verrà presentata per un massimo di 18<br />

volte consecutive o finché il soggetto non dimostrerà di averla appresa, replicandola<br />

per tre volte consecutive senza errori. Al soggetto verrà chiesto di<br />

ripetere la sequenza in una prova differita, dopo un intervallo di 5 minuti trascorsi<br />

in una stanza diversa.<br />

Parteciperanno allo studio 10 pazienti con lesioni unilaterali destre, 10<br />

pazienti con lesioni unilaterali sinistre, 10 pazienti epilettici con resezione<br />

chirurgica dell’ippocampo, 10 pazienti epilettici sottoposti ad interventi chirurgici<br />

per la riduzione dell’epilessia in aree diverse dall’ippocampo e 40 soggetti<br />

di controllo della stessa età e scolarità dei pazienti. Tutti i pazienti<br />

saranno sottoposti ad una valutazione neuropsicologica, che includerà anche<br />

prove di memoria verbale a breve e a lungo termine, ed ad un esame neuroradiologico<br />

per la valutazione della sede e dell’entità della lesione.<br />

Il confronto tra le prestazioni nei due test permetterà di evidenziare eventuali<br />

dissociazioni tra sistemi di memoria a breve e a lungo termine nei due<br />

tipi di spazio (micro-spazio e macro-spazio). La correlazione tra sede lesione<br />

e tipo di deficit di memoria visuo-spaziale (nel test di Corsi e nella sua versione<br />

a larga scala) permetterà di individuare le aree cerebrali coinvolte in tipi<br />

diversi di memoria visuo-spaziale.<br />

2006 513


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

– Grossi D., Modafferi A., Pelosi L., Trojano L. (1989) Brain Cogn 10: 18-27.<br />

– Guariglia C., Padovani A., Pantano P., Pizzamiglio L. (1993) Nature 364: 235-237.<br />

– Pizzamiglio L., Iaria G., Berthoz A., Galati G., Guariglia C. (2003) J Clin Exper Neuropsychology<br />

25: 769-782.<br />

– Orsini A., Grossi D., Capitani E., Laiacona M., Papagno C., Vallar G. (1987) Ital J<br />

Neurol Sci 8: 539-548.<br />

– Spinnler H., Tognoni G. (1987) Ital J Neurol Sci 8(suppl.): 1-120.<br />

– Farrell M.J. (1996) Neurocase 2: 509-520.<br />

D.4.3 – Costruzione e standardizzazione di test per la valutazione della<br />

capacità immaginativa in pazienti cerebrolesi (Cecilia Guariglia)<br />

Descrizione<br />

Nella pratica clinica sono noti fenomeni di alterazione delle immagini<br />

mentali e della rappresentazione mentale di luoghi precedentemente familiari.<br />

Pazienti con neglect rappresentazionale, ad esempio, quando viene chiesto<br />

di descrivere da una prospettiva ben precisa una piazza nota della loro<br />

città tenderanno a riportare soltanto gli elementi che si trovano nell’emispazio<br />

immaginativo ipsilesionale omettendo quelli controlesionali, e dalla prospettiva<br />

opposta riporteranno quegli elementi che prima avevano omesso, omettendo<br />

quelli precedentemente riportati. Questo esempio dimostra chiaramente<br />

che il loro problema non è di natura mnesica, ma che coinvolge più<br />

profondamente la rappresentazione mentale di un luogo.<br />

Uno studio di Guariglia e collaboratori (Guariglia C., Piccardi L. et al.<br />

(2005) Neuropsychologia 43: 1138-1143) ha messo in evidenza che le capacità<br />

navigazionali dei pazienti con neglect rappresentazionale risentono del loro<br />

disturbo immaginativo: infatti, solo questi pazienti, e non quelli con neglect<br />

visuo-spaziale, sono incapaci di costruire una rappresentazione mentale di un<br />

ambiente nuovo. Questo risultato suggerisce che il disturbo rappresentativo<br />

nel neglect non si limita alla rievocazione di luoghi familiari.<br />

Il fatto che la presenza di un disturbo immaginativo unilaterale, come il<br />

neglect rappresentazionale, interferisca con la capacità di costruire mappe<br />

cognitive dell’ambiente e con le capacità navigazionali porta a domandarsi<br />

quali siano gli effetti di altri disturbi immaginativi (come l’incapacità di generare<br />

o manipolare immagini mentali descritta in seguito a lesioni cerebrali<br />

sinistre) sulla rappresentazione e navigazione ambientale. Da ciò deriva l’esigenza<br />

di approfondire e di studiare in maniera sistematica le immagini mentali,<br />

la loro generazione e il loro utilizzo in pazienti cerebrolesi. Per questa<br />

ragione nel corso del 2005 è stata costruita e standardizzata una batteria di<br />

test che valuti diversi aspetti dei processi immaginativi.<br />

La batteria di test prevede prove di tipo egocentrico (centrate sulla rappresentazione<br />

dell’ambiente rispetto alla posizione dell’individuo) e allocentriche<br />

(centrate sull’ambiente a prescindere dalla posizione dell’individuo) e<br />

comprende i seguenti test:<br />

– test di vividezza delle immagini mentali;<br />

– test di generazione di immagini mentali categoriali e topografiche;<br />

514 2006


Neuropsicologia<br />

– test di assemblaggio;<br />

– test di rotazione mentale;<br />

– test di ricostruzione mentale;<br />

– test di rievocazione di immagini su coordinate egocentriche;<br />

– test di rievocazione di immagini su coordinate allocentriche;<br />

– test di imagery di landmark;<br />

– test di descrizione dalla memoria di luoghi familiari;<br />

– O’Clock test.<br />

La batteria sulle immagini mentali verrà somministrata a 20 pazienti cerebrolesi<br />

con lesioni unilaterali dell’emisfero destro, 20 pazienti cerebrolesi con<br />

lesioni unilaterali dell’emisfero sinistro ed ad un gruppo di 20 soggetti di controllo<br />

di età e scolarità comparabile a quello dei pazienti. Tutti i pazienti<br />

saranno sottoposti ad un esame neurologico, un esame opotmetrico del campo<br />

visivo, un esame neuroradiologico ed ad una valutazione neuropsicologica per<br />

la descrizione dei deficit cognitivi e l’esclusione dallo studio di pazienti affetti<br />

da deterioramento mentale o da deficit linguistici la cui gravità impedisca l’esecuzione<br />

dei test sperimentali. I soggetti di controllo saranno sottoposti al<br />

M.O.D.A. (Brazzelli M., Capitani E., et al. (1994) MODA – Milan Overall<br />

Dementia Assessment. Organizzazioni Speciali, Firenze) per l’esclusione di possibile<br />

deterioramento cognitivo in fase iniziale. Nel corso dello scorso sono già<br />

stati inclusi nello studio 10 pazienti cerebrolesi destri e 10 controlli. Nel corso<br />

del 2006 lo studio verrà proseguito aumentando il gruppo di cerebrolesi destri<br />

e il gruppo di controllo ed iniziando ad esaminare pazienti cerebrolesi sinistri.<br />

L’analisi dei risultati e la comparazione tra i diversi gruppi permetterà da<br />

una parte di meglio descrivere i deficit immaginativi nel neglect immaginativo<br />

e dall’altra di evidenziare altri tipi di disturbo immaginativo (es. deficit di<br />

generazione, di rotazione di assemblaggio, ecc. delle immagini mentali<br />

visive), che passano inosservati alle comuni valutazioni neuropsicologiche. La<br />

presenza di disturbi specifici verrà correlata alla sede della lesione (valutata<br />

tramite l’esame neuroradiologico). I risultati del presente studio, inoltre, permetteranno<br />

di verificare l’ipotesi della parziale indipendenza dei diversi processi<br />

immaginativi tramite l’osservazione delle possibili dissociazioni nelle<br />

prestazioni a compiti diversi.<br />

D.4.4 – Trattamento riabilitativo dei disturbi dell’orientamento spaziale<br />

(Chiara Incoccia)<br />

I deficit dell’orientamento spaziale e topografico costituiscono uno dei<br />

disturbi cognitivi maggiormente invalidanti per i soggetti che ne sono affetti,<br />

non permettendo una reale autonomia negli spostamenti e, di conseguenza,<br />

limitando fortemente le attività di vita quotidiana.<br />

L’eziologia di tali deficit è inoltre molto varia: oltre agli esiti di diverse<br />

patologie cerebrali acquisite (cerebropatie vascolari, traumatiche, emorragiche,<br />

ecc.), un disturbo dell’orientamento spaziale si può riscontrare in malformazioni<br />

cerebrali congenite (vedi caso clinico studiato nel precedente pro-<br />

2006 515


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

getto e pubblicato in Iaria G., Incoccia C., Piccardi L., Nicò D., Sabatini U.,<br />

Guariglia C. (2005) Neurocase 11(6): 463-474) e non è infrequente la sua presenza<br />

anche in soggetti senza patologie cerebrali conclamate.<br />

Nel corso di questo studio è stata messa a punto un’ampia batteria di test<br />

neuropsicologici, prove sperimentali e di tipo ecologico, che ci permette di indagare<br />

in particolare quali processi specifici siano danneggiati nei diversi pazienti,<br />

per poter poi strutturare un adeguato trattamento riabilitativo. Per ogni paziente<br />

è necessario, infatti, poter individuare quali differenti abilità cognitive implicate<br />

nella capacità di orientarsi e muoversi nell’ambiente siano compromesse e stabilire<br />

al contempo su quali processi integri si possa fare affidamento per addestrare<br />

il paziente ad utilizzare delle efficaci strategie di compenso.<br />

Nel corso della ricerca sono stati sottoposti alla valutazione dei disturbi<br />

topografici 10 pazienti con patologie cerebrali di varia origine; all’interno di<br />

questo gruppo, sono stati individuati 2 pazienti che presentavano un marcato<br />

deficit di orientamento topografico, sia in ambienti sconosciuti che in<br />

ambienti per loro familiari.<br />

Una volta indagate nel dettaglio le caratteristiche dei loro deficit, è stato<br />

messo a punto un trattamento che, basandosi sulle capacità residue, potesse permettere<br />

loro di utilizzare strategie di compenso del disturbo e di sviluppare capacità<br />

autonome di orientamento. Al termine del trattamento, entrambi i pazienti<br />

hanno mostrato un notevole miglioramento delle capacità navigazionali, ma,<br />

soprattutto, hanno raggiunto un soddisfacente grado di autonomia negli spostamenti.<br />

Lo studio ci ha quindi permesso di mettere a punto alcune linee-guida per<br />

la diagnosi e il trattamento dei deficit di orientamento topografico.<br />

Nel presente studio ci poniamo l’obiettivo di selezionare, tramite la batteria<br />

di test neuropsicologici e di prove ecologiche che è stata precedentemente messa<br />

a punto, 5 pazienti con disturbo selettivo dell’orientamento spaziale. La valutazione<br />

iniziale verrà condotta allo scopo di indagare in dettaglio gli specifici deficit<br />

di ciascun paziente e le capacità cognitive residue e programmare, per<br />

ognuno di essi, il piano di trattamento riabilitativo più idoneo. Nel corso del<br />

trattamento e alla fine di esso, i pazienti verranno sottoposti a prove parallele<br />

per verificare i miglioramenti ottenuti e calibrare, a seconda dei risultati, il tipo<br />

di esercizi proposti. I pazienti, quindi, eseguiranno dei percorsi diversi da quelli<br />

utilizzati durante la terapia, per verificare il grado di generalizzazione delle strategie<br />

apprese e la loro capacità di estenderle ad ambienti differenti.<br />

Dopo la fine del trattamento riabilitativo, verrà effettuata un’ulteriore<br />

valutazione di follow up a distanza di almeno 6 mesi, per verificare la stabilità<br />

dei risultati raggiunti e l’effettiva validità funzionale delle strategie di<br />

compenso.<br />

D.5.1 – Organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti afasici bilingui<br />

(Paola Marangolo)<br />

Descrizione<br />

Ad oggi, l’assunto sull’organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti<br />

bilingui è oggetto di ipotesi contrastanti. Alcuni studi recenti condotti<br />

516 2006


su soggetti normali sostengono che l’età in cui le due lingue sono state<br />

apprese e il loro livello di acquisizione sono due variabili che giocano un<br />

ruolo fondamentale per stabilire se le due lingue possono o meno essere<br />

rappresentate nelle stesse aree cerebrali. Gli studi concordano nel sostenere<br />

che la sovrapposizione anatomica è maggiore se entrambe le lingue vengono<br />

apprese in epoca precoce e se per entrambe il soggetto ha acquisito un alto<br />

livello di padronanza.<br />

Scopo di questa ricerca è quello di controllare il ruolo di tali variabili in<br />

soggetti afasici bilingui. L’assunto sull’organizzazione cerebrale del linguaggio<br />

nei soggetti bilingui essenzialmente concerne la questione se le lingue conosciute<br />

sono rappresentate nella stesse aree cerebrali o in aree cerebrali<br />

distinte. L’ipotesi avanzata nel passato era che tutte le lingue apprese fossero<br />

localizzate nella stesse aree cerebrali. Tale ipotesi si basava sull’osservazione<br />

che nei soggetti afasici bilingui il recupero di entrambe le lingue avveniva in<br />

modo parallelo (1) . L’ipotesi opposta, di aree cerebrali distinte e separate per i<br />

differenti linguaggi, era invece supportata dalla descrizione di profili di afasia<br />

distinti nelle due lingue, pazienti classificati come afasici di Broca in una lingua<br />

ed afasici di Wernicke nell’altra (2) .<br />

In un lavoro recente, è stata descritta una dissociazione, a seguito di una<br />

lesione sottocorticale, tra la capacità di produzione della lingua madre, gravemente<br />

compromessa, e la produzione della seconda lingua, significativamente<br />

meglio conservata (3) . Secondo gli autori, la selettiva compromissione per la<br />

lingua madre a seguito di una lesione alle strutture sottocorticali potrebbe<br />

essere stata determinata dal ruolo che tali strutture svolgono in sistemi di<br />

memoria implicita ed automatica, strutture essenziali per il mantenimento<br />

della prima lingua appresa (4) .<br />

Diversi lavori di neuroimmagine funzionale sui soggetti normali, hanno<br />

recentemente fornito informazioni più dettagliate sul modo con cui le diverse<br />

lingue sono o meno rappresentate nello stesso substrato neuronale. L’età in<br />

cui le due lingue sono state apprese e il loro livello di acquisizione sono due<br />

variabili che giocano un ruolo fondamentale per stabilire il livello di sovrapposizione<br />

anatomica. La sovrapposizione è maggiore se entrambe le lingue<br />

sono state apprese in epoca precoce e se per entrambe il soggetto ha acquisito<br />

un alto livello di padronanza (5-8) .<br />

Obiettivi<br />

Neuropsicologia<br />

Lo scopo della presente ricerca è quello di valutare se, nei soggetti afasici<br />

bilingui, il pattern di compromissione e di recupero nelle lingue apprese si<br />

manifesta in modo simile o se segue andamenti diversi. Si valuterà inoltre se<br />

l’età e/o il livello di acquisizione delle lingue apprese rappresentano variabili<br />

predittive di un maggiore o minore coinvolgimento degli stessi substrati neuronali.<br />

Al fine di ottenere un confronto chiaro del livello di compromissione<br />

nelle lingue apprese, ai soggetti verrà somministrato lo stesso test “ Aachener<br />

Afasia test ”, tradotto e standardizzato in diverse lingue (9) . Ai soggetti verrà<br />

inoltre richiesto di eseguire una RMN strutturale per stabilire i correlati anatomici<br />

responsabili del comportamento osservato.<br />

2006 517


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

1. Fabbro F. (1999) The neurolinguistics of bilingualism. An introduction. Hove, UK:<br />

Psychology Press Ltd.<br />

2. Paradis M. (1998) In Stemmer B., Whitaker H. A. (eds) Handbook of neurolinguistics.<br />

San Diego Academic Press, 418-431.<br />

3. Aglioti S., Beltramell A., Girardi F., Fabbro F. (1996) Brain 119: 1551-1564.<br />

4. Perani D., Bressi S., Cappa S.F., Vallar G., Alberoni M., Grassi F. et al. (1993) Brain<br />

116: 903-919.<br />

5. Kim K.H., Relkin N.R., Lee K.M., Hirsch J. (1997) Nature 388: 171-174.<br />

6. Evans J., Workman L., Mayer P., Crawley K. (2002) Brain and Language 83: 291-299.<br />

7. Perani D., Paulesu E., Galles N.S., Dupoux E., Dehaene S., Bettinardi V. et al.<br />

(1998) Brain 121: 1841-1852.<br />

8. Klein D., Milner B., Zatorre R.J., Zhao V., Nikelski J. (1999) NeuroReport 10:<br />

2841-2846.<br />

9. Luzzatti C., Willmes K., De Bleser R. (1991) Aachener Aphasia Test (AAT). Versione<br />

italiana. Organizzazioni Speciali.<br />

D.5.2 – Voxel-based Lesion Symptom Mapping (VLSM):<br />

studio dei disturbi linguistici e dei correlati anatomici<br />

in pazienti afasici (Paola Marangolo, Gaspare Galati)<br />

Introduzione<br />

Sin dalla loro nascita, le Neuroscienze Cognitive hanno avuto come scopo<br />

principale quello di indagare la relazione tra aree cerebrali e funzioni cognitive<br />

e sensoriali. Storicamente questa relazione è stata studiata tramite analisi<br />

autoptiche di soggetti che presentavano specifici deficit. Tuttavia, negli ultimi<br />

vent’anni, l’avvento di tecniche di indagine strutturale non invasive (TAC,<br />

RMN etc.) ha permesso di acquisire una maggior mole di dati. È stato quindi<br />

necessario sviluppare metodi di ricerca grazie ai quali fosse possibile fare<br />

inferenze precise sulle relazioni tra le lesioni cerebrali e i sintomi che esse<br />

possono produrre.<br />

A questo scopo tradizionalmente sono stati utilizzati due approcci basati<br />

su gruppi di pazienti con lesioni cerebrali acquisite:<br />

Gruppi definiti su base comportamentale – I pazienti vengono divisi in<br />

gruppi a secondo che essi manifestino o meno un determinato deficit comportamentale<br />

(e.g. le sindromi afasiche, Kertesz, 1979). Le lesioni cerebrali dei<br />

pazienti con il deficit vengono quindi sovrapposte per identificare una sede<br />

lesionale comune. È anche possibile sovrapporre le lesioni dei pazienti senza<br />

il deficit per determinare l’assenza di lesione in quella specifica area. Il limite<br />

di tale approccio consiste nella necessità di distinguere tra prestazione patologica<br />

e normale in modo binario, stabilendo un cut-off arbitrario che possa<br />

discriminare la presenza o l’assenza di un determinato deficit. Così facendo,<br />

quindi, non vengono considerate le variazioni di performance dei pazienti.<br />

Gruppi definiti su base lesionale – I pazienti vengono suddivisi in gruppi in<br />

base alla localizzazione delle loro lesioni cerebrali (e.g. la corteccia prefrontale<br />

dorso-laterale in Chao e Knight, 1998) e i dati comportamentali dei diversi<br />

518 2006


Neuropsicologia<br />

gruppi di pazienti vengono confrontati. In questo modo viene valutato il ruolo di<br />

una specifica area cerebrale di interesse (ROI) nell’elaborazione della funzione<br />

cognitiva indagata. Tuttavia, tale metodologia non considera l’importanza di sottoaree<br />

all’interno della ROI o di aree esterne a quelle di interesse.<br />

La Voxel-based Lesion – Sympthom Mapping (VLSM, Bates e coll., 2003;<br />

Saygin e coll., 2003) è una nuova metodologia che permette di stabilire relazioni<br />

tra funzioni cognitive e aree cerebrali su una base voxel-by-voxel senza i<br />

limiti precedentemente descritti delle metodologie tradizionali.<br />

Tramite la VLSM infatti, vengono utilizzati dati comportamentali e lesionali<br />

continui, senza la necessità di dividere a priori i pazienti in gruppi sulla<br />

base di informazioni lesionali o di cut-off stabiliti in modo arbitrario. Per ogni<br />

singolo voxel, i pazienti vengono suddivisi in due gruppi a seconda che esista<br />

o meno una lesione in quel voxel. I risultati comportamentali dei due gruppi<br />

vengono quindi confrontati e i risultati statistici di questo confronto vengono<br />

riportati in mappe colorate che rappresentano il grado di coinvolgimento di<br />

ogni singolo voxel nella funzione cognitiva indagata.<br />

Scopi<br />

• Individuare le “ sedi lesionali tipiche ” in 30 pazienti con diversi disturbi<br />

di linguaggio.<br />

• Evidenziare l’esistenza di aree e circuiti specifici che sottendono le<br />

diverse funzioni linguistiche, utilizzando sia la risonanza magnetica che dati<br />

ottenuti tramite la somministrazione di specifiche prove di linguaggio.<br />

Soggetti<br />

Parteciperanno alla ricerca 30 pazienti con afasia in fase cronica aventi<br />

lesioni vascolari unilaterali sinistre. Prima di essere inclusi nella ricerca i<br />

pazienti saranno preliminarmente sottoposti ad un’attenta valutazione clinica<br />

e neuropsicologica allo scopo di escludere quelli con lesioni bilaterali, eziologia<br />

tumorale o traumatica, tutti fattori che introdurrebbero nella ricerca una<br />

fonte intrinseca di variabilità dei dati. La presenza di afasia verrà valutata<br />

sulla base test standardizzati (Esame del Linguaggio II, Ciurli e coll., 1996;<br />

Western Aphasia Battery, Kertesz, 1979) e prove ad hoc che comprendono<br />

compiti in grado di valutare le diverse sottofunzioni linguistiche (linguaggio<br />

spontaneo, comprensione e produzione orale e scritta di parole semplici,<br />

parole composte, parole numero e numeri). Inoltre verrà somministrata una<br />

batteria computerizzata (della durata di circa 1 ora) composta da tre trials in<br />

cui verrà chiesto ai pazienti di leggere e ripetere delle parole e denominare<br />

oralmente delle figure.<br />

Metodo<br />

Il progetto prevede l’utilizzo della risonanza magnetica per ottenere delle<br />

immagini strutturali ad alta definizione dell’anatomia cerebrale. Le lesioni<br />

verranno visualizzate e localizzate sia su mappe corticali bidimensionali che<br />

su uno spazio stereotassico standard, in modo da permettere confronti con<br />

2006 519


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

studi precedenti che hanno finora rappresentato la sede lesionale tipica di afasia<br />

nello spazio 3-D di tipo Talairach.<br />

L’area di sovrapposizione delle lesioni di più pazienti con analoga sintomatologia<br />

verrà considerata come sede lesionale “ tipica ”. Si tenterà quindi di<br />

correlare specifici tipi di sintomatologia, evidenziabili tramite le prove presentate,<br />

con specifiche sedi lesionali tramite l’utilizzo di un software specifico<br />

(VLSM, Bates e coll., 2003).<br />

– Bates E., Wilson S.M., Saygin A.P., Dick F., Sereno M.I., Knight R.T., Dronkers N.F.<br />

(2003) Nat Neurosci 6: 448-450.<br />

– Chao L.L. & Knight R.T. (1998) J Cogn Neurosci 10: 167-177.<br />

– Ciurli P., Marangolo P., Basso A. (1996) Esame del Linguaggio-II. Organizzazioni<br />

speciali, Firenze.<br />

– Kertesz A. (1979) Aphasia and associated disorders: Taxonomy, localization, and<br />

recovery. New York: Grune & Stratton.<br />

– Rorden C., Brett M. (2000) Behav Neurol 12: 191-200.<br />

– Saygin A.P., Dick F., Wilson S.W., Dronkers N.F., Bates E. (2003) Brain 126:<br />

928-945.<br />

D.5.3 – Sviluppo ed efficienza della lettura lessicale: fattori linguistici<br />

e cognitivi (Pierluigi Zoccolotti)<br />

Attività previste<br />

Si intende valutare l’evoluzione della lettura lessicale attraverso:<br />

– Uno studio longitudinale che chiarisca in che misura lo sviluppo della lettura<br />

lessicale sia facilitato dalla presentazione ripetuta di una stessa parola e sia<br />

influenzato da abilità linguistiche di tipo non-fonologico (lessicali, semantiche,<br />

morfologiche, grammaticali), oltre che da fattori cognitivi non verbali.<br />

– Uno studio trasversale che consenta di osservare l’emergere di alcuni<br />

effetti della lettura lessicale (lessicalità, frequenza e immaginabilità/età di<br />

acquisizione) nelle prime fasi di sviluppo della lettura.<br />

Inoltre, si vuole esaminare la lettura patologica valutando l’efficienza<br />

della via lessicale e sublessicale in ragazzi italiani con e senza deficit specifico<br />

di lettura, sfruttando alcuni degli effetti (lessicali e non lessicali) che saggiano<br />

in modo specifico il funzionamento delle due vie di lettura.<br />

Descrizione<br />

Per valutare i fattori sottostanti lo sviluppo della lettura lessicale, si effettuerà<br />

uno studio longitudinale seguendo lo sviluppo della lettura in 50 bambini<br />

di prima elementare. La prestazione di lettura sarà valutata con categorie<br />

di analisi che sono state messe a punto in precedenti ricerche e che individuano<br />

il passaggio da una lettura pre-alfabetica, ad una lettura fonologica e<br />

l’emergere di una lettura lessicale. Saranno analizzati: le abilità di fusione<br />

fonemica e di memoria ortografica che sostengono la prestazione di lettura in<br />

520 2006


Neuropsicologia<br />

ognuna delle fasi di sviluppo della lettura; l’effetto dell’incontro ripetuto con<br />

una stessa parola.<br />

I bambini saranno riosservati alla fine della prima e all’inizio della<br />

seconda elementare, momento in cui si useranno prove di lettura che valutano<br />

diversi indicatori della lettura lessicale (lessicalità e frequenza), e gli<br />

effetti semantico-lessicali di immaginabilità ed età di acquisizione.<br />

Identificate le prestazioni caratterizzate da un alto o basso sviluppo<br />

della lettura lessicale, si valuterà in che misura uno sviluppo più o meno<br />

avanzato della lettura lessicale sia spiegato dalle abilità fonologiche (fusione<br />

fonemica) e dalle conoscenze ortografiche (identificazione corretta di lettere)<br />

osservate nel corso della prima elementare, e si studierà in che misura<br />

abilità linguistiche non-fonologiche (lessico, morfologia, grammatica,<br />

semantica), oltre che abilità cognitive non verbali, contribuiscano allo sviluppo<br />

della lettura lessicale. Il contributo di questi fattori nello spiegare un<br />

alto o basso livello di lettura lessicale sarà valutato attraverso tecniche statistiche<br />

multivariate.<br />

Per scoprire in che momento evolutivo si riscontri nei bambini l’effetto<br />

di lessicalità, e quanto questo sia in relazione alla frequenza della parola, 50<br />

bambini all’inizio della seconda elementare saranno sottoposti ad una prova<br />

che valuta gli effetti semantici (per es., immaginabilità della parola) sulla<br />

lettura. I lettori esperti di una lingua trasparente non sono influenzati da<br />

caratteristiche semantiche né dall’età alla quale la parola è stata acquisita.<br />

Lettori meno esperti fanno però maggiore ricorso a queste proprietà per<br />

facilitare il recupero della forma. Si ipotizza che i bambini all’inizio della<br />

seconda elementare, in fase di strutturazione delle abilità di lettura, siano<br />

più influenzabili da immaginabilità ed età di acquisizione delle parole<br />

rispetto a bambini di terza o quinta elementare in cui la presenza di questi<br />

effetti è già nota.<br />

Infine, sarà valutata l’efficienza della via lessicale e sublessicale in<br />

ragazzi italiani con e senza deficit specifico di lettura. Si sfrutteranno alcuni<br />

degli effetti (come l’effetto frequenza e l’effetto di contestualità dei grafemi)<br />

che testano in modo specifico il funzionamento delle due vie di lettura. La<br />

superiorità per la lettura di parole ad alta frequenza rispetto a quelle di<br />

bassa frequenza indica il contributo dell’analisi lessicale alla lettura. L’effetto,<br />

trovato in lettori italiani di diversa età, non è stato mai verificato su<br />

ragazzi con deficit di lettura. Se il disturbo di lettura dei ragazzi italiani è<br />

dovuto ad un deficit della via lessicale, ci aspettiamo un effetto di frequenza<br />

assente o comunque ridotto nei ragazzi con dislessia. L’effetto di contestualità<br />

dei grafemi (prestazione migliore nel leggere parole con grafemi semplici<br />

che parole con grafemi sensibili al con<strong>testo</strong>) permette di valutare la<br />

procedura di lettura sublessicale. L’effetto di contestualità influenza i tempi<br />

di lettura delle parole a bassa ma non ad alta frequenza sia negli adulti che<br />

nei bambini, coerentemente con l’idea che la lettura attraverso la via lessicale<br />

non è sensibile all’effetto di contestualità dei grafemi e che il locus dell’effetto<br />

è nella via sublessicale. A causa del loro sovra-utilizzo della procedura<br />

sublessicale di lettura, ci aspettiamo effetti di contestualità più forti<br />

per i dislessici che per i lettori esperti.<br />

2006 521


Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />

In un primo esperimento, mediante il paradigma dei tempi di reazione<br />

vocale all’onset, si esaminerà in modo congiunto l’effetto di frequenza d’uso e<br />

quello di contestualità dei grafemi. Saranno esaminati 40 ragazzi di prima<br />

media, metà con dislessia e metà con normali capacità di lettura.<br />

In un secondo esperimento si esaminerà il locus dell’ipotizzato disturbo<br />

lessicale nei ragazzi con dislessia utilizzando il paradigma del “ delayed<br />

naming ”, una variante del paradigma dei tempi di reazione vocale che si basa<br />

sul rinvio della produzione della risposta. Con questa tecnica sarà possibile<br />

valutare se l’aumentato effetto della lunghezza presentato da questi ragazzi si<br />

mantiene in una situazione che isola una componente di tipo produttivo.<br />

522 2006


E – NEUROFISIOPATOLOGIA CLINICA<br />

MARIA GRAZIA MARCIANI<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

Nel corso del 2006, il programma di ricerca corrente “ Neurofisiopatologia<br />

Clinica ” si svilupperà nell’ambito di quattro settori. Rispetto agli anni precedenti,<br />

la linea di ricerca corrente presenta, accanto a settori già consolidati,<br />

due nuovi settori che riflettono l’evolversi della stessa verso tematiche che si<br />

basano sulla integrazione di competenze neurofisiologiche cliniche con competenze<br />

bioingegneristiche. Da questa integrazione multidisciplinare sono<br />

nati i nuovi settori E.1. ed E.2., con il duplice obiettivo di potenziare le tecniche<br />

di analisi del segnale biologico di interesse, per una maggiore risoluzione<br />

nella definizione dei correlati neurali di alcune funzioni e disfunzioni cerebrali,<br />

e di implementare sistemi di ausilio tecnologici come parte integrante<br />

del processo riabilitativo, che si articola non solo nello studio classico dei processi<br />

alla base del fenomeno del recupero funzionale ma anche in quello più<br />

innovativo di “ sostituzione ” del canale fisiologico leso. Da ultimo nuovi<br />

approcci in ambito di “ patologie dei gangli della base ” hanno indotto una più<br />

ampia definizione del pregresso filone, oggi identificato dal settore E.4.<br />

Gli obiettivi propri di ogni settore sono indicati nella breve introduzione a<br />

ciascuno di essi e si sviluppano in diversi progetti.<br />

E. 1 – IMAGING NEUROELETTRICO: TECNICHE E MODELLI DI ANALISI DEL SEGNALE<br />

EEG DI SCALPO PER LA STIMA DELLE SORGENTI CORTICALI E LORO<br />

APPLICAZIONE ALLO STUDIO DI FENOMENI FISIOLOGICI E/O PATOLOGICI<br />

L’intero settore di ricerca si basa sulla integrazione multidisciplinare di<br />

competenze di neurofisiologia clinica e bioingegneria, tesa allo sviluppo di<br />

tecniche di modellizzazione anatomo-funzionale del segnale EEG registrato<br />

non-invasivamente (scalpo) per giungere a rilevare le sorgenti corticali del<br />

segnale stesso e svelare le relazioni che intercorrono tra l’attività elettrica<br />

cerebrale ed i siti anatomici dove essa viene generata. Inoltre, grazie a studi di<br />

simulazione è stato possibile generare degli algoritmi per la modellizzazione<br />

dei flussi funzionali di informazione tra aree corticali cerebrali, reclutate<br />

durante i fenomeni di “ processing ” che sottendono diversi compiti sperimentali.<br />

Tale modellizzazione è conosciuta come connettività funzionale, già nota<br />

per il segnale emodinamico (fMRI) e nel nostro laboratorio applicata al<br />

segnale EEGrafico, la cui risoluzione temporale è insostituibile nella definizione<br />

di processi corticali.<br />

L’utilizzo di queste tecniche di mapping delle funzioni cerebrali offre la<br />

possibilità di caratterizzare l’attività fisiologica di varie aree della corteccia<br />

cerebrale. Inoltre, grazie allo studio di connettività funzionale si può passare<br />

oltre il mappaggio delle aree corticali interessate, stabilendo le relazioni funzionali<br />

tra queste aree di interesse e quindi definire le caratteristiche di network<br />

neurali le cui variazioni dinamiche sottendono, secondo un concetto<br />

generale, alle diverse funzioni cognitive.<br />

La opportunità di identificare l’attività di network neurali funzionali<br />

(piuttosto che attività di singole aree corticali) rende possibile una misura dei<br />

fenomeni di plasticità con cui il cervello si adatta a condizioni ambientali<br />

524 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

mutevoli (apprendimento) o a condizioni patologiche di diversa eziologia permettendo<br />

il recupero di grado variabile della funzione persa (riorganizzazione<br />

plastica).<br />

Articolazione<br />

E.1.1 – Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio<br />

nell’uomo, durante adattamento ad ambiente con nuove dinamiche<br />

(Donatella Mattia)<br />

E.1.2 – Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali nell’uomo,<br />

in condizioni di conflitto preordinato (“ decision making ”)<br />

(Donatella Mattia)<br />

E.1.3 – Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno di memorizzazione<br />

di materiale a contenuto emozionale (Donatella Mattia)<br />

E.1.4 – Impiego combinato di tecniche EEG/fMRI con filtraggio on-line<br />

per lo studio dell’attività cerebrale spontanea ed evocata<br />

(Maria Grazia Marciani)<br />

E.1.5 – Organizzazione temporo-spaziale della attività corticale motoria<br />

sottesa al movimento di distretti muscolari intatti e non in soggetti<br />

con lesioni del midollo spinale: applicazione delle tecniche di<br />

immagini funzionali neuroelettriche corticali (Donatella Mattia)<br />

E.1.6 – Rappresentazione di mappe dell’attività corticale sottesa all’atto<br />

motorio stimate con le tecniche di hrEEG e di Stimolazione<br />

Magnetica Transcranica (TMS): confronto con mapping<br />

Elettrocorticografico (EcoG) (Donatella Mattia)<br />

E.1.7 – Pattern di reattività e connettività corticale sottesi alla<br />

preparazione-esecuzione dell’atto motorio e alla simulazione mentale<br />

dello stesso (Motor Imagery): valutazione EEGgrafica ad alta<br />

risoluzione basata su modelli di testa realistici (Donatella Mattia)<br />

E. 2 – INTERFACCE CERVELLO-COMPUTER (BCI) E AUSILI TECNOLOGICI:<br />

SVILUPPO E APPLICAZIONI RIABILITATIVE<br />

Questo nuovo settore di ricerca, l’integrazione multidisciplinare di competenze<br />

di neurofisiologia clinica e bioingegneria, è teso allo sviluppo di ausili<br />

tecnologici e alla loro applicazione in campo clinico neuroriabilitativo. È<br />

ormai divenuto urgente in neuroriabilitazione considerare un approccio che<br />

sia non alternativo a quello più classico (in cui le strategie varie sono indirizzate<br />

al potenziamento del fenomeno di recupero funzionale della lesione<br />

persa), ma si ponga a complemento del precedente e sia dedicato allo sviluppo<br />

di sistemi alternativi ai canali periferici fisiologici per ri-acquisire ciò<br />

che funzionalmente si è perduto, a seguito di lesioni o disordini del sistema<br />

nervoso centrale. A questo riguardo, il laboratorio ha ormai da anni, iniziato<br />

un percorso di ricerca in ambito di “ Brain Computer Interfacing ” (BCI, interfacce<br />

cervello-computer). Il BCI rappresenta una promettente opportunità per<br />

soggetti, che a causa di patologie neurodegenerative o traumatiche possono<br />

2006 525


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

perdere del tutto il controllo volontario dei loro muscoli e con esso la capacità<br />

di comunicare con l’esterno, di generare una nuova via di comunicazione<br />

direttamente dal cervello ad un dispositivo di uscita (ausilio), senza più dipendenza<br />

dai nervi periferici e dai muscoli.<br />

L’obiettivo a lungo termine del settore in oggetto è di fornire alla comunità<br />

BCI gli strumenti per trasformare i dispositivi di BCI dal loro stato<br />

attuale (costituito soprattutto da dimostrazioni del laboratorio) in un sistema<br />

di comunicazione aumentativa per il disabile in ambito clinico. In parallelo, si<br />

vuole incrementare una linea di sviluppo di piattaforme di accesso ad ausili<br />

tecnologici già esistenti, che siano modulabili in relazione alle necessità dei<br />

pazienti-utenti con disabilità motorie. Riempire il “ gap ” tra questi temi svolti<br />

a livello di ricerca e le necessità cliniche prevede la creazione di un “ laboratorio<br />

di ricerca applicata ” in cui le competenze di tipo neurofisiologico, riabilitativo,<br />

psicologico e bioingegneristico-informatico si confrontino per sviluppare<br />

un approccio multidisciplinare alla neuroriabilitazione, al cui centro ci<br />

sia l’utente diversamente abile in grado di relazionarsi con l’ambiente in<br />

maniera meno dipendente da personale clinico e familiare.<br />

Articolazione<br />

E.2.1 – Sviluppo di strumenti di analisi e didattici per le sperimentazioni BCI<br />

(Brain Computer Interface) (Febo Cincotti)<br />

E.2.2 – Apprendimento del controllo volontario di pattern EEG:<br />

strumentazioni, procedure e imaging neuroelettrico (Febo Cincotti)<br />

E.2.3 – Creazione di un laboratorio interdisciplinare per lo sviluppo<br />

e l’applicazione clinica di sistemi di ausilio integrato<br />

per la comunicazione e il controllo ambientale (Febo Cincotti)<br />

E. 3 – PLASTICITÀ CEREBRALE<br />

Nell’ambito della linea di ricerca sulla “ Plasticità Cerebrale ”, sono programmati<br />

studi dei sistemi somatosensoriali e motori basati su un approccio<br />

neurofisiologico multimodale attraverso l’utilizzo e l’integrazione di tecniche<br />

non-invasive di brain mapping come la Stimolazione Magnetica Transcranica<br />

(TMS) ed i Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP). Tali tecniche neurofisiologiche<br />

hanno avuto un ampio impiego sia in campo diagnostico che di<br />

ricerca clinica e sono risultate molto utili nello studio delle caratteristiche dei<br />

processi fisiologici e patologici del SNC. Il loro elevato potere di risoluzione<br />

temporale (dell’ordine di ms) rappresenta il requisito fondamentale per la<br />

valutazione dei cambiamenti della funzionalità sensori-motoria cerebrale sia<br />

nelle diverse condizioni sperimentali che nelle lesioni cerebrali.<br />

La possibilità di realizzare delle mappe di rappresentazione delle aree<br />

corticali motorie e somatosensoriali in condizioni fisiologiche rappresenta<br />

una tappa fondamentale da cui proseguire per la valutazione di quei processi<br />

di riorganizzazione plastica che investono tali aree di rappresentazione corticale<br />

quando le aree sensori-motorie siano soggette a lesioni strutturali di<br />

natura vascolare e/o traumatica.<br />

526 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

Per quanto riguarda la TMS, è una metodica in grado di studiare, in<br />

maniera non invasiva, sia i fenomeni eccitatori (soglia di eccitabilità; potenziali<br />

evocati motori o MEPs; curve di facilitazione intracorticale al doppio stimolo<br />

magnetico) che quelli inibitori (periodo silente EMG o SP, curve di inibizione<br />

intracorticale al doppio stimolo magnetico) della corteccia motoria.<br />

Mediante stimoli magnetici focali è inoltre possibile costruire delle mappe<br />

motorie di vari muscoli, in particolari dei muscoli della mano, e valutare sia i<br />

cambiamenti delle aree di rappresentazione corticale osservati nel soggetto<br />

sano durante le diverse condizioni sperimentali (ad es. contrazione volontaria,<br />

pensiero di movimento, attenzione, visione di movimento) sia i processi di<br />

riorganizzazione plastica secondari a lesioni cerebrali di natura vascolare<br />

e/o traumatica e strettamente correlati al recupero della funzione persa. La<br />

possibilità di documentare con esame neurofisiologico i fenomeni di plasticità<br />

corticale può rappresentare un importante strumento per la valutazione dei<br />

meccanismi di recupero funzionale del paziente con emiparesi/tetraparesi<br />

secondaria a trauma cranico ed ictus e per l’applicazione e lo sviluppo di strategie<br />

neuroriabilitative e/o farmacologiche volte a favorire il recupero motorio<br />

e ridurre il grado di disabilità. In tale ambito saranno quindi effettuate valutazioni<br />

di mappe motorie da TMS prima e dopo interventi terapeutici sia di tipo<br />

riabilitativo (ad esempio mediante “ mental practice ”) che di tipo farmacologico<br />

locale (attraverso il trattamento con tossina botulinica).<br />

Per quanto riguarda i SEP, sono una tecnica non-invasiva attraverso la<br />

quale è possibile registrare sullo scalpo le riposte evocate dalla stimolazione<br />

del nervo mediano ed ottenere così informazioni sui meccanismi fisiopatologici<br />

che operano a livello della corteccia somatosensitiva. Entrando nello specifico<br />

della metodica è opportuno ricordare che esistono ancora opinioni contrastanti<br />

circa l’origine dei generatori dei SEP (sia di quelli a breve latenza che<br />

di quelli più tardivi, dopo i 100 ms) e che è ancora discussa l’influenza che<br />

l’attenzione e la vigilanza possano avere su tali potenziali corticali. La descrizione<br />

delle caratteristiche fisiologiche dei SEP nei soggetti sani sarà oggetto<br />

di uno studio, condotto da Carmen Barba, rivolto alla identificazione dei<br />

generatori di tali risposte per poter così ampliare lo studio dei SEP in campo<br />

clinico neurologico. Inoltre, saranno valutate le modificazioni che l’attenzione<br />

verso lo stimolo induce sulle componenti dei SEP con lo scopo di definire il<br />

ruolo che essa ha nella modulazione di tali potenziali ed eventualmente identificare<br />

quale potrebbe essere l’effetto delle variazioni dello stato di vigilanza.<br />

Articolazione<br />

E.3.1 – La “ Motor Imagery ” nel recupero funzionale motorio di pazienti con<br />

stroke e lesione delle vie motorie primarie (Paola Cicinelli)<br />

E.3.2 – Valutazione neurofisiologica dei fenomeni di plasticità corticale in<br />

pazienti con esiti di stroke: strategie riabilitative messe a confronto<br />

(Paola Cicinelli)<br />

E.3.3 – I Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione del nervo<br />

mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione e modificazioni in<br />

pazienti con esito di lesioni cerebrali (Paola Cicinelli)<br />

2006 527


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

E.3.4 – Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento<br />

della spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti con esiti<br />

di lesione del SNC (Paola Cicinelli)<br />

E. 4 – MALATTIA DI PARKINSON E SINDROMI CORRELATE:<br />

STRATEGIE TERAPEUTICHE E RIABILITATIVE<br />

I progetti riguardanti la sezione Sindromi Extrapiramidali, presentati per<br />

l’anno in corso e il prossimo triennio prevedono studi su pazienti affetti da<br />

malattia di Parkinson avanzati trattati chirurgicamente con posizionamento di<br />

elettrodi intracerebrali in target ormai consolidati come il Sottotalamo (STN)<br />

ed in target innovativi come il Nucleo Peduncolo Pontino (PPN) ed complesso<br />

Nucleo Centro Mediano-Nucleo Parafascicolare (CM/PF). In particolare i progetti<br />

verteranno sull’analisi del cammino e lo studio neurofisiologico del riflesso<br />

H per i pazienti con PPN ed analisi del tremore degli arti sup. per i pazienti con<br />

CM/PF. I Pazienti con stimolazione del STN verranno studiati da un punto di<br />

vista pneumologico. Infine la “ Gait Analysis ” (analisi del cammino) e l’EMG di<br />

superficie verranno eseguite in pazienti con malattia di Parkinson e valutate le<br />

possibili modificazioni durante somministrazione acuta di Levodopa.<br />

Articolazione<br />

E.4.1 – Valutazione del cammino nei soggetti affetti da malattia di Parkinson<br />

trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN (Antonella Peppe)<br />

E.4.2 – Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani tramite<br />

sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici. Valutazione<br />

acuta di levodopa (Antonella Peppe)<br />

E.4.3 – Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti da malattia<br />

di Parkinson gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />

(Antonella Peppe)<br />

E.4.4 – Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti da<br />

malattia di Parkinson gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />

e PPN (Antonella Peppe)<br />

E.4.5 – Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso<br />

dei nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre<br />

la sintomatologia extrapiramidale in pazienti affetti da malattia<br />

di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS (Antonella Peppe)<br />

E.1.1 – Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio<br />

nell’uomo, durante adattamento ad ambiente con nuove<br />

dinamiche (Donatella Mattia)<br />

Il sistema motorio dell’uomo possiede una notevole capacità di generare<br />

movimenti di accuratezza appropriata alle più diverse condizioni meccaniche.<br />

Questa “ versatilità ” motoria si basa su processi di acquisizione di “ modelli ”<br />

rappresentativi neurali del modo in cui le diverse proprietà meccaniche del-<br />

528 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

l’ambiente possono influenzare la funzionalità del sistema stesso (Shadmehr R.<br />

and Mussa-Ivaldi F.A. (1994) J of Neurosci 14: 3208-3224).<br />

Ciascun con<strong>testo</strong> meccanico può essere associato con una rappresentazione<br />

neurale delle sue proprietà, che a sua volta può essere utilizzata nella<br />

definizione dei pattern di segnali di controllo verso l’effettore muscolare, a cui<br />

viene richiesto di generare il movimento accurato per quel dato con<strong>testo</strong>.<br />

Recentemente molte delle conoscenze nei processi di apprendimento motorio<br />

(motor learning) sono nate da disegni sperimentali basati sull’utilizzo di<br />

dispositivi robotici per creare nuovi ambienti meccanici; tali disegni sperimentali<br />

consistono tipicamente nella applicazione di forze che siano in grado<br />

di perturbare l’arto durante l’esecuzione del movimento richiesto. In questo<br />

con<strong>testo</strong> sperimentale, dopo una fase in cui i movimenti dell’arto risultano<br />

alterati nella loro traiettoria prevista (perturbati dal campo di forza) tornano<br />

ad essere eseguiti con un livello di precisione eguale a quello in assenza di<br />

perturbazione. Tale forma di adattamento (conosciuta come motor learning)<br />

si pensa che rifletta l’acquisizione di una rappresentazione neurale del nuovo<br />

ambiente meccanico e il suo seguente utilizzo da parte del sistema motorio<br />

per il controllo dell’arto in movimento.<br />

Un notevole numero di studi eseguiti su primati e sull’uomo hanno rilevato<br />

come sia la corteccia motoria primaria (MI) che altre aree corticali come<br />

quelle frontali motorie, parietali motorie e strutture sottocorticali sono coinvolte<br />

nei processi di motor learning. L’alto livello di funzioni che sottende l’acquisizione<br />

di nuove capacità motorie richiede l’integrazione funzionale delle<br />

suddette varie e discrete aree corticali. Un meccanismo rilevante in tale integrazione<br />

su “ larga scala ” può essere riconosciuto nella formazione transitoria<br />

di connessioni funzionali dinamiche, mediate dalla sincronizzazione dell’attività<br />

neuronale in differenti bande di frequenza operativa. Questo tipo di elaborazione<br />

permette l’appropriata selezione e assembramento di circuiti neuronali<br />

che evolvono in un sistema di controllo adattativo.<br />

Una valida e affidabile misura dell’accoppiamento neuronale è rappresentata<br />

dalla coerenza spettrale dei segnali EEGrafici, che riflette le correlazioni<br />

inter-regionali di attività neuronali oscillatorie attraverso le diverse bande di<br />

frequenza operativa. A questo riguardo, diversi studi hanno esplorato come le<br />

diverse regioni corticali cerebrali possono comunicare tra di loro, per fornire<br />

le basi della integrazione di informazioni sensoriali e di coordinazione sensori-motoria<br />

che sono cruciali per il processo di “ motor learning ”. In questo<br />

progetto, verranno studiati i correlati corticali del fenomeno di motor learning<br />

in soggetti che si adattano a nuove dinamiche ambientali secondo un<br />

paradigma sperimentato e in cui il soggetto deve adattare i suoi movimenti di<br />

“ reaching ” a forze esterne che interferiscono con l’esecuzione del movimento<br />

del loro arto superiore (destro).<br />

L’obiettivo è quello di definire la frequenza e topografia dei cambiamenti<br />

in forza e direzione delle connessioni funzionali (connettività) inter-regionali<br />

tra le aree corticali “ pre-motorie ” e motorie esecutive che si ipotizzano accadere<br />

quando la rappresentazione neurale dei movimenti del braccio viene sfidata<br />

in ambiente con nuove caratteristiche dinamiche. Tale obiettivo verrà<br />

perseguito tramite l’impiego di un nuovo modello per la stima della connetti-<br />

2006 529


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

vità funzionale corticale basato sulla Partial Directed Coherence (PDC), che<br />

rende la stima stessa della direzione del flusso di informazioni tra segnali<br />

registrati tramite EEG (Babiloni F., Cincotti F. et al. (2005) Neuroimage 24(1):<br />

118-131). La PDC sarà valutata su segnali stimati con l’aiuto di analisi avanzate<br />

di modellizzazione di sorgenti corticali, in grado di potenziare notevolmente<br />

la risoluzione spaziale dei dati di scalpo ottenuti con registrazioni EEG<br />

ad alta risoluzione. Queste analisi avanzate sono basate su modelli di sorgenti<br />

corticali distribuite, la cui forma è ottenuta da informazioni anatomiche rilevate<br />

attraverso la MRI (Magnetic Resonance Imaging). Alcune Regioni di<br />

Interesse verranno estratte nel modello di sorgente adottato attraverso un processo<br />

di segmentazione e verranno quindi ottenute le relative forme d’onda<br />

della attività significativa di zone corticali. Le metodiche di stima della connettività<br />

corticale sono state lungamente studiate e testate nel nostro laboratorio<br />

dando luogo a diverse pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.<br />

In tal modo i limiti di applicabilità e la precisione di stima sono fattori<br />

noti e non incognite nella presente ricerca sperimentale.<br />

E.1.2 – Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali<br />

nell’uomo, in condizioni di conflitto preordinato<br />

(“ decision making ”) (Donatella Mattia)<br />

La ricerca che si intende intraprendere ha come scopo la chiarificazione<br />

dei meccanismi di decisione cerebrale durante compiti sperimentali in cui un<br />

soggetto si rapporta ad altri nell’ambito di situazioni di conflitto decisionale<br />

preordinate. In particolare, verrà analizzata l’attività cerebrale durante la fase<br />

decisionale fra due o più opzioni che possono portare vantaggio al soggetto<br />

sperimentale nell’ambito di un gioco di gruppo.<br />

La ricerca si avvale della registrazione elettroencefalografica contemporanea<br />

di due o più soggetti in competizione fra loro, per l’acquisizione di risorse<br />

nell’ambito di una situazione conflittuale descritta da alcune matrici della teoria<br />

dei giochi. Il campione sperimentale si compone di un numero variabile<br />

fra 10 e 30 soggetti sperimentali, mentre i compiti sperimentali che si intendono<br />

sottoporre ai soggetti, e durante i quali verrà registrata l’attività EEG,<br />

saranno presi da situazioni tipiche occorrenti durante un gioco di carte a coppie,<br />

e da situazioni conflittuali descritte dal gioco mutuato dalla teoria dei giochi<br />

detto “ Dilemma del prigioniero ”. La teoria dei giochi è una scienza che si<br />

è sviluppata da 40 anni con il matematico John Nash e descrive mediante<br />

matrici matematiche delle situazioni di conflitto sociale in cui i soggetti partecipanti<br />

al gioco stesso hanno di fronte tipicamente due opzioni, una di collaborazione<br />

con il soggetto partner ed una di contrasto. L’attività cerebrale di<br />

“ decision-making ” durante questa situazione di conflitto è stata sporadicamente<br />

registrata nella letteratura internazionale mediante l’impiego della<br />

risposta emodinamica cerebrale (functional Magnetic Resonance Imaging:<br />

fMRI). Ora, tale risposta non ha la risoluzione temporale per seguire i processi<br />

decisionali rapidamente tempo-varianti che invece vengono esibiti da<br />

molti animali, fra cui l’uomo. Diviene così cruciale poter studiare tali meccanismi<br />

decisionali mediante progetti di ricerca che impieghino il prelievo del-<br />

530 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

l’attività cerebrale elettrica durante tali compiti. Infatti, l’attività neuroelettrica<br />

ha una risoluzione temporale di alcuni ordini di grandezza inferiore a<br />

quella emodinamica.<br />

L’attività cerebrale verrà registrata sullo scalpo mediante 32-64 elettrodi,<br />

durante l’esecuzione dei compiti sperimentali. In particolare, l’attività continua<br />

EEG acquisita durante l’esperimento verrà sottoposta ai procedimenti<br />

avanzati di processing che sono propri e peculiari del laboratorio. Mediante<br />

un modello geometrico realistico ricavato dalle immagini di risonanza<br />

magnetica di tutti i soggetti sperimentali, verranno determinate le aree corticali<br />

coincidenti con quelle di Brodmann. In particolare, le aree orbito-frontali,<br />

dorsolaterali prefrontali, premotorie e parietali verranno segmentate opportunamente<br />

sulla ricostruzione della corteccia cerebrale propria di ogni soggetto<br />

al calcolatore ed impiegate nell’analisi successiva. L’impiego di metodiche di<br />

stima lineare inversa, mediante algoritmi a minima norma pesata consentirà<br />

la determinazione dell’attività corticale sulle varie aree cerebrali a partire dai<br />

dati registrati sullo scalpo.<br />

Questa stima dell’attività corticale dai dati superficiali EEG, realizzata in<br />

maniera non invasiva dà luogo a forme d’onda di corrente corticale che<br />

saranno successivamente trattate dagli algoritmi per il calcolo della loro composizione<br />

spettrale e mediante l’analisi dell’ampiezza. Per la determinazione<br />

della correlazione fra tali aree corticali, sarà computata dai dati corticali stimati<br />

come descritto precedentemente la Partial Directed Coherence (PDC).<br />

Tale tecnica consente la restituzione dei flussi di informazione che vengono<br />

generati dal processing cerebrale fra un area corticale ed un’altra nello stesso<br />

soggetto sperimentale. Tali flussi di informazione generano un pattern di connettività<br />

corticale che viene presentato in differenti bande di frequenza. Questi<br />

pattern di connettività corticali realizzano una descrizione dell’attività<br />

cerebrale, durante il compito di decision-making proposto, sintetica e particolarmente<br />

efficace.<br />

Le metodiche di stima della connettività corticale sono state lungamente<br />

studiate e testate nel presente laboratorio dando luogo a diverse<br />

pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. In tal modo i limiti di<br />

applicabilità e la precisione di stima sono fattori noti e non incogniti nella<br />

presente ricerca sperimentale. L’obiettivo è la generazione di pattern di connettività<br />

corticale legata al momento di una decisione durante una situazione<br />

conflittuale nell’uomo.<br />

E.1.3 – Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno<br />

di memorizzazione di materiale a contenuto emozionale<br />

(Donatella Mattia)<br />

La ricerca che si intende intraprendere vuole analizzare l’attività cerebrale<br />

correlata ai processi di memoria che possono essere influenzati dall’attività<br />

emozionale. È infatti noto come si possa studiare l’attività di memoria<br />

mediante il correlato emodinamico, mediante il dispositivo di risonanza<br />

magnetica funzionale (fMRI). In tali studi è stato osservato come immagini e<br />

filmati che sono successivamente ricordati (item R, da remembered) gene-<br />

2006 531


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

rano una attività specifica e maggiore emodinamica in particolari distretti<br />

cerebrali frontali rispetto a immagini e filmati che non sono ricordati (item F,<br />

da forgotten). La differenza di memoria (DM effect) è stata attribuita a lungo<br />

ad una opportuna funzione di encoding. Regioni cerebrali che invece presentano<br />

un meccanismo DM inverso sono quindi regioni legate a meccanismi di<br />

perdita del ricordo veloci. Questo può avvenire anche con una diminuzione<br />

dell’attività emodinamica durante la codifica. Diverse pubblicazioni scientifiche<br />

anche recenti hanno suggerito come l’attività emozionale (il con<strong>testo</strong><br />

emotivo del soggetto che percepisce l’immagine) può fortemente influenzare<br />

la facilità del ricordo di immagini e video.<br />

La ricerca che si vuole quindi intraprendere ha come scopo l’analisi delle<br />

regioni della corteccia cerebrale coinvolta nei processi di memorizzazione di<br />

materiale pittorico (immagini e filmati) con contenuto emozionale. Verranno<br />

studiati da 10 a 30 soggetti durante la presentazione di un filmato avente al<br />

suo interno dei brevi clip a contenuto emotivamente neutro e a contenuto<br />

emotivamente coinvolgente. Ai soggetti sperimentali verrà successivamente<br />

chiesto di ricordare esplicitamente immediatamente dopo la registrazione e<br />

10 giorni dopo la fine della registrazione il contenuto dei videoclip inframmezzati<br />

al filmato principale. Il ricordo sia esplicito che guidato, sia immediatamente<br />

che a 10 giorni dall’esposizione ai filmati verrà correlato all’attività<br />

elettrica cerebrale prelevata durante la visione di tali filmati. L’attività cerebrale<br />

verrà monitorata mediante registrazione EEG a 64 elettrodi durante la<br />

visione del filmato e le immagini di risonanza magnetica strutturale verranno<br />

impiegate per la ricostruzione delle regioni della corteccia cerebrale di ogni<br />

soggetto. In tal modo, si potrà stimare con pochi margini di errore l’attività<br />

corticale a partire dalle registrazioni EEG non invasive.<br />

Mediante l’impiego di algoritmi di stima lineare inversa verranno stimate<br />

le attività corticali nelle regioni di interesse coincidenti con le aree di<br />

Brodmann dei soggetti stessi. L’impiego di algoritmi di stima della connettività<br />

corticale nelle varie bande di frequenza consentirà di disegnare il pattern<br />

di connettività corticale correlato nelle diverse bande di frequenza alla visione<br />

di filmati a sfondo emotivo oppure a contenuto emotivamente neutro. L’ipotesi<br />

sperimentale è che i filmati a contenuto emotivo possano essere maggiormente<br />

ricordati di quelli a contenuto neutro e che due diversi pattern di<br />

connettività corticale coinvolgano regioni differenti della corteccia cerebrale<br />

nel gruppo sperimentale investigato.<br />

E.1.4 – Impiego combinato di tecniche EEG/fMRI con filtraggio on-line<br />

per lo studio dell’attività cerebrale spontanea ed evocata<br />

(Maria Grazia Marciani)<br />

Il programma del terzo anno prevede il completamento della ricerca relativa<br />

alla registrazione simultanea EEG-fMRI particolarmente in un protocollo<br />

di tipo P300 visivo. Nel corso dei precedenti due anni sono stati risolti i principali<br />

problemi legati alla mutua interazione tra il sistema di acquisizione<br />

EEG e quello fMRI con la conseguente introduzione reciproca di artefatti la<br />

cui entità rendeva necessaria l’adozione di strategie atte alla riduzione degli<br />

532 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

artefatti stessi a valori compatibili con l’impiego di tecniche di analisi tradizionali.<br />

Questo ha reso possibile il calcolo e l’individuazione della componente<br />

di tipo P300 nei soggetti sperimentali finora acquisiti, dimostrando l’efficacia<br />

e la correttezza dei metodi impiegati, i quali si basano sulla sottrazione<br />

di artefatti descritti attraverso cinque parametri e stimati per ogni sessione di<br />

registrazione e calcolati secondo diverse funzioni obiettivo.<br />

Una volta risolti definitivamente questi problemi è possibile completare lo<br />

studio attraverso l’acquisizione di ulteriori 6-8 sessioni di registrazione su<br />

altrettanti volontari al fine di completare la popolazione dei soggetti inizialmente<br />

prevista. Questo consentirà di identificare quale dei metodi proposti<br />

per la rimozione degli artefatti sia più congruo a seconda del tipo di applicazione<br />

(P300, ERP, etc.) e quali caratteristiche gli stessi segnali acquisiti debbano<br />

avere affinché sia possibile completare efficacemente le analisi previste.<br />

Una caratterizzazione e descrizione del ballistocardiogramma verrà anche<br />

prodotta al fine di fornire un punto di riferimento per gli esperimenti futuri.<br />

Terminata questa fase verranno eseguiti esperimenti di Brain Computer<br />

Interface basati su un paradigma di tipo P300 visivo in cui i volontari saranno<br />

in grado di comandare periferiche esterne di cui riceveranno un feedback<br />

attraverso l’attività elettroencefalografica e di cui si registreranno le aree di<br />

attivazione per mezzo dell’fMRI. Questo richiederà una modifica del setup<br />

sperimentale che verrà apportata nel corso dell’anno e che diventerà operativa<br />

entro il termine del presente anno di sperimentazione. Infine, tra gli altri<br />

obiettivi del terzo anno di sperimentazione, c’è il confronto sistematico dei<br />

diversi algoritmi di rimozione degli artefatti, i quali verranno valutati sullo<br />

stesso set di dati, sia reali che simulati, ed in diversi protocolli.<br />

E.1.5 – Organizzazione temporo-spaziale della attività corticale motoria<br />

sottesa al movimento di distretti muscolari intatti e non,<br />

in soggetti con lesioni del midollo spinale: applicazione<br />

delle tecniche di immagini funzionali neuroelettriche corticali<br />

(Donatella Mattia)<br />

Lo scopo del presente studio è di esplorare le dinamiche della corteccia<br />

motoria correlate all’esecuzione di movimenti che coinvolgono parti del corpo<br />

non affette in soggetti con tetraplegia causata da lesioni alla colonna vertebrale<br />

(SCIs). In accordo con lo scopo del presente progetto di ricerca, i primi<br />

due anni sono stati impegnati nella raccolta ed analisi di dati relativi ad un<br />

gruppo di 7 soggetti affetti da tetraplegia dovuta a lesione del midollo spinale<br />

(SCI) di origine traumatica e 7 soggetti di controllo. Il compito sperimentale<br />

consisteva nella esecuzione di movimenti semplici delle labbra (protrusione,<br />

che nei soggetti SCI era correttamente eseguita) secondo la modalità selfpaced,<br />

cioè auto-generati dal soggetto con un intervallo di tempo di circa 6-7s.<br />

L’applicazione delle metodiche di analisi del segnale EEG acquisito con<br />

hrEEG ha rivelato come l’esecuzione del compito motorio determinava in<br />

entrambi i gruppi di soggetti, una attivazione della corteccia motoria primaria<br />

(MI), bilateralmente. La sorgente di massima attività presentava una distribuzione<br />

discreta in MI in corrispondenza delle aree di rappresentazione motoria<br />

2006 533


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

del movimento delle labbra, in tutti i soggetti. Tale attivazione discreta si presentava<br />

simmetrica tra i due emisferi, come atteso in un movimento controllato<br />

da entrambe le cortecce motorie primarie. Inoltre, l’area Supplementare<br />

Motoria propria (SMAp) era sempre co-attivata con MI e questa attivazione<br />

congiunta era caratterizzata da un andamento temporale con una tipica fase<br />

pre-movimento e una fase corrispondente al movimento stesso. Questi risultati<br />

ottenuti con tecniche non invasive di imaging neuro-elettrico documentano<br />

che nei soggetti con lesioni croniche del midollo spinale, l’esecuzione di<br />

movimenti con parti intatte del corpo determina un reclutamento delle aree<br />

motorie “ più esecutive ” con un pattern spaziale e temporale preservato,<br />

durante le fasi di preparazione ed esecuzione del movimento stesso. Il materiale<br />

qui illustrato è oggetto di pubblicazione scientifica su rivista indicizzata<br />

(Mattia D., Cincotti F. et al. (2006) Hum Brain Mapp 27(6): 510-519).<br />

Nel secondo anno di progetto si procederà alla analisi della reattività<br />

corticale motoria negli stessi soggetti SCI, sottesa al tentativo di movimento<br />

di un distretto muscolare plegico con lo scopo di valutare se e come aree<br />

motorie cronicamente de-efferentate siano reclutate dalla “ volontà ” dell’atto<br />

motorio stesso.<br />

E.1.6 – Rappresentazione di mappe dell’attività corticale sottesa<br />

all’atto motorio stimate con le tecniche di hrEEG<br />

e di Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS): confronto<br />

con mapping Elettrocorticografico (EcoG) (Donatella Mattia)<br />

In questo studio, vengono esplorate le potenzialità della integrazione del<br />

segnale elettrico (ad alta risoluzione temporale) con dati anatomici generati<br />

da immagini di risonanza magnetica cerebrale (MRI) per il miglioramento<br />

della risoluzione spaziale delle tecniche neurofisiologiche. In relazione allo<br />

scopo del progetto, nei primi 2 anni, i dati acquisiti su movimenti di diversi<br />

segmenti corporei, (labbra, piede) eseguiti in modalità “ self-paced ” sono stati<br />

elaborati secondo una procedura conosciuta come DSPM (Dynamic Statistic<br />

Parametric Map, z score), il cui effetto è quello di generare mappe e le relative<br />

forme d’onda, di attività statisticamente significativa per ciascun soggetto e<br />

compito motorio. Questo ha permesso di inserire i dati relativi a ciascun soggetto<br />

in una analisi statistica classica che tenga conto della variabilità interindividuale<br />

sia del segnale elettrico che della configurazione anatomica dei<br />

giri e solchi della corteccia cerebrale di interesse.<br />

Le regioni corticali di interesse (ROI) per ogni soggetto sono state selezionate<br />

in base alle relative immagini di risonanza magnetica strutturale (MRIs);<br />

su queste aree motorie si è stimata l’attività tempo-variante elettrofisiologica.<br />

La stima della connettività funzionale è stata ottenuta mediante la Directed<br />

Transfer Function (DTF) un indice capace di determinare l’intensità e la direzione<br />

del flusso di informazione presente tra una qualunque coppia di ROI a<br />

partire da un unico modello MultiVariato AutoRegressivo (MVAR) stimato<br />

sull’intero set dei segnali EEG corticali. L’esecuzione del movimento, si associa<br />

ad una significativa attività elettrica localizzata bilateralmente nell’area<br />

SMA propria, nella parte caudale dell’area del Cingolo Motorio (CMA) e nelle<br />

534 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

aree Sensori-Motorie primarie (MI-S1). Altri campi di attivazione sono inoltre<br />

presenti nella Corteccia Parietale superiore (BA7) e nella parte dorso-laterale<br />

della SMA. L’analisi temporale del tracciato elettrico mostra una negatività<br />

tipica della fase pre-movimento posizionata circa 2000 ms prima del tentativo<br />

di esecuzione in quella che è stata deputata come Area Motoria primaria del<br />

piede (MI). Le reti connettive funzionali sottolineano come l’esecuzione del<br />

movimento da parte dei soggetti di Controllo provochi una forte connessione<br />

bilaterale tra il CMA e la SMAp, mentre il flusso in ingresso all’area MI proviene<br />

prevalentemente dalla area ipsilaterale CMA.<br />

L’analisi di questi risultati ha permesso di affermare la presenza di un<br />

coinvolgimento massiccio delle aree corticali appartenenti al Cingolo Motorio<br />

(CMA) le quali influenzano prevalentemente le aree Supplementarie Motorie<br />

(SMAp) e quelle Motorie Primarie (MIF) del piede destro. Il lavoro successivo<br />

sarà quello di combinare l’uso di un algoritmo per la stima dei parametri,<br />

variabili nel tempo, di un modello multivariato-autoregressivo (algoritmo<br />

Recursive Least Squares, RLS) con due metodi di stima della connettività corticale:<br />

la Directed Transfer Function (DTF) e la Partial Directed Coherence<br />

(PDC), al fine di ottenere degli stimatori della connettività nel dominio tempofrequenza,<br />

in grado cioè di descrivere i flussi d’informazione tra un insieme di<br />

aree d’interesse della corteccia cerebrale tenendo in considerazione sia le<br />

caratteristiche spettrali dei segnali che si propagano, sia l’evoluzione temporale<br />

dei legami causali tra le aree durante l’esecuzione di uno specifico task. I<br />

dati ottenuti saranno quindi valutati nel confronto tra informazioni generate<br />

dalla TMS e quanto ottenuto in letteratura tramite registrazioni EcoG.<br />

E.1.7 – Pattern di reattività e connettività corticale sottesi<br />

alla preparazione-esecuzione dell’atto motorio e alla simulazione<br />

mentale dello stesso (Motor Imagery): valutazione EEGgrafica<br />

ad alta risoluzione basata su modelli di testa realistici<br />

(Donatella Mattia)<br />

Le diverse evidenze frutto di numerosi studi disponibili in letteratura<br />

sembrano convergere sull’esistenza di un considerevole parallelismo tra le<br />

aree corticali funzionalmente coinvolte nella preparazione-esecuzione del<br />

movimento e nella immaginazione dello stesso (motor imagery, MI). In questo<br />

studio, viene formulata una prima ipotesi di lavoro in cui si assume che la<br />

preparazione ed esecuzione del movimento sia associata a variazioni di<br />

coerenza del segnale EEG registrato su Regioni di Interesse (ROI), in questo<br />

caso parietali posteriori (input area) e frontali motorie (output area). Secondo<br />

questa ipotesi, viene predetto che la caratteristica di coerenza elettrica<br />

parieto-frontale verrebbe ad incrementare durante compiti di associazione<br />

sensori-motoria, nei quali tali aree corticali vengono attivate in modo funzionalmente<br />

correlato.<br />

Nei primi 2 anni di progetto le tecnologie proprie di questo laboratorio<br />

sono state applicate in un disegno sperimentale di base dove il soggetto<br />

immagina di compiere atti motori simili a quelli realmente eseguiti (movimento<br />

del piede destro), per la verifica delle caratteristiche spazio-temporali<br />

2006 535


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

del segnale evento-correlato durante il compito di motor imagery (immaginazione<br />

motoria), in particolare delle variazioni nella reattività corticale EEGrafica<br />

associate alla componente preparatoria, esecutiva o immaginativa del<br />

movimento. Quindi, è stato messo a punto un disegno sperimentale al fine di<br />

confrontare la reattività corticale durante l’esecuzione di diversi atti motori e<br />

durante l’immaginazione degli stessi, finalizzata al controllo di un cursore sul<br />

monitor di un computer, in modo che il feedback sull’esecuzione della specifica<br />

task di MI potesse dare al soggetto sperimentale la possibilità di imparare<br />

dai propri errori a modulare i propri ritmi cerebrali.<br />

I risultati ottenuti indicano che i pattern EEG correlati all’immaginazione<br />

motoria si mantengono stabili con l’addestramento e in entrambi i casi i soggetti<br />

possono imparare a controllare il movimento del cursore. Nel successivo<br />

anno di progetto verranno applicate, sui dati di variazione della reattività corticale<br />

in diverse bande di frequenza EEG, procedure di valutazione dei pattern<br />

di connettività inter regionali corticali (ove ciascuna regione è rappresentata<br />

da una ROI definita precedentemente) conosciute come DTF (Directed<br />

Transfer Function). Questa stima di pattern di connettività inter-ROI potrà<br />

svelare le relazioni funzionali che intercorrono tra aree corticali cerebrali<br />

diverse ma coinvolte in un determinato compito motorio, in accordo con lo<br />

scopo ultimo del progetto.<br />

E.2.1 – Sviluppo di strumenti di analisi e didattici per le sperimentazioni<br />

BCI (Brain Computer Interface) (Febo Cincotti)<br />

Nell’ambito della ricerca sulle Brain Computer Interfaces, ha recentemente<br />

visto la luce un sistema per uniformare la sperimentazione BCI, denominato<br />

BCI2000, che facilita l’esecuzione e lo studio su tutto il metodo di BCI<br />

durante il funzionamento in tempo reale. Questo sistema è stato adottato<br />

velocemente dalla comunità di ricerca, ed è ora in uso in oltre 20 gruppi.<br />

Nonostante questo sistema sia in grado di riprodurre ed estendere i metodi<br />

precedentemente messi a punto dai gruppi di ricerca BCI, ad esso manca la<br />

capacità di analizzare off-line i dati raccolti durante le sperimentazioni<br />

mediante algoritmi che pure sono state sviluppate da altri laboratori. Inoltre,<br />

il processo di mutua interazione tra comportamento on-line e analisi off-line<br />

non sono state ancora descritte, il che impedisce un’efficiente istruzione di<br />

nuovi ricercatori su ricerca di BCI in generale e sull’uso di BCI2000 specificamente.<br />

Il razionale per il lavoro proposto è che esso semplifichi sensibilmente<br />

la riuscita di tutti i gruppi coinvolti nella ricerca di BCI, ed in particolare<br />

gruppi che attualmente usano BCI2000 e gruppi che sono nuovi al campo.<br />

D’accordo con questo indirizzo, gli obiettivi specifici di questo progetto sono:<br />

1. Sviluppare le procedure standard di analisi per ricerca di BCI. Implementeremo<br />

queste procedure in Matlab e le connetteremo ed integreremo con<br />

BCI2000. Queste procedure sosterranno l’analisi off-line dei metodi di analisi<br />

nel dominio della frequenza e del tempo impiegati dai moduli in linea attualmente<br />

effettuati BCI2000. Inoltre integreranno la funzionalità delle possibilità<br />

avanzate di analisi del pacchetto di EEGlab sviluppato al Salk Institute di<br />

536 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

San Diego (California). Il lavoro svolto nel primo anno di progetto ha visto la<br />

realizzazione di procedure standard di analisi di ritmi cerebrali (ritmo-µ in<br />

frequenza e di risposte evocate (P300) nel tempo realizzate nell’ambiente di<br />

sviluppo Matlab e racchiuse in un pacchetto software eseguibile indipendentemente<br />

dall’ambiente di sviluppo stesso e funzionante su sistemi Windows<br />

98/XP/2000. Una versione Matlab (compilata) del MARIO è attualmente<br />

inclusa nella distribuzione ufficiale del BCI2000.<br />

2. Documentare il processo di analisi di dati e della configurazione<br />

di sistema. Descriveremo la funzionalità specifica delle procedure sviluppate<br />

nello scopo 1. Questa descrizione sarà inserita in un generale con<strong>testo</strong><br />

per l’esecuzione di esperimenti con BCI; inoltre, verranno illustrate con<br />

dimostrazioni didattiche alcune linee guida su come usare i metodi di analisi<br />

per supportare le conclusioni specifiche dagli esperimenti ondine, e<br />

come questi ultimi possano essere usati per cambiare la configurazione di<br />

sistema degli esperimenti successivi. Un’ulteriore sforzo si sta compiendo<br />

per ottenere un’integrazione delle routine standard di analisi realizzate nel<br />

MARIO con il pacchetto EEGlab sviluppato al Salk Institute di San Diego<br />

(California), in accordo con lo scopo generale di questo lavoro: rendere<br />

disponili ad una comunità scientifica sempre maggiore gli strumenti per<br />

una ricerca sul BCI.<br />

E.2.2 – Apprendimento del controllo volontario di pattern EEG:<br />

strumentazioni, procedure e imaging neuroelettrico (Febo Cincotti)<br />

I sistemi brain computer interface (BCI) sono basati su due componenti<br />

mutuamente interagenti: la macchina, che deve essere ottimizzata per riconoscere<br />

i pattern elettroencefalografici (EEG) dell’individuo e l’utente, che deve<br />

imparare a produrre modificazioni ai pattern stessi che siano massimamente<br />

distinguibili dal classificatore. Questo progetto si propone di affrontare gli<br />

aspetti della sperimentazione BCI in relazione a:<br />

1. Studio di procedure ottimizzate per individuare le caratteristiche individuali<br />

che permettano all’utente di ottimizzare le proprie capacità di controllo.<br />

Questo primo obiettivo mira all’ottimizzazione del sistema di classificazione<br />

ed è stato perseguito: (a) prendendo in considerazione features EEG<br />

alternative o additive rispetto a quelle utilizzate attualmente; (b) utilizzando<br />

classificatori più avanzati di quelli in uso attualmente; (c) utilizzando sistemi<br />

paralleli che estraggano e classifichino simultaneamente tutte le informazioni<br />

disponibili; (d) utilizzando segnali da sistema nervoso centrale o autonomo<br />

che rilevino la percezione di un errore di classificazione.<br />

I risultati del primo anno di ricerca hanno portato alla implementazione<br />

di un approccio nuovo per la classificazione dei pattern EEG che permette la<br />

discriminazione dei correlati corticali dell’immaginazione ed esecuzione dei<br />

movimenti bidimensionali. Questo approccio è basato sulla selezione di features<br />

(ampiezza dei ritmi cerebrali µ/b) in frequenza tramite l’R-square e la loro<br />

classificazione mediante un algoritmo di regressione lineare stepwise. Il successivo<br />

segnale bidimensionale è passato in un discriminatore lineare a soglia<br />

2006 537


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

che permette una riduzione dell’errore di classificazione. In questo modo è<br />

possibile utilizzare caratteristiche multiple in parallelo per l’individuazione<br />

dei correlati EEG al movimento. Si sono ottenuti percentuali di classificazione<br />

fino all’89% sia con dati di immaginazione che di esecuzione motoria<br />

bidimensionale. Ulteriori studi sono stati condotti sulla scelta del filtraggio<br />

spaziale da utilizzare in modo da ottimizzare il processamento del segnale<br />

prima della classificazione. A tale scopo, cinque differenti metodi di filtraggio<br />

spaziale di scalpo ed un metodo di stima delle sorgenti corticali del segnale<br />

sono stati confrontati, mostrando che 2 di essi (SSL, SI) presentano valori di<br />

R-square più elevati, nonché topografie più localizzate, candidandosi come i<br />

filtraggi spaziali da utilizzare per un sistema ottimizzato.<br />

2. Ricerca delle strategie ottime per l’addestramento dell’utente all’utilizzo<br />

delle BCI. Questo secondo obiettivo si rivolge invece all’utente del BCI.<br />

L’obiettivo verrà perseguito nel secondo anno: (a) definendo dei predittori<br />

del massimo livello di performance raggiungibile dall’utente; (b) definendo<br />

uno standard di protocollo di training, che preveda una successione di<br />

incrementi nella difficoltà dei compiti sperimentali; (c) definendo le opportune<br />

strategie di rinforzo da dare all’utente, basate su stimoli sensoriali multimodali.<br />

E.2.3 – Creazione di un laboratorio interdisciplinare per lo sviluppo<br />

e l’applicazione clinica di sistemi di ausilio integrato<br />

per la comunicazione e il controllo ambientale (Febo Cincotti)<br />

Precedenti progetti sviluppati in questo linea di ricerca corrente (2004-<br />

2005) hanno portato alla implementazione di un sistema di ausilio integrato<br />

per la comunicazione e il controllo ambientale modulabile in relazione al<br />

grado di disabilità motoria (e di abilità residue) relativa a disordini neurologici<br />

con sfera cognitiva intatta. Tale sistema è basato sulla tecnologia delle<br />

interfacce cervello-computer (BCI), sistemi di mobilità intelligente, trasmissione<br />

delle informazioni e domotica. Il sistema finale integrato è oggi installato<br />

nei locali di Terapia Occupazionale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, in<br />

modo da mettere a disposizione dei pazienti-utenti un ambiente di sperimentazione<br />

il più vicino possibile all’ambiente domestico e per simulare le esigenze<br />

quotidiane, difficilmente riproducibili all’interno di una stanza di ospedale.<br />

Ad oggi, soggetti adulti volontari, affetti da patologie neuromuscolari<br />

(Amiotrofia Spinale tipo II; Distrofia Muscolare di Duchenne; Sclerosi Laterale<br />

Amiotrofica) o deficit muscolari conseguenti a traumi del midollo spinale,<br />

hanno interagito con il sistema e fornito tramite un questionario indicazioni<br />

sulla sua qualità e gradimento.<br />

La naturale evoluzione di tale progetto ci sembra sia nella implementazione<br />

del sistema-prototipo per realizzare uno strumento valido di applicazione<br />

clinica allargata anche a quelle condizioni in cui lo stato cognitivo (o<br />

anche di vigilanza) risulti compromesso. Si pensi ad esempio, a quelle persone<br />

affette da patologie a tipo demenze degenerative che nelle fasi iniziali<br />

della patologia sono ancora in grado di condurre una vita di qualità soddisfa-<br />

538 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

cente, ma sono legate alla supervisione di familiari nelle attività della vita<br />

quotidiana in ambiente domestico o a quelle fasce di età evolutiva in cui<br />

disordini del sistema nervoso centrale siano associati non solo a disabilità<br />

motorie ma anche a deficit cognitivi di apprendimento e comunicazione.<br />

In questo progetto ad inizio 2006, ci si propone di rendere il sistema già<br />

implementato non solo un dispositivo per l’interazione tra il paziente e l’ambiente<br />

(sia in termini di comunicazione che di controllo) ma anche uno<br />

strumento per la valutazione diagnostica. Lo scopo è di permettere a personale<br />

specializzato clinico, operativo nei campi sopra illustrati, di avvalersi di<br />

strumenti tecnologici informatici per una più accurata valutazione dello<br />

stato cognitivo-motorio del soggetto. Tale valutazione ad oggi è resa difficile<br />

per le difficoltà di alcuni pazienti nell’interazione/comunicazione con l’ambiente<br />

e i suoi attori. Tale scopo vede inizialmente la creazione di un<br />

ambiente (laboratorio di ricerca clinica) in cui diverse competenze cliniche<br />

ed di bioingegneria si integrino per dare sviluppo a strumenti dedicati per<br />

un approccio multidisciplinare (Bioingegneristico, Informatico, Elettronico,<br />

Neurologico, Riabilitativo, Psicologico) che porti alla valutazione di tutti gli<br />

aspetti in grado di migliorare l’approccio al paziente assistito da dispositivi<br />

tecnologici.<br />

1. Durante la prima fase ci si propone di migliorare e rendere facilmente<br />

fruibile la tecnologia già sviluppata, e dimostrare che il sistema non è più un<br />

prototipo di ricerca, ma ci si trova ad un passo dalla reale disponibilità per il<br />

paziente. Per far ciò andranno potenziate alcune funzionalità di quest’ultimo<br />

affinché sia affidabile in termini di sicurezza e stabilità. Per far questo sarà<br />

necessario il potenziamento di alcune delle tecnologie fino ad oggi utilizzate<br />

da parte del team ingegneristico-informatico (es. X10 versus ZigBiee) sulla<br />

base delle necessità dei diversi contesti clinici suggeriti dalla interazione con il<br />

team clinico. Questo aspetto dell’obiettivo globale del progetto si svolgerà in<br />

seno al laboratorio di ricerca dedicato, lo sviluppo del quale è parte integrante<br />

del progetto.<br />

2. La seconda fase, che si sovrapporrà alla prima dopo un primo<br />

periodo di start-up, consiste nella disseminazione di tale tecnologia. L’obiettivo<br />

verrà perseguito mediante la produzione di pubblicazioni scientifiche,<br />

l’organizzazione di convegni e gruppi di interesse. Ai professionisti verranno<br />

rivolti corsi di formazione (eventi ECM; accensione corsi universitari). Inoltre,<br />

verranno create le infrastrutture telematiche per un rapido scambio di<br />

opinioni sull’utilizzo delle tecnologie emergenti come delle linee guida fruibili<br />

anche a livello multicentrico. Questo secondo aspetto dell’obiettivo progettuale<br />

è indirizzato particolarmente all’utilizzo del prototipo precedentemente<br />

realizzato con accesso basato sul Brain Computer Interface (BCI).<br />

Infatti, è cruciale ottenere informazioni sul livello di accettazione di questa<br />

interfaccia di ingresso già in stadi della malattia in cui altre modalità di<br />

comunicazione siano disponibili al paziente-utente. Inoltre, essendo un<br />

periodo di apprendimento comunque necessario per padroneggiare l’interfaccia,<br />

si ritiene raccomandabile che questo avvenga quando il paziente è<br />

ancora in grado di esprimersi.<br />

2006 539


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

E.3.1 – La “ Motor Imagery ” nel recupero funzionale motorio di pazienti<br />

con stroke e lesione delle vie motorie primarie (Paola Cicinelli)<br />

È iniziato il 2° anno del progetto in esame. In uno studio precedente<br />

abbiamo dimostrato come la “ motor imagery ” modula l’eccitabilità corticale<br />

di un emisfero colpito da lesione vascolare (Cicinelli P. et al. (2006)<br />

Cereb Cortex 16(2): 247-253). Infatti, l’analisi delle mappe motorie da TMS<br />

effettuate in una popolazione di pazienti con esiti di ictus e buon recupero<br />

motorio, mostrava come la “ motor imagery ” induceva un aumento delle<br />

aree di rappresentazione corticale dei muscoli della mano paretica. Partendo<br />

da tale risultato ci siamo domandati se attraverso la “ motor imagery ”<br />

sarebbe stato possibile ottenere una facilitazione delle vie motorie anche in<br />

pazienti con una grave emiparesi e per i quali le metodiche riabilitative tradizionali<br />

spesso risultano di scarso impatto per il recupero della funzione<br />

perduta.<br />

Nei pazienti selezionati che soddisfacevano i criteri di inclusione nello<br />

studio, abbiamo valutato le mappe motorie da TMS registrando i MEPs dai<br />

muscoli della mano (Abduttore del mignolo ed FDI) e dell’avambraccio<br />

(ECD) del lato sano e di quello con grave paresi e/o plegia della mano. Le<br />

mappe motorie sono state ottenute sia a riposo (“ rest ”) che durante pensiero<br />

di movimento del muscolo abduttore del mignolo (“ think ”). Allo stato<br />

attuale possiamo osservare che tutti i pazienti inclusi nello studio riferivano<br />

di essere in grado di effettuare il compito di “ motor imagery ” anche quando<br />

richiesto per la mano plegica. Inoltre, in forma preliminare possiamo osservare<br />

che nel deficit motorio grave e quando le risposte motorie (MEPs) a<br />

riposo sono assenti anche dopo stimoli magnetici di intensità massimale<br />

(100% della capacità massima dello stimolatore di 2,2 Tesla), durante la task<br />

di “ motor imagery ” della mano plegica, non si riesce ad ottenere una facilitazione<br />

motoria tale da permetterci di registrare un MEP dal muscolo coinvolto<br />

nella task. Per tale studio è previsto un ampliamento della popolazione<br />

dei pazienti.<br />

E.3.2 – Valutazione neurofisiologica dei fenomeni di plasticità corticale<br />

in pazienti con esiti di stroke: strategie riabilitative<br />

messe a confronto (Paola Cicinelli)<br />

È iniziato il 3° anno del progetto in esame. Partendo dall’ipotesi che i<br />

fenomeni di plasticità corticale dopo una lesione vascolare possono essere<br />

facilitati dalla riabilitazione (Hallett M. (2001) Brain Research Reviews 36:<br />

169-174), il presente studio si propone l’obiettivo di valutare, attraverso le<br />

mappe motorie da TMS, l’efficacia delle varie strategie riabilitative (in particolare<br />

la “ Costraint Induced Therapy ” e la “ Mental Practice ”) nel favorire il<br />

recupero motorio di pazienti con esiti di stroke (Page S.J. et al. (2001) Phys<br />

Ther 81:1455–1462). Abbiamo focalizzato la nostra attenzione soprattutto sul<br />

recupero funzionale dell’arto superiore ed in particolare della mano per la sua<br />

elevata rappresentazione corticale.<br />

In questa fase possiamo riportare delle osservazione e solo alcuni risultati<br />

540 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

preliminari che necessitano tuttavia di ulteriori approfondimenti. In primo<br />

luogo, possiamo dire che mentre l’applicazione della Costraint Induced Therapy<br />

è risultata di scarsa tollerabilità da parte del paziente, abbiamo riscontrato<br />

un elevato indice di collaborazione all’utilizzo dell’Esercizio Terapeutico<br />

Conoscitivo ed in particolare agli esercizi di “ mental practice ”. In secondo<br />

luogo, abbiamo osservato che nei pazienti fino ad oggi inseriti nello studio, le<br />

aree di rappresentazione corticale dei muscoli della mano (FDI ed abduttore<br />

del mignolo) valutate al tempo 2 (alla fine di un ciclo riabilitativo della durata<br />

di circa due mesi con “ mental practice ”) presentavano un incremento nel<br />

numero dei siti eccitabili (area della mappa) ma soprattutto un aumento dell’ampiezza<br />

delle risposte motorie (MEPs) ottenute dalla stimolazione magnetica<br />

di tutti i siti eccitabili (volume della mappa) rispetto al tempo 1 (inizio<br />

dello studio al momento del reclutamento). Tale incremento dell’eccitabilità<br />

corticale si osservava sia quando le mappe motorie venivano registrate<br />

durante “ rest ” che durante “ motor imagery ” del muscolo target. Accanto al<br />

follow-up del dato neurofisiologico, è stato effettuato anche un follow-up clinico<br />

ed i pazienti inseriti nel programma della “ mental practice ” presentavano<br />

tutti un miglioramento nei punteggi delle scale di valutazione funzionale<br />

applicate. Saranno inseriti nello studio ulteriori 2 pazienti con caratteristiche<br />

cliniche compatibili con i criteri di inclusione, saranno valutati neurofisiologicamente<br />

(tempo 1), inizieranno il progetto riabilitativo (“ mental practice ”) e<br />

saranno di nuovo valutati neurofisiologicamente a distanza di circa due mesi<br />

(tempo 2). Tutti i dati sono ancora da analizzare statisticamente: verranno<br />

effettuate analisi statistiche (ANOVA) dei parametri neurofisiologici e clinici<br />

del tempo 1 e del tempo 2; verrà inoltre effettuata una correlazione tra il risultato<br />

clinico e neurofisiologico.<br />

E.3.3 – I Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione<br />

del nervo mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione<br />

e modificazioni in pazienti con esito di lesioni cerebrali<br />

(Paola Cicinelli)<br />

La registrazione dallo scalpo dei Potenziali Evocati Somatosensoriali<br />

(SEP), ossia delle risposte evocate dalla stimolazione elettrica del nervo<br />

mediano, rappresenta una tecnica assolutamente non invasiva per lo studio<br />

dei meccanismi fisiopatologici che operano a livello della corteccia cerebrale.<br />

I SEP da stimolazione del nervo mediano possono essere distinti in SEP a<br />

breve latenza (entro 40 ms dallo stimolo), a media latenza (tra i 40 ed i 100<br />

ms dopo lo stimolo) ed a lunga latenza (dopo 100 ms dallo stimolo) (Barba C.<br />

et al. (2005) Clin Neurophysiol 116: 2664-2674). Per un’utilizzazione ottimale<br />

dei SEP precoci e tardivi sia in ambito clinico che di ricerca, si è posta la<br />

necessità di identificare le caratteristiche spaziali e temporali dei loro generatori.<br />

Esistono tuttavia opinioni contrastanti circa l’origine dei SEP a breve<br />

latenza, in particolare se alcune componenti possano originare solo nelle aree<br />

somestesiche o anche nelle aree motrici. Ancora più incerta appare la definizione<br />

dell’origine dei potenziali più tardivi per i quali esiste un minor numero<br />

di studi in particolare su soggetti sani. Altro problema che limita l’utilizzo cli-<br />

2006 541


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

nico dei SEP è l’influenza che componenti come l’attenzione possono avere<br />

sui SEP. In particolare mentre la N120 può essere influenzata dallo stato di<br />

vigilanza e dal riconoscimento tattile, la N140 distribuita a livello delle regioni<br />

centrali e sulla cui origine si discute, appare legata alle componenti spaziali<br />

dell’attenzione, in quanto raggiunge la massima ampiezza quando l’attenzione<br />

del soggetto è diretta verso lo stimolo (Rosenkranz K., Rothwell J.C. (2004)<br />

J Physiol 561(1): 307-320). Lo studio, condotto da Carmen Barba, si articolerà<br />

in due direzioni di ricerca:<br />

1. Registrazione di mappe cerebrali di potenziali evocati somatosensoriali<br />

da stimolazione del nervo mediano a breve e media latenza e descrizione<br />

dell’ampiezza, della latenza e della topografia di tali risposte.<br />

2. Valutazione delle eventuali modificazioni di ampiezza, latenza e distribuzione<br />

topografica dei SEP in condizioni di attenzione e distrazione dallo stimolo.<br />

La ricerca si svilupperà in due anni: durante il primo anno essa riguarderà<br />

10 volontari sani, mentre durante il secondo anno verranno inclusi 10<br />

pazienti con lesioni cerebrali di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />

Scopo del lavoro è la descrizione delle caratteristiche fisiologiche dei SEP<br />

da stimolazione del nervo mediano, in particolare a media latenza, e le modificazioni<br />

indotte dall’attenzione verso lo stimolo, in soggetti sani. Tali risultati<br />

potrebbero contribuire alla definizione dei generatori dei SEP nei soggetti<br />

sani e quindi consentirne un maggiore utilizzo clinico. Inoltre, la definizione<br />

di eventuali differenze rispetto a pazienti con lesioni cerebrali, potrebbe contribuire<br />

a definire il ruolo della plasticità corticale a livello di aree somestesiche<br />

primarie e secondarie nel recupero motorio e le limitazioni indotte dai<br />

deficit attentivi in ambito riabilitativo.<br />

E.3.4 – Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento<br />

della spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti<br />

con esiti di lesione del SNC (Paola Cicinelli)<br />

La riduzione della disabilità è uno degli obiettivi più importanti che il<br />

trattamento riabilitativo si propone. In particolare, la disabilità secondaria al<br />

sintomo “ spasticità ” è una problematica che tutti i neuroriabilitatori si trovano<br />

quotidianamente ad affrontare, risultando in alcuni casi ancora più<br />

invalidante dello stesso deficit motorio. La riduzione della spasticità può<br />

migliorare le attività motorie del paziente e favorire i programmi di terapia<br />

fisica ed occupazionale. Diverse sono le strategie usate per il trattamento della<br />

spasticità e, quando è localizzata in specifici gruppi muscolari, è preferibile<br />

scegliere un trattamento locale identificando i muscoli il cui ipertono risulta<br />

più disabilitante. In questi casi, un trattamento di prima scelta può essere la<br />

tossina botulinica di tipo A (BTX-A), nota per la sua efficacia prolungata nel<br />

tempo (inizio dell’effetto dopo circa 10-15 giorni e durata fino a 3-5 mesi) e<br />

per la scarsità degli effetti collaterali. La BTX-A è stata utilizzata nel trattamento<br />

di un’ampia varietà di disordini del movimento in cui si è dimostrata la<br />

sua efficacia clinica. Accanto agli studi clinici, sono stati effettuati studi neurofisiologici<br />

in cui si è dimostrato che nei pazienti con distonia, il trattamento<br />

542 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

con BTX-A determinava un recupero della funzionalità dei circuiti inibitori<br />

GABA-ergici intracorticali valutati attraverso le curve di inibizione/facilitazione<br />

dopo Stimolazione Magnetica Transcranica con protocollo di doppio<br />

stimolo (Gilio, 2000).<br />

Obiettivo dello studio è quello di valutare gli effetti che la BTX-A ha sulle<br />

caratteristiche dell’eccitabilità corticale valutata mediante TMS, in pazienti<br />

con spasticità secondaria a lesione del SNC di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />

Un ulteriore obiettivo è quello di quantificare il miglioramento clinico<br />

secondario alla riduzione della spasticità, mediante scale funzionali standardizzate.<br />

A tale scopo, si utilizzerà la Stimolazione Magnetica Transcranica<br />

(TMS) con protocollo di doppio stimolo magnetico e si analizzeranno le curve<br />

di inibizione-facilitazione intracorticale prima e dopo trattamento della spasticità<br />

dell’arto superiore con BTX-A. Inoltre, si valuteranno eventuali fenomeni<br />

di plasticità corticale indotti da tale trattamento, attraverso la mappatura<br />

delle aree di rappresentazione motoria con TMS.<br />

Saranno inclusi nello studio 10 pazienti con emiparesi in esito a lesione<br />

vascolare monoemisferica e/o a trauma cranico grave, con spasticità moderata/severa<br />

prevalente all’arto superiore e con minimo movimento volontario<br />

residuo. La TMS al doppio stimolo (Kujirai, 1993; Cicinelli, 2000; Cicinelli,<br />

2003) e le mappe motorie (Cohen, 1989; Cicinelli, 1997a; Cicinelli,<br />

1997b; Traversa, 1997) saranno registrate dai muscoli della mano (opponente<br />

del pollice e primo interosseo dorsale) e dell’avambraccio (flessore<br />

ulnare del carpo ed estensore comune delle dita) di entrambi i lati, prima<br />

del trattamento con BTX-A (tempo T0a); dopo 15 giorni (tempo T1) quando<br />

è noto la tossina ha raggiunto la sua massima efficacia e prima del trattamento<br />

successivo (tempo T0b) quando gli effetti del trattamento risultano,<br />

almeno clinicamente, ridotti e/o scomparsi. Inoltre, tutti i pazienti saranno<br />

valutati clinicamente nei tempi stabiliti (T0a; T1; T0b) mediante la Scala di<br />

Ashworth e la Motricity Index. Per i pazienti con esiti di trauma cranico si<br />

valuterà la Disability Rating Scale e per i pazienti con esiti di ictus la Canadian<br />

Neurological Scale.<br />

– Gilio F., Currà A., Lorenzano C., Modugno N., Manfredi M., Berardelli A. (2000)<br />

Ann Neurol 48: 20-26.<br />

– Kujirai T., Caramia M.D., Rothwell J.C., Day B.L., Thompson P.D., Ferbert A.,<br />

Wroe S., Asselman P., Marsden C.D. (1993) J Physiol 471: 501-519.<br />

– Cicinelli P., Traversa R., Oliveri M., Palmieri M.G., Filippi M.M., Pasqualetti P.,<br />

Rossini P.M. (2000) Neurosci Lett 288(3): 171-174.<br />

– Cicinelli P., Traversa R., Bassi A., Scivoletto G., Rossini P.M. (1997) Muscle Nerve<br />

20: 535-542.<br />

– Cicinelli P., Traversa R., Rossini P.M. (1997) Electroencephalogr Clin Neurophysiol<br />

105: 438-450.<br />

– Cicinelli P., Pasqualetti P., Zaccagnini M., Traversa R., Oliveri M., Rossini P.M.<br />

(2003) Stroke 34(11): 2653-2658.<br />

– Cohen L.G., Hallett M., Lelli S. (1989) In Chokroverty S. (Ed) Magnetic stimulation<br />

in clinical neurophysiology. Butterworth, Stoneham, MA, 1113-1119.<br />

– Traversa R., Cicinelli P., Bassi A., Rossini P.M., Bernardi G. (1997) Stroke 28: 110-117.<br />

2006 543


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

E.4.1 – Valutazione del cammino nei soggetti affetti da malattia<br />

di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN<br />

(Antonella Peppe)<br />

La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />

ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicata attualmente<br />

come uno dei più importante approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />

Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle<br />

procedure chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale<br />

ragione numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali<br />

nel sottotalamo (DBS-STN). La stimolazione sottotalamica è efficace<br />

nel ridurre drasticamente la sintomatologia extrapiramidale ed il dosaggio<br />

di terapia giornaliera antiparkisoniana e quindi la presenza di movimenti<br />

involontari legati alla somministrazione fasica della terapia per os. Dei sintomi<br />

extrapiramidali quello che sembra meno risentire della DBS sembra<br />

essere il cammino.<br />

Studi su animali e primati hanno messo in evidenza un ruolo importante<br />

del nucleo Peduncolo Pontino (PPN), nucleo del tronco encefalico effettore<br />

finale del Loop cortico-sottocorticale Motorio. Nuovo target nella terapia chirurgica<br />

del Parkinson potrebbe essere quindi il PPN associato naturalmente<br />

alla stimolazione del STN. Scopo di questo studio sarà quindi quello di valutare<br />

l’efficacia della DBS del PPN sul cammino attraverso la Gait Analysis che<br />

utilizza il sistema optocinetico Smart della e-Motion di Padova.<br />

Il sistema prevede la registrazione simultanea con 6 telecamere del passo<br />

del paziente (n=5 pazienti). Il segnale verrà catturato da markers riflettenti<br />

posizionati sulla cute del paziente, secondo il protocollo di Davis. Verranno<br />

posizionati 23 markers sugli arti inferiori lungo il tronco e sugli arti superiori,<br />

per lo studio delle fasi del cammino del movimento degli arti superiori e della<br />

flessione del tronco. L’analisi verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off<br />

terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On<br />

terapia; On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana<br />

per almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per valutare l’effetto della<br />

stimolazione valutazioni verranno eseguite con STN acceso/PPN spento; STN<br />

spento/PPN acceso; STN acceso/PPN acceso.<br />

E.4.2 – Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani<br />

tramite sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici.<br />

Valutazione acuta di levodopa (Antonella Peppe)<br />

Le alterazioni del cammino nei pazienti affetti da malattia di Parkinson<br />

(PD) variano con la gravità della malattia. È patognomonica l’andatura a piccoli<br />

passi, camptocormia ovvero l’anteroversione del tronco, la riduzione/assenza<br />

movimenti pendolari degli arti superiori, la difficoltà nell’iniziare il<br />

cammino, nell’eseguire i cambiamenti del senso di marcia o i passaggi stretti,<br />

il freezing. Studi sempre più numerosi hanno analizzato le varie fasi del passo<br />

dei pazienti con malattia di Parkinson. È quindi ormai noto che nel PD il<br />

passo è più corto, veloce, ed a volte con una cadenza maggiore. Sono inoltre<br />

544 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

numerosi gli studi che hanno utilizzato EMG di superficie per studiare la contrazione<br />

dei muscoli durante il cammino.<br />

Scopo di questo progetto è quello di analizzare il cammino nei pazienti<br />

con PD, di integrare le informazioni ottenute con registrazioni Elettromiografiche<br />

di Superficie e di valutare il rapporto tra somministrazione di LevoDopa<br />

(LD), miglioramento del cammino ed attività muscolare degli arti inferiori.<br />

Verranno reclutati 10 soggetti affetti da PD, affetti da una forma rigido acinetica<br />

di Parkinson di grado lieve, valutati con UPDRS (Unified Parkinson<br />

Disease Rating Scale, Parte III).<br />

Verranno eseguite analisi del cammino utilizzando il sistema optocinetico<br />

Smart della e-Motion di Padova. Il sistema prevede la registrazione simultanea<br />

con 6 telecamere del passo del paziente. Il segnale verrà catturato da markers<br />

riflettenti posizionati sulla cute del paziente, secondo il protocollo di<br />

Davis. Verranno posizionati 23 markers sugli arti inferiori, lungo il tronco e<br />

sugli arti superiori, per lo studio delle fasi del cammino del movimento degli<br />

arti superiori e della flessione del tronco. Contemporaneamente elettrodi di<br />

superficie per l’analisi del segnale elettromiografico (EMG) verranno posizionati<br />

a livello del muscolo Tibiale Ant, muscolo Gastrocnemio e Soleo di<br />

entrambi gli arti inferiori per valutare l’attività muscolare durante le fasi del<br />

cammino. L’attività verrà registrata con sistemi cordless e filtrata ed amplificata.<br />

Il segnale EMG attraverso rielaborazione matematica verrà linearizzato<br />

e confrontato con l’analisi cinematica del ciclo del passo. La valutazione verrà<br />

eseguita in OFF clinica status e dopo somministrazione di una dose sovramassimale<br />

di levodopa.<br />

E.4.3 – Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti<br />

da malattia di Parkinson gravi trattati chirurgicamente<br />

con DBS in STN (Antonella Peppe)<br />

È noto che la malattia di Parkinson coinvolge i muscoli respiratori, il<br />

diaframma e muscoli accessori che, attraverso la loro attività, consentono la<br />

ventilazione polmonare. Essi subiscono, come tutto l’apparato muscolare,<br />

gli effetti della progressione della malattia e della alterata risposta alla terapia<br />

antiparkinsoniana per os. Nei momenti di blocco motorio, quando il<br />

paziente è in “ off ” status o durante i momenti di “ on ” status con movimenti<br />

involontari, è presente una minore capacità di espansione e contrazione<br />

del diaframma e dei muscoli intercostali, dovuta alla loro rigidità e<br />

lentezza. Questo comporta un’alterazione del ritmo della respirazione. Il<br />

paziente avverte, quindi, una sensazione di oppressione ed ha difficoltà a<br />

respirare profondamente.<br />

La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />

ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicato attualmente<br />

come uno dei più importanti approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />

Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle<br />

procedure chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale<br />

ragione numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali<br />

nel sottotalamo (DBS STN).<br />

2006 545


Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />

La stimolazione sottotalamica è efficace nel ridurre drasticamente la sintomatologia<br />

extrapiramidale ed il dosaggio di terapia giornaliera antiparkisoniana,<br />

e quindi la presenza di movimenti involontari legati alla somministrazione<br />

fasica della terapia per os.<br />

Scopo di questo studio sarà la valutazione (n=10 pazienti) delle capacità<br />

respiratorie attraverso la Spirometria Flussi/Minuto con spirometro Jaeger<br />

PTF globale; determinazione delle MIP (Maximal Inspiratory Pressure)<br />

e MEP (Maximal Expiratory Pressure) con manometro Spirovis-Cosmed<br />

3. L’analisi verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off terapia (sospensione<br />

della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On terapia;<br />

On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana<br />

per almeno 18h), On stimolo/On terapia. A ciascun paziente verrà eseguita<br />

visita pneumologica, emogas analisi, Rx torace in due proiezioni, per escludere<br />

qualsiasi patologia respiratoria concomitante. I parametri considerati<br />

della spirometria saranno: FEV1, FVT, FEV/FVC, PEF, VR, FRC. Ogni prova<br />

verrà eseguita tre volte e verrà considerata la migliore (ATS: FEV1+FVC<br />

più alti).<br />

E.4.4 – Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti<br />

da malattia di Parkinson gravi, trattati chirurgicamente<br />

con DBS in STN e PPN (Antonella Peppe)<br />

La terapia chirurgica nella malattia di Parkinson si è imposta come una<br />

valido alternativa alla terapia farmacologica, nelle forme più avanzate.<br />

Accanto ai tradizionali target di stimolazione come il STN, recenti studi<br />

hanno indicato come il nucleo PPN possa svolgere un ruolo importante<br />

nel controllare il disturbo del cammino e della postura che mal veniva controllato<br />

dalla DBS del STN. Studi su animali e primati hanno messo in evidenza<br />

un ruolo importante del nucleo Peduncolo Pontino (PPN), nucleo del<br />

tronco encefalico, come relay troncale tra Loop cortico-sottocorticale Motorio<br />

e la sostanza reticolare del tronco con effetto modulante sull’attività<br />

motoria spinale.<br />

Il riflesso H rappresenta una metodica neurofisiologica in grado di valutare<br />

l’efficienza dei circuiti inibitori spinali e indirettamente è un indice della<br />

attività spinale motoria. In questo studio vorremmo valutare se la DBS da differenti<br />

target (STN e PPN) possa modificare il comportamento del riflesso H,<br />

quindi intervenire sui meccanismi di inibizione muscolare. Il riflesso H verrà<br />

registrato (n=5 pazienti) con elettrodi di superficie dal muscolo Soleo, mentre<br />

il nervo Tibiale verrà stimolato a livello della fossa poplitea. Verranno utilizzati<br />

stimoli elettrici a profilo rettangolare, della durata di 0.1, 0.2, 0.5, 1 msec;<br />

l’intensità di stimolazione verrà aumentata progressivamente fino alla comparsa<br />

della risposta “ M” e del riflesso “ H”. In questo modo si otterranno per<br />

ciascuna durata di stimolazione dei valori di soglia di comparsa sia per la<br />

risposta “ M” che per il riflesso “ H”. L’analisi verrà eseguita in condizione di<br />

Off stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per<br />

almeno 18h); Off Stimolo/On terapia; On stimolo/Off terapia (sospensione<br />

della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per<br />

546 2006


Neurofisiopatologia clinica<br />

valutare l’effetto della stimolazione valutazioni verranno eseguite con STN<br />

acceso/PPN spento; STN spento/PPN acceso; STN acceso/PPN acceso.<br />

Nelle differenti condizioni sperimentali verranno analizzate i valori di<br />

soglia, l’ampiezza massima della risposta “ M” e del riflesso H, e la Ratio H/M.<br />

E.4.5 – Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso dei<br />

nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre<br />

la sintomatologia extrapiramidale in pazienti affetti da malattia<br />

di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS (Antonella Peppe)<br />

La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />

ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicata attualmente<br />

come uno dei più importanti approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />

Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle procedure<br />

chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale ragione<br />

numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali nel sottotalamo<br />

(DBS STN). La DBS STN è efficace nel ridurre drasticamente la sintomatologia<br />

extrapiramidale, il dosaggio di terapia giornaliera antiparkisoniana<br />

e, quindi, la presenza di movimenti involontari legati alla somministrazione<br />

fasica della terapia per os. Interesse dei neurologi e dei neurochirurghi è<br />

quello di valutare nuovi target che meglio riducano i diversi sintomi della<br />

malattia di Parkinson. Il Complesso del nucleo Centro mediano parafascicolare<br />

del Talamo sembra essere un buon target visto la sua stretta relazione con<br />

i nuclei della base.<br />

Si vuole quindi studiare un gruppo di pazienti parkinsoniani dopo intervento<br />

di posizionamento di elettrodi intracerebrali in STN e CM/PF complex<br />

sia da un punto di vista clinico utilizzando scale cliniche come l’UPDRS<br />

Part III, e sia attraverso un sistema optocinetico per lo studio del movimento<br />

(Smart della BTS di Padova). In particolare si studierà (n=5 pazienti)<br />

un sintomo in particolare il tremore. Il sistema prevede la registrazione<br />

simultanea con 3 telecamere del tremore agli arti superiori del paziente. Il<br />

segnale verrà catturato da marker riflettenti posizionati sulla cute del<br />

paziente, secondo un protocollo che prevede il posizionamento di elettrodi<br />

sui condili ulnare e radiale e sui 2/3 inferiori del metacarpo del III dito. L’analisi<br />

verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off terapia (sospensione<br />

della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On terapia;<br />

On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per<br />

almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per valutare l’effetto della stimolazione<br />

valutazioni verranno eseguite con STN acceso/CMC spento; STN<br />

spento/CMC acceso; STN acceso/CMC acceso.<br />

2006 547


F – NEUROIMMAGINI<br />

EMILIANO MACALUSO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

RAZIONALE<br />

Il programma del Laboratorio di Neuroimmagini si articola attorno a<br />

quattro filoni di ricerca:<br />

1. Studio della rappresentazione dello spazio e delle interazioni fra<br />

modalità sensoriali.<br />

2. Studio dei processi visivi e di integrazione sensori-motoria.<br />

3. Valutazioni morfometriche delle strutture cerebrali in pazienti neurologici.<br />

4. Sviluppo di nuove metodologie di risonanza magnetica.<br />

Il Laboratorio stesso si propone obiettivi sia legati alla comprensione<br />

delle complesse funzioni del cervello sano, sia riguardanti lo sviluppo e l’utilizzo<br />

della risonanza magnetica (RM) in campo clinico. Lo studio delle funzioni<br />

nel cervello sano permetterà di meglio comprendere come diverse aree<br />

del cervello contribuiscano a svolgere compiti sensoriali, motori e cognitivi. I<br />

risultati di queste ricerche non solo aiuteranno a meglio interpretare le patologie<br />

tipicamente associate al danno cerebrale, ma forniranno importanti<br />

spunti per la valutazione e lo sviluppo di nuove strategie per la riabilitazione.<br />

Inoltre, il programma di ricerca include una forte componente di carattere<br />

metodologico allo scopo di migliorare le prestazioni e la specificità della RM<br />

nell’utilizzo clinico e nell’interpretazione di meccanismi fisiologici legati all’attivazione<br />

funzionale.<br />

OBIETTIVI<br />

• Sviluppo di nuovi paradigmi per evidenziare le basi neurali che<br />

mediano le interazioni fra i diversi sensi.<br />

• Studio delle interazioni tra elaborazione visiva e processi di controllo<br />

dell’attenzione e dell’azione.<br />

• Utilizzo di tecniche RM avanzate in pazienti con danno neurologico.<br />

• Sviluppo di tecniche RM avanzate per lo studio della vascolarizzazione<br />

e della mielinizzazione.<br />

F. 1 – STUDIO DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO E DELLE INTERAZIONI<br />

FRA MODALITÀ SENSORIALI (Gruppo interazioni multi-sensoriali)<br />

Descrizione<br />

Nel corso della maggior parte delle attività quotidiane, il cervello riceve<br />

informazioni in diverse modalità sensoriali. Questi segnali multi-sensoriali<br />

sono elaborati in diverse zone del cervello: aree occipitali per stimoli visivi,<br />

temporali per stimoli uditivi e post-centrali per stimoli tattili. Di conseguenza<br />

per creare una rappresentazione coerente dell’evento o dell’oggetto multi-sensoriale<br />

è necessario che i segnali nelle diverse aree cerebrali vengano integrati.<br />

550 2006


Neuroimmagini<br />

Diversi aspetti dello stimolo multi-sensoriale possono determinare i processi<br />

di integrazione, quali ad esempio la sincronizzazione temporale dei segnali in<br />

diverse modalità e/o la posizione relativa delle sorgenti dei suddetti segnali<br />

(Stein B.E. and Meredith M.A. (1993) The Merging of the Senses, MIT Press).<br />

L’utilizzo della RM funzionale ha permesso di studiare le basi neurali dei<br />

processi di integrazione nel cervello umano in maniera non invasiva. Questi<br />

studi hanno evidenziato diversi meccanismi legati ai processi d’integrazione,<br />

quali la convergenza di segnali da aree uni-sensoriali occipitali e temporali ad<br />

aree multi-sensoriali nei lobi parietali e frontali (Bremmer F., Schalck A. et al.<br />

(2001) Neuron 29: 287-296), ma pure effetti cross-modali (ossia riguardanti<br />

più di una modalità) in aree tradizionalmente considerate uni-sensoriali<br />

(Macaluso E. and Driver J. (2005) Trends In NeuroSci 28: 264-271). In questo<br />

con<strong>testo</strong>, sono stati proposti modelli d’integrazione multi-sensoriale che prendono<br />

in considerazione non solo la convergenza di segnali neurali da aree<br />

uni-sensoriali ad aree multi-sensoriali, ma anche l’esistenza di effetti crossmodali<br />

in aree uni-sensoriali (e.g. Macaluso E. and Driver J. (2005) Trends In<br />

NeuroSci 28: 264-271).<br />

Il gruppo impegnato nello studio delle interazioni multi-sensoriali si propone<br />

di sviluppare ulteriormente questi modelli nel cervello sano, ed in particolare<br />

di valutare il ruolo dell’attenzione spaziale in questi fenomeni.<br />

Obiettivi<br />

• Studio degli effetti di coerenza binaurale sulle interazioni audio-visive<br />

nella percezione del movimento.<br />

• Studio dei meccanismi di ricerca manifesta o periferica nella modalità<br />

visiva.<br />

• Studio dei processi legati alla divisione dell’attenzione fra più posizioni<br />

dello spazio.<br />

Articolazione<br />

F.1.1 – Rappresentazioni spaziali nella modalità uditiva (Ulrike Zimmer)<br />

F.1.2 – Effetti attenzionali endogeni ed esogeni (Iole Indovina)<br />

F.1.3 – Divisione dell’attenzione spaziale (Emiliano Macaluso)<br />

F. 2 – STUDIO DEI PROCESSI VISIVI E DI INTEGRAZIONE SENSORI-MOTORIA<br />

(Gruppo processi visivi e di integrazione sensori-motoria)<br />

Descrizione<br />

Negli ultimi anni, alcune promettenti linee di ricerca nel campo della psicologia<br />

e delle neuroscienze cognitive hanno messo progressivamente in<br />

discussione il modello classico dell’elaborazione dell’informazione, che ha<br />

dominato la psicologia sperimentale negli ultimi trent’anni. Questo modello<br />

assume da un lato che l’elaborazione dell’informazione proceda serialmente<br />

dai sistemi percettivi a quelli motori, passando per più stadi di elaborazione<br />

2006 551


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

“ cognitivi ”, e dall’altro che i processi cognitivi superiori siano sostanzialmente<br />

indipendenti da quelli percettivi e motori. Entrambi questi assunti<br />

sono stati smentiti da una mole crescente di evidenze sia comportamentali<br />

che neurofisiologiche, ottenute nell’uomo e nei primati non umani, che hanno<br />

portato ad un’estrema rivalutazione del ruolo che i sistemi cognitivi e cerebrali<br />

deputati alla pianificazione, all’organizzazione ed al controllo dell’azione<br />

hanno sui livelli “ precedenti ” dell’elaborazione dell’informazione, dalla percezione,<br />

all’attenzione, alla memoria.<br />

Dal punto di vista comportamentale, le richieste del compito e le “ intenzioni<br />

” del soggetto (cioè i suoi scopi in termini di azione) influenzano l’attenzione,<br />

la percezione e l’immaginazione visiva. Dal punto di vista neurofisiologico,<br />

i “ neuroni specchio ” nella corteccia premotoria rispondono non solo<br />

quando l’animale esegue, ma anche quando osserva un movimento, stabilendo<br />

così una corrispondenza funzionale tra azione e percezione, che costituirebbe<br />

il substrato neurofisiologico della rappresentazione delle azioni e<br />

medierebbe l’esecuzione, l’imitazione e la comprensione del comportamento<br />

(Gallese V. et al. (2002) In Prinz W. & Hommel B. (eds) Attention and performance<br />

XIX. Common mechanisms in perception and action. Oxford, UK:<br />

Oxford University Press, 334-355). Anche nell’uomo, aree corticali motorie<br />

risultano attive quando si osservano azioni compiute da altri o si immagina di<br />

agire, ma anche in compiti apparentemente eterogenei come la rotazione<br />

mentale, ed in alcuni casi anche per la semplice visione di oggetti, suggerendo<br />

che la visione di un oggetto attivi automaticamente rappresentazioni relative<br />

a potenziali azioni eseguibili con quell’oggetto. Più in generale, si ritiene oggi<br />

che sistemi cerebrali tradizionalmente considerati come “ motori ” siano coinvolti<br />

in processi come la rappresentazione dello spazio e l’orientamento spaziale<br />

dell’attenzione, il riconoscimento delle azioni ed intenzioni degli altri, o<br />

la comprensione del linguaggio, classicamente considerati come completamente<br />

indipendenti dall’azione.<br />

Le tecniche di neuroimmagine, ed in particolare la risonanza magnetica<br />

funzionale, costituiscono il mezzo di elezione per studiare nell’uomo le relazioni<br />

tra sistemi deputati all’azione ed altri sistemi cognitivi. Generalmente le<br />

neuroimmagini sono percepite come uno strumento che permette di effettuare<br />

una sorta di sofisticata frenologia, “ mappando ” certi meccanismi cognitivi su<br />

certe strutture cerebrali. Le mappe ottenute con questo approccio sono molto<br />

più sofisticate delle mappe frenologiche in voga nel diciannovesimo secolo, ma<br />

in realtà non sembrano a prima vista contribuire alla comprensione dei meccanismi<br />

cognitivi. Tuttavia, le neuroimmagini non ci danno solamente informazioni<br />

su dove i processi cognitivi hanno il loro substrato neurale, ma anche su<br />

come avviene l’elaborazione dell’informazione nelle varie aree cerebrali, e possono<br />

quindi essere oggi usate per supportare o confutare modelli teorici sul<br />

funzionamento cognitivo. Ad esempio, i paradigmi codificati in fase (Sereno<br />

M.I. et al. (1995) Science 268: 889-893) e quelli basati sugli effetti di facilitazione<br />

da ripetizione (Naccache L., Dehaene S. (2001) Cereb Cortex 11: 966-<br />

974), in abbinamento con la risonanza magnetica funzionale, forniscono informazioni<br />

sull’organizzazione funzionale interna e sulla natura dell’elaborazione<br />

dell’informazioni in determinate regioni di interesse.<br />

552 2006


Neuroimmagini<br />

Obiettivi<br />

Ci proponiamo di utilizzare paradigmi avanzati di risonanza magnetica<br />

funzionale per esaminare alcune importanti questioni relative all’integrazione<br />

tra sistemi deputati all’azione e alla percezione. In particolare, verificheremo<br />

in quale grado e quale livello di elaborazione aree corticali tradizionalmente<br />

considerate come visive (la corteccia extrastriata occipito-temporale ed occipito-parietale)<br />

codificano alcuni aspetti dell’azione, studiando se e come la<br />

loro attività è modulata dall’intenzione di eseguire determinati tipi di azione o<br />

dalle richieste del compito in termini di controllo esecutivo.<br />

Specularmente, verificheremo se aree corticali tradizionalmente considerate<br />

come indipendenti dal sistema visivo ed implicate nel controllo dell’azione<br />

(nel lobo parietale e frontale) non siano in realtà implicate in abilità<br />

percettive di alto livello oltre che esecutive.<br />

Articolazione<br />

F.2.1 – Effetti di modulazione dei processi di controllo sull’elaborazione<br />

dell’informazione visiva (Stefano Sdoia)<br />

F.2.2 – Correlati neurali dell’osservazione di errori in sistemi motori esperti<br />

(Emiliano Pes)<br />

F.2.3 – Localizzazione cerebrale ed evoluzione temporale dei processi<br />

attenzionali (Alessandra Stella)<br />

F.2.4 – Individuazione dell’area V6A nella corteccia parieto-occipitale<br />

dell’uomo mediante uno studio di risonanza magnetica funzionale<br />

(Sabrina Pitzalis)<br />

F. 3 – VALUTAZIONI MORFOMETRICHE DELLE STRUTTURE CEREBRALI<br />

IN PAZIENTI NEUROLOGICI (Gruppo metodi e fisica)<br />

Descrizione<br />

La plasticità cerebrale è un processo articolato che coinvolge la modifica<br />

delle connessioni neurali, sia generando nuovi circuiti, sia accrescendo quelli<br />

già esistenti. Ci si aspettano modifiche sia a livello funzionale che nella struttura<br />

stessa del tessuto cerebrale. All’interno del gruppo di Metodi e Fisica<br />

sono in corso studi volti alla ricerca e allo sviluppo di nuove metodologie per<br />

la misura quantitativa della plasticità cerebrale, attraverso la misura sia di<br />

effetti vascolari che di alterazioni della microstruttura tessutale.<br />

Alcuni evidenze sperimentali dimostrano come i cambiamenti plastici possono<br />

essere conseguiti attraverso l’aggiunta di nuove ramificazioni vascolari,<br />

infatti hanno mostrato (Swain et al., 2003; Black et al., 1990) che la crescita<br />

capillare avviene a livelli costanti di ferro nei vasi ed è localizzata nelle aree<br />

specificamente coinvolte nell’esecuzione dell’attività, mentre le altre regioni<br />

rimangono inalterate. Queste osservazioni riguardanti i cambiamenti plastici<br />

della microvascolatura sono importanti per gli studi di risonanza magnetica<br />

funzionale (fMRI) della riabilitazione, in relazione alla modalità generalmente<br />

2006 553


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

impiegata per ottenere le immagini: le immagini pesate in T2* non portano ad<br />

una misura quantitativa dell’attivazione, poiché il segnale in questo tipo di<br />

immagini è proporzionale alla concentrazione di deossiemoglobina per unità<br />

di tessuto cerebrale, la quale dipende a sua volta dall’ematocrito, dal flusso di<br />

sangue cerebrale, dal volume del sangue cerebrale e dal tasso di estrazione di<br />

ossigeno (e.g. D’Esposito et al., 2003). Queste, sommariamente, le difficoltà<br />

nell’eseguire studi longitudinali che intendano coinvolgere misure a differenti<br />

intervalli temporali durante il corso di terapie riabilitative.<br />

Obiettivo precipuo del presente progetto è quello di sviluppare nuove strategie<br />

di misura che risolvano questi problemi. Un promettente approccio è<br />

quello di utilizzare immagini multi-eco e da queste generare immagini parametriche<br />

che quantifichino il valore del T2* e la densità protonica (Hagberg et<br />

al., 2002). Queste immagini, combinate con una mappatura completa della<br />

parte venosa dell’albero vascolare (Reichenbach e Haacke, 2001), possono<br />

consentire una caratterizzazione più completa e precisa dei cambiamenti a<br />

livello vascolare legati alla plasticità cerebrale. Dati preliminari, infatti, hanno<br />

suggerito come l’uso delle mappe quantitative del T2*, anziché le convenzionali<br />

immagini a singolo eco, possa migliorare la riproducibilità delle mappe e<br />

la localizzazione dei neuroni attivati già ad un campo magnetico di 1.5T<br />

(Hagberg et al., 2003).<br />

La mielina rappresenta una struttura fondamentale per il corretto funzionamento<br />

e la plasticità del sistema nervoso centrale. Attraverso la mielinizzazione<br />

la velocità di propagazione dei segnali neuronali aumenta sia grazie alla<br />

barriera mielinica stessa, che impedisce possibili perdite di ioni attraverso la<br />

membrana cellulare dell’assone, sia all’esistenza dei nodi di Ranvier tra zone<br />

mieliniche adiacenti. Infatti, con una guaina mielinica di circa 10 µm, gli<br />

assoni afferenti primari possono aumentare la loro trasmissione più di 100<br />

volte rispetto ad un assone privo di mielina, fino a raggiungere velocità<br />

intorno a 75 m/s. È noto che la densità mielinica può variare tra aree cerebrali:<br />

nel corpo calloso, ad esempio, si trova una differenza di densità tra aree<br />

anteriori, intermedie e posteriori. Inoltre, durante la vita, con la maturazione<br />

cerebrale, la mielinizzazione aumenta raggiungendo un picco intorno ai 44<br />

anni nelle aree cerebrali frontali (Bartzokis et al., 2003), per poi subire una<br />

diminuzione correlata con l’avanzare dell’età. Inoltre, danni cerebrali, quale la<br />

sclerosi multipla, la malattia di Alzheimer, il trauma cranico e l’epilessia possono<br />

comportare una progressiva degenerazione della guaina mielinica. La<br />

diffusione perpendicolare, ma non parallela, all’asse di massima diffusione<br />

determinato con la DTI, potrebbe essere un candidato valido per determinare<br />

il grado di demielinizzazione, almeno in zone cerebrali con un simile livello di<br />

tortuosità e direzionalità delle fibre neuronali (Song et al., 2002).<br />

Obiettivi<br />

• Studi fMRI della plasticità cerebrale e della riabilitazione: ruolo degli<br />

effetti vascolari.<br />

• Tecniche RM avanzate per la misura della mielinizzazione e della<br />

demielinizzazione cerebrale.<br />

554 2006


Neuroimmagini<br />

– Bartzokis G., Cummings J.L., Sultzer D., Henderson V.W., Nuechterlein K.H.,<br />

Mintz J. (2003) Arch Neurol 60(3): 393-398.<br />

– Black J.E., Isaacs K.R., Anderson B.J., Alcantara A.A., Greenough W.T. (1990) Proc<br />

Natl Acad Sci USA 87(14): 5568-5572.<br />

– D’Esposito M., Deouell L.Y., Gazzaley A. (2003) Nat Rev Neurosci 4(11): 863-872.<br />

– Hagberg G.E., Bianciardi M., Patria F., Indovina I. (2003) Magn Reson Imaging<br />

21(10): 1241-1249.<br />

– Hagberg G.E., Indovina I., Sanes J.N., Posse S. (2002) Magn Reson Med 48(5): 877-882.<br />

– Reichenbach J.R., Haacke E.M. (2001) NMR Biomed 14(7-8): 453-467.<br />

– Song S.K., Sun S.W., Ramsbottom M.J., Chang C., Russell J., Cross A.H. (2002)<br />

Neuroimage 17(3): 1429-1436.<br />

– Swain R.A., Harris A.B., Wiener E.C., Dutka M.V., Morris H.D., Theien B.E.,<br />

Konda S., Engberg K., Lauterbur P.C., Greenough W.T. (2003) Neuroscience 117(4):<br />

1037-1046.<br />

Articolazione<br />

F.3.1 – Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />

studi con tecniche venografiche e fMRI (Valentina Brainovich)<br />

F.3.2 – Tecniche DTI per la misura della mielinizzazione<br />

e della demielinizzazione (Gisela Hagberg)<br />

F. 4 – SVILUPPO DI NUOVE METODOLOGIE DI RISONANZA MAGNETICA<br />

(Gruppo di neurommagini non-convenzionale nella patologia neurologica)<br />

Descrizione<br />

Nel corso degli ultimi venti anni, il settore delle neuroimmagini<br />

ha incontrato un progressivo e crescente sviluppo in termini d’innovazione<br />

tecnologica. Infatti, la produzione di moderne apparecchiature, dotate<br />

di elevate potenzialità applicative in ambito sia clinico che di ricerca, costituisce<br />

oggi una realtà in crescente espansione. Il settore della Risonanza<br />

Magnetica (RM), in particolare, è quello che più di tutti si è giovato di<br />

queste grosse spinte innovative. Ciò ha portato alla produzione di ‘scanner’<br />

sempre più sofisticati, operanti a campi magnetici di intensità elevata, i<br />

quali consentono l’implementazione e l’utilizzo di tecniche sempre più avanzate<br />

di acquisizione. Alle tradizionali tecniche di ‘imaging’ convenzionale,<br />

si è pertanto aggiunta una serie di tecniche cosiddette avanzate, le quali<br />

sono in grado di fornire informazioni quantitative circa la struttura (a<br />

livello sia macro- che micro-scopico) e la funzionalità cerebrale. Tali tecniche,<br />

quando applicate a pazienti portatori di patologia neurologica, possono<br />

riflettere in modo indiretto e quantitativo la presenza di danno tissutale,<br />

offrendo strumenti che potenzialmente possono chiarire i meccanismi fisiopatologici<br />

di malattia, fornire ‘marker’ neuroradiologici specifici di potenziale<br />

contributo diagnostico e prognostico, fornire strumenti di monitoraggio<br />

della storia naturale di malattia e dell’efficacia di terapie farmacologiche<br />

e riabilitative.<br />

2006 555


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

L’ambito delle demenze degenerative costituisce una delle maggiori<br />

sfide per il ‘neuroimaging’ applicato alla neurologia. Infatti, per tali condizioni<br />

patologiche, il ruolo principale dell’imaging convenzionale è sempre<br />

stato quello di esclusione di altre condizioni patologiche che ne possano<br />

mimare il quadro clinico. D’altro canto, oltre agli aspetti squisitamente speculativi<br />

circa la patogenesi delle singole entità cliniche, è divenuta sempre<br />

più forte l’esigenza di individuare strumenti in grado di indirizzare una diagnosi<br />

corretta in fase precoce di malattia, con conseguenti ripercussioni sul<br />

piano terapeutico.<br />

Obiettivi<br />

• Quantificazione della distribuzione regionale del danno sia macro-<br />

(mediante voxel based morphometry, VBM) che microscopico (mediante diffusion<br />

tensor imaging, DTI, e spettroscopia protonica, 1H-MRS) di pazienti<br />

affetti da patologia neurologica a carico del sistema nervoso centrale.<br />

• Ricostruzione mediante ‘DTI based tractography’ dei principali fasci di<br />

sostanza bianca al fine di segmentare e quantificare il danno patologico a<br />

carico dei diversi sottosistemi (sensoriali, motori, associativi).<br />

• Studio fMRI con stimolazioni e compiti, sia semplici che complessi, e<br />

interpretazione dei pattern di attivazione funzionale ottenuti, alla luce delle<br />

informazioni strutturali (DTI, DTI tractography, VBM, spettroscopia), con la<br />

finalità di chiarire i meccanismi fisiopatologici sottostanti le diverse condizioni<br />

neurologiche e di individuare marker neuroradiologici di potenziale<br />

valore diagnostico.<br />

• Ricerca di correlazioni tra misure di tipo neuroradiologico e misure clinico/psicometriche.<br />

• “ Follow up ” dell’indagine neuroradiologica a distanza di tempo con la finalità<br />

di monitorare le storie naturali di malattia e in trial clinici e farmacologici.<br />

Articolazione<br />

F.4.1 – Ruolo delle tecniche avanzate di Risonanza Magnetica strutturale<br />

e funzionale nel riconoscimento tempestivo delle due principali forme<br />

di demenza degenerativa: malattia di Alzheimer e demenza<br />

a corpi di Lewy (Marco Bozzali)<br />

F.1.1 – Rappresentazioni spaziali nella modalità uditiva (Ulrike Zimmer)<br />

Attività previste<br />

– Test di psicofisica per determinare i parametri spazio-temporali che determinano<br />

le interazioni audio-visive nella percezione del movimento.<br />

– Scansioni fMRI in 16 volontari sani durante la percezione di stimoli audiovisivi<br />

in movimento.<br />

– Analisi dei dati e stesura manoscritti.<br />

556 2006


Neuroimmagini<br />

Descrizione<br />

Nella vita d’ogni giorno percepiamo combinazioni di segnali multisensoriali<br />

che il cervello combina secondo diverse regole. Tra queste c’è il<br />

cosiddetto effetto di “ inverse efficency ” (Stein and Meredith, 1993). Questo<br />

postula che due segnali in modalità diverse interagiscono fra loro quanto più i<br />

segnali unimodali sono degradati. Un esempio tipico di quest’effetto ci viene<br />

dal cosiddetto “ cocktail party effect ”, quando in presenza di un alto rumore<br />

di sottofondo la visione dei movimenti labiali facilita la comprensione dei<br />

segnali percepiti tramite la modalità uditiva. In questo con<strong>testo</strong> l’interazione<br />

fra le diverse modalità sensoriali ha la funzione di amplificare i segnali a<br />

livello di soglia, permettendone una selezione ed una percezione adeguata.<br />

Qui ci proponiamo di manipolare la salienza della percezione spaziale nella<br />

modalità uditiva per studiare se e come le interazioni audio-visive dipendono<br />

dalla qualità del segnale uditivo. A questo fine utilizzeremo una manipolazione<br />

di coerenza binaurale durante la percezione del movimento uditivo. La<br />

localizzazione, così come la percezione del movimento, nella modalità uditiva<br />

dipende dal livello di coerenza binaurale, in altre parole da quanto simili sono<br />

gli input all’orecchio destro e sinistro (Jeffress et al., 1962; Saberi et al., 1998).<br />

Nel corso di questo progetto abbiamo già dimostrato che questa manipolazione<br />

sperimentale ha un correlato sia comportamentale sia neurofisiologico<br />

(Zimmer and Macaluso, 2005).<br />

Nel secondo anno ci proponiamo di estendere questi risultati a situazioni<br />

multi-sensoriali. Uno dei paradigmi utilizzati per evidenziare queste interazioni<br />

consiste nel presentare ai volontari un movimento orizzontale nella<br />

modalità uditiva che il volontario deve giudicare e simultaneamente un movimento<br />

irrilevante nella modalità visiva. Il risultato psicofisico dimostra che il<br />

movimento irrilevante nella modalità visiva può influenzare la percezione uditiva<br />

(Sanabria et al., 2005). In particolare quando i due movimenti vanno in<br />

direzioni opposte frequentemente i volontari sani riportano la direzione del<br />

movimento visivo invece di quella del movimento uditivo (effetto di dominanza<br />

sensoriale). Dati questi risultati riguardanti interazioni audio-visive ed<br />

effetti di coerenza binaurale nella percezione spaziale uditiva, ci attendiamo<br />

che diminuendo la coerenza binaurale durante una stimolazione audio-visiva<br />

si dovrebbe ottenere un aumento del livello d’interazione fra le due modalità<br />

(regola di “ inverse efficency ”, vedi sopra).<br />

Ai volontari verranno dunque presentati stimoli uditivi a diversi livelli di<br />

coerenza binaurale durante fMRI. Ad alti livelli di coerenza ci si attende che<br />

questi attivino una parte del lobo parietale, che è dedicata all’elaborazione del<br />

movimento nella modalità uditiva (Griffiths et al., 1998). L’attività all’interno<br />

di quest’area dovrebbe ridursi al diminuire del livello di coerenza. L’aspetto<br />

critico dello studio riguarderà l’effetto degli stimoli visivi in questa regione.<br />

Quando la percezione del movimento uditivo è molto degradata (bassa<br />

coerenza binaurale) i segnali visivi dovrebbero essere fortemente integrati con<br />

i segnali uditivi, rivelando interazioni multi-sensoriali all’interno delle aree<br />

deputate all’elaborazione del movimento uditivo. In particolare, ci si attende<br />

che movimenti visivi nella stessa direzione dei suoni faciliteranno la perce-<br />

2006 557


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

zione uditiva, aumentando l’attività del lobo parietale inferiore anche in<br />

situazioni di bassa coerenza binaurale. Questo risultato fornirebbe una dimostrazione<br />

diretta del postulato di “ inverse efficency ” nel cervello umano,<br />

fornendo un interessante esempio di come le interazioni multi-sensoriali<br />

possano facilitare la percezione uditiva in situazioni di degrado sensoriale.<br />

Risultati acquisiti<br />

Durante il primo anno di lavoro si è studiato l’effetto della coerenza<br />

binaurale sulla percezione di stimoli uditivi statici. Questo ha dimostrato che<br />

una zona nella parte posteriore del lobulo temporale risponde selettivamente<br />

a stimoli uditivi, che possono essere localizzati nello spazio (alta coerenza<br />

binaurale).<br />

Questi risultati pongono le basi per lo studio delle interazioni audiovisive<br />

dimostrando il ruolo della coerenza binaurale nella percezione spaziale<br />

uditiva.<br />

– Griffiths T.D., Rees G., Rees A., Green G.G., Witton C., Rowe D., Buchel C., Turner<br />

R., Frackowiak R.S. (1998) Nat Neurosci 1: 74-79.<br />

– Jeffress L.A, Blodget H.C., Deatherage B.H. (1962) J Acoust Soc Am 34: 1122-1123.<br />

– Saberi K., Takahashi Y., Konishi M., Albeck Y., Arthur B.J., Farahbod H. (1998)<br />

Neuron 21: 789-798.<br />

– Sanabria D., Soto-Faraco S., Spence C. (2005) Exp Brain Res 166: 548-558.<br />

– Stein B.E., Meredith M.A. (1993) The Merging of the Senses, MIT Press.<br />

– Zimmer U., Macaluso E. (2005) Neuron 47: 893-905.<br />

F.1.2 – Effetti attenzionali endogeni ed esogeni (Iole Indovina)<br />

Attività previste<br />

– Sviluppo software per la misurazione dei movimenti oculari e analisi on-line.<br />

– Scansioni fMRI in 16 volontari sani durante ricerca manifesta o periferica.<br />

– Analisi dei dati e stesura manoscritti.<br />

Descrizione<br />

A causa delle limitate risorse cognitive di controllo, oggetti presentati<br />

simultaneamente nel campo visivo competono per una rappresentazione neurale.<br />

Questa competizione può essere risolta facilmente se gli stimoli visivi<br />

d’interesse hanno particolari caratteristiche di salienza (cattura esogena dell’attenzione)<br />

oppure quando si hanno informazioni a priori sulla probabile<br />

posizione in cui uno stimolo apparirà (attenzione diretta in maniera endogena).<br />

In questi casi i tempi di risposta sono indipendenti dal numero di<br />

distrattori che circondano lo stimolo d’interesse. Quando invece il cervello<br />

non può utilizzare né proprietà di salienza né informazioni a priori, entra in<br />

atto un meccanismo di ricerca seriale e i tempi di risposta crescono all’aumentare<br />

del numero di distrattori (Bilsky and Wolfe, 1995).<br />

558 2006


Neuroimmagini<br />

Nel nostro esperimento vogliamo studiare questo meccanismo di ricerca<br />

seriale volontaria, in particolare confrontando il caso in cui i movimenti oculari<br />

sono permessi (ricerca visiva manifesta), rispetto a quando sono vietati<br />

(ricerca periferica). Alcuni autori (Bruce e Goldberg, 1985; Goldberg e Segraves,1987;<br />

Rizzolatti et al., 1987; Corbetta, 1998) hanno proposto che lo stesso<br />

meccanismo sia coinvolto quando si orienta l’attenzione in maniera manifesta<br />

o periferica. In particolare Rizzolatti e coll. (1987) hanno proposto che l’assenza<br />

di movimenti oculari in caso d’orientamento periferico sia conseguenza<br />

di un’inibizione periferica che lascia immutata la programmazione centrale.<br />

Però, se i campi oculari frontali (FEF) inibissero semplicemente le aree a valle<br />

impedendo l’esecuzione di un movimento oculare, ci si aspetterebbe una frequenza<br />

d’emissione alta nei FEF in assenza di movimenti e bassa durante i<br />

movimenti oculari. Questa distribuzione di frequenze non è stata osservata<br />

nei FEF. Un’ipotesi alternativa è che i FEF proiettino segnali top-down per i<br />

più importanti comportamenti motori, compresa la fissazione. Con la tecnica<br />

di risonanza magnetica funzionale, a causa della difficoltà di misurare i movimenti<br />

oculari, si è spesso utilizzato protocolli attentivi molto semplici (vedi<br />

Posner, 1987) in cui l’orientamento spaziale era limitato a sole due posizioni<br />

(tipicamente una posizione nell’emicampo destro e una nell’emicampo sinistro).<br />

Nel nostro esperimento la misura dei movimenti oculari tramite un eyetracker<br />

adatto alla risonanza magnetica ci permetterà di effettuare lo studio in<br />

condizioni più naturali di ricerca visiva spaziale, con stimoli e distrattori presentati<br />

in più posizioni nel campo visivo. Ci aspettiamo che sia la ricerca<br />

manifesta che la ricerca periferica, attivino il solco intraparietale e i FEF<br />

(frontal-eye-fields). Questo dimostrerebbe una co-localizzazione dei sistemi<br />

neurali dedicati alla ricerca seriale, indipendentemente che questa avvenga in<br />

maniera manifesta o in maniera periferica. Dal confronto diretto dei compiti<br />

di ricerca manifesta e periferica emergeranno le eventuali differenze, che<br />

potrebbero indicare la presenza di segnali inibitori durante il compito di<br />

ricerca periferica.<br />

Risultati acquisiti<br />

Nell’ambito dello studio dell’attenzione endogena ed esogena abbiamo<br />

svolto uno studio fMRI in volontari sani dimostrando che l’attività nella rete<br />

attenzionale ventrale (lobulo parietale inferiore e giro frontale inferiore, tradizionalmente<br />

associati a processi di tipo esogeno) è fortemente modulata da<br />

fattori endogeni. In particolare i risultati hanno mostrato che il ri-orientamento<br />

da una posizione attesa ad una nuova posizione spaziale necessita che<br />

quest’ultima contenga stimoli rilevanti per il soggetto.<br />

– Bilsky A.B., Wolfe J.M. (1995) Percept Psychophys 57(6): 749-760.<br />

– Bruce C.J., Goldberg M.E. (1985) J Neurophysiol 53: 603-635.<br />

– Corbetta M. (1998) Proc Natl Acadl Sci USA 95: 831-838.<br />

– Goldberg M.E., Segraves M.A. (1987) Neuropsychologia 25: 107-118.<br />

– Posner M.I. (1987) Electroencephalogr Clin Neurophysiol Suppl 39: 313-316.<br />

– Rizzolatti G., Riggio L., Dascola I., Umiltà C. (1987) Neuropsychologia 25: 31-40.<br />

2006 559


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

F.1.3 – Divisione dell’attenzione spaziale (Emiliano Macaluso)<br />

Attività previste<br />

– Scansioni fMRI in 16 volontari sani in condizioni di attenzione divisa.<br />

– Analisi dei dati e stesura manoscritti<br />

Descrizione<br />

Nell’ambito degli studi sull’attenzione spaziale visiva è stata frequentemente<br />

discussa la possibilità per l’individuo di prestare simultaneamente<br />

attenzione a stimoli presentati in regioni differenti dello spazio (Shaw e<br />

Shaw, 1977; McMains e Somers, 2004). Tradizionalmente, il funzionamento<br />

dell’attenzione è stato descritto nei termini della metafora del “ fascio di<br />

luce ” (spotlight): in altre parole, l’attenzione opererebbe nello spazio come<br />

una torcia luminosa selezionando regioni dello spazio e agevolando l’elaborazione<br />

dell’informazione in esse contenuta (Posner, 1980; Posner e Cohen,<br />

1984).<br />

Nell’ambito di studi neurofisiologici sono stati descritti i correlati neurali<br />

dello spotlight attenzionale nelle aree visive striate ed extra-striate: in<br />

particolare, le rappresentazioni retinotopiche associate alle regioni spaziali<br />

del campo visivo cui i soggetti stavano correntemente prestando attenzione<br />

mostravano un’aumentata attività fMRI (Kastner et al., 1998; Tootell et al.,<br />

1998; Brefczynski e De Yoe, 1999; Somers et al., 1999; Muller et al., 2003).<br />

Nonostante la scarsa flessibilità implicita nel concetto di spotlight attenzionale,<br />

in numerosi studi comportamentali e neurofisiologici è stata descritta<br />

la possibilità di dividere lo spotlight visivo tra regioni di spazio non attigue,<br />

sebbene con una ridotta efficacia della performance percettiva. Tuttavia, la<br />

possibile esistenza di spotlight attenzionali multipli è tuttora oggetto di<br />

dibattito specialmente riguardo ai meccanismi che ne consentirebbero il<br />

controllo: infatti, sono stati formulati dei modelli alternativi per l’interpretazione<br />

di tali dati che attribuiscono la performance di attenzione divisa a<br />

strategie adottate dal soggetto: ad esempio è stato suggerito che i soggetti<br />

possono spostare rapidamente un unico spotlight tra le varie posizioni spaziali<br />

e che il costo osservato in compiti di attenzione divisa sarebbe dovuto<br />

al tempo di tale spostamento (shifting) (Shulman et al., 1979; Tsal, 1983).<br />

Parimenti, Eriksen e collaboratori hanno proposto un modello della “ lente a<br />

zoom ” (zoom lens model) secondo il quale la grandezza dello spotlight può<br />

essere modulata in funzione delle richieste comportamentali ed abbracciare<br />

più posizioni spaziali contemporaneamente (Eriksen e Yeh, 1985).<br />

L’obiettivo principale del presente progetto è dunque quello di indagare il<br />

potenziale coinvolgimento di processi cognitivi controllati nell’attenzione spaziale<br />

divisa confrontando condizioni sperimentali di “ divided attention ” vs.<br />

“ focused attention ” mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI). In particolare,<br />

si valuterà l’effetto di dividere l’attenzione fra posizioni spaziali<br />

rispetto ai processi legati a dividere l’attenzione fra oggetti diversi ma presentati<br />

nella stessa posizione.<br />

560 2006


Neuroimmagini<br />

Risultati acquisiti<br />

Dati comportamentali indicano che volontari sono in grado di dividere<br />

l’attenzione sia fra due oggetti diversi sia fra due posizioni spaziali separate.<br />

L’analisi dei tempi di reazione suggerisce che i costi di dividere l’attenzione<br />

fra oggetti e posizioni sommano in maniera lineare, suggerendo processi<br />

distinti a livello neurale.<br />

– Brefczynski J.A. and DeYoe E.A. (1999) Nat Neurosci 2: 370-374.<br />

– Eriksen C.W. and Yeh Y.Y. (1985) J Exp Psychol Hum Percept Perform 11: 583-597.<br />

– Kastner S., De Weerd P., Desimone R., Ungerleider L.G. (1998) Science 282: 108-111.<br />

– McMains S.A., Somers D.C. (2004) Neuron 42: 677-686.<br />

– Muller N.G., Bartelt O.A., Donner T.H., Villringer A., Brandt S.A. (2003) J Neurosci<br />

23: 3561-3565.<br />

– Posner M.I., Cohen Y. (1984) In Bouma H. & Bouwhuis D.G. (Eds) Attention and<br />

performance, X: Control of language Processes. Hillsdale, New Jersey, Erlbaum<br />

(531-556).<br />

– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 3-26.<br />

– Shaw M.L., Shaw P. (1977) J Exp Psychol Hum Percept Perform 3: 201-211.<br />

– Shulman G.L., Remington R.W., McLean J.P. (1979) J Exp Psychol Hum Percept<br />

Perform 5: 522-526.<br />

– Somers D.C., Dale A.M., Seiffert A.E., Tootell R.B. (1999) Proc Natl Acad Sci USA<br />

96: 1663-1668.<br />

– Tootell R.B., Hadjikhani N., Hall E.K., Marrett S., Vanduffel W., Vaughan J.T.,<br />

Dale A.M. (1998) Neuron 21: 1409-1422.<br />

– Tsal Y. (1983) J Exp Psychol Hum Percept Perform 9: 523-530.<br />

F.2.1 – Effetti di modulazione dei processi di controllo sull’elaborazione<br />

dell’informazione visiva (Stefano Sdoia)<br />

Attività previste<br />

– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto BOLD su<br />

un gruppo di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />

all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />

– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali responsabili<br />

dei processi di interesse.<br />

Descrizione<br />

Uno degli aspetti più affascinanti del comportamento umano è la sua flessibilità.<br />

Noi siamo in grado di agire in diversi modi sugli stessi oggetti, a<br />

seconda degli scopi del momento. In altre parole, siamo in grado di associare<br />

deliberatamente un numero potenzialmente infinito di azioni ad uno stimolo<br />

specifico, anche in assenza di un’associazione esplicita, appresa o innata, tra<br />

lo stimolo e l’azione. Ciò è possibile grazie a funzioni cognitive di alto livello: i<br />

“ processi di controllo ”. Questi processi allocano le risorse cognitive disponi-<br />

2006 561


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

bili al momento ai processi necessari per l’esecuzione di uno specifico compito,<br />

controllando e coordinando il funzionamento cognitivo e l’esecuzione<br />

delle azioni, e permettendo così di monitorare e modificare le prestazioni. Si<br />

ritiene che essi siano responsabili della selezione del comportamento rilevante,<br />

di innesco, esecuzione, controllo e termine.<br />

Diversi paradigmi sperimentali sono stati proposti per indagare tali processi<br />

di controllo. Ad esempio, nel classico effetto Stroop (Stroop, 1935;<br />

MacLeod, 1991), i soggetti hanno difficoltà a sopprimere la lettura del nome<br />

di un colore se viene loro chiesto di nominare il colore (incongruente) con cui<br />

il nome è stampato (per esempio, la parola “ blu ” stampata in verde). In simili<br />

circostanze la richiesta attenzionale è molto elevata, dal momento che la<br />

risposta automatica ed abituale di semplice lettura del nome deve essere attivamente<br />

inibita per svolgere adeguatamente il compito di nominare il colore<br />

dell’inchiostro con cui la parola è scritta. L’efficienza con cui eseguiamo un<br />

compito sembra quindi risultare dall’equilibrio tra un controllo volontario (o<br />

“ endogeno ”) del comportamento, che assicura la necessaria flessibilità delle<br />

azioni, seppur con un certo dispendio di risorse cognitive, e processi automatici<br />

(o “ esogeni ”), che consentono invece l’esecuzione automatica e senza<br />

sforzo di azioni ben apprese. I concetti di controllo “ endogeno ” ed “ esogeno ”<br />

del comportamento derivano dagli studi sull’attenzione e fanno riferimento<br />

rispettivamente alla capacità di orientare l’attenzione in maniera intenzionale<br />

e strategica (top-down) verso l’informazione rilevante e ad un orientamento di<br />

tipo riflesso (bottom-up), in cui l’attenzione viene automaticamente catturata<br />

dalle caratteristiche dell’informazione sensoriale (Posner, 1980).<br />

Nell’ambito del presente progetto, utilizzeremo la risonanza magnetica<br />

funzionale evento-correlata per studiare l’effetto dei processi di controllo sull’elaborazione<br />

visiva. Ci chiederemo come e dove i meccanismi di controllo<br />

dell’azione modulino l’attività cerebrale evocata dall’elaborazione di uno stimolo<br />

visivo. Infatti, se da una parte viene dato per scontato che i processi di<br />

controllo siano da associare alla corteccia prefrontale (Duncan & Owen, 2000;<br />

Ramnani & Owen, 2004), è andata progressivamente affermandosi negli<br />

ultimi anni l’idea che il controllo dell’azione abbia delle dirette e importanti<br />

ripercussioni sul sistema percettivo. Ci chiederemo quindi se (e a quale livello<br />

di elaborazione) variabili legate all’azione (presumibilmente controllate dalla<br />

corteccia prefrontale) influenzino l’attività della corteccia visiva.<br />

È noto ormai da molto tempo (ad es. Corbetta et al., 1990) che le varie<br />

aree della corteccia visiva, anche a stadi relativamente precoci di elaborazione,<br />

sono modulate dall’attenzione selettiva. In generale, l’istruzione di prestare<br />

attenzione tonicamente ad una certa dimensione percettiva è in grado di<br />

amplificare le risposte delle aree del sistema visivo che elaborano quella<br />

dimensione. È plausibile quindi pensare che anche parametri relativi al controllo<br />

dell’azione abbiano un’influenza su stadi relativamente precoci dell’elaborazione<br />

visiva.<br />

Il controllo del task set si riferisce alla nostra abilità di scegliere uno tra<br />

tanti compiti cognitivi compatibili con uno stimolo che ci viene presentato.<br />

Nel classico paradigma di task switching, i soggetti alternano tra due o più<br />

compiti, in cui devono rispondere prestando attenzione ad uno specifico attri-<br />

562 2006


Neuroimmagini<br />

buto dello stimolo. La prestazione nelle prove in cui il compito è il medesimo<br />

della prova precedente (prove ripetute) è migliore di quella nelle prove in cui<br />

si richiede un cambio di compito rispetto alla prova precedente (prove non<br />

ripetute). Questo costo di switch viene generalmente interpretato come<br />

dovuto alla riconfigurazione delle risorse cognitive disponibili da parte dei<br />

processi di controllo (Monsell, 2003; Logan, 2003).<br />

In una prima serie di esperimenti, condotta durante il 2005, abbiamo<br />

utilizzato un paradigma in cui si alternavano compiti in cui gli stessi stimoli<br />

visivi dovevano essere valutati sulla base di dimensioni percettive diverse<br />

(colore e movimento). I compiti venivano alternati in modo pseudo-casuale,<br />

ed ai fini dell’analisi le prove erano suddivise, oltre che per compito, in<br />

prove ripetute e prove non ripetute. Le aree del sistema visivo coinvolte nell’elaborazione<br />

del colore e del movimento erano preventivamente mappate<br />

su ciascun soggetto utilizzando tecniche standard (Hadjhkani et al., 1998;<br />

Tootell et al., 1995). La nostra ipotesi prevedeva che, se la riconfigurazione<br />

delle risorse cognitive necessaria durante le prove non ripetute ha effetti<br />

relativamente precoci sul sistema visivo, si dovesse osservare un effetto di<br />

switch significativo nelle aree visive, cioè una maggiore attivazione durante<br />

le prove non ripetute.<br />

In un secondo esperimento, da eseguire nel 2006, viene indagato il ruolo<br />

di processi inibitori nella modulazione dell’attivazione delle aree visive.<br />

Recentemente, infatti, è stata avanzata l’ipotesi che il passaggio da un compito<br />

all’altro sia accompagnato da un processo di inibizione che ha come target<br />

il task set appena utilizzato. Tale processo sarebbe finalizzato ad impedire<br />

che un task set non più necessario possa influenzare la selezione della risposta<br />

in un compito successivo, interferendo così con la corretta esecuzione del<br />

compito stesso. Nonostante l’esistenza di evidenze comportamentali recentemente<br />

prodotte, i meccanismi neurali di tale processo restano ancora sconosciuti.<br />

L’obiettivo del secondo esperimento è pertanto quello di chiarire il funzionamento<br />

di questo processo inibitorio ed individuare le aree cerebrali in<br />

esso coinvolte.<br />

Risultati acquisiti<br />

I dati di risonanza magnetica funzionale ottenuti nel primo esperimento<br />

hanno messo in evidenza che l’attività di aree visive extrastriate, selettivamente<br />

coinvolte nell’elaborazione di informazioni specifiche (discriminazione<br />

di colore e riconoscimento di stimoli in movimento), è modulata dai processi<br />

di riconfigurazione necessari durante le prove di switch. In particolar modo si<br />

è visto che il livello di attivazione delle aree deputate all’elaborazione del<br />

movimento (V5/MT) è maggiore nelle prove di switch rispetto alle prove di<br />

ripetizione. È emerso, inoltre, che il processo di riconfigurazione cognitiva<br />

modula non solo l’attività dell’area visiva deputata all’elaborazione dell’informazione<br />

rilevante per l’esecuzione del compito attuale, ma anche l’attività dell’area<br />

visiva coinvolta nell’elaborazione del compito precedente. Tali risultati<br />

indicano che i processi di controllo hanno effetti molto precoci sull’elaborazione<br />

dell’informazione.<br />

2006 563


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

– Corbetta M., Miezin F.M., Dobmeyer S., Shulman G.L, Petersen S.E. (1990) Science<br />

248: 1556-1559.<br />

– Duncan J., Owen A.M. (2000) Trends Neurosci 23: 475-483.<br />

– Hadjikhani N., Liu A.K., Dale A.M., Cavanagh P., Tootell R.B.H. (1998) Nat Neurosci<br />

1: 235-241.<br />

– Logan G.D. (2003) Current Direction in Psychological Science 12: 2.<br />

– MacLeod C.M. (1991) Psychol Bull 109: 163-203.<br />

– Monsell S. (2003) Trends Cogn Sci 7: 3.<br />

– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 2-25.<br />

– Ramnani N., Owen A.M. (2004) Nat Rev Neurosci 5: 184-194.<br />

– Stroop, J.R. (1935) J Exp Psychol 28: 643-662.<br />

– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen B.R.,<br />

Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />

F.2.2 – Correlati neurali dell’osservazione di errori<br />

in sistemi motori esperti (Emiliano Pes)<br />

Attività previste<br />

– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto<br />

BOLD su due gruppi di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />

all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />

– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />

responsabili dei processi di interesse.<br />

Descrizione<br />

Le relazioni tra osservazione ed esecuzione di azioni ed i substrati neurali<br />

legati al riconoscimento di errori di movimenti appresi, rappresentano due<br />

temi di estremo interesse nelle neuroscienze cognitive contemporanee.<br />

La scoperta dei “ neuroni specchio ” nella corteccia F5 della scimmia e<br />

recenti dati neurofisiologici nell’uomo mostrano come osservare un’azione<br />

generi una rappresentazione interna che coinvolge anche strutture neurali<br />

attive durante l’esecuzione della stessa azione. Questi dati supportano l’idea di<br />

una comunanza di rappresentazioni percettive e motorie e avvalorano l’ipotesi<br />

“ simulativa ”, secondo la quale osservare implica anche una rappresentazione<br />

interna dell’azione (Jordan, 1996; Carruthers, 1996; Gallese & Goldman,<br />

1998; Blakemore & Decety, 2001; Gallese, 2003), in sostanziale antitesi con<br />

l’ipotesi classica secondo la quale l’analisi dello stimolo ha luogo attraverso<br />

meccanismi esclusivamente percettivi.<br />

Lo studio di soggetti che sono capaci di eseguire una classe di azioni altamente<br />

specializzate (definiti “ sistemi motori esperti ”) può essere uno strumento<br />

utile per capire come il proprio repertorio motorio giochi un ruolo<br />

essenziale per la comprensione delle azioni osservate e come tali abilità motorie<br />

possano influenzare anche la qualità del processo percettivo (Calvo-<br />

Merino et al., 2004). L’idea di fondo è che in sistemi motori esperti, dove il<br />

piano motorio è ampiamente consolidato, l’osservazione di un’azione apparte-<br />

564 2006


Neuroimmagini<br />

nente al proprio repertorio comportamentale inneschi una rappresentazione<br />

simulativa, e che questo tipo di rappresentazione visuo-motoria influisca nella<br />

detezione di caratteristiche dell’azione stessa, come per esempio il rilevamento<br />

di errori di esecuzione, coinvolgendo alcuni substrati neurali in<br />

maniera differente rispetto a soggetti non esperti. Nel nostro caso verranno<br />

coinvolti nello studio pianisti esperti con un elevato grado di stabilità e<br />

fluenza nei movimenti fini delle dita ed un gruppo di controllo costituito da<br />

soggetti senza nessun abilità motoria specifica.<br />

Ad entrambi i soggetti, durante l’acquisizione di immagini funzionali<br />

(Kwong et al., 1992), verranno presentati dei filmati senza audio rappresentanti<br />

scale suonate al pianoforte con la mano destra in maniera corretta o<br />

errata. Il protocollo sperimentale prevede lo svolgimento di due sessioni nelle<br />

quali i soggetti dovranno svolgere due compiti cognitivi. Nella prima sessione<br />

(compito di discriminazione percettiva) ai soggetti verrà chiesto di indicare<br />

attraverso la pressione di un tasto il numero dei tasti neri premuti dalla mano<br />

che esegue l’azione musicale, in modo da misurare l’attivazione funzionale<br />

durante il rilevamento di una caratteristica percettiva dello stimolo. Nella<br />

seconda sessione (compito di discriminazione dell’errore motorio) ai soggetti<br />

verrà chiesto di discriminare la correttezza dell’azione osservata, in modo da<br />

avere una mappa di attivazione collegata alla discriminazione attiva durante<br />

l’osservazione di un errore motorio. Per entrambi i compiti verranno registrate<br />

l’accuratezza di risposta ed i tempi di reazione. Un confronto fra le<br />

mappe statistiche di attivazione fra i due diversi compiti cognitivi e fra i due<br />

gruppi di soggetti ci permetterà di identificare i substrati neurali coinvolti<br />

nell’osservazione di azioni e quali aree cerebrali siano modulate in maniera<br />

specifica nella detezione dell’errore osservato, mettendo in relazione tali attivazioni<br />

con l’accuratezza di risposta nei due compiti sperimentali.<br />

Risultati acquisiti<br />

In uno studio preliminare di psicofisica, tre diversi gruppi sperimentali<br />

(pianisti esperti, musicisti non pianisti e non musicisti) sono stati sottoposti al<br />

compito di discriminazione dell’errore motorio descritto sopra. <strong>Solo</strong> i pianisti<br />

esperti hanno mostrato un alto indice di sensitività nel distinguere le esecuzioni<br />

corrette da quelle errate, mentre gli altri due gruppi svolgevano il compito<br />

in maniera statisticamente simile. Ciò ci ha permesso di mettere in relazione<br />

l’accuratezza di risposta con la pregressa familiarità del soggetto con l’azione<br />

presentata, e di validare comportamentalmente il test. Inoltre, nella<br />

ripetizione del compito attraverso tre sessioni consecutive, solo i pianisti<br />

esperti mostravano un andamento crescente dell’accuratezza, mostrando<br />

come la sensitività verso lo stimolo in prove ripetute sia selettiva per i soggetti<br />

che abbiano un’esperienza pregressa con tale tipologia di azioni.<br />

– Blakemore S.J., Decety J. (2001) Nat Rev Neurosc 2: 561-567.<br />

– Carruthers P., Smith P.K. (1996) Theories of Theories of Mind. Cambridge University<br />

Press.<br />

– Calvo-Merino B., Glaser D.E., Grèzes J., Passingham R.E. & Haggard P. (2004)<br />

Cereb Cortex 15(8): 1243-1249.<br />

2006 565


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

– Gallese V. (2003) Networks 1: 24-47.<br />

– Gallese V., Goldman A. (1998) Trends Cogn Sci 12: 493-501.<br />

– Jordan M.I. (1996) In Heuer H. and Keele S. (eds) Handbook of Perception and<br />

Action Motor Skills. NewYork, NY, Academic Press.<br />

– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceedings of the National Academy<br />

of Sciences USA 89: 5675-5679.<br />

F.2.3 – Localizzazione cerebrale ed evoluzione temporale<br />

dei processi attenzionali (Alessandra Stella)<br />

Attività previste<br />

– Misure EEG su un gruppo di 30-35 volontari sani e misura di risonanza<br />

magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto BOLD su un gruppo di 12-15<br />

volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo all’uopo predisposto e validato<br />

comportamentalmente.<br />

– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />

responsabili dei processi di interesse.<br />

Descrizione<br />

La maggior parte delle ricerche sull’attenzione visiva ha studiato la risposta<br />

cerebrale in risposta ad apparizioni improvvise di stimoli (pattern-onset)<br />

che rimangono presenti nel campo visivo per pochi millisecondi e poi scompaiono<br />

e quindi trascurando la condizione di stimolazione pattern-reversal<br />

che, viceversa, è interessante per molti motivi sia di tipo tecnico-applicativo<br />

che di tipo teorico. La stimolazione pattern-reversal, infatti, simula una condizione<br />

più ecologica rispetto alla condizione pattern-onset, che comporta l’improvvisa<br />

apparizione e scomparsa dello stimolo. Gli oggetti del mondo reale<br />

sono stazionari e non appaiono solo per pochi millisecondi nel campo visivo;<br />

generalmente la nostra attenzione vi si rivolge in modo sostenuto nel tempo.<br />

Il pattern-reversal rappresenta la condizione sperimentale più vicina alla<br />

situazione ecologica di attenzione visiva sostenuta.<br />

Lo scopo principale del progetto è dunque quello di definire le aree<br />

visive implicate nella percezione e nell’attenzione visiva sostenuta con uno<br />

specifico protocollo di stimolazione (pattern-reversal) ed attraverso la combinazione<br />

di tecniche elettrofisiologiche (ERP-Event Related Potentials) e di<br />

neuroimmagine funzionale (fMRI). Integrate insieme, le due tecniche possono<br />

fornire un quadro estremamente preciso nel tempo e nello spazio dell’attività<br />

cerebrale correlata ai processi sensoriali e cognitivi. Il nostro<br />

gruppo di ricerca è stato particolarmente produttivo nello sviluppo di questa<br />

integrazione per quanto riguarda la funzione visiva (Di Russo et al.,<br />

2001; 2005; 2006).<br />

In una prima parte dello studio si acquisiranno dati elettrofisiologici<br />

(registrazioni multicanale, 64 elettrodi) da un gruppo di circa 35 soggetti sani.<br />

In una seconda parte dello studio, si eseguirà l’acquisizione di dati di risonanza<br />

magnetica anatomica e funzionale (fMRI- tecnica BOLD-weighted ima-<br />

566 2006


Neuroimmagini<br />

ges; Kwong et al., 1992) su un sottogruppo di soggetti. Saranno utilizzati<br />

diversi metodi di brain mapping quali:<br />

1. Ricostruzione e “ gonfiaggio ” della superficie corticale di ogni singolo<br />

partecipante (Dale & Sereno, 1993; Sereno et al., 1995) per ottenere una precisa<br />

localizzazione dell’attività funzionale sull’anatomia individuale.<br />

2. Il metodo del “ field sign ” (Sereno et al., 1995) per l’individuazione dei<br />

bordi delle principali aree corticali visive (V1, V2, V3, V3a, VP, V4v). Questa<br />

tecnica prevede l’utilizzo di stimoli visivi finalizzati ad ottenere una risposta<br />

periodica lungo le dimensioni dell’eccentricità (definita come la distanza dal<br />

centro dello sguardo) e dell’angolo polare (definito come l’angolo dal centro<br />

dello sguardo).<br />

3. Mapping dell’area V5/MT, sensibile al movimento visivo, tramite la<br />

presentazione alternata di stimoli in movimento e di stimoli stazionari (Tootell<br />

et al., 1995). In questi protocolli sperimentali di risonanza magnetica funzionale,<br />

i soggetti dovranno soltanto mantenere gli occhi sul punto centrale di<br />

fissazione (compito passivo).<br />

Gli stessi soggetti saranno poi sottoposti ad un esperimento sull’attenzione<br />

visiva sostenuta con un protocollo di stimolazione ‘ecologico’ (patternreversal).<br />

Lo stimolo visivo è costituito da grate sinusoidali di forma circolare<br />

(gabor patch) poste nei quattro quadranti del campo visivo. Il compito<br />

attenzionale sarà controllato dall’apparizione di suggerimenti spaziali (cue)<br />

che indicano al soggetto il quadrante cui prestare attenzione e dall’apparizione<br />

di rari stimoli target a cui il soggetto dovrà rispondere comprovando<br />

l’effettiva allocazione dell’attenzione. Il compito del soggetto sarà quello di<br />

mantenere lo sguardo fisso su un punto centrale dello schermo e di rispondere,<br />

senza mai muovere gli occhi, premendo un bottone della pulsantiera,<br />

quando una particolare immagine (stimolo target raro) compare sullo<br />

schermo.<br />

Lo studio confronterà dati raccolti con la tecnica di registrazione ERP ed<br />

fMRI allo scopo di evidenziare i processi neurali sottostanti l’attenzione visiva<br />

sostenuta. Le mappe di attivazione saranno inoltre localizzate rispetto alle<br />

mappe retinotopiche individuali. In questo modo si potrà valutare il contributo<br />

individuale delle principali aree visive e confrontarlo, in condizione di<br />

attenzione sostenuta, con quello di strutture corticali superiori come le aree<br />

parietali, temporali e frontali.<br />

– Dale A.M., Sereno M.I. (1993) J Cognit Neurosci 5: 162-176.<br />

– Di Russo F., Martínez A., Sereno M.I., Pitzalis S., Hillyard S.A. (2001) Hum Brain<br />

Map 15: 95-111.<br />

– Di Russo F., Pitzalis S., Aprile T., Spitoni G., Patria F., Spinelli D., Hillyard S.A.<br />

(2005) NeuroImage 24(3): 874-886.<br />

– Di Russo F., Pitzalis S., Aprile T., Spitoni G., Patria F., Stella A., Spinelli D., Hillyard<br />

S.A. (2006) Hum Brain Mapp (in stampa).<br />

– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceeding of the National Academy<br />

of Science USA 89: 5675-5679.<br />

2006 567


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

– Sereno M.I., Dale A.M., Reppas J.B., Kwong K.K., Belliveau J.W., Brady T.J., Rosen<br />

B.R., Tootell R.B. (1995) Science 268(5212): 889-893.<br />

– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen<br />

B.R., Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />

F.2.4 – Individuazione dell’area V6A nella corteccia parieto-occipitale<br />

dell’uomo mediante uno studio di risonanza magnetica<br />

funzionale (Sabrina Pitzalis)<br />

Attività previste<br />

– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto<br />

BOLD su un gruppo di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />

all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />

– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />

responsabili dei processi di interesse.<br />

Descrizione<br />

Negli ultimi anni, grazie agli esperimenti di risonanza magnetica funzionale,<br />

molte aree visive umane, dorsali e ventrali, sono state individuate ed<br />

accettate come omologhe a quelle della scimmia. Tra queste aree ricordiamo<br />

V1, V2, V3, V3A, VP, V4v, e V5/MT (Sereno et al., 1995; Tootell et al., 1995).<br />

L’omologia tra due aree corticali appartenenti a due specie diverse può essere<br />

stabilita sulla base del grado di somiglianza rispetto alla retinotopia, alle<br />

caratteristiche funzionali, alla topografia. Di recente il nostro gruppo di<br />

ricerca ha individuato una chiara omologia tra l’area visiva V6 della scimmia<br />

macaco (e.g., Galletti et al., 1999) e quella dell’uomo (Pitzalis et al., 2004).<br />

Nell’uomo si trova nel banco posteriore del solco parieto-occipitale (POS)<br />

ed è stato possibile riuscire ad individuarla e a descriverla anche grazie all’utilizzo<br />

di una nuova ed importante tecnica di stimolazione visiva, ovvero la<br />

“ retinotopia ad ampio campo ” (sono stati raggiunti oltre 100 gradi di stimolazione<br />

visiva). Nella scimmia l’area V6 è situata superiormente alla scissura<br />

calcarina nella regione occipitale dorsale e confina con le aree visive V6A e<br />

V3A. Mentre nell’uomo l’area V3A è stata ampiamente documentata (seppure<br />

non senza controversie: Tootell et al., 1995), l’area V6A resta ancora da definire.<br />

L’area V6A si trova in una posizione più anteriore e dorsale rispetto a V6,<br />

ma sempre nel solco POS (banco anteriore). È considerata un’area meno<br />

organizzata da un punto di vista retinotopico rispetto alla vicina area V6. L’area<br />

infatti seppure presenta un trend retinotopico lungo la dimensione dell’eccentricità<br />

(che aumenta muovendosi dorso-ventralmente nel banco anteriore<br />

del POS e nel precuneo) manca di una chiara separazione tra il campo visivo<br />

inferiore e superiore. L’area, inoltre, a differenza di V6, rappresenta sia il<br />

campo visivo controlaterale che ipsilaterale nello stesso emisfero (dati che<br />

giustificano l’assenza di un chiaro trend retinotopico). Da un punto di vista<br />

funzionale, oltre la metà (50-60%) dei neuroni dell’area V6A scarica durante<br />

l’esecuzione di movimenti di reaching diretti verso un target, mentre solo una<br />

568 2006


Neuroimmagini<br />

piccola parte di neuroni (circa il 30%) è implicata nella preparazione motoria<br />

e scarica durante il delay che precede il movimento (Fattori et al., 2001). Inoltre<br />

nella regione V6A sono state trovate delle cellule (dette “ real position<br />

cells ”) che codificano lo spazio visivo in coordinate craniotopiche invece che<br />

retinotopiche (Galletti et al., 1993). Le cellule “ real position ” della V6A hanno<br />

infatti campi recettivi che non si spostano sistematicamente con lo sguardo<br />

ma che rispondono alla stimolazione visiva della stessa posizione spaziale (a<br />

differenza dei campi recettivi dei neuroni visivi organizzati retinotopicamente,<br />

i quali mantengono la stessa posizione retinotopica indipendentemente<br />

dalla posizione degli occhi).<br />

Scopo della presente ricerca è quello di individuare l’omologa area V6A<br />

nell’uomo attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale (fMRI-tecnica<br />

BOLD-weighted images; Kwong et al., 1992) e una serie di protocolli sperimentali<br />

mirati ad individuare le caratteristiche dall’area sia da un punto di<br />

vista retinotopico che funzionale. A tale scopo verranno utilizzati diversi<br />

metodi di brain mapping quali:<br />

1. Ricostruzione e “ gonfiaggio ” della superficie corticale di ogni singolo<br />

partecipante (Dale & Sereno, 1993; Sereno et al., 1995) per ottenere una precisa<br />

localizzazione dell’attività funzionale sull’anatomia individuale.<br />

2. Il metodo del “ field sign ” (Sereno et al., 1995) per l’individuazione dei<br />

bordi delle principali aree corticali visive (V1, V2, V3, V3a, VP, V4v). Questa<br />

tecnica prevede l’utilizzo di stimoli visivi finalizzati ad ottenere una risposta<br />

periodica lungo le dimensioni dell’eccentricità (definita come la distanza dal<br />

centro dello sguardo) e dell’angolo polare (definito come l’angolo dal centro<br />

dello sguardo).<br />

3. Mapping dell’area V5/MT, sensibile al movimento visivo, tramite la<br />

presentazione alternata di stimoli in movimento e di stimoli stazionari (Tootell<br />

et al., 1995). Considerato che nella scimmia anche l’area V6A risponde con<br />

particolare enfasi alla periferia e meno alla porzione centrale del campo<br />

visivo, il set-up sarà adattato allo scopo di poter stimolare anche porzioni<br />

molto periferiche del campo visivo. In questi protocolli sperimentali di risonanza<br />

magnetica funzionale, i soggetti dovranno soltanto mantenere gli occhi<br />

sul punto centrale di fissazione (compito passivo).<br />

I soggetti inoltre saranno sottoposti a specifici protocolli di studio volti ad<br />

individuare analogie con le proprietà funzionali dell’area V6A descritte nella<br />

scimmia. In particolare verrà testato il coinvolgimento dell’area V6A nell’esecuzione<br />

di movimenti di reaching e saranno utilizzati dei protocolli che permetteranno<br />

la dissociazione tra coordinate retinotopiche e craniotopiche (o<br />

head-centered). Verranno confrontate delle situazioni in cui i due sistemi di<br />

coordinate sono allineati con delle situazioni in cui i due sistemi dissociano<br />

(spostando il punto di fissazione ma mantenendo inalterata la posizione spaziale<br />

dello stimolo nel campo visivo o viceversa). Le attivazioni funzionali<br />

saranno sovrapposte alle mappe retinotopiche individuali in modo da stabilire<br />

l’omologia anche rispetto alla posizione topografica dell’area e alle relazioni<br />

con le vicine aree visive dorsali.<br />

2006 569


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

– Dale A.M., Sereno M.I. (1993) J Cognit Neurosci 5: 162-176.<br />

– Fattori P., Gamberini M., Kutz D.F., Galletti C. (2001) Eur J Neurosci 13(12):<br />

2309-2313.<br />

– Galletti C., Battaglini P.P., Fattori P. (1993) Exp Brain Res 96(2): 221-229.<br />

– Galletti C., Fattori P., Gamberini M., Kutz D.F. (1999) Eur J Neurosci 11: 3922-3936.<br />

– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceeding of the National Academy<br />

of Science USA 89: 5675-5679.<br />

– Pitzalis S., Sereno M.I., Patria F., Committeri G., Galati G., Fattori P., Galletti C.<br />

(2004) NeuroImage 283: S38.<br />

– Sereno M.I., Dale A.M., Reppas J.B., Kwong K.K., Belliveau J.W., Brady T.J.,<br />

Rosen B.R., Tootell R.B. (1995) Science 268(5212): 889-893.<br />

– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen B.R.,<br />

Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />

F.3.1 – Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />

studi con tecniche venografiche e la fMRI (Valentina Brainovich)<br />

Attività previste<br />

– Sviluppo di tecniche di misura venografiche, validazione su volontari.<br />

– Misure fMRI e venografiche su volontari giovani e oltre-cinquantenni<br />

utilizzando campi magnetici di 1.5 e 3 Tesla.<br />

– Generazione mappe quantitative in T2* e valutazione in aree cerebrali<br />

attivate in funzione del campo magnetico e vascolatura.<br />

Descrizione<br />

La tecnica BOLD, correntemente applicata in larga scala negli studi funzionali<br />

cerebrali, coinvolge un complesso insieme di fattori che coesistono<br />

con l’attivazione neuronale: cambiamenti nel volume regionale cerebrale, nel<br />

flusso sanguigno e nella quantità di ossigeno contenuta nel sangue. La problematica<br />

fondamentale del segnale BOLD resta la bassa specificità spaziale: il<br />

volume di tessuto cerebrale nel quale avviene la risposta BOLD emodinamica<br />

è maggiore del volume di tessuto nel quale avviene l’effettiva attività neurale.<br />

L’uso di mappe quantitative del valore del T2* e la densità protonica rappresenta<br />

un promettente approccio per superare questi limiti.<br />

Scopo del presente progetto è indagare la specificità dell’effetto BOLD attraverso<br />

mappe T2* quantitative e convenzionali in funzione della vascolarizzazione<br />

in volontari giovani e oltre-cinquantenni, utilizzando tecniche RM avanzate, allo<br />

scopo di ottenere misure quantitative dell’attivazione cerebrale ed una mappatura<br />

dell’albero vascolare, ciò utilizzando campi magnetici di 1.5T e 3T.<br />

Risultati acquisiti<br />

In uno studio preliminare sono stati definiti alcuni parametri per le<br />

misure venografiche, inoltre è stato realizzato uno software che permette la<br />

generazione di immagini di venografia.<br />

570 2006


Neuroimmagini<br />

F.3.2 – Tecniche DTI per la misura della mielinizzazione<br />

e della demielinizzazione (Gisela Hagberg)<br />

Attività previste<br />

– Misure DTI su pazienti con processi di demielinizzazione in corso e su<br />

volontari sani.<br />

– Trattografia ed analisi della diffusività radiale in tratti di fibre uni-direzionali.<br />

Descrizione<br />

In passato è stato ottimizzato il metodo di misura DTI ed è stato effettuato<br />

uno studio sul corpo calloso in soggetti sani a 3T (Fasano F., Hagberg<br />

G.E. et al. (2005) Proc Intl Soc Mag Reson Med 13: 1336). Il primo obiettivo<br />

del presente progetto è caratterizzare la diffusività radiale in tratti di fibre<br />

uni-direzionali in volontari sani. Inoltre, miriamo ad un indagine relativa ad<br />

eventuali alterazioni al livello della materia bianca in pazienti epilettici. In<br />

particolare intendiamo verificare se le fibre nervose che hanno origine al centro<br />

dell’attività epilettica di tipo FOS siano alterati sia nel loro percorso, sia al<br />

livello della mielinizzazione.<br />

Risultati acquisiti<br />

L’anno precedente è stato ottimizzato, ed in parte validato, il protocollo di<br />

misura DTI. Inoltre è stato realizzato un software per il calcolo del tensore di<br />

diffusione a partire dalle misure DTI.<br />

F.4.1 – Ruolo delle tecniche avanzate di Risonanza Magnetica strutturale<br />

e funzionale nel riconoscimento tempestivo delle due principali<br />

forme di demenza degenerativa: malattia di Alzheimer e demenza<br />

a corpi di Lewy (Marco Bozzali)<br />

Attività previste<br />

Durante il primo mese di attività, verranno ottimizzate le sequenze<br />

di acquisizione (neuroimaging strutturale e funzionale) e verranno prodotti<br />

i paradigmi di stimolazione (neuroimaging funzionale), al fine di mettere<br />

a punto il protocollo di acquisizione che verrà utilizzato per l’intero progetto.<br />

Durante il secondo/terzo mese di attività verranno stabiliti i criteri di<br />

inclusione ed esclusione (per i diversi gruppi di pazienti) da adottare in fase di<br />

reclutamento e studio. Allo stesso tempo verrà eseguito uno studio imaging<br />

pilota al fine di verificare che il protocollo di acquisizione non presenti problemi<br />

tecnici e sia applicabile alla popolazione in studio.<br />

Dal quarto all’undicesimo mese di attività, avverrà il reclutamento e lo<br />

studio (clinico-neuropsicologico e di imaging strutturale e funzionale) della<br />

popolazione di soggetti che prenderà parte allo studio (baseline).<br />

2006 571


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

Dal dodicesimo al sedicesimo mese avverrà l’analisi dei dati (clinico-neuropsicologici<br />

e di neuroimaging) raccolti al baseline.<br />

Dal sedicesimo al ventunesimo mese di attività, tutti i soggetti reclutati e<br />

studiati al baseline verranno sottoposti a follow-up (clinico-neuropsicologico<br />

e di imaging) ad un anno. Tutte le unità operative saranno impegnate.<br />

Dal ventunesimo al ventiquattresimo mese di attività, verrà eseguita l’analisi<br />

dei dati raccolti al follow-up e verrà iniziata l’analisi longitudinale dei dati.<br />

Descrizione<br />

Le patologie neurodegenerative associate a decadimento cognitivo di tipo<br />

non Alzheimer (AD) continuano a rappresentare una sfida quotidiana sia sul<br />

versante diagnostico che su quello della comprensione dei sottostanti meccanismi<br />

fisiopatologici. In particolare, di difficile inquadramento nosologico,<br />

continuano a rimanere le demenze associate a parkinsonismo e i loro rapporti<br />

con la malattia di Parkinson (PD) propriamente detta. La demenza a Corpi di<br />

Lewy (DLB) – per la quale sono stati delineati nel 1996 i criteri per la diagnosi<br />

clinica (1) – costituisce un’entità nosologica ben caratterizzata di demenza<br />

associata a parkinsonismo e condivide con la PD il danno patologico elementare,<br />

oltre ad una serie di caratteristiche cliniche e psicometriche. In un<br />

recente studio neuropatologico (2) condotto dalla Florida Brain Bank, la DLB è<br />

stata riconosciuta come la seconda più comune forma di decadimento cognitivo<br />

(frequenza relativa [FR]: 8-26%) dopo la AD (FR: 42-77%), seguita dalla<br />

demenza vascolare (FR: 3-18%) e dalla demenza frontotemporale (FR: 4-5%).<br />

Nonostante l’applicazione dei criteri per la diagnosi clinica di DLB abbia<br />

dimostrato un’elevata specificità, ad essi si associa una sensibilità relativamente<br />

bassa, con una percentuale di mancate diagnosi variabile tra il 17 e il<br />

78% dei casi (3) . In Italia è stato recentemente condotto uno studio epidemiologico<br />

(4) , che ha coinvolto 72 centri neurologici e reclutato 1549 pazienti, con la<br />

finalità di validare l’applicazione delle linee guida per la diagnosi di demenza<br />

introdotte nell’anno 2000 (5) . Le frequenze relative per le diverse forme di<br />

demenza diagnosticate sono risultate essere sostanzialmente coerenti con<br />

quelle riportate nello studio della Florida Brain Bank (1) , con la sola eccezione<br />

della DLB, che è risultata essere sottostimata (FR: 4%). La frequenza relativa<br />

riportata per la AD (76%) si è invece collocata ai limiti superiori del ‘range’<br />

individuato dallo studio della Florida Brain Bank (42-77%), suggerendo che<br />

un considerevole numero di pazienti affetti da DLB sia stato misdiagnosticato<br />

come affetto da AD.<br />

Questo studio ha quindi portato alla prima revisione delle linee guida per<br />

la diagnosi di demenza (6) , la quale è stata introdotta nella pratica clinica a partire<br />

dal 2004. Tra i punti chiave di questa revisione spiccano gli aspetti di diagnosi<br />

differenziale, specialmente tra le diverse forme dementigene primarie di<br />

tipo degenerativo. Attualmente, il ruolo principale del neuroimaging nell’iter<br />

diagnostico dei decadimenti cognitivi consiste nell’esclusione di forme secondarie<br />

(e.g. idrocefalo normoteso, neoplasie cerebrali, demenza vascolare) e<br />

nella quantificazione della concomitante componente cerebrovascolare, che<br />

può coesistere con quella primariamente degenerativa nelle cosiddette forme<br />

572 2006


Neuroimmagini<br />

miste. Attualmente, nell’iter diagnostico del decadimento cognitivo, la testistica<br />

neuropsicologica continua a ricoprire un ruolo centrale, ancorché, specialmente<br />

nelle fasi precoci di malattia, si renda necessario un riesame a<br />

distanza di sei mesi per la formulazione di una diagnosi definitiva. Come sottolineato<br />

dallo studio italiano di validazione delle linee guida (4) e alla luce<br />

delle nuove terapie attualmente disponibili, una corretta diagnosi di demenza<br />

(nelle sue diverse varianti) in fase precoce di malattia si associa ad un<br />

migliore outcome clinico per il paziente. Pertanto, tecniche strumentali che<br />

possano indirizzare un tempestivo orientamento diagnostico sono auspicabili.<br />

Precedenti studi di Risonanza magnetica (RM) convenzionale, condotti<br />

su pazienti affetti da DLB, risultano di difficile comparazione per la varietà<br />

delle tecniche di misura adottate, i criteri di selezione dei pazienti, l’esiguo<br />

numero di soggetti studiati. Tuttavia, tra i reperti più consolidati va menzionata<br />

una riduzione volumetrica a carico dei lobi temporali e delle strutture<br />

ippocampali, di entità inferiore rispetto a quanto rilevabile nella AD (7-9) . Studi<br />

funzionali con metodica SPECT e PET, d’altro canto, hanno fornito informazioni<br />

più specifiche per la diagnosi di DLB, mostrando alterazioni caratteristiche<br />

a carico dei lobi occipitali (10-11) e dei gangli della base (12) .<br />

Nel corso degli ultimi anni, la RM si è arricchita di una serie di tecniche<br />

strutturali quantitative [e.g. Diffusion tensor Imaging (DTI); Voxel based Morphometry<br />

(VBM); 1H-Spectroscopy] utili a caratterizzare non solo il danno<br />

tissutale cerebrale macroscopico (atrofia) ma anche quello microscopico, non<br />

altrimenti rilevabile in vivo mediante l’uso di tecniche convenzionali di RM.<br />

La tecnica del DTI si basa sul fenomeno fisico della diffusione, a cui la RM<br />

è sensibile, e consente di rilevare il movimento microscopico delle molecole<br />

d’acqua che compongono i tessuti biologici. In conseguenza delle interazioni<br />

tra le molecole d’acqua e le strutture cellulari (membrane, organelli, filamenti<br />

ecc.), la misura del coefficiente di diffusione fornisce informazioni quantitative<br />

circa le dimensioni, la morfologia, l’orientamento e la geometria delle<br />

strutture cerebrali (13) . Processi patologici che vadano a modificare l’integrità<br />

tissutale, come i processi neurodegenerativi, producono una variazione del<br />

coefficiente di diffusione stesso. Tale coefficiente è generalmente dipendente<br />

dalla direzione in cui viene effettuata la misura. Questa proprietà è nota con il<br />

termine di anisotropia. Nel sistema nervoso centrale, la quantificazione dell’anisotropia<br />

riflette la microstruttura delle fibre sottostanti, che hanno la caratteristica<br />

di presentare una dimensione (lunghezza dell’assone) preponderante<br />

rispetto alle altre due. Questa osservazione ha portato allo sviluppo della tecnica<br />

del DTI (14) , che consente di derivare, dalla stima del tensore, due importanti<br />

misure quantitative: la diffusività media (mean diffusivity, MD) e l’anisotropia<br />

frazionaria (fractional anisotropy, FA) (15) , la quale rappresenta una delle<br />

più robuste misure dell’anisotropia. La stima di MD e FA a livello del parenchima<br />

cerebrale fornisce indici di danno microscopico regionale. A partire<br />

dalla stima della FA è stata inoltre recentemente sviluppata una nuova tecnica,<br />

nota con il nome di DTI based tractography, che consente di ricostruire<br />

e segmentare i principali fasci di sostanza bianca encefalica.<br />

La tecnica della VBM rappresenta un metodo di analisi quantitativa di<br />

immagini di RM in grado di riflettere, voxel per voxel, con elevata risolu-<br />

2006 573


Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />

zione spaziale, misure di densità neuronale a livello della sostanza grigia<br />

encefalica, offrendo pertanto una quantificazione regionale del grado di<br />

atrofia (18-19) .<br />

La 1H-Spectroscopy, infine, fornisce informazioni di tipo metabolico, che<br />

ancora una volta possono offrire indici di danno tissutale, in termini di alterato<br />

metabolismo di membrana (alterazioni del picco della colina) o di integrità<br />

neuronale (alterazioni del picco dell’N-Acetilaspartato) ed è stata precedentemente<br />

utilizzata nell’ambito delle demenze (20-21) .<br />

Un recente studio con DTI condotto su una popolazione di pazienti affetti<br />

da DLB probabile (16) ha mostrato la presenza di alterazioni patologiche microstrutturali<br />

con un pattern di distribuzione regionale (cortico-sottocorticale)<br />

caratteristico per la DLB e completamente diverso se paragonato a quello rilevato<br />

in un precedente studio, eseguito con tecnica analoga, su una popolazione<br />

di pazienti affetti da AD (17) . In particolare, in accordo, con i precedenti<br />

studi PET e SPECT, le alterazioni microstrutturali rilevate a carico dei lobi<br />

occipitali e dei nuclei della base possono contribuire alla comprensione fisiopatologica<br />

di sintomi caratteristici della DLB (allucinazioni visive e parkinsonismo)<br />

e suggerire marker neuroradiologici di potenziale valore diagnostico.<br />

Altri studi recenti, condotti su pazienti con DLB mediante la tecnica della<br />

VBM (18-19) , hanno rilevato aree di atrofia regionale con differente distribuzione<br />

rispetto a quanto osservato nella AD.<br />

La RM funzionale (fMRI), infine, consente lo studio in vivo, ad elevata<br />

risoluzione spaziale, dei pattern di attivazione cerebrale durante stimolazione<br />

sensoriale o durante lo svolgimento di compiti neuropsicologici. In particolare,<br />

un recente studio fMRI con stimolazione visiva, eseguito su pazienti<br />

affetti da PD con e senza allucinazioni visive, ha mostrato pattern di attivazione<br />

cerebrale differenti nei due gruppi (22) .<br />

L’uso combinato delle tecniche avanzate di RM strutturale e funzionale<br />

rappresenta un promettente strumento d’indagine potenzialmente in grado di<br />

fornire in vivo informazioni utili alla comprensione dei meccanismi fisiopatologici<br />

e della sintomatologia che caratterizzano la DLB e che la differenziano<br />

dall’AD. Tale approccio potrebbe inoltre portare all’identificazione di marker<br />

neuroradiologici di potenziale interesse clinico-diagnostico.<br />

1. McKeith I.G., Galasko D., Kosaka K. et al. (1996) Neurology 47: 1113-1124.<br />

2. Barker W.W., Luis C.A., Kashuba A. et al. (2002) Alzheimer Dis Assoc Disord 16:<br />

203-212.<br />

3. McKeith I.G., O’Brien J.T., Ballard C. (1999) Lancet 354: 1227-1228.<br />

4. Musicco M., Sorbi S., Bonavita V., Caltagirone C. (2004) Neurol Sci 25:289-295.<br />

5. The Dementia Study Group of the Italian Neurological Society (2000) Neurol Sci<br />

187-194.<br />

6. Musicco M., Caltagirone C., Sorbi S., Bonavita V. (2004) Neurol Sci 25: 154-182.<br />

7. Barber R., Gholkar A., Scheltens P. et al. (1999) Neurology 52: 1153-1158.<br />

8. Barber R., Ballard C., McKeith I.G., Gholkar A., O'Brien J.T. (2000) Neurology 54:<br />

1304-1309.<br />

9. Kitagaki H., Imamura T., Hirono N. et al. (1998) Neurology 51: 357-362.<br />

574 2006


Neuroimmagini<br />

10. Okamura N., Arai H., Higuchi M. et al. (2001) Prog Neuropsychopharmacol Biol<br />

Psychiatry 25: 447-56.<br />

11. Higuchi M., Tashiro M., Arai H. et al. (2000) Exp Neurol 162: 247-256.<br />

12. Hisanaga K., Suzuki H., Tanji H. et al. (2001) J Neurol 248: 905-906.<br />

13. Le Bihan D. (1991) Molecular diffusion nuclear magnetic resonance imaging.<br />

Magnetic resonance quarterly vol 7 (1). New York: Raven Press 1-30.<br />

14. Basser P.J., Mattiello J., Le Bihan D. (1994) Biophys J 66: 259-267.<br />

15. Pierpaoli C., Basser P.J. (1996) Magn Reson Med 36: 893-906.<br />

16. Bozzali M., Falini A., Cercignani M. et al. (2005) Brain 128: 1595-1604.<br />

17. Bozzali M., Falini A., Franceschi M. et al. (2002) J Neurol Neurosurg Psychiatry 72:<br />

742-746.<br />

18. Burton E.J., McKeith I.G., Burn D.J. et al. (2004) Brain 127: 791-800.<br />

19. Burton E.J., Karas G., Paling S.M. et al. (2002) Neuroimage 17: 618-630.<br />

20. Kantarci K., Xu Y., Shiung M.M. et al. (2002) Dement Geriatr Cogn Disord 14:<br />

198-207.<br />

21. Falini A., Bozzali M., Magnani G. et al. (2005) Neuroimage 26: 1159-1163.<br />

22. Stebbins G.T., Goez C.G., Carrello M.C. et al. (2004) Neurology 26: 1409-1416.<br />

2006 575


G – RICERCA CLINICA TRASLAZIONALE<br />

STEFANO PAOLUCCI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

La linea di Ricerca Clinica Traslazionale, dedicata essenzialmente al<br />

miglioramento dell’outcome riabilitativo, si articolerà in sei filoni ed ogni<br />

filone, poi, in vari progetti.<br />

G.1 – FATTORI PROGNOSTICI NELLA RIABILITAZIONE POST-ICTALE<br />

Nei paesi industrializzati l’ictus rappresenta, per le sue dimensioni epidemiologiche<br />

e per il suo impatto socio-economico, una delle più importanti<br />

problematiche sanitarie. Esso costituisce infatti la prima causa di invalidità<br />

permanente e la seconda causa di demenza.<br />

Anche se negli ultimi decenni è stata riscontrata una diminuzione della<br />

mortalità post-ictale, in Italia l’ictus rappresenta la terza (e si avvia a divenire la<br />

seconda) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando<br />

il 10-12% di tutti i decessi per anno. Tale riduzione è dovuta sia al maggior<br />

controllo preventivo dei fattori di rischio che al miglioramento delle cure<br />

mediche nelle fasi acute. Ma tale riduzione di mortalità, unita ad un prevedibile<br />

aumento di nuovi casi dovuto all’invecchiamento della popolazione, essendo<br />

l’ictus una patologia età-correlata, provocherà nei prossimi anni un aumento<br />

della prevalenza di casi di persone affette da malattie cerebrovascolari.<br />

Circa la metà di questi casi presenterà una disabilità, che potrebbe richiedere<br />

un trattamento riabilitativo. Tale trattamento è ormai considerato efficace nel<br />

ridurre la disabilità post-ictale, anche se lungo, costoso ed i risultati variabili a<br />

seconda del quadro clinico e della presenza o meno di patologie associate. Il recupero<br />

funzionale dopo stroke è infatti sostenuto da meccanismi molto complessi<br />

ed ancora non del tutto chiari. Questo ha reso necessario identificare fattori realmente<br />

predittivi dell’evoluzione funzionale per cercare di sfruttare al meglio tutte<br />

le risorse disponibili nella fase riabilitativa.<br />

Articolazione<br />

G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />

in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale (Stefano Paolucci)<br />

G.1.2 – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />

G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />

con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />

G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />

G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici della Proteina<br />

C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero funzionale dei pazienti con<br />

stroke ischemico (Elio Troisi)<br />

G.2 – PROBLEMATICHE COGNITIVE IN PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA<br />

La sclerosi multipla è una malattia ad alto impatto disabilitante, e rappresenta<br />

la prima causa di disabilità di origine neurologica nel giovane adulto. I<br />

578 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

sintomi dovuti alla malattia possono essere motori, sensitivi, sfinterici, visivi,<br />

e cognitivi. L’interesse per questi ultimi disturbi è abbastanza recente, ma di<br />

crescente importanza, in quanto sono frequenti, essendo riscontrati dal 40 al<br />

65% dei casi, e possono condizionare pesantemente la qualità della vita dei<br />

pazienti, dei familiari e dei caregivers.<br />

Articolazione<br />

G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />

a diversa valenza emozionale in pazienti con sclerosi multipla.<br />

Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />

G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della sclerosi multipla (Luca Pace)<br />

G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />

con immunomodulatori in pazienti ambulatoriali<br />

con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />

G.3 – PROBLEMATICHE NEUROPSICOLOGICHE NELLA RIABILITAZIONE<br />

DELLE DISABILITÀ INFANTILI DA CAUSA NEUROLOGICA<br />

Un recente interesse è stato dedicato alle problematiche neuropsicologiche<br />

nella riabilitazione delle disabilità infantili da causa neurologica. Fino a<br />

poco tempo fa la nosografia utilizzava in maniera generica il termine ritardo<br />

mentale in una vasta categoria di cerebropatie, evolutive e non, non differenziando<br />

ulteriormente le varie componenti di tale ritardo. Recentemente si sta<br />

cercando di individuare nell’ambito di tali ritardi i punti di debolezza e di<br />

forza, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili.<br />

Articolazione<br />

G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica per la Sindrome<br />

di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />

G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità neurologica<br />

afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione (Daniela Morelli)<br />

G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />

(Maria Cristina Cossu)<br />

G.4 – SVILUPPO DI PROTOCOLLI E LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO<br />

DELLE LESIONI MIDOLLARI E DELLE SINDROMI DA DANNO CEREBELLARE<br />

Tale filone si propone di sviluppare protocolli per il trattamento riabilitativo<br />

delle lesioni midollari, in particolar modo di quelle post-traumatiche, sia complete<br />

che incomplete, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili e di raggiungere<br />

la migliore autonomia possibile. Tale patologia è di rilevante interesse<br />

sociale, in particolare per la giovane età della maggior parte dei pazienti affetti.<br />

Si cerca, inoltre, di completare le informazioni riguardo ai postumi delle<br />

lesione cerebellari, in quanto negli ultimi venti anni si è sempre più andato<br />

affermando il concetto che il danno cerebellare non è limitato al solo ambito<br />

2006 579


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

motorio ma presenta importanti effetti anche in ambito cognitivo, con significative<br />

ricadute sulla efficacia del trattamento riabilitativo.<br />

Articolazione<br />

G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento riabilitativo<br />

delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />

G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />

G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione del disturbo<br />

di analisi sequenziale in soggetti con patologia cerebellare<br />

(Maria G. Leggio)<br />

G.5 – MESSA A PUNTO DI PROTOCOLLI PER LA GESTIONE<br />

DI PROBLEMATICHE CLINICHE AD ALTO IMPATTO INVALIDANTE<br />

Tale filone si propone di sviluppare protocolli per la gestione di problematiche<br />

cliniche ad alto impatto invalidante, essenzialmente legate ai postumi di<br />

traumatismi stradali, patologia di rilevante interesse sociale, in particolare per<br />

la giovane età della maggior parte dei pazienti. Si propone anche di migliorare<br />

le conoscenze sull’argomento, non solo a fini terapeutico-riabilitativi, ma<br />

anche preventivi.<br />

Articolazione<br />

G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />

con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />

G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida dell’automobile<br />

(Rita Formisano)<br />

G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />

o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />

G.6 – STUDI DI TIPO FISIOLOGICO APPLICATI ALLE VARIE PROBLEMATICHE RIABILITATIVE<br />

Tale filone è più eterogeneo e si propone di valutare il ruolo e l’efficacia di<br />

nuove proposte strumentali nelle varie problematiche riabilitative, comprendendo<br />

ipotesi di studio sugli adattamenti cardiovascolari e metabolici sia di<br />

soggetti anziani che di atleti disabili, nonché l’utilizzo di metodiche innovative,<br />

tipo guanti e magliette elettroniche, bio-feedback, apparecchi per lo scarico<br />

parziale del peso corporeo ed altri.<br />

Articolazione<br />

G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari e dello sviluppo<br />

delle abilità specifiche in atleti di alto livello praticanti<br />

basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche di allenamento<br />

(Marco Traballesi)<br />

580 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento e delle funzioni<br />

cognitive da applicare ai disturbi funzionali conseguenti<br />

ad encefalopatia vascolare come strumento utile a fini riabilitativi<br />

(Maura Bragoni)<br />

G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento per l’impiego<br />

delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />

nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />

G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />

e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature per scarico<br />

parziale del peso corporeo in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />

funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />

G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />

in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />

G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />

in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale<br />

(Stefano Paolucci)<br />

La riabilitazione è l’unico trattamento oggi disponibile che sia in grado<br />

di ridurre la disabilità conseguente ad un episodio cerebrovascolare e di<br />

migliorare la prognosi funzionale, nel senso di riduzione dei casi di istituzionalizzazione<br />

e di dipendenza grave. Per ottimizzare le risorse disponibili<br />

sono stati identificati alcuni chiari fattori prognostici, come l’età, la gravità<br />

della lesione neurologica, i deficit neuropsicologici e l’intervallo pre-riabilitativo.<br />

Ma a chi deve essere destinato un trattamento riabilitativo in regime<br />

di ricovero?<br />

Esiste infatti in letteratura una questione molto dibattuta, ovvero se riservare<br />

le risorse disponibili ai casi medio-leggeri, con prognosi funzionale<br />

ovviamente migliore (tesi sostenuta essenzialmente negli USA), o trattare<br />

anche i casi più gravi, con conseguente maggiore dispersione delle risorse.<br />

Nella situazione italiana al momento non esiste alcun tipo di sbarramento,<br />

ma aumentare le conoscenze in questo campo potrebbe essere utile in modo<br />

da poter ottimizzare le risorse disponibili. Va infatti rilevato che l’allungamento<br />

della vita media e il progressivo invecchiamento della popolazione e la<br />

contemporanea riduzione della mortalità post-ictale nelle fasi acute provocherà<br />

nei prossimi anni un aumento dei casi con elevata disabilità e che<br />

richiedono pertanto trattamento riabilitativo.<br />

Lo studio si propone di valutare l’efficacia e l’efficienza del trattamento<br />

riabilitativo ospedaliero in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale,<br />

ovvero ricoverati entro 1 mese dall’evento ictale e con grave disabilità (punteggio<br />

Barthel Index di ammissione


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

G.1.2. – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />

Ci si propone di completare lo studio caso-controllo sul ruolo prognostico<br />

del sesso nel recupero post-ictale. Tale fattore è stato sempre considerato<br />

di importanza secondaria, ma la maggior parte dei dati deriva da studi<br />

con analisi multivariate in cui il peso dei fattori più potenti (età, intervallo<br />

pre-lesionale, gravità neurologica, presenza di disturbi cognitivi…) tendeva<br />

a coprire il ruolo di fattori meno rilevanti. Lo studio, di tipo caso-controllo,<br />

si propone di verificare l’impatto del fattore sesso in due popolazioni di<br />

pazienti ricoverati per riabilitazione di un primo episodio ischemico cerebrale,<br />

omogenee per età, intervallo pre-riabilitativo e gravità neurologica.<br />

Attualmente sono stati arruolati 440 pazienti, 220 maschi e altrettante<br />

femmine, e si sta procedendo all’elaborazione dei dati a disposizione.<br />

G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />

con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />

Lo studio, articolato originariamente su 24 mesi, si proponeva di valutare<br />

se un trattamento con rivastigmina, farmaco inibitore dell’acetilcolinesterasi e<br />

butirrilcolinesterasi, normalmente utilizzato per il trattamento dei disturbi<br />

cognitivi in corso di malattia di Alzheimer, fosse in grado di modificare le performances<br />

cognitive e funzionali di pazienti con cerebrolesione destra postictale<br />

ed allegati deficit visuo-spaziali.<br />

Nonostante la difficoltà di arruolamento, sia per la scarsa frequenza del<br />

disturbo, sia per le difficoltà di concessione del consenso da parte di alcuni<br />

pazienti, ci si propone di continuare lo studio. Infatti attualmente sono stati<br />

arruolati 9 pazienti (4 in trattamento con il farmaco e 5 nel gruppo di controllo).<br />

G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />

Il dolore di spalla nel paziente affetto da emisindrome piramidale è una<br />

complicanza frequente, che si osserva generalmente entro 6 mesi dall’evento<br />

ictale. La prevalenza riportata in letteratura varia dal 34% all’84%. Questa<br />

ampia variazione dipende da diversi fattori, essenzialmente metodologici (criteri<br />

diagnostici, di selezione dei pazienti, di variabilità dei tempi di studio…).<br />

Obiettivi<br />

• Il primo obiettivo del nostro studio è quello di valutare la prevalenza<br />

della spalla dolorosa entro 12 mesi dall’evento ictale e le sue importanti ripercussioni<br />

sulla riabilitazione motoria e sull’equilibrio psicologico del paziente.<br />

• Il secondo obiettivo è studiare le cause della spalla dolorosa dell’emiplegico.<br />

Ci aspettiamo di riscontrare alterazioni delle strutture molli periarticolari<br />

in una percentuale di casi superiore a quella riportata in letteratura grazie<br />

alla maggiore sensibilità diagnostica della RM. L’alta prevalenza delle alterazioni<br />

infiammatorie periarticolari giustificherebbe l’alta percentuale di successi<br />

riportati in letteratura del trattamento con infiltrazioni steroidee.<br />

582 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

• Il terzo obiettivo è quello di evidenziare una eventuale correlazione fra<br />

sede della lesione cerebrale, tramite RM encefalo, ed insorgenza del dolore di<br />

spalla.<br />

Verranno inclusi tutti i pazienti ricoverati nel nostro reparto con primo episodio<br />

ictale (ischemico o emorragico) verificatosi nei precedenti 0-12 mesi, di<br />

età compresa fra 18 e 80 anni. Verranno esclusi pazienti con anamnesi positiva<br />

per traumi di spalla o patologie di spalla precedenti all’ictus o condizioni favorenti<br />

le patologie di spalla, come tireopatie e alterazioni discali del tratto cervicale;<br />

e pazienti con gravi deficit cognitivi e/o del linguaggio.<br />

I pazienti arruolati saranno sottoposti a:<br />

– Valutazione della funzione motoria dell’arto superiore tramite Chedoke<br />

Mc Master Arm and Hand Inventory (CAHAI).<br />

– Valutazione del dolore tramite VAS.<br />

– Valutazione della soglia del dolore tramite algometro.<br />

– Valutazione della spasticità tramite scala di Ashworth.<br />

– Valutazione della motilità attiva (quando presente) e passiva di spalla in<br />

abduzione, flesso-estensione, extra e intra-rotazione tramite goniometro standard.<br />

– Valutazione di eventuali deficit della sensibilità superficiale e profonda<br />

e di neglect tramite esame clinico e tests neuropsicologici.<br />

I pazienti con spalla dolorosa (VAS > 4) che persiste da oltre 7 giorni nonostante<br />

la FKT standard, verranno sottoposti a:<br />

– Valutazione di eventuale sublussazione inferiore della gleno-omerale<br />

tramite esame clinico e Rx spalla in proiezione AP.<br />

– Valutazione di eventuali alterazioni delle strutture periarticolari di<br />

spalla tramite ecografia della spalla e RM della spalla.<br />

– Valutazione della sede della lesione cerebrale tramite RM encefalo per evidenziare<br />

una eventuale correlazione fra sede e insorgenza del dolore di spalla.<br />

G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici<br />

della Proteina C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero<br />

funzionale dei pazienti con stroke ischemico (Elio Troisi)<br />

Lo studio si inserisce nel filone che indaga sui fattori predittivi sull’outcome<br />

funzionale dei pazienti con ictus. In questo filone si inseriscono numerose<br />

ricerche che hanno evidenziato una stretta correlazione tra livelli ematici<br />

di fibrinogeno e precoci segni di aterosclerosi in individui asintomatici per<br />

patologie cerebrovascolari. Elevati livelli di fibrinogeno possono essere considerati<br />

indicatori, oltre a contribuire alla loro genesi, della formazione e della<br />

progressione delle placche aterosclerotiche. L’aumento dei livelli di fibrinogeno<br />

ematico è stato identificato come un importante fattore di rischio per futuri<br />

eventi cardio-cerebrovascolari in alcuni studi prospettici a lungo termine in<br />

individui sani ed in pazienti con coronaropatia. Il fibrinogeno sembra incrementarsi<br />

nella prima fase acuta dopo un evento cerebrovascolare insieme ad<br />

2006 583


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

altre proteine infiammatorie. A tale riguardo sono stati rilevati nei pazienti con<br />

stroke durante la fase acuta aumento dei valori di citochine infiammatorie e<br />

Proteina c- reattiva (PCR). Inoltre livelli aumentati di PCR sono stati associati<br />

con una prognosi più severa nei pazienti con stroke ischemico.<br />

Scopo dello studio è quello di investigare e comparare l’influenza dei<br />

livelli ematici del fibrinogeno e del PCR sull’outcome dei pazienti al primo<br />

stroke durante un periodo di riabilitazione.<br />

Il protocollo sperimentale prevede al momento del ricovero una attenta<br />

raccolta dei dati anamnestici e dei fattori di rischio per patologie cerebrovascolari<br />

(diabete, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, stenosi carotidee,<br />

cardiovasculopatie) ed un esame obiettivo neurologico. Per misurare la severità<br />

dello stroke verrà utilizzata la Canadian Neurological Scale (CNS). Dati<br />

funzionali sul grado di autonomia nelle attività di vita quotidiana saranno<br />

valutati tramite il Barthel Index (BI) e sullo stato della mobilità con la Rivermead<br />

Mobility Index (RMI). Le scale di valutazione funzionali (BI e RMI)<br />

saranno effettuate all’inizio ed alla fine del periodo di degenza presso il nostro<br />

Istituto e dopo un periodo di follow-up a 24 mesi. Tutti i pazienti effettueranno<br />

inoltre una valutazione neuropsicologica per evidenziare eventuali<br />

deficit cognitivi che possono influenzare il decorso riabilitativo (linguaggio,<br />

eminattenzione, attenzione, memoria).<br />

Saranno effettuati all’inizio ed alla fine del periodo di degenza prelievi<br />

ematici per l’analisi dei livelli di PCR e fibrinogeno oltre ad altri esami ematologici<br />

di routine (colesterolo, trigliceridi, VES, prove di funzionalità epatica e<br />

renale, elettroliti, etc).<br />

G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />

a diversa valenza emozionale in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />

Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />

Lo studio, articolato in 24 mesi, si propone di verificare se nei pazienti<br />

affetti da Sclerosi Multipla si possa evidenziare un’alterazione nel riconoscimento<br />

di stimoli a diverso contenuto emozionale. Per tale motivo si stanno valutando,<br />

mediante doppler transcranico, una serie di pazienti con sclerosi multipla<br />

durante la fase di riabilitazione neuromotoria, per verificare se si registrino cambiamenti<br />

della velocità di flusso in entrambe le Arterie Cerebrali Medie durante<br />

la visione di una sequenza di diapositive a diversa valenza emozionale in una<br />

popolazione di pazienti.<br />

Allo stato attuale sono stati inclusi nello studio 5 pazienti affetti Sclerosi<br />

Multipla ricoverati presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e 20 soggetti sani comparabili<br />

per età, sesso, scolarità e livello socio-economico.<br />

G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della Sclerosi Multipla<br />

(Luca Pace)<br />

Introduzione<br />

La disponibilità di nuovi trattamenti farmacologici quali copolimero,<br />

interferone, mitoxantrone, immunoglobuline ha modificato radicalmente, nel<br />

584 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

corso degli ultimi anni, l’approccio al paziente con Sclerosi Multipla. Oggi<br />

infatti è accresciuto notevolmente l’interesse sul livello di qualità della vita e<br />

più in generale sui bisogni del paziente disabile. Ha così assunto un ruolo centrale<br />

nel trattamento, il momento riabilitativo che non viene più inteso come un<br />

semplice intervento sulla funzione motoria, ma bensì un approccio articolato per<br />

obiettivi che ha come scopo quello di favorire le strategie di recupero ottimizzando<br />

le capacità residue del paziente.<br />

Le tecniche riabilitative motorie, che rispetto ad altre patologie neurologiche<br />

sono differenziate per modalità e tempi di applicazione, sono integrate da<br />

protocolli di riabilitazione cognitiva, terapia occupazionale, respiratoria, urologica,<br />

visiva e foniatrica in modo che l’approccio al paziente sia globale e permetta<br />

il mantenimento della qualità di vita sua e della famiglia che lo circonda.<br />

Tra queste l’idrokinesiterapia rappresenta un approccio riabilitativo diffusamente<br />

utilizzato nel trattamento della Sclerosi Multipla in special modo<br />

nelle prime fasi della malattia. La sua applicazione è con certezza apprezzata<br />

da un certo numero di pazienti che riferiscono di trarne giovamento ma la<br />

carenza di letteratura riguardo questo argomento non ci permette ancora di<br />

arrivare ad alcuna conclusione in merito sia sull’effettiva efficacia del trattamento<br />

che sulla selezione dei pazienti da trattare.<br />

Obiettivi<br />

• Valutare l’efficacia ed i limiti del trattamento riabilitativo in acqua in<br />

pazienti con diagnosi di SM.<br />

• Valutare il sottogruppo di pazienti con SM da indirizzare al trattamento.<br />

Verranno studiati tutti i pazienti ricoverati presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> con<br />

diagnosi di Sclerosi Multipla. Tutti i pazienti verranno valutati dal neurologo<br />

e dal fisiatra e saranno valutate la disabilità funzionale, la fatica e la mobilità<br />

del paziente con le scale funzionali (Expanded Disability Status Scale con i<br />

Sistemi Funzionali, Barthel Index, Fatigue Severity Scale, Rivermead Mobility<br />

Index). Saranno inoltre eseguite le valutazioni pneumologiche, neuropsicologiche,<br />

foniatriche, oculistiche e ortottiche.<br />

Sarà selezionato un gruppo di pazienti che eseguirà un ciclo di Idrokinesiterapia<br />

associato alla Fisiokinesiterapia ed un gruppo che eseguirà soltanto<br />

Fisiokinesiterapia in regime intensivo (2 sedute quotidiane). La durata del<br />

trattamento sarà di 2 mesi. Quando ritenuto necessario i pazienti saranno<br />

inseriti in terapia occupazionale, respiratoria, cognitiva, foniatrica, urologia e<br />

ortottica.<br />

G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />

con immuno-modulatori in pazienti ambulatoriali<br />

con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />

Negli ultimi anni si stanno utilizzando farmaci immuno-modulatori nella<br />

Sclerosi Multipla per cercare di ridurre la frequenza delle ricadute e rallentare<br />

il decorso clinico. I farmaci più utilizzati sono i Beta-Interferoni, molecole<br />

2006 585


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

fisiologiche prodotte dall’organismo stesso che regolano le risposte immunitarie,<br />

disponibili in tre preparazioni farmacologiche, ed il Copolimero 1 o Glatiramer<br />

acetato, che ha attività simile a quella degli interferoni ed è costituito<br />

da una miscela di aminoacidi che simulano la composizione di una proteina<br />

della mielina, riducendo così la reazione del sistema immunitario contro la<br />

mielina del sistema nervoso.<br />

La situazione attuale dei dati non permette un giudizio di preferenza per<br />

uno degli immuno-modulatori descritti; indicazioni sicure a questo riguardo<br />

deriveranno dagli studi di comparazione diretta in corso, di cui finora sono<br />

stati pubblicati solo dati preliminari.<br />

Obiettivi<br />

Gli scopi del nostro studio saranno quelli di verificare nei pazienti<br />

con SM che afferiscono all’ambulatorio della <strong>Fondazione</strong> la frequenza del<br />

trattamento farmacologico con immunomodulatori, la sua efficacia in termini<br />

di numero di ricadute cliniche e di disabilità, il numero dei drop-out<br />

e le eventuali modificazioni terapeutiche durante un periodo di follow-up di<br />

3 anni.<br />

Saranno inclusi nello studio pazienti afferenti all’ambulatorio della nostra<br />

struttura, con diagnosi di Sclerosi Multipla, definita secondo i recenti criteri<br />

di Mc Donald (McDonald W.I., Compston A. et al. (2001) Ann Neurol 50:<br />

121-127), con una stabilità clinica di malattia di almeno tre mesi, in terapia<br />

farmacologia con immuno-modulatori. Saranno esclusi i pazienti con un follow-up<br />

inferiore ad un anno e che mostreranno dati insufficienti.<br />

Per valutare lo stato di gravità della malattia, ogni paziente sarà sottoposto<br />

alla somministrazione della Expanded Disability Status Scale di Kurtzke<br />

(EDSS) (Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452) con i sistemi funzionali<br />

alla prima visita ed ogni sei mesi per i tre anni di follow-up.<br />

G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica<br />

per la Sindrome di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />

Lo studio, articolato in 24 mesi, si prefigge di contribuire allo studio<br />

delle caratteristiche specifiche del profilo di sviluppo cognitivo della<br />

sindrome di Rett (SR), una malattia genetica rara, che interessa prevalentemente<br />

le persone di sesso femminile, caratterizzata da gravi disturbi<br />

cognitivo-comportamentali, mediante la proposizione di una nuova batteria<br />

neuropsicologica, con caratteristiche potenzialmente di maggiore specificità<br />

e sensibilità rispetto agli strumenti neuropsicologici di uso corrente. La<br />

batteria di test è già stata somministrata a 9 soggetti di età compresa tra<br />

i 3 e gli 11 anni provenienti dalle regioni: Emilia Romagna, Lazio e<br />

Umbria.<br />

I referti genetici forniti dalle famiglie evidenziano come tutti i soggetti<br />

presentino una mutazione de novo. Dalle risonanze magnetiche (RMN) non<br />

emerge alcuna anomalia, mentre i tracciati EEG, nella maggioranza dei casi,<br />

sottolineano la presenza di epilessia. I primi dati evidenziano una maggiore<br />

variabilità nei punteggi ottenuti alla Scala Motoria (Scale Bayley) rispetto a<br />

586 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

quelli ottenuti nella Scala Mentale (Scale Bayley e Scale Ordinali dello Sviluppo<br />

Psicologico di Ugiris-Hunt), confermando così il gravissimo ritardo<br />

cognitivo caratteristico di questa patologia.<br />

I dati ottenuti saranno successivamente sottoposti ad analisi statistica per<br />

individuare l’esistenza di una migliore efficacia valutativa di alcuni strumenti<br />

rispetto agli altri.<br />

G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità<br />

neurologica afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione<br />

(Daniela Morelli)<br />

Lo studio si propone di studiare in maniera particolareggiata una popolazione<br />

di bambini con rilevante disabilità neurologica afferenti ad un<br />

ospedale di neuroriabilitazione. Tale popolazione è normalmente molto<br />

eterogenea, e comprende bambini con cerebropatie sia non evolutive (essenzialmente<br />

postumi di paralisi cerebrali infantili) che evolutive (sindromi<br />

genetiche).<br />

In particolare, ci si propone, attraverso la creazione di un “ database ”<br />

elettronico, di evidenziare in maniera esaustiva le diverse caratteristiche<br />

della disabilità, individuando per ciascuna patologia i punti di debolezza e di<br />

forza, e di valutare in maniera seriale le variazioni delle prestazioni cognitive<br />

e motorie, partendo dall’inizio dei trattamenti abilitativi e seguendo tale<br />

popolazione durante tutto il suo percorso riabilitativo. In tale modo sarà possibile<br />

preparare attendibili studi di prognosi per cercare di ottimizzare le<br />

risorse disponibili.<br />

G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />

(Maria Cristina Cossu)<br />

Attualmente inserito nella Ricerca Corrente della nostra <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS è in corso di svolgimento uno studio sulla sindrome di<br />

Wolf-Hirschhorn, che ha lo scopo di delineare il profilo neuropsicologico<br />

degli individui affetti, al fine di poter formulare protocolli abilitativi/riabilitativi<br />

specifici, finalizzati a massimizzare il loro potenziale di sviluppo. Al<br />

momento, come previsto nello scorso rendiconto, rispetto ai 59 casi conosciuti,<br />

sono stati valutati 55 soggetti; dei restanti quattro, 3 hanno rifiutato e 1<br />

ancora, a causa delle gravi complicazioni mediche, non ha potuto sostenere il<br />

protocollo di screening previsto.<br />

Gli studi preliminari condotti sembrano confermare l’ipotesi del progetto,<br />

ovvero la presenza di un fenotipo neuropsicologico specifico della sindrome<br />

di Wolf-Hirschhorn. Durante la raccolta dati, siamo venuti a conoscenza della<br />

presenza di altri 32 casi presenti sul territorio nazionale; il campione italiano<br />

sembrerebbe essere costituito nella sua totalità da 91 individui.<br />

Sarebbe importante poter proseguire la raccolta dati allo scopo di conoscere<br />

l’intero campione italiano, ed effettuare tutte le elaborazioni previste<br />

sull’intera popolazione. Tale studio sarebbe il primo in relazione a una malattia<br />

genetica rara.<br />

2006 587


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />

riabilitativo delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />

Scopo dello studio, articolato in 36 mesi e partito nel 2004, è valutare le<br />

caratteristiche cinematiche del passo di pazienti con postumi di lesione<br />

midollare post-traumatica incompleta, aventi lo stesso punteggio basale di<br />

una specifica scala di valutazione (WISCI), integrando la scala con parametri<br />

derivati da altre valutazioni, e praticanti trattamento riabilitativo intensivo, al<br />

fine di valutare i fattori che influenzano la deambulazione.<br />

I pazienti sono sottoposti a studio clinico mediante varie scale per misurare<br />

lo stato neurologico, l’equilibrio, la spasticità, il dolore; sono stati sottoposti<br />

a studio della deambulazione con WISCI, e prove di deambulazione<br />

(Timed Up and Go, six min walking, ten mt walking); analisi cinematica del<br />

cammino; studio del consumo energetico. Si sta procedendo alla valutazione<br />

della deambulazione in tali pazienti, sia prima che dopo trattamento della<br />

spasticità dei muscoli degli arti inferiori con tossina botulinica, trattamento<br />

appunto volto a ridurre la spasticità stessa. Al momento sono stati esaminati<br />

circa 70 pazienti con lesione midollare incompleta.<br />

G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />

Lo studio si propone di sviluppare un protocollo di valutazione clinica e<br />

un’indagine di fattibilità della deambulazione dei soggetti con lesioni midollari<br />

basato sull’utilizzo dell’analisi cinematica del cammino.<br />

L’analisi cinematica del movimento (gait analysis) è stata finora utilizzata<br />

principalmente nell’ambito della ricerca sperimentale e solo saltuariamente<br />

in ambito di ricerca clinica. In realtà la analisi del movimento può<br />

rivestire un ruolo fondamentale anche nella pratica clinica e riabilitativa, e<br />

se associato a un accurato esame obiettivo può rappresentare anche un<br />

valido strumento diagnostico per molteplici patologie dell’apparato locomotorio.<br />

Attraverso l’analisi del movimento è possibile avere i dati cinematici e<br />

cinetici necessari per valutare il grado e il tipo di disabilità del paziente,<br />

mettendo il riabilitatore in condizione di elaborare un ipotetico piano di<br />

trattamento. Successivamente, grazie alle ulteriori valutazioni, è possibile<br />

verificare la reale efficacia dell’intervento riabilitativo. Tale metodica di analisi<br />

della marcia risulta sicuramente di facile realizzazione, ripetibile e più<br />

obiettiva rispetto al tradizionale studio deambulatorio attraverso la semplice<br />

osservazione clinica del paziente e alla somministrazione di scale cliniche<br />

di valutazione.<br />

Attualmente nella pratica clinica è possibile valutare la capacità di deambulazione<br />

dei soggetti con lesione midollare attraverso la valutazione strumentale<br />

del cammino per mezzo di apparecchi in grado di fornire informazioni<br />

sulla cinematica del movimento basati sull’acquisizione delle coordinate<br />

cartesiane relative a specifici markers applicati sui segmenti corporei da analizzare.<br />

Per lo studio della cinematica degli arti inferiori durante la deambulazione<br />

vengono utilizzati specifici apparecchi tra loro interfacciati quale quello<br />

588 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

utilizzato per questo studio rappresentato da una comune videocamera digitale<br />

Canon MV5i, un PC IBM ed il KineView.<br />

Il KineView è un software di analisi del movimento in 2D, sviluppato in<br />

ambiente Windows XP, in grado di rilevare ed analizzare i cambiamenti di posizione<br />

di particolari marcatori applicati sul corpo dei soggetti in esame. I markers<br />

utilizzati in questo progetto sono di tipo passivo, si limitano cioè a trasferire<br />

segnali ottici riflessi ad una telecamera senza emissione di ultrasuoni, ed hanno il<br />

vantaggio di non avere fili per l’alimentazione ad essi collegati garantendo al soggetto<br />

una maggiore libertà di movimento. Tali markers, di colore bianco e del diametro<br />

approssimativo di 2.5 cm, devono essere posizionati con del nastro bi-adesivo<br />

sull’arto di interesse, prima dell’acquisizione video, in corrispondenza di<br />

punti anatomici ben definiti, secondo quanto previsto dal modello biomeccanico<br />

di Helen Hayes (Kadaba M.P., Ramakrishnan H.K.,Wootten M.E. (1990) J Orthop<br />

Res 8(3): 383-392). Le immagini video vengono acquisite ad una frequenza di<br />

campionamento di 25 fotogrammi al secondo con una videocamera digitale posta<br />

ad una distanza di 4 metri dal piano di progressione e perpendicolarmente allo<br />

stesso e vengono poi elaborate attraverso il software in dotazione per ricavarne le<br />

rispettive coordinate in mm su un piano di assi cartesiani. Dal filmato acquisito<br />

mediante KineView vengono quindi ricavati i seguenti parametri spazio-temporali<br />

relativi alla deambulazione del soggetto in esame: velocità del cammino (walk<br />

speed), cadenza (cadence), simmetria del passo (stride simmetry), lunghezza del<br />

passo (stride length), lunghezza del semipasso (step length), durata della fase di<br />

carico (stand phase), durata della fase di oscillazione (swing phase), durata della<br />

fase di doppio appoggio (double support); vengono inoltre calcolate per l’articolazione<br />

tibio-tarsica il valore dell’angolo articolare, la velocità angolare e l’accelerazione<br />

angolare in ciascun fotogramma. Tutti i dati vengono salvati e registrati<br />

sotto forma di grafici ed esportati su Excel per ulteriori elaborazioni e per la<br />

documentazione del lavoro effettuato.<br />

G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

del disturbo di analisi sequenziale in soggetti con patologia<br />

cerebellare (Maria G. Leggio)<br />

In conseguenza della dimostrazione sia della complessità di rapporti anatomici<br />

che della stretta interdipendenza funzionale tra cervelletto e corteccia,<br />

l’interpretazione della organizzazione del sistema cerebro cerebellare è stata<br />

oggetto di una profonda revisione negli ultimi anni (Molinari et al., 2002). Di<br />

particolare interesse a tal proposito è il riconoscimento che cervelletto e corteccia<br />

agiscono in sintonia anche in compiti non motori e che il “ coupling ”<br />

funzionale non è limitato alle strutture frontali ma riguarda anche aree associative<br />

parietali, prefrontali e limbiche.<br />

Nell’ambito delle diverse teorie inerenti il funzionamento dei circuiti cerebellari<br />

è stato proposto che una possibile chiave di lettura dell’intervento<br />

cerebellare in ambito motorio sia la capacità di riconoscere e controllare la<br />

generazione delle sequenze necessarie per l’attuazione dei movimenti pluriarticolari<br />

(Braitenberg et al., 1997). È stato ipotizzato, quindi, che un ruolo specifico<br />

del cervelletto tanto in compiti motori (Braitenberg et al., 1997) quanto<br />

2006 589


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

in compiti cognitivi (Molinari and Petrosini, 1997) sia proprio quello di riconoscere<br />

e generare sequenze.<br />

Analizzare ed elaborare informazioni seriali rappresenta un’abilità fondamentale<br />

per acquisire conoscenze sia attraverso l’esperienza (apprendimento<br />

implicito) che intenzionalmente (apprendimento dichiarativo). A<br />

questo proposito, alcune evidenze cliniche sono proprio indicative di un<br />

ruolo cerebellare nell’apprendimento implicito di sequenze visuomotorie<br />

(Pascual-Leone et al., 1993; Molinari et al., 1997). In particolare, lo studio di<br />

soggetti con patologie cerebellari focali ha permesso di individuare l’elemento<br />

cruciale del danno cerebellare nella difficoltà di pazienti di riconoscere<br />

la presenza di sequenze spaziali presentate in modalità visiva (Molinari<br />

et al., 1997). D’altra parte, lo specifico coinvolgimento cerebellare<br />

nell’analisi delle caratteristiche di prevedibilità degli stimoli (Tesche and<br />

Karhu, 2000) e nella fase di attesa del segnale sensoriale (Ivry, 2000) è stato<br />

recentemente dimostrato.<br />

– Braitenberg V., Heck D. and Sultan F. (1997) Behavioural and Brain Sciences 20:<br />

229-277.<br />

– Ivry R. (2000) Hum Brain Mapp 9: 115-118.<br />

– Molinari M., Leggio M.G., Solida A., Ciorra R., Misciagna S., Silveri M.C. and<br />

Petrosini L. (1997) Brain 120: 1753-1762.<br />

– Molinari M. and Petrosini L. (1997) Behav Brain Sci 20: 259-260.<br />

– Molinari M., Filippini V., Leggio M.G. (2002) Neuroscience 111: 863-870.<br />

– Pascual-Leone A., Grafman J., Clark K., Stewart M., Massaquoi S., Lou J.S., Hallett<br />

M. (1993) Ann Neurol 34: 594-602.<br />

– Tesche C.D. and Karhu J.J. (2000) Hum Brain Mapp 9: 119-142.<br />

G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />

con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />

Il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di valutazione con<br />

l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza nel paziente con<br />

esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I disturbi della consapevolezza del<br />

sé assumono un ruolo cruciale nella partecipazione ed efficacia del trattamento<br />

riabilitativo. Spesso i pazienti con esiti di TCE hanno difficoltà a percepire<br />

i loro deficit o l’impatto che questi possono avere nella loro quotidianità.<br />

Il paziente con disturbi di consapevolezza evidenzia un profilo tipico:<br />

si mostra scarsamente motivato, poco collaborante ed ha un atteggiamento<br />

ostile nei confronti della terapia, con conseguente insuccesso della stessa.<br />

L’ostilità nei confronti dei membri dello staff della riabilitazione, la diminuita<br />

o assente partecipazione attiva al trattamento e la scarsa attitudine al<br />

cambiamento, sono tutti fattori che compromettono la riabilitazione,<br />

aumentano il distress tra paziente e caregiver (la persona maggiormente<br />

coinvolta nell’assistenza) e limitano il reinserimento sociale. Ne consegue<br />

l’importanza di indagare i disordini della consapevolezza in fase precoce e<br />

durante il reinserimento familiare.<br />

590 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

L’indagine vedrà coinvolti il paziente, il caregiver e il clinico, ai quali<br />

saranno somministrate, in separata sede, delle scale di valutazione successivamente<br />

poste a confronto. Il confronto permetterà di valutare la possibile<br />

discrepanza tra la percezione delle problematiche esperite dal paziente con la<br />

reale difficoltà quotidiana vista dal caregiver e la gravità dei deficit cognitivocomportamentali<br />

secondo il giudizio del clinico. L’approfondimento delle<br />

suddette aree risulta importante ai fini di stabilire un piano di intervento<br />

riabilitativo individuale mirato.<br />

Saranno studiati 20 pazienti affetti da esiti di TCE con scala di valutazione<br />

del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta, con Levels of Cognitive Functioning<br />

(LCF) maggiore o uguale a 6, di età compresa tra 15 e 60 anni alla<br />

data dell’intervista e di età minima di 15 anni alla data dell’incidente. Ai<br />

pazienti si somministreranno i seguenti strumenti di valutazione: Awareness<br />

Questionnaire versione familiare e paziente; la Patient Competency Rating<br />

Scale (PCRS) nelle versioni per il paziente, familiare e clinico; la Patient Competency<br />

Rating Scale Neurorehabilitativity (PCRS-NR) nelle versioni paziente<br />

e familiare; il Neuropsychiatric Inventory (NPI); il Neurobehavioral Rating<br />

Scale (NBRS); la Self Awareness of deficit Interview (SADI); la Awareness of<br />

deficit Interview (ADI); QOLIBRI’.<br />

G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida<br />

dell’automobile (Rita Formisano)<br />

Lo studio si propone di valutare gli effetti dell’alcol, a differenti livelli di<br />

concentrazione nel sangue, sulle capacità cognitive principalmente coinvolte,<br />

ovvero le funzioni attentive ed esecutive, durante la guida di un autoveicolo,<br />

con l’intento di verificare l’adeguatezza dei limiti imposti dalla<br />

legge. In particolare, si propone di valutare la velocità di risposta ad uno stimolo;<br />

la capacità di mantenersi concentrati su un compito per un periodo<br />

prolungato; la capacità di focalizzare la propria attenzione senza distrarsi;<br />

la possibilità di riuscire a svolgere due compiti contemporaneamente;<br />

l’abilità a pianificare le azioni necessarie per risolvere un problema; e la<br />

capacità di valutare il rischio legato al proprio comportamento in situazioni<br />

problematiche. Lo studio si prefigge dunque di valutare le suddette capacità,<br />

in soggetti volontari di entrambi i sessi, in buone condizioni di salute,<br />

di età compresa tra 18 e 60 anni.<br />

Per la gestione della presente sperimentazione, si prevedono trattamenti e<br />

procedure standard di uso corrente costituiti dalla somministrazione di test<br />

computerizzati per la valutazione delle diverse capacità attentive (Test per l’Esame<br />

dell’Attenzione – T.E.A. di Zimmermann e Fimm), di un Test di Fluenza<br />

Verbale e di un Questionario per la valutazione delle competenze strategiche<br />

della guida di un veicolo. La somministrazione delle diverse prove avverrà in<br />

due differenti momenti: in condizioni di sobrietà e dopo assunzione di alcol,<br />

al raggiungimento del tasso alcolico nel sangue previsto dalla vigente normativa<br />

in materia (0,5 g/l). L’etanolo nel sangue è rilevato in maniera indiretta,<br />

tramite un etilometro che, attraverso l’espirazione del soggetto, permette di<br />

ottenere tale parametro.<br />

2006 591


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

Ogni somministrazione sarà eseguita valutando contemporaneamente<br />

anche il flusso sanguigno cerebrale del soggetto sottoposto alle diverse prove,<br />

attraverso l’applicazione del Doppler Transcranico. L’ultrasonografia doppler<br />

transcranica è infatti una metodica che consente di rilevare la velocità, la direzione<br />

e le caratteristiche del flusso nelle arterie cerebrali mediante un fascio<br />

ultrasonoro ad emissione pulsata con frequenza di 2 MHz. Attraverso tale<br />

indagine sarà dunque possibile esaminare l’effetto dell’aumento progressivo<br />

del tasso alcolemico sull’attività emodinamica cerebrale.<br />

G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />

o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />

Nella letteratura scientifica internazionale e nella comune pratica clinica<br />

la valutazione della funzione ipofisaria non viene effettuata nel management<br />

di pazienti che hanno subito un trauma cranico o emorragie sub-aracnoidee.<br />

Ciò malgrado sia frequente il riscontro in tali condizioni patologiche di alterazioni<br />

significative della funzione ipofisaria sia in considerazione della peculiare<br />

localizzazione dell’ipofisi all’interno della sella turcica, sia per la delicatezza<br />

delle strutture infundibolo-ipotalamiche che ne assicurano la funzione e<br />

per il vulnerabile rifornimento ematico della ghiandola. In effetti studi autoptici<br />

datati più di 30 anni fa, avevano dimostrato che sino ad un terzo dei<br />

pazienti che avevano subito un trauma cranico fatale presentavano la necrosi<br />

dell’ipofisi anteriore.<br />

Pertanto appare stridente il contrasto tra ripetuti singoli casi di pazienti<br />

con ipopituitarismo post-traumatico e la mancanza di trials prospettici diagnostico-terapeutici<br />

miranti a evidenziare il peso epidemiologico dell’insufficienza<br />

ipofisaria correlata con i traumi cranici e altre patologie endocraniche.<br />

A legittimare l’ipotesi di un simile studio è l’evidenza da dati preliminari<br />

recenti che un qualche grado di ipopituitarismo sia presente in circa il 40% di<br />

pazienti che hanno subito traumi cranici moderati e severi.<br />

Obiettivi<br />

Sottoporre i pazienti ad accertamenti basali e dinamici di I e II livello e se<br />

necessario ad ulteriori accertamenti dinamici di III livello, allo scopo di valutare<br />

la funzione ipotalamo-ipofisaria dopo 3 mesi dall’ingresso nell’Unità<br />

Post-Coma (T0) e ad 1 anno dalla dimissione (T1).<br />

G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari<br />

e dello sviluppo delle abilità specifiche in atleti di alto livello<br />

praticanti basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche<br />

di allenamento (Marco Traballesi)<br />

Lo scopo del presente progetto di ricerca, articolato in 24 mesi e partito nel<br />

2005, è quello di eseguire dei test di valutazione funzionale su una squadra agonistica<br />

di basket in carrozzina, uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni<br />

paraolimpiche, durante le varie fasi della stagione agonistica, al fine<br />

592 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

di fornire agli allenatori e ai preparatori atletici informazioni scientifiche, per<br />

ottimizzare l’allenamento.<br />

Il progetto prevede due fasi. Al momento è stata completata la prima fase,<br />

relativa al periodo di osservazione e scelta dei test di valutazione funzionale ad<br />

inizio della stagione agonistica, su 11 atleti, di cui 7 paraplegici e 4 amputati.<br />

La seconda fase prevede l’applicazione dei test di valutazione funzionale nelle<br />

varie fasi della stagione agonistica.<br />

I test saranno di due tipologie differenti. Il primo tipo di test (massimo consumo<br />

di ossigeno) riguarderà l’aspetto strettamente metabolico e verrà effettuato,<br />

mediante metabolimetro COSMED K4 b2, ad inizio, metà e fine campionato.<br />

Il secondo gruppo di test valuterà le caratteristiche specifiche del gesto<br />

tecnico del basket (capacità di controllo e di regolazione dei movimenti), e<br />

verrà effettuato dall’inizio alla fine del campionato con cadenza bimestrale.<br />

G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento<br />

e delle funzioni cognitive da applicare ai disturbi funzionali<br />

conseguenti ad encefalopatia vascolare come strumento utile<br />

a fini riabilitativi (Maura Bragoni)<br />

Il progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di esplorare<br />

le possibilità offerte dalle odierne modalità di interazione multimodale uomomacchina<br />

per dotare il medico di strumenti di misura quantitativa e qualitativa<br />

da applicare agli esiti funzionali successivi ad encefalopatia infartuale. In<br />

particolare lo studio si propone di realizzare un primo prototipo di piattaforma<br />

hardware-software modulare, espandibile nel tempo, che consenta al<br />

medico di disporre, in unico apparecchio, di modalità avanzate, complementari<br />

ed integrate di misura delle funzioni motorie, respiratorie e cognitive, al<br />

fine di rendere tali misure sempre più sensibili e specifiche.<br />

La piattaforma sarà composta da un sistema di acquisizione per la misurazione<br />

di segnali cinestetici provenienti da stoffe sensorializzate (tipo guanto o<br />

maglietta estremamente leggeri e vestibili con numerosi sensori di bending e di<br />

switch realizzati nel laboratorio ISIM_Garage dell’Università di Tor Vergata).<br />

Nella prima parte del progetto ci si è dedicati allo sviluppo di una prima versione<br />

dell’hardware e del software necessari all’acquisizione dei dati biofisici. A<br />

breve cominceranno i test di usabilità del suddetto pannello di controllo.<br />

G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />

per l’impiego delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />

nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />

Il presente progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di<br />

indagare le influenze della stimolazione magnetica ripetitiva transcranica<br />

sulla rappresentazione motoria corticale in Corteccia Motoria Primaria (M1)<br />

in relazione alle diverse fasi del recupero funzionale nei soggetti con postumi<br />

di stroke. La Stimolazione Magnetica Transcranica (SMT) è una tecnica neurofisiologica<br />

non invasiva che permette lo studio della rappresentazione<br />

motoria corticale e della funzionalità delle vie motorie centrali eccitando o<br />

2006 593


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

inibendo la corteccia cerebrale con una risoluzione temporale molto precisa.<br />

La SMT è specificamente utile per l’analisi della riorganizzazione a breve e<br />

lungo termine delle efferenze corticali motorie dopo varie patologie: ablazione<br />

emisferica corticale, lesioni midollari, amputazione, prolungata immobilizzazione,<br />

altre patologie del SNC. È noto ormai da alcuni decenni che l’attività<br />

motoria ed in generale il flusso informativo di circuiti cerebrali tendono a<br />

modellare l’attività corticale con variazioni anche significative dell’organizzazione<br />

spaziale delle mappe somatotopiche sia motorie che sensitive, in particolare<br />

nelle aree primarie.<br />

Si è già proceduto alla definizione dei parametri di stimolazione ripetitiva<br />

e della soglia di eccitabilità motoria dopo stimolazione magnetica focale delle<br />

aree motorie dell’emisfero affetto e di quello controlaterale ed è stata iniziata<br />

una valutazione preliminare per lo sviluppo di un protocollo di trattamento<br />

per soggetti con spasticità secondaria a lesione vascolare ischemica.<br />

G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />

e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

Scopo dello studio, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, è valutare<br />

l’efficacia di un programma di biofeedback elettromiografico applicato in condizioni<br />

statiche e dinamiche e finalizzato al recupero della funzione deambulatoria<br />

in pazienti affetti da esiti di stroke, comparati con un gruppo di soggetti<br />

affetti dalla stessa patologia e trattati con metodiche neuromotorie tradizionali.<br />

Il biofeedback è una metodica che permette un auto-apprendimento e<br />

condizionamento e rappresenta una metodica in grado di migliorare alcune<br />

prestazioni riabilitative, sia in termini di reclutamento che di rilasciamento.<br />

L’apparecchio in uso rappresenta un’evoluzione dal punto di vista tecnologico,<br />

in quanto permette il controllo e la registrazione di vari parametri clinici. La<br />

peculiarità di questo tipo d’intervento riabilitativo è che può agire, a differenza<br />

di altre metodiche, anche sulla qualità del passo, parametro spesso trascurato.<br />

Attualmente sono stati studiati sei pazienti (tre soggetti trattati con biofeedback<br />

e tre di controllo).<br />

G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature<br />

per scarico parziale del peso corporeo in pazienti<br />

con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

Il trattamento riabilitativo dello stroke deve mirare a minimizzare la<br />

menomazione, prevenire le complicanze e migliorare le prestazioni funzionali<br />

dei soggetti colpiti, sia per incrementare il benessere psico-fisico e la qualità<br />

di vita degli stessi, che per un’ottimale distribuzione delle risorse economiche<br />

a disposizione della comunità. Già da anni è emerso in riabilitazione il concetto<br />

di un approccio “ task-specific ” (Carr J. and Shepherd R. (1998) Neurological<br />

Rehabilitation. Oxford: Butterworth & Heinemann), per cui il soggetto<br />

che deve essere riabilitato in una determinata prestazione funzionale deve<br />

esercitarsi ripetutamente in quel compito: così la rieducazione del cammino<br />

implica che il paziente venga esercitato nella marcia, piuttosto che essere sot-<br />

594 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

toposto a lunghe, preliminari sedute di esercizi sul lettino per tentare di inibire<br />

l’ipertonia (Hesse S. (2004) Restor Neurol Neurosci 22: 359-369).<br />

Per questo obiettivo si dimostra interessante il trattamento terapeutico del<br />

recupero della deambulazione di pazienti affetti da esiti di stroke, su treadmill<br />

con parziale sospensione del carico, che ha il suo razionale nella possibilità di<br />

allenare i central pattern generators, responsabili di schemi elementari di<br />

deambulazione in animali da esperimento portatori di lesioni spinali, attraverso<br />

un compito locomotorio ripetitivo. Il trattamento su treadmill con<br />

sospensione di carico, ha tuttavia lo svantaggio di richiedere un elevato impegno<br />

assistenziale, di due o tre terapisti per assistere i pazienti più gravemente<br />

compromessi, durante l’esercitazione terapeutica. Apparecchiature quali il<br />

Gait-Trainer I della Reha-Stim®, consentono di esercitare i pazienti con lo<br />

stesso risultato funzionale, impegnando un solo terapista e con un innegabile<br />

vantaggio in termini di utilizzazione delle risorse disponibili.<br />

G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />

funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />

L’obiettivo del presente progetto è quello di incrementare il livello di attività<br />

fisica in soggetti ultrasessantenni e di valutare gli effetti dell’esercizio<br />

regolare sullo stile di vita e sui parametri fisiologici, psicologici e funzionali.<br />

Verrà effettuata una visita clinica con elettrocardiogramma e spirometria al<br />

fine di valutare le condizioni cliniche di base dei soggetti arruolati nello studio<br />

ed escludere coloro che presentano patologie controindicanti la pratica<br />

dell’ attività programmata.<br />

Nei soggetti arruolati verranno quindi effettuati prima dell’inizio dell’attività<br />

fisica test di valutazione funzionale dello stato di efficienza fisica, test psicologici<br />

e sulla qualità della vita, valutazione antropometrica. Il periodo di<br />

attività fisica prevede, per 6 mesi, 2-3 sedute di allenamento settimanali della<br />

durata ciascuna di un’ora, ad intensità submassimale per le varie tipologie di<br />

esercizi. L’allenamento verrà effettuato in gruppi di 10-15 persone, sotto la<br />

guida di tecnici sportivi laureati in Scienze Motorie con specializzazione in<br />

Attività Motoria Preventiva e Adattativa. Le sedute di allenamento prevedranno<br />

una parte costituita da attività di tipo aerobico ed una parte costituita<br />

da esercizi a carico naturale e/o con attrezzi di facile reperibilità eseguiti<br />

anche sotto forma di circuito.<br />

Al termine del protocollo di allenamento i soggetti saranno sottoposti<br />

nuovamente agli esami clinico-strumentali e di valutazione funzionale e psicologica<br />

sopra menzionati.<br />

G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />

in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />

Il nuoto è uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni paralimpiche.<br />

Come in tutte le discipline sportive, e a maggior ragione in quelle di<br />

tipo agonistico ad alto livello, l’allenamento determina adattamenti cui vanno<br />

incontro l’apparato cardiovascolare e il sistema metabolico.<br />

2006 595


Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />

Lo scopo del presente progetto di ricerca è quello di studiare gli adattamenti<br />

cardiovascolari e metabolici, nonché effettuare il controllo dell’allenamento<br />

degli atleti della squadra del nuoto del S. <strong>Lucia</strong> Sport, durante le varie<br />

fasi della stagione agonistica. Questi dati saranno forniti all’allenatore e al<br />

preparatore atletico al fine di programmare i carichi di lavoro, durante la stagione<br />

agonistica, per ciascun atleta. Gli adattamenti saranno studiati attraverso<br />

l’esecuzione di test valutazione funzionale e di esami strumentali. La<br />

valutazione funzionale verrà effettuata con test all’ergometro a manovella e<br />

con metabolimetro COSMED K4 b2. Gli adattamenti cardiovascolari saranno<br />

studiati attraverso l’esecuzione di un ecocardiogramma-color Doppler.<br />

La valutazione funzionale e l’ecocardiogramma-color Doppler saranno<br />

effettuati all’inizio della preparazione atletica, durante il periodo di massima<br />

forma e dopo la fine della stagione agonistica.<br />

596 2006


Attività<br />

per progetti


ANALISI ELETTROFISIOLOGICA, BIOLOGICA<br />

E COMPORTAMENTALE IN MODELLI ANIMALI<br />

DI DISTONIA<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

NICOLA BIAGIO MERCURI<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Nicola Biagio Mercuri<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 2 – Antonio Pisani<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 3 – Stefano Puglisi-Allegra<br />

Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Neurologia sperimentale (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

IRCCS, Roma) – Nicola Biagio Mercuri<br />

U.O. 2 – Laboratorio Neurofisiologia (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />

Antonio Pisani<br />

U.O. 3 – Laboratorio di Neurobiologia del comportamento (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong><br />

<strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Stefano Puglisi-Allegra<br />

U.O. 4 – Laboratorio di Neurofarmacologia Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche<br />

(Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro) –<br />

Maria Tiziana Corasaniti<br />

MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />

L’identificazione delle disfunzioni, a livello neuronale e sinaptico, ed ad<br />

un livello più integrato “ comportamentale ”, che occorrono nella distonia è un<br />

requisito assoluto per sviluppare una terapia che possa bloccare o ritardare<br />

la progressione della malattia distonica. Pertanto, partendo da questa considerazione,<br />

nel presente studio, ci prefiggiamo di ottenere delle importanti<br />

informazioni sul ruolo della torsina A e sulle alterazioni funzionali che avvengono<br />

nei neuroni nigrali, striatali ed ippocampali, nonché a livello dei neuroni<br />

sensitivi spinali in modelli murini di distonia generalizzata. Lo studio sarà<br />

articolato basandosi su validate tecniche elettrofisiologiche, comportamentali,<br />

farmacologiche e biochimiche.<br />

Il nostro principale obiettivo è di analizzare alcune proprietà elettrofisiologiche<br />

e farmacologiche di base in neuroni nigrali, striatali e ippocampali<br />

di topi mutanti. Sarà anche valutata la risposta degli animali<br />

mutati a situazioni stressanti, il loro grado di ansia e le modalità di reazione<br />

a stimoli edonici. In relazione ad un’alterazione generalizzata della reattività<br />

che questi animali possono avere di fronte a stimoli stressanti, verranno<br />

anche esaminate le modifiche comportamentali e biochimiche indotte da<br />

stimoli nocicettivi applicati a livello periferico che influenzano l’attività del<br />

midollo spinale.<br />

Valuteremo quindi, possibili differenze, somiglianze e meccanismi convergenti<br />

delle varie funzioni cellulari sia in animali di controllo che in<br />

animali affetti da distonia. La ricerca valuterà inoltre l’ipotesi che la depressione,<br />

spesso associata ai disturbi motori, possa essere collegata ad un deficit<br />

di trasmissione dopaminergica del sistema nigro-striatale nei topi DYT1<br />

analizzandone i fenotipi comportamentali e neurochimici in modelli animali<br />

di depressione. La reattività degli animali mutati a stimoli nocicettivi<br />

periferici ci darà informazioni sul processamento e mantenimento degli stimoli<br />

dolorosi. Dall’esame integrato delle possibili disfunzioni presenti a<br />

livello degli animali DYT1 si spera di ricavare informazioni atte ad indirizzare<br />

nuove strategie terapeutiche per correggere i disturbi motori e psicologici<br />

della distonia umana.<br />

600 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

I risultati ottenuti dalla collaborazione delle diverse unità operative saranno<br />

oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali sottoposte a procedimento<br />

di “ peer-review ”. Inoltre, i dati raccolti saranno presentati, sotto forma<br />

di poster o comunicazioni orali ai maggiori convegni nazionali ed internazionali<br />

sia di scienze di base (SINS, Società italiana di neuroscienze, Società italiana<br />

di farmacologia, Società americana di neuroscienze) che cliniche (Società<br />

italiana di neurologia, Movement disorder society).<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Gli obiettivi consistono nell’identificazione delle possibili alterazioni delle<br />

proprietà di membrana e sinaptiche dei neuroni in un modello animale di<br />

distonia. Un ulteriore scopo della presente ricerca è lo studio di possibili<br />

modificazioni neurotrasmettitoriali che possano determinare le alterazioni<br />

comportamentali presenti in questi animali.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

La validità e gli avanzamenti della ricerca svolta saranno oggetto di verifiche<br />

semestrali con le altre unità operative coinvolte nel progetto. In particolare,<br />

un obiettivo intermedio sarà di discutere i dati scientifici ottenuti dalla<br />

collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la stesura di pubblicazioni<br />

da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i dati saranno<br />

oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali (Società italiana<br />

di neurologia, Società italiana di neuroscienze, Società americana di<br />

neuroscienze, Società italiana di farmacologia, ecc).<br />

METODOLOGIA<br />

Elettrofisiologia – Preparazione del tessuto cerebrale (sostanza nera,<br />

striato, ippocampo). Saranno utilizzati topi della linea transgenica di controllo<br />

(hWT) e topi della linea transgenica mutata (hMT). Saranno usati anche<br />

topi controllo, che non esprimono nessuna forma di torsina A, il transgene<br />

umano, né la sua forma mutata. I topi saranno sacrificati tramite dislocazione<br />

cervicale, previa anestesia. Il cervello sarà rapidamente rimosso dalla scatola<br />

cranica e fettine cerebrali (180-200 micron) saranno estratte dal cervello in<br />

toto, tramite taglio coronale eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in Krebs<br />

ossigenato (vedi oltre per la composizione) mantenuto a 33 °C. Una singola<br />

fettina è trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di volume), montata<br />

su un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato con un obiettivo<br />

60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus), ed è sommersa in<br />

una soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta alla temperatura di<br />

32°C e ossigenata da una miscela di carbossigeno 95% O2/ 5% CO2. La composizione<br />

della soluzione di perfusione è la seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5<br />

KCl, 1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10 glucosio, 18 NaHCO3.<br />

2006 601


Sezione III: Attività per progetti<br />

Le registrazioni intracellulari con microelettrodi (riempiti con una soluzione<br />

2 M di KCl, resistenza 40-60 Mega-Ohm) vengono eseguite secondo la<br />

metodica del current-clamp. Un elettrodo bipolare di stimolazione è collocato<br />

vicino all’elettrodo di registrazione, ed entrambi i poli si trovano a contatto<br />

con la sostanza bianca tra la corteccia e lo striato. La stimolazione delle fibre<br />

cortico striatali e di Shaffer ippocampali evoca un potenziale post-sinaptico<br />

eccitatorio (EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utilizzato un Amplificatore,<br />

modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce elettrofisiologiche<br />

sono visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio (Gould Classic<br />

6000), e quindi acquisite e catalogate mediante il programma pClamp 9 (Axon<br />

Instruments), ed analizzate successivamente con il programma Clampfit (Axon<br />

Instruments). La stimolazione alta frequenza è ottenuta attraverso uno stimolo<br />

(HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per treno, con 20 sec d’intervallo), indotto sulle<br />

fibre afferenti. Le registrazioni di patch clamp, in configurazione whole-cell,<br />

sono eseguite attraverso microcapillari di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di<br />

resistenza), contenenti la seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate,<br />

10 NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2, 0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N<br />

–tetracetico, 19 acido N-(2-idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina<br />

trifosfato (GTP), 1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato<br />

con KOH. La corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore<br />

Axopatch 1D per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta<br />

dopo fusione dell’elettrodo con la membrana è misurata in modalità voltageclamp,<br />

e si assesta in un range di 5-30 Mega-Ohm. I test di voltaggio (Ramps) e<br />

le opportune sottrazioni digitali delle correnti risultanti sono ottenuti mediante<br />

l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments). Per comparare chiaramente<br />

le curve corrente-voltaggio, prima e dopo la perfusione di agenti farmacologici,<br />

viene controllata la resistenza attraverso l’ampiezza del picco delle<br />

correnti transienti capacitive indotte con steps di 5 mV, applicati prima del test<br />

di voltaggio (da -120 mV a -40 mV, 6 mV/s). I valori saranno poi riportati come<br />

medie +/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari.<br />

Microfluorimetria – Le misurazioni di [Na+] e [Ca2+] intracellulare<br />

saranno fatte su neuroni caricati col colorante sodio-sensibile (sodiumbinding<br />

benzofuran isophthalate, SBFI) e con il fura-2 (Calcio). Tutti gli indicatori<br />

fluorescenti saranno applicati attraverso l’elettrodo di patch. Il segnale<br />

fluorescente proveniente dal citoplasma neuronale sarà ottenuto con un<br />

sistema d’eccitazione e detenzione della Photonic Science, UK.<br />

Comportamento – Tutti i test comportamentali saranno registrati da una<br />

telecamera connessa ad un computer PC dotato del sistema d’analisi Ethovision2<br />

(Noldus, Wageningen). Il sistema permette di quantificare in maniera<br />

automatica le misure comportamentali.<br />

Microdialisi intracerebrale – Ai soggetti sperimentali sarà impiantata unilateralmente<br />

una cannula guida 24 ore prima dell’inserimento del “ probe ”<br />

per la dialisi (Metalant AB, Stockholm). I campioni di dialisato saranno analizzati<br />

per mezzo di HPLC (sistema Alliance, Waters Corporation, Milford,<br />

MA) con detezione coulometrica (ESA Model 5200A Coulochem II) dotato di<br />

una cella di condizionamento (M 5021) e di una cella analitica (M 5011).<br />

602 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

Immunoistochimica – Per l’analisi immunoistochimica saranno utilizzati<br />

anticorpi primari prodotti dalla ditta <strong>Santa</strong> Cruz Biotechnology: (c-Fos<br />

(sc-52), FosB/∆FosB (sc-7203), p-CREB-1 (Ser-133): sc-7978) e per l’identificazione<br />

dell’afferentazione dopaminergica; il trasportatore della dopamina DAT<br />

(monoclonal rat anti-DAT, Chemicon, 1:10000). Le sezioni trattate saranno<br />

analizzate con l’aiuto di un microscopio (Zeiss, Axiotop), fotografate con una<br />

telecamera CCD CoolSnap connessa al microscopio. La quantificazione utilizzerà<br />

il programma Metamorph (Universal Imaging Corporation).<br />

Studio del dolore neuropatico e tests comportamentali – Il modello della<br />

legatura del nervo spinale descritta da Kim & Chung (1992) prevede l’esposizione<br />

e la legatura (silk thread n. 6) del nervo spinale L5 nel topo. Gli animali<br />

(topi di almeno 5 settimane di età) vengono anestetizzati con isoflurano. Un’incisione<br />

mediana viene fatta nella pelle della schiena a livello L2-S2 e i muscoli<br />

paraspinali del lato sinistro vengono separati dai processi spinali, dalle articolazioni<br />

e dai processi transversi a livello L4-S1. Il nervo spinale sinistro L5<br />

viene isolato e strettamente legato (silk thread 6-0) e la ferita suturata (vycril<br />

suture 3-0). La procedura chirurgica prevista per il gruppo sham è identica a<br />

quella del gruppo neuropatico eccetto che per la legatura del nervo spinale. In<br />

seguito, sia la postura che il comportamento generale vengono monitorati per<br />

tutto il periodo post-operatorio. Infine, gli animali vengono sacrificati con la<br />

somministrazione (i.p.) di una dose letale di anestetico (cloralio idrato). I tests<br />

per lo studio della sensibilità meccanica e termica (von Frey e Haregreaves’<br />

test, rispettivamente) vengono effettuati prima dell’induzione del dolore neuropatico<br />

per la determinazione dei livelli basali e nel periodo post-operatorio a 1,<br />

3, 7, 10, 14, 17, 21, 24 e 28 giorni dalla ligatura del nervo spinale.<br />

Il test von Frey è stato descritto da diversi autori (Fuchs et al., 1999; Kim<br />

& Chung, 1992; Seltzer et al., 1990) come metodo per determinare la presenza<br />

di allodinia meccanica utilizzando filamenti numerati (von Frey hairs)<br />

di diversa rigidità che imprimono una forza incrementale secondo una scala<br />

logaritmica. Inizialmente gli animali vengono acclimatati in un box di perspex<br />

(75 mm per 90 mm) con pavimento metallico per un periodo di circa 60<br />

minuti. In seguito, i filamenti di von Frey vengono applicati sulla superficie<br />

glabra della zampa posteriore sinistra per 3-5 secondi al fine di determinare<br />

il tempo di soglia della zampa. Per determinare la “ withdrawal threshold ”<br />

esistono due metodi: il full battery testing (Fuchs et al., 1999) che permette di<br />

calcolare la percentuale di risposta in seguito all’applicazione di otto filamenti,<br />

in ordine ascendente di forza compresa tra gli 0.219g e i 7.59g, per<br />

cinque volte ciascuno e l’up-down method (Chaplan et al., 1994; Dixon, 1980)<br />

che consente di determinare il valore corrispondente al 50% della soglia di<br />

withdrawal. Tra questi viene utilizzato l’up-down che consiste nell’applicare<br />

come primo filamento quello corrispondente al 50 % della soglia di withdrawal<br />

in condizioni basali e successivamente un filamento di forza decrescente<br />

in seguito a presenza di risposta nocicettiva e uno di forza crescente in<br />

seguito ad assenza di risposta. Il test continua fino a che si ottengono almeno<br />

sei misurazioni intorno al valore del 50 % di withdrawal threshold. Ogni<br />

misurazione viene eseguita a distanza di 3 minuti dalla successiva per evitare<br />

la presenza di risposte amplificate a causa delle ravvicinate stimolazioni.<br />

2006 603


Sezione III: Attività per progetti<br />

Il test di Haregreaves (Haregreaves et al., 1988) permette di determinare la<br />

presenza di iperalgesia termica misurando il tempo di reazione del topo allo<br />

stimolo termico e consiste nella proiezione di una sorgente di calore radiante<br />

sulla zampa. In seguito alla cessazione dell’attività esplorativa dell’animale, si<br />

proietta tale sorgente sulla zampa posteriore sinistra utilizzando un’intensità<br />

del 20 % e un cut-off di 20 secondi per evitare eventuali danni tessutali. I risultati<br />

saranno espressi come media ± ES e le differenze valutate statisticamente<br />

utilizzando l’analisi della varianza ad una via (ANOVA) seguita, dove appropriato,<br />

da un test per comparazioni multiple come il test di Turkey.<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />

punto di vista conoscitivo che una ricaduta clinica che basandosi sulle informazioni<br />

ottenute possa identificare nuove terapie atte a contrastare il progredire<br />

della malattia. Infatti, l’individuazione di fattori cellulari e molecolari responsabili<br />

di patologie del sistema extrapiramidale può avere un diretto impatto nelle<br />

eventuali strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe in prima<br />

istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed inoltre potrebbe<br />

indurre il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire e<br />

mediare la trasferibilità delle conoscenze verso progetti produttivi.<br />

La rilevanza scientifica del progetto e la divulgazione delle conoscenze<br />

derivate sarà documentata dalla presentazione e discussione effettuata presso<br />

le sedi scientifiche preposte (meeting, workshops) e dalla sottomissione dei<br />

risultati ottenuti a riviste scientifiche internazionali ad alto fattore di impatto,<br />

seguita dalla pubblicazione degli stessi.<br />

BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />

La “ distonia di torsione primaria generalizzata ad esordio precoce ” è una<br />

malattia autosomica dominante correlata alla delezione di una tripletta GAG<br />

a carico del gene DYT1 sul cromosoma 9q34, con conseguente perdita di un<br />

residuo di acido glutammico nella regione carbossi-terminale della proteina<br />

torsina A. Circa il 60 % degli individui affetti da tale malattia presenta la<br />

mutazione. Inoltre, è noto che la mutazione ha una penetranza del 30/40 %.<br />

Dati clinici molto recenti indicano che la mutazione DYT1 GAG è associata a<br />

episodi di depressione maggiore ricorrenti ad esordio precoce.<br />

La torsina A è una proteina ATPasica la cui funzione è ancora in gran<br />

parte sconosciuta. Recentemente sono stati prodotti dei modelli di topo transgenico<br />

in cui è stata espressa la proteina umana normale torsina-A (wild-type,<br />

hWT), o quella mutata (hMT). Un ceppo di topi transgenici presenta movimenti<br />

normali nei primi mesi di vita, accompagnati però da anomalie dell’apprendimento<br />

motorio e da postura distonica patologica a carico degli arti. In<br />

un altro tipo di animale transgenico è evidente, già nel primo mese di vita,<br />

un’iperattività motoria associata a movimenti simil distonici degli arti.<br />

Dal momento che i gangli della base svolgono un ruolo importante nel<br />

controllo del movimento e nell’apprendimento motorio, e l’ippocampo è coin-<br />

604 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

volto nella memoria spaziale, è utile valutare e comparare la funzione di tali<br />

aree cerebrali in topi normali e DYT1. Poiché i topi transgenici DYT1<br />

mostrano livelli ridotti di metaboliti della dopamina nel sistema nigrostriatale<br />

e stati depressivi ricorrenti sono stati anche osservati in pazienti parkinsoniani,<br />

è stato ipotizzato che la depressione associata ai disturbi motori distonici<br />

possa essere collegata ad un deficit di trasmissione dopaminergica nel<br />

sistema nigro-striatale. La ricerca proposta valuterà quest’ultima ipotesi nei<br />

topi DYT1 analizzando i fenotipi comportamentali e neurochimici in modelli<br />

animali di depressione.<br />

Inoltre, esperimenti elettrofisiologici preliminari (Mercuri & Pisani)<br />

suggeriscono un’alterazione della LTD corticostriatale, in supporto alle modifiche<br />

degli schemi motori e della memorizzazione di programmi motori negli<br />

animali transgenici. Questi risultati sembrano essere in accordo con le anormalità<br />

comportamentali già osservate nei topi mutanti (Sharma et al., 2005).<br />

Tuttavia, il limitato numero di studi esistenti non consente di escludere una<br />

più generale alterazione dei meccanismi alla base della plasticità sinaptica.<br />

Assume, pertanto, importanza stabilire se la mutazione della torsina A oltre a<br />

determinare alterazioni neuronali che sostengono deficit motori e cognitivi,<br />

sia in grado di causare una più generale alterazione nella trasmissione in contesti<br />

non propriamente motori. Quindi, riveste importanza un’analisi della<br />

trasmissione nocicettiva che riconosce anche meccanismi di plasticità neuronale.<br />

Sarà quindi utile stabilire se esistano e siano accentuati fenomeni di sensitizzazione<br />

nei topi DYT1 che possano causare il dolore neuropatico.<br />

Infine, dati clinici molto recenti indicano che la mutazione DYT1 GAG è<br />

anche associata a episodi di depressione maggiore ricorrenti ad esordio precoce<br />

che non sembrano correlare con la gravità dei disturbi distonici. Poiché i<br />

topi transgenici DYT1 mostrano livelli ridotti di metaboliti della dopamina nel<br />

sistema nigrostriatale e stati depressivi ricorrenti sono da attribuire ad una<br />

carenza di catecolamine, è utile stabilire se la depressione associata ai<br />

disturbi motori distonici possa essere collegata ad un deficit di trasmissione<br />

dopaminergica del sistema nigro-striatale.<br />

– Augood S.J., Penney J.B.Jr. Friberg I.K., Breakefield X.O., Young A.B., Ozelius L.J.,<br />

Standaert D.G. (1998) Ann Neurol 43: 669-673.<br />

– Doheny D., Danisi F., Smith C., Morrison C., Velickovic M., de Leon D., Bressman S.B.,<br />

Leung J., Ozelius L., Klein C., Breakefield X.O., Brin M.F., Silverman J.M. (2002) Neurology<br />

59: 1244-1246.<br />

– Furukawa Y., Rajput A.H. (2002) Neurology 59: 1130-1131.<br />

– Ozelius L.J., Hewett J.W., Page C.E., Bressman S.B., Kramer P.L., Shalish C., de<br />

Leon D., Brin M.F., Raymond D., Corey D.P., Fahn S., Risch N.J., Buckler A.J.,<br />

Gusella J.F., Breakefield X.O. (1997) Nature Genet 17: 40-48.<br />

– Dang M.T., Yokoi F., Pence M.A., Li Y. (2006) Neurosci Res 56(4): 470-474.<br />

– Pisani A., Martella G., Tscherter A., Bonsi P., Sharma N., Bernardi G., Standaert D.G.<br />

(2006) Neurobiol Dis 24(2): 318-325.<br />

– Sharma N., Baxter M.G., Petravicz J., Bragg D.C., Schienda A., Standaert D.G.,<br />

Breakefield X.O. (2005) J Neurosci 25(22): 5351-5355.<br />

– Walker R.H., Shashidharan P. (2003) Mov Disord 18(10): 1102-1107. Review.<br />

2006 605


Sezione III: Attività per progetti<br />

ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />

Il programma sarà così articolato. In una prima fase verranno validate le<br />

tecniche sperimentali che riguardano il progetto. Saranno inoltre stabiliti dei<br />

criteri relativi ai tempi ed ai modi di collaborazione tra le diverse Unità.<br />

Primo obiettivo sarà di mantenere ed espandere presso gli stabulari della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> le colonie di animali (topi) transgenici per la proteina<br />

umana Torsina A, inizialmente forniteci dai nostri collaboratori statunitensi.<br />

Il controllo del genotipo sarà effettuato in doppio cieco presso i laboratori<br />

di biologia molecolare della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ed anche presso i<br />

laboratori di origine negli Stati Uniti. Dopo il sacrificio degli animali, verrà<br />

asportata una porzione di coda, catalogata, opportunamente, congelata ed<br />

inviata a mezzo corriere negli Stati Uniti. Nello stesso tempo le varie unità<br />

operative lavoreranno per stabilire i modelli elettrofisiologici, comportamentali<br />

e biochimico/farmacologici.<br />

In una seconda fase, le varie Unità cominceranno a lavorare sul materiale<br />

costituito da topi normali e transgenici per poter ottenere dei risultati preliminari<br />

che possano indirizzare la ricerca secondo i programmi prefissati e/o<br />

secondo obiettivi che si rendano interessanti durante questa fase preliminare.<br />

Sarà anche importante, in questa fase, stabilire delle frequenti e scadenzate<br />

riunioni tra i gruppi allo scopo di informare le varie unità sullo stato dell’arte<br />

della ricerca e di discutere e indirizzare gli sforzi su obiettivi comuni.<br />

In particolare, l’Unità di neurologia sperimentale diretta dal Prof. Mercuri<br />

(U.O. 1) cercherà di stabilire le proprietà delle cellule dopaminergiche e dei<br />

neuroni CA1 ippocampali in topi di controllo e transgenici utilizzando tecniche<br />

di registrazioni elettrofisiologiche, extracellulari, intracellulari e di patchclamp.<br />

La valutazione delle funzioni dei neuroni dopaminergici mesencefalici<br />

sarà principalmente condotta utilizzando registrazioni elettrofisiologiche. Le<br />

cellule, registrate in modalità single-elettrode o patch-clamp, verranno esaminate<br />

per stabilire le modalità di scarica delle spikes, l’ampiezza dei potenziali<br />

sinaptici eccitatori ed inibitori, le risposte ad agonisti per i recettori dopaminergici<br />

e serotoninergici. In una seconda fase verranno effettuate delle registrazioni<br />

elettrofisiologiche in patch-clamp associate a misurazioni fluorimetriche<br />

del contenuto ionico intracellulare per determinare i livelli di calcio e<br />

sodio nei neuroni dopaminergici. In una terza fase si valuterà la funzione dei<br />

neuroni ippocampali (CA1) utilizzando tecniche di registrazione extracellulare<br />

(potenziali di campo) per stabilire le modalità di induzione e mantenimento<br />

di fenomeni sinaptici plastici (long-term potentiation, LTP; long-term,<br />

depression, LTD).<br />

L’Unità di Neurofisiologia coordinata dal prof. Pisani (U.O. 2) valuterà le<br />

caratteristiche dei neuroni striatali, registrati con metodiche di registrazione<br />

convenzionali e di patch-clamp. Il neostriato contiene diversi sottotipi neuronali<br />

con caratteristiche peculiari e distintive. In una precedente fase di studio, è<br />

stato dimostrato che un sottotipo di interneuroni striatali, gli interneuroni colinergici,<br />

mostrano un’alterata responsività allo stimolo dopaminergico, correlata<br />

ad un’anomala espressione di canali del calcio (Pisani et al., 2006). Test farmacologici<br />

con agonisti GABAergici e glutammatergici hanno dato risultati<br />

606 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

comparabili ai controlli. Al contrario, rispetto ai controlli, questi interneuroni<br />

mostrano una anormale sensibilità a dosi basse di quinpirolo, agonista dei<br />

recettori dopaminergici di tipo D2. Ciò potrebbe suggerire un incremento compensatorio<br />

di questi recettori. Un’accurata analisi del meccanismo sottostante<br />

(assemblaggio dei recettori, funzione della proteina G, attività dei canali del calcio<br />

accoppiati a recettori) merita ulteriori ricerche sperimentali. Questa osservazione<br />

appare di particolare interesse alla luce del ben noto coinvolgimento<br />

della trasmissione colinergica nella distonia (Augood et al., 2002; Albin et al.,<br />

2003) e, di conseguenza, delle potenziali strategie terapeutiche. Tale accurata<br />

analisi elettrofisiologica e farmacologica sarà anche focalizzata ai neuroni<br />

nigrali ed ippocampali.<br />

Nella prima fase di questa ricerca, nei laboratori del prof. Pisani analizzeremo<br />

le proprietà intrinseche e sinaptiche dei neuroni principali dello<br />

striato, i neuroni medium spiny (MS). Risultati sperimentali preliminari<br />

ottenuti da un piccolo numero di topi che esprimono la Torsina umana<br />

mutata suggeriscono che le proprietà intrinseche di membrana dei neuroni<br />

MS registrati da fettine acute non mostrano grossolane alterazioni. La curva<br />

corrente-voltaggio ottenuta con registrazioni elettrofisiologiche nella modalità<br />

del patch-clamp non ha infatti mostrato differenze significative rispetto<br />

a topi WT e di controllo. La frequenza di scarica dei potenziali d’azione, il<br />

potenziale di riposo delle cellule e la resistenza in ingresso erano non significativamente<br />

diverse nei topi mutati rispetto ai controlli. La stimolazione<br />

corticale evoca un potenziale postsinaptico eccitatorio nei neuroni MS, che<br />

presenta una prevalente componente mediata dai recettori ionotropici del<br />

glutammato di tipo AMPA, ed una di minore entità mediata da recettori<br />

NMDA. Valuteremo le singole componenti del potenziale sinaptico tramite<br />

esperimenti farmacologici in cui le singole componenti verranno isolate ed<br />

analizzate.<br />

Nella seconda fase, condurremo una serie di esperimenti in “ whole-cell<br />

patch-clamp ” e valuteremo le correnti sinaptiche in neuroni MS. Lo stimolo<br />

sinaptico determina, nelle cellule registrate, la comparsa di correnti sinaptiche<br />

sia con prevalente componente eccitatoria, glutammatergica (EPSC) che<br />

correnti inibitorie, mediate dal GABA (IPSC). In questa fase dello studio verranno<br />

esaminate le possibili differenze esistenti nei neuroni ottenuti da topi di<br />

diversi genotipi. Verrà inoltre valutata l’attività spontanea sia glutammatergica<br />

che GABAergica in condizioni di isolamento farmacologico. Le singole<br />

componenti sinaptiche verranno inoltre sottoposte a test farmacologici con<br />

agonisti dopaminergici in neuroni registrati da topi mutanti e i dati ottenuti<br />

saranno confrontati con quelli di controllo.<br />

In una terza fase della ricerca, l’U.O. 2 valuterà le possibili alterazioni<br />

della plasticità sinaptica cortico-striatale nei topi hMT, rispetto a topi WT e<br />

topi di controllo. Sono stati condotti esperimenti preliminari sulla induzione<br />

di Long-term depression (LTD) in neuroni MS. I primi risultati sembrano suggerire<br />

l’assenza di LTD corticostriatale, che supportano l’ipotesi che alla base<br />

del disturbo distonico esista un’alterazione nell’apprendimento motorio e<br />

nella memorizzazione di programmi motori. In questa fase cercheremo di<br />

confermare le osservazioni preliminari su di un vasto numero di animali.<br />

2006 607


Sezione III: Attività per progetti<br />

Inoltre, approfondiremo i meccanismi cellulari alla base dell’alterazione<br />

osservata. In particolare, valuteremo tramite esperimenti di farmacologia, la<br />

possibilità di ripristinare la LTD corticostriatale, previo trattamento farmacologico<br />

con sostanze ad azione dopaminergica, come agonisti recettoriali<br />

(D1 e D2), farmaci che inibiscano il reuptake di dopamina (amfetamina) e che<br />

ne facilitino il rilascio dai terminali sinaptici (nicotina). Tali esperimenti<br />

verranno condotti tramite tecniche di registrazioni convenzionali con “ sharpmicroelectrodes<br />

”, al fine di preservare l’integrità del contenuto citoplasmatico.<br />

Una complessa serie di meccanismi recettoriali e postrecettoriali sottostanno<br />

la generazione dell’LTD striatale.<br />

L’unità di Neurobiologia diretta dal Prof. Puglisi-Allegra (U.O. 3) in una<br />

prima fase valuterà la liberazione di dopamina ed eventualmente di noradrenalina<br />

mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi normali e<br />

transgenici (distonici liberi di muoversi). In una seconda fase verranno valutate,<br />

insieme al rilascio di neurotrasmettitori, le risposte comportamentali<br />

degli animali a stimoli avversivi o appetitivi. In una terza fase le risposte<br />

motorie di attivazione e di blocco, nonché le loro modificazioni causate dalla<br />

somministrazione di farmaci antidepressivi.<br />

L’unità di Neurofarmacologia Facoltà di Farmacia, UNICZ diretta dalla<br />

Prof. Maria Tiziana Corasaniti (U.O. 4) valuterà la sensibilità meccanica e termica<br />

(von Frey e Haregreave’ test, rispettivamente) con tests che verranno<br />

effettuati prima dell’induzione del dolore neuropatico, per la determinazione<br />

dei livelli basali, e nel periodo post-operatorio a 1, 3, 7, 10, 14, 17, 21, 24 e 28<br />

giorni dalla ligatura del nervo spinale in topi normali e transgenici. Dopo aver<br />

esaminato la plasticità della risposta nocicettiva, valuterà con un’analisi<br />

biochimica l’espressione della torsina A nel midollo spinale.<br />

OUTPUT DEL PROGRAMMA<br />

I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />

punto di vista conoscitivo che una diretta ricaduta clinica delle informazioni<br />

ottenute attraverso l’identificazione di nuove terapie farmacologiche atte a<br />

contrastare il progredire della distonia. L’individuazione di fattori cellulari e<br />

molecolari responsabili di patologie del sistema extrapiramidale può avere un<br />

diretto impatto nelle strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe<br />

in prima istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed<br />

inoltre indurrebbe il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire<br />

ulteriormente e mediare la trasferibilità delle conoscenze ottenute<br />

verso progetti di produzione di farmaci. La rilevanza scientifica del progetto e<br />

la divulgazione delle conoscenze ottenute sarà documentata dalla sottomissione<br />

dei risultati a riviste scientifiche internazionali ad alto fattore di<br />

impatto, seguita dalla pubblicazione degli stessi.<br />

Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 2 e 3 che<br />

fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

608 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale<br />

Nicola Biagio Mercuri<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

Col presente studio, ci prefiggiamo di ottenere delle importanti informazioni<br />

sul ruolo della torsina A e sulle alterazioni funzionali che occorrono<br />

nei neuroni nigrali ed ippocampali, in modelli murini di distonia<br />

generalizzata. Tali informazioni, ricavate con tecniche elettrofisiologiche e<br />

fluorimetriche in neuroni mantenuti in vivo in fettine di tessuto cerebrale,<br />

ci permetteranno di capire importanti elementi patofisiologici che sottengono<br />

al disfunzionamento neuronale dovuto alla presenza della proteina<br />

Torsina A umana nei topi transgenici. Riteniamo pertanto che tale analisi<br />

sperimentale possa risultare utile per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche<br />

nella distonia.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

La nostra ricerca sarà validata da comunicazioni (in forma di posters o<br />

relazioni) alla comunità scientifica e da pubblicazioni su riviste internazionali<br />

con peer review. L’interazione e lo scambio delle informazioni tra i vari ricercatori<br />

dello stesso e/o di altri gruppi stimolerà l’esecuzione di un lavoro scientifico<br />

sempre più focalizzato ed efficace.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

In una prima fase sarà molto importante la validazione delle metodiche<br />

usate. Infatti, i nostri sforzi saranno indirizzati allo stabilire la colonia di animali<br />

transgenici presso il nostro Istituto. In seguito, si otterranno risultati<br />

riguardanti le risposte neuronali a stimoli fisici (stimolazione elettrica sinaptica)<br />

e farmacologici in topi controllo e transgenici (distonici).<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Le unità operative verificheranno tra di loro i risultati della ricerca attraverso<br />

delle riunioni semestrali. In particolare, obiettivo intermedio sarà produrre dati<br />

scientifici ottenuti dalla collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la<br />

stesura di pubblicazioni da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i<br />

dati saranno oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali.<br />

METODOLOGIA<br />

Elettrofisiologia – Preparazione del tessuto cerebrale (sostanza nera,<br />

striato, ippocampo). Saranno utilizzati topi della linea transgenica di controllo<br />

(hWT) e topi della linea transgenica mutata (hMT). Saranno usati anche<br />

topi controllo, che non esprimono nessuna forma di torsina A, il transgene<br />

umano, né la sua forma mutata. I topi saranno sacrificati tramite dislocazione<br />

2006 609


Sezione III: Attività per progetti<br />

cervicale, previa anestesia. Il cervello sarà rapidamente rimosso dalla scatola<br />

cranica e fettine cerebrali (180-200 µm) saranno estratte dal cervello in toto,<br />

tramite taglio coronale eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in Krebs ossigenato<br />

(vedi oltre per la composizione) mantenuto a 33 °C. Una singola fettina<br />

è trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di volume), montata su<br />

un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato con un obiettivo<br />

60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus), ed è sommersa in una<br />

soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta alla temperatura di 32°C<br />

e ossigenata da una miscela di carbossigeno 95% O2/ 5% CO2. La composizione<br />

della soluzione di perfusione è la seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl,<br />

1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10 glucosio, 18 NaHCO3.<br />

Le registrazioni intracellulari con microelettrodi (riempiti con una soluzione<br />

2 M di KCl, resistenza 40-60 Mega-Ohm) vengono eseguite secondo la<br />

metodica del current-clamp. Un elettrodo bipolare di stimolazione è collocato<br />

vicino all’elettrodo di registrazione, ed entrambi i poli si trovano a contatto con<br />

la sostanza bianca tra la corteccia e lo striato. La stimolazione delle fibre cortico<br />

striatali e di Shaffer ippocampali evoca un potenziale post-sinaptico eccitatorio<br />

(EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utlizzato un Amplificatore,<br />

modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce elettrofisiologiche sono<br />

visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio (Gould Classic 6000), e<br />

quindi acquisite e catalogate mediante il programma pClamp 9 (Axon Instruments),<br />

ed analizzate successivamente con il programma Clampfit (Axon<br />

Instruments). La stimolazione alta frequenza è ottenuta attraverso uno stimolo<br />

(HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per treno, con 20 sec d’intervallo), indotto sulle<br />

fibre afferenti. Le registrazioni di patch clamp, in configurazione whole-cell,<br />

sono eseguite attraverso microcapillari di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di<br />

resistenza), contenenti la seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate, 10<br />

NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2, 0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N –tetracetico,<br />

19 acido N-(2-idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina trifosfato<br />

(GTP), 1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato con<br />

KOH. La corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore Axopatch<br />

1D per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta dopo<br />

fusione dell’elettrodo con la membrana è misurata in modalità voltage-clamp, e<br />

si assesta in un range di 5-30 Mega- Ohm. I test di voltaggio (Ramps) e le opportune<br />

sottrazioni digitali delle correnti risultanti, sono ottenuti mediante<br />

l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments). Per comparare chiaramente<br />

le curve corrente-voltaggio, prima e dopo la perfusione di agenti farmacologici,<br />

viene controllata la resistenza attraverso l’ampiezza del picco delle<br />

correnti transienti capacitive indotte con steps di 5 mV, applicati prima del test<br />

di voltaggio (da -120 mV a -40 mV, 6mV/s). I valori saranno poi riportati come<br />

medie +/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari.<br />

Microfluorimetria – Le misurazioni di [Na+] and [Ca2+] intracellulare<br />

saranno fatte su neuroni caricati col colorante sodio-sensibile (sodium-binding<br />

benzofuran isophthalate (SBFI))e con il fura-2 (Calcio). (Tutti gli indicatori<br />

fluorescenti saranno applicati attraverso l’elettrodo di patch. Il segnale<br />

fluorescente proveniente dal citoplasma neuronale sarà ottenuto con un<br />

sistema d’eccitazione e detenzione della Photonic Science, UK.<br />

610 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

U.O. 2 – Laboratorio di Neurofisiologia<br />

Antonio Pisani<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

Obiettivo principale di tale Unità Operativa sarà la caratterizzazione dei<br />

meccanismi cellulari e molecolari alla base delle alterazioni osservate nella<br />

plasticità sinaptica del neostriato in un modello animale di Distonia Primaria.<br />

appare di notevole interesse confrontare i dati ottenuti da topi che esprimono<br />

la torsina umana con i topi transgenici per la torsina umana mutata. Ad oggi<br />

non è infatti chiaro il ruolo funzionale della proteina torsina. Tramite un<br />

approccio elettrofisiologico, ed in stretta collaborazione con le altre Unità<br />

Operative, valuteremo le proprietà intrinseche e sinaptiche dei neuroni di<br />

neostriatali. Valuteremo inoltre le peculiari caratteristiche della plasticità<br />

sinaptica,. tramite un approccio farmacologico analizzeremo il contributo di<br />

singoli trasmettitori, quali GABA, glutammato, dopamina, nella genesi di questo<br />

fenomeno.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente progetto verranno<br />

pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. inoltre, i<br />

dati ottenuti da questo progetto verranno presentati a congressi nazionali ed<br />

internazionali (Società italiana di neurologia; società italiana di neuroscienze;<br />

società americana di neuroscienze, ecc) quindi discussi con scienziati attivamente<br />

impegnati nella ricerca clinica e di base riguardante tale patologia.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

1. Analizzare le proprietà elettrofisiologiche e farmacologiche di base in<br />

neuroni striatali di topi che esprimono la torsina umana mutata (hMT).<br />

Saranno registrati neuroni “ medium spiny ” e interneuroni colinergici da<br />

fettine corticostriatali di topi Wild type (hWT) e topi mutanti (hMT) forniti<br />

dal nostro collaboratore scientifico della Harvard Medical School (Sharma<br />

et al., 2005). Ogni alterazione nelle proprietà intrinseche di membrana così<br />

come nella trasmissione sinaptica di questi neuroni verrà caratterizzata in<br />

dettaglio.<br />

2. Determinare se i topi DYT1 mostrano una alterazione della plasticità<br />

sinaptica nel circuito corticostriatale. Analizzeremo le possibili differenze<br />

nella plasticità sinaptica tra topi hWT e topi hMT.<br />

3. Nei nostri studi effettueremo esperimenti di patch-clamp su fettine di<br />

tessuto cerebrale ottenute da topi hWT e hMT. Saranno registrati sia neuroni<br />

striatali “ medium spiny ” che interneuroni colinergici. Verrà determinato il<br />

contributo relativo apportato dalle differenti correnti eccitatorie ed inibitorie.<br />

2006 611


Sezione III: Attività per progetti<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

La validità e gli avanzamenti della ricerca svolta saranno oggetto di verifiche<br />

semestrali con le altre unità operative coinvolte nel progetto. In particolare,<br />

obiettivo intermedio sarà di produrre dati scientifici ottenuti dalla<br />

collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la stesura di pubblicazioni<br />

da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i dati saranno<br />

comunque oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali.<br />

METODOLOGIA<br />

Preparazione del tessuto striatale. Saranno utilizzati quindi topi della<br />

linea transgenica di controllo (hWT) e topi della linea transgenica mutata<br />

(hMT). Saranno registrati anche topi controllo, che non esprimono nessuna<br />

forma di torsina A, il transgene umano, ne la sua forma mutata. I topi<br />

saranno sacrificati tramite dislocazione cervicale, previa anestesia. Il cervello<br />

sarà rapidamente rimosso dalla scatola cranica e le fettine corticostriatali<br />

(180-200 micron) saranno estratte dal cervello in toto, tramite taglio coronale<br />

eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in presenza di tampone di Krebs<br />

ossigenato (vedi oltre per la composizione del tampone) mantenute a 33 °C.<br />

Una singola fettina viene trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di<br />

volume), montata su un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato<br />

con un obiettivo 60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus),<br />

ed è sommersa in una soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta<br />

alla temperatura di 32°C e ossigenata da una miscela di carbossigeno medicale<br />

95% O2/ 5% CO2. La composizione della soluzione di perfusione è la<br />

seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10<br />

glucosio, 18 NaHCO3.<br />

Registrazioni Elettrofisiologiche. Le registrazioni intracellulari con<br />

microelettrodi (riempiti con una soluzione 2M di KCl, resistenza 40-60 Mega-<br />

Ohm) vengono eseguite secondo metodica del current-clamp. Un elettrodo<br />

bipolare di stimolazione è collocato vicino all’elettrodo di registrazione, ed<br />

entrambi i poli si trovano a contatto con la sostanza bianca tra la corteccia e<br />

lo striato. La stimolazione delle fibre cortico striatali evoca un potenziale<br />

post-sinaptico eccitatorio (EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utilizzato<br />

un Amplificatore, modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce<br />

elettrofisiologiche sono visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio<br />

(Gould Classic 6000), e quindi acquisite e catalogate mediante il programma<br />

pClamp 9 (Axon Instruments), ed analizzate successivamente con il programma<br />

Clampfit (Axon Instruments). La stimolazione tetanica è ottenuta<br />

attraverso uno stimolo ad alta frequenza (HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per<br />

treno, con 20 sec di intervallo), indotto sulle fibre afferenti. Le registrazioni di<br />

patch clamp, in configurazione whole-cell, sono eseguite attraverso microcapillari<br />

di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di resistenza), contenenti la<br />

seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate, 10 NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2,<br />

0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N –tetracetico, 19 acido N-(2-<br />

612 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina trifosfato (GTP),<br />

1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato con KOH. La<br />

corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore Axopatch 1D<br />

per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta dopo fusione dell’elettrodo<br />

con la membrana è misurata in modalità voltage-clamp, e si assesta<br />

in un range di 5-30 Mega-Ohm; previa compensazione elettronica. I test di<br />

voltaggio (Ramps) e le opportune sottrazioni digitali delle correnti risultanti,<br />

sono ottenuti mediante l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments).<br />

Per comparare chiaramente il legame corrente-voltaggio, prima e<br />

dopo la perfusione di agenti farmacologici, viene controllata la resistenza<br />

attraverso l’ampiezza del picco delle correnti transienti capacitive indotte con<br />

steps di 5 mV, applicati prima del test di voltaggio (da -120 mV a -40 mV,<br />

6mV/s). I valori saranno poi riportati nel <strong>testo</strong> e nelle figure come medie<br />

+/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari. Il test T di<br />

Student verrà utilizzato per la valutazione della significatività statistica. Valutazioni<br />

statistiche post-hoc (Turkey test) saranno effettuate ove necessario.<br />

2006 613


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />

Stefano Puglisi-Allegra<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

L’identificazione delle disfunzioni, a livello neuronale e sinaptico, ed ad<br />

un livello più integrato “ comportamentale ”, che occorrono nella distonia è un<br />

requisito assoluto per sviluppare una terapia che possa bloccare o ritardare la<br />

progressione della malattia distonica. L’attività di ricerca sarà rivolta alla verifica<br />

dell’ipotesi che la depressione associata ai disturbi motori possa essere<br />

collegata ad un deficit della trasmissione dopaminergica nel sistema nigrostriatale<br />

e meso-cortico-limbico nei topi DYT1 analizzando i fenotipi comportamentali<br />

e neurochimici in modelli di depressione. In particolare topi transgenici,<br />

i controlli ‘wild-type’ e gli eterozigoti saranno sottoposti: (a) al test di<br />

Porsolt come modello di depressione, (b) al test di preferenza spaziale condizionata<br />

mantenuta da un cibo appetibile come misura di anedonia, (c) al test<br />

del Plus-Maze e dell’esplorazione sociale come misure di ansia.<br />

Sulla base dei dati ottenuti dallo screening comportamentale si procederà<br />

ad analizzare la risposta di attivazione dei geni precoci (c-FOS, FOSB, ∆FOSB,<br />

p-CREB) promossa dalle condizioni di test che avranno prodotto i dati di maggior<br />

interesse, utilizzando procedure immunoistochimiche e di Western blot. In<br />

altri gruppi di animali verrà analizzata la risposta da stress dei sistemi dopaminergico<br />

nigro-striatale e meso-corticale. Il rilascio di dopamina (DA) nello<br />

striato dorsale, nello striato ventrale e nella corteccia pre-frontale sarà misurato<br />

mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi liberi di muoversi.<br />

L’obiettivo sarà la verifica di un fenotipo “ depressive-like ” nei topi DYT1<br />

che sia in relazione con la trasmissione catecolaminergica e la sua attivazione<br />

nei modelli sperimentali volti a valutare la risposta dell’organismo sia a stimoli<br />

positivi (gratificazione/anedonia) o avversivi (stress/coping).<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

I risultati finali dovranno essere in grado di dimostrare che quanto formulato<br />

nelle ipotesi alla base del progetto sia verificato o meno sulla base di<br />

evidenze sperimentali pubblicabili. In particolare dovrà essere verificato un<br />

fenotipo comportamentale che modelli la depressione e l’eventuale relazione<br />

con la trasmissione dopaminergica e i sistemi neurali che la regolano.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Si prevede che nel medio termine il programma di ricerca abbia acquisito<br />

dati sperimentali nei test comportamentali, test di Porsolt (o “ forced swimming<br />

test ”), nella preferenza spaziale condizionata e nel test del “ plus maze ”.<br />

In particolare, dovrà essere verificato se i topi distonici presentano una maggiore<br />

propensione al “ behavioral despair ” rispetto ai wild-type, se sono meno<br />

614 2006


Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />

suscettibili di apprezzare stimoli gratificanti e di attribuire salienza incentivante<br />

a stimoli condizionati, se la risposta catecolaminergica nelle aree cerebrali<br />

implicate nella gratificazione e nello stress sia ridotta.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

L’acquisizione di dati sperimentali che indichino in modo chiaro la valutazione<br />

del fenotipo comportamentale in almeno un modello sperimentale e<br />

la risposta dopaminergica cerebrale a stimolazioni positive o avversive.<br />

METODOLOGIA<br />

La liberazione di dopamina ed eventualmente di noradrenalina sarà misurata<br />

mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi liberi di muoversi.<br />

La microdialisi sarà effettuata in topi nei quali sarà impiantata unilateralmente<br />

nel caudatus putamen (CP), nella corteccia prefrontale mediale<br />

mpFC o nel nucleus accumbens NAc una cannula guida 24 ore prima dell’inserimento<br />

del “ probe ” per la dialisi. Il probe [membrana da dialisi di 2 mm<br />

(CP e mpFC) o 1 mm (NAc) e diametro esterno di 0.24 mm (del tipo MAB 4<br />

cuprophane prodotto dalla Metalant AB)] sarà testato per la capacità di recupero<br />

in vitro. I campioni di dialisato saranno analizzati per mezzo di HPLC<br />

(sistema Alliance, Waters Corporation, Milford, MA) con detezione coulometrica<br />

(ESA Model 5200A Coulochem II) dotato di una cella di condizionamento<br />

(M 5021) e di una cella analitica (M 5011). La cella di condizionamento sarà<br />

regolata a 400 mV, l’elettrodo 1 a 250 mV, e l’elettrodo 2 a – 250 mV. La<br />

colonna, una Nova-Pack C18 (3.9 × 150 mm, Waters) verrà mantenuta a 33°C e<br />

il flusso della fase mobile a 1.1 ml/min (Ventura et al., 2003; 2004; 2005). Sarà,<br />

in particolare, misurata la liberazione di neuromediatore in topi wild-type ed<br />

in topi DYT1 esposti a cibo o ad alimenti appetibili (es. cioccolata) o a stimoli<br />

avversivi (stimoli anche adoperati nel test di condizionamento spaziale).<br />

Saranno eventualmente testati gli effetti di farmaci antidepressivi e/o di inibitori<br />

della ricaptazione della dopamina.<br />

Il condizionamento spaziale verrà effettuato in gabbie test costituite<br />

da due compartimenti (15 × 15 × 20 cm) collegate da un corridoio centrale<br />

(15 × 5 × 20) come descritto in precedenza (Cabib et al., 2000; Ventura et al.,<br />

2003). In breve, la procedura sperimentale seguirà 3 fasi: Il giorno 1(pretest),<br />

i topi saranno liberi di esplorare l’intero apparato per 20 min. Durante<br />

i successivi 8 giorni (fase di condizionamento), i topi saranno confinati giornalmente<br />

per 40 min. alternativamente in una delle 2 camere. Per ciascun<br />

animale, durante la fase di condizionamento, uno dei 2 pattern sarà sempre<br />

appaiato con salina o con uno stimolo poco saliente e l’altro con lo stimolo<br />

saliente (appetitivi o avversivo o farmacologico). L’appaiamento sarà bilanciato<br />

così che per metà di ciascun gruppo sperimentale lo stimolo saliente<br />

sarà appaiato con un pattern e per l’altra metà con l’altro pattern. Per il<br />

gruppo di controllo, entrambe le camere saranno appaiate con salina o con<br />

uno stimolo non saliente (Ventura et al. 2007). Il test verrà eseguito il giorno<br />

10, allo steso modo del prestest.<br />

2006 615


Sezione III: Attività per progetti<br />

Il comportamento degli animali durante pretest e test sarà registrato da<br />

una telecamera connessa ad un computer PC dotato del sistema d’analisi<br />

Ethovision2 (Noldus, Wageningen). Il sistema permette di quantificare in<br />

maniera automatica i tempi di permanenza (sec) e il numero di entrate (frequenze)<br />

nelle diverse aree dell’apparato sperimentale. Sarà valutata anche<br />

l’attività locomotoria durante l’intero test.<br />

Il test di Porsolt (Forced Swimming Test) consiste nel immergere l’animale<br />

(5-10 min) in una recipiente contenente acqua. Il rapporto tra il tempo<br />

del nuoto o dei tentativi di fuga e l’immobilità è un indice del fenotipo<br />

“ depressive like ”. L’immobilità è antagonizzata dal trattamento con farmaci<br />

antidepressivi.<br />

L’Elevated Plus Maze (labirinto a croce rialzato) è comunemente utilizzato<br />

per valutare i livelli di ansia nei roditori. L’appartato consiste in un labirinto<br />

a croce rialzato da 50 cm da terra costituito da quattro bracci disposti in<br />

modo da formare una croce: due bracci non adiacenti sono chiusi da pareti<br />

mentre gli altri due sono aperti. Il test si basa sulla naturale tendenza dei roditori<br />

di evitare gli spazi aperti e di preferire invece gli spazi chiusi (dove è<br />

più facile nascondersi). L’esplorazione dei bracci aperti rispetto a quelli chiusi<br />

(in termine di tempo trascorso o di ingressi effettuati) fornisce una misura dei<br />

livelli di ansia dell’animale.<br />

616 2006


A COMPARISON OF THE PHARMACOLOGICAL<br />

EFFECTS BETWEEN CARBAMAZEPINE<br />

AND OXCARBAZEPINE<br />

An electrophysiological study in vitro<br />

Coordinatori scientifici di progetto<br />

NICOLA BERRETTA – ROBERT NISTICÒ<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Nicola Biagio Mercuri<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento privato


Sezione III: Attività per progetti<br />

INTRODUCTION<br />

Oxcarbazepine is a new antiepileptic drug (AED) that has been registered<br />

in more than 50 countries worldwide since 1990 and is indicated for the treatment<br />

of partial seizures (including the seizure subtypes of simple, complex and<br />

partial seizures evolving to secondarily generalized seizures) as both monotherapy<br />

and combination therapy in adults and children with epilepsy (1) .<br />

Oxcarbazepine (OXC) was developed to provide a compound chemically similar<br />

enough to Carbamazepine (CBZ) to mimic its efficacy and overall safety<br />

while improving its side-effect profile. There are also evidences that this drug<br />

is effective on neuropathic pain (ie trigeminal neuralgia) and in the treatment<br />

of refractory bipolar disorder.<br />

Like CBZ, Oxcarbazepine is considered to exert its pharmacological effects<br />

based on the following mechanisms:<br />

– Limitation of sustained high-frequency repetitive firing of sodium<br />

dependent action potentials of neurons in cell culture at therapeutic concentrations,<br />

an effect most probably due to modulation of voltage-sensitive<br />

sodium channels (2-5) .<br />

– Modulation of potassium channels due to increased early outward K +<br />

current and delayed rectification in rat hippocampal neurons (3,5) .<br />

– Reduction of high-voltage activated, non-L-type calcium currents in rat<br />

cortical and striatal neurons (6-7) .<br />

Each of the mechanisms related to the antiepileptic effects of Oxcarbazepine<br />

have also been shown to limit ischemic brain damage in animal models<br />

of focal and global cerebral ischemia (8-9) .<br />

For this reason, we plan to perform an in depth analysis of possible modulations<br />

by Oxcarbazepine and Carbamazepine of the calcium and sodium<br />

intracellular dynamics in pyramidal neurons of the hippocampus and the neocortex,<br />

and also evaluate its potential protective effects on an in vitro model of<br />

oxygen-glucose deprivation (OGD).<br />

METHODS AND EXPERIMENTAL PLAN<br />

Slice preparation – Wistar rats (18-35 days old) will be anaesthetized by<br />

inhalation of 2-bromo-2-chloro-1,1,1-trifluoroethane and killed by decapitation.<br />

The brain will be rapidly removed and a tissue block containing the hippocampus/neocortex<br />

will be submerged in artificial cerebrospinal fluid solution<br />

(aCSF) composed of (in mM): NaCl (126), KCl (2.5), MgCl 2<br />

(1.2), CaCl 2<br />

(2.4), NaH 2<br />

PO 4<br />

(1.2), NaHCO 3<br />

(24), glucose (11); saturated with 95% O 2<br />

, 5%<br />

CO 2<br />

(pH 7.4, 303 mOsm). Brain slices (250-400 µm) of the hippocampus/neocortex<br />

will be cut at 0-5 °C using a vibratome. A single slice will then be transferred<br />

to a submerged recording chamber at 33.5 °C on the stage of an upright<br />

microscope, equipped for infrared video microscopy, allowing a direct visualization<br />

of the recorded neuron.<br />

618 2006


A comparison of the pharmacological effects between carbamazepine and oxcarbazepine<br />

Microfluorometry – Microfluorometric measurements of intracellular<br />

[Na + ] and [Ca 2+ ] will be performed in cells loaded with the sodium-sensitive<br />

indicator sodium-binding benzofuran isophthalate (SBFI) and fura-2<br />

(K 5<br />

salt), through the patch pipette. Fluorescence will be excited in fura-2<br />

and SBFI-loaded neurons via a water immersion objective by epi-illumination<br />

with light provided by a 75 W Xenon lamp bandpass, alternatively<br />

filtered at 340 and 380 nm wavelength. Emission light will be monitored<br />

using a 500 nm barrier filter and detected by a CCD camera. Each fluorescence<br />

value will be obtained from pairs of 340 and 380 nm images and analyzed<br />

off-line. Ratio images will be calculated from pairs of 340 and 380 nm<br />

images corrected for background fluorescence, measured from image<br />

regions free of dye fluorescence.<br />

The levels of free intracellular calcium and sodium will be measured in<br />

neocortical and hippocampal pyramidal neurons, in basal conditions, following<br />

membrane depolarization and stimulation of specific glutamate receptors.<br />

An increase of the intracellular ionic concentrations will be also obtained by<br />

exposing the slices to brief episodes of ipoxia/ischemia. Specifically, we will follow<br />

the amplitude and kinetics of calcium and sodium rise in response to local<br />

application of glutamate agonists, in response to trains of afferent stimuli, and<br />

during an episode of energy deprivation. Once we have standardized the<br />

results obtained with these procedures, we will re-examine the sodium and calcium<br />

dynamics in the presence of AMPA, mGluR and GABA receptor antagonists.<br />

The results obtained will be then compared with those recorded in the<br />

presence of Oxcarbazepine and Carbamazepine.<br />

Extracellular recordings – For extracellular recordings test pulses will be<br />

delivered through a bipolar nichrome electrode positioned in the stratum<br />

radiatum of the CA1 region of the hippocampus. Evoked extracellular potentials<br />

will be recorded with glass microelectrodes (2-4MΩ), filled with 3M NaCl.<br />

Responses are amplified (Neurolog NL 104, Digitimer Ltd, Welwyn Garden<br />

City, U.K.), digitized (sample rate, 33.33 kHz), and stored for later analysis<br />

using pCLAMP 6 software facilities (Axon Instruments, Foster City, CA, USA).<br />

In vitro OGD will be obtained by superfusing the slices with D-glucosedeficient<br />

aCSF equilibrated with a 95% N 2<br />

/5% CO 2<br />

gas mixture. At the end<br />

of the ischemic period, the slice will be again superfused with normal<br />

(glucose-containing) oxygenated aCSF. The time course of fEPSPs amplitude,<br />

before and during different time durations of OGD and after reperfusion<br />

in normal oxygenated aCSF will be assessed. Our aim is to evaluate<br />

whether Oxcarbazepine and Carbamazepine could partially or fully protect<br />

synaptic transmission from an irreversible ischemic insult obtained with the<br />

Oxygen-Glucose deprivation model given for a defined time course in control<br />

experiments.<br />

Drug application – Drugs will be applied by switching the standard aCSF<br />

to one containing a known concentration of the drug(s). Full exchange of the<br />

solution in the recording chamber occurs over about 1 minute. Drugs will be<br />

applied beginning 30 min after the establishment of a stable baseline response.<br />

A drug-naive hippocampal or neocortical slice will be used in each experiment.<br />

2006 619


Sezione III: Attività per progetti<br />

CONCLUSIONS<br />

Our fluorimetric and electrophysiologycal investigation on the possible<br />

regulatory effects by Oxcarbazepine and Carbamazepine on the calcium and<br />

sodium dynamics could provide new prospective for the clinical use of this<br />

drug in common pathologies of the CNS such those caused by stroke and excitotoxicity.<br />

Therefore, we hypothesize that by controlling the influx of calcium<br />

and sodium in the neurons, on top of contributing to the antiepileptic properties,<br />

Oxcarbazepine and Carbamazepine may also yield an additional neuroprotective<br />

potential.<br />

1. Trileptal prescribing information, Novartis Pharmaceuticals Corporation, August<br />

2003.<br />

2. Courtney K.R. et al. (1983) Eur J Pharmacol 88: 1-9.<br />

3. Wamil AW. et al. (1994) Eur J Pharmacol 271: 301-308.<br />

4. Schmutz M. et al. (1994) Epilepsia 35 (Suppl 5): 47-50.<br />

5. McLean J. et al. (1994) Epilepsia 35: S5-S9.<br />

6. Calabresi P. et al. (1995) Epilepsia 36: 990-996.<br />

7. Stefani A. et al. (1997) Epilepsia 38: 959-965.<br />

8. Obrenovitch T.P. (1997) Int Rev Neurobiol 40: 109-135.<br />

9. Ikonomodou C., Turski L. (1995) Curr Opin Neurol 8: 487-497.<br />

620 2006


CROSS-TALK BETWEEN NON RECEPTOR<br />

TYROSINE KINASES AND CASPASES<br />

IN CANCER AND IN APOPTOSIS<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

DANIELA BARILÀ<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Università di Roma Tor Vergata<br />

Finanziamento 2006 – Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC)


Sezione III: Attività per progetti<br />

ABSTRACT<br />

The goal of this project is the study of the cross-talk between non receptor<br />

tyrosine kinases that are usually implied in proliferation signals transduction,<br />

and caspases which are key players in the apoptotic signal transduction. These<br />

studies may contribute significantly to understanding the molecular bases of<br />

cancer development. We will investigate the mechanisms that allow a cell to<br />

block its programmed cell death. This block is important to prevent undesired<br />

cell death but can also lead to the expansion of a neoplastic cell population and<br />

to cancer cells resistance to apoptosis (1) . Interestingly, the activity of caspases<br />

has been shown to be repressed by ser/thr phosphorylation by Akt (2) , MAPK (3)<br />

and p38 kinase (4) . The possibility that the activity of caspases, that are central<br />

executors of the apoptotic program, might be regulated by tyrosine phosphorylation,<br />

mediated by non receptor tyrosine kinases, whose activity is<br />

upregulated in many tumors, will be fully investigated. Significantly, tyrosine<br />

phosphorylation not only directly affects the activity of several enzymes, but<br />

can also modulate new protein-protein interactions.<br />

We have recently identified Caspase-8, as new substrate of the c-Src tyrosine<br />

kinase. We reported that c-Src expression affects death receptor mediated<br />

cell death and represses Caspase-8 enzymatic activity. Src family non receptor<br />

kinases, are often aberrantly activated in a variety of epithelial and non-epithelial<br />

cancers (5) and the extent of increased Src family activity often correlates<br />

with malignant potential. However, the mechanisms through which Src<br />

promotes tumorigenesis are still largely obscure. Interestingly, we were able<br />

to show that Caspase-8 is tyrosine phosphorylated in human colon cancer.<br />

The mechanism that allows tyrosine phosphorylation to modulate Caspase-8<br />

activity will be further investigated. We will test the possibility that indeed<br />

Caspase-8 is tyrosine phosphorylated in other tumors and that this event contributes<br />

to tumor progression and to tumor resistance to chemotherapy and<br />

irradiation induced apoptosis. Our studies might lead to the identification of a<br />

completely novel pathway that allows Src kinase to contribute to tumor progression<br />

and to the comprehension of a new mechanism that controls caspases<br />

activity and function.<br />

Conversely, during the apoptotic process, the activity of some non receptor<br />

tyrosine kinases is induced upon caspase cleavage during apoptosis (6-9) .<br />

Anoikis is a programmed cell death caused by the loss of cell adhesion. Malignant<br />

cells in order to metastasize have obviously to become resistant to loss of<br />

cell anchorage (10) . Therefore, understanding anoikis is crucial for cancer<br />

research. We have identified the non receptor tyrosine kinase c-Abl as a new<br />

caspase substrate during Fas-induced apoptosis (8) . Caspase cleavage removes<br />

Abl Nuclear Export Signal (NES) and the actin binding domain. As a consequence,<br />

Abl accumulates in the nucleus where it plays a positive role in<br />

apoptosis (11) . Arg is the other member of the Abl family, characterized by actin<br />

binding regions and putative NLSs and NES. The activity of Abl and Arg is<br />

essential during development (12) and during many F-actin-dependent<br />

processes, such as, adhesion and migration (13) . Since anoikis occurs in<br />

response to alterations of cell adhesion, we will test whether Abl and Arg are<br />

622 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

cleaved by caspases in this apoptotic response and how this event contributes<br />

to the execution of the program. Our experiments may lead to the identification<br />

of Arg as a new player of the apoptotic response and will help to understand<br />

the mechanism that control anoikis.<br />

PROPOSAL RELEVANCE<br />

Our proposal is focused on the study of the molecular mechanisms that<br />

allow the cross-regulation of two large families of proteins, the non receptor<br />

tyrosine kinases and the caspases, that play a crucial role in the cellsurvival/cell-death<br />

balance. The lack of this equilibrium is associated to severe<br />

pathologies in humans. In particular, it has been well established that tumors<br />

arise from the development of genetic modifications that affect genes implicated<br />

in cell proliferation as well as in apoptosis control. Therefore the investigation<br />

of the cross-talk of non receptor tyrosine kinases and caspases should<br />

definitely have a primary relevance for cancer research.<br />

The first part of the project is centred on the role of tyrosine kinases in the<br />

control of caspases activity. Despite the absolute requirement for caspases<br />

activity regulation in order to prevent undesired cell death, very little is known<br />

about the molecular mechanisms that control and ensure this regulation. Tyrosine<br />

phosphorylation has been shown to modulate the activity and the proteinprotein<br />

interactions of several molecules and therefore to play a crucial role in<br />

signal transduction in general. Some evidence suggests a role of tyrosine phosphorylation<br />

in the apoptotic signal; one intriguing possibility is that tyrosine<br />

kinases might directly phosphorylate and regulate the activity and the function<br />

of caspases. We have recently identified the upstream activator Caspase-8 as a<br />

new substrate of the proto-oncogene c-Src. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

may severely affect Caspase-8 activity and function resulting in resistance<br />

to death receptors-induced apoptosis. It is significant that Src kinase is often<br />

up-regulated in tumors, especially in colon and breast cancers (14) . We identified<br />

the presence of tyrosine phosphorylated Caspase-8 in human colon cancer.<br />

The possibility that this event contributes to tumor progression and to tumor<br />

resistance to chemotherapy and irradiation induced apoptosis is intriguing.<br />

Support for this project might lead to the identification of a completely new<br />

mechanism that allows Src kinase to contribute to tumor progression and to<br />

the comprehension of a new mechanism that controls caspases activity and<br />

function. Moreover, Caspase-8 Tyr380 phosphorylation may be clearly linked<br />

with cancer and could be considered as a novel tumor marker.<br />

The second part of the project is focused on the cross-talk of non receptor<br />

tyrosine kinases and caspases in the control and execution of anoikis. Anoikis<br />

is a programmed cell death caused by the loss of interactions of epithelial cells,<br />

where caspases activation has been described. This mechanism ensures that<br />

epithelial cells that have lost interaction with their extracellular matrix,<br />

undergo cell death and prevents their migration. The comprehension of the<br />

molecular mechanisms of anoikis is of particular importance for cancer<br />

research, because anoikis resistance acquired by cancer cells, allows the formation<br />

of metastasis.<br />

2006 623


Sezione III: Attività per progetti<br />

We have recently identified c-Abl as a novel caspase substrate in apoptosis<br />

upon death receptor stimulation. Caspases cleave c-Abl in the cytoplasmatic<br />

compartment, generating a truncated Abl protein that lacks the<br />

nuclear export signal and therefore accumulates in the nuclear compartment,<br />

where Abl activity has a pro-apototic function. Abl caspase cleavage<br />

causes the loss of a C-terminal region of the protein where a nuclear export<br />

signal and an actin binding domain have been mapped (8-9) . These sequences<br />

are also present in C-terminal portion of Arg, the Abl Related Gene product.<br />

Abl and Arg constitute the Abl family of non receptor tyrosine kinases, characterized<br />

by binding to F-actin. Indeed these proteins have a crucial function<br />

in the regulation of many F-actin-dependent processes, such as cell death,<br />

cell adhesion, cell migration and neurite extension. Since anoikis is induced<br />

by a loss of cell adhesion activation of we will test the possibility that caspase<br />

cleavage recruits the Abl family proteins to this apoptotic response. Support<br />

for this project is essential to allow studies on molecular mechanisms of<br />

anoikis and will help to clarify Arg’s putative role in the apoptotic signal<br />

transduction.<br />

BACKGROUND AND RATIONALE<br />

Non receptor tyrosine kinases and caspases are two large families of proteins<br />

that play a central role in the regulation of cell survival and cell death.<br />

Some evidence supports the idea of a cross-talk between these molecules. Caspase<br />

cleavage can induce the activity of many non receptor tyrosine kinases<br />

during apoptosis (6-7) and, tyrosine phosphorylation can modulate the apoptotic<br />

signal (15-18) . Caspases might be phosphorylated on serine and threonine,<br />

and phosphorylation affects their activity (2,19) .<br />

Caspases – Caspases are a family of cystein-proteases highly conserved<br />

through evolution. All known caspases cleave substrates after an aspartic acid<br />

residue. These enzymes are activated by several stimuli and trigger all the morphological<br />

and biochemical changes resulting in the systematic and orderly<br />

disassembly of the dying cell into apoptotic bodies (20) . Caspases are synthesized<br />

as enzymatically inactive proenzymes composed of three domains: an<br />

N-terminal prodomain, a large subunit and a small subunit. Their activation<br />

occurs through a series of proteolytic cleavages always mediated by caspases<br />

that result in the release of the prodomain and assembly of an active tetramer<br />

composed of two large and two small subunits (21-22) .<br />

Fas (CD95) death receptor – The transmembrane Fas receptor belongs to<br />

the death receptor family. These molecules are activated upon specific ligand<br />

binding (23) , which triggers the assembly of a complex of adaptor proteins that<br />

induce oligomerization of the upstream activator Caspase-8 and caspase-10 (24) .<br />

This complex is named Death-Inducing Signaling Complex (DISC). According<br />

to this model, caspases’ recruitment to the DISC results in their self-cleavage<br />

and self-activation that then triggers the cleavage and activation of more downstream<br />

executor caspases. These finally cleave several cellular substrates leading<br />

to the execution of the apoptotic program.<br />

624 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

Src family kinases and tumor progression – The Src family of non-receptor<br />

protein tyrosine kinases plays critical role in a variety of cellular signal transduction<br />

pathways, regulating such diverse processes as cell division, motility,<br />

adhesion, angiogenesis, and survival. Constitutively activated Src variants,<br />

induce malignant transformation of variety of cell types. Src family kinases,<br />

are often aberrantly activated in a variety of epithelial and non-epithelial cancers,<br />

such as, colorectal and breast cancers (5) . Further, the extent of increased<br />

Src family activity often correlates with malignant potential and patient survival.<br />

Exactly how Src family kinases contribute to individual tumors remains<br />

to be defined completely. However, they appear to be important for multiple<br />

aspects of tumor progression, including proliferation, disruption of cell/cell<br />

contacts, migration, invasiveness, resistance to apoptosis, and angiogenesis (25) .<br />

Role of protein phosphorylation in the control and execution of apoptosis –<br />

The function of many components of the apoptotic machinery is modulated<br />

through serine/threonine phosphorylation. Very little is known about caspases’<br />

phosphorylation. It has been shown that Akt and MAPK can phosphorylate<br />

and repress caspase-9 activity (2) , while p38 has been proposed to modulate caspase-3<br />

and Caspase-8 activity (4) . Tyrosine kinases have been reported to modulate<br />

Fas-induced apoptosis (15-16) . However, none of the caspases or of the Bcl2<br />

family members have been yet identified as direct substrates of tyrosine<br />

kinases.<br />

Src family kinases trigger Caspase-8 tyrosine phosphorylation and modulate<br />

its activity – We identified Caspase-8 as a new substrate for Src kinase. Phosphorylation<br />

occurs on Tyr380, situated in the linker region between the large<br />

and the small subunits of human Procaspase-8, and results in down-regulation<br />

of Caspase-8 proapototic function. Src activation triggers Caspase-8 phosphorylation<br />

on Tyr380 and impairs Fas-induced apoptosis. Accordingly, Src failed<br />

to protect Caspase-8-defective human cells in which a Caspase-8-Y380F<br />

mutant is expressed from Fas-induced cell death.<br />

Remarkably, Src activation upon EGF-receptor stimulation, triggers<br />

endogenous Caspase-8 phosphorylation and prevents Fas-induced apoptosis.<br />

Tyr380 is phosphorylated also in human colon cancers where Src is aberrantly<br />

activated. These data provide the first evidence for a direct role of tyrosine<br />

phosphorylation in the control of caspases and reveal a new mechanism<br />

through which tyrosine kinases inhibit apoptosis and participate in tumor progression.<br />

These data suggest that Src kinases could modulate apoptosis<br />

through direct phosphorylation of Caspase-8. This event might play a role in<br />

tumorigenesis and might be targeted for the development of new therapeutic<br />

approaches (14) .<br />

Anoikis – The loss of cell anchorage to cell matrix of normally adherent<br />

cells triggers a particular form of apoptosis, named anoikis. Understanding<br />

anoikis is particularly relevant for cancer research since malignant cells, once<br />

they begin to metastasize, have obviously acquired properties rendering them<br />

resistant to loss of cell anchorage and anoikis, because they are able to detach<br />

from the primary tumor without undergoing apoptosis. The molecular mechanisms<br />

that regulate anoikis are still largely obscure. Evidences for a clear role<br />

2006 625


Sezione III: Attività per progetti<br />

of Caspase-8 and FADD have been provided (26-27) . Moreover several oncogenes<br />

like v-HA-ras and v-src induce resistance to anoikis (28) . The role of kinases and<br />

of cytoskeletal components involved in this apoptotic response, needs further<br />

investigation.<br />

Abl family of non receptor tyrosine kinases – In mammals the Abl family<br />

consists of two c-Abl isoforms (1a, 1b) and two Arg isoforms (1a, 1b). The 1b<br />

isoforms shows a myristoylation site that allows interactions with the membranes.<br />

Three nuclear localization signals (NLSs) and a nuclear export signal<br />

(NES) allow Abl to shuttle between the cytoplasmic and the nuclear compartments.<br />

Putative NLSs and a NES are also present in the Arg protein, although<br />

their function has not been clarified yet. Binding sites for F actin and G actin<br />

allow Abl and Arg to interact with the cytoskeleton (reviewed in (29) ).<br />

The cellular localization plays a crucial role on Abl signaling. In the cytoplasm<br />

Abl is activated in response to cell adhesion (30) and to growth factors<br />

stimulation (31-32) . Conversely, in the nucleus c-Abl activation participates to the<br />

apoptotic response, upon DNA damage (reviewed in (11) ).<br />

Arg functions have been much less investigated. It is clear that Abl and Arg<br />

have redundant function during development and that Abl/Arg -/- mice show<br />

severe defects in neurulation (12) . These non receptor tyrosine kinases can<br />

directly bind to actin and play an essential role in many actin-dependent<br />

processes, such as cell death, cell adhesion, cell migration and neurite extension<br />

(reviewed in (33) ).<br />

Cleavage of c-Abl and Arg by caspases in Fas-induced apoptosis – We have<br />

recently identified c-Abl as a new substrate of caspases during Fas-induced apoptosis<br />

(8) . Caspase cleavage generates a fragment of Abl which has lost the NES and<br />

the actin binding region, but retains the NLSs and kinase activity. This fragment<br />

rapidly accumulates in the nucleus, where Abl activity has been described to<br />

exert a proapoptotic function (11) . Significantly, the expression of wt and caspase<br />

cleaved fragment of Abl sensitizes lymphoid cells to Fas-induced apoptosis, while<br />

a caspase-resistant mutant of Abl significantly delays apoptosis (8) .<br />

A role of Arg in apoptosis has not been described yet. Preliminary experiments<br />

suggest that Arg might also be cleaved by caspases. We have identified<br />

a putative cleavage site at the C-terminal of the protein. Cleavage at that site<br />

would result in the loss of the NES and of the C-terminal actin binding<br />

domain, this being similar to what is reported for c-Abl (8) .<br />

PRELIMINARY RESULTS<br />

Tasks A and B rely on (14) . This manuscript got positive comments from three<br />

referees and we are submitting a revised version by the end of December 2005.<br />

A summary of the experimental data supporting these findings has been<br />

enclosed below as they have been fully reported in the enclosed manuscript,<br />

along with some pictures (numbered as in the complete manuscript). The<br />

manuscript has been sent along with the copies of publications. By the time<br />

this proposal will be evaluated, we should be able to provide an accepted version<br />

of the manuscript.<br />

626 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

Src kinase triggers Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 – To test whether<br />

Caspase-8 could be a substrate for non receptor tyrosine kinases, we transiently<br />

transfected Caspase-8 in human embryo kidney (HEK) 293 cells,<br />

together with several constructs encoding different forms of Src and of Abl<br />

kinases. The constitutively active Src, SrcY527F, but not its kinase inactive<br />

counterpart, caused a strong tyrosine phosphorylation of co-transfected Caspase-8,<br />

as shown by immunoblotting (not shown) and in immunoprecipitation<br />

experiments (Fig. 1, left panel).<br />

Mass spectrometry and point mutagenesis allowed us to identify Tyr380 as<br />

a unique Src phosphorylation site (Fig. 3). In vitro experiments also confirmed<br />

that Tyr 380 is directly phosphorylated by Src kinase (data not shown).<br />

Phosphorylation on Tyr 380 impairs Caspase-8 activity and Fas induced<br />

apoptosis – Caspase-8 is absolutely required for Fas-induced cell death (34) and<br />

defective Caspase-8 activity results in the impairment of this apoptotic<br />

response. To test whether tyrosine phosphorylation could affect Caspase-8<br />

activity and function, HeLa cells, which are sensitive to Fas, were transfected<br />

with a construct encoding the constitutively active form of Src, SrcY527F,<br />

along with a plasmid encoding GFP to allow detection of transfected cells.<br />

SrcY527F overexpression drives tyrosine phosphorylation of endogenous<br />

Caspase-8 (Fig. 2A). Interestingly, SrcY527F but not its kinase inactive counterpart,<br />

SrcY527F-kin - , protected cells from Fas-induced apoptosis indicating<br />

that Src activity is necessary to mediate its anti-apoptotic effect (Fig. 2B).<br />

These data suggest that tyrosine phosphorylation affects Caspase-8 proapoptotic<br />

function. To explore whether Src-induced resistance to Fas could be<br />

directly linked to Caspase-8 phosphorylation we analyzed the activation<br />

of Caspase-8, upon Fas-stimulation, in HeLa cells transfected with the<br />

constitutively active Src. SrcY527F overexpression delayed Fas-induced<br />

Caspase-8 activation, measured as its ability to cleave its substrate peptide<br />

IETD, to an extent remarkably similar to the strong caspase viral inhibitor<br />

CrmA (Fig. 2C).<br />

To investigate the effect of Tyr380 phosphorylation on Caspase-8 activity<br />

we chose a Caspase-8 mammalian cell system, the Jurkat Caspase-8 -/- cell line.<br />

These cells do not express Caspase-8 and therefore do not undergo apoptosis<br />

upon Fas-receptor stimulation, yet the reconstitution of Caspase-8 expression<br />

restores the sensitivity to Fas-induced apoptosis (34) . Since Caspase-8 overexpression<br />

triggers its own activation, which induces cell death per se, these<br />

experiments require the expression of very low levels of transfected Caspase-<br />

8, which allow the detection of Fas-induced apoptosis. Caspase-8-wt and<br />

Caspase-8-Y380F restore Fas-sensitivity to the same extent, confirming that<br />

the substitution of Tyr380 with Phe, which impairs phosphorylation, does<br />

not affect per se Caspase-8 function. Importantly, co-expression of the constitutively<br />

active Src, SrcY527F, suppressed Fas-induced apoptosis in cells<br />

reconstituted with Caspase-8 wt, but not in those reconstituted with Caspase-<br />

8-Y380F, indicating that Src mediated protection requires Caspase-8 Tyr380<br />

phosphorylation (Fig. 5) and suggesting that the phosphorylation of Tyr380<br />

modulates Caspase-8 activity and function.<br />

2006 627


Sezione III: Attività per progetti<br />

EGF triggers endogenous Caspase-8 phosphorylation and counteracts Fas<br />

induced apoptosis – Endogenous Src kinase activity is tightly regulated and is<br />

induced upon different stimuli. To further investigate whether the activation of<br />

endogenous Src could trigger Caspase-8 phosphorylation, HeLa cells were<br />

treated with EGF, which directly activates Src kinase (Fig. 6A). Immunoblotting<br />

with anti-phosphotyrosine antibodies on immunoprecipitated Caspase-8<br />

showed that EGF treatment triggered Caspase-8 phosphorylation (Fig. 6A). We<br />

further asked whether Caspase-8 phosphorylation could affect Fas-sensitivity<br />

in this context. Exposure to EGF caused a significant delay in Fas induced<br />

apoptosis of HeLa cells (Fig. 6B). Interestingly, EGF failed to protect cells stably<br />

transfected with a kinase defective version of Src (SrcY527Fkin - ) from Fasinduced<br />

apoptosis, suggesting that the anti-apoptotic effect of EGF relies on<br />

Src kinase activity (Fig. 6B) and, most likely, on Caspase-8 phosphorylation.<br />

Caspase-8 is phosphorylated on Tyr380 in colon cancer – We asked whether<br />

Caspase-8 may be tyrosine phosphorylated in those pathological situations<br />

were Src kinase is aberrantly up regulated such as different types of tumors (25) .<br />

We speculated that tyrosine phosphorylation of Caspase-8, may represent a<br />

new mechanism through which transformed cells evade apoptosis and promote<br />

cancer. We analyzed the profile of Caspase-8 in colonic adenocarcinomas<br />

from 23 patients. While the levels of Src protein in cancer mucosa and in the<br />

adjacent normal mucosa are comparable (Fig. 7A, left panel), the kinase activity<br />

of Src is significantly increased in about 80% of the tumors (Fig. 7A, middle<br />

panel), according to previous reports from other laboratories (35) . To address<br />

whether Tyr380 was the phosphorylated residue, we raised a monoclonal antibody<br />

against a phosphopeptide containing phospho-Tyr380. Indeed, this antibody<br />

detected Caspase-8 only after Src phosphorylation, whereas mutation of<br />

Tyr380 to Phe abolished recognition, demonstrating that the antibody specifically<br />

reacts with the phosphorylated site (Fig. 7B). Using this antibody, we<br />

were able to show that Caspase-8 is phosphorylated on Tyr380 in primary<br />

colon cancer from 18 out of 23 analyzed patients (Fig. 7C).<br />

DESCRIPTION OF THE PROPOSED RESEARCH<br />

Task A: Role of tyrosine phosphorylation<br />

in the control of Caspase-8 activity<br />

In vivo activation of proCaspase-8 upon Fas stimulation is triggered by its<br />

recruitment to the DISC that leads to its dimerization. This event is sufficient<br />

to trigger proCaspase-8 activation, which in turn results in the interdimer processing<br />

required for the production and the release into the cytoplasm of the<br />

large (p18) and of the small subunits (p10). Structural studies have confirmed<br />

that the active cytoplasmatic Caspase-8 is a tetrameric complex constituted by<br />

two large subunits and two small subunits (36) .<br />

Interestingly tyrosine phosphorylation occurs on Tyr380 that lies in a<br />

linker of 10 aminoacidic residues between two aspartic residues that are<br />

sequentially cleaved to allow the release of the p10 subunit. This linker is only<br />

628 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

2006 629


Sezione III: Attività per progetti<br />

630 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

present on the Procaspase-8 molecule and it is therefore lost during autoprocessing<br />

and in the tetrameric complex.<br />

The lack of structural data for the procaspase, containing Tyr380, does not<br />

allow structural and modeling approaches to address the effect of phosphorylation<br />

on the structure and on the function of Caspase-8. Tyrosine phosphorylation<br />

may modulate one of the steps of Caspase-8 activation, such as DISC<br />

recruitment, dimerization and activation, processing and release of the active<br />

tetramer. Alternatively, phosphorylation on Tyr380 may drive new proteinprotein<br />

interactions that either change the conformation of Caspase-8 preventing<br />

its activation, or sequester it far from its substrates, impinging on its apoptotic<br />

function. At present all these models are merely speculative only further<br />

experiments will address this point.<br />

Milestone A1: Analysis of the effect of Caspase-8 tyrosine phosphorylation on<br />

the Death Inducing Signaling Complex – To address the possibility that tyrosine<br />

phosphorylation might somehow affect DISC formation or Caspase-8 activation<br />

and release at the DISC, Fas-sensitive cell lines that stably overexpress a<br />

constitutive active form of Src will be generated. These cell lines, along with<br />

the parental cell lines as a control, will be stimulated to undergo apoptosis by<br />

anti-Fas antibodies. The recruitment of Caspase-8 to the DISC will be revealed<br />

upon DISC immunoprecipitation and immunoblot with specific anti-Caspase-8<br />

antibodies (24) . The use of the phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody will help<br />

to clarify whether phosphorylation interferes or not with the recruitment of<br />

Caspase-8 to the DISC.<br />

Milestone A2: Studies to address whether tyrosine phosphorylation might<br />

interfere with Caspase-8 dimerization – Recently it has been proposed that two<br />

dimers of procaspase in which the large and small subunits have not been yet<br />

separated by cleavage, are already active. Receptor trimerization would allow the<br />

formation of dimers of proCaspase-8 at the DISC level. Dimerization would then<br />

allow proCaspase-8 activation, resulting in the first cleavage that separates the<br />

large and the small subunit, the so-called “ interdimer processing ”. The produced<br />

tetramers would then be able to perform the second cleavage event<br />

between the prodomain and the large subunit, resulting in the release of the<br />

active Caspase-8 from the DISC (37) . To test whether tyrosine phosphorylation<br />

impairs proCaspase-8 dimerization we will take advantage of an in vitro translation<br />

approach based on FK506 binding protein (FKBP). This system allows the<br />

production of Caspase-8 in vitro which can be further induced to dimerize by the<br />

addition of a compound that recognizes the FKBP sequence allowing dimerization.<br />

Upon dimerization the procaspase will be activated and the autoprocessing<br />

will occur (37) . In vitro translated proCaspase-8 might be phosphorylated in vitro<br />

by Src kinase before the induction of its dimerization. The dimerization-induced<br />

processing of in vitro translated phosphorylated proCaspase-8 will be compared<br />

to the one of unphosphorylated proCaspase-8. The Caspase-8-Y380F mutant will<br />

be used as a negative control.<br />

An alternative approach will be based on experiments where proCaspase-8<br />

dimerization will be induced by incubation of protein extracts from cells transfected<br />

with the constitutively active SrcY527F or with the empty vector as con-<br />

2006 631


Sezione III: Attività per progetti<br />

trol, in the presence of sodium citrate as described in (38) . Dimerized pro-<br />

Caspase-8 will be recovered upon incubation with Biotinyl-VAD-FMK that<br />

specifically binds to activated proCaspase-8, followed by the addition of<br />

agarose conjugated streptavidin to capture the affinity-bound proteins. The<br />

ability of tyrosine-phosphorylated-proCaspase-8 and of un-phosphorylatedproCaspase-8<br />

to dimerize will be then revealed by immunoblotting with anti-<br />

Caspase-8 and anti-phospho-Ty3380-Caspase-8 antibodies.<br />

Milestone A3: Analysis in vitro of the effect of phosphorylation of Y380 on the<br />

processing of Caspase-8 – To test whether phosphorylation affects accessibility of<br />

the linker region to cleavage by an active Caspase-8 tetramer an in vitro translation<br />

based approach will be set up. It has been reported that in vitro translated<br />

proCaspase-8 accumulates as proenzyme that it is not able per se to auto-process<br />

and auto-activate itself (37) . However, purified recombinant Caspase-8 can be<br />

used to process in vitro translated proCaspase-8 with the classical ordered cleavages.<br />

35 S-labelled in vitro translate proCaspase-8 will be used as a substrate for<br />

kinase assay in the presence or not of active Src kinase and the effect of tyrosine<br />

phosphorylation will be measured upon in vitro caspase cleavage assay using<br />

purified Caspase-8. If tyrosine phosphorylation impairs cleavage/s this should<br />

result at least in the delay of processing. The same experiment will be also carried<br />

out with the Caspase-8-Y380F as a control. The processing of this mutant<br />

should not in principle be modulated by Src-mediated phosphorylation.<br />

An alternative approach will be based on the development of in vitro<br />

Caspase-8 activity assays where we will compare the ability of recombinant<br />

tetrameric Caspase-8 or of recombinant dimeric uncleavable Caspase-8 to<br />

process a substrate peptide containing the aminoacidic sequence of the linker<br />

region where the Tyr380 is either unphosphorylated or phosphorylated.<br />

Milestone A4: Phosphorylation of Tyr380 could lead to Caspase-8-Src complex<br />

– It has been clearly shown that many nonreceptor tyrosine kinases can<br />

bind through their SH2 domain to the phosphorylated substrate (39) . We will<br />

test the possibility that upon phosphorylation Caspase-8 and Src form a stable<br />

complex. Pull down experiments from extracts of cells cotransfected with Caspase-8<br />

and SrcY527F, with a GST-SH2-Src fusion protein will be performed.<br />

Coimmunoprecipitation experiments will further allow testing of this hypothesis.<br />

Colocalization of Src kinase and tyrosine phosphorylated Caspase-8 will<br />

be investigated by immunofluorescence on mammalian cells taking advange of<br />

the avaibility of phospho-specific-Tyr380-Caspase-8 antibodies.<br />

Milestone A5: Molecular mechanisms that downregulate Caspase-8 phosphorylation<br />

on Tyr380 – The Src family of non receptor tyrosine kinases have been<br />

reported to modulate Fas-signaling. Interestingly, defective expression of the<br />

SHP-1 tyrosine phosphatase in lymphoid cells blocks Fas-mediated apoptosis<br />

(40) while in neutrophils SHP-1 can bind death receptors and block cytokineinduced<br />

anti-apoptotic signaling (41) enforcing the idea that tyrosine dephosphorylation<br />

of specific substrates is a prerequisite for death receptor-induced<br />

apoptosis. Interestingly SHP1 expression has also been reported to be<br />

decreased in lymphoma as well as in solid tumors (42) .<br />

We will test whether SHP-1 tyrosine phosphatase may directly modulate<br />

632 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

Caspase-8 tyrosine phosphorylation. Caspase-8 tyrosine phosphorylation will<br />

be assayed in cells where Src activity has been induced, in the presence or in<br />

the absence of active or inactive forms of SHP-1. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

will be analyzed using the specific phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody.<br />

Overexpression of SHP-1, as well as ablation of SHP-1 expression with<br />

specific siRNA will set up as parallel complementary approaches.<br />

Task B: Role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

in tumor progression and in anoikis<br />

It has been well established that constitutively activated Src variants,<br />

induce malignant transformation of variety of cell types. Activation of Src family<br />

kinases in human cancers may occur through a variety of mechanisms and<br />

is frequently a critical event in tumor progression (5,25) .<br />

Alterations in the apoptotic machinery contribute to the process of carcinogenesis.<br />

Moreover, because chemotherapy and irradiation act primary by<br />

inducing apoptosis, tumor resistance to apoptosis constitutes an important<br />

clinical problem (reviewed in (1, 43) ). In many neuroblastomas and in many pediatric<br />

tumors the gene for Caspase-8 is frequently inactivated by gene deletion<br />

or methylation (44-45) . Caspase-8 deficient neuroblastoma cells are resistant to<br />

death-receptor- and doxorubicin-mediated apoptosis.<br />

We would like to propose that one possible mechanism through which<br />

Src can promote tumor progression is the interference with the apoptotic<br />

machinery. Phosphorylation of Caspase-8 on Tyr380 could provide a novel<br />

mechanism to inhibit cell death, supporting tumor progression as well as<br />

resistance of tumors to therapeutic approaches aimed at the induction of<br />

apoptosis.<br />

Milestone B1: Analysis of the presence of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

in other tumors – Src family kinases, are often overexpressed and/or aberrantly<br />

activated in a variety of epithelial and non-epithelial cancers. Activation is very<br />

common in colorectal and breast cancers, and somewhat less frequent in<br />

melanomas, ovarian cancer, gastric cancer, head and neck cancers, pancreatic<br />

cancers, lung cancers, brain cancers, and blood cancers. Furthermore, the<br />

extent of increased Src family activity often correlates with malignant potential<br />

and patient survival (5, 25) .<br />

Several tumors will be analysed both for Src kinase activity and for Caspase-8<br />

tyrosine phosphorylation. Src kinase activity will be measured by in<br />

vitro kinases assay, as well as by immunoblots using an antibody that selectively<br />

recognizes the active form of Src kinase. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

will be investigated by immunoprecipitation and immunoblot analysis<br />

using anti-phosphotyrosine antibodies or the specific phospho-Tyr380-<br />

Caspase-8 antibody. These experiments will be carried out in collaboration<br />

with dr. Luigi Coppola at Ospedale San Filippo Neri, Rome, Italy, who will provide<br />

us the surgical samples.<br />

An alternative approach will be based on the collaboration with the Tissue<br />

Microarray Facility, IFOM, Milan, Italy, coordinated by Dr. Maria Capra. This<br />

approach relies on the availability of our phospho-specific antibody that rec-<br />

2006 633


Sezione III: Attività per progetti<br />

ognizes endogenous amounts of Tyr380 phosphorylated Caspase-8 (14 and<br />

data not shown). In the tissue microarray technology, small tissue cylinders are<br />

removed from hundreds formalin-fixed and paraffin-embedded different<br />

tumors, and placed into a single “ empty ” recipient block, using a custom-built<br />

precision instrument (46) . Hundreds of serial sections are obtainable from each<br />

array block. This technology provides a rapid, very large-scale molecular analysis<br />

of hundreds of tumor samples. Multi-tumors (composed of the most common<br />

different tumor types) as well as specific-tumor and progression-tumors<br />

(that collect samples of a specific organ at different step of progression to the<br />

malignancy) will be analyzed by immunohystochemistry with Caspase-8<br />

phospho-specific antibodies.<br />

These approaches might provide more insight on the tissue and stage<br />

specificity of Caspase-8 Tyr380 phosphorylation and lead to the identification<br />

of a new marker of tumorigenesis.<br />

Milestone B2: Screening of human colorectal cancer cell lines for Src kinase<br />

activation and Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 – We have identified Caspase-8<br />

phosphorylation on Tyr380 in human colon cancer (14) . Moreover we<br />

were able to detect Caspase-8 phosphorylation in a colon cancer cell line, HT29<br />

(data not shown), where Src kinase activity has been previously reported to be<br />

aberrantly upregulated (28) . Therefore these cells may provide a good in vitro<br />

system to develop approaches to study the role of Caspase-8 Tyr380 phosphorylation<br />

in colon cancer.<br />

However, to select the optimal in vitro colon cancer cellular system to<br />

study the role of Caspase-8 phosphorylation on Tyr380, several colorectal<br />

metastatic and non-metastatic colon cancer cell lines, including KM12L4,<br />

KM12C, HCT116, HT29, SW480 and SW260 will be screened for the presence<br />

of Caspase-8 Y380 phosphorylation. Moreover we will further investigate the<br />

correlation between Tyr380 phosphorylation and Src kinase activity. For this<br />

purpose we will take advantage of several cell lines that have been stably transfected<br />

with constructs that allow the doxocycline inducible expression of: (a)<br />

wild type Src, (b) constitutively active Src, (c) kinase dead Src, (d) the luciferase<br />

reporter only vector control. An alternative approach will be based on<br />

the use of specific Src kinase inhibitors.<br />

These approaches, will be carried out in collaboration with Dr. Caroline<br />

Dive at the Paterson Institute, Manchester, UK, and they will allow us to identify<br />

the best colon cancer cell line where Caspase-8 is phosphorylated dependently<br />

on Src kinase activity. These cells will be important for the development<br />

of Milestones B3-B6.<br />

Milestone B3: Caspase-8 tyrosine phosphorylation as a mechanism to modulate<br />

cancer sensitivity to different chemiotherapic drugs – Src family kinase<br />

activity is up-regulated in many tumors. We have shown that treatment with<br />

the Src kinase inhibitor PP2, significantly sensitizes HT29 cells to Fas-induced<br />

apoptosis. Interestingly, treatment with PP2 promotes Fas-induced Caspase-8<br />

autoprocessing and activation (data not shown). These data suggest a role of<br />

Caspase-8 tyrosine phosphorylation in resistance of colon cancer cells to Fasinduced<br />

apoptosis.<br />

634 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

One of the major concerns of cancer research is the resistance of many<br />

tumors to chemotherapic drugs, irradiation and death receptors stimulation.<br />

Therefore an important target is the study of mechanisms that can selectively<br />

sensitize tumor cells, and not normal ones, to the induction of apoptosis. The<br />

aim of this part of the project is to test the hypothesis that the impairment of<br />

phosphorylation of Caspase-8 could sensitize tumor cells to apoptosis.<br />

Tumor necrosis factor (TNF)-related apoptosis-inducing ligand (TRAIL)<br />

exhibits potent antitumor activity upon systemic administration in mice without<br />

showing the harmful side effects observed with other apoptosis-inducing<br />

members of the death receptor family such as TNF and Fas. Therefore, TRAIL<br />

might have great potential in the treatment of human cancer (47) . However,<br />

about 60% of tumor cell lines are resistant to TRAIL and many labs are setting<br />

up different approaches to sensitize these cell lines to TRAIL (48) .<br />

Many tumors are also resistant to more classical treatments, such as<br />

chemotherapic drugs (doxorubicin, bleomycin, 5-FU, etoposide, cisplatin) and<br />

radiation.<br />

Different tumor cell lines, selected as described in Milestone B2, will be<br />

induced to undergo apoptosis upon Fas or TRAIL stimulation as well as by<br />

drug or radiation treatments, in the presence or in the absence of a panel of<br />

Src kinase inhibitors (49) .<br />

We are aware that these experiments will provide evidence for a general<br />

role of Src kinase activity in the resistance of these cells to apoptosis. To<br />

investigate whether tyrosine phosphorylation of Caspase-8 might contribute<br />

to this event the levels of tyrosine phosphorylated Caspase-8 will be analyzed<br />

by immunoblotting with the specific phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody.<br />

These experiments, although mainly correlative, will provide preliminary evidences<br />

for a role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation in tumor resistance<br />

to apoptosis and will be useful in designing more specific approaches (Milestone<br />

B5).<br />

Milestone B4: Generation of a cell culture/xenograft model that allows to<br />

study the contribute of Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 in colon cancer<br />

development – To further investigate the role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />

in cancer, a cell culture/xenograft approach will be developed (50) . This<br />

approach is aimed at the elucidation of the correlation between Src activity,<br />

caspase-Tyr380 phosphorylation and tumor development. Therefore, colon<br />

cancer cell lines where Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 has been previously<br />

identified and correlated with Src kinase activity (Milestone B2), will be<br />

injected in the flank of SCID mice and allowed to form palpable tumors for few<br />

days. The role of Caspase-8 Tyr phosphorylation will be investigated comparing<br />

the tumor development triggered by cells that show Caspase-8 phosphorylation<br />

with the same cells where Caspase-8 phosphorylation has been impaired<br />

by Src kinase defective expression. Moreover, the effect on tumor growth of<br />

several Src kinase inhibitors as well as chemoterapeutic agents, previously<br />

shown to downregulate Caspase-8 Tyr phosphorylation in vitro (Milestone B3),<br />

will be investigated by treatment of the xenografted animals with these compounds<br />

followed by tumor volume calculation.<br />

2006 635


Sezione III: Attività per progetti<br />

Milestone B5: Generation of colon cancer cell lines that stably express either<br />

Caspase-8-wt or Caspase-8-Y380F – All the experiments described before will<br />

provide a correlative connection between Src activity, Caspase-8 phosphorylation<br />

on Tyr380 and cancer development. However, we are aware that the<br />

impairment of Src kinase activity has a broad effect on the oncogenic potential<br />

of these cells, which may be only partially linked to Caspase-8 phosphorylation.<br />

To unambiguously address the functional contribution of Tyr380<br />

phosphorylation on colon cancer progression, based on the results of the<br />

screening performed in Milestone B2, we will develop colon cancer cell lines<br />

where endogenous Caspase-8 expression has been genetically ablated by<br />

siRNA. Caspase-8 deficiency often correlates with Fas-resistance. Therefore, an<br />

alternative approach to generate colon cancer cells that express low or no levels<br />

of Caspase-8, will be the selection in the presence of anti-Fas antibodies of<br />

clones resistant to Fas-induced apoptosis. Those clones resistant to Fas that<br />

indeed express low levels of Caspase-8 will be then selected. Cells with low levels<br />

of Caspase-8 will be then reconstituted by stable constitutive or inducible<br />

expression with Caspase-8-wt (phosphorylatable) or caspase-8-Y380F<br />

(unphosphorylatable).<br />

Overall these approaches will identify cell lines that will be used to perform<br />

all the experiments described in Milestone B3-4 in the presence or in the<br />

absence of phosphorylated Caspase-8 and to unambiguously identify the contribution<br />

of Tyr380 phosphorylation in tumor progression.<br />

Milestone B6: Caspase-8 tyrosine phosphorylation in anoikis – Apoptosis<br />

can be induced by numerous triggers, one of them being the loss of cell<br />

anchorage of normally adherent cells.It has been reported that the expression<br />

of the oncogenic form of Src, v-Src confers resistance to anoikis (10) .<br />

Moreover, Src activation in human metastatic colon tumor cells impairs<br />

anoikis of these cells (28) . The possibility that Src activation prevents anoikis<br />

also through Caspase-8 tyrosine phosphorylation will be investigated. Caspase-8<br />

tyrosine phosphorylation will be assayed by immunoblots on<br />

immunoprecipitated Caspase-8 from cell extract from human colon tumor<br />

cell lines, using antiphosphotyrosines and the phospho-Tyr380-Caspase-8<br />

antibodies. Moreover, colon cancer cell lines generated in B5, that express<br />

either Caspase-8-wt or Caspase-8Y380F, will be used in anoikis experiment in<br />

the presence or in the absence of a panel of Src kinases inhibitors. These<br />

studies might allow the identification of a new mechanism involved in tumor<br />

progression and in the metastasis process.<br />

Task C: Role of caspase-mediated cleavage of Abl family<br />

non receptor tyrosine kinases in anoikis<br />

Milestone C1: Role of caspase-mediated cleavage of c-Abl in anoikis –We<br />

have previously reported that c-Abl is cleaved by caspases in the cytoplasm<br />

upon stimulation of death receptors. Cleavage causes the loss of a C-terminal<br />

fragment of about 20kDa, containing the Nuclear Export Signal (NES) and the<br />

actin binding region. The loss of the NES upon caspase cleavage, causes the<br />

636 2006


Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />

relocalization of the cleavage fragment containing the kinase domain, in the<br />

nucleus where Abl participates in the trasduction of the apoptotic signal (8) .<br />

Caspase cleavage also causes the loss of the actin binding region. It is very well<br />

known that the Abl family of non receptor tyrosine kinases plays a central role<br />

in many F-actin dependent processes, such as cell adhesion, membrane ruffling,<br />

cell spreading, cell migration and neurite extension in response to growth<br />

factor and extracellular matrix signals (13) . Since anoikis is triggered by the loss<br />

of cell adhesion and Abl function in cell adhesion is mediated by its actin binding<br />

domain, it is intriguing to speculate that Abl cleavage upon caspase activation<br />

might play a role in the anoikis response.<br />

To test this hypothesis epithelial cell lines, like MDCK, which have been<br />

widely used to study anoikis (10,51) , will be stimulated so as to undergo anoikis.<br />

Abl cleavage will be assayed by immunoblot analysis with specific anti-Abl<br />

antibodies. Moreover, cells will be transiently transfected with a mutant of Abl<br />

that carries point mutations of the aspartic residues recognized by caspases<br />

and cannot therefore be cleaved. The effect of this construct on anoikis will be<br />

assayed. Moreover we will perform the same kind of experiments in the presence<br />

of the truncated forms of Abl generated by this cleavage event. Besides<br />

cell death, the tyrosine phosphorylation and the cleavage of cytoskeletal elements<br />

will be analyzed.<br />

Milestone C2: c-Arg function in apoptosis and anoikis – The Abl family in<br />

mammals includes c-Abl and Arg. Both proteins have an actin binding domain<br />

and a NES at the very C-terminal. Arg has an additional actin binding domain,<br />

and has been described to localize mainly in the cytoplasm. However, the presence<br />

of a NES and of some putative NLSs might suggest that this protein can<br />

shuttle between the nucleus and the cytoplasm as well (13) .<br />

Preliminary experiments on HeLa cells transiently transfected with Arg<br />

and induced to undergo apoptosis by Fas receptor stimulation, suggest that<br />

Arg might be a caspase substrate too. To further investigate this issue cells will<br />

be stimulated so as to undergo apoptosis by several stimuli. Moreover, experiments<br />

in the presence of the general caspase inhibitor z-VAD will further confirm<br />

that the cleavage is caspase dependent. If these experiments will confirm<br />

our initial findings, the significance of Arg cleavage by caspase will be further<br />

investigated.<br />

The analysis of the aminoacidic sequence of Arg shows the presence of<br />

putative caspase cleavage sites at the C-terminal of the protein, where the<br />

cleavage would result, similarly to Abl, in loss of the NES and of the C-terminal<br />

actin binding domain. A mutagenesis approach will allow the identification of<br />

the cleavage sites.<br />

The possibility that caspase cleavage might result in the loss of the C-<br />

terminal actin binding domain and of the NES is very intriguing. However, Arg<br />

accumulation in the nucleus has not been reported so far. It is possible that<br />

caspase cleavage allows Arg translocation to the nucleus. Immunofluorences<br />

and cell fractionation experiments will allow this hypothesis to be tested. It is<br />

possible that, as reported for Abl, the relocalization of Arg in the nucleus provides<br />

a proapoptotic signal. This hypothesis will also be tested.<br />

2006 637


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EMBO J 21: 514-524.<br />

33. Hernandez S.E., Krishnaswami M., Miller A.L., Koleske A.J. (2004) Trends Cell Biol<br />

14: 36-44.<br />

34. Juo P., Kuo C.J., Yuan J., Blenis J. (1998) Curr Biol 8: 1001-1008.<br />

35. Allgayer H., Boyd D.D., Heiss M.M., Abdalla E.K., Curley S.A., Gallick G.E. (2002)<br />

Cancer 94: 344-351.<br />

36. Blanchard H., Kodandapani L., Mittl P.R., Di Marco S., Krebs J.F., Wu J.C.,<br />

Tomasselli K.J., Grutter M.G. (1999) Structure 7: 1125-1133.<br />

37. Chang D.W., Xing Z., Capacio V.L., Peter M.P., Yang X. (2003) EMBO J 22: 1-11.<br />

38. Boatright K.M., Renatus M., Scott F.L., Sperandio S., Shin H., Pedersen I.M.,<br />

Ricci J.E., Edris W.A., Sutherlin D.P., Green D.R., Salvesen G.S. (2003) Mol Cell<br />

11: 529-541.<br />

39. Songyang Z., Shoelson S.E., Chaudhuri M., Gish G., Pawson T., Haser W.G., King F.,<br />

Roberts T., Ratnofsky S., Lechleider R.J., Neel B.G., Birge R.B., Fajardo J.E.,<br />

Chou M.M., Hanafusa H., Schaffhausen B., Cantley L.C. (1993) Cell 72: 767-778.<br />

40. Su X., Zhou T., Wang Z., Yang P., Jope R.S., Mountz J.D. (1995) Immunity 2: 353-262.<br />

41. Daigle I., Yousefi S., Colonna M., Green D.R., Simon H.U. (2002) Nat Med 8: 61-67.<br />

42. Wu C., Sun M., Liu L., Zhou G.W. (2003) Gene 306: 1-12.<br />

43. Kaufmann S.H., Gores G.J. (2000) BioEssays 22: 1007-1017.<br />

44. Teitz T., Wei T., Valentine M.B., Vanin E.F., Grenet J., Valentine V.A., Behm F.G.,<br />

Look A.T., Lahti J.M., Kidd V.J. (2000) Nat med 6: 529-535.<br />

45. Harada K., Toyooka S., Shivapurkar N., Maitra A., Reddy J.L., Matta H., Miyajima<br />

K., Timmons C.F., Tomlinson G.E., Mastrangelo D., Hay R.J., Chaudhary<br />

P.M., Gazdar A.F. (2002) Cancer Res 62: 5897-5901.<br />

46. Kononen J., Bubendorf L., Kallioniemi A., Barlund M., Schraml P., Leighton S.,<br />

Torhorst J., Mihatsch M.J., Sauter G., Kallioniemi O.P. (1998) Nat Med 4: 844-847.<br />

47. MacFarlane M. (2003) Toxicol Lett 139: 89-97.<br />

48. Ganten T.M., Haas T.L., Sykora J., Stahl H., Sprick M.R., Fas S.C., Krueger A.,<br />

Weigand M.A., Grosse-Wilde A., Stremmel W., Krammer P.H., Walczak H. (2004)<br />

Cell Death Differ 11(Suppl 1): S86-96.<br />

49. Warmuth M., Damoiseaux R., Liu Y., Fabbro D., Gray N. (2003) Curr Pharm Des<br />

9: 2043-2059.<br />

50. Golas J.M., Lucas J., Etienne C., Golas J., Discafani C., Sridharan L., Boghaert E.,<br />

Arndt K., Ye F., Boschelli D.H., Li F., Titsch C., Huselton C., Chaudhary I.,<br />

Boschelli F. (2005) Cancer Res 65: 5358-5364.<br />

51. Grossmann J. (2002) Apoptosis 7: 247-260.<br />

2006 639


DIAGNOSI TEMPESTIVA<br />

DI DEMENZA A CORPI DI LEWY MEDIANTE<br />

TECNICHE AVANZATE DI NEUROIMAGING<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

MARCO BOZZALI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Marco Bozzali<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 2 – Emiliano Macaluso<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 3 – Gianfranco Spalletta<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Neuroimmagini: sezione applicazioni cliniche (MRI<br />

Strutturale) (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Marco Bozzali<br />

U.O. 2 – Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali: sezione cognitiva (<strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Emiliano Macaluso<br />

U.O. 3 – Neurologia clinica e comportamentale: Laboratorio di Neuropsichiatria<br />

(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Gianfranco Spalletta<br />

U.O. 4 – Dipartimento di Neuroradiologia (Istituto Scientifico e Università<br />

Ospedale San Raffaele, Milano) – Andrea Falini<br />

U.O. 5 – Dipartimento di Neuroscienze (II Facoltà di Medicina e Chirurgia Università<br />

La Sapienza Ospedale Sant’Andrea, Roma) – Franco Giubilei<br />

MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />

Nel mondo occidentale, i decadimenti cognitivi presentano, da un punto<br />

di vista epidemiologico, una grossa fetta di patologia, con rilevanti conseguenze<br />

di ordine socio-sanitario. La malattia di alzheimer (AD) costituisce la<br />

più comune forma di demenza, immediatamente seguita dalla Demenza a<br />

Corpi di Lewy (DLB), che secondo recenti studi anatomopatologici costituisce<br />

la seconda più rilevante causa di decadimento cognitivo. la discrepanza tra la<br />

prevalenza epidemiologica valutata da studi anatomopatologici e quella stimata<br />

clinicamente suggerisce che, ad oggi, una larga percentuale di pazienti<br />

affetti da DLB venga misdiagnosticata come affetta da AD. Queste due entità<br />

nosologiche risultano spesso difficilmente differenziabili tra loro mediante<br />

parametri clinici e neuropsicologici, specialmente nelle fasi più iniziali di<br />

malattia. La diagnosi differenziale viene solitamente accertata sulla base dell’evoluzione<br />

clinica, mediante l’esecuzione di follow-up seriati nel tempo. D’altro<br />

canto, la DLB e la AD presentano problematiche cliniche differenti e<br />

necessitano di distinti approcci gestionali e terapeutici, sia di tipo farmacologico<br />

che riabilitativo. Con l’avvento di nuove, costose terapie farmacologiche<br />

(non prive di effetti collaterali) e riabilitative, una diagnosi precoce risulta<br />

critica in termini di costo-beneficio, sia per il paziente che per il sistema sanitario<br />

nazionale.<br />

L’individuazione di marker precoci che assistano nella diagnosi differenziale<br />

tra le due principali forme di demenza e che forniscano elementi<br />

prognostici circa diversi sottogruppi di pazienti (per esempio pazienti maggiormente<br />

responsivi ai diversi trattamenti terapeutici) risulterebbe di<br />

cardinale importanza. Inoltre, la presenza di strumenti che consentano di<br />

monitorare, mediante trials clinici con reclutamento di un numero ristretto di<br />

pazienti, sia la storia naturale di malattia che l’efficacia di terapie supposte<br />

modificarne il decorso, aprirebbe la strada per l’individuazione di nuovi e più<br />

razionali protocolli terapeutici. Relativamente ai trial clinci, l’individuazione<br />

di misure neuroradiologiche acquisibili su pazienti in vivo, in modo totalmente<br />

non invasivo, consentirebbe inoltre la selezione di popolazioni più<br />

642 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

omogenee di pazienti e tempi di monitoraggio etremamente più brevi rispetto<br />

a quelli stimabili per studi fondati su parametri clinici e psicometrici.<br />

Obiettivo finale del presente progetto di ricerca è dunque quello di esplorare,<br />

mediante l’utilizzo delle più avanzate tecniche di risonanza magnetica<br />

quantitativa (sia strutturale che funzionale), il ruolo del neuroimaging applicato<br />

alle due principali forme di demenza. Il raggiungimento di tale obiettivo,<br />

costituirà la base per i seguenti avanzamenti: (a) individuazione di nuovi protocolli<br />

di valore sia diagnostico che prognostico potenzialmente applicabili<br />

alla pratica clinica; (b) individuazione di protocolli neuroradiologici di acquisizione<br />

e post-processing applicabili a trial clinici; (c) miglioramento della<br />

comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti le due principali<br />

forme di demenza; (d) individuazione di parametri clinici e psicometrici che<br />

meglio correlino con l’evoluzione del danno tissutale cerebrale nelle due principali<br />

forme di demenza.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

1. Messa a punto del protocollo di studio, reclutamento dei pazienti e<br />

completamento dell’acquisizione dei dati clinico-psicometrici e neuroradiologici<br />

(baseline e follow-up).<br />

2. Completamento dell’analisi dei dati ottenuti a baseline (studio trasversale)<br />

e a follow-up (studio longitudinale).<br />

3. Interpretazione dei risultati.<br />

4. Messa a punto di protocolli multiparametrici applicabili a studi di storia<br />

naturale di malattia, a trials clinici e, potenzialmente, a protocolli clinici<br />

su singolo soggetto.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Al termine del primo anno:<br />

• messa a punto del protocollo di studio (testistica neuropsicologica,<br />

sequenze di acquisizione di risonanza magnetica);<br />

• completamento del reclutamento della casistica ed esecuzione dello<br />

studio neuroradiologico e neuropsicologico a baseline;<br />

• completamento della raccolta dati di follow-up clinico-neuropsicologico<br />

a 6 mesi;<br />

• inizio del follow-up clinico-neuropsicologico e neuroradiologico ad<br />

un anno;<br />

• analisi dei dati acquisiti a baseline (studio trasversale).<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

1. Completamento del reclutamento della casistica ed esecuzione dello<br />

studio neuroradiologico e neuropsicologico a baseline.<br />

2006 643


Sezione III: Attività per progetti<br />

2. Completamento raccolta dati di follow-up clinico neuropsicologico<br />

a 6 mesi.<br />

3. Inizio raccolta dati di follow-up ad un anno.<br />

METODOLOGIA<br />

Verranno reclutati per il presente progetto di ricerca un gruppo di 20 soggetti<br />

affetti da DLB probabile, un gruppo di 20 soggetti affetti da AD probabile<br />

e un gruppo di 20 soggetti sani di controllo. In tutti i soggetti reclutati verranno<br />

accuratamente escluse patologie internistiche e psichiatriche che possano<br />

rendere la loro diagnosi di decadimento cognitivo o appartenenza alla<br />

popolazione sana meno probabile.<br />

Sulla base dello studio con MRI convenzionale, verranno inoltre esclusi<br />

tutti quei soggetti che risultassero essere portatori di altre patologie o di anormalità<br />

suggestive di concomitante patologia cerebrovascolare. Relativamente<br />

ai pazienti affetti da DLB e AD probabile verranno inclusi pazienti con livello<br />

cognitivo globale relativamente preservato, affinché lo svolgimento del protocollo<br />

di studio, che richiede un livello adeguato di collaborazione, possa<br />

essere attuato. A tal fine, verranno inclusi pazienti che riportino un punteggio<br />

al test del Mini Mental State Examination (MMSE), corretto per età e scolarità,<br />

uguale o superiore a 16.<br />

Eseguita la selezione dei pazienti (sulla base dello screening sopradescritto)<br />

e l’individuazione di una popolazione sana di controllo, tutti i soggetti<br />

eligibili per il presente studio verranno dettagliatamente informati sulle finalità<br />

dello studio stesso e su tutti i dettagli pratici inerenti la loro partecipazione.<br />

Al termine del processo informativo, verrà chiesto loro di sottoscrivere<br />

il proprio consenso informato. In caso di pazienti incapaci di intendere e<br />

di volere, lo stesso consenso informato richiederà la sottoscrizione contemporanea<br />

da parte del tutore legale o, in assenza di un formale processo di inabilitazione<br />

o interdizione, da parte dei familiari o delle persone incaricate di<br />

accudire il paziente. Tutti i soggetti inclusi sulla base dello screening clinico e<br />

neuropsicologico verranno successivamente sottoposti ad una estensiva batteria<br />

testistica neuropsicologica (NPS), che, in aggiunta al test del MMSE eseguito<br />

in fase di screening, includerà:<br />

1. Test delle parole di Rey a richiamo immediato e differito (memoria<br />

verbale a breve e lungo termine).<br />

2. Test di memoria visiva immediata (memoria visiva a breve termine).<br />

3. Rievocazione della figura complessa di Rey-Osterrieth (memoria<br />

visuo-spaziale a lungo termine); Double Barrage test (abilità di attenzione<br />

visiva); Stroop test ridotto (abilità attentive superiori); Copia di disegni a<br />

mano libera e copia con elementi di programmazione (prassia costruttiva<br />

semplice); Copia della figura complessa di Rey-Osterrieth (prassia costruttiva<br />

complessa); Matrici colorate progressive di Raven 47 (abilità di ragionamento<br />

logico-induttivo); Fluidità verbale fonologica e semantica (fluenza verbale);<br />

Test di riconoscimento di volti di Bentos (prosopognosia). Verrà inoltre effettuata<br />

una valutazione comportamentale comprensiva, che, in aggiunta al<br />

644 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

CDR già valutato in fase di screening, includerà la seguente batteria testistica:<br />

Neuropsychiatric Inventory (NPI); Dementia Apathy Interview and Raiting<br />

(DAIR) e Apathy scale (AS); CERAD Dysphoria; Clinical Dementia Rating<br />

(CDR); Clinical Insight Rating Scale (CIRS).<br />

Entro 48 ore dall’esecuzione della valutazione NPS e comportamentale, lo<br />

studio di neuroimaging verrà condotto mediante tre differenti sessioni, da<br />

eseguirsi in tre distinte giornate nell’arco di tempo massimo di una settimana.<br />

Prima sessione: include l’acquisizione di un protocollo di RM convenzionale<br />

[sequenze T2 pesate e fluid attenuated inversion recovery (FLAIR) in<br />

orientamento assiale], di un volume T1 pesato [sequenza d’acquisizione ottimizzata<br />

per l’analisi voxel based morphometry (VBM)] e di una sequenza di<br />

diffusion tensor imaging (DTI). La durata complessiva di questa sessione si<br />

aggirerà attorno ai 40 minuti. Le immagini convenzionali verranno ispezionate<br />

da neuroradiologi esperti. In caso di alterazioni patologiche inattese che<br />

rendano la diagnosi clinica meno sicura, o in caso di significativa componente<br />

cerebrovascolare, i soggetti non proseguiranno il protocollo di ricerca<br />

(criteri di esclusione MRI).<br />

Seconda sessione: include lo studio con 1H-MR-Spectroscopy. Verranno<br />

riacquisite sequenze veloci di RM convenzionale al fine di selezionare le<br />

regioni anatomiche di interesse sulle quali eseguire lo studio di spettroscopia.<br />

Successivamente, l’acquisizione di una sequenza per la 1H-MR-Spectroscopy<br />

a tempo di echo breve verrà acquisita con tecnica multi-voxel (Chemical Shift<br />

Imaging, CSI), al fine di coprire le strutture occipitali e gran parte di quelle<br />

temporali. Tale sessione avrà una durata media di 45 minuti.<br />

Terza sessione: in questa terza giornata i soggetti verranno sottoposti a<br />

studio di RM funzionale (fMRI), caratterizzato da due differenti paradigmi di<br />

stimolazione visiva, semplice e complessa. Al fine di valutare la corretta esecuzione<br />

dello studio, verrà monitorato il movimento dei bulbi oculari<br />

mediante l’utilizzo dell’eye-tracker. Tale condizione sperimentale non richiede<br />

l’esecuzione di complessi compiti cognitivi, che risulterebbero di difficile esecuzione,<br />

specialmente in pazienti a stadio avanzato di malattia. L’aspettativa è<br />

che la maggior parte dei pazienti riescano a portare a termine anche questa<br />

fase di studio con successo. La durata approssimativa di questa sessione è di<br />

circa 30-40 min.<br />

Limitatamente all’Unità Operativa 4, verrà investigato, mediante analoghe<br />

tecniche di RM strutturale e funzionale, un gruppo di 10 soggetti affetti da<br />

REM Sleep Behavior Disorder (RBD) e di 10 soggetti di controllo appaiati per<br />

sesso e per età. Questa condizione (RBD) costituisce da un punto di vista epidemiologico<br />

un fattore predisponente lo sviluppo di patologie neurodegenerative,<br />

segnatamente la DLB.<br />

Finalità di questa parte del progetto è quella di investigare e riconoscere<br />

eventuali modificazioni morfo-funzionali precoci nel gruppo di soggetti con<br />

RBD, suggestive per la successiva comparsa di Demenza a Corpi di Lewy.<br />

L’Unità operativa 4 adotterà lo stesso protocollo fMRI e di RM strutturale<br />

adottato per il resto dello studio, con l’esclusione della sola spettroscopia.<br />

2006 645


Sezione III: Attività per progetti<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

La maggior parte degli scanner di RM di nuova generazione disponibili<br />

sul territorio consente oggi l’acquisizione di sequenze T1-pesate tridimensionali<br />

e di DTI, e l’esecuzione di studi di 1H-Spectroscopy e fMRI. L’individuazione<br />

di marker neuroradiologici specifici, applicabili al caso singolo,<br />

potrebbe incrementare l’informazione ottenibile da un esame neuroradiologico<br />

clinico e aumentare la confidenza diagnostica nella differenziazione della<br />

DLB da altre forme di demenza, in particolare dalla AD in fase precoce di<br />

malattia. Tale contributo potrebbe migliorare l’attuale approccio diagnostico,<br />

prognostico e terapeutico nella pratica clinica. La ricerca di tali indicatori<br />

appare pertanto di assoluta rilevanza sotto diversi profili. Anzitutto, l’approccio<br />

terapeutico di pazienti affetti da DLB e AD risulta sostanzialmente differente.<br />

Esso sarà tanto più mirato ed efficace quanto più precocemente verrà<br />

posto un corretto inquadramento diagnostico. All’interno delle due popolazioni<br />

di pazienti (DLB e AD) inoltre coesistono sottogruppi di pazienti prognosticamente<br />

differenti, i quali esibiscono livelli di responsività differente a<br />

trattamenti particolarmente costosi e non privi di effetti collaterali. L’individuazione<br />

di una stratificazione prognostica di pazienti porterebbe ad una<br />

massimizzazione in termini di costi/benefici sia per i singoli pazienti che per<br />

il sistema sanitario nazionale.<br />

I risultati della presente ricerca consentiranno inoltre di individuare e<br />

ottimizzare appropriati protocolli di monitoraggio dell’evoluzione naturale di<br />

malattia, sia nella DLB che nell’AD. Gli stessi protocolli saranno inoltre applicabili<br />

alla selezione di popolazioni omogenee di pazienti nel reclutamento di<br />

soggetti per trial clinici e potranno costituirne strumenti di monitoraggio.<br />

Mediante l’acquisizione contemporanea di sequenze strutturali convenzionali<br />

e quantitative, sarà inoltre possibile chiarire meglio la natura e la rilevanza<br />

clinica di iperintensità a carico della sostanza bianca encefalica, maggiormente<br />

rappresentate in individui sani anziani rispetto a quelli giovani e a<br />

pazienti affetti da demenza degenerativa rispetto a controlli sani di pari età.<br />

Il confine quantitativo (numero, estensione delle lesioni) che distingue<br />

popolazioni sane e popolazioni affette da demenza degenerativa da popolazioni<br />

affette da demenza vascolare consiste ad oggi in un problema discusso e<br />

senza una chiara soluzione. L’analisi dei dati raccolti nel presente studio<br />

potrebbe fornire alcune indicazioni anche a questo riguardo.<br />

BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />

Le patologie neurodegenerative associate a decadimento cognitivo di tipo<br />

non Alzheimer (AD) continuano a rappresentare una sfida quotidiana sia sul<br />

versante diagnostico che su quello della comprensione dei sottostanti meccanismi<br />

fisiopatologici. In particolare, di difficile inquadramento nosologico,<br />

continuano a rimanere le demenze associate a parkinsonismo e i loro rapporti<br />

con la malattia di Parkinson (PD) propriamente detta. La demenza a corpi di<br />

Lewy (DLB) – per la quale sono stati delineati nel 1996 i criteri per la diagnosi<br />

clinica (1) – costituisce un’entità nosologica ben caratterizzata di demenza<br />

646 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

associata a parkinsonismo e condivide con la PD il danno patologico elementare,<br />

oltre ad una serie di caratteristiche cliniche e psicometriche. In un<br />

recente studio neuropatologico (2) condotto dalla Florida Brain Bank, la DLB è<br />

stata riconosciuta come la seconda più comune forma di decadimento cognitivo<br />

(frequenza relativa [FR]: 8-26%) dopo la AD (FR: 42-77%), seguita dalla<br />

demenza vascolare (FR: 3-18%) e dalla demenza frontotemporale (FR: 4-5%).<br />

Nonostante l’applicazione dei criteri per la diagnosi clinica di DLB abbia<br />

dimostrato un’elevata specificità, ad essi si associa una sensibilità relativamente<br />

bassa, con una percentuale di mancate diagnosi variabile tra il 17 e il<br />

78% dei casi (3) . In Italia è stato recentemente condotto uno studio epidemiologico<br />

(4) , che ha coinvolto 72 centri neurologici e reclutato 1549 pazienti, con la<br />

finalità di validare l’applicazione delle linee guida per la diagnosi di demenza<br />

introdotte nell’anno 2000 (5) . Le frequenze relative per le diverse forme di<br />

demenza diagnosticate sono risultate essere sostanzialmente coerenti con<br />

quelle riportate nello studio della Florida Brain Bank (1) , con la sola eccezione<br />

della DLB, che è risultata essere sottostimata (FR:4%). La frequenza relativa<br />

riportata per la AD (76%) si è invece collocata ai limiti superiori del ‘range’<br />

individuato dallo studio della Florida Brain Bank (42-77%), suggerendo che<br />

un considerevole numero di pazienti affetti da DLB sia stato misdiagnosticato<br />

come affetto da AD.<br />

Questo studio ha quindi portato alla prima revisione delle linee guida per<br />

la diagnosi di demenza (6) , la quale è stata introdotta nella pratica clinica a partire<br />

dal 2004. Tra i punti chiave di questa revisione spiccano gli aspetti di diagnosi<br />

differenziale, specialmente tra le diverse forme dementigene primarie di<br />

tipo degenerativo. Attualmente, il ruolo principale del neuroimaging nell’iter<br />

diagnostico dei decadimenti cognitivi consiste nell’esclusione di forme secondarie<br />

(e.g. idrocefalo normoteso, neoplasie cerebrali, demenza vascolare) e<br />

nella quantificazione della concomitante componente cerebrovascolare, che<br />

può coesistere con quella primariamente degenerativa nelle cosiddette forme<br />

miste. Attualmente, nell’iter diagnostico del decadimento cognitivo, la testistica<br />

neuropsicologica continua a ricoprire un ruolo centrale, ancorché, specialmente<br />

nelle fasi precoci di malattia, si renda necessario un riesame a<br />

distanza di sei mesi per la formulazione di una diagnosi definitiva. Come sottolineato<br />

dallo studio italiano di validazione delle linee guida (4) e alla luce<br />

delle nuove terapie attualmente disponibili, una corretta diagnosi di demenza<br />

(nelle sue diverse varianti) in fase precoce di malattia si associa ad un<br />

migliore outcome clinico per il paziente. Pertanto, tecniche strumentali che<br />

possano indirizzare un tempestivo orientamento diagnostico sono auspicabili.<br />

Precedenti studi di Risonanza magnetica (RM) convenzionale, condotti<br />

su pazienti affetti da DLB, risultano di difficile comparazione per la varietà<br />

delle tecniche di misura adottate, i criteri di selezione dei pazienti, l’esiguo<br />

numero di soggetti studiati. Tuttavia, tra i reperti più consolidati va menzionata<br />

una riduzione volumetrica a carico dei lobi temporali e delle strutture<br />

ippocampali, di entità inferiore rispetto a quanto rilevabile nella AD (7-9) . Studi<br />

funzionali con metodica SPECT e PET, d’altro canto, hanno fornito informazioni<br />

più specifiche per la diagnosi di DLB, mostrando alterazioni caratteristiche<br />

a carico dei lobi occipitali (10-11) e dei gangli della base (6) .<br />

2006 647


Sezione III: Attività per progetti<br />

Nel corso degli ultimi anni, la RM si è arricchita di una serie di tecniche<br />

strutturali quantitative [e.g. Diffusion Tensor Imaging (DTI); Voxel Based<br />

Morphometry (VBM); 1H-Spectroscopy] utili a caratterizzare non solo il<br />

danno tissutale cerebrale macroscopico (atrofia) ma anche quello microscopico,<br />

non altrimenti rilevabile in vivo mediante l’uso di tecniche convenzionali<br />

di RM. La tecnica del DTI si basa sul fenomeno fisico della diffusione, a cui la<br />

RM è sensibile, e consente di rilevare il movimento microscopico delle molecole<br />

d’acqua che compongono i tessuti biologici. In conseguenza delle interazioni<br />

tra le molecole d’acqua e le strutture cellulari (membrane, organelli, filamenti,<br />

ecc.), la misura del coefficiente di diffusione fornisce informazioni<br />

quantitative circa le dimensioni, la morfologia, l’orientamento e la geometria<br />

delle strutture cerebrali (13) . Processi patologici che vadano a modificare l’integrità<br />

tissutale, come i processi neurodegenerativi, producono una variazione<br />

del coefficiente di diffusione stesso. Tale coefficiente è generalmente dipendente<br />

dalla direzione in cui viene effettuata la misura. Questa proprietà è nota<br />

con il termine di anisotropia.<br />

Nel sistema nervoso centrale, la quantificazione dell’anisotropia riflette la<br />

microstruttura delle fibre sottostanti, che hanno la caratteristica di presentare<br />

una dimensione (lunghezza dell’assone) preponderante rispetto alle altre due.<br />

Questa osservazione ha portato allo sviluppo della tecnica del DTI (14) , che consente<br />

di derivare, dalla stima del tensore, due importanti misure quantitative:<br />

la diffusività media (mean diffusivity, MD) e l’anisotropia frazionaria (fractional<br />

anisotropy, FA) (15) , la quale rappresenta una delle più robuste misure dell’anisotropia.<br />

La stima di MD e FA a livello del parenchima cerebrale fornisce<br />

indici di danno microscopico regionale. A partire dalla stima della FA è stata<br />

inoltre recentemente sviluppata una nuova tecnica, nota con il nome di DTI<br />

based tractography, che consente di ricostruire e segmentare i principali fasci<br />

di sostanza bianca encefalica.<br />

La tecnica della VBM rappresenta un metodo di analisi quantitativa di<br />

immagini di RM in grado di riflettere, voxel per voxel, con elevata risoluzione<br />

spaziale, misure di densità neuronale a livello della sostanza grigia encefalica,<br />

offrendo pertanto una quantificazione regionale del grado di atrofia (18-19) .<br />

La 1H-Spectroscopy, infine, fornisce informazioni di tipo metabolico,<br />

che ancora una volta, possono offrire indici di danno tissutale, in termini di<br />

alterato metabolismo di membrana (alterazioni del picco della colina) o di<br />

integrità neuronale (alterazioni del picco dell’N-Acetilaspartato) ed è stata<br />

precedentemente utilizzata nell’ambito delle demenze (20-21) .<br />

Un recente studio con DTI condotto su una popolazione di pazienti affetti<br />

da DLB probabile (16) ha mostrato la presenza di alterazioni patologiche microstrutturali<br />

con un pattern di distribuzione regionale (cortico-sottocorticale)<br />

caratteristico per la DLB e completamente diverso se paragonato a quello rilevato<br />

in un precedente studio, eseguito con tecnica analoga, su una popolazione<br />

di pazienti affetti da AD (17) . In particolare, in accordo, con i precedenti<br />

studi PET e SPECT, le alterazioni microstrutturali rilevate a carico dei lobi<br />

occipitali e dei nuclei della base possono contribuire alla comprensione fisiopatologica<br />

di sintomi caratteristici della DLB (allucinazioni visive e parkinsonismo)<br />

e suggerire marker neuroradiologici di potenziale valore diagnostico.<br />

648 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

Altri studi recenti, condotti su pazienti con DLB mediante la tecnica della<br />

VBM (18-19) , hanno rilevato aree di atrofia regionale con differente distribuzione<br />

rispetto a quanto osservato nella AD.<br />

La RM funzionale (fMRI), infine, consente lo studio in vivo, ad elevata<br />

risoluzione spaziale, dei pattern di attivazione cerebrale durante stimolazione<br />

sensoriale o durante lo svolgimento di compiti neuropsicologici. In particolare,<br />

un recente studio fMRI con stimolazione visiva, eseguito su pazienti<br />

affetti da PD con e senza allucinazioni visive, ha mostrato pattern di attivazione<br />

cerebrale differenti nei due gruppi (22) .<br />

1. McKeith I.G., Galasko D., Kosaka K., et al. (1996) Neurology 47: 1113-1124.<br />

2. Barker W.W., Luis C.A., Kashuba A., et al. (2002) Alzheimer Dis Assoc Disord 16:<br />

203-212.<br />

3. McKeith I.G., O’Brien J.T., Ballard C. (1999) Lancet 354: 1227-1228.<br />

4. Musicco M., Sorbi S., Bonavita V., Caltagirone C. (2004) Neurol Sci 25: 289-295.<br />

5. The Dementia Study Group of the Italian Neurological Society. Neurol Sci (2000)<br />

187-194.<br />

6. Musicco M., Caltagirone C., Sorbi S., Bonavita V. (2004) Neurol Sci 25: 154-182.<br />

7. Barber R., Gholkar A., Scheltens P., et al. (1999) Neurology 52: 1153-1158.<br />

8. Barber R., Ballard C., McKeith I.G., Gholkar A., O’Brien J.T. (2000) Neurology 54:<br />

1304-1309.<br />

9. Kitagaki H., Imamura T., Hirono N., et al. (1998) Neurology 51: 357-362.<br />

10. Okamura N., Arai H., Higuchi M., et al. (2001) Prog Neuropsychopharmacol Biol<br />

Psychiatry 25: 447-456.<br />

11. Higuchi M., Tashiro M., Arai H., et al. (2000) Exp Neurol 162: 247-256.<br />

12. Hisanaga K., Suzuki H., Tanji H., et al. (2001) J Neurol 248: 905-906.<br />

13. Le Bihan D. (1991) Magnetic resonance quarterly. New York: Raven Press Vol 7<br />

(1): 1-30.<br />

14. Basser P.J., Mattiello J., LeBihan D. (1994) Biophys J 66: 259-267.<br />

15. Pierpaoli C., Basser P.J. (1996) Magn Reson Med 36: 893-906.<br />

16. Bozzali M., Falini A., Cercignani M., et al. (2005) Brain 128: 1595-1604.<br />

17. Bozzali M., Falini A., Franceschi M., et al. (2002) J Neurol Neurosurg Psychiatry<br />

72: 742-746.<br />

18. Burton E.J., McKeith I.G., Burn D.J., et al. (2004) Brain 127: 791-800.<br />

19. Burton E.J., Karas G., Paling S.M., et al. (2002) Neuroimage 17: 618-630.<br />

20. Kantarci K., Xu Y., Shiung M.M., et al. (2002) Dement Geriatr Cogn Disord 14:<br />

198-207.<br />

21. Falini A., Bozzali M., Magnani G., et al. (2005) Neuroimage 26: 1159-1163.<br />

22. Stebbins G.T., Goez C.G., Carrello M.C., et al. (2004) Neurology 26: 1409-1416.<br />

ARTICOLAZIONE<br />

Durante il primo mese di attività, verranno ottimizzate le sequenze di<br />

acquisizione (neuroimaging strutturale e funzionale) e verranno prodotti i<br />

paradigmi di stimolazione (neuroimaging funzionale), al fine di mettere a<br />

punto il protocollo di acquisizione che verrà utilizzato per l’intero progetto.<br />

2006 649


Sezione III: Attività per progetti<br />

Questa fase vedrà principalmente impegnate le prime due unità operative<br />

(Unità di neuroimaging strutturale e unità di neuroimaging funzionale) della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

Durante il secondo mese di attività, il protocollo di acquisizione stabilito<br />

verrà adattato (con l’esclusione della sola spettroscopia protonica [1H-MRS])<br />

ed implementato sulle apparecchiature del Dipartimento di Neuroradiologia<br />

dell’Ospedale San Raffaele (quarta unità operativa), con la finalità di ottenere<br />

dati omogenei, inseribili in un’analisi centralizzata. Questa fase vedrà principalmente<br />

impegnate la prima, la seconda e la quarta unità operativa.<br />

Durante il terzo mese di attività, tutte le unità operative si riuniranno<br />

per stabilire i criteri di inclusione ed esclusione (per i diversi gruppi di<br />

pazienti) da adottare in fase di reclutamento e studio. Allo stesso tempo, le<br />

unità operative 1, 2 e 4, eseguiranno uno studio imaging pilota (includendo<br />

cinque soggetti sani per ciascuna unità) al fine di verificare che il protocollo<br />

di acquisizione non presenti problemi tecnici e sia applicabile alla popolazione<br />

in studio. In questa stessa fase, verranno apportate le eventuali modifiche<br />

del caso.<br />

Dal quarto all’undicesimo mese di attività, avverrà il progressivo reclutamento<br />

dei soggetti (pazienti e controlli sani) che prenderanno parte allo<br />

studio. Essi verranno dapprima sottoposti a screening da un punto di vista<br />

clinico-neuropsicologico e successivamente arruolati per lo studio di neuroiimaging<br />

strutturale e funzionale. Verranno pertanto raccolti i dati di baseline.<br />

Questa fase vedrà impegnate tutte le unità operative.<br />

Dal decimo al sedicesimo mese di attività, le unità operative terza e quinta<br />

saranno impegnate nel follow up clinico-neuropsicologico, di tutti i soggetti<br />

reclutati, a sei mesi dal baseline.<br />

Dal dodicesimo al sedicesimo mese avverrà l’analisi dei dati cliniconeuropsicologici<br />

e di neuroimaging (si veda oltre) raccolti al baseline. Questa<br />

fase vedrà impegnate tutte le unità operative.<br />

Dal sedicesimo al ventunesimo mese di attività, tutti i soggetti reclutati e<br />

studiati al baseline verranno sottoposti a follow-up (clinico-neuropsicologico<br />

e di imaging) ad un anno. Le unità operative 1,2 e 5 saranno impegnate. Limitatamente<br />

allo studio condotto dall’U.O. 4 su soggetti affetti da REM Sleep<br />

Behavior Disorder lo studio sarà di ordine solamente trasversale, senza esecuzione<br />

di Follow up. Infatti la REM Sleep Behavior Disorder costituisce una<br />

condizione predisponente il successivo sviluppo di demenza a corpi di Lewy,<br />

che tuttavia ha probabilità di avvenire a distanza di anni. L’interesse sarà pertanto<br />

limitato ad una analisi trasversale dei dati sia strutturale che funzionale,<br />

non prevedendo variazioni attese nel ristretto arco di tempo previsto dal presente<br />

programma di ricerca.<br />

Dal ventunesimo al ventiquattresimo mese di attività, verrà eseguita l’analisi<br />

dei dati raccolti al follow-up e verrà iniziata l’analisi longitudinale dei dati,<br />

che includerà l’intero data-set (baseline e follow-up). L’analisi dei dati di RM<br />

si articolerà pertanto in due distinte fasi: 1) analisi trasversale; 2) analisi longitudinale.<br />

Al termine dell’acquisizione dei dati al baseline, avrà immediatamente inizio<br />

la prima fase dell’analisi. L’analisi longitudinale verrà eseguita al termine<br />

650 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

dell’intero protocollo di acquisizione, quando tutti i soggetti reclutati saranno<br />

stati sottoposti a follow-up.<br />

Un ultimo livello di analisi e interpretazione dei dati prevede il lavoro<br />

congiunto di tutte le unità, dove tutte le analisi svolte e le diverse competenze<br />

verranno utilizzate per l’identificazione dei risultati complessivi dell’intero<br />

progetto e la loro interpretazione.<br />

OUTPUT<br />

Durante lo svolgimento del progetto<br />

– Presentazione dei risultati dell’analisi trasversale dei dati a congressi<br />

scientifici nazionali ed internazionali.<br />

– Organizzazione di corsi di formazione circa l’approccio diagnostico alle<br />

demenze.<br />

Al temine del progetto<br />

– Presentazione dei risultati longitudinali e complessivi a congressi scientifici<br />

nazionali ed internazionali.<br />

– Sottomissione di articoli scientifici a riviste internazionali.<br />

– Produzione di protocolli di studio applicabili a trias clinici.<br />

– Organizzazione di corsi di formazione per la diffusione dei risultati e<br />

dei protocolli proposti.<br />

Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 2 e 3 che<br />

fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

2006 651


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Neuroimmagini<br />

Marco Bozzali<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

Il contributo della presente unità di ricerca al programma consiste nell’acquisizione,<br />

nell’analisi e nell’interpretazione dei dati di Risonanza magnetica<br />

strutturale. I soggetti reclutati e sottoposti a valutazione clinica e neuropsicologica<br />

(25 pazienti con demenza a corpi di Lewy, 25 con malattia di Alzheimer<br />

e 25 soggetti sani di controllo) verranno studiati a baseline, in due<br />

distinte sessioni, mediante il protocollo di risonanza magnetica strutturale,<br />

inclusivo di sequenze sia convenzionali che non convenzionali (Diffusion Tensor<br />

Imaging; 1H-Spectroscopy). Il medesimo protocollo verrà successivamente<br />

ripetuto ad un anno di distanza (follow-up). Verrà pertanto condotta un’analisi<br />

sia trasversale che longitudinale dei dati di RM magnetica strutturale.<br />

L’obiettivo consiste nella definizione quantitativa della distribuzione<br />

regionale del danno tissutale sia macro- che micro-scopico nel gruppo di<br />

pazienti affetti da demenza a corpi di Lewy, confrontati con le due popolazioni<br />

di controllo (soggetti sani e pazienti affetti da malattia di Alzheimer). I<br />

dati strutturali verranno dapprima analizzati per singola tecnica (Volumetria;<br />

analisi degli spettri; analisi dei dati di Diffusion Tensor Imaging). Successivamente,<br />

l’insieme dei parametri misurati verrà integrato con i dati di risonanza<br />

magnetica funzionale e clinico-neuropsicologici.<br />

Il contributo finale al programma consiste pertanto nella produzione di<br />

parametri di neuroimaging strutturale, che verranno successivamente inclusi<br />

in un’analisi multiparametrica (sia trasversale che longitudinale) che terrà<br />

conto di tutti i dati raccolti, sugli stessi pazienti, dalle altre Unità Operative.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

1. Acquisizione dei dati di Risonanza Magnetica strutturale nei due<br />

gruppi di pazienti (con Demenza a corpi di Lewy e con demenza di Alzheimer)<br />

e nella popolazione sana di controllo, sia a baseline che a follow-up a<br />

distanza di un anno.<br />

2. Analisi trasversale (fra gruppi) e longitudinale (all’interno di ogni<br />

gruppo) dei dati di Risonanza Magnetica strutturale.<br />

3. Valutazione di possibili correlazioni fra l’insieme dei parametri di RM<br />

strutturale e di quelli misurati dalle altre Unità Operative: es. variazioni di<br />

indici funzionali e/o neuro-psicologici.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

• Il primo obiettivo intermedio del progetto è di implementare ed ottimizzare<br />

le sequenze di acquisizione dei dati strutturali.<br />

652 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

• Il secondo obiettivo intermedio sarà di valutare l’adeguatezza del protocollo<br />

(in termini di sostenibilità e fattibilità) da parte dei soggetti oggetto<br />

del presente studio, mediante l’esecuzione di uno studio pilota su 5 soggetti<br />

rappresentativi.<br />

• Il terzo e più importante obiettivo intermedio risiede nell’acquisizione ed<br />

analisi di un primo data-set (a baseline) sia nei pazienti DLB, che nei soggetti di<br />

controllo. Lo stesso data-set verrà poi sfruttato per valutare possibili correlazioni<br />

fra indici volumetrici, neuro-psicologici e di fMRI ottenuti a baseline.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

1. Messa a punto del protocollo di Risonanza Magnetica strutturale.<br />

2. Acquisizione dei dati di Risonanza Magnetica strutturale.<br />

3. Analisi trasversale dei dati di Risonanza Magnetica strutturale alla fine<br />

del primo anno di attività. Questa si baserà sul confronto dei tre gruppi (DBL<br />

e popolazioni di controllo) di soggetti, permettendo dunque di valutare eventuali<br />

differenze nei patterns di distribuzione regionale del danno tissutale sia<br />

macro- che micro-scopico.<br />

METODOLOGIA<br />

Per tutti i soggetti verranno acquisiti i seguenti dati: sequenze di RM convenzionale<br />

(pesate in T2, T1, e FLAIR); volume 3D ad alta risoluzione pesato<br />

in T1; sequenza di Diffusion Tensor Imaging (DTI); Spettroscopia protonica<br />

(1H-MRS);<br />

Verrà in primo luogo eseguita un’analisi combinata dei dati strutturali<br />

che include la tecnica della Voxel Based Morphometry (mediante utilizzo<br />

dei volumi T1-pesati) e del Diffusion Tensor Imaging (DTI) con approccio<br />

statistico voxel by voxel. Verranno dapprima utilizzati protocolli standard di<br />

prepropressing: metodo ottimizzato per la VBM, calcolo del tensore con<br />

derivazione delle mappe quantitative di mean diffusivity e fractional anisotropy<br />

per la tecnica del DTI. L’analisi statistica verrà successivamente eseguita<br />

con SPM 5 (Wellcome Dept. Cogn. Neurol., London; http://www.fil.ion.<br />

ucl.ac.uk/spm), mediante modelizzazione separata dei diversi gruppi<br />

e sottogruppi di soggetti studiati. Risultati attesi sono: (a) una diversa<br />

distribuzione del danno sia macro- (atrofia) che micro-scopico nelle due<br />

entità cliniche considerate, con differenze già in stadi precoci di malattia;<br />

(b) danno micro-scopico regionale più esteso di quello macroscopico.<br />

Verranno inoltre costruiti modelli statistici addizionali, al fine di testare<br />

correlazioni tra il danno patologico regionale, punteggi ottenuti alla testistica<br />

neuropsicologica e dati di attivazione funzionale (fMRI).<br />

La presente analisi verrà ripetuta nella valutazione longitudinale dei soggetti.<br />

Oltre a correlazioni tra test somministrati a follow up e immagini acquisite<br />

a follow up, sarà interessante testare l’ipotesi che gli score NPS ottenuti a<br />

baseline siano predittivi circa la distribuzione del danno tissutale a distanza<br />

di un anno di tempo.<br />

2006 653


Sezione III: Attività per progetti<br />

I dati di DTI verranno inoltre analizzati mediante la tecnica della DTIbased-tractography,<br />

che consente la ricostruzione in vivo dei principali tratti<br />

di sostanza bianca cerebrale. Questa tecnica verrà sfruttata per segmentare<br />

specifici tratti e valutare al loro interno misure di danno microscopico (mean<br />

diffusivity). Inoltre, questi dati verranno correlati con i pattern di attivazione<br />

funzionale nei tre diversi gruppi di soggetti studiati. In termini di postprocessing<br />

per l’ottenimento dello studio trattografico, verranno preliminarmente<br />

testati differenti software esistenti, tra cui FSL (http://www.fmrib.ox.ac.<br />

uk/fsl) e CAMINO (Department of Computer Science, London http://www.cs.<br />

ucl.ac.uk/research/medic/camino). Se necessario, verranno inoltre sviluppati<br />

protocolli ad hoc all’interno del laboratorio. L’analisi di questi dati, combinata<br />

alla spettroscopia e all’fMRI, ci si attende, possa contribuire ad una migliore<br />

comprensione dei fenomeni allucinatori caratteristici della DLB (alterazioni<br />

occipitali vs. alterazioni temporali mediali), oltre a fornire pattern caratteristici<br />

di potenziale valore diagnostico e prognostico, applicabili al singolo caso.<br />

Per i dati ottenuti mediante 1H-MR-Spectroscopy, le singole Free Induction<br />

Decay (FID) dei dati acquisiti con tecnica CSI verranno preliminarmente<br />

controllate mediante una routine automatizzata per escludere la presenza di<br />

effetti di rifocalizzazione spuria. Tali effetti saranno eventualmente filtrati.<br />

Sarà applicata una correzione per gli effetti di fase dovuti alle correnti parassite,<br />

stimati in base al segnale dell’acqua (correzione di Klose). Successivamente<br />

i dati saranno sottoposti ad analisi nel dominio delle frequenze. La<br />

concentrazione dei metaboliti d’interesse sarà dedotta tramite procedure di<br />

fitting iterativo dei dati con un modello costituito dalla sovrapposizione<br />

lineare degli spettri di metaboliti puri (approccio LCModel). Infine, le concentrazioni<br />

dei metaboliti saranno, per ciascun soggetto, riferite al segnale<br />

interno dell’acqua e corrette per effetti di volume parziale, calcolati sulla base<br />

della segmentazione delle immagini T 1<br />

pesate ad alta risoluzione acquisite in<br />

altra parte del protocollo. Successivamente verrà eseguita un’analisi statistica<br />

di gruppo. I risultati attesi riguardano un selettivo coinvolgimento delle<br />

regioni occipitali in pazienti affetti da DLB e marcate alterazioni temporali in<br />

pazienti della serie alzheimeriana. Tutti i dati strutturali verranno integrati<br />

con quelli di fMRI e clinico-psicometrici.<br />

654 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

U.O. 2 – Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali:<br />

sezione cognitiva<br />

Emiliano Macaluso<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

• Individuazione di pattern di alterazione cerebrale funzionale, che consentano<br />

la caratterizzazione in vivo del danno patologico caratteristico della<br />

DLB paragonata alla AD.<br />

• Studio dei differenti meccanismi fisiopatologici alla base della DLB<br />

rispetto alla AD, con riferimento alla differente presentazione ed evoluzione<br />

clinico-neuropsicologica.<br />

• Individuazione di possibili relazioni fra variazioni di pattern di attivazione<br />

cerebrale e parametri morfologici e/o neuro-psicologici tramite studio<br />

multi-parametrico e longitudinale di uno stesso gruppo di pazienti DBL paragonata<br />

a pazienti con AD e controlli sani.<br />

• Individuazione di un protocollo fMRI applicabile ad ampie popolazioni<br />

di pazienti con DLB e AD, finalizzati allo studio della storia naturale di malattia<br />

e al monitoraggio di trial clinici farmacologici.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

1. Acquisizione di dati fMRI durante stimolazione visiva complessa in<br />

due gruppi (DBL e pazienti), e in due sessioni a distanza di circa 1 anno.<br />

2. Analisi trasversale (fra gruppi) e longitudinale (all’interno di ogni<br />

gruppo) dei dati fMRI.<br />

3. Valutazione di possibili correlazioni fra il livello d’attivazione misurato<br />

con fMRI e i parametri misurati dalle altre unità operative: es. variazioni di<br />

indici morfologici e/o neuro-psicologici.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

• Il primo obiettivo intermedio del progetto è di creare uno stimolo<br />

visivo dinamico e di valutare dal punto di vista comportamentale la reazione<br />

di pazienti DLB, AD e soggetti di controlli durante l’esposizione a questi<br />

stimoli.<br />

• Il secondo obiettivo intermedio sarà di interfacciare la presentazione<br />

degli stimoli con l’acquisizione dei dati fMRI. Questo includerà anche la<br />

messa a punto del sistema per il monitoraggio dei movimenti oculari.<br />

• Il terzo e più importante obiettivo intermedio risiede nell’acquisizione<br />

ed analisi di un primo data-set (a baseline) sia nei pazienti DLB, che nel<br />

gruppo di controllo. Questo permetterà lo svolgimento delle analisi trasver-<br />

2006 655


Sezione III: Attività per progetti<br />

sali, confrontando il livello d’attivazione nei due gruppi durante la percezione<br />

di stimoli visivi complessi.<br />

• Lo stesso data-set verrà poi utilizzato per valutare possibili correlazioni<br />

fra indici volumetrici, e/o neuro-psicologici, e l’ampiezza delle risposte fMRI<br />

durante stimolazione visiva. In particolare ci attendiamo che possa esistere<br />

una correlazione fra alterazioni funzionali (stimolazione visiva) e variazioni<br />

strutturali regionali nei pazienti affetti da DLB rispetto ai gruppi di controllo.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

1. Messa a punto del protocollo fMRI per lo studio della percezione visiva<br />

(stimoli dinamici).<br />

2. Verificare l’efficacia del protocollo di stimolazione in un gruppo di<br />

volontari sani.<br />

3. Analisi trasversale dei dati fMRI acquisiti alla fine del primo anno di<br />

attività. Queste si baseranno su tre gruppi (DB, AD e soggetti sani) di soggetti,<br />

permettendo dunque di valutare eventuali differenze nei patterns d’attivazione<br />

associati all’elaborazione di stimoli visivi complessi.<br />

METODOLOGIA<br />

L’attività principale dell’U.O. 2 riguarderà lo studio delle attivazioni cerebrali<br />

associate a stimolazioni visive, tramite risonanza magnetica funzionale<br />

(fMRI) ad alto campo (3 Tesla). Il protocollo prevede sia il confronto dell’attività<br />

osservata in pazienti DLB rispetto a pazienti con AD e soggetti sani di<br />

controllo, che la valutazione di possibili variazioni dei pattern funzionali nei<br />

pazienti in relazione all’evoluzione della malattia (studio longitudinale). I dati<br />

fMRI verranno poi combinati con le misure RM strutturali e le valutazioni cliniche<br />

al fine di caratterizzare i meccanismi fisiopatologici sottostanti la DLB<br />

paragonata con la più comune AD.<br />

Soggetti – Saranno sottoposti al protocollo fMRI tutti i volontari che prenderanno<br />

parte al progetto di ricerca, ovvero un gruppo di 25 soggetti affetti da<br />

DLB probabile, un gruppo di 25 pazienti con AD e un gruppo di 25 soggetti<br />

sani. I criteri d’inclusione ed esclusione, comuni alle indagini eseguite dalle<br />

diverse Unità Operative, sono comuni e descritti altrove.<br />

Protocollo fMRI – Lo studio fMRI prevede una stimolazione del campo<br />

visivo centrale (10 gradi). Utilizzeremo tre tipi di stimoli, una baseline senza<br />

stimolazione visiva. Lo stimolo visivo sarà costituito da 2000 linee della lunghezza<br />

di 110 pixels (larghezza 1 pix). Tutte le linee saranno di colore grigio,<br />

ma di diverse gradazioni. Nella condizione uno le linee si sposteranno nel<br />

campo visivo in maniera randomica, con una velocità di traslazione media di<br />

150 pix/s. In questa condizione il livello di grigio di ogni linea rimarrà<br />

costante. Nella seconda condizione le linee rimarranno ferme nel campo<br />

visivo, ma il colore di ogni linea cambierà in maniera ciclica: da grigio scuro a<br />

grigio chiaro, e viceversa. Ogni ciclo durerà 3 secondi. Nella terza condizione<br />

656 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

le linee saranno statiche e non ci sarà alcuna variazione del livello di grigio.<br />

Le tre condizioni di stimolazione, più la baseline senza stimoli visivi, si alterneranno<br />

in blocchi di 40 secondi. Ogni condizione sarà ripetuta 4 volte in una<br />

serie temporale che avrà dunque una durata di circa 10 min. Si prevede di<br />

acquisire 3 serie temporali in ogni volontario, per una durata complessiva dell’intero<br />

studio fMRI di circa 30 min. Al fine di valutare la corretta esecuzione<br />

dello studio, verrà monitorato il movimento dei bulbi oculari mediante l’utilizzo<br />

dell’eye-tracker. Tale condizione sperimentale non richiede l’esecuzione<br />

di complessi compiti cognitivi, che risulterebbero di difficile esecuzione,<br />

specialmente in pazienti a stadio avanzato di malattia. L’aspettativa è che la<br />

maggior parte dei pazienti riescano a portare a termine anche questa fase di<br />

studio con successo. L’acquisizione dei dati avverrà con un Tomografo a<br />

3 Tesla (SIEMENS Allegra), presso il Laboratorio di Neuroimmagini della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (Roma). Per l’fMRI sarà utilizzata una sequenza gradient-echo-planar,<br />

con 32 sezioni assiali che copriranno l’intera corteccia<br />

cerebrale (spessore della sezione 2.5 mm, gap fra sezioni 50%, TR 2080 ms).<br />

Analisi dei dati – L’analisi dei dati di RM si articolerà in due distinte fasi:<br />

(a) analisi trasversale; (b) analisi longitudinale. Entrambi i tipi di analisi verranno<br />

condotti utilizzando SPM5 e producendo mappe di attivazione in ogni<br />

singolo soggetto. In particolare si confronterà l’attività cerebrale durante la<br />

percezione di stimoli complessi e dinamici (Condizioni 1 e 2) verso la condizione<br />

con stimolo visivo statico (Condizione 3). L’analisi di gruppo confronterà<br />

poi i livelli d’attivazione nei tre gruppi (DLB vs. AD vs. soggetti sani),<br />

valutando l’interazione condizione x gruppo. In una seconda fase, dopo aver<br />

acquisito i dati in follow-up, sarà possibile testare l’ipotesi che gli score neuropsicologici<br />

ottenuti a baseline possano predire le variazioni di pattern di<br />

attivazione a distanza di un anno. Inoltre, gli effetti riscontrati tramite fMRI<br />

verranno messi in relazione con il danno patologico regionale e punteggi ottenuti<br />

alla testistica neuropsicologica (analisi di correlazione). Infine, il dato<br />

funzionale verrà integrato con quello strutturale. Con riferimento alla DTItractography,<br />

verranno testati differenti software, tra cui FSL (http://www.<br />

fmrib.ox.ac.uk/fsl) e CAMINO (Department of Computer Science, London<br />

http://www.cs.ucl.ac.uk/research/medic/camino). L’analisi di questi dati, combinata<br />

alla spettroscopia e all’fMRI, ci si attende possa contribuire ad una<br />

migliore comprensione dei fenomeni allucinatori caratteristici della DLB<br />

(alterazioni occipitali vs. alterazioni temporali mediali), oltre a fornire pattern<br />

caratteristici di potenziale valore diagnostico, applicabili a singoli casi.<br />

2006 657


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 3 – Laboratorio di Neuropsichiatria<br />

Gianfranco Spalletta<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

• Addestramento degli operatori al fine di rendere affidabile la valutazione<br />

diagnostica e clinica di tutti i pazienti inclusi nel progetto.<br />

• Reclutamento di un gruppo di 10 pazienti con diagnosi di malattia con<br />

corpi di Lewy probabile e di un gruppo di 10 pazienti con diagnosi di malattia<br />

di Alzheimer probabile.<br />

• Valutazione cognitiva e comportamentale di tutti i pazienti inclusi.<br />

• Creazione di un database delle valutazioni cliniche di tutti i pazienti<br />

inclusi nel progetto.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

1. Raggiungimento del numero di soggetti inclusi previsti dagli obiettivi<br />

finali.<br />

2. Somministrazione di tutti i test previsti dal protocollo.<br />

3. Valutazione medica e dei criteri di inclusione ed esclusione.<br />

4. Inserimento di tutti i dati clinici del progetto in un database utile al<br />

fine di effettuare l’analisi dei dati.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

• Addestramento dei ricercatori che effettueranno le diagnosi e somministreranno<br />

la batteria di test neuropsicologici e comportamentali.<br />

• Verifica dell’affidabilità intra- ed inter- operatori.<br />

• Screening diagnostico dei soggetti con disturbo cognitivo durante la valutazione<br />

clinica di soggetti anziani al fine di evidenziare soggetti che rispondano<br />

ai criteri di esclusione e di inclusione nello studio.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Verifica dell’affidabilità inter-operatori attraverso una intervista a 5 soggetti<br />

con diagnosi di malattia di Alzheimer e 5 soggetti con diagnosi di malattia<br />

con corpi di Lewy e l’utilizzo della k di Cohen. L’obiettivo è quello di raggiungere<br />

una k di Cohen >0.80 su tutte le scale previste dal protocollo.<br />

METODOLOGIA<br />

Tutti i soggetti reclutati saranno sottoposti ad una indagine accurata per<br />

la valutazione diagnostica secondo i criteri NINCDS-ADRDA per la malattia<br />

di Alzheimer ed i criteri della “ Consensus guidelines for the clinical and<br />

658 2006


Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />

pathologic diagnosis of dementia with Lewy bodies (DLB): report of the Consortium<br />

on DLB International Workshop ” per la demenza con corpi di Lewy.<br />

In tutti i soggetti reclutati verranno accuratamente escluse patologie<br />

internistiche e psichiatriche primarie che possano rendere la loro diagnosi di<br />

decadimento cognitivo o appartenenza alla popolazione sana meno probabile.<br />

Sulla base dello studio con MRI convenzionale verranno inoltre esclusi tutti<br />

quei soggetti che risultassero essere portatori di altre patologie cerebrali o di<br />

anormalità suggestive di concomitante patologia cerebrovascolare.<br />

Tutti i soggetti inclusi sulla base dello screening clinico verranno successivamente<br />

sottoposti ad una estensiva batteria testistica inclusiva di: MMSE;<br />

Test delle parole di Rey a richiamo immediato e differito (memoria verbale a<br />

breve e lungo termine); Test di memoria visiva immediata (memoria visiva a<br />

breve termine); Rievocazione della figura complessa di Rey-Osterrieth<br />

(memoria visuo-spaziale a lungo termine); Double Barrage test (abilità di<br />

attenzione visiva); Stroop test ridotto (abilità attentive superiori); Copia di<br />

disegni a mano libera e copia con elementi di programmazione (prassia<br />

costruttiva semplice); Copia della figura complessa di Rey-Osterrieth (prassia<br />

costruttiva complessa); Matrici colorate progressive di Raven 47 (abilità di<br />

ragionamento logico-induttivo); Fluidità verbale fonologica e semantica<br />

(fluenza verbale); Test di riconoscimento di volti ignoti di Benton (prosopognosia).<br />

Verrà inoltre effettuata una valutazione comportamentale comprensiva<br />

della seguente batteria testistica: Neuropsychiatric Inventory (NPI); Dementia<br />

Apathy Interview and Raiting (DAIR) e Apathy scale (AS); CERAD Dysphoria;<br />

Clinical Dementia Rating (CDR); Clinical Insight Rating Scale (CIRS).<br />

Verrà effettuato un follow-up di tutti i pazienti inclusi dopo un anno dalla<br />

prima valutazione.<br />

2006 659


DISTURBI DEL CONTROLLO MOTORIO<br />

E CARDIORESPIRATORIO<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

MYRKA ZAGO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2006 – Centro di Bio-Medicina Spaziale,<br />

Università di Roma Tor Vergata


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE<br />

Nell’ambito del Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000/2006, la<br />

Sanità, nell’accezione di salute come benessere globale, è stata riconosciuta a<br />

pieno titolo tra gli elementi che compongono la politica di sviluppo del Paese.<br />

Il Piano Sanitario Nazionale (PSN) 2003-2005, sulla base delle linee guida del<br />

Programma Nazionale di Ricerca, orienta le sue attività su quattro aree tematiche,<br />

tra le quali quella della “ Salute ”. L’Unità applicativa Medicina e Biotecnologie<br />

(MED) mira ad utilizzare lo spazio sviluppando progetti applicativi<br />

per l’avanzamento delle conoscenze, il sostegno della ricerca orientata allo<br />

sviluppo di tecnologie chiave ed il potenziamento delle attività produttive e di<br />

innovazione nel settore bio-medico.<br />

L’Unità applicativa MED promuove l’utilizzo dei sistemi spaziali per<br />

migliorare le ricadute applicative in medicina e biotecnologie, sviluppa i prodotti<br />

applicativi di propria pertinenza e definisce i requisiti utente. In particolare<br />

svolge le seguenti attività:<br />

– Acquisisce le conoscenze sullo scenario mondiale in merito alle applicazioni<br />

dei sistemi spaziali nel settore della medicina e biotecnologie.<br />

– Gestisce i rapporti con la comunità scientifica, promuovendo l’integrazione<br />

tra ricerca pubblica e privata ed il trasferimento tecnologico.<br />

– Assicura la pianificazione e lo sviluppo coordinato di tutti i programmi<br />

che afferiscono all’unità stessa.<br />

Il programma in oggetto si inserirà in un con<strong>testo</strong> internazionale in cui le<br />

principali agenzie spaziali operano con elevato livello di cooperazione.<br />

I programmi internazionali non europei<br />

I principali attori della ricerca biomedica spaziale non europea sono certamente<br />

gli USA e la Russia. Entrambi perseguono ampi programmi nel settore<br />

in questione. Tuttavia particolare enfasi viene data ad alcuni aspetti. Il<br />

Biomedical Research and Countermeasures Program della NASA si propone<br />

di effettuare ricerche che portino allo sviluppo ed all’implementazione di contromisure<br />

per gli effetti negativi che il volo spaziale ha sull’uomo, in particolare<br />

si concentra sulla fisiologia cardiopolmonare e muscolo-scheletrica, le<br />

neuroscienze, l’immunologia e l’ematologia, la nutrizione ed il metabolismo<br />

con uno sguardo agli sviluppi tecnologici correlati. Queste attività intendono<br />

espandere la comprensione della fisiologia e delle prestazioni umane ed<br />

ampliare le capacità operative nel campo biomedico, per migliorare la qualità<br />

della vita sulla terra. La NASA ha sviluppato e messo in orbita un laboratorio,<br />

il “ Destiny ”, attualmente dedicato soprattutto alla ricerca biomedica e la<br />

“ Human Research Facility ” dedicata specificamente alla fisiologia umana.<br />

L’Institute for BioMedical Problems della Federal Space Agency (FSA)<br />

Russa, pur avendo un programma ad ampio spettro finalizzato al volo umano<br />

di lunga permanenza, focalizza le proprie attività in particolare sullo studio<br />

del sistema neurologico, di quello muscolo-scheletrico e dello sviluppo di rela-<br />

662 2006


Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

tive contromisure. I Russi metteranno in orbita nel 2007 un nuovo modulo<br />

“ Multifunction Laboratory Module ” dedicato principalmente alla ricerca biomedica.<br />

Grande attenzione è data dai Russi anche alle capsule recuperabili<br />

“ Foton/Bion ” per esperimenti in particolare di biologia animale, vegetale, cellulare<br />

e di radiobiologia. Quest’ultima è di grande interesse a livello internazionale<br />

per gli effetti delle radiazioni sull’uomo nelle lunghe permanenze.<br />

Questo interesse ha portato allo sviluppo congiunto ESA/FSA di “ Matroska ”,<br />

un manichino che simula l’uomo con i suoi organi e tessuti.<br />

I programmi europei<br />

L’Italia partecipa come terzo contribuente al programma ESA European<br />

programme for Life and Physical sciences and applications (ELIPS). Questo<br />

programma si propone di perseguire l’eccellenza nella ricerca fondamentale<br />

ed in quella applicata nel campo delle Scienze della Vita e Fisiche usando le<br />

particolari condizioni dello spazio, in specie la Stazione Spaziale Internazionale<br />

ma anche altre piattaforme, dai razzi sonda ai Foton russi.<br />

Gli obiettivi possono essere sintetizzati in: (a) l’esplorazione della natura e<br />

l’origine della vita, (b) il miglioramento della salute, (c) l’innovazione delle tecnologie,<br />

(d) la protezione dell’ambiente. Nell’ambito dell’obiettivo (b), particolare<br />

enfasi viene data allo studio del sistema cardiovascolare, delle modificazioni<br />

dell’apparato muscolo-scheletrico e dell’apparato neurovestibolare.<br />

Il programma ESA, in sostanza, per raggiungere i propri obiettivi provvede<br />

a selezionare gli esperimenti europei più meritevoli, a fornire le opportunità di<br />

volo sulle diverse piattaforme spaziali nonché a sviluppare facility o specifici<br />

strumenti per effettuare gli esperimenti. Le Agenzie nazionali sono chiamate,<br />

ove interessate, a supportare i ricercatori nazionali e l’eventuale sviluppo degli<br />

Experiment Container per gli esperimenti nazionali. In particolare un grande<br />

sforzo è stato fatto dall’ESA nella realizzazione del laboratorio “ Columbus ” e<br />

delle facility Biolab, European Physiology Module, EMCS, Microgravity<br />

Science Glovebox, MARES ed altre per la sperimentazione in diverse aree della<br />

ricerca bio-medica. Inoltre ESA sta sviluppando una facility multiuso per la<br />

sperimentazione su piccoli animali (Mice on International Space Station)<br />

come evoluzione della facility italiana Mice Drawer System (MDS).<br />

I programmi nazionali<br />

I contenuti del presente programma sono in linea con tutti quelli analoghi<br />

a livello internazionale, concentrandosi su alcune tematiche in cui è evidente<br />

una condizione di vantaggio consistente nella particolare eccellenza dei<br />

gruppi di ricerca nazionali. L’Italia ha sottoscritto il nuovo envelope programme<br />

ELIPS di ESA comprendente, come descritto nel paragrafo precedente,<br />

un ampio programma di Bio-Medicina. ASI può inoltre espandere le<br />

sue attività negli specifici campi di interesse nazionale, attraverso l’utilizzazione<br />

di risorse spaziali proprie quali quelle risultanti dallo MOU ASI/NASA<br />

sull’utilizzo dell’ISS e della base di Trapani per gli esperimenti su pallone stratosferico.<br />

Nell’ambito dei progetti applicativi di cui al presente documento,<br />

2006 663


Sezione III: Attività per progetti<br />

questa condizione pone l’Italia in una posizione di leadership internazionale<br />

nel campo della ricerca bio-medica spaziale, come documentato anche dal<br />

successo riportato nelle precedenti selezioni internazionali.<br />

Poiché la piattaforma spaziale, a causa del ridotto livello di gravità, consente<br />

l’introduzione di alterazioni fisiche, biologiche, e comportamentali sia nei<br />

voli di breve che di lunga durata, per la maggior parte reversibili al ritorno a<br />

terra, essa rappresenta un ambiente ideale ed accelerato per studiare le cause, i<br />

meccanismi ed i protocolli su pazienti a terra. Nel con<strong>testo</strong> delineato il progetto<br />

sarà dedicato all’avanzamento delle conoscenze di fisiopatologia e allo sviluppo<br />

di terapie e tecnologie per il miglioramento delle condizioni della vita sulla<br />

Terra per le persone affette da disabilità neuromotorie e cardiorespiratorie.<br />

OBIETTIVI<br />

Il progetto si propone di sviluppare nuovi metodi e tecnologie per la riabilitazione<br />

motoria di derivazione spaziale e di decondizionamento cardiovascolare.<br />

La ricerca e l’innovazione tecnologica saranno orientate in particolare<br />

all’analisi di:<br />

• Basi neurali della memoria della gravità terrestre e delle sue alterazioni.<br />

• Basi neurali della imitazione dei movimenti e della sua alterazione<br />

in micro-g.<br />

• Ruolo della gravità e delle sue modificazioni nel controllo delle funzioni<br />

neuromotorie, cognitive, cardiovascolari e respiratorie.<br />

• Meccanismi dei disturbi sensori-motori, cognitivi e del decondizionamento<br />

cardio-respiratorio.<br />

• Definizione di nuove metodologie per lo studio dei disturbi del controllo<br />

neuromotorio e cardiorespiratorio.<br />

• Integrazione e uso del web associato al servizio/applicazione.<br />

DISCUSSIONE<br />

Dal progetto sono attesi ritorni di tipo sia strategico che sociale. I risultati<br />

di questi studi tendono a creare le condizioni di una collocazione di ASI nello<br />

scenario nazionale come partner del Servizio Sanitario Nazionale e come<br />

catalizzatore di spin-off industriali nei settori delle biotecnologie e della<br />

miniaturizzazione delle apparecchiature medicali.<br />

In ambito strategico – Accrescimento delle competenze industriali per<br />

quanto riguarda l’introduzione di tecnologie biomedicali, la bioingegneria, lo<br />

sviluppo di strumentazione per la misura, la diagnostica, la prevenzione ed il<br />

trattamento.<br />

– Occupazione qualificata.<br />

– Collaborazioni internazionali.<br />

– Sviluppo della conoscenza e dell’eccellenza scientifica.<br />

– Integrazione e diffusione delle competenze mediante la creazione di<br />

network scientifici di grandi dimensioni.<br />

664 2006


Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

In ambito sociale – Integrazione di competenze multidisciplinari.<br />

– Sviluppo di servizi di pubblica utilità.<br />

– Impatto dell’iniziativa sulla qualità della vita.<br />

– Contromisure preventive, riabilitative, farmacologiche (farmaci innovativi),<br />

fisiche o strumentali.<br />

– Networks terapeutici (presa in carico del paziente da parte di strutture<br />

polifunzionali virtuali con alto livello di specializzazione).<br />

– Protocolli di riabilitazione nella terapia dei pazienti motulesi.<br />

– Sviluppo di metodologie innovative per homecare e telemedicina.<br />

– Riabilitazione mediante Realtà Virtuali e neuroprotesi.<br />

– Visualizzazione di dati bio-medici a struttura complessa.<br />

– Nuovi approcci terapeutici al morbo di Parkinson, Alzheimer, malattie<br />

neurodegenerative, scompenso cardio-vascolare e insufficienza respiratoria.<br />

WORK PACKAGE DESCRIPTION<br />

WP 1B11/5 – Learning and memory<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B11.<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature about memory for action<br />

events.<br />

2. Laboratory experiments on motor memory in healthy subjects in a<br />

familiar environment.<br />

3. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />

4. Data analysis from control subjects.<br />

5. Adaptation of the paradigm to space flight conditions.<br />

6. Assessment of ISS experiments on memory for previously performed<br />

actions under microgravity.<br />

7. Proposal of protocols for application of collected information to treatment<br />

of memory/awareness disorders.<br />

8. Participation to project meetings and reviews.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Development of new diagnostic neuropsychological approaches.<br />

3. Periodic updates to 1B13A, 1B13B, 1B147, 1B148.<br />

4. Development of new SW for running the experiments (experimental<br />

and control tasks).<br />

5. Development of new SW for data processing.<br />

2006 665


Sezione III: Attività per progetti<br />

6. Design of a new set-up adapting the final paradigm to space flight conditions<br />

and detection of weighting factors related to use of the paradigm<br />

in non-conventional experimental settings.<br />

7. Report on clinical applicability of present research to neurological and<br />

neuropsychological issues.<br />

Tasks excluded<br />

1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />

1B147, 1B148, 1B42, 1B44.<br />

WP 1B11/8 – Timing and bio-rhythms<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B11.<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature and databases about<br />

timing and bio-rhythms.<br />

2. Plan of experiments on timing and bio-rhythms.<br />

3. Analysis of scientific requirements for head mounted display (HMD).<br />

4. Analysis of experimental goals.<br />

5. Analysis of required operations.<br />

6. Analysis of potential users.<br />

7. Survey on available HMDs.<br />

8. Procurement of selected HMD for the execution of the activities.<br />

9. Execution of planned experiments.<br />

10. Analysis of the results.<br />

11. Participation to project meetings and reviews.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Development of a setup based on HMD for timing.<br />

3. Periodic updates to 1B1/1, 1B1/2, 1B1/4, 1B11/5, 1B11/7, 1B1123, 1B13B,<br />

1B145, 1B15/6.<br />

4. Contribution to DEL 022 (Scientific/technical requirements for CLOC).<br />

5. Contribution to DDN.<br />

WP 1B112 – Integrative systems studies<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Periodic documentation from members of the DCMC network.<br />

Tasks<br />

1. Survey and analysis of data from previous integrative systems<br />

studies.<br />

666 2006


2. Cross-sectional integration of results from 1B1121, 1B1122,<br />

1B1123, 1B1124, 1B1125, 1B1126, 1B1127, 1B1128, 1B1129.<br />

3. Survey of results from nodes 1B111, 1B13.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. DEL 026 (Mid term report integrated systems studies) at<br />

KO+18 months.<br />

3. DEL 052 (Final report integrated systems studies) at KO+36<br />

months.<br />

WP 1B1123 – The internal model of gravity<br />

Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B112.<br />

Tasks<br />

1. Background analysis to define general scientific and technical<br />

framework.<br />

2. Perusal of scientific background on the use of immersive visual simulation.<br />

3. Scientific motivation and identification of general aims of the project.<br />

4. Plan of the proposed experiments for normative data in healthy agedmatched<br />

people.<br />

5. Plan of the proposed experiments for selected casuistry with neuromotor<br />

disorders.<br />

6. Contribution to survey and identification of multi-screen, multi-wall<br />

projections done by 1B1/4.<br />

7. Implementation of immersive visual simulation and control interfaces.<br />

8. Execution of experiments for normative data in healthy agedmatched<br />

people.<br />

9. Execution of experiments for selected casuistry with neuromotor<br />

disorders.<br />

10. Kinematic data analysis.<br />

11. EMG data analysis.<br />

12. Modeling of data using alternative computational schemes.<br />

13. Interpretation of results.<br />

14. Analysis of immersive visual simulation applications for motor<br />

disorders.<br />

15. Participation to project meetings and reviews.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Development of novel protocol for internal model of gravity.<br />

2006 667


Sezione III: Attività per progetti<br />

3. Periodic updates to 1B1/2, 1B11/2, 1B11/3, 1B11/4, 1B11/8, 1B1124,<br />

1B131, 1B132, 1B134, 1B146, 1B152, 1B1523, 1B1526, 1B2/1, 1B45,<br />

1B47.<br />

4. Contribution to DEL 020 (Scientific/technical requirements for VIRA).<br />

5. Contribution to DDN.<br />

WP 1B1124 – Visual perception of gravity<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B112.<br />

3. Adaptation of visual stimulation techniques developed in 1B1123 and<br />

1B11/8.<br />

Tasks<br />

1. Background analysis to define general scientific and technical framework.<br />

2. Analysis of high resolution techniques for dynamic brain imaging of<br />

cortical mechanism.<br />

3. Analysis of scientific requirements.<br />

4. Analysis of experimental goals.<br />

5. Analysis of required operations.<br />

6. Experiments on cortical dynamic processing of normogravity and<br />

simulated microgravity.<br />

7. Experiments on cortical dynamic processing of apparent gravitational<br />

motion.<br />

8. Participation to project meetings and reviews.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Development of novel protocols for cortical processing of gravity and<br />

simulated microgravity.<br />

3. Periodic updates to 1B1/1, 1B11/3, 1B11/4, 1B11/7, 1B11/8, 1B131,<br />

1B132, 1B138, 1B146, 1B152, 1B2/1, 1B45, 1B46, 1B47.<br />

4. Contribution to DEL 045 (Scientific/technical requirements for two<br />

new payloads).<br />

5. Contribution to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />

6. Contribution to DDN.<br />

WP 1B136 – Kinematic protocols<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B13.<br />

668 2006


Tasks<br />

1. Background survey from available literature and databases about real<br />

time data processing.<br />

2. Testing of motion capture system (identified by 1B11/2).<br />

3. Testing of real time communication protocols.<br />

4. Programming and testing of real time visualization of 3D limb<br />

motion.<br />

5. Programming in MATLAB for real time evaluation of the inter-segmental<br />

coordination and of the endpoint motion.<br />

6. Programming the utilization of feedback of body kinematics.<br />

7. Laboratory experiments and on-line analysis of the kinematic data and<br />

motor patterns during walking in normal and simulated reduced gravity<br />

conditions.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Periodic updates to 1B11/2.<br />

3. Development of new SW for on-line processing of kinematics.<br />

4. Development of a new setup to implement feedback of body kinematics<br />

as a guide to external actuators in normo- and hypo-gravity.<br />

WP 1B142 – Scientific requirements for HPA2-P<br />

Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Periodic documentation from members of the DCMC network.<br />

3. HPA, HPA2 and accessories: documentation from industry.<br />

Tasks<br />

1. Survey and analysis of sensorized devices for monitoring hand and finger<br />

kinematics/kinetics.<br />

2. Overview on the instrumentation for monitoring biomedical parameters<br />

already available as separate payloads/instruments on board the ISS.<br />

3. Identification of scientific and technical requirement of instrumented<br />

glove or equivalent sensorized device for monitoring hand and finger<br />

kinematics/kinetics.<br />

4. Procurement and adaptation of commercial systems to monitor hand<br />

posture, finger movements, contact forces.<br />

5. Test pilot versions of scientific protocols on the commercial system<br />

to generate appropriate specs for the new generation hand posture<br />

analyzer.<br />

6. Support to industry in the identification of general HW/SW characteristics<br />

for HPA2-P.<br />

7. Participation to project meetings and reviews.<br />

2006 669


Sezione III: Attività per progetti<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. DEL 015 (Scientific/technical requirements for HPA2-P).<br />

Tasks Excluded<br />

1. Design, manufacturing and testing of HPA2-P and accessories are<br />

under the responsibility of Kayser Italia (1B4 node).<br />

WP 1B143 – Data analysis HPA2-P<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B14.<br />

3. Data from HPA experiments.<br />

Tasks<br />

1. Survey from available technical and scientific literature.<br />

2. Test the calibration of glove data.<br />

3. Definition of analysis protocol for extraction of distal points.<br />

4. Definition of analysis protocol for kinematics of selected DOFs.<br />

5. Analysis of BDC and in-flight data for HPA currently on ISS.<br />

6. Analysis of data from different HPA Protocols.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. One set of SW package for data analysis.<br />

3. One set of analyzed data.<br />

4. Periodic updates to 1B131, 1B141, 1B146.<br />

WP 1B145 – Data analysis ELITE S2<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B14.<br />

3. Data from ELITE S2 experiments.<br />

Tasks<br />

1. Survey from available technical and scientific literature on cutting-theedge<br />

analysis of kinematic data.<br />

2. Definition of analysis algorithms.<br />

3. SW implementation.<br />

4. Analysis of data from ELITE S2.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. One set of SW package for data analysis.<br />

3. Periodic updates to 1B131, 1B141, 1B146.<br />

670 2006


WP 1B15/2 – Vibromechanical stimuli<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B15.<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature about the use of vibromechanical<br />

stimuli.<br />

2. Investigation on mechanical insoles to apply haptic stimuli to the foot.<br />

3. Comparison of vibratory versus pneumatic inflatable insoles.<br />

4. Investigation on SW for the control of the mechanical insoles.<br />

5. Testing of a new experimental set-up to study the effect of tactile stimulation<br />

during walking in normal and reduced gravity conditions.<br />

6. Laboratory experiments on the effect of tactile stimulation during sitting,<br />

standing and walking in normal and reduced gravity conditions.<br />

7. Data analysis.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Periodic updates to 1B15/5, 1B152, 1B1524, 1B45, 1B46, 1B47.<br />

3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />

4. Development of mechanical insoles to apply haptic stimuli to the foot.<br />

5. Development of SW for the control of the mechanical insoles.<br />

6. Protocol for application of vibro-mechanical stimuli as a countermeasure.<br />

WP 1B15/5 – Recovery of spatial disorientation<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B15.<br />

Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature and databases about<br />

spatial disorientation in humans.<br />

2. Laboratory experiments using visual stimulation in healthy subjects<br />

in a familiar environment.<br />

3. Laboratory experiments using vibro-tactile stimulation in healthy<br />

subjects in a familiar environment.<br />

4. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />

5. Data analysis from control subjects.<br />

6. Laboratory experiments using visual stimulation in clinical population.<br />

7. Laboratory experiments using vibro-tactile stimulation in clinical<br />

population.<br />

8. Data analysis from patients.<br />

2006 671


Sezione III: Attività per progetti<br />

9. Comparison of data from patients with symptoms of spatial disorientation<br />

in astronauts.<br />

10. Investigation of protocols for application of collected information to<br />

treatment of spatial disorientation.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Periodic updates to 1B15/2, 1B152, 1B1524, 1B45, 1B46, 1B47.<br />

3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />

4. Development of new SW/HW for experimental and diagnostic purposes.<br />

5. Development of new SW for data processing.<br />

6. Report on clinical applicability of present WP to neurological and neuropsychological<br />

issues.<br />

7. Development of a protocol for diagnosis or treatment of spatial disorientation<br />

in patients and astronauts.<br />

Tasks Excluded<br />

1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />

WP 1B147, 1B148, 1B42, 1B440.<br />

WP 1B15/6 - Cognitive performance<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B15.<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature and databases about<br />

cognitive performance and time perception in humans.<br />

2. Laboratory experiments in healthy subjects in a familiar environment.<br />

3. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />

4. Data analysis from control subjects.<br />

5. Data analysis from patients with cognitive impairment.<br />

6. Data analysis from astronauts in pre-flight, in-flight and post-flight<br />

conditions.<br />

7. Comparison of data from patients with cognitive deficits in astronauts.<br />

8. Investigation of protocols for application of collected information to<br />

counter or treat cognitive alterations of time perception disorders.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Development of new SW for experimental purposes (experimental and<br />

control tasks).<br />

3. Development of new SW for data processing.<br />

4. Report on clinical applicability of present WP to neurological and neuropsychological<br />

issues.<br />

672 2006


Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />

Tasks Excluded<br />

1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />

WP 1B147, 1B148, 1B42, 1B44.<br />

WP 1B1524 – Proprioceptive stimulation<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B152.<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature about the use of proprioceptive<br />

stimulation.<br />

2. Scientific motivation and identification of general aims.<br />

3. Plan of the proposed experiments for normative data in healthy agedmatched<br />

people.<br />

4. Plan of the proposed experiments for selected casuistry with neuromotor<br />

disorders.<br />

5. Design of servo-controlled stimulators for the proposed experiments,<br />

and setup for data collection.<br />

6. Implementation of servo-controlled proprioceptive stimulators and<br />

control interfaces.<br />

7. Assessment of Product assurance and Safety issues.<br />

8. Assessment of Ethical Issues in the application to patients.<br />

9. Execution of experiments for normative data in healthy agedmatched<br />

people.<br />

10. Execution of experiments for selected casuistry with neuromotor<br />

disorders.<br />

11. Kinematic data analysis.<br />

12. Energetics analysis. Computation of kinetic and gravitational potential<br />

energies.<br />

13. Interpretation of results.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Periodic updates to 1B13, 1B15/2, 1B15/5, 1B45, 1B46, 1B47.<br />

3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />

4. Development of servo-controlled proprioceptive stimulators.<br />

5. Development of SW for the control of the stimulators.<br />

6. Protocol for application of proprioceptive stimulation as a countermeasure.<br />

WP 1B1525 – Body weight unloading in rehabilitation<br />

Inputs<br />

1. Authorization to proceed.<br />

2. Inputs from 1B152.<br />

2006 673


Sezione III: Attività per progetti<br />

Tasks<br />

1. Background survey from available literature about simulated reduced<br />

gravity as a tool for neurohabilitation.<br />

2. Investigation on different systems to apply body weight unloading.<br />

3. Identification of the installation site and environmental characteristics.<br />

4. Analysis of required skills for operators.<br />

5. Definition of system interface, mass, volume, power.<br />

6. Definition of operators / test subjects interfaces.<br />

7. Assessment of Product assurance and Safety issues.<br />

8. Assessment of Ethical Issues in the application to patients.<br />

9. Identification of areas of technological uncertainties/risk and development<br />

uncertainty.<br />

10. Investigation on SW for the control of the body weight unloading<br />

system.<br />

11. Testing of the experimental set-up simulating reduced gravity conditions.<br />

12. Pilot experiments on age-matched healthy subjects.<br />

13. Tests on patients with neuromotor disabilities, such as spinal cord<br />

lesions.<br />

14. Data analysis.<br />

Outputs<br />

1. Periodic reports on WP activities.<br />

2. Periodic updates to 1B1/4, 1B11/2, 1B11/6, 1B1117, 1B1119, 1B121,<br />

1B136, 1B137, 1B13B, 1B145, 1B15/2, 1B1517, 1B152, 1B1524.<br />

3. Documentation on the body weight unloading system.<br />

4. Protocol for application of body weight unloading in rehabilitation.<br />

674 2006


E-LEARNING IN NEURORIABILITAZIONE<br />

Focus sul miglioramento della qualità della vita<br />

nelle persone anziane e disabili<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

CARLO CALTAGIRONE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2006 – Ministero della Salute “ Programma Nazionale ECM –<br />

Sperimentazione Formazione a Distanza (FAD) ”


Sezione III: Attività per progetti<br />

PREMESSA<br />

Il problema della continuità della formazione in ambito sanitario è sempre<br />

stato un tema di grande interesse che negli ultimi anni ha ricevuto ancora<br />

maggiore spinta, in Italia, a seguito delle recenti linee guida pubblicate dal<br />

Ministero della Salute (www.sanita.it) sulla formazione continua (ECM).<br />

Parallelamente a questo, negli ultimi anni i notevoli progressi ottenuti<br />

dalla tecnologia informatica e della comunicazione ci hanno offerto la possibilità<br />

di poter realizzare la formazione a distanza attraverso il mezzo telematico.<br />

Quando si parla di formazione online ormai si fa riferimento ai Virtual<br />

Learning Environments (VLEs) ambienti di apprendimento virtuale. Un VLE è<br />

un ambiente virtuale comprendente strumenti e servizi per l’apprendimento<br />

integrati in un’unica piattaforma concepita per supportare gli utenti, lo staff<br />

di docenti e gli amministratori del corso stesso. In particolare un VLE è un set<br />

di strumenti funzionale all’apprendimento online in grado di:<br />

– facilitare la comunicazione fra gli allievi e lo staff;<br />

– permettere l’accesso a risorse didattiche;<br />

– facilitare la personalizzazione dei percorsi;<br />

– supportare sia l’erogazione di corsi online completamente a distanza<br />

che corsi in presenza (supportando le attività in aula).<br />

Grazie alla formazione a distanza è possibile garantire l’erogazione e la<br />

fruizione della didattica in modo asincrono senza vincolare nello spazio e nel<br />

tempo l’impegno del discente (e dei docenti), attraverso il sistema che viene<br />

definito in inglese e-learning ed in italiano Formazione a distanza (FAD).<br />

Anche a livello Europeo grande attenzione è stata riservata verso questa<br />

forma di informazione e apprendimento. La Commissione Europea sostiene e<br />

integra attivamente i considerevoli sforzi degli Stati membri in questo campo.<br />

Esiste infatti il Programma per l’integrazione effettiva sulle Tecnologie dell’informazione<br />

e delle telecomunicazioni (TIC) nei sistemi di istruzione e formazione<br />

in Europa (2004-2006): un progetto europeo di apprendimento per via<br />

elettronica (eLearning).<br />

Secondo la Commissione Europea, se usate correttamente, le Tecnologie<br />

dell’Informazione e delle Comunicazioni (TIC) possono contribuire in modo<br />

significativo alla qualità dell’istruzione e della formazione e alla transizione dell’Europa<br />

verso la società della conoscenza. La <strong>Fondazione</strong> IRCCS <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

propone una sperimentazione relativa alla FAD nell’ambito della Riabilitazione<br />

Neuromotoria e Cognitiva dal titolo: “ E-learning in Neuroriabilitazione: focus<br />

sul miglioramento della qualità della vita nelle persone anziane e disabili ”.<br />

Destinatari del progetto formativo sono le categorie che in maniera diversa<br />

lavorano in questo ambito: medici, psicologi, fisioterapisti e logopedisti.<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVO<br />

La riabilitazione neuromotoria e cognitiva rappresenta oggi un argomento<br />

di grande interesse ed in espansione a causa dell’incremento del<br />

676 2006


E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />

numero di persone che necessitano di questo tipo di trattamento. L’invecchiamento<br />

della popolazione, infatti, caratterizzato da un prevalente aumento<br />

della componente più anziana, ha comportato un profondo cambiamento dei<br />

bisogni assistenziali in rapporto ad un sensibile aumento di soggetti malati<br />

cronici e disabili. Oggi la disabilità rappresenta un fenomeno di vaste dimensioni:<br />

negli USA, circa 35 milioni di persone presentano una disabilità mentale<br />

o fisica che interferisce con le attività della vita quotidiana. In Italia,<br />

secondo l’indagine dell’ISTAT 1999-2000, sono circa 2.700.000 le persone disabili,<br />

pari al 5% della popolazione. Inoltre, in questa popolazione molto spesso<br />

la disabilità è determinata dalla contemporanea presenza di un disturbo<br />

motorio e di uno cognitivo.<br />

Questo imponente fenomeno rappresenta ormai una realtà che non può<br />

essere affrontata solo con i tradizionali sistemi di cura ma che deve avvalersi<br />

dell’impiego delle nuove conoscenze in campo tecnologico. È necessario che<br />

gli specialisti che lavorano in questo settore siano continuamente aggiornati<br />

sulle nuove scoperte e sulle nuove indicazioni di trattamento, che in questo<br />

ambito sono in continua evoluzione. Il progressivo svilupparsi delle cosiddette<br />

“ nuove tecnologie ” ci ha aperto nuovi orizzonti.<br />

L’obiettivo del progetto è, quindi, fornire al personale specializzato nella<br />

riabilitazione cognitiva e motoria la formazione e l’aggiornamento continuo<br />

per offrire, alle persone anziane e disabili, una terapia riabilitativa mirata a<br />

migliorare globalmente la loro qualità della vita attraverso il massimo recupero<br />

possibile delle capacità sia fisiche sia cognitive che le condizioni oggettive<br />

di ciascun individuo consentono.<br />

PIANIFICAZIONE DEL PROGETTO<br />

La realizzazione del presente progetto viene suddiviso in fasi distinte,<br />

ognuna delle quali prevede il coinvolgimento di entità differenti. Le fasi per<br />

l’attuazione del progetto possono essere individuate:<br />

a) Indagine conoscitiva<br />

b) Identificazione delle linee guida<br />

c) Realizzazione del Portale<br />

d) Sviluppo della piattaforma<br />

e) Realizzazione dei Corsi<br />

f) Divulgazione<br />

g) Monitoraggio<br />

a) Indagine conoscitiva<br />

Per la realizzazione del portale e per lo sviluppo di una piattaforma<br />

che possano rispondere esaurientemente alle esigenze degli utenti, risulta<br />

necessario un lavoro preliminare di rilevamento dei bisogni attraverso una<br />

indagine conoscitiva. Tale indagine fornirà dati di tipo prevalentemente quantitativo<br />

che andranno analizzati e arricchiti con informazioni di tipo qualitativo<br />

ottenibili mediante la realizzazione di gruppi di lavoro con esperti del set-<br />

2006 677


Sezione III: Attività per progetti<br />

tore. È ipotizzabile la realizzazione di tre gruppi di lavoro aventi come partecipanti<br />

le seguenti tre categorie di utenti:<br />

– Medici<br />

– Fisioterapisti<br />

– Logopedisti<br />

Tale fase conoscitiva fornirà gli elementi per la definizione e la realizzazione<br />

del prodotto finale (del Portale, e della piattaforma).<br />

b) Identificazione delle linee guida<br />

In letteratura esistono numerose linee guida che molto spesso vengono<br />

prodotte da società scientifiche, consensus conference, commissioni di esperti<br />

su specifici argomenti. Le linee guida devono essere considerate come uno<br />

strumento utile al fine di agevolare l’apprendimento continuo, lo stimolo alla<br />

verifica della base scientifica della professione e la concretizzazione di nuovi<br />

comportamenti. La capacità di una linea guida di orientare l’agire del professionista<br />

deriva sostanzialmente da due processi: la disseminazione e l’implementazione.<br />

La disseminazione influenza il grado di conoscenza rispetto a<br />

specifici problemi clinici, mentre con il termine implementazione (dall’inglese<br />

implementation, attuazione) si persegue, invece, l’obiettivo di modificare il<br />

comportamento professionale.<br />

Questa fase del progetto si prefigge di raccogliere il materiale a disposizione<br />

in letteratura e di organizzarlo da un punto di vista funzionale per renderlo<br />

facilmente accessibile. Poiché per alcuni argomenti, in particolare nella<br />

popolazione anziana, non esistono linee guida specifiche, il lavoro di ricerca<br />

verrà esteso anche a dati sulla best practice (dall’inglese migliore pratica). Con<br />

questo termine si intendono in genere le esperienze più significative o dai<br />

migliori risultati adottati in diversi contesti.<br />

Il lavoro si articolerà nelle seguenti fasi:<br />

– raccolta delle linee guida e di dati di best practice;<br />

– catalogazione del materiale sulla base delle esigenze dei differenti<br />

moduli formativi;<br />

– formalizzazione grafica.<br />

c) Realizzazione del portale<br />

Sulla base dei risultati dell’indagine conoscitiva, dall’analisi dell’esistente<br />

e dalle indicazioni fornite dal committente, viene progettato e realizzato il<br />

portale per e-Learning creato per diffondere e rendere omogenea, tempestiva<br />

e facilmente fruibile la comunicazione sull’offerta formativa della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />

Il progetto del portale si articolerà attraverso le seguenti fasi:<br />

– definizione dell’architettura e dei servizi;<br />

– definizione dei contenuti;<br />

– definizione della struttura dei contenuti;<br />

– definizione del sistema di gestione.<br />

678 2006


E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />

d) Sviluppo della piattaforma<br />

La piattaforma di e-learning (hardware e software) predisposta all’inizio<br />

del progetto sarà in grado di garantire l’erogazione del materiale organizzato<br />

sotto forma di corsi e provvederà all’espletamento delle attività preposte.<br />

Il sistema, contemporaneamente, permetterà lo scambio di dati e<br />

documenti tramite la rete e consentirà di connettere più sedi contemporaneamente.<br />

Il sistema combina tecnologie di Agenti Intelligenti, Servizi Web e Web<br />

Semantic per creare un network interconnesso, all’interno del quale sistemi<br />

automatizzati ad ogni nodo possano fornire servizi l’uno all’altro (vedi fig. 1).<br />

Il corretto svolgimento di tutte le attività sarà garantito attraverso un<br />

sistema multiplo di supporto:<br />

– personale tecnico, addetto alla gestione del sistema informatico;<br />

– tutori per i contenuti, addetti al controllo e all’attività di tutoraggio<br />

relativa alla fruizione dei contenuti presenti nel sistema;<br />

– tutori per l’aspetto dinamico del corso, addetti all’ottimizzazione del<br />

flusso continuo di informazioni, particolarmente critico in modalità di<br />

autoapprendimento.<br />

e) Realizzazione dei Corsi<br />

Questa fase sarà realizzata con la collaborazione di esperti nel settore<br />

della riabilitazione ed esperti nel settore della divulgazione di conoscenza in<br />

particolare attraverso tecnologie informatiche. La realizzazione dei corsi si<br />

svolgerà in momenti diversi e con differenti modalità.<br />

Per l’erogazione dei corsi ci si avvale dell’utilizzo dell’ambiente di apprendimento<br />

online fornito da una piattaforma e-learning in grado di offrire strumenti<br />

di fruizione, di comunicazione e interazione.<br />

1. Moduli di autoapprendimento – Il partecipante fruirà di materiale<br />

didattico multimediale (testi e video) che sarà fruibile sia online via internet,<br />

sia off-line mediante download. In questa fase, il partecipante potrà porre sul<br />

forum di discussione online quesiti sui contenuti del corso che verranno sottoposti<br />

all’attenzione degli esperti.<br />

I contenuti affrontati nella prima fase in autoistruzione, ed eventualmente<br />

le domande poste sul forum online, verranno successivamente approfondite<br />

attraverso l’utilizzo della videoconferenza.<br />

2. Videoconferenza – Il partecipante dovrà seguire alcune sessioni di<br />

videoconferenze, si tratta di sessioni di formazione sincrona in cui i partecipanti<br />

saranno collegati contemporaneamente insieme ad esperti in videoconferenza<br />

(chiaramente in questa modalità erogativa deve essere rispettato il<br />

vincolo temporale), in questo caso i partecipanti potranno essere presenti nell’aula<br />

didattica del presidio o nelle loro postazioni individuali degli altri presidi<br />

in rete. I sistemi di videoconferenza riproducono le dinamiche di interattività<br />

e sono particolarmente utili per permettere il confronto e la discussione<br />

fra differenti figure professionali all’interno dell’aula didattica e con le altre<br />

strutture in connessione.<br />

2006 679


Sezione III: Attività per progetti<br />

Fig. 1: piattaforma<br />

3. Percorsi di verifica – Saranno presenti sistemi di valutazione informatizzati<br />

creati per soddisfare le esigenze degli utenti che desiderano verificare il<br />

loro livello di apprendimento in momenti diversi del percorso formativo.<br />

Saranno inoltre presenti sistemi di valutazione atti a garantire il livello di<br />

acquisizione necessaria alla fase successiva del corso e ad ottenere la validazione<br />

del corso stesso.<br />

In particolare gli utenti avranno a disposizione i seguenti strumenti:<br />

– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati nel<br />

materiale didattico strutturato online;<br />

– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati<br />

durante la videoconferenza.<br />

Modalità di valutazione: al termine dei corsi verranno certificati e rilasciati<br />

i crediti ECM. Gli elementi presi in considerazione per una valutazione<br />

positiva del corso e quindi per l’attribuzione dei crediti sono:<br />

– lo svolgimento ed il superamento dei test online (test successivo al<br />

momento di autoistruzione). Per superare i test è necessario rispondere correttamente<br />

ad almeno l’80% delle domande entro i 3 tentativi concessi;<br />

– partecipazione e superamento del test online successivo alla videoconferenza.<br />

(Per superare il test è necessario rispondere correttamente ad almeno<br />

l’80% delle domande entro i 3 tentativi concessi).<br />

680 2006


E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />

4. Struttura del corso – Ogni corso prevede un insieme integrato delle attività<br />

menzionate:<br />

– studio individuale di materiale multimediale (testi e video) online<br />

fruibili via internet anche off-line;<br />

– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati nel<br />

materiale didattico strutturato online;<br />

– possibilità di richiesta di supporto sui contenuti su un forum di discussione<br />

online da parte dei partecipanti ad esperti della materia;<br />

– partecipazione alla videoconferenza (sessione sincrona) dall’aula<br />

didattica o da postazioni individuali;<br />

– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati<br />

durante la videoconferenza;<br />

– svolgimento di un questionario di gradimento del corso.<br />

Sul piano individuale, il partecipante fruirà in autoistruzione di materiale<br />

didattico strutturato online fruibile via internet e valuterà le proprie competenze<br />

attraverso lo svolgimento di un test online sui contenuti proposti nei<br />

materiali didattici precedentemente consultati (il superamento del test è<br />

necessario all’ottenimento dei crediti ECM).<br />

Il materiale didattico sarà diviso in moduli di I livello necessari per lo<br />

svolgimento del corso e moduli di II livello o di approfondimento.<br />

L’utente dopo aver svolto il primo modulo, considerato di base e superato<br />

il questionario di valutazione potrà decidere di passare al modulo successivo<br />

o di accedere ad un percorso di approfondimento facoltativo e di svolgere un<br />

modulo parallelo grazie al quale otterrà crediti ECM aggiuntivi.<br />

Durante lo svolgimento dei moduli formativi il partecipante potrà porre<br />

sul forum di discussione online quesiti sui contenuti del corso che verranno<br />

sottoposti all’attenzione degli esperti. I contenuti affrontati nella prima fase in<br />

autoistruzione, ed eventualmente le domande poste sul forum online, verranno<br />

successivamente approfondite attraverso l’utilizzo della videoconferenza,<br />

sessione di formazione sincrona in cui partecipanti ed esperti saranno<br />

collegati come sopra indicato. I contenuti affrontati nella videoconferenza<br />

saranno oggetto di un ulteriore test online (test finale) per l’acquisizione dei<br />

crediti ECM.<br />

5. Programma del corso – Gli argomenti del Corso intendono trattare i presupposti<br />

teorico-pratici e le peculiarità della programmazione e realizzazione<br />

pratica del trattamento riabilitativo del paziente anziano e disabile con una<br />

particolare attenzione allo svolgimento del lavoro di équipe. Riguardo ad ogni<br />

tema trattato verranno fornite le cognizioni di base teoriche e cliniche per la<br />

comprensione delle specifiche necessità. Verranno altresì indicati gli strumenti<br />

e le metodologie di intervento più indicate rispetto a gruppi di patologie<br />

e fasce di età attraverso l’utilizzo di materiale multimediale e con l’inserimento<br />

di casi clinici.<br />

Gli argomenti principali che verranno trattati sono i seguenti:<br />

– Definizione della Disabilità: International Classification of Functioning,<br />

Disability and Health (ICF) Organizzazione Mondiale della Sanità.<br />

2006 681


Sezione III: Attività per progetti<br />

– La Riabilitazione motoria e cognitiva come metodo: peculiarità e specificità<br />

del paziente disabile e anziano.<br />

– Le scale di valutazione standardizzate: ADL, IADL, Barthel Index,<br />

MMSE, GDS, Tinetti Gait and Balance Scale, etc.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con ictus cerebri.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con Malattia di Parkinson.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente amputato.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con frattura di femore.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con polipatologia cronica.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente neuropatico.<br />

– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con sindrome da immobilizzazione.<br />

f) Divulgazione<br />

Per garantire il massimo livello di divulgazione del progetto saranno organizzate<br />

diverse manifestazioni con lo scopo di rendere noto il progetto stesso.<br />

Saranno realizzati eventi residenziali per la presentazione del progetto e dei<br />

servizi offerti, saranno contattati i mass media per garantire la promozione<br />

dell’attività svolta, saranno realizzati workshop in collaborazione con le<br />

diverse società scientifiche interessate al progetto (Società Italiana di Geriatria<br />

e Gerontologia SIGG, Società Italiana di Neurogeriatria SINeG, Associazione<br />

Italiana di Psicogeriatria AIP, Società Italiana di Neurologia SIN,<br />

Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione SIMFER, ecc.)<br />

g) Monitoraggio<br />

Per ottenere informazioni sulla percezione dell’utente riguardo al corso e<br />

sulla facilità di uso al termine di ciascun corso sarà prevista la compilazione<br />

del questionario di gradimento. Al termine di ogni corso, infatti, sarà richiesto<br />

ai partecipanti di compilare un questionario di feedback (gradimento), attraverso<br />

il quale potranno esprimere la propria opinione sull’andamento del<br />

corso stesso. Tali informazioni saranno necessarie da un lato per la identificazioni<br />

di aree di possibile miglioramento e dall’altro per verificare la possibilità<br />

di esportare questo sistema ad altre realtà.<br />

682 2006


ESOCITOSI GLUTAMMATERGICA E CROSS-TALK<br />

ECCITOTOSSICO TRA MOTONEURONI E GLIA<br />

NELLA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA:<br />

RICERCA DI NUOVI TARGETS FARMACOLOGICI<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

ANNA MARIA MICHELA DI STASI<br />

Istituto Superiore di Sanità<br />

U.O.2 – Patrizia Longone<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2006 – Istituto Superiore di Sanità<br />

“ Programmazione Malattie Neurodegenerative:<br />

Ricerca SLA e riparazione tissutale ”


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />

di Sanità, Roma) – Anna Maria Michela Di Stasi<br />

U.O. 2 – Dipartimento di Neurobiologia Molecolare (IRCCS <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>,<br />

Roma) – Patrizia Longone<br />

U.O. 3 – Dipartimento di Medicina Sperimentale: Sezione di Farmacologia e<br />

Tossicologia (Università degli Studi di Genova) – Maurizio Reiteri<br />

U.O. 4 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />

di Sanità, Roma) – Luisa Minghetti<br />

U.O. 5 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />

di Sanità, Roma) – Fiorella Malchiodi-Albedi<br />

BACKGROUND<br />

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />

che colpisce in età adulta ed è caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni<br />

corticali, bulbari e spinali (Bruijn et al., 2004). Esistono due forme di SLA:<br />

una sporadica (SLAs) ed una familiare (SLAf). Come per altre malattie neurodegenerative,<br />

anche nel caso della SLA, sono state ipotizzate varie eziologie<br />

tra cui fattori ambientali, autoimmunità, stress ossidativo, infezioni virali e<br />

alterazioni nell’omeostasi del neurotrasmettitore eccitatorio glutammato. Il<br />

15-20% dei casi di SLAf è dovuto a mutazioni puntiformi nel gene della Cu/Zn<br />

Superossido Dismutasi 1 (SOD1), enzima che, in condizioni fisiologiche,<br />

controlla la rimozione del radicale superossido (Rosen et al., 1993). Queste<br />

mutazioni a carico della SOD1 determinerebbero l’acquisizione di una o più<br />

funzioni tossiche (gain-of function) a carico dell’enzima, piuttosto che una<br />

semplice diminuzione della capacità di “ scavenging ” dello ione superossido<br />

(Cudkowic et al., 1997). La SOD1 è un enzima chiave nel mantenimento dell’equilibrio<br />

redox intracellulare che, se alterato, può indurre la comparsa di<br />

un processo ciclico in cui radicali o altre specie reattive possono diventare gli<br />

agenti patogenetici nei processi degenerativi (Ferrante et al., 1997; Estevez et<br />

al., 1999). La costruzione di topi transgenici che over-esprimono la SOD1<br />

umana con differenti siti di mutazione (SOD1-G85R, SOD1-G37R, e SOD1-<br />

G93A) ha consentito lo studio e l’identificazione di alcuni fattori coinvolti nel<br />

danno ossidativo correlabili alla progressione della SLA. In particolare, il<br />

ceppo che esprime la SOD1 mutata nella posizione 93 (SOD1-G93A) è considerato<br />

il modello sperimentale più simile alla SLA di tipo familiare umano<br />

(Gurney et al. 1994).<br />

Tra le varie cause della SLA numerose evidenze indicano che una alterazione<br />

nell’omeostasi glutammatergica, con conseguente eccitotossicità e<br />

morte neuronale, abbia un ruolo fondamentale (Raiteri et al., 2003). In<br />

pazienti affetti da SLA è stato osservato un aumento dei livelli di glutammato<br />

nel plasma e nel liquido cerebrospinale e, a livello della corteccia motoria e<br />

nel midollo spinale, è stato identificato un difetto nei trasportatori del glutam-<br />

684 2006


Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />

mato GLT-1 che potrebbe correlare con l’aumento dei livelli extracellulari del<br />

neurotrasmettitore (Rothstein et al.,1995). Inoltre, recenti evidenze indicano<br />

che nei motoneuroni un difetto di espressione della subunità GluR2 dei recettori<br />

ionotropici glutammatergici porterebbe ad una prevalenza di recettori<br />

AMPA permeabili al calcio (Spalloni et al., 2004; Tateno et al., 2004). Tale<br />

condizione, insieme ad un difetto delle proteine tamponanti il calcio intracellulare<br />

(calbindina D28k e parvalbumina), sarebbe responsabile del danno<br />

eccitotossico al motoneurone stesso.<br />

Ulteriore supporto alla teoria eccitotossica della SLA deriva da studi clinici<br />

in pazienti trattati con riluzolo, un inibitore della liberazione di glutammato<br />

capace di proteggere i motoneuroni spinali dal danno eccitotossico.<br />

Sebbene la SLA sia considerata il prototipo delle malattie del motoneurone,<br />

numerosi dati di letteratura indicano che la patogenesi richieda un contributo<br />

attivo di altri tipi cellulari in un complesso “ cross-talk ” molecolare il<br />

cui esito finale è la morte del motoneurone stesso. In effetti, l’espressione<br />

selettiva della SOD1 mutata nei motoneuroni o negli astrociti non produce<br />

alcuna degenerazione del motoneurone o alcun significativo fenotipo neurologico,<br />

mentre il fenotipo SLA è riprodotto in modelli animali quando il<br />

gene della SOD1 mutata è espresso ovunque.<br />

Questi dati suggeriscono che nella SLA sia presente un meccanismo<br />

“ non-cell autonomous ”, vale a dire cellule diverse dal neurone giocano un<br />

importante ruolo nella morte del motoneurone stesso.<br />

OBIETTIVI PRINCIPALI<br />

Sulla base di queste evidenze con il presente progetto si propongono i<br />

seguenti obiettivi:<br />

• Studio dei meccanismi che controllano l’aumento dei livelli di calcio<br />

libero intracellulare neuronale e astrocitario, nella corteccia motoria e nel<br />

midollo spinale, in controlli e in modelli di malattia.<br />

• Studio dei meccanismi presinaptici che determinano la liberazione di<br />

glutammato a livello corticale (area motoria) e spinale (terminazioni nervose<br />

del primo motoneurone) in controlli e in modelli di malattia. In particolare<br />

verranno studiati: (a) la funzionalità dei motoneuroni dopo liberazione di glutammato;<br />

(b) l’uptake di colina e il rilascio di aceticolina e gli effetti dell’attivazione<br />

di recettori glutammatergici spinali sul rilascio di acetilcolina in<br />

controlli e in modelli di malattia.<br />

– Studio della liberazione di glutammato e dei meccanismi che lo regolano<br />

in particelle astrocitarie isolate dal cervello di topo adulto, in controlli<br />

e in modelli di malattia.<br />

• Identificazione di possibili bersagli molecolari modificati dalle specie<br />

reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) nella corteccia motoria e nel<br />

midollo spinale, in colture di motoneuroni o corteccia motoria in presenza o<br />

assenza di overespressione della SOD1 mutata. In particolare si cercherà di<br />

individuare eventuali modificazioni, indotte dallo stress ossidativo, a carico<br />

2006 685


Sezione III: Attività per progetti<br />

delle proteine coinvolte nel complesso di docking/fusion delle vescicole al terminale<br />

sinaptico. Verranno inoltre studiati i meccanismi molecolari attivati<br />

dagli ossidanti mediante l’analisi dell’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi<br />

e di tirosina chinasi della famiglia src coinvolte nella funzionalità recettoriale<br />

glutammatergica.<br />

• Approfondimento delle conoscenze sul ruolo delle cellule gliali e della<br />

microglia nella patogenesi del danno selettivo dei motoneuroni in corso di<br />

SLA, in presenza o assenza di overespressione della SOD1 mutata.<br />

• Studio in vitro ed in vivo di fattori neuroprotettivi.<br />

Come le altre malattie neurodegenerative, la SLA è una patologia estremamente<br />

complessa in cui i diversi determinanti cellulari e molecolari del<br />

processo di morte neuronale hanno un peso estremamente variabile ed è<br />

quindi essenziale affrontarne lo studio utilizzando differenti strategie in grado<br />

di individuare e caratterizzare fattori e componenti coinvolti nel danno neuronale<br />

selettivo tipico di questa condizione patologica. Tali obiettivi potranno<br />

essere raggiunti solo con uno studio integrato e multidisciplinare come quello<br />

proposto nel presente progetto.<br />

BREVE DESCRIZIONE DELLE UNITÀ OPERATIVE<br />

U.O. 1 – L’unità operativa avrà il compito di coordinare il progetto; si<br />

dedicherà inoltre allo studio delle eventuali alterazioni indotte dalle specie<br />

reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) sull’esocitosi del glutammato.<br />

In particolare, cercherà di individuare eventuali modificazioni a carico di residui<br />

di fosfotirosine e/o nitrotirosine e verrà studiata l’attività di specifiche<br />

fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della famiglia src, coinvolte nella<br />

funzionalità recettoriale glutammatergica.<br />

U.O. 2 – L’unità operativa gestirà una delle due colonie di topi utilizzate<br />

nel progetto. Si occuperà inoltre dello studio dei meccanismi di esocitosi del<br />

glutammato nelle colture primarie di motoneuroni e di corteccia motoria e<br />

della modulazione dei livelli di calcio intracellulare neuronale e astrocitario<br />

nella corteccia motoria e nel midollo spinale in controlli ed in modelli di<br />

malattia.<br />

U.O. 3 – L’unità operativa si occuperà della gestione di una delle due colonie<br />

murine utilizzate nel progetto, dello studio della liberazione esocitotica<br />

del glutammato e di acetilcolina e dei meccanismi coinvolti nelle modificazioni<br />

osservate a livello neuronale e astrocitario, nella corteccia motoria e nel<br />

midollo spinale di topi di controllo e modello di malattia.<br />

U.O. 4 – L’unità operativa si occuperà di approfondire le conoscenze sul<br />

ruolo delle cellule gliali nella patogenesi del danno selettivo dei motoneuroni<br />

in corso di SLA, ed in particolare sul ruolo delle microglia in presenza o<br />

assenza di overespressione della SOD1 mutata.<br />

U.O. 5 – L’unità operativa porterà avanti uno studio su fattori neuroprotettivi<br />

in modelli in vitro ed in vivo.<br />

686 2006


Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />

ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO<br />

La ricerca, che utilizzerà topi transgenici SOD1-G93A(+) in fase avanzata<br />

o presintomatica, sarà condotta utilizzando corteccia cerebrale e midollo spinale<br />

prelevati da topo adulto, fettine ottenute dalle aree indicate (modello di<br />

studio per le relazioni morfo-funzionali tra neuroni e glia), colture di motoneuroni<br />

o corteccia motoria, colture di astrociti e microglia.<br />

Il progetto si articolerà nei seguenti punti:<br />

WP 1-2 (U.O. 1-2-3) – Studio delle dinamiche di rilascio delle vescicole<br />

sinaptiche. Ruolo dello stress ossidativo nella modulazione del “ signalling ”<br />

intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e identificazione di<br />

possibili bersagli molecolari modificati per delineare possibili vie di attivazione<br />

del danno eccitotossico.<br />

WP 3 (U.O. 1-2-3) – Studio delle alterazioni rincontrabili in diverse tappe<br />

della trasmissione glutammatergica negli animali modello della malattia,<br />

nella corteccia cerebrale (area motoria) e nel midollo spinale.<br />

WP 4 (U.O. 1-2-4-5) – Studio degli effetti dell’attivazione microgliale sulla<br />

sopravvivenza dei motoneuroni nel topo SOD1-G93A. Intendiamo focalizzare<br />

il nostro interesse su due aspetti di potenziale impatto per la patologia SLA:<br />

1) espressione da parte di microglia di trasportatori del glutammato; 2) ruolo<br />

neuroprotettivo della proteina Hsp70.<br />

WP 5 (U.O. 1-2-4-5) – Analisi di due diverse strategie terapeutiche:<br />

1) composti SOD-mimetici; 2) terapie combinate.<br />

METODOLOGIA<br />

Le metodiche impiegate per la presente ricerca saranno quelle già<br />

disponibili nei gruppi che partecipano al progetto. In particolare saranno<br />

utilizzate:<br />

– colture primarie di cellule corticali, motoneuroni, glia e microglia;<br />

– co-colture motoneuroni/astrociti, motoneuroni/microglia;<br />

– frazionamenti cellulari da colture e da campioni di tessuto di topi transgenici,<br />

con isolamento di sinaptosomi e gliosomi;<br />

– misura del rilascio di glutammato e acetilcolina da sinaptosomi e gliosomi<br />

di corteccia motoria e midollo spinale;<br />

– dosaggio di glutammato ed acetilcolina endogeni;<br />

– studio dei livelli di calcio intracellulare;<br />

– western blotting e immunoprecipitazione immunocitochimica;<br />

– fluorimetria e citofluorimetria;<br />

– determinazioni spettrofotometriche di attività enzimatiche;<br />

– ibridazione in situ;<br />

– microscopia confocale.<br />

2006 687


Sezione III: Attività per progetti<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

I risultati prodotti dall’interazione delle unità operative coinvolte nel presente<br />

progetto contribuiranno ad una migliore caratterizzazione del pathway<br />

glutammatergico in un modello murino di SLA. Questo studio potrà fornire<br />

indicazioni utili per nuove strategie terapeutiche, alternative e migliori del<br />

Riluzolo, legate alla iperattività glutammatergica ed alla ipereccitabilità neuronale,<br />

fenomeni ampiamente descritti nella SLA. Inoltre, verranno approfonditi<br />

alcuni aspetti neurodegenerativi legati allo stress ossidativo e alla iperattività<br />

glutammatergica, e valutata la possibile valenza terapeutica di molecole neuroprotettive.<br />

Diffusione dei dati raccolti mediante pubblicazioni scientifiche su<br />

riviste internazionali e partecipazione a convegni nazionali ed internazionali.<br />

– Bruijn L.I. et al. (2004) Annu Rev Neurosci 27: 723-749.<br />

– Rosen D.R. et al. (1993) Nature 362: 59-62.<br />

– Cudkowicz M.E. et al. (1997) Ann Neurol 41: 210-221.<br />

– Ferrante R.J. et al. (1997) J Neurochem 69: 2064-2074.<br />

– Estevez A.G. et al. (1999) Science 286: 2498-2500.<br />

– Gurney M.E. et al. (1994) Science 264: 1772-1775.<br />

– Raiteri L. et al. (2003) Br J Pharmacol 138: 1021-1025.<br />

– Rothstein J.D. et al. (1995) Ann Neurol 38: 73-84.<br />

– Spalloni A. et al. (2004) Neurobiol Dis 15: 340-350.<br />

– Tateno M. et al. (2004) Hum Mol Gen 13: 2183-2196.<br />

– Sargsyan S.A. et al.(2005) Glia 51: 241-253.<br />

– Robinson M.B. et al. (2005) J Neurosc 25: 9735-9745.<br />

– Crow J.P. et al. (2005) Ann Neurol 58: 258-265.<br />

Si allega il programma dettagliato dell’Unità Operativa 2 che fa capo<br />

alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

688 2006


Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />

U. O. 2 – Dipartimento di Neurobiologia Molecolare<br />

Patrizia Longone<br />

In questo progetto l’unità operativa ha il compito di gestire una delle due<br />

colonie di topi utilizzate. Si occupa inoltre dello studio dei meccanismi di esocitosi<br />

del glutammato nelle colture primarie di motoneuroni e di corteccia motoria,<br />

e della modulazione dei livelli di calcio intracellulare neuronale e astrocitario<br />

nella corteccia motoria e nel midollo spinale in controlli ed in modelli di malattia.<br />

Un aspetto della trasmissione glutammatergica finora trascurato nelle<br />

malattie neurodegenerative, Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) compresa, è<br />

lo studio delle dinamiche di rilascio delle vescicole sinaptiche.<br />

In questo progetto stiamo studiando, nelle colture primarie di motoneuroni,<br />

l’esocitosi glutammatergica poiché i motoneuroni oltre a rilasciare acetilcolina<br />

rilasciano anche glutammato utilizzando il sistema vescicolare glutammatergico.<br />

Nella SLA l’eccessiva presenza di glutammato extracellulare potrebbe derivare da<br />

un difetto della rimozione (cellule gliali) e/o del rilascio del neurotrasmettitore.<br />

Al fine di verificare questa ipotesi stiamo caratterizzando e quantificando:<br />

– le sinapsi glutammatergiche nelle colture di motoneuroni;<br />

– il rilascio del glutammato in condizioni basali e dopo stimolazione<br />

(condizioni depolarizzanti).<br />

Per lo studio proposto saranno utilizzate colture primarie di motoneuroni<br />

e di cellule corticali preparate da topi SOD1-G93A, da topi SOD1-WT (il<br />

modello di controllo che over-esprime la SOD1 umana non mutata) e topi di<br />

controllo. La ricerca sarà divisa in due fasi successive:<br />

1. caratterizzazione e quantificazione delle sinapsi glutammatergiche;<br />

2. studio della eso-endocitosi delle vescicole sinaptiche con metodiche di<br />

immunoistochimica (utilizzo dell’anticorpo contro le porzioni lumeare e citosolica<br />

della sinaptotagmina), o con fluorescenza utilizzando marcatori vescicolari<br />

FM1-43 e FM4-64, in condizioni basali o di stimolo (depolarizzazione, glutammato).<br />

In particolare le colture di cellule corticali verranno utilizzate per valutare<br />

l’impatto che la SOD1 mutata potrebbe avere su altre popolazioni neuronali<br />

diverse dai motoneuroni spinali, ma interessate da questa patologia.<br />

Lo stress ossidativo svolge un ruolo importante nella modulazione del<br />

“ signalling ” intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e l’identificazione<br />

di possibili bersagli molecolari modificati può contribuire a delineare<br />

possibili vie di attivazione del danno eccitotossico. A tale scopo verranno studiate:<br />

– l’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della<br />

famiglia src, coinvolte nella funzionalità recettoriale glutammatergica<br />

(NMDA, AMPA) e nella regolazione delle interazioni tra proteine associate ai<br />

recettori per gli amminoacidi eccitatori alle densità postsinaptiche;<br />

– le interazioni tra le proteine che formano complessi specializzati<br />

(SNARE-complexes) nel processo di ‘docking’ e fusione delle vescicole alla<br />

membrana presinaptica.<br />

2006 689


GENETIC, TRANSCRIPTIONAL AND<br />

BIOCHEMICAL STUDIES OF THE<br />

MITOCHONDRIAL ASPARTATE/GLUTAMATE<br />

TRANSPORTER (ARALAR) AND THE SLC25A12<br />

GENE IN AUTISM<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

ANTONIO M. PERSICO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Università Campus Bio-Medico<br />

Finanziamento privato


Sezione III: Attività per progetti<br />

ABSTRACT<br />

Our collaborative project aims at characterizing the role of the mitochondrial<br />

aspartate/glutamate transporter (ARALAR) encoded by the SLC25A12<br />

gene in autistic disorder. To this aim, we have already received from the brain<br />

and tissue bank at University of Maryland (Baltimore, MD, USA) frozen tissue<br />

samples of superior temporal gyrus (BA 41/42, 52 or 22) belonging to 7 pairs<br />

of autistic patients and of age-, sex-, and post-mortem-interval-matched controls.<br />

In addition, we have recently been awarded by the Autism Tissue Program’s<br />

Tissue Advisory Board (Princeton, NJ, USA) an additional set of tissue<br />

samples that should allow us to reach a total of at least 10 reliable pairs within<br />

the next 2-4 weeks.<br />

We plan to proceed using biochemical and genetic approaches in parallel<br />

on these tissue samples. In particular: (a) we shall assess asp/glu transport<br />

rates both in gray matter extracts and in mitochondrial pellets, in order to distinguish<br />

functional alterations induced by the cytoplasmic milieu vs changes<br />

intrinsic to ARALAR itself, respectively; (b) we shall extract and retrotranscribe<br />

total RNA from the same tissues, and sequence the cDNAs to search for polymorphisms<br />

or mutations possibly associated with functional changes.<br />

SLC25A12 mRNA levels will also be quantified by RealTime-PCR, and the<br />

extent of correlation between transcription and transport rates within the<br />

same tissues will be assessed. Tissue quality for all assessments will be verified<br />

by total RNA quality assessed using an Agilent Bioanalyser.<br />

We shall also seek to replicate in our sample of families with an autistic<br />

proband the positive linkage/association findings recently reported by two<br />

independent groups. In the presence of positive genetic association, we shall<br />

search for mutations and/or chromosomal rearrangements involving the<br />

asp/glu mitochondrial transporter.<br />

CURRENT STATE OF RESEARCH AND WORK OBJECTIVES<br />

Autism (OMIM #209850) is a severe neuropsychiatric disease, characterized<br />

by impairments in social interaction, communication, and behavior (4) . Its<br />

incidence has apparently risen during the last decade from 2-5 to 15-20/10,000<br />

children (5) . The existence of genetic contributions to autism vulnerability has<br />

been conclusively demonstrated by family and twin studies, revealing sibling<br />

risks as high as 3.0%-4.5% and monozygotic: dizygotic concordance rates of<br />

60%-90% vs 0-4% (6) . Recent assessments provide strong evidence for multiple<br />

loci contributing to this complex disease through epistasis and possibly geneenvironment<br />

interactions (1) . Further complications arise from the variable phenotypic<br />

expression of autism-predisposing genes, which may indeed range<br />

from minimal autistic traits to full-blown autism, identifying a broad clinical<br />

entity referred to as “ autism-spectrum disease ” (7) .<br />

Genome scans performed to date have highlighted several genomic regions<br />

likely to contain autism susceptibility loci, located on human chromosomes 1q,<br />

2q, 5q, 6q, 7q, 13q, 15q, 17q, 22q, Xp and Xq (1,6) . In particular, linkage to human<br />

ch 2q24-q33 has pointed toward the existence of one or more susceptibility loci<br />

692 2006


Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />

in this region (8-10) . Among nine candidate genes recently screened for association<br />

with autism across the 2q31 region, the SLC25A12 gene encoding a mitochondrial<br />

aspartate/glutamate transporter (ARALAR) was the only locus displaying<br />

a significant association with two single nucleotide polymorphisms (SNPs)<br />

located in the third and sixteenth introns, i.e. rs2056202 (I3–21A/G) and<br />

rs2292813 (I16+70A/G), respectively (2) . This genetic association has already<br />

been replicated in another independent sample (3) .<br />

The mitochondrial aspartate/glutamate carrier (ARALAR) catalyzes an<br />

important step in the aspartate/malate NADH shuttle, namely the exchange of<br />

aspartate and glutamate across the inner mitochondrial membrane (11) .<br />

Through this activity, ARALAR regulates the redox state and energy balance<br />

across mitochondrial membranes inside the cells. Importantly, ARALAR carries<br />

EF-hand Ca 2+ -binding motifs in its N terminal domain, and transport rates<br />

are significantly enhanced by calcium concentrations in the external side of the<br />

mitochondrial membrane (11) . Very recent preliminary data indicate that<br />

ARALAR overexpression may result in enhanced neurite growth in vitro (12) .<br />

This finding, in conjunction with the positive genetic association described<br />

above, spurs interest into the potential involvement of ARALAR overexpression<br />

and/or overactivation in autism.<br />

Altered neurodevelopment is indeed currently recognized as the underlying<br />

neuropathological cause of autistic disorder. The central nervous system (CNS)<br />

of individuals with autism processes information by activating neural networks<br />

clearly distinct from those employed by non-autistic individuals (13,14) .<br />

The neuroanatomical substrates of this altered information processing appear<br />

as heterogeneous as clinical manifestations and etiological underpinnings.<br />

Post-mortem studies of autistic brains have uncovered a variety of neurodevelopmental<br />

alterations, encompassing many aspects of CNS formation, such as<br />

reduced programmed cell death and/or increased cell proliferation, altered cell<br />

migration with disrupted cortical and subcortical cytoarchitectonics, abnormal<br />

cell differentiation with reduced neuronal size, unbalanced local vs long-distance<br />

and inhibitory vs excitatory connectivity, and altered synaptogenesis (15) .<br />

However, excessive neurite outgrowth and reduced terminal pruning during<br />

infancy is believed to play a critical role in the establishment of megalencephaly<br />

(i.e., fronto-occipital head circumference > 97 th percentile), an anomaly consistently<br />

found in approximately 20% of autistic patients (16,17) . Brain imaging studies<br />

have shown an enlargement of total brain volume and of temporal, parietal<br />

and occipital lobes in male patients with autism (18) , as well as early postnatal<br />

brain overgrowth followed by abnormally slow brain growth (19) .<br />

Our group has already demonstrated genetic contributions to cranial circumference<br />

in autistic children by HoxA1 gene variants (20) . Thanks to the availability<br />

of temporal cortical tissue specimens from the Autism Tissue Program<br />

(Princeton, NJ, USA) and of a very large sample of families where cranial circumference<br />

has been assessed in the autistic proband, our group is in a unique<br />

position to test the hypothesis that genetic variants at the SLC25A12 gene,<br />

yielding an hyperactive ARALAR, and/or overactivation due to increased intracellular<br />

calcium concentrations, may cause autism in a specific subset of<br />

patients characterized by megalencephaly.<br />

2006 693


Sezione III: Attività per progetti<br />

METHODS<br />

Post-mortem Tissue Sample – The Applicant has already received temporal<br />

neocortical specimens from seven autistic and seven matched control brains<br />

provided by the University of Maryland Brain and Tissue Bank. These samples<br />

have already been used for an initial set of experiments (see below). Approximately<br />

ten additional brain specimens per sample have already been awarded<br />

to this project by the Autism Tissue Program (see appended letter) and are<br />

being provided to the Applicant this week, yielding a total sample of at least 15<br />

autistic and 15 control specimens.<br />

Although the entire neocortex of brains from autistic individuals displays<br />

well-documented cytoarchitectonic alterations (21) , the superior temporal gyrus<br />

(Broadman areas 41, 42, 52 and 22) was selected as it is one of the most-consistently<br />

altered regions in autistic brains according to the Literature, both<br />

structurally and functionally (14,22,23) . It thus represents an ideal region of choice<br />

for the proposed set of experiments.<br />

Clinical sample for genetic association studies – We have created and coordinate<br />

since 1997 a network of clinical and research units, which has now collected<br />

a sample including 272 singleton and 29 multiplex families with primary<br />

autistic probands, corresponding to 265 complete trios (both parents and the<br />

autistic child) and 14 incomplete trios (mother only and autistic child), as well<br />

as 186 unaffected controls of Italian descent. Families have been recruited in<br />

Italy and in the United States, as follows: 104 complete and 9 incomplete trios<br />

from the Dept. of Child Neuropsychiatry, II Univ. of Naples, Italy; 37 complete<br />

and 3 incomplete trios from the Div. of Child Neuropsychiatry, IRCCS<br />

Ospedale Bambino-Gesù, Rome, Italy; 22 complete trios from the Clinic for<br />

Autism and Developmental Disabilities, Univ. Campus Bio-Medico, Rome,<br />

Italy; 45 complete trios from the Dept. of Neurology, IRCCS Oasi Maria S.S.,<br />

Troina, Italy; 3 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry, Univ.<br />

of Turin, Italy; 8 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry, II<br />

Univ. of Rome, Italy; 6 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry,<br />

Univ. of Milan, Italy; 44 complete trios from 32 simplex and 5 multiplex Caucasian-American<br />

families recruited at the Southwest Autism Research Center,<br />

Phoenix, Arizona; 60 complete trios from 15 simplex and 23 multiplex families<br />

belong to the Autism Genetic Resource Exchange (AGRE) collection and were<br />

obtained by the Applicant (A.M. Persico) through a Bio-Material Grant from<br />

the Cure Autism Now/AGRE Foundation in 2001. We also have 186 DNAs of<br />

normal unrelated Italian controls.<br />

Inclusion criteria for autistic probands were previously described (20,24) .<br />

Briefly, all patients fulfil DSM-IV diagnostic criteria for Autistic Disorder (4) .<br />

Patients were screened for primary autism using MRI, EEG, audiometry, urinary<br />

aminoacid and organic acid measurements, cytogenetic and fragile-X<br />

testing. Patients with dysmorphic features, frequent seizures (>1 every 6<br />

months) or focal neurological deficits were excluded; patients with sporadic<br />

seizures were included. Autistic behaviors were characterized using the Childhood<br />

Autism Rating Scales (25) and the Vineland Adaptive Behavior Scales (26) ;<br />

694 2006


Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />

Italian probands only were assessed also using the Griffiths Mental Developmental<br />

Scales (27) and the Autism Behavior Checklist (28) ; patients from Arizona<br />

were also administered the Leiter International Performance Scale (29) . The<br />

Autism Diagnostic Observation Schedule – G (30) and the Autism Diagnostic<br />

Interview (31) , which represent the most up-to-date approach to the clinical<br />

characterization of autistic disorder, have been translated and published in<br />

Italian only very few months ago, so data collection using these scales is still in<br />

early progress.<br />

All parents gave written informed consent for themselves and for their<br />

children. The consent form was approved by the IRB of UCBM. Blood is drawn<br />

from all patients and family members, DNA is extracted from leukocytes and<br />

is used for ongoing genetic studies. In reference to the biochemical and morphological<br />

characterization of our patients, since serotonin blood levels, urinary<br />

peptide excretion rates, and cranial circumference have been consistently<br />

found altered in subgroups of autistic patients (22-26) , we have also collected<br />

platelet-rich plasma and urines from the majority of our families, and now<br />

have serotonin blood levels and urinary peptide excretion rates from well over<br />

300 first-degree relatives and 150 autistic patients. Cranial circumference is<br />

also available for 212 patients and 54 unaffected siblings. To our knowledge,<br />

no other consortium has collected to this date such a large dataset of biochemical<br />

and morphological parameters. We will continue to measure serotonin<br />

blood levels in platelet-rich plasma (PRP) by HPLC, and urinary peptide excretion<br />

rates on the first morning urine samples of all family members again by<br />

HPLC, as described (9,26) . Finally, frontal-occipital head circumference is measured<br />

using a non-stretchable measuring tape and macrocephaly defined as a<br />

head circumference > 97 th percentile (26) .<br />

WORK PROGRAM<br />

We plan to proceed using genetic and biochemical approaches in parallel.<br />

Genetic and gene expression studies – Initially, genomic DNA and total RNA<br />

will be extracted from post-mortem tissue using standard techniques. Total RNA<br />

quality will be verified using an Agilent Bioanalyzer. Total RNA of good quality will<br />

be retrotranscribed, and cDNA will be sequenced using the CEQ TM sequencing protocol<br />

(Beckman-Coulter). Potential polymorphisms or mutations detected by DNA<br />

sequencing will be confirmed by restriction analysis. cDNA will also be used to<br />

assess gene expression using real-time PCR (Applied Biosystems).<br />

In second phase, we shall also seek to replicate in our sample of families<br />

the positive linkage/association findings recently reported by two independent<br />

groups. We shall genotype the two single nucleotide polymorphisms (SNPs)<br />

located in the third and sixteenth introns, i.e. rs2056202 (I3–21A/G) and<br />

rs2292813 (I16+70A/G), respectively, previously shown to be associated with<br />

autism (2) . Genotyping will be performed according to standard PCR- and<br />

restriction digest-based methods and by a primer extension-based, allelespecific<br />

fluorescent detection method (i.e., the Acycloprime Primer Extension<br />

kit.and the Victor2 multilabel counter by Perkin-Elmer). Genetic data will be<br />

2006 695


Sezione III: Attività per progetti<br />

analyzed using both a case-control and an intrafamilial association strategies,<br />

as described in our previous work (20,24,32) . In the presence of positive genetic<br />

association, we shall genotype additional SNPs and search for mutations or<br />

chromosomal rearrangements in the SLC25A12 gene. Mutational analysis will<br />

be performed on exons, flanking intronic sequences, 5’ and 3’ UTRs using<br />

DHPLC and DNA sequencing.<br />

Biochemical and gene expression studies – We shall assess asp/glu transport<br />

rates both in gray matter extracts and in mitochondrial pellets, in order to distinguish<br />

functional alterations induced by the cytoplasmic milieu vs changes<br />

intrinsic to ARALAR itself, respectively. Calcium roles will be verified by addition<br />

of EGTA to the medium; SLC25A12 mRNA levels will also be quantified by Real-<br />

Time-PCR, and the extent of correlation between transcription and transport<br />

rates within the same tissues will be assessed. Tissue quality for all assessments<br />

will be verified by total RNA quality assessed using an Agilent Bioanalyser.<br />

The biochemical part of the work program shall be carried out by our collaborator,<br />

Prof. Luigi Palmieri, Ph.D., at the Dept. of Biochemistry of the Univ.<br />

of Bari (Italy), while the genetic part of the work program will be performed at<br />

the Lab. of Molecular Psychiatry & Psychiatric Genetics at IRCCS S. <strong>Lucia</strong>,<br />

Rome (Italy) under my direct supervision. Prof. Luigi Palmieri is a very wellrenowned<br />

biochemist in the field of mitochondrial transport, with numerous<br />

publications directly contributing to our current knowledge of ARALAR function<br />

(11) and of mitochondrial transporter roles in physiology and disease<br />

(Palmieri et al. (2005) Hum Mol Genet 14: 3079-3088). The current application<br />

is actually being presented to fund only part of the genetic studies involved in<br />

this project, for which additional support is being sought (see additional information<br />

above).<br />

PRELIMINARY RESULTS<br />

Genomic DNA sequencing for the first 3 autistic tissue specimens has been<br />

completed, revealing several polymorphisms, not all listed in available databases<br />

(dbSNP). Biochemical studies performed on the same three pairs have<br />

shown interesting differences between autistic patients and controls, which are<br />

currently being investigated.<br />

POTENTIAL BENEFITS<br />

Patenting benefits – The structure and eventually the functional consequences<br />

of polymorphisms or mutations conferring autism vulnerability will<br />

definitely deserve patenting in view of potential uses as diagnostic tools.<br />

Medical benefits – At present, the disease is recognized exclusively on the<br />

basis of clinical symptoms and, by definition, never before 3 years of age, often<br />

leading to tentative, delayed or even misdiagnosed definitions of patient’s status.<br />

Identification of polymorphisms/mutations in the SLC25A12 gene may<br />

lead to improved and earlier diagnosis through genetic screening, allowing earlier<br />

treatment interventions. In addition, should our studies reveal alterations<br />

696 2006


Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />

of intracellular calcium balance, potential pharmacologic interventions could<br />

be postulated and possibly experimented in animal models.<br />

Economic benefits – Based on current epidemiological data (8) , one can<br />

assume a European autistic population of at least 200,000 patients. Approximately<br />

75% are severely disabled and need institutional care for life, often<br />

including a person engaged full-time to supervise the patient. The total cost for<br />

autism in Europe can thus be estimated to exceed 4.4 billion euro/year. Assuming<br />

that early pharmacological and psychotherapeutic intervention would<br />

allow 10% of the patients to become independent from institutional care, this<br />

would bring a saving of 440 million euro/year.<br />

Scientific benefits – The identification of additional polymorphisms/mutations<br />

predisposing to or directly causing the disease will significantly contribute<br />

to our understanding of the neurobiological bases of social behaviors<br />

in humans and to the nature of their alteration in autistic disorder.<br />

1. Persico A.M., Bourgeron T. (2006) Searching for ways out of the autism maze:<br />

genetic, epigenetic, and environmental clues. Trends Neurosci, in press.<br />

2. Ramoz N., Reichert J.G., Smith C.J., Silverman J.M., Bespalova I.N.,Davis K.L.,<br />

Buxbaum J.D. (2004) Am J Psychiatry 161: 662-669.<br />

3. Segurado R., Conroy J., Meally E., Fitzgerald M., Gill M., Gallagher L. (2005) Am<br />

J Psychiatry 162: 2182-2184.<br />

4. American Psychiatric Association (1994) The Diagnostic and Statistical Manual of<br />

Mental Disorders, Fourth Edition, Washington D.C.<br />

5. Fombonne E. (2003) JAMA 289: 87-89.<br />

6. Folstein S.E., Rosen-Sheidley B. (2001) Nat Rev Genet 2: 943-955.<br />

7. Piven J., Palmer P., Jacobi D., Childress D., Arndt S. (1997) Am J Psychiatry 154:<br />

185-190.<br />

8. Buxbaum J.D., Silverman J.M., Smith C.J., Kilifarski M., Reichert J., Hollander E.,<br />

Lawlor B.A., Fitzgerald M., Greenberg D.A., Davis K.L. (2001) Am J Hum Genet 68:<br />

1514-1520.<br />

9. International Molecular Genetic Study of Autism Consortium (2001) Am J Hum<br />

Genet 69: 570-581.<br />

10. Shao Y., Wolpert C.M., Raiford K.L., Menold M.M., Donnelly S.L., Ravan S.A.,<br />

Bass M.P., McClain C., von Wendt L., Vance J.M., Abramson R.H., Wright H.H.,<br />

Ashley-Koch A., Gilbert J.R., DeLong R.G., Cuccaro M.L., Pericak-Vance M.A.<br />

(2002) Am J Med Genet 114: 99-105.<br />

11. Palmieri L., Pardo B., Lasorsa F.M., Del Arco A., Kobayashi K., Iijima M.,<br />

Runswick M.J., Walker J.E. Saheki T., Satrústegui J., Palmieri F. (2001) EMBO<br />

J 20: 5060-5069.<br />

12. Ramoz N., Bestel A., English D., Maussion G., Moalic J., Gorwood P., Simonneau M.,<br />

Buxbaum J.D. (2005) Expression and functional analysis of autism candidate genes:<br />

the aspartate/glutamate carrier AGC1 Program No. 448.6. Viewer/Itinerary Planner.<br />

Washington, DC: Society for Neuroscience. Online.<br />

13. Belmonte M.K., Cook E.H. Jr, Anderson G.M., Rubenstein J.L., Greenough W.T.,<br />

Beckel-Mitchener A., Courchesne E., Boulanger L.M., Powell S.B., Levitt P.R.,<br />

Perry E.K., Jiang Y.H., DeLorey T.M., Tierney E. (2004) Mol Psychiatry 9: 646-663.<br />

2006 697


Sezione III: Attività per progetti<br />

14. Gervais H., Belin P., Boddaert N., Leboyer M., Coez A., Sfaello I., Barthelemy C.,<br />

Brunelle F., Samson Y., Zilbovicius M. (2004) Nat Neurosci 7: 801-802.<br />

15. Pickett J., London E. (2005) J Neuropathol Exp Neurol 64: 925-935.<br />

16. Woodhouse W., Bailey A., Rutter M., Bolton P., Baird G., Le Couteur A. (1996)<br />

J Child Psychol Psychiat 37: 665-671.<br />

17. Fombonne E., Rogé B., Claverie J., Courty S., Frémolle J. (1999) J Autism Dev<br />

Disord 29: 113-119.<br />

18. Piven J., Arndt S., Bailey J., Andreasen N. (1996) J Am Acad Child Adolesc Psychiatry<br />

35: 530-536.<br />

19. Courchesne E., Karns C.M., Davis H.R., Ziccardi R., Carper R.A., Tigue Z.D.<br />

(2001) Neurology 57: 245-254.<br />

20. Conciatori M., Stodgell C.J., Hyman S.L., O’Bara M., Militerni R., Bravaccio C.,<br />

Trillo S., Montecchi F., Schneider C., Melmed R., Elia M., Crawford L., Spence S.J.,<br />

Muscarella L., Guarnieri V., D’Agruma L., Quattrone A., Zelante L., Rabinowitz D.,<br />

Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Rodier P.M., Persico A.M. (2004) Biol<br />

Psychiatry 55: 413-419.<br />

21. Casanova M.F., Buxhoeveden D.P., Switala A.E., Roy E. (2002) Neurology 58:<br />

428-432.<br />

22. Boddaert N., Chabane N., Gervais H., Good C.D., Bourgeois M., Plumet M.H.,<br />

Barthelemy C. Mouren M.C., Artiges E., Samson Y., Brunelle F., Frackowiak R.S.,<br />

Zilbovicius M. (2004) Neuroimage 23: 364-369.<br />

23. Ohnishi T., Moriguchi Y., Matsuda H., Mori T., Hirakata M., Imabayashi E.,<br />

Hirao K., Nemoto K., Kaga M., Inagaki M., Yamada M., Uno A. (2004) NeuroReport<br />

15: 1483-1487.<br />

24. Persico A.M., D’Agruma L., Maiorano N., Totaro A., Militerni R., Bravaccio C.,<br />

Wassink T.H. for the C.L.S.A., Schneider C., Melmed R., Trillo S., Montecchi F.,<br />

Palermo M., Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Conciatori M., Marino R.,<br />

Quattrocchi C.C., Baldi A., Zelante L., Gasparini P., and Keller F. (2001) Mol<br />

Psychiatry 6: 150-159.<br />

25. Schopler E., Reichler R.J., Rochen Renner B.R. (1986) The Childhood Autism<br />

Rating Scale for diagnostic screening and classification of autism. New York, NY:<br />

Irvington.<br />

26. Sparrow S.S., Balla D.A., Cicchetti D.V. (1984) Vineland Adaptive Behavior Scales<br />

– Survey Form. Circle Pines, MN: American Guidance Service Inc,.<br />

27. Griffiths R. (1992) Griffiths Mental Developmental Scales. Oxon, UK: The Test<br />

Agency.<br />

28. Krug D.A., Arick J.R., Almond P.J. (1980) J Child Psychol Psychiatry 21: 221-229.<br />

29. Leiter R.G. (1948) Leiter International Performance Scale. Chicago, IL: Stoelting Co.<br />

30. Lord C., Rutter M., DiLavore P.C. (1999) Autistic Observation Schedule-Generic<br />

(ADOS-G). Psychological Corp: San Antonio, TX.<br />

31. Le Couteur A., Rutter M., Lord C., Rios P., Robertson S., Holdgrafer M., McLennan<br />

J. (1989) J Autism Dev Disord 19: 363-387.<br />

32. D’Amelio M., Ricci I., Sacco R., Liu X., D’Agruma L., Muscarella L.A., Guarnieri<br />

V., Militerni R., Bravaccio C., Elia M., Schneider C., Melmed R., Trillo S.,<br />

Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Macciardi F., Holden J.J.A., Persico<br />

A.M. (2005) Mol Psychiatry 10: 1006-1016.<br />

698 2006


INTERFACCE UOMO-AMBIENTE<br />

PER LA COMUNICAZIONE E AUTONOMIA<br />

DI SOGGETTI AFFETTI DA DISABILITÀ MOTORIA<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

DONATELLA MATTIA<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Donatella Mattia<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Imaging Neuroelettrico e Brain Computer Interface,<br />

Neurofisiopatologia Clinica (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />

Donatella Mattia<br />

U.O. 2 – Dipartimento di Neuroscienze, Neurofisiopatologia (Università di<br />

Roma Tor Vergata) – Maria Grazia Marciani<br />

U.O. 3 – Centro di Bioingegneria, Laboratorio di Biofisica e Nanomedicina<br />

(<strong>Fondazione</strong> Don Carlo Gnocchi ONLUS, IRCCS Centro S. Maria<br />

Nascente, Milano) – Furio Gramatica<br />

U.O. 4 – Unità di Neurofisiopatologia (Ospedale San Camillo IRCCS, Venezia) –<br />

Francesco Piccione<br />

MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />

L’obiettivo del progetto è quello di integrare e validare clinicamente un<br />

dispositivo, di cui attualmente esistono solo le componenti sotto forma di<br />

prototipi di laboratorio, che renda possibile a persone affette da disabilità<br />

neuromotoria, esito di patologie neuromuscolari degenerative, cerebrovascolari,<br />

o traumatiche in cui si è persa – o si sta perdendo – ogni attività muscolare<br />

degli arti in presenza di una valida funzione cognitiva, di migliorare o<br />

recuperare la propria autonomia e capacità di comunicare con l’ambiente circostante.<br />

L’implementazione e la diffusione di nuovi ausili basati sulla tecnologia<br />

dell’informazione potrebbe rendere il “ disabile ” diversamente abile. Per<br />

questo scopo ci si rivolgerà anche verso quegli stati di malattia in cui la forza<br />

muscolare residua, se presente, possa essere non sufficiente per l’utilizzo di<br />

mezzi convenzionali ed in quelle condizioni in cui ostacoli pratici o considerazioni<br />

di sicurezza possano sconsigliare lo spostamento dal letto. Questo<br />

appare rilevante anche in considerazione del fatto che oggi la sopravvivenza<br />

di tali pazienti è aumentata grazie agli interventi di tracheostomia, mentre la<br />

qualità della vita risente della totale necessità di assistenza, dell’impossibilità<br />

di fare delle scelte autonome. Colmare questo gap, di fronte ad un aumento<br />

dei costi nel breve termine, si accompagnerebbe ad una rilevante riduzione<br />

dei costi nel lungo termine, per riduzione del personale di assistenza e delle<br />

ospedalizzazioni.<br />

Il dispositivo sarà sviluppato sulla base dell’esperienza a bagaglio di ciascun<br />

partner del progetto, basata sulle più recenti innovazioni tecnologiche<br />

nel campo della bioingegneria dell’informazione, dell’ingegneria del software,<br />

delle telecomunicazioni, della nanotecnologia, e della domotica. In particolare:<br />

il sistema sviluppato nel corso del progetto proposto permetterà di rilevare<br />

in modo non invasivo, segnali elettrofisiologici del paziente (EEG) attraverso<br />

i quali opera una interfaccia cervello-computer (BCI) a sua volta in<br />

grado di trasformare tali segnali in un veicolo per i comandi che il paziente<br />

vorrà impartire al sistema; trasmetterà dal domicilio del paziente ad una stazione<br />

di controllo situata nei laboratori del progetto informazioni biomedicali<br />

finalizzate al monitoraggio del funzionamento del dispositivo e, ove appro-<br />

700 2006


Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />

priato, dello stato di salute del paziente; permetterà il controllo di attuatori<br />

per la comunicazione e la gestione di apparecchiature nella casa del paziente<br />

(domotica).<br />

Operare la transizione del BCI verso una tecnologia che consenta l’utilizzo<br />

in campo clinico, da parte di utenti che ripongono nel sistema l’aspettativa<br />

di migliorare la propria qualità della vita e con l’assistenza di operatori<br />

che debbono essere selezionati tra i professionisti dell’assistenza (piuttosto<br />

che della ricerca), impone delle modifiche alla struttura dei sistemi BCI: da un<br />

lato deve essere semplificata e irrobustita la tecnologia con cui l’utente si<br />

dovrà cimentare e si debbono definire delle procedure standard da applicare<br />

per la selezione, l’addestramento e la verifica dei risultati raggiunti dai singoli<br />

utenti. Dall’altro si impone la implementazione di una piattaforma di integrazione<br />

tra tecnologia BCI e dispositivi elettronici (anche già esistenti) per la<br />

comunicazione e il controllo domotico/robotico dell’ambiente domestico.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

– Analisi di fattibilità e di funzionabilità del dispositivo-ausilio.<br />

– Analisi dell’impatto del dispositivo-ausilio sulla qualità della vita di soggetti<br />

con disabilità motorie di grado variabile (questionari, scale di valutazione<br />

funzionale).<br />

OBIETTIVI INTERMEDI<br />

• Implementazione di un prototipo base che integri i diversi elementi del<br />

dispositivo-ausilio finale, a sua volta implementati dalle varie U.O., con particolare<br />

riguardo al controllo del dispositivo attraverso l’interfaccia cervellocomputer<br />

(BCI).<br />

• Individuazione di una popolazione di soggetti con grado di disabilità<br />

motoria variabile con cui indirizzare la modularità dell’interfaccia uomoambiente,<br />

sulla base delle abilità motorie residue degli stessi utenti finali.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Verifica della fattibilità di funzionabilità del dispositivo-ausilio su un<br />

gruppo di soggetti normoabili, con verifica del materiale operativo preliminare.<br />

METODOLOGIA<br />

Il progetto prevede quattro-cinque “ workpackage ” (WP), di cui sono<br />

rispettivamente responsabili le unità operative partecipanti al progetto. Nel<br />

progetto saranno inclusi pazienti-utenti (almeno 20 soggetti) portatori di deficit<br />

motori tali da generare una disabilità neuromotoria di severità variabile,<br />

con capacità cognitive sufficientemente conservate, dovuti a patologie neuromuscolari<br />

degenerativo-croniche, cerebrovascolari o traumatiche. Un questionario,<br />

atto a individuare i desiderata dei pazienti-utenti riguardo le attività<br />

2006 701


Sezione III: Attività per progetti<br />

della vita quotidiana per le quali il dispositivo in sviluppo dovrà permettere<br />

un incremento della loro indipendenza, verrà elaborato come indicatore iniziale<br />

per la individuazione delle specifiche del dispositivo che lo rendano<br />

modulabile in relazione alle esigenze diverse degli utenti finali.<br />

WP 1: Sviluppo ed implementazione di algoritmi di analisi e classificazione<br />

delle tracce elettroencefalografiche (EEG), veloci ed efficaci, in grado di<br />

fornire ai soggetti feedback immediati, utilizzabili in tempo reale, in concordanza<br />

con le esigenze del soggetto stesso (Action 1). Addestramento del personale<br />

paramedico alla conduzione di un training dei soggetti sperimentali volto<br />

a ottimizzare la loro capacità di generare i necessari pattern elettrofisiologici<br />

(Action 2).<br />

WP 2: Applicazioni del BCI in contesti specificamente progettati per individui<br />

affetti da grave disabilità neuromotoria, tenendo conto della facile esauribilità<br />

e delle ridotte risorse psicofisiche di tali soggetti, e quindi dotate di un’interfaccia<br />

di comunicazione semplice ed intuitiva (Action 1). Implementazione<br />

della stessa, per la quale sarà particolarmente curata la modularità, così da permettere<br />

di raggruppare in un framework unitario programmi che servano le<br />

abilità residue estremamente diverse dei pazienti in questione (Action 2).<br />

WP 3: Integrazione di dispositivi hardware dedicati da un lato a migliorare<br />

la qualità dei segnali rilevati (Action 1) e dall’altro a rendere possibile l’attuazione<br />

della volontà del paziente sul mondo esterno attraverso sistemi per<br />

la comunicazione, l’accesso al computer ed il controllo ambientale operato<br />

attraverso dispositivi di domotica già esistenti (Action 2).<br />

WP 4-5: Definizione di metodologie per la validazione del dispositivo,<br />

basate su quanto realizzato nel WP 1. Tale percorso parte dalla individuazione<br />

delle attività di interazione con l’ambiente che il paziente vuole poter<br />

recuperare (Action 1), prosegue con una fase di addestramento del paziente<br />

all’utilizzo della nuova tecnologia (Action 2) e si chiude con la verifica quantitativa<br />

del grado di indipendenza che il paziente è riuscito a recuperare<br />

(Action 3).<br />

Lo studio verrà articolato attraverso la stretta collaborazione tra U.O., con<br />

un ordine temporale definito nella “ Articolazione del Programma ”.<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

I risultati-prodotti del progetto saranno veicolati-trasferiti attraverso una<br />

serie di pubblicazioni scientifiche su riviste indicizzate (peer-reviewed journals).<br />

Insieme alla produttività scientifica verranno realizzati alcuni prodotti<br />

di interesse clinico applicativo che verranno resi fruibili alla comunità clinica<br />

attraverso il rilascio di documentazione sotto forma di manuale operativo per<br />

le parti di competenza tecnica (specifiche del prototipo) e a tipo report informatizzato<br />

per la parte di competenza medico-clinica (metodi di valutazione<br />

applicativa clinica del prototipo in ambiente clinico; scambio informazioni tra<br />

le diverse competenze delle singole U.O.). In particolare, i prodotti delle attività<br />

menzionate sopra saranno costituiti da:<br />

702 2006


Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />

– Report sulla sperimentazione mirata al miglioramento delle tecniche di<br />

“ signal processing ” e al loro adattamento alle caratteristiche del gruppo di<br />

utenti specifico di questo soggetto (mese 12).<br />

– Documentazione preliminare sulla strategia di training, sia per la parte<br />

di competenza dei terapisti, che per quella rivolta agli utenti (mese 12).<br />

– Disponibilità di uno o più prototipi funzionanti di BCI orientati all’utilizzo<br />

clinico o domestico (mese 18).<br />

– Valutazione quantitativa sul miglioramento di indipendenza in specifiche<br />

attività della vita quotidiana e del generico miglioramento della qualità<br />

della vita dei pazienti che hanno la disponibilità del sistema di ausilio sviluppato<br />

(mese 24).<br />

– I prodotti globali dell’esperienza progettuale costituiranno la base<br />

materiale per un corso ECM (mese 24).<br />

BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />

Nel caso dei trattamenti riabilitativi l’obiettivo principale è la riduzione<br />

della disabilità, dovuta ad una qualsiasi condizione patologica, ovvero il raggiungimento<br />

della massima autonomia possibile. Recentemente, l’ideazione e<br />

la sperimentazione di dispostivi elettronici in grado di migliorare le capacità<br />

di comunicazione e di gestione dell’ambiente domestico aprono nuove speranze<br />

a pazienti affetti da gravi disturbi del movimento, ma che possiedano<br />

invece buone capacità cognitive. Questo appare particolarmente rilevante in<br />

quegli stati di malattia in cui la forza muscolare residua, se presente, possa<br />

essere non sufficiente per l’utilizzo di mezzi convenzionali ed in quelle condizioni<br />

in cui ostacoli pratici o considerazioni di sicurezza possano sconsigliare<br />

lo spostamento dal letto. La rilevanza è inoltre intuibile se si considera il fatto<br />

che oggi la sopravvivenza di tali pazienti è aumentata grazie agli interventi di<br />

tracheostomia, mentre la qualità della vita risente della totale necessità di<br />

assistenza, dell’impossibilità di fare delle scelte autonome.<br />

Nelle neuroscienze si sta affermando lo studio sulla comunicazione con<br />

un computer tramite la modifica volontaria di segnali elettrofisiologici. La<br />

ricerca è volta allo sviluppo di un’interfaccia cervello-computer (BCI, Brain<br />

Computer Interface). Un dispositivo BCI è un sistema di comunicazione che<br />

non dipende dai normali output periferici cerebrali (Wolpaw et al., 2002). Per<br />

l’elevata risoluzione temporale, l’elettroencefalogramma (EEG) è la tecnica<br />

più impiegata per realizzare dispositivi BCI in grado di interpretare semplici<br />

comandi mentali. I BCI si classificano in base al tipo di attività EEG: generata<br />

internamente dal soggetto (endogena) o esternamente e a cui l’EEG del soggetto<br />

“ reagisce ” (esogena o evocata).<br />

I BCI basati su attività endogena EEG consentono all’utente, dopo un<br />

periodo di addestramento, la generazione spontanea di stati mentali usati<br />

per il colloquio con il dispositivo. Il gruppo di Wolpaw (Wadsworth Center,<br />

Albany, NY) è il più attivo in questo campo negli USA. Il loro BCI impiega le<br />

variazioni del ritmo EEG sensorimotorio. Il gruppo europeo di Pfurtscheller<br />

2006 703


Sezione III: Attività per progetti<br />

(Università di Graz) usa un elevato numero di elettrodi disposti lungo le<br />

aree motorie primarie. L’attività immaginativa di distretti (braccia, gambe),<br />

riconosciuta nell’80% dei casi, comanda un cursore sullo schermo oppure<br />

un’ortesi per la chiusura/apertura di una mano in un soggetto tetraplegico<br />

(Pfurtscheller et al., 2003; Pfurtscheller et al., 2005). Un diverso approccio è<br />

stato seguito dal gruppo di Birbaumer (Università di Tübingen). Impiegando<br />

un BCI sulle variazioni lente (10 s) del potenziale sullo scalpo è possibile<br />

aprire un canale di comunicazione con pazienti ALS. Il BCI addestra i<br />

pazienti alla selezione alfabetica da uno schermo di computer; pazienti<br />

completamente paralizzati sono riusciti a scrivere una lettera intera (Birbaumer<br />

et al., 1999). La classe di dispositivi BCI esogeni funziona invece<br />

sulla modulazione dell’EEG generata da stimoli forniti al soggetto dall’apparato<br />

stesso. Non è necessario un addestramento dell’utente, ma la difficoltà<br />

di trasportare l’ambiente di stimolazione al di fuori del laboratorio rappresenta<br />

uno svantaggio importante. Stimolando l’apparato visivo del soggetto<br />

con una frequenza prefissata, vengono registrati segnali EEG occipitali alla<br />

stessa frequenza di stimolazione. Quando il soggetto dirige lo sguardo verso<br />

una delle differenti sorgenti luminose concorrenti, il dispositivo ne riconosce<br />

il tipo (Cheng et al., 2002; Sutter, 1992). Un altro esempio è quello del<br />

gruppo di Donchin (U. Illinois) che nel 1988 ha realizzato un dispositivo per<br />

la scrittura su tastiera virtuale mediante variazioni indotte dell’EEG. È noto<br />

che eventi rari (o rilevanti per il soggetto) in un compito sperimentale generano<br />

l’insorgenza di un’onda EEG caratteristica sullo scalpo, detta P300. Il<br />

sistema di Donchin presentava una matrice di lettere al soggetto, illuminandole<br />

in modo random. Quando la lettera desiderata è illuminata, l’onda<br />

P300 generata dal soggetto viene rilevata dal dispositivo (Donchin et al.,<br />

2000; Sellers and E. Donchin, 2006; Vaughan et al., 2006).<br />

Le esperienze internazionali di ricerca evidenziano come le applicazioni<br />

dei BCI siano per ora limitate all’interazione dell’utente con lo schermo di un<br />

computer (per selezionare lettere dallo schermo). Al di là di tale uso<br />

di estremo interesse, è plausibile estendere la comunicazione fra soggetto<br />

disabile e ambiente esterno ad interazioni con mobilità. In particolare, il riconoscimento<br />

di stati mentali potrà guidare dispositivi (una sedia a rotelle<br />

motorizzata) o far interagire naturalmente con dispositivi comuni del mondo<br />

esterno (telefoni, interruttori della luce, ecc). Questa estensione delle capacità<br />

dei BCI verso l’interazione con oggetti del mondo reale è stata esplorata solo<br />

recentemente (Cincotti et al., 2007) e rappresenta lo scopo ultimo del progetto<br />

in oggetto.<br />

La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è attivamente coinvolta nella ricerca sul BCI<br />

dal 1998. In questo periodo ha partecipato ad un progetto multicentrico<br />

europeo e ad un progetto nazionale, ed è attualmente coinvolta in un progetto<br />

multicentrico europeo, ottenendo risultati di rilievo nel campo<br />

(www.maia-project.org; www.aspice.it). Il dispositivo BCI realizzato ha reso<br />

possibile l’interazione di soggetti sperimentali umani ed un computer<br />

mediante il controllo dei soggetti stessi della generazione di alcuni pattern<br />

EEG caratteristici sullo scalpo. Il cuore di questo sistema BCI è un classificatore<br />

di pattern EEG basato su una tecnologia di reti neurali proposta nel-<br />

704 2006


Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />

l’ambito di questo progetto. Tale classificatore riesce a riconoscere i pattern<br />

EEG associati a pensieri stereotipati nella mente del soggetto sperimentale.<br />

Una volta che il compito mentale del soggetto è stato fissato, ad esempio<br />

l’immaginazione del movimento della mano destra, il riconoscimento delle<br />

onde EEG caratteristiche di questo compito può dar luogo ad un evento<br />

comandato dal computer, quale ad esempio l’accensione di una lampadina,<br />

oppure la selezione di una lettera su di una tastiera su schermo. La rete<br />

neurale all’interno del sistema BCI implementato impara rapidamente l’associazione<br />

fra pattern EEG registrati e compiti sperimentali contemporaneamente<br />

eseguiti dal soggetto stesso. Questo aumento di precisione nel<br />

riconoscimento significa che il dispositivo BCI potrà eseguire in maniera<br />

più precisa le indicazioni (mentali) del soggetto stesso. La personalizzazione<br />

del BCI, l’adattarlo cioè ai bisogni differenti dei vari pazienti e dei vari soggetti<br />

sperimentali di controllo è il concetto innovativo alla base del sistema<br />

implementato. Questa personalizzazione consente anche di abbreviare notevolmente<br />

i tempi di addestramento.<br />

Gli aspetti chiave di un sistema BCI sono: affidabilità, il sistema deve raramente<br />

fare classificazioni di stati mentali che non siano corrette (devono in<br />

generale essere sotto il 5%) mentre devono raggiungere almeno il 70% per<br />

quanto riguarda la percentuale corretta di classificazione. Rapidità della<br />

risposta, il sistema prova a riconoscere gli stati mentali ogni mezzo secondo;<br />

addestramento rapido, in generale grazie all’approccio mediante classificatori<br />

non lineari si riesce ad eseguire un riconoscimento di pattern mentali ogni<br />

mezzo secondo; semplicità e naturalezza dell’interazione, il soggetto nel sistema<br />

BCI considerato compie spontaneamente la selezione dello stato mentale che<br />

più gli necessita senza il bisogno di eseguire una scelta a tempi prefissati. In<br />

questo, rispetto l’approccio seguito è unico in letteratura, laddove tutti gli altri<br />

sistemi BCI possono analizzare i dati EEG solo in particolari e prefissate<br />

finestre temporali definite dal computer. Come già detto la naturalezza dell’approccio<br />

si riflette sulla velocità di apprendimento mostrata dai soggetti<br />

sperimentali nell’utilizzo del nostro sistema.<br />

Operare la transizione del BCI verso una tecnologia che consenta l’utilizzo<br />

in campo clinico, da parte di utenti che ripongono nel sistema l’aspettativa<br />

di migliorare la propria qualità della vita e con l’assistenza di operatori<br />

che debbono essere selezionati tra i professionisti dell’assistenza (piuttosto<br />

che della ricerca), impone delle modifiche alla struttura dei sistemi BCI: da un<br />

lato deve essere semplificata e irrobustita la tecnologia con cui l’utente si<br />

dovrà cimentare e si debbono definire delle procedure standard da applicare<br />

per la selezione, l’addestramento e la verifica dei risultati raggiunti dai singoli<br />

utenti. Dall’altro si impone la implementazione di una piattaforma di integrazione<br />

tra tecnologia BCI e dispositivi elettronici (anche già esistenti) per la<br />

comunicazione e controllo domotico/robotico dell’ambiente domestico. La<br />

integrazione di tali tecnologie riveste particolare importanza, specie per l’utilizzo<br />

in pazienti con gravi disabilità motorie in esito sia di patologie cerebrovascolari,<br />

sia di patologie neuromuscolari degenerative, in cui si è persa, o si<br />

sta perdendo, ogni attività muscolare degli arti, in presenza di una valida funzione<br />

cognitiva.<br />

2006 705


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Birbaumer N., Ghanayim N., Hinterberger T., Iversen I., Kotchoubey B., Kubler A.,<br />

Perelmouter J., Taub E., Flor H. (1999) Nature 398: 297-298.<br />

– Cheng M., Gao X., Gao S., Xu D. (2002) IEEE Trans Biomed Eng 49: 1181-1186.<br />

– Cincotti F., Mattia D., Aloise F., Bufalari S., Schalk G., Oriolo G., Cherubini A.,<br />

Marciani M.G., Babiloni F. (2007) Brain Res Bull, in press.<br />

– Donchin E., Spencer K.M., Wijesinghe R. (2000) IEEE Trans Rehabil Eng 8: 174-179.<br />

– Pfurtscheller G., Muller G.R., Pfurtscheller J., Gerner H.J., Rupp R. (2003) Neurosci<br />

Lett 351(1): 33-36.<br />

– Pfurtscheller J., Rupp R., Muller G.R., Fabsits E., Korisek G., Gerner H.J., Pfurtscheller<br />

G. (2005) Unfallchirurg S: 587-590.<br />

– Sellers EW, Donchin E (2006) Clin Neurophysiol 117: 538-548.<br />

– Sutter E.E. (1992) Journal of Microcomputer Applications 15: 31-45.<br />

– Vaughan T.M., McFarland D.J., Schalk G., Sarnacki W.A., Krusienski D.J., Sellers E.W.,<br />

Wolpaw J.R. (2006) IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng 229-233.<br />

– Wolpaw J.R., Birbaumer N., McFarland D.J., Pfurtscheller G., Vaughan T.M.<br />

(2002) Clin Neurophysiol 113: 767-791.<br />

ARTICOLAZIONE<br />

Lo svolgimento del progetto osserverà la seguente cronologia, in accordo<br />

ai WP 4-5 illustrati nella sessione “ Metodologia ”.<br />

1. Inclusione nel gruppo sperimentale di almeno 20 pazienti-utenti ai<br />

quali verrà somministrato un questionario atto a individuare i loro desiderata<br />

riguardo le attività della vita quotidiana per le quali il dispositivo in sviluppo<br />

dovrà permettere un incremento della loro indipendenza (questionari e scale<br />

di valutazione funzionale) (WP 5, Action 1).<br />

2. In parallelo:<br />

(a) Sviluppo di algoritmi di estrazione e classificazione di caratteristiche<br />

rilevanti del segnale EEG (e.g. ritmo mu, P300; WP 2, Action 1).<br />

(b) Sviluppo metodologie di ottimizzazione dell’ergonomia dell’interfaccia<br />

(WP 3, Action 1).<br />

3. Integrazione di un primo prototipo (fine del primo anno di progetto), sul<br />

quale verrà valutato l’accordo con le specifiche definite ad inizio progetto, tramite<br />

uno studio di fattibilità funzionale su un gruppo di soggetti normo-abili.<br />

4. Inizio della fase di addestramento del personale paramedico (WP 2,<br />

Action 2) e, di seguito, dei pazienti-utenti stessi all’utilizzo del dispositivo con<br />

una simulazione dell’ambiente reale (WP 5, Action 2).<br />

5. In parallelo:<br />

(a) Integrazione modulare dei programmi che compongono la versione<br />

finale dell’interfaccia (WP 3, Action 2).<br />

(b) Sviluppo dei dispositivi domotici (WP 4, Action 2).<br />

6. Sperimentazione clinica e valutazione dell’outcome clinico del progetto<br />

(WP 5, Action 3; WP 1, Action 2).<br />

706 2006


Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />

OUTPUT<br />

1. Manuale tecnico-operativo preliminare per l’utilizzo del sistema BCI<br />

sviluppato, per gli aspetti di competenza delle singole U.O.: report sulla sperimentazione<br />

mirata al miglioramento delle tecniche di “ signal processing ” e al<br />

loro adattamento alle caratteristiche del gruppo di utenti specifico di questo<br />

progetto (mese 12).<br />

2. Produzione della documentazione preliminare sulla strategia di training<br />

all’utilizzo del prototipo, sia per la parte di competenza del personale clinico<br />

sia dei pazienti-utenti stessi (inclusi progressivamente nello studio)<br />

(mese 12) e del manuale tecnico operativo definitivo (mese 18).<br />

3. Disponibilità di uno o più prototipi funzionanti di BCI orientati all’utilizzo<br />

clinico o domestico (mese 18).<br />

4. Documentazione sulla valutazione quantitativa sul miglioramento di<br />

indipendenza in specifiche attività della vita quotidiana dei pazienti-utenti<br />

che hanno la disponibilità del sistema di ausilio sviluppato: materiale per<br />

corso ECM (mese 24).<br />

Si allega il programma dettagliato della Unità Operativa 1 che fa<br />

capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

2006 707


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Imaging neuroelettrico<br />

e Brain Computer Interface<br />

Donatella Mattia<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

L’obiettivo globale del progetto è quello di integrare e validare clinicamente<br />

un dispositivo, di cui attualmente esistono solo le componenti sotto<br />

forma di prototipi di laboratorio, che permetterà a persone affette da disabilità<br />

neuromotoria di migliorare o recuperare la propria autonomia e capacità<br />

di comunicare con l’ambiente circostante. La implementazione di tale dispositivo<br />

vede come contributo di questa U.O.:<br />

• Sviluppare ed implementare algoritmi per l’analisi e classificazione dei<br />

segnali elettrofisiologici del paziente (EEG) alla base della interfaccia cervello-computer<br />

(BCI) che trasformi online tali segnali in un veicolo per i<br />

comandi che il paziente vorrà impartire al sistema; a questo si unisce l’addestramento<br />

del personale paramedico alla conduzione di un training dei soggetti<br />

sperimentali volto a ottimizzare la loro capacità di generare i necessari<br />

patterns elettrofisiologici.<br />

• Implementazione di interfacce semplici ed intuitive, per la quale sarà<br />

particolarmente curata la modularità, così da permettere di raggruppare in un<br />

framework unitario programmi che servano le abilità residue estremamente<br />

diverse dei pazienti in questione.<br />

• Definizione di metodologie per la validazione del dispositivo che si basa<br />

sulla individuazione delle attività di interazione con l’ambiente che il paziente<br />

vuole poter recuperare e prosegue con la verifica quantitativa del grado di<br />

indipendenza che il paziente è riuscito a recuperare.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

– Serie di esperimenti pilota in cui il paziente adopererà il sistema finché<br />

non sarà allenato alle modifiche introdotte e le prestazioni rese nuovamente<br />

stabili.<br />

– Le prestazioni stabili saranno la base nella valutazione di funzionalità e<br />

gradimento del sistema ausilio completo.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

• Generazione di algoritmi per l’estrazione delle caratteristiche e la classificazione<br />

di pattern EEG per la configurazione della interfaccia BCI.<br />

• Disponibilità di un sistema BCI che permetterà di testare ogni miglioramento<br />

fatto sugli algoritmi valutati su dati ottenuti da volontari sani (studio<br />

di fattibilità del sistema).<br />

• Il risultato sarà un sistema BCI utilizzabile da pazienti.<br />

708 2006


Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Questa fase durerà dai 4 ai 6 mesi e produrrà una nuova conoscenza sul<br />

processamento del segnale BCI, produrrà raffinati software di implementazione<br />

degli algoritmi, datasets di registrazioni durante tutta la fase e statistiche<br />

che attesteranno gli avanzamenti.<br />

METODOLOGIA<br />

Fase 1 – In una fase di pianificazione, i vincoli da applicare quando il BCI<br />

viene usato da un paziente-utente sono definiti a priori in collaborazione con<br />

U.O. 2. Questi includeranno: facilità d’uso, stabilità dei trasduttori fisici, facilità<br />

di mantenimento, comfort, costo, etc. I vincoli influenzeranno, ad esempio,<br />

la qualità dei dati disponibili (numero di canali EEG, tipo di artefatti,<br />

etc.) e la quantità di dati che potranno essere registrati per creare un training<br />

set per i classificatori in modo da non arrecare stress al paziente. Noti questi<br />

fattori, si potranno stabilire le specifiche delle periferiche hardware e dei<br />

moduli software (equipaggiamento di registrazione, periferica di elaborazione<br />

del segnale, periferica di feedback, algoritmi di estrazione delle features, algoritmi<br />

di classificazione, feedback, etc.). Questa fase dovrebbe durare all’incirca<br />

un mese, alla fine del quale saranno definiti, in base alla fusione delle<br />

rispettive esigenze, i materiali ed i metodi sperimentali.<br />

Fase 2 – Noti i vincoli introdotti nella fase 1 e noto il sistema sperimentale<br />

sistemato nella seconda fase, verranno ottimizzati gli algoritmi per l’estrazione<br />

delle features e la classificazione per la configurazione data. La disponibilità<br />

di un sistema BCI al FSL permetterà di testare ogni miglioramento fatto<br />

sugli algoritmi testati su volontari sani. Il risultato sarà un sistema BCI utilizzabile<br />

da pazienti. Questa fase durerà dai 4 ai 6 mesi e produrrà una nuova<br />

conoscenza sul processamento del segnale BCI, produrrà raffinati software di<br />

implementazione degli algoritmi, datasets di registrazioni durante tutta la<br />

fase e statistiche che attesteranno gli avanzamenti.<br />

2.1. Ottimizzazione del circuito di biofeedback. L’apprendimento dell’ autocontrollo<br />

del segnale EEG risiede nella qualità del biofeedback, o in<br />

altri termini, nelle informazioni fornite immediatamente all’utente<br />

circa il suo stato. Una caratteristica di qualità del biofeedback può<br />

essere, ad esempio, la velocità di risposta del sistema alle variazioni<br />

di stato dell’utente.<br />

2.2. Applicazione delle tecniche di alta risoluzione per ottenere segnali il<br />

più vicino possibile alle sorgenti corticali). La biofisica spiega i processi<br />

di conduzione delle correnti corticali dalla loro genesi al<br />

livello neuronale alla superficie ovvero lo scalpo, dove i sensori<br />

EEG vengono posizionati. L’applicazione di tecniche matematiche<br />

appropriate permette di ottenere dalla superficie (scalpo) informazioni<br />

circa il pattern spazio-temporale di attivazione corticale. Queste<br />

tecniche vanno dal filtraggio spaziale passa-alto (Laplaciano<br />

Superficiale) alla definizione delle sorgenti discrete (o distribuite)<br />

2006 709


Sezione III: Attività per progetti<br />

di correnti corticali (localizzazione dell’Equivalent Current Dipole<br />

o Source Imaging).<br />

2.3. Applicazione di tecniche di processamento del segnale per l’estrazione<br />

delle variabili migliori. Con lo sviluppo della acquisizione digitale del<br />

segnale EEG, un certo numero di tecniche di processamento del<br />

segnale sono state sviluppate per la caratterizzazione di questo<br />

segnale nello studio della fisiologia e patologia di alcune funzioni<br />

cerebrali. Queste tecniche vanno dalle stime spettrali parametriche e<br />

non-parametriche, da template matching, separazione di componenti<br />

(PCA, ICA), decomposizione delle forme d’onda, stime delle<br />

fractal dimensionality, etc. Molte di queste tecniche possono essere<br />

applicate in tempo reale durante l’acquisizione del segnale, a patto di<br />

una ottimizzazione e implementazione del sistema in questo senso.<br />

La aspettativa è che almeno una parte di queste tecniche permetta di<br />

ottenere informazioni circa alcune variabili delle EEG e che un processo<br />

di estrazione delle variabili appropriato contribuisca all’apprendimento<br />

dell’utente.<br />

2.4. Uso di un classificatore che meglio sia in grado di separare le features.<br />

Alcune applicazioni BCI utilizzano su un classificatore di features<br />

che si basa su una semplice discriminazione a soglia. Questa scelta<br />

conservativa trova il suo massimo vantaggio nella minima necessità<br />

di adattamento del classificatore all’individuo che lo usa o ai cambiamenti<br />

del suo stato psicofisico. Classificatori lineari o non lineari più<br />

efficaci sono stati sviluppati a questo fine; ciò che è però necessario<br />

in questo caso è che il classificatore auto-adatti i propri parametri<br />

allo stato corrente dell’utente, cosicché possa essere minimizzata o<br />

esclusa la necessità di intervento da parte di un operatore/assistente<br />

sanitario.<br />

Fase 3 – Fase di implementazione pilota. Il sistema verrà installato in un<br />

ambiente clinico (locali di Terapia Occupazionale della FSL) adattato a casa<br />

(cucina, camera da letto, etc.). Questo richiederà che sia implementato un<br />

sistema modulare ad accesso ampliato per il controllo dell’ambiente domestico<br />

(domotica) e sviluppo di dispositivi domotici stessi. Questa fase durerà<br />

fino alla fine del primo anno di progetto, quando inizierà una intensa collaborazione<br />

con U.O. 3, che si occuperà della integrazione modulare dei programmi<br />

che compongono la versione finale dell’interfaccia.<br />

Fase 4 – Esperimenti pilota. Il paziente adopererà il sistema finché non<br />

sarà allenato alle modifiche introdotte e le prestazioni rese nuovamente stabili.<br />

Ciò permetterà un paragone diretto con le prestazioni ottenute grazie<br />

ad un lungo uso del precedente sistema BCI. Questa fase durerà dai 2 ai 4<br />

mesi del secondo anno di progetto, e permetterà di riscontrare l’eventuale<br />

necessità di nuove strategie d’allenamento per l’utilizzo del sistema e di possibili<br />

problemi non inclusi nella fase di pianificazione. Le scoperte ottenute<br />

nella sperimentazione pilota verranno usate come milestone per la valutazione<br />

del progetto.<br />

710 2006


K4CARE (KNOWLEDGE-BASED HOMECARE<br />

ESERVICES FOR AN AGEING EUROPE)<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

DAVID RIAÑO<br />

Universitat Rovira i Virgili<br />

U.O. 8 – Roberta Annichiarico<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2004 – Unione Europea “ Sixth Framework Programme<br />

Priority 2 – Information Society Tecnologies ”


Sezione III: Attività per progetti<br />

PARTICIPANT LIST<br />

U.O. 1 – Universitat Rovira i Virgili (URV) – David Riaño<br />

U.O. 2 – Centro Assistenza Domiciliare Azienda Sanitaria Locale RM B<br />

(CAD) – Dario Amici<br />

U.O. 3 – Czech Technical University in Prague (CTU) – Lenka Lhotska<br />

U.O. 4 – University of Perugia (UNIPG) – Patrizia Mecocci<br />

U.O. 5 – Telecom Italia SpA (TI) – Giovanni Dona<br />

U.O. 6 – European Research and Project Office GmbH (EURICE) –<br />

Andrei Girenko<br />

U.O. 7 – Ana Aslan International Academy of Aging (ANA) – Luiza Spiru<br />

U.O. 8 – <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (FSL), Neurologia Clinica e del Comportamento<br />

– Roberta Annicchiarico<br />

U.O. 9 – Computer and Automation Research Institute of the Hungarian<br />

Academy of Sciences (MTA SZTAKI) – Laszlo Varga<br />

U.O. 10 – The Research Institute for the Care of the Elderly (RICE) –<br />

Roy W. Jones<br />

U.O. 11 – Amministrazione Comunale di Pollenza (COMPOL) –<br />

Pia Francesca Tomassini<br />

U.O. 12 – General University Hospital in Prague (GUH), Third Internal Department<br />

– Zdenek Kalvach<br />

U.O. 13 – Szent Janos Hospital (SJH) – Balint Eross<br />

ABSTRACT<br />

The K4CARE project is an European Community (EC) project about the<br />

development, integration and use of several Information and Communication<br />

Technologies (ICT) and intelligent Computer Science (CS) technologies in the<br />

framework of Home Care (HC).<br />

The main objective of the K4CARE project is to improve the capabilities of<br />

the new EU society to manage and respond to the needs of the increasing number<br />

of senior population requiring a personalized HC assistance. K4CARE will<br />

develop:<br />

• a model for HC service which can be shared by the EU countries;<br />

• an Electronic Home Care Record;<br />

• a telematic and knowledge-based CS platform;<br />

• a multi-agent system;<br />

• Actor Profile Ontologies for representing the profiles of the subjects<br />

involved in the K4CARE model;<br />

• Case Profile Ontologies for representing symptoms, diseases, syndromes;<br />

• Formal Intervention Plans.<br />

712 2006


K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />

The K4CARE project is developed by thirteen EU partners: eight centres<br />

with geriatric, medical and healthcare competencies and five ICT and CS<br />

centres.<br />

INTRODUCTION<br />

The K4CARE project (1) is an European Community project about the<br />

development, integration and use of several Information and Communication<br />

Technologies and intelligent Computer Science technologies in the framework<br />

of Home Care. Since no medical act can be appropriately performed without<br />

reliable information, appropriate sharing of patient’s information and patient<br />

monitoring are basic pre-requisites in delivering effective continuous care in<br />

home care environments. K4CARE proposes a “ patient focused ” approach,<br />

designed to be translated to a pan-European level, with respect to the principles<br />

proposed by WHO to face the chronic diseases epidemic (2) .<br />

The use of KDD techniques connected to DSS based on existing guide lines<br />

(GL) and interacting with large databases of real patients (sources of evidence<br />

and knowledge), will develop a system of producing Evidence Based Practice<br />

(EBP) and Formal Intervention Plans (FIPs).<br />

BACKGROUND<br />

The elderly population needing full time care is considered as equivalent<br />

to the percentage of severely disabled elderly, which on turn is estimated to<br />

be 5% for the 65-69 year-old age group, 10% for the 70-79 age group, and<br />

30% for the 80 and over age group (3) . This population can sum up to ten million<br />

people in the EU 25 area (4) . Age-related illnesses – and related dependency<br />

– require long-term care. As a result, there is an increase in the pressure<br />

on the public sector for long-term care. Hospitalisation – when not related to<br />

acute medical conditions, but to the need for rehabilitation or for social support<br />

– is both inappropriate and costly. The need of continuous care is not a<br />

matter for the “ conventional ” health system, but for the medical-social sector<br />

and specific measures will have to be taken. The factors related to how<br />

provision is organised are crucially important. In all probability, the only<br />

viable path is to assign the role of “ small institutions of continuous care” to<br />

people’s own homes, given the possibility to assure them the adequate structures<br />

and services.<br />

HC has been considered as a fundamental component of a network of long<br />

term care facilities (paralleled by rehabilitation units, nursing facilities). HC is<br />

conceived as the integration of medical, social and familiar resources<br />

addressed to the same goal of allowing the care of the patient in his own environment.<br />

Preventive home visitation programs appear to be effective (5) , reduce<br />

mortality and admission to long term institutional care (6) , have a significant<br />

impact on hospitalization and are cost-effective (7) . Normative GL can provide<br />

the mechanism to link patient outcomes to the care provided and improve<br />

quality without increasing costs (8) . However, few GL have been developed for<br />

the homecare setting. Existing GL should be modified to be applicable in<br />

2006 713


Sezione III: Attività per progetti<br />

homecare (9) . Special issues in generating and modifying GL in home care<br />

patients are represented by co-morbidity and reliability of GL related to elderly<br />

patients (10) . Several principles of high-quality chronic care have been outlined<br />

in the context of a chronic care model (11,12) . This model endorses reliance on<br />

multidisciplinary teams of health care professionals and individually tailored<br />

evidence-based treatment plans to guide clinical decision making and the frequency<br />

of patients’ planned visits. Case management is a popular approach to<br />

meeting the special needs of medically complex individuals with chronic disease.<br />

Case management typically identifies high-risk individuals, regardless of<br />

specific conditions, and takes a more comprehensive and customized<br />

approach to coordinating all of their health care needs.<br />

The typical HC Patient (HCP) is an elderly patient, with co-morbid conditions<br />

and diseases, cognitive and/or physical impairment, functional loss<br />

from multiple disabilities, impaired self-dependency. To this patient, it is not<br />

useful to apply a “ vertical ” approach, as to say, it is not effective to organize<br />

HC as a series of services focused on single diseases, but HC has to be carried<br />

out as a network of coordinated interventions: from a vertical diseaserelated<br />

to a holistic function-related care. Although novel models of chronic<br />

care have achieved varying levels of success, thus far most of these new<br />

approaches have focused on a single disease, a single site, a single transition,<br />

or single provider. Rarely more than two of these innovations have been integrated<br />

into comprehensive, coordinated systems of care. Moreover, these<br />

models commonly operate independently rather than in conjunction with<br />

primary care (13) . According to Mary E. Tinetti “ The need to ascertain and<br />

incorporate individual priorities, to address multiple contributing factors<br />

simultaneously, and to prescribe and monitor multifaceted interventions will<br />

make clinical decision making more iterative, interactive, individualized, and<br />

complex. Creative use of information technologies should facilitate the<br />

organization, presentation, and integration of this information to arrive<br />

at individualized yet systematic clinical decision making predicated on individual<br />

patient priorities ” (14) . A major role can be played by information in<br />

evidence-based practice (EBP): ICT can contribute to establish a broader<br />

perspective for EBP. The use of Knowledge Discovery in Data (KDD) techniques<br />

connected to Decision Support Systems (DSS) based on existing GL<br />

and interacting with large databases of real patients (sources of evidence and<br />

knowledge) will develop a system of producing EBP and FIPs that go beyond<br />

the well-established paradigm of research, clinical trials, and systematic literature<br />

review (15) – highly time and resource consuming – to generate a<br />

knowledge-base that could be a reference in the field of HC.<br />

PROJECT OBJECTIVES<br />

The main objective of the K4CARE project is to improve the capabilities of<br />

the new EU society to manage and respond to the needs of the increasing number<br />

of senior population requiring a personalized HC assistance. The project<br />

will capture and integrate the information, skills, expertises, and experiences<br />

of specialised centres and professionals of several old and new EU countries,<br />

714 2006


K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />

and will incorporate them in an intelligent web platform in order to provide<br />

e-services to health professionals, patients, and citizens in general.<br />

To achieve this goal, the members of the project will provide the scientific<br />

and technical knowledge, develop the intelligent technologies to manage that<br />

knowledge, supply the ICT infrastructure for anticipating and hastening the<br />

medical assistance, implement a web-based platform to approach these technologies<br />

to healthcare professionals, patients, and citizens, and assess the platform<br />

services in a scenario of combined old and new EU healthcare institutions.<br />

In particular, K4CARE will develop:<br />

• A model for HC service which can be shared by the EU countries. The<br />

model will indicate: the actors involved in the care of the patient (physicians,<br />

nurses, social workers, rehabilitative professionals, patient relatives, patients,<br />

and citizens in general); their professional liabilities; the services provided;<br />

procedures for the service performance and delivering; means, instruments,<br />

and modalities of multidimensional evaluation; method for organizing services<br />

accessory to the basic HC.<br />

• An electronic health record (Electronic Home Care Record: EHCR),<br />

specifically designed and realized to be used in HC settings. This EHCR will<br />

integrate different data types (e.g. text, numerical values, multimedia parts)<br />

and documents coming from different sources (e.g. hospital services, laboratories,<br />

consultations, specialists, relatives and patients at home).<br />

• A telematic and knowledge-based CS platform that implements the<br />

above model. It will assist all the human actors involved in the care of HCPs.<br />

The platform will be tested on west (Italy, UK) and east (Czech Rep., Romania,<br />

Hungary) EU societies through pilot tests in order to highlight their differences<br />

and also to pursue a convergence to a homogeneous way-of-doing, contributing<br />

to a unique European HC ICT approach. A multi-agent system will allow<br />

users to access the EHCR (through a personalized access), edit, adapt, and<br />

merge ontologies, and introduce and induce FIPs and will provide e-services to<br />

care-givers, patients and citizens (e.g. scheduling of prolonged clinical treatments,<br />

intelligent decision support, intelligent distribution of data among<br />

users). Those services will be delivered through the Internet and the mobile<br />

telephony in a safe, everywhere, anytime way.<br />

• Actor Profile Ontologies (APO) for representing the profiles of the subjects<br />

involved in the K4CARE model: healthcare professionals, patients and relatives,<br />

citizens, and social organisms. APOs contain the skills, concerns, aspirations,<br />

etc. of the people that they represent, together with the healthcare<br />

services that those people offer to or receive from the K4CARE model.<br />

• Case Profile Ontologies (CPO) for representing symptoms, diseases, syndromes,<br />

case mix. Developed technologies for merging prototypic CPOs will be<br />

used to have CPOs adjusted to the individual condition of the patient.<br />

• Formal Intervention Plans for a number of diseases and syndromes.<br />

These FIPs will be generated from the information deriving from the available<br />

evidence-based guidelines. These FIPs will guide the services the system offers<br />

to the professional users. In other words, FIPs are the explicit expressions of<br />

2006 715


Sezione III: Attività per progetti<br />

how HC must be provided. FIPs will be inductively learned from the EHCR<br />

with the use of new machine learning techniques. These techniques must be<br />

developed and tested in the domain of HCPs. They are learned from the procedures<br />

regarding past patients stored in the system.<br />

The K4CARE project is developed by thirteen EU partners, eight centres<br />

with geriatric, medical and healthcare competencies:<br />

– Centro Assistenza Domiciliare Azienda Sanitaria Locale RM B, Italy –<br />

medical management;<br />

– Geriatric Department of University of Perugia, Italy;<br />

– Ana Aslan International Academy of Aging, Romania;<br />

– IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in Roma, Italy;<br />

– The Research Institute for the Care of the Elderly, UK;<br />

– General University Hospital in Prague, Czech Republic;<br />

– Szent Janos Hospital, Hungary;<br />

– Amministrazione Comunale di Pollenza, Italy;<br />

and five ICT and CS centres:<br />

– Universitat Rovira i Virgili, Spain – coordinator;<br />

– Czech Technical University in Prague, Czech Republic – technical<br />

management;<br />

– Telecom Italia S.p.A., Italy;<br />

– European Research and Project Office GmbH, Germany;<br />

– Computer and Automation Research Institute of the Hungarian Academy<br />

of Sciences, MTA SZTAKI – Hungary.<br />

WORK PACKAGE OBJECTIVES<br />

WP 1 – Define the K4C model<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />

• Define the actors involved in a ICT sanitary model for assisting HCPs in<br />

an enlarging Europe, integrating the skills, expertise, and experiences of old<br />

and new EU countries.<br />

• Identify the functionality of such model, the intelligent services,<br />

and the new technologies required to approach such model to the reality of the<br />

health professionals, the patients, the care givers, and the citizens in general.<br />

WP 2 – Develop the electronic health record<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />

• Develop the information system structures to support the data level of<br />

the K4C platform.<br />

• Fill in the above structures with real data that will act as a test set for the<br />

developed technologies.<br />

716 2006


K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />

WP 3 – Develop the K4C domain ontologies<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />

• Propose a set of ontologies representing an abstraction of the profiles of<br />

the actors involved in the process.<br />

• Supply a set of ontologies representing common pathologies of the sort<br />

of patients considered in the project.<br />

WP 4 – Develop K4C formal intervention plans<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, ANA, FSL, RICE, GUH, SJH)<br />

• Develop a family of Formal Intervention Plans (FIP) representing<br />

procedural knowledge about the treatments of the diseases identified in WP 3.<br />

WP 5 – Implement tools for knowledge tailoring<br />

(URV, CAD, CVUT, MTA SZTAKI, RICE)<br />

• Develop computer tools for instantiating Actor Profile Ontologies (APO).<br />

• Develop computer-based tools for merging Case Profile Ontologies<br />

(CPO) in co-morbid patient models.<br />

• Develop computer management tools for personalizing FIPs.<br />

WP 6 – Develop the K4C platform<br />

(URV, CVUT, TI, MTA SZTAKI, COMPOL)<br />

The objective of this workpackage is to build a fail proof agent-based platform<br />

that will provide the basic functionalities of the K4C model. It will take<br />

into account the results of WP 1 (types of users and system functionality), WP 2<br />

(content of the Electronic Care Record), WP 3 (user and pathology profiles) and<br />

WP 4 (content of a Formal Intervention Plan).<br />

WP 7 – Evaluate, assess and apply the K4C platform<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, EURICE, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE,<br />

COMPOL, GUH, SJH)<br />

• Test the adherence of K4C platform to the needs and duties of home care<br />

providers, patients, citizens.<br />

• Test the possibility of use of FIPs.<br />

• Integrate EU knowledge in order to provide a homogeneous way-ofdoing<br />

in the area of interest.<br />

• Apply the K4C platform in a community to assess and evaluate the conditions<br />

of use.<br />

WP 8 – Dissemination<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />

To present the project objectives, activities and results to different target<br />

groups (professionals, decision makers, potential users, general public) and<br />

ensure widest possible take-up and exploitation of the project results in technological<br />

and healthcare areas.<br />

2006 717


Sezione III: Attività per progetti<br />

WP 9 – Project management & administration<br />

(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, EURICE, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE)<br />

The purpose of this work package is to monitor and co-ordinate all the<br />

project activities and ensure conformance with the project and quality plans.<br />

The general purpose of the project management are progress control of<br />

each work package, coordination of the different project activities, and implementation<br />

of quality control mechanisms by issuing appropriate project standards.<br />

Project management will cover financial, administrative, scientific as<br />

well as knowledge and innovation aspects.<br />

EXPECTED RESULTS AND IMPACTS<br />

K4CARE will foster a direct impact in healthcare centres, healthcare<br />

national systems, and ultimately in the process of constructing a general homecare<br />

model in Europe. Whenever this last occurs, the HCM is expected to act<br />

as a reference to inspire the integrated use of the K4CARE proved successful<br />

IST technologies to deal with homecare patients.<br />

1. http://www.k4care.net<br />

2. WHO: A strategy to prevent chronic disease in Europe. A focus on public health<br />

action. The CINDI vision. Available at http://www.euro.who.int/ CINDI/publications/20020322_3.<br />

3. Walker A., Maltby T. (1997) Ageing Europe - Buckingham; Philadelphia: Open University<br />

Press.<br />

4. http://epp.eurostat.cec.eu.int/portal/<br />

5. Stuck A.E., Egger M., Hammer A., Minder C.E., Beck J.C. (2002) JAMA 287(8):<br />

1022-1028.<br />

6. Elkan R., Kendrick D., Dewey M., Hewitt M., Robinson J., Blair M., Williams D.,<br />

Brummell K. (2001) BMJ 323(7315): 719-725.<br />

7. Landi F., Gambassi G., Pola R., Tabaccanti S., Cavinato T., Carbonin P.U., Bernabei<br />

R. (1999) J Am Geriatr Soc 47(12): 1430-1434.<br />

8. Wilson A.A. (2002) Caring 21(11): 24-27.<br />

9. Peterson L.E. (2004) J Health Qual 26(3): 10-18.<br />

10. Heiat A., Gross C.P., Krumholz H.M. (2002) Arch Intern Med 162(15): 1682-1688.<br />

11. Bodenheimer T., Wagner E.H., Grumbach K. (2002) JAMA 288: 1775-1779.<br />

12. Bodenheimer T., Wagner E.H., Grumbach K. (2002) JAMA 288: 1909-1914.<br />

13, Rothman A.A., Wagner E.H. (2003) Ann Intern Med 138: 256-261.<br />

14, Tinetti M.E., Fried T.R. (2004) Am J Med 116: 179-185.<br />

15. Rodrigues R.J. (2000) Bull World Health Organ 78(11): 1344-1351.<br />

718 2006


K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />

U.O. 8 – Clinical and behavioural neurology<br />

Roberta Annichiarico<br />

Main activity<br />

Physical and Cognitive Rehabilitation.<br />

Special attention<br />

Protocols, profiles.<br />

Contribution to<br />

Agent profiles, APOs, CPOs, FIPs<br />

Main duty<br />

Ontologies (actors, diseases, patients) and FIPs related to Rehabilitation<br />

from a social and economic point of view, the K4CARE model will reduce<br />

homecare complexity and will make healthcare closer to the citizens in the<br />

sense that, information will be integrated in the HCP, its access will be more<br />

direct and safe with the use of ICT technologies, and the flow of information<br />

about the updated state of the patient among the different professionals will<br />

become time-space independent.<br />

From a professional point of view, K4CARE final product will represent an<br />

intelligent decision support system in which personalized FIPs will help caregivers<br />

to provide each patient with the best-available personalised treatment.<br />

The final EHR, the knowledge-base, and the CS platform will remain public<br />

at the end of the project for further uses and considerations<br />

2006 719


MECCANISMI DI DANNO NEURONALE<br />

ALLA BASE DELLA NEURODEGENERAZIONE<br />

NELLE PATOLOGIE DEL SISTEMA<br />

EXTRAPIRAMIDALE<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

ANTONIO PISANI<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Antonio Pisani<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 2 – Nicola B. Mercuri<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Ricerca finalizzata ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE<br />

U.O. 1 – Laboratorio di Neurofisiologia (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />

Antonio Pisani<br />

U.O. 2 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />

Nicola BiagioMercuri<br />

U.O. 3 – Centro Studi Neurolesi (Università di Messina) – Paolo Di Bella<br />

U.O. 4 – Experimental Neurology Laboratories (Ospedale Silvestrini,<br />

Università di Perugia) – Paolo Calabresi<br />

U.O. 5 – Laboratorio di Neuropatologia Clinica e Sperimentale presso il<br />

Dipartimento di Neuroscienze (Università di Roma Tor Vergata) –<br />

Giuseppe Sancesario<br />

U.O. 6 – Clinica neurologica (Università di Roma Tor Vergata) –<br />

Paolo Stanzione<br />

OBIETTIVO PRINCIPALE<br />

Obiettivo primario è lo studio dei meccanismi alla base della vulnerabilità<br />

neuronale in modelli animali di malattia di Parkinson e di Corea di Huntington.<br />

Tramite un approccio combinato elettrofisiologico e comportamentale<br />

verranno analizzati i meccanismi cellulari della risposta dei neuroni della<br />

sostanza nera ad alterazioni del metabolismo mitocondriale. Inoltre caratterizzeremo<br />

le alterazioni della plasticità sinaptica in diverse fasi di malattia in<br />

un modello di Corea di Huntington.<br />

BREVE SINTESI DELLE CONOSCENZE DISPONIBILI<br />

I gangli della base (GB) sono importanti strutture subcorticali coinvolte<br />

nel controllo della attività motoria e nell’apprendimento motorio. Nel loro<br />

insieme costituiscono il cosiddetto Sistema Extrapiramidale. Danni neuronali<br />

a livello di tali strutture sono causa di varie malattie croniche neurodegenerative<br />

come la Malattia di Parkinson (MP), la Corea di Huntington (CH), la<br />

Paralisi Sopranucleare Progressiva, l’Atrofia Multisistemica. Una caratteristica<br />

peculiare di tali patologie è rappresentata dalla degenerazione selettiva<br />

di singoli gruppi neuronali. Nel caso della MP degenerano i neuroni dopaminergici<br />

della sostanza nera. Nella CH, si assiste invece ad una selettiva perdita<br />

di neuroni spinosi dello striato, perdita che risparmia gli interneuroni colinergici.<br />

La MP è tra le più frequenti malattie degenerative del Sistema Nervoso<br />

Centrale, caratterizzata da tremore, rigidità e acinesia. Un notevole impulso al<br />

chiarimento della patogenesi della MP è stato fornito dall’osservazione che l’esposizione<br />

umana e animale a tossine mitocondriali quali MPTP e Rotenone,<br />

e più di recente metamfetamina e tricloroetilene, principale costituente di<br />

droghe d’abuso, induce quadri clinici con caratteristiche simili alla MP (Dawson<br />

e Dawson, 2003, Science). L’alterazioni del complesso I mitocondriale<br />

porta ad un aumento di stress ossidativo da radicali liberi rendendo i neuroni<br />

più sensibili al danno eccitotossico.<br />

722 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

Negli ultimi anni sono state individuate diverse forme familiari di MP.<br />

Mutazioni in almeno 4 geni sono state collegate a MP ereditari, ovvero quelle<br />

a carico del gene per la α-synucleina (PARK1), della parkina (PARK2), del DJ-<br />

1 (PARK7) e di PTEN-induced kinase 1 (PINK1) (Morris, 2005, Ann Med). Tra<br />

questi, il gene DJ-1 codifica per una proteina la cui funzione rimane in gran<br />

parte ancora sconosciuta, ma che si ritiene abbia un ruolo protettivo dagli<br />

stress ossidativi ai quali possono andare incontro i neuroni, con una funzione<br />

di antiossidante naturale. Allo stesso modo, il gene PINK-1 codifica una proteina<br />

mitocondriale che, secondo prime evidenze, potrebbe preservare la funzione<br />

del mitocondrio quando viene sottoposto a stress ossidativi. Oltre al<br />

possibile contributo mitocondriale nel danno degenerativo a carico dei neuroni<br />

della sostanza nera, va inoltre considerato il possibile ruolo giocato da<br />

altri neurotrasmettitori o modulatori nella patogenesi di MP idiopatico. Negli<br />

ultimi anni è emerso come livelli endogeni di endocannabinoidi aumentino<br />

considerevolmente sia in modelli animali di primati intossicati con MPTP, che<br />

in pazienti affetti da MP (Van Der Stelt et al., 2005, FASEB J; Pisani et al.,<br />

2005, Ann Neurol). Di notevole valore scientifico appare pertanto la caratterizzazione<br />

dei rapporti tra dopamina ed endocannabinoidi nella prospettiva di<br />

comprendere se in corso di MP si verifichino dei processi adattativi meritevoli<br />

di attenzione come target farmacologici.<br />

La CH è una malattia degenerativa ereditaria caratterizzata da movimenti<br />

coreiformi involontari, disturbi psichici e danni cognitivi. Alla base di tale<br />

patologia c’è una mutazione genica autosomica dominante che consiste in<br />

un’abnorme espansione di una tripletta (CAG) con conseguente aumento di glutammine<br />

nel terminale amminico della proteina, che risulta mutata con effetti<br />

tossici sulla cellula (Mangiarini et al., 1996, Cell). La proteina normale è implicata<br />

in vari processi tra cui endocitosi, eccitazione sinaptica e funzione mitocondriale.<br />

Di notevole rilievo scientifico è stata la scoperta che le manifestazioni<br />

cliniche della CH possono esser riprodotte, sia nell’uomo, in corso di esposizioni<br />

accidentali, che nell’animale, inibendo l’enzima succinato deidrogenasi nel<br />

complesso mitocondriale II per mezzo di una tossina, l’acido 3-nitropropionico<br />

(3-NP) (Beal et al., 1993, J Neurosci). Tale tossina è in grado di indurre un processo<br />

neurodegenerativo selettivo per i neuroni spinosi dello striato.<br />

Ad oggi, nessun trattamento farmacologico si è dimostrato efficace nel<br />

bloccare la progressione naturale di tali malattie. I modelli animali a disposizione<br />

dei nostri laboratori permetteranno pertanto di effettuare una accurata<br />

analisi dei meccanismi cellulari alla base della differente vulnerabilità neuronale<br />

in corso di malattie neurodegenerative. La comprensione dei meccanismi<br />

di neurodegenerazione potrà facilitare la identificazione di nuovi obiettivi farmacologici<br />

per il trattamento di queste patologie.<br />

Quali nuove conoscenze/informazioni il progetto si prefigge di produrre?<br />

Il presente progetto di ricerca si propone di analizzare i meccanismi cellulari<br />

che sono alla base della vulnerabilità neuronale nelle patologie dei GB,<br />

incentrando l’attenzione su MP e CH. Verrà utilizzato un approccio multidisciplinare<br />

che si avvarrà di tecniche elettrofisiologiche, di microfluorimetria, di<br />

2006 723


Sezione III: Attività per progetti<br />

immunoistochimica e di valutazioni comportamentali. Saranno utilizzati dei<br />

modelli di topi transgenici portatori di mutazioni genetiche patologiche<br />

nell’uomo. Ci avvarremo di topi DJ-1 come modello di MP, ed R6/1-R6/2 per<br />

CH; utilizzeremo agenti farmacologici tossici capaci di interferire con il metabolismo<br />

mitocondriale (metamfetamina, tricloroetilene, rotenone) al fine di<br />

giungere ad una migliore comprensione dei meccanismi molecolari che sottostanno<br />

al danno del metabolismo mitocondriale.<br />

Analizzeremo infatti le correnti ioniche che sottendono le risposte di singoli<br />

tipi neuronali a condizioni di stress energetico, identificando i canali ionici<br />

responsabili. Valuteremo l’attività sinaptica striatale e le modificazioni a lungo<br />

termine in modelli patologici sperimentali. In relazione alle alterazioni di plasticità<br />

documenteremo le modificazioni comportamentali degli animali con<br />

appositi test. Identificheremo i meccanismi recettoriali e post-recettoriali<br />

responsabili delle suddette modifiche. Infine analizzeremo i rapporti tra dopamina<br />

e sistema endocannabinoide nel liquido cerebrospinale di pazienti affetti<br />

da MP. La migliore conoscenza di tali meccanismi condurrà alla identificazione<br />

di nuovi bersagli farmacologici capaci di contrastare la progressione di queste<br />

patologie neurodegenerative.<br />

METODOLOGIA<br />

Verranno utilizzati topi transgenici DJ-1 knock-out, R6/1 ed R6/2,<br />

e topi sottoposti ad intossicazione con la tossina mitocondriale metamfetamina.<br />

Saranno effettuati inoltre test di valutazione motoria e cognitiva, e<br />

cioè valutazione cognitiva, cross-maze, e fear conditioning. Le fettine corticostriatali<br />

e di sostanza nera dei topi (200-250 µm spessore), tagliate al<br />

vibratomo, vengono mantenute prima e durante la registrazione elettrofisiologica<br />

in una soluzione fisiologica ossigenata a temperatura costante. Una<br />

singola fettina di tessuto viene quindi trasferita nella camera di registrazione<br />

e perfusa con soluzione fisiologica, ossigenata, così composta: (in<br />

mM) 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.2 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 11 glucosio e<br />

25 NaHCO3.<br />

Una camera monocromatica verrà usata per visualizzare gli interneuroni.<br />

Le registrazioni elettrofisiologiche vengono effettuate sia nella modalità di<br />

whole-cell patch-clamp che con microelettrodi convenzionali; verranno utilizzati<br />

amplificatori Axon (Axoclamp 2B), e i dati verranno acquisiti registrati ed<br />

analizzati mediante software pClamp 9. Per la stimolazione sinaptica l’elettrodo<br />

bipolare viene localizzato nel corpus callosus. Per le registrazioni fluorimetriche<br />

ed elettriche simultanee il microelettrodo viene riempito con una<br />

soluzione 1 mM bis-fura2 in 100mM KCl.<br />

Test comportamentali<br />

– Open field. Ogni ratto viene posizionato al centro della area recintata e<br />

lasciato libero di esplorarla per 5 minuti. Dopo 5 minuti un oggetto viene<br />

posizionato nel quadrato centrale. Vengono registrati tramite una tastiera<br />

connessa ad un PC il tempo passato per l’inizio dell’esplorazione, motilità.<br />

724 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

– Paradigma di estinzione del condizionamento indotto da paura. L’estinzione<br />

della risposta al condizionamento indotto da paura viene praticata in<br />

una camera di condizionamento di plexiglas con un pavimento in rete metallica<br />

collegato ad un generatore di scossa. L’atteggiamento di freezing viene<br />

usato come misura di una risposta condizionata da una emozione. Il condizionamento<br />

da con<strong>testo</strong> viene determinato misurando il comportamento di<br />

freezing dopo 60 sec di intervallo immediatamente dopo il riposizionamento<br />

nella camera del test.<br />

– Cross maze. In questo test, un ratto privato del cibo viene lasciato alla<br />

fine del braccio sud di un labirinto a forma di croce e addestrato a trovare<br />

un pezzo di cibo localizzato alla fine del braccio ovest. L’addestramento<br />

viene seguito da una prova di verifica durante la quale il ratto viene lasciato<br />

in un opposto punto di inizio (braccio nord) Nella prova di verifica viene<br />

considerata una scelta corretta se il ratto entra nel braccio ovest invertendo<br />

la risposta motoria precedentemente appresa. Sarà inoltre valutata la tossicità<br />

acuta e cronica della tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo) sulla<br />

sostanza nera del ratto. Per lo studio della tossicità acuta, TaClo ed N-Me-<br />

TaClo (10 µg) saranno somministrati per iniezione stereotassica monolateralmente<br />

nella sostanza nera; gli animali saranno sacrificati dopo 2 giorni, 1<br />

e 3 settimane. Per lo studio della tossicità cronica, gli animali saranno trattati<br />

con TaClo (0.2 mg/kg/die) per via i.p. per sette settimane. Gli animali<br />

saranno sacrificati una settimana, un mese e tre mesi dopo il periodo di<br />

somministrazione. L’integrità della sostanza nera e della proiezione nigrostriatale<br />

sarà valutata utilizzando anticorpi anti-tirosina-idrossilasi. L’eventuale<br />

accumulo di aggregati fibrillari, evocativi dei corpi di Lewy, negli<br />

animali trattati con TaClo ed N-Me-TaClo, sarà determinata utilizzando<br />

anticorpi anti-α-synucleina. La efficienza dei processi catabolici proteici<br />

ubiquitina-mediati sarà valutata utilizzando anticorpi anti-ubiquitina. La<br />

distribuzione dei recettori D1 e D2 nel caudato putamen sarà valutata utilizzando<br />

anticorpi specifici. Lo studio in microscopia elettronica sarà condotto<br />

per dimostrare se il trattamento con TaClo ed N-Me-TaClo altera la integrità<br />

strutturale dei vari organuli cellulari della sostanza nera e delle connessioni<br />

sinaptiche nigrostriatali. La sostanza nera e lo striato saranno tagliati al<br />

vibratomo in sezioni di 40 µ. Le sezioni saranno postfissate in tetrossido di<br />

osmio, contrastate in acetato di uranile, disidratate in alcool ed incluse in<br />

resina epossidica. Dai pezzi inclusi in resina saranno tagliate sezioni ultrasottili<br />

che colorate con citrato di piombo saranno osservate e fotografate<br />

con un microscopio elettronico Zeiss 901.<br />

Per lo studio su soggetti affetti da MP saranno selezionati pazienti<br />

con caratteristiche clinico-epidemiologiche omogenee (età, anni di malattia).<br />

I soggetti saranno sottoposti a prelievo del liquor cefalo-rachidiano<br />

tramite rachicentesi. Sui campioni di liquor verranno effettuate le misurazioni<br />

tramite tecnica cromatografica (HPLC). Verranno dosati i livelli di<br />

anandamide endogena e di 2-AG, altro metabolita endogeno del sistema dei<br />

cannabinoidi.<br />

2006 725


Sezione III: Attività per progetti<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />

punto di vista conoscitivo che una diretta ricaduta clinica delle informazioni<br />

ottenute attraverso l’identificazione di nuove terapie farmacologiche atte a<br />

contrastare il progredire della malattia. L’individuazione di fattori cellulari e<br />

molecolari responsabili di patologie neurodegenerative può avere un diretto<br />

impatto nelle strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe in<br />

prima istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed inoltre<br />

indurrebbe il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire<br />

e mediare la trasferibilità delle conoscenze verso progetti produttivi.<br />

La rilevanza scientifica del progetto e la divulgazione delle conoscenze<br />

derivate sarà documentata dalla sottomissione dei risultati ottenuti a riviste<br />

scientifiche internazionali ad alto fattore di impatto, seguita dalla pubblicazione<br />

degli stessi. Inoltre, attraverso la partecipazione a congressi nazionali ed<br />

internazionali di discipline come neuroscienze e neurologia, i risultati ottenuti<br />

verranno presentati sotto forma di comunicazioni orali e posters. Da sottolineare<br />

anche che la produzione scientifica aprirà nuove possibilità di<br />

instaurare collaborazioni scientifiche a livello sia nazionale che internazionale,<br />

come anche documentato dal presente progetto di ricerca che si avvarrà<br />

per l’appunto di una collaborazione scientifica con l’Università di Harvard<br />

(USA). Lo scambio di dati scientifici ed il continuo confronto con la produzione<br />

scientifica internazionale rappresenteranno inoltre dei validi strumenti<br />

di controllo della validità e trasferibilità dei risultati ottenuti.<br />

Valore aggiunto dell’aggregazione tra soggetti diversi<br />

Malattie del Sistema Extrapiramidale quali la MP e la CH rappresentano<br />

sfide difficili per la moderna ricerca scientifica anche in virtù del numero e<br />

della complessità dei fattori eziologi che ne possono potenzialmente essere<br />

causa. Le terapie farmacologiche disponibili sono insoddisfacenti sia in termini<br />

di qualità di vita che di aspettativa di vita per i pazienti affetti. A tal fine<br />

uno studio multidisciplinare, capace di affrontare il problema da differenti<br />

punti di vista può portare più facilmente ad una migliore e più dettagliata<br />

comprensione dei meccanismi che sottostanno allo sviluppo di queste patologie.<br />

L’integrazione di conoscenze e capacità altamente specifiche e di alto<br />

livello finalizzate ad un unico obiettivo rappresenta un importante valore<br />

aggiunto del lavoro. Allo stesso modo, le collaborazioni scientifiche in corso<br />

tra le diverse U.O. e con partners scientifici internazionali di elevato valore<br />

(Università di Harvard, USA) rappresentano la garanzia di poter raggiungere<br />

gli obiettivi prefissati.<br />

ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />

Il programma si svolgerà in 2 fasi, ciascuna della durata di 12 mesi.<br />

Durante tale periodo, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, le Unità<br />

Operative coopereranno tramite un intenso scambio sia di informazioni,<br />

726 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

materiali e metodologie, sia di personale. Verranno organizzati incontri semestrali<br />

per valutare lo stato dell’arte del progetto e coordinare ulteriormente le<br />

forze. Tutte le unità partecipanti hanno precedentemente mostrato di avere la<br />

professionalità e l’esperienza necessarie per l’utilizzo di strategie e di metodologie<br />

di altissimo livello. I gruppi contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo<br />

finale partecipando ai temi della ricerca secondo lo schema seguente.<br />

Nella prima fase, l’obiettivo primario dell’U.O. 1 (Dr. Pisani, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) sarà di valutare gli effetti determinati da alterazioni<br />

del metabolismo energetico sulla funzionalità neuronale striatale di topi<br />

transgenici che presentano una delezione per il gene DJ-1, responsabile di una<br />

forma di parkinsonismo ereditario (Goldberg et al., 2005, Neuron). A tale<br />

scopo verranno effettuate registrazioni elettrofisiologiche da diversi sottotipi<br />

neuronali dello striato. In particolare, verranno identificati e registrati neuroni<br />

spinosi ed interneuroni colinergici. La vulnerabilità di neuroni striatali a<br />

tale tipo di insulto sarà in prima istanza testata esponendo le cellule ad una<br />

soluzione priva di ossigeno e glucosio. Si è osservato che, in ratti normali, tali<br />

sottotipi neuronali rispondono in modo differente ad insulto metabolico: i<br />

neuroni spinosi vanno incontro ad una depolarizzazione di membrana legata<br />

ad un accumulo intracellulare precoce di sodio, mentre gli interneuroni si<br />

iperpolarizzano, una risposta dipendente dall’attivazione di canali per il<br />

potassio (Calabresi et al., 1999, Stroke; Pisani et al., 1999, J Neurophysiol).<br />

I dati ottenuti nei topi DJ-1 knockout saranno paragonati a quelli di controllo;<br />

ogni possibile differenza verrà registrata e ne sarà valutato il meccanismo sottostante.<br />

Allo stesso modo sarà testato l’effetto di diverse concentrazioni di<br />

rotenone (1-10 microM), una tossina mitocondriale selettiva per il complesso<br />

I sia sui neuroni spinosi che sugli interneuroni colinergici, confrontando le<br />

risposte ottenute da topi DJ-1 knockout con quelle osservate in animali di<br />

controllo. Mediante agenti farmacologici e sostituzioni ioniche si valuterà il<br />

contributo a tali risposte di recettori e canali ionici.<br />

Particolare attenzione verrà riservata all’analisi del contributo di canali<br />

ionici per il calcio e per il sodio. Durante tale fase, l’U.O. 2 (Prof. Mercuri,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS, Roma) analizzerà le risposte di cellule dopaminergiche<br />

di sostanza nera di topi DJ-1 knockout al danno energetico.<br />

Saranno analizzate le risposte di tali neuroni alla deprivazione di ossigeno e<br />

glucosio e paragonate ai neuroni ottenuti da controlli. In un secondo gruppo<br />

di esperimenti, verranno utilizzate dosi crescenti di rotenone e valutati gli<br />

effetti cellulari. In combinazione con le registrazioni elettrofisiologiche, l’U.O.<br />

2 effettuerà misurazioni microfluorimetriche delle variazioni di concentrazioni<br />

ioniche di sodio e di calcio intracellulari in risposta al rotenone. Inoltre,<br />

verranno valutate le risposte elettrofisiologiche e fluorimetriche dei neuroni di<br />

sostanza nera a dosi note di amfetamina e metamfetamina, sostanze d’abuso<br />

note per le proprietà tossiche sul metabolismo mitocondriale.<br />

La prima fase vedrà inoltre l’U.O. 3 (Dr. Di Bella, Centro Studi Neurolesi,<br />

Università di Messina) e l’U.O. 4 (Prof. Calabresi, Università di Perugia) impegnate<br />

nella caratterizzazione degli aspetti del comportamento e della elettrofisiologia<br />

di un modello animale di CH, rappresentato dai topi R6/1 ed R6/2,<br />

portatori della mutazione umana responsabile della patologia umana. I topi<br />

2006 727


Sezione III: Attività per progetti<br />

R6/2 presentano leggeri deficit motori e di apprendimento fino ad un mese di<br />

vita, poi oltre i due mesi i sintomi si fanno evidenti e gravi e inducono la<br />

morte degli animali dopo 3-4 mesi dalla nascita. Al contrario, i topi R6/1 presentano<br />

un lento progredire dei sintomi. In questa prima fase, verranno analizzati<br />

i topi R6/2. In dettaglio, caratterizzeremo le alterazioni motorie tramite<br />

il test dell’“ Open field ”; eventuali alterazioni nella flessibilità comportamentale<br />

(“ Cross maze ”); di notevole interesse inoltre sarà la valutazione della<br />

capacità di estinguere il comportamento appreso (“ Conditioned fear extinction<br />

”). Conclusa la caratterizzazione comportamentale, ed in stretta relazione<br />

con quanto documentato dai test comportamentali appena descritti verranno<br />

sacrificati gli animali e l’U.O. 4 analizzerà le proprietà elettrofisiologiche dei<br />

neuroni spinosi striatali dei topi R6/2. In questa fase, infatti, analizzeremo le<br />

possibili alterazioni di membrana e sinaptiche dei neuroni striatali (neuroni<br />

spinosi e interneuroni colinergici) registrati con tecnica intracellulare nel<br />

modello R6/2 di CH. Inoltre, studieremo le possibili alterazioni della plasticità<br />

sinaptica dei neuroni corticostriatali nel corso dell’evolversi della malattia<br />

dallo stadio presintomatico e quello sintomatico. Verranno utilizzati protocolli<br />

diversi per indurre rispettivamente Long-term depression (LTD) e<br />

Long-term potentiation (LTP), in preparati in vitro. Entrambe queste forme di<br />

plasticità sinaptica verranno studiate nelle varie fasi di malattia. Lo studio<br />

elettrofisiologico utilizzerà registrazioni intracellulari e i neuroni verranno<br />

identificati tramite tecniche di microscopia infrared e immunoistochimica.<br />

Nella prima fase, l’U.O. 5 (Prof. Sancesario, Università di Roma Tor Vergata)<br />

indagherà i meccanismi del danno indotto nelle cellule della sostanza<br />

nera e dello striato dal tricloroetilene (usato diffusamente nei lavaggi a secco)<br />

e dalla tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo), un derivato endogeno del metabolismo<br />

del tricloroetilene. In tale fase si valuterà se la esposizione acuta al<br />

tricloroetilene ed alla TaClo possa indurre una alterazione del contenuto di<br />

dopamina e dei recettori dopaminergici striatali. Queste sostanze saranno<br />

iniettate nella sostanza nera del ratto. Sarà quindi valutata l’attività motoria<br />

spontanea in un “ open field apparatus ” computerizzato, a vari tempi dopo la<br />

intossicazione acuta. Per lo studio morfologico e immunoistochimico gli animali<br />

sotto profonda anestesia con fenobarbital saranno perfusi con una soluzione<br />

di aldeidi in buffer fosfato. Dopo il sacrificio, saranno preparati blocchi<br />

di tessuto striatale e nigrale che, opportunamente trattati, saranno analizzati<br />

tramite tecniche di immunoistochimica e microscopia elettronica. Lo studio<br />

immunoistochimico sarà condotto per valutare: (a) lo stato delle cellule dopaminergiche<br />

della sostanza nera e della innervazione nigrostriatale utilizzando<br />

anticorpi anti-tirosinaidrossilasi; (b) la distribuzione cellulare della α-synucleina;<br />

(c) la distribuzione striatale dei recettori dopaminergici D1 e D2 utilizzando<br />

opportuni anticorpi. Lo studio in microscopia elettronica sarà condotto<br />

per dimostrare se il trattamento acuto con TaClo ed N-Me-TaClo altera la integrità<br />

strutturale degli organuli subcellulari della sostanza nera e delle connessioni<br />

sinaptiche nigrostriatali. Oltre a ciò sarà possibile valutare in dettaglio la<br />

distribuzione di eventuali aggregati proteici cellulari. Nella prima fase, l’U.O. 6<br />

(Prof. Stanzione, Università di Roma Tor Vergata), procederà alla selezione dei<br />

pazienti affetti da MP. In particolare, saranno selezionati pazienti con caratte-<br />

728 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

ristiche clinico-epidemiologiche (età, anni di malattia, risposta alla terapia,<br />

presenza di fluttuazioni motorie) il più possibile omogenee (Stefani et al.,<br />

2005, Ann Neurol). Una sottopopolazione sarà quindi sottoposta a wash-out<br />

farmacologico di almeno 15 giorni mentre l’altra proseguirà la terapia con dosi<br />

stabili di l-dopa. Per quanto concerne il reclutamento dei pazienti con forme<br />

atipiche di MP, i pazienti saranno inseriti in base alle loro caratteristiche cliniche<br />

in tre sottogruppi, in relazione alla patologia: Atrofia Multisistemica, Paralisi<br />

Sopranucleare Progressiva, o Degenerazione Cortico-basale. Obiettivo della<br />

ricerca è di includere nello studio il maggior numero di pazienti possibile, allo<br />

scopo di raggiungere un elevato numero di campioni da sottoporre a dosaggio<br />

biochimico e raggiungere una significatività statistica.<br />

Nella seconda fase della ricerca, la U.O. 1 effettuerà registrazioni elettrofisiologiche<br />

da preparati di tessuto striatale ottenuti da animali sottoposti a trattamento<br />

cronico con un’altra tossina mitocondriale, metamfetamina, principio<br />

attivo di droghe d’abuso (Lotharius et al., 2005, J Neurosci). Il trattamento cronico<br />

con metamfetamina determina la insorgenza di lesioni degenerative a<br />

carico della sostanza nera, portando anche alla formazione di inclusi cellulari<br />

simili a quelli da inibizione proteosomica (Fornai et al., 2005, Brain Res Bull).<br />

Verranno registrati i diversi sottotipi neuronali striatali, neuroni spinosi ed<br />

interneuroni colinergici. Valuteremo le proprietà intrinseche di membrana,<br />

come la resistenza, la scarica di potenziali d’azione. Si analizzeranno inoltre le<br />

diverse componenti sinaptiche e sarà registrata ogni possibile alterazione. Inoltre<br />

verranno effettuate registrazioni combinate, di elettrofisiologia ed imaging<br />

degli ioni calcio. Un eccessivo aumento di ioni calcio intracellulari è stato indicato<br />

tra i meccanismi più accreditati alla base del danno neuronale (Pisani et<br />

al., 2004, Cell Calcium). Differenze nella capacità di gestire aumenti di calcio<br />

intracellulari possono rendere conto della peculiare resistenza interindividuale<br />

tra sottotipi neuronali distinti. Pertanto, durante la perfusione con tossine mitocondriali<br />

o negli animali trattati acutamente e cronicamente con metamfetamina,<br />

verranno monitorizzati i livelli intracellulari di calcio e registrate le<br />

eventuali differenze tra neuroni spinosi ed interneuroni.<br />

Analogo iter sperimentale verrà seguito dall’U.O. 2 su neuroni dopaminergici<br />

di sostanza nera. Saranno esaminate infatti le risposte delle cellule dopaminergiche<br />

a dosi neurotossiche di amfetamina e metamfetamina. Attraverso<br />

un’analisi in vitro della funzione cellulare otterremo delle informazioni sulle<br />

variazioni delle proprietà di membrana e del contenuto ionico citoplasmatico<br />

(sodio e calcio). Compareremo inoltre le eventuali variazioni indotte da amfetamina<br />

e metamfetamina con quelle prodotte dalla 6-idrossidopamina e rotenone.<br />

Nella seconda fase del progetto di ricerca, la U.O. 3 valuterà gli aspetti<br />

comportamentali nel ceppo di topi R6/1. Come già segnalato, questi topi<br />

presentano alterazioni motorie e comportamentali più lievi e una progressione<br />

significativamente più lenta. Verranno pertanto eseguiti tutti i test<br />

comportamentali e valutati deficit motori (Open field), alterazioni nella flessibilità<br />

comportamentale (“ Cross maze ”) e capacità di cancellare tracce<br />

mnesiche già consolidate (“ Conditioned fear extinction ”). I dati ottenuti<br />

nella prima fase con i topi del ceppo R6/2 verranno comparati ai risultati<br />

osservati nei topi R6/1.<br />

2006 729


Sezione III: Attività per progetti<br />

Come già descritto per la prima fase, anche nella seconda fase tali risultati<br />

comportamentali saranno di complemento ed integrati con il lavoro che<br />

svolgerà la U.O. 4. Difatti, la U.O. 4 utilizzerà gli animali del ceppo R6/1 già<br />

sottoposti ai test descritti sopra. Saranno effettuate registrazioni elettrofisiologiche<br />

da neuroni spinosi e da interneuroni colinergici. Si analizzeranno le<br />

proprietà intrinseche di base di queste cellule ed ogni variazione sarà segnalata.<br />

Inoltre nelle varie fasi di progressione di malattia saremo in grado di<br />

analizzare le possibili alterazioni di plasticità sinaptica striatale, inducendo<br />

sia LTD che LTP.<br />

La seconda fase vedrà impegnata l’U.O. 5 nel trattamento cronico degli<br />

animali con tricloroetilene e dalla tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo). Per<br />

lo studio della tossicità cronica, gli animali saranno trattati con TaClo (0.2<br />

mg/kg/die) per via i.p. per sette settimane. Sarà valutata l’attività motoria<br />

spontanea tramite i test di “ open field ” a vari tempi dopo la intossicazione<br />

cronica. La risposta locomotoria dopo somministrazione di apomorfina sarà<br />

valutata soltanto negli animali trattati cronicamente, due-tre settimane prima<br />

del sacrificio. Gli animali saranno sacrificati una settimana, un mese e tre<br />

mesi dopo il periodo di somministrazione. Come già descritto per la prima<br />

fase, nello studio degli effetti acuti di tali tossine, anche dopo intossicazione<br />

cronica, i cervelli degli animali trattati verranno sottoposti sia ad analisi<br />

immunoistochimica che a valutazione tramite microscopia elettronica. Ciò<br />

consentirà di confermare l’ipotesi della presenza di inclusioni simili ai corpi<br />

di Lewy nella sostanza nera, e di analizzare a livello subcellulare quali organuli<br />

vengono compromessi ed in quale misura.<br />

U.O. 6. Nella seconda fase del progetto, sarà completato il reclutamento<br />

dei pazienti, e suddivisi in rapporto alle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche<br />

(età, sesso, anni di malattia, tipo di trattamento farmacologico). Quindi<br />

gli stessi pazienti verranno sottoposti a breve periodo di ricovero presso la Clinica<br />

Neurologica del Policlinico Tor Vergata. Durante il ricovero, oltre gli<br />

accertamenti di routine, verrà eseguita la rachicentesi per il prelievo di campioni<br />

di liquor cefalorachidiano. Verrà raccolto circa 1 ml di liquor che sarà<br />

immediatamente riposto in congelatore a – 80°C. Successivamente, i campioni<br />

di liquor saranno trasferiti in ghiaccio secco presso i laboratori di Biochimica<br />

dove verranno processati. I singoli campioni saranno analizzati in cieco, senza<br />

cioè che l’operatore conosca la tipologia del paziente il cui liquor viene analizzato.<br />

Tramite tecniche di High-performance-liquid- cromatography (HPLC), si<br />

doseranno i livelli di anandamide e di 2-AG, metaboliti endogeni del sistema<br />

dei cannabinoidi. I dati ottenuti saranno raggruppati in rapporto alle caratteristiche<br />

cliniche del paziente e sarà effettuata l’analisi statistica.<br />

OUTPUT DEL PROGRAMMA<br />

– Pubblicazioni scientifiche “ peer-review ” su riviste ad alto fattore di<br />

impatto, ed indicizzate (ISI).<br />

– Partecipazione a congressi nazionali ed internazionali e presentazione<br />

dei dati ottenuti.<br />

730 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

– Partecipazione a corsi di aggiornamento.<br />

– Attività scientifica finalizzata all’insegnamento e divulgazione delle<br />

metodiche utilizzate nel progetto, indirizzato ai partners delle diverse U.O.,<br />

ma soprattutto a studenti dei corsi di laurea di materie attinenti.<br />

– Organizzazione di simposi annuali con la partecipazione di esperti nel<br />

campo della ricerca e della cura di malattie neurodegenerative.<br />

– Organizzazione di corsi di formazione con rilascio di crediti ECM.<br />

– Registrazione di brevetti di marcatori biologici di malattia, e/o di farmaci<br />

in grado di contrastare la progressione della neurodegenerazione.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Obiettivo preliminare del progetto di ricerca consisterà innanzitutto nella<br />

valutazione di controllo di qualità delle metodologie biochimiche, elettrofisiologiche,<br />

morfologiche, farmacologiche necessarie alla realizzazione del progetto.<br />

Ciò sarà possibile grazie ad una intensa attività di confronto dei risultati<br />

preliminari tra U.O., e tra U.O. e laboratori nazionali ed internazionali<br />

con cui sono già in atto collaborazioni scientifiche.<br />

Nei primi mesi della ricerca verranno messi a punto i modelli animali delle<br />

malattie degenerative oggetto del presente progetto, così come l’addestramento<br />

comportamentale degli animali di laboratorio. Inizierà inoltre la raccolta dei<br />

dati preliminari dello studio da parte di ogni singola Unità Operativa. In particolare,<br />

verranno raccolti ed analizzati i dati ottenuti dalle U.O. 1 e 2, sul<br />

modello di MP rappresentato dai topi DJ-1 knockout. L’analisi statistica dei<br />

dati ottenuti prelude alla preparazione di manoscritti per eventuale pubblicazione.<br />

Analogamente, le U.O. 3 e 4, raccolti i dati sul modello animale di CH, i<br />

topi R6/2, valuteranno la relazione esistente tra alterazioni comportamentali<br />

ed aberrazioni della plasticità sinaptica striatale. Verranno raccolti ed analizzati<br />

i dati morfologici della U.O. 5, relativi al trattamento acuto con tossine.<br />

Obiettivo intermedio dell’U.O. 6 sarà quello di reclutare e catalogare i pazienti<br />

affetti da MP e da forme di MP atipico, in modo tale da programmare gli esami<br />

da effettuare. Inoltre sia le U.O. 1 e 2 che la U.O. 5 saranno impegnate nel trattamento<br />

cronico con tossine mitocondriali. Terminato il trattamento gli animali<br />

saranno disponibili per le registrazioni elettrofisiologiche e per le analisi<br />

morfologiche. La raccolta e l’analisi dei dati avverrà quindi successivamente a<br />

tale fase di ricerca. Secondo obiettivo delle U.O. 3 e 4 sarà la caratterizzazione<br />

dei topi R6/1, terminata la quale verranno analizzati i dati. I campioni di liquor<br />

cefalorachidiano prelevato dai soggetti selezionati dalla U.O. 6 saranno analizzati<br />

e confrontati con i dati ottenuti nei soggetti di controllo.<br />

Durante tutto il periodo del progetto (24 mesi) verranno organizzati<br />

incontri tra le diverse Unità Operative. Tali incontri saranno facilitati dalla<br />

esistenza di rapporti di collaborazione tra i gruppi coinvolti. Ciò permetterà<br />

un costante aggiornamento sull’andamento della ricerca degli altri laboratori.<br />

Verranno inoltre organizzati degli incontri e seminari con altri ricercatori di<br />

fama internazionale.<br />

2006 731


Sezione III: Attività per progetti<br />

I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente progetto verranno<br />

pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali, per cui<br />

potranno essere messi a disposizione della intera comunità scientifica internazionale.<br />

In aggiunta, i dati ottenuti da questo progetto verranno presentati<br />

a congressi nazionali ed internazionali e quindi discussi con scienziati attivamente<br />

impegnati nella ricerca clinica e di base riguardante le patologie neurodegenerative.<br />

CRONOGRAMMA DEL PROGRAMMA<br />

Lo studio, della durata complessiva di due anni, verrà diviso in quattro<br />

fasi della durata di sei mesi ciascuna.<br />

0-6 mesi<br />

– Risposte elettrofisiologiche alle alterazioni del metabolismo energetico<br />

sulla funzionalità neuronale di topi transgenici che presentano una delezione<br />

per il gene DJ-1 (U.O. 1, 2).<br />

– Caratterizzazione comportamentale modello animale CH, su topi del<br />

ceppo R6/2 (U.O. 3).<br />

– Prime valutazioni elettrofisiologiche sui topi R6/2 (U.O. 4).<br />

– Effetti somministrazione acuta di tossine mitocondriali tricloroetilene e<br />

della tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo), derivato endogeno del metabolismo<br />

del tricloroetilene (U.O. 5), analisi immunoistochimica.<br />

– Selezione pazienti affetti da MP e parkinsonismo atipici in base alle<br />

caratteristiche clinico-epidemiologiche (U.O. 6).<br />

7-12 mesi<br />

– Indagine microfluorimetrica su concentrazioni ioniche in neuroni di<br />

topi DJ-1 knockout (U.O. 1, 2); prima fase di analisi dati.<br />

– Analisi statistica dati comportamentali su topi R6/2 e preparazione<br />

<strong>testo</strong> e figure per eventuale manoscritto (U.O. 3).<br />

– Completamento studio elettrofisiologico topi R6/2 ed analisi dei dati<br />

(U.O. 4).<br />

– Microscopia elettronica su neuroni trattati acutamente con tossine<br />

(U.O. 5); inizio trattamento cronico animali.<br />

– Completamento selezione ed arruolamento pazienti ed inizio studio<br />

biochimico liquorale (U.O. 6).<br />

13-18 mesi<br />

– Termine analisi dati topi DJ-1 e preparazione manoscritto per pubblicazione;<br />

caratterizzazione risposte elettrofisiologiche animali trattati con<br />

amfetamina e metamfetamina; studio microfluorimetrico per contenuto<br />

intracellulare di ioni sodio e calcio (U.O. 1, 2).<br />

732 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

– Studio comportamentale topi ceppo R6/1 (U.O. 3).<br />

– Completamento analisi dati topi R6/2 ed inizio registrazioni elettrofisiologiche<br />

topi R6/1 (U.O. 4).<br />

– Completamento trattamento cronico con tossine; studio immunoistochimico<br />

ed elettronico (U.O. 5).<br />

– Prosecuzione raccolta campioni di liquor da pazienti selezionati (U.O. 6).<br />

19-24 mesi<br />

– Analisi dati elettrofisiologici e fluorimetrici ottenuti dai topi trattati con<br />

amfetamina e metamfetamina; preparazione manoscritto per pubblicazione<br />

(U.O. 1, 2).<br />

– Analisi statistica dati elettrofisiologici e comportamentali topi R6/1,<br />

preparazione manoscritto ed illustrazioni per pubblicazione (U.O. 3, 4).<br />

– Analisi statistica dati immunoistochimici e di microscopia elettronica;<br />

preparazione figure e tabelle per pubblicazione (U.O. 5).<br />

– Completamento raccolta ed analisi biochimica su liquor dei pazienti;<br />

analisi statistica e preparazione manoscritto per pubblicazione (U.O. 6).<br />

2006 733


Sezione III: Attività per progetti<br />

U. O. 1 – Laboratorio di Neurofisiologia<br />

Antonio Pisani<br />

CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />

Il corpo striato è la struttura del Sistema Extrapiramidale che riceve la<br />

più cospicua innervazione dopaminergica dalla sostanza nera (SN). Pertanto<br />

la degenerazione dei neuroni dopaminergici della SN in corso di Malattia di<br />

Parkinson (MP) ha un profondo impatto funzionale sul sistema nigrostriatale.<br />

Ciò ha avuto conferma in diversi modelli animali di parkinsonismo come la<br />

lesione della SN con 6-idrossi-dopamina (Calabresi et al., 2003). Negli ultimi<br />

anni sono state individuate diverse forme familiari di MP. Mutazioni in<br />

almeno 4 geni sono state collegate a MP ereditari. Tra questi, il gene DJ-1<br />

codifica per una proteina la cui funzione rimane ancora ignota, ma che si<br />

ritiene abbia un ruolo protettivo nel danno neuronale da alterazioni del metabolismo<br />

energetico (Zhang et al., 2005).<br />

Obiettivo della nostra Unità sarà quindi di valutare gli effetti determinati<br />

da alterazioni del metabolismo energetico sulla funzionalità cellulare striatale.<br />

La vulnerabilità di neuroni striatali a tale tipo di insulto sarà testata<br />

esponendo le cellule ad una soluzione priva di ossigeno e glucosio, o a<br />

concentrazioni note di rotenone, una tossina mitocondriale selettiva per il<br />

complesso I; di notevole interesse sarà valutare la possibile vulnerabilità individuale<br />

di specifici gruppi neuronali. Infatti l’effetto di tossine mitocondriali<br />

verrà testato su differenti sottotipi neuronali striatali, i neuroni spinosi e gli<br />

interneuroni colinergici ottenuti da topi knockout DJ-1, allo scopo di caratterizzarne<br />

i meccanismi molecolari sottostanti. Inoltre, registrazioni da<br />

entrambi i sottotipi neuronali striatali verranno effettuate da animali sottoposti<br />

a trattamento cronico con un’altra tossina mitocondriale, metamfetamina,<br />

principio attivo di droghe d’abuso. Un eccessivo aumento di ioni calcio intracellulari<br />

è stato indicato tra i meccanismi più accreditati alla base del danno<br />

neuronale (Pisani et al., 2004). Differenze nella capacità di gestire aumenti di<br />

calcio intracellulari possono rendere conto della peculiare resistenza interindividuale<br />

tra sottotipi neuronali distinti. Pertanto, durante la perfusione con<br />

tossine verranno monitorizzati i livelli intracellulari di calcio e registrate le<br />

eventuali differenze tra neuroni spinosi ed interneuroni.<br />

METODOLOGIA<br />

Preparazione delle fettine corticostriatali – Utilizzeremo topi transgenici<br />

con la mutazione per il gene DJ-1 (Goldberg et al., 2005) e topi intossicati cronicamente<br />

con metamfetamina. La preparazione ed il mantenimento delle<br />

fette coronali sono stati descritti in dettaglio (Goldberg et al., 2005). Brevemente,<br />

fette coronali corticostriatali vengono tagliate con un vibratomo da<br />

blocchi di tessuto cerebrale (200-300 micrometri). Una fetta viene trasferita<br />

alla camera di registrazione, dove è immersa in un flusso continuo di solu-<br />

734 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

zione di Krebs (2-3 ml/min) gassato con una miscela di carbossigeno e mantenuto<br />

ad una temperatura costante. Il completo ricambio della soluzione nella<br />

camera richiede approssimativamente 90 secondi. La composizione della<br />

soluzione di Krebs è (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.2 MgCl2, 1.2 Na2HPO4,<br />

2.4 CaCl2, 11 glucosio, 25 NaHCO3. Vengono utilizzati microelettrodi<br />

“ sharp ” per registrazioni intracellulari, riempiti con 2M KCl (35-60 MOhm).<br />

Registrazioni con microelettrodi “ sharp ” – Viene utilizzato un amplificatore<br />

Axoclamp-2A per le registrazioni sia in modalità di current-clamp che di<br />

voltage-clamp. Nella modalità di voltage-clamp a singolo elettrodo, la frequenza<br />

di campionamento è di 3 KHz. Il segnale proveniente dall’headstage è<br />

visualizzato su un differente oscilloscopio. La traccia è visualizzata su un<br />

oscilloscopio e memorizzata in un sistema digitale. Per la stimolazione sinaptica<br />

vengono utilizzati elettrodi bipolari, localizzati nel corpus callosum o<br />

nello striato, vicini all’elettrodo di registrazione (0.3-0.6 mm). I potenziali<br />

sinaptici sono la media aritmetica di 4-8 risposte +/- S.E.M.<br />

Registrazioni in patch-clamp – Le registrazioni in patch-clamp nella configurazione<br />

whole-cell vengono effettuate usando pipette tirate col puller<br />

Flaming-Brown e rifinite con la fiamma prima dell’uso. Le fettine striatali<br />

coronali (300 µm mantenuto a 33°) vengono incubate in tampone HEPES-<br />

HBSS, gassato con 100% O2. Dopo trenta minuti, una fetta viene trasferita in<br />

una camera di registrazione montata su di un microscopio a luce trasmessa.<br />

Le pipette utilizzate per le registrazioni in patch-clamp hanno una resistenza<br />

compresa tra 3 ed 8 MOhm, riempite con la soluzione interna composta da<br />

(in mM): 180 -aminoethylβN-methyl-D-glucamina, 40 HEPES, 10 ethylene<br />

glycol bis (ether)-N,N’-tetraacetic acid, 4 MgCl2, 2-4 ATP, 0-0.2 GTP; il pH<br />

viene corretto a 7.3 con KOH; l’osmolarità è 275-285 mOsmol/l. Dopo aver<br />

ottenuto il seal della cellula, questa viene perfusa con soluzione Krebs (vedi<br />

composizione sopra) a 33°C. Le registrazioni vengono effettuate con un Axopatch<br />

1D. Per l’acquisizione e l’analisi dei dati viene utilizzato il software<br />

pClamp9.<br />

Imaging dei livelli ionici intracellulari – Per registrazioni ottiche ed elettriche<br />

simultanee la punta del microelettrodo sharp viene riempita con una<br />

soluzione 1 mM bisfura2 o 5 mM SBFI in 100 mM KCl, per le misurazioni del<br />

livello intracellulare di calcio o di sodio, rispettivamente; il microelettrodo<br />

viene poi riempito con 2 M KCl. Dopo che è stata impalata, la cellula viene<br />

riempita di bisfura2 o SBFI mediante l’iniezione di corrente negativa (0.1-0.2 nA)<br />

per alcuni minuti. Le sostanze vengono applicate diluendole alla concentrazione<br />

finale desiderata nella soluzione di Krebs e passando dalla perfusione<br />

con Krebs (soluzione salina di controllo) alla soluzione contenente la<br />

sostanza. Per le registrazioni elettrofisiologiche viene utilizzato un amplificatore<br />

Axoclamp-2A (Axon Instruments). Le tracce sono visualizzate su un oscilloscopio<br />

e memorizzate in un sistema digitale. La camera di registrazione è<br />

montata su di un microscopio a luce trasmessa (Zeiss), equipaggiato con<br />

un obbiettivo 60X ad immersione in soluzioni acquose (Olympus). La fluorescenza<br />

degli indicatori bisfura2 ed SBFI è eccitata mediante epi-illuminazione;<br />

la luce è prodotta da una lampada allo Xenon da 75W e la lunghezza<br />

2006 735


Sezione III: Attività per progetti<br />

d’onda è filtrata alternativamente a 340 e 380 nm. La luce di emissione viene<br />

filtrata a 500 nm ed è rilevata da una camera CCD (Photonic Science, UK). Le<br />

immagini sono analizzate a registrazione ultimata con il software Ionvision<br />

(ImproVision, UK), che gira su un PowerMac 8100. Le immagini ratiometriche<br />

sono il risultato del rapporto tra coppie di immagini acquisite a 340 e 380<br />

nm, sottratte del background (fluorescenza di fondo misurata in aree prive<br />

della fluorescenza specifica dell’indicatore). L’andamento nel tempo dei valori<br />

ratiometrici è valutato sulle “ regioni d’interesse ” (pixel che mostrano almeno<br />

il 20-30% della fluorescenza specifica massima) che includono il soma ed i<br />

dendriti. I valori ratiometrici sono trasformati in valori di concentrazione<br />

ionica usando il metodo di Grynkiewicz et al. La Kd apparente per l’indicatore<br />

è calcolata ponendo tra due vetrini copri-oggetto distanziati da pezzetti di<br />

vetrino soluzioni contenenti l’indicatore e concentrazioni note di ione libero e<br />

misurandone i valori ratiometrici (Fura-2 Calcium Imaging Calibration Kit,<br />

Molecular Probes, The Netherlands).<br />

Analisi statistica – I dati vengono analizzati con il test del t di Student (per<br />

osservazioni appaiate o non appaiate) o con analoghi non parametrici, come<br />

il test di Wilcoxon. Le caratteristiche dei potenziali d’azione e delle curve corrente-voltaggio<br />

in differenti condizioni sperimentali sono studiate mediante<br />

un fast chart recorder ed un sistema digitale (Nicolet System 400: Benchtop<br />

Waveform Acquisition System).<br />

736 2006


Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />

U.O. 2 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale<br />

Nicola B. Mercuri<br />

CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />

Il morbo di Parkinson (PD) è caratterizzato dalla progressiva degenerazione<br />

dei neuroni dopaminergici della sostanza nera pars compacta (SNc) che<br />

proiettano allo striato, portando alla diminuzione dei livelli di dopamina nei<br />

gangli della base ed alterando la circuitistica del Sistema Extrapiramidale.<br />

Sebbene l’eziologia del PD rimanga largamente oscura, sia fattori genetici che<br />

ambientali potrebbero contribuire alla patogenesi della malattia. Recentemente<br />

è stato generato un modello murino di parkinsonismo familiare in cui<br />

sono state prodotte mutazioni o ampie delezioni nel gene che codifica per la<br />

proteina DJ-1. Pertanto un accurato studio delle proprietà dei neuroni dopaminergici<br />

ottenuti da topi DJ-1 -/- potrebbe fornire delle importanti informazioni<br />

sulla funzione della proteina DJ-1 e il suo ruolo nella patofisiologia del<br />

PD geneticamente determinato. Inoltre, è noto che alcune sostanze utilizzate<br />

a scopo voluttuario (sostanze d’abuso) possono determinare la morte dei<br />

neuroni dopaminergici. Infatti, sia l’amfetamina che il suo derivato metamfetamina<br />

sono ampiamente usati per generare modelli sperimentali di PD.<br />

Recentemente, utilizzando le nostre metodiche sperimentali elettrofisiologiche<br />

e fluorimetriche abbiamo caratterizzato le risposte neuronali a due<br />

sostanze tossiche (6-idrossidopamina e rotenone), selettivamente impiegate<br />

per determinare un danno della via nigro-striatale.<br />

Il presente progetto si propone di esaminare le risposte delle cellule dopaminergiche<br />

a dosi neurotossiche di amfetamina e metamfetamina. Attraverso<br />

un’analisi in vitro della funzione cellulare otterremo delle informazioni sulle<br />

variazioni delle proprietà di membrana e del contenuto ionico citoplasmatico<br />

(sodio e calcio). Compareremo inoltre le eventuali variazioni indotte da amfetamina<br />

e metamfetamina con quelle prodotte dalla 6-idrossidopamina e rotenone.<br />

Tale studio ci permetterà di capire se le modalità di risposta siano<br />

comuni o specifiche per ogni sostanza in esame. Riteniamo pertanto che<br />

un’indagine condotta a livello di singolo neurone dopaminergico possa fornire<br />

utili evidenze nella comprensione del ruolo dei fattori ambientali nell’insorgenza<br />

e progressione della malattia di Parkinson.<br />

METODOLOGIA<br />

Preparazione del tessuto – Le fettine di mesencefalo sono ottenute secondo<br />

metodi standard descritti precedentemente (Mercuri et al., 1995). In breve, gli<br />

animali sono anestetizzati con alotano e decapitati in accordo con le regole<br />

sull’utilizzo degli animali stabilite dal Comitato Etico dell’Università di Tor<br />

Vergata. Dopo decapitazione il cervello è rapidamente rimosso dalla scatola<br />

cranica e dissezionato in modo da ottenere una porzione contenente il mesencefalo<br />

ventrale. Fettine orizzontali dello spessore di 200-300 µm contenenti la<br />

2006 737


Sezione III: Attività per progetti<br />

sostanza nera e l’area ventrale tegmentale sono ottenute per mezzo di un<br />

vibratomo, in una soluzione (ACSF) a 8-12 °C e poi trasferite a 33°C per<br />

almeno un’ora. Una singola fettina è trasferita nella cameretta di registrazione<br />

montata su un microscopio dritto (Axioscope, Zeiss), continuamente perfusa<br />

(2.5 ml/min) con ACSF a 33-34 °C, avente la seguente composizione (in mM):<br />

NaCl 126; KCl 2.5; MgCl 2<br />

1.2; CaCl 2<br />

2.4; NaH 2<br />

PO 4<br />

1.2; NaHCO 3<br />

19; glucosio<br />

10; saturato con una miscela 95% O 2<br />

e 5% CO 2<br />

(pH 7.4).<br />

Registrazioni in patch clamp – I neuroni sono visualizzati mediante obiettivo<br />

ad immersione 40X e una telecamera (Hamamatsu, Japan) con sorgente<br />

di luce infrarossa. Le registrazioni in whole cell sono ottenute mediante elettrodi<br />

in borosilicato (WPI 1.5 mm) ottenuti con un puller verticale (PP 88<br />

Narishige, Japan) e aventi una resistenza di circa 3-4 MΩ quando riempiti con<br />

una soluzione dalla seguente composizione chimica: in mM: K-Methylsulphate<br />

150; MgCl 2<br />

2; EGTA 0.1; HEPES 10; ATP 2; GTP 0.3 (pH 7.3, con KOH).<br />

Potenziali e correnti sono registrati mediante un amplificatore Axopatch 1D<br />

(Axon Instruments, USA), filtrati a 1 kHz, digitalizzati (10 kHz) e acquisiti<br />

mediante pClamp software (Axon Instruments, USA). I neuroni dopaminergici<br />

sono identificati mediante criteri elettrofisiologici in base alla presenza di<br />

una prominente corrente Ih attivata a potenziali negativi e per la presenza, in<br />

current-clamp, di un tipico “ sag potential ” in risposta all’applicazione di una<br />

corrente iperpolarizzante (Mercuri et al., 1995).<br />

Applicazione dei farmaci – I farmaci da testare sono sciolti alla concentrazione<br />

finale in ACSF e applicati nel mezzo di perfusione mediante rubinetti a<br />

tre vie.<br />

Microfluorimetria – Le misure della concentrazione di sodio ([Na + ]i) e calcio<br />

([Ca 2+ ]i) saranno effettuate su neuroni DA-ergici caricati rispettivamente<br />

con SBFI (sodium-binding benzofuran isophthalate) e fura-2 (K 5<br />

salt) (Molecular<br />

Probes, The Netherlands), mediante la pipetta di registrazione, alla concentrazione<br />

finale di 250 microM.<br />

La fluorescenza sarà eccitata in neuroni caricati con fura-2 e SBFI attraverso<br />

un obiettivo ad immersione (Olympus) mediante epi-illuminazione con<br />

luce proveniente da una lampada Xenon 75 W, alternativamente filtrata a 340<br />

e 380 nm di lunghezza d’onda. La luce di emissione è filtrata a 500 nm e catturata<br />

da una telecamera CCD (Photonic Science, UK). Le immagini raziometriche<br />

del soma e dendriti prossimali sono calcolate da paia di immagini a 340<br />

e 380 nm corrette per il valore di fluorescenza aspecifica di sottofondo. Tali<br />

valori raziometrici sono convertiti in concentrazioni nanomolari di ioni<br />

mediante la formula di Grynkiewicz (Grynkiewicz et al., 1985). I parametri di<br />

calibrazione Rmin e Rmax per la trasformazione di segnali di SBFI e fura-2<br />

sono stati ottenuti precedentemente (Guatteo et al., 1998) in cellule perforate<br />

(1 µM nystatina/gramicidina D o 1 µM ionomycina, rispettivamente) in soluzioni<br />

prive di sodio o calcio (in 1 mM EGTA) per la Rmin, e in 140 mM Na + o<br />

1 mM Ca 2+ , per la Rmax.<br />

738 2006


QUALITÀ DELLA VITA DEL TRAUMATIZZATO<br />

CRANICO PERCEPITA DAL PAZIENTE E<br />

DALLA SUA FAMIGLIA<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

RITA FORMISANO<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Jessica Rigon, Elisabetta Giugni<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Eloise Longo<br />

Istituto Superiore di Sanità<br />

Umberto Bivona<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Istituto Superiore di Sanità<br />

Finanziamento privato


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

Il trauma cranico rappresenta una delle principali cause di disabilità nei<br />

giovani (15-35 anni) e una delle problematiche di maggiore rilevanza sociale<br />

per gli esiti a lungo termine in una popolazione produttiva con lunga speranza<br />

di vita. Il percorso riabilitativo del trauma cranico grave è spesso complesso<br />

e prolungato, per la necessità di un intervento precoce e multidisciplinare,<br />

dalla Terapia Intensiva alla Riabilitazione, fino alla ridomiciliazione. Le<br />

difficoltà di reinserimento sociale sono prevalentemente determinate dai<br />

disturbi cognitivi e comportamentali (Jennett, 1981), anche se studi più<br />

recenti hanno dimostrato che l’associazione dei deficit motori può ulteriormente<br />

compromettere il reinserimento lavorativo e la partecipazione alla vita<br />

sociale di questi soggetti (Greenspan, 1996).<br />

È noto che le conseguenze del trauma cranico non riguardano soltanto il<br />

paziente che ne è affetto ma il suo intero nucleo familiare (Lezak, 1988), che<br />

spesso percepisce i cambiamenti della vita del paziente in maniera più sofferta<br />

(Koskinen, 1998). Una indagine affidabile sulla qualità della vita del<br />

paziente con esiti di trauma cranico deve quindi prevedere uno studio preliminare<br />

sulla consapevolezza del paziente (Fleming, 1996, 1998; Prigatano,<br />

2005) e la somministrazione di un questionario sulla qualità della vita percepita<br />

dal paziente e dal suo familiare più prossimo (“ caregiver ” o “ caretaker ”).<br />

Le scale di outcome (Jennett e Bond, 1975) prendono infatti in considerazione<br />

il recupero dell’autonomia funzionale del traumatizzato cranico, ma<br />

non la qualità della sua reintegrazione sociale.<br />

Scopo di questo studio è correlare gli indici di gravità della fase acuta, la<br />

durata del programma riabilitativo e gli esiti neuromotori, neurosensoriali e<br />

neuropsicologici con la qualità della vita del traumatizzato cranico, come percepita<br />

dal paziente e dal suo familiare, a medio e lungo termine.<br />

METODI<br />

Ai fini di stabilire un piano di intervento riabilitativo individuale mirato,<br />

che faciliti il reinserimento sociale, oltre che migliorare la qualità di vita<br />

stessa del paziente, il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di<br />

valutazione con l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza e la<br />

qualità della vita, nel paziente con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I<br />

pazienti inclusi presentano esiti di trauma cranico lieve, moderato e grave, in<br />

accordo alla scala di valutazione del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta<br />

(Teasdale & Jennett, 1974).<br />

L’indagine coinvolge il paziente e un suo caregiver, ai quali vengono somministrate<br />

delle scale di valutazione successivamente poste a confronto, e<br />

un’équipe clinica (medico di riferimento del reparto, psicologo e sociologo)<br />

che si occupa della somministrazione delle diverse scale. Il confronto è svolto<br />

per valutare la possibile discrepanza tra la percezione delle problematiche<br />

esperite dal paziente con quanto osservato dal suo caregiver e la gravità dei<br />

deficit cognitivo-comportamentali secondo il riscontro clinico. Allo stesso<br />

740 2006


Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />

campione di soggetti, caregiver e pazienti, viene inoltre somministrato uno<br />

strumento di indagine sulla qualità della vita e sul reinserimento sociale.<br />

Nell’ambito dello studio multicentrico internazionale cui prende parte la<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è prevista la somministrazione delle seguenti scale di<br />

valutazione:<br />

– Glasgow Outcome Scale – Extend form (GOS-E, Jennett e Bond, 1975;<br />

Levin, 2001);<br />

– Questionario di Autoconsapevolezza (S.A.D.I.) (Fleming et al., 1996,<br />

1998; Borgaro e Prigatano, 2003);<br />

– Short Form 36 (SF-36) (Ware e Sherbourne, 1992; Apolone et al., 1998);<br />

– Questionario sulla qualità della vita del traumatizzato cranico (QOLIBRI)<br />

(Truelle, 2004);<br />

– Community Integration Questionnaire (CIQ) (Willer et al., 1993).<br />

Il protocollo di studio, rispetto alle scale di valutazione sopra citate, ha<br />

subito delle modifiche in itinere per esigenze di tipo metodologico e rispetto<br />

alla batteria iniziale è stato escluso il questionario Short Form 36.<br />

I dati clinici, raccolti dal medico di riferimento del reparto dell’Unità<br />

Post-Coma della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ai fini dell’approfondimento<br />

sono:<br />

– la localizzazione della lesione più importante alla TC o RM cerebrale<br />

alla data dell’intervista;<br />

– la gravità del trauma comprendente i valori di GCS (Teasdale G.,<br />

Jennett B., 1974), la durata del coma (in giorni), l’Amnesia post-traumatica<br />

(APT) in giorni o mesi (Artiola et al., 1980), la Glasgow Outcome Scale (GOS)<br />

(Jennett e Bond, 1975), la rilevazione di problemi clinici, le cure mediche e<br />

riabilitative in corso. Sono somministrate, inoltre, la Disability Rating Scale<br />

(DRS) (Rappaport et al., 1989; Hall et al., 1985; Novack et al., 1992; Fryer and<br />

Hafley 1987) e la Levels of Cognitive Functioning (LCF) (Hagen et al., 1972;<br />

Levin et al., 1979; Mc Millan TM et al., 1996).<br />

La durata complessiva dell’impegno richiesto al paziente varia in un<br />

range temporale da 30 minuti a due ore, a seconda delle capacità di collaborazione<br />

e dei livelli di stancabilità del paziente. Come previsto dal protocollo,<br />

inoltre, nei casi di esauribilità attentiva del paziente i questionari sono somministrati<br />

con la guida dell’esaminatore e frazionando l’impegno richiesto in<br />

più sedute. Il tempo richiesto per la somministrazione delle scale di valutazione<br />

al caregiver è di un’ora al massimo.<br />

Gli strumenti specifici per la valutazione della qualità della vita e della<br />

consapevolezza dei propri deficit, somministrati dallo psicologo e/o sociologo,<br />

sono i seguenti:<br />

– Qolibri (Truelle, 2004). Lo strumento è somministrato solo ai pazienti<br />

già in fase di ridomiciliazione.<br />

– Awareness Questionnaire – (versione per il familiare) (Sherer M. et al.,<br />

1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />

2006 741


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Awareness Questionnaire – (versione per il paziente) (Sherer M. et al.,<br />

1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />

– PCRS (Patient Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />

PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />

POST (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />

PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />

POST(Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS-NR (versione per il paziente) - PRE (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il paziente) - POST (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il familiare) - PRE (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il familiare) - POST (Patient Competency<br />

Rating Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– NPI (Neuropsychiatric Inventory) (Cummings et al 1994), somministrato<br />

al familiare<br />

– SADI (Self Awareness of deficit Interview) (Fleming e al., 1996)<br />

– ADI (Awareness Deficit Interview) (Fleming et al., 1996) (versione per il<br />

familiare).<br />

– Batteria di test neuropsicologici, per indagare le funzioni cognitive di:<br />

attenzione, memoria e apprendimento, intelligenza, funzioni esecutive, linguaggio,<br />

già somministrata nella routine clinica di valutazione del traumatizzato cranico<br />

e, quindi, non considerata nella durata della seduta del protocollo di studio.<br />

Nel presente studio, all’atto dell’arruolamento, i pazienti sono sottoposti<br />

ad un esame di risonanza magnetica (RM) encefalica con un magnete superconduttivo<br />

con intensità del campo magnetico di 1,5T (Somatom Vision plus,<br />

Siemens medical solutions, Erlangen Germania). Per l’esecuzione dell’esame<br />

il paziente viene posizionato supino ed è utilizzata la bobina circolare polarizzata<br />

per lo studio dedicato del cranio. Il protocollo di acquisizione delle<br />

immagini è effettuato con tomogrammi orientati sul piano assiale e posizionati<br />

paralleli alla linea retta tangente al margine superiore della commissura<br />

anteriore e al margine inferiore della commissura posteriore (bicommissurale)<br />

secondo il sistema stereotassico di Talairach. Il centro di uno degli stati<br />

del volume corrisponde alla bicommissurale ed il volume di acquisizione è<br />

stato esteso in maniera da coprire tutto l’encefalo. Le sezioni sono state posizionate<br />

parallele alla retta passante per il margine inferiore delle coclee, perpendicolarmente<br />

al piano sagittale, definito come in piano passante per il<br />

seno sagittale superiore, la falce cerebrale e la porzione mediana della sutura<br />

fronto-nasale (nasion).<br />

742 2006


Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />

I parametri di acquisizione sono:<br />

– Spessore di strato 3 mm;<br />

– Strati contigui;<br />

– Acquisizione interfacciata.<br />

Per tutti i pazienti sono state eseguite le seguenti acquisizioni sul piano<br />

assiale della durata media totale di circa 40 minuti:<br />

– Localizer;<br />

– Multiple echo (Densità protonica – T2);<br />

– T1;<br />

– Fast-FLAIR ;<br />

– Gradient echo con tecnica convenzionale.<br />

Terminato l’esame di RM encefalica le immagini ottenute sono trasferite<br />

tramite rete locale Ethernet alle stazioni di lavoro dedicate.<br />

I dati di ciascun esame sono stati archiviati in apposito elemento di archiviazione<br />

elettronica e salvati su CD-R al fine di poter effettuare, mediante software<br />

dedicato, in determinate regioni di interesse (ROI), le misurazioni sia<br />

dei parametri quantitativi dell’intensità del segnale che le valutazioni di parametri<br />

di tipo quantitativo (area lesionale e carico lesionale).<br />

La sede e l’esistenza delle lesioni traumatiche saranno correlate all’entità<br />

dei deficit cognitivo-comportamentali, la consapevolezza dei deficit, la qualità<br />

della vita (come viene percepita dal paziente e dal suo caregiver) e reinserimento<br />

sociale.<br />

– Apolone G., Mosconi P. (1998) J Clin Epidemiol 51(11): 1025-1036.<br />

– Artiola L., Fortuny I., Briggs M., Newcombe F., Ratcliff G., Thomas C. (1980)<br />

J Neurol Neurosur Ps 43: 377-379.<br />

– Borgaro S.R., Prigatano G.P. (2003) Brain Injury 17(10): 847-853.<br />

– Cummings J.L. (1994) Neurology 44: 2308-2314.<br />

– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1998) J Head Trauma Rehabil 13(5): 39-51.<br />

– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1996) Brain Injury 10(1): 1-15.<br />

– Fryer L., Haffey W. (1987) J Head Trauma Rehabil 2(3): 51-63.<br />

– Greenspan A.I., Wrigley J.M., Kresnow M., Branche-Dorsey C.M., Fine P.R. (1996)<br />

Brain Injury 10(3): 207-218.<br />

– Hagen C., Malkmus D., Durham P. (1972) Levels of cognitive functioning. Downey<br />

(CA): Rancho Los Amigos Hospital.<br />

– Hall K., Cope N., Rappaport M. (1985) Arch Phys Med Rehab 66: 35-37.<br />

– Jennett B., Bond M. (1975) Lancet 1: 480-484.<br />

– Jennett B, Teasdale G. (1981) Management of head injuries. Philadelphia: Davis.<br />

– Koskinen S. (1998) Brain Injury 12(8): 631-648.<br />

– Levin H.S., Boake C., Song J., McCauley S., Contant C., Diaz-Marchan P., Brundage<br />

S., Goodman H., Kotrla K.J. (2001) J Neurotrauma 18(6): 575-584.<br />

– Levin H.S., High W.M., Goethe K.E., Overall J.E., Sisson R.A. et al. 1987 J Neurol<br />

Neurosurg Psychiatry 50: 183-193.<br />

2006 743


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Levin H.S., O’Donnell V.M., Grossmann R. (1979) J Nerv Ment Dis 167: 675-684.<br />

– Lezak M.D. (1988) J Clin Exp Neuropsychol 10(1): 111-123.<br />

– Mc Millan T.M., Jongen E.L., Greenwood R.J. (1996) J Neurol Neurosurg Psychiatry<br />

60(4): 422-427.<br />

– Muzaux J.M., Masson F., Levin H.S., Alaoui P., Maurette P., Barat M. (1997) Arch<br />

Phys Med Rehabil 78: 1316-1320.<br />

– Novack T.A., Bergquist T.F., Bennett G., Gouvier W.D. (1992) J Head Trauma Rehabil<br />

6(4): 69-77.<br />

– Olver J.H., Ponsford J.L., Curran C.A. (1996) Brain Injury 10(11): 841-848.<br />

– Prigatano G.P., Fordyce D.J., Zeiner H.K., Roueche J.K., Pepping M., Wood B.C.<br />

(1986) Neuropsychological rehabilitation after brain injury. Johns Hopkins University,<br />

Baltimore.<br />

– Prigatano G.P. (2005) J Head Trauma Rehabil 20(1): 19-29.<br />

– Rappaport M., Herrero-Backe C., Rappaport M.L., Winterfield K. (1989) Arch Phys<br />

Med Rehab 70: 885-892.<br />

– Sherer M., Hart T., Nick T.G., Whyte J., Thompson R.N., Yablon S.A. (2003) Arch<br />

Phys Med Rehab 84:168-176.<br />

– Sherer M., Bergloff P., Boake C., High W., Levin E. (1998a) Brain Inj 12: 63-68.<br />

– Sherer M., Bergloff P., Levin E., High W.M.Jr, Oden K.E., Nick T.G. (1998b) Journal<br />

of Head Trauma Rehabilitation 13: 52-61.<br />

– Sherer M., Boake C., Levin E., Silver B.V., Ringholz G., High W.M.Jr (1998c) J Int<br />

Neuropsych Soc 4: 380-387.<br />

– Teasdale G., Jennett B. (1974) Lancet 2(7872): 81-84.<br />

– Truelle J.L. (2004) Eur J Neurol 11(Suppl 2): 347.<br />

– Ware J.E.Jr, Sherbourne C.D. (1992) Med Care 30(6): 473-483.<br />

– Willer B., Rosenthal M., Kreutzer J.S. (1993) Journal of Head Trauma Rehabilitation<br />

8: 75-87.<br />

744 2006


RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />

E NUOVE STRATEGIE PER IL RECUPERO<br />

DELLA MOBILITÀ IN PAZIENTI CON ESITI<br />

DI ICTUS CEREBRALE<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

BARBARA MARCONI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2006 – Regione Lazio


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE<br />

L’ictus è tra le più comuni cause di disabilità insorgente nell’età adulta. Il<br />

70-85% degli ictus sono accompagnati da un’emiplegia e sei mesi dopo un<br />

ictus solo il 60% delle persone con emiparesi, a seguito della quale è stato<br />

necessario un intervento riabilitativo, hanno raggiunto una indipendenza funzionale<br />

nelle semplici attività della vita quotidiana. Numerosi studi hanno<br />

dimostrato che il recupero delle funzioni motorie compromesse in seguito ad<br />

un evento vascolare (icuts) è correlato ad un cambiamento nell’organizzazione<br />

delle aree cerebrali adiacenti a quelle lese. Contrariamente a quanto si<br />

riteneva in passato, è ormai noto che il cervello è in grado di riorganizzarsi<br />

(fenomeni di plasticità) attraverso l’attivazione di aree che erano silenti prima<br />

della lesione e/o attraverso la formazione di nuove connessioni nervose.<br />

Negli ultimi anni, diversi studi clinici e neurofisiologici hanno dimostrato<br />

che la fisioterapia è in grado di indurre una plasticità corticale, chiamata riorganizzazione<br />

“ use-dependent ”, che supporta quelle modificazioni cerebrali<br />

secondarie alla lesione vascolare ed è associata al recupero delle funzioni<br />

motorie perse. Recentemente, accanto alle convenzionali metodiche riabilitative,<br />

stanno emergendo nuove strategie terapeutiche che sembrano rappresentare<br />

un modello nuovo ed efficace da utilizzare anche in quei pazienti che<br />

dopo un ictus presentano deficit motori gravi e per i quali, ad oggi, sembra<br />

essere negativa una prognosi di recupero funzionale nonostante i trattamenti<br />

riabilitativi eseguiti.<br />

Tra queste nuove strategie la “ motor imagery ” (immaginazione del movimento)<br />

sembra essere tra le più interessanti sia per il suo basso rapporto<br />

costo/beneficio sia per i promettenti risultati già emersi in campo di neuroimmagine<br />

funzionale e clinico; questi studi hanno infatti dimostrato che la rappresentazione<br />

mentale degli eventi motori (“ motor imagery ”) coinvolge le<br />

stesse aree corticali che sono attivate durante l’esecuzione dei movimenti e<br />

che pazienti con esiti di ictus possono ulteriormente migliorare le loro capacità<br />

funzionali motorie mediante training mentale. Da questa ipotesi nasce<br />

l’utilizzo della “ motor imagery ” quale possibile metodo per la riabilitazione<br />

di pazienti affetti da emiplegia/emiparesi secondaria ad ictus. Se l’“ immaginazione<br />

del movimento ” coinvolge le stesse aree cerebrali attivate durante<br />

l’esecuzione del movimento stesso, attraverso il “ pensiero ” si potrebbero rinforzare<br />

quelle strutture nervose in cui sono localizzati gli schemi motori<br />

necessari al movimento, facilitando così il loro recupero. Quando le condizioni<br />

neurologiche sono tali da non consentire al paziente alcun movimento<br />

volontario, si può ipotizzare che la sollecitazione di atti motori mediante la<br />

“ motor imagery ” potrebbe essere l’unica strategia in grado di attivare degli<br />

schemi motori e quindi eventualmente facilitare l’esecuzione di specifici<br />

movimenti. La “ motor imagery ” potrebbe dunque avere la sua applicazione<br />

particolare in quei pazienti in cui i movimenti reali non sono possibili.<br />

L’ipotesi di applicare la “ motor imagery ” nella riabilitazione dei pazienti<br />

emiplegici si basa inoltre sulla conoscenza che i pazienti con gravi esiti<br />

motori secondari all’ictus, sono capaci di rappresentare mentalmente anche<br />

746 2006


Riabilitazione neuromotoria e nuove strategie per il recupero della mobilità in pazienti…<br />

movimenti che non sono più in grado di effettuare, poiché gli schemi motori<br />

corticali rimangono attivi nonostante l’impedimento fisico.<br />

In uno studio recente condotto in questo centro di Neuroriabilitazione<br />

(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS) abbiamo dimostrato che durante l’immaginazione<br />

del movimento della mano paretica, si produce un transitorio<br />

miglioramento dell’attività nelle aree corticali motorie dell’emisfero cerebrale<br />

colpito dall’ictus. I risultati sono stati molto incoraggianti ed hanno suggerito<br />

l’ipotesi che la sollecitazione ripetuta degli schemi motori mediante l’“ immaginazione<br />

del movimento ” possa aiutare le metodiche riabilitative tradizionali<br />

a rinforzare le aree corticali deputate al comando motorio anche quando gravemente<br />

colpite.<br />

OBIETTIVI E METODI<br />

Partendo da questa ipotesi, lo studio si propone di valutare la possibilità<br />

di utilizzare la “ motor imagery ” come tecnica di facilitazione del recupero<br />

motorio nella riabilitazione di pazienti con esiti di ictus cerebrale e con grave<br />

deficit motorio dell’arto superiore. La nostra attenzione sarà focalizzata sul<br />

recupero dei movimenti della mano il cui deficit motorio determina un elevato<br />

grado di disabilità.<br />

A tale scopo, mediante la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS),<br />

una metodica non-invasiva, ben tollerata dai pazienti ed ampiamente utilizzata<br />

nella pratica clinica per lo studio delle caratteristiche delle vie motorie<br />

centrali, verrà effettuato uno studio neurofisiologico della rappresentazione<br />

corticale di un muscolo della mano sana e di quella paretica in una popolazione<br />

di pazienti ricoverati presso il nostro Ospedale per un ciclo di riabilitazione<br />

per esiti di ictus.<br />

I pazienti eseguiranno, accanto ad un ciclo di riabilitazione neuromotoria<br />

secondo metodiche tradizionali (FKT; gruppo A), un “ training mentale ” in cui<br />

verrà proposto il compito di “ pensare ” selettivamente al movimento di un<br />

muscolo target della mano paretica (gruppo B). La valutazione neurofisiologica<br />

sarà effettuata all’inizio del trattamento (Tempo 1) e alla fine del ciclo<br />

riabilitativo (Tempo 2) nei due gruppi di pazienti: (A) “ motor imagery ”<br />

+ FKT; (B) solo FKT.<br />

I risultati ottenuti dai due gruppi verranno confrontati tra di loro al fine<br />

di valutare se il “ training mentale ” aggiunto al metodo riabilitativo tradizionale<br />

possa indurre un persistente aumento dell’attività corticale nelle aree<br />

cerebrali di rappresentazione della mano. Inoltre, per valutare il grado di<br />

recupero motorio verranno confrontati i punteggi ottenuti dai due gruppi<br />

nelle principali scale di valutazione neurologica e di disabilità funzionale.<br />

2006 747


STUDIO DELLE POSSIBILI ALTERAZIONI<br />

ELETTROFISIOLOGICHE DEI NEURONI<br />

CORTICALI E STRIATALI IN UN MODELLO<br />

ANIMALE DI SCLEROSI MULTIPLA<br />

(Topi con encefalite allergica sperimenale)<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

DIEGO CENTONZE<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento privato


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE E METODI<br />

Rimaneggiamenti del funzionamento sinaptico e alterazioni della sensibilità<br />

alla neuromodulazione costituiscono un precoce ed importante correlato<br />

del danno neuronale di tipo degenerativo, in grado, ad esempio, di instaurare<br />

fenomeni di eccitotossicità lenta e morte apoptotica. Benché alcuni dati sperimentali<br />

indichino che anche in corso di Sclerosi Multipla (SM) possa verificarsi<br />

una precoce alterazione della trasmissione sinaptica, ad oggi nessuno<br />

studio è stato diretto alla dimostrazione, a livello di singole sinapsi, di fenomeni<br />

di neuroplasticità associati al danno immunomediato demielinizzante<br />

del SNC.<br />

Nel nostro studio, pertanto, vogliamo colmare tale lacuna valutando,<br />

mediante registrazioni elettrofisiologiche da singoli neuroni, il funzionamento<br />

della trasmissione sinaptica eccitatoria ed inibitoria in un accreditato modello<br />

animale di SM: il topo con encefalite allergica sperimentale (EAE).<br />

Condurremo lo studio su preparazioni di fettine corticostriatali vitali provenienti<br />

da topi EAE sacrificati 20-25 giorni (EAE acuti) e 80-90 giorni (EAE<br />

cronici) dopo l’immunizzazione. Attraverso registrazioni whole-cell di singoli<br />

neuroni spinosi striatali sarà valutata la trasmissione sinaptica eccitatoria ed<br />

inibitoria spontanea e, tramite registrazioni extracellulari di potenziali di<br />

campo e intracellulari di singoli neuroni, studieremo la trasmissione sinaptica<br />

evocata da stimolazione elettrica corticale.<br />

RISULTATI ACQUISITI<br />

Trasmissione sinaptica eccitatoria – In precedenti studi le nostre registrazioni<br />

hanno evidenziato un’abnorme sensibilità neuronale alla stimolazione<br />

dei recettori NMDA nei topi EAE. In condizioni fisiologiche, infatti, i canali<br />

NMDA sono inattivi al potenziale di riposo dei neuroni striatali, contribuendo<br />

in maniera trascurabile alla genesi dell’attività sinaptica eccitatoria spontanea<br />

ed evocata. Nei topi EAE acuti, ma non nei topi di controllo, la frequenza<br />

delle correnti spontanee glutammato-mediate e l’ampiezza dei potenziali<br />

post-sinaptici eccitatori si sono rivelate essere significativamente ridotte in<br />

presenza di AP5 (antagonista NMDA). Al contrario, nei topi EAE cronici, la<br />

riduzione è stata minima e non statisticamente significativa.<br />

Abbiamo poi cercato di valutare l’impatto potenziale di tale abnorme attivazione<br />

dei recettori NMDA sui fenomeni di plasticità sinaptica, intesi come<br />

modificazioni attività-dipendenti dell’efficacia della trasmissione sinaptica<br />

stessa. La stimolazione ad elevata frequenza delle terminazioni glutammatergiche<br />

corticostriatali ha determinato nello striato di topi di controllo una<br />

depressione a lungo termine (LTD) dell’efficacia sinaptica. Tale forma fisiologica<br />

di plasticità sinaptica era assente nei topi EAE, e poteva essere ripristinata<br />

unicamente in seguito al blocco farmacologico dei recettori NMDA.<br />

Abbiamo quindi valutato la modulazione dell’attività eccitatoria spontanea<br />

da parte degli endocannabinoidi e dello scambiatore Na + /Ca ++ . Entrambi i<br />

fattori, infatti, sono stati recentemente suggeriti come importanti mediatori<br />

750 2006


Studio delle possibili alterazioni elettrofisiologiche dei neuroni corticali e striatali…<br />

del danno neuronale e dei fenomeni di plasticità nella SM e nella EAE. Gli<br />

endocannabinoidi sono regolatori presinaptici del rilascio di neurotrasmettitori,<br />

tra cui il glutammato. L’incubazione con HU210, agonista dei recettori<br />

CB1, ha ridotto la frequenza delle correnti spontanee eccitatorie tanto nei topi<br />

naive che nei topi EAE.<br />

Risultati più interessanti sono venuti dallo studio dello scambiatore<br />

Na + /Ca ++ . Lo scambiatore Na + /Ca ++ , regolando il passaggio di ioni Na + e Ca ++<br />

attraverso la membrana cellulare, mantiene il fisiologico rapporto tra le concentrazioni<br />

intracellulari di tali ioni. In condizioni fisiologiche lo scambiatore<br />

funziona favorendo l’efflusso di ioni Ca ++ . È quindi verosimile che bloccando<br />

tale azione il rilascio presinaptico Ca ++ -dipendente di neurotrasmettitore<br />

aumenti. Il blocco farmacologico dello scambiatore ha determinato un significativo<br />

aumento della frequenza dell’attività spontanea eccitatoria nei topi<br />

naive e nei topi EAE cronici, ma non nei topi EAE acuti. Tale risultato,<br />

assieme al dato che nei topi EAE acuti anche la trasmissione NMDA è<br />

abnorme, suggerisce un complesso rimaneggiamento delle sinapsi glutammatergiche<br />

nelle fasi precoci della malattia.<br />

Trasmissione sinaptica inibitoria – Lo studio della trasmissione sinaptica<br />

inibitoria ha rivelato una drammatica riduzione della frequenza media delle<br />

correnti spontanee post-sinaptiche GABA-mediate nei topi con EAE, modificazione<br />

che si manifesta molto precocemente e si mantiene almeno fino a 90<br />

giorni dopo l’immunizzazione. Nei topi EAE acuti è stata inoltre riscontrata<br />

una ridotta sensibilità alla modulazione negativa del rilascio presinaptico di<br />

GABA, normalmente conseguente alla stimolazione del recettore CB1 degli<br />

endocannabinoidi.<br />

OBIETTIVO FINALE<br />

Con il presente studio vogliamo verificare quanto finora acquisito, evidenziando<br />

e sottoponendo ad ulteriori valutazioni la presenza di specifiche alterazioni<br />

della funzionalità e della modulazione delle sinapsi glutammatergiche e<br />

GABAergiche nel SNC di topi con SM sperimentale. Questo anche in considerazione<br />

del fatto che non risulta chiaro in che rapporto tali alterazioni, che<br />

forniscono comunque importanti informazioni per lo sviluppo di strategie<br />

neuroprotettive nella Sclerosi Multipla, siano con la abnorme risposta immunitaria<br />

che è alla base di tale grave condizione patologica.<br />

2006 751


STUDIO DEL RUOLO DEGLI ZUCCHERI<br />

NELLA EZIOLOGIA<br />

DELLA SCLEROSI MULTIPLA<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

ANNA MARIA PAPINI<br />

Università di Firenze<br />

U.O. 2 – Luca Battistini<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2003 – Ministero dell’Università e della Ricerca<br />

“ Programmi FIRB. Internalizzazione ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/999


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Dipartimento di Chimica Organica (Università di Firenze) –<br />

Anna Maria Papini<br />

U.O. 2 – Unità di Neuroimmunologia (IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />

Luca Battistini<br />

U.O. 3 – Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari (CNR, Padova) –<br />

Pietro Traldi<br />

U.O. 4 – Dipartimento di Fisica (Università di Firenze) – Roberto Livi<br />

Partner internazionale<br />

U.O. 5 – Laboratory for translation research (Harvard Medical School, Cambridge,<br />

Ma-USA) – Michael Chorev<br />

ABSTRACT<br />

Questo progetto di ricerca presenta un approccio multidisciplinare finalizzato<br />

allo studio del ruolo delle modificazioni post-traduzionali (MPT) nella<br />

patogenesi della Sclerosi Multipla (SM) ed è focalizzato a generare strumenti<br />

diagnostici/prognostici per uso clinico.<br />

In particolare, ci proponiamo di studiare in dettaglio il ruolo della glicosilazione<br />

e della glicazione come strumenti diagnostici per rivelare, monitorare<br />

e valutare il trattamento della SM. I nostri studi forniranno un’ulteriore prova<br />

dei principali meccanismi di questa malattia.<br />

Il gruppo di R. Livi (U.O. 4) effettuerà studi di dinamica molecolare per<br />

l’identificazione di putative sequenze missenso nelle glicoproteine della mielina<br />

che possono generare nuovi antigeni (Ag) riconosciuti da autoanticorpi.<br />

M. Chorev e N. Tarragona (U.O. 5) analizzeranno campioni di sieri e<br />

liquido cerebrospinale (CSF) di pazienti affetti da SM raccolti da L. Battistini<br />

(U.O. 2) e dal gruppo di A.M. Papini (U.O. 1) con il set di anticorpi contro proteine<br />

CD59 non specificamente glicate e CD59 glicate per identificare le<br />

diverse isoforme presenti nei biofluidi.<br />

Il gruppo di P. Traldi (U.O. 3) effettuerà le analisi proteomiche per le proteine<br />

N-glicosilate della mielina nel siero e nel FCS di pazienti affetti da SM in<br />

diversi stadi della malattia e del trattamento, a confronto con soggetti sani.<br />

Inoltre P. Traldi analizzerà anche gli stessi campioni clinici per identificare le<br />

diverse isoforme di CD59. Le analisi avranno lo scopo di identificare i dettagli<br />

strutturali delle MPT.<br />

Il gruppo di M. Chorev e J.A. Halperin (U.O. 5) e il gruppo di A.M. Papini<br />

(U.O. 1) intraprenderanno la sintesi chimica di nuovi probe antigenici glucosilati<br />

e glicati selezionati tramite dinamiche molecolari e un approccio proteomico<br />

affrontato rispettivamente da R. Livi e P. Traldi.<br />

Il gruppo di L. Battistini raccoglierà sieri e FCS da pazienti malati e da<br />

donatori sani per il lavoro di Traldi ed effettuerà gli studi immunologici<br />

(risposta cellulare T e B) dei nuovi antigeni glicosilati e glicati per comprendere<br />

il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da anticorpi.<br />

754 2006


Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della Sclerosi Multipla<br />

Inoltre gli studi immunologici porteranno alla selezione dei migliori probe<br />

antigenici glicosilati e glicati e al loro uso per sviluppare test immunoenzimatici<br />

basati su ELISA, e un possibile trattamento terapeutico basato su<br />

una tecnologia selettiva di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue<br />

basata su affinità).<br />

Infine, sarà studiato il potenziale ruolo degli anticorpi CD59 nella patologia<br />

della SM. A tal fine, M. Chorev e S. Cantel useranno la cromatografia di affinità<br />

per isolare anticorpi collegati a CD59. Questi anticorpi saranno caratterizzati da<br />

P. Traldi per identificare la loro struttura dettagliata. Sulla base della struttura<br />

M. Chorev e S. Cantel sintetizzeranno questi antigeni e li utilizzeranno per identificare<br />

i corrispondenti auto-anticorpi. I nuovi antigeni saranno usati come<br />

strumenti diagnostici-prognostici e come base per uno sviluppo di una nuova<br />

terapia per la SM. Un approccio simile sarà applicato da P. Traldi agli anticorpi<br />

anti-CSF114(Glc) precedentemente purificati dal gruppo di A.M. Papini.<br />

ATTIVITÀ PREVISTE<br />

U.O. 4 – Il gruppo di R. Livi effettuerà studi di dinamica molecolare per<br />

l’identificazione di putative sequenze missenso nelle glicoproteine della mielina<br />

che possono generare:<br />

a) nuove sequenze di consenso della glicosilazione in una struttura a<br />

beta-hairpin, mimate da CSF114(Glc);<br />

b) una mutazione missenso che modifica la conformazione in prossimità<br />

di un sito di glicosilazione esistente in modo da presentare la glicosilazione in<br />

una conformazione a beta-hairpin.<br />

In particolare si affronterà la modellizzazione di residui saccaridici nel<br />

con<strong>testo</strong> di simulazioni di docking per le proteine coinvolte.<br />

Metodi Monte Carlo, seguiti da simulazioni di dinamica molecolare combinate<br />

con la recente procedura detta “ umbrella sampling ”, verranno utilizzati<br />

per il riconoscimento delle possibili regioni implicate nell’interazione<br />

antigene-anticorpo.<br />

U.O. 5 – M. Chorev e N. Tarragona analizzeranno campioni di sieri e<br />

liquido cerebrospinale (CSF) di pazienti affetti da SM raccolti da L. Battistini<br />

e dal gruppo di A.M. Papini con il set di anticorpi contro proteine non specificamente<br />

glicate, CD59 e CD59 glicate per identificare le diverse isoforme presenti<br />

nei biofluidi.<br />

U.O. 3 – Il gruppo di P. Traldi effettuerà le analisi proteomiche per le proteine<br />

N-glicosilate della mielina nel siero e nel FCS di pazienti affetti da SM in<br />

diversi stadi della malattia e del trattamento, a confronto con soggetti sani.<br />

Saranno inoltre analizzati gli stessi campioni clinici per identificare le diverse<br />

isoforme di CD59 con lo scopo di identificare i dettagli strutturali delle MPT.<br />

U.O. 5 e U.O. 1 – Il gruppo di M. Chorev e J.A. Halperin ed il gruppo di<br />

A.M. Papini intraprenderanno la sintesi chimica di nuovi probe antigenici glucosilati<br />

e glicati selezionati tramite dinamiche molecolari e tramite un<br />

approccio proteomico affrontati, rispettivamente, da R. Livi e P. Traldi.<br />

2006 755


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 2 – Il gruppo di L. Battistini raccoglierà sieri e FCS da pazienti malati<br />

e da donatori sani per il lavoro di Traldi ed effettuerà gli studi immunologici<br />

(risposta cellulare T e B) dei nuovi antigeni glicosilati e glicati per comprendere<br />

il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da anticorpi.<br />

U.O. 2 e U.O. 1 – I gruppi Battistini e Papini effettueranno studi immunologici<br />

per la selezione dei migliori probe antigenici glicosilati e glicati e per il<br />

loro uso volto allo sviluppo di test immunoenzimatici basati su ELISA, nonché<br />

di un possibile trattamento terapeutico basato su una tecnologia selettiva<br />

di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue basata su affinità).<br />

Partendo dalla letteratura, sarà studiato il potenziale ruolo degli anticorpi<br />

CD59 nella patologia della SM. A tal fine, M. Chorev e S. Cantel useranno la<br />

cromatografia di affinità per isolare anticorpi collegati a CD59. Questi anticorpi<br />

saranno caratterizzati da P. Traldi per identificare la loro struttura dettagliata.<br />

Sulla base della struttura, M. Chorev e S. Cantel sintetizzeranno gli<br />

antigeni da utilizzare per l’dentificazione dei corrispondenti auto-anticorpi.<br />

Questi nuovi antigeni saranno usati come strumenti diagnostico-prognostici e<br />

come base per uno sviluppo di una nuova terapia per la SM. Un approccio<br />

simile sarà applicato da P. Traldi agli anticorpi anti-CSF114(Glc) precedentemente<br />

purificati dal gruppo di A.M. Papini.<br />

RISULTATI ATTESI<br />

Nuove idee, nuove conoscenze, nuovi modelli interpretativi di fenomeni<br />

complessi – Molte malattie autoimmuni sono associate a modificazioni posttraduzionali<br />

(MPT), che sembrano alterare la funzione e l’immunogenicità<br />

di antigeni proteici. La glicosilazione è la più importante MPT delle proteine<br />

e riveste un ruolo cruciale nella risposta immunitaria. A causa dell’eterogeneità<br />

dei putativi siti di glicosilazione e della diversità degli enzimi coinvolti,<br />

è importante lo studio del ruolo degli zuccheri. A livello molecolare le MPT<br />

sono in grado di modificare la conformazione delle glicoproteine e di<br />

influenzare le interazioni proteina-proteina. Si pensa perciò che gli zuccheri<br />

mascherino gli epitopi discontinui impedendone il riconoscimento da parte<br />

del sistema immunitario come antigeni self, scatenando una risposta<br />

autoimmune. L’antigenicità di epitopi che coinvolgono siti di glicosilazione<br />

può dipendere dalla conformazione indotta dalla porzione saccaridica e/o<br />

da una diretta partecipazione dello zucchero nel riconoscimento antigeneanticorpo.<br />

Ultimamente è stato rivalutato il ruolo degli anticorpi nelle malattie<br />

autoimmuni. È oramai accettato che una distinta forma di sclerosi multipla<br />

(SM) coinvolga una demielinizzazione mediata da anticorpi. Nel Laboratorio<br />

di A.M. Papini una ricerca multidisciplinare ha portato allo sviluppo di uno<br />

specifico probe antigenico, CSF114(Glc), un glicopeptide in grado di rivelare,<br />

isolare e caratterizzare specifici auto-anticorpi presenti nel siero di un significativo<br />

numero di pazienti affetti da SM. CSF114(Glc) è il primo strumento<br />

efficiente ed affidabile in grado di mostrare che una Nglucosilazione aberrante<br />

è fondamentale nel riconoscimento anticorpale nella SM.<br />

756 2006


Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della Sclerosi Multipla<br />

Anche la glicazione, una modificazione non enzimatica delle proteine, è<br />

in grado di influire sulla loro attività biologica. In questo progetto di ricerca ci<br />

proponiamo di studiare in dettaglio il ruolo della glicosilazione e della glicazione<br />

come strumenti diagnostici per rivelare, monitorare e valutare il trattamento<br />

della SM.<br />

Messa in opera di metodologie scientifiche avanzate – Gli studi immunologici<br />

(risposta cellulare T e B) sui nuovi antigeni glicosilati e glicati, volti a<br />

comprendere il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da<br />

anticorpi, permetteranno di selezionare i migliori probe antigenici per tali<br />

anticorpi ai fini di un loro impiego per lo sviluppo di test immunoenzimatici<br />

basati su ELISA e per un possibile trattamento terapeutico basato su una tecnologia<br />

selettiva di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue basata<br />

su affinità).<br />

Realizzazione di prototipi – Potranno essere realizzati prototipi di nuovi<br />

test immunoenzimatici.<br />

Sintesi di nuove molecole e/o di materiali artificiali – Sintesi chimica di<br />

nuovi probe antigenici glucosilati e glicati selezionati tramite studi di dinamiche<br />

molecolari ed approccio proteomico.<br />

Contributo all’innovazione della produzione di beni e servizi – Sviluppo di<br />

un test immunoenzimatico in fase solida (ELISA).<br />

Instaurazione di rapporti di lavoro con giovani ricercatori – Saranno attivati<br />

due nuovi contratti triennali e ulteriori contratti di ricerca per un totale di<br />

altri quattro anni uomo.<br />

OUTPUT<br />

Pubblicazioni scientifiche – Sono previste pubblicazioni su riviste internazionali<br />

“ peer reviewed ”.<br />

Brevetti – È possibile che siano richiesti nuovi brevetti nel caso in cui i<br />

prodotti della ricerca si rivelino di interesse industriale.<br />

Comunicazioni a congressi nazionali e internazionali – Saranno presentate<br />

comunicazioni orali o sotto forma di poster a congressi nazionali e internazionali.<br />

2006 757


STUDIO DEL RUOLO DELLE REGIONI<br />

SENSORIMOTORIE CORTICALI PRIMARIE<br />

NEI FENOMENI DI AFFATICAMENTO INDOTTI<br />

DA MOVIMENTI RIPETUTI DELL’ARTO<br />

SUPERIORE IN LAVORATORI A RISCHIO<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

MARCO MOLINARI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2004 – Istituto Superiore per la Prevenzione<br />

e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL)


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE<br />

È noto ormai da alcuni decenni che l’attività motoria, ed in generale il<br />

flusso informativo neurofisiologico, tende a modellare l’attività corticale<br />

con variazioni anche significative dell’organizzazione spaziale delle mappe<br />

somatotopiche sia motorie che sensitive in particolare nelle aree primarie. Tale<br />

fenomeno è stato oggetto di numerosi studi sia in condizioni fisiologiche che di<br />

patologia e viene comunemente considerato uno dei meccanismi alla base della<br />

adattabilità funzionale della corteccia cerebrale definita in questi ultimi tempi<br />

con il termine plasticità cerebrale (Traversa e coll., 2000). Le modificazioni<br />

funzionali e morfologiche delle aree corticali sono state spesso associate sia a<br />

fenomeni di recupero funzionale postlesionale che allo sviluppo di forme patologiche<br />

dello schema motorio quali le distonie d’uso (Tamburi e coll., 2003).<br />

OBIETTIVI<br />

Il presente progetto si propone di indagare le variazioni della rappresentazione<br />

motoria corticale in Corteccia Motoria Primaria (M1) in relazione alla<br />

attività motoria ripetitiva sia in soggetti naive che in soggetti che per motivi<br />

professionali svolgono in modo continuativo gli stessi movimenti. In particolare<br />

si focalizzerà l’attenzione su categorie professionali la cui attività motoria<br />

ripetitiva viene svolta mediante gruppi muscolari ristretti. Infatti, quando<br />

viene utilizzato un numero limitato di muscoli per eseguire un movimento<br />

ripetitivo è presente una ridotta variabilità esecutiva. In tali condizioni è probabile<br />

che sia presente una attivazione ripetitiva e continuata dello stesso<br />

schema motorio. In questa situazione, se da una parte è più semplice la mappatura<br />

della corrispondente area corticale, dall’altra è più semplice verificare<br />

sperimentalmente eventuali modificazioni della stessa.<br />

METODI<br />

Per il presente progetto verranno utilizzati soggetti di età variabile fra i 30<br />

ed i 65 anni, destrimani, privi di patologie internistiche, psichiatriche o neurologiche<br />

in atto.<br />

Verranno allestiti due gruppi sperimentali; il primo composto da soggetti<br />

che non svolgano abitualmente una attività motoria ripetitiva della mano, il<br />

secondo di soggetti che per motivi professionali svolgano attività ritmica della<br />

mano destra per periodi temporali significativi e continuati.<br />

Verranno preliminarmente analizzate varie categorie di lavoratori che utilizzino<br />

sistemi computerizzati che prevedono l’uso frequente del mouse. Un<br />

altro gruppo di lavoratori che verrà preso in osservazione riguarda i musicisti<br />

in quanto la loro attività prevede spesso una attivazione ripetitiva per lunghi<br />

periodi di gruppi muscolari ridotti. Ulteriore motivo per l’osservazione di questa<br />

categoria professionale è il frequente sviluppo di patologie diatoniche<br />

associate con l’uso di strumenti. Tali categorie verranno selezionate per lo studio<br />

neurofisiologico in base a durata e frequenza della attività motoria della<br />

mano destra.<br />

760 2006


Studio del ruolo delle regioni sensorimotorie corticali primarie nei fenomeni di affaticamento…<br />

Tutti i soggetti di entrambi i gruppi sperimentali, dopo aver consentito di<br />

partecipare allo studio ed aver firmato un consenso informato, saranno sottoposti<br />

ad indagine neurofisiologica mediante studio dei Potenziali Evocati<br />

Motori tramite Stimolazione Magnetica Transcranica focale (Rossini e coll.,<br />

1999; Di Lazzaro e coll., 2004). Tale tecnica permette lo studio della rappresentazione<br />

motoria corticale e della soglia di eccitabilità della M1.<br />

L’apparecchiatura si compone di un generatore di corrente ad elevata<br />

intensità e da una sonda mobile (coil) che viene posta in contatto diretto in<br />

aree specifiche dello scalpo del soggetto corrispondenti ad aree corticali sottostanti.<br />

Quando attivato, il generatore di corrente produce un campo elettrico<br />

che viene veicolato lungo la sonda. Il campo elettrico a sua volta produce un<br />

campo magnetico che ha la proprietà di poter passare attraverso le strutture<br />

cerebrali sottostanti, in particolare la corteccia cerebrale, e modificarne l’attività<br />

elettrica. Il campo magnetico così prodotto agisce sulle strutture corticali<br />

determinandone una modificazione della attività elettrica che può perdurare<br />

anche oltre il periodo della stimolazione stessa. Verrà valutata una serie di<br />

parametri: estensione dell’area corticale di muscoli identificati in base al compito<br />

motorio specifico, soglia di eccitabilità corticale. Particolare attenzione<br />

verrà data alla valutazione delle differenze interemisferiche. Il gruppo di controllo<br />

identificato svolgerà quindi dei compiti ripetitivi della mano secondo<br />

un pattern di apprendimento implicito visuomotorio. Studi precedenti hanno<br />

dimostrato come tale apprendimento sia associato a modificazioni transitorie<br />

della eccitabilità corticale in M1 (Molinari e coll., 1997; Molinari e coll., 2002;<br />

Pascual Leone e coll., 1996 ).<br />

Nel protocollo proposto si valuteranno le eventuali modificazioni corticali<br />

con particolare riferimento alle differenze interemisferiche in condizione di<br />

apprendimento iniziale e di overlearning.<br />

– Di Lazzaro V., Oliviero A., Pilato F., Saturno E., Dileone M., Mazzone P., Insola A.,<br />

Tonali P.A., Rothwell J.C. (2004) Clin Neurophysiol 115(2): 255-266.<br />

– Molinari M., Leggio M.G., Solida A., Ciorra R., Misciagna S., Silveri M.C., Petrosini<br />

L. (1997) Brain 120: 1753-1762.<br />

– Molinari M., Filippini V., Leggio M.G. (2002) Neuroscience 111(4): 863-870.<br />

– Pascual-Leone A., Wasserman E.C., Grafman J., Hallet M. (1996) Exp Brain Res<br />

107: 479-485.<br />

– Rossini P.M., Pauri F., Cicinelli P., Pasqualetti P., Traversa R., Tecchio F. (1999)<br />

Electroencephalogr Clin Neurophysiol 50 Suppl: 210-220.<br />

– Tamburin S., Fiaschi A., Idone D., Lochner P., Manganotti P., Zanette G. (2003)<br />

Mov Disord 18(11): 1316 1324.<br />

– Traversa R., Cicinelli P., Oliveri M., Giuseppina Palmieri M., Filippi M.M., Pasqualetti<br />

P., Rossini P.M. (2000) Clin Neurophysiol 111(9): 1695-1703.<br />

2006 761


STUDIO EPIDEMIOLOGICO SUL RISCHIO<br />

ALIMENTARE NEGLI ADOLESCENTI<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

STEFANIA BANDINELLI<br />

ASL 10 – Firenze<br />

U.O.7 – Marco Traballesi<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute<br />

“ Ricerca Finalizzata ” – art. 12 bis d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Centro della Nutrizione e Gastroenterologia, Università degli Studi di<br />

Firenze – Gianni Forti<br />

U.O. 2 – Clinica di Gastroenterologia, Università Politecnica delle Marche,<br />

Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti, Ancona –<br />

Gianluca Sveglati-Baroni<br />

U.O. 3 – DEART (Dipartimento di economia agraria e delle risorse territoriali),<br />

Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Firenze –<br />

Leonardo Casini<br />

U.O. 4 – Dipartimento di Scienza degli Alimenti, Università degli Studi di<br />

Napoli Federico II – Filomena Morisco<br />

U.O. 5 – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche,<br />

Università degli Sudi di Milano – Marisa Porrini<br />

U.O. 6 – Fisiopatologia e clinica dell’aterosclerosi e della trombosi – Dipartimento<br />

di Fisiopatologia Clinica, Azienda Ospedaliero-Universitaria<br />

Careggi Università degli Sudi di Firenze –<br />

Alessandro Casini e Domenico Prisco<br />

U.O. 7 – Centro Studi in Alimentazione e Riabilitazione (CeSAR) – IRCCS<br />

S. <strong>Lucia</strong>, Roma – Marco Traballesi<br />

U.O. 8 – Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione<br />

(INRAN), Roma – Ferdinando Romano<br />

U.O. 9 – Laboratorio di Epidemiologia Clinica, Dipartimento di Geriatria –<br />

Istituto Nazionale di Riposo e Cura Anziani (INRCA), Firenze –<br />

Stefania Bandinelli<br />

OBIETTIVI PRINCIPALI<br />

• Effettuare un’indagine epidemiologica delle abitudini alimentari e dello<br />

stile di vita in una popolazione di soggetti in età adolescenziale, per la valutazione<br />

dell’aderenza ai criteri di una sana alimentazione e corretto stile di vita<br />

in relazione alla prevenzione primaria di malattie cardiovascolari, metaboliche<br />

e digestive.<br />

• Valutare l’efficacia di un intervento di educazione alimentare nel modificare<br />

il profilo di rischio della popolazione in esame.<br />

• Effettuare un’integrazione alimentare con nutrienti selezionati al fine<br />

di sviluppare cibi funzionali per correggere i deficit nutrizionali.<br />

• Verificare a livello di mercato il grado di customer satisfaction e le<br />

principali strategie di marketing e di comunicazione per la promozione<br />

di tali cibi nel più generale processo di orientamento delle preferenze del<br />

consumatore in ragione di una certa cultura alimentare e un più corretto<br />

stile di vita.<br />

764 2006


Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

BREVE SINTESI DELLE CONOSCENZE DISPONIBILI<br />

Un’alimentazione sana ed equilibrata sin dall’infanzia rappresenta una<br />

garanzia per la salute in età adulta e per un ridotto rischio di malattie cardiovascolari<br />

e metaboliche. È stato recentemente proposto che la salute in<br />

età adulta ha radici profonde nei comportamenti e nell’esposizione a fattori<br />

di rischio nell’età pre-adolescenziale ed adolescenziale. In particolare,<br />

recenti osservazioni hanno evidenziato che l’esposizione ai tipici fattori<br />

di rischio nell’infanzia e nell’adolescenza si associano ad una elevata prevalenza<br />

di sindrome metabolica e predicono lo sviluppo di malattie cardiovascolari,<br />

metaboliche e digestive nell’età adulta, suggerendo che lo sviluppo<br />

delle condizioni patologiche inizia precocemente e si protrae in maniera<br />

silente per decenni prima di rendersi evidente attraverso le sue manifestazioni<br />

cliniche. È stato inoltre dimostrato che una corretta abitudine<br />

alimentare e un sano stile di vita sono di più facile apprendimento nell’età<br />

giovanile.<br />

Studi epidemiologici condotti in Toscana e nelle altre regioni Italiane, su<br />

popolazione adulta, hanno documentato una progressiva trasformazione delle<br />

abitudini alimentari della popolazione in una dieta “ occidentale ” a carico di<br />

un progressivo abbandono della dieta mediterranea, sinonimo di una sana e<br />

corretta alimentazione. Questo progressivo cambiamento del profilo nutrizionale<br />

si è verificato principalmente nella popolazione di età adolescenziale,<br />

dove una riduzione dell’attività fisica e il prevalere di attività ricreative di tipo<br />

sedentario si accompagnano ad un aumento della percentuale di grassi e proteine<br />

animali e ad una riduzione del consumo di frutta, verdura e legumi.<br />

Tutto ciò ha portato ad un aumento esponenziale di adolescenti obesi con susseguente<br />

incremento del rischio di predisposizione verso malattie cardiovascolari,<br />

digestive e metaboliche.<br />

Studi condotti negli Stati Uniti oltre 10 anni fa hanno messo in evidenza<br />

che la carenza di folati risulta più frequente con l’aumentare dell’età, coinvolgendo<br />

anche una percentuale importante di soggetti in età giovane ed<br />

adulta. Per ridurre le incidenze di malattie cardiovascolari, neoplastiche e<br />

dei difetti del tubo neurale nei neonati, negli USA, è stata introdotta da<br />

molti anni la supplementazione con folati in tutti i cibi che contengono graminacee.<br />

Recenti dati di confronto della mortalità cardiovascolare in<br />

periodo pre- e post-supplementazione hanno dimostrato come questa integrazione<br />

funzionale sia in grado di ridurre l’incidenza delle più importanti<br />

patologie croniche.<br />

L’evoluzione del pensiero biomedico di questo ultimo decennio è stata<br />

parallelamente accompagnata da interessanti risultati nel campo della preparazione,<br />

conservazione e manipolazione degli alimenti da parte di tecnologi<br />

agro-alimentari. Queste moderne procedure permettono oggi di arricchire<br />

selettivamente alimenti di uso comune con ingredienti che conferiscano specifici<br />

benefici medici oltre all’effetto puramente nutrizionale. Ecco quindi l’introduzione<br />

di nuove terminologie come “ cibi funzionali ”, “ nutraceutici ”,<br />

“ alimenti salutistici ”. Un’integrazine sempre più completa fra ricerca biomedica<br />

e tecnologie agro-alimentari sembra quindi oggi la strategia vincente<br />

2006 765


Sezione III: Attività per progetti<br />

verso la prevenzione di molte patologie rilevanti nel nostro Paese. A questo<br />

deve associarsi una campagna di educazione alimentare rivolta alla popolazione<br />

ma anche a tutti coloro che, a vario titolo, ricoprono un ruolo di formazione<br />

considerando come i temi della salute e della qualità degli alimenti in<br />

questo senso rappresentano una componente sempre più importante anche<br />

sul piano commerciale, rendendo interessante anche per le imprese del settore<br />

investire in questa direzione.<br />

Quali nuove conoscenze/informazioni il progetto si prefigge di produrre?<br />

– Valutazione delle abitudini e conoscenze alimentari e dello stile di vita<br />

di una popolazione di età adolescenziale.<br />

– Valuazione dei parametri biochimici e genetici maggiormente coinvolti<br />

nella patogenesi delle malattie multifattoriali.<br />

– Dati epidemiologici di prevalenza sulla steatoepatopatia non-alcolica e<br />

stress ossidativo in una popolazione adolescenziale.<br />

– Valutazione dell’efficacia dell’intervento di educazione alimentare calibrato<br />

sul target “ adolescenti ”.<br />

– Dati sulla possibilità di integrazione di acido folico e omega-3 in<br />

matrice di pasta secca.<br />

– Studio di nutrigenomica sugli effetti degli acidi grassi n-3 PUFA sull’induzione<br />

dei recettori nucleari a livello epatico.<br />

METODOLOGIA<br />

Arruolamento della popolazione – Sulla base delle liste delle classi di licei<br />

(Firenze e Milano) fornite dal provveditorato scolastico verranno selezionati<br />

600 adolescenti di età compresa tra i 14-17 anni (dalla Iª classe alla IVª classe<br />

in modo che sia possibile eseguire in tutti i partecipanti un follow-up dopo un<br />

anno dall’intervento mentre frequentano la stessa scuola). L’inizio dello studio<br />

sarà preceduto da una presentazione del progetto nel corso del quale verranno<br />

illustrati gli obiettivi principali della ricerca al termine del quale sarà<br />

consegnato un questionario prelimiare nel quale si chiederà di rispondere a<br />

domande relative alle malattie, eventuali interventi chirurgici ed informazioni<br />

riguardanti la longevità dei nonni e la storia familiare riguardo a malattie cardiovascolari,<br />

fratture, problemi cognitivi etc.<br />

Questionari utilizzati – A ciascun soggetto partecipante allo studio verrà<br />

distribuito un questionario alimentare per la valutazione dell’apporto calorico<br />

medio e della composizione dei nutrienti della dieta, un questionario relativo<br />

al grado di attività fisica svolta e un questionario sulle conoscenze alimentari.<br />

Saranno raccolti dati anamnestici e clinici e saranno valutati importanti fattori<br />

di rischio come il fumo e l’abuso di bevande alcoliche. Nell’ambito di tale<br />

questionario si valuteranno anche il comportamento individuale che orienta<br />

le scelte all‘atto dell’acquisto estendendo l’indagine anche ai soggetti preposti<br />

alle effettive decisioni di spesa.<br />

766 2006


Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

Analisi strumentale e parametri biochimici – I soggetti vanno sottoposti<br />

alla determinazione strumentale della morfologia epatica, con particolare<br />

riguardo alla presenza di steatosi, attraverso metodica ecografia e alla determinazione<br />

di livelli plasmatici di diversi parametri biochimici considerati<br />

determinanti per la valutazione del rischio di sviluppo di malattia. In un campione<br />

di soggetti verranno inoltre effettuate determinazioni del grado di fiitness<br />

cardiorespiratoria.<br />

Trattamento dei pazienti – Un intervento di educazione alimentare e comportamentale<br />

verrà effettuato su un campione dei soggetti, in particolare sugli<br />

adolescenti alunni di una scuola. In seguito all’intervento mirato verrà valutata<br />

l’efficacia del trattamento attraverso una rivalutazione delle conoscenze<br />

alimentari e delle abitudini alimentari, oltre alla rivalutazione del profilo biochimico.<br />

Modelli “ in vivo ” – Al fine di formulare una ipotesi circa l’efficacia degli<br />

acidi grassi n-3 PUFA sull’induzione di specifici recettori nucleari a livello<br />

epatico sarà intrapreso uno studio con un modello animale non transgenico<br />

“ in vivo ”.<br />

Database, elaborazione statistica – Verrà effettuato un opportuno database<br />

per l’archiviazione e organizzazione delle informazioni raccolte.<br />

Analisi del mercato – Per effetto del “ trattamento dei pazienti ” e in funzione<br />

dei risultati del precedente questionario, si valuterà ex-post l’efficacia<br />

del processo attivato, sia a livello di riorientamento delle preferenze del consumatore,<br />

considerando anche eventuali variazioni a livello di disponibilità a<br />

pagare, sia a livello di imprese del settore, con indicazione delle possibili<br />

forme di valorizzazione a livello di marketing mix dei contenuti innovativi<br />

proposti dal progetto.<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

– Creazione di un “ database ” contenente una mappa dello stile di vita,<br />

delle abitudini e delle conoscenze alimentari e di acquisto degli adolescenti<br />

che frequentano le scuole medie superiori in diverse regioni del territorio<br />

nazionale.<br />

– Approfondimento epidemiologico dei fattori di rischio di malattia legati<br />

ad una scorretta alimentazione/stile di vita.<br />

– Validazione dell’intervento mirato di educazione alimentare e comportamentale<br />

nelle scuole coinvolte nel progetto, ai fini dell’esportazione in altre<br />

scuole dello stesso ordine e grado.<br />

– Dati sulla prevalenza della steatoepatopatia non-alcolica, iperinsulinemia<br />

e stress ossidativo nella popolazione adolescenziale.<br />

– Messa a punto di nuovi test diagnostici, incluse metodiche PCR per<br />

analisi dei polimorfismi genetici, per la diagnosi precoce di malattia.<br />

– Produzione di pasta funzionale su scala industriale.<br />

– Trasferibilità sull’uomo di studi di nutrigenomica su modelli animali.<br />

2006 767


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Definizione delle possibili strategie per favorire la massima integrazione<br />

tra i meccanismi di mercato, che regolano il comportamento i imprese<br />

e consumatore, con l’azione di sensibilizzazione che il progetto intende promuovere<br />

a livello di educazione alimentare e comportamentale.<br />

Valore aggiunto dell’aggregazione tra soggetti diversi<br />

– Valutazione nella popolazione adolescenziale italiana di eventuali differenze<br />

di abitudini alimentari e di stile di vita nelle diverse aree geografiche.<br />

– Valutazione dell’efficacia di un mirato intervento di educazione alimentare<br />

nelle popolazioni in esame.<br />

– Trasferimento di conoscenze specifiche allo studio di fattibilità biologica<br />

del processo di integrazione alimentare di nutrienti protettivi per la salute.<br />

– Ricerca di massime sinergie tra gli interessi del decisore pubblico,<br />

rivolti alla salute alimentare, e gli interessi delle imprese di produzione legate<br />

al confronto competitivo che il mercato impone.<br />

ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />

I Semestre – L’U.O. della Dott.ssa Bandinelli svilupperà l’organizzazione<br />

dello studio attraverso la determinazione del sample size, della scelta delle<br />

scuole secondo criteri di omogeneità e comparabilità, dell’informazione del<br />

progetto alle famiglie, al corpo docente e agli organi istituzionali preposti.<br />

Inoltre attuerà l’addestramento del personale medico e paramedico per la<br />

valutazione clinica e strumentale dei soggetti in esame. In questo periodo<br />

l’INRAN (direttore Prof. Romano) si occuperà di individuare i partecipanti al<br />

gruppo di lavoro che inizierà a preparare il materiale didattico per l’attuazione<br />

della strategia di intervento alimentare da effettuarsi successivamente.<br />

Contemporaneamente l’U.O. della Dott.ssa Morisco metterà a punto le metodiche<br />

necessarie per la valutazione del potere antiossidante nel sangue dei<br />

soggetti da esaminare. Inoltre la stessa unità durante i primi 6 mesi, studierà<br />

la possibilità di integrare alcuni nutrienti fondamentali in alimenti di uso<br />

comune nella popolazione giovanile, quali la pasta, per la prevenzione di<br />

malattie multifattoriali.<br />

L’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni effettuerà studi in vivo, su modelli animali<br />

per valutare l’efficacia degli acidi grassi n-3 PUFA sui specifici recettori<br />

nucleari (PPARγ) a livello epatocitario. L’U.O. del Prof. A. Casini durante il<br />

primo semestre metterà a punto la determinazione dei livelli circolanti di n-<br />

3 e n-6 PUFA e ac. arachidonico. Inoltre effettuerà la preparazione del personale<br />

dietista alla valutazione nutrizionale dei soggetti in esame e di personale<br />

medico qualificato per la esecuzione dell’ecografia epatica per la valutazione<br />

quantitativa dell’eventuale steatosi epatica.<br />

Nello stesso semestre l’U.O. del Prof. Prisco effettuerà la prepazione del<br />

personale medico per la valutazione clinica dei soggetti. Inoltre tale unità si<br />

occuperà della messa a punto delle metodiche di microarray technology<br />

necessarie alla determinazione dei polimorfismi a carico dei geni che codificano<br />

per proteine coinvolte nel metabolismo dell’omocisteina.<br />

768 2006


Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

L’U.O. della Prof.ssa Porrini si occuperà di preparare i dietisti alla valutazione<br />

nutrizionale e clinica dei soggetti in esame. In aggiunta, si occuperà<br />

della messa a punto della determinazione dei livelli circolanti di vitamina E,<br />

vitamina C e carotenoidi e dell’organizzazione dello studio relativo all’influenza<br />

della prima colazione sul comportamento alimentare.<br />

L’U.O. del Prof. L. Casini durante il primo semestre effettuerà studi di marketing<br />

applicati al settore nutrizionale esaminando in particolare gli aspetti<br />

della qualità alimentari percepita dal consumatore e i meccanismi di customer<br />

satisfaction finalizzati all’orientamento delle innovazioni di prodotto.<br />

L’U.O. del Dott. Traballesi si occuperà della messa a punto delle metodiche<br />

atte a valutare il dispendio energetico e il grado di fitness cardiorespiratoria<br />

dei soggetti comparando test al cicloergometro con test al tapis<br />

roulant. Svilupperà inoltre questionari sulle attitudini e le pratiche relative<br />

all’attività fisica.<br />

II semestre – Tre unità operative, due situate presso l’Azienda Ospedaliero-<br />

Universitaria di Careggi-Firenze (responsabili il Prof. Prisco e il Prof. A.<br />

Casini), e una presso l’Università di Milano (responsabile Prof.ssa Porrini)<br />

provvederanno all’arruolamento di 600 adolescenti di età compresa tra 14-18<br />

anni, frequentanti le scuole medie superiori e alla valutazione delle abitudini<br />

alimentari e dello stile di vita.<br />

Le unità opertive dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di effettuare<br />

le visite mediche organizzate in maniera tale da integrare informazioni anamnestiche<br />

e documentali. Inoltre tali unità effettueranno l’esecuzione di un prelievo<br />

di sangue venoso periferico al fine di valutare parametri maggiormente<br />

correlati all’insorgenza di malattie multifattoriali.<br />

Le aliquote di plasma dei soggetti arruolati verranno inviate alla U.O. della<br />

Dott.ssa Morisco per la determinazione del potere antiossidante (idroperossidi,<br />

FRAP, GSH) e dell’insulineia, all’U.O. del Prof. A. Casini per la determinazione<br />

dei livelli plasmatici in n-3 / n-6 PUFA e acido arachidonico, all’U.O. del Prof.<br />

Prisco per la determinazione dei parametri biochimici e genetico-molecolari<br />

maggiormente correlati con l’insorgenza di patologie cardiovascolari, digestive<br />

e metaboliche e all’U.O. della Prof.ssa Porrini per la determinazione dei livelli<br />

circolanti della vitamina E, vitamina C e carotenoidi.<br />

Le unità operative afferenti ai Proff. A. Casini e Prisco a Firenze e alla<br />

Prof.ssa Porrini, a Milano, effettueranno la valutazione delle abitudini alimentari<br />

e dello stato nutrizionale mediante la somministrazione del questionario<br />

di frequenza di consumo degli alimenti, validato precedentemente in Italia<br />

(Fidanza 1998 Int J Epidemol) e aggiornato nel 2002. Inoltre, l’U.O. afferente<br />

al Prof. Casini effettuerà la valutazione strumentale della morfologia epatica<br />

attraverso metodica ecografica.<br />

L’U.O. della Prof.ssa Porrini, inoltre, effettuerà lo studio dell’effetto della<br />

prima colazione sul comportamento alimentare.<br />

L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Prof.<br />

Romano), a seguito della determinazione nutrizionale attraverso il questionario<br />

alimentare effettuata dalle unità del Prof. A. Casini, del Prof. Prisco e della<br />

Prof.ssa Porrini, si occuperà di completare e verificare il materiale preparato<br />

2006 769


Sezione III: Attività per progetti<br />

per l’intervento di educazione alimentare e sarà definita e avviata la parte di<br />

allestimento grafico e stampa di tutto l’occorrente.<br />

Inoltre, l’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni effettuerà studi in vivo, su<br />

modelli animali per valutare l’efficacia degli acidi grassi n-3 PUFA sui specifici<br />

recettori nucleari a livello epatico.<br />

L’U.O. del Prof. L. Casini nel secondo semestre effettuerà studi di marketing<br />

applicato al settore nutrizionale esaminando, attraverso la somministrazione<br />

di un apposito questionario, le preferenze che orientano le scelte di<br />

acquisto, studiando in particolare per i soggetti esaminati l’eventuale distinzione<br />

tra il soggetto che effettua l’acquisto e il consumatore finale.<br />

L’U.O. del Dott. Traballesi si occuperà della valutazione dell’uso del<br />

tempo, del dispendio energetico e del grado di fitness dei soggetti, nonché<br />

delle attitudini e delle pratiche relative all’attività fisica.<br />

Presso la U.O. della Dott.ssa Morisco saranno completati gli studi in scala<br />

laboratorio sulla stabilità e la permanenza di acido folico e omega-3 nella<br />

pasta essiccata.<br />

III semestre – Le due unità dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di<br />

completare la visita medica con l’esecuzione di un prelievo di sangue venoso<br />

periferico nella popolazione in esame. Le aliquote di plasma dei soggetti<br />

arruolati verranno inviate alla U.O. della Dott.ssa Morisco per i parametri di<br />

stress ossidativo (idroperossidi, FRAP, GSH) e dell’insulinemia, all’U.O. del<br />

Prof. A. Casini per la determinazione dei livelli plasmatici di n-3 / n-6 PUFA e<br />

acido arachidonico, all’U.O. del Prof. Prisco per la determinazione dei parametri<br />

biochimici e genetico-molecolari maggiormente correlati con l’insorgenza<br />

di patologie cardiovascolari, digestive e metaboliche e all’U.O. della<br />

Prof.ssa Porrini per la determinazione dei livelli circolanti della vitamina E,<br />

vitamina C e carotenoidi.<br />

Le unità afferenti ai Proff. A. Casini e Prisco a Firenze e alla Prof.ssa Porrini,<br />

in Milano, continueranno la valutazione delle abitudini alimentari e dello<br />

stato nutrizionale mediante la somministrazione del questionario di frequenza<br />

di consumo degli alimenti e la valutazione delle conoscenze alimentari.<br />

Inoltre, l’U.O. afferente al Prof. A. Casini continuerà la valutazione strumentale<br />

della morfologia epatica attraverso metodica ecografica. L’U.O. della<br />

Prof.ssa Porrini continuerà lo studio dell’effetto della prima colazione sul<br />

comportamento alimentare.<br />

L’INRAN distribuirà i materiali prodotti agli adolescenti campionati, e<br />

seguirà, con interventi periodici, l’andamento delle fasi dell’intervento<br />

ideato.<br />

L’U.O. della Dott.ssa Morisco si occuperà in particolare di valutare lo<br />

studio dei parametri di stress ossidativi e dell’insulinemia nei campioni<br />

della popolazione in esame. Inoltre, partendo dalle informazioni sulle<br />

carenze nutrizionali emerse dalle interviste effettuate ai soggetti studiati,<br />

realizzerà su scala pilota una pasta secca con acido folico e omega-3 che<br />

potrà essere proposta come alimento funzionale per la prevenzione di<br />

malattie multifattoriali in alimenti di uso comune nella popolazione giovanile<br />

(cibi funzionali).<br />

770 2006


Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

Inoltre, l’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni sulla base dei risultati ottenuti sul<br />

modello animale recluterà un gruppo di pazienti affetti da steatosi epatica per<br />

valutare l’espressione epatica dei recettori nucleari degli acidi grassi n-3<br />

PUFA.<br />

L’U.O. del Prof. L. Casini nel secondo semestre procederà alla organizzazione<br />

dei risultati derivanti dall’indagine diretta in uno specifico data-base e<br />

alla successiva analisi critica degli stessi.<br />

L’U.O. del Dott. M. Traballesi si occuperà della valutazione dell’uso del<br />

tempo, del dispendio energetico e del grado di fitness dei soggetti, nonché<br />

delle attitudini e delle pratiche relative all’attività fisica.<br />

IV semestre – I soggetti arruolati durante il secondo e terzo semestre e sottoposti<br />

all’intervento di educazione alimentare da parte dell’INRAN verranno<br />

nuovamente rivalutati attraverso un questionario alimentare (di abitudini e<br />

conoscenze) dello stile di vita dalle unità operative 2 situate presso l’Azienda<br />

Ospedaliera-Università di Careggi-Firenze (responsabili: Proff. Prisco e<br />

A. Casini) e 1 presso l’Università di Milano (responsabile: Prof.ssa Porrini) per<br />

valutare l’eventuale modificazione dello stato nutrizionale, dello stile di vita o<br />

più semplicemente delle conoscenze alimentari.<br />

Le unità dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di completare<br />

la visita medica organizzata con il prelievo di sangue allo scopo di valutare<br />

eventuali cambiamenti nei parametri biochimici in relazione all’intervento<br />

di educazione alimentare. Le unità afferenti al Prof. A. Casini e Prof. Prisco<br />

a Firenze e alla Prof.ssa Porrini, in Milano, completeranno la valutazione<br />

dello strato nutrizionale. Inoltre, l’U.O. del Prof. A. Casini effettuerà la<br />

valutazione strumentale della morfologia epatica attraverso metodica ecografica.<br />

L’U.O. della Dott.ssa Morisco si occuperà di effettuare l’analisi dei risultati<br />

dei parametri di stress ossidativo e dell’insulinemia nei campioni della popolazione<br />

in esame e di effettuare la correlazione con i parametri clinici, biochimici<br />

e strumentali.<br />

L’U.O. del Prof. Prisco si occuperà di determinare parametri biochimici<br />

maggiormente correlati con l’insorgenza di patologie cardiovascolari, digestive<br />

e metaboliche, quella del Prof. A. Casini si occuperà della determinazione<br />

dei livelli circolanti di n-3 PUFA e n-6 PUFA e acido arachidonico.<br />

L’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni studierà mediante metodiche immunoistochimiche<br />

e di Western blotting l’espressione epatica dei recettori nucleari<br />

per gli acidi grassi n-3 PUFA sulle biopsie epatiche dei pazienti selezionati con<br />

steatosi epatica.<br />

L’U.O. del Dott. M. Traballesi effettuerà l’analisi dei dati relativi all’uso del<br />

tempo, al dispendio energetico e alle attitudini e alle pratiche relative all’attività<br />

fisica, raccolti in collaborazione con le altre unità. L’U.O. elaborerà infine<br />

raccomandazioni relative al miglioramento dello stile di vita in questo gruppo<br />

di età.<br />

Infine, negli ultimi tre mesi del progetto sarà organizzato un evento conclusivo<br />

che vedrà la partecipazione di tutti i ragazzi coinvolti nelle diverse fasi<br />

operative del progetto stesso. In tale occasione saranno illustrati i risultati dei<br />

2006 771


Sezione III: Attività per progetti<br />

questionari raccolti e saranno effettuate prove di assaggio degli alimenti funzionali<br />

preparati dall’U.O. della Dott.ssa Morisco durante il progetto.<br />

Sempre in tale ambito, l’U.O. del Prof. L. Casini somministrerà ai soggetti<br />

un nuovo questionario per verificare in quale misura l’intervento di educazione<br />

alimentare modifichi il comportamento della domanda e per testare<br />

puntualmente le possibili modalità per evidenziare nel marketing mix gli esiti<br />

espressi dal campione nell’ambito dei test di palatabilità e di gradimento sensoriale.<br />

E si esplorerà l’eventuale variazione nei termini di disponibilità a<br />

pagare e, di conseguenza, il corretto posizionamento strategico in cui i prodotti<br />

innovativi si troveranno a competere.<br />

Si allega il programma dettagliato dell’Unità Operativa 7 che fa capo<br />

alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

772 2006


Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />

U. O. 7 – CeSAR (Centro Studi in Alimentazione e Riabilitazione)<br />

Marco Traballesi<br />

CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />

L’U.O. IRCCS <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong> svilupperà un protocollo per la determinazione<br />

del livello di attività fisica e di fitness cardiorespiratoria che sarà<br />

poi utilizzato nel campione di adolescenti seguiti nell’intero programma. Il<br />

protocollo prevede l’uso di accelerometri e cardiofrequenzimetri da portare<br />

per una intera giornata, congiuntamente a diari di attività. Saranno inoltre<br />

effettuate determinazioni del metabolismo basale e dei costi di attività standardizzate<br />

utilizzando un metabolimetro K4B2. Saranno inoltre sviluppati<br />

questionari sulle conoscenze, le attitudini e le pratiche relative all’attività<br />

fisica. L’analisi dei dati consentirà di illustrare l’uso del tempo, di stimare il<br />

dispendio energetico e di comprendere le ragioni delle scelte compiute<br />

rispetto all’attività fisica e sportiva.<br />

METODOLOGIA<br />

Nella prima fase del progetto (anno 1) saranno confrontate diverse<br />

metodologie per la valutazione della fitness cardiorespiratoria, determinando<br />

la VO2 max con test su cicloergometro e su tapis roulant. In secondo<br />

luogo, saranno effettuate misure del costo di attività standardizzate e del<br />

quoziente respiratorio a diversa distanza temporale dalle occasioni di consumo<br />

di alimenti, nonché in risposta a pasti standardizzati, su campioni di<br />

adolescenti di sesso maschile e femminile, utilizzando un metabolismo<br />

K4B2. Saranno inoltre utilizzati accelerometri e cardiofrequenzimetri per la<br />

misura del livello di attività fisica. Saranno infine sviluppati un questionario<br />

sull’uso del tempo e un questionario sulle attitudini e le pratiche relative<br />

all’attività fisica.<br />

Nella seconda fase del progetto (secondo semestre anno 1, primo<br />

semestre anno 2) i protocolli e gli strumenti sviluppati saranno applicati<br />

ai campioni di adolescenti selezionati dalle altre unità operative. Si<br />

chiederà alle altre unità di somministrare ai campioni di adolescenti da esse<br />

studiati il questionario sulle attitudini e le pratiche relative all’attività fisica<br />

e il diario sull’uso del tempo. Quest’ultimo sarà ripetuto per tre giorni<br />

diversi della settimana, a distanza di due settimane l’uno dall’altro, così<br />

da ottenere una migliore rappresentazione dello stile di vita. In alcune Unità<br />

saranno inoltre utilizzate determinazioni del livello di attività fisica<br />

mediante l’uso degli accelerometri o dei cardiofrequenzimetri. A Roma<br />

saranno inoltre effettuate determinazioni del livello di fitness cardiorespiratoria<br />

in un campione di adolescenti di diversa età, stadio di sviluppo<br />

e sesso.<br />

Nella terza fase (secondo semestre anno 2) sarà effettuato l’inserimento<br />

dei dati sull’uso del tempo e sulle attitudini e le pratiche relative all’attività<br />

2006 773


Sezione III: Attività per progetti<br />

fisica. Saranno inoltre analizzati i dati tratti dalle misure oggettive di attività<br />

fisica (con accelerometri e cardiofrequenzimetri), così da interpretare e convalidare<br />

le informazioni ottenute con i questionari. L’analisi dei dati consentirà<br />

di descrivere l’uso del tempo delle diverse coorti di adolescenti, di conoscere<br />

le ragioni delle scelte relative all’attività fisica e di valutare il livello di<br />

fitness cardiorespiratoria nei soggetti di diversa età e sesso.<br />

774 2006


UTILIZZO DELLA VIBRAZIONE MUSCOLARE<br />

NEL RECUPERO MOTORIO<br />

IN PAZIENTI CON ESITI DI ICTUS CEREBRALE<br />

Responsabile scientifico di progetto<br />

BARBARA MARCONI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2006 – Regione Lazio


Sezione III: Attività per progetti<br />

INTRODUZIONE<br />

L’ictus è tra le più comuni cause di disabilità insorgente nell’età adulta. Sei<br />

mesi dopo l’evento vascolare, solo il 60% delle persone sottoposte ad intervento<br />

riabilitativo ha raggiunto un’indipendenza nelle semplici attività della vita quotidiana.<br />

Questo processo di recupero motorio è spesso ostacolato dalla presenza<br />

di spasticità, una condizione patologica tipica dell’ictus, ma presente in numerose<br />

altre patologie neurologiche, che si caratterizza per un aumento abnorme<br />

del tono muscolare a riposo. La spasticità può interferire in misura rilevante sul<br />

movimento ed alterarne l’esecuzione; essa può interessare, diffusamente, la<br />

muscolatura del tronco e degli arti o, selettivamente, determinati muscoli e, in<br />

particolare quando compromette i movimenti distali e fini dell’arto superiore,<br />

risulta molto invalidante per la qualità della vita del paziente.<br />

Le ragioni per trattare la spasticità sono dunque diverse in quanto la sua<br />

riduzione favorisce l’applicazione di programmi di terapia fisica ed occupazionale.<br />

In aggiunta alla tradizionale terapia fisica, sono comunemente usate<br />

altre terapie per il trattamento della spasticità che includono gli anestetici<br />

locali, i blocchi nervosi con alcool e fenolo, la tossina botulinica A, i trattamenti<br />

farmacologici con GABA-agonisti (baclofen) e benzo-diazepine. Questi<br />

farmaci possono però presentare effetti secondari sistemici e centrali che ne<br />

limitano l’uso soprattutto nel paziente con deficit cognitivi e/o epilessia.<br />

Diverse ricerche hanno dimostrato che le reti nervose deputate al controllo<br />

motorio costituiscono un substrato plastico, possono cioè essere modificate<br />

mediante trattamenti non invasivi e non farmacologici. La vibrazione<br />

meccanica costituisce uno stimolo potente e specifico per queste reti e, dal<br />

1963, sono state condotte numerose ricerche per definire un protocollo di stimolazione,<br />

basato sulla vibrazione meccanica, in grado di produrre modifiche<br />

persistenti e selettive del controllo motorio.<br />

<strong>Solo</strong> recentemente, tuttavia, sono stati individuati parametri di vibrazione<br />

in grado di dare effetti persistenti oltre la fine della stimolazione vibratoria<br />

meccanica. Due lavori molto recenti (Brunetti O., Filippi G.M., et al. (2006)<br />

Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 14(11): 1180-1187; Fattorini L., Ferraresi<br />

A., et al. (2006) Eur J Appl Physiol 98(1): 79-87) hanno dimostrato la possibilità<br />

di indurre modifiche della funzione neuromotoria di notevole ampiezza e<br />

durata (mesi) sia in soggetti sani, sia in pazienti. In entrambi i lavori, gli<br />

effetti ottenuti con il medesimo protocollo e con la medesima specifica strumentazione,<br />

sono stati attribuiti a modifiche plastiche dei sistemi neuromotori<br />

sottesi al controllo articolare.<br />

OBIETTIVI<br />

La regolazione della funzione articolare è considerata una delle funzioni<br />

più complesse e cruciali del nostro sistema motorio ed un suo alterato controllo<br />

è alla base della spasticità. La possibilità di controllare o ridurre significativamente<br />

la perdita di controllo articolare, presente in molte patologie e<br />

tipica della spasticità, con una procedura assolutamente non invasiva e non<br />

farmacologica, quale la vibrazione meccanica, appare fortemente suggestiva.<br />

Le recenti pubblicazioni suggeriscono che tale possibilità è oggi considerabile.<br />

776 2006


Utilizzo della vibrazione muscolare nel recupero motorio in pazienti con esiti di ictus…<br />

Partendo da questa ipotesi, uno studio preliminare eseguito su soggetti<br />

sani, condotto dalla Dr.ssa Marconi e collaboratori presso la <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ha documentato che, dopo vibrazione muscolare, si assiste ad un<br />

aumento dell’inibizione corticale in quella porzione di cervello che manda il<br />

comando ai muscoli scheletrici. Nel loro insieme, questi dati suggeriscono che<br />

sia possibile agire direttamente sui circuiti di controllo motorio inducendo<br />

modifiche tali da produrre una significativa riduzione della spasticità nel<br />

paziente neurologico, e quindi da favorirne il recupero motorio.<br />

Lo scopo di questo progetto di ricerca sarà quello di sottoporre una<br />

popolazione selezionata di pazienti con spasticità in esito da ictus cerebrale<br />

ad una serie di valutazioni cliniche (punteggi ottenuti prima e dopo trattamento<br />

nelle principali scale di valutazione neurologica e di disabilità<br />

funzionale) e neurofisiologiche precedenti e successive al protocollo di stimolazione<br />

meccanica di forza.<br />

Il protocollo si baserà sul trattamento documentato nelle pubblicazioni<br />

scientifiche sopra citate e si svolgerà per 3 giorni consecutivi, effettuando 3<br />

applicazioni al giorno della durata di 10 minuti. Per valutare i cambiamenti<br />

neurofisiologici nella corteccia motoria dei pazienti affetti da spasticità, verrà<br />

effettuata una valutazione mediante Stimolazione Magnetica Transcranica<br />

(TMS). La TMS è una metodica in grado di studiare, in maniera non invasiva<br />

i fenomeni eccitatori (soglia di eccitabilità, potenziali evocati motori o MEP,<br />

curve di facilitazione intracorticale al doppio stimolo magnetico) ed inibitori<br />

(periodo silente EMG o SP, curve di inibizione intracorticale al doppio stimolo<br />

magnetico) della corteccia motoria del soggetto sano così come del<br />

paziente neurologico.<br />

Numerosi studi con TMS hanno dimostrato che, nella spasticità secondaria<br />

a lesione delle vie motorie centrali, si assiste ad una alterazione della<br />

soglia di eccitabilità, del tempo di conduzione centrale, della durata del<br />

periodo silente e delle curve di inibizione/facilitazione intracorticale. Utilizzando<br />

stimoli magnetici focali è possibile inoltre studiare l’organizzazione<br />

somatotopica delle aree di rappresentazione corticale dei vari muscoli, in<br />

particolare dei muscoli della mano e del braccio e di valutare i processi di<br />

riorganizzazione plastica secondari a lesioni neurologiche. In particolare, la<br />

valutazione neurofisiologica mediante TMS riguarderà la rappresentazione<br />

corticale del muscolo affetto da spasticità prima e dopo trattamento con stimolazione<br />

meccanica di forza secondo il protocollo sopra descritto.<br />

Le valutazioni cliniche e neurofisiologiche verranno effettuate prima e dopo<br />

il trattamento a diversi intervalli temporali (1 settimana, 1 mese, 3 mesi) al fine<br />

di valutare se le modificazioni corticali osservate sono persistenti nel tempo.<br />

Discussione<br />

La possibilità di ridurre la spasticità in esito ad ictus cerebrale mediante<br />

tale trattamento può rappresentare un importante ed innovativo approccio,<br />

del tutto non invasivo, ad una patologia frequente e altamente invalidante.<br />

Inoltre, documentare i fenomeni di plasticità corticale e la loro persistenza nel<br />

tempo può costituire un potente strumento per la valutazione dei meccanismi<br />

di recupero funzionale e per la quantificazione della risposta terapeutica.<br />

2006 777


VALUTAZIONE NEUROFISIOLOGICA<br />

E IMMUNO-MOLECOLARE IN TOPI EAE<br />

E IN PAZIENTI CON SM E DEFICIT COGNITIVI<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

LUCA BATTISTINI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 1 – Luca Battistini<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 3 – Francesco Cecconi<br />

Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

U.O. 5 – Paola Bossù<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />

Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />

Art. 12 bis, d.lgs. 229/99


Sezione III: Attività per progetti<br />

UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />

U.O. 1 – Unità di Neuroimmunologia (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />

Luca Battistini<br />

U.O. 2 – Unità di Neuroimmunologia (<strong>Fondazione</strong> San Raffaele del Monte<br />

Tabor, Milano) – Gianvito Martino<br />

U.O. 3 – Unità di Neuroembriologia Molecolare (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

IRCCS, Roma) – Francesco Cecconi<br />

U.O. 4 – Laboratorio di Neurofisiologia, Dipartimento di Neuroscienze (Università<br />

di Roma Tor Vergata) – Diego Centonze<br />

U.O. 5 – Unità di Neuropsicobiologia Sperimentale (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />

IRCCS, Roma) – Paola Bossù<br />

MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />

Nel presente progetto ci proponiamo di individuare e validare markers biologici<br />

e funzionali associati a deficit cognitivi in pazienti con Sclerosi Multipla<br />

(SM) e in topi EAE. Lo studio clinico, neurofisiologico, immunologico e biomolecolare<br />

su pazienti con SM fornirà un importante complemento allo studio<br />

puramente sperimentale. Il progetto si articola quindi in due diversi momenti:<br />

1. L’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE) verrà indotta in<br />

topi C57BL/6 mediante immunizzazione con proteina oligodendrocitaria della<br />

mielina (MOG). Gli animali saranno quindi sacrificati in diversi momenti<br />

dopo l’immunizzazione, corrispondenti alle fasi di picco e cronicità della<br />

malattia e saranno studiati parametri comportamentali, elettrofisiologici,<br />

morfologici, biomolecolari ed immunologici.<br />

2. Parallelamente alla valutazione della fase di malattia nei topi EAE si<br />

procederà, nei laboratori coinvolti nello studio, alla valutazione cognitiva, biomolecolare<br />

ed immunologica in pazienti affetti da Sclerosi Multipla con<br />

disturbi cognitivi nelle varie fasi di malattia.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

Il progress report relativo al progetto dovrebbe riassumere i risultati ottenuti<br />

dalle Unità Operative coinvolte. I risultati dovrebbero essere valutati considerato<br />

ciò che era stato proposto nel progetto originario. Il coordinatore ed i<br />

responsabili scientifici delle Unità Operative dovrebbero specificare i seguenti<br />

punti nel progress report: risultati finali ottenuti, pubblicazioni inerenti il progetto,<br />

differenze concernenti ciò che era stato proposto spiegando, eventualmente,<br />

perché gli obiettivi di ricerca non sono stati raggiunti.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI<br />

Nel corso della prima fase del programma, ci proponiamo di:<br />

• Caratterizzare i processi di morte cellulare tipici di apoptosi ed autofagia<br />

in modelli animali di encefalomielite autoimmune sperimentale.<br />

780 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

• Validare markers fenotipici o funzionali utili a identificare nuove sottopopolazioni<br />

di linfociti T regolatori nei topi EAE.<br />

• Studiare l’attività funzionale dei recettori NMDA del glutammato e la<br />

frequenza e/o ampiezza delle correnti postsinaptiche eccitatorie spontanee<br />

(sEPSCs) registrate nello striato dei topi con EAE.<br />

• Identificare nell’ambito delle molecole correlate al sistema dell’interleuchina-18,<br />

potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit cognitivi<br />

nel modello animale di Sclerosi Multipla, rappresentato dai topi EAE.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Per ciascuna Unità Operativa, gli indicatori più affidabili per la verifica dei<br />

risultati intermedi consisteranno nella riproducibilità degli stessi e nell’eventuale<br />

consistenza di tali dati con quelli esistenti nella letteratura e ottenuti in<br />

altri laboratori. Di cruciale importanza sarà perciò la discussione, tramite<br />

seminari, visite, e partecipazioni a convegni, con colleghi impegnati in attività<br />

di ricerca simili, allo scopo di individuare precocemente eventuali discrepanze<br />

nei risultati. Un ‘work in progress’ durante un incontro tra i responsabili di<br />

tutte le U.O. alla fine dei primi 12 mesi sarà organizzato dal coordinatore per<br />

verificare gli obiettivi proposti e ottimizzare le tecniche impiegate.<br />

METODOLOGIA<br />

Experimental Allergic Encephalomyelitis (EAE) in mice – Useremo due tipi<br />

differenti di EAE. Indurremo EAE cronico progressiva in topi C57/BL6<br />

mediante immunizzazione con 200µg/topo di MOG35-55 (Espikem, Firenze,<br />

Italia). Gli antigeni saranno emulsionati 1:1 in adiuvante completo di Freund<br />

(contenente IFA più 4 mg/ml Mycobacterium Tuberculosis; ceppo H37, Difco)<br />

e 300 µl di temulsione finale saranno iniettati nei fianchi e alla base della<br />

coda. Inietteremo tossina pertussica (500 ng per topo) il giorno dell’immunizzazione<br />

e 48 ore dopo. EAE ricorrente remittente in topi SJL mediante due<br />

immunizzazioni, a distanza di 7 giorni, con 300µg/topo di PLP139-151 (Espikem,<br />

Firenze, Italia). Gli antigeni saranno emulsionati 1:1 in adiuvante completo<br />

di Freund (contenente IFA più 4 mg/ml Mycobacterium Tuberculosis;<br />

ceppo H37, Difco) e 100 µl di temulsione finale saranno iniettati nei fianchi.<br />

Inietteremo tossina pertussica (500 ng per topo) il giorno della prima immunizzazione<br />

e 24 ore dopo. Peso e punteggio clinico saranno valutati quotidianamente<br />

(0 = sano, 1 = paresi coda, 2 = paresi arti posteriori, 3 = plegia arti<br />

posteriori, 4 = tetraparalisi, 5 = moribondo).<br />

Test comportamentali – (a) Radial maze: l’apparato consiste di otto braccia<br />

che partono da una piattaforma ottagonale. I topi saranno posti al centro<br />

e potranno raggiungere cibo messo al termine degli otto corridoi. Per<br />

ogni trial, verranno registrati automaticamente il numero delle scelte, il<br />

numero delle scelte corrette prima del primo errore, il numero degli errori,<br />

gli errori di omissione, il tempo decisionale tra le scelte, la distanza percorsa.<br />

La durata ideale dei trial deve essere stabilita. (b) Fear-conditioning:<br />

2006 781


Sezione III: Attività per progetti<br />

la camera di training ha quattro pareti opache e una griglia elettrificata. Il<br />

training e il test di con<strong>testo</strong> verranno effettuati in questa camera. Il test<br />

dello stimolo viene effettuato in una camera differente. Il rumore di background<br />

deve essere inferiore a 55dB. Un altoparlante e una videocamera<br />

miniaturizzata saranno sospesi sopra le camere. I topi saranno esposti alla<br />

camera di conditioning per 10min per i due giorni precedenti il training. Ai<br />

topi verrà quindi somministrato il fear-conditioning consistente in 1min di<br />

adattamento, 3min di conditioning che iniziano con 15sec di presentazione<br />

del suono con shock elettrico negli ultimi due sec (delay fear-conditioning)<br />

o 15sec dopo la fine del suono (trace fear-conditioning). Il test di con<strong>testo</strong><br />

consiste di 2min senza tono, mentre il test di stimolo di un min senza stimolo<br />

e 1min con stimolo. Durante ogni trial verranno registrati la frequenza<br />

di freezing in continuo sia in manuale che con registrazione automatica. (c)<br />

Conditioned taste aversion: topi saranno messi in deprivazione d’acqua somministrando<br />

acqua due volte al giorno per mezz’ora. Nel giorno del condizionamento<br />

avranno a disposizione una soluzione di saccarina al 5% per<br />

mezz’ora alla fine della quale i topi riceveranno un’iniezione intraperitoneale<br />

di LiCl (0.15M, 20ml/kg) per causare nausea. Dopo 48, 72, e 96 h, ai<br />

topi viene presentata saccarina o acqua per testare l’evitamento i contenitori<br />

contenenti i fluidi per misurare il consumo.<br />

Test immunologici – Le cellule mononucleate del sangue periferico<br />

(PBMC) verranno isolate dal sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi<br />

Multipla mediante centrifugazione su gradiente discontinuo di densità (Ficollhypaque),<br />

seguendo procedure standard. Per ciascuna marcatura verranno<br />

utilizzate 0.5×10 6 PBL, in un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali,<br />

coniugati con i fluorocromi appropriati, verranno aggiunti sterilmente<br />

alle concentrazioni ottimali predeterminate, e le cellule saranno incubate a<br />

4 C per 10 minuti. Le cellule verranno quindi lavate due volte, risospese in<br />

250 µl PBS con 0,5% FCS, e passate al citofluorimetro per l’analisi. Per<br />

ogni campione verranno acquisiti 2x10 6 eventi per permettere una precisa<br />

valutazione di ogni sottopopolazione linfocitaria. Per la caratterizzazione<br />

delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati i seguenti reagenti: Pannello<br />

linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d. Pannello cellule effettrici:<br />

CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L, pannello cellule attivate: CD25,<br />

CD56, CD69, CD154. L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro<br />

FACSCanto (Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High<br />

Speed Cell Sorter MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione<br />

dei dati e il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />

Test biomolecolari –(a) Valutazione in situ su sezioni di tessuto nervoso<br />

ex-vivo, mediante tecniche di analisi istopatologica, immunoistochimica, analisi<br />

ultrastrutturale al microscopio elettronico ed eventualmente immunorivelazione<br />

su sezioni ultrafini pre-incubate con l’anticorpo d’interesse, dei tratti<br />

biomorfologici caratteristici delle cellule apoptotiche e dei canonici marcatori<br />

molecolari di apoptosi (attività caspasica, livelli di espressione dell’apoptosoma,<br />

sua localizzazione sub-cellulare e frammentazione del DNA). Su<br />

782 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

estratti proteici da tessuto verrà inoltre analizzato il grado di attivazione delle<br />

calpaine, il livello di espressione nel tempo delle proteine della risposta allo<br />

shock termico (hsp70, hsp27) e delle superossido dismutasi, per valutare il<br />

grado di stress cellulare in atto. Si valuteranno poi marcatori della progressione<br />

del danno cellulare, ossia i cosiddetti marcatori sub-letali, quali la<br />

localizzazione della catalasi perossisomiale ed il grado di fosforilazione della<br />

proteina tau. Infine sarà analizzato il processo autofagico mediante il rilevamento<br />

ultrastrutturale della presenza di vescicole autofagiche, lo studio della<br />

lipidazione di LC3 e della sua traslocazione agli autofagosomi, la localizzazione<br />

dei precursori autofagici Beclin-1 e Ambra-1. (b) Valutazione in situ su<br />

cellule primarie e preparati freschi (tissue slices) derivati da regioni specifiche<br />

del sistema nervoso di animali EAE mediante le tecniche sopradescritte ed a<br />

tempi diversi di coltura a partire dall’espianto (ad esempio, l’attivazione delle<br />

calpiane verrà valutata dopo 20 giorni d’incubazione). In questi sistemi<br />

in vitro si potrà anche modulare la risposta apoptotica ed autofagica,<br />

mediante induzione di entrambi i processi. Per il rilevamento dell’autofagia<br />

sarà possibile applicare la tecnica della misurazione del grado di acidificazione<br />

vescicolare previo trattamento con il colorante Arancio d’acridina e successiva<br />

valutazione al citofluorimetro dello spettro di emissione.<br />

Test neurofisiologici – La tecnica di registrazione elettrofisiologica da singolo<br />

neurone impiegata sarà quella di “ whole-cell patch clamp recording ”.<br />

TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />

Il miglioramento delle conoscenze scientifiche sulla patogenesi dei<br />

disturbi cognitivi associati alla Sclerosi Multipla resta un obiettivo essenziale<br />

per lo sviluppo di interventi terapeutici atti ad arrestare, ed eventualmente far<br />

regredire, l’evoluzione del processo patologico che ne è alla base. Lo scopo<br />

ultimo della nostra ricerca è pertanto quello di individuare dei target molecolari<br />

e cellulari per interventi terapeutici alternativi (o complementari) a quelli<br />

esistenti.<br />

La qualità dei risultati finali raggiunti potrà essere valutata sulla base<br />

della coerenza dei risultati stessi e la correttezza sperimentale utilizzata nel<br />

loro raggiungimento. Per risultati attinenti alla ricerca di base, quali quelli<br />

del presente progetto, lo strumento principale e comunemente accettato<br />

per la verifica della qualità dei risultati sperimentali è dato dal giudizio di<br />

referees internazionali, a seguito di pubblicazioni scientifiche su riviste<br />

nazionali ed internazionali, oltre che da resoconti avuti a seguito di partecipazioni<br />

a congressi.<br />

I sistemi modello allestiti nel presente progetto, inoltre, saranno disponibili<br />

per la comunità scientifica per test pre-clinici di farmaci dopo la pubblicazione<br />

dei risultati. Allo stesso modo, i marcatori recettoriali, postrecettoriali,<br />

sinaptici, molecolari, comportamentali e immunologici messi in luce alla fine<br />

del progetto saranno disponibili per testare ipotesi e per la messa a punto di<br />

trattamenti terapeutici razionali per la cura delle malattie autoimmuni del<br />

sistema nervoso centrale.<br />

2006 783


Sezione III: Attività per progetti<br />

BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />

La Sclerosi Multipla è una patologia autoimmune del sistema nervoso<br />

centrale (SNC), in cui l’attacco immunitario, mediato da linfociti autoreattivi,<br />

è diretto contro antigeni mielinici. Il ruolo fondamentale dei linfociti T autoreattivi<br />

nello sviluppo della lesione demielinizzante è documentato da diverse<br />

evidenze: (a) l’encefalite autoimmune sperimentale (EAE), modello sperimentale<br />

murino di SM, può essere indotta mediante il trasferimento passivo di<br />

linfociti T specifici per antigeni mielinici; (b) la caratteristica istopatologica<br />

fondamentale della SM è rappresentata dalla lesione demielinizzante, con un<br />

infiltrato cellulare perivenulare che sottolinea il ruolo sostanziale dei linfociti<br />

T nel determinare il processo infiammatorio che porta al danno alla guaina<br />

mielinica.<br />

Dati recenti suggeriscono che in corso di SM, insieme a fenomeni infiammatori<br />

a carico della sostanza bianca, si verificano eventi patologici neurodegenerativi<br />

che interessano primariamente la componente neuronale del SNC.<br />

Benché non sia ancora chiaro in che modo un danno primitivamente autoimmune<br />

rivolto contro la componente gliale possa dare il via a fenomeni di<br />

degenerazione neuronale, recenti dati assegnano ai cosiddetti linfociti T regolatori<br />

e ad altri fattori non noti un ruolo critico in tale processo. In linea con<br />

questa ipotesi, è stato dimostrato che la attività di tali cellule viene modulata<br />

da classici neurotrasmettitori, quali la dopamina, strettamente coinvolti nella<br />

morte neuronale degenerativa e nei rimaneggiamenti plastici della trasmissione<br />

sinaptica che hanno luogo durante fenomeni neurodegenerativi. È da<br />

tener presente, inoltre, che l’eventuale contributo di altri fattori immunitari,<br />

cellulari o umorali, nella patogenesi dei deficit cognitivi e del danno neurodegenerativo<br />

in corso di SM è ancora largamente sconosciuto. Sono disponibili<br />

pochissimi studi sui meccanismi di plasticità e rigenerazione attivi in corso di<br />

sclerosi multipla e nel suo modello murino, l’EAE. Nella SM il decadimento<br />

delle funzioni cognitive è un evento di frequente riscontro ma non sono<br />

ancora note le basi patogenetiche di tale disfunzione. Circa la metà di tutti i<br />

pazienti affetti da SM esibiscono dei deficit misurabili mediante test neuropsicologici.<br />

La riduzione della capacità di apprendimento e delle funzioni mnesiche<br />

e la riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni sono<br />

molto frequenti e spesso si associano a deficit delle abilità visuo-spaziale e<br />

delle funzioni esecutive.<br />

ARTICOLAZIONE<br />

Il completamento delle nostre conoscenze sui deficit cognitivi associati<br />

alle malattie demielinizzanti potrà essere raggiunto solo da un approccio<br />

integrato e multidisciplinare allo studio del processo di danno funzionale e<br />

strutturale neuronale, che valorizzi l’interazione tra metodiche e competenze<br />

professionali complementari. Poiché i diversi determinanti cellulari e molecolari<br />

nel danno neuronale associato a demielinizzazione hanno un peso estremamente<br />

variabile nelle diverse fasi della sclerosi multipla, si comprende<br />

come sia essenziale approcciarne lo studio con metodiche differenti in grado<br />

784 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

di individuare e caratterizzare quei fattori che sono in primo piano nella fase<br />

infiammatoria e degenerativa immunomediata. Le molteplici metodiche e<br />

competenze professionali coinvolte nel presente progetto permetteranno di<br />

osservare da varie angolazioni gli eventi cellulari, immunologici e biomolecolari<br />

coinvolti nel processo di danno neuronale responsabile di deficit cognitivi<br />

in patologie demielinizzanti, fornendo una visione completa dei meccanismi<br />

patologici operanti.<br />

L’obiettivo finale del progetto è quello di individuare e validare markers<br />

biologici e funzionali associati a deficit cognitivi in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />

Per raggiungere tale obiettivo diversi aspetti del problema verranno studiati.<br />

Metodiche di citometria a flusso, elettrofisiologia, biologia molecolare e<br />

metodiche più classicamente immunologiche (ELISA, proliferazioni, assays di<br />

migrazione e di adesione, etc.) verranno impiegati. Sia pazienti con SM sia<br />

topi affetti dalla forma sperimentale di malattia (EAE) con deficit cognitivi e<br />

non verranno impiegati per avere la possibilità di confermare anche in vivo in<br />

topi con EAE ciò che verrà misurato ex-vivo nei pazienti. Il gruppo proponente<br />

è qualificato per svolgere tale progetto, possiede competenze complementari<br />

ed ha una lunga e documentata esperienza nella materia oggetto<br />

dello studio. Il progetto si divide in 2 workpackages che di seguito sono<br />

meglio dettagliati.<br />

WP 1 – L’induzione della EAE dovrà avvenire in topi C57/bl6 femmine<br />

(6-8 settimane) mediante immunizzazione con iniezione sottocutanea di 200<br />

microgrammi di MOG35-55 (o peptide PLP 139-151 per il modello ricorrenteremittente)<br />

in adiuvante di Freund (Difco, Detroit, MI, USA) supplementato<br />

con 4 mg/ml di Micobacterium tuberculosis (ceppo H37Ra; Difco). I topi,<br />

inoltre, riceveranno 500 ng di tossina pertussica ev (Sigma, St. Louis, MI,<br />

USA) al momento dell’immunizzazione e 48 ore dopo.<br />

Nei topi con EAE, le valutazioni comportamentali, immunologiche, biomolecolari<br />

ed elettrofisiologiche verranno effettuate durante le fasi acuta e<br />

cronica di malattia che seguono l’immunizzazione.<br />

Studio comportamentale – Verranno messi a punto test comportamentali<br />

in grado di valutare in topi affetti da EAE funzioni cognitive come la memoria<br />

spaziale, la memoria associativa e la velocità di elaborazione. Ottimizzeremo<br />

i protocolli per il radial maze, il fear-conditioning e il conditioning taste aversion<br />

per topi affetti da EAE cronica o ricorrente remittente, adattandoli alle<br />

loro abilità motorie. Useremo due modelli differenti di EAE, uno cronicoprogressivo<br />

indotto in topi C57/BL6 mediante immunizzazione con MOG35-<br />

55 e uno di EAE ricorrente-remittente indotto in topi SJL mediante immunizzazione<br />

con PLP139-151. La memoria spaziale sarà valutata mediante radial<br />

maze, la memoria associativa mediante fear-conditioning e il conditioning<br />

taste aversion, mentre la velocità di elaborazione sarà indagata usando protocolli<br />

ravvicinati o spaziati dei due test precedenti. Le abilità motorie saranno<br />

valutate prima dei test cognitivi mediante footprint e rotarod.<br />

Studio elettrofisiologico – Mediante l’impiego di un vibratomo verranno<br />

preparate delle fettine di tessuto cerebrale dei topi con EAE che presente-<br />

2006 785


Sezione III: Attività per progetti<br />

ranno o meno deficit cognitivi. Tali fettine comprenderanno il nucleo striato e<br />

la corrispondente corteccia cerebrale. Da tali fettine, mantenute vitali grazie<br />

ad un sistema di perfusione con liquido cerebrospinale artificiale ossigenato e<br />

mantenuto a temperatura costante, verranno effettuate delle registrazioni<br />

elettrofisiologiche da singolo neurone striatale. La tecnica utilizzata sarà<br />

quella del “ whole-cell recording ” in modalità di “ voltage-clamp ”. I neuroni<br />

striatali verranno individuati per le loro proprietà di membrana e morfologiche.<br />

L’identificazione morfologica sarà possibile grazie all’impiego di una tecnica<br />

di microscopia a raggi infrarossi che permetterà di distinguere i neuroni<br />

di minore diametro cellulare (20-30 µm), tipico dei neuroni di proiezione, da<br />

quelli di maggiori dimensioni (30-50 µm), tipico degli interneuroni.<br />

Allo scopo di isolare farmacologicamente gli eventi sinaptici GABAergici<br />

da quelli glutammatergici, tutte le nostre registrazioni verranno inizialmente<br />

effettuate in presenza di CNQX ed MK-801 per bloccare sia i recettori AMPA<br />

che NMDA del glutammato. Grazie ad un elettrodo di stimolazione bipolare<br />

posto all’interno dello striato, stimoleremo le fibre GABAergiche e registreremo<br />

in questo modo delle correnti postsinaptiche inibitorie evocate (eIPSCs)<br />

nei neuroni registrati. Studieremo inoltre la frequenza e l’ampiezza delle correnti<br />

postsinaptiche inibitorie spontanee (sIPSCs), registrate cioè senza<br />

alcuna stimolazione. Così come visto per la trasmissione GABAergica, le eventuali<br />

alterazioni sinaptiche presenti nei topi EAE con e senza deficit cognitivi<br />

verranno valutate sia su correnti postsinaptiche eccitatorie evocate (eEPSCs)<br />

che spontanee (sEPSCs).<br />

Studio immunologico – Dagli animali sacrificati verrà prelevata la milza<br />

per un parallelo studio immunologico.<br />

Nel presente progetto intendiamo studiare le caratteristiche fenotipiche e<br />

funzionali di sottopopolazioni linfocitarie in vivo, nei topi EAE con deficit<br />

cognitivi e non. Studieremo la frequenza e distribuzione delle sottopopolazioni<br />

linfocitarie T effettrici e T regolatorie e le loro caratteristiche di memoria<br />

immunologica e di attivazione nei diversi gruppi di animali. Lo stato di<br />

attivazione linfocitaria verrà poi valutato in relazione alle varie fasi di malattia<br />

e alle eventuali alterazioni cognitive e neurofisiologiche.<br />

Le cellule della milza vengono isolate mediante centrifugazione su gradiente<br />

discontinuo di densità (Ficoll-hypaque). Brevemente, dopo centrifugazione<br />

per 30 minuti a 660g, le cellule mononucleate sono raccolte dall’interfaccia<br />

del gradiente e lavate tre volte in RPMI centrifugando nuovamente a<br />

430g per 10 minuti ed infine sospese in RPMI 1640 supplementato con 10%<br />

FCS, 2mM di L-glutammina e 10 U/ml di penicillina e streptomicina e utilizzate<br />

per l’analisi citofluorimetrica.<br />

Anticorpi specifici per CD3, CD4, CD8, CD25, CD27, CD49d, CD62L,<br />

CD69, CCR6, αβ TCR saranno acquistati da Becton-Dickinson. L’analisi<br />

dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto Becton Dickinson,<br />

Cyan e su Sorter MoFlo (Dako). Per ogni campione verranno selezionati<br />

15.000 linfociti in base a criteri di dimensione (FSC) e di granulosità<br />

(SSC). I risultati saranno analizzati usando i software Summit (Cytomation)<br />

e FloJo (TreeStar).<br />

786 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

Verranno prelevati inoltre monociti e macrofagi isolati dalla milza e/o da<br />

lavaggi peritoneali dagli animali sacrificati per lo studio dell’espressione della<br />

citochina IL-18 e delle molecole ad essa correlate. In seguito a stimolazione in<br />

vitro con molecole infiammatorie (es. LPS) i sovranatanti e le cellule stesse<br />

verranno analizzati per valutare l’espressione di IL-18, IL-18 Binding Protein<br />

e delle due catene recettoriali di IL-18, mediante PCR quantitativa (Real Time<br />

PCR), saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />

del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’EAE i<br />

risultati ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati<br />

dagli altri studi di questo stesso WP.<br />

Studio biomolecolare – Verrà valutata l’insorgenza di tratti patologici<br />

molecolari ed istologici in tessuti ex-vivo di origine corticale e sottocorticale e<br />

cellule primarie corticali e sottocorticali derivate da topi con EAE nelle varie<br />

fasi di malattia con deficit cognitivi e non. Ad una prima analisi si verificherà<br />

la presenza di alterazioni morfologiche a livello dei processi neuritici. Dal<br />

punto di vista molecolare verranno quindi verificati i seguenti parametri di<br />

stress e morte cellulare:<br />

– attivazione di calpaine dopo 20 giorni di incubazione;<br />

– analisi dei tratti tipici dell’apoptosi (attivazione delle caspasi, livelli dell’apoptosoma<br />

e frammentazione del DNA);<br />

– incremento delle proteine di risposta allo shock termico hsp70 e hsp27<br />

e decremento della proteina di risposta allo stress ossidativo MnSOD;<br />

– iperfosforilazione di tau;<br />

– localizzazione sub-cellulare della catalasi;<br />

– formazione di autofagolisosomi in risposta a deprivazione di nutrienti<br />

(mediante immunoistochimica per le proteine traslocanti Beclin1 e LC3 e<br />

analisi morfologica ultrastrutturale per EM).<br />

WP 2 – Selezione, reclutamento pazienti e test cognitivi – Per il secondo<br />

obiettivo dello studio, arruoleremo 60 pazienti con SM afferenti al Centro per<br />

la Diagnosi e Cura della SM dell’Università di Tor Vergata diretto dal Dr. Centonze.<br />

In tali pazienti intendiamo effettuare un’analisi dettagliata della eventuale<br />

relazione esistente tra attività clinico-radiologica di malattia, presenza o<br />

assenza di deficit cognitivi e marcatori immunologici correlati. Tali pazienti<br />

saranno valutati clinicamente (Expanded Disability Status Scale (EDSS) ogni<br />

3 mesi), radiologicamente (Risonanza Magnetica Cerebrale con e senza gadolinio<br />

ogni 12 mesi). Saranno effettuati prelievi ematici per le valutazioni<br />

immunofenotipiche delle cellule linfocitarie in pazienti nelle varie fasi di<br />

malattia con e senza deficit cognitivi. La durata complessiva dello studio sarà<br />

di 24 mesi.<br />

Criteri d’inclusione:<br />

– Pazienti con SM definita secondo i criteri di Mc Donalds.<br />

– Età: 18-50 anni.<br />

– Durata di malattia: 2-20 anni.<br />

2006 787


Sezione III: Attività per progetti<br />

– EDSS: 0-6.<br />

– Anamnesi negativa per patologie neoplastiche.<br />

– Consenso informato.<br />

Criteri d’esclusione:<br />

– Pazienti che abbiano di recente cambiato regime terapeutico (p.es. iniziato<br />

interferone da meno di 3 mesi) o effettuato terapia corticosteroidea<br />

da meno di 60 giorni.<br />

– Pazienti partecipanti ad altri trials sperimentali.<br />

– Donne in stato di gravidanza, durante allattamento o che desiderino<br />

una gravidanza.<br />

– Gravi patologie psichiatriche.<br />

– Abuso di alcool e sostanze stupefacenti.<br />

– Gravi malattie sistemiche (con particolare riferimento ad endocrinopatie<br />

e malattie metaboliche).<br />

– Traumi cranici con sequelae.<br />

– Depressione valutata mediante scala di Beck.<br />

– Gravi menomazioni e disabilità che possano interferire con l’esecuzione<br />

dei test.<br />

Tutti i pazienti, al momento dell’arruolamento, verranno sottoposti ad<br />

una valutazione neurologica tramite l’EDSS (Expanded Disability Status<br />

Scale). La valutazione della disabilità mediante EDSS verrà ripetuta ogni 6<br />

mesi. La performance cognitiva e la RM verranno invece effettuate a cadenza<br />

annuale. Tutti i pazienti al momento dell’arruolamento verranno sottoposti ad<br />

una valutazione delle funzioni cognitive che verrà eseguita ogni anno per<br />

2 anni. Tutti i pazienti verranno sottoposti ai test 2 volte per una completa<br />

definizione delle capacità neuropsicologiche. I pazienti verranno sottoposti a<br />

batteria di Rao e lo Stroop test per le funzioni esecutive. Per la valutazione<br />

cognitiva verrà utilizzata la batteria di Rao (usando le versioni alternative per<br />

evitare l’effetto learning). Gli esami verranno suddivisi in due blocchi: il primo<br />

blocco corrisponde all’esame clinico ed alla somministrazione degli strumenti<br />

di autovalutazione; il secondo blocco corrisponde alla somministrazione della<br />

scala di Hamilton ed alla valutazione cognitiva.<br />

Studio immunologico – Caratterizzazione immunofenotipica e funzionale<br />

dei linfociti Treg. Per definire con precisione le sottopopolazioni delle cellule<br />

regolatorie verrà utilizzata la citofluorimetria policromatica. I linfociti Treg<br />

verranno grossolanamente identificati mediante marcatura con CD3, CD4, e<br />

CD25, e le diverse sottopopolazioni verranno identificate mediante l’uso di<br />

anticorpi monoclonali specifici per altri marker (vedi sotto). All’interno della<br />

popolazione di linfociti T CD4+, sulla base dell’espressione del CD25 possono<br />

essere identificate tre popolazioni distinte di cellule: CD25 high , CD25 low , e<br />

CD25 neg , ed è stato suggerito che la capacità soppressoria risieda principalmente<br />

nella popolazione di linfociti CD25 high , che è anche caratterizzata da<br />

mancanza di proliferazione in seguito a stimolazione in vitro senza l’aggiunta<br />

di IL-2. Dunque, le diverse popolazioni di CD4+CD25 high CD4+CD25 low , e<br />

788 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

CD4+CD25 neg possono essere sortate, e in effetti le cellule CD4+CD25 high sono in<br />

grado di inibire la proliferazione di cellule stimolate con anti-CD3; al contrario,<br />

le cellule CD4+CD25 low proliferano vigorosamente insieme alle cellule “ responder<br />

”, confermando che si tratta di una popolazione di cellule attivate prive di<br />

abilità soppressorie. Come previsto, le cellule CD25 neg , che sono costituite principalmente<br />

da cellule naive non effettrici, non inibiscono la proliferazione.<br />

L’espressione di recettori per le chemochine, e di marcatori della memoria<br />

immunologica verrà analizzata in combinazione con marcatori<br />

caratteristici delle cellule Treg (CD3, CD4, CD25), permettendo così l’identificazione<br />

delle diverse sottopopolazioni Treg. Mediante citofluorimetria<br />

policromatica verranno analizzati fino a 7 parametri su ogni singola cellula,<br />

ottenendo così un “ ritratto ” preciso delle sottopopolazioni linfocitarie. Le<br />

cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) verranno isolate dal<br />

sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla mediante centrifugazione<br />

su gradiente discontinuo di densità (Ficoll-hypaque), seguendo procedure<br />

standard. Per ciascuna marcatura verranno utilizzate 0.5x10 6 PBL,<br />

in un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali, coniugati con i<br />

fluorocromi appropriati, verranno aggiunti sterilmente alle concentrazioni<br />

ottimali predeterminate, e le cellule saranno incubate a 4 C per 10 minuti.<br />

Le cellule verranno quindi lavate due volte, risospese in 250 µl PBS con<br />

0,5% FCS, e passate al citofluorimetro per l’analisi. Per ogni campione verranno<br />

acquisiti 2 × 10 6 eventi per permettere una precisa valutazione di ogni<br />

sottopopolazione linfocitaria.<br />

Per la caratterizzazione delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati<br />

i seguenti reagenti: Pannello linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d.<br />

Pannello cellule effettrici: CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L. Pannello<br />

cellule attivate: CD25, CD56, CD69, CD154.<br />

L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto<br />

(Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High Speed Cell Sorter<br />

MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione dei dati e<br />

il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />

Valuteremo inoltre l’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa correlate<br />

(IL-18 BP, IL-18Rα, IL-18Rβ) nel siero e nei PBMC isolati da pazienti con<br />

MS con deficit cognitivi e non. Mediante analisi immunoenzimatica saranno<br />

valutati i livelli circolanti di IL-18 e del suo antagonista IL-18BP. Inoltre, con<br />

le cellule ottenute dagli stessi individui saranno effettuate delle stimolazioni<br />

in vitro e l’espressione di IL-18, IL-18 Binding Protein e delle due catene recettoriali<br />

di IL-18, verrà valutata mediante PCR quantitativa (Real Time PCR),<br />

saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />

del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’MS i risultati<br />

ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dagli<br />

altri studi di questo stesso WP.<br />

Studio biomolecolare dei processi di morte cellulare nel sistema immune<br />

– Alcuni sistemi ligando-recettore della famiglia dei recettori di morte,<br />

quali il sistema TNF od il sistema CD95/Fas, orchestrano in modo efficace la<br />

risoluzione dell’infiammazione ed il controllo delle reazioni immuni definendo<br />

2006 789


Sezione III: Attività per progetti<br />

popolazioni uniche di cellule T regolatorie (Treg), modulandone l’apoptosi ed<br />

influenzando la risposta dell’ospite alle infezioni. Inoltre, alcuni sottotipi Treg<br />

mostrano citotossicità dipendente dal pathway della perforina e del granzima<br />

B, rivolta contro cellule bersaglio autologhe, quali cellule T attivate CD4+ e<br />

CD8+, monociti CD14+ e cellule dendritiche mature ed immature. Entrambi i<br />

pathways coinvolti sinora nel controllo della risposta immune sono pathways<br />

estrinseci di morte cellulare, ovvero dipendenti da segnali esogeni.<br />

Poco o nulla si sa del controllo della morte cellulare nell’autoimmunità<br />

esercitato dalla via intrinseca all’apoptosi, cioè quella regolata dal mitocondrio<br />

e dal complesso multimolecolare definito apoptosoma. questo è composto<br />

dalla proteasi caspasi 9 e dalla molecola adattatrice Apaf1. Poiché tale<br />

pathway è definito come amplificatorio del pathway dei recettori di morte<br />

nel sistema immune durante il suo sviluppo, è di importanza fondamentale<br />

studiare e valutare il ruolo svolto dalle molecole del pathway intrinseco di<br />

morte nella sopravvivenza di singole popolazioni di Treg nei pazienti appartenenti<br />

ai gruppi sopra descritti. A questo scopo verranno saggiate in queste<br />

popolazioni cellulari in vitro ed in situ i livelli di espressione di mRNA e<br />

proteina dei geni chiave dei pathway estrinseci ed estrinseci di morte (Fas,<br />

FasL, TNF, TNFR, TRAIL, APAF1, CASP9, CASP7, CASP3, CASP12). Dal<br />

punto di vista funzionale si valuteranno le capacità di tali cellule di rilasciare<br />

il citocromo c dal mitocondrio in risposta a stimoli di morte<br />

mediante frazionamento cellulare e successivo immunoblot e mediante analisi<br />

per microscopia confocale.<br />

A questo scopo verranno usati anche test di attività in vitro e tecniche di<br />

immunoistochimica.<br />

OUTPUT<br />

0-6 mesi – Nei primi mesi della ricerca verranno messi a punto i modelli<br />

animali delle malattie degenerative oggetto del presente progetto, così come<br />

l’allestimento delle co-colture cellulari e l’addestramento comportamentale<br />

degli animali di laboratorio. Inizierà inoltre la raccolta dei dati preliminari<br />

dello studio da parte di ogni singola Unità Operativa.<br />

6-24 mesi – Analisi statistica dei dati ottenuti e preparazione di manoscritti<br />

per eventuale pubblicazione.<br />

0-24 mesi – Verranno organizzati incontri periodici tra le diverse Unità<br />

Operative. Tali incontri saranno facilitati dalla favorevole disposizione logistica<br />

dei vari laboratori di ricerca, così come dalla esistenza di consolidati<br />

rapporti di collaborazione tra alcuni dei gruppi coinvolti. Grazie a tali periodici<br />

incontri, ciascun gruppo avrà un costante aggiornamento sull’andamento<br />

della ricerca degli altri laboratori, traendone utili input per lo svolgimento del<br />

proprio lavoro. Verranno inoltre organizzati degli incontri e seminari con altri<br />

scienziati nazionali ed internazionali per la discussione dei dati.<br />

0-24 mesi – Partecipazione alla formazione di dottorandi di ricerca e<br />

medici specializzandi in neurologia.<br />

790 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

12-24 mesi – I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente<br />

progetto verranno pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali,<br />

per cui potranno essere messi a disposizione della intera comunità scientifica<br />

internazionale. In aggiunta a pubblicazioni internazionali, i dati ottenuti<br />

da questo progetto verranno presentati a congressi nazionali ed internazionali<br />

e quindi discussi con scienziati attivamente impegnati nella ricerca clinica e<br />

di base riguardante le patologie autoimmuni del sistema nervoso centrale. In<br />

questo modo solleciteremo lo sviluppo di idee e lo scambio di informazioni<br />

utili per il progresso della ricerca in tale settore delle neuroscienze.<br />

Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 3 e 5 che<br />

fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />

2006 791


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 1 – Unità di Neuroimmunologia<br />

Luca Battistini<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

Identificazione di Markers fenotipici o funzionali utili a identificare<br />

nuove sottopopolazioni di linfociti T regolatori nei topi EAE e nei pazienti<br />

affetti da Sclerosi Multipla con disturbi cognitivi.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

Pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI<br />

Validazione delle tecniche di “ sorting ” ad alta velocità e di analisi fenotipica<br />

a 7 colori mediante citofluorimetria per gli obiettivi prefissati.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Alla fine della prima<br />

fase del progetto il responsabile dell’U.O. dovrebbe scrivere un riassunto dei<br />

risultati ottenuti, descrivendo le priorità sperimentali nei successivi 12 mesi<br />

per portare a termine gli obiettivi proposti.<br />

METODOLOGIA<br />

L’espressione di recettori per le chemochine e di marcatori della memoria<br />

immunologica verrà analizzata in combinazione con marcatori caratteristici<br />

delle cellule Treg (CD3, CD4, CD25), permettendo così l’identificazione delle<br />

diverse sottopopolazioni Treg. Mediante citofluorimetria policromatica verranno<br />

analizzati fino a 9 parametri su ogni singola cellula, ottenendo così un<br />

“ ritratto ” preciso delle sottopopolazioni linfocitarie.<br />

Le cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) verranno isolate<br />

dal sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla mediante centrifugazione<br />

su gradiente discontinuo di densità (Ficoll-hypaque), seguendo procedure<br />

standard. Per ciascuna marcatura verranno utilizzate 0.5 × 10 6 PBL, in<br />

un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali, coniugati con i fluorocromi<br />

appropriati, verranno aggiunti sterilmente alle concentrazioni ottimali<br />

predeterminate, e le cellule saranno incubate a 4 C per 10 minuti. Le cellule<br />

verranno quindi lavate due volte, risospese in 250 µl PBS con 0,5% FCS, e<br />

passate al citofluorimetro per l’analisi. Per ogni campione verranno acquisiti<br />

2 × 10 6 eventi per permettere una precisa valutazione di ogni sottopopolazione<br />

linfocitaria.<br />

792 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

Per la caratterizzazione delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati<br />

i seguenti reagenti: Pannello linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d.<br />

Pannello cellule effettrici: CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L. Pannello<br />

cellule attivate: CD25, CD56, CD69, CD154.<br />

L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto<br />

(Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High Speed Cell Sorter<br />

MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione dei dati e<br />

il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />

2006 793


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 3 – Laboratorio di Neuroembriologia Molecolare<br />

Francesco Cecconi<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

Il contributo di questa U.O. al programma consiste nella dettagliata analisi<br />

biomolecolare della morte cellulare in modelli animali di encefalomielite<br />

autoimmune sperimentale (EAE) ed in popolazioni di cellule Treg di pazienti<br />

affetti da sclerosi multipla (MS) con/senza deficit cognitivo, con particolare<br />

attenzione ai marcatori di apoptosi (in primo luogo caspasi attive ed apoptosoma)<br />

ed autofagia (regolazione della formazione di autofagosomi ed autofagolisosomi).<br />

Si ritiene che il deficit cognitivo possa trovare riscontro in un<br />

processo di perdita neuronale nelle condizioni sopra descritte.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />

Il gruppo di ricerca pubblica su riviste scientifiche internazionali di<br />

elevato profilo ed impact factor e conseguentemente è noto in campo internazionale<br />

nell’ambito dello studio biomolecolare della morte cellulare. Conseguentemente,<br />

si prevede un impatto dei risultati conseguiti sotto forma di<br />

presentazioni a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazioni su riviste<br />

internazionali con fattore d’impatto.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Nel corso della prima fase del programma, questa U.O. si propone di<br />

caratterizzare i processi di morte cellulare tipici di apoptosi ed autofagia in<br />

modelli animali di encefalomielite autoimmune sperimentale. Oggetto cellulare<br />

della ricerca saranno neuroni e cellule gliali nelle aree interessate. Si propone<br />

anche la messa a punto di colture cellulari primarie a partire dai modelli<br />

animali in questione per la manipolazione delle molecole coinvolte in tale<br />

processo. In dettaglio, sarà verificata la presenza di marcatori molecolari ed<br />

istopatologici in tessuti ex-vivo ed in cellule primarie di origine corticale e<br />

subcorticale da animali EAE a diversi stadi della malattia ed in presenza o<br />

assenza di deficit cognitivo. In prima istanza si verificherà la presenza di anomalie<br />

morfologiche a carico dei neuriti. In seguito verranno studiati i marcatori<br />

di stress e morte cellulare dal punto di vista biochimico e molecolare.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />

Dopo il primo anno di attività, lo stato di avanzamento del progetto sarà verificato<br />

in un incontro tra le unità, nell’ambito del quale saranno presentati i dati<br />

sperimentali ottenuti. Tali dati saranno quantificabili come numero di abstracts<br />

da sottomettere a Congressi, eventuali manoscritti in preparazione o già inviati<br />

per la pubblicazione, applicazioni per brevetti. L’eventuale messa a punto di protocolli<br />

sperimentali innovativi sarà analogamente verificata in tale ambito.<br />

794 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

METODOLOGIA<br />

Nell’ambito della prima fase del programma, verranno utilizzate le<br />

seguenti metodologie per l’analisi dei modelli animali EAE a vari stadi di progressione<br />

della malattia, e associata a relativi controlli non trattati.<br />

1. Valutazione in situ su sezioni di tessuto nervoso ex-vivo, mediante tecniche<br />

di analisi istopatologica, immunoistochimica, analisi ultrastrutturale al<br />

microscopio elettronico ed eventualmente immunorivelazione su sezioni<br />

ultrafini pre-incubate con l’anticorpo d’interesse, dei tratti biomorfologici<br />

caratteristici delle cellule apoptotiche e dei canonici marcatori molecolari di<br />

apoptosi (attività caspasica, livelli di espressione dell’apoptosoma, sua localizzazione<br />

sub-cellulare e frammentazione del DNA). Su estratti proteici da tessuto<br />

verrà inoltre analizzato il grado di attivazione delle calpaine, il livello di<br />

espressione nel tempo delle proteine della risposta allo shock termico (hsp70,<br />

hsp27) e delle superossido dismutasi, per valutare il grado di stress cellulare<br />

in atto. Si valuteranno poi marcatori della progressione del danno cellulare,<br />

ossia i cosiddetti marcatori sub-letali, quali la localizzazione della catalasi<br />

perossisomiale ed il grado di fosforilazione della proteina tau. Infine sarà analizzato<br />

il processo autofagico mediante il rilevamento ultrastrutturale della<br />

presenza di vescicole autofagiche, lo studio della lipidazione di LC3 e della<br />

sua traslocazione agli autofagosomi, la localizzazione dei precursori autofagici<br />

Beclin-1 e Ambra-1.<br />

2. Valutazione in situ su cellule primarie e preparati freschi (tissue slices)<br />

derivate da regioni specifiche del sistema nervoso di animali EAE mediante le<br />

tecniche sopradescritte ed a tempi diversi di coltura a partire dall’espianto (ad<br />

esempio, l’attivazione delle calpiane verrà valutata dopo 20 giorni d’incubazione).<br />

In questi sistemi in vitro si potrà anche modulare la risposta apoptotica<br />

ed autogafica, mediante induzione di entrambi i processi. Per il rilevamento<br />

dell’autofagia sarà possibile applicare la tecnica della misurazione del grado di<br />

acidificazione vescicolare previo trattamento con il colorante Arancio d’acridina<br />

e successiva valutazione al citofluorimetro dello spettro di emissione.<br />

Nella seconda fase del programma, si utilizzeranno diverse metodologie<br />

per l’analisi dei processi di morte cellulare in diverse popolazioni di cellule<br />

Treg di pazienti affetti da MS in presenza o assenza di deficit cognitivo. In<br />

particolare, verranno testati in sospensioni cellulari in situ mediante tecniche<br />

di microscopia confocale ed in vitro, su estratti derivati, i livelli di mRNA e<br />

proteine codificati da geni chiave dei percorsi metabolici (pathways) intrinseci<br />

ed estrinseci dell’apoptosi, quali Fas, FasL, TNF, TNFR, TRAIL, APAF1,<br />

CASP9, CASP7, CASP3, CASP12. Verrà anche valutata la capacità di tali cellule<br />

di attivare il pathway mitocondriale dell’apoptosi, mediante la rilevazione<br />

dell’avvenuto rilascio del citocromo c dal mitocondrio, un marcatore dell’attivazione<br />

dell’apoptosoma, in seguito ad esperimenti di frazionamento subcellulare<br />

e successivi esperimenti di immunoblotting. Seguiranno approcci<br />

biochimici e fluorimetrici per l’analisi dell’attivazione delle caspasi in tali<br />

popolazioni cellulari ed in modo differenziale fra gruppi di pazienti selezionati<br />

dalle altre U.O.<br />

2006 795


Sezione III: Attività per progetti<br />

U.O. 5 – Laboratorio di Neuropsicobiologia Sperimentale<br />

Paola Bossù<br />

OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />

La citochina interleuchina (IL)-18, molecola pro-infiammatoria implicata<br />

nella regolazione della risposta immune sia di tipo innato che acquisito, è<br />

stata recentemente proposta quale elemento chiave di alcuni processi neurodegenerativi.<br />

Diversi studi hanno suggerito l’implicazione di IL-18 tanto nel<br />

modello murino della encefalomielite autoimmune EAE, quanto nella sclerosi<br />

multipla. Parallelamente, in un recente studio, proprio il nostro gruppo di<br />

ricerca ha evidenziato l’esistenza di un’associazione significativa tra un polimorfismo<br />

del promotore di IL-18 e un incrementato deterioramento delle funzioni<br />

cognitive dei pazienti con demenza di Alzheimer, oltre a una correlazione<br />

significativa tra produzione aumentata di IL-18 nei PBMC di questi<br />

pazienti e peggioramento del deficit cognitivo, suggerendo una possibile<br />

implicazione di IL-18 nell’insorgenza di demenza. Partendo dal concetto che<br />

meccanismi comuni di amplificazione neurodegenerativa immuno-mediati<br />

possano essere coinvolti nei processi di deficit cognitivo, il presente studio si<br />

basa sull’ipotesi che la citochina IL-18 possa essere utilizzata come marcatore<br />

di demenza anche nella Sclerosi Multipla.<br />

Lo specifico contributo dei questa U.O. sarà pertanto quello di studiare il<br />

sistema IL-18 nel modello murino di EAE e nei pazienti con Sclerosi Multipla,<br />

allo scopo di identificare possibili implicazioni di questa citochina nei meccanismi<br />

neurodegenerativi delle patologie demielinizzanti autoimmunitarie, per<br />

l’identificazione di potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit<br />

cognitivi.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali raggiunti<br />

Riscontro di una deregolazione a carico del sistema dell’interleuchina-18<br />

in pazienti con Sclerosi Multipla e decadimento delle funzioni cognitive.<br />

Successiva conferma dell’esistenza di un’associazione tra espressione<br />

di IL-18 e/o eventuali molecole ad essa correlate e i parametri del deficit<br />

cognitivo rilevati in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />

OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />

Identificazione, nell’ambito delle molecole correlate al sistema dell’interleuchina-18,<br />

di potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit<br />

cognitivi nel modello animale di Sclerosi Multipla, rappresentato dai topi EAE.<br />

Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi raggiunti<br />

Riscontro di una deregolazione a carico del sistema dell’interleuchina-18<br />

in topi con EAE con disturbi cognitivo-comportamentali.<br />

796 2006


Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />

Successiva conferma dell’esistenza di associazione tra espressione di IL-<br />

18 e/o eventuali molecole ad essa correlate e parametri di deficit cognitivo<br />

rilevati in topi con EAE.<br />

METODOLOGIA<br />

Per lo studio dell’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa correlate<br />

nei topi EAE, verranno prelevati dagli animali monociti e macrofagi isolati<br />

dalla milza e/o da lavaggi peritoneali. Più in dettaglio, dai topi EAE sacrificati<br />

in diversi momenti dopo l’immunizzazione, verranno prelevate sterilmente e<br />

disperse le milze mediante disgregazione meccanica. Le sospensioni cellulari<br />

ottenute, dopo lisi dei globuli rossi, verranno lavate in RPMI, contate in<br />

trypan blue ed incubate in terreno completo a +37°C, 5% CO 2<br />

, in assenza o in<br />

presenza di molecole infiammatorie (es. LPS). I sovranatanti di coltura e gli<br />

splenociti verranno rispettivamente analizzati per valutare l’espressione di<br />

IL-18 e IL-18 Binding Protein (IL-18BP) mediante saggi immunoenzimatici<br />

commerciali (MBL e R&D Systems), oppure mediante l’analisi in Real-Time<br />

PCR volta a valutare l’espressione genica della citochina. Verranno inoltre<br />

analizzate tramite citofluorimetria a flusso le due catene recettoriali di IL-18<br />

(IL-18Rα e IL-18Rβ) in associazione all’espressione dei principali marcatori<br />

molecolari caratteristici delle popolazioni cellulari presenti nella milza<br />

(es. CD3, CD4, CD8, CD19, CD94, CD14).<br />

In alternativa, verranno utilizzati i macrofagi peritoneali, ottenuti in<br />

seguito a lavaggio con PBS della cavità peritoneale. I macrofagi ottenuti verranno<br />

messi in coltura in terreno completo in presenza di opportuni stimoli<br />

infiammatori (es. LPS). Anche in questo caso verranno analizzati i livelli di<br />

IL-18, IL-18BP sia in termini di concentrazione proteica nei sovranatanti di<br />

coltura, tramite saggi immunoenzimatici, sia mediante analisi dei livelli di<br />

espressione genica con Real-Time PCR. I macrofagi peritoneali saranno inoltre<br />

analizzati tramite citofluorimetria a flusso per verificare l’espressione di<br />

IL-18Rα e IL-18Rβ in associazione all’espressione dei principali marcatori<br />

molecolari di questa popolazione cellulare murina (es. CD14, CD11b, CD11c,<br />

CD16, CD32, CD64, MHC-I e MHC-II). Allo scopo di verificare l’efficacia del<br />

sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’EAE, in particolare<br />

in associazione al deficit cognitivo, i risultati ottenuti da questa attività verranno<br />

comparati con i risultati derivati dagli altri studi di questo stesso WP1.<br />

Parallelamente, nel WP2 sarà valutata l’espressione dell’IL-18 e delle<br />

molecole ad essa correlate (IL-18BP, IL-18Rα, IL-18Rβ) nel siero e<br />

nei PBMC isolati da pazienti con MS con deficit cognitivi e dei relativi soggetti<br />

di controllo. A tale scopo il sangue proveniente dai pazienti verrà<br />

raccolto per mezzo di provette contenenti un attivatore della coagulazione per<br />

preparare il siero che, aliquotato e conservato a -80°C, sarà utilizzato per<br />

analizzare tramite saggi immunoenzimatici la quantità circolante di IL-18 e di<br />

IL-18BP.<br />

Parallelamente, dallo stesso prelievo, il sangue sarà raccolto anche in provette<br />

contenenti EDTA, quindi in seguito a passaggio su gradiente di densità,<br />

verranno recuperate le cellule mononucleate. Queste cellule saranno stimolate<br />

2006 797


Sezione III: Attività per progetti<br />

a vari tempi con differenti dosi di LPS, allo scopo di verificare l’attivazione<br />

genica di IL-18 e IL-18BP, mediante analisi con Real-Time PCR, oppure la<br />

produzione, tramite saggi ELISA, delle proteine IL-18 e IL-18BP presenti nel<br />

sovranatante di coltura. Per quanto riguarda le cellule provenienti dal sangue<br />

periferico e stimolate con LPS, verrà anche effettuata l’analisi citofluorimetrica<br />

dei marcatori molecolari delle principali popolazioni cellulari (es. CD3,<br />

CD4, CD8, CD19, CD94, CD14, CD11b, CD11c, CD16, CD32, CD64, MHC-I e<br />

MHC-II) in associazione all’espressione delle catene recettoriali di IL-18<br />

(IL-18Rα e IL-18Rβ). Per finire, i livelli proteici e di espressione genica di<br />

IL-18 e di IL-18BP verranno messi in relazione ai parametri clinici relativi ai<br />

disturbi cognitivi dei pazienti con MS.<br />

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