Solo testo.pdf - Fondazione Santa Lucia
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FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />
ISTITUTO DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO<br />
OSPEDALE DI RILIEVO NAZIONALE E DI ALTA SPECIALIZZAZIONE PER LA RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />
ATTIVITÀ SCIENTIFICA<br />
ANNO 2006
A cura della Direzione Scientifica <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS<br />
Antonio Ierna e Alessandra Venturi<br />
www.hsantalucia.it<br />
e-mail: direzione.scientifica@hsantalucia.it
INDICE<br />
Pag.<br />
PRESENTAZIONE 1<br />
INTRODUZIONE 7<br />
SEZIONE I 13<br />
DATI PLANIMETRICI 15<br />
STRUTTURA ORGANIZZATIVA 39<br />
DATI STATISTICI SULL’ATTIVITÀ ASSISTENZIALE 87<br />
SERVIZIO DI DOCUMENTAZIONE E BIBLIOTECA 99<br />
SEZIONE II 157<br />
COLLABORAZIONI SCIENTIFICHE 159<br />
ATTIVITÀ DIDATTICA E FORMATIVA 187<br />
BORSE DI STUDIO 209<br />
SEMINARI E CONVEGNI 273<br />
TRIALS CLINICI 281<br />
PERCORSI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI 285<br />
– BLED – Batteria sul linguaggio dell’emisfero destro. Valutazione<br />
della pragmatica della comunicazione verbale nei pazienti<br />
cerebrolesi (Paola Marangolo, M. Cristina Rinaldi, Marco Lauriola) 287<br />
– Depressione e demenza (Riccardo Torta, Carlo Caltagirone,<br />
Angela Scalabrino, Gianfranco Spalletta) 289<br />
– Field tests for evaluating elite wheelchair basketball players<br />
(Stefano Brunelli, Marco Traballesi, Tiziano Averna,<br />
Paolo Porcacchia, Lorenzo Polidori, Carlo Di Carlo,<br />
Carlo Di Giusto, Marco Marchetti) 291<br />
– Infezioni da Staphylococcus Aureus meticillino-resistente<br />
in strutture ospedaliere di riabilitazione neuromotoria<br />
(Antonino Salvia, Angelo Rossini, Maria Pia Balice,<br />
Sandra Terziani, Emilio Guaglianone, Gianfranco Donelli) 293<br />
2006 V
Indice<br />
– Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica di demenza<br />
(Laura Serra, Roberta Perri, Carlo Caltagirone, Gruppo di Studio<br />
“ Diagnosi precoce della Malattia di Alzheimer ” IT.I.N.A.D.) 297<br />
– Parole in corso. Materiali per il recupero delle difficoltà<br />
di lettura (Anna Judica, Laura Baldoni, <strong>Lucia</strong>na Chirri,<br />
Cecilia Cucciaioni, Guido Del Vento) 301<br />
– Progetto movimento e salute. Consigli pratici per mantenere<br />
una buona efficienza fisica (Marco Traballesi, Tiziano Averna,<br />
Paolo Porcacchia, Emanuela Lucarelli, Cristina Paganelli,<br />
Lorenzo Polidori) 303<br />
– La valutazione del deterioramento cognitivo e<br />
la Mental Deterioration Battery (Ilaria Spoletini, Roberta Perri,<br />
Carlo Caltagirone) 305<br />
PRODUZIONE SCIENTIFICA 309<br />
BREVETTI 357<br />
– Carrozzina per disabili con dispositivi in grado di rilevare e<br />
fornire informazioni dettagliate riguardo al comportamento<br />
di un soggetto disabile rispetto a compiti semplici<br />
(Roberta Annicchiarico, Carlo Caltagirone, Ulises Cortès,<br />
Antonio Benito Martinez Velasco) 359<br />
– Strumento per lo screening del rischio nutrizionale<br />
(Francesco Branca, Giulia Cairella, Francesca Garbagnati,<br />
Umberto Scognamiglio, Giuseppe Rotilio, Antonino Salvia) 361<br />
SEZIONE III 365<br />
SETTORI DI RICERCA 367<br />
ATTIVITÀ DI RICERCA CORRENTE 369<br />
A – Neurologia clinica e comportamentale (Carlo Caltagirone) 371<br />
B – Metodologie innovative in riabilitazione (Francesco Lacquaniti) 423<br />
C – Neuroscienze sperimentali (Giorgio Bernardi) 449<br />
D – Neuropsicologia (Luigi Pizzamiglio) 489<br />
E – Neurofisiopatologia clinica (Maria Grazia Marciani) 523<br />
F – Neuroimmagini funzionali (Emiliano Macaluso) 549<br />
G – Ricerca clinica traslazionale (Stefano Paolucci) 577<br />
ATTIVITÀ PER PROGETTI 597<br />
– Analisi, elettrofisiologica, biologica e comportamentale<br />
in modelli animali di distonia (Nicola Biagio Mercuri) 599<br />
VI 2006
Indice<br />
– A comparison of the pharmacological effects between<br />
carbamazepine and oxcarbazepine: an electrophysiological<br />
study in vitro (Nicola Berretta, Robert Nisticò) 617<br />
– Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and<br />
caspases in cancer and in apoptosis (Daniela Barilà) 621<br />
– Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante<br />
tecniche avanzate di neuroimaging (Marco Bozzali) 641<br />
– Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio (Myrka Zago) 661<br />
– E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento<br />
della qualità della vita nelle persone anziane e disabili<br />
(Carlo Caltagirone) 675<br />
– Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico<br />
tra motoneuroni e glia nella Sclerosi Laterale Amiotrofica:<br />
ricerca di nuovi targets farmacologici<br />
(Anna Maria Michela Di Stasi, Patrizia Longone) 683<br />
– Genetic, transcriptional and biochemical studies of the<br />
mitochondrial aspartate/glutamate transporter (ARALAR)<br />
and the SLC25A12 gene in autism (Antonio M. Persico) 691<br />
– Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e<br />
autonomia di soggetti affetti da disabilità motoria<br />
(Donatella Mattia) 699<br />
– K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for<br />
an ageing Europe) (David Riaño, Roberta Annichiarico) 711<br />
– Meccanismi di danno neuronale alla base della<br />
neurodegenerazione nelle patologie del sistema<br />
extrapiramidale (Antonio Pisani) 721<br />
– Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita<br />
dal paziente e dalla sua famiglia (Rita Formisano) 739<br />
– Riabilitazione neuromotoria e nuove strategie per il recupero della<br />
mobilità in pazienti con esiti di ictus cerebrale (Barbara Marconi) 745<br />
– Studio delle possibili alterazioni elettrofisiologiche dei neuroni<br />
corticali e striatali in un modello animale di Sclerosi Multipla<br />
(topi con encefalite allergica sperimentale) (Diego Centonze) 749<br />
– Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della<br />
Sclerosi Multipla (Anna Maria Papini, Luca Battistini) 753<br />
– Studio del ruolo delle regioni sensorimotorie corticali primarie<br />
nei fenomeni di affaticamento indotti da movimenti ripetuti<br />
dell’arto superiore in lavoratori a rischio (Marco Molinari) 759<br />
– Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
(Stefania Bandinelli, Marco Traballesi) 763<br />
– Utilizzo della vibrazione muscolare nel recupero motorio<br />
in pazienti con esiti di ictus cerebrale (Barbara Marconi) 775<br />
– Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE<br />
e in pazienti con SM e deficit cognitivi (Luca Battistini) 779<br />
2006 VII
PRESENTAZIONE
Con le strutture logistiche in suo possesso, le importanti collaborazioni<br />
scientifiche, la produttività scientifica qualificata ed il<br />
numero crescente di ricercatori presenti nel proprio ambito, la<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si configura da tempo e sempre più come<br />
un’importante realtà nazionale nell’ambito della ricerca biomedica<br />
e neuroscientifica, collocandosi tra i primi quindici IRCCS per<br />
assegnazione di fondi pubblici di ricerca corrente, ma evidenziandosi<br />
al settimo posto assoluto per impact factor ed al primo nel<br />
centro-sud. E ciò evidenzia la continuità di un’opera e di un impegno<br />
a tutto campo anche in un con<strong>testo</strong> congiunturale e discontinuo<br />
di risorse. Per la <strong>Fondazione</strong> il 2006 è stato un periodo di sempre<br />
maggiore stabilizzazione ed accrescimento sotto il profilo clinico-assistenziale,<br />
e di sviluppo sotto quello strutturale-logistico e<br />
di ricerca scientifica. La degenza e le attività ad essa correlate sono<br />
a pieno regime e le evidenze operative avvalorano le scelte effettuate<br />
dal punto di vista assistenziale ed alberghiero.<br />
Nel complesso delle realtà sanitarie-assistenziali esterne si colloca<br />
l’attività della <strong>Fondazione</strong> nell’ambito della rete regionale dei<br />
Centri per le Malattie Rare e nella commissione della Agenzia di<br />
Sanità Pubblica della Regione Lazio per la revisione periodica<br />
delle linee guida per la compilazione e la codifica ICD9-CM della<br />
scheda di dimissione ospedaliera. Di particolare interesse appare,<br />
poi, l’accordo raggiunto con la Sezione Romana della UILDM che<br />
ha portato all’apertura di un laboratorio di ricerca all’interno della<br />
<strong>Fondazione</strong> ed alla definizione di una attività per analisi di diagnostica<br />
genetica in regime di convenzione col SSN.<br />
Dal punto di vista operativo interno si ricorda l’adozione della<br />
“ Cartella infermieristica ”, strumento che attesta le prestazioni<br />
professionali infermieristiche sul paziente come parte integrante<br />
della cartella clinica, e l’attività del Comitato per le Infezioni Ospedaliere<br />
(CIO). Il quale, analizzando i risultati forniti dal laboratorio<br />
analisi della <strong>Fondazione</strong> ed alla luce di una precedente indagine,<br />
ha ritenuto opportuno ripetere lo studio di prevalenza delle infezioni<br />
nosocomiali; sono stati pertanto definiti il protocollo di indagine<br />
e la scheda di rilevazione, strumenti condivisi con i referenti<br />
nelle singole Unità Operative. Nell’aprile 2006 è nato il Gruppo<br />
Operativo sulle Lesioni da Decubito per la stesura di un trial clinico<br />
e per l’elaborazione di linee guida e protocolli assistenziali<br />
condivisi, che nel luglio ha stilato il documento conclusivo sui protocolli<br />
e nel mese di settembre, poi, ha organizzato numerosi<br />
2006 3
Presentazione<br />
incontri formativi con medici ed infermieri per illustrare i protocolli<br />
stessi e la loro corretta applicazione. Alla luce delle richieste<br />
di farmaci per i pazienti ricoverati e di nuove indicazioni terapeutiche<br />
emerse da trials clinici su pazienti in cura presso la <strong>Fondazione</strong>,<br />
è stata istituita una commissione per il Prontuario Terapeutico<br />
Ospedaliero (PTO) che ha aggiornato e diffuso lo stesso a tutti<br />
i medici, i direttori delle Unità Operative, le Caposala ed al Servizio<br />
Farmacia per ottimizzare le richieste e contenere quelle di farmaci<br />
fuori prontuario, e, dall’analisi effettuata a fine 2006, si è<br />
riscontrata una significativa riduzione delle richieste di farmaci<br />
fuori PTO ed un più appropriato uso di antibiotici.<br />
Per quanto riguarda l’attività del Centro Studi Alimentazione e<br />
Riabilitazione (CeSAR), è stato definito un protocollo nutrizionale<br />
per i pazienti post-ictali, con particolare riferimento alla valutazione<br />
dello stato nutrizionale, al fabbisogno reale di ogni paziente<br />
ed al trattamento in caso di deglutizione normale, di vari gradi di<br />
disfagia e di nutrizione enterale. Il protocollo, che fornisce anche<br />
indicazioni per la definizione del piano dietetico successivo alla<br />
dimissione, è pubblicato nel “ Manuale di nutrizione clinica e<br />
scienze applicate ” edito da SEU.<br />
Una apposita commissione costituita dai Direttori (Sanitario,<br />
Scientifico e delle Unità Operative) e dal Responsabile della Qualità<br />
ha elaborato, infine, una serie di percorsi diagnostico-terapeutici<br />
per pazienti affetti da specifici stati e patologie quali la Sclerosi<br />
Multipla, l’ictus cerebri e le patologie respiratorie trattate in DH.<br />
Mentre per l’incontinenza urinaria è stato definito, dal servizio di<br />
Neurourologia, un protocollo riabilitativo applicabile in regime di<br />
day hospital e supportato da un parallelo o successivo programma<br />
domiciliare.<br />
Il 2006 ha visto anche la sostanziale rivisitazione delle attività<br />
del Comitato Etico, il quale, nelle more della propria ricostituzione<br />
ai sensi del DL del 12 maggio 2006 ha aggiornato il Regolamento<br />
per adeguarlo a quanto previsto, sia dal DLgs 211/2003 di attuazione<br />
della direttiva 2001/20/CE relativa all’applicazione della<br />
buona pratica clinica nell’esecuzione delle sperimentazioni cliniche,<br />
sia dal DL 17 dicembre 2004 sull’esecuzione delle sperimentazioni<br />
cliniche, con particolare riferimento a quelle ai fini del<br />
miglioramento della pratica clinica (cosiddetto decreto per le sperimentazioni<br />
no profit), il quale ha definito caratteristiche, tempi e<br />
modalità di sviluppo delle sperimentazioni clinico-farmacologiche<br />
condotte né a fini “ registrativi ” né commerciali.<br />
4 2006
Presentazione<br />
Dal punto di vista della ricerca si è registrato un evidente<br />
aumento dei progetti in attività, delle collaborazioni scientifiche,<br />
del coinvolgimento e partecipazione di rappresentanti dell’Istituto<br />
a simposi, visite e stages in centri di ricerca, nazionali ed internazionali,<br />
come sempre più numerosi sono stati giovani ricercatori<br />
ed affermati scienziati della Unione Europea e di Paesi extracomunitari<br />
che hanno fatto capo alla <strong>Fondazione</strong> (personale interno<br />
ha partecipato a stages formativi in prestigiosi Centri internazionali<br />
per 347 giorni, mentre personale di altre Istituzioni è stato<br />
ospite della <strong>Fondazione</strong> per 1941 giorni). Questo si è reso possibile<br />
per la sempre maggiore apertura dell’Istituto verso diversificati<br />
interessi e realtà di ricerca, del mondo scientifico e industriale,<br />
dell’associazionismo e del volontariato, nazionale ed<br />
internazionale, con la conseguente possibilità di sviluppare<br />
numerosi filoni di attività e singoli progetti anche in presenza di<br />
un sostanziale rallentamento dei flussi programmatici e finanziari<br />
istituzionali.<br />
Particolare evidenza assumono alcune convenzioni di ricerca<br />
per la definizione di ausili con avanzate tecnologie informatiche<br />
che hanno condotto anche a sviluppi brevettuali. In particolare si<br />
ricorda l’accordo triennale con il Centro di Biomedicina Spaziale<br />
dell’Università di Roma Tor Vergata attraverso cui la <strong>Fondazione</strong><br />
prenderà parte ad un importante studio finanziato dall’Agenzia<br />
Spaziale Italiana (ASI) sui disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio:<br />
il progetto parte dalla ricerca spaziale ed in particolare<br />
dagli studi sulla salute degli astronauti in condizioni di microgravità,<br />
mirando a contribuire al miglioramento della qualità di<br />
vita in pazienti con disabilità neuromotorie e cardiorespiratorie.<br />
La crescita costante delle attività scientifiche e delle collaborazioni<br />
si è tradotta anche in un consistente aumento del numero<br />
e della qualità delle pubblicazioni scientifiche edite su riviste internazionali<br />
e ciò trova riscontro in un totale di 984 punti Impact Factor<br />
(l’indice utilizzato per la valutazione della qualità scientifica<br />
delle pubblicazioni) per 237 pubblicazioni, con una media superiore<br />
ai 4 punti IF per pubblicazione. Inoltre, alcune pubblicazioni,<br />
considerate di particolare valore ed interesse, sono state scelte per<br />
rappresentare in copertina il numero della rivista sulla quale sono<br />
state divulgate (“ Oligodendrocytes express P2Y12 metabotropic<br />
receptor in adult rat brain ”, pubblicato su Neuroscience di Settembre<br />
2006 e “ Multisensory processing in sensory-specific cortical<br />
areas ”, pubblicato su Neuroscientist di Agosto 2006).<br />
2006 5
INTRODUZIONE
Ogni anno, dal 1985/86, l’Ospedale di rilievo nazionale e di alta<br />
specializzazione per la riabilitazione neuromotoria S. <strong>Lucia</strong> ha<br />
pubblicato la raccolta della propria produzione scientifica.<br />
Questo nuovo volume, quattordicesimo a partire dal 1992,<br />
anno di riconoscimento del S. <strong>Lucia</strong> come Istituto di Ricovero e<br />
Cura a Carattere Scientifico, contiene una sintesi dell’attività<br />
assistenziale, diagnostica e curativa, insieme a quella didattica, di<br />
studio e approfondimento scientifico, convegnistica, editoriale e di<br />
maggior parte della programmazione scientifica.<br />
Il S. <strong>Lucia</strong> iniziò la propria attività clinica, con diversa denominazione,<br />
nel 1960, per rispondere all’esigenza, all’epoca ancora<br />
molto sentita, di assistenza ai reduci motulesi della seconda guerra<br />
mondiale. Successivamente è proseguita l’attività, sia in regime di<br />
ricovero che ambulatoriale, a favore di pazienti affetti da lesioni<br />
del sistema nervoso o dell’apparato mio-osteo-articolare, aventi<br />
origine da forme morbose o traumatiche con esiti invalidanti. È<br />
noto che queste patologie sono in aumento sulla scena sanitaria,<br />
odierna e futura, in funzione sia dell’invecchiamento della popolazione,<br />
con patologie croniche degenerative ed invalidanti, sia del<br />
numero di infortuni (stradali, lavorativi e domestici).<br />
Gli oltre quarant’anni trascorsi dalla fondazione del S. <strong>Lucia</strong> ad<br />
oggi hanno coinciso con la nascita e lo sviluppo di quella parte<br />
essenziale della Medicina che viene denominata “ Riabilitazione ” e<br />
che persegue lo scopo di restituire ai disabili il possesso parziale o<br />
totale delle attività funzionali lese. A questo processo di crescita il<br />
S. <strong>Lucia</strong> ha recato un contributo importante, avvalendosi della<br />
preziosa esperienza conseguita ospitando nell’ultimo decennio una<br />
media di mille e cinquecento pazienti ogni anno e trattandone,<br />
nello stesso periodo di tempo, un ugual numero ambulatorialmente<br />
o in regime di Day Hospital.<br />
In realtà nei primi anni Sessanta il concetto stesso di riabilitazione,<br />
nella sua accezione moderna, era praticamente sconosciuto.<br />
Esisteva pochissimo in termini di risorse umane professionalizzate,<br />
metodologie e cultura e quel che c’era non veniva riconosciuto<br />
dagli Enti assistenziali dell’epoca. Dal S. <strong>Lucia</strong>, e non solo,<br />
partirono, nel corso degli anni, iniziative e idee che suscitarono<br />
inizialmente perplessità e diffidenza, mentre sono oggi accettate<br />
dai medici e da chiunque si occupi, a vario titolo, di riabilitazione.<br />
Si è cominciato così a parlare delle varie metodologie di rieducazione<br />
funzionale, del reinserimento sociale e lavorativo dei disabili,<br />
della sport-terapia, del trattamento a domicilio o in day-<br />
2006 9
Introduzione<br />
hospital e di tante altre problematiche che appaiono oggi almeno<br />
in parte risolte e acquisite in un ampio “ corpus ” dottrinario e<br />
scientifico.<br />
Quanto si è riportato in questo come negli altri volumi ha<br />
attinenza con l’attività assistenziale che il S. <strong>Lucia</strong> ha svolto, nell’arco<br />
di oltre quarant’anni, in rapporto di convenzione con la<br />
Regione Lazio, che ha consentito la erogazione di interventi assolutamente<br />
gratuiti ed ha così collocato l’Ospedale, di fatto, anche<br />
se non dal punto di vista strettamente giuridico, nella rete ospedaliera<br />
pubblica dando sostanza ai principi del S.S.N. di garanzia del<br />
diritto alla salute sotto l’aspetto preventivo, curativo e riabilitativo.<br />
All’inizio degli anni Ottanta, l’Amministrazione decise di<br />
riservare una parte del bilancio alla ricerca scientifica partendo<br />
dal presupposto che potesse risultare proficua, ai fini di una<br />
migliore conoscenza in ambito clinico-riabilitativo, la ricerca sull’ampia<br />
casistica di cui il S. <strong>Lucia</strong> disponeva.<br />
Fu bandito ogni anno un concorso per il finanziamento di<br />
progetti da portare avanti all’interno della struttura, su temi attinenti<br />
alle finalità istituzionali dell’Istituto. Alla proposta aderì un<br />
certo numero di studiosi universitari soprattutto, ma non esclusivamente,<br />
italiani. Furono condotte ricerche concernenti lo studio<br />
delle neuro-lesioni e delle relative conseguenze d’ordine motorio<br />
e cognitivo. I temi e i risultati di questi studi vennero portati a<br />
conoscenza dei cultori della materia in occasione di Simposi annuali<br />
e furono oggetto, nel contempo, di una serie numerosa di<br />
pubblicazioni su riviste scientifiche e di divulgazione, italiane ed<br />
estere. Fra gli argomenti di maggiore interesse, sono da annoverare<br />
gli studi sui disturbi attentivi, sul trattamento delle sindromi<br />
post-comatose, sulla diagnosi e la cura delle afasie, sulla vescica<br />
neurologica.<br />
In parallelo all’attività di ricerca si sviluppò anche l’attività<br />
didattica: in un primo tempo, presso l’Istituto, si effettuarono i<br />
tirocini di alcune Scuole Universitarie per Terapisti della Riabilitazione<br />
e in seguito due di queste fruirono dei locali e delle attrezzature<br />
necessari all’espletamento della loro attività istituzionale.<br />
Anche i docenti furono in gran parte reperiti fra gli stessi medici e<br />
tecnici dipendenti. Da alcuni anni inoltre alle scuole summenzionate<br />
si sono aggiunte quella presso l’Università Tor Vergata di<br />
Roma per il conseguimento della specializzazione in Urologia, in<br />
Neurologia e in Neuropsicologia, i cui allievi frequentano quotidianamente<br />
le corsie ed i laboratori di ricerca dell’Istituto.<br />
10 2006
Introduzione<br />
Il complesso di attività cliniche, di ricerca e didattiche ha portato<br />
il <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ad essere riconosciuto come Istituto di Ricovero<br />
e Cura a Carattere Scientifico con decreto congiunto dei<br />
Ministeri della Sanità e dell’Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica<br />
(agosto 1992). Tale riconoscimento colloca la struttura<br />
stessa tra gli Ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione<br />
per la riabilitazione neuromotoria.<br />
2006 11
SEZIONE I
Dati<br />
planimetrici
16 2006
➔<br />
➔<br />
➔<br />
2006 17
Sezione I<br />
DATI PLANIMETRICI<br />
Sede di Roma, Via Ardeatina 306<br />
Superficie totale mq 90.000<br />
Cubatura complessiva mc 220.000<br />
Area coperta mq 70.000<br />
Area a verde mq 40.000<br />
Parcheggi mq 35.000<br />
Locali per la Degenza mq 30.000<br />
Servizi Riabilitativi mq 7.450<br />
Terapia del linguaggio mq 350<br />
Trattamenti riabilitativi extra-ospedalieri mq 800<br />
Terapia cognitiva e comportamentale mq 200<br />
Day Hospital respiratorio mq 500<br />
Palestre U.O. mq 2.100<br />
Palestra MFR (esterni) mq 500<br />
Palestra attività sportive varie mq 1.600<br />
Idrochinesiterapia mq 1.400<br />
18 2006
Dati planimetrici<br />
Poliambulatorio mq 1.000<br />
Laboratorio Analisi mq 300<br />
Dipartimento Immagini mq 650<br />
Laboratori di ricerca (in attività) mq 3.450<br />
Neurofisiopatologia mq 470<br />
Neuropsicologia mq 580<br />
Fisiologia neuromotoria mq 800<br />
Neurologia clinica e comportamentale mq 450<br />
Neuroimmagini funzionali mq 300<br />
Neuroimmagini funzionali Centro Fermi mq 400<br />
Neuroimmagini funzionali (da ristrutturare) mq 350<br />
Centro studi in alimentazione e riabilitazione mq 100<br />
Centro Congressi mq 1.240<br />
Aule didattica mq 1.000<br />
Biblioteca mq 440<br />
Uffici (Amministrazione, Direzione Sanitaria<br />
e Direzione Scientifica) mq 1.850<br />
Servizi vari (manutenzione, depositi, archivi,<br />
magazzini, guardaroba, cucina) mq 4.000<br />
2006 19
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Via Ardeatina, 306<br />
G<br />
RA<br />
Grande<br />
Raccordo<br />
Anulare<br />
▼<br />
20 2006
AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />
2006 21
LEGENDA<br />
A PORTINERIA<br />
B MAGAZZINO<br />
C LAVANDERIA<br />
D SPOGLIATOI<br />
E CAMERA MORTUARIA<br />
F UFFICI - ACCETTAZIONE -<br />
POLIAMBULATORIO - RADIOLOGIA -<br />
LABORATORIO DI NEUROIMMAGINI<br />
G EDIFICIO IN RISTRUTTURAZIONE<br />
G1 NUOVE DEGENZE<br />
H GAS MEDICALI<br />
J MAGAZZINI<br />
K1 MANUTENZIONE<br />
K2 UFFICIO TECNICO - R.S.P.P.<br />
K3 CASA AGEVOLE<br />
P NEUROPSICOLOGIA<br />
Q ALLOGGIO SUORE<br />
R PISCINA<br />
S SERVIZIO RIABILITAZIONE AMBULATORIALE<br />
T DAY HOSPITAL RESPIRATORIO,<br />
SERVIZIO DI TERAPIA COGNITIVA<br />
E COMPORTAMENTALE, BAR<br />
U1 SERVIZIO DI RIABILITAZIONE<br />
EXTRAOSPEDALIERA BAMBINI ED ADULTI<br />
U2 LABORATORIO ANALISI,<br />
LABORATORI RICERCA<br />
V MAGAZZINO<br />
Z1 LABORATORI NEUROFISIOPATOLOGIA<br />
Z2 CENTRO CONGRESSI<br />
Z3 LABORATORI NEUROLOGIA CLINICA<br />
E COMPORTAMENTALE<br />
Z4 BIBLIOTECA<br />
Z5 LABORATORI FISIOLOGIA<br />
NEUROMOTORIA<br />
W POLO DIDATTICO<br />
22 2006
Dati planimetrici<br />
SVILUPPO EDILIZIO (Sede di Roma, Via Ardeatina 306)<br />
Per migliorare il livello delle proprie strutture assistenziali e di ricerca,<br />
l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> ha richiesto e ottenuto una concessione edilizia in deroga, ai<br />
sensi dell’art. 3 par. 19 delle NTA di PRG.<br />
L’intervento edilizio realizzato corrisponde in pieno alle nuove esigenze<br />
scaturite dalla normativa in materia di riorganizzazione del servizio sanitario<br />
e di razionalizzazione della spesa in quanto si identifica con le priorità funzionali<br />
alle esigenze di rinnovamento strategico degli interventi in materia di<br />
edilizia sanitaria. In particolare, con riferimento all’adeguamento agli standard<br />
indicati dalla legge 18/7/1996 n. 382 di conversione del decreto legge<br />
17/5/1996 n. 280 recante “ Disposizioni urgenti nel settore sanitario ”, l’intervento<br />
è funzionale al raggiungimento dei parametri previsti (utilizzazione<br />
dei posti letto ad un tasso non inferiore al 75% in media annua; standard di<br />
dotazione media di 5,5 posti letto per mille abitanti, di cui l’1 per mille riservato<br />
alla riabilitazione ed alla lungodegenza post-acuzie; tasso di spedalizzazione<br />
del 160 per mille). Infatti il complesso ospedaliero dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
è monospecialistico per la riabilitazione neuromotoria e detto settore, a cui<br />
viene riservato dalle norme programmatorie uno standard parametrico di un<br />
posto letto per mille abitanti, oltre a registrare enormi carenze in tutto il territorio<br />
nazionale (20.000 posti letto) è destinato a confrontarsi con sempre<br />
maggiori richieste prodotte da una serie di fattori primo fra tutti l’innalzamento<br />
dell’età media della popolazione che di per sé comporta un aumento<br />
delle patologie invalidanti.<br />
Il DPR 14/1/1997 ha posto a carico delle strutture sanitarie l’obbligo di<br />
adeguarsi nei propri requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi entro il<br />
termine di cinque anni. L’intervento, comunque, oltre a garantire il rispetto<br />
del predetto DPR si prefigge un completo adeguamento agli standard indicati<br />
per gli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione in modo da far<br />
rientrare il S. <strong>Lucia</strong>, migliorando gli aspetti alberghieri e dell’accoglienza,<br />
anche negli standard attuali di analoghe istituzioni europee.<br />
La necessità di aggiornare gli aspetti strutturali della qualità, così come<br />
puntualizzato dal DL 30/12/1992 n. 502 e successive modificazioni e integrazioni,<br />
comporta ovviamente un costante adeguamento della struttura e delle<br />
prestazioni alle esigenze dei cittadini con una particolare attenzione alla<br />
umanizzazione e alla personalizzazione dell’assistenza. Pertanto viene assicurata<br />
(in conformità con il decreto 15/10/1996 in GU 18/1/1997) una serie di<br />
indicatori quale strumento ordinario di verifica della qualità dei servizi e delle<br />
prestazioni per rispondere alle esigenze valutative dei vari livelli di governo del<br />
SSN. Inoltre in relazione agli interventi strutturali riferiti alla qualità percepita<br />
sono stati tenuti presenti anche gli indicatori specifici di domanda e di accessibilità<br />
di cui al decreto ministeriale 24/7/1995 in GU 10/11/1995 n. 263. La<br />
realizzazione dell’intervento comporta altresì un integrale recepimento della<br />
normativa prevista dal DL 626/1994.<br />
Ai fini del miglioramento della sicurezza e della salute negli ambienti di<br />
lavoro vengono compiutamente attuate le direttive UE in materia garantendo<br />
soluzioni tecniche e requisiti di sicurezza per alcune situazioni emergenti<br />
2006 23
Sezione I<br />
quali la corretta eliminazione dei materiali e dei rifiuti speciali, tossici e<br />
nocivi; sistemi di protezione antincendio, antisismica e acustica; sicurezza e<br />
continuità elettrica; sicurezza antinfortunistica; protezione delle radiazioni<br />
ionizzanti e pronto soccorso in casi di emergenza; la protezione da agenti<br />
cancerogeni; la protezione da agenti biologici; le misure specifiche per i laboratori<br />
e gli stabulari con riferimento alla normativa nazionale regionale e<br />
locale (DPR 20/2/1997).<br />
È stato affrontato l’aspetto della manutenzione attraverso la definizione<br />
di un programma organico diretto al mantenimento in efficienza della struttura,<br />
con esclusione di semplici interventi manutentivi. In armonia alla legge<br />
sui lavori pubblici 11/2/1994 n. 109 modificata con la legge 2/6/1995 n. 216 di<br />
conversione del DL 3/4/1995 n. 101, il progetto esecutivo è corredato da apposito<br />
piano di manutenzione dell’opera.<br />
NUOVO FABBRICATO PER LE DEGENZE<br />
A seguito del DL 269/1993, fermo restando il numero dei posti letto, si<br />
vuole elevare notevolmente lo standard qualitativo dei servizi e della ricettività<br />
dell’ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, prevedendo un requisito minimo funzionale di mq<br />
20 netti di stanza di ricovero per posto letto, nonché la dotazione dei relativi<br />
servizi complementari specificati dal DM 29/1/1992.<br />
I lavori e gli interventi resi necessari dall’adeguamento del presidio<br />
ospedaliero alle nuove disposizioni di legge, oltre ad essere notevoli e complessi,<br />
sono stati eseguiti senza provocare soluzioni di continuità nelle prestazioni<br />
sanitarie fornite, pertanto, si è operato secondo il seguente programma:<br />
1. ampliamento dello spazio destinato alle degenze e alla nuova palestra<br />
per le attività sportive;<br />
2. realizzazione di parcheggi interrati;<br />
3. trasferimento delle degenze dal vecchio al nuovo fabbricato;<br />
4. intervento di ristrutturazione dell’edificio esistente.<br />
Data la vitale importanza costituita dagli spazi aperti per le attività<br />
integrative della terapia riabilitativa, la soluzione adottata contempla la realizzazione<br />
del nuovo fabbricato su un grande piano porticato che non riduce l’estensione<br />
delle superfici all’aperto, ma anzi ne migliora la funzionalità e l’utilizzabilità<br />
anche in caso di maltempo.<br />
L’ampliamento si sviluppa su un corpo fabbrica ad “ L”, costituito da sei<br />
piani più il piano porticato, affiancato alla preesistenza ed a questa opportunamente<br />
collegato. Ogni piano è occupato da una divisione nella quale sono<br />
allocati le stanze di degenza e tutti i relativi servizi di piano, compresa una<br />
sezione di Day-Hospital.<br />
L’intervento è fondato su due principi-obiettivo:<br />
1. centralità del ricoverato, il quale trova nella struttura di riabilitazione<br />
un luogo di relazioni, oltre che di servizi, con caratteristiche evocative della<br />
qualità alberghiera;<br />
24 2006
Dati planimetrici<br />
2. ottimizzazione della funzionalità distributiva per assicurare la migliore<br />
leggibilità e vivibilità del luogo da parte degli utilizzatori del servizio e, contemporaneamente,<br />
le migliori condizioni operative per le risorse umane impegnate<br />
a fornirlo, il tutto cercando di perseguire il massimo dell’“ economicità ”<br />
della gestione.<br />
Le diverse soluzioni si sono trovate attivando un processo circolare iterativo<br />
di verifiche sulle successive stesure delle proposte progettuali, processo<br />
che ha coinvolto stabilmente tecnici, Direzione Sanitaria e management e, di<br />
volta in volta, qualificate consulenze specialistiche.<br />
La cellula base del progetto di ampliamento è la stanza di degenza che<br />
con la sua dotazione di spazi (circa 40 mq cui si aggiungono 5,5 mq di bagno)<br />
rappresenta, per i due posti letto ospitati, uno degli standard più elevati oggi<br />
conseguibili. Questo livello qualitativo non è assicurato dal solo e semplice<br />
dato dimensionale.<br />
Particolare cura è stata posta nello studio dell’illuminazione naturale e<br />
delle opzioni di oscuramento parziale o totale dell’ambiente, dell’illuminazione<br />
artificiale, dei servizi complementari offerti di intrattenimento e di<br />
comunicazione, delle soluzioni di arredo e nelle finiture, nonché nell’impiantistica<br />
di climatizzazione.<br />
Il risultato è una confortevole unità abitativa nella quale è possibile anche<br />
soggiornare e avere vita di relazione senza i disagi del sovraffollamento e dove<br />
lo stimolo ad uscire e frequentare gli spazi esterni (fattore importantissimo<br />
nell’ambito della terapia riabilitativa) è indotto dalla migliore qualità dei servizi<br />
offerti e delle opzioni reperibili piuttosto che dalla invivibilità dello spazio<br />
di degenza assegnato.<br />
Il piano tipo delle nuove degenze dell’Ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha una<br />
superficie totale di circa 5.000 mq, conformata ad “ L’’ ed ospita 53 posti<br />
letto distribuiti in ventisette stanze a loro volta suddivise in due sottodivisioni<br />
innestate su un corpo cerniera, destinato a spazi collettivi comuni,<br />
ospitante un grande soggiorno di circa 150 mq, pensato con le caratteristiche<br />
di immagine di un bar-ritrovo, la palestra di piano di circa 350 mq<br />
nonché i servizi di Day Hospital e tutti gli ambienti destinati al personale<br />
medico, paramedico e ausiliario.<br />
Nell’edificio è inglobata la palestra di circa 1.600 mq per le attività sportive<br />
varie. Al piano interrato, sotto il portico, sono localizzati oltre alla palestra,<br />
i depositi, e tutti i locali per attività tecniche e di supporto.<br />
Sul versante impiantistico sono state effettuate scelte che privilegiano<br />
l’alta qualità dei materiali impiegati, il controllo dei consumi, l’affidabilità dei<br />
sistemi e l’integrazione degli stessi per una gestione ottimale del comfort<br />
ambientale, della sicurezza e dell’igiene ospedaliera.<br />
Le scelte attuate non solo rispondono pienamente alle normative vigenti<br />
in materia ma recepiscono anche, dove applicabili, le nuove indicazioni che i<br />
vari Enti preposti sono in via di definizione creando i presupposti perché<br />
l’edificio rientri negli standard europei.<br />
È altresì presente una completa dotazione di impianti speciali (rivelazione<br />
e spegnimento incendi, fonia e trasmissione dati, diffusione sonora e<br />
2006 25
Sezione I<br />
audiovisivi, chiamata infermieri, supervisione e controllo, controllo accessi,<br />
TV a circuito chiuso, distribuzione gas medicali) che svolgeranno il servizio di<br />
intrattenimento, tutela e sicurezza per gli occupanti e forniranno un elevato<br />
numero di facilities per gli operatori del centro.<br />
Dato il tipo di utenza, la tutela degli occupanti l’edificio è stata oggetto di<br />
particolare attenzione sia in termini di sicurezza passiva e di facilità d’esodo<br />
che di prevenzione. Tutti gli ambienti sono controllati dall’impianto di rivelazione<br />
incendi che è gestito, in condizioni di normale funzionamento, da un<br />
sistema di supervisione e controllo che mette a disposizione del personale<br />
preposto alla vigilanza un’interfaccia uomo macchina di immediato e facile<br />
utilizzo.<br />
RISTRUTTURAZIONE EDIFICIO PREESISTENTE<br />
Con le opere previste dal progetto esecutivo, consistenti principalmente –<br />
ma non esclusivamente - nella demolizione e ricostruzione del cosiddetto<br />
“ edificio storico ” dell’Ospedale <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (ex fabbricato degenze), si completa<br />
l’intervento di ammodernamento e ampliamento a suo tempo avviato<br />
con la realizzazione del nuovo edificio destinato alle degenze. La parte più<br />
consistente dell’intervento riguarda appunto l’edificio “ G”, dove erano ospitate<br />
le degenze prima di essere trasferite nel nuovo edificio contiguo (v. fig. 1).<br />
L’edificio storico, liberato delle degenze, deve essere demolito e interamente<br />
ricostruito e ampliato realizzando un nuovo fabbricato contenuto, di<br />
massima, nell’ingombro planimetrico e nella sagoma di quello preesistente,<br />
mentre in fregio al vicolo dell’Annunziatella – nell’area da liberare previamente<br />
con la demolizione di alcuni manufatti esistenti – devono essere realizzati<br />
la nuova camera mortuaria e altri servizi più avanti specificati (v. fig. 2).<br />
Edificio nuove degenze<br />
Area intervento edif. G<br />
Area intervento<br />
camera mortuaria e servizi<br />
Figura 1<br />
26 2006
Dati planimetrici<br />
Il nuovo fabbricato “ G”, una volta demolito l’ex fabbricato degenze, si svilupperà<br />
per due piani interrati e quattro fuori terra, di cui due con un fronte cieco<br />
perché attestati sul dislivello esistente tra il piano della piazza interna (convenzionalmente<br />
designato come 2°) e quello della viabilità servente l’accettazione e il<br />
nuovo edificio degenze, convenzionalmente designato come piano terra (v. fig. 3).<br />
Il fabbricato “ G” ricostruito sarà servito da quattro corpi scala e collegato<br />
con le nuove degenze attraverso due strutture ponte che metteranno in diretto<br />
collegamento le degenze con le funzioni accolte nell’edificio ricostruito (v. fig. 2).<br />
L’intervento prevede altresì la realizzazione di un insieme di gallerie interrate<br />
destinate a mettere in comunicazione il nuovo fabbricato “ G”, il fabbricato delle<br />
degenze, la nuova camera mortuaria e i servizi connessi, la piscina, il reparto<br />
diagnostico, gli uffici amministrativi e l’accettazione. In corrispondenza dei collegamenti<br />
orizzontali di queste strutture ponte si realizzeranno due importanti<br />
collegamenti verticali, al servizio dei sei piani di degenza, costituiti da due<br />
impianti di ascensore.<br />
Figura 2<br />
2006 27
Sezione I<br />
Figura 3<br />
La destinazione principale dell’edificio “ G” ristrutturato è per spazi di<br />
relazione, per servizi comuni, per laboratori di riabilitazione e ricerca e per<br />
studi medici. Più in dettaglio gli spazi sono così sommariamente distribuiti:<br />
• al piano primo interrato le zone di deposito della cucina con gli spogliatoi<br />
degli addetti, i locali deposito, i corridoi di collegamento tra la<br />
piscina esistente, la nuova palestra - campo basket, il fabbricato degenze e<br />
la diagnostica; in zona separata sono collocati i locali tecnici dell’impianto<br />
di climatizzazione; al medesimo livello, ma in altra area, posta in fregio al<br />
vicolo dell’Annunziatella, si prevede, dopo la demolizione degli edifici sovrastanti,<br />
la realizzazione della nuova camera mortuaria, degli spogliatoi del<br />
personale dei servizi esterni e di locali tecnici destinati al deposito e smaltimento<br />
dei rifiuti;<br />
• al piano terra i laboratori di riabilitazione e ricerca, i locali tecnici e la<br />
zona dedicata allo scarico merci e derrate destinate alla cucina;<br />
• al piano primo i laboratori di riabilitazione e ricerca, gli studi medici,<br />
la centrale termica e i locali serbatoio per le necessità dell’antincendio;<br />
• al piano secondo tutti gli spazi di relazione e i servizi comuni: la cappella,<br />
i soggiorni, il bar, piccoli negozi, l’edicola, due sale mensa e le cucine;<br />
tutti questi ambienti affacciano su una piazza a livello pavimentata e attrezzata<br />
che, da sempre, rappresenta lo spazio di relazione per eccellenza dell’Ospedale;<br />
queste funzioni sono direttamente collegate al fabbricato degenze<br />
per il tramite di due corridoi aerei;<br />
• al piano terzo si trovano laboratori di riabilitazione e ricerca e gli studi<br />
medici; queste funzioni sono direttamente collegate al fabbricato degenze per<br />
il tramite di due corridoi aerei;<br />
• al piano quarto si trovano laboratori di ricerca e studi medici, gli<br />
alloggi del medico di guardia e del cappellano, oltre ad una estesa terrazza<br />
giardino, il tutto messo in comunicazione con le degenze tramite i collegamenti<br />
aerei.<br />
28 2006
Dati planimetrici<br />
Per quel che attiene le finiture architettoniche il fabbricato, le cui strutture<br />
principali sono previste in cemento armato e conformi alle intervenute<br />
norme antisismiche per la città di Roma, è rivestito da una facciata in GFRC<br />
(cemento rinforzato con fibre di vetro) adeguatamente coibentata e sagomata<br />
a disegno e da specchiature vetrate realizzate parte con infissi strutturali e<br />
parte con infissi a nastro. Tutte le parti vetrate mantengono caratteristiche<br />
tecniche ed estetiche analoghe a quelle delle vetrature già installate nel nuovo<br />
fabbricato degenze.<br />
La copertura del piano terzo, la più estesa, sarà un vero e proprio giardino<br />
pensile realizzato con aiuole, percorsi e aree sosta coperte da pergolati e<br />
prevede un consistente strato di terreno vegetale che, in alcune zone, consente<br />
anche la piantumazione di essenze di medio fusto. La copertura dei corpi più<br />
alti è invece destinata ad ospitare i macchinari degli impianti tecnici. Per la<br />
zona del secondo piano, trattata come “ piazza ”, a livello si prevede la rimozione<br />
e il reimpianto di parte degli alberi esistenti, la creazione di aiuole e<br />
panchine nonché nuove piantumazioni.<br />
L’edificio “ G” è funzionalmente accessibile dall’attuale corpo degenze<br />
con dei collegamenti aerei completamente vetrati situati al secondo, al terzo<br />
e al quarto piano, e al primo piano interrato un sistema di corridoi, illuminato<br />
tramite le intercapedini con finestre di ampia dimensione con luce<br />
naturale e artificiale indiretta con effetto naturale, permette di raggiungere,<br />
raccordando quote altimetriche diverse, tutte le parti del complesso ospedaliero.<br />
Un corridoio separato ed esclusivamente dedicato smaltisce lo “ sporco ”<br />
di tutta l’area raggiungendo una nuova zona di raccolta dei rifiuti semplici e<br />
speciali situata su vicolo dell’Annunziatella dopo la camera mortuaria. Tutte<br />
le parti dell’attuale fabbricato degenze e degli altri manufatti interessati<br />
dovranno, in conseguenza della realizzazione di questi nuovi collegamenti,<br />
subire adeguamenti strutturali, impiantistici ed architettonici di rilevante<br />
entità. Inoltre a servizio dell’attuale fabbricato degenze verranno aggiunti due<br />
ascensori di grande dimensione e di alta tecnologia al servizio di tutti i piani.<br />
Le partizioni interne del fabbricato, ad eccezione di quelle in cemento<br />
armato con funzione strutturale, sono realizzate in laterizio alveolare con<br />
elevata resistenza al fuoco per le parti principali ed i corridoi mentre per le<br />
divisioni degli ambienti sono in pannelli di gesso ceramico fibrorinforzato,<br />
poggianti su pavimentazione continua, al fine di assicurare la massima flessibilità<br />
per eventuali cambi di distribuzione che si rendessero necessari in<br />
futuro. Le finiture interne assicurano una continuità visiva e strutturale fra il<br />
nuovo fabbricato e l’attuale edificio degenze e prevedono pavimenti in<br />
marmo per le scale e gli sbarchi ascensori, in gres ceramico porcellanato per<br />
i corridoi, gli ambienti e i gruppi bagni, pavimenti tecnici per i locali cucine<br />
e i depositi; le pareti sono protette ove necessario da zoccolature ad altezza<br />
variabile in marmo o gres porcellanato e rivestite da parati a resistenza e<br />
caratteristiche tecniche diverse a seconda degli ambienti. Le finestre, di<br />
ampia dimensione, sono dotate di schermature per la protezione dall’irraggiamento<br />
solare con tende situate all’interno dell’infisso stesso o esternamente.<br />
Le zone a maggior irraggiamento solare sono protette da schermature<br />
frangisole.<br />
2006 29
Sezione I<br />
I volumi degli impianti tecnici, nei casi in cui rimangono in vista, sono<br />
schermati da pannellature metalliche.<br />
I collegamenti ponte e il corpo ascensore adiacente, sono rivestiti con un<br />
sistema di vetro strutturale del tipo a vetrate appese.<br />
Tutta l’area superficiale che circonda il fabbricato subirà le necessarie<br />
modifiche ed integrazioni riconfigurando il sistema viario, le aiuole, i marciapiedi,<br />
le alberature, l’illuminazione e quant’altro sia necessario per ridare continuità<br />
fisica e visiva alla parte dell’Ospedale interessata dall’intervento.<br />
È da rilevare che, per dare maggiore continuità tra il nuovo fabbricato<br />
“ G” e l’attuale fabbricato degenze, la pavimentazione stradale tra i due edifici<br />
è prevista, rinforzata, con le stesse caratteristiche estetiche e cromatiche di<br />
quella dell’attuale piano porticato e della nuova “ piazza ”, le parti restanti di<br />
pavimentazione stradale sono previste in asfalto a colore.<br />
Oltre al fabbricato principale è prevista, per la configurazione strutturale<br />
dei percorsi interrati, la demolizione e la successiva riedificazione del piccolo<br />
edificio situato in prossimità dell’accettazione che sarà destinato ad uffici e<br />
depositi dei giardinieri.<br />
Un cenno a parte riguarda l’edificazione interrata della nuova camera<br />
mortuaria, che, come già detto, è collegata tramite i percorsi interrati al fabbricato<br />
degenze.<br />
La posizione appartata è raggiungibile tramite un nuovo accesso carrabile<br />
creato nel muro di recinzione di vicolo dell’Annunziatella, ed è illuminata da<br />
lucernai e da un pozzo di luce situato nel giardino schermato da essenze a<br />
verde che ne garantiscano la riservatezza.<br />
30 2006
Dati planimetrici<br />
DATI PLANIMETRICI<br />
Sede di Roma, Via del Fosso di Fiorano 65<br />
Superficie totale mq 76.350<br />
Cubatura complessiva mc 78.000<br />
Area coperta ristrutturata in laboratori mq 15.000<br />
di cui: FSL (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>) mq 5.000<br />
EBRI (European Brain Researce Institute) mq 6.000<br />
CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) mq 4.000<br />
Area coperta da ristrutturare in laboratori mq 11.000<br />
2006 31
GRANDE RACCORDO ANULARE<br />
Via di Tor Pagnotta<br />
Via dei Fucilieri<br />
Via dell'Esercito<br />
Via dei Bersaglieri<br />
Via dei Genieri<br />
Via Ardeatina<br />
Fosso di Fiorano<br />
Vc. di Tor Chiesaccia<br />
Vicolo del Bel Poggio<br />
Casale<br />
Prato Smeraldo<br />
Fosso di Fiorano<br />
KM 51<br />
Torre Pagnotta<br />
Piazza<br />
dei<br />
Crabinieri<br />
Cecchignola<br />
Via della Cecchignola<br />
GRANDE RACCORDO ANULARE<br />
➔<br />
V. Casale Bicocca<br />
Via del<br />
Bel Poggio<br />
Via di Tor Pagnotta<br />
Via del Bel Poggio<br />
Via di Tor Pagnotta<br />
Via Ardeatina<br />
Via A. Carruccio<br />
Via D. Centro del Bivio<br />
Via U. Montelatici<br />
Via Ardeatina<br />
32 2006
AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />
2006 33
Sezione I<br />
DATI PLANIMETRICI<br />
Sede di Roma, Via della Fotografia 90<br />
Superficie totale mq 1.345<br />
• Sala soggiorno comune<br />
• Cucina comune<br />
• Sala da pranzo comune<br />
• Sala per terapie di gruppo<br />
• Sala per corsi di informatica<br />
• Sala per decoupage<br />
• Sala per attività didattica<br />
• Camere da letto doppie per ospite e familiare accompagnatore<br />
dotata di bagno per disabile<br />
• 4 cucinotti<br />
• Giardino attrezzato<br />
• Ufficio informazioni e segreteria<br />
• Ufficio amministrazione<br />
• Ufficio Psicologi<br />
• Ufficio Assistente Sociale ed Educatore<br />
• Ufficio Direzione A.R.CO. 92 Onlus<br />
• Sala Volontari A.R.CO. 92 Onlus<br />
• Locali di supporto (4 Bagni di servizio, lavanderia, alloggio custode,<br />
dispensa e spogliatoio)<br />
34 2006
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Casa Dago<br />
Via della Fotografia, 90<br />
Grande<br />
Raccordo<br />
Anulare<br />
▼<br />
2006 35
AEROFOTOGRAFIA ANNO 2003<br />
Casa Dago<br />
Via della Fotografia, 90<br />
36 2006
Dati planimetrici<br />
2006 37
Sezione I<br />
CASA DAGO<br />
“ CASA DAGO” è una struttura per il reiserimento sociale e la reintegrazione<br />
familiare supervisionata del soggetto post-comatoso. Ha sede in Roma,<br />
Via della Fotografia 90, nelle vicinanze della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in considerazione<br />
della necessità dell’assistenza sanitaria in regime di Day Hospital.<br />
La struttura e la dotazione della Casa Dago consentono alle famiglie del<br />
paziente post-comatoso di verificare, prima del definitivo rientro in famiglia,<br />
le inevitabili difficoltà di gestione e di convivenza con un paziente con persistenti<br />
deficit neuromotori e neuropsicologici.<br />
Casa Dago è dotata di spazi comuni che favoriscono la socializzazione dei<br />
pazienti e l’incontro dei familiari, allo scopo di promuovere quella solidarietà<br />
che può essere di grande aiuto e conforto alle famiglie stesse. Gli ambienti<br />
destinati alle attività sono: una sala computer, un giardino attrezzato, una<br />
sala poli-funzionale adibita allo svolgimento delle terapie di gruppo per<br />
pazienti e familiari e alle Attività Assistite con gli Animali, una sala per attività<br />
didattiche teoriche ed una sala per attività di decoupage, ceramica, ecc.<br />
In sintesi è stato utilizzato un immobile, senza barriere architettoniche,<br />
dotato di spazi esterni adeguati per le attività sopra descritte e costituito da<br />
spazi forniti di mobili, arredi ed attrezzature specifici.<br />
38 2006
Struttura<br />
organizzativa
Sezione I<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è un IRCCS di diritto privato e un<br />
Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione<br />
neuromotoria. Lo Statuto approvato con decreto ministeriale<br />
del 20/10/1998, pubblicato in estratto sulla GU del 4/11/<br />
1998 serie generale n. 275 è integralmente riportato nelle pagine<br />
seguenti.<br />
Il nuovo Regolamento Organico (in sostituzione di quello del<br />
4/11/1999) è stato inviato al Ministero della Salute il 19/5/2004, ed<br />
è riprodotto nelle pagine seguenti. È stato elaborato in adempimento<br />
alle disposizioni del decreto legislativo 229/1999 ed in particolare<br />
all’art. 15 undecies che prevede l’adeguamento da parte<br />
degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di diritto<br />
privato dei propri ordinamenti del personale al predetto decreto.<br />
Presidente: Maria Adriana Amadio<br />
Direttore Generale: Luigi Amadio<br />
Direttore Scientifico: Carlo Caltagirone<br />
Direttore Sanitario: Antonino Salvia<br />
Direttore Amministrativo: Beniamino Ceccarelli<br />
Direttore Servizi Tecnico Economali: Maria Adriana Amadio<br />
Collegio Sindacale: Enrico Santoro<br />
Michele Lucciola<br />
Fernando Pietrostefani<br />
40 2006
Struttura organizzativa<br />
Comitato Etico: Fiorenzo Angelini<br />
Massimo Biagini<br />
Carlo Caltagirone<br />
Vincenzo Castellano<br />
Francesco Chiappetta<br />
Maria Giulia Colombini<br />
Anna Maria Di Nardo<br />
Piero Fucci<br />
Antonio Ierna<br />
Massimo Musicco<br />
Antonino Salvia<br />
Stefano Paolucci<br />
Bruno Silvestrini<br />
Elena Villa<br />
Consiglio dei Sanitari: Antonino Salvia<br />
Carlo Caltagirone<br />
Rita Formisano<br />
Lucio Fraracci<br />
Maria Grazia Grasso<br />
Marco Molinari<br />
Stefano Paolucci<br />
Luigi Pizzamiglio<br />
Sandra Terziani<br />
Marco Traballesi<br />
Personale dell’Istituto 2006<br />
Laureati in ruolo 72<br />
Contrattisti e borsisti 95<br />
Infermieri e tecnici sanitari 316<br />
Personale tecnico 80<br />
Servizi generali 135<br />
Amministrativi 42<br />
Totale 740<br />
2006 41
Attività editoriale<br />
DIREZIONE<br />
AMMINISTRATIVA<br />
Personale<br />
Amministrazione<br />
Pianificazione<br />
e controllo<br />
Sistemi informativi<br />
Clienti<br />
DIREZIONE GENERALE<br />
Sicurezza<br />
Relazioni esterne<br />
Segreteria generale Pianificazione strategica<br />
DIREZIONE<br />
ECONOMATO<br />
DIREZIONE<br />
SANITARIA<br />
Servizi generali<br />
Servizi socio sanitari<br />
Servizio acquisti<br />
Poliambulatorio<br />
Centro congressi<br />
e didattica<br />
Servizi diagnostici<br />
Servizi tecnici<br />
Unità di degenza<br />
Servizi di supporto<br />
gestione CERC<br />
Riabilitazione<br />
interdivisionale<br />
ed extraospedaliera<br />
Ufficio stampa<br />
SEZIONE<br />
FORMAZIONE<br />
ECM<br />
DIREZIONE<br />
SCIENTIFICA<br />
Coordinamento<br />
Comitato<br />
Tecnico-Scientifico<br />
Comitato Etico<br />
Laboratori e servizi<br />
di ricerca<br />
Polo Didattico<br />
Biblioteca<br />
42 2006
Assistenza<br />
spirituale<br />
Servizi socio-sanitari<br />
Accettazione:<br />
Poliambulatorio<br />
Ricoveri Ordinari<br />
Day Hospital<br />
Assistenza sanitaria<br />
Assistenza sociale<br />
Gestione terapie<br />
Informazioni<br />
Riabilitazione esterna<br />
Servizio mortuario<br />
Servizio dietologico<br />
URP<br />
Casa Dago<br />
Sistema informativo<br />
ospedaliero<br />
Poliambulatorio<br />
Andrologia<br />
Angiologia<br />
Cardiologia<br />
Dermatologia<br />
Ecografia<br />
Foniatria<br />
Medicina dello Sport<br />
Medicina Fisica<br />
e Riabiitazione<br />
Medicina Preventiva<br />
Neurofisiopatologia<br />
Neurologia<br />
Neuropsicologia adulti<br />
Neuropsicologia<br />
dell’età evolutiva<br />
Oculistica/Ortottica<br />
Ortopedia<br />
Otorinolaringoiatria<br />
Penumologia<br />
Psichiatria<br />
Reumatologia<br />
Urologia<br />
DIREZIONE SANITARIA<br />
Segreteria<br />
Servizi sanitari<br />
ausiliari<br />
Aggiornamento<br />
professionale<br />
Sistema<br />
qualità aziendale<br />
Sicurezza<br />
Farmacia<br />
Servizi diagnostici<br />
Reparti di degenza<br />
Servizi riabilitativi<br />
Laboratorio<br />
analisi<br />
Laboratorio<br />
di microbiologia<br />
Diagnostica<br />
per immagini<br />
Radiologia<br />
convenzionale<br />
RMN<br />
ECO<br />
TAC<br />
Unità<br />
Operativa A Day<br />
Hospital<br />
Unità<br />
Operativa B<br />
Unità<br />
Operativa C<br />
Unità<br />
Operativa D<br />
Unità<br />
Operativa E<br />
Unità<br />
Operativa F<br />
Foniatrico<br />
Respiratorio<br />
Neuromotorio<br />
Urologico<br />
Riabilitazione<br />
interdivisionale ed<br />
extraospedaliera<br />
Palestra<br />
Piscina<br />
Neuropsicologia<br />
Servizi di terapia:<br />
Cognitiva<br />
del Linguaggio<br />
della Disfagia<br />
Occupazionale<br />
dell’Eminattenzione<br />
2006 43
Comitato Tecnico<br />
Scientifico<br />
Coordinamento<br />
Organizzazione attività<br />
culturali e relazioni<br />
scientifiche esterne<br />
Monitoraggio<br />
della attività<br />
di ricerca<br />
Programmazione<br />
e verifica degli studi<br />
Analisi e cura<br />
dei fondi<br />
Raccolta e valutazione<br />
dei prodotti di ricerca<br />
DIREZIONE SCIENTIFICA<br />
Comitato Etico<br />
Laboratori e<br />
servizi di ricerca<br />
Neurologia clinica<br />
e comportamentale<br />
Epidemiologia<br />
clinica<br />
Fisiologia<br />
neuromotoria<br />
Neuroscienze<br />
sperimentali<br />
Trials clinici<br />
Sperimentazione<br />
clinico<br />
farmacologica<br />
Neuropsicologia<br />
Neurofisiopatologia<br />
Neuroimmagini<br />
Organizzazione<br />
e gestione<br />
dei servizi sanitari<br />
Centro Studi<br />
su Alimentazione<br />
e Riabilitazione<br />
Ricerca clinica<br />
traslazionale<br />
Polo Didattico<br />
Corso di laurea<br />
di I livello Infermieri<br />
Corso di laurea<br />
di I livello Fisioterapisti<br />
Corso di laurea<br />
di I livello Logopedisti<br />
Corso di laurea<br />
di I livello Tecnici<br />
di Neurofisiopatologia<br />
Sc. di Specializzazione<br />
in Neuropsicologia<br />
Sc. di Specializzazione<br />
in Neurofisiopatologia<br />
SEZIONE<br />
FORMAZIONE ECM<br />
Biblioteca<br />
44 2006
Neurologia clinica<br />
e comportamentale<br />
Neuropsicologia<br />
della memoria<br />
Neuropsicologia<br />
comportamentale<br />
Neurourologia<br />
Neurosonologia<br />
Centro applicazioni<br />
tecnologiche<br />
riabilitative (CARE)<br />
Neuropsichiatria<br />
Morfologia e<br />
morfometria<br />
per neuroimmagini<br />
Neuropsicologia<br />
sperimentale<br />
Neuropsicobiologia<br />
sperimentale<br />
Fisiologia<br />
neuromotoria<br />
Postura e<br />
locomozione<br />
Controllo visuomotorio<br />
e fisiologia<br />
microgravitaria<br />
spaziale<br />
Realtà virtuali<br />
Metodi<br />
computazionali<br />
e biomeccanica<br />
della mano<br />
Chinesiologia<br />
clinica e riabilitativa<br />
Anatomia funzionale<br />
del controllo<br />
neuromotorio<br />
Organizzazione<br />
e gestione<br />
dei servizi sanitari<br />
Ricerca clinica<br />
traslazionale<br />
Laboratori e servizi di ricerca<br />
Neuropsicologia<br />
Neurofisiopatologia<br />
clinica<br />
Neuropsicologia<br />
dell’attenzione<br />
Neuropsicologia<br />
dei disturbi<br />
visuo-spaziali<br />
e della navigazione<br />
Analisi<br />
quali-quantitativa<br />
dell’E.E.G.<br />
Fisiopatologia<br />
delle malattie<br />
extrapiramidali<br />
Dislessia<br />
dell’età evolutiva<br />
Psicofisica<br />
della visione<br />
Neurofisiologia<br />
clinica dei sistemi<br />
somato-sensoriali<br />
e motori<br />
Psicopatologia<br />
del linguaggio<br />
Neuroimmagini<br />
Epidemiologia<br />
dei disturbi cognitivi<br />
Processi<br />
multisensoriali<br />
Neuropsicologia<br />
del movimento<br />
dell’integrazione<br />
cross modale<br />
Centro studi<br />
su alimentazione<br />
e riabilitazione<br />
Applicazioni<br />
cliniche di RM<br />
Spazio e<br />
controllo motorio<br />
Metodi e fisica<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Psicobiologia<br />
Neurochimica<br />
Neurogenetica<br />
Neurobiologia<br />
cellulare<br />
Neuroimmunologia<br />
Neurobiologia<br />
molecolare<br />
Neurofisiologia<br />
Neurologia<br />
sperimentale<br />
Neuroriabilitazione<br />
sperimentale<br />
Neuroendocrinologia<br />
Stabulario<br />
Neurobiofisica<br />
Psichiatria<br />
molecolare e genetica<br />
Neurobiologia del<br />
comportamento<br />
Neurofisiopatologia<br />
sperimentale e<br />
del comportamento<br />
Cell signaling<br />
Neurobiochimica<br />
Neuroproteomica<br />
Neurobiologia<br />
molecolare e cellulare<br />
Apoptosi<br />
Neuroanatomia<br />
Neuroplasticità<br />
Neuroembriologia<br />
Neuroembriologia<br />
molecolare<br />
Neurochimica<br />
dei lipidi<br />
2006 45
Sezione I<br />
STATUTO DELLA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />
Art. 1 – Su iniziativa del “ Centro Residenziale Clinica <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> S.r.l. ”<br />
è costituita la “ FONDAZIONE SANTA LUCIA ”.<br />
Art. 2 – La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha sede in Roma, Via Ardeatina<br />
n. 306.<br />
Il Consiglio di Amministrazione ha facoltà di istituire altrove succursali,<br />
agenzie, rappresentanze, sezioni distaccate e di sopprimerle.<br />
Art. 3 – La <strong>Fondazione</strong> che non ha scopo di lucro e che in nessun caso<br />
può distribuire avanzi di gestione si prefigge:<br />
– di operare, in armonia alle normative vigenti, nel settore della rieducazione<br />
funzionale delle malattie conseguenti a lesioni del Sistema Nervoso<br />
Centrale e di altri apparati tramite presidi sanitari ospedalieri ed extraospedalieri,<br />
laboratori di ricerca, centri di studio;<br />
– di perseguire finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della<br />
organizzazione e gestione dei servizi sanitari insieme con prestazioni di ricovero<br />
e cura;<br />
– di fornire agli organi ed enti del SSN e ad analoghe istituzioni europee<br />
il supporto tecnico ed operativo per l’esercizio delle loro funzioni e per il perseguimento<br />
dei piani sanitari nazionali ed europei in materia di ricerca sanitaria<br />
nonché di formazione continua del personale.<br />
La attività scientifica è diretta a sviluppare le conoscenze nel settore specifico<br />
delle neuroscienze, del recupero di funzioni e della sanità pubblica.<br />
In particolare sulla base di una stretta connessione tra ricerca di laboratorio<br />
e ricerca clinica verranno assicurati:<br />
a) il rapido trasferimento dei risultati alla pratica assistenziale;<br />
b) la validazione scientifica di metodologie diagnostiche e terapeutiche;<br />
c) la formulazione e diffusione di protocolli diagnostici e terapeutici;<br />
d) la formazione di personale specializzato per l’assistenza e la ricerca;<br />
e) la diffusione dell’informazione e dell’educazione sanitaria.<br />
Art. 4 – Al fine di conseguire nel modo più qualificato i suddetti scopi e<br />
finalità la <strong>Fondazione</strong> collaborerà con Istituzioni Scientifiche ed Enti specializzati<br />
nazionali ed internazionali, mettendo a disposizione le proprie strutture<br />
funzionali.<br />
Per il raggiungimento degli scopi statutari la <strong>Fondazione</strong> provvederà<br />
oltreché con i proventi derivanti dal proprio patrimonio e dalle attività istituzionali<br />
anche con i mezzi derivanti da eventuali contributi per la ricerca scientifica<br />
e da prestazioni ad enti e privati.<br />
Art. 5 – Il patrimonio della <strong>Fondazione</strong> è costituito dai beni conferiti<br />
dal “ CENTRO RESIDENZIALE CLINICA SANTA LUCIA S.r.l. ” descritti nell’elenco<br />
allegato all’atto costitutivo. Esso potrà essere aumentato sia dai succes-<br />
46 2006
Struttura organizzativa<br />
sivi conferimenti acquisiti a qualsivoglia titolo sia con legati, eredità, erogazioni<br />
da parte di Enti pubblici e privati.<br />
Art. 6 – Sono organi della <strong>Fondazione</strong>:<br />
a) il Presidente;<br />
b) il Consiglio di Amministrazione;<br />
c) il Direttore Generale;<br />
d) il Comitato Tecnico Scientifico;<br />
e) la Commissione per la Ricerca Scientifica;<br />
f) il Collegio dei Revisori dei Conti.<br />
Art. 7 – Il Presidente ha la legale rappresentanza della <strong>Fondazione</strong>, convoca<br />
almeno ogni sei mesi il Consiglio di Amministrazione e determina le materie da<br />
sottoporre all’esame e alle deliberazioni del Consiglio stesso.<br />
In caso di sostituzione del Presidente, il Consiglio di Amministrazione<br />
designerà il nuovo Presidente.<br />
Art. 8 – Il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri, compreso<br />
il Presidente, che restano in carica a tempo indeterminato.<br />
I membri che cessano dalla carica per morte o dimissioni vengono sostituiti<br />
dagli altri membri in carica per cooptazione a voti di maggioranza.<br />
Il Consiglio di Amministrazione è dotato di tutti i poteri di ordinaria e<br />
straordinaria amministrazione. Viene convocato di regola ogni sei mesi e<br />
comunque almeno una volta l’anno entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio<br />
finanziario per l’approvazione del bilancio. Delle riunioni verrà redatto formale<br />
verbale in apposito registro dal segretario che verrà nominato dal Consiglio<br />
di Amministrazione. Le deliberazioni sono prese a maggioranza di voto.<br />
Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono valide con la presenza<br />
della maggioranza dei membri.<br />
Art. 9 – Il Direttore Generale viene nominato dal Consiglio di Amministrazione.<br />
Tutti i poteri di gestione ordinaria sono attribuiti al Direttore Generale.<br />
Art. 10 – Il Comitato Tecnico Scientifico ha funzione consultiva generale<br />
in ordine all’attività di ricerca scientifica della <strong>Fondazione</strong>. Il Consiglio di<br />
Amministrazione con apposito regolamento ne determina la composizione e<br />
le attribuzioni.<br />
Art. 11 – Nell’ambito delle finalità della <strong>Fondazione</strong>, il Consiglio di<br />
Amministrazione nomina una Commissione per la valutazione, la programmazione<br />
e la verifica degli aspetti economico-finanziari dell’attività di<br />
ricerca scientifica.<br />
Essa è composta dai seguenti membri:<br />
a) presidente del Consiglio di Amministrazione;<br />
b) due membri del Consiglio di Amministrazione;<br />
2006 47
Sezione I<br />
c) presidente del Collegio dei Revisori;<br />
d) direttore scientifico;<br />
e) due esperti in programmazione sanitaria;<br />
f) due rappresentanti del Ministero della Sanità, dei ruoli dirigenziali<br />
dello stesso Ministero;<br />
g) un rappresentante di ciascuna Regione dove hanno sede i presidi dell’Istituto.<br />
Le designazioni dei membri di cui alle lettere f ) e g) vengono rimesse alla<br />
discrezionalità del Ministero della Sanità e delle competenti Regioni. Le funzioni<br />
di Segretario della Commissione sono espletate dal Direttore Generale<br />
dell’Istituto.<br />
La Commissione esprime pareri relativamente a tutti gli aspetti economico-finanziari<br />
dell’attività di ricerca scientifica oltre a svolgere una funzione<br />
consultiva e propositiva generale per l’attività di ricerca scientifica.<br />
Inoltre per il miglior funzionamento della <strong>Fondazione</strong> il Consiglio di<br />
Amministrazione potrà nominare Commissioni, Comitati ed istituire Centri di<br />
Ricerca, anche su argomenti scientifici determinandone la composizione, le<br />
attribuzioni nonché le modalità di funzionamento e di durata.<br />
Art. 12 – Il Collegio dei Revisori dei Conti esercita le funzioni di controllo<br />
della gestione contabile e amministrativa della <strong>Fondazione</strong>. I componenti<br />
debbono essere iscritti nell’apposito albo professionale. È composto di tre<br />
membri uno con funzioni di Presidente. I Revisori sono nominati dal Consiglio<br />
di Amministrazione e durano in carica tre esercizi.<br />
Art. 13 – L’esercizio finanziario ha inizio con l’anno solare. Il bilancio<br />
consuntivo deve essere deliberato dal Consiglio di Amministrazione non oltre<br />
sei mesi dalla chiusura dell’esercizio finanziario corrispondente.<br />
Art. 14 – La durata della <strong>Fondazione</strong> è a tempo indeterminato.<br />
Art. 15 – La <strong>Fondazione</strong> sarà operante dopo che avrà acquistato la personalità<br />
giuridica ai sensi dell’art. 12 del Codice Civile.<br />
Art. 16 – Se gli scopi della <strong>Fondazione</strong> non possono essere raggiunti,<br />
ovvero in caso di scioglimento, cessazione o estinzione, il patrimonio verrà<br />
devoluto al Fondatore Centro Residenziale Clinica S. <strong>Lucia</strong> S.r.l. il quale<br />
dovrà destinare il patrimonio retrocessogli alla realizzazione di scopi analoghi<br />
a quelli già perseguiti dalla <strong>Fondazione</strong>.<br />
Art. 17 – Per quanto non previsto dal presente Statuto si fa riferimento<br />
alle norme del Codice Civile regolanti le Fondazioni.<br />
48 2006
Struttura organizzativa<br />
REGOLAMENTO ORGANICO DELLA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />
Approvato dal Consiglio di Amministrazione il 19 Maggio 2004<br />
in adeguamento alle disposizioni della Legge 229 del 19 Giugno 1999<br />
e in sostituzione del regolamento del 3 Novembre 1999<br />
TITOLO I – LA FONDAZIONE SANTA LUCIA<br />
Art. 1 – Finalità della <strong>Fondazione</strong><br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha sede in Roma, Via Ardeatina n. 306. Il<br />
Consiglio di Amministrazione ha facoltà di istituire altrove succursali, agenzie,<br />
rappresentanze, sezioni distaccate e di sopprimerle.<br />
La <strong>Fondazione</strong> non ha scopo di lucro e si prefigge:<br />
– di operare, in armonia alle normative vigenti, nel settore della rieducazione<br />
funzionale delle malattie conseguenti a lesioni del sistema nervoso centrale<br />
e di altri apparati tramite presidi sanitari ospedalieri ed extraospedalieri,<br />
laboratori di ricerca, centri di studio;<br />
– di perseguire finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della<br />
organizzazione e gestione dei servizi sanitari insieme con prestazioni di ricovero<br />
e cura;<br />
– di fornire agli organi ed enti del SSN e ad analoghe istituzioni europee<br />
il supporto tecnico ed operativo per l’esercizio delle loro funzioni e per il perseguimento<br />
dei piani sanitari nazionali ed europei in materia di ricerca sanitaria<br />
nonché di formazione continua del personale.<br />
L’attività scientifica è diretta a sviluppare le conoscenze nel settore specifico<br />
delle neuroscienze, del recupero di funzioni e della sanità pubblica.<br />
In particolare sulla base di una stretta connessione tra ricerca di laboratorio<br />
e ricerca clinica verranno assicurati:<br />
a) il rapido trasferimento dei risultati alla pratica assistenziale;<br />
b) la validazione scientifica di metodologie diagnostiche e terapeutiche;<br />
c) la formulazione e diffusione di protocolli diagnostici e terapeutici;<br />
d) la formazione di personale specializzato per l’assistenza e la ricerca;<br />
e) la diffusione dell’informazione e dell’educazione sanitaria.<br />
TITOLO II–ORGANI DELLA FONDAZIONE<br />
Art. 2 – Gli organi della <strong>Fondazione</strong><br />
Ai sensi dell’art.6 dello statuto, sono organi della <strong>Fondazione</strong>:<br />
a) il Presidente;<br />
b) il Consiglio di Amministrazione;<br />
2006 49
Sezione I<br />
c) il Direttore Generale;<br />
d) il Comitato Tecnico Scientifico;<br />
e) la Commissione per la Ricerca Scientifica;<br />
f) il Collegio dei Revisori dei Conti.<br />
I suddetti organi si avvalgono della struttura e del modello organizzativo<br />
indicati nel Titolo III.<br />
Art. 3 – Il Presidente<br />
Il Presidente ha la legale rappresentanza della <strong>Fondazione</strong>, convoca<br />
almeno una volta l’anno il Consiglio di Amministrazione e determina le materie<br />
da sottoporre all’esame e alle deliberazioni del Consiglio stesso.<br />
In caso di sostituzione del Presidente, il Consiglio di Amministrazione<br />
designerà il nuovo Presidente.<br />
Art. 4 – Il Consiglio di Amministrazione<br />
Il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri, compreso il<br />
Presidente, che restano in carica a tempo indeterminato. I membri che cessano<br />
dalla carica per morte o dimissioni vengono sostituiti dagli altri membri<br />
in carica per cooptazione a voti di maggioranza.<br />
Il Consiglio di Amministrazione è dotato di tutti i poteri di ordinaria e<br />
straordinaria amministrazione.<br />
Viene convocato di regola ogni sei mesi e comunque almeno una volta<br />
l’anno entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio finanziario per l’approvazione<br />
del bilancio.<br />
Delle riunioni verrà redatto formale verbale in apposito registro dal segretario<br />
che verrà nominato dal Consiglio di Amministrazione. Le deliberazioni<br />
sono prese a maggioranza di voto.<br />
Le adunanze del Consiglio di Amministrazione sono valide con la presenza<br />
della maggioranza dei membri.<br />
Art. 5 – Il Direttore Generale<br />
Il Direttore Generale viene nominato dal Consiglio di Amministrazione. Il<br />
Direttore Generale, cui sono attribuiti tutti i poteri di gestione ordinaria per il<br />
raggiungimento degli obiettivi predeterminati dal Consiglio di Amministrazione,<br />
è coadiuvato nelle materie di rispettiva competenza dal Direttore Scientifico,<br />
dal Direttore Sanitario, dal Direttore Amministrativo e dal Direttore<br />
Servizi Tecnico Economali.<br />
Il Direttore Generale deve essere in possesso dei seguenti requisiti:<br />
– diploma di laurea;<br />
– esperienza almeno quinquennale di direzione in enti, aziende, strutture<br />
pubbliche e private, in posizione dirigenziale con autonomia gestionale e<br />
diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche e finanziarie.<br />
50 2006
Struttura organizzativa<br />
Il rapporto di lavoro del Direttore Generale è regolato da contratto di<br />
diritto privato di durata non superiore a cinque anni, rinnovabile, stipulato in<br />
osservanza delle norme del titolo terzo del libro quinto del codice civile.<br />
La carica di Direttore Generale è incompatibile con la sussistenza di<br />
altro rapporto di lavoro dipendente o autonomo. Eventuali incarichi a<br />
carattere temporaneo ed occasionale compatibili con la funzione di Direttore<br />
Generale, devono essere preventivamente autorizzati dal Consiglio di<br />
Amministrazione.<br />
In sede di prima applicazione, il Consiglio di Amministrazione può<br />
disporre la proroga del contratto del Direttore Generale in carica all’atto dell’entrata<br />
in vigore del presente regolamento, per un periodo massimo di cinque<br />
anni.<br />
Art. 6 – Il Comitato Tecnico Scientifico<br />
Il Comitato Tecnico Scientifico ha funzione consultiva generale in ordine<br />
all’attività scientifica ed assistenziale dell’Istituto. Esso riassume anche i compiti<br />
del Consiglio dei Sanitari ed è composto da:<br />
1. Direttore Scientifico;<br />
2. Direttore Sanitario;<br />
3. Direttore Amministrativo;<br />
4. dirigenti medici responsabili di unità organizzative e responsabili dei<br />
laboratori di ricerca dell’Istituto e eventuali direttori di dipartimento;<br />
5. titolari di cattedre universitarie, e/o direttori di Istituti universitari ed<br />
altri enti convenzionati con l’Istituto e nello stesso operanti;<br />
6. due rappresentanti del restante personale dipendente medico;<br />
7. due rappresentanti del personale tecnico-laureato;<br />
8. due rappresentanti del personale dipendente tecnico non laureato o<br />
con diploma universitario.<br />
Al Comitato, presieduto dal Direttore Scientifico, può partecipare il Direttore<br />
Generale.<br />
Il Comitato Tecnico Scientifico è nominato con provvedimento del Consiglio<br />
di Amministrazione ed esercita una funzione consultiva generale in<br />
ordine all’attività assistenziale e di ricerca dell’Istituto e si riunisce, su convocazione<br />
del proprio Presidente, trimestralmente.<br />
Il Direttore Generale può, di volta in volta, su singoli argomenti, chiedere<br />
parere al Comitato Tecnico Scientifico prima che gli stessi siano sottoposti<br />
agli organi deliberanti dell’Istituto.<br />
Art. 7 – La Commissione per la Ricerca Scientifica<br />
Nell’ambito delle finalità della <strong>Fondazione</strong>, il Consiglio di Amministrazione<br />
nomina una Commissione per la valutazione, la programmazione e la<br />
verifica degli aspetti economico-finanziari dell’attività di ricerca scientifica.<br />
2006 51
Sezione I<br />
Essa è composta dai seguenti membri:<br />
a) Presidente del Consiglio di Amministrazione;<br />
b) due membri del Consiglio di Amministrazione;<br />
c) Presidente del Collegio dei Revisori;<br />
d) Direttore Scientifico;<br />
e) due esperti in programmazione sanitaria;<br />
f) due rappresentanti del Ministero della Sanità, dei ruoli dirigenziali<br />
dello stesso Ministero;<br />
g) un rappresentante di ciascuna Regione dove hanno sede i presidi dell’Istituto.<br />
Le designazioni dei membri di cui alle lettere f) e g) vengono rimesse alla<br />
discrezionalità del Ministero della Sanità e delle competenti Regioni. Le funzioni<br />
di Segretario della commissione sono espletate dal Direttore Generale dell’Istituto.<br />
La Commissione esprime pareri relativamente a tutti gli aspetti economicofinanziari<br />
dell’attività di ricerca scientifica oltre a svolgere una funzione consultiva<br />
e propositiva generale per l’attività di ricerca scientifica.<br />
Inoltre per il miglior funzionamento della <strong>Fondazione</strong> il Consiglio di<br />
Amministrazione potrà nominare Commissioni, Comitati ed istituire Centri di<br />
Ricerca, anche su argomenti scientifici determinandone la composizione, le<br />
attribuzioni nonché le modalità di funzionamento e di durata.<br />
Art. 8 – Il Collegio dei Revisori dei Conti<br />
Il Collegio dei Revisori dei Conti esercita le funzioni di controllo della<br />
gestione contabile e amministrativa della <strong>Fondazione</strong>.<br />
I componenti del Collegio dei Revisori devono essere iscritti nell’apposito<br />
albo professionale.<br />
Il Collegio è composto di tre membri (di cui uno con funzioni di Presidente),<br />
nominati dal Consiglio di Amministrazione, che durano in carica per<br />
tre esercizi di bilancio.<br />
TITOLO III – STRUTTURA E MODELLO ORGANIZZATIVO<br />
Art. 9 – Struttura organizzativa<br />
Oltre che degli organi istituzionali, la <strong>Fondazione</strong> per lo svolgimento<br />
delle proprie attività si avvale di specifici strumenti organizzativi per la cui<br />
gestione sono previsti:<br />
a) il Direttore Scientifico;<br />
b) il Direttore Sanitario;<br />
c) il Direttore Amministrativo;<br />
d) il Direttore Servizi Tecnico Economali;<br />
e) il Consiglio Direttivo;<br />
f) il Comitato Etico.<br />
52 2006
Struttura organizzativa<br />
Art. 10 – Il Direttore Scientifico<br />
Il Direttore Scientifico è nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto<br />
di lavoro è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a<br />
cinque anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo<br />
del libro quinto del codice civile. Eventuali incarichi a carattere temporaneo<br />
ed occasionale assegnati da altre Amministrazioni, compatibili con la funzione<br />
di Direttore Scientifico, devono essere preventivamente autorizzati dal<br />
Direttore Generale.<br />
Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />
che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />
Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />
legge e professionali.<br />
È un ricercatore laureato dotato di provata e documentata esperienza<br />
nello specifico campo di attività scientifica dell’Istituto; dirige e coordina, ai<br />
fini della ricerca scientifica le attività dell’Istituto ed ha, in particolare, i<br />
seguenti compiti:<br />
1. presiede il Comitato Tecnico Scientifico;<br />
2. promuove e dirige i piani e progetti di ricerca;<br />
3. è responsabile della gestione dei fondi di ricerca, assegnati all’Istituto<br />
da organismi ed Enti istituzionali ai sensi delle normative vigenti;<br />
4. coordina l’attività editoriale scientifica dell’Istituto;<br />
5. promuove, d’intesa con il Direttore dei Servizi Tecnico Economali, iniziative<br />
per l’organizzazione di convegni, congressi e didattica;<br />
6. propone, d’intesa con il Direttore Sanitario, iniziative per il costante<br />
aggiornamento tecnico-scientifico del personale;<br />
7. rappresenta l’Istituto nei contatti con Enti ed Istituzioni al fine dell’espletamento<br />
delle attività scientifiche e didattiche dell’Istituto;<br />
8. assicura il rispetto del codice etico nell’esecuzione delle diverse ricerche<br />
e delle sperimentazioni cliniche; fatte salve le responsabilità dei singoli<br />
ricercatori secondo i protocolli di volta in volta approvati;<br />
9. promuove e coordina la rilevazione e l’elaborazione dei dati in ordine<br />
all’attività scientifica;<br />
10. presenta annualmente una relazione sull’attività scientifica svolta dall’Istituto;<br />
11. può dirigere servizi di ricerca sperimentale, di ricerca clinica o attività<br />
assistenziali.<br />
Per lo svolgimento di specifiche attività, il Direttore Scientifico può essere<br />
coadiuvato da un Vice Direttore Scientifico, nominato dal Direttore Generale<br />
sentito il Direttore Scientifico stesso.<br />
In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />
del contratto con il Direttore Scientifico in carica all’atto dell’entrata in<br />
vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />
2006 53
Sezione I<br />
Il predetto contratto, ove incompatibile con nuove normative sugli<br />
IRCCS, si risolverà di diritto entro tre mesi dall’entrata in vigore delle normative<br />
stesse.<br />
Art. 11 – Il Direttore Sanitario<br />
Il Direttore Sanitario, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa<br />
vigente, è nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto di lavoro è esclusivo<br />
ed è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a<br />
cinque anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo<br />
del libro quinto del codice civile.<br />
Eventuali incarichi a carattere temporaneo ed occasionale assegnati da<br />
altre Amministrazioni, compatibili con la funzione di Direttore Sanitario,<br />
devono essere preventivamente autorizzati dal Direttore Generale.<br />
Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />
che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />
Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />
legge e professionali.<br />
Ha, in particolare, i seguenti compiti:<br />
1. dirige i servizi sanitari sul piano organizzativo ed igienico-sanitario e<br />
fornisce parere obbligatorio, ma non vincolante, al Direttore Generale, sugli<br />
atti relativi alle materie di competenza;<br />
2. si occupa dell’integrazione operativa dell’attività assistenziale con<br />
quella scientifica ed elabora progetti di ricerca in ambito epidemiologico,<br />
gestionale e di forme innovative di organizzazione per l’assistenza;<br />
3. può dirigere specifici settori di ricerca nell’ambito delle aree di competenza<br />
istituzionale e professionale rapportandosi funzionalmente, per tali<br />
attività, al Direttore Scientifico;<br />
4. svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti<br />
dei responsabili delle strutture dell’Istituto, con riferimento agli aspetti organizzativi<br />
ed igienico-sanitari ed ai programmi di intervento nell’area relativa<br />
alla tutela della salute e della sicurezza;<br />
5. collabora al controllo di qualità dei servizi e delle prestazioni erogate<br />
dall’Istituto;<br />
6. sovrintende alla gestione unitaria di tutti i servizi assistenziali;<br />
7. dispone, in base ai criteri generali stabiliti dal Direttore Generale, in<br />
relazione alle esigenze dei servizi, l’impiego, la destinazione, i turni ed i congedi<br />
del personale del ruolo sanitario;<br />
8. è responsabile della gestione, dell’archiviazione e della conservazione<br />
delle cartelle cliniche;<br />
9. propone al Direttore Generale l’acquisto delle apparecchiature, attrezzature<br />
ed arredi sanitari; esprime parere, ai fini sanitari, sulle trasformazioni<br />
edilizie;<br />
10. sovrintende alla trasmissione alle autorità competenti dei dati relativi<br />
al Sistema Informativo Ospedaliero (SIO) e al Sistema Informativo Assistenza<br />
54 2006
Struttura organizzativa<br />
Specialistica (SIAS), delle denunce delle malattie infettive riscontrate in Istituto<br />
e di ogni altra denuncia prescritta dalle disposizioni di legge;<br />
11. rilascia agli aventi diritto copia delle cartelle cliniche e ogni altra certificazione<br />
sanitaria riguardante i pazienti assistiti;<br />
12. propone al Direttore Generale la stipula di convenzioni specialistiche<br />
nel settore sanitario con Enti e strutture pubbliche o private, e con singoli<br />
professionisti, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge.<br />
Il Direttore Sanitario è coadiuvato da un Vice Direttore.<br />
In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />
del contratto con il Direttore Sanitario in carica all’atto dell’entrata in<br />
vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />
Art. 12 – Il Direttore Amministrativo<br />
Ha la responsabilità delle politiche di gestione del Personale, delle Relazioni<br />
Sindacali, dell’Amministrazione, della Pianificazione, del Controllo di<br />
Gestione e dell’Organizzazione Informatica.<br />
È nominato dal Direttore Generale; il suo rapporto di lavoro è esclusivo<br />
ed è regolato da contratto di diritto privato, di durata non superiore a cinque<br />
anni, rinnovabile, stipulato in osservanza delle norme del titolo terzo del libro<br />
quinto del codice civile. Eventuali incarichi a carattere temporaneo ed occasionale<br />
assegnati da altre Amministrazioni, compatibili con la funzione di<br />
Direttore Amministrativo, devono essere preventivamente autorizzati dal<br />
Direttore Generale.<br />
Coadiuva il Direttore Generale nel governo dell’Istituto svolgendo le attività<br />
che gli vengono assegnate dalla normativa e richieste dal Consiglio di<br />
Amministrazione e dal Direttore Generale nell’ambito delle attribuzioni di<br />
legge e professionali.<br />
Il Direttore Amministrativo è un laureato in discipline giuridiche o economiche<br />
che abbia comprovata esperienza aziendale e risponda a quanto previsto<br />
dalla normativa vigente. Ha, in particolare, i seguenti compiti:<br />
1. dirige i Servizi Amministrativi e fornisce parere al Direttore Generale<br />
sugli atti relativi alle materie di competenza;<br />
2. svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti<br />
dei responsabili delle strutture dell’Ospedale, con riferimento agli aspetti<br />
gestionali e amministrativi;<br />
3. può dirigere specifici settori di ricerca nell’ambito delle aree di competenza<br />
istituzionale e professionale rapportandosi funzionalmente, per tali attività,<br />
al Direttore Scientifico;<br />
4. propone al Direttore Generale l’adozione di ogni atto relativo: alla<br />
gestione, alla formazione ed all’aggiornamento del personale; ai rapporti con<br />
le organizzazioni sindacali; alla stipula di accordi e convenzioni con i consulenti<br />
la cui attività rientri nella competenza del proprio settore; all’amministrazione<br />
dei servizi delegati; all’amministrazione, pianificazione economico<br />
finanziaria e controlli gestionali.<br />
2006 55
Sezione I<br />
In sede di prima applicazione, il Direttore Generale può disporre la proroga<br />
del contratto con il Direttore Amministrativo in carica all’atto dell’entrata<br />
in vigore del presente regolamento per un periodo massimo di cinque anni.<br />
Art. 13 – Il Direttore Servizi Tecnico Economali<br />
La fase d’acquisto beni e servizi è conferita ad un’apposita figura dirigenziale<br />
nominata dal Direttore Generale: il Direttore dei Servizi Tecnico<br />
Economali.<br />
Questi ha la responsabilità delle politiche e gestione degli acquisti, dei<br />
servizi tecnici e della conduzione del Centro Congressi.<br />
Art. 14 – Il Consiglio Direttivo<br />
È istituito il Consiglio Direttivo di coordinamento presieduto dal Direttore<br />
Generale e costituito dal Direttore Scientifico, Direttore Sanitario, Direttore<br />
Amministrativo e Direttore Servizi Tecnico Economali.<br />
Il Consiglio Direttivo è finalizzato al miglioramento dell’organizzazione,<br />
al coordinamento per l’ottimale funzionamento di tutti i servizi ed alla<br />
coerente e univoca conduzione del personale, ferme restando le competenze<br />
attribuite ai singoli Direttori.<br />
Art. 15 – Il Comitato Etico<br />
Il Comitato Etico è istituito e gestito in conformità al DM 18 Marzo 1998<br />
e successive modifiche ed integrazioni.<br />
Art. 16 – I servizi<br />
L’Istituto per attuare le proprie finalità è strutturato in:<br />
– servizi di ricerca;<br />
– servizi assistenziali, igienico-organizzativi e socio sanitari;<br />
– servizi amministrativi e del personale;<br />
– servizi tecnico economali.<br />
Ai vari servizi sono assegnati dei collaboratori, che possono esercitare<br />
anche funzioni di coordinamento, nell’ambito del servizio e/o dell’unità operativa<br />
assegnata rispondendone al Direttore responsabile.<br />
Art. 17 – Assistenza<br />
I servizi sanitari e igienico-organizzativi sono articolati in:<br />
– servizi di accoglienza e accettazione;<br />
– servizi socio-sanitari;<br />
– servizio infermieristico;<br />
– servizi di diagnosi e cura;<br />
– servizio informativo ospedaliero (SIO e SIAS);<br />
– servizio farmaceutico.<br />
56 2006
Le modalità di erogazione e le altre informazioni relative sono documentate<br />
attraverso l’apposita carta dei servizi ed altre iniziative di comunicazione.<br />
Art. 18 – Ricerca e didattica<br />
Alla Direzione Scientifica afferiscono:<br />
– i laboratori sperimentali operanti nell’ambito delle linee di ricerca<br />
attualmente presenti (Neurofisiopatologia, Neuropsicologia, Neuropsicologia<br />
Clinica e Comportamentale, Neuroscienze Sperimentali, Fisiologia e Chinesiologia,<br />
Neuroimmagini Funzionali) e di quelle che potranno essere eventualmente<br />
definite in futuro;<br />
– la biblioteca;<br />
– il polo didattico;<br />
– le manifestazioni scientifiche.<br />
Art. 19 – Amministrazione<br />
I servizi amministrativi sono così articolati:<br />
– personale;<br />
– affari generali;<br />
– contabilità industriale;<br />
– pianificazione e controllo;<br />
– revisione dei processi aziendali;<br />
– servizi interni;<br />
– informatica;<br />
– sperimentazioni gestionali e process management.<br />
Art. 20 – Servizi Tecnico Economali<br />
Il servizio tecnico economale si articola nelle seguenti aree:<br />
– attività generali;<br />
– ufficio acquisti;<br />
– ufficio tecnico;<br />
– Centro Congressi.<br />
Struttura organizzativa<br />
Art. 21 – Contabilità<br />
TITOLO IV – ASPETTI GESTIONALI<br />
La <strong>Fondazione</strong> adotta, nell’ambito del proprio bilancio, la struttura<br />
UE, con lo scopo di determinare il risultato economico d’esercizio e il<br />
patrimonio di funzionamento, secondo i contenuti e le modalità previste<br />
dalle leggi.<br />
2006 57
Sezione I<br />
Art. 22 – Scritture amministrative<br />
L’Istituto, in conformità alla normativa vigente, tiene le prescritte scritture<br />
amministrative tra le quali:<br />
– libro delle adunanze e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione;<br />
– libro delle adunanze e deliberazioni del Collegio dei Sindaci Revisori.<br />
L’Istituto può dotarsi di altre scritture amministrative.<br />
TITOLO V – CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE<br />
Art. 23 – Articolazione dei ruoli<br />
Il personale si articola nei seguenti ruoli:<br />
– ruolo sanitario per l’assistenza e la ricerca;<br />
– ruolo professionale;<br />
– ruolo tecnico;<br />
– ruolo amministrativo.<br />
Circa i profili, l’inquadramento, le mansioni e le relative responsabilità si<br />
fa riferimento alle disposizioni di legge ed ai contratti collettivi nazionali di<br />
lavoro applicabili.<br />
Art. 24 – Ruolo sanitario di assistenza e ricerca<br />
Nel ruolo sanitario di assistenza e di ricerca sono compresi:<br />
– il personale laureato in discipline clinico-scientifiche (addetto ai servizi<br />
di ricerca clinica, scientifici, assistenziali ed igienico-oganizzativi);<br />
– il personale non laureato, in possesso di specifico titolo di abilitazione<br />
professionale per l’esercizio di funzioni assistenziali e didattico-organizzative<br />
(nell’ambito sanitario), infermieristiche, tecnico sanitarie, di vigilanza ed ispezione<br />
e di riabilitazione e l’altro personale previsto nel ruolo.<br />
In attesa dell’applicazione della disciplina sulla collocazione in un unico<br />
ruolo della dirigenza sanitaria e delle relative implicazioni in termini di assunzioni<br />
e inquadramento contrattuale, l’Istituto articola la dirigenza medica sui<br />
due livelli previsti dal vigente CCNL.<br />
I criteri generali per la graduazione delle funzioni dirigenziali, per l’assegnazione,<br />
la valutazione e la verifica degli incarichi dirigenziali e per l’attribuzione<br />
del trattamento economico e normativo vengono determinati dalla contrattazione<br />
collettiva nazionale, nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti in materia (con<br />
particolare riferimento agli articoli 15 e seguenti del D.Lvo 229/99), e comunque<br />
tenuto conto dell’autonomia giuridico – amministrativa della <strong>Fondazione</strong>.<br />
Nei confronti del restante personale laureato (chimici, biologi, farmacisti,<br />
psicologi e fisici) trova applicazione, per ciò che concerne l’inquadramento, la<br />
vigente disciplina del CCNL per il personale non medico dipendente da strutture<br />
sanitarie laiche e religiose.<br />
58 2006
Struttura organizzativa<br />
Art. 25 – Ruolo professionale<br />
Nel ruolo professionale sono iscritti, nei corrispondenti profili, gli avvocati,<br />
gli ingegneri, gli architetti.<br />
Art. 26 – Ruolo tecnico<br />
Il ruolo tecnico è ripartito in distinti profili a seconda della professionalità<br />
per la quale è richiesto il possesso di un diploma di laurea o altro titolo. Vi<br />
sono iscritte le figure professionali previste dal DPR 761/79 e successive modificazioni<br />
ed integrazioni.<br />
Art. 27 – Ruolo amministrativo<br />
Nel ruolo amministrativo sono iscritti per i rispettivi profili, il dirigente<br />
amministrativo nonché gli operatori che svolgono funzioni amministrative<br />
con riferimento ai profili e alle posizioni funzionali previsti dal DPR 761/79 e<br />
successive modificazioni ed integrazioni.<br />
Art. 28 – Personale universitario convenzionato<br />
Le unità di ricerca della <strong>Fondazione</strong>, ai sensi del DPR 382/1980 e successive<br />
modificazioni ed integrazioni, possono essere dirette da un professore<br />
universitario ordinario, straordinario od associato.<br />
Tale attività dovrà essere regolamentata da uno specifico atto convenzionale<br />
con l’Università in conformità con i protocolli di intesa di cui all’art. 6 del<br />
D.Lvo 502/92 e successive modifiche o integrazioni.<br />
TITOLO VI – NORME PER L’ASSUNZIONE DEL PERSONALE<br />
Art. 29 – Norme generali sul rapporto di lavoro<br />
Il rapporto di lavoro dei dipendenti dell’Istituto, quale rapporto di diritto<br />
privato, è disciplinato dalle norme del presente regolamento, dalle disposizioni<br />
del codice civile, dalle leggi sui rapporti di lavoro e dai Contratti Collettivi<br />
Nazionali di Lavoro.<br />
Il personale è tenuto al diligente e sollecito adempimento delle mansioni<br />
previste dalle presenti norme, a tutela degli interessi dell’Istituto e<br />
dei pazienti ricoverati. È tenuto a svolgere i propri compiti con fedeltà<br />
e diligenza e al segreto professionale, non divulgando le informazioni riservate<br />
e quelle oggetto di privacy che possono essere venute comunque a sua<br />
conoscenza.<br />
Il personale ha l’obbligo di svolgere i doveri professionali prescritti dal<br />
codice deontologico proprio di ogni singola professione, garantendo impegno<br />
e competenza professionale, utilizzando modalità corrette e rispettose nei<br />
confronti di quanti frequentano la struttura, adottando atteggiamenti rispet-<br />
2006 59
Sezione I<br />
tosi della dignità umana e di solidarietà verso i malati, tenendo conto delle<br />
competenze inerenti a ciascuna unità di degenza o servizio ed assicurando<br />
una fattiva e responsabile collaborazione.<br />
Art. 30 – Rapporti di lavoro a tempo determinato e speciali<br />
Il Direttore Generale ha facoltà di stipulare contratti di lavoro a tempo<br />
determinato nelle seguenti ipotesi:<br />
– per l’espletamento di funzioni di particolare rilevanza ed interesse strategico,<br />
ai sensi dell’art. 15-septies del D.Lvo 229/99 e successive integrazioni e<br />
modificazioni;<br />
– per l’attuazione di progetti di ricerca per un periodo non superiore a<br />
quello di durata del programma;<br />
– negli altri casi previsti dalle leggi e dai contratti collettivi di lavoro;<br />
– per la copertura di posti vacanti in attesa di concorso;<br />
– per sopperire ad eccezionali e temporanee necessità, per un periodo<br />
massimo di sei mesi.<br />
Per il conferimento di incarichi dirigenziali temporanei potranno essere<br />
utilizzate le graduatorie, ove esistenti ed in corso di validità, di concorsi pubblici;<br />
in mancanza, si potrà procedere ad espletare avviso pubblico. L’incarico<br />
avrà durata non superiore a sei mesi, rinnovabile, e sarà assegnato sulla base<br />
della graduatoria formulata da apposita commissione composta dal Direttore<br />
Scientifico (o Direttore Sanitario o Direttore Amministrativo, secondo le specifiche<br />
competenze), da un dirigente della disciplina oggetto del concorso e<br />
dal segretario nella persona del direttore amministrativo o altro funzionario.<br />
Inoltre, è facoltà del Direttore Generale attivare – in conformità alle normative<br />
vigenti – rapporti di lavoro particolari, quali contratti di formazione,<br />
contratti di mano d’opera o servizi o costituire rapporti di lavoro o di collaborazione<br />
professionale non espressamente previsti dal presente regolamento,<br />
con personale qualificato e, comunque, in possesso dei requisiti professionali<br />
previsti dalla legge.<br />
Art. 31 – Convenzioni con enti ed altre istituzioni<br />
In conformità alla normativa vigente la <strong>Fondazione</strong> può stipulare con le<br />
Università e con istituzioni di ricerca biomedica, convenzioni per la formazione<br />
di medici specializzandi, nonché di altro personale sanitario, secondo<br />
specifici protocolli.<br />
Le convenzioni di ricerca, sia con Enti pubblici che con Enti privati europei<br />
ed extraeuropei, e le convenzioni per l’erogazione di assistenza sanitaria<br />
con i competenti soggetti del SSN sono deliberate dal Direttore Generale conformemente<br />
alle vigenti disposizioni in materia.<br />
Nel rispetto di quanto previsto dalle leggi, la <strong>Fondazione</strong> può stipulare<br />
inoltre convenzioni con ordini religiosi, congregazioni, istituti secolari e<br />
società di vita apostolica ed altri enti, per l’espletamento di qualsiasi funzione<br />
o attività propria della <strong>Fondazione</strong>.<br />
60 2006
Struttura organizzativa<br />
L’Istituto può concedere la frequenza per l’effettuazione di stages o tirocini<br />
abilitanti, in base a specifici accordi con Enti, Istituzioni di Ricerca, Università,<br />
europei ed extraeuropei, in attuazione di normative di legge e delle<br />
finalità dell’Istituto.<br />
Inoltre, la <strong>Fondazione</strong> consente l’ammissione alla frequenza e la partecipazione<br />
di Associazioni di volontariato ed altri enti alla vita professionale e sociale<br />
dell’Istituto, purché i partecipanti abbiano idonea copertura assicurativa.<br />
Art. 32 – Borse di studio<br />
L’Istituto può istituire borse di studio per favorire la formazione o la<br />
specializzazione di personale di ricerca.<br />
Per ciò che concerne la disciplina delle borse di studio si fa esplicito rinvio<br />
al regolamento per il conferimento delle borse di studio redatto dall’Istituto<br />
stesso.<br />
Art. 33 – Modalità di selezione e assunzione del personale<br />
Le disposizioni normative relative agli IRCCS di diritto pubblico si applicano<br />
per quanto compatibili con la natura giuridica di diritto privato della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e, di conseguenza, con la sua autonomia giuridica e<br />
amministrativa.<br />
In ogni caso, per le modalità di selezione ed assunzione del personale –<br />
sia quello dirigenziale che quello appartenente ai profili non dirigenziali – si<br />
farà ricorso alle procedure utilizzate per gli IRCCS di diritto pubblico (ovvero<br />
DPR 483/97, DPR 484/97, D.Lvo 229/99 e D.Lvo 288/03).<br />
TITOLO VII – INCOMPATIBILITÀ E ATTIVITÀ LIBERO PROFESSIONALE INTRAMURARIA<br />
DEL PERSONALE DIPENDENTE<br />
Art. 34 – Regolamentazione dell’incompatibilità<br />
Il dipendente, oltre a quanto stabilito dall’art. 2105 del codice civile, non<br />
può esercitare attività commerciali ed industriali, né assumere altri impieghi<br />
o incarichi alle dipendenze di altri Enti o società pubbliche e private.<br />
Circa la possibilità di svolgere altre attività al di fuori della <strong>Fondazione</strong>,<br />
valgono le norme legislative, contrattuali e regolamentari in materia.<br />
In ogni caso, il dipendente è tenuto a comunicare alla <strong>Fondazione</strong> le attività<br />
estranee al servizio ospedaliero e di ricerca.<br />
Il personale medico che svolge rapporto di lavoro a tempo definito potrà<br />
richiedere il passaggio al tempo pieno, che dovrà essere concesso entro<br />
24 mesi; in conseguenza della maggiore disponibilità di ore di servizio, la<br />
<strong>Fondazione</strong> provvederà alla revisione degli organici per il corrispondente<br />
numero di ore.<br />
L’accertamento delle incompatibilità, e l’adozione dei conseguenti provvedimenti,<br />
competono al Direttore Generale, sentito il Direttore Sanitario o il Direttore<br />
Scientifico o il Direttore Amministrativo, secondo le rispettive competenze.<br />
2006 61
Sezione I<br />
Art. 35 – Attività libero professionale intramuraria<br />
Le modalità di svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria<br />
sono disciplinate con apposita regolamentazione emanata dall’Istituto in data<br />
1 luglio 1997, nonché dalle successive modifiche ed integrazioni che saranno<br />
apportate in ragione delle innovazioni legislative e delle esigenze gestionali<br />
che dovessero intervenire nel corso del tempo.<br />
TITOLO VIII – DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI<br />
Art. 36 – Rinvio<br />
Per quanto non previsto dalle presenti norme, si applicano le disposizioni<br />
contrattuali e legislative concernenti gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere<br />
Scientifico di diritto privato e le Fondazioni.<br />
62 2006
Struttura organizzativa<br />
DELIBERA DI ISTITUZIONE<br />
DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE (CEI)<br />
(n. 16/98 del 16 ottobre 1998)<br />
L’AMMINISTRATORE UNICO<br />
vista<br />
la circolare n. 8 del 10 luglio 1997 del Ministero della Sanità, relativa alla sperimentazione<br />
clinica dei farmaci;<br />
visto<br />
il decreto del 18 agosto 1997 del Ministero della Sanità, relativo al “ Recepimento<br />
delle Linee guida dell’Unione Europea di Buona Pratica Clinica (GCP)<br />
per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei farmaci ”;<br />
vista<br />
la delibera n. 4/98 del 28 febbraio 1998 di costituzione del Comitato Etico e<br />
n. 5/98 del 12 marzo 1998 di nomina dei relativi membri, atti assunti in attesa<br />
dell’emanazione della normativa in materia;<br />
visti<br />
i due successivi decreti del 18 marzo 1998 del Ministero della Sanità, concernenti<br />
rispettivamente “ Linee Guida di riferimento per l’istituzione ed il funzionamento<br />
dei Comitati Etici ” e “ Riconoscimento della idoneità dei centri<br />
per la sperimentazione clinica dei farmaci ”;<br />
ritenuto<br />
di adeguare, ai sensi delle suddette normative, la composizione e le attribuzioni<br />
del Comitato Etico dell’Istituto S. <strong>Lucia</strong>;<br />
DELIBERA<br />
Art. 1 – È istituito il Comitato Etico Indipendente (CEI) dell’Istituto<br />
di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “ Centro Residenziale Clinica<br />
S. <strong>Lucia</strong> ” (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>) (ndr: leggi oggi <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>), con<br />
sede presso l’Istituto medesimo.<br />
Art. 2 – Nell’ambito dell’Istituto il CEI risulta, secondo i principi di GCP,<br />
“ una struttura indipendente, costituita da professionisti medico-scientifici e<br />
membri non medico-scientifici, con la responsabilità di garantire la tutela<br />
dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti coinvolti in uno studio<br />
clinico e di fornire pubblica garanzia di tale protezione ”.<br />
Art. 3 – Il CEI ha come riferimento, per le valutazioni etiche, la Dichiarazione<br />
di Helsinki del 1964 e successive modifiche, nonché, ove applicabili, le<br />
indicazioni di carattere generale emanate dal Comitato Nazionale di bioetica.<br />
Riguardo alla valutazione scientifica/metodologica delle ricerche ed in<br />
2006 63
Sezione I<br />
particolare dei protocolli per la sperimentazione clinica di farmaci, dovrà far<br />
riferimento alla norme di GCP citate nelle premesse, nonché alla bibliografia<br />
esistente sull’argomento.<br />
Art. 4 – Il CEI è composto da 14 membri che garantiscono l’interdisciplinarietà,<br />
la complementarietà e la presenza di entrambi i sessi.<br />
Esso è costituito dalle seguenti figure:<br />
– un biostatistico con esperienza di sperimentazioni dei farmaci (esterno);<br />
– tre clinici con esperienza di sperimentazioni dei farmaci (interni);<br />
– il farmacista del servizio farmaceutico dell’Istituto (interno);<br />
– un farmacologo (esterno);<br />
– un medico legale (esterno);<br />
– cinque esperti e rappresentanti nei seguenti ambiti:<br />
• etico (esterno);<br />
• giuridico (esterno);<br />
• infermieristico (interno);<br />
• volontariato (esterno);<br />
• utenza (esterno);<br />
– il Direttore Scientifico, ex officio (interno);<br />
– il Direttore Sanitario, ex officio (interno).<br />
I membri del CEI non possono delegare altri in proprio luogo.<br />
I componenti del CEI restano in carica tre anni e possono essere confermati<br />
consecutivamente per non più di una volta, eccetto per chi è nominato<br />
ex officio.<br />
Il CEI si può avvalere, di volta in volta, di esperti non facenti parte del<br />
Comitato stesso.<br />
I componenti del CEI ed il personale della Segreteria del Comitato, di cui<br />
al successivo art. 5, sono tenuti a mantenere la segretezza riguardo alle informazioni<br />
riservate.<br />
Art. 5 – È istituita la Segreteria del CEI alle dipendenze di un qualificato<br />
responsabile, dotato di risorse umane e strumentali utili per la ricerca bibliografica,<br />
l’archiviazione dei dati, la sistematizzazione e duplicazione documentale<br />
per i lavori del Comitato e la verbalizzazione degli stessi, nonché per la<br />
conservazione e l’aggiornamento del Registro delle Sperimentazioni ed i rapporti<br />
diretti con il preposto Ufficio del Ministero della Sanità, ai fini della vigilanza<br />
dello stesso nella materia.<br />
Art. 6 – Il CEI lavora e manifesta le proprie valutazioni e i propri pareri in<br />
assoluta indipendenza. Ciò è garantito:<br />
– dalla mancanza di subordinazione gerarchica del Comitato nei confronti<br />
dell’Istituto;<br />
– dalla presenza di componenti indipendenti dall’Istituto (di personale,<br />
cioè, che non intrattiene rapporti di lavoro a tempo pieno, parziale o di consulenza<br />
con l’Istituto);<br />
64 2006
Struttura organizzativa<br />
– dalla estraneità dei votanti alla sperimentazione o studio proposto;<br />
– dal rispetto delle seguenti norme di incompatibilità:<br />
a) non possono appartenere al CEI coloro che:<br />
• hanno ricoperto nei tre anni precedenti, o ricoprono tuttora, posizioni<br />
apicali in un’impresa farmaceutica;<br />
• hanno partecipazioni finanziarie in un’impresa farmaceutica o in<br />
imprese collegate;<br />
• ricoprono incarichi stabili di consulenza per un’impresa farmaceutica;<br />
• sono dipendenti di una impresa farmaceutica;<br />
• hanno relazioni di parentela fino al secondo grado con soggetti<br />
che rientrino nei casi precedenti.<br />
b) non possono partecipare a valutazioni, votazioni, pareri sulle sperimentazioni<br />
coloro che possono avere conflitti di interesse; il componente<br />
del CEI che può avere conflitti di interesse si deve allontanare<br />
volontariamente dalla seduta, dandone comunicazione al presidente,<br />
da registrare a verbale;<br />
c) gli interessi di tipo indiretto (pur non rappresentando causa di<br />
incompatibilità) devono essere dichiarati al momento dell’accettazione<br />
della nomina o nel momento in cui si manifestino.<br />
Art. 7 – Il CEI durante la prima seduta elegge al proprio interno un presidente<br />
ed un vicepresidente ed adotta un regolamento che preveda tutti gli<br />
aspetti del funzionamento proprio e dell’ufficio di segreteria, con particolare<br />
attenzione:<br />
– ai tempi ed alle modalità di convocazione delle riunioni;<br />
– alle modalità di presentazione della documentazione ai componenti<br />
con il necessario anticipo per gli approfondimenti da parte dei componenti<br />
stessi;<br />
– alle modalità di designazione dei relatori e di coinvolgimento degli<br />
esperti esterni per specifiche tematiche;<br />
– ai criteri adottati per la valutazione dei risultati e di possibili eventi<br />
avversi;<br />
– alla verbalizzazione delle attività del Comitato ed alle modalità di pubblicazione<br />
delle decisioni;<br />
– alle procedure di decadimento o di dimissioni dei componenti;<br />
– alle modalità da adottare durante le sedute, al fine di evitare ogni possibile<br />
conflitto di interesse.<br />
Durante la stessa seduta, il CEI prende atto delle indicazioni di propria<br />
competenza, presenti nelle circolari e nei decreti ministeriali citati nelle premesse,<br />
assumendo le stesse quali norme di comportamento e valutazione.<br />
Art. 8 – Le sedute del CEI sono valide in presenza della metà più uno dei<br />
componenti.<br />
2006 65
Sezione I<br />
Le determinazioni sono prese dalla maggioranza dei presenti, prevalendo,<br />
in caso di parità, il parere/voto del presidente.<br />
Art. 9 – Gli oneri per l’attività del Comitato Etico Indipendente sono a<br />
carico del proponente la sperimentazione o lo studio.<br />
Tali oneri, non avendo il CEI scopo di lucro, sono limitati al rimborso<br />
delle spese sostenute dai componenti, nonché dalla Segreteria e dalla struttura<br />
per il funzionamento del Comitato.<br />
Art. 10 – Con successivi atti avverrà la nomina dei membri del CEI e<br />
saranno definite l’organizzazione della Segreteria del CEI e le relative risorse<br />
umane e strumentali necessarie al suo funzionamento.<br />
66 2006
Struttura organizzativa<br />
REGOLAMENTO DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE (CEI)<br />
Art. 1 – Definizione e funzioni generali<br />
1.1. Il Comitato Etico Indipendente presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è<br />
stato a suo tempo istituito con delibera 16/98 del 16 ottobre 1998 per la valutazione<br />
di studi e sperimentazioni cliniche, comprese quelle sui farmaci, ai<br />
sensi del Decreto del Ministero della Sanità del 15 luglio 1997 e successive<br />
modificazioni o disposizioni ministeriali.<br />
1.2. La dichiarazione di Helsinki del 1964 e successivi emendamenti e le<br />
norme di Good Clinical Practice: Consolidated Guideline dell’Unione Europea,<br />
adottate dall’Agenzia Europea per la valutazione dei medicinali (EMEA),<br />
costituiscono il principale riferimento per le decisioni e le attività del CEI in<br />
merito agli studi ed alle sperimentazioni di cui al punto 1.1.<br />
1.3. Il presente regolamento analizza ed aggiorna le attività del CEI conformandole<br />
sulla base di quanto riportato dal Decreto Legislativo 211 del<br />
24 giugno 2003 (attuazione della direttiva 2001/20/CE) e con riferimento alla<br />
Circolare Ministeriale n. 6 del 2 settembre 2002 (sperimentazioni non interventistiche),<br />
alla circolare Ministeriale n. 173 del 28 luglio 2003 (autorizzazione<br />
dei medicinali per uso terapeutico), ed al Decreto Ministeriale del<br />
17 dicembre 2004 (sperimentazioni “ no profit ”).<br />
Art. 2 – Composizione e partecipazione<br />
2.1. Il CEI è un organismo collegiale, multidisciplinare ed indipendente<br />
nominato dalla Presidenza della <strong>Fondazione</strong> i cui membri hanno le qualifiche<br />
e le competenze necessarie per esaminare e valutare gli aspetti scientifici,<br />
metodologici, medici ed etici degli studi proposti.<br />
2.2. I componenti del CEI eleggono a maggioranza al loro interno, un<br />
Presidente, preferibilmente non dipendente della <strong>Fondazione</strong>, due vicepresidenti<br />
con funzioni vicarie in caso di assenza o di impedimento del Presidente.<br />
2.3. È presente un ufficio di Segreteria secondo quanto previsto dal<br />
Decreto Ministeriale, 18 Marzo 1998 “ Linee guida di riferimento per l’istituzione<br />
ed il funzionamento dei Comitati Etici ”.<br />
2.4. Le dimissioni di uno dei componenti devono essere presentate alla<br />
Presidenza della <strong>Fondazione</strong> e al CEI per conoscenza.<br />
2.5. Ai fini del buon funzionamento del CEI il componente che risulti<br />
assente, anche se giustificato, per più della metà delle sedute tenutesi nell’arco<br />
di un anno dalla sua nomina, è escluso dal quorum di cui al successivo punto<br />
4.3 ed il CEI ne propone la sostituzione alla <strong>Fondazione</strong> con analoga figura<br />
professionale.<br />
Art. 3 – Competenze<br />
3.1. È di competenza del CEI la valutazione di tutte le forme di studio e<br />
sperimentazione per le quali venga presentata regolare domanda; in partico-<br />
2006 67
Sezione I<br />
lare, attesa la peculiare funzione istituzionale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>,<br />
Istituto di Ricovero e Cura riconosciuto a Carattere Scientifico (IRCCS), sono<br />
oggetto di valutazione e di espressione di parere:<br />
– le attività di ricerca aventi connotati di sperimentazione clinica,<br />
condotte nell’ambito della programmazione scientifica della <strong>Fondazione</strong><br />
medesima, in relazione ai propri interessi biomedici riconducibili ai settori di<br />
riconoscimento del carattere scientifico;<br />
– i protocolli di ricerca e sperimentazione clinico-farmacologiche sponsorizzati<br />
da Enti od Organismi pubblici e privati, comprese Ditte Farmaceutiche,<br />
secondo quanto riportato nel Decreto Legislativo 211/03;<br />
– le sperimentazioni cosiddette “ no profit ” di cui al Decreto Ministeriale<br />
17 dicembre 2004, i cui requisiti sono riportati all’art. 1.2 dello stesso DM.<br />
3.2. Il CEI, nell’ambito della valutazione delle richieste, pone particolare<br />
attenzione alla qualifica dello Sperimentatore ed alla validità della Unità<br />
o struttura proposta per la sperimentazione, con specifico riferimento<br />
alla presenza di idonea strumentazione e di provata professionalità del personale<br />
sanitario e, più in generale, all’adeguatezza delle risorse richieste per lo studio.<br />
3.3. Il CEI ha compiti di controllo sulla conduzione delle sperimentazioni<br />
tramite l’esame della documentazione esistente e relativa a ciascun soggetto<br />
dello studio, verificando i seguenti punti:<br />
– riservatezza, informazioni al paziente e consenso, informazione al<br />
medico curante ed al personale sanitario interessato;<br />
– aderenza a quanto approvato dal CEI nella esecuzione degli esami e<br />
delle visite e nell’impegno economico;<br />
– modalità di gestione dei prodotti relativi alla sperimentazione.<br />
3.4. Al di là delle conoscenze e verifiche previste dalla normativa vigente<br />
[art. 2 del D.L. 211/2003, lettera m) e t); art. 3, comma 1, lettera a); art. 12,<br />
comma 3, 4, 5, 6] il CEI mantiene un diretto contatto con le attività di sperimentazione<br />
in corso, sorvegliandone il buon andamento, anche dal punto di<br />
vista del mantenimento degli standard clinico-assistenziali e riesaminandole<br />
periodicamente con tempistica correlata alla durata degli studi.<br />
Art. 4 – Convocazione<br />
4.1. Il CEI si riunisce di norma una volta al mese (salvo particolari necessità<br />
che richiedano diversa programmazione), previa convocazione da parte<br />
del Presidente tramite la Segreteria con allegato ordine del giorno.<br />
4.2. L’eventuale impossibilità alla partecipazione alla seduta deve essere<br />
tempestivamente comunicata alla Segreteria.<br />
4.3. Si considera valida la seduta se è presente il quorum (metà + 1) dei<br />
componenti del CEI, esclusi gli assenti giustificati mediante comunicazione<br />
scritta, purché sia presente almeno un terzo dei componenti.<br />
4.4. Rilevate le presenze da parte della Segreteria, si procede all’apertura<br />
dei lavori.<br />
68 2006
Struttura organizzativa<br />
Art. 5 – Procedure<br />
5.1. Anche con riferimento a quanto definito al precedente punto 3.1, ed<br />
in particolare alla opportunità che gli studi da condurre rientrino in una strategia<br />
programmatoria e comunque nel settore di interesse scientifico della<br />
<strong>Fondazione</strong>, la documentazione relativa ai protocolli di studio e di sperimentazione<br />
viene esaminata dal CEI secondo l’ordine cronologico di trasmissione<br />
alla Segreteria, salvo casi particolari, di volta in volta valutati, in relazione a<br />
specifici interessi o urgenze. Di tale deroga viene fatta menzione nel verbale<br />
relativo alla seduta del CEI di riferimento.<br />
La Segreteria protocolla la documentazione in entrata, ne registra la data<br />
di acquisizione e comunica la stessa allo Sperimentatore.<br />
I tempi tecnici di valutazione di cui al successivo punto 5.6 partono da<br />
tale data di presentazione.<br />
5.2. La lingua ufficiale del CEI è l’italiano; pertanto, la domande di sperimentazione<br />
e tutta la documentazione allegata deve essere prodotta in italiano.<br />
5.3. Ogni componente riceve la documentazione relativa ai progetti di<br />
sperimentazione con congruo anticipo, al fine di poterne prendere visione ed<br />
effettuare un esame preventivo.<br />
5.4. Non sono prese in esame domande presentate non complete nella documentazione<br />
prevista dalla normativa vigente e nella modulistica predisposta.<br />
5.5. Lo Sperimentatore, ove necessario, dovrà richiedere ai Primari/<br />
Direttori o comunque ai Responsabili delle strutture ove intende svolgere la<br />
ricerca, l’autorizzazione all’utilizzo delle strutture medesime.<br />
5.6. Il CEI, in caso di sperimentazioni monocentriche, è tenuto a formulare<br />
un parere entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta completa<br />
di tutta la documentazione (art. 6.3 D.Lgl. 211/03); eventuali richieste di chiarimento,<br />
ovvero di integrazione della documentazione prodotta, da potersi<br />
richiedere solo una volta, determinano l’interruzione dei termini per il<br />
periodo compreso tra la data di inoltro e quella di ricevimento degli elementi<br />
integrativi sollecitati (art. 4 D. Lgl. 211/03).<br />
5.7. Il CEI, in caso di sperimentazioni multicentriche nelle quali venga<br />
indicato come Comitato Etico al quale afferisce lo sperimentatore del Centro<br />
Coordinatore, fornisce parere motivato entro 30 giorni a decorrere dalla data<br />
di ricevimento della richiesta (parere unico).<br />
5.8. Il CEI, in caso di sperimentazioni multicentriche nelle quali venga<br />
indicato come Comitato Etico al quale afferisce lo Sperimentatore di un Centro<br />
partecipante, può comunicare al Comitato Etico del Centro Coordinatore<br />
eventuali osservazioni sul protocollo entro 30 giorni dalla presentazione della<br />
domanda e comunque è tenuto a formulare il proprio parere entro 30 giorni<br />
dopo aver ricevuto dal Comitato Etico del Centro coordinatore il parere unico.<br />
5.9. Ai sensi dell’articolo 7.3 del Decreto Legislativo 211/03, il CEI ha<br />
competenza nel giudicare tutti gli aspetti del protocollo alla base della richie-<br />
2006 69
Sezione I<br />
sta di parere. Peraltro, nel caso che al CEI afferisca lo Sperimentatore del<br />
Centro coordinatore, il CEI può chiedere eventuali modifiche e/o integrazioni<br />
su tutto il protocollo prima dell’espressione del parere, mentre nel caso che al<br />
CEI afferisca lo sperimentatore di un Centro partecipante, oltre le considerazioni<br />
da inviare eventualmente al Comitato Etico del Centro coordinatore, il<br />
CEI può solo accettare o rifiutare il parere favorevole dello stesso Centro nel<br />
suo complesso, potendo, comunque, richiedere l’eventuale modifica del solo<br />
consenso informato limitatamente ai soggetti in sperimentazione presso il<br />
centro a cui riferisce.<br />
5.10. Gli accertamenti clinici strumentali e/o di laboratorio devono<br />
essere eseguiti presso strutture ritenute idonee dal CEI.<br />
5.11. Le decisioni vengono prese a maggioranza dei presenti tramite<br />
espressione di voto palese da parte degli aventi diritto. In caso di parità, il<br />
voto del presidente vale doppio.<br />
5.12. I componenti del CEI non possono prendere parte a decisioni su<br />
sperimentazioni nelle quali siano coinvolti.<br />
5.13. Il CEI esprime parere favorevole o non favorevole sulle sperimentazioni<br />
con motivazione.<br />
5.14. Il CEI ha facoltà di revocare il parere favorevole alla sperimentazione<br />
in corso con provvedimento motivato.<br />
5.15. Il parere espresso dal CEI, viene trasmesso dalla Segreteria allo<br />
Sponsor e alla Presidenza della <strong>Fondazione</strong>, autorità competente del Centro<br />
secondo la definizione del Decreto Legislativo 211/03, per l’adozione del conseguente<br />
provvedimento deliberativo. Il provvedimento autorizzativo del Presidente<br />
dovrà essere comunicato al CEI oltre che allo Sperimentatore, al<br />
Direttore o Primario, alla Direzione Sanitaria ed alla Direzione Scientifica, al<br />
Servizio di Farmacia, al Settore economico e finanziario. Lo Sperimentatore<br />
potrà iniziare la sperimentazione solo dopo la ricezione di tale autorizzazione<br />
e darà comunicazione al CEI della data di inizio.<br />
Art. 6 – Oneri finanziari e compensi<br />
6.1. Le sperimentazioni possono essere promosse da aziende farmaceutiche,<br />
da altri enti o istituzioni pubbliche o private o da unità operative della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>. Qualora la sperimentazione venga finanziata da<br />
Sponsor commerciali, la quota di cui al successivo punto 6.2, lettera B, è comprensiva<br />
in ogni caso delle seguenti voci:<br />
– Fornitura di prodotti da sperimentare per tutta la durata della ricerca e<br />
per tutti i pazienti arruolati, compresa quella di placebo e/o farmaci di controllo,<br />
opportunamente preparati ed etichettati in modo da assicurare,<br />
quando prevista, la cecità della sperimentazione.<br />
– Pagamento di ogni spesa connessa alla sperimentazione e non correlata<br />
alla normale gestione del paziente.<br />
– Compensi destinati agli sperimentatori.<br />
70 2006
Struttura organizzativa<br />
6.2. Lo Sponsor commerciale dovrà versare due quote distinte:<br />
A. Quota per l’esame istruttorio per gli oneri di funzionamento del CEI –Al<br />
momento della presentazione della domanda di sperimentazione deve essere<br />
esibita copia della ricevuta di versamento della quota iniziale pari a Euro<br />
2.600 + IVA al 20%, necessaria per coprire le spese di istruttoria, che<br />
andranno così ripartite:<br />
– il 15 % è riservato alla Segreteria per le spese relative all’acquisizione di<br />
apparecchiature, materiale d’uso, bibliografia specifica, cancelleria, e,<br />
più in generale, di tutto quanto attiene allo sviluppo delle attività derivanti<br />
dalle competenze assegnate dalle normative vigenti;<br />
– il 5% è di competenza della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> per le spese di<br />
affitto locali, utenze, ecc.;<br />
– il restante 80% è utilizzato per la definizione del gettone annuale di partecipazione<br />
(gettone di presenza x numero di sedute effettuate), comprensivo<br />
del rimborso delle spese, a favore dei componenti esterni del<br />
Comitato Etico. Qualora il Comitato si avvalga di esperti con la qualifica<br />
di membro straordinario, agli stessi spetta un compenso pari al gettone<br />
di presenza. Il gettone di partecipazione è assegnato a fine anno solare.<br />
La posizione del personale di ruolo della <strong>Fondazione</strong>, nominato componente<br />
del Comitato Etico o costituente la Segreteria, deve essere considerata<br />
quale incarico assegnato dalla <strong>Fondazione</strong> medesima a propri<br />
dipendenti e come tale deve essere valutata e gestita. Nel caso specifico i<br />
dipendenti svolgono tale incarico fuori dall’orario di lavoro e la quota a<br />
loro spettante viene erogata in regime di intramoenia.<br />
B. Quota relativa allo svolgimento della sperimentazione – Tale quota deve<br />
essere oggetto di una proposta di convenzione presentata dallo Sponsor/Sperimentatore.<br />
Quanto ritenuto necessario quale rimborso per le spese generali di<br />
gestione contrattuale sarà trattenuta dalla <strong>Fondazione</strong>, mentre la restante<br />
somma costituirà la percentuale a disposizione dello Sperimentatore per le<br />
necessità operative dell’Unità di appartenenza, con particolare riferimento<br />
alla conduzione dello studio.<br />
6.3. Per le sperimentazioni cosiddette “ no profit ” di cui al Decreto Ministeriale<br />
17 dicembre 2004 (ai sensi dell’articolo 2.5 dello stesso decreto) e più<br />
in generale per alcune sperimentazioni per la cui conduzione, in base al protocollo<br />
di ricerca, non siano previste particolari spese, o alcun finanziamento,<br />
e che risultino particolarmente rilevanti sul piano dell’acquisizione delle conoscenze<br />
scientifiche, il CEI esonera lo Sponsor/Sperimentatore dal rimborso<br />
degli oneri di funzionamento del CEI stesso di cui al precedente punto 6.2,<br />
lettera A.<br />
Art. 7 – Approvazione e modifiche del regolamento<br />
7.1. Il regolamento del CEI ed eventuali successive modificazioni sono<br />
approvati dalla maggioranza (metà + uno) dei componenti del Comitato.<br />
2006 71
Sezione I<br />
7.2. Le proposte di modifica del regolamento presentate e discusse nel<br />
corso di una seduta sono sottoposte ad approvazione del CEI nel corso della<br />
seduta successiva.<br />
Art. 8<br />
Sono allegati al presente regolamento e ne costituiscono parte integrante:<br />
– il modulo di sintesi da utilizzare da parte dello sponsor/sperimentatore<br />
per la presentazione della richiesta di parere. Tale modulo è inviato a<br />
domanda degli interessati dalla Segreteria del CEI e deve accompagnare sempre<br />
la documentazione relativa alla sperimentazione (allegato 1);<br />
– le indicazioni per la predisposizione del modello di consenso informato<br />
(allegato 2).<br />
Art. 9<br />
Per tutto quanto non previsto nel presente regolamento, si deve far riferimento<br />
alla normativa vigente.<br />
Il presente regolamento entra in vigore alla data della sua sottoscrizione.<br />
Letto e sottoscritto il 22 settembre 2006<br />
Il Comitato Etico<br />
72 2006
Struttura organizzativa<br />
Allegato 1<br />
RICHIESTA DI PARERE<br />
DEL COMITATO ETICO INDIPENDENTE<br />
PRESSO LA FONDAZIONE SANTA LUCIA DI ROMA<br />
PER L’APPROVAZIONE<br />
DI STUDI E SPERIMENTAZIONI CLINICHE<br />
(Decreto Legislativo 211 del 24 giugno 2003)<br />
Al COMITATO ETICO<br />
Via Ardeatina, 306<br />
00179 ROMA<br />
…l… sottoscritt… prof./dr. .....................................................................................<br />
Qualifica ...................................................................................................................<br />
Reparto/servizio .......................................................................................................<br />
Sede ..........................................................................................................................<br />
telefono …………………. fax …………..……<br />
e-mail ………………………..<br />
CHIEDE<br />
il parere etico sullo studio/sperimentazione clinica<br />
(titolo) .......................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
Sponsor ....................................................................................................................<br />
Con sede legale in ....................................................................................................<br />
Rappresentante sponsor .........................................................................................<br />
telefono …………………. fax …………..……<br />
e-mail ………..………………<br />
2006 73
Sezione I<br />
Si allegano i seguenti documenti (tutti in lingua italiana):<br />
(barrare l’indicazione di documenti allegati ed aggiungere quella di eventuali ulteriori documenti)<br />
1. Modulistica per lo studio/sperimentazione clinica (modello 1).<br />
2. Protocollo di studio (se lo studio viene presentato in lingua inglese si<br />
rende necessario presentare un riassunto sostanziale in italiano che riporti<br />
ogni elemento utile ad una opportuna e completa valutazione).<br />
3. Investigator Brochure del farmaco/sostanza in sperimentazione.<br />
4. Scheda rilevazione dati.<br />
5. Eventuale delibazione/giudizio di notorietà.<br />
6. Copia della Polizza Assicurativa a copertura della responsabilità civile<br />
dei partecipanti autorizzati alla sperimentazione, anche per eventuali danni<br />
subiti dai soggetti coinvolti nella sperimentazione e derivanti da comportamenti<br />
colposi degli sperimentatori, nonché a copertura delle spese legali.<br />
Detta copia dovrà essere autenticata, per copia conforme, da un responsabile<br />
dello sponsor e corredata da timbro e firma leggibile.<br />
7. Foglio informativo e modulo di consenso informato.<br />
8. Proposta di convenzione economica.<br />
9. Copia della ricevuta del versamento di € 2.600 + I.V.A. sul c/c intestato<br />
alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> che dovrà riportare nella causale la dizione<br />
“ COMITATO ETICO”, nonché l’indicazione dello Sponsor, del farmaco sperimentato,<br />
dello Sperimentatore e dell’Unità strutturale di appartenenza.<br />
10. Curriculum degli sperimentatori.<br />
Lo Sperimentatore richiedente<br />
(timbro e firma)<br />
………………………………….<br />
Roma, ....................................<br />
La presente domanda, unitamente a tutti gli allegati, viene inviata in<br />
15 copie, di cui una in originale. L’investigator Brochure viene inviata in<br />
sole 3 copie.<br />
74 2006
Struttura organizzativa<br />
Modello 1<br />
1) Struttura della <strong>Fondazione</strong> presso cui si svolge la ricerca<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
2) Nome e cognome del responsabile della sperimentazione e di coloro<br />
che saranno autorizzati al suo svolgimento (allegare curriculum vitae)<br />
Responsabile: ...........................................................................................................<br />
Autorizzati: ...............................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
Il sottoscritto responsabile della ricerca garantisce:<br />
– la competenza e l’adeguatezza del personale;<br />
– l’idoneità dei locali e la conformità delle attrezzature disponibili alle norme<br />
vigenti.<br />
3) Presentazione dello studio (breve abstract)<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
2006 75
Sezione I<br />
4) Identificazione del farmaco<br />
(solo per le sperimentazioni farmacologiche)<br />
Principio attivo ........................................................................................................<br />
Forma farmaceutica ................................................................................................<br />
Dosaggio ...................................................................................................................<br />
Nome commerciale .................................................................................................<br />
Ditta ..........................................................................................................................<br />
Il farmaco è già registrato in Italia? ■ sì ■ no<br />
– Se “ sì ”, specificare eventuale autorizzazione ministeriale per la sperimentazione<br />
in Italia .......................................................................................................<br />
................................................................................................................................<br />
Il farmaco è già registrato in altri paesi? ■ sì ■ no<br />
– Se “ sì ” quali? .......................................................................................................<br />
5) Eventuali ulteriori informazioni che lo sperimentatore intende fornire<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
...................................................................................................................................<br />
Lo sperimentatore responsabile<br />
(timbro e firma)<br />
.....................................................<br />
NULLA OSTA PER L’UTILIZZAZIONE DELLA STRUTTURA<br />
Il responsabile<br />
(timbro e firma)<br />
..............................<br />
76 2006
Struttura organizzativa<br />
Allegato 2<br />
INDICAZIONI PER LA STESURA<br />
DI MODULI DI CONSENSO INFORMATO<br />
ALLA PARTECIPAZIONE A STUDI CLINICI SPERIMENTALI<br />
Le indicazioni qui presentate definiscono le caratteristiche irrinunciabili<br />
che devono presentare i moduli di consenso informato per la partecipazione<br />
di soggetti umani a studi sperimentali.<br />
Il consenso del soggetto può essere richiesto solo dopo che gli sono state<br />
fornite adeguate informazioni sullo studio, nonché sui suoi diritti e responsabilità.<br />
Con il termine di “ consenso informato ”, quindi, ci si riferisce all’assenso<br />
volontario di un soggetto a partecipare ad uno studio e alla documentazione<br />
comprovante tale assenso.<br />
Le indicazioni che vengono date nel presente documento sono da ritenersi<br />
valide e rilevanti anche per la conduzione di un approfondito colloquio,<br />
di cui la lettura e la firma del modulo di consenso, con relativo foglio informativo,<br />
costituiscono solo l’atto finale o suggello.<br />
Secondo il Comitato Nazionale per la Bioetica i requisiti del consenso<br />
informato, sotto il profilo operativo, sono i seguenti:<br />
1. offerta dell’informazione;<br />
2. comprensione dell’informazione;<br />
3. libertà decisionale;<br />
4. capacità decisionale.<br />
* * *<br />
1. Offerta dell’informazione:<br />
contenuti essenziali del consenso informato<br />
Si analizzano di seguito quali modalità devono essere seguite nel sottoporre<br />
al soggetto le informazioni per consentirgli di scegliere se partecipare<br />
allo studio proposto o meno.<br />
Si considerano, altresì, quali elementi informativi devono essere inclusi<br />
nella documentazione informativa, acclusa al vero e proprio modulo di consenso<br />
informato, predisposta per consentire una scelta consapevole a soggetti<br />
cui venga proposto di partecipare ad uno studio sperimentale.<br />
a) Il <strong>testo</strong> del consenso informato deve essere in italiano o comunque in<br />
una lingua compresa dal soggetto.<br />
b) Qualora il soggetto non sia in grado di dare un consenso consapevole<br />
di persona (se si trova in stato di incoscienza, se è affetto da grave malattia<br />
mentale o menomazione fisica) la possibilità di arruolare tale tipo di paziente<br />
deve essere preventivamente sottoposta al Comitato Etico cui viene richiesto<br />
2006 77
Sezione I<br />
il parere sullo studio. Inoltre, in tali evenienze, deve essere registrato il consenso<br />
informato di un rappresentante legalmente valido del paziente cui sia<br />
stato adeguatamente spiegato che la partecipazione favorisce il benessere e<br />
l’interesse del soggetto. Nei rari casi in cui non sia possibile, per valide<br />
ragioni, rispettare queste indicazioni, lo sperimentatore deve documentare e<br />
motivare il proprio comportamento.<br />
c) Ai soggetti deve essere concesso un tempo adeguato per decidere se<br />
vogliono partecipare o meno allo studio, così da poter avere la possibilità di<br />
consultare persone di fiducia.<br />
d) Il consenso deve essere sempre firmato dal soggetto o, nel caso di<br />
impossibilità di questi, da un rappresentante legalmente valido del paziente o<br />
da 2 testimoni che attestino l’osservanza degli interessi del paziente.<br />
e) Il soggetto interpellato perché partecipi ad una sperimentazione deve<br />
essere informato sugli obiettivi, metodi e benefici previsti come sui rischi,<br />
effetti collaterali e disturbi potenziali; questo bilancio tra benefici ottenibili e<br />
rischi potenziali è uno dei criteri fondamentali di giudizio e per questo deve<br />
essere posto all’inizio del consenso informato o del modulo informativo ad<br />
esso allegato. Le informazioni devono essere comprensibili, veritiere e complete,<br />
evitando eccessivi dettagli tecnici.<br />
f) L’esposizione dei benefici e dei rischi deve essere integrata con una<br />
illustrazione dei trattamenti e delle procedure standard di uso corrente.<br />
g) Deve essere spiegato con chiarezza il significato del concetto “ attribuzione<br />
casuale ” o “ attribuzione randomizzata ” dei soggetti ad un gruppo<br />
sperimentale o al gruppo di controllo. In particolare, nella sperimentazione<br />
di farmaci, dove essere ben chiarito che un soggetto può essere assegnato ad<br />
un gruppo che assumerà una sostanza inattiva. Il termine “ placebo ” non<br />
può essere solo citato, ma deve essere spiegato con parole del linguaggio<br />
comune; lo stesso vale per termini quali “ studio in doppio cieco ”, “ crossover<br />
”, ecc.<br />
h) Il modulo di consenso informato non deve servire di occasione per<br />
comunicare informazioni diagnostiche o prognostiche che non siano ancora<br />
note al paziente.<br />
i) Deve essere chiaramente spiegata la procedura con la quale verrà condotto<br />
lo studio; debbono essere precisati, in modo circostanziato, i “ compiti ”<br />
assegnati al soggetto e le richieste che gli verranno fatte in termini di controlli<br />
clinici e strumentali, nonché la frequenza di tali controlli. La precisione, a<br />
questo riguardo, consentirà di vagliare chiaramente l’impegno richiesto al<br />
soggetto e di spiegare le ragioni di tale impegno.<br />
j) Deve risultare ben chiaro dal <strong>testo</strong> del consenso informato che il<br />
paziente ha diritto di non partecipare alla sperimentazione che gli viene proposta,<br />
senza che ciò comporti di essere privato del miglior trattamento possibile<br />
per la sua malattia. Nel caso in cui accetti, può ritirarsi in qualsiasi<br />
momento senza essere obbligato a fornire alcuna giustificazione.<br />
k) Deve essere chiarito che il medico referente sospenderà la partecipa-<br />
78 2006
Struttura organizzativa<br />
zione del soggetto alla sperimentazione qualora ciò sia nell’interesse del<br />
paziente e gli darà ragione dei motivi della sospensione.<br />
l) Deve essere specificato che i soggetti verranno prontamente informati di<br />
qualunque notizia per loro rilevante che si renda disponibile durante lo studio.<br />
m) Deve essere garantita la segretezza dei dati relativi ai soggetti e, precisando<br />
la possibilità di ispezione della documentazione sanitaria da parte di<br />
personale autorizzato e tenuto a sua volta alla riservatezza, dovranno essere<br />
indicati gli Enti e/o le persone che potranno effettuare tale ispezione.<br />
n) Deve essere precisata l’esistenza di una polizza assicurativa a copertura<br />
di eventuali danni che il paziente dovesse subire a causa della sperimentazione.<br />
o) Deve essere chiarito che la partecipazione alla sperimentazione non<br />
comporterà per il soggetto alcun aggravio di spesa.<br />
p) Il paziente deve essere informato esplicitamente che la sperimentazione<br />
cui aderisce è stata approvata dai comitati riconosciuti dall’Autorità<br />
sanitaria competente.<br />
q) Deve risultare che il soggetto, o il suo rappresentante legalmente<br />
valido, ha effettivamente avuto la possibilità di fare domande e di ottenere<br />
risposte in quantità sufficiente, nonché un tempo di riflessione congruo per<br />
compiere una scelta consapevole<br />
r) Al soggetto deve essere fornito un documento, a cura dello sperimentatore,<br />
da cui risulti che il soggetto stesso sta partecipando ad uno studio. Tale<br />
documento deve riportare le caratteristiche essenziali dello studio, i nomi dei<br />
responsabili dello studio stesso con relativo indirizzo e numero di telefono.<br />
s) Dopo aver ottenuto l’assenso del soggetto a questo proposito, si deve<br />
informare il medico di famiglia della partecipazione del soggetto stesso alla<br />
sperimentazione.<br />
t) Deve essere specificato che l’approvazione della sperimentazione da<br />
parte della competente Autorità sanitaria include che i risultati dello studio<br />
verranno portati a conoscenza della comunità scientifica ed i dati raccolti<br />
durante la sperimentazione non potranno rimanere di proprietà di singoli o<br />
gruppi che li possano utilizzare secondo il loro esclusivo interesse.<br />
2. Comprensione dell’informazione<br />
La modalità con la quale si presentano ad un soggetto i contenuti selezionati<br />
ha grande rilevanza nell’invitare o meno il destinatario del consenso<br />
informato a leggerlo attentamente e a comprenderlo. Ostacoli alla comprensione<br />
possono essere rappresentati anche da condizioni e/o sentimenti connessi<br />
con la malattia: il medico, quindi, non deve proporre direttamente la<br />
partecipazione ad una ricerca ad una persona manifestamente non in grado<br />
di esaminare adeguatamente tale proposta.<br />
Giova, infine, sottolineare anche che lo studio della comunicazione<br />
medico-paziente ha indicato come un terzo di ciò che viene detto al paziente<br />
2006 79
Sezione I<br />
viene dimenticato e come meno del 50% delle indicazioni e dei consigli viene<br />
ricordato; inoltre la proporzione di elementi dimenticati cresce con la quantità<br />
di informazioni presentate ed i pazienti sembrano più abili a ricordare ciò<br />
che è stato loro detto per primo. La conoscenza di questi elementi deve guidare<br />
la scelta del modo in cui presentare al paziente le informazioni che gli<br />
sono indispensabili per una decisione consapevole.<br />
3. Libertà decisionale<br />
Nel proporre la partecipazione ad una sperimentazione non deve essere<br />
invocato un “ consenso implicito ”, anche se a proporre studi sperimentali<br />
sono medici con cui i pazienti hanno già instaurato un rapporto fiduciario. Si<br />
ricorda, in tal senso che anche dal punto di vista giurisprudenziale “ il consenso<br />
non è mai implicito, neppure allorché tra medico e paziente si instaura<br />
un rapporto di competente collaborazione ”.<br />
Dunque, per ottenere un consenso realmente informato a partecipare ad<br />
uno studio sperimentale, occorre esplorare ciò che il paziente ritiene giusto<br />
per se stesso, la qual cosa può essere diversa da ciò che il medico si attende.<br />
Bisogna altresì indagare con tatto se vi siano state influenze e pressioni sul<br />
paziente da parte del con<strong>testo</strong> sociale o familiare in cui questo vive. Inoltre,<br />
l’operatore non può far pesare il proprio condizionamento ideologico sul<br />
modo con cui presenta al paziente le alternative terapeutiche e nell’indicare i<br />
passaggi fondamentali che portano alle diverse decisioni.<br />
4. Capacità decisionale<br />
Secondo il Comitato Nazionale per la Bioetica, per riconoscere la competenza<br />
decisionale di un soggetto sembra importante l’esame delle modalità<br />
con cui avviene il processo deliberativo. In forza di tale criterio occorre accertare<br />
se il soggetto:<br />
– sia in grado di comunicare con i curanti;<br />
– dia segni esteriori di aver compreso l’informazione e d’essere pronto a<br />
decidere;<br />
– intenda le alternative e ne capisca la natura;<br />
– dia risposte dotate di coerenza e persista nelle conclusioni espresse.<br />
Nel caso in cui il soggetto manifesti di non possedere queste capacità<br />
occorre sottoporre la proposta di partecipazione allo studio ad un rappresentante<br />
legalmente valido del paziente.<br />
80 2006
Struttura organizzativa<br />
FOGLIO INFORMATIVO<br />
PER LA RICHIESTA DI CONSENSO INFORMATO<br />
ALLA PARTECIPAZIONE AD ATTIVITÀ DI RICERCA SCIENTIFICA<br />
ED AL CONSEGUENTE TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI<br />
Gentile Signore/a .....................................................................................................<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è un Istituto di Ricovero e Cura riconosciuto a<br />
Carattere Scientifico, che svolge, insieme all’attività di assistenza, quella di<br />
ricerca sanitaria e di formazione nel settore della riabilitazione neuromotoria<br />
e delle neuroscienze.<br />
Nell’ambito di tale esercizio, è in corso (o è programmato) lo svolgimento<br />
di una ricerca dal titolo [inserire il titolo della ricerca, studio o sperimentazione] “............<br />
.................................................................................................................................”.<br />
Lo studio prende in considerazione [descrivere in maniera semplice l’ambito dello<br />
studio] ............................................................. e si prefigge di [descrivere in maniera<br />
semplice gli obiettivi] ....................................... attraverso [descrivere in maniera semplice,<br />
ma completa, le modalità di conduzione] ...........................................................................<br />
I benefici previsti sono [descrivere le finalità in termini di benefici attesi. Precisare se i<br />
benefici non saranno specificamente diretti per il partecipante, ma potranno concretizzarsi in<br />
futuro per soggetti portatori della stessa patologia o se, comunque, il beneficio si concretizzerà<br />
nell’aumento delle conoscenze specifiche di settore] ............................................<br />
....................................................................................................................................<br />
I rischi per le persone che partecipano allo studio si riassumono in [descrivere<br />
gli eventuali rischi derivanti dalla partecipazione] .............................................., mentre<br />
sono/non sono prevedibili effetti collaterali, costituiti da [descrivere anche<br />
eventuali effetti collaterali, anche non di particolare evidenza prognostica (es. ematoma dopo prelievo<br />
ematico)] ..........................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
Attualmente, per la gestione della questione trattata, sono previsti trattamenti/procedure<br />
standard di uso corrente costituiti/e da [descrivere le procedure<br />
standard di diagnosi/trattamento della patologia] .......................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
Lo studio, rispetto a tali trattamenti, mira a [sottolineare il possibile o l’auspicato<br />
valore aggiunto dello studio] ................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
Con il presente modulo Le viene proposto di prendere parte al programma<br />
di studio, il cui responsabile scientifico è il Prof./Dott. [nome del responsabile<br />
dello studio] ...............................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
Se Lei deciderà di partecipare allo studio, sarà inserito, dopo la raccolta<br />
dei suoi dati da parte del personale addetto, nel gruppo sperimentale o nel<br />
2006 81
Sezione I<br />
gruppo di controllo secondo i seguenti criteri [descrivere i criteri di inserimento del<br />
soggetto] ................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
Durante lo studio saranno effettuati controlli clinici e strumentali consistenti<br />
in [elencare e descrivere tutte le attività diagnostiche e terapeutiche/riabilitative sia cliniche<br />
che strumentali facenti parte delle studio] ....................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
L’impegno a Lei richiesto per partecipare allo studio consiste [descrivere in che<br />
cosa consisterà l’impegno del soggetto rispetto al quanto descritto al paragrafo precedente]<br />
................................................................................................................<br />
....................................................................................................................................<br />
La durata del Suo impegno è prevista in [indicare la durata dell’impegno, a<br />
seconda dei casi in minuti/ore o in giorni/settimane/mesi. In questo caso specificare il tempo<br />
all’interno di tale periodo] .............................................................................................<br />
A seconda del gruppo in cui sarà inserito, Le potrebbe essere richiesto di<br />
assumere delle sostanze cosiddette “ placebo ”: sostanze cioè con nessuna<br />
azione farmacologica. Ciò risulta importante dal punto di vista della ricerca<br />
per poter valutare la reale risposta al farmaco attivo somministrato a soggetti<br />
che fanno parte di altri gruppi. L’assunzione della sostanza placebo al posto<br />
della sostanza attiva non pregiudica in alcun modo i modi ed i tempi dell’assistenza<br />
che Le verrà fornita.<br />
Il medico referente, nella persona del Dott. [indicare il nome del sanitario di riferimento<br />
per il soggetto. Di norma è il sanitario che sottomette al soggetto il foglio di consenso]<br />
........................................................................, sarà sempre a Sua disposizione<br />
per qualsiasi chiarimento, La informerà prontamente di qualunque notizia si<br />
renda disponibile durante lo studio e provvederà a sospendere la Sua partecipazione<br />
allo studio qualora ciò risulti nel Suo interesse, comunicandoLe i<br />
motivi di tale sospensione.<br />
Nel corso dello studio al quale prenderà parte, Lei sarà assicurato a<br />
copertura di eventuali danni da esso derivante.<br />
La partecipazione allo studio non comporta per Lei alcun aggravio<br />
di spesa.<br />
Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico Indipendente della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed il suo svolgimento ed i suoi risultati sono monitorati<br />
dallo stesso Comitato.<br />
Lei ha il diritto di non partecipare allo studio che Le viene proposto. Questo<br />
non comporterà assolutamente una minore assistenza nei Suoi confronti e<br />
Lei sarà in ogni caso sottoposto al miglior trattamento possibile per il suo<br />
stato di malattia.<br />
Anche nel caso di accettazione a partecipare allo studio, Lei ha il diritto di<br />
82 2006
Struttura organizzativa<br />
ritirarsi dallo stesso in qualsiasi momento, senza essere obbligato a fornire<br />
alcuna giustificazione.<br />
Si precisa che i risultati dello studio verranno portati a conoscenza della<br />
comunità scientifica ed i dati raccolti durante la sperimentazione non<br />
potranno rimanere di proprietà di singoli o gruppi che li possano utilizzare<br />
secondo il loro esclusivo interesse.<br />
La procedura dello studio garantisce, peraltro, la riservatezza dei Suoi<br />
dati personali con riferimento al relativo Codice (D.lgs. del 30 giugno 2003,<br />
n. 196), ai sensi del cui art. 13 si sottopone la seguente informativa.<br />
In conformità alle disposizioni del Codice in materia di protezione dei<br />
dati personali (di seguito “Codice”), la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> La informa<br />
che intende svolgere attività di trattamento di dati personali (di seguito<br />
“Dati”), anche sensibili, 1 che La riguardano.<br />
Finalità e modalità del trattamento dei dati<br />
I Dati forniti vengono acquisiti e trattati nel rispetto della normativa sopra<br />
richiamata, con il supporto di mezzi cartacei, informatici o telematici atti a<br />
memorizzare, gestire e trasmettere i dati stessi e comunque mediante strumenti<br />
idonei a garantire la loro sicurezza e riservatezza, nel rispetto delle regole fissate<br />
dal Codice, per le finalità della ricerca in precedenza descritta riguardo agli obiettivi,<br />
alle procedure, ai benefici e rischi della partecipazione, all’impegno operativo<br />
e temporale richiesto.<br />
Natura del conferimento e conseguenze di un eventuale rifiuto<br />
L’eventuale rifiuto di fornire i Dati funzionali all’esecuzione della ricerca su<br />
menzionata non comporta alcuna conseguenza relativamente ad eventuali trattamenti<br />
terapeutici in corso, salva l’eventuale impossibilità di dare seguito alle<br />
operazioni connesse alla ricerca.<br />
Lei è libero/a di non partecipare alla ricerca o di ritirarsi dalla stessa anche<br />
senza preavviso o motivazione. Qualora, durante la ricerca, divengano disponibili<br />
dati che possano influenzare la Sua volontà di continuare Lei sarà tempestivamente<br />
ed opportunamente informato e, se necessario, Le sarà richiesto nuovamente<br />
il Consenso Informato a proseguire il trattamento in corso.<br />
Comunicazione dei dati<br />
I Dati potranno inoltre venire a conoscenza dei responsabili della cui opera<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si avvale nell’ambito di rapporti di esternalizzazione<br />
1<br />
L’art. 4 del Codice definisce “sensibili” i dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed<br />
etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti,<br />
sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché<br />
i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale.<br />
2006 83
Sezione I<br />
per la fornitura di servizi, nonché dei responsabili e degli incaricati del trattamento<br />
dei dati per le finalità di cui alla presente informativa, l’elenco aggiornato<br />
dei quali è a disposizione presso la sede della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
I Dati relativi ai risultati della ricerca sono strettamente confidenziali e soggetti<br />
ad anonimato. I risultati potranno essere portati a conoscenza di terzi o<br />
pubblicati, ma escludendo ogni possibile riferimento personale al paziente.<br />
Durata del trattamento<br />
I Dati verranno trattati dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> solamente per la<br />
durata della ricerca [indicare fra parentesi la durata dello studio] ...................................<br />
Diritti dell’interessato<br />
L’art. 7 del Codice riconosce all’interessato numerosi diritti che La invitiamo<br />
a considerare attentamente. Tra questi, Le ricordiamo sinteticamente i diritti di:<br />
• ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei Dati che lo riguardano,<br />
anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile;<br />
• ottenere l’indicazione dell’origine dei Dati, delle finalità e modalità del trattamento,<br />
degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili, dei soggetti o<br />
delle categorie di soggetti ai quali i Dati possono essere comunicati o che possono<br />
venirne a conoscenza in qualità di responsabili o incaricati;<br />
• ottenere l’aggiornamento, la rettificazione o l’integrazione dei Dati (qualora<br />
vi sia un interesse in tal senso) ovvero la cancellazione, la trasformazione in<br />
forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, nonché l’attestazione<br />
che tali operazioni sono state portate a conoscenza di coloro ai quali i<br />
Dati sono stati comunicati o diffusi;<br />
• opporsi, in tutto o in parte, al trattamento dei Dati che lo riguardano per<br />
motivi legittimi ovvero per fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta<br />
o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.<br />
Lei, per l’intera durata del trattamento, potrà chiedere informazioni o porre<br />
domande al medico circa i dati acquisiti nel corso della sperimentazione e circa<br />
l’andamento della stessa relativamente al suo caso; allo stesso modo, al termine<br />
della ricerca, se richiesto, i risultati che La riguardano saranno comunicati a Lei<br />
ed al suo medico di base.<br />
Titolare del trattamento<br />
Titolare del trattamento è la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Via Ardeatina 306, Roma.<br />
Per qualsiasi ulteriore informazione, chiarimento e comunicazioni a disposizione<br />
il responsabile dei dati è:<br />
Dott. Responsabile della sperimentazione: .....................................................<br />
Unità Operativa: ................................................................................................<br />
Roma, lì …………..<br />
84 2006
Struttura organizzativa<br />
MODULO CONSENSO INFORMATO<br />
Io sottoscritto …………………….…..................…….…………., dichiaro di<br />
aver preso visione del protocollo concernente lo studio “…........…………<br />
……………………………..” che si svolgerà presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
In particolare dichiaro:<br />
• di aver ricevuto, all’interno di tale foglio illustrativo, l’informativa prevista<br />
dall’articolo 13 del D.lgs. 196/2003 riguardo al trattamento dei dati personali;<br />
• di avere avuto a disposizione tempo sufficiente per poter leggere attentamente<br />
e comprendere quanto contenuto nel suddetto foglio illustrativo;<br />
• di aver ricevuto dal Dott. .............................……………. che opera presso<br />
………………….........................................................……… esaurienti spiegazioni<br />
in merito alla richiesta di partecipazione allo studio;<br />
• di essere stato informato del diritto di ritirarmi dalla ricerca in qualsiasi<br />
momento, senza dover dare spiegazioni e senza compromettere l’assistenza<br />
medica futura;<br />
• di aver ricevuto il nominativo del Dott. .............................…………….<br />
come medico referente per qualsiasi ulteriore chiarimento o informazione<br />
relativa alla sperimentazione;<br />
• di aver avuto modo di esporre le mie considerazioni e di domandare<br />
ulteriori precisazioni, nonché di avere avuto il tempo necessario per prendere<br />
una decisione ponderata e non sollecitata.<br />
Pertanto, sono consapevole delle attività previste e delle modalità di una<br />
mia adesione.<br />
Ciò premesso dichiaro: di acconsentire ■ di non acconsentire ■<br />
a partecipare allo studio ed al conseguente trattamento dei miei dati personali<br />
sensibili.<br />
cognome e nome della persona<br />
firma della persona<br />
......................................... .........................................<br />
cognome e nome del rappresentante<br />
legalmente valido<br />
oppure<br />
firma del rappresentante<br />
legalmente valido<br />
......................................... .........................................<br />
cognome e nome del medico<br />
che raccoglie il consenso<br />
firma del medico<br />
che raccoglie il consenso<br />
......................................... .........................................<br />
NB: il presente modulo è valido solo se accompagnato dal corrispondente<br />
foglio illustrativo.<br />
2006 85
Sezione I<br />
LETTERA INFORMATIVA AL MEDICO DI FAMIGLIA<br />
Al medico di famiglia del/la<br />
Sig./Sig.ra ...............................................<br />
Si comunica che il/la Sig./Sig.ra .....................................................................<br />
partecipa al progetto di ricerca svolto presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS<br />
di Roma dal titolo “ ...................................................................................” consistente<br />
in .................................................................................................<br />
Al/Alla Sig./Sig.ra ..................................................................... è stato illustrato<br />
il protocollo di studio e le modalità della sua partecipazione.<br />
Il/La Sig./Sig.ra ........................................................................ ha sottoscritto<br />
apposito modulo di consenso informato.<br />
Distinti saluti<br />
Il medico responsabile<br />
(timbro e firma)<br />
.........................................<br />
Roma, lì …………..<br />
86 2006
Dati statistici<br />
sull’attività<br />
assistenziale
Sezione I<br />
DEGENZE<br />
Quadro generale 2004 2005 2006<br />
Posti letto convenzionati 296 296 290<br />
Richieste di ricovero 4.778 5.114 5.321<br />
Pazienti ricoverati 1.848 1.795 1.629<br />
Pazienti non ricoverabili 1.352 1.428 1.584<br />
Pazienti in attesa 1.578 1.891 2.108<br />
Durata media di degenza gg 60 63 65<br />
Giornate di degenza 112.033 113.031 106.133<br />
Numero dei pazienti dimessi 1.850 1.790 1.646<br />
Sesso dei pazienti dimessi<br />
Uomini 930 914 863<br />
Donne 920 876 783<br />
Pazienti dimessi per classi di età<br />
sino a 34 anni (10,00%) 185 (9,61%) 172 (12,34%) 203<br />
da 35 a 54 (24,82%) 459 (19,30%) 342 (18,65%) 307<br />
da 55 a 74 (35,72%) 661 (40,00%) 716 (40,34%) 664<br />
oltre 75 anni (29,46%) 545 (31,29%) 560 (28,67%) 472<br />
Attività lavorativa<br />
dei pazienti dimessi<br />
2004 2005 2006<br />
Commerciante 41 42 42<br />
Operaio 59 41 39<br />
Impiegato 118 109 101<br />
Casalinga 146 141 150<br />
Pensionato 1.265 1.271 1.121<br />
Studente 64 58 57<br />
Militare 9 7 4<br />
Disoccupato 86 81 77<br />
Altri 62 40 55<br />
88 2006
Dati statistici sull’attività assistenziale<br />
Regione di provenienza<br />
dei pazienti ricoverati<br />
2004 2005 2006<br />
Lazio 1.421 1.434 1.256<br />
Piemonte 8 2 1<br />
Valle d’Aosta – – –<br />
Liguria 3 – –<br />
Lombardia 8 4 8<br />
Trentino – Alto Adige – – –<br />
Veneto 1 2 2<br />
Friuli – Venezia Giulia 2 – –<br />
Emilia Romagna 7 4 6<br />
Marche 9 8 11<br />
Toscana 29 19 19<br />
Umbria 23 27 31<br />
Campania 71 52 58<br />
Abruzzo 44 43 54<br />
Molise 10 10 13<br />
Puglia 41 24 31<br />
Basilicata 13 18 7<br />
Calabria 77 63 73<br />
Sicilia 58 66 47<br />
Sardegna 22 18 12<br />
Paesi UE – – –<br />
Paesi Extra UE convenzionati 1 1 –<br />
Paesi Extra UE non convenzionati – – –<br />
Totale ricoveri 1.848 1.795 1.629<br />
Pazienti ricoverati fuori regione 2004 2005 2006<br />
23% 21% 23%<br />
2006 89
Sezione I<br />
Quadro generale<br />
120.000<br />
115.000<br />
110.000<br />
105.000<br />
112.033<br />
113.031<br />
106.133<br />
100.000<br />
8.000<br />
7.500<br />
7.000<br />
6.500<br />
6.000<br />
5.500<br />
5.000<br />
4.778 5.114 5.321<br />
4.500<br />
4.000<br />
3.500<br />
3.000<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.848<br />
1.795<br />
1.629<br />
1.352 1.428 1.584<br />
1.578 1.891 2.108<br />
1.850<br />
1.790<br />
1.646<br />
1.000<br />
930<br />
914<br />
863<br />
920<br />
876<br />
783<br />
500<br />
0<br />
296<br />
296<br />
290<br />
60<br />
63<br />
65<br />
Posti letto<br />
convenzionati<br />
Richieste<br />
di ricovero<br />
Pazienti<br />
ricoverati<br />
Pazienti non<br />
ricoverabili<br />
Pazienti<br />
in attesa<br />
Durata media<br />
degenza gg<br />
Giornate<br />
di degenza<br />
Numero<br />
pz. dimessi<br />
Pz. dimessi<br />
uomini<br />
Pz. dimessi<br />
donne<br />
2004 2005 2006<br />
90 2006
Dati statistici sull’attività assistenziale<br />
Pazienti dimessi per classi di età<br />
2004<br />
10,00%<br />
29,46%<br />
24,82%<br />
35,72%<br />
2005<br />
9,61%<br />
31,29%<br />
19,30%<br />
2006<br />
12,34%<br />
28,67%<br />
18,65%<br />
sino a 34 anni<br />
da 35 a 54 anni<br />
da 55 anni a 74 anni<br />
40,00%<br />
oltre 75 anni<br />
40,34%<br />
2006 91
41<br />
42<br />
42<br />
59<br />
62<br />
40<br />
55<br />
Sezione I<br />
Attività lavorativa dei pazienti dimessi<br />
1500<br />
1265<br />
1271<br />
1200<br />
1121<br />
900<br />
600<br />
300<br />
118<br />
109<br />
101<br />
146<br />
141<br />
150<br />
64<br />
58<br />
57<br />
86<br />
81<br />
77<br />
41<br />
39<br />
9<br />
7<br />
4<br />
0<br />
Commerciante<br />
Operaio<br />
Impiegato<br />
Casalinga<br />
Pensionato<br />
Studente<br />
2004 2005 2006<br />
Militare<br />
Disoccupato<br />
Altri<br />
92 2006
Dati statistici sull’attività assistenziale<br />
Regione di provenienza dei pazienti ricoverati<br />
2004<br />
2005<br />
8<br />
8<br />
1<br />
2<br />
2<br />
4<br />
2<br />
3<br />
7<br />
4<br />
29<br />
23<br />
9<br />
19<br />
27<br />
8<br />
1421<br />
44<br />
10<br />
71<br />
41<br />
1434<br />
43<br />
10<br />
52<br />
24<br />
22<br />
13<br />
18<br />
18<br />
77<br />
63<br />
58<br />
66<br />
2006<br />
1<br />
8<br />
2<br />
6<br />
19<br />
31<br />
11<br />
1256<br />
54<br />
13<br />
31<br />
58<br />
12<br />
7<br />
73<br />
47<br />
2006 93
PAZIENTI DIMESSI PER TIPOLOGIA DI RICOVERO<br />
DRG Descrizione<br />
2004 2005 2006<br />
ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri<br />
ordinari in DH ordinari in DH ordinari in DH<br />
MDC 1 - Malattie e disturbi del sistema nervoso<br />
9 Malattie e traumatismi del midollo spinale 237 63 219 150 262 146<br />
12 Malattie degenerative del sistema nervoso 647 97 630 126 563 144<br />
13 Sclerosi multipla ed atassia cerebellare 137 39 116 50 110 60<br />
14 Malattie cerebrovascolari specifiche eccetto attacco ischemico transitorio 8 1 16 – 7 1<br />
15 Attacco ischemico transitorio e occlusioni precerebrali – 1 – – – –<br />
16 Malattie cerebrovascolari aspecifiche con cc 1 – 1 – 1 1<br />
17 Malattie cerebrovascolari aspecifiche senza cc 4 – 2 1 1 1<br />
18 Malattie dei nervi cranici e periferici con cc 3 – 5 1 9 1<br />
19 Malattie dei nervi cranici e periferici senza cc 41 1 20 6 9 12<br />
20 Infezioni del sistema nervoso eccetto meningite virale 4 – 5 – 3 1<br />
23 Stato stuporoso e coma di origine non traumatica 1 – 2 1 3 –<br />
24 Convulsioni e cefalea, età > 17 con cc – – – – 1 –<br />
27 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma > 1 ora 2 – 1 – 2 3<br />
28 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma < 1 ora, età > 17 con cc – – – – 1 –<br />
29 Stato stuporoso e coma di origine traumatica, coma < 1 ora, età > 17 senza cc 3 – – – 1 –<br />
34 Altre malattie del sistema nervoso con cc 4 2 50 26 43 16<br />
35 Altre malattie del sistema nervoso senza cc 140 51 75 42 64 35<br />
MDC 2 - Malattie e disturbi dell’occhio<br />
47 Altre malattie dell’occhio, età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />
MDC 3 - Malattie e disturbi dell’orecchio, del naso, della bocca e della gola<br />
65 Alterazioni dell’orecchio 1 – – – – –<br />
73 Altre diagnosi relative a orecchio, naso, bocca e gola, età > 17 – 5 – 4 – 3<br />
MDC 4 - Malattie e disturbi dell’apparato respiratorio<br />
87 Edema polmonare e insufficienza respiratoria 1 11 – 18 2 56<br />
88 Malattia polmonare cronica ostruttiva – 196 – 199 – –<br />
90 Polmonite semplice e pleurite, età > 17 senza cc – 1 – – – –<br />
92 Malattia polmonare interstiziale con cc – 1 – – – –<br />
93 Malattia polmonare interstiziale senza cc – – – 2 – –<br />
96 Bronchite e asma, età > 17 con cc – 2 – 2 – –<br />
94 2006
97 Bronchite e asma, età > 17 senza cc – 32 – 13 – –<br />
98 Bronchite e asma, età < 18 – – – 1 – –<br />
99 Segni e sintomi respiratori con cc – 1 – 1 – 29<br />
100 Segni e sintomi respiratori senza cc – 2 – 7 – 144<br />
101 Altre diagnosi relative all’apparato respiratorio con cc – 1 – 1 – –<br />
102 Altre diagnosi relative all’apparato respiratorio senza cc – 1 – 1 – –<br />
MDC 6 - Malattie e disturbi dell’apparato digerente<br />
182 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente, età > 17 con cc 1 1 5 7 2 3<br />
183 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente,<br />
età > 17 senza cc 11 85 10 93 14 71<br />
184 Esofagite, gastroenterite e miscellanea di malattie dell’app. digerente, età < 18 – – – – – 1<br />
Dati statistici sull’attività assistenziale<br />
MDC 8 - Malattie e disturbi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo<br />
234 Altri interventi sul sistema muscolo-scheletrico e tessuto connettivo senza cc – – 1 – – –<br />
235 Fratture del femore – – – 1 – –<br />
237 Distorsioni, stiramenti e lussazioni di anca, pelvi e coscia – – – – 2 –<br />
240 Malattie del tessuto connettivo con cc – 1 2 – 1 –<br />
241 Malattie del tessuto connettivo senza cc 6 5 10 8 1 –<br />
243 Affezioni mediche del dorso 38 4 36 11 25 6<br />
244 Malattie dell’osso e artropatie specifiche con cc 5 – 5 – 1 –<br />
245 Malattie dell’osso e artropatie specifiche senza cc 24 – 26 1 7 –<br />
246 Artropatie non specificate – – – – 1 –<br />
247 Segni e sintomi relativi al sistema muscolo-scheletrico e al tessuto connettivo 1 – – – – –<br />
248 Tendinite, miosite, borsite 32 1 41 3 34 –<br />
249 Ass. riabilitativa per malattie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto<br />
connettivo 247 10 249 23 195 17<br />
250 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />
età > 17 con cc 2 – – – – –<br />
251 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />
età > 17 senza cc 1 1 – – 2 1<br />
253 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni di avambraccio, mano e piede,<br />
età > 17 con cc – – – 1 1 –<br />
254 Fratture, distorsioni, stiramenti e lussazioni del braccio, gamba, eccetto piede,<br />
età > 17 senza cc – – – – 1 2<br />
256 Altre diagnosi del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo 237 1 250 16 269 16<br />
MDC 9 - Malattie e disturbi della pelle, del tessuto sotto-cutaneo e della mammella<br />
282 Traumi della pelle, del tessuto subcutaneo e della mammella, età
PAZIENTI DIMESSI PER TIPOLOGIA DI RICOVERO (continua)<br />
Sezione I<br />
2004 2005 2006<br />
ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri ricoveri<br />
ordinari in DH ordinari in DH ordinari in DH<br />
DRG Descrizione<br />
MDC 10 - Malattie e disturbi endocrini, nutrizionali e metabolici<br />
297 Disturbi della nutrizione e miscellanea di disturbi del metabolismo,età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />
MDC 11 - Malattie e disturbi del rene e delle vie urinarie<br />
325 Segni e sintomi relativi a rene e vie urinarie, età > 17 con cc – – – 2 – 8<br />
326 Segni e sintomi relativi a rene e vie urinarie, età > 17 senza cc – 50 – 40 – 60<br />
331 Altre diagnosi relative a rene e vie urinarie, età > 17 con cc 1 1 – 3 – 7<br />
332 Altre diagnosi relative a rene e vie urinarie, età > 17 senza cc 1 22 – 45 – 36<br />
MDC 12 - Malattie e disturbi dell’apparato riproduttivo maschile<br />
350 Infiammazioni dell’apparato riproduttivo maschile – – – – – 1<br />
MDC 13 - Malattie e disturbi dell’apparato riproduttivo femminile<br />
369 Disturbi mestruali e altri disturbi dell’apparato riproduttivo femminile – 18 – 9 – 24<br />
MDC 15 - Malattie e disturbi del periodo neonatale<br />
390 Neonati con altre affezioni significative – – – 2 – –<br />
MDC 19 - Malattie e disturbi mentali<br />
425 Reazione acuta di adattamento e disfunzione psicosociale – – 1 – – –<br />
429 Disturbi organici e ritardo mentale 5 1 8 10 5 10<br />
430 Psicosi – – – – – 3<br />
431 Disturbi mentali dell’infanzia – 1 2 11 – 5<br />
MDC 21 - Traumatismi, avvelenamenti ed effetti tossici dei farmaci<br />
445 Traumatismi età > 17 senza cc 1 – – – – –<br />
454 Altre diagnosi di traumatismi, avvelenamenti ed effetti tossici, con cc – – 1 – – –<br />
MDC 23 - Fattori che influenzano lo stato di salute ed il ricorso ai servizi sanitari<br />
467 Altri fattori che influenzano lo stato di salute – – 1 – – –<br />
1850 710 1790 937 1646 924<br />
Totale dimessi 2560 2727 2570<br />
96 2006
Dati statistici sull’attività assistenziale<br />
DAY HOSPITAL<br />
2004 2005 2006<br />
Posti letto convenzionati 24 24 35<br />
Pazienti dimessi 710 946 924<br />
Giornate complessive 18.634 23.809 21.731<br />
Sesso dei pazienti dimessi<br />
Donne 277 386 373<br />
Uomini 433 560 551<br />
POLIAMBULATORIO (SSN)<br />
2004 2005 2006<br />
Anestesia 4 – –<br />
Angiologia 1109 1028 1.110<br />
Cardiologia 2657 2681 2.305<br />
Dermatologia 2184 2279 2.595<br />
Laboratorio Analisi 133904 132733 144.293<br />
Medicina Fisica e Riabilitazione 14919 19783 17.759<br />
Medicina sportiva 744 375 531<br />
Neurologia 9375 8008 6.432<br />
Oculistica 4340 4900 6.110<br />
Oncologia 67 95 117<br />
Ortopedia e traumatologia 2028 1868 1.896<br />
Ostetricia e ginecologia 7 13 15<br />
Otorinolaringoiatria 2465 2168 1.911<br />
Pneumologia 1575 1873 1.818<br />
Psichiatria 0 160 304<br />
Radiodiagnostica 16405 15496 16.389<br />
Risonanza magnetica 2373 2956 3.246<br />
Urologia 2006 2133 2.162<br />
Totale 196.162 198.549 208.993<br />
2006 97
Sezione I<br />
TRATTAMENTI RIABILITATIVI EXTRAOSPEDALIERI<br />
(ex Art. 26 Legge 833/78)<br />
2004 2005 2006<br />
AMBULATORIALI<br />
Posti convenzionati 132 132 132<br />
Numero dei trattamenti (accessi) 37.437 42.061 68.395<br />
Numero dei pazienti trattati 417 524 536<br />
Numero medio dei trattamenti per paziente 90 80 127<br />
Giornate di presa in carico 46.924 54.389 58.610<br />
Media giornaliera pazienti 154 179 194<br />
SEMINTERNATO<br />
Posti convenzionati 55 55 55<br />
Giornate di trattamento 11.137 10.122 9.876<br />
Numero dei pazienti trattati 99 80 71<br />
Numero medio dei trattamenti per paziente 112 126 139<br />
Giornate di presa in carico 16.812 16.445 16.065<br />
Media giornaliera pazienti 55 54 53<br />
98 2006
Servizio<br />
di documentazione<br />
e biblioteca
Sezione I<br />
Sin dall’inizio della sua attività il S. <strong>Lucia</strong> ha particolarmente<br />
curato la raccolta di testi sul recupero e sulla rieducazione funzionale<br />
dei neuromotulesi. La Biblioteca che si è venuta così costituendo<br />
offre quindi una buona documentazione nei settori di studio<br />
e di attività propri della <strong>Fondazione</strong>; le raccolte riguardano la<br />
fisiatria, l’ortopedia, la reumatologia, la neurologia, la medicina<br />
del lavoro, la psicologia applicata. Particolarmente documentate<br />
sono le tecniche riabilitative e adeguato spazio trovano anche la<br />
medicina alternativa, la geriatria e l’impiego terapeutico dello<br />
sport. Con monografie e periodici è curato l’aspetto sociosanitario<br />
del problema handicap sul quale la Biblioteca offre strumenti idonei<br />
alla conoscenza delle strutture e delle Associazioni pubbliche e<br />
private che operano nel settore.<br />
Costituiscono documentazione storica di particolare rilievo<br />
alcune donazioni (in particolare quelle delle famiglie Zucchi, De<br />
Logu, Piantoni) che consentono di ricostruire l’evoluzione della<br />
medicina riabilitativa nel corso del XX secolo. In particolare si<br />
segnalano le annate dal 1918 al 1988 di “ Archivio di ortopedia ” e<br />
gli “ Atti della SIOT” dal 1957 ad oggi.<br />
È in continua espansione, inoltre, la raccolta di video e audiocassette<br />
che documentano vecchie e nuove tecniche riabilitative.<br />
Per la rarità documentale si segnalano le videocassette che presentano<br />
film realizzati dall’Inail tra il 1950 e il 1960 sulla riabilitazione<br />
dei paraplegici. Il materiale audiovisivo riguarda anche competizioni<br />
sportive per disabili a cui il S. <strong>Lucia</strong> ha partecipato con proprie<br />
squadre o in quanto Ente promotore. Per l’uso didattico delle<br />
videocassette è disponibile apposito apparecchio video più lettore.<br />
La Biblioteca, che fino ad oggi si è ulteriormente arricchita raggiungendo<br />
complessivamente un patrimonio di circa 10.100 unità bibliografiche, è articolata<br />
in due sezioni distinte: le monografie e i periodici.<br />
L’ampia sala di consultazione accoglie le monografie collocate per materia<br />
secondo lo schema della NLM Classification (Bethesda) e della Library of<br />
Congress Classification (Washington).<br />
Lo spazio riservato ai periodici, appositamente allestito, offre a consultazione<br />
diretta tutte le riviste correnti possedute dalla Biblioteca. Il settore dei<br />
periodici scientifici d’acquisto è naturalmente in costante sviluppo: l’IRCCS<br />
S. <strong>Lucia</strong> infatti vi sta dedicando un significativo impegno economico unitamente<br />
a quello scientifico offerto dai ricercatori. Negli ultimi anni l’impegno<br />
di spesa è ulteriormente aumentato non solo per l’incremento del numero dei<br />
periodici, ma anche per l’aumento di riviste online acquistate sia in versione<br />
combinata “ print+online ” sia in versione “ online only ”.<br />
100 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Il materiale bibliografico corrente (monografie e periodici) viene regolarmente<br />
catalogato in automazione con l’uso del TINLIB, classificato e collocato.<br />
Dal 1999, ad uso del personale addetto, la Biblioteca è stata dotata di un<br />
collegamento Internet e di un indirizzo di posta elettronica: biblioteca@<br />
hsantalucia.it, tramite il quale è possibile sia comunicare in modo agevole e<br />
tempestivo con le varie realtà mondiali, che inviare e ricevere documenti e<br />
files. Grazie a Internet si possono consultare gratuitamente i cataloghi di moltissime<br />
Biblioteche nazionali ed internazionali, reperire informazioni bibliografiche<br />
di ogni genere, visitare i siti degli editori e valutare i loro servizi e le<br />
loro offerte. È possibile inoltre accedere, gratuitamente tramite PubMed, agli<br />
archivi Medline dal 1966 ad oggi, consultare on-line gli indici dei periodici<br />
internazionali più importanti, recuperare gli abstracts o addirittura il full text<br />
degli articoli da ricercare.<br />
I periodici in abbonamento consultabili online attualmente sono circa 10.000<br />
(titoli a pagamento + Open Access). Tutti i titoli, a partire dal 2006, sono disponibili<br />
in ordine alfabetico in un Catalogo di Biblioteca Virtuale denominato “ AtoZ”<br />
all’indirizzo Internet: http://atoz.ebsco.com/home. asp?Id=7683. Il recupero del<br />
full text è possibile non solo presso la postazione Internet della Biblioteca, ma<br />
anche presso le postazioni dei singoli ricercatori tramite riconoscimento diretto<br />
dei vari IP Address afferenti alla <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong>. A partire da gennaio 2003<br />
a oggi si è scelto di aderire al Consorzio CILEA (Consorzio Interuniversitario Elaborazione<br />
Automatica) di Milano per l’accesso online full text a più di 3000 riviste<br />
pubblicate da grandi editori quali Elsevier + Academic Press (circa 1.800 riviste),<br />
Blackwell (circa 600), Wiley (circa 400), Nature Group e Cell Press (anno corrente<br />
più otto anni di archivio). Riguardo invece alle riviste Lippincott & Wilkins (circa<br />
50 titoli) si è scelto di acquistarle dall’editore Ovid.<br />
Per tutti i lavori scientifici non disponibili in sede la Biblioteca<br />
offre un servizio di “ document delivery ”, tramite continui rapporti di scambio<br />
con Biblioteche e/o Centri di documentazione dislocati su tutto il territorio<br />
nazionale. Per gli articoli non reperibili presso alcuna biblioteca in Italia,<br />
ci si avvale invece del Docline: sistema automatico di prestito interbibliotecario<br />
gestito dalla NLM di Bethesda, che consente il recupero di documenti originali<br />
tra il posseduto di circa 3.400 biblioteche americane.<br />
Nel corso di tutto il 2006 la Biblioteca è stata frequentata da molti<br />
utenti fra dipendenti, professori e studenti universitari, collaboratori. Per<br />
tutti è a completa disposizione un PC, una stampante, una macchina fotocopiatrice<br />
funzionante a schede magnetiche e un apposito distributore automatico<br />
per l’acquisto delle stesse. Gli utenti possono così eseguire autonomamente<br />
ricerche bibliografiche Medline, tramite Internet (PubMed), riprodurre<br />
in fotocopia articoli di periodici o paragrafi di libri.<br />
La Biblioteca, istituzionalmente riservata agli interni, ha fornito documentazione<br />
su richiesta motivata anche ad utenti esterni, medici o laureandi<br />
di numerose istituzioni pubbliche e private quali: Università di Roma<br />
La Sapienza (Facoltà di Medicina e Chirurgia, di Psicologia, di Architettura,<br />
etc.), Università di Roma Tor Vergata (Facoltà di Medicina e Chirurgia,<br />
Facoltà di Lettere e Filosofia, etc.), IUSM di Roma, Ospedale S. Giovanni<br />
Addolorata (Roma), Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini (Roma),<br />
2006 101
Sezione I<br />
LUMSA (Roma), CTO (Roma), Associazione Anni Verdi ONLUS (Roma),<br />
Università di Foggia (Facoltà di Medicina e Chirurgia), Università degli<br />
Studi di Chieti G. D’Annunzio (Facoltà di Psicologia). Dal 2002 è stata inoltre<br />
istituita una convenzione tra la <strong>Fondazione</strong> e l’Associazione Italiana<br />
Terapisti della Riabilitazione della Regione Lazio in base alla quale<br />
tutti i tesserati possono frequentare la biblioteca a fini di studio e di ricerca.<br />
Dal 15 dicembre 2003 al 15 dicembre 2006 la Biblioteca ha partecipato<br />
al progetto di ricerca finalizzata BIBLIOSAN (Progettazione ed implementazione<br />
operativa del Sistema Bibliotecario degli Enti di Ricerca Biomedici Italiani)<br />
del Ministero della Salute, sia come una delle 45 Biblioteche degli Enti<br />
coinvolti, sia come parte del Gruppo di lavoro costituito da 8 Unità Operative.<br />
Gli obiettivi principali del progetto erano quattro, i primi tre sono già stati<br />
realizzati per il quarto ci vorrà invece tempo.<br />
1. Condivisione delle attuali risorse disponibili (riviste scientifiche) attraverso<br />
l’interscambio di documentazione. La realizzazione di tale obiettivo comporta<br />
una serie di sotto-obiettivi quali la creazione di un catalogo collettivo<br />
delle riviste, la sua condivisione via rete (web) ed il suo utilizzo al fine dell’interscambio<br />
di documentazione scientifica. La biblioteca dal maggio 2004 è<br />
entrata a far parte di ACNP (Archivio Catalogo Collettivo dei Periodici) per la<br />
condivisione delle risorse e del sistema NILDE (Network InterLibrary Document<br />
Exchange) per l’intera gestione del DD (Document Delivery). Nel 2006<br />
sono stati scambiati circa 500 lavori con biblioteche Bibliosan e non (universitarie,<br />
ospedaliere, etc.) di tutta Italia e almeno 420 sono stati forniti dalla<br />
Biblioteca della <strong>Fondazione</strong> ad altri Enti, mentre i restanti sono stati richiesti.<br />
2. Razionalizzazione degli acquisti con riduzione e/o eliminazione di abbonamenti<br />
comuni ad uno stesso titolo di rivista. Tutte le biblioteche Bibliosan<br />
hanno potuto operare dei tagli sia riguardo a titoli posseduti da più biblioteche<br />
(doppi, tripli, etc.) sia riguardo a titoli acquistati direttamente da Bibliosan tramite<br />
Consorzi (es. Cilea di Milano) a nome di tutte le biblioteche afferenti.<br />
3. Incremento dell’acquisto consortile di abbonamenti a riviste online<br />
e banche dati favorendo così una capillare diffusione dell’informazione scientifica<br />
presso ciascun Ente di ricerca. Nel novembre 2006 sono stati stipulati da<br />
Bibliosan contratti collettivi (per abbonamenti online singoli o pacchetti di<br />
titoli, software vari e altro) per conto di tutte le biblioteche ad esso afferenti.<br />
4. Allargamento della rete ad eventuali altri Enti sanitari (Regioni, Ospedali,<br />
ASL, medici di base, etc.). Per quest’ultimo obiettivo ci vorrà tempo.<br />
Il 20 dicembre 2005, in seguito al raggiungimento degli obiettivi del Progetto<br />
finalizzato Bibliosan, è stato firmato, da parte dei rappresentanti legali<br />
di tutti gli Enti afferenti, il documento istitutivo del sistema Bibliosan: in<br />
altre parole è stato trasformato il progetto iniziale in un’entità organizzativa<br />
strutturata e dotata di un annuale sistema di finanziamento atto a garantirne<br />
una propria autonomia operativa.<br />
102 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
REGOLAMENTO DELLA BIBLIOTECA<br />
Disposizioni generali<br />
Art. 1 – Sono patrimonio bibliografico dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> le raccolte<br />
documentali acquisite e custodite presso la biblioteca ed articolate in:<br />
a) periodici scientifici italiani e stranieri d’interesse per l’IRCCS;<br />
b) monografie italiane e straniere significative nelle materie d’interesse<br />
per l’IRCCS;<br />
c) documenti non cartacei d’interesse per l’IRCCS.<br />
Art. 2 – Scopi della biblioteca:<br />
a) documentare attraverso il suo patrimonio bibliografico la ricerca scientifica<br />
e tecnologica nel settore della riabilitazione neuromotoria e negli<br />
altri settori d’interesse specifico per l’IRCCS;<br />
b) fornire servizio di informazioni bibliografiche sia per le pubblicazioni<br />
direttamente possedute, sia per le pubblicazioni possedute da altre<br />
biblioteche biomediche o da altri enti di ricerca medicoscientifica italiani e<br />
stranieri;<br />
c) favorire lo scambio delle informazioni bibliografiche con enti esterni,<br />
mediante opportuni accordi con biblioteche biomediche, universitarie ed altre<br />
di istituti di ricerca attivi nel settore della biomedicina;<br />
d) fornire un servizio culturale di appoggio alla ricerca scientifica dell’IRCCS<br />
S. <strong>Lucia</strong>.<br />
Art. 3 – La Commissione di biblioteca, svolge tali compiti e funzioni:<br />
a) sceglie i periodici e le monografie da proporre per l’acquisto;<br />
b) esprime suggerimenti ed opinioni sull’orario della biblioteca e sui<br />
periodi di chiusura al fine di migliorarne l’accesso ai servizi;<br />
c) esprime suggerimenti ed opinioni sul servizio di informazioni bibliografiche<br />
al fine di migliorarne la qualità;<br />
d) esprime suggerimenti ed opinioni sui cataloghi al fine di rendere la<br />
loro consultazione più agevole e proficua;<br />
e) propone e discute eventuali modifiche e aggiornamenti del presente<br />
ordinamentoregolamento;<br />
f ) sovrintende alla conservazione e al mantenimento dei reperti di interesse<br />
storicodocumentale.<br />
Per svolgere i suoi compiti la Commissione di biblioteca si riunisce in via<br />
ordinaria due volte l’anno (di cui una entro il 30 settembre di ciascun anno pe<br />
r la sottoscrizione degli abbonamenti ai periodici).<br />
La Commissione può riunirsi in via straordinaria su richiesta di un terzo<br />
dei componenti.<br />
Di ciascuna riunione viene redatto verbale.<br />
2006 103
Sezione I<br />
Art. 4 – Membri della Commissione sono:<br />
– il direttore scientifico dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, che la presiede;<br />
– i responsabili dei laboratori di ricerca;<br />
– il direttore amministrativo;<br />
– il direttore sanitario;<br />
– il responsabile della biblioteca.<br />
Incremento delle raccolte<br />
Art. 5 – L’incremento del patrimonio della biblioteca avviene mediante<br />
acquisto, scambio, dono.<br />
Le pubblicazioni da acquistare possono essere segnalate per iscritto sia<br />
dai singoli membri della Commissione per la biblioteca che dagli studiosi<br />
utenti della biblioteca stessa. Le segnalazioni, che non hanno carattere vincolante,<br />
verranno presentate alla prima riunione utile della Commissione biblioteca<br />
che le vaglierà ed esprimerà la propria opinione relativamente all’acquisto.<br />
Quanto agli scambi e ai doni è compito della Direzione dell’IRCCS<br />
S. <strong>Lucia</strong> e della biblioteca favorirli e sollecitarli.<br />
Cataloghi e registri<br />
Art. 6 – La biblioteca dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> contiene, a disposizione degli<br />
studiosi, i seguenti cataloghi:<br />
a) catalogo alfabetico per autori;<br />
b) catalogo alfabetico per soggetti;<br />
c) catalogo sistematico;<br />
d) catalogo dei periodici;<br />
e) catalogo dei documenti non cartacei.<br />
La compilazione dei cataloghi a), b), d), e) segue le norme in uso presso<br />
le biblioteche pubbliche; il catalogo sistematico segue il sistema di classificazione<br />
NLM proprio della medicina; il catalogo alfabetico per soggetti, pur<br />
nel rispetto dell’impostazione del “ Soggettario per le biblioteche italiane ”, ha<br />
struttura più agile e flessibile dovendo essere strumento di una biblioteca specializzata.<br />
Possono essere istituiti cataloghi speciali, tenendo conto di eventuali particolari<br />
esigenze dell’utenza.<br />
Art. 7 – La biblioteca dispone inoltre di:<br />
a) un registro cronologico d’entrata delle pubblicazioni (inventario);<br />
b) uno schedario dei periodici che pervengono in abbonamento con le<br />
indicazioni relative ai fornitori, al pagamento, eccetera;<br />
c) uno schedario delle monografie per le quali sono partiti gli ordini d’acquisto;<br />
d) uno schedario per la registrazione dei fascicoli dei periodici in arrivo.<br />
104 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Servizio agli utenti<br />
Art. 8 – La biblioteca è aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì secondo<br />
il seguente orario: 9.30-13.30; 15-17.30.<br />
Per esigenze organizzative possono effettuarsi periodi di chiusura, per i<br />
quali comunque viene data anticipatamente comunicazione agli utenti (preavviso<br />
di 15 giorni).<br />
Art. 9 – Non è consentito entrare in biblioteca con borse, cartelle, libri<br />
personali. Su richiesta motivata è tuttavia consentito entrare con libri di proprietà<br />
personale, in tal caso questi vanno esibiti sia all’entrata che all’uscita.<br />
Prima di usufruire dei servizi della biblioteca gli utenti firmano il registro<br />
dei frequentatori.<br />
Art. 10 – Negli spazi della biblioteca destinati alla lettura e consultazione<br />
non è consentito fumare né discutere ad alta voce per non recare disturbo agli<br />
altri studiosi, né è consentito trattenersi per passatempo o qualsiasi altra<br />
ragione estranea ai fini dello studio e della consultazione.<br />
Consultazione<br />
Art. 11 – La biblioteca è riservata agli operatori dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, della<br />
<strong>Fondazione</strong> EBRI e di enti convenzionati con l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> i quali hanno<br />
libero accesso sia alla sala di lettura che alla attigua sezione periodici. Altri<br />
utenti esterni potranno usufruire dei servizi della biblioteca previa autorizzazione<br />
della Direzione dell’Istituto cui va rivolta richiesta scritta.<br />
a) I periodici sono disposti su scaffali aperti quindi a consultazione<br />
diretta nella apposita sezione. Le monografie disposte nella sala di lettura<br />
sono collocate parte in scaffali aperti, quindi a consultazione diretta, parte in<br />
scaffali chiusi. Per queste va fatta richiesta all’addetto al servizio.<br />
b) Dopo la lettura tutte le opere sia quelle a consultazione diretta che<br />
quelle distribuite dall’addetto saranno lasciate dagli utenti sui tavoli per essere<br />
poi ricollocate al giusto posto dall’addetto al servizio.<br />
c) Tutto il materiale bibliografico e documentario è escluso dal prestito.<br />
In luogo del prestito è consentita la fotoriproduzione parziale del materiale lib<br />
rario a spese del richiedente. La fotoriproduzione è consentita unicamente<br />
a scopo di studio essendone vietato qualsiasi altro uso.<br />
2006 105
Sezione I<br />
CATALOGO DEI PERIODICI SCIENTIFICI<br />
Il presente catalogo descrive i periodici scientifici posseduti dalla Biblioteca<br />
fino all’anno 2006.<br />
Per ciascun periodico posseduto vengono forniti i seguenti dati:<br />
– titolo ed eventuale sottotitolo e/o responsabilità;<br />
– anno di inizio, luogo di edizione e casa editrice;<br />
– ISSN;<br />
– periodicità;<br />
– eventuale altro titolo;<br />
– eventuale titolo precedente o successivo;<br />
– consistenza ed eventuali lacune.<br />
AVVERTENZE PER LA CONSULTAZIONE<br />
I titoli dei periodici sono presentati in ordine alfabetico stretto, parola<br />
per parola, tenendo conto di articoli, preposizioni, congiunzioni, fatta<br />
eccezione per i soli articoli iniziali.<br />
Nella consistenza compare l’indicazione sia di volume che di anno,<br />
mentre nelle eventuali lacune soltanto quella dell’anno. I separatori tra gli<br />
anni sono:<br />
; per indicare collezione interrotta (v. “ Ergonomics ”);<br />
– per indicare collezione aperta (v. “ Brain ”), oppure la continuazione<br />
ininterrotta del posseduto tra la prima e l’ultima annata indicata (v. “ Brain<br />
and cognition ”);<br />
. per indicare che la collezione termina nello stesso anno in cui termina<br />
la pubblicazione del periodico: v. “ Cerebrovascular and brain metabolism<br />
reviews ”.<br />
3 (1996)3- Si possiede il vol. 3 a partire dal fascicolo n. 3 (V. Science<br />
and medicine).<br />
Acta neurologica Scandinavica. – Vol. 37 (1961)– . – Oxford: Blackwell Munksgaard.<br />
ISSN: 0001-6314<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: Acta neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />
Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica;<br />
93(1996)-108(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Acta neurologica Scandinavica. Supplementum. – N. 1 (1962)– . – Oxford: Blackwell<br />
Munksgaard.<br />
106 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />
ISSN: 0065-1427<br />
Supplemento a: Acta neurologica Scandinavica;<br />
Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica Scandinavica. Supplementum;<br />
93(1996)108(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Acta physiologica Scandinavica: an international journal of physiological sciences /<br />
published for the Scandinavian Physiological Society. – Vol. 1 (1940)– . – Oxford:<br />
Blackwell.<br />
ISSN: 0001-6772<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: Acta physiologica Scandinavica. Supplementum;<br />
150(1994)-179(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Acta physiologica Scandinavica. Supplementum: an international journal of physiological<br />
sciences / published for the Scandinavian Physiological Society. – 1 (1940)– .<br />
– Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0302-2994<br />
Supplemento a: Acta physiologica Scandinavica;<br />
150(1994)154(2002);<br />
Lac. 1994;<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Acta psychiatrica Scandinavica. – Vol. 37 (1961)– . – Oxford: Blackwell Munksgaard.<br />
ISSN: 0001-690X<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: Acta psychiatrica Scandinavica. Supplementum;<br />
Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica scandinavica;<br />
93(1996)-108(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Acta psychiatrica Scandinavica. Supplementum. – N. 160 (1961)– . – Oxford: Blackwell<br />
Munksgaard.<br />
ISSN: 0065-1591<br />
Supplemento a: Acta psychiatrica Scandinavica;<br />
Continua in parte: Acta psychiatrica et neurologica scandinavica. Supplementum;<br />
94(1996)-108(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Adapted physical activity quarterly: the official journal of the International Federation<br />
of Adapted Physical Activity. – Vol. 1 (1984)– . – Champaign, IL: Human Kinetics<br />
Publishers.<br />
ISSN: 0736-5829<br />
Trimestrale;<br />
20(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 107
Sezione I<br />
Age and ageing. – Vol. 1 (1972)– . – Oxford: Oxford University Press<br />
ISSN: 0002-0729.<br />
Bimestrale;<br />
28(1999)-32(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
AJNR. American journal of neuroradiology: official journal American Society of<br />
Neuroradiology, American Society of Head and Neck Radiology, American Society<br />
of Interventional and Therapeutic Neuroradiology, American Society of Pediatric<br />
Neuroradiology. – Vol. 1 (1980)– . – Oak Brook: American Society of Neuroradiology.<br />
ISSN: 0195- 6108<br />
Mensile;<br />
16(1995)-24(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
AJR. American journal of roentgenology: diagnostic imaging and related sciences:<br />
journal of the American Roentgen Ray Society. – Vol. 128 (1977)– . – Leesburg: American<br />
Roentgen Ray Society.<br />
ISSN: 0361-803X<br />
Mensile;<br />
Già: American journal of roentgenology;<br />
168(1997)-183(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005-<br />
The American journal of geriatric psychiatry: official journal of the American Association<br />
for Geriatric Psychiatry. – Vol. 1 (1993)– . – Arlington: American Psychiatric<br />
Publishing.<br />
Bimestrale;<br />
12(2004)-13(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
The American journal of human genetics / published for the American Society of<br />
Human Genetics by The University of Chicago Press. – Vol. 1 (1949)– . – Chicago: University<br />
of Chicago Press.<br />
ISSN: 0002-9297<br />
Mensile;<br />
70(2002)-79(2006);<br />
The American journal of occupational therapy / The American Occupational Therapy<br />
Association, Inc. – Vol. 1 (1947)– . – Bethesda: The American Occupational Therapy Association,<br />
Inc.<br />
ISSN: 0272-9490<br />
Bimestrale;<br />
Dal 1978 chiamato anche AJOT;<br />
48(1994)-58(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
American journal of physical medicine and rehabilitation / Association of Academic<br />
Physiatrists. – Vol. 67 (1988)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins<br />
ISSN: 0894-9115.<br />
108 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Mensile;<br />
Chiamato anche: American journal of PM & R.;<br />
Già: American journal of physical medicine;<br />
73(1994)-82(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The American journal of psychiatry / American Psychiatric Association. – Vol. 78<br />
(1921)– . Washington, DC: American Psychiatric Association.<br />
ISNN: 0002-953X<br />
Mensile;<br />
Già: American journal of insanity;<br />
153(1996)-163(2006);<br />
American journal of respiratory and critical care medicine: an official journal of<br />
the American Thoracic Society. Vol. 149 (1994)– . – New York: American Thoracic<br />
Society<br />
ISSN: 1073-449X<br />
Quindicinale;<br />
Già: American review of respiratory disease;<br />
161(2000)-172(2005);<br />
American journal on mental retardation / American Association on Mental<br />
Retardation. – Vol. 92 (1987)– . – Washington, DC: American Association on Mental<br />
Retardation<br />
ISSN: 0895-8017.<br />
Bimestrale;<br />
Chiamato anche: AJMR;<br />
Già: American journal of mental deficiency;<br />
99(1995)-108(2003);<br />
Lac. 1997;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Annals of neurology: official journal of the American Neurological Association and<br />
the Child Neurology Society. – Vol. 1 (1977)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 0364-5134.<br />
Mensile;<br />
37(1995)-54(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Annual review of immunology (Online). – Vol. 1 (1983)– . – Palo Alto: Annual<br />
Reviews Inc<br />
ISSN: 0732-0582<br />
Annuale;<br />
14 (1996)–<br />
Annual review of neuroscience. – Vol. 1 (1978)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc<br />
ISSN: 0147-006X.<br />
Annuale;<br />
17(1994)-26(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 109
Sezione I<br />
Annual review of pharmacology and toxicology. – Vol. 16 (1976)– . – Palo Alto:<br />
Annual Reviews Inc<br />
ISSN: 0362-1642.<br />
Annuale;<br />
Già: Annual review of pharmacology;<br />
34(1994)-43(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Annual review of physiology. – Vol. 1 (1939)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc.<br />
ISSN: 0066-4278<br />
Annuale;<br />
58(1996)-65(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Annual review of psychology. – Vol. 1 (1950)– . – Palo Alto: Annual Reviews Inc.<br />
ISSN: 0066-4308<br />
Annuale;<br />
47(1996)-54(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Aphasiology: an international, interdisciplinary journal. – Vol. 1 (1987)– . – Hove:<br />
Psychology Press.<br />
ISSN: 0268-7038<br />
Mensile;<br />
10(1996)-20(2006);<br />
Archives of general psychiatry / American Medical Association. – Vol. 3 (1960)– . –<br />
Chicago: American Medical Association.<br />
ISSN: 0003-990X<br />
Mensile;<br />
Già: AMA Archives of general psychiatry;<br />
51(1994)-63(2006);<br />
Lac. 2005;<br />
Archives of neurology / American Medical Association. – Vol. 3 (1960)– . – Chicago:<br />
American Medical Association<br />
ISSN: 0003-9942<br />
Mensile;<br />
Già: AMA Archives of neurology;<br />
51(1994)-63(2006);<br />
Archives of physical medicine and rehabilitation: official journal American Congress<br />
of Rehabilitation Medicine, American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation.<br />
– Vol. 34 (1953)– . – Philadelphia: W.B. Saunders Company<br />
ISSN: 0003-9993.<br />
Mensile;<br />
Già: Archives of Physical Medicine;<br />
64(1983); 66(1985)-85(2004);<br />
Lac. 1983; 1985-1987; 1989;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Autonomic neuroscience: basic and clinical / International Society for Autonomic<br />
Neuroscience (ISAN). – Vol. 82 (2000)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
110 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
ISSN: 1566-0702.<br />
Mensile;<br />
Già: Journal of the autonomic nervous system;<br />
82(2000)-116(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Behavior research methods: a journal of the Psychonomic Society. – Vol. 37 (2005)–<br />
. – Austin: Psychonomic Society<br />
ISSN: 1554-351X<br />
Trimestrale;<br />
Già: Behavior research methods, instruments, and computers;<br />
37(2005)-38(2006);<br />
Behavior research methods, instruments, and computers: a journal of the Psychonomic<br />
Society. – Vol. 16 (1984)-Vol. 36 (2004). – Austin: Psychonomic Society<br />
ISSN: 0743-3808.<br />
Trimestrale;<br />
Già: Behavior research methods and instrumentation;<br />
Poi: Behavior research methods;<br />
27(1995)-36(2004).<br />
Behavioral and brain sciences: an international journal of current research and theory<br />
with open peer commentary. – Vol. 1 (1978)– . – Cambridge: Cambridge University<br />
Press<br />
ISSN: 0140-525X.<br />
Bimestrale;<br />
19(1996)-26(2003);<br />
Lac. 1997;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Behavioral neuroscience. – Vol. 97 (1983)– . – Washington, DC: American Psychological<br />
Association.<br />
ISSN: 0735-7044<br />
Bimestrale;<br />
Già: Journal of comparative and physiological psychology;<br />
117 (2003)–<br />
Biological cybernetics: advances in computational neuroscience. – Vol. 17 (1975)– .<br />
– Heidelberg: Springer.<br />
ISSN: 0340-1200<br />
Già: Kibernetik;<br />
88(2003)-93(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Biological psychiatry: a journal of psychiatric research / Society of Biological Psychiatry.<br />
– Vol. 1 (1969)– . – New York: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0006-3223.<br />
Quindicinale;<br />
37(1995)-56(2004);<br />
Lac. 2001;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
2006 111
Sezione I<br />
BJU International / British Association of Urological Surgeons. – Vol. 83 (1999)– . –<br />
Oxford : Blackwell.<br />
ISSN: 1464-4096<br />
Mensile;<br />
Già: British journal of urology;<br />
Assorbe dal 1999: European urology update series;<br />
85(2000)-92(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Blood: journal of the American Society of Hematology. – Vol. 1 (1946)– . – Washington,<br />
DC : American Society of Hematology.<br />
ISSN: 0006-4971<br />
Settimanale;<br />
101(2003)-106(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Bollettino di psicologia applicata. – 1960– . – Firenze: O.S. Organizzazioni Speciali.<br />
ISSN: 0006-6771<br />
Quadrimestrale;<br />
Già: Bollettino di psicologia e sociologia applicata;<br />
1994-2001;<br />
Brain: a journal of neurology. – Vol. 1 (1878)– . – Oxford: Oxford University Press.<br />
ISSN: 0006-8950<br />
Mensile;<br />
116(1993)-126(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Brain and cognition. – Vol. 1 (1982)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 0278-2626<br />
Mensile;<br />
1(1982)-6(1987); 21 (1993)-56(2004);<br />
Lac. 1982; 1984-1985; 1987;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Brain and language. – (1974)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 0093-934X<br />
Mensile;<br />
3(1976)-5(1978); 9-11(1980); 15(1982)- 37(1989); 40-41(1991); 44(1993)-91(2004);<br />
Lac. 1976; 1978; 1980; 1985; 1988-1989;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Brain dysfunction: mental retardation, malnutrition, and aging. – Vol. 1 (1988)-Vol. 5<br />
(1992). – Basel: S. Karger.<br />
ISSN: 0259-1278<br />
Bimestrale;<br />
Poi: Developmental brain dysfunction;<br />
1(1988)-5(1992).<br />
Brain injury. – Vol. 1 (1987)– . – Oxon: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0269-9052<br />
112 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Mensile;<br />
9(1995)-20(2006);<br />
Brain pathology. – Vol. 1 (1991)– . – Los Angeles: International Society of Neuropathology.<br />
ISSN: 1015-6305<br />
Trimestrale;<br />
7(1997)-15(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Brain research reviews. – Vol. 14 (1989)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0165-0173<br />
Bimestrale;<br />
Sezione di: Brain research;<br />
22(1996)-47(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
British journal of clinical pharmacology: an international journal of human<br />
pharmacology and therapeutics / published for the British Pharmacological Society. –<br />
Vol. 1 (1974)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0306-5251<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: British journal of clinical pharmacology. Supplement;<br />
43(1997)-56(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
British journal of clinical pharmacology. Supplement: an international journal of<br />
human pharmacology and therapeutics / published for the British Pharmacological<br />
Society. – (1976)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0264-3774<br />
Supplemento a: British journal of clinical pharmacology;<br />
46(1998)-56(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The British journal of pharmacology / the British Paharmacological Society. – Vol.<br />
34 (1968)– . – Avenel: Nature Publishing Group.<br />
ISSN: 0007-1188<br />
Quindicinale;<br />
Già: British journal of pharmacology and chemotherapy;<br />
114(1995)-140(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The British journal of psychiatry / published by the Royal College of Psychiatrists.<br />
– Vol. 109 (1963)– . – London: Royal College of Psychiatrists.<br />
ISSN: 0007-1250<br />
Mensile;<br />
Già: Journal of mental science;<br />
168(1996)-189(2006);<br />
2006 113
Sezione I<br />
The British journal of radiology / published by the British Institute of Radiology. –<br />
Vol. 1 (1928)– . – London: British Institute of Radiology; Mercury Airfreight Int.<br />
ISSN: 0007-1285<br />
Mensile;<br />
Deriva dalla fusione di “ British journal of radiology. BIR section ” e “ British journal<br />
of radiology. Roentgen Society section ”;<br />
70(1997)-79(2006);<br />
Cell. – Vol. 1 (1974)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />
ISSN: 0092-8674<br />
Quindicinale;<br />
104(2001)-111(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Cephalalgia: an international journal of headache. – Vol. 1 (1981)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0333-1024<br />
10 numeri l’anno;<br />
Ha come supplemento: Cephalalgia. Supplement;<br />
15(1995)-23(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Cephalalgia. Supplement: an international journal of headache. – (1983)– . – Oxford:<br />
Blackwell.<br />
ISSN: 0800-1952<br />
Supplemento a: Cephalalgia;<br />
15(1995)23(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The cerebellum. – Vol. 1 (2002)– . – London: Martin Dunitz; Basingstoke: Taylor &<br />
Francis.<br />
ISSN: 1473-4222<br />
Trimestrale;<br />
1(2002)-5(2006);<br />
Cerebral cortex. – Vol. 1 (1991)– . – Cary: Oxford University Press.<br />
ISSN: 1047-3211<br />
Mensile;<br />
8(1998)-13(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Cerebrovascular and brain metabolism reviews. – Vol. 1 (1989)–Vol. 8 (1996). –<br />
Hagerstown: Lippincott-Raven Publishers.<br />
ISSN: 1040-8827<br />
Trimestrale;<br />
Assorbito dal 1997 da: Journal of cerebral blood flow and metabolism;<br />
7(1995)-8(1996).<br />
Cerebrovascular diseases: official journal of the European Stroke Council. – Vol. 1<br />
(1991)– . – Basel: S. Karger.<br />
ISSN: 1015-9770<br />
8 numeri l’anno;<br />
114 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
6(1996)-16(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Chest: official publication of the American College of Chest Physicians. – Vol. 57<br />
(1970)– . – Northbrook: American College of Chest Physicians.<br />
ISSN: 0012-3692<br />
Mensile;<br />
Già: Disease of the chest;<br />
117(2000)-128(2005);<br />
Child development / Society for Research in Child Development. – Vol. 1 (1930)– . –<br />
Malden: Blackwell.<br />
ISSN: 0009-3920<br />
Bimestrale;<br />
66(1995)-74(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Clinical neuropharmacology: a journal of reviews and original investigations in the<br />
pharmacology of central nervous system dysfunctions. – Vol. 1 (1976)– . – Hagerstown:<br />
Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0362-5664<br />
Bimestrale;<br />
24(2001)-26(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Clinical neurophysiology: official journal of the International Federation of Clinical<br />
Neurophysiology. – Vol. 110 (1999)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 1388-2457<br />
Mensile;<br />
Già: Electroencephalography and clinical neurophysiology; Electroencephalography<br />
and clinical neurophysiology. Electromyography and motor control; Electroencephalography<br />
and clinical neurophysiology. Evoked potentials;<br />
110(2000)-115(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The clinical neuropsychologist. – Vol. 9 (1995)– . – Lisse: Swets & Zeitlinger.<br />
ISSN: 1385-4046<br />
Trimestrale;<br />
Neuropychology, development, and cognition. Section D.<br />
9(1995)-20(2006);<br />
Clinical neuroscience. – Vol. 1 (1994)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 1065-6766<br />
Bimestrale;<br />
4(1997)-5(1998);<br />
Lac. 1998;<br />
Clinical rehabilitation: the official journal of the British Society of Rehabilitation<br />
Medicine and the Netherlands Society of Rehabilitation and Physical Medicine and<br />
the Scientific Society for Research into Rehabiliatation in the Netherlands, and published<br />
in association with the Society for Research in Rehabilitation. – Vol. 1 (1989)–<br />
2006 115
Sezione I<br />
. – London: Arnold.<br />
ISSN: 0269-2155<br />
8 numeri l’anno;<br />
Assorbe dal 1997: Journal of rehabilitation sciences;<br />
11(1997)-20(2006);<br />
CNS Drugs. – Vol. 1 (1994)– . – Mairangi Bay: Adis International Limited.<br />
ISSN: 1172-7047<br />
Mensile;<br />
1(1994)-17(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Cognitive brain research: a section of Brain Research devoted to the publication of<br />
cognitive and computational studies. – Vol. 1 (1992)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0926-6410<br />
Bimestrale;<br />
Sezione di Brain research;<br />
6(1997)-21(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Cognitive neuropsychology. – Vol. 1 (1984)– . – Basingstoke: Psychology Press.<br />
ISSN: 0264-3294<br />
8 numeri l’anno;<br />
10(1993)-23(2006);<br />
Consciousness and cognition. – Vol. 1 (1992)– . – Orlando: Academic Press.<br />
ISSN: 1053-8100<br />
Trimestrale;<br />
6(1997)-13(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Contemporary urology. – Vol. 1 (1989)– . – Montvale: Medical Economics Company.<br />
12 (2000)–<br />
ISSN: 1042-2250<br />
Mensile;<br />
12(2000)-15(2003);<br />
Lac. 2000;<br />
Cortex: a journal devoted to the study of the nervous system and behavior. – Vol. 1<br />
(1964)– . – Milano: Masson.<br />
ISSN: 0010-9452<br />
Bimestrale;<br />
12(1976)-15(1979); 19(1983)-27(1991); 29 (1993)–<br />
Lac. 1986;<br />
Critical care nurse. – Vol. 1 (1980)– . – Aliso Viejo: InnoVision Group.<br />
ISSN: 0279-5442<br />
Bimestrale;<br />
19(1999)-23(2003);<br />
Lac. 2001;<br />
116 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Current biology. – Vol. 1 (1991)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />
ISSN: 0960-9822<br />
Quindicinale;<br />
11(2001)-12(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Current contents : life sciences. – Vol. 10 (1967)– . – Philadelphia: Institute for Scientific<br />
Information.<br />
ISSN: 0011-3409<br />
Settimanale;<br />
Già: Current Contents;<br />
37(1994)-38(1995);<br />
Lac. 1994-1995;<br />
Current opinion in immunology. – Vol. 1 (1988). – Oxford: Elsevier.<br />
ISSN: 0952-7915<br />
Bimestrale;<br />
15(2003)-16(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Current opinion in neurobiology. – Vol. 1 (1991)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0959-4388<br />
Bimestrale;<br />
3(1993)-14(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Current opinion in neurology / sponsored by the World Federation of Neurology<br />
Research Group on Neurological Education. – Vol. 6, n. 5 (1993)– . – Hagerstown: Lippincott<br />
Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 1350-7540<br />
Bimestrale;<br />
Già: Current opinion in neurology and neurosurgery;<br />
6(1993)5-16(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Current opinion in neurology and neurosurgery / sponsored by the World Federation<br />
of Neurology Research Group on Neurological Education. – Vol. 1 (1988)–Vol. 6,<br />
n. 4(1993). – Philadelphia: Current Science.<br />
ISSN: 0951-7383<br />
Bimestrale;<br />
Poi: Current opinion in neurology;<br />
6(1993)1-4.<br />
Current opinion in psychiatry / the Royal College of Psychiatrists. – Vol. 1 (1988)– .<br />
– Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0951-7367<br />
Bimestrale;<br />
6(1993)-16(2003);<br />
Lac. 2000;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 117
Sezione I<br />
Current pain and headache reports. – Vol. 5 (2001)– . – Philadelphia: Current Science<br />
Inc.<br />
ISSN: 1531-3433<br />
Bimestrale;<br />
Già: Current review of pain;<br />
5 (2001)–<br />
Current protocols in cell biology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in cytometry (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in human genetics (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in immunology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in molecular biology (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in neuroscience (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current protocols in protein science (Online). – ??– . – New York: John Wiley & Sons.<br />
2004–<br />
Current review of cerebrovascular disease. – 1993– . – First edition. – Philadelphia:<br />
Current Medicine.<br />
ISSN: 1068–2252<br />
Annuale;<br />
1993–1996;<br />
Current review of pain. – 1994-2000. – Philadelphia: Current Science Inc.<br />
ISSN: 1069–5850<br />
Bimestrale;<br />
Poi: Current pain and headache reports;<br />
1994-2000.<br />
Dementia and geriatric cognitive disorders. – Vol. 8 (1997)– . – Basel: Karger.<br />
ISSN: 1420-8008<br />
8 num. l’anno;<br />
Già: Dementia;<br />
15(2003)-16(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Developmental brain dysfunction. – Vol. 6 (1993)– . – Basel: S. Karger.<br />
Pubblicato in collaborazione con l’Oasi Maria SS. Istituto per la Ricerca sul Ritardo<br />
Mentale e l’Involuzione Cerebrale (Troina).<br />
ISSN: 1019-5815<br />
118 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Bimestrale;<br />
Già: Brain dysfunction;<br />
6(1993)-9(1996);<br />
Lac. 1995-1996;<br />
Developmental medicine and child neurology / officially designated journal of the<br />
American Academy for Cerebral Palsy and Developmental Medicine and of the British<br />
Paediatric Neurology Association. – Vol. 4 (1962)– . – London: Mac Keith Press; New<br />
York: Cambridge University Press.<br />
ISSN: 0012–1622<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: Developmental medicine and child neurology. Supplement;<br />
Già: Cerebral palsy bulletin;<br />
37(1995)–45(2003);<br />
Lac. 1997;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Developmental medicine and child neurology. Supplement / officially designated<br />
journal of the American Academy for Cerebral Palsy and Developmental Medicine and<br />
of the British Paediatric Neurology Association. – N. 5 (1962)– . – London: Mac Keith<br />
Press; New York: Cambridge University Press.<br />
ISSN: 0419-0238<br />
Supplemento a: Developmental medicine and child neurology;<br />
Già: Cerebral palsy bulletin. Supplement;<br />
38(1996)-45(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Developmental neuropsychology: [an international journal of life-span issues in<br />
neuropsychology]. – Vol. 1 (1985)– . – Mahwah: Lawrence Erlbaum Associates.<br />
ISSN: 8756-5641<br />
Trimestrale;<br />
11(1995)-24(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Disability and rehabilitation: [an international multidisciplinary journal]. – Vol. 14<br />
(1992)– . – London: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0963-8288<br />
Mensile;<br />
Già: International disability studies;<br />
16(1994)-28(2006);<br />
Electroencephalography and clinical neurophysiology: official organ of the International<br />
Federation of Clinical Neurophysiology. – Vol. 1 (1949)-Vol. 107 (11998). –<br />
Limerick: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0013-4649<br />
Mensile;<br />
Chiamato anche: The EEG Journal;<br />
Include dal 1984 “ Electroencephalography and clinical neurophysiology. Evoked<br />
potentials ” e dal 1991 “ Electroencephalography and clinical neurophysiology. Electromiography<br />
and motor control ”;<br />
Poi: Clinical neurophysiology;<br />
90(1994)-107(1998).<br />
2006 119
Sezione I<br />
Electroencephalography and clinical neurophysiology. Electromyography and<br />
motor control: official organ of the International Federation of Clinical Neurophysiology.<br />
– 1991-1998. – Limerick: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0924-980X<br />
Bimestrale;<br />
Sezione di Electroencephalography and clinical neurophysiology;<br />
Poi: Clinical neurophysiology;<br />
93(1994)-109(1998).<br />
Electroencephalography and clinical neurophysiology. Evoked potentials: official<br />
organ of the International Federation of Clinical Neurophysiology. – 1984-1998. –<br />
Limerick: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0168-5597<br />
Bimestrale;<br />
Sezione di Electroencephalography and clinical neurophysiology;<br />
Poi: Clinical neurophysiology;<br />
92(1994)-108(1998).<br />
Epilepsia / International League Against Epilepsy. – Vol. 1 (1909)– . – Malden: Blackwell.<br />
ISSN: 0013-9580<br />
Mensile;<br />
34(1993)-44(2003);<br />
Lac. 1996;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Epilepsy & behavior. – Vol. 1 (2000)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 1525-5050<br />
Bimestrale;<br />
2(2001)-3(2002);<br />
Lac. 2002;<br />
Epilepsy research. – Vol. 1 (1987)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0920-1211<br />
Mensile;<br />
17(1994)-62(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Ergonomics: an international journal of research and practice in human factors and<br />
ergonomics / the official journal of the Ergonomics Society and International<br />
Ergonomics Association. – Vol. 1 (1957)– . – London: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0014-0139<br />
Mensile;<br />
37(1994)-39(1996);<br />
Europa medicophysica: official journal of the European Federation of Physical Medicine<br />
and Rehabilitation; Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione. – Vol. 1<br />
(1965)– . – Torino: Minerva Medica.<br />
ISSN: 0014-2573<br />
Trimestrale;<br />
20(1984)-24(1988); 28 (1992)–<br />
Lac. 1986-1987;<br />
120 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
European journal of applied physiology. – Vol. 81 (2000)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 1493-6319<br />
Mensile;<br />
Già: European journal of applied physiology and occupational physiology;<br />
81(2000)-95(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
European journal of applied physiology and occupational physiology. – Vol. 32<br />
(1973)-Vol. 80 (1999). – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 1439-6319<br />
Mensile;<br />
Già: Internationale zeitschrift fur angewandte physiologie einschliesslich arbeitsphysiologie;<br />
Poi: European journal of applied physiology;<br />
68(1994)-80(1999).<br />
European journal of human genetics (Online) / European Society of Human<br />
Genetics. – Vol. 6 (1998)– . – [??]: Nature Publishing Group.<br />
ISSN: 1018-4813<br />
Mensile;<br />
6 (1998)–<br />
European journal of immunology / associated with the European Federation of<br />
Immunological Society. – Vol. 1 (1971)– . – Weinheim: Wiley-Vch.<br />
ISSN: 0014-2980<br />
Mensile;<br />
28(1998)-33(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
European journal of neurology: the official journal of the European Federation of<br />
Neurological Societies. – Vol. 1 (1994)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 1351-5101<br />
Bimestrale;<br />
2 (1995)-10(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
European journal of neuroscience / published on behalf of the European Neuroscience<br />
Association. – Vol. 1 (1989)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0953-816X<br />
Quindicinale;<br />
10(1998)-18(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
European journal of sports traumatology and related research: official journal of<br />
the EFOST (European Federation of National Associations of Orthopedic Sports<br />
Traumatology). – Vol. 23 (2001)– . – Milano: Editrice Kurtis.<br />
ISSN: 1592-3894<br />
Trimestrale;<br />
Già: Journal of sports traumatology and related research;<br />
23 (2001);<br />
2006 121
Sezione I<br />
European neurology. – Vol.1 (1968)– . – Basel: S. Karger.<br />
ISSN: 0014-3022<br />
8 numeri l’anno;<br />
Prosegue in parte: Psychiatria et neurologia;<br />
34(1994)-50(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
European respiratory journal: official journal of the European Respiratory Society.<br />
– Vol. 1 (1988)– . – Copenhagen: European Respiratory Society, Munksgaard International<br />
Publishers.<br />
ISSN: 0903-1936<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: European respiratory journal. Supplement<br />
Deriva dalla fusione di “ Bulletin Europeen de physiopathologie respiratoire ” e<br />
“ European journal of respiratory diseases ”;<br />
15(2000)-26(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
European respiratory journal. Supplement: official journal of the European Respiratory<br />
Society. – 1 (1988)– . – Copenhagen: European Respiratory Society, Munksgaard<br />
International Publishers.<br />
ISSN: 0904-1850<br />
Supplemento a: European respiratory journal;<br />
Già: European journal of respiratory diseases. Supplement;<br />
18(2001)22(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
European urology: official journal of the European Association of Urology; Società<br />
Italiana di Urologia. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Elsevier.<br />
ISSN: 0302-2838<br />
Mensile;<br />
37(2000)-46(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
European urology. Supplements: official journal of the European Association of<br />
Urology. – (2002)– . – Oxford: Elsevier.<br />
ISSN: 1569-9056<br />
Irregolare;<br />
(2002)-2004;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Exercise and sports sciences reviews (Online) / American College of Sports Medicine.<br />
– Vol. 1 (1973)– . – Baltimore (MD): Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 1538-3008<br />
Trimestrale;<br />
29 (2001)–<br />
Experimental brain research. – Vol. 1 (1966)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0014-4819<br />
Quindicinale;<br />
124(1999)-153(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
122 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Experimental neurology: a journal of neuroscience research. – Vol. 1 (1959)– . – San<br />
Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 0014-4886<br />
Mensile;<br />
Dal 1994 viene pubblicato Experimental neurology, Part B con il titolo: “ Neurobiology<br />
of disease ”;<br />
Assorbe dal 1997: Neurodegeneration;<br />
125(1994)-190(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Gait & posture: official journal of Gait and Clinical Movement Analysis Society;<br />
European Society of Movement Analysis in Adults and Children; Società Italiana di<br />
Analisi del Movimento in Clinica. – Vol. 1 (1993)– . – Amsterdam: Elsevier.<br />
ISSN: 0966-6362<br />
Mensile;<br />
17(2003)-20(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale. – 1986–<br />
. – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />
ISSN: 1124-0725<br />
Quotidiano;<br />
Già: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima;<br />
Ha come supplemento: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento<br />
ordinario. Serie generale;<br />
1995-2001;<br />
Lac. 2000-2001;<br />
Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale (Online).<br />
– 1988– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />
ISSN: 1124-0725<br />
Quotidiano;<br />
Già: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima;<br />
Ha come supplemento: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento<br />
ordinario. Serie generale;<br />
1988–<br />
Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento ordinario. Serie generale.<br />
– ??– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />
Supplemento a: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale;<br />
ISSN: 1124-0784<br />
1995-2001;<br />
Lac. 2000-2001;<br />
Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Supplemento ordinario. Serie generale<br />
(Online). – 1988– . – Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.<br />
Supplemento a: Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Parte prima: serie generale;<br />
ISSN: 1124-0784<br />
1988–<br />
2006 123
Sezione I<br />
Gerontology: international journal of experimental and clinical gerontology / organ<br />
of the International Association of Gerontology. – Vol. 22 (1976)– . – Basel: S. Karger.<br />
ISSN: 0304-324X<br />
Bimestrale;<br />
Deriva dalla fusione di “ Gerontologia ” e “ Gerontologia clinica ”;<br />
41(1995)-49(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Giornale di neuropsichiatria dell’età evolutiva: organo ufficiale della Società Italiana<br />
di Neuropsichiatria Infantile. – Vol. 1 (1981)– . – Pisa: Pacini Editore.<br />
ISSN: 0392-4483<br />
Trimestrale;<br />
15 (1995)–<br />
Giornale italiano di medicina riabilitativa: rivista di formazione, aggiornamento<br />
professionale ed informazione della SIMFER. – Vol. 1 (1987)– . – Modena: COPTIP<br />
Industrie Grafiche.<br />
Trimestrale;<br />
1(1987)-10(1996);<br />
Glia. – Vol. 1 (1988)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 0894-1491<br />
14 numeri l’anno;<br />
13(1995)– 44(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Headache: [the journal of head and face pain]: the journal of the American Association<br />
for the Study of Headache. – Vol. 1 (1961)– . – Malden: Blackwell.<br />
ISSN: 0017-8748<br />
10 numeri l’anno;<br />
36(1996)-43(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Hippocampus. – Vol. 1 (1991)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 1050-9631<br />
Bimestrale;<br />
9(1999)-13(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Human brain mapping: a journal devoted to functional neuroanatomy and neuroimaging.<br />
– Vol. 1 (1993)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 1065-9471<br />
Mensile;<br />
6(1998)-20(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Human genetics. – Vol. 31 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0340-6717<br />
Già: Humangenetik;<br />
110(2002)-113(2003);<br />
Human molecular genetics. – Vol. 1 (1992)– . – Oxford: Oxford University Press.<br />
ISSN: 0964-6906<br />
124 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Quindicinale;<br />
11(2002)-12(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Human mutation (Online). – Vol. 9 (1997)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 1098-1004<br />
Bimestrale;<br />
9 (1997)–<br />
Immunity (Online). – Vol. 4 (1996)– . – Cambridge, MA: Cell Press.<br />
ISSN: 1074-7613;<br />
Mensile;<br />
4 (1996)–<br />
International journal of language & communication disorders / Royal College of<br />
Speech & Language Therapists. – Vol. 1 (1998)– . – Oxon: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 1368-2822<br />
Trimestrale;<br />
Già: European journal of disorders of communication;<br />
35(2000)-41(2006);<br />
International journal of rehabilitation and health. – Vol. 1 (1995)– . – New York:<br />
Kluwer Academic / Plenum Publishers.<br />
ISSN: 1068-9591<br />
Trimestrale;<br />
1(1995)-5(2000);<br />
Lac. 1995; 2000;<br />
International journal of rehabilitation research. – Vol. 1 (1978)– . – Hagerstown:<br />
Lippincott Wiliams & Wilkins.<br />
ISSN: 0342-5282<br />
Trimestrale;<br />
17(1994)-26(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Investigative ophthalmology and visual science: official publication of the Association<br />
for Research in Vision and Ophthalmology. – Vol. 16 (1977)– . – Rockville: Association<br />
for Research in Vision and Ophthalmology.<br />
ISSN: 0146-0404<br />
Mensile;<br />
Già: Investigative ophthalmology;<br />
38(1997)-46(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
The Italian journal of neurological sciences: official journal of the Italian Neurological<br />
Society. – Vol. 1 (1979)-Vol. 20 (1999). – Milano: Masson.<br />
ISSN: 0392-0461<br />
Mensile;<br />
Poi: Neurological sciences;<br />
3(1982)-8(1987); 13(1992)-20(1999).<br />
Lac. 1994; 1997; 1999.<br />
2006 125
Sezione I<br />
Italian journal of sports traumatology: official journal of the Italian Society of<br />
Sports Traumatology. – Vol. 1 (1979)-Vol. 11 (1989). – Milano: Kurtis.<br />
ISSN: 0391-4089<br />
Trimestrale;<br />
Poi: Journal of sports traumatology and related research;<br />
8(1986)-11(1989).<br />
Lac. 1986-1989.<br />
Journal of applied physiology / American Physiological Society. – Vol. 58 (1985)– .<br />
– Bethesda: American Physiological Society.<br />
ISSN: 8750-7587<br />
Mensile;<br />
Già: Journal of applied physiology: respiratory, environmental and exercise physiology;<br />
80(1996)-95(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of biological rhythms: official publication of the Society for Research on<br />
Biological Rhythms. – Vol. 1 (1986)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />
ISSN: 0748-7304<br />
Bimestrale;<br />
10(1995)-21(2006);<br />
Journal of biomechanics / affiliated with the American Society of Biomechanics, the<br />
European Society of Biomechanics, the International Society of Biomechanics and<br />
the Japanese Society for Clinical Biomechanics and related research. – Vol. 1 (1968)–<br />
. – Oxford: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0021-9290<br />
Mensile;<br />
34(2001)-37(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Journal of cardiopulmonary rehabilitation: official journal of the American Association<br />
of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation and the Canadian Association<br />
of Cardiac Rehabilitation. – Vol. 5 (1985)– . – Hagerstown: Lippincott Williams &<br />
Wilkins.<br />
ISSN: 0883-9212<br />
Bimestrale;<br />
Già: Journal of cardiac rehabilitation:<br />
20(2000)-23(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of cerebral blood flow and metabolism: official journal of the International<br />
Society of Cerebral Blood Flow and Metabolism. – Vol. 1 (1981)– . – Hagerstown:<br />
Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0271-678X<br />
Mensile;<br />
Dal 1997 assorbe: Cerebrovascular and brain metabolism reviews;<br />
13(1993)-23(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
126 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Journal of child language. – Vol. 1 (1974)– . – Cambridge: Cambridge University<br />
Press.<br />
ISSN: 0305-0009<br />
Quadrimestrale;<br />
22(1995)-30(2003);<br />
Lac. 2002;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of clinical and experimental neuropsychology: official journal of the International<br />
Neuropsychological Society. – Vol. 7 (1985)-Vol. 15 (1993). – Lisse: Swets &<br />
Zeitlinger.<br />
ISSN: 1380-3395<br />
Bimestrale;<br />
Già: Journal of Clinical Neuropsychology;<br />
Neuropsychology, development, and cognition. Section A;<br />
7(1985)-9(1987); 15(1993)-28(2006);<br />
Lac. 1985-1987;<br />
Journal of clinical investigation: the publication of the American Society for Clinical<br />
Investigation. – Vol. 1 (1924)– . – Ann Arbor: American Society for Clinical Investigation.<br />
ISSN: 0021-9738<br />
Quindicinale;<br />
107(2001)-115(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Journal of clinical neuropsychology. – Vol. 1 (1979)-Vol. 6 (1984). – Lisse: Swets &<br />
Zeitlinger.<br />
ISSN: 0165-0475<br />
Trimestrale;<br />
Poi: Journal of clinical and experimental neuropsychology;<br />
2(1980)-4(1982);<br />
Lac. 1982;<br />
Journal of clinical psychiatry. – Vol. 39 (1978)– . – Memphis: Physicians Postgraduate<br />
Press<br />
ISSN: 0160-6689<br />
Mensile;<br />
Include anche: “ The journal of clinical psychiatry. Monographs series ”;<br />
Già: Diseases of the nervous system;<br />
60(1999)-67(2006);<br />
Journal of cognitive neuroscience. – Vol. 1 (1989)– . – Cambridge, MA: MIT Press.<br />
ISSN: 0898-929X<br />
8 numeri l’anno;<br />
5(1993)-15(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of computer assisted tomography: a radiological journal dedicated to the<br />
basic and clinical aspects of reconstructive tomography. – Vol. 1 (1977)– . – Hagerstown:<br />
Lippincott Williams & Wilkins.<br />
2006 127
Sezione I<br />
ISSN: 0363-8715<br />
Bimestrale;<br />
21(1997)-27(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of experimental child psychology. – Vol. 1 (1964)– . – San Diego; Orlando:<br />
Elsevier.<br />
ISSN: 0022-0965<br />
Mensile;<br />
59(1995)-89(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The journal of experimental medicine. – Vol. 1 (1896)– . – New York: Rockefeller<br />
University Press.<br />
ISSN: 0022-1007<br />
Quindicinale;<br />
187(1998)-198(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of experimental psychology human perception and performance / American<br />
Psychological Association. – Vol. 1 (1975)– . – Washington, DC: American Psychological<br />
Association.<br />
ISSN: 0096-1523<br />
Bimestrale;<br />
Continua in parte: Journal of experimental psychology;<br />
22 (1996)–<br />
The journal of head trauma rehabilitation. – Vol. 1 (1986)– . – Hagerstown: Lippincott<br />
Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0885-9701<br />
Bimestrale;<br />
11(1996)-19(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The Journal of immunology. – Vol. 1 (1916)– . – Bethesda: The American Association<br />
of Immunologists.<br />
ISSN: 0022-1767<br />
Quindicinale;<br />
161(1998)-171(2003);<br />
Lac. 1998;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of intellectual disability research: [the official scientific journal of the<br />
International Association for the Scientific Study of Intellectual Disability]. – Vol. 36<br />
(1992)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0964-2633<br />
8 numeri l’anno;<br />
Chiamato anche: JIDR;<br />
Già: Journal of mental deficiency research;<br />
39(1995)-47(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
128 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Journal of leukocyte biology: an official publication of the Society for Leukocyte<br />
Biology. – Vol. 35 (1984)– . Bethesda: Federation of American Societies for Experimental<br />
Biology.<br />
Mensile;<br />
Già: RES. Journal of the reticuloendothelial Society;<br />
75(2004)-80(2006);<br />
The journal of nervous and mental disease. – Vol. 3 (1876)– . – Hagerstown: Lippincott<br />
Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0022-3018<br />
Mensile;<br />
Già: Chicago journal of nervous and mental disease;<br />
185(1997)-192(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Journal of neural transmission. – Vol. 33 (1972)-Vol. 77 (1989); Vol. 103 (1996)– . –<br />
Wien: Springer.<br />
ISSN: 0300-9564<br />
Mensile;<br />
Dal 1989 si scinde in “ Journal of neural transmission Parkinson’s disease and dementia<br />
section ” and “ Journal of neural transmission. General section ”;<br />
Continua: Journal of neuro-visceral relations e Journal of the International Society for<br />
neuro-vegetative research;<br />
103(1996)-110(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neural transmission Parkinson’s disease and dementia section. – Vol. 1<br />
(1989)-Vol. 10 (1995). – Wien: Springer.<br />
ISSN: 0936-3076<br />
Bimestrale;<br />
Continua in parte: Journal of neural transmission;<br />
9-10 (1995).<br />
Journal of neurochemistry: official journal of the International Society for Neurochemistry.<br />
– Vol. 1 (1956)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0022-3042<br />
Quindicinale;<br />
64(1995)-87(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neuroendocrinology. – Vol. 1 (1989)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0953-8194<br />
Mensile;<br />
9(1997)-15(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neurogenetics. – Vol. 1 (1983)– . – London: Taylor & Francis.<br />
Trimestrale;<br />
ISSN: 0167-7063<br />
11(1996)-12(1998); 16(2002)-17(2003);<br />
2006 129
Sezione I<br />
Journal of neuroimmunology: official journal of the International Society for Neuroimmunology.<br />
– Vol. 1 (1981)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0165-5728<br />
Mensile;<br />
110 (2000)-157(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Journal of neurologic rehabilitation: the official journal of the American Society of<br />
Neurorehabilitation et al. – Vol. 1 (1987)-Vol. 12 (1998). – New York: Demos Medical<br />
Publishing.<br />
ISSN: 0888-4390<br />
Trimestrale;<br />
Poi: Neurorehabilitation and neural repair;<br />
11(1997)-12(1998).<br />
Journal of neurology: official journal of the European Neurological Society. – Vol.<br />
207 (1974)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0340-5354<br />
Mensile;<br />
Già: Zeitschrift für Neurologie;<br />
240(1993)-250(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neurology neurosurgery and psychiatry. – Vol. 7 (1944)– . – London:<br />
BMJ Publishing Group.<br />
ISSN: 0022-3050<br />
Mensile;<br />
Ha come supplemento: Neurology in practice;<br />
Già: Journal of neurology and psychiatry;<br />
56(1993)-74(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neuropathology and experimental neurology: official journal of the<br />
American Association of Neuropathologists. – Vol. 1 (1942)– . – Lawrence: American<br />
Association of Neuropathologists.<br />
ISSN: 0022-3069<br />
Mensile:<br />
56(1997)-64(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Journal of neurophysiology / published by the American Physiological Society. –<br />
Vol. 1 (1938)– . – Bethesda: American Physiological Society.<br />
ISSN: 0022-3077<br />
Mensile;<br />
73(1995)-90(2003);<br />
Lac. 1997;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of neuroscience: the official journal of the Society for Neuroscience. – Vol. 1<br />
(1981)– . – Washington, DC: Society for Neuroscience.<br />
ISSN: 0270-6474<br />
130 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Settimanale;<br />
15(1995)-25(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Journal of neurosurgery / American Association of Neurological Surgeons. –<br />
Vol. 1 (1994)– . – Rolling Meadows (IL) : American Association of Neurological Surgeons.<br />
Mensile;<br />
Ha come supplementi: “ Journal of neurosurgery: Pediatrics ” e “ Journal of Neurosurgery:<br />
Spine ”;<br />
100(2004)-105(2006);<br />
Journal of neurosurgery: Pediatrics / American Association of Neurological Surgeons.<br />
– Vol. 1 [1999?]– . – Rolling Meadows (IL): American Association of Neurological<br />
Surgeons.<br />
Mensile;<br />
Supplemento a “ Journal of neurosurgery ”;<br />
100(2004)-102(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Journal of neurosurgery: Spine / American Association of Neurological Surgeons. –<br />
Vol. 1 (1999)– . – Rolling Meadows (IL): American Association of Neurological Surgeons.<br />
Mensile;<br />
Supplemento a “ Journal of neurosurgery ”;<br />
(2004)-(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Journal of neurotrauma: the journal of the Neurotrauma Society. – Vol. 5 (1988)– .<br />
– Larchmont: Mary Ann Liebert.<br />
ISSN: 0897-7151<br />
Mensile;<br />
Già: Central nervous system trauma;<br />
11(1994)-20(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The journal of pharmacology and experimental therapeutics: a publication of the<br />
American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics. – Vol. 1 (1909)–<br />
. – Bethesda: The American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics.<br />
ISSN: 0022-3565<br />
Mensile;<br />
272(1995)-307(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The journal of physiology / Physiological Society. – Vol. 1 (1878)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0022-3751<br />
Quindicinale;<br />
482(1995)-553(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 131
Sezione I<br />
Journal of psycholinguistic research. – Vol. 1 ( 1971/1972)– . – New York: Kluwer<br />
Academy / Plenum Publishers.<br />
ISSN: 0090-6905<br />
Bimestrale;<br />
1(1971/1972)-32(2003);<br />
Lac. 1971-1973; 1992;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of rehabilitation medicine. – Vol. 33 (2001)– . – Stockholm: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 1650-1977<br />
Bimestrale;<br />
Già: Scandinavian journal of rehabilitation medicine;<br />
33(2001)-38(2006);<br />
Journal of rehabilitation research and development / Rehabilitation Research and<br />
Development Service, Department of veterans Affairs. – Vol. 21 (1984)– . – Baltimore:<br />
Rehabilitation Research and Development Service, Scientific and Technical Publications<br />
Section.<br />
ISSN: 0007-506X<br />
Trimestrale;<br />
Già: Journal of rehabilitation r and d;<br />
29(1992)-37(2000);<br />
Lac. 2000;<br />
Journal of rehabilitation sciences. – Vol. 1 (1988)-Vol. 9 (1996). – Assen: Van Gorcum<br />
and Comp.<br />
ISSN: 0929-6719<br />
Trimestrale;<br />
Assorbito dal 1997 da: Clinical rehabilitation;<br />
9(1996).<br />
Journal of spinal cord medicine: official journal of the American Paraplegia Society.<br />
– Vol. 18 (1995)– . – New York: American Paraplegia Society.<br />
ISSN: 1079-0268<br />
Trimestrale;<br />
Già: Journal of the American Paraplegia Society;<br />
26(2003)-29(2006);<br />
Journal of sports traumatology and related research: official journal of the Italian<br />
Society of Sports Traumatology. – Vol. 12 (1990)-Vol. 22 (2000) . – Milano: Editrice<br />
Kurtis.<br />
ISSN: 1120-3137<br />
Trimestrale;<br />
Già: Italian journal of sports traumatology;<br />
Poi: European journal of sports traumatology and related research;<br />
15(1993)-22(2000).<br />
Lac. 1995; 1998-2000.<br />
Journal of the American Geriatrics Society: official journal of the American Geriatrics<br />
Society. – Vol. 1 (1953)– . – Malden: Blackwell.<br />
ISSN: 0002-8614<br />
Mensile;<br />
132 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
50(2002)-51(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of the autonomic nervous system. – Vol. 1 (1979)-Vol. 81 (2000). – Amsterdam:<br />
Elsevier Science.<br />
ISSN: 1566-0702<br />
Mensile;<br />
Poi: Autonomic neuroscience;<br />
46(1994)-81(2000).<br />
Journal of the International Neuropsychological Society. – Vol. 1 (1995)– . – Cambridge:<br />
Cambridge University Press.<br />
ISSN: 1355-6177<br />
Bimestrale;<br />
2(1996)-9(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of the neurological sciences: official bulletin of the World Federation of<br />
Neurology. – Vol. 1 (1964)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0022-510X<br />
Quindicinale;<br />
143(1996)-227(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Journal of urology: official journal of American Urological Association. – Vol. 1<br />
(1917)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0022-5347<br />
Mensile;<br />
163(2000)-170(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Journal of vocational rehabilitation. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam: IOS Press.<br />
ISSN: 1052-2263<br />
Trimestrale;<br />
10(1998)-19(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
KS. kinesitherapie scientifique. – ??– . – Paris: Societé de presse et d’édition de la<br />
Kinesitherapie.<br />
ISSN: 0023-1576<br />
Mensile;<br />
319(1993)-375(1998);<br />
The Lancet. – Vol. 1 (1823)– . – London: The Lancet Publishing Group.<br />
ISSN: 0140-6736<br />
Settimanale;<br />
353(1999)-364(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Language and cognitive processes. – Vol. 1 (1985)– . – Hove: Psychology Press.<br />
ISSN: 0169-0965<br />
Bimestrale;<br />
10(1995)-21(2006);<br />
2006 133
Sezione I<br />
Language and speech. – Vol. 1 (1958)– . – London: Kingston Press.<br />
ISSN: 0023-8309<br />
Trimestrale;<br />
38(1995)-49(2006);<br />
Learning and memory. – Vol. 1 (1994)– . – Cold Spring Harbor, NY: Cold Spring Harbor<br />
Laboratory Press.<br />
ISSN: 1072-0502<br />
Bimestrale;<br />
2(1995)-13(2006);<br />
Learning disabilities research and practice: a publication of the Division for Learning<br />
Disabilities Council for Exceptional Children. – Vol. 6 (1991)– . – London: Blackwell.<br />
ISSN: 0938-8982<br />
Trimestrale;<br />
Chiamato anche LDRP;<br />
Deriva dalla fusione di “ Learning disabilities focus ” e “ Learning disabilities<br />
research ”;<br />
10(1995)-18(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Lung: an international journal on lungs, airways, and breathing. – Vol. 154 (1976)– .<br />
– New York: Springer.<br />
ISSN: 0341-2040<br />
Bimestrale;<br />
Già: Pneumonologie;<br />
178 (2000)-181(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Magnetic resonance imaging. – Vol. 1 (1982)– . – New York: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0730-725X<br />
10 numeri l’anno;<br />
15(1997)-22(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Magnetic resonance in medicine: an official journal of the International Society for<br />
Magnetic Resonance in Medicine. – Vol. 1 (1984)– . – Hoboken: Wiley Liss.<br />
ISSN: 0740-3194<br />
Mensile;<br />
37(1997)-50(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Medical and biological engineering and computing: incorporating cellular engineering:<br />
journal of the International Federation for Medical & Biological Engineering.<br />
– Vol. 15 (1977)– . – Stevenage: Peter Peregrinus.<br />
ISSN: 0140-0118<br />
Bimestrale;<br />
Già: Medical and biological engineering;<br />
41 (2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Memory. – Vol. 1 (1993)– . – Hove: Psychology Press.<br />
ISSN: 0965-8211<br />
134 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Bimestrale;<br />
4(1996)-14(2006);<br />
Memory and cognition: a journal of the Psychonomic Society, Inc. – Vol. 1 (1973)– .<br />
– Austin: Psychonomic Society.<br />
ISSN: 0090-502X<br />
8 numeri l’anno;<br />
Continua in parte: Psychonomic science;<br />
23(1995)-34(2006);<br />
Metabolic brain disease. – Vol. 1 (1986)– . – New York: Kluwer Academic.<br />
ISSN: 0885-7490<br />
Trimestrale;<br />
9(1994)-18(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Methods of information in medicine: an official journal of IMIA. International<br />
Medical Informatics Association. – Vol. 1 (1962)– . – Stuttgart: Schattauer GmbH.<br />
ISSN: 0026-1270<br />
5 num. l’anno;<br />
Già: Medical documentation;<br />
Ha come suppl.: Methods of information in medicine. Supplement;<br />
42(2003)-45(2006);<br />
Monaldi archives for chest disease. Pulmonary series: International journal of cardiopulmonary<br />
medicine and rehabilitation / <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri Care and<br />
Research Institute. – Vol. 48 (1993)– . – Pavia: <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri.<br />
ISSN: 1122-0643<br />
Bimestrale;<br />
Già: Archivio Monaldi per le malattie del torace;<br />
48 (1993)–<br />
Monographs of the Society for research in child development / Society for<br />
Research in Child Development. – Vol. 1 (1935)– . – Malden: Blackwell.<br />
ISSN: 0037-976X<br />
Quadrimestrale;<br />
64(1999)-68(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Movement disorders: official journal of the Movement Disorders Society. – Vol. 1<br />
(1986)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 0885-3185<br />
Bimestrale;<br />
10(1995)- 18(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Multiple sclerosis: clinical and laboratory research. Vol. 1 (1995)– . – London:<br />
Arnold.<br />
ISSN: 1352-4585<br />
Bimestrale;<br />
1(1995)-12(2006);<br />
2006 135
Sezione I<br />
Muscle and nerve: official journal of the American Association of Electrodiagnostic<br />
Medicine. – Vol. 1 (1978)– . – Hoboken: Wiley.<br />
ISSN: 0148-639X<br />
Mensile;<br />
17(1994)-28(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Nature: international weekly journal of science. – Vol. 1 (1869)– . – London: Nature<br />
Publishing Group.<br />
ISSN: 0028-0836<br />
Settimanale;<br />
369(1994)-420(2002);<br />
Lac. 1994;<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Nature biotechnology (Online). – Vol. 1 (2000)– . – New York: Nature Publishing<br />
Group.<br />
Nature genetics. – Vol. 1 (1992)– . – New York: Nature America Inc.<br />
ISSN: 1061-4036<br />
Mensile;<br />
30(2002)-32(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Nature immunology (Online). – Vol. 1 (2000)– . – New York: Nature Publishing<br />
Group.<br />
ISSN: 1529-2916<br />
Mensile;<br />
1 (2000)–<br />
Nature medicine. – Vol. 1 (1995)– . – New York: Nature America.<br />
ISSN: 1078-8956<br />
Mensile;<br />
2(1996)-8(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Nature neuroscience. – Vol. 1 (1998)– . – New York: Nature America.<br />
ISSN: 1097-6256<br />
Mensile;<br />
1(1998)-5(2002);<br />
Lac. 1999;<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Nature reviews immunology (Online). – Vol. 1 (2001)– . – London: Nature Publishing<br />
Group.<br />
ISSN: 1474-1741<br />
Mensile;<br />
1 (2001)–<br />
Nature reviews neuroscience. – Vol. 1 (2000)– . – London: Nature Publishing Group.<br />
ISSN: 1471-0048<br />
136 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Mensile;<br />
2(2001)-3(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Neurobiology of disease. – Vol 1 (1994)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 0969-9961<br />
Bimestrale;<br />
Experimental neurology, part B;<br />
3(1996)-17(2004);<br />
Lac. 1998;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neurocase. – Vol. 1 (1995)– . – Lisse: Swets & Zeitlinger.<br />
ISSN: 1355-4794<br />
Bimestrale;<br />
1(1995)-11(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Neurodegeneration: a journal for neurodegenerative disorders, neuroprotection and<br />
neuroregeneration. – Vol. 1 (1992)-Vol. 5 (1996). – London: Academic Press.<br />
ISSN: 1055-8330<br />
Trimestrale;<br />
Assorbito dal 1997 da: Experimental neurology;<br />
5 (1996).<br />
Neuroepidemiology. – Vol. 1 (1982)– . – Basel: S. Karger.<br />
ISSN: 0251-5350<br />
Bimestrale;<br />
13(1994)-22(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neurogenetics (Online). – Vol. 1 (1997)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 1364-6753<br />
Trimestrale;<br />
1 (1997)–<br />
Neuroimage. – Vol. 1 (1992/1994)– . – San Diego; Orlando: Elsevier.<br />
ISSN: 1053-8119<br />
Mensile;<br />
1(1992)-23(2004);<br />
Lac. 1995;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neurological research: a journal of progress in neurosurgery, neurology and neurosciences.<br />
– Vol. 1 (1979)– . – Wilton: Forefront Publishing.<br />
ISSN: 0161-6412<br />
8 numeri l’anno;<br />
18(1996)-25(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
2006 137
Sezione I<br />
Neurological sciences: official journal of Italian Neurological Society and of the Italian<br />
Society of Clinical Neurophysiology. – Vol. 21 (2000)– . – Milano: Springer Italia.<br />
ISSN: 1590-1874<br />
Bimestrale;<br />
Già: Italian journal of neurological sciences;<br />
21(2000)-24(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The neurologist. – Vol. 1 (1995)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 1074-7931<br />
Bimestrale;<br />
2(1996)-9(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neurology: official journal of the American Academy of Neurology. – Vol. 1 (1951)– .<br />
– Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0028-3878<br />
Quindicinale;<br />
43(1993)-61(2003);<br />
Lac. 1998;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neurology in practice: continuing education supplement to Journal of neurology<br />
neurosurgery & psychiatry. – Vol. 70 (2001)– . – London: BMJ Publishing.<br />
ISSN: 1473-7086<br />
Trimestrale;<br />
Supplemento a “ Journal of neurology neurosurgery & psychiatry ”;<br />
70(2001)-74(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neuromuscular disorders. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0960-8966<br />
10 numeri l’anno;<br />
5(1995)-14(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neuron. – Vol. 1 (1988)– . – Cambridge (MA): Cell Press.<br />
ISSN: 0896-6273<br />
Quindicinale;<br />
14(1995)-36(2002);<br />
Continua in versione online dal 2003–<br />
Neuropathology and applied neurobiology: journal of the British Neuropathological<br />
Society. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Blackwell.<br />
ISSN: 0305-1846<br />
Bimestrale;<br />
23(1997)-29(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neuropharmacology. – Vol. 9 (1970)– . – Amsterdam: Pergamon; Elsevier.<br />
ISSN: 0028-3908<br />
138 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Mensile;<br />
Già: International journal of neuropharmacology;<br />
34(1995)-47(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neuropsychologia: an international journal in behavioural and cognitive neuroscience.<br />
– Vol. 1 (1963)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />
ISSN: 0028-3932<br />
13 numeri l’anno);<br />
13(1975)-23(1985); 25(1987)-29(1991); 31(1993)-42(2004);<br />
Lac. 1975-1976; 1988;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neuropsychological rehabilitation. – Vol. 1 (1991)– . – Hove: Psychology Press.<br />
ISSN: 0960-2011<br />
5 numeri l’anno;<br />
6(1996)-16(2006);<br />
Neuropsychology.<br />
Association.<br />
ISSN: 0894-4105<br />
Trimestrale;<br />
11 (1997)–<br />
– Vol. 1 (1987)– . – Washington, DC: American Psychological<br />
Neuropsychology abstracts / American Psychological Association. – Vol. 5 (1996)– .<br />
– Washington, DC: American Psychological Association.<br />
ISSN: 1083-4915<br />
Trimestrale;<br />
Già: Psycscan: Neuropsychology;<br />
5(1996)-8(1999);<br />
Neuropsychopharmacology: official pubblication of the American College of Neuropsychopharmacology.<br />
– Vol. 1 (1987)– . – Basingstoke: Nature Publishing Group.<br />
ISSN: 0893-133X<br />
Mensile;<br />
16(1997)-28(2003);<br />
Lac. 1999;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neuroradiology: official organ of the European Society of Neuroradiology; organ of<br />
the Japanese Neuroradiological Society. – Vol. 1 (1970)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0028-3940<br />
Mensile;<br />
39(1997)-45(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neurorehabilitation: an interdisciplinary journal. – Vol. 1 (1991)– . – Amsterdam:<br />
IOS Press.<br />
ISSN: 1053-8135<br />
Trimestrale;<br />
10(1998)-18(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 139
Sezione I<br />
Neurorehabilitation and neural repair: the official journal of the American Society<br />
of Neurorehabilitation et al. – Vol. 13 (1999)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />
ISSN: 1545-9683<br />
Trimestrale;<br />
Già: Journal of neurologic rehabilitation;<br />
13(1999)-20(2006);<br />
Neuroreport: an international journal for the rapid communication of research in<br />
neuroscience. – Vol. 1 (1990 )– . – London: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0959-4965<br />
18 numeri l’anno;<br />
6(1995)-14(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Neuroscience: an international journal under the editorial direction of International<br />
Brain Research Organization. – Vol. 1 (1976)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />
ISSN: 0306-4522<br />
Quindicinale;<br />
64(1995)-129(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neuroscience letters: an International multidisciplinary journal devoted to the rapid<br />
publication of basic research in the neurosciences. – Vol. 1 (1975)– . – Oxford: Elsevier<br />
Science.<br />
ISSN: 0304-3940<br />
Settimanale;<br />
297(2001)-372(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The neuroscientist: reviews at the interface of basic and clinical neurosciences. – Vol. 1<br />
(1995)– . – Thousand Oaks: Sage Publications.<br />
ISSN: 1073-8584<br />
Bimestrale;<br />
2(1996)-12(2006);<br />
Neurosurgery: official journal of the Congress of Neurological Surgeons. – Vol. 1<br />
(1973)– . – Hagerstown: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
Mensile;<br />
54(2004)-55(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Neurourology and urodynamics: the official journal of the International Continence<br />
Society and the Society for Urodynamics and Female Urology. – Vol. 1 (1982)–<br />
. – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 0733-2467<br />
Bimestrale;<br />
13(1994)-22(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
The New England journal of medicine. – 1928– . – Waltham: Massachusetts Medical<br />
Society.<br />
140 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
ISSN: 0028-4793<br />
Settimanale;<br />
Già: Boston medical and surgical journal;<br />
328(1993)-355(2006);<br />
News in physiological sciences: an International journal of physiology produced<br />
jointly by the International Union of Physiological Sciences and the American Physiological<br />
Society. – Vol. 1 (1986)-Vol. 19 (2004). – [S.l.]: International Union of Physiological<br />
Sciences; Bethesda: American Physiological Society.<br />
ISSN: 0886-1714<br />
Bimestrale;<br />
Poi: Physiology;<br />
16(2001)-18(2003);<br />
Paraplegia: the international journal of the spinal cord: the official journal of the<br />
International Medical Society of Paraplegia. – Vol. 1 (1963)-Vol. 34, n. 3 (1996). – Basingstoke:<br />
Stockton Press.<br />
ISSN: 0031-1758<br />
Mensile;<br />
Poi: Spinal cord;<br />
4(1966)-5(1967); 7(1969); 11(1973)-12(1974); 14(1976)-21(1983); 23(1985)-34(1996).<br />
Lac. 1966-1967; 1969; 1973-1974; 1976; 1981; 1983; 1987-1989;<br />
Pediatric neurology. – Vol. 1 (1985)– . – New York: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0887-8994<br />
Mensile;<br />
10(1994)-31(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Pediatric radiology: official journal of the European Society of Pediatric Radiology<br />
and the Society for Pediatric Radiology. – Vol. 1 (1973)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0301-0449<br />
Mensile;<br />
27(1997)-33(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004-<br />
Perception and psychophysics: a journal of Psychonomic Society. – Vol. 1 (1966)– .<br />
– Austin: Psychonomic Society Inc.<br />
ISSN: 0031-5117<br />
8 numeri l’anno;<br />
63 (2001)-67(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Pharmacotherapy: the journal of human pharmacology and drug therapy: the official<br />
journal of the American College of Clinical Pharmacy. – Vol. 1 (1981)– . – Boston:<br />
Pharmacotherapy Publications.<br />
ISSN: 0277-0008<br />
Mensile;<br />
19 (1999)–<br />
2006 141
Sezione I<br />
Physiological reviews. – Vol. 1 (1921)– . – Bethesda: American Physiological Society.<br />
Trimestrale;<br />
ISSN: 0031-9333<br />
81(2001)-83(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Physiology: an international journal of physiology produced jointly by the International<br />
Union of Physiological Sciences and the American Physiological Society. – Vol.<br />
20 (2005)– . – [S.l.]: International Union of Physiological Sciences; Bethesda: American<br />
Physiological Society.<br />
ISSN: 1548-9213<br />
Bimestrale;<br />
Già: News in physiological sciences;<br />
20 (2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.<br />
– Vol. 1 (1915)– . – Washington, DC: National Academy of Sciences.<br />
ISSN: 0027-8424<br />
Quindicinale;<br />
94(1997)-101(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Proceedings of the Royal Society of London. Series B: Biological sciences. –<br />
Vol. 76, n. 507 (1905)– . – London: The Royal Society.<br />
ISSN: 0962-8452<br />
Quindicinale;<br />
Già: Proceedings of the Royal Society;<br />
268(2001)-272 (2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
Progress in neurobiology: an international review journal. – Vol. 1 (1973)– . – Amsterdam:<br />
Pergamon; Elsevier Science.<br />
ISSN: 0301-0082<br />
Mensile;<br />
48(1996)-74(2004);<br />
Lac. 1998;<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Progress in retinal and eye research. – Vol. 1 (1982)– . – Amsterdam: Pergamon;<br />
Elsevier Science.<br />
ISSN: 1350-9462<br />
Bimestrale;<br />
16(1997)-23(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Prosthetics and orthotics international: the journal of the International Society for<br />
Prosthetics and Orthotics. – Vol. 1 (1977)– . – Copenhagen : International Society for<br />
Prosthetics and Orthotics.<br />
ISSN: 0309-3646<br />
Quadrimestrale;<br />
21(1997)-30(2006);<br />
142 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Psychopharmacology. – Vol. 47 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0033-3158<br />
Quindicinale;<br />
Già: Psychopharmacologia;<br />
129(1997)-170(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Psychophysiology: the international journal of the Society for Psychophysiological<br />
Research. – Vol. 1 (1964)– . – New York: Cambridge University Press.<br />
ISSN: 0048-5772<br />
Bimestrale;<br />
33(1996)-40(2003);<br />
Lac. 1997;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Psycscan: Neuropsychology / American Psychological Association. – Vol. 1 (1992)-<br />
Vol. 4 (1995). – Washington, DC: American Psychological Association.<br />
ISSN: 1058-6660<br />
Trimestrale;<br />
Poi: Neuropsychological abstracts;<br />
2(1993)-4(1995).<br />
The radiologic clinics of North America. – Vol. 1 (1963)– . – Philadelphia: W.B.<br />
Saunders Company.<br />
ISSN: 0033-8389<br />
Bimestrale;<br />
35(1997)-41(2003);<br />
Radiology. – Vol. 1 (1923)– . – Oak Brook: Radiological Society of North America.<br />
ISSN: 0033-8419<br />
Mensile;<br />
203(1997)-229(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Rehabilitation nursing: advancing the care of persons with chronic illness and disability<br />
across the continuum : the official journal of the Association of Rehabilitation<br />
Nurses. – Glenview: Association of Rehabilitation Nurses.<br />
ISSN: 0278-4807<br />
Bimestrale;<br />
Già: ARN journal;<br />
24(1999)-31(2006);<br />
Research in developmental disabilities. – Vol. 8 (1987)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier<br />
Science.<br />
ISSN: 0891-4222<br />
Bimestrale;<br />
Deriva dalla fusione di: “ Analysis and intervention in developmental disabilities ” e<br />
“ Applied research in mental retardation ”.<br />
17(1996)-25(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
2006 143
Sezione I<br />
Restorative neurology and neuroscience. – Vol. 1 (1989)– . – Amsterdam: IOS Press.<br />
ISSN: 0922-6028<br />
8 numeri l’anno;<br />
5(1993)-24(2006);<br />
Revue neurologique: organe officiel de la Société française de neurologie. – Vol. 1<br />
(1893)– . – Paris: Masson.<br />
ISSN: 0035-3787<br />
Mensile;<br />
149 (1993)–<br />
Saggi. Child development & disabilities / Associazione La Nostra Famiglia Scientific<br />
Institute Eugenio Medea. – Vol. 26 (2000)– . – Milano: Ghedini Libraio.<br />
Trimestrale;<br />
Già: Saggi. Neuropsicologia infantile psicopedagogia riabilitazione;<br />
26 (2000)–<br />
Saggi. Neuropsicologia infantile psicopedagogia riabilitazione / Istituto Scientifico<br />
Eugenio Medea La Nostra Famiglia. – Vol. 1 (1975) – Vol. 25 (1999). – Milano: Masson.<br />
Trimestrale;<br />
Poi: Saggi. Child development & disabilities;<br />
1(1975)-25(1999).<br />
Lac. 1975;<br />
Scandinavian journal of rehabilitation medicine. – Vol. 1 (1969) – Vol. 32 (2000). –<br />
Oslo: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0036-5505<br />
Trimestrale;<br />
Ha come supplemento: Scandinavian journal of rehabilitation medicine. Supplement;<br />
Poi: Journal of rehabilitation medicine;<br />
26(1994)-32(2000).<br />
Scandinavian journal of rehabilitation medicine. Supplement. – N. 1 (1970)-<br />
N. 40 (2000). – Oslo: Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0346-8720<br />
Supplemento a: Scandinavian journal of rehabilitation medicine;<br />
Poi: Journal of rehabilitation medicine. Supplement;<br />
26(1994)-32(2000)30-40.<br />
Scandinavian journal of urology and nephrology / Scandinavian Associations of<br />
Urology and Nephrology. – N. 1 (1970)– . – Basingstoke. Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0036-5599<br />
Ha come supplemento: Scandinavian journal of urology and nephrology. Supplement;<br />
Bimestrale;<br />
34(2000)-40(2006);<br />
Scandinavian journal of urology and nephrology. Supplement / Scandinavian Associations<br />
of Urology and Nephrology. – N. 1 (1968)– . – Basingstoke. Taylor & Francis.<br />
ISSN: 0300-8886<br />
Supplemento a: Scandinavian journal of urology and nephrology;<br />
34(2000)-39(2005);<br />
Continua in versione online dal 2006–<br />
144 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Science / American Association for the Advancement of Science. – 1958– . – Washington,<br />
DC: American Association for the Advancement of Science.<br />
ISSN: 0036-8075<br />
Settimanale;<br />
263(1994)-302 (2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Science and medicine. – Vol. 3, n. 3 (1996)– . – Narberth: Science & Medicine.<br />
ISSN: 1087-3309<br />
Bimestrale;<br />
Continua: Scientific American. Science and medicine<br />
3(1996)-10(2005);<br />
Lac.1996; 2005;<br />
Seminars in neurology. – Vol. 1 (1981)– . – New York: Thieme Medical Publishers.<br />
ISSN: 0271-8235<br />
Trimestrale;<br />
15 (1995)–<br />
Seminars in neuroscience. – Vol. 1 (1989) – Vol. 9 (1998). – London: Academic Press.<br />
ISSN: 1044-5765<br />
Bimestrale;<br />
Conosciuto come “ Seminars in the neurosciences ”: fino al vol. 8, 1996;<br />
7(1995)-9(1998).<br />
Skeletal radiology: journal of the International Skeletal Society: journal of radiology,<br />
pathology and orthopedics. – Vol. 1 (1976)– . – Berlin: Springer.<br />
ISSN: 0364-2348<br />
Mensile;<br />
26(1997)-32(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Sleep / American Sleep Disorders Association ; Sleep Research Society. – Vol. 1<br />
(1978)– . – Rochester: American Academy of Sleep Medicine.<br />
ISSN: 0161-8105<br />
8 numeri l’anno;<br />
17 (1994)–<br />
Lac. 1998;<br />
Spinal cord: the official journal of the International Medical Society of Paraplegia. –<br />
Vol. 34, n. 4 (1996)– . – Basingstoke: Nature Publishing Group.<br />
ISSN: 1362-4393<br />
Mensile;<br />
Già: Paraplegia;<br />
34 (1996)4–,<br />
Spine: an international journal for the study of the spine. – Vol. 1 (1976)– . – Hagerstown,<br />
MD : Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0362-2436<br />
Quindicinale;<br />
28 (2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
2006 145
Sezione I<br />
Stroke: a journal of cerebral circulation / American Hearth Association. – Vol. 1<br />
(1970)– . – Hoboken: Lippincott Williams & Wilkins.<br />
ISSN: 0039-2499<br />
Mensile;<br />
11(1980)-12(1981); 24(1993)-34(2003);<br />
Lac. 1981; 1993;<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Synapse. – Vol. 1 (1987)– . – New York: Wiley-Liss.<br />
ISSN: 0887-4476<br />
Mensile;<br />
19(1995)-50(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Thorax: the journal of the British Thoracic Society. – Vol. 1 (1946)– . – London:<br />
BMJ Publishing Group<br />
ISSN: 0040-6376.<br />
Mensile;<br />
55(2000)-58(2003);<br />
Continua in versione online dal 2004–<br />
Trends in cognitive sciences. – Vol. 1 (1997)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />
ISSN: 1364-6613<br />
Mensile;<br />
Chiamato anche TINS;<br />
2(1998)-8(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Trends in neurosciences. – Vol. 1 (1978)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />
ISSN: 0166-2236<br />
Mensile;<br />
Chiamato anche: TINS;<br />
16(1993)-27(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Trends in pharmacological sciences: including toxicological sciences. – Vol. 1<br />
(1979)– . – Oxford: Elsevier Science.<br />
Chiamato anche TIPS;<br />
ISSN: 0165-6147<br />
Mensile;<br />
17(1996)-25(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
The urologic clinics of North America. – Vol. 1 (1974)– . – Philadelphia. W.B. Saunders<br />
Company.<br />
ISSN: 0094-0143<br />
Trimestrale;<br />
27(2000)-30(2003);<br />
146 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
Vision research: an international journal for functional aspects of vision. – Vol. 1<br />
(1961)– . – Oxford: Pergamon; Elsevier Science.<br />
ISSN: 0042-6989<br />
28 numeri l’anno;<br />
34(1994)-44(2004);<br />
Continua in versione online dal 2005–<br />
Visual cognition. – Vol. 1 (1994)– . – Hove: Psychology Press.<br />
ISSN: 1350-6285<br />
8 numeri l’anno;<br />
3(1996)-14(2006);<br />
2006 147
Sezione I<br />
Altri periodici<br />
A<br />
– Acta phoniatrica latina 1994-96; Lac. 1996;<br />
– AeR: Abilitazione e Riabilitazione 1994–<br />
– Agenda (L’) 1982-89; 1993– Lac. 1994;<br />
– Agenzia ISSOS 1989-92; Lac. 1969-92;<br />
– Agenzia sanitaria italiana 1995– Lac. 1995-03;<br />
– AGI sanità 1999-04; Lac. 2001-04;<br />
– Aias 1983-94; Lac. 1987; 1992; 1993-94;<br />
– AIDID 1999-02;<br />
– AINE 1994-95; Lac. 1994;<br />
– Alt 1989-92; 1994; Lac. 1992; 1994;<br />
– Alzheimer Italia 1998– Lac. 2001;<br />
– Ambiente & sicurezza sul lavoro 1998-01; Lac. 1998-99; 2001;<br />
– Anch’io 1990– Lac. 1990; 1994; 2000;<br />
– Anche noi 1991-92;<br />
– Anffas famiglie 1982-92;<br />
– Anlaids notizie 1996– Lac. 1996-99;<br />
– Annali di reumatologia 1974; 1980; 1986; 1988; Lac. 1986; 1988;<br />
– Antiasma (L’) 1997-01;<br />
– Anziani oggi 1992-02;<br />
– Appunti 1990– Lac. 1999;<br />
– Archimede 1986– Lac. 1986-87; 1989-90; 2001;<br />
– Archivio di ortopedia 1922-43; Lac. 1932-33; 1937-38; 1940-43;<br />
– Archivio di ortopedia e reumatologia 1981-83; 1987-88; 1993-98; 2001– Lac. 1999;<br />
– Arcieri 1994– Lac. 1994-96; 2001-02;<br />
– Arco 1995– Lac. 1996-97; 2000-03;<br />
– Arco di Giano (L’) 1994– Lac. 1998-99; 2001;<br />
– ARIN neuroricerca 1992-01; Lac. 1994-01;<br />
– ARIS notizie 1994-2005; Lac. 1994; 1998; 2002; 2005;<br />
– ARIS sanità 1990– Lac. 1998-2000; 2003;<br />
– Armonie di Anni Verdi 1988-93;<br />
– Articoli sanitari magazine 1996-98; Lac. 1998;<br />
– AT 1990–<br />
– Atti della Accademia Lancisiana di Roma 1957– Lac. 1961-63; 1970-71;<br />
– Audioprotesista (L’) 1991-93;<br />
– Auxilia 1995-01; Lac. 1995-01;<br />
148 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
B<br />
– Babele 1996– Lac. 1996;<br />
– Bisturi (Il) 1999– Lac. 1999-06;<br />
– Bollettino ARIR 199601; Lac. 1999;<br />
C<br />
– Caritas ambrosiana: farsi prossimo 1995-99; Lac. 1995-97;<br />
– Cavallo handicap medicina 1991-97; Lac. 1995-97;<br />
– Chronica dermatologica 1993-97; Lac. 1993-94;<br />
– 50 & più 1991– Lac. 1994-95; 1999;<br />
– Civiltà dell’amore 1995-01; Lac. 2001;<br />
– Come stai 1995-02; Lac. 1995-02;<br />
– Corriere dei laringectomizzati 1995-03; Lac. 1995; 1997; 2000-03;<br />
– Corriere salute 1998–205; Lac. 1998-00; 2002;<br />
D<br />
– Dati INAIL 1993-95; Lac. 1995;<br />
– De sanitate 1998-00; Lac. 1998-00;<br />
– Difesa sociale 1978-93; Lac. 1978-93;<br />
– Di più 1993-95; Lac. 1995;<br />
– Discussions in neurosciences 1987-91; Lac. 1987-91;<br />
– DM: distrofia muscolare 1976– Lac. 1977-80; 1985; 1988;<br />
– Dolentium hominum 1986– Lac. 1989;<br />
– Dossier Salute 1995-98; Lac. 1995-98;<br />
– Due parole 1986-90; 1995-96; Lac. 1998; 1990;<br />
E<br />
– Epilessia 1981-86; Lac. 1981-86;<br />
– Erasmo 1992-96; Lac. 1992; 1996;<br />
– Erba musica (L’) 1995-96; Lac. 1996;<br />
– Erre come riabilitazione 1990-01.<br />
– European epimarker 1999– Lac. 2005;<br />
– Eurosurveillance 1996– Lac. 2003-04;<br />
– Excerpta medica. Section 19: rehabilitation and physical medicine 1983-85;<br />
Lac. 1985;<br />
F<br />
– Federsport disabili news 1993-00; Lac. 1994; 1997-00;<br />
– Fidia biomedical information 1988-91;<br />
2006 149
Sezione I<br />
– Finestra aperta 1998– Lac. 1998-04; 2006;<br />
– Fisiatra (Il) 1988-89; Lac. 1988-89;<br />
– Fisioterapista d.o.c. 1996-05; Lac. 1996-97; 2005;<br />
– Focus 1996– Lac. 1996; 2003-05;<br />
– Focus extra 1999-04; Lac. 2004;<br />
G<br />
– Geriatrics 1984-94; Lac. 1984-94;<br />
– Ginnastica medica (La) 1953-59; 1968-70; Lac. 1958-59; 1968-70;<br />
– Giornale di mesoterapia 1981-87;<br />
– Giornale di riabilitazione 1992-94;<br />
– Giornale italiano di medicina del lavoro ed ergonomia 1997-03; Lac. 2001-03;<br />
– Giornale italiano di ortopedia e traumatologia 1975-95; Lac. 1993-95;<br />
– Grandi della scienza (I) 1998-04;Lac. 1999; 2001-04;<br />
H<br />
– H Incontri 1984-89;<br />
– Habilis 1992-94; Lac. 1992-93;<br />
– Handicap e sport 1986-87; Lac. 1987;<br />
– Handicap risposte 1986-89; 1993-01; Lac. 1988-89; 1994-98;<br />
– HD: giornale italiano di psicologia e pedagogia dell’handicap e delle disabilità<br />
di apprendimento 1984-88; Lac. 1984-88;<br />
– Helios 1989-91;<br />
– Helios flash 2 1993-95;<br />
– Helioscope 1994-95;<br />
– HP: Accaparlante 1990–2002; Lac. 1990-93; 1995; 2000;<br />
I<br />
– I care 1993– Lac. 1995; 2000;<br />
– IDI news 1997-03; Lac. 1998; 2001-03;<br />
– Igiene e sanità pubblica 1999-04; Lac. 1999; 2002-04;<br />
– IL 199799; Lac. 1997; 1999;<br />
– InformazioniRiabilitazione 1986-91; Lac. 1986-91;<br />
– ISIS 1989-92; Lac. 1989-92;<br />
– ISMWSF Bulletin 1991-95;<br />
– Italian journal of intellective impairment 1992-98; Lac. 1993;<br />
– IWBF European zone newsletter 1994-04;<br />
150 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
J<br />
– JAMA 1991-97; Lac. 1994; 1997;<br />
– Journal du réseau communautaire des centres de réadaptation 1985-87; Lac.<br />
1985-87;<br />
K<br />
– Kos 1991-93; Lac. 1991-93;<br />
L<br />
– Lancet (The) (Ed. it.) 1994-96; Lac. 1994-96;<br />
– Lega italiana contro l’epilessia. Bollettino 1976– Lac. 1978; 1983; 1986; 1993-<br />
97; 2002;<br />
– Lettere sullo sviluppo 1994-99; Lac. 1996; 1999;<br />
– Linea 1991-97; Lac. 1995; 1997;<br />
– Linguaggio (Il) 1987-91; Lac. 1987-91;<br />
– Logopedia contemporanea 1993-96;<br />
M<br />
– Macchina del tempo (La) 2001– Lac. 2002-06;<br />
– Massofisioterapista (Il) 1987-94;<br />
– Mecosan 1996-02; Lac. 1997; 1999-00;<br />
– Medical letter on drugs and therapeutics (The) 1997-00; Lac. 1997-00;<br />
– Medical tribune 1993-94; Lac. 1993-94;<br />
– Medicina ortopedica 1987-90; Lac. 1987-90;<br />
– Medicina psicosomatica 1978-87; Lac. 1980-81;<br />
– Medico ospedaliero (Il) 1995-2002; Lac. 1995; 2000-02.<br />
– Medico ospedaliero e del territorio (Il) 2003– Lac. 2003-04; 2006;<br />
– Mentseekhang 1994– Lac. 1994; 1997; 2001; 2004-05;<br />
– Mobilità 1992-94; 1999– Lac. 1994; 1999; 2004-06;<br />
– Mondo sanitario 1994-01; Lac. 1998-01;<br />
– Monitor 2002-<br />
– Motus 1990-93; Lac. 1990-93;<br />
– Movimento, salute e bellezza 1995-96;<br />
– Musica e terapia 1994-2001;<br />
N<br />
– Network neuroepidemiologico nazionale. Newsletter 1995-96; Lac. 1996;<br />
– Neurogastroenterologia 1996– Lac. 1996; 1999; 2002;<br />
– Neurology news 1998-99; Lac. 1998-99;<br />
2006 151
Sezione I<br />
– Newsletter di neuroscienze 1996-98;<br />
– Newton oggi 1998– Lac. 2002-05;<br />
– NINS: New issues in neurosciences 1988-90;<br />
– Nostra famiglia (La) 1981-88; Lac. 1981-83;<br />
– Nostra presenza (La) 1994– Lac. 1994-95;<br />
– Notiziario AITN 1996– Lac. 1998; 2001;<br />
– Notiziario ANIRE 1982-83; 1988-89; Lac. 1988-89;<br />
– Notiziario ANSPI 1977-80;<br />
– Notiziario CIN 1992-94;<br />
– Notiziario dell’Associazione Italiana Paraplegici 1985– Lac.1987; 2005;<br />
– Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità 1993– Lac. 1996; 2002-06;<br />
– Notiziario FISHA 1981-83;<br />
– Notiziario INCA 1992-00; Lac. 1998;<br />
– Nuovo medico d’Italia (Il) 1998– Lac. 1998;<br />
O<br />
– Oasi informa 1999-04; Lac.1999; 2003-04;<br />
– Oncologia europea 1999– Lac.2004;<br />
– Organizzazione sanitaria 2000-01; Lac. 2001;<br />
– Orizzonte medico 1994-00; Lac. 2000;<br />
– Ortopedia tecnica 1987-90; Lac. 1990;<br />
– Ortopedici e sanitari 1986-02; Lac. 1989-02;<br />
– Ospedali della vita (Gli) 2000–<br />
– Ospedalità privata 1992– Lac. 1997-00; 2003;<br />
P<br />
– Pagine di psicomotricità 1989-03; Lac. 1994;<br />
– Panorama della sanità 1995– Lac. 2004-2006;<br />
– Paracadute (Il) 1995-97; Lac. 1997;<br />
– Paraplégie 1977-92; Lac. 198992;<br />
– Partecipazione 1977-79; 1982-00; Lac. 1977; 1982-83; 1989; 1995; 1998-00;<br />
– Piccoli quaderni di riabilitazione 1992-96;<br />
– Piscine oggi 1992– Lac. 1997; 2005-06;<br />
– P.N. Paraplegia News 1993– Lac. 1993; 1997; 2003-2005;<br />
– Podologo in medicina (Il) 1998– Lac. 1998; 2000; 2004-2005;<br />
– Polso (Il) 1990-94; Lac. 990; 1994;<br />
– Previdenza sociale 1985-90; Lac.1985-87;<br />
– Prisma 2002-04; Lac. 2002; 2004;<br />
152 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
– Progettare per la sanità 1992– Lac. 1994-98; 2002-04;<br />
– Progetto salute 1995-00; Lac. 1995-96;<br />
– Prospettive assistenziali 1995– Lac. 1995; 1998-99;<br />
– Punto di vista 1995-98; Lac. 1995; 1998;<br />
Q<br />
– Quaderni AITR 1993-01; Lac. 1993-96; 1998-01;<br />
– Quaderni di Panorama della sanità (I) 1995-97;<br />
– Quaderni di Villa Sandra 1990–<br />
– Quark 2001– Lac. 2001; 2004-2006;<br />
R<br />
– Ragiusan 1984-00; 2002; Lac. 1985; 1994-95; 1997; 2001;<br />
– Rassegna di psicologia 1984-92; Lac. 1984-92<br />
– Rassegna stampa handicap 1985-89; Lac. 1986-89;<br />
– Regione news (La) 2000– Lac. 2000-01; 2004-06;<br />
– Repubblica (La) Salute 1998–<br />
– Res 1993-97; Lac. 1996;<br />
– RES: risposte esperienze servizi 1992; Lac. 1992;<br />
– Rete (La) 1992– Lac. 1996; 1999; 2001; 2004;<br />
– Reumatologia oggi 1989-91; Lac. 1989-91;<br />
– Riabilitazione (La) 1990-01; Lac. 1991;<br />
– Riabilitazione e apprendimento 1984-91; Lac. 1989; 1991;<br />
– Riabilitazione oggi 1984– Lac. 1984; 1989;<br />
– Ricerca in riabilitazione 1992-96;<br />
– Ricerca Rorche 1999– Lac. 1999;<br />
– Ricerche/Ministero della Sanità 1999-01; Lac. 2000;<br />
– Rivista degli articoli sanitari (La) 1988-95; Lac. 1988-95;<br />
– Rivista degli infortuni e delle malattie professionali 1995-99; Lac. 1999;<br />
– Rivista del tennistavolo (La) 1994-01; Lac. 1994-95; 2000;<br />
– Rivista del volontariato 1994-05; Lac. 1997-01; 2003-05;<br />
– Rivista di diritto sportivo 1994-99; Lac. 1997-98;<br />
– RL. Regione Lazio 1994-95;<br />
– Roma città solidale 1996-01; Lac. 1996-99; 2001;<br />
– Rosa blu (La) 1993-99;<br />
– RSS. Ricerca sui Servizi Sanitari 1997-98; Lac. 1998;<br />
– Ruota libera 1988– Lac. 1988-92; 1994; 1997-98; 2001;<br />
2006 153
Sezione I<br />
S<br />
– S. Stefano 1995-98; Lac. 1997-98;<br />
– Salve 1995-00; Lac. 1996; 1998-00;<br />
– Sanare Infirmos 1988-95;<br />
– Scienza & business 1999–2003; Lac. 1999; 2002-03;<br />
– Scienza e vita 1996-98; Lac. 1996-98;<br />
– Scienza nuova 1998;<br />
– Scienze (Le) 1969-90; 1996– Lac. 1969; 1975; 1978-79; 1981; 1983; 1987; 1989-<br />
90; 1996-97; 2000; 2001-06;<br />
– Scienze dossier (Le) 1999– Lac. 2002;<br />
– Scienze motorie (Le) 1994– Lac. 1994; 1996; 2001;<br />
– Scienze (Le). Quaderni 1997-02; Lac. 1997; 2001-02;<br />
– Segreto di Pulcinella (Il) 1989-92; Lac. 1989-92;<br />
– Sindrome di Down 1984-87;<br />
– Sindrome Down notizie 1980– Lac. 1989-92; 1997-98; 2003;<br />
– Sirene 2000-04; Lac. 2001; 2003-04;<br />
– Sole 24 ore (Il). Sanità 1998– Lac. 2004-06;<br />
– Sordudente (Il) 1995-99; Lac. 1996-99;<br />
– Spazio 1991– Lac. 1994-95; 1999; 2002-03;<br />
– Spine news 1992-01; Lac. 2000;<br />
– Sport e medicina 1986-90; 1994-03; Lac. 1986-90; 1997; 2003;<br />
– Sport italiano 1994-99;<br />
– Sporthandicap 1985-90; Lac. 1990;<br />
– Sports ’n spokes 1992– Lac. 2003-04;<br />
– Stampa medica 1985-94; Lac. 1985-94;<br />
– Starbene 1995– Lac. 1997-02;<br />
– Subvedente (Il) 1995– Lac. 2002-03;<br />
T<br />
– Tecnica ospedaliera 1975-03; Lac. 1975-81; 1984; 1986-87; 1990-91; 1996-98;<br />
2001-03;<br />
– Tecnologie biomediche 1988-94; Lac. 1988-90; 93-94;<br />
– Telemed 1993-97; Lac. 1993-97;<br />
– Tempinuovi 1984-88; 1993-00; Lac. 1984-88; 1993-95; 1997-00;<br />
– Tendenze nuove 1999–<br />
– THI 1985-92; Lac. 1985; 1989-92;<br />
– TOI: Tecnica ortopedica internazionale 1991– Lac. 1998; 2005;<br />
– Trilli nell’azzurro 1991– Lac. 1993-94; 2006;<br />
– Turismo per tutti = Tourism for everybody 1993-99; Lac. 1999<br />
154 2006
Servizio di documentazione e biblioteca<br />
U<br />
– Unione e la voce (L’) 1991– Lac. 1997; 2000-04;<br />
– Università ricerca 1993-94; Lac. 1993;<br />
– Uomo domani 1988-94; Lac. 1988-94;<br />
– UP: Unione parkinsoniani 1995–<br />
V<br />
– Vento sociale 1995-00; Lac. 1997-00;<br />
– Vita 1996-98; Lac. 1996-98;<br />
– Vita indipendente news 1998-02;<br />
– Viver sani & belli 1995-99; Lac. 1995-99;<br />
2006 155
SEZIONE II
Collaborazioni<br />
scientifiche
Sezione II<br />
L’Istituto S. <strong>Lucia</strong> da molti anni ha sviluppato con Università,<br />
altri IRCCS e varie Istituzioni (italiane e straniere) accordi formali<br />
e informali di collaborazione. Di seguito ne vengono riprodotti<br />
alcuni stipulati nel corso del 2006.<br />
Le principali collaborazioni scientifiche in atto sono con:<br />
– Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Facoltà di Medicina: Cattedre<br />
di Ematologia, Genetica Umana, Anatomia e Istologia Patologica,<br />
Neurologia, Radiologia, Urologia, Neurochirurgia, Chirurgia Vascolare, Dermatologia,<br />
Igiene e Medicina Preventiva, Chimica Biologica, Fisiologia<br />
applicata, Neurofisiopatologia, Biochimica Clinica, Dipartimento di Medicina<br />
Interna. Facoltà di Ingegneria: Dipartimento di Informatica, Sistemi e<br />
Produzione.<br />
– Università degli Studi di Roma La Sapienza, Facoltà di Medicina:<br />
Dipartimento di Scienze Neurologiche, IV Cattedra di Clinica Otorinolaringoiatrica,<br />
Istituto di Fisiologia Umana. Dipartimento di Genetica e Biologia<br />
Molecolare, Cattedra di Psicobiologia. Dipartimento di Psicologia. Scuola di<br />
Specializzazione in Neurologia. Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia<br />
e Foniatria. Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia.<br />
– Terza Università degli Studi di Roma, Facoltà di Scienze della Formazione.<br />
– Università degli Studi di Torino, Facoltà di Medicina: Dipartimento di<br />
Neuroscienze. Dipartimento di Psicologia.<br />
– Università degli Studi di Milano-Bicocca: Dipartimento di Psicologia.<br />
– Università degli Studi di Udine, Facoltà di Scienze della Formazione.<br />
– Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Medicina: Dipartimento di<br />
Scienze Chirurgiche.<br />
– Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia: Scuola di Specializzazione<br />
in Medicina Fisica e Riabilitazione.<br />
– Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma: Istituto di Neurologia.<br />
– Libero Istituto Universitario Campus Biomedico.<br />
– Università degli Studi di Brescia: Clinica Neurologica; Dipartimento di<br />
Scienze Biomediche e Biotecnologie, Sezione di Farmacologia, Tossicologia e<br />
Terapia Sperimentale.<br />
– Università degli Studi dell’Aquila: Dipartimento di Storia e Metodologie<br />
Comparate; Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica.<br />
– Università degli Studi di Napoli Federico II: Dipartimento di Scienza<br />
delle Comunicazioni Umane.<br />
– Università degli Studi di Camerino: Cattedra di Anatomia Umana, Istituto<br />
di Farmacologia, Farmacognosia e Tecnica Farmaceutica.<br />
– Università degli Studi di Parma: Dipartimento di Neuroscienze.<br />
160 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
– Università degli Studi G. D’Annunzio, Chieti: ITAB (Istituto Tecnologie<br />
Avanzate Biomediche).<br />
– Università degli Studi di Teramo: Dipartimento di Scienze Biomediche<br />
Comparate.<br />
– Istituto Universitario di Scienze Motorie (IUSM), Roma.<br />
– Università degli Studi della Tuscia: Dipartimento di Scienze Ambientali.<br />
– Università degli Studi di Verona: Dipartimento di Scienze Neurologiche e<br />
della Visione.<br />
– University of California, San Diego (USA): Center for Research in<br />
Language.<br />
– Harvard University, Cambridge (USA): Department of Psychology.<br />
– Yale University School of Medicine: Center for Neuroscience and Regeneration<br />
Research.<br />
– Università di Witten Herdecke (Germania).<br />
– Università di Innsbruck (Austria): Clinica Neurologica.<br />
– Université de Toulouse – Le Mirail (Francia): Laboratoire Jacques Lordat.<br />
– Ludwig Maximilian Universität, München (Germania).<br />
– Universitat Politècnica de Catalunya: Department de Lenguatges i<br />
Sistemes Informàtics.<br />
– Massachusets Institute of Technology (MIT): Laboratory of Motor<br />
Control of the Department of Brain and Cognitive Sciences.<br />
– Max Planck Institute for Biophysical Chemistry: Department of Cellular<br />
Biochemistry.<br />
– Cuban Neuroscience Center (CNC).<br />
– European Brain Research Institute (EBRI).<br />
– Heinrich Heine University of Dusseldorf (Germania): Istituto di anatomia.<br />
– Laboratoire de Physiologie de la Perception et de l’Action, CNRS –<br />
Collège de France.<br />
– IKN (Institute für Klinische Neurochirurgie).<br />
– Centro Internacional de Restauracion Neurologica CIREN – Habana<br />
(Cuba).<br />
– Centro Nacional de Rehabilitacion “ Julio Díaz ” – Habana (Cuba).<br />
– Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />
– Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISCT-CNR).<br />
– Istituto Superiore di Sanità.<br />
– Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL).<br />
– Istituto Nazionale della Nutrizione.<br />
– Istituto di Scienza dello Sport del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.<br />
2006 161
Sezione II<br />
– ENEA Settore Robotica, Informatica Avanzata e Metodologia dell’Ingegneria<br />
del Dipartimento Innovazione; Servizio Centralizzato Informatica e<br />
Reti (INFO).<br />
– IRCCS <strong>Fondazione</strong> Salvatore Maugeri, Pavia.<br />
– IRCCS <strong>Fondazione</strong> C. Mondino.<br />
– Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, Roma.<br />
– Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per Anziani (INRCA) IRCCS, Roma.<br />
– Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio.<br />
– Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Roma.<br />
– ASL RM/F (Civitavecchia).<br />
– ASL 1 Umbria (Città di Castello – Perugia).<br />
– ASL Frosinone.<br />
– Museo storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche “ E. Fermi ” di Milano.<br />
– Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana.<br />
– Dipartimento della Pubblica Sicurezza: Direzione Centrale di Sanità.<br />
– IWBF (International Wheelchair Basketball Federation).<br />
– Associazione Stampa Medica Italiana (ASMI).<br />
– Associazione Italiana Terapisti della Riabilitazione (AITR).<br />
– Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali (AITO).<br />
– Kell s.r.l.<br />
– Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM) sezione Laziale.<br />
– <strong>Fondazione</strong> Telethon.<br />
162 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
PROTOCOLLO D’INTESA<br />
TRA<br />
il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze e Tecnologie<br />
della Cognizione, di seguito denominato ISCT-CNR, con sede in Roma, via<br />
San Martino della Battaglia 44, C.F. 80054330586 e P. IVA 02118311006, rappresentato<br />
del Direttore, Prof. Cristiano Castelfranchi<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, di seguito denominata “ <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ”,<br />
con sede in Via Ardeatina, 306, 00179 Roma, C.F. 97138260589, P. IVA<br />
05692831000, rappresentata dal Direttore Generale, Dr. Luigi Amadio.<br />
PREMESSO CHE<br />
– tra l’ISTC-CNR e la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> sono intercorse relazioni informali, in<br />
accordo con le finalità e le attività delle due organizzazioni, che hanno messo<br />
in evidenza la complementarietà dei due Enti nel settore della ricerca sulla<br />
qualità dei servizi;<br />
– è nell’interesse di entrambi gli Enti sviluppare una collaborazione per<br />
azioni di ricerca, di alta formazione e di diffusione in questo settore, finalizzate<br />
allo studio, all’individuazione e alla programmazione di iniziative da proporre<br />
e realizzare in modo congiunto.<br />
SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Le premesse sono parte integrante del presente Protocollo.<br />
Art. 2 – L’obiettivo del presente Protocollo d’Intesa è quello di promuovere<br />
interventi indirizzati all’implementazione di elementi ambientali che facilitino<br />
la comprensibilità e l’accessibilità dell’ospedale da parte delle diverse figure di<br />
utenti, contribuendo in tal modo a rendere la struttura più accogliente e complessivamente<br />
attenta al benessere psicologico dei suoi fruitori. Nel periodo di<br />
vigenza del presente Protocollo tale obiettivo sarà perseguito attraverso le attività<br />
riportate nell’allegato tecnico.<br />
Art. 3 – Le attività attinenti il presente Protocollo saranno svolte presso la<br />
sede dell’ISTC-CNR e presso la sede della <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, con personale ed<br />
attrezzature messe a disposizione dai due Enti.<br />
Art. 4 – Responsabili per le attività previste nell’ambito del Protocollo<br />
sono: per 1’ISTC-CNR: Dr.ssa Olga Capirci; per la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>: Dr. Antonino<br />
Salvia.<br />
Art. 5 – L’ISTC-CNR e la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> hanno diritto di comunicare per i<br />
propri fini istituzionali (pubblicazioni, comunicazioni a convegni, etc.) l’esistenza<br />
del presente Protocollo. Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi,<br />
con relazioni o comunicazioni aventi per oggetto il materiale prodotto<br />
2006 163
Sezione II<br />
dalla collaborazione, conterranno le indicazioni di entrambe le parti contraenti,<br />
essendo i risultati delle attività di cui al presente atto di comune proprietà.<br />
Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati degni di<br />
protezione brevettuale, le parti procederanno alla stipula di un accordo separato<br />
che regolerà gli ulteriori rapporti.<br />
Art. 6 – Le attività del personale a disposizione per gli scopi del presente<br />
Protocollo sono regolate dalle norme vigenti per ciascun Ente di appartenenza.<br />
Questi cureranno inoltre, per il proprio personale, gli adempimenti in<br />
materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro con particolare<br />
riguardo alla sorveglianza sanitaria ed assicurativa contro gli infortuni (D.L.<br />
626/94).<br />
Art. 7 – Per lo svolgimento delle attività previste dal seguente Protocollo,<br />
la <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si farà carico del costo di eventuali interventi e verserà inoltre<br />
il contributo di Euro 6.500 in un’unica soluzione all’ISTC-CNR, entro 30<br />
giorni dalla data di sottoscrizione del presente atto. L’ISTC-CNR si farà carico<br />
delle spese connesse alla raccolta ed elaborazione dei dati.<br />
Art. 9 – Il presente Protocollo avrà durata di un anno a partire dalla data<br />
di sottoscrizione del presente atto. Le parti potranno recedere dallo stesso,<br />
comunicandolo in forma scritta, con un preavviso di almeno 40 giorni.<br />
Art. 10 – Eventuali controversie che dovessero sorgere tra i due Enti<br />
saranno risolte di comune accordo, anche avvalendosi di soggetti terzi. In<br />
ogni caso, si stabilisce che il Foro di competenza è quello di Roma.<br />
Roma, 24 Marzo 2006<br />
Per il Consiglio Nazionale delle Ricerche<br />
Il Presidente<br />
Cristiano Castelfranchi<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Direttore Generale<br />
Luigi Amadio<br />
164 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />
TRA<br />
la Sezione Laziale della U.I.L.D.M. - Unione Italiana Lotta alla Distrofia<br />
Muscolare - (di seguito anche UILDM) - Onlus, Centro “ Giulia Testore ”, in<br />
persona del suo Presidente, Dott. Marcello Tomassetti, con sede in Roma, Via<br />
Prospero <strong>Santa</strong>croce, 5, da una parte<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (di seguito anche <strong>Fondazione</strong>), Istituto di Ricovero<br />
e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), con sede in Roma, Via Ardeatina,<br />
306, rappresentata dal Direttore Generale Dott. Luigi Amadio, dall’altra.<br />
PREMESSO CHE<br />
1. UILDM, tra i propri fini istituzionali, annovera anche quello di offrire il<br />
proprio contributo alla divulgazione della conoscenza dei problemi relativi<br />
alla distrofia muscolare sia a livello d’opinione pubblica che attraverso gli<br />
operatori sociali e sanitari; nonché quello di contribuire alla promozione,<br />
incentivazione, organizzazione ed effettivo svolgimento della analisi e ricerca<br />
scientifica sulla distrofia muscolare e sulle altre malattie neuromuscolari;<br />
2. UILDM possiede macchinari e apparecchiature idonee al funzionamento<br />
di un Laboratorio di Genetica Molecolare ed ha, fra i suoi dipendenti, personale<br />
specializzato già impiegato nel suddetto Laboratorio;<br />
3. la <strong>Fondazione</strong> (IRCCS) persegue finalità di ricerca nel campo biomedico e<br />
nel campo della organizzazione e gestione dei servizi sanitari; e ha, fra i propri<br />
fini istituzionali, quello di contribuire allo sviluppo degli studi e della<br />
ricerca scientifica, con particolare riguardo alle malattie neuromuscolari;<br />
4. la <strong>Fondazione</strong> è dotata di una struttura sanitaria di livello primario al cui<br />
interno si trovano già diversi laboratori di ricerca;<br />
5. è nell’interesse di entrambe le parti sviluppare una collaborazione nel<br />
campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />
di nuove attività tecnico-scientifiche, riferite in particolare alla distrofia<br />
muscolare e, in genere, alle malattie neuromuscolari;<br />
6. in tale ambito le attività di ricerca, studio e analisi di cui al presente<br />
accordo assumono la connotazione di collaborazione scientifica e sanitaria.<br />
SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Le premesse e gli allegati formano parte integrante e sostanziale<br />
del presente atto.<br />
Art. 2 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />
competenze di entrambe le parti, con l’obiettivo di reciproco scambio delle<br />
esperienze maturate e maturande nell’ambito della prevenzione, della diagnostica<br />
e della ricerca della distrofia muscolare e delle malattie neuromuscolari.<br />
2006 165
Sezione II<br />
Il raggiungimento di tale scopo sarà perseguito attraverso l’installazione,<br />
all’interno dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico della <strong>Fondazione</strong>,<br />
del Laboratorio di Genetica Molecolare della UILDM.<br />
Art. 3 – Responsabili scientifici del presente accordo sono:<br />
– per la UILDM: Dott.ssa Giuliana Galluzzi;<br />
– per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Carlo Caltagirone.<br />
Art. 4 – La tipologia delle attività che la UILDM si propone di eseguire è,<br />
a titolo esemplificativo, la seguente:<br />
a) attività diagnostica, anche prenatale della distrofia muscolare e delle<br />
malattie neuromuscolari;<br />
b) realizzazione e partecipazione a progetti di ricerca e iniziative di carattere<br />
sia scientifico sia divulgativo;<br />
c) corsi di aggiornamento e formazione per il personale delle professioni<br />
sanitarie rivolte sia al personale della <strong>Fondazione</strong> che ai dipendenti UILDM<br />
e/o a terzi;<br />
d) ricerca, assistenza e fornitura di ausili per la disabilità.<br />
Art. 5 – Il responsabile del Laboratorio di Genetica Molecolare e i suoi<br />
collaboratori saranno tutti designati dalla UILDM e assunti alle proprie<br />
dirette dipendenze, con ogni conseguente obbligo nascente dalla legge o dal<br />
contratto. In ogni caso, previo accordo fra i Responsabili Scientifici delle<br />
parti, sarà consentito l’accesso presso il Laboratorio di Genetica Molecolare<br />
anche al personale della <strong>Fondazione</strong>.<br />
Art. 6 – Gli atti relativi a qualsivoglia attività svolta all’interno del Laboratorio<br />
di Genetica Molecolare saranno documentati su carta recante intestazione<br />
della <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong> e della UILDM, con espresso riferimento al<br />
presente accordo, e saranno sottoscritti dal Direttore del Laboratorio di Genetica<br />
Molecolare o da un suo diretto delegato.<br />
Art. 7 – La UILDM provvederà a fornire al Laboratorio, a propria cura e<br />
spese, tutto il materiale di consumo necessario e idoneo allo svolganento delle<br />
attività svolte al suo interno, sulla base del badget annuale redatto sotto la<br />
responsabilità del Direttore del Laboratorio della UILDM in accordo con il Consiglio<br />
Direttivo.<br />
Provvederà, altresì, alla manutenzione, riparazione e/o sostituzione di tutte le<br />
apparecchiature e i macchinari presenti all’interno del Laboratorio di sua esclusiva<br />
proprietà e riportati nell’elenco allegato al presente accordo.<br />
Art. 8 – La <strong>Fondazione</strong> provvederà a fornire il Laboratorio di banconi di<br />
lavoro, e delle attrezzature di base. Potrà, altresì, installare apparecchiature e<br />
macchinari propri, concedendone l’uso anche alla UILDM e provvedendo alla<br />
loro manutenzione, riparazione e/o sostituzione.<br />
Art. 9 – Il Laboratorio di Genetica Molecolare sarà condotto secondo le<br />
linee tracciate da UILDM di concerto con il proprio Consiglio Direttivo e<br />
coerentemente con gli scopi istituzionali delle parti.<br />
166 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
Art. 10 – Le parti si impegnano a promuovere e divulgare le iniziative di<br />
carattere scientifico scaturenti dal presente accordo.<br />
Art. 11 – I proventi delle affinità di analisi e diagnosi eseguite dal Laboratorio<br />
di Genetica Molecolare, in regime di accreditamento presso il SSN<br />
che la <strong>Fondazione</strong> si obbliga a richiedere alle competenti autorità a tal fine,<br />
spetteranno alla UILDM nella misura dell’85%, mentre il residuo spetterà<br />
esclusivamente alla <strong>Fondazione</strong>, a titolo di rimborso delle spese di gestione e<br />
amministrative sostenute per il funzionamento e la gestione del Laboratorio<br />
di Genetica Molecolare.<br />
Art. 12 – Le spese di gestione e amministrazione a carico della <strong>Fondazione</strong><br />
indicate nel precedente articolo comprendono: tutte le utenze (luce,<br />
telefono, ecc.), segreteria, pulizia dei locali, manutenzione ordinaria e straordinaria,<br />
sorveglianza, smaltimento dei rifiuti.<br />
Art. 13 – La <strong>Fondazione</strong> garantirà, per il periodo di durata del presente<br />
accordo, al personale della UILDM l’uso e il godimento di una stanza di studio<br />
al di fuori del Laboratorio, attrezzata anche per potere ricevere i pazienti.<br />
Art. 14 – Il personale direttivo appartenente ai vertici scientifici e sanitari<br />
della <strong>Fondazione</strong> e/o i loro delegati avrà diritto ad accedere all’archivio della<br />
UILDM inerente il laboratorio, nel quale saranno contenuti tutti i referti e i<br />
risultati delle analisi e degli studi effettuati all’interno del Laboratorio, a partire<br />
dalla stipula del presente accordo.<br />
Art. 15 – Le parti si impegnano a favorire la condivisione delle esperienze<br />
scientifiche e professionali conseguite dai rispettivi dipendenti e consulenti<br />
nell’ambito dell’attività di studio, ricerca e diagnostica oggetto del<br />
presente accordo.<br />
Il personale della UILDM impiegato stabilmente nel Laboratorio di Genetica<br />
Molecolare, avrà diritto di usufruire dei servizi della <strong>Fondazione</strong> con le<br />
stesse modalità previste per il personale dipendente della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong><br />
<strong>Lucia</strong>.<br />
Il personale di ciascuna delle parti è tenuto ad uniformarsi per l’esecuzione<br />
delle attività di collaborazione, ai regolamenti disciplinari, di sicurezza<br />
e di protezione sanitaria in vigore presso la struttura ospitante.<br />
Art. 16 – La <strong>Fondazione</strong> si impegna ad indicare, mediante apposita<br />
segnaletica posta sia all’interno sia all’esterno dell’Istituto, l’ubicazione del<br />
Laboratorio di Genetica Molecolare della UILDM.<br />
Art. 17 – Ciascuna delle parti provvederà a dotarsi di idonea copertura<br />
assicurativa per la Responsabilità Civile per i danni a cose e persone che<br />
il proprio personale eventualmente potrà causare nell’espletamento delle<br />
attività.<br />
Art. 18 – Il presente Accordo ha la durata di quattro anni dalla data della<br />
stipula e può essere soggetto a proroga e/o rinnovato, salvo l’esercizio del<br />
legittimo diritto di recesso, regolato dal successivo art. 19.<br />
2006 167
Sezione II<br />
Art. 19 – Ciascuna delle parti potrà recedere dalla presente convenzione<br />
con un preavviso di un anno, da comunicare all’altra parte a mezzo di raccomandata<br />
a/r.<br />
Art. 20 – La <strong>Fondazione</strong> dichiara che, ove la UILDM dovesse determinare<br />
la devoluzione del Laboratorio di Genetica Molecolare ad una fondazione<br />
costituita a tale scopo, acconsentirà al trasferimento degli effetti del presente<br />
accordo in capo ad essa.<br />
Roma, 30 Maggio 2006<br />
Per la Sezione Laziale della U.I.L.D.M.<br />
Il Presidente<br />
Marcello Tomassetti<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Direttore Generale<br />
Luigi Amadio<br />
168 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
CONVENZIONE INTEGRATIVA<br />
TRA<br />
il Museo storico della fisica e Centro di studi e ricerche “ Enrico Fermi ”<br />
in prosieguo denominato “ Centro ”, con sede in Roma, Via Panisperna n. 89<br />
(compendio Viminale), codice fiscale n. 97214300580, rappresentato dal Presidente,<br />
Prof. Antonino Zichichi, nato a Trapani il 15 ottobre 1929, domiciliato<br />
per la sua carica presso la sede del Centro, ed autorizzato alla stipula del presente<br />
atto dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 23 marzo 2006<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, di seguito denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”, Istituto di<br />
Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, con sede in Roma, Via Ardeatina<br />
n. 306, rappresentata dal Presidente Sig.ra Albina Brutti, nata a Rosola (AN) il<br />
4 settembre 1921, per la sua carica domiciliata presso la sede della <strong>Fondazione</strong>.<br />
PREMESSO CHE<br />
– con legge 15 marzo 1999, n. 62 è stata disposta la trasformazione dell’Istituto<br />
di fisica in Via Panisperna in Museo storico della fisica e Centro di studi<br />
e ricerche “ Enrico Fermi ”;<br />
– con Decreto n. 59/2000 pubblicato sulla G.U. n. 63 del 16 marzo 2000 è<br />
stato adottato il regolamento recante istituzione del Centro;<br />
– l’art. 1, comma 3 del predetto Decreto n. 59/2000 prevede che all’attività dell’ente<br />
concorrono, tramite rapporto convenzionale, con apporto scientifico e<br />
con eventuali contributi finanziari, università ed istituzioni di ricerca pubbliche<br />
e private, italiane e straniere;<br />
– con deliberazione n. 1(06) dell’8 febbraio 2006 il Consiglio di Amministrazione<br />
del Centro ha approvato il piano di attività per il triennio 2006-2008, fra<br />
l’altro contenente il Progetto “ Risonanza magnetica e sue applicazioni allo<br />
studio della funzione cerebrale ” (di seguito denominato “ Progetto ”);<br />
– è nell’interesse di entrambi gli enti collaborare nei campi della ricerca,<br />
dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione tecnico scientifica;<br />
– tra il Centro e la <strong>Fondazione</strong> si è manifestato in particolare il comune<br />
interesse di sviluppare congiuntamente attività di ricerca e collaborazione<br />
scientifica volte alla realizzazione del Progetto;<br />
– le linee di ricerca previste nel Progetto sono congruenti con le attività istituzionalmente<br />
svolte dalla <strong>Fondazione</strong>;<br />
– nell’ambito dell’attuazione del Progetto, è prevista l’acquisizione di<br />
strumentazione avanzata, specificamente destinata allo studio della funzionalità<br />
cerebrale, che ne costituisce la necessaria premessa operativa;<br />
– la <strong>Fondazione</strong>, nel rispetto della normativa che regola la propria amministrazione,<br />
intende contribuire per tutta la durata dell’accordo, sia con proprio<br />
2006 169
Sezione II<br />
personale tecnico e scientifico anche in affiancamento a personale od esperti<br />
del Centro e di altri soggetti pubblici e privati eventualmente coinvolti, sia con<br />
locali, strutture e servizi strettamente indispensabili per ospitare le attrezzature<br />
e le risorse umane impiegate per l’esecuzione delle prestazioni previste<br />
dal presente accordo;<br />
– Centro e <strong>Fondazione</strong> hanno stipulato una convenzione-quadro, in corso di<br />
validità.<br />
SI STIPULA E SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Le premesse formano parte integrante del presente atto.<br />
Art. 2 – Scopo del presente accordo è quello di coordinare l’utilizzo di<br />
risorse e competenze esistenti presso gli enti contraenti, con l’obiettivo di istituire<br />
un Laboratorio di metodologie avanzate per lo studio della funzionalità<br />
cerebrale tramite Risonanza Magnetica Nucleare e tecniche compatibili (di<br />
seguito denominato “ Laboratorio ”).<br />
Art. 3 – Il Centro e la <strong>Fondazione</strong> convengono su un accordo di cooperazione,<br />
concernente il Progetto, nell’ambito del quale si impegnano ad operare<br />
congiuntamente su temi comunicati alla <strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione<br />
di cui all’Art. 8.<br />
Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti, per lo<br />
scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da favorire<br />
il miglior sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente convenzione.<br />
A tal fine saranno previsti periodici incontri, previo accordo tra i responsabili<br />
scientifici di cui all’Art. 8.<br />
Art. 4 – Al Centro spetta l’organizzazione operativa del lavoro e la gestione<br />
del Progetto. Le revisioni periodiche del Progetto sono comunicate alla<br />
<strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione mista.<br />
Art. 5 – I risultati sinora ottenuti dal Centro nell’ambito dell’attuazione<br />
del Progetto e le specifiche caratteristiche della ricerca avanzata rendono<br />
necessaria una sede sperimentale ed una opportuna dotazione di strumentazione<br />
NMR ad alto campo. La <strong>Fondazione</strong> concede gli spazi individuati nella<br />
mappa allegata, che costituiranno la sede per il Laboratorio.<br />
La sede del Laboratorio sarà allestita per fasi successive e concordate.<br />
Le modalità di accesso alla sede del Laboratorio saranno concordate fra<br />
<strong>Fondazione</strong> e Centro, tenendo conto delle esigenze delle attività di ricerca.<br />
Art. 6 – Il Centro potrà dislocare, presso i locali assegnati al Laboratorio,<br />
attrezzature scientifiche di sua proprietà, da impiegare nell’ambito del<br />
Progetto.<br />
Il Centro gestirà in autonomia l’uso di tale strumentazione mediante personale<br />
proprio o comunque di propria fiducia.<br />
Eventuali acquisizioni congiunte di strumentazione scientifica saranno<br />
oggetto di apposita convenzione o accordo.<br />
170 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
Art. 7 – Sono a carico della <strong>Fondazione</strong>:<br />
– Gli oneri manutentivi dei locali del Laboratorio, ivi comprese le forniture<br />
elettriche, telefoniche, di servizi internet.<br />
– Gli oneri legati all’allestimento degli ambienti e dei servizi ed al relativo<br />
attrezzaggio tecnico finalizzato a renderli idonei all’uso specifico cui<br />
andranno destinati.<br />
Sono a carico del Centro:<br />
– Tutte le spese destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria di<br />
strumentazione propria.<br />
Art. 8 – L’attuazione generale del presente accordo ed in particolare il<br />
coordinamento delle attività previste all’Art. 3 e all’Art. 4 sono affidati ad una<br />
Commissione mista composta da un membro designato dal Centro e da un<br />
membro designato dalla <strong>Fondazione</strong>.<br />
La Commissione ha il compito di:<br />
a) favorire, stimolare e verificare l’attuazione del presente accordo ed il<br />
rispetto di quanto in esso previsto;<br />
b) individuare nuove attività di ricerca da proporre al Centro, che ha<br />
facoltà di accoglierle nel Progetto;<br />
c) valutare e proporre ai due Enti contraenti eventuali modifiche a questo<br />
accordo.<br />
I membri della commissione ricoprono il ruolo di responsabili scientifici<br />
per l’attuazione del presente accordo e sono:<br />
Per il Centro: Prof. Bruno Maraviglia;<br />
Per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Carlo Caltagirone.<br />
Ciascun ente può sostituire il proprio responsabile, dandone comunicazione<br />
alla controparte.<br />
Art. 9 – I contraenti si danno reciproco atto che la tipologia di ricerche da<br />
condursi nell’ambito del Laboratorio richiede un’ampia rete di collaborazioni<br />
nazionali ed internazionali.<br />
Il Centro potrà quindi avvalersi delle facilities di pertinenza del Laboratorio<br />
dislocate presso la <strong>Fondazione</strong> anche nell’ambito di ricerche svolte in<br />
collaborazione con altri enti, nell’ambito del Progetto. Tali collaborazioni<br />
saranno tuttavia comunicate alla <strong>Fondazione</strong> tramite la Commissione<br />
mista.<br />
La <strong>Fondazione</strong> dichiara in linea di principio il proprio interesse a partecipare<br />
ad ulteriori accordi con istituzioni di ricerca nazionali ed internazionali<br />
che il Centro vorrà proporre.<br />
Art. 10 – Ciascuno dei contraenti provvederà alla copertura assicurativa<br />
per il proprio personale che verrà chiamato a frequentare le sedi ed i locali<br />
dell’altro contraente.<br />
Allo stesso modo, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />
del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />
2006 171
Sezione II<br />
delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />
modificazioni.<br />
La <strong>Fondazione</strong> si dichiara disponibile ad ottemperare per conto del Centro<br />
agli obblighi di legge in materia di sorveglianza sanitaria del personale<br />
sotto contratto del Centro Fermi chiamato a frequentare il Laboratorio. Per<br />
ogni soggetto sottoposto a vigilanza, il Centro corrisponderà alla <strong>Fondazione</strong><br />
un rimborso annuale pari alle spese vive sostenute dalla <strong>Fondazione</strong>, da quantificarsi<br />
con separato accordo.<br />
Art. 11 – I risultati delle ricerche e degli studi svolti in collaborazione<br />
secondo lo spirito del presente accordo avranno carattere riservato. I predetti<br />
risultati potranno essere tuttavia divulgati ed utilizzati dal Centro, in tutto o in<br />
parte, con precisa menzione della collaborazione oggetto del presente accordo.<br />
Qualora il Centro intenda pubblicare su riviste nazionali ed internazionali<br />
i risultati delle ricerche in oggetto o esporli o farne uso in occasione di congressi,<br />
convegni, seminari o simili, concorderà con la <strong>Fondazione</strong> i termini ed<br />
i modi delle pubblicazioni.<br />
Art. 12 – Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati<br />
degni di protezione brevettuale le parti procederanno alla stipula di un<br />
accordo separato che regolerà gli ulteriori rapporti, nel rispetto dalle vigenti<br />
normative.<br />
Art. 13 – Per gli effetti della presente convenzione e per tutte le conseguenze<br />
dalla stessa derivanti, il Centro e la <strong>Fondazione</strong> eleggono il proprio<br />
domicilio presso le rispettive sedi.<br />
Tutte le controversie derivanti dall’interpretazione o dall’esecuzione della<br />
presente convenzione che non sia possibile definire in via amministrativa,<br />
saranno deferite ad un collegio arbitrale costituito da tre membri, di cui due<br />
nominati, rispettivamente, dal Centro e dalla <strong>Fondazione</strong> ed il terzo eletto dai<br />
primi due. Le spese per la costituzione ed il funzionamento del collegio arbitrale<br />
saranno anticipate dalla parte che ne richiede l’intervento e graveranno<br />
definitivamente sulla parte soccombente.<br />
Art. 14 – La presente convenzione ha effetto dalla firma della stessa ed ha<br />
durata triennale.<br />
La convenzione sarà prorogata tacitamente di anno in anno qualora non<br />
venga disdetta da una delle parti mediante lettera raccomandata A.R. spedita<br />
almeno sei mesi prima della successiva scadenza.<br />
In considerazione dell’ingombro e difficoltà di trasporto di eventuale strumentazione<br />
scientifica dislocata presso la <strong>Fondazione</strong>, la disdetta potrà essere<br />
soggetta a specifici accordi.<br />
Art. 15 – Le parti, anche tenuto conto di eventuali provvedimenti deliberativi<br />
del Centro inerenti gli aggiornamenti delle attività oggetto della presente<br />
convenzione, si riservano di apportare modifiche consensuali al <strong>testo</strong> della<br />
convenzione stessa mediante scambio di lettere.<br />
Art. 16 – Ogni attività prevista nella presente convenzione si esplicherà<br />
nel rispetto della normativa che regola il rispettivo funzionamento delle parti.<br />
172 2006
Art. 17 – La presente Convenzione è redatta in duplice originale, per il<br />
Centro e per la <strong>Fondazione</strong>.<br />
Le spese di bollo sono a carico del Centro. Il presente atto sarà registrato<br />
solo in caso d’uso ed a tassa fissa ai sensi degli artt. 5 e 39 del D.P.R. n. 131 del<br />
26 aprile 1986.<br />
Art. 18 – Per quanto non previsto dalla presente convenzione si fa rinvio<br />
alle leggi ed ai regolamenti che regolano la materia.<br />
Letto, approvato e sottoscritto.<br />
Collaborazioni scientifiche<br />
Roma, 5 Giugno 2006<br />
Per il Museo storico della fisica e<br />
Centro di studi e ricerche “ Enrico Fermi ”<br />
Il Presidente<br />
Antonino Zichichi<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Albina Brutti<br />
2006 173
Sezione II<br />
ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />
TRA<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, di seguito denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”, Istituto di<br />
Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, con sede in Roma, Via Ardeatina<br />
n. 306, rappresentato dal Presidente Sig.ra Albina Brutti, nata a Rosora (AN)<br />
il 4/09/1921, per la sua carica domiciliata presso la sede della <strong>Fondazione</strong><br />
E<br />
il Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate-Università degli Studi<br />
di Teramo, di seguito denominato “ Dipartimento ”, con sede in Teramo,<br />
Piazza Aldo Moro n. 45, rappresentato dal Direttore, Prof.ssa Barbara Barboni,<br />
nata a Bologna (BO) il 26/06/64, per la sua carica domiciliata presso la<br />
sede del Dipartimento.<br />
PREMESSO<br />
– che è nell’interesse di entrambi gli Enti succitati sviluppare collaborazione<br />
nel campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />
di nuove attività tecnico-scientifiche;<br />
– che in questo quadro le attività di ricerca di cui al presente atto assumono<br />
la connotazione di collaborazione scientifica, essendo paritetico l’interesse a<br />
ciò della <strong>Fondazione</strong> e del Dipartimento, in particolare per quanto riguarda le<br />
seguenti linee di ricerca:<br />
– Meccanismi molecolari della neurodegenerazione<br />
– Meccanismi molecolari della morte neuronale<br />
– Mediatori lipidici nella trasmissione nervosa;<br />
– che le linee di ricerca di cui sopra sono congruenti con le attività istituzionalmente<br />
svolte presso la <strong>Fondazione</strong> ed il Dipartimento.<br />
SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />
competenze esistenti presso gli Enti contraenti, con l’obiettivo di reciproco<br />
scambio di esperienze maturate nel campo della neurodegenerazione, anche<br />
tramite periodici incontri, da tenersi presso le rispettive sedi, previo accordo<br />
tra i responsabili scientifici di seguito indicati, nonché lo scambio reciproco<br />
di personale per periodi di frequenza prestabilita.<br />
Art. 2 – Responsabili scientifici dell’accordo in argomento sono i seguenti<br />
ricercatori:<br />
– per la <strong>Fondazione</strong>: Prof. Giorgio Bernardi,<br />
– per il Dipartimento: Prof. Mauro Maccarrone.<br />
Art. 3 – Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti,<br />
per lo scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da<br />
174 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
favorire il miglior sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente<br />
convenzione.<br />
Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi, con relazioni o comunicazioni<br />
aventi per oggetto il materiale prodotto dalla collaborazione, conterranno<br />
le indicazioni di entrambe le parti contraenti, essendo i risultati delle<br />
attività di cui al presente atto di comune proprietà.<br />
Art. 4 – Qualora dall’attività di collaborazione emergessero risultati degni<br />
di protezione brevettuale, le parti procederanno alla stipula di un accordo<br />
separato che regolerà gli ulteriori rapporti.<br />
Art. 5 – Ciascuna parte si farà carico delle spese inerenti allo svolgimento<br />
delle attività di ricerca di propria competenza.<br />
Allo stesso modo, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />
del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />
delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />
modificazioni.<br />
Art. 6 – Il presente accordo di collaborazione avrà la durata di tre anni a<br />
decorrere dalla data di sottoscrizione e potrà essere rinnovato mediante<br />
accordo scritto tra le parti contraenti. Le stesse potranno recedere dal contratto,<br />
fornendo preavviso di 6 mesi.<br />
Art. 7 – Qualsiasi divergenza sull’interpretazione o sull’esecuzione del<br />
presente protocollo, se non risolta tra i responsabili scientifici, sarà devoluta<br />
al giudizio di un arbitro scelto di comune accordo tra le parti o, in caso di<br />
dissenso, di un collegio arbitrale costituito da arbitri scelti dalle parti in<br />
numero di uno per ogni parte. L’arbitro o il collegio arbitrale deciderà senza<br />
formalità.<br />
Roma, 16 Settembre 2006<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Albina Brutti<br />
Per il Dipartimento<br />
Il Direttore<br />
Barbara Barboni<br />
2006 175
Sezione II<br />
ACCORDO DI COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />
TRA<br />
l’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma con sede in Roma, Via Ardeatina<br />
n. 306, C.F. 05692831000 rappresentato dal Presidente Sig.ra Albina Brutti,<br />
nata a Rosora (AN) il 4 settembre 1921, (di seguito denominato IRCCS)<br />
E<br />
il Dipartimento di Scienze Neurologiche e della Visione dell’Università<br />
degli Studi di Verona (di seguito denominato Università), con sede legale c/o<br />
Policlinico “ G.B. Rossi ” Piazzale L.A. Scuro n. 10, Verona, C.F. 93009870234,<br />
rappresentato legalmente dal Direttore, Prof. Antonio Fiaschi, autorizzato alla<br />
stipula della presente convenzione con provvedimento d’urgenza del 13 settembre<br />
2006.<br />
PREMESSO<br />
– che è nell’interesse di entrambi gli Enti succitati sviluppare collaborazione<br />
nel campo della ricerca, dell’aggiornamento professionale e della sperimentazione<br />
di nuove attività tecnico-scientifiche;<br />
– che l’IRCCS, in particolare per esso, il Laboratorio di Neuroimmagini<br />
svolge attività di ricerca nel campo delle neuroscienze cognitive e delle neuroimmagini<br />
funzionali con Risonanza Magnetica ad alto campo (fMRI);<br />
– che l’Università, in particolare per essa, il Dipartimento di Scienze Neurologiche<br />
e della Visione svolge attività di ricerca nel campo delle neuroscienze<br />
cognitive e dei Potenziali Evocati (PE);<br />
– che l’IRCCS e l’Università intendono instaurare una collaborazione al fine<br />
di svolgere attività di ricerca nei suddetti campi.<br />
TUTTO CIÒ PREMESSO SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Scopo del presente accordo è quello di utilizzare le risorse e le<br />
competenze esistenti presso i contraenti con l’obiettivo di reciproco scambio<br />
di esperienze maturate nel campo delle metodologie per analisi delle funzioni<br />
cognitive in soggetti normali mediante studi neurofisiologici con fMRI e PE.<br />
Per l’attività di ricerca oggetto della presente convenzione l’IRCCS e l’Università<br />
metteranno a disposizione i laboratori, le attrezzature ed il personale<br />
necessario allo svolgimento dei progetti di collaborazione fra i due Enti. I suddetti<br />
progetti saranno sottoposti al vaglio del Comitato Etico della struttura<br />
dove avrà luogo la sperimentazione. Si prevedono inoltre incontri periodici,<br />
da tenersi presso le rispettive sedi, previo accordo tra i responsabili scientifici<br />
di seguito indicati (Art. 3).<br />
Art. 2 – Le parti si impegnano a mantenere contatti, sia diretti che indiretti,<br />
per lo scambio e la discussione di tutte le osservazioni effettuate, così da<br />
favorire il migliore sviluppo degli studi e delle ricerche oggetto della presente<br />
convenzione. Le pubblicazioni e la partecipazione a Congressi, con relazioni o<br />
176 2006
comunicazioni aventi per oggetto il materiale prodotto con la collaborazione,<br />
conterranno le indicazioni di entrambe le parti contraenti.<br />
Art. 3 – Responsabili Scientifici dell’accordo in argomento sono:<br />
– per l’Università: Prof. Carlo Alberto Marzi – c/o Sezione di Fisiologia<br />
Umana – sede operativa Strada Le Grazie, 8 - 37134 Verona;<br />
– per l’IRCCS: Dr. Emiliano Macaluso – Direttore Esecutivo del Laboratorio<br />
di Neuroimmagini.<br />
Art. 4 – I risultati delle attività di cui al presente atto saranno di proprietà<br />
comune e potranno essere pubblicati dalle parti in base a ‘publication plans’<br />
definiti all’inizio delle singole ricerche.<br />
Art. 5 – L’eventuale brevettazione dei risultati conseguiti in comune sarà<br />
oggetto di separato accordo tra le parti; in questo caso le eventuali pubblicazioni<br />
saranno subordinate all’espletamento di tutte le procedure atte alla protezione<br />
brevettale dei risultati.<br />
Art. 6 – L’Università garantisce la copertura assicurativa contro gli infortuni<br />
e per la responsabilità civile verso terzi del proprio personale impegnato<br />
nell’attività in oggetto della presente convenzione. L’IRCCS garantisce analoga<br />
copertura assicurativa ai propri dipendenti, borsisti o collaboratori impegnati<br />
nello svolgimento delle suddette attività.<br />
Quando il personale di una parte si reca presso la sede dell’altra parte per<br />
le attività di ricerca, il datore di lavoro della sede ospitante assolve a tutte le<br />
misure generali e specifiche di prevenzione e sicurezza. La sorveglianza sanitaria<br />
rimane comunque a carico della parte di provenienza di detto personale.<br />
Art. 7 – Il presente accordo di collaborazione avrà la durata di tre anni a<br />
decorrere dalla data di sottoscrizione e potrà essere rinnovato mediante<br />
accordo scritto tra le parti contraenti. Queste ultime potranno recedere dal<br />
contratto con sei mesi di preavviso.<br />
Art. 8 – Ogni controversia che dovesse insorgere fra le Parti Contraenti in<br />
relazione all’interpretazione ed esecuzione della presente Convenzione sarà<br />
competenza del Foro di Verona.<br />
Art. 9 – L’Università e l’IRCCS provvedono al trattamento e alla gestione<br />
dei dati personali secondo le normative in vigore (D.L.vo n. 196 del 2003).<br />
Art. 10 – La presente convenzione sarà registrata solo in caso d’uso e a tassa<br />
fissa ai sensi degli artt. 5 e 39 del DPR n. 131/86, a carico della parte interessata.<br />
Roma, 13 Settembre 2006<br />
Collaborazioni scientifiche<br />
Per il Dipartimento<br />
di Scienze Neurologiche e della Visione<br />
dell’Università di Verona<br />
Il Direttore<br />
Antonio Fiaschi<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Albina Brutti<br />
2006 177
Sezione II<br />
CONVENZIONE PER COLLABORAZIONE SCIENTIFICA<br />
TRA<br />
il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, con<br />
sede legale in Torino, Via Verdi 10, C.F. 80088230018, nella persona del Direttore<br />
Prof. Giuliano Geminiani, nato a Monza il 7 Settembre 1958, autorizzato<br />
alla stipula del presente con delibera del Consiglio di Dipartimento del<br />
14 Novembre 2006 (di seguito nominato Dipartimento)<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />
con sede legale in Roma, Via Ardeatina 306, C.F. 97138260589, nella<br />
persona del Direttore Generale Dr. Luigi Amadio, nato a Roma il 4 giugno<br />
1947, (di seguito nominata <strong>Fondazione</strong>).<br />
PREMESSO CHE<br />
– il Dipartimento di Psicologia svolge attività di studio e di ricerca nel campo<br />
della neuropsicologia, ovvero dei disordini cognitivi (della memoria, del<br />
linguaggio, della cognizione spaziale, dell’attenzione) associati a lesioni o<br />
disfunzioni cerebrali;<br />
– la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS è interessata a svolgere attività di diagnosi<br />
e di riabilitazione nell’ambito dei deficit cognitivi associati a lesioni<br />
e disfunzioni cerebrali e a sviluppare attività di ricerca in collaborazione in<br />
questo settore;<br />
– il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS intendono instaurare<br />
una collaborazione al fine di svolgere attività di ricerca nel campo della<br />
neuropsicologia, con finalità euristiche e applicative;<br />
SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS convengono<br />
di stabilire un rapporto di collaborazione scientifica nel campo della neuropsicologia<br />
allo scopo di:<br />
a) elaborare protocolli diagnostici e riabilitativi relativamente ai disordini<br />
neuropsicologici della cognizione spaziale, dell’attenzione, dei processi<br />
esecutivi, della memoria e dell’apprendimento;<br />
b) svolgere ricerche neuropsicologiche in pazienti con deficit cognitivi.<br />
Art. 2 – Responsabile della convenzione. Il Dipartimento indica quale proprio<br />
Responsabile scientifico della collaborazione il Prof. Giuliano Geminiani.<br />
Il Contraente indica quale propri Responsabili scientifici della collaborazione<br />
il Prof. Luigi Pizzamiglio ed il Prof. Fabrizio Doricchi. L’eventuale sostituzione<br />
del responsabile della collaborazione di una delle parti, dovrà essere<br />
comunicata ed approvata dall’altra parte.<br />
178 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
Art. 3 – Strutture, attrezzature e risorse messe a disposizione della ricerca<br />
e/o didattica. Per l’attività di ricerca oggetto della presente convenzione<br />
la <strong>Fondazione</strong> e l’Università metteranno a disposizione, rispettivamente, i<br />
laboratori e le attrezzature site presso il Laboratorio di Neuropsicologia della<br />
<strong>Fondazione</strong> e il Dipartimento di Psicologia di Torino.<br />
Art. 4 – Regime dei risultati della collaborazione scientifica. I risultati dell’attività<br />
di ricerca resteranno di proprietà comune delle parti e la loro utilizzazione<br />
sarà libera con il solo obbligo di citare nelle eventuali pubblicazioni<br />
che esse sono scaturite dalla collaborazione tra i due contraenti. L’eventuale<br />
brevettazione di risultati conseguiti in comune sarà oggetto di separato<br />
accordo tra le parti; in questo caso, le eventuali pubblicazioni saranno subordinate<br />
all’espletamento di tutte le procedure atte alla protezione brevettale dei<br />
risultati.<br />
Art. 5 – Oneri connessi all’attuazione della convenzione. Ciascuna delle<br />
parti si farà carico degli oneri derivanti dalle attività per le sue proprie competenze.<br />
Art. 6 – Copertura assicurativa. Il Dipartimento garantisce la copertura<br />
assicurativa contro gli infortuni e per responsabilità civile del proprio personale,<br />
impegnato nell’attività in oggetto della presente convenzione. Il Contraente<br />
garantisce analoga copertura assicurativa ai propri dipendenti, borsisti<br />
o collaboratori impegnati nello svolgimento delle suddette. Quando il personale<br />
di una parte si reca presso la sede dell’altra parte per le attività di ricerca,<br />
il datore di lavoro della sede ospitante assolve a tutte le misure generali e specifiche<br />
di prevenzione e sicurezza, ivi compresa la sorveglianza sanitaria.<br />
Art. 7 – Durata della convenzione. La presente convenzione entra in vigore<br />
dalla data della sua stipula e avrà la durata di due anni, con la possibilità di<br />
rinnovo sulla base di un accordo scritto, approvato dagli organi competenti<br />
delle parti. Al termine della convenzione, il Dipartimento e la <strong>Fondazione</strong><br />
redigeranno una relazione valutativa sulla collaborazione e sui risultati raggiunti;<br />
in caso di rinnovo a questa dovrà aggiungersi una relazione sugli obiettivi<br />
futuri.<br />
Art. 8 – Facoltà di recesso. Le parti hanno la facoltà di recedere unilateralmente<br />
dalla presente convenzione, ovvero di risolverla consensualmente. Il<br />
recesso deve essere esercitato mediante comunicazione scritta da inviare a<br />
cura della parte interessata con raccomandata con avviso di ricevimento entro<br />
almeno tre mesi antecedenti la scadenza del presente atto. Il recesso o la risoluzione<br />
consensuale non hanno effetto che per l’avvenire e non incidono sulla<br />
parte di convenzione già eseguita.<br />
Art. 9 – Trattamento dei dati personali. Le parti provvedono ognuno per<br />
quanto di competenza al trattamento, alla diffusione e alla comunicazione dei<br />
dati personali relativi alla presente convenzione nell’ambito del proseguimento<br />
dei propri fini istituzionali e di quanto previsto dal proprio Regolamento<br />
emanato in attuazione della legge n° 196/03, “ Codice in materia di protezione<br />
dei dati personali ”.<br />
2006 179
Sezione II<br />
Art. 10 – Controversie. Per qualsiasi vertenza, che dovesse nascere dall’esecuzione<br />
della presente convenzione, è competente a decidere il Foro di<br />
Torino.<br />
Art. 11 – Registrazione e spese. La presente convenzione sarà registrata<br />
solo in caso d’uso e tassa fissa ai sensi degli art. 5 e 39 del DPR n° 131/86 con<br />
le spese a carico della parte richiedente.<br />
Roma, 16 Novembre 2006<br />
Per il Dipartimento di Psicologia<br />
Università degli Studi di Torino<br />
Il Direttore<br />
Giuliano Germiniani<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Direttore Generale<br />
Luigi Amadio<br />
180 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
CONVENZIONE<br />
TRA<br />
la <strong>Fondazione</strong> Telethon, con sede in Roma Via Guglielmo Saliceto n. 5<br />
(P. IVA 04879781005) nella persona del Suo Presidente Sig.ra Susanna Agnelli<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />
con sede in Roma Via Ardeatina n. 306 (P. IVA 05692831000), nella persona<br />
del suo Presidente Sig.ra Maria Adriana Amadio<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> EBRI (European Brain Research Institute, di seguito denominata<br />
per brevità EBRI), con sede in Via del Fosso di Fiorano 64/65, Roma<br />
(C.F. 97272740586), nella persona del suo Presidente Prof.ssa Rita Levi-<br />
Montalcini.<br />
PREMESSO CHE<br />
a) la <strong>Fondazione</strong> Telethon persegue, nell’ambito delle proprie attività istituzionali<br />
di Ente senza scopo di lucro, la promozione della ricerca scientifica<br />
nel settore delle malattie genetiche principalmente attraverso la gestione di<br />
fondi, personale e strutture di ricerca;<br />
b) la <strong>Fondazione</strong> Telethon, tra l’altro, è Ente gestore del Dulbecco Telethon<br />
Institute (DTI), istituto di ricerca nato dal programma Carriere Telethon che<br />
si propone il sostegno alla ricerca nel settore di propri interessi, attraverso il<br />
finanziamento del salario e del progetto di ricerca di ricercatori con un eccellente<br />
curriculum vitae ospitati presso istituti italiani, pubblici o privati senza<br />
scopo di lucro;<br />
c) i ricercatori del DTI sono selezionati dalla Commissione Medico Scientifica<br />
di Telethon attraverso la partecipazione ad un apposito bando;<br />
d) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha, tra i propri fini istituzionali, la promozione<br />
e lo svolgimento di attività di ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;<br />
e) l’EBRI ha come fine istituzionale la promozione e lo svolgimento di attività<br />
di ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze, etc.;<br />
f) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> detiene in locazione l’immobile sito in Roma<br />
Via del Fosso di Fiorano n. 64 presso cui operano sia il CNR e sia la <strong>Fondazione</strong><br />
EBRI;<br />
g) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha concesso all’EBRI in comodato d’uso a titolo<br />
gratuito parte degli spazi di questa sede edilizia, per svolgere attività di ricerca<br />
nelle neuroscienze;<br />
h) la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e l’EBRI hanno intenzione di collaborare nella<br />
promozione della ricerca scientifica in oggetto concedendo l’utilizzo di spazi<br />
da considerarsi come sede privilegiata per i laboratori dei ricercatori del DTI;<br />
tali spazi sono idonei ed attrezzati per ricerca, con la possibilità di accedere<br />
2006 181
Sezione II<br />
alle aree ed ai servizi comuni esistenti e necessari per la conduzione delle attività<br />
di ricerca finanziate dal Telethon;<br />
i) le parti si sono dette interessate ad avviare una proficua collaborazione per<br />
lo sviluppo delle attività di comune interesse;<br />
j) le parti con la presente convenzione non intendono in alcun modo dare<br />
corso ad attività imprenditoriali di produzione o scambio di beni o servizi ma<br />
che solamente intendono soddisfare ai comuni fini istituzionali di promozione<br />
e incentivo alla ricerca medico scientifica finalizzata allo studio delle<br />
malattie genetiche;<br />
k) i ricercatori del DTI su esplicito incarico da parte della Telethon possono<br />
avvalersi della prestazione di collaboratori per lo svolgimento del loro progetto<br />
di ricerca per i quali dovranno essere stipulate assicurazioni per infortuni<br />
a carico della <strong>Fondazione</strong> Telethon;<br />
l) i ricercatori del DTI potranno richiedere finanziamenti esterni in accordo<br />
con la Direzione Scientifica dell’EBRI;<br />
m) i ricercatori del DTI potranno prestare appoggio alla attività didattica<br />
seguendo le disposizioni interne. Quest’ultima attività non dovrà assorbire più<br />
del 15% del loro impegno totale.<br />
CIÒ PREMESSO<br />
– Verificata la disponibilità di massima da parte della <strong>Fondazione</strong> Telethon di<br />
svolgere le attività di gestione connesse alle suddette ricerche tramite i ricercatori<br />
del DTI.<br />
– Verificata altresì la disponibilità da parte della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di<br />
mettere a disposizione spazi idonei ad ospitare i ricercatori del DTI.<br />
– Verificata altresì la disponibilità da parte dell’EBRI di mettere a disposizione<br />
spazi idonei ad ospitare i ricercatori del DTI nell’ambito degli spazi ricevuti<br />
in comodato d’uso dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
TRA LE PARTI SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Premesse. Le premesse costituiscono parte integrante della presente<br />
Convenzione.<br />
Art. 2 – Collocazione. I ricercatori del DTI svolgeranno le proprie attività<br />
di ricerca presso i locali dell’edificio sito in Roma Via del Fosso di Fiorano<br />
n. 64 concessi in comodato dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> alla <strong>Fondazione</strong><br />
EBRI così come meglio individuati nella planimetria che viene allegata alla<br />
presente convenzione che ne farà parte integrante.<br />
Art. 3 – Finalità. I ricercatori del DTI svolgeranno ricerche sulle malattie<br />
genetiche secondo quanto presentato e approvato dalla Commissione Medico<br />
Scientifica di Telethon e per lo svolgimento delle quali hanno stipulato un<br />
Contratto di collaborazione con la <strong>Fondazione</strong> Telethon. Inoltre, i ricercatori<br />
del DTI si impegnano a collaborare allo sviluppo di programmi comuni di<br />
neuroscienze.<br />
182 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
Art. 4 – Obblighi delle parti<br />
a) Le parti si impegnano a garantire un corretto svolgimento delle attività<br />
di ricerca e a portare avanti iniziative comuni per la gestione e la promozione<br />
del presente accordo:<br />
– collaborare al coordinamento delle attività dell’iniziativa;<br />
– promuovere attività di comunicazione in maniera congiunta;<br />
– adeguarsi alle indicazioni che emergeranno di volta in volta;<br />
– promuovere la collaborazione e la sinergia tra i ricercatori del DTI e gli<br />
altri ricercatori appartenenti al CNR, alla <strong>Fondazione</strong> Ebri e alla <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
Al fine di facilitare quanto sopra le parti si impegnano a costituire un<br />
gruppo di lavoro composto dai rappresentanti delle tre istituzioni presso il<br />
centro.<br />
b) La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> mette a disposizione per l’espletamento<br />
dell’attività di ricerca ai ricercatori del DTI in possesso di adeguata copertura<br />
assicurativa RCT e infortuni, parte dei locali concessi in comodato<br />
alla <strong>Fondazione</strong> EBRI così come meglio individuati all’art. 2 della presente<br />
Convenzione. A mero titolo di rimborso forfettario delle spese generali relative<br />
ai consumi dei gruppi di ricerca ospitati, la <strong>Fondazione</strong> Telethon riconoscerà<br />
all’EBRI su base annuale il contributo di € 10.000,00 (diecimila euro)<br />
per ogni Laboratorio DTI.<br />
c) La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna a mettere a disposizione dei<br />
ricercatori del DTI i servizi esistenti presso la sede a cui potranno avere<br />
accesso secondo modalità da concordarsi.<br />
d) La <strong>Fondazione</strong> Telethon chiede all’EBRI di inserire i ricercatori del<br />
DTI ed i loro collaboratori nei propri piani di sorveglianza sanitaria attribuendo<br />
alla <strong>Fondazione</strong> Telethon i costi relativi.<br />
e) Le attrezzature eventualmente acquistate dalle rispettive Fondazioni<br />
rimarranno di proprietà dell’Ente acquirente.<br />
f) I ricercatori del DTI potranno richiedere fondi come <strong>Fondazione</strong> EBRI o<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, seguendo le procedure vigenti all’interno delle stesse.<br />
Art. 5 – Risultati delle ricerche. La <strong>Fondazione</strong> Telethon si riserva la titolarità<br />
delle eventuali scoperte fatte dai ricercatori del DTI o/e dal suo gruppo di<br />
ricerca. Le pubblicazioni scientifiche che emergeranno dalle ricerche di tali<br />
ricercatori faranno riferimento alle tre istituzioni F. Telethon, <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed EBRI.<br />
Art. 6 – Durata della convenzione. La presente Convenzione avrà<br />
durata pari ad un quinquennio dalla data della firma e potrà essere rinnovata<br />
per iscritto e su accordo comune delle parti entro 3 mesi dalla data di<br />
scadenza.<br />
In ogni caso la presente Convenzione perderà ogni sua efficacia e non<br />
spiegherà più effetti tra le Parti nel momento in cui oggettivamente non ci<br />
2006 183
Sezione II<br />
saranno più le condizioni per l’effettivo svolgimento dell’attività di ricerca dei<br />
ricercatori del DTI ospitati.<br />
Ciascuna delle Parti potrà recedere in qualsiasi momento dal presente<br />
accordo per motivi di grave inadempienza o di incompatibilità con i fini<br />
espressi nelle premesse.<br />
Roma, 24 Novembre 2006<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> Per la <strong>Fondazione</strong> Per la <strong>Fondazione</strong><br />
Telethon <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> EBRI<br />
Il Presidente Il Presidente Il Presidente<br />
Susanna Agnelli Maria Adriana Amadio Rita Levi Montalcini<br />
184 2006
Collaborazioni scientifiche<br />
CONVENZIONE<br />
TRA<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – IRCCS con sede legale in Roma, Via Ardeatina<br />
306 codice fiscale 97138260589, P.I. 05692831000, rappresentata dal Presidente<br />
Maria Adriana Amadio<br />
E<br />
la Kell S.r.l. (di seguito Kell) con sede legale in Roma, Via Plinio 22 e sede<br />
operativa in Roma, E. Q. Visconti 8, 00193, partita iva 05419421002, reg. Imp.<br />
23699-1998-RM, rappresentata dal Dr. Fabrizio Aversa in qualità di Amministratore<br />
unico della società.<br />
PREMESSA<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è interessata a partecipare a progetti di sviluppo<br />
di sistemi innovativi di tele-medicina. L’eccellenza in campo clinico e tecnologico<br />
che caratterizza l’Istituto lo pone in una posizione particolarmente adatta<br />
alla verifica clinica ed operativa delle soluzioni di tele-medicina.<br />
La Kell è una società impegnata, fin dalla sua costituzione nel 1997, nel settore<br />
dei progetti tecnologici innovativi e dello sviluppo software per la telemedicina,<br />
la teleformazione, i servizi internet e multimediali.<br />
La Kell si rivolge ad aziende, comunità scientifiche e organizzazioni pubbliche<br />
e private con l’obiettivo di fungere da polo di eccellenza nello sviluppo di<br />
applicazioni e soluzioni basate su reti di telecomunicazione satellitari e terrestri,<br />
sfruttando la capacità di trasferire i risultati della ricerca scientifica e<br />
delle innovazioni tecnologiche per sviluppare applicazioni sempre più efficaci.<br />
La Kell s.r.l. coordina il progetto TELESAL, finanziato dell’Agenzia Spaziale<br />
Italiana, volto a realizzare e verificare in un progetto applicativo soluzioni per<br />
la tele-medicina.<br />
OGGETTO<br />
Le parti convengono di stipulare un protocollo d’intesa basato sui punti e<br />
con le modalità descritti di seguito:<br />
1. Finalità. La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e la Kell si propongono di stimolare<br />
la cooperazione fra le due parti al fine di attuare uno scambio fattivo e<br />
proficuo fra ricerca ed industria.<br />
Le iniziative sviluppate in tal senso mireranno a valorizzare i risultati<br />
della ricerca scientifica favorendo il trasferimento dei risultati nel settore delle<br />
innovazioni tecnologiche, in particolare al progetto TELESAL, ed a proporre<br />
alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> i sistemi tecnologici risultanti per test operativi.<br />
2. Campi di applicazione. Le iniziative sviluppate nell’ambito della presente<br />
intesa riguarderanno i settori della ricerca e tecnologici comuni alle due<br />
parti. Principalmente i campi di applicazione sono:<br />
2006 185
Sezione II<br />
a) progettazione e sviluppo di tecnologie informatiche per la telecomunicazione<br />
in medicina;<br />
b) verifica clinica e operativa presso la struttura clinica della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> delle soluzioni realizzate;<br />
c) partecipazione in veste di Ente Istituzionale per il test delle applicazioni<br />
sviluppate nell’ambito del progetto TELESAL, coordinato dalla Kell.<br />
Ulteriori campi di applicazione potranno tuttavia essere individuati<br />
durante il periodo di validità della presente convenzione ed andare ad arricchire<br />
i temi e le finalità della collaborazione.<br />
3. Modalità di gestione. Le parti, nell’attuare le iniziative congiunte, favoriranno<br />
la partecipazione congiunta a programmi e progetti di ricerca ed<br />
applicativi.<br />
Pur non limitandosi a quanto scritto in seguito, al fine di raggiungere gli<br />
obiettivi della presente intesa, le parti potranno:<br />
– favorire reciprocamente l’organizzazione di momenti formativi e di<br />
accrescimento professionale, come periodi di tirocinio, seminari o quant’altro<br />
sia funzionale agli scopi della presente intesa;<br />
– partecipare in forma congiunta ad eventi, workshop ed altri eventi che<br />
possono fungere da veicolo promozionale dei risultati ottenuti dalle attività<br />
congiunte;<br />
– partecipare congiuntamente e su temi di comune interesse a gare ed<br />
appalti banditi a scala locale (enti locali), nazionale (MIUR, ASI, altri Ministeri<br />
ed Enti) ed internazionale (ESA, UE, ecc.).<br />
Le parti nominano quali figure di riferimento per l’attuazione delle iniziative<br />
scaturite nell’ambito del presente accordo il Dott. Luigi Amadio<br />
(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>) e il Dott. Fabrizio Aversa (Kell); la nomina è<br />
valida per l’intera durata dell’accordo.<br />
Le figure di riferimento coordineranno le attività congiunte e riporteranno<br />
periodicamente ai rappresentanti delle parti le idee di cooperazione, le<br />
attività in corso e i risultati delle attività svolte.<br />
4. Durata. La durata del presente accordo è fissata in 3 (tre) anni solari a<br />
partire dalla data della sua ratifica e verrà automaticamente rinnovato nei due<br />
anni successivi al primo salvo diversa decisione espressa almeno (3) tre mesi<br />
prima della scadenza.<br />
Roma, 28 Novembre 2006<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Maria Adriana Amadio<br />
Per la Kell S.r.l.<br />
L’Amministratore Unico<br />
Fabrizio Aversa<br />
186 2006
Attività<br />
didattica<br />
e formativa
Attività didattica e formativa<br />
– Corso di laurea in Scienze dell’Educazione dell’Università dell’Aquila.<br />
– Corsi di Laurea di I Livello per Professioni Sanitarie (Infermiere, Logopedista,<br />
Tecnico di Neurofisiopatologia, Terapista della Riabilitazione) dell’Università<br />
di Roma Tor Vergata.<br />
– Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma La Sapienza: Tirocinio pratico<br />
post-lauream per psicologi.<br />
– IUSM, Istituto Universitario in Scienze Motorie di Roma: Tirocinio di<br />
formazione e orientamento.<br />
– Università dell’Aquila: Tirocinio formativo e di orientamento per studenti,<br />
laureati e diplomati della Facoltà di Psicologia.<br />
– Università degli Studi di Palermo: Tirocinio di formazione e orientamento<br />
post-lauream per psicologi.<br />
– Università degli Studi di Parma: Tirocinio formativo post-lauream per<br />
l’ammissione all’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione<br />
di psicologo (si riproduce la convenzione).<br />
– Libera Università Maria SS. Assunta LUMSA di Roma: Tirocinio di formazione<br />
e orientamento.<br />
– Università di Bari, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali: Tirocinio<br />
di formazione e orientamento, in base alla convenzione che si riproduce.<br />
– Agenzia Formativa della Comunità di Capodarco e Scuola Assistenti<br />
Sanitari della CRI: Tirocinio di formazione e orientamento (si riproduce la<br />
convenzione).<br />
La <strong>Fondazione</strong> prosegue il suo impegno nell’ambito formativo e di approfondimento<br />
con una serie di corsi e master:<br />
– 14° Corso di formazione post lauream, Arch. Fabrizio Vescovo, “ Progettare<br />
per tutti senza barriere ”. Il corso si articola in 22 incontri.<br />
– Corso di formazione, Arch. Fabrizio Vescovo, per conto dell’Ordine degli<br />
ingegneri di Roma, “ Progettare l’accessibilità per superare le barriere ”. Il<br />
corso si articola in 6 incontri.<br />
– Corso di perfezionamento, prof. Carlo Caltagirone, “ La malattia di Alzheimer<br />
e le demenze ”. Il corso si articola in 3 moduli di 2 giorni.<br />
– Master di II livello, Dr. Marco Traballesi, “ Sport come riabilitazione e<br />
terapia ”.<br />
– Seminario interattivo, Prof. Massimo Santini, “ Progetto PRE-PSS (Formazione<br />
per la Prevenzione Primaria e Secondaria dello Stroke ”).<br />
– Corso di formazione multidisciplinare teorico-pratico, IRCCS S. <strong>Lucia</strong> e<br />
GISMO (Gruppo Italiano Studio Diagnosi Malattie Metabolismo Osseo), “ L’osteoporosi<br />
nel Lazio: attraverso una corretta diagnosi una terapia più idonea e<br />
mirata ”.<br />
– Corso di formazione, SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e<br />
CeSAR (Centro Studi Alimentazione e Riabilitazione) IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, “ La<br />
gestione nutrizionale nel paziente post-ictus ”.<br />
2006 189
Sezione II<br />
– Corso teorico-pratico, Prof. Rosario Brancato, “ Prevenzione, stadiazione,<br />
terapia, riabilitazione dell’ipovisione ”.<br />
– Corso teorico-pratico, Prof. Enrico Finazzi-Agrò, “ Incontinenza urinaria<br />
e vescica iperattiva: percorsi diagnostico-terapeutici di primo livello ”.<br />
– Corso teorico-pratico, Prof. Enrico Finazzi-Agrò, “ La riabilitazione funzionale<br />
dei disordini del pavimento pelvico ”.<br />
– Corso didattico, Prof. Pietro Calissano, “ Conoscere il DNA”.<br />
– Corso, UIL FPL, “ Responsabilità manageriale degli operatori sanitari:<br />
modelli e strumenti ”. Il corso si articola in 2 moduli di 2 giorni.<br />
– Corso, SIMFER (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione) –<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Coordinatore Marco Franceschini, “ Omogeneizzazione del<br />
protocollo di minima per la valutazione dello stroke ”.<br />
– Corso, Dr. Vincenzo Vinicola, “ Verne, viaggio nel profondo delle ossa. Il<br />
ruolo del MMG nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi: stato dell’arte<br />
e recenti acquisizioni cliniche ”.<br />
– Corso locale, AIP (Associazione Italiana Psicogeriatria) – Prof. Carlo<br />
Caltagirone, “ Il trattamento della depressione nell’anziano ”.<br />
– Corso di formazione per gli addetti antincendio. Il corso si articola in 7<br />
incontri.<br />
– Incontri di aggiornamento, <strong>Fondazione</strong> Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche<br />
Brescia – Ordine dei medici veterinari di Roma, “ Il latte: aspetti igienico-sanitari<br />
e nuove tecnologie produttive per un alimento indispensabile ”.<br />
Altre attività formative sono state accreditate dal Ministero della Salute ai<br />
fini del programma di Educazione Continua in Medicina (ECM) e offerte<br />
dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS nell’anno 2006 sotto forma di Progetto<br />
Formativo Aziendale (PFA) ed Evento Formativo (EF):<br />
– EF – Dr.ssa Maria Rosa Pizzamiglio – “ Neuropsicologia Clinica dell’Età<br />
Evolutiva ”. Evento aperto a medici, psicologi, fisioterapisti neuropsicomotricisti<br />
dell’età evolutiva (10 moduli di 8 ore).<br />
– EF – Dr. Stefano Paolucci – “ Protocollo di minima per la valutazione<br />
dello Stroke ”. Evento aperto a medici (un modulo di 7 ore).<br />
– PFA – Dr.ssa Paola Cicinelli – “ Tossina botulinica “ A” e bendaggio funzionale<br />
nella spasticità dell’arto superiore ed inferiore ”. PFA aperto ai medici<br />
e fisioterapisti interni (10 ore).<br />
Varie scuole ed istituzioni italiane ed estere (di seguito citate) durante il<br />
2006 hanno inviato presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS tirocinanti e<br />
visitatori:<br />
– Università di Roma La Sapienza (sede di Ariccia): Scuola di Specializzazione<br />
in Neuropsicologia, Corso di laurea in Logopedia.<br />
– Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: Corso di laurea in Terapia<br />
Occupazionale.<br />
190 2006
Attività didattica e formativa<br />
– Università di Brescia (sede di Cremona e Mantova).<br />
– Polo Universitario di Tivoli ASL RM G: Corso di laurea in Fisioterapia.<br />
– Centro Paraplegici di Ostia: Corso di laurea in Fisioterapia.<br />
– Università di Cassino: Laurea in Scienze del Sevizio Sociale.<br />
– Università di Nizza: Laurea specialistica in “ Prevenzione ed educazione<br />
Sanitaria attraverso le attività fisiche e le scienze alimentari ”.<br />
– Università di Maastricht.<br />
– IRCCS E. Medea di Conegliano (TV).<br />
Le strutture dell’IRCCS sono state utilizzate, infine, dal Ministero della<br />
Salute Dipartimento della qualità:<br />
– per far sostenere un periodo di tirocinio, ai sensi dell’art. 7 del D.lg.vo<br />
319 del 2/5/1994 di recepimento della Direttiva 92/51/CEE, per il riconoscimento<br />
dei titoli professionali di Fisioterapista conseguiti in ambito comunitario<br />
ed extracomunitario;<br />
– per l’espletamento delle prove attitudinali previste dall’art. 8 del D.lg.vo<br />
319 del 2/5/1994 di recepimento della Direttiva 92/51/CEE;<br />
– per svolgere le misure compensative di cui all’art. 49 del DPR 394/99<br />
per il riconoscimento dei titoli di specialità in ortopedia, neurologia e medicina<br />
fisica e riabilitativa in possesso di cittadini extracomunitari.<br />
2006 191
Sezione II<br />
CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE E ORIENTAMENTO<br />
TRA<br />
l’Associazione Temporanea di Scopo costituita da:<br />
– Agenzia Formativa della Comunità Capodarco di Roma ONLUS con<br />
sede in Roma in via Lungro 3, C.F. 96213060583 e P. IVA 04945851006 (Capofila)<br />
e<br />
– Scuola Assistenti Sanitari della Croce Rossa Italiana con sede in Via<br />
B. Ramazzini 31 (Ente Associato),<br />
d’ora in poi denominata “ Soggetto Promotore ”, rappresentata dal Responsabile<br />
Legale della Comunità Capodarco di Roma O.N.L.U.S. Vinicio Albanesi<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura con sede legale in<br />
Roma, Via Ardeatina 306, cap. 00179, C.F. 97138260589 d’ora in poi denominato<br />
«Soggetto Ospitante», rappresentata dalla Sig.ra Albina Brutti nata a<br />
Rosora (AN) il 04/09/1921.<br />
PREMESSO<br />
che al fine di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta<br />
del mondo del lavoro e realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro<br />
nell’ambito dei processi formativi i soggetti richiamati all’art. 18, comma 1,<br />
lettera a), della legge 24 giugno 1997, n. 196, possono promuovere tirocini di<br />
formazione ed orientamento in impresa a beneficio di coloro che abbiano già<br />
assolto l’obbligo scolastico ai sensi della legge 31 dicembre 1962, n. 1859 (11).<br />
SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Ai sensi dell’art. 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, il Soggetto<br />
Ospitante si impegna ad accogliere presso le sue strutture n. 1 soggetti in tirocinio<br />
di formazione ed orientamento su proposta del Soggetto Promotore, ai<br />
sensi dell’art. 5 del decreto attuativo dell’art. 18 della legge n. 196 del 1997 nell’ambito<br />
del Corso di Formazione Professionale per il conseguimento della<br />
qualifica di Operatore Socio Sanitario (autorizzato dalla Regione Lazio con<br />
determinazione N° 1890/2003 e N° D3761/2004).<br />
Art. 2 – 1. Il tirocinio formativo e di orientamento, ai sensi dell’art. 18,<br />
comma 1, lettera d), della legge n. 196 del 1997 non costituisce rapporto di<br />
lavoro.<br />
2. Durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione ed orientamento<br />
è seguita e verificata da un tutore designato dal Soggetto Promotore in<br />
veste di responsabile didattico-organizzativo, e da un Responsabile Legale,<br />
indicato dal Soggetto Ospitante.<br />
192 2006
3. Per ciascun tirocinante inserito nell’organizzazione ospitante in base<br />
alla presente Convenzione viene predisposto un progetto formativo di orientamento<br />
contenente:<br />
• il nominativo del tirocinante;<br />
• i nominativi del Tutor e del Responsabile dell’Organizzazione;<br />
• obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio, con l’indicazione dei<br />
tempi di presenza nell’Organizzazione;<br />
• le strutture dell’Organizzazione (stabilimenti, sedi, reparti, uffici)<br />
presso cui si svolge il tirocinio;<br />
• gli estremi identificativi delle assicurazioni Inail e per la responsabilità<br />
civile.<br />
Art. 3 – Durante lo svolgimento del tirocinio formativo e di orientamento<br />
il tirocinante è tenuto a:<br />
• svolgere le attività previste dal progetto formativo e di orientamento;<br />
• rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />
lavoro;<br />
• mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati, informazioni<br />
o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />
durante lo svolgimento del tirocinio.<br />
Art. 4 – 1. Il Soggetto Promotore assicura il/i tirocinante/i contro gli<br />
infortuni sul lavoro presso l’INAIL, nonché per la responsabilità civile presso<br />
compagnie assicurative operanti nel settore. In caso di incidente durante lo<br />
svolgimento del tirocinio, il soggetto ospitante si impegna a segnalare l’evento,<br />
entro i tempi previsti dalla normativa vigente, agli istituti assicurativi<br />
(facendo riferimento al numero della polizza sottoscritta dal soggetto promotore)<br />
ed al soggetto promotore.<br />
2. Il Soggetto Promotore si impegna a far pervenire alla regione o alla<br />
provincia delegata, alle strutture provinciali del Ministero del lavoro e della<br />
previdenza sociale competenti per territorio in materia di ispezione, nonché<br />
alle rappresentanze sindacali aziendali copia della Convenzione di ciascun<br />
progetto formativo e di orientamento.<br />
3. La presente convenzione ha validità dal 5/06/06 al 1/07/06.<br />
Art. 5 – 1. Il Soggetto Ospitante apporrà il timbro e la firma del Tutor dell’Organizzazione<br />
sul registro di rilevazione delle ore di presenza dell’Allievo tirocinante.<br />
2. Il Soggetto Ospitante è tenuto a rilasciare una dichiarazione in relazione<br />
alle conoscenze e/o competenze acquisite dal Tirocinante.<br />
Roma, 31 Maggio 2006<br />
Attività didattica e formativa<br />
Per la Comunità Capodarco di Roma ONLUS<br />
Il Responsabile Legale<br />
Vinicio Albanesi<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Rappresentate Legale<br />
Albina Brutti<br />
2006 193
Sezione II<br />
PROTOCOLLO D’INTESA per l’utilizzazione del potenziale clinico<br />
e didattico-scientifico dei reparti di degenza riabilitativa nell’ambito<br />
della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione<br />
PREMESSA<br />
– Considerato che l’Università Campus Bio-Medico di Roma, nel rispetto di<br />
quanto previsto dall’art. 6 del D.lgs 502/92 e successive modificazioni ed integrazioni,<br />
può stipulare convenzioni con altre strutture pubbliche e private per<br />
esigenze assistenziali e di insegnamento nonché per la formazione degli operatori<br />
sanitari e degli specializzandi;<br />
– considerata l’esigenza dell’Università Campus Bio-Medico di Roma di<br />
poter disporre di idonee strutture sanitarie per garantire l’attività istituzionale<br />
della propria Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e della<br />
Riabilitazione;<br />
– valutato altresì che la “ <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS di Roma ” è struttura<br />
idonea all’attività formativa in riferimento ai requisiti previsti dalla<br />
vigente normativa;<br />
– considerato l’interesse manifestato dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS<br />
alla qualificazione professionale didattica e scientifica del personale medico<br />
operante nell’ambito della propria struttura.<br />
TRA<br />
l’Università Campus Bio-Medico di Roma, in prosieguo denominata “ Campus<br />
BioMedico ” o “ Università ”, Codice Fiscale n. 01618340580 con sede in<br />
Roma Via E. Longoni, 83 in persona del Rettore pro-tempore Prof. Vincenzo<br />
Lorenzelli, nato a Verona il 15/5/1933 in ragione della sua carica ed agli effetti<br />
del presente atto domiciliato presso la sede dell’Università Campus Bio-Medico<br />
di Roma;<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS di Roma in prosieguo denominata<br />
“ <strong>Fondazione</strong> ”, P. IVA 05692831000 con sede legale in Roma e accreditata con<br />
il SSN, in persona del Presidente, legale rappresentante Sig.ra Albina Brutti,<br />
nata a Rosora (AN), il 04/09/1921, in ragione della sua carica ed agli effetti del<br />
presente atto domiciliato presso la sede della <strong>Fondazione</strong>, via Ardeatina 306,<br />
00179 Roma;<br />
TUTTO CIÒ PREMESSO SI CONVIENE<br />
E SI STIPULA QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Oggetto. Allo scopo di favorire la collaborazione tra l’Università e<br />
la <strong>Fondazione</strong>, l’Università, anche in riferimento alla legge 833/78 nonché alle<br />
vigenti disposizioni di legge riguardanti le Scuole di specializzazione, si avvale<br />
194 2006
Attività didattica e formativa<br />
delle strutture (allegato A) e del potenziale clinico e didattico-scientifico della<br />
<strong>Fondazione</strong> per il potenziamento della Scuola di Specializzazione in Medicina<br />
Fisica e Riabilitazione.<br />
Art. 2 – Attività di formazione degli specializzandi. La <strong>Fondazione</strong> mette a<br />
disposizione gli spazi didattici, le attrezzature, gli arredi, i presidi diagnostici<br />
e terapeutici, le strutture assistenziali (ivi inclusi il numero di posti letto indicati<br />
nell’allegato A dedicati alla rete formativa della Scuola di Specializzazione)<br />
e i relativi laboratori connessi con la gestione della formazione dei<br />
medici specializzandi iscritti alla Scuola di Specializzazione in Medicina<br />
Fisica e Riabilitazione.<br />
La formazione del medico, ai sensi di quanto previsto dal D.lgs 368/99 e<br />
dell’art. 16 del D.lgs 30.12.1992 n. 502 e successive modificazioni ed integrazioni,<br />
implica la partecipazione guidata o diretta alla totalità delle attività<br />
mediche del servizio di cui fanno parte le strutture nelle quali si effettua<br />
nonché la graduale assunzione di compiti assistenziali con autonomia vincolata<br />
alle direttive ricevute dal docente responsabile della formazione. La<br />
formazione comporta l’assunzione di responsabilità connesse alle attività<br />
svolte.<br />
Art. 3 – Modalità di svolgimento delle attività didattiche. Il personale della<br />
<strong>Fondazione</strong> potrà svolgere attività didattiche secondo le disposizioni normative<br />
vigenti con modalità definite dal Consiglio della Scuola di Specializzazione.<br />
In particolare il personale docente e sanitario della <strong>Fondazione</strong> potrà<br />
espletare a titolo gratuito le funzioni di docente per lo svolgimento di attività<br />
di insegnamento integrativo, gruppi di lezioni su argomenti specialistici particolari,<br />
forme varie di attività didattica quali seminari, esercitazioni, partecipazioni<br />
a lezioni integrate e altre forme di collaborazioni didattiche ai sensi del<br />
combinato disposto dell’art. 25 penultimo comma del DPR 382/80 e art. 4<br />
DPR 162/82.<br />
Art. 4 – Controlli in materia di medicina preventiva e radioprotezione. La<br />
<strong>Fondazione</strong> si impegna ad adempiere agli obblighi dettati dalla normativa<br />
vigente in materia di profilassi, medicina preventiva e radioprotezione nei<br />
confronti degli specializzandi con l’obbligo di comunicare periodicamente<br />
all’Università i risultati dei controlli effettuati sugli specializzandi.<br />
2006 195
Sezione II<br />
Allegato A<br />
Strutture ed attrezzature messe a disposizione dalla <strong>Fondazione</strong> per le esigenze<br />
della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione:<br />
1. Reparto degenza (Posti letto dedicati alla rete formativa della Scuola di<br />
specializzazione) Unità operativa compessa “ A” (direttore dott. Marco Molinari)<br />
p.l. 50.<br />
2. Reparto operatorio.<br />
3. Centro ambulatoriale di diagnosi e cura.<br />
4. Aule didattiche (di utilizzazione comune): Sala riunioni UOC “ A”.<br />
5. Centro ambulatoriale di diagnosi e cura.<br />
Roma, 5 Giugno 2006<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Albina Brutti<br />
Per l’Università Campus Bio-Medico – Roma<br />
Il Rettore<br />
Vincenzo Lorenzelli<br />
196 2006
Attività didattica e formativa<br />
CONVENZIONE per l’utilizzazione del potenziale didattico nell’ambito<br />
della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione<br />
L’Università degli Studi di Roma La Sapienza in persona del Rettore pro<br />
tempore, Prof. Renato Guarini, nato a Napoli il 16/3/1932, a quanto segue<br />
autorizzato dal Consiglio di Amministrazione, in prosieguo denominata “ Università<br />
”<br />
E<br />
l’Amministrazione che gestisce l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere<br />
Scientifico (IRCCS) <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, in persona del<br />
Direttore Generale pro tempore, Dott. Luigi Amadio nato a Roma il 4/6/1947<br />
per la carica domiciliato in Via Ardeatina 306, 00179 Roma, in prosieguo<br />
denominata “ IRCCS”<br />
CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Allo scopo di favorire la collaborazione tra l’Università e l’IRCCS<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, per l’impiego del potenziale didattico,<br />
scientifico e delle strutture dell’IRCCS, l’Università degli Studi di Roma “ La<br />
Sapienza ” di seguito indicata come Università, anche in riferimento alla legge<br />
833/78 ed al D.lgs. 502/92, nonché alle vigenti disposizioni di legge riguardanti<br />
le Scuole di Specializzazione (D.P.R. 382 dell’11-7-80 e D.P.R. 162 del 10-3-82),<br />
si avvale delle strutture dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, nonché del personale<br />
laureato degli stessi, nell’ambito della Scuola di Specializzazione in<br />
Medicina Fisica e Riabilitazione.<br />
Art. 2 – Per l’attuazione del rapporto di collaborazione di cui al presente<br />
art. 1:<br />
a) l’Università fa svolgere parte delle attività didattiche, teoriche e pratiche<br />
della Scuola di Specializzazione suddetta presso l’IRCCS, le cui strutture<br />
concordemente vengono ritenute dalle parti particolarmente idonee a fornire<br />
una adeguata preparazione teorico-pratica agli specializzandi;<br />
b) in particolare il personale laureato dell’IRCCS, individuato secondo<br />
quanto indicato al successivo articolo, nel quadro del programma delle attività<br />
didattiche della Scuola di Specializzazione suddetta, espleta a titolo gratuito,<br />
a tempo determinato, le funzioni di docente per lo svolgimento di:<br />
1. corsi di insegnamento integrativi;<br />
2. gruppi di lezioni su argomenti specialistici particolari;<br />
3. forme varie di attività didattica quali seminari, esercitazioni, partecipazioni<br />
a lezioni integrate e altre forme di collaborazioni didattiche<br />
(il tutto ai sensi del combinato disposto degli art. 25, penultimo<br />
comma e 27 del D.P.R. 382/1980).<br />
Art. 3 – L’attribuzione degli insegnamenti e degli altri compiti connessi<br />
alla didattica specialistica al personale dell’IRCCS convenzionato avverrà con<br />
2006 197
Sezione II<br />
delibera del Consiglio di Facoltà di Medicina e Chirurgia, su proposta del<br />
Direttore Generale dell’IRCCS medesimo.<br />
Art. 4 – Le modalità di svolgimento delle attività didattiche sia teoriche<br />
che pratiche, il calendario delle attività e le sedi delle stesse, vengono stabiliti<br />
dal Consiglio della Scuola di Specializzazione suddetta all’inizio dell’anno<br />
accademico, in apposita seduta.<br />
Il Consiglio della Scuola di Specializzazione nel formulare le suddette<br />
modalità dovrà tenere presenti le necessità che le attività didattiche, specie<br />
quelle di carattere pratico da svolgersi presso l’IRCCS, siano coordinate con le<br />
attività specifiche di questi. Al fine di meglio strutturare tale coordinamento,<br />
che resta di competenza dell’Amministrazione della struttura ospedaliera, il<br />
Consiglio della Scuola di Specializzazione delibera d’intesa con la Commissione<br />
di cui al successivo art. 7.<br />
Art. 5 – La formazione del medico specialista ai sensi di quanto previsto<br />
dal D.Lgs. 17-8-1999, n. 368 e dall’art. 6 del D.Lgs. 30-12-1992, n. 502 e successive<br />
modifiche e integrazioni, implica la partecipazione guidata o diretta alle<br />
attività mediche del servizio di cui fanno parte le strutture nelle quali si effettua<br />
la formazione stessa, ivi compresa la Medicina Preventiva, le guardie, l’attività<br />
ambulatoriale, nonché la graduale assunzione di compiti assistenziali e<br />
l’esecuzione di interventi con autonomia vincolata alle direttive ricevute dal<br />
medico responsabile della formazione. La formazione comporta l’assunzione<br />
delle responsabilità connesse all’attività svolta. Durante il periodo di formazione<br />
è obbligatoria la partecipazione attiva a riunioni periodiche, seminari e<br />
corsi teorico-pratici nella disciplina.<br />
Art. 6 – In base a quanto stabilito dall’art. 2, ultimo comma D.P.R. 162 del<br />
10-3-1982, l’Amministrazione dell’IRCCS farà pervenire all’Università, in<br />
tempo utile prima dell’inizio di ciascun anno accademico, eventuale richiesta<br />
di numero di posti, in aggiunta a quelli ordinari, da riservarsi a personale ad<br />
esso appartenente.<br />
Art. 7 – Le parti, in materia di assicurazione del personale per la responsabilità<br />
civile, gli infortuni e le malattie riportate in servizio e per causa di servizio,<br />
si attengono ciascuna ai propri ordinamenti. Tra il personale assicurato<br />
dell’Università si intendono inclusi anche gli specializzandi dell’IRCCS che<br />
frequentino i Dipartimenti ed Istituti Universitari che concorrono al funzionamento<br />
della Scuola convenzionata.<br />
Art. 8 – Una apposita Commissione vigila sulla corretta applicazione della<br />
presente Convenzione e sul suo regolare svolgimento, conduce le opportune e<br />
necessarie verifiche, nonché propone agli Organi deliberanti dei rispettivi<br />
Enti, gli aggiornamenti e le modifiche che la concreta sperimentazione della<br />
Convenzione stessa può suggerire.<br />
Tale commissione, che è composta di sette membri, di cui tre nominati<br />
dal Direttore Generale dell’IRCCS tra le proprie figure apicali e tre nominati<br />
dall’Università (tra cui il Direttore della Scuola convenzionata o tra i Direttori<br />
delle Scuole convenzionate) ed è presieduta dal Preside di Facoltà o da un suo<br />
delegato – Direttore della Scuola convenzionata – ovvero scelto tra i Direttori<br />
198 2006
Attività didattica e formativa<br />
delle Scuole di Specializzazione convenzionate, stabilisce il numero degli specializzandi<br />
che potranno usufruire dell’attività didattica, teorica e pratica svolgentesi<br />
presso le strutture ospedaliere, nonché i relativi periodi di frequenza<br />
obbligatoria presso le stesse.<br />
La Commissione redige, almeno una volta all’anno, una apposita relazione<br />
da presentarsi all’Università e all’Amministrazione dell’IRCCS.<br />
Ai componenti la Commissione predetta, per l’opera da essi svolta, non<br />
sarà riconosciuto diritto ad alcun compenso.<br />
La Commissione, su richiesta dei suddetti Enti, esprime parere anche<br />
sulle eventuali controversie insorte tra le parti.<br />
Art. 9 – Eventuali modifiche alla presente Convenzione dovranno essere<br />
preventivamente sottoposte all’esame degli Organi deliberanti delle parti contraenti.<br />
Art. 10 – Il presente atto entra in vigore a partire dal mese di novembre<br />
dell’anno accademico 2006/07 ed ha durata triennale con possibilità di rinnovo<br />
nelle medesime forme previste per la sua stipula.<br />
Roma, 10 Ottobre 2006<br />
Per l’Università di Roma La Sapienza<br />
Il Rettore<br />
Renato Guarini<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Rappresentate Legale<br />
Albina Brutti<br />
2006 199
Sezione II<br />
CONVENZIONE<br />
L’Università “ Campus Bio-Medico ” di Roma, in prosieguo denominata<br />
“ Università ”, Codice Fiscale n. 97087620585 con sede in Roma Via E. Longoni,<br />
83 nella persona del Rettore pro-tempore Prof. Vincenzo Lorenzelli,<br />
nato a Verona il 15-5-1933 in ragione della sua carica ed agli effetti del presente<br />
atto domiciliato presso la sede del Campus Bio-Medico<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />
nella persona del Presidente pro-tempore Albina Brutti, nata a Rosora,<br />
(AN), il giorno 4-9-1921, per la carica domiciliato in Via Ardeatina, 306 -<br />
00179 Roma, in prosieguo denominata “ <strong>Fondazione</strong> ”.<br />
– Vista l’attività delle parti nel campo dell’assistenza sanitaria ad alta specializzazione.<br />
– Vista le attività pluriennali di entrambe le Istituzioni nel campo della<br />
didattica.<br />
– Preso atto del comune interesse delle parti nello sviluppo di attività di<br />
ricerca scientifica in campo neuroradiologico.<br />
– Vista la legge 833/78 e il D.L. 502/92 e le vigenti disposizioni riguardanti le<br />
Scuole di Specializzazione (D.P.R. 382 dell’11-7-80, D.P.R. 162 del 10-3-82,<br />
D.M. dell’1-8-2005 e D.M. del 29-3-2006).<br />
CONVENGONO E STIPULANO QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – La <strong>Fondazione</strong> permette l’accesso da parte degli studenti iscritti<br />
alla Scuola di specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università, di seguito<br />
denominata “ Scuola ”, al proprio Servizio di Diagnostica per Immagini,<br />
secondo frequenza e modalità preventivamente programmate, di comune<br />
accordo, da entrambe le parti.<br />
Art. 2 – L’accesso, di cui al precedente art. l, si esplicita nella frequenza programmata<br />
di studenti della Scuola per le attività cliniche di Neuroradiologia.<br />
Art. 3 – Gli stessi frequentatori prendono parte all’attività di studio e di<br />
ricerca della <strong>Fondazione</strong> nel campo della Neuroradiologia.<br />
Art. 4 – L’attività clinica, il contenuto didattico ed i progetti di ricerca, nel<br />
campo della Neuroradiologia, ai quali prendono parte gli studenti, vengono<br />
stabiliti di comune accordo, da entrambe le parti, e si attuano nell’ambito del<br />
Programma didattico-scientifico Neuroradiologico, di seguito denominato<br />
“ PDSN”, della <strong>Fondazione</strong>.<br />
Il PDSN della <strong>Fondazione</strong> prevede un percorso formativo didattico- esperenziale<br />
con nozioni formali e tirocinio pratico, con supervisione, nonchè l’addestramento<br />
e partecipazione a progetti di ricerca scientifica nel campo della<br />
Neuroradiologia.<br />
200 2006
Attività didattica e formativa<br />
Art. 5 – I referenti per la presente convenzione sono:<br />
– per l’Università, il Prof. Bruno Beomonte Zobel, Direttore della Scuola<br />
di Specializzazione in Radiodiagnostica;<br />
– per la <strong>Fondazione</strong>, il Prof. Carlo Caltagirone, direttore Scientifico.<br />
Nell’ambito del PDSN, il responsabile dell’attività didattico-esperenziale e<br />
del tirocinio pratico è il Dr. Umberto Sabatini, specialista in Neurologia e<br />
Radiodiagnostica; il responsabile dell’attività di addestramento e partecipazione<br />
a progetti di ricerca scientifica è il Dr. Giacomo Luccichenti, specialista<br />
in Radiodiagnostica.<br />
I suddetti referenti della convenzione ed i responsabili del PDSN curano,<br />
in base ai propri ruoli, il buon andamento dell’accordo, conducendo le opportune<br />
analisi e proponendo gli aggiornamenti e le modifiche che la concreta<br />
attuazione della convenzione stessa può suggerire.<br />
Art. 6 – L’Università, nell’ambito e con modalità definite dalla Scuola di<br />
Specializzazione in Radiodiagnostica, in riferimento alla normativa vigente e<br />
a titolo gratuito, conferisce incarico dell’insegnamento nei settori disciplinari<br />
MED/37 e MED/36 a favore dei responsabili del PDSN. L’Università fornisce,<br />
inoltre, gli strumenti didattici necessari al conseguimento degli obiettivi previsti<br />
dal PDSN da parte degli studenti della Scuola.<br />
Art. 7 – Il numero e le modalità delle frequenze, nonché il calendario<br />
delle stesse vengono stabiliti dal Consiglio della Scuola di Specializzazione<br />
suddetta all’inizio dell’anno accademico, anche in relazione alle necessità<br />
organizzative ed operative della <strong>Fondazione</strong>, fornite loro preliminarmente<br />
ed in comune dai referenti della convenzione e dai responsabili del PDSN<br />
con apposita relazione.<br />
Art. 8 – In base a quanto stabilito dall’art. 2, ultimo comma D.P.R. 162 del<br />
10-3-1982 e successive modificazioni ed integrazioni, la <strong>Fondazione</strong> potrà<br />
richiedere posti presso la Scuola, in aggiunta a quelli ordinari, da riservarsi a<br />
personale ad esso appartenente. L’ammissione in qualità di specializzando in<br />
soprannumero alla Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università<br />
del personale medico della <strong>Fondazione</strong>, è assicurata secondo i limiti e<br />
le forme previste dal D.lgs 257/91 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />
Art. 9 – In materia di assicurazione per la responsabilità civile nei confronti<br />
di terzi e per infortuni connessi all’attività di formazione, l’Università è tenuta<br />
alla copertura assicurativa secondo le modalità previste dall’ottavo comma dell’art.<br />
4 del D.lgs 257/1991 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />
La <strong>Fondazione</strong> deve garantire un’adeguata copertura assicurativa per danni<br />
derivanti a terzi dalla conduzione dei fabbricati nei quali si svolge l’attività nonché<br />
degli impianti e delle attrezzature utilizzate per l’attività di formazione.<br />
In particolare, ciascuna parte si impegna alla formazione ed informazione<br />
del proprio personale riguardo ai rischi derivanti dallo svolgimento<br />
delle attività ed a tutti gli obblighi di legge di cui alla L. 626/94 e successive<br />
modificazioni, nonché alla informazione sulle proprie procedure e su rischi<br />
specifici verso personale frequentatore dell’altra parte.<br />
2006 201
Sezione II<br />
Art. 10 – Eventuali modifiche alla presente Convenzione dovranno essere<br />
preventivamente sottoposte all’esame delle parti contraenti.<br />
Art. 11 – La presente Convenzione entra in vigore dall’anno accademico<br />
2006/2007 e avrà durata di quattro anni accademici e sarà tacitamente rinnovato<br />
per ugual durata salvo disdetta da inviare entro tre mesi prima della scadenza<br />
comunicata dalla parte interessata con raccomandata.<br />
Art. 12 – Per tutte le controversie derivanti dall’interpretazione e dall’esecuzione<br />
della presente Convenzione sarà competente in via esclusiva il Foro<br />
di Roma.<br />
Art. 13 – La presente Convenzione è soggetta a registrazione in caso d’uso<br />
ai sensi degli artt. 6, 39 e 40 del DPR 131 del 26-4-1986. Le spese di registrazione<br />
sono a carico del sottoscrittore interessato.<br />
Roma, 18 Ottobre 2006<br />
Per l’Università Campus Biomedico<br />
Il Rettore<br />
Vincenzo Lorenzelli<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Albina Butti<br />
202 2006
Attività didattica e formativa<br />
CONVENZIONE DI TIROCINIO DI FORMAZIONE ED ORIENTAMENTO<br />
(ai sensi dell’art. 4, V c., D.M. 25/3/1998, N. 142)<br />
TRA<br />
la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli<br />
Studi di Bari, con sede in Via Orebona n. 4, codice fiscale n. 80002170720,<br />
d’ora in poi denominata “ soggetto promotore ”, legalmente rappresentata dal<br />
prof. Paolo Spinelli, nato a Casamassima (BA) il 13/5/1949, nella sua qualità<br />
di Preside di Facoltà<br />
E<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico,<br />
con sede legale in Roma cap. 00179 Via Ardeatina 306, C.F. 97138260589<br />
d’ora in poi denominata “ soggetto ospitante ”, rappresentata dal Presidente<br />
Maria Ardiana Amadio, nato a Roma il 01/01/1946.<br />
PREMESSO<br />
Che al fine di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta<br />
del mondo del lavoro e realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro<br />
nell’ambito dei processi formativi i soggetti richiamati all’art. 18, comma 1,<br />
lettera a), della legge 24 Giugno 1997, n. 196, possono promuovere tirocini di<br />
formazione ed orientamento in impresa a beneficio di coloro che abbiano già<br />
assolto l’obbligo scolastico ai sensi della legge 31 Dicembre 1962, 1859, come<br />
modificata dalla legge 20 Gennaio 1999, n. 9.<br />
SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – Ai sensi dell’art. 18 della legge 24 Giugno 1997, n. 196 e del D.M.<br />
25 Marzo 1998, n. 142, la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna ad accogliere<br />
presso le sue strutture un numero massimo di 4 (quattro) soggetti in tirocinio<br />
di formazione ed orientamento, su proposta del soggetto promotore ai sensi<br />
dell’art. 2 del D.M. 25 Marzo 1998, n. 142, e comunque in base alla annuale<br />
disponibilità comunicata dalla <strong>Fondazione</strong> stessa.<br />
Art. 2 – 1. Il tirocinio formativo e di orientamento, ai sensi dell’art. 18,<br />
comma 1, lettera d), della legge n. 196 del 1997 non costituisce rapporto di lavoro.<br />
2. Durante lo svolgimento del tirocinio l’attività di formazione ed orientamento<br />
è seguita e verificata da un tutore designato dal soggetto promotore in<br />
veste di responsabile didattico-organizzativo, e da un responsabile aziendale,<br />
indicato dal soggetto ospitante.<br />
3. Per ciascun tirocinante inserito nell’impresa ospitante in base alla presente<br />
Convenzione viene predisposto un progetto formativo e di orientamento<br />
contenente:<br />
– il nominativo del tirocinante;<br />
– i nominativi del tutore e del responsabile aziendale;<br />
– obiettivi e modalità di svolgimento del tirocinio, con l’indicazione dei<br />
tempi di presenza in azienda;<br />
2006 203
Sezione II<br />
– le strutture aziendali (stabilimenti, sedi, reparti, uffici) presso cui si<br />
svolge il tirocinio;<br />
– gli estremi identificativi delle assicurazioni Inail e per la responsabilità<br />
civile.<br />
Art. 3 – 1. Durante lo svolgimento del tirocinio formativo e di orientamento<br />
il tirocinante è tenuto a:<br />
– svolgere le attività previste dal progetto formativo e di orientamento;<br />
– rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />
lavoro;<br />
– mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene a dati, informazioni<br />
o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />
durante lo svolgimento del tirocinio.<br />
Art. 4 – 1. Il soggetto promotore assicura i tirocinanti contro gli infortuni<br />
sul lavoro presso l’Inail, nonché per la responsabilità civile presso compagnie<br />
assicurative operanti nel settore. In caso di incidente durante lo svolgimento del<br />
tirocinio, il soggetto ospitante si impegna a segnalare l’evento entro i tempi previsti<br />
dalla normativa vigente, agli Istituti assicurativi ed al soggetto promotore.<br />
2. Il soggetto promotore si impegna ai sensi dell’art. 5 D.M. 142/98 a far<br />
pervenire alla regione o alla provincia delegata, alle strutture provinciali del<br />
Ministero del lavoro e della previdenza sociale competenti per territorio in<br />
materia di ispezione, nonché alle rappresentanze sindacali aziendali, copia<br />
della Convenzione di ciascun progetto formativo e di orientamento.<br />
Art. 5 – Le parti dichiarano reciprocamente di essere informate, e per<br />
quanto di ragione espressamente acconsentire, che i dati personali comunque<br />
raccolti in conseguenza e nel corso dell’esecuzione della presente convenzione<br />
vengano trattati esclusivamente per la finalità della convenzione mediante consultazione,<br />
elaborazione manuale e/o automatizzata. Inoltre, per i fini statistici,<br />
i suddetti dati, trattati esclusivamente in forma anonima, potranno essere<br />
comunicati a soggetti pubblici, quando ne facciano richiesta per il proseguimento<br />
dei propri fini istituzionali, nonché a soggetti privati, quando lo scopo<br />
della richiesta sia compatibile con i fini istituzionali della parte contrattuale a<br />
cui si riferiscono. Titolari dei dati personali, per quanto concerne il presente<br />
articolo, sono rispettivamente l’Ente e l’Università. Le parti dichiarano infine di<br />
essere informate sui diritti sanciti dall’art. 13 della legge 675 del 31/12/1996.<br />
Art. 6 – La presente convenzione avrà la durata di 3 anni dalla data di sottoscrizione<br />
della stessa e potrà essere rinnovata su richiesta di una delle parti<br />
ed accettazione dell’altra.<br />
Roma, 4 Dicembre 2006<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Maria Adriana Amadio<br />
Per la Facoltà di Scienze<br />
Matematiche, Fisiche e Naturali<br />
Il Preside di Facoltà<br />
Paolo Spinelli<br />
204 2006
Attività didattica e formativa<br />
CONVENZIONE UNICA DI TIROCINIO FORMATIVO POST LAUREAM<br />
per l’ammissione all’esame di Stato<br />
per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo<br />
TRA<br />
Università degli Studi di Parma con sede in Parma, via Università n. 12, C.F.<br />
I.T. 00308780345, d’ora in poi denominato “ soggetto promotore ”, rappresentata<br />
dal Magnifico Rettore prof. Gino Ferretti, nato a Reggio Emilia il 29 febbraio<br />
1948, o da suo Delegato<br />
E<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico<br />
con sede legale in Roma, Via Ardeatina n. 306, codice fiscale 97138260589,<br />
d’ora in poi denominata “ soggetto ospitante ”, rappresentata dal Presidente,<br />
Maria Adriana Amadio, nata a Roma il 01 gennaio 1946,<br />
PREMESSO CHE<br />
– il D.P.R. 382/80 prevede che i Rettori delle Università possano stipulare convenzioni<br />
con Enti pubblici e privati, su proposta delle Facoltà, al fine di avvalersi<br />
di attrezzature e servizi logistici extrauniversitari per lo svolgimento di<br />
attività didattiche integrative di quelle universitarie, finalizzate al completamento<br />
della formazione accademica e professionale;<br />
– la legge 341/90 prevede che le Università, per la realizzazione dei corsi di<br />
studio, nonché delle attività culturali e formative, possano avvalersi,<br />
secondo modalità definite dalle singole sedi, della collaborazione di soggetti<br />
pubblici e privati, con facoltà di prevedere la stipulazione di apposite convenzioni;<br />
– il D.M. 239/92 recante norme in materia di tirocinio pratico post-lauream<br />
per 1’ammissione all’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione<br />
di psicologo<br />
SI CONVIENE QUANTO SEGUE<br />
Art. 1 – La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> si impegna ad accogliere presso le<br />
sue strutture, in base al numero di posti annualmente disponibili, laureati in<br />
psicologia in tirocinio formativo post lauream per l’ammissione all’esame di<br />
stato per l’abilitazione all’esercizio della professione d’intesa con l’Università<br />
degli Studi di Parma.<br />
Art. 2 – Durante lo svolgimento del tirocinio formativo il tirocinante è<br />
tenuto a:<br />
– svolgere le attività pratiche indicate dal tutor del soggetto ospitante;<br />
– rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di<br />
lavoro;<br />
2006 205
Sezione II<br />
– mantenere la necessaria riservatezza per quanto attiene ai dati, informazioni<br />
o conoscenze in merito a processi produttivi e prodotti, acquisiti<br />
durante lo svolgimento del tirocinio.<br />
Eventuali relazioni o pubblicazioni sulle ricerche o sugli studi effettuati<br />
nell’ambito del tirocinio devono essere concordate con il soggetto ospitante.<br />
Art. 3 – L’Università provvederà alla copertura assicurativa dei tirocinanti<br />
contro gli infortuni sul lavoro (presso INAIL, gestione per conto dello Stato<br />
e presso la Compagnia di assicurazioni Assitalia, posizione attuale<br />
n. 0600497890) e per la responsabilità civile (presso la compagnia di assicurazioni<br />
Allianz Subalpina, attuale posizione n. 92905561).<br />
Art. 4 – Il soggetto ospitante si impegna:<br />
– a seguire lo svolgimento del tirocinio con la cura necessaria, per il tramite<br />
di un tutore del soggetto ospitante appositamente individuato;<br />
– a controllare e vistare il prospetto delle presenze del/della tirocinante;<br />
– a segnalare tempestivamente all’Università qualsiasi evento inerente il<br />
tirocinante, nonché ogni sua eventuale assenza;<br />
– a non diffondere in alcun modo i dati ricevuti e ad utilizzarli solo ai fini<br />
della presente Convenzione. Trovano applicazione le norme contenute nel<br />
Decreto legislativo n. 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali).<br />
Art. 5 – I rapporti che il soggetto ospitante intrattiene con i tirocinanti<br />
non costituiscono rapporto di lavoro né alcun obbligo giuridico economico, ai<br />
sensi della presente Convenzione.<br />
La realizzazione del tirocinio non comporta per il soggetto ospitante e per<br />
l’Università alcun onere finanziario, né obblighi di altra natura, salvo quelli<br />
assunti con la presente Convenzione.<br />
Art. 6 – Il soggetto ospitante garantisce al tirocinante una efficace<br />
formazione ai fini della prevenzione antinfortunistica; le nozioni utili a tale<br />
prevenzione costituiscono per il tirocinante argomento necessario e ineludibile.<br />
Il soggetto ospitante garantisce, altresì, la fornitura dei mezzi di protezione<br />
eventualmente necessari; il tirocinante è tenuto ad utilizzarli e ad<br />
ottemperare alle disposizioni impartite per la sua sicurezza, pena l’immediata<br />
interruzione del tirocinio.<br />
Il soggetto ospitante si impegna, inoltre, a garantire al tirocinante le condizioni<br />
di sicurezza e di igiene previste dalla normativa vigente, sollevando da<br />
qualsiasi onere di verifica l’Università.<br />
Il soggetto ospitante si impegna, infine, a segnalare tempestivamente<br />
all’Università ed agli istituti assicurativi (facendo riferimento al numero della<br />
polizza sottoscritta dall’Università) qualsiasi incidente possa occorrere al tirocinante.<br />
Art. 7 – Per tutto quanto non espressamente previsto dalla presente Convenzione,<br />
le Parti fanno riferimento alla legislazione vigente in materia.<br />
206 2006
Attività didattica e formativa<br />
Eventuali future disposizioni normative di natura vincolante in materia<br />
potranno essere recepite mediante semplice scambio di corrispondenza a<br />
firma degli stessi firmatari della presente Convenzione.<br />
Art. 8 – Le Parti accettano di definire amichevolmente qualsiasi controversia<br />
che possa nascere dalla presente Convenzione; nel caso in cui non sia<br />
possibile raggiungere in questo modo l’accordo, convengono di risolvere ogni<br />
eventuale controversia ai sensi degli artt. 806 e seguenti del c.p.c., ad opera di<br />
un collegio di tre arbitri che saranno nominati, uno dall’Università, uno dal<br />
soggetto ospitante e il terzo, che fungerà da Presidente del collegio arbitrale,<br />
dai due predetti arbitri, o, in caso di disaccordo tra gli stessi o di mancata<br />
nomina del proprio arbitro da parte di una delle Parti, dal Presidente del Tribunale<br />
di Parma, città ove il collegio arbitrale avrà sede.<br />
Gli arbitri decideranno a maggioranza semplice.<br />
Art. 9 – La presente convenzione avrà durata di 3 anni dalla data di<br />
approvazione con decreto da parte dell’Università degli Studi di Parma e sarà<br />
rinnovabile automaticamente, salvo disdetta da comunicarsi per iscritto<br />
almeno 3 mesi prima della data di scadenza. Resta inteso che, anche in caso<br />
di recesso, venga comunque garantito il compimento delle attività in corso.<br />
Art. 10 – La presente Convenzione, redatta in due esemplari, verrà registrata<br />
in caso d’uso a tassa fissa, ai sensi degli artt. 5 e 39 del D.P.R. 131 del<br />
26/04/1986, a spese della Parte che richiederà la registrazione.<br />
Letto, approvato e sottoscritto<br />
Roma, 27 Dicembre 2006<br />
Per l’Università degli Studi di Parma<br />
Il Rettore<br />
Gino Ferretti<br />
Per la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Il Presidente<br />
Maria Adriana Amadio<br />
2006 207
Borse<br />
di studio
Sezione II<br />
Distribuzione cellulare e subcellulare<br />
dei recettori purinergici P2 nel sistema nervoso centrale<br />
Susanna Amadio<br />
Introduzione e scopo della ricerca<br />
Le molecole puriniche presenti nel mezzo extracellulare costituiscono<br />
importanti molecole segnale che mediano i più diversi effetti biologici, attraverso<br />
specifici recettori di membrana denominati recettori purinergici: ionotropici,<br />
o P2X, e metabotropici, o P2Y. La discriminazione tra le due classi è<br />
di tipo sia farmacologico, sia funzionale che molecolare (Burnstock G., 2006,<br />
Trends Pharmacol Sci 27(3): 166-176; Volonté C., Amadio S. et al., 2006, Pharmacol<br />
Ther 112(1): 264-280). Nel sistema nervoso centrale e periferico, è stato<br />
dimostrato che l’ATP può agire sia come neurotrasmettitore, sia come cotrasmettitore<br />
o, in generale, come neuromodulatore, modulando il rilascio di<br />
altri neurotrasmettitori. I recettori P2 sono implicati soprattutto nelle comunicazioni<br />
neurone-neurone, glia-glia e neurone-glia (Amadio S., D’Ambrosi N.<br />
et al., 2002, Neuropharmacology 42(4): 489-501; Fields R.D., Burnstock G.,<br />
2006, Nat Rev Neurosci 7(6): 423-436).<br />
Scopo del presente progetto è stato lo studio della distribuzione delle sottoclassi<br />
dei recettori P2 nel sistema nervoso centrale di ratto, per mezzo di<br />
reazioni immunoenzimatiche (Western blot) e tecniche immunoistologiche.<br />
Risultati<br />
Tra i vari recettori purinergici di cui si è studiata la distribuzione, di notevole<br />
interesse è stata la localizzazione del recettore metabotropico P2Y 12<br />
. Si è<br />
osservato nella corteccia cerebrale e nei nuclei subcorticali (striato e substantia<br />
nigra) che il recettore P2Y 12<br />
è localizzato negli oligodendrociti. Mediante<br />
microscopia confocale, si è quindi riscontrato che l’immunoreattività per<br />
P2Y 12<br />
è visibile nella corteccia come lunghe fibre parallele che formano un<br />
“ network ” tra i corpi neuronali positivi al NeuN. Tale immunoreattività,<br />
invece, conferisce un aspetto spugnoso allo striato, essendo localizzata esclusivamente<br />
nella sostanza bianca ed escludendo i neuroni GABAergici calbindina-positivi,<br />
di cui la sostanza grigia è notevolmente arricchita. Nel mesencefalo,<br />
si osserva un forte segnale di P2Y 12<br />
distribuito attraverso i peduncoli<br />
cerebrali, ed in particolare nella substantia nigra. Il recettore P2Y 12<br />
non colocalizza,<br />
quindi, né con il generico marker neuronale NeuN nella corteccia<br />
cerebrale, né con lo specifico marker neuronale calbindina nello striato, né<br />
tantomeno con la TH nella substantia nigra. Successivamente, è stata valutata<br />
la natura dell’immunoreattività per P2Y 12<br />
in sezioni contenenti corteccia e<br />
striato utilizzando, rispettivamente, il marcatore microgliale IB4 e quello<br />
astrocitario GFAP. In entrambi i casi, non si è riscontrata nessuna colocalizzazione<br />
con il recettore P2Y 12<br />
. È stata poi condotta una doppia immunofluorescenza<br />
tra P2Y 12<br />
e NFL, specifico per i processi neuronali. L’immunofluore-<br />
210 2006
Borse di studio<br />
scenza di P2Y 12<br />
si presenta giustapposta a frammenti di fibre neuronali, tanto<br />
che sembra esserci colocalizzazione tra i due segnali. Ad elevati ingrandimenti,<br />
tuttavia si nota che il recettore P2Y 12<br />
non è presente sui neurofilamenti.<br />
Infine, sono stati testati due differenti marcatori per gli oligodendrociti:<br />
l’MBP, che riconosce i corpi cellulari e gli avvolgimenti mielinici, ed il<br />
RIP, il quale non individua la mielina nella porzione distale degli assoni ma<br />
solo i corpi degli oligodendrociti ed i loro processi multipli che terminano in<br />
prossimità degli avvolgimenti mielinici.<br />
Nella corteccia e nella sostanza bianca dello striato, si osserva colocalizzazione<br />
tra il recettore P2Y 12<br />
e l’MBP, sia nelle spesse fibre longitudinali che in<br />
quelle trasversali. Ad elevato ingrandimento, si distinguono fibre P2Y 12<br />
-MBP<br />
positive con strutture segmentali date da brevi tratti d’interruzione della mielina,<br />
che sono interpretate rispettivamente come regioni internodali della<br />
fibra e nodi di Ranvier. Inoltre, si distinguono piccole strutture P2Y 12<br />
-MBP<br />
positive con corti processi radiali che assomigliano a corpi di oligodendrociti<br />
adiacenti a corpi neuronali.<br />
Mentre l’immunoreattività per il RIP conferma la presenza di P2Y 12<br />
nei<br />
corpi cellulari degli oligodendrociti di corteccia, le fibre positive al RIP, nella<br />
corteccia e nello striato, sono generalmente più sottili e, solo in parte, contengono<br />
la proteina P2Y 12<br />
. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il RIP non<br />
riconosce la mielina nella porzione distale degli assoni e/o che non tutte le<br />
fibre mielinizzate RIP-positive esprimono il recettore P2Y 12<br />
.<br />
Nella substantia nigra e nei peduncoli cerebrali, l’immunoreattività per il<br />
P2Y 12<br />
sembra essere completamente sovrapposta a quella dell’MBP. Mentre<br />
nella pars reticulata e nei peduncoli cerebrali il segnale P2Y 12<br />
-MBP assume<br />
una compatta morfologia fascicolare così come nello striato, nella pars compacta<br />
si può osservare che le cellule P2Y 12<br />
-positive sono disperse tra i neuroni<br />
ed emergono contigue ai corpi neuronali dopaminergici. Inoltre, è stata confermata<br />
l’esistenza di P2Y 12<br />
negli oligodendrociti anche mediante microscopia<br />
elettronica e Western blot.<br />
La presenza del recettore P2Y 12<br />
negli oligodendrociti e nella mielina suggerisce<br />
un suo possibile ruolo nell’avvolgimento mielinico degli assoni, critico<br />
per un rapido trasferimento dei segnali durante l’attività elettrica. Inoltre, poiché<br />
P2Y 12<br />
è ben conosciuto regolare l’adesione/attivazione piastrinica e la crescita<br />
e stabilità del trombo, per analogia si potrebbe speculare che il segnale<br />
di P2Y 12<br />
negli oligodendrociti possa contribuire alla migrazione e all’adesione<br />
dei processi gliali sugli assoni che devono essere mielinizzati. Poiché i fenomeni<br />
di demielinizzazione si verificano spesso nelle malattie neurodegenerative<br />
come la sclerosi multipla, tramite la regolazione di tale recettore si<br />
potrebbero quindi individuare nuove terapie contro le patologie demielinizzanti<br />
(Amadio S., Tramini G. et al., 2006, Neuroscience 141(3): 1171-1180).<br />
2006 211
Sezione II<br />
Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />
studi con tecniche venografiche e la fMRI<br />
Valentina Brainovich<br />
Introduzione<br />
L’attività di ricerca svolta nell’anno 2006 presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
rientra nel vasto progetto di caratterizzazione del segnale BOLD (Blood Oxygen<br />
Level Dependent) (Ogawa S. et al., 1993, Byophys J 64: 803-812) correntemente<br />
impiegato in larga scala negli studi funzionali cerebrali mediante la risonanza<br />
magnetica. Il segnale BOLD coinvolge un complesso insieme di fattori che coesistono<br />
con l’attivazione neuronale: cambiamenti nel volume regionale cerebrale,<br />
nel flusso sanguigno e nella quantità di ossigeno contenuta nel sangue.<br />
La problematica fondamentale è la bassa specificità spaziale del segnale<br />
BOLD: il volume di tessuto cerebrale nel quale avviene la risposta emodinamica<br />
è maggiore del volume di tessuto nel quale avviene l’effettiva attività neurale. In<br />
relazione a tale problema, l’attività di ricerca svolta si è concentrata nella ottimizzazione<br />
della venografia, una tecnica di acquisizione tridimensionale di<br />
immagini di risonanza magnetica, combinata con un particolare procedimento<br />
di elaborazione delle immagini di fase del segnale e indirizzata alla finalità di<br />
produrre immagini della porzione venosa dell’albero vascolare (Reichenbach et<br />
al., 2003, J Comput Assist Tomo 24(6): 949-957).<br />
L’attuale attività di ricerca, facente parte del più ampio progetto volto alla<br />
determinazione di una metodologia che permetta di superare i limiti delle<br />
convenzionali immagini BOLD a singolo eco, prevede l’utilizzo della venografia<br />
per discriminare il contributo aspecifico dei vasi drenanti nelle immagini<br />
fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging).<br />
Negli esperimenti fMRI si è scelto di acquisire il segnale con sequenze<br />
multi-eco. Da tali immagini è possibile calcolare le mappe in T2*, mappe che,<br />
a differenza delle convenzionali immagini a singolo eco, non risentono della<br />
dipendenza dal tempo d’eco utilizzato e che potrebbero rivelarsi più specifiche<br />
ai fini della rivelazione dell’attivazione funzionale (Hagberg et al., 2003,<br />
Magn Res Med 21: 1241-1249).<br />
Materiali e metodi<br />
La realizzazione di un metodo venografico ottimizzato è stata raggiunta<br />
mediante l’analisi dei dati acquisiti su 6 soggetti (età media 23 anni) con una<br />
sequenza Gradient Echo 3D ad alta risoluzione (0.5x0.5x0.5 mm 3 ). La scelta<br />
di tale sequenza e dei suoi parametri è motivata dalla necessità di incrementare<br />
la differenza di intensità di segnale tra il sangue venoso e i tessuti circostanti:<br />
semplicemente sfruttando le caratteristiche intrinseche della generazione<br />
del segnale stesso (BOLD) è possibile vedere tali vasi senza l’impiego di<br />
agenti di contrasto esogeni.<br />
Immagini venografiche sono state create mediante proiezioni di minima<br />
212 2006
Borse di studio<br />
intensità su spessori di volume cerebrale costituiti da immagini di ampiezza<br />
del segnale sulle quali sono state in precedenza applicate maschere di fase<br />
opportunamente elaborate. L’intera metodologia è stata implementata nello<br />
scanner a 3T per i vantaggi ottenibili dalla crescita del rapporto segnale<br />
rumore per campi più elevati e dunque per la maggior risoluzione spaziale<br />
indagabile. La sequenza utilizzata è una sequenza MEDIC (multiple-echo data<br />
image combination) che acquisisce simultaneamente immagini a diversi<br />
tempi d’eco (TE 1<br />
=21ms eTE 2<br />
=33ms sono i valori scelti).<br />
L’obiettivo principale è stata la realizzazione di maschere di fase ottimizzate<br />
per ottenere spessori di proiezione di minima intensità sottili e con il<br />
miglior contrasto segnale rumore possibile. Le lente variazioni della fase sono<br />
state eliminate con l’applicazione di un filtro Hamming bidimensionale. La<br />
creazione di maschere di fase è stata indagata mediante la realizzazione di filtri<br />
lineari, simmetrici e asimmetrici nello spazio della fase, supportata da<br />
simulazioni della fase del segnale BOLD riprodotta in forma matriciale.<br />
Le immagini venografiche sono state confrontate con le immagini di<br />
attivazione BOLD, ricavate da dati acquisiti in vivo per valori di campo<br />
magnetico pari a 1.5T e 3T. Le misure funzionali sono state progettate per<br />
stimolare differenti porzioni dell’albero vascolare cerebrale (corteccia motoria<br />
e visiva).<br />
Risultati e discussione<br />
L’innovativa scelta di acquisire per la venografia immagini a due tempi<br />
d’eco diversi, mediati durante l’elaborazione delle immagini, ha permesso di<br />
guadagnare in rapporto segnale rumore.<br />
Le simulazioni della fase del segnale hanno indicato come, in funzione<br />
dell’orientazione e della posizione del vaso rispetto al campo magnetico statico,<br />
la frazione di sangue contenuta nel voxel di interesse renda necessaria<br />
l’applicazione di filtri di scalaggio per valori della fase sia negativi che positivi.<br />
La necessità di applicare il filtro Hamming bidimensionale ha comportato la<br />
scelta di usare un filtro lineare simmetrico tra -pi/2 e pi/2.<br />
Con una sola moltiplicazione delle maschere di fase per la corrispettiva<br />
immagine di ampiezza, è attualmente possibile ricavare le immagini venografiche<br />
eseguendo una proiezione di minima intensità su uno spessore selezionato<br />
di soli 4mm, superando così i limiti delle attuali pubblicazioni riguardanti<br />
metodi venografici (Reichenbach J.R. et al., 1998, Magn Reson Mater in<br />
Biol, Phys and Med 6: 62-69; Reichenbach J.R. et al., 2000, J Computer Assist<br />
Tomo 24(6): 949-957; Reichenbach J.R. and Haacke E.M., 2001, NMR Biomed<br />
14(7-8): 453-467), che eseguono proiezioni di minima intensità su spessori<br />
dell’ordine dei 10-20 mm. Il lavoro di ottimizzazione svolto ha così permesso<br />
il confronto con le immagini fMRI il cui spessore di volume cerebrale acquisito<br />
è di norma dell’ordine dei 3-4 mm.<br />
L’elaborazione dei dati funzionali è stata fatta calcolando le immagini di<br />
attivazione visiva e motoria, su due strade parallele: sulle immagini estratte al<br />
secondo tempo d’eco (equivalenti alle immagini fMRI convenzionali) e sulle<br />
immagini parametriche in T2*.<br />
2006 213
Sezione II<br />
Il confronto tra le estensioni spaziali di tali attivazioni funzionali e il contributo<br />
dei vasi drenanti, individuato introducendo soglie di intensità nelle<br />
immagini venografiche, sembra supportare l’idea che le mappe in T2* siano<br />
meno influenzate dalla presenza di grosse vene. Tuttavia, per poter trarre<br />
robuste conclusioni riguardo la maggior specificità delle mappe in T2*, il<br />
campione statistico deve essere ampliato.<br />
214 2006
Borse di studio<br />
Elaborazione della reattività di ritmi corticali motori<br />
finalizzata al controllo di un cursore nel con<strong>testo</strong><br />
di interfacce cervello-computer (Brain Computer Interface)<br />
Simona Bufalari<br />
Introduzione<br />
Un’interfaccia cervello-computer (BCI) è un sistema di comunicazione<br />
che non dipende dai normali canali di uscita del cervello rappresentati dai<br />
nervi periferici e dai muscoli (Wolpaw J.R., Birbaumer N. et al., 2000, IEEE<br />
Trans Rehabil Eng 8: 161-163) e quindi, riuscendo a tradurre specifici processi<br />
mentali in comandi di controllo, può essere utilizzato per restituire funzionalità<br />
compromesse da patologie che comportano impedimenti motori e/o linguistici<br />
(patologie neurodegenerative, disordini neurologici, stati definiti “ locked<br />
in ”). Le difficoltà nell’utilizzo dei segnali EEG come segnali di controllo<br />
per un dispositivo BCI possono essere riferite a due diversi ordini: fisiologico,<br />
inerente ai meccanismi di generazione di pattern EEG sottesi al compito<br />
cognitivo (motorio); tecnico, legato alle caratteristiche intrinseche del segnale<br />
EEG di scalpo.<br />
La prima difficoltà è nella necessità di definire una tecnica di apprendimento<br />
appropriata perché il soggetto impari a controllare delle caratteristiche<br />
del proprio EEG, in modo da produrre un segnale stabile e ripetibile, che<br />
il sistema riesca a riconoscere e classificare. Definita una tecnica di apprendimento<br />
appropriata, resta aperta la problematica dell’identificazione e classificazione<br />
di particolari ritmi e siti sullo scalpo. In particolare sullo scalpo è<br />
possibile registrare in prossimità delle zone centro-parietali un ritmo EEG<br />
denominato “ mu ” (Pfurtscheller G. et al., 1999, Clin Neurophysiol 110(11):<br />
1842-1857; Pineda J.A., 2005, Brain Research Reviews 50: 57-68) i cui cambiamenti<br />
di ampiezza (desincronizzazioni e sincronizzazioni) sono prodotti da<br />
movimenti self-paced, dall’osservazione e dall’immaginazione del movimento.<br />
Con l’addestramento è infatti possibile imparare a modulare il proprio<br />
ritmo mu in assenza di movimento, semplicemente immaginando di<br />
muovere l’arto stesso. A supporto di tale fenomeno diversi studi di neuroimaging<br />
hanno fornito una base sperimentale all’ipotesi che l’immaginazione<br />
motoria e l’esecuzione attivino lo stesso substrato neuronale. Le strategie di<br />
apprendimento nell’utilizzo dei dispositivi BCI basati sul controllo del ritmo<br />
mu (e del ritmo beta) si basano quindi sull’immaginazione motoria.<br />
La seconda difficoltà risiede nel fatto che l’EEG permette di ottenere<br />
segnali con un’alta risoluzione temporale (msec), ma con una bassa risoluzione<br />
spaziale (cm 2 ). Un notevole aumento della risoluzione spaziale offerta<br />
dall’EEG si è ottenuto con l’utilizzo dell’ Elettroencefalografia ad Alta Risoluzione<br />
Spaziale. È stato poi ampiamente dimostrato (Babiloni F., Carducci F. et<br />
al., 2001, Human Brain Mapping 14(4): 197-210; Babiloni F., Babiloni C. et al.,<br />
2003, Neuroimage 19(1): 1-15) come sia possibile migliorare la risoluzione<br />
2006 215
Sezione II<br />
spaziale dell’EEG mediante l’utilizzo di modelli realistici della testa applicati<br />
alla risoluzione del problema lineare inverso dell’elettroencefalografia: stabilito<br />
il legame fra i dati (misure EEG) e le incognite (attivazioni corticali) è<br />
possibile stimare l’attività corticale e quindi risalire alle sorgenti corticali che<br />
hanno generato i segnali EEG misurati sullo scalpo. Il controllo di dispositivi<br />
BCI nell’uomo tramite l’utilizzo di segnali prelevati da elettrodi di superficie<br />
posti sullo scalpo (EEG) non raggiunge gli stessi risultati ottenuti col metodo<br />
invasivo (Hochberg L.R., Serruya M.D. et al., 2006, Nature 442: 164-171). Stimando<br />
l’attività corticale durante l’esecuzione e l’immaginazione di atti<br />
motori (Babiloni F., Babiloni C. et al., 2003, Neuroimage 19(1): 1-15) è stato<br />
dimostrato che il picco dell’attività corticale (massimo nelle aree corticali controlaterali<br />
al movimento) durante i compiti di immaginazione del movimento<br />
degli arti era molto maggiore del picco del segnale EEG rilevato sullo scalpo.<br />
L’ipotesi di lavoro era che le caratteristiche di attività cerebrale fossero più<br />
evidenti e riconoscibili per i classificatori impiegati se computate a partire dai<br />
dati corticali rispetto alle stesse computazioni eseguite sui dati EEG di scalpo<br />
(Cincotti F., Babiloni C. et al., 2004, Methods Inf Med 43(1): 114-117). Si sta<br />
quindi indagando la possibilità di applicare on line le tecniche di stima<br />
lineare inversa, in modo da fornire come input al sistema BCI il segnale generato<br />
a livello corticale.<br />
La terza difficoltà deriva dal basso rapporto segnale-rumore presente<br />
sull’EEG stesso che rende difficile la rilevazione delle variazioni del ritmo<br />
mu. Devono quindi essere applicate opportune tecniche di elaborazione<br />
del segnale al fine di estrarre le caratteristiche (features) rilevanti dall’EEG<br />
di base.<br />
Obiettivi<br />
Definito il con<strong>testo</strong> delle ricerche nell’ambito delle interfacce cervellocomputer,<br />
ci si è posti l’obiettivo di dare delle prime indicazioni alla soluzione<br />
delle problematiche esposte e contestualmente di individuare i pattern corticali<br />
e le connessioni funzionali fra le aree coinvolte durante l’apprendimento<br />
motorio, non solo per quanto riguarda l’utilizzo dell’attività sottesa alle task di<br />
imaging motorio utilizzate per il controllo dell’interfaccia BCI, ma anche in<br />
una situazione più “ reale ” di apprendimento del controllo di un braccio meccanico.<br />
Risultati<br />
Una prima sperimentazione ha portato al riconoscimento e all’ottimizzazione<br />
della classificazione di due stati mentali per il controllo monodimensionale<br />
del movimento di un cursore su un monitor da parte di una popolazione<br />
di 20 soggetti. Sono state selezionate delle task di motor imagery (MI) che<br />
attivassero delle aree corticali specifiche (aree sensorimotorie). Il lavoro<br />
svolto ha permesso di individuare diversi pattern di reattività corticale sottesi<br />
al controllo del cursore (Bufalari S., Cincotti F. et al., 2006, 12th Annual Meeting<br />
for Human Brain Mapping, Italy, June 11-15): sono stati identificati pat-<br />
216 2006
Borse di studio<br />
tern di reattività corticale lateralizzati in corrispondenza delle aree sensorimotorie<br />
con un contenuto frequenziale in banda alpha o beta, pattern mesiali<br />
con contenuto frequenziale in banda beta e pattern diffusi in corrispondenza<br />
delle aree frontali e/o centrali con contenuto frequenziale in banda beta. I<br />
diversi pattern identificati non precludono la possibilità che il soggetto raggiunga<br />
un buon controllo dell’interfaccia. Si è inoltre valutata la reattività<br />
EEG durante l’apprendimento motorio in un con<strong>testo</strong> più “ realistico ” in cui i<br />
soggetti dovevano adattare i loro movimenti di reaching ad una forza esterna<br />
che interferiva con l’esecuzione dei movimenti del proprio braccio (paradigma<br />
“ braccio di ferro ”), perché si è ipotizzato che lo studio dei meccanismi<br />
di base nel processo di apprendimento di un compito motorio possa rivelare<br />
strategie di apprendimento complementari all’apprendimento del compito<br />
immaginativo motorio alla base del controllo del BCI. In presenza del campo<br />
di forza, i soggetti presentavano un significativo aumento della forza delle<br />
connessioni con un coinvolgimento prevalentemente destro.<br />
Nel con<strong>testo</strong> dell’ottimizzazione del processamento del segnale EEG utilizzato<br />
per il controllo del cursore, la tecnica di stima lineare inversa è stata ottimizzata<br />
e quindi applicata off-line su dati relativi a 3 dei soggetti che avevano<br />
eseguito il training BCI che avevano un buon controllo del cursore (Performances<br />
75%-90%). Le performances ottenibili superano quelle che si possono ottenere<br />
con i metodi di filtraggio “ standard ” del segnale EEG. La metodologia è<br />
stata poi testata on line su uno dei soggetti, ottenendo ottimi risultati.<br />
Sono infine state individuate delle linee guida nella scelta dei parametri<br />
della stima spettrale. Per la stima dello spettro del segnale è stato utilizzato un<br />
modello autoregressivo (AR) ed è stato dimostrato che al variare delle caratteristiche<br />
del segnale utilizzate per il controllo del cursore, le performances<br />
variavano al variare dei parametri. In particolare le performances dei soggetti<br />
che controllavano il cursore con una desincronizzazione bilaterale del ritmo<br />
mu aumentavano al crescere dell’ordine del modello (ordine 30-32 al variare<br />
dei soggetti), mentre quelle dei soggetti che controllavano il sistema utilizzando<br />
delle caratteristiche del proprio EEG con un contenuto frequenziale<br />
più alto (banda beta) massimizzavano le loro performances quando l’ordine<br />
del modello era più basso (ordine10-16, al variare dei soggetti) (Bufalari S.,<br />
Mattia D. et al., 2006, 28 th Annual International Conference IEEE Engineering<br />
in Medicine and Biology Society (EMBS), August 30-September 3, New York<br />
City, USA).<br />
Lo studio dei pattern tramite approccio non invasivo, ma comunque corticale<br />
grazie all’utilizzo delle tecniche di deblurring spaziale e alla soluzione<br />
del problema inverso dell’elettroencefalografia, permetterà di individuare la<br />
fisiologia che sottostà alle strategie di controllo dell’interfaccia BCI. Una volta<br />
individuate le sorgenti corticali corrispondenti alle diverse strategie di controllo<br />
sarà possibile ottimizzare le procedure di training degli utenti.<br />
Materiali e metodi<br />
Il sistema BCI è stato configurato nel rispetto di una serie di requisiti che<br />
ne garantissero affidabilità, rispetto delle normative sulla sicurezza e capacità<br />
2006 217
Sezione II<br />
di acquisizione dei segnali di interesse (frequenza 0.5-100 Hz, ampiezza 2-<br />
100µV). Sono stati quindi implementati dei tools in linguaggio Matlab per<br />
determinare ad ogni sessione sperimentale le caratteristiche del segnale EEG<br />
(features) più stabili e ripetibili da utilizzare nella sessione successiva per il<br />
controllo del cursore e per confrontare le diverse tecniche di processamento<br />
del segnale per ottimizzare la procedura di feature extraction (filtraggio spaziale<br />
e stima spettrale).<br />
Le performances ottenibili, ovvero la classificabilità delle features, sono<br />
state confrontate in termini di un parametro statistico, l’R-square, un indice<br />
della connessione lineare fra 2 variabili (1=correlazione lineare diretta, 0=<br />
non c’è correlazione lineare, -1=correlazione lineare inversa). Il metodo di<br />
pattern recognition considerato nell’ambito dei classificatori lineari è stata la<br />
regressione lineare. La variabile indipendente è la posizione del target<br />
(1=down; -1=up), la variabile dipendente è valore dello spettro di densità di<br />
potenza per ciascuna feature.<br />
I metodi di filtraggio spaziale valutati sono il riferimento medio comune<br />
(CAR) e il Laplaciano superficiale (SL), che operano come filtri spaziali passaalto,<br />
e il Linear Inverse, che comporta invece la costruzione di un modello<br />
realistico della testa come volume conduttore, ottenuto sulla base di immagini<br />
di risonanza magnetica, e la costruzione di un modello di sorgente come un<br />
sistema di migliaia di dipoli equivalenti di corrente.<br />
Tenendo presente che le interfacce col cervello devono operare in tempo<br />
reale, quindi con segnali di brevissima durata, per la stima dello spettro di<br />
densità di potenza (PSD) del segnale EEG è stato utilizzato un modello<br />
lineare autoregressivo (AR) e sono stati stimati i parametri (usati come feature<br />
per i classificatori) attraverso l’algoritmo di Yule-Walker.<br />
Infine per determinare l’intensità e la direzione del flusso tra le aree corticali<br />
è stato utilizzato il metodo della Directed Transfer Function (Kaminski<br />
M.J., Blinowska K.J., 1991, Biological Cybernetics 65: 203-210).<br />
Sviluppi futuri<br />
L’importanza del lavoro risiede nella possibilità di migliorare le capacità<br />
di controllo del sistema da parte dei singoli utenti, modulando il training in<br />
base alle loro specifiche capacità e caratteristiche, nell’ottica di arrivare all’utilizzo<br />
del sistema BCI in un con<strong>testo</strong> di vita reale e non solo all’interno di un<br />
laboratorio. Ciò significa passare dal controllo del cursore sul monitor alle<br />
applicazioni cliniche, allo sviluppo di interfacce user-friendly per il controllo<br />
demotico basate sulle abilità residue degli utenti diversamente abili, al controllo<br />
di robot mobili e dispositivi di ausilio alla mobilità (guide mobili).<br />
218 2006
Borse di studio<br />
Misure di variabili meccaniche<br />
per lo studio del cammino<br />
Germana Cappellini<br />
Introduzione<br />
La locomozione, un gesto quotidiano semplice e spontaneo cela un controllo<br />
complesso da parte del sistema nervoso centrale. Comprendere i meccanismi,<br />
le strategie che il sistema nervoso centrale adotta per promuovere<br />
un determinato atto motorio costituisce un problema molto complesso. Un<br />
concetto ormai accettato dalla comunità scientifica è che il sistema nervoso<br />
centrale adotti strategie al fine di ridurre la complessità del problema. Una<br />
linea recente di pensiero afferma che ciò è raggiunto impiegando un<br />
numero limitato di primitive motorie che, combinate tra loro, producono<br />
l’intero repertorio di movimenti. L’attivazione dei motoneuroni durante la<br />
locomozione umana avviene in bursts di attività. Abbiamo recentemente<br />
riportato la struttura temporale dei segnali in uscita dai generatori di<br />
schemi motori nel cammino e nella corsa usando una decomposizione<br />
lineare dei dati elettromiografici (Cappellini G., Ivanenko Y.P. et al., 2006,<br />
J Neurophysiol 95: 3426-3437).<br />
In questo studio poniamo a confronto il programma motorio elaborato<br />
durante entrambi i tipi di locomozione, cammino e corsa, sul treadmill<br />
(3-12km/h) creando mappe dell’attività muscolare di 32 muscoli dell’arto inferiore<br />
e del tronco in relazione ai segmenti spinali.<br />
Materiali e metodi<br />
Abbiamo chiesto ai soggetti adulti sani (6 maschi e 2 femmine, 29±6<br />
anni) di camminare e correre sul treadmill a differenti velocità (3, 5, 7 e 9<br />
km/h per il cammino; 5, 7, 9 e 12 km/h per la corsa) così da poter paragonare<br />
cammino e corsa alle stesse velocità (5, 7 e 9 km/h) ed abbiamo esaminato<br />
la cinematica e l’attività muscolare attraverso la registrazione della<br />
cinematica (VICON system) e delle attività elettromiografiche (elettrodi di<br />
superficie bipolari DELSYS) di 32 muscoli dell’arto inferiore.<br />
La cinematica del cammino è stata registrata posizionando sulla pelle<br />
dei markers riflettenti gli infrarossi sopra i seguenti riferimenti: trochite dell’omero,<br />
spina iliaca anterosuperiore, grande trocantere, epicondilo laterale<br />
del femore, malleolo laterale e quinta giunzione metatarso-falangea. È stata<br />
registrata l’attività muscolare dei seguenti muscoli: flessore breve del piede,<br />
tibiale anteriore, gastrocnemio laterale, peroneo, retto femorale, vasto laterale,<br />
vasto mediale, sartorio, adduttore, bicipite femorale, semitendinoso,<br />
tensore fascia lata, ileopsoas, gluteo massimo, gluteo medio, retto addominale,<br />
soleo, esterno obliquo, interno obliquo, eretto spinale (L2, T9, T1), larghissimo<br />
del dorso, trapezio superiore, trapezio inferiore, deltoide anteriore,<br />
deltoide posteriore, bicipite, tricipite, splenio del capo.<br />
2006 219
Sezione II<br />
Risultati e discussione<br />
In questo studio abbiamo esaminato le differenze tra cammino e corsa<br />
confrontando gli effetti della velocità (3 -12 km/h) e del tipo di locomozione<br />
(cammino o corsa).<br />
Abbiamo riscontrato che le differenze tra cammino e corsa avvengono<br />
quasi esclusivamente durante la fase di appoggio. La cinematica degli arti<br />
inferiori può essere descritta dalla covarianza tra gli angoli di elevazione.<br />
Questa ha mostrato essenzialmente di essere invariante durante la fase di<br />
pendolamento del cammino e della corsa in tutte le velocità analizzate, ma<br />
differente nella fase di appoggio. Infatti, mentre l’attivazione dei motoneuroni<br />
è piuttosto simile durante la fase di penzolamento nel cammino e nella corsa,<br />
è differente durante la fase di appoggio. Il cammino a velocità elevate non<br />
favorevoli è caratterizzato da una attivazione temporale atipica nella parte<br />
alta del midollo spinale lombare durante la fine della fase di appoggio e da un<br />
aumento rispetto alla corsa dell’attivazione dei segmenti lombosacrali. Questa<br />
ultima considerazione suggerisce che la velocità ideale per la transizione dal<br />
cammino alla corsa può essere connessa all’intensità ottimale dell’attività<br />
totale dei motoneuroni. Questi risultati supportano l’idea che due aree principali<br />
dei segnali in uscita dai generatori di schemi motori sono localizzate<br />
nella parte superiore dei segmenti spinali e sacrali.<br />
220 2006
Borse di studio<br />
Studio dell’eccitabilità neuronale<br />
in modelli sperimentali in vitro<br />
di patologie neurodegenerative<br />
Irene Carunchio<br />
Introduzione<br />
È stato dimostrato che molte malattie neurodegenerative sono caratterizzate<br />
da un’alterazione dell’eccitabilità neuronale. Gli studi a questo proposito<br />
si sono recentemente avvalsi della stimolazione magnetica transcranica (TMS,<br />
transcranical magnetic stimulation) ed hanno evidenziato una ipereccitabilità<br />
a livello dei neuroni corticali in pazienti affetti da Alzheimer, Parkinson e<br />
Sclerosi Laterale Amiotrofica.<br />
Nel primo caso questa anomalia è stata correlata ad una riduzione della<br />
soglia di eccitabilità, intesa come intensità minima dello stimolo necessario<br />
per l’insorgenza di un potenziale d’azione, e ad uno squilibrio tra il funzionamento<br />
dei recettori glutammatergici NMDA e non-NMDA (Di Lazzaro V. et<br />
al., 2004, J Neurol Neurosurg Psychiatry 75: 555-559).<br />
Nei pazienti affetti da Parkinson la causa della maggiore eccitabilità corticale<br />
è stata attribuita ad una riduzione della soglia di eccitazione e in parte ad<br />
una ridotta funzionalità del sistema inibitorio (Lefaucheur J.P., 2005, Clin<br />
Neurophysiol 116: 244-253).<br />
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />
caratterizzata dalla progressiva degenerazione dei motoneuroni sia<br />
nella corteccia motoria, sia nelle corna anteriori del midollo spinale, sia nel<br />
tronco cerebrale (Cleveland D.W. and Rothstein J.D., 2001, Nat Rev Neurosci<br />
2: 806-819). Studi in vitro condotti su un modello murino di questa patologia<br />
hanno evidenziato una ipereccitabilità a livello dei motoneuroni del<br />
midollo spinale (Pieri M. et al. 2003, Neurosci Lett 35: 153-156). Inoltre sono<br />
stati effettuati studi di TMS in pazienti affetti da questa patologia ed anche<br />
in questo caso è stata evidenziata una ipereccitabilità corticale che, è stato<br />
ipotizzato, potrebbe essere la conseguenza di una variazione della permeabilità<br />
della membrana neuronale e della perdita di neuroni inibitori<br />
(GABAergici) nella corteccia motoria (Zanette G. et al., 2002, Clin Neurophysiol<br />
113: 1688-1697).<br />
L’obiettivo di questa ricerca è stata l’analisi dell’eccitabilità di neuroni corticali<br />
in un modello murino di sclerosi laterale amiotrofica mediante tecniche<br />
elettrofisiologiche.<br />
Materiali e metodi<br />
Il sistema sperimentale utilizzato consiste in colture primarie di neuroni<br />
corticali ottenuti da topi transgenici G93A (modello sperimentale della forma<br />
familiare di SLA caratterizzato dalla sovraespressione della SOD1 umana<br />
mutata nella posizione 93 per una sostituzione di una glicina con una ala-<br />
2006 221
Sezione II<br />
nina) e da topi di controllo (sia wild-type che transgenici, cioè topi che sovraesprimono<br />
la SOD1 umana non mutata).<br />
La valutazione dell’eccitabilità neuronale è stata effettuata mediante analisi<br />
elettrofisiologiche applicando la tecnica del patch clamp in configurazione<br />
whole-cell e in condizioni di current clamp e voltage clamp.<br />
Risultati e discussione<br />
I risultati riportati sono stati ottenuti dall’analisi di 20 cellule di controllo,<br />
18 SOD1 e 18 G93A. Le registrazioni sono state eseguite in neuroni corticali<br />
dal settimo al dodicesimo giorno in coltura.<br />
Dalle registrazioni effettuate in current clamp sono state valutate le proprietà<br />
passive di membrana che possono influenzare l’insorgenza del potenziale<br />
d’azione. Il potenziale di membrana a riposo, la resistenza d’accesso, la<br />
capacità e la costante di tempo di membrana nei neuroni di topo di controllo,<br />
topo SOD1 e topo G93A non sono risultate significativamente differenti.<br />
L’applicazione di una corrente di 40 pA per 250 millisecondi non era sufficiente<br />
a determinare l’insorgenza di un potenziale d’azione in neuroni di controllo<br />
e SOD1 mentre era sufficiente al superamento della soglia in neuroni<br />
G93A. L’applicazione di 200 pA è invece sufficiente in tutte le popolazioni cellulari<br />
a generare una scarica di potenziale d’azioni (firing). Dall’analisi di un<br />
singolo potenziale d’azione di questa scarica è possibile ricavare informazioni<br />
sulle proprietà attive dei neuroni. È stato determinato il valore medio di soglia<br />
(ovvero il valore medio al quale insorge il potenziale d’azione): questo risulta<br />
essere significativamente inferiore (p
Borse di studio<br />
Studio dei meccanismi molecolari<br />
della Sclerosi Laterale Amiotrofica<br />
Arianna Casciati<br />
Introduzione<br />
La morte dei motoneuroni è il tratto caratteristico di ogni tipo di SLA ed<br />
è ormai largamente accettato che la morte di tali cellule nei pazienti avviene<br />
in seguito all’attivazione di meccanismi apoptotici. Sebbene le evidenze morfologiche<br />
dell’attivazione del programma apoptotico siano piuttosto esigue, è<br />
stato ormai accettato che l’alterazione del bilancio tra molecole anti- e proapoptotiche<br />
appartenenti alla famiglia Bcl-2 contribuisce alla degenerazione<br />
dei motoneuroni. In particolar modo è stato recentemente osservato che<br />
Bcl2a1 è selettivamente sovraepresso nel midollo spinale di topi SOD1 G93A e<br />
che tale aumento risulta essere tessuto specifico (Crosio C., Casciati A., et al.<br />
2006, Cell Death Differ 13(12): 2150-2153).<br />
La proteina Bcl2a1 presenta delle caratteristiche peculiari rispetto agli<br />
altri componenti della famiglia Bcl-2: può svolgere funzioni sia pro- che antiapoptotiche,<br />
non possiede il caratteristico dominio transmembrana comune<br />
alla proteina a funzione anti-apoptotica di questa famiglia, ed è l’unica proteina<br />
della famiglia la cui espressione è indotta dalle citochine infiammatorie<br />
quali TNFα e IL-1β. Poiché queste due citochine vengono prodotte durante il<br />
processo neuroinfiammatorio che si instaura nella fase finale della malattia e<br />
poiché i motoneuroni muoiono in seguito all’attivazione del processo apoptotico,<br />
abbiamo deciso di indagare più a fondo riguardo il ruolo biologico svolto<br />
da Bcl2a1 nel con<strong>testo</strong> SLA.<br />
Risultati e discussione<br />
L’indagine è stata svolta principalmente in due direzioni: nella prima<br />
parte del lavoro sperimentale la sovraespressione di Bcl2a1 è stata indotta in<br />
modelli cellulari neuronali danneggiati dall’azione di SOD1 G93A al fine di verificare<br />
la funzione svolta da questa proteina in modelli sperimentali neuronali.<br />
Gli esperimenti condotti sia su cellule di origine telencefalica (ETNA) che<br />
motoneuronale (NSC34) hanno dimostrato che la sovraespressione di Bcl2a1<br />
è in grado di conferire protezione nei confronti del programma apoptotico<br />
indotto dall’azione della SOD1 G93A . Tale evidenza deriva dall’osservazione della<br />
diminuzione dei livelli della forma attiva della caspasi-3 e dalla diminuzione<br />
dei nuclei positivi alla colorazione Hoechst.<br />
Sebbene la SLA colpisca selettivamente i motoneuroni, è stato dimostrato<br />
che per la progressione della malattia è necessario che si instauri un ‘dialogo’<br />
molecolare tra cellule motoneuronali e glia. In particolare, l’aumento della<br />
produzione di TNFα e dei suoi recettori in cellule di microglia e astroglia attivate<br />
sembra svolgere un ruolo cruciale nel meccanismo di morte motoneuronale<br />
‘non autonomo’ (Boillee S., Vande Velde C., Cleveland D.W., 2006, Neu-<br />
2006 223
Sezione II<br />
ron 52: 39-59). È stato dimostrato inoltre che Bcl2a1 può svolgere sia funzioni<br />
anti-apoptotiche che pro-apoptotiche in risposta a stimolazione con TNFα.<br />
Allo scopo di mimare lo stimolo neuroinfiammatorio cellule trasfettate con<br />
SOD1 G93A e SOD1 WT in presenza e in assenza del plasmide codificante Bcl2a1<br />
sono state esposte all’azione del TNFα. L’aumento di attività della caspasi-3<br />
nelle cellule sovraesprimenti Bcl2a1 e SOD1 G93A indica che in seguito a stimolazione<br />
con TNFα, Bcl2a1 perde le sue funzioni anti-apoptotiche contro la<br />
morte indotta da SOD1 G93A e diventa addirittura pro-apoptotico. Sebbene preliminari,<br />
queste osservazioni possono rappresentare un interessante punto di<br />
partenza per poter chiarire la selettiva vulnerabilità dei motoneuroni nei confronti<br />
dell’espressione di SOD1 mutate. La specifica induzione di Bcl2a1 può<br />
rappresentare un evento precoce messo in atto dalla cellula per proteggersi<br />
dallo stress ossidativo indotto dai mutanti SOD1. Con il progredire della<br />
malattia e con l’instaurarsi di un importante processo neuroinfiammatorio, il<br />
TNFα viene rilasciato dalle cellule della microglia attivata e provoca un cambiamento<br />
funzionale di Bcl2a1 che, a questo stadio, contribuisce alla perdita<br />
dei motoneuroni.<br />
Nella seconda parte del lavoro sperimentale, Bcl2a1 è stato clonato in vettori<br />
d’espressione con lo scopo di studiare la localizzazione subcellulare della<br />
proteina sia in condizioni normali che in seguito a stimolazione con TNFα. La<br />
proteina è stata clonata all’interno di vettori d’espressione che permettono la<br />
fusione di Bcl2a1 con epitopi myc e FLAG. La necessità di dotare la proteina<br />
di questi epitopi deriva dal fatto che attualmente non esistono in commercio<br />
anticorpi contro Bcl2a1 che ne permettano l’analisi tramite tecniche di immunofluorescenza<br />
indiretta. Dopo aver verificato la funzionalità dei diversi vettori<br />
costruiti abbiamo deciso di utilizzare per i nostri esperimenti il plasmide<br />
pCS2-mBcl2a1, che codifica per la proteina fusa con 5 epitopi myc all’estremità<br />
amino-terminale. Le immagini ottenute dall’analisi con il microscopio<br />
confocale mostrano una localizzazione diffusa di Bcl2a1: la proteina risulta<br />
infatti essere presente a livello citoplasmatico, nucleare e mitocondriale. Il<br />
trattamento con il TNFα inoltre non sembra alterare la localizzazione della<br />
proteina, non si osserva infatti l’accumulo in un particolare compartimento<br />
cellulare. La microscopia confocale ha comunque confermato i dati ottenuti<br />
negli esperimenti precedentemente descritti, in cui Bcl2a1 agisce da proapoptico<br />
in cellule stimolate con il TNFα: le cellule trasfettate con Bcl2a1 e<br />
trattate con la citochina presentano infatti le tipiche caratteristiche di cellule<br />
apoptotiche, ovvero riduzione del volume citoplasmatico, condensazione della<br />
cromatina con conseguente frammentazione nucleare.<br />
Le osservazioni derivanti da questi esperimenti costituiscono un primo ma<br />
significativo passo in avanti nella comprensione del ruolo di Bcl2a1 nella SLA.<br />
224 2006
Borse di studio<br />
Identificazione e caratterizzazione di parametri<br />
immunologici ed infiammatori implicati nello sviluppo<br />
e/o nel decorso della neurodegenerazione<br />
in pazienti affetti da Demenza<br />
Antonio Ciaramella<br />
Introduzione<br />
La malattia di Alzheimer (in inglese Alzheimer’s Disease, AD) è la più<br />
comune causa di demenza in Europa e in nord America. Tra il 50 e il 70%<br />
delle persone affette da demenza soffrono di AD. Si tratta di un processo<br />
neurodegenerativo che provoca un declino progressivo e globale delle funzioni<br />
intellettive ed è associato ad un deterioramento della personalità e<br />
della vita di relazione.<br />
Dal punto di vista istologico è da tempo noto che il cervello dei pazienti<br />
colpiti da AD viene distrutto dalla presenza di depositi extracellulari amiloidi<br />
e da matasse neurofibrillari intracellulari che causano la morte dei<br />
neuroni. Uno degli eventi chiave nella patogenesi dell’AD è la conversione<br />
della proteina beta amiloide (Aβ) da una forma solubile ad una insolubile<br />
che si deposita nel cervello determinando l’insorgenza delle placche neuritiche.<br />
L’Aβ deriva dal taglio della proteina precursore dell’amiloide (APP) e il<br />
risultato di questa proteolisi è la formazione di peptici, in prevalenza della<br />
lunghezza di 40 o 42 amminoacidi.<br />
È stato dimostrato che le mutazioni dell’APP e delle preseniline sono<br />
causa dell’AD perché incrementano l’accumulo di Aβ42 (Selkoe D.J., 2002,<br />
Annu Rev Genomics Hum Genet 3: 67-99). Storicamente, l’ipotesi della<br />
“ cascata dell’amiloide ” teorizza che la fibrillazione di Aβ, in particolare<br />
Aβ42, in depositi di amiloide è una caratteristica peculiare dell’AD. Tuttavia,<br />
le placche amiloidi non sempre correlano con la neurodegenerazione o la<br />
demenza, sia che se ne valuti il numero, il tempo della comparsa o la distribuzione.<br />
Per questo motivo attualmente è in corso un acceso dibattito:<br />
alcuni considerano la forma fibrillare quella biologicamente attiva, causa<br />
della disfunzione sinaptica e, in ultima analisi, della demenza; altri attribuiscono<br />
questo ruolo agli oligomeri solubili di Aβ.<br />
Le forme oligomeriche di Aβ hanno delle caratteristiche peculiari: sono piccole,<br />
solubili e stabili. La loro esistenza è stata ampiamente dimostrata. Infatti,<br />
sono state identificate nel cervello, nel plasma, nel fluido cerebrospinale (Roher<br />
A.E. et al., 1996, J Biol Chem 271(34): 20631-20635) e, per finire, correlano con<br />
la severità della neurodegenerazione (Lue L.F. et al., 1999, Am J Pathol 155(3):<br />
853-862). La sperimentazione in vitro ha dimostrato che gli oligomeri solubili<br />
di Aβ sono neurotossici (Hartley D.M. et al., 1999, J Neurosci 19(20): 8876-<br />
8884). Tuttavia il contributo relativo delle fibrille e degli oligomeri di Aβ al processo<br />
della malattia rimane non completamente risolto. A tale scopo, questo<br />
studio ha indagato sulla capacità delle principali cellule fagocitiche del sistema<br />
2006 225
Sezione II<br />
immune, i macrofagi, di riconoscere lo stato di aggregazione del peptide Aβ<br />
attraverso l’analisi delle principali molecole, di membrana o solubili, sintetizzate<br />
nel corso della stimolazione in vitro con il peptide Aβ.<br />
Metodi<br />
I monociti, precursori dei macrofagi, sono stati ottenuti dal sangue periferico<br />
di donatori umani sani mediante tecniche di separazione su gradiente e<br />
successiva selezione con biglie magnetiche delle cellule CD14 positive. I<br />
macrofagi sono stati generati lasciando differenziare in vitro per 7 giorni i<br />
monociti purificati. Trascorso questo periodo, le cellule sono state stimolate<br />
per 24 ore con il peptide Aβ42 aggregato in forma oligomerica o fibrillare<br />
secondo il metodo indicato in Dahlgren K.N. et al. (2002, J Biol Chem 277(35):<br />
32046-32053).<br />
Al termine della stimolazione, è stata valutata la tossicità delle varie<br />
forme del peptide tramite valutazione della concentrazione di ATP o dell’attività<br />
dell’LDH, rilasciata nel terreno di coltura dalle cellule morte; è stato<br />
caratterizzato il fenotipo dei macrofagi tramite citofluorimetria a flusso<br />
(CD14, CD64, TLR2, TLR4, HLA-ABC, HLA-DR); è stata valutata la concentrazione<br />
di alcune importanti citochine proinfiammatorie (IL-1β, TNF-α, IL-6,<br />
IL-10 e IL-18) nel sovranatante di coltura dei macrofagi.<br />
Risultati<br />
Inizialmente è stato valutato se le due forme del peptide Aβ42, oligomerica<br />
e fibrillare, oggetto di questo studio, fossero tossiche per i macrofagi<br />
umani. L’analisi dell’attività dell’LDH ha evidenziato che entrambe le forme<br />
di aggregazione del peptide non inducono morte cellulare se presenti nella<br />
coltura in concentrazioni comprese tra 0,1 e 3,3 µM.<br />
Per quanto riguarda la sintesi dell’ATP, anch’essa indizio dello stato di<br />
salute delle cellule, sia gli oligomeri che le fibrille sembrano stimolare i<br />
macrofagi in maniera simile, anche se, alla concentrazione di 3,3 µM, le<br />
fibrille sembrano essere molto più tossiche degli oligomeri. Parallelamente è<br />
stata analizzata in citofluorimetria a flusso l’espressione di alcune molecole<br />
di membrana ed è emerso che alle concentrazioni più alte del peptide in<br />
forma fibrillare corrisponde una riduzione del 50% dell’espressione delle<br />
molecole di HLA-DR. Per finire, è stata valutata la produzione di citochine<br />
proinfiammatorie da parte dei macrofagi stimolati con il peptide Aβ42. È<br />
stato osservato che solo i macrofagi esposti alle fibrille producevano IL-18,<br />
mentre quelli stimolati con gli oligomeri, fino alla concentrazione di 10 µM,<br />
non rilasciavano questa citochina nel sovranatante di coltura. L’IL-1β era<br />
incrementata in seguito alla stimolazione con il peptide, ma in maniera<br />
indipendente dal suo stato di aggregazione; la stimolazione con le fibrille<br />
induceva una maggiore espressione di TNF-α e IL-6, mentre gli oligomeri<br />
inducevano una più netta diminuzione dell’espressione dell’IL-10 rispetto<br />
alle fibrille.<br />
226 2006
Borse di studio<br />
Conclusioni<br />
I risultati, sebbene preliminari, indicano che i macrofagi umani sono in<br />
grado di distinguere lo stato di aggregazione del peptide Aβ42. In particolare,<br />
sembra che la forma fibrillare di Aβ sia in grado di indurre un maggiore stato di<br />
infiammazione, in termini di produzione di citochine, rispetto agli oligomeri.<br />
Questa osservazione potrebbe rispecchiare lo scenario che si osserva nelle<br />
fasi tardive dell’AD, quando l’accumulo di Aβ determina l’attivazione massiccia<br />
della microglia, la controparte dei macrofagi nel sistema nervoso centrale.<br />
Ulteriori studi saranno effettuati allo scopo di capire quale sia l’effetto delle<br />
forme oligomeriche di Aβ sulle cellule del sistema immune.<br />
2006 227
Sezione II<br />
Definizione del dolore neuropatico<br />
nei soggetti affetti da Sclerosi Multipla (G3)<br />
Alessandro Clemenzi<br />
Introduzione ed obiettivi<br />
Il dolore è un sintomo frequente della Sclerosi Multipla (SM), potendo<br />
rappresentare il principale problema in circa un terzo dei pazienti ed interferire<br />
sulla qualità di vita (Svendsen K.B., Jensen T.S. et al., 2003, Arch Neurol<br />
60: 1089-1094; Stenager E., Knudsen L., Jensen K., 1991, Acta Neurol Scand<br />
84: 197-200). Le sindromi dolorose associate alla SM comprendono dolori<br />
muscoloscheletrici, spasticità, nevralgia del trigemino e dolore di origine<br />
centrale dovuto alla comparsa delle placche (Clifford D.B., Trotter J.L.,<br />
1984, Arch Neurol 41: 1270-1272; Indaco A., Iachetta C. et al., 1994, Acta<br />
Neurol 16: 97-102; Moulin D.E., Foley K.M., Ebers G.C., 1988, Neurology 38:<br />
18301834; Osterberg A., Boivie J. et al., 1994, In: Gebhart G.F., Hammond<br />
D.L., Jensen T.S. Proceedings of the seventh world congress on pain. Seattle,<br />
WA: IASP Press, 789-796; Stenager E., Knudsen L., Jensen K., 1991, Acta<br />
Neurol Scand 84: 197-200; Vermote R., Ketelaer P., Carton H., 1986, Clin<br />
Neurol Neurosurg 88: 87-93).<br />
Anche se è stata descritta un’alterazione delle sensibilità termo-dolorifiche<br />
nei pazienti affetti da SM con sintomatologia dolorosa (Osterberg A., Boivie J.<br />
et al., 1994, In: Gebhart G.F., Hammond D.L., Jensen T.S. Proceedings of the<br />
seventh world congress on pain. Seattle, WA: IASP Press, 789-796), il meccanismo<br />
fisiopatologico responsabile del dolore stesso non è ancora chiaro. Tra i possibili<br />
fattori coinvolti sono stati implicati: deafferentazione delle vie lunghe sensitive<br />
ed in particolare del fascio spino-talamico (Boivie J. Central pain. In: Wall<br />
P.D., Melzack R., 1999, Textbook of pain, New York: Churchill Livingstone, 879-<br />
914), ipereccitabilità indotta dalle placche del sistema nervoso centrale (Hains<br />
B.C., Willis W.D., Hulsebosch C.E., 2003, Brain Res 970: 238-241; Hao J.X., Xu<br />
X.J. et al., 1992, J Neurophysiol 68: 384-391; Loeser J.D., Ward A.A.J., 1967, Arch<br />
Neurol 17: 629-636), lesioni a carico delle colonne dorsali del midollo spinale<br />
(Moulin D.E., Foley K.M., Ebers G.C., 1988, Neurology 38: 1830-1834; Vermote<br />
R., Ketelaer P., Carton H., 1986, Clin Neurol Neurosurg 88: 87-93) o del talamo<br />
(Koyama S., Katayama Y. et al., 1993, Brain Res 612: 345-350; Lenz F.A., Kwan<br />
H.C. et al., 1994, J Neurophysiol 72: 1570-1587).<br />
Obiettivi di questo studio sono stati quelli di identificare le caratteristiche<br />
epidemiologiche e cliniche del dolore neuropatico nella SM e valutarne l’impatto<br />
sulla qualità della vita; e ricercare potenziali linee-guida nel trattamento<br />
delle sintomatologie dolorose nei pazienti affetti da SM.<br />
Materiali e metodi<br />
Fino ad oggi è stata reclutata una serie continua di 81 pazienti con diagnosi<br />
clinica di SM, definita secondo i recenti criteri di Mc Donald (McDo-<br />
228 2006
Borse di studio<br />
nald W.I., Compston A. et al., 2001, Ann Neurol 50: 121-127), e con una stabilità<br />
clinica di malattia di almeno tre mesi. È stato inoltre arruolato un gruppo<br />
di 60 controlli sani corrispondenti per sesso ed età al gruppo dei pazienti.<br />
Sono stati esclusi tutti i pazienti con deficit cognitivi, anamnesi positiva<br />
per abuso di alcol o droghe, malattie neurologiche oltre la SM, malattie sistemiche<br />
e deficit motori e visivi che potessero impedire la corretta esecuzione<br />
dei test proposti.<br />
Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a:<br />
– esame obiettivo neurologico;<br />
– anamnesi farmacologica, al fine di valutare l’assunzione di composti ad<br />
azione antidolorifica;<br />
– valutazione delle funzioni cognitive per mezzo del test del Mini Mental<br />
State (MMSE) (Folstein M.F., Folstein S.E., McHugh P.R., 1975, J Psychiatr<br />
Res 12: 189-198);<br />
– scala per la valutazione della gravità della malattia (Expanded disability<br />
Status Scale [EDSS]) con i suoi sistemi funzionali (Kurtzke J.F., 1983, Neurology<br />
33: 1444-1452);<br />
– scala per la valutazione della disabilità nelle attività di vita quotidiane<br />
(Barthel Index) (Mahoney F.I., Barthel D.W., 1965, Functional Evaluation: The<br />
Barthel Index. Maryland State Med J 14: 61-65);<br />
– scala per la valutazione della motricità (Rivermead Mobility Index)<br />
(Collen F.M., Wade D.T. et al., 1991, Int Disabil Studies 13: 50-54);<br />
– scala per la valutazione della fatica (Fatigue Severity Scale) (Krupp<br />
L.B., LaRocca N.G. et al., 1989, Arch Neurol 46: 1121-1123);<br />
– scala per il rilevamento della depressione (Montgomery-Asberg Depression<br />
Rating Scale) (Montgomery S.A., Asberg M., 1979, Br J Psychiatry 134:<br />
382-389);<br />
– scala SF-36 per la qualità della vita (Ware J.E. and Sherbourne C.D.,<br />
1992, Med Care 30: 473-483);<br />
– Mc Gill Pain Questionnaire (MPQ) (Meizack R., 1975, Pain 1: 277-299)<br />
per la determinazione dell’intensità del dolore.<br />
Sono state infine determinate per ogni paziente le soglie termiche e dolorifiche<br />
mediante un Thermotest con un Termodo ad elementi di Peltier applicato<br />
sulla superficie volare dell’avambraccio. Il medesimo test è stato effettuato<br />
ad un gruppo di 60 controlli sani, al fine di individuare dati normativi<br />
inerenti la soglia del dolore.<br />
Una volta ultimata la raccolta del campione (previsti 120 pazienti affetti<br />
da SM), l’analisi statistica sarà rivolta a valutare eventuali differenze significative<br />
nella soglia del dolore tra:<br />
– pazienti e gruppo di controllo;<br />
– sottogruppi di pazienti, senza e con riferita sintomatologia dolorosa<br />
attribuibile a dolore neuropatico.<br />
2006 229
Sezione II<br />
Studio della relazione tra i processi empatici<br />
e i deficit neuropsicologici nella malattia di Parkinson<br />
Alberto Costa<br />
Obiettivi<br />
L’obiettivo dello studio è stato quello di esaminare una componente del<br />
processo dell’empatia costituita dalle capacità di Theory of Mind (TOM), e<br />
la relazione tra questa abilità e le funzioni esecutive nella malattia di Parkinson.<br />
Soggetti<br />
Hanno partecipato allo studio 44 pazienti con diagnosi di malattia di<br />
Parkinson (MP) non complicata da demenza e 28 soggetti di controllo sani<br />
paragonabili per età e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso<br />
informato. Per i pazienti con MP sono stati adottati i seguenti criteri di<br />
esclusione:<br />
1. presenza di demenza sulla base dell’esame clinico e di un punteggio al<br />
Mini Mental State Examination ≤ 24;<br />
2. presenza di marcata atrofia corticale e sottocorticale e/o lesioni vascolari<br />
ischemiche in base ai risultati di esami strumentali (tomografia computerizzata<br />
e risonanza magnetica);<br />
3. storia di patologie neurologiche diverse dalla MP;<br />
4. presenza di patologie mediche maggiori.<br />
Relativamente al gruppo di controllo i criteri di esclusione erano:<br />
1. presenza di demenza sulla base dell’esame clinico e di un punteggio al<br />
Mini Mental State Examination ≤ 24;<br />
2. assunzione di agenti farmacologici con effetto sul sistema nervoso centrale;<br />
3. presenza nella storia di patologie psichiatriche o neurologiche.<br />
Dei 44 pazienti con MP esaminati, 30 sono stati valutati dopo la prima<br />
assunzione quotidiana del trattamento farmacologico per la sintomatologia<br />
extrapiramidale, mentre 14 hanno sostenuto il testing dopo un wash-out terapeutico<br />
di 12 ore.<br />
Strumenti di valutazione<br />
Per la valutazione delle abilità di TOM è stata allestita una procedura sperimentale<br />
sulla base dei modelli presenti in letteratura. Il materiale era costituito<br />
da quattro tipi di storie in cui erano rappresentati dei personaggi che<br />
compiono determinate azioni. Le storie sono di seguito presentate:<br />
230 2006
Borse di studio<br />
a) false credenze di primo ordine: richiedono di comprendere che un personaggio<br />
può sviluppare una falsa credenza sulla posizione di un oggetto<br />
quando questo è spostato a sua insaputa;<br />
b) false credenze di secondo ordine: richiedono la comprensione che si<br />
possono avere false credenze circa le credenze dell’altro quando si è osservati<br />
senza esserne a conoscenza;<br />
c) passi falsi: richiedono di riconoscere che qualcuno può dire senza<br />
intenzionalità qualcosa che non avrebbe dovuto dire perché offensiva verso<br />
l’altro;<br />
d) storie di controllo.<br />
Sono stati costituiti due blocchi, ciascuno formato da sei storie per ciascuno<br />
dei quattro tipi precedentemente descritti. Le storie sono state distribuite<br />
tra i due blocchi in modo che fossero comparabili per livello di difficoltà<br />
sulla base dei dati ottenuti da una preliminare somministrazione della procedura<br />
ad un campione di riferimento di 15 soggetti sani.<br />
Ai soggetti sperimentali è stato somministrato, quindi, un unico blocco<br />
scelto in modo random. Le storie sono state presentate in forma scritta sullo<br />
schermo di un PC. Ai soggetti era richiesto di leggere le storie per il tempo che<br />
il soggetto stesso riteneva necessario (senza limiti di tempo). Successivamente<br />
al soggetto erano presentate delle domande sulla storia con tre o quattro alternative<br />
di risposta, cui doveva rispondere premendo un tasto. Le domande<br />
indagavano la capacità di individuare la falsa credenza e le abilità di memoria<br />
(storie di tipo a e b), la capacità di riconoscere il passo falso e di attribuire la<br />
motivazione corretta (storie di tipo c), la comprensione (storie di tipo d). Nella<br />
valutazione della prestazione sono stati considerati l’accuratezza e i tempi di<br />
risposta. In particolare, relativamente all’accuratezza, a ciascuna risposta corretta<br />
è stato attribuito un punteggio di 1, mentre per le risposte sbagliate è<br />
stato attribuito un punteggio di 0.<br />
Ai pazienti con MP è stata, inoltre, somministrata una batteria di test per<br />
l’esame delle funzioni esecutive (i.e. flessibilità cognitiva, attentional set-shifting<br />
e working memory) e della memoria dichiarativa a lungo termine verbale<br />
e visuo-spaziale.<br />
Per l’analisi dei confronti tra i pazienti con MP ed i soggetti di controllo<br />
sulle prove di theory of mind è stato applicato il test statistico non parametrico<br />
“ U Mann-Whitney ”. Inoltre, sono state analizzate le correlazioni tra le<br />
prestazioni dei pazienti con MP alla procedura per l’esame della TOM ed i test<br />
neuropsicologici tramite l’utilizzo del test di Spearman per le correlazioni non<br />
parametriche.<br />
Risultati<br />
I risultati delle analisi possono essere sintetizzati in tre punti.<br />
– Il gruppo dei pazienti con MP valutato dopo la regolare somministrazione<br />
della terapia farmacologica, non si differenziava significativamente dal<br />
gruppo dei soggetti di controllo nel punteggio di accuratezza alla procedura<br />
2006 231
Sezione II<br />
sperimentale (tutte le p>0.05). Gli stessi pazienti, al contrario, hanno mostrato<br />
tempi di risposta significativamente più alti dei controlli nelle false credenze<br />
di secondo ordine (p=0.004).<br />
– Il gruppo di pazienti valutato dopo la sospensione della terapia ha ottenuto<br />
un punteggio di accuratezza significativamente inferiore rispetto ai soggetti<br />
di controllo in tutte le prove di TOM (p0.05).<br />
– In entrambi i gruppi di pazienti la prestazione alle procedure sperimentale<br />
è risultata significativamente correlata alla prestazione ai test della batteria<br />
neuropsicologica che investigavano, sostanzialmente, le funzioni di memoria<br />
a breve termine e di attenzione (i.e. digit span e Trail Making test).<br />
Conclusioni<br />
I risultati dello studio sembrano indicare che le abilità di theory of mind<br />
possano essere parzialmente compromesse nei pazienti con MP e che tale<br />
compromissione sia associata all’alterazione dei meccanismi attentivi precedentemente<br />
riportata in letteratura. Inoltre, gli stessi dati forniscono alcune<br />
indicazioni sul possibile ruolo svolto dalla modulazione dopaminergica dei<br />
processi di theory of mind nei pazienti con MP. Ulteriori studi appaiono, chiaramente,<br />
necessari per un esame approfondito di questa tematica.<br />
232 2006
Borse di studio<br />
Interazioni molecolari tra recettori metabotropici<br />
in modelli neuronali<br />
Nadia D’Ambrosi<br />
Introduzione<br />
È stato ampiamente dimostrato che molti recettori di membrana interagiscono<br />
tra loro per costituire strutture dimeriche ed oligomeriche e che ciò<br />
può rendersi necessario per la loro stessa attivazione (Terrillon S., Bouvier M.,<br />
2004, EMBO Rep 5(1): 30-34). Sebbene i modelli classici indichino che i recettori<br />
accoppiati a proteine G (GPCR) siano espressi solo come monomeri,<br />
studi recenti hanno invece messo in evidenza che i GPCR esistono sotto<br />
forma di complessi dimerici e multimerici (Devi L.A., 2001, Trends Pharmacol<br />
Sci 22: 532-537).<br />
I recettori purinergici P2Y, dei quali sono state clonate otto subunità fra<br />
loro distinte (P2Y 1-2,4,6,11-14<br />
), sono recettori di tipo metabotropico ed appartengono<br />
quindi alla super-famiglia dei GPCR (Abbracchio M.P., Burnstock G. et<br />
al., 2006, Pharmacol Rev 58(3): 281-341). Mentre da un punto di vista farmacologico<br />
i recettori P2Y sono stati ampiamente caratterizzati (von Kugelgen<br />
I., 2006, Pharmacol Ther 110(3): 415-432), gli studi riguardanti la loro struttura<br />
quaternaria sono tuttora piuttosto limitati (Yoshioka K., Hosoda R. et al.,<br />
2002, FEBS Lett 531(2): 299-303; Kotevic I., Kirschner K.M. et al., 2005, Cell<br />
Signal 17: 869-880; Savi P., Zachayus J.L. et al., 2006, Proc Natl Acad Sci USA<br />
103(29): 11069-11074,).<br />
L’obiettivo del presente programma di ricerca è stato pertanto quello di<br />
investigare la capacità in particolare della subunità P2Y 4<br />
, di formare complessi<br />
recettoriali di ordine superiore. Esperimenti condotti in precedenza nel<br />
nostro laboratorio avevano evidenziato che il recettore P2Y 4<br />
era espresso sotto<br />
forma di dimero (D’Ambrosi N., Murra B. et al., 2004, Prog Brain Res 146: 93-<br />
100) ed inoltre risultava associato al recettore NMDAR1 (Cavaliere F., Amadio<br />
S. et al., 2004, Exp Cell Res 300: 149-158).<br />
Risultati e conclusioni<br />
Scopo del presente programma di ricerca è stato pertanto quello di verificare:<br />
1. Se il putativo segnale dimerico del recettore endogeno P2Y 4<br />
fosse<br />
specifico.<br />
Esperimenti di immunoblotting in presenza dell’antigene competitore<br />
specifico per la subunità P2Y 4<br />
hanno dimostrato che il putativo dimero presente<br />
in diversi sistemi neuronali corrisponde effettivamente al recettore P2Y 4<br />
e non è dovuto ad un segnale aspecifico dell’anticorpo.<br />
2. Se il recettore ricombinante Myc-P2Y 4<br />
fosse espresso sotto forma<br />
monomerica, dimerica ed oligomerica.<br />
2006 233
Sezione II<br />
Il recettore P2Y 4<br />
è stato quindi subclonato in un vettore recante un epitopo<br />
Myc, così da ottenere una proteina di fusione Myc-P2Y 4<br />
. Il plasmide è<br />
stato successivamente trasfettato nel sistema di neuroblastoma umano SH-<br />
SY5Y, allo scopo di analizzarne l’espressione mediante immunoblotting con<br />
anticorpi specifici per il peptide Myc. La presenza di forme oligomeriche<br />
anche nel caso della proteina di fusione Myc-P2Y 4<br />
ha così validato l’esistenza<br />
del complesso dimerico già riscontrato per il recettore P2Y 4<br />
endogeno.<br />
3. Se l’assenza di agenti riducenti ed il cross-linking favorissero la formazione<br />
di forme oligomeriche del recettore P2Y 4<br />
endogeno e trasfettato.<br />
Per evidenziare le relative quantità e correlazioni tra le diverse forme<br />
mono- e multi-meriche del recettore P2Y 4<br />
endogeno e trasfettato sono stati<br />
quindi svolti esperimenti di western blotting, variando le condizioni di riduzione<br />
dei campioni ed utilizzando agenti cross-linkanti, in grado di formare<br />
legami ammidici stabili tra proteine che interagiscono tra loro. Si è così<br />
verificato che, in assenza di agenti denaturanti quali il ditiotreitolo ed il<br />
2-mercaptoetanolo ed in presenza dell’agente cross-linkante disuccinilsuberato,<br />
si determina un aumento dell’espressione del recettore P2Y 4<br />
(endogeno e<br />
trasfettato) nelle forme dimerica ed oligomerica, a scapito della forma monomerica.<br />
Questi esperimenti consentono anche di stabilire che l’aggregazione<br />
della subunità P2Y 4<br />
dipende, almeno in parte, da ponti disolfuro.<br />
4. Se in condizioni native il recettore P2Y 4<br />
fosse presente come complesso<br />
di alto peso molecolare.<br />
Mediante la tecnica di elettroforesi Blu Nativa, adattata nel nostro laboratorio<br />
allo studio dei recettori P2 endogeni e trasfettati, si è analizzata la struttura<br />
quaternaria del recettore P2Y 4<br />
. Si è così constatato che, in condizioni non denaturanti<br />
simili a quelle fisiologiche, il recettore P2Y 4<br />
è espresso come complesso di<br />
altissimo peso molecolare che dà origine esclusivamente alla forma dimerica in<br />
presenza di basse concentrazioni di agenti denaturanti. Queste osservazioni indicano<br />
che il recettore P2Y 4<br />
viene assemblato nelle cellule sottoforma di un grosso<br />
complesso che potrebbe contenere non solo altre subunità P2Y 4<br />
, presenti come<br />
unità dimeriche, ma anche altre proteine di membrana e/o citosoliche.<br />
5. Se il recettore P2Y 4<br />
fosse effettivamente in grado di formare omooligomeri.<br />
A conferma definitiva della dimerizzazione del recettore P2Y 4<br />
è stato ottenuto,<br />
mediante PCR e subclonaggio, un secondo costrutto recante la subunità<br />
P2Y 4<br />
fusa con un epitopo Flag ed è stata adottata la tecnica della co-trasfezione<br />
Myc-P2Y 4<br />
/Flag-P2Y 4<br />
, immunoprecipitazione selettiva con anticorpo anti-Flag ed<br />
immunoblotting con anticorpo anti-Myc. La presenza di immunoreazione esclusivamente<br />
nel campione derivante dalle cellule co-trasfettate ha permesso di<br />
visualizzare l’effettiva interazione tra subunità P2Y 4<br />
differentemente marcate.<br />
Conclusione<br />
Il nostro studio ci ha permesso di identificare una complessa struttura quaternaria<br />
del recettore metabotropico P2Y 4<br />
specifico per i nucleotidi extracellulari<br />
(D’Ambrosi N., Iafrate M. et al., 2006, Purinergic Signalling 2: 575-582).<br />
234 2006
Borse di studio<br />
Effetti dell’eccitotossicità sulla modulazione del recettore<br />
per i Cannabinoidi (CB1) e l’enzima Idrolasi FAAH<br />
(Fatty Acid Amide Hydrolase)<br />
Zena De March<br />
Introduzione ed obiettivo<br />
L’eccitotossicità è la proprietà degli aminoacidi eccitatori di stimolare, e<br />
in appropriate condizioni distruggere, i neuroni in maniera selettiva. Questo<br />
fenomeno è uno dei meccanismi alla base di alcune malattie neurodegenerative<br />
come la Corea di Huntington (HD) (Beal et al., 1986, Nature 321(6066):<br />
168-171; Albin et al., 1990, Ann Neurol 27(4): 357-365; Beal et al., 1991, J Neurosci<br />
11(6): 1649-1659; Figueredo-Cardenas et al., 1994, Exp Neurol 129(1):<br />
37-56; Exp Neurol, 1997, 146(2): 444-457; Exp Neurol, 1998, 149(2): 356-372).<br />
L’HD è una malattia neurodegenerativa causata da una anormale<br />
espansione del tratto poli-Q della proteina huntingtina codificata dal gene<br />
localizzato sul braccio corto del cromosoma 4 (The Huntington’s disease<br />
collaborative research group, 1993). In questa malattia è stata dimostrata<br />
una particolare degenerazione delle cellule striatali dell’encefalo (Vonsattel<br />
et al., 1985, J Neuropathol Exp Neurol 44(6): 559-577; Reiner et al., 1988,<br />
Proc Natl Acad Sci USA 85(15): 5733-5737; de la Monte et al., 1998, Lab<br />
Invest 78(4): 401-411). È stato inoltre postulato un possibile coinvolgimento<br />
del recettore dei cannabinoidi (CB1). Questo recettore è infatti presente in<br />
neuroni striatali di tipo medium sized i quali sono i primi ad andare incontro<br />
a degenerazione nella malattia (Hohmann and Herkenham, 2000,<br />
Synapse 37(1): 71-80).<br />
Il coinvolgimento degli endocannabinoidi nella modulazione di funzioni<br />
fisiologiche a livello del Sistema Nervoso Centrale è oggi confermato dalla<br />
scoperta di specifici meccanismi biosintetici e degradativi (Di Marzo et al.,<br />
1998, Neurobiol Dis 5(6 Pt B): 386-404, Review; Lastres-Becker et al., 2002,<br />
Neurotox Res 4(7-8): 601-608). Il processo che porta alla sintesi dell’anandamide<br />
(primo metabolita endogeno in grado di legarsi selettivamente al CB1) è<br />
legato anche all’attivazione da parte degli ioni calcio (Devane et al., 1992,<br />
Science 258(5090): 1946-1949). L’anandamide viene sintetizzata a partire dai<br />
propri precursori fosfolipidici solo quando la cellula è stimolata dall’ingresso<br />
di ionio calcio nella cellula e solo in questo caso viene rilasciata all’esterno<br />
(Wagner et al., 1997, Nature 390(6659): 518-521). L’inibizione della formazione<br />
dell’AMP ciclico o dell’ingresso degli ioni calcio nella cellula sono processi<br />
alla base dell’azione biologica degli endocannabinoidi, la terminazione<br />
dei quali può avvenire per idrolisi enzimatica e nel caso dell’endocannabinoide<br />
endogeno anandamide viene catalizzata dall’enzima FAAH (Fatty Acid<br />
Amide Hydrolase) (Cravatt et al., 1996, Nature 384(6604): 83-87).<br />
Lo scopo della ricerca è stato quindi rivolto ad analizzare una possibile<br />
relazione tra il recettore CB1 e l’enzima FAAH e di entrambi con il BDNF (fat-<br />
2006 235
Sezione II<br />
tore neurotrofico particolarmente coinvolto nella degenerazione delle cellule<br />
nervose striatali nell’HD) (Zuccato et al., 2001, Science, 293(5529): 493-498.<br />
Epub 2001 Jun 14; Fusco et al., 2003, Eur J Neurosci 18(5): 1093-1102) in ratti<br />
trattati con acido quinolinico (QA) (modelli animali dell’HD) simulando i<br />
danni prodotti dall’eccitotossicità cellulare.<br />
Materiali e metodi<br />
Per lo studio sono stati utilizzati ratti normali Wistar adulti di 2 mesi (Stefano<br />
Morini, S. Polo D’Enza RE, Italia) ai quali sotto anestesia (cloralio idrato<br />
33%) è stato somministrato 1 ml di acido quinolinico (QA) intrastriatale.<br />
Venti animali sono stati successivamente perfusi con paraformaldeide al 4%<br />
a differenti tempi: 12 ore, 24 ore, 1 settimana, 2 settimane, 6 settimane. I cervelli<br />
sono stati rimossi e quindi congelati e sezionati al microtomo congelatore. Le<br />
sezioni sono state incubate con anticorpi primari diretti verso i differenti marcatori<br />
(CB1, FAAH) e successivamente incubate nuovamente con anticorpi secondari<br />
fluorescenti specificatamente diretti verso il rispettivo marcatore primario e<br />
quindi visualizzati per uno studio di tipo morfologico con l’utilizzo del microscopio<br />
confocale. Si è andati quindi ad analizzare la distribuzione cellulare del<br />
recettore CB1 e del FAAH in striato e in corteccia negli strati 3, 5, 6 in cervelli<br />
affetti da HD. È stato anche possibile studiare la tripla colocalizzazione dei due<br />
marcatori neuronali (CB1, FAAH) con il BDNF. È stato inoltre utilizzato il Quantimet<br />
TM (Laica Q Win Softwar) per avere una misura indiretta dell’intensità di<br />
fluorescenza nei neuroni contenenti entrambi i marcatori.<br />
Altri 20 animali sono stati invece decapitati ai diversi tempi. Su di essi è<br />
stato poi condotto uno studio Elisa per calcolare l’espressione del BDNF e di<br />
Binding recettoriale per misurare l’attività del recettore CB1.<br />
Risultati e conclusioni<br />
Gli studi hanno confermato una stretta relazione tra espressione del CB1<br />
e del FAAH negli animali con attività Ca 2+ dipendente alterata. Il BDNF sembra<br />
invece assumere un andamento non strettamente correlato agli altri due<br />
fattori. In particolare si è visto che il CB1 può sostenere un’iniziale sovraregolazione<br />
del BDNF dopo insulto da eccitotossicità. Un picco nell’attività del<br />
CB1 risulta infatti in un aumento nell’espressione del BDNF che però a 2 settimane<br />
non riesce a mantenersi costante. Si assiste quindi ad una drastica<br />
diminuzione del fattore neurotrofico a 6 settimane.<br />
Questi studi preliminari ci confermano una stretta relazione tra l’enzima<br />
FAAH e il recettore CB1 anche in stato patologico differentemente da ciò che<br />
si osserva invece con il fattore neurotrofico BDNF.<br />
Un ulteriore studio di tali molecole può essere utile come base per lo sviluppo<br />
di nuovi agenti terapeutici da utilizzare per il trattamento di quelle<br />
patologie causate o peggiorate da una eccessiva espressione dei meccanismi<br />
di inattivazione o di un difettoso funzionamento dei meccanismi biosintetici<br />
degli endocannabinoidi.<br />
236 2006
Borse di studio<br />
Ruolo delle interazioni tra i sistemi purinergico<br />
e nitrergico nei fenomeni degenerativi del SNC<br />
Fulvio Florenzano<br />
Introduzione<br />
I fenomeni degenerativi nel sistema nervoso centrale (SNC) sono spesso<br />
caratterizzati dalla presenza di un’area di lesione primaria e da lesioni secondarie<br />
multiple dovute alla degenerazione cellulare in aree adiacenti o topograficamente<br />
distanti, ma connesse da assoni a quella di lesione primaria. Queste<br />
lesioni multiple secondarie concorrono notevolmente, ed in taluni casi per la<br />
maggior parte, alla sintomatologia neurologica generale ed alla perdita di abilità<br />
motorio-relazionali specifiche. Un aspetto di particolare rilevanza delle<br />
lesioni secondarie è che, essendo conseguenze della lesione primaria, esse si sviluppano<br />
successivamente rappresentando un bersaglio terapeutico per l’applicazione<br />
di protocolli terapeutici preventivi e riabilitativi. Per l’elaborazione di<br />
protocolli terapeutici è fondamentale la conoscenza dettagliata degli eventi<br />
molecolari e cellulari che caratterizzano i fenomeni degenerativi implicati. In<br />
seguito ad una lesione, sia primaria che secondaria, le cellule attivano un programma<br />
molecolare che conduce ad una complessa serie di risposte cellulari<br />
che variano dalla sopravvivenza, al malfunzionamento, alla morte. La risposta<br />
neuronale all’attivazione del programma molecolare risulta però modulata dalla<br />
dotazione neurochimica cellulare, dalla posizione citoarchitettonica, e dalla<br />
connettività anatomica; determinando risposte neuronali al danno che possono<br />
fortemente variare. Quindi lo studio dei fattori biochimici coinvolti nei percorsi<br />
degenerativi deve essere inserito in un con<strong>testo</strong> neuroanatomico e gli studi<br />
svolti sono diretti ad evidenziare le possibili interazioni fra i sistemi nitrergico e<br />
purinergico sia in condizioni di base che in diversi modelli di danno neurale.<br />
Materiali e metodi<br />
– Metodiche di immunoistochimica, ibridizzazione in situ, microscopia<br />
confocale, stereologia.<br />
– Modello di lesione assonale: emicerebellectomia.<br />
Risultati e discussione<br />
Studio dell’espressione ipotalamica di recettori purinergici in relazione all’espressione<br />
di orexin. Orexin è un neuropeptide recentemente identificato in<br />
un gruppo di neuroni localizzati prevalentemente nell’area perifornicale e<br />
dorso-mediale dell’ipotalamo laterale, e con proiezioni diffuse a tutte le principali<br />
suddivisioni del sistema nervoso centrale. È stato proposto che questo<br />
gruppo di neuroni sia uno dei principali centri regolatori del metabolismo<br />
corporeo e che rappresenti un’interfaccia tra il sistema nervoso autonomo e<br />
neuroendocrino ed i centri superiori. La disfunzione e la perdita dei neuroni<br />
2006 237
Sezione II<br />
orexinergici è stata correlata con patologie come la narcolepsia, le disfunzioni<br />
alimentari e le dipendenze farmacologiche. Se gli aspetti odologici e neurofunzionali<br />
dei neuroni orexinergici sono stati parzialmente chiariti, gli aspetti<br />
elettrofisiologici e neurochimici sono invece oggetto di intensa attività di<br />
ricerca. Infatti i neuroni orexinergici presentano un’attività elettrica tonica tra<br />
le più intense tra quelle conosciute nel sistema nervoso, che non dipende dalla<br />
presenza di canali ionici voltaggio-dipendenti e la cui disfunzione è stata correlata<br />
con aspetti patologici.<br />
È stato suggerito che l’attività elettrica sia modulata dalla presenza di<br />
recettori purinergici P2X sul corpo cellulare in grado di fornire ioni calcio in<br />
maniera voltaggio-indipendente (Wollmann G., Acuna-Goycolea C., Van Den<br />
Pol A.N., 2005, J Neurophysiol 94(3): 2195-206). In particolare è stato ipotizzato<br />
che l’attività elettrica sia regolata principalmente dalla subunità P2X 2<br />
.<br />
Tale ipotesi ha ricevuto conferma sperimentale da un successivo lavoro svolto<br />
dal nostro gruppo che ha dimostrato con metodiche di immunoistochimica<br />
ed ibridizzazione in situ che effettivamente la subunità P2X 2<br />
, e solo quella, è<br />
presente su tutti i neuroni orexinergici (Florenzano F., Viscomi M.T. et al.,<br />
2006, J Comp Neurol 498(1): 58-67). La presenza della subunità P2X 2<br />
presenta<br />
un particolare interesse, in quanto essa ha dimostrato di essere un fattore di<br />
attivazione della risposta cellulare in diversi paradigmi di lesione (Florenzano<br />
F., Viscomi M.T. et al., 2006, Adv Exp Med Biol 557: 77-100). La possibilità di<br />
agire farmacologicamente con agonisti ed antagonisti sulla subunità P2X 2<br />
potrebbe rappresentare un possibile bersaglio terapeutico per cercare di proteggere<br />
i neuroni orexinergici da fenomeni degenerativi.<br />
Interazioni fra ossido nitrico e recettori purinergici in modelli di lesione del<br />
SNC. Un fattore ben conosciuto e noto per avere un ruolo molto importante nei<br />
fenomeni di degenerazione è l’ossido nitrico (NO), prodotto dal suo enzima<br />
ossido nitrico sintetasi (NOS). Il sistema nitrergico è presente nella maggioranza<br />
dei tessuti dove risulta coinvolto in diverse funzioni sia in condizioni fisiologiche<br />
che patologiche. Attualmente, agonisti del sistema nitrergico sono inseriti in<br />
diversi protocolli di sperimentazione clinica. Anche il sistema purinergico è presente<br />
nella maggioranza dei tessuti dove svolge diverse funzioni fisiologiche. Nel<br />
SNC, sono stati prodotti una serie di dati molto interessanti che dimostrano<br />
come il sistema purinergico risulti attivato dopo lesione in neuroni e glia. In particolare,<br />
in modelli di assotomia del centrale e del periferico sono state osservate<br />
attivazioni delle subunità P2X 1<br />
e P2X 2<br />
ristrette alle popolazioni neuronali i cui<br />
assoni erano stati danneggiati dalla lesione. Tali attivazioni coincidevano spazialmente<br />
e temporalmente con l’attivazione della NOS evidenziando la presenza<br />
di un’interazione tra i due sistemi nella risposta neuronale al danno assonale<br />
(Florenzano F., Viscomi M.T. et al., 2006, Adv Exp Med Biol 557: 77-100).<br />
Il significato di questa interazione non è ancora stato chiarito e sono stati<br />
suggeriti sia effetti neuroprotettivi che degenerativi (Florenzano F., Viscomi<br />
M.T. et al., 2007, Do ATP and NO interact in the CNS?, Prog Neurobiol in preparation).<br />
La presenza di un’interazione tra i sistemi purinergici e nitrergici suggerisce<br />
l’esistenza di una componente di stress nitroso-ossidativo associata alla<br />
finestra temporale di sviluppo delle lesioni secondarie.<br />
238 2006
Borse di studio<br />
Effetti della somministrazione di Rolipram sul quadro<br />
istologico della degenerazione striatale in modelli animali<br />
per lo studio della corea di Huntington<br />
Carmela Giampà<br />
Introduzione<br />
Nel sistema nervoso centrale ogni stimolo scatena una cascata di segnali<br />
molecolari che convergono su fattori di trascrizione nucleare che controllano<br />
l’espressione di geni implicati nella risposta cellulare, sia in condizioni fisiologiche<br />
che patologiche. Diverse molecole segnali, quali neurotrasmettitori, fattori<br />
di crescita (NGF, BDNF) e alcune droghe, in risposta a fattori di stress<br />
ambientali, possono modificare l’attività e l’espressione genica, e di conseguenza<br />
la risposta cellulare, attraverso sistemi di secondi messaggeri quali il<br />
cAMP (ciclico 3’-5’-adenosin monofosfato). L’AMP ciclico esercita la sua<br />
azione attraverso l’attivazione della PKA (protein kinasi A) e conseguente<br />
fosforilazione di proteine chiavi come ad esempio la CREB (cAMP response<br />
element-binding protein) (Greengard P., 2001, Science 294: 1024-1030).<br />
È stato dimostrato che la cAMP e la PKA sono elementi chiave, anche, nei<br />
processi di neuroprotezione, di apprendimento e plasticità sinaptica (Davis<br />
R.L. (1996) Phisiol Rev 76: 229-317; Huang Y.Y., Nguyen P.V. et al., 1996,<br />
Learn Mem 3(2-3): 74-85), infatti lo sviluppo di nuove connessioni sinaptiche<br />
nei meccanismi di potenziamento a lungo termine (LTP) richiede proteine di<br />
nuova sintesi e trascrizione di specifici geni, controllati dall’attivazione del<br />
sistema cAMP-PKA-CREB (Kandel E.R., 2001, Biosci Rep 21: 565-611). Un’alterata<br />
attività di questo sistema è stata, inoltre, osservata in situazioni di<br />
stress ossidativi in risposta a condizioni di ischemia cerebrale, in condizioni<br />
di eccitotossicità da glutammato e in molte malattie neurodegenerative<br />
(morbo di Alzheimer, corea di Huntington), ciò suggerisce che l’attivazione di<br />
un programma, nonché l’utilizzo di specifici farmaci, che mantengono attivo<br />
questo sistema può rappresentare una forma di difesa della cellula in seguito<br />
a stimoli nocivi (Mabuchi T., Kitagawa K. et al., 2001, J Neurosci 21: 9204-<br />
9213).<br />
Il Rolipram è stato sviluppato come farmaco antidepressivo, il cui meccanismo<br />
d’azione si basa sulla disattivazione delle fosfodiesterasi 4 (PDE4),<br />
enzima che ha come substrato il cAMP (Krause W. and Kuhne G., 1988, Xenobiotica<br />
5: 561-571). Studi recenti hanno dimostrato che il Rolipram ha un<br />
effetto protettivo nel danno neuronale da ischemia (Hiroyuki K., Tsutomu A.<br />
et al., 1995, Euro J Pharm 272: 107-110); è stato, anche osservato che somministrazioni<br />
croniche di questo farmaco migliorano alcuni aspetti della sintomatologia<br />
in modelli sperimentali per lo studio della depressione (Itoh T.,<br />
Morisaki F. et al., 2004, J Org Chem 69(18): 5870-5880). L’effetto neuroprotettivo<br />
è connesso ad un aumento dei livelli intracellulari di cAMP e conseguente<br />
attivazione di proteine quali la CREB e fattori neurotrofici, come il BDNF;<br />
2006 239
Sezione II<br />
che intervengono nel regolare la neuroprotezione e la neuroplasticità sinaptica<br />
(Frechilla D., Otano A., Del Rio J., 1998, Prog Neuropsycopharm Biol<br />
Psychiatry 22(5): 787-802). Il Rolipram avrebbe effetti benefici, anche, in un<br />
quadro di deficit di apprendimento e memoria in modelli animali per l’Alzheimer<br />
(Gong B., Vitolo O.V. et al., 2004, J Clinic Invest 114: 1624-1634), ed attenua<br />
difetti correlati all’età e alla memoria spaziale (Bach M.E., Barad M. et<br />
al.,1999, Proc Natl Acad Sci USA 96: 5280-5285).<br />
Vista l’implicazione di questo farmaco in diverse malattie neurodegenerative,<br />
nella prova corrente il Rolipram è stato esaminato come terapia in grado<br />
di migliorare il quadro istologico della degenerazione striatale in ratti iniettati<br />
con acido quinolinico ed utilizzati come modelli animali per lo studio della<br />
corea di Huntington. In particolare l’obiettivo della ricerca è stato quello di<br />
determinare se l’effetto del Rolipram è correlato con una diversa espressione<br />
delle proteine coinvolte in questa patologia e comprendere quali sono i fattori<br />
responsabili della diversa vulnerabilità dei neuroni striatali. In caso positivo il<br />
Rolipram potrebbe essere suggerito come approccio terapeutico nel tentativo<br />
di arrestare la degenerazione neuronale tipica della corea di Huntington.<br />
Materiali e metodi<br />
Per portare avanti questi studi sono stati utilizzati ratti maschi Wistar a<br />
cui è stato applicato il modello di lesione da QA (Figueredo-Cardenas G. et al.,<br />
1997, Exp Neurol 146: 444-457). Gli animali sono stati trattati quotidianamente<br />
con iniezioni intraperitoneali di Rolipram a due concentrazioni differenti(0,15<br />
e 1,5mg/kg) e sacrificati mediante perfusione, in anestesia generale<br />
con cloralio idrato al 33%, dopo due e otto settimane di trattamento. I cervelli<br />
sono stati rimossi, post-fissati overnight a +4 C°, crioprotetti in 10% saccarosio<br />
e 20% glicerolo e quindi sezionati al microtomo congelatore in sezioni di<br />
40µm di spessore.<br />
Immunofluorescenza<br />
– Per studiare l’entità della lesione striatale e la sopravvivenza dei neuroni<br />
le sezioni sono state incubate con l’anticorpo primario diretto contro il<br />
NeuN (marcatore neuronale) diluito 1:200 in 0.1M PBTx, per 48h. La reazione<br />
è stata rilevata mediante incubazione con un anticorpo secondario fluorescente:<br />
anti-rabbit CY2 per evidenziare il NeuN in verde. Su ogni sezione è<br />
stata effettuata una misura del core di lesione ed una conta delle cellule<br />
sopravvissute.<br />
– Per studiare l’intensità della pCREB nei neuroni striatali di proiezione<br />
le sezioni sono state incubate con l’anticorpo primario anti-calbindina (CALB)<br />
e l’anticorpo per la CREB fosforilata (pCREB). Tutti gli anticorpi sono stati<br />
diluiti 1:200 (eccetto la pCREB che è stata utilizzata 1:300) in una soluzione<br />
0.1M di PB contenente Triton-X 0.3% e sodio azide 0.02%. Le sezioni sono<br />
state, successivamente, incubate con anticorpi secondari fluorescenti: anti<br />
rabbit cyanine 2(CY2) per evidenziare la CREB con fluorescenza verde; anti<br />
mouse cyanine 3 (Cy3) per la CALB ed infine montate su vetrino e osservate al<br />
240 2006
Borse di studio<br />
microscopio ad epifluorescenza (Zeiss axioskop 2) ed al microscopio confocale<br />
(CLSM). Tutte le immagini acquisite al microscopio confocale sono state<br />
analizzate utilizzando il sistema Quantimet TM (Leica Q Win software) per<br />
valutare l’intensità di fluorescenza della pCREB come misura indiretta della<br />
CREB attivata.<br />
Risultati e discussione<br />
I dati dello studio di immunofluorescienza hanno evidenziato una riduzione<br />
dell’area di lesione negli animali trattati con Rolipram ed un aumentato<br />
numero di neuroni che riescono a sopravvivere alla degenerazione. Nei ratti<br />
lesionati con acido quinolinico, l’intensità della CREB attivata aumenta in<br />
tutte le sottopopolazioni striatali una settimana dopo la lesione; a questo<br />
punto, nei neuroni di proiezione, i livelli di pCREB diminuiscono drasticamente<br />
fino ad otto settimane e soltanto nei ratti trattati con Rolipram si<br />
osserva un aumento significativo dei livelli di CREB fosforilata. È interessante<br />
notare che l’effetto migliore si osserva nei ratti che hanno ricevuto una dose<br />
più alta di rolipram (1,5mg/kg).<br />
Studi precedenti hanno dimostrato che il Rolipram ha un effetto protettivo<br />
nel danno neuronale da ischemia e da eccitotossicità (Block F., Schmidt<br />
W. et al., 2001, Neuroreport 12: 1507-1511). Il Rolipram è anche in grado di<br />
aumentare i livelli di BDNF che diminuisce drasticamente nell’HD (Zuccato<br />
C., Ciammola A. et al., 2001, Science 293: 493-498) e in animali lesionati con<br />
QA. Questo studio mostra per la prima volta gli effetti benefici del Rolipram<br />
nel modello animale per lo studio della corea di Huntington e questi effetti<br />
sono principalmente correlati ad un aumento della fosforilazione della CREB<br />
nei neuroni di proiezione striatale, i più vulnerabili alla degenerazione.<br />
2006 241
Sezione II<br />
Indagine sulla qualità della vita nel traumatizzato cranico<br />
a medio e lungo termine<br />
Eloise Longo<br />
Obiettivi<br />
Il primo obiettivo è quello di correlare gli indici di gravità della fase<br />
acuta, la durata del programma riabilitativo e la gravità degli esiti neuromotori,<br />
neurosensoriali e neuropsicologici con la qualità della vita del traumatizzato<br />
cranico, così come viene percepita dal paziente e dal suo familiare, a<br />
medio e lungo termine.<br />
Il secondo riguarda quello di avviare i pazienti in cui fosse stato riscontrato<br />
un isolamento sociale al Progetto Casa Dago al fine di facilitarne le capacità<br />
di reinserimento familiare, sociale e lavorativo.<br />
Risultati<br />
Sono stati studiati 45 pazienti a cui è stato somministrato il Questionario<br />
sulla Qualità della Vita QOLIBRI (Quality of Life of Brain Injury) del trauma<br />
cranio-encefalico (TCE). Il QOLIBRI è stato parallelamente somministrato al<br />
“caregiver”, per una valutazione della qualità della vita del paziente, percepita<br />
da chi abitualmente lo assiste (caregiver), e in un sottogruppo di 19 pazienti.<br />
Le risposte fornite sono state confrontate con i risultati di una batteria di test<br />
neuropsicologici standard.<br />
Il confronto tra le risposte dei familiari e quelle dei pazienti è stato effettuato<br />
mediante Test T di Student sul punteggio globale di ciascuna delle due<br />
parti del questionario, e mediante Test di Wilcoxon sui punteggi relativi alle<br />
singole aree. Le differenze emerse da tale confronto sono state correlate con il<br />
quadro neuropsicologico del paziente, mediante test di Mann-Withney (sui<br />
punteggi equivalenti) e T di Student (sui punteggi grezzi). Analogamente, è<br />
stato effettuato il confronto tra le risposte del paziente e i punteggi rilevati ai<br />
test neuropsicologici, mediante gli stessi test. I risultati hanno evidenziato un<br />
grado di soddisfazione significativamente più elevato nei pazienti (p = 0.0371)<br />
rispetto ai caregiver, verosimilmente per una deficitaria consapevolezza<br />
dei propri deficit da parte dei pazienti. In particolare, le risposte differivano<br />
significativamente nell’area cognitiva (p = 0.0022) e in quella psicologica<br />
(p = 0.0244). Il confronto con i dati neuropsicologici non ha mostrato correlazioni<br />
significative, sia per i punteggi ottenuti dai pazienti, sia per le differenze<br />
tra le risposte fornite dai pazienti e quelle fornite dai familiari.<br />
Un piccolo gruppo di pazienti del sottogruppo (19) è stato avviato al progetto<br />
“ Casa Dago ”. Le ragioni di tale scelta sono state motivate dalla presenza<br />
di un effettivo isolamento sociale riscontrato dai test e testimoniato dal “ caregiver<br />
” e da disturbi cognitivi e comportamentali persistenti. In generale si può<br />
dire che le attività psico-educative svolte nella “ casa ” hanno permesso alla<br />
maggioranza di pazienti avviati al progetto di reinserirsi nelle attività sociali,<br />
242 2006
Borse di studio<br />
professionali e scolastiche con un livello soddisfacente rispetto alle problematiche<br />
precedenti. Il training e il supporto psicologico dei caregiver ha inoltre<br />
consentito una riduzione dei livelli di ansia e depressione riscontrati prima<br />
dell’avvio al progetto “ Casa Dago ”.<br />
Conclusioni<br />
Dai risultati emersi si evidenzia come il QOLIBRI potrebbe diventare uno<br />
strumento standard per la valutazione del grado di soddisfazione o insoddisfazione<br />
della qualità di vita delle persone che hanno subito un TCE, soprattutto<br />
se somministrato a paziente e “ caregiver ”, almeno nei casi con scarsa<br />
consapevolezza dei propri deficit.<br />
Lo studio sembra, infatti, suggerire una percezione della Qualità della<br />
Vita da parte del paziente migliore rispetto a quanto percepito dal suo “ caregiver<br />
”. Tale differenza potrebbe dipendere tanto da un deficit di consapevolezza<br />
da parte del paziente, quanto da un’ipervalutazione delle conseguenze<br />
del TCE da parte del “ caregiver ”. L’assenza di correlazioni della Qualità della<br />
Vita con i deficit cognitivi meriterebbe un ulteriore approfondimento per possibili<br />
connessioni con i disturbi comportamentali e psicologici. Un progetto di<br />
reinserimento familiare e sociale supervisionato e guidato come “ Casa Dago ”<br />
può consentire un miglioramento della Qualità della vita del paziente con esiti<br />
di TCE e ridurre l’isolamento sociale dell’intero nucleo familiare.<br />
2006 243
Sezione II<br />
Riconoscimento di moti gravitazionali<br />
durante il moto apparente<br />
Vincenzo Maffei<br />
Introduzione e metodo<br />
Recenti studi hanno mostrato che il cervello umano è in grado di riconoscere<br />
i moti gravitazionali (naturali) da moti non gravitazionali (non-naturali)<br />
(Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago M.,<br />
Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634). Poiché è noto che il<br />
sistema visivo non è in grado di stimare correttamente le accelerazioni si è<br />
ipotizzato che esista un modello interno delle legge di gravità (1g-internal<br />
model) (Indovina I., Maffei V. et al., 2005, Science 308 (5720): 416-419; Zago<br />
M., Bosco G. et al., 2004, J Neurophysiol 91(4): 1620-1634; Zago M., Bosco G.<br />
et al., 2005, J Neurophysiol 93(2): 1055-1068; McIntyre J., Zago M. et al., 2001,<br />
Nat Neurosci 4(7): 693-694). Si è inoltre visto (Indovina I., Maffei V. et al.,<br />
2005, Science 308 (5720): 416-4191) che una particolare regione del cervello<br />
(definita rete vestibolare) è la possibile sede neurale di tale modello. Il<br />
modello per poter funzionare ha bisogno di informazioni in ingresso, che<br />
sono rappresentate dalle informazioni visive del moto, ed è del tutto banale<br />
notare che questo è un punto cruciale.<br />
Oramai da circa 30 anni è consolidata l’idea che per analizzare il moto<br />
degli oggetti esistono nel cervello almeno 2 differenti meccanismi (Palmer<br />
S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14: 519-<br />
527; Lu Z.-L. & Sperling G., 2001, J Opt Soc Am A 18(9): 2331-2731). Siamo<br />
abituati in generale a percepire il moto continuo degli oggetti reali. Si è notato<br />
che in alcune situazioni, per la verità anche molto comuni, una successione di<br />
immagini statiche comunque è ancora in grado di generare la percezione del<br />
movimento. Questo accade ad esempio quando guardiamo un film. Difatti le<br />
immagini che vediamo non sono altro che sequenze opportune di immagini<br />
statiche. In quest’ultimo caso utilizziamo un secondo sistema visivo dedicato<br />
al riconoscimento del moto apparente definito appunto apparent motion<br />
system. Si possono creare artificialmente dei moti apparenti, cioè successioni<br />
di immagini statiche, che la nostra mente percepisce del tutto analoghi a stimoli<br />
reali. Si parla in questi casi di short-range apparent motion (SAM) (Palmer<br />
S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />
519-527).<br />
In una serie di esperimenti abbiamo voluto testare se anche durante un<br />
particolare tipo di moto apparente, il long-range apparent motion (LAM) (Palmer<br />
S.E., 1999, Vision Science, MIT Press; Braddick O., 1974, Vision Res 14:<br />
519-527), la nostra mente fosse in grado di riconoscere i moti gravitazionali. Il<br />
LAM ha la peculiarità di generare informazioni visive degradate rispetto al<br />
normale moto reale (CM) in quanto manca l’informazione istantanea relativa<br />
alla velocità. I moti di tipo LAM non sono una pura curiosità intellettuale. Nel<br />
corso dell’evoluzione, l’uomo si è dovuto adattare ad ambienti ostili. Ad esem-<br />
244 2006
Borse di studio<br />
pio per sopravvivere in una foresta certamente era richiesta l’abilità di intercettare<br />
oggetti in movimento, la cui traiettoria poteva essere in parte o del<br />
tutto occlusa da piante, alberi o quant’altro. Le informazioni che quindi potevano<br />
essere estratte erano certamente parziali e degradate. In questo caso un<br />
sistema che fosse in grado di fare il rilevamento del moto partendo da informazioni<br />
visive limitate e rumorose era vitale.<br />
Utilizzando le tecniche di Computer Graphics sono stai generati una serie<br />
di stimoli virtuali. Questi consistevano in una palla in movimento secondo la<br />
legge gravitazionale, o comunque compatibili con questa, (moti naturali)<br />
verso stimoli chiaramente innaturali. Metà degli stimoli era conforme ai moti<br />
apparenti SAM quindi del tutto analoghi a stimoli in moto continuo, un’altra<br />
metà ai moti LAM. A 19 volontari sani era chiesto di intercettare la palla in<br />
movimento attraverso la pressione di un tasto. Mentre i soggetti eseguivano il<br />
compito veniva registrata la loro attività corticale attraverso la risonanza<br />
magnetica funzionale.<br />
Risultati e discussione<br />
I risultati ottenuti sono stati sorprendenti. Analizzando le risposte comportamentali<br />
si è trovato i volontari erano in grado di intercettare i moti SAM<br />
con maggiore precisione rispetto ai moti LAM. E questo era conforme alle<br />
aspettative, laddove la mancanza parziale di informazione tende a degradare<br />
il comportamento. La novità è stata nel vedere che in genere la maggiore differenza<br />
nel compito non era in funzione del tipo di moto (SAM o LAM), ma<br />
nel grado di naturalezza. Cioè le maggiori differenze in precisione erano tra<br />
moti naturali e non naturali. Le stesse immagini funzionali dell’attività cerebrale<br />
hanno mostrato che sia durante i moti LAM che durante i moti SAM la<br />
rete vestibolare è attiva per i moti naturali in maniera significativamente maggiore<br />
che nei moti non-naturali.<br />
Si è stati quindi in grado di concludere che sia durante moti continui<br />
(SAM) che moti apparenti (LAM), quando le informazioni visive sono degradate,<br />
la nostra mente è in grado di riconoscere la legge di gravità. Si tenga<br />
presente che noi viviamo in un campo gravitazionale, il poter quindi riconoscere<br />
la gravità in situazioni molto differenti tra loro è estremamente importante<br />
da un punto di vista comportamentale.<br />
Inoltre si è notata che una particolare area cerebrale (Claeys K.G., Lindsey<br />
D.T. et al., 2003, Neuron 40(3): 631-642) dedicata al riconoscimento di<br />
specifiche caratteristiche (la salienza) dei moti apparenti, posizionata nel<br />
lobulo parietale inferiore (HM-IPL), è maggiormente attiva durante i moti<br />
naturali.<br />
Questo potrebbe indicare che le particolari caratteristiche spazio-temporali<br />
che sono presenti nei moti naturali aiutano HM-IPL nel riconoscere il movimento<br />
degli oggetti quando le informazioni visive iniziali sono parziali come nei<br />
moti LAM.<br />
2006 245
Sezione II<br />
Attivazione e localizzazione cellulare della<br />
serina-treonina chinasi ATM (ataxia telangectasia mutated)<br />
nel differenziamento neuronale<br />
Michele Mingardi<br />
Introduzione<br />
L’Atassia Telangectasia (AT) è una patologia genetica autosomica recessiva<br />
caratterizzata principalmente dalla perdita progressiva delle funzioni<br />
cerebellari, imputabile alla neurodegenerazione a carico delle cellule del Purkinje.<br />
A livello molecolare la patologia è associata a mutazioni su entrambi gli<br />
alleli del gene ATM (Ataxia Telangectasia Mutated), mutazioni che causano<br />
l’assenza funzionale della proteina chinasi serina/treonina PI-3-kinase-like<br />
ATM. ATM è una chinasi che svolge un ruolo centrale nella risposta cellulare<br />
al danno al DNA, promuovendo l’arresto cellulare ed il riparo, oppure l’apoptosi,<br />
impedendo quindi la replicazione in presenza di DNA danneggiato e la<br />
conseguente instabilità genomica. Pertanto tale proteina ha una funzione<br />
importante sia in quelle situazioni fisiologiche che prevedono rotture del DNA<br />
su entrambi i filamenti (riarrangiamento delle immunoglobuline, maturazione<br />
delle cellule germinali) sia in situazioni di stress che determinano tali<br />
rotture (radiazioni ionizzanti, stress ossidativi) (3 Shiloh Y., 2003, Nat Rev<br />
Cancer 3: 155-167).<br />
I neuroni derivanti dai topi AT sono resistenti all’apoptosi indotta da<br />
radiazioni ionizzanti e ciò suggerisce che la mancanza di ATM prevenga l’eliminazione<br />
nello sviluppo di progenitori neuronali danneggiati. L’assenza di<br />
tale risposta risulterebbe quindi nell’accumulo di neuroni danneggiati, che in<br />
una fase adulta potrebbero più facilmente andare incontro a degenerazione.<br />
Diversi studi hanno dimostrato che i livelli di ATM decrescono durante il differenziamento<br />
e che i progenitori neuronali AT sono difettivi nella risposta<br />
differenziativa in vitro (Allen D.M., van Praag H. et al., 2001, Genes Dev 15:<br />
554-566). Ciò suggerisce che il differenziamento neuronale possa modulare<br />
l’attivazione di ATM.<br />
Metodi e risultati<br />
Per definire il ruolo di ATM nella segnalazione fisiologica richiesta per<br />
assicurare la sopravvivenza neuronale ed il differenziamento, l’attività e la<br />
localizzazione di ATM in queste vie di segnalazione è stata analizzata avvalendosi<br />
di un modello sperimentale di differenziamento neuronale basato sulla<br />
linea cellulare umana di neuroblastoma SHSY5Y.<br />
La linea cellulare SHSY5Y è comunemente usata per mimare il differenziamento<br />
neuronale in terreno completo ed in presenza di 10 µM acido retinoico<br />
per 5 giorni seguiti da 2 giorni aggiuntivi in terreno privo di siero contenente<br />
40 ng/ml BDNF (Biton S., Dar I. et al., 2006, J Biol Chem 281: 17482-<br />
17491). In queste condizioni le cellule di neuroblastoma differenziano ed<br />
246 2006
Borse di studio<br />
acquisiscono alcune caratteristiche morfologiche tipiche dei neuroni primari.<br />
Esperimenti di immunofluorescenza e di immunoblotting con anticorpi specifici<br />
hanno consentito di verificare l’espressione di alcuni marcatori del differenziamento,<br />
tra cui NF200, MAP2, GAP43,TAU, Tuj1, TrkA, e la Calcitonina.<br />
L’espressione e l’attività di ATM sono state rilevate mediante immunoblotting<br />
con anticorpi che riconoscono specificamente ATM oppure fosfo-<br />
Ser1981-ATM (la forma attivata della chinasi). Tale approccio ha consentito<br />
di rivelare che i livelli di ATM non aumentano, bensì decrescono durante il<br />
differenziamento. Consistentemente non si osserva alcuna attivazione della<br />
chinasi durante il differenziamento. Inoltre il differenziamento per sé non<br />
determina l’induzione della fosforilazione di alcune proteine identificate<br />
come substrati di ATM in seguito a danno al DNA.<br />
Per definire la presenza di una correlazione tra differenziamento ed attività<br />
di ATM, gli stessi esperimenti sono stati eseguiti in assenza della funzione<br />
di ATM. L’approccio scelto per eliminare l’attività di ATM, è stata la generazione<br />
di linee cellulari stabilmente transfettate con costrutti per l’espressione<br />
di specifici shRNA per ATM. La riduzione dei livelli di ATM è stata verificata<br />
mediante immunoblotting con specifici anticorpi. Tale approccio ha consentito<br />
di dimostrare che la forte riduzione dell’espressione di ATM non compromette<br />
il differenziamento neuronale in vitro. Al contrario la presenza di ATM<br />
è assolutamente necessaria anche nel sistema modello per mediare la risposta<br />
apoptotica al danno al DNA indotto da radiazioni ionizzanti o da sostanze<br />
radiomimetiche.<br />
Discussione<br />
Questo studio supporta l’ipotesi in base alla quale ATM non partecipa<br />
direttamente al differenziamento neuronale, che coerentemente con i nostri<br />
risultati non risulta alterato in individui affetti da AT. Al contrario ATM svolge<br />
un ruolo decisivo in presenza di stress che determinano danno al DNA e la<br />
sua assenza impedisce l’eliminazione per apoptosi dei progenitori neuronali<br />
danneggiati, favorendo quindi l’accumulo di cellule che preferenzialmente<br />
andranno incontro a neurodegenerazione.<br />
Esperimenti in altri sistemi modello di differenziamento consentiranno di<br />
consolidare il significato dei dati ottenuti.<br />
2006 247
Sezione II<br />
Studio genetico ed epigenetico del promotore di Reelin<br />
in pazienti autistici e controlli appaiati (C13)<br />
Veruska Papaleo<br />
L’ereditarietà dell’autismo non segue semplici regole mendeliane ma<br />
deriva da una combinazione di più mutazioni unita ad alterazioni della metilazione<br />
del DNA. Tra vari geni che codificano proteine di potenziale interesse<br />
per l’autismo, si è studiato il gene codificante Reelin, che si trova sul cromosoma<br />
7 (DeSilva U., D’Arcangelo G. et al.,1997, Genome Res 7: 157-164).<br />
Reelin è una proteina della matrice extracellulare espressa da interneuroni<br />
GABAergici che si lega a vari recettori di lipoproteine e attiva una<br />
cascata di tirosine chinasi seguite dalla fosforilazione di Dab1 (Pesold C., Liu<br />
W.S. et al. 1999, Proc Natl Acad Sci USA 96(6): 3217-3222). Questi eventi sono<br />
essenziali nell’embrione per la migrazione neuronale e la sinaptogenesi. Nell’adulto,<br />
invece, Reelin attiva una cascata di secondi messaggeri che influenzano<br />
l’espressione dei geni coinvolti nella plasticità sinaptica (Pesold C. et al.,<br />
1999, Proc Natl Acad Sci USA 96(6): 3217-3222).<br />
L’attivazione o la repressione della trascrizione di un gene può essere correlata,<br />
rispettivamente, con lo stato di acetilazione o de-acetilazione delle proteine<br />
istoniche del nucleosoma, che a loro volta si associano a de-metilazione o<br />
metilazione di alcune citosine presenti nella sequenza del DNA dei relativi promotori.<br />
Gli enzimi che permettono l’acetilazione (istone acetiltransferasi, HAT)<br />
o la deacetilazione degli istoni (HDACs) sono normalmente associati in complessi<br />
proteici. Il legame di proteine quali MeCP2 a siti CpG (citosina-fosforodiestere-guanina)<br />
metilati porta al reclutamento di HDACs, alla deacetilazione<br />
delle proteine istoniche ed alla condensazione della cromatina intorno al promotore<br />
del gene, causando la repressione della trascrizione (Sharma R.P.,<br />
Grayson D.R. et al., 2005, J Psychiatry Neurosci: 30(4): 257-263).<br />
Da ciò è chiaro che la regolazione dell’espressione di Reelin potrebbe<br />
dipendere dallo stato di metilazione e/o dalla presenza di mutazioni nel suo<br />
promotore. Per tale ragione si è deciso di studiare l’assetto epigenetico (metilazione)<br />
e genetico (mutazioni) di quest’ultimo nel DNA genomico estratto da<br />
tessuto cerebrale post-mortem di soggetti autistici e dei loro controlli<br />
appaiati. Inoltre, contemporaneamente sono stati condotti esperimenti di<br />
Western Blotting per quantificare il livello di proteina Reelin nei tessuti postmortem<br />
degli autistici e dei loro controlli.<br />
Materiali e metodi<br />
Dna – Tale studio è stato effettuato sul DNA estratto dalla sostanza grigia<br />
del solco temporale superiore (area di Brodmann 41) di 5 pazienti autistici e<br />
di 5 controlli normali appaiati per razza, sesso, età ed intervallo post-mortem.<br />
Trattamento con bisulfito – Il DNA è stato sottoposto al trattamento con<br />
bisulfito che converte le citosine non metilate ad uracili, mentre le citosine<br />
248 2006
Borse di studio<br />
metilate rimangono citosine (Frommer M., McDonald L.E. et al., 1992, Proc<br />
Nat Acad Sci USA 89: 1827-1831; Herman J.G., Graff J.R. et al., 1996, Proc Nat<br />
Acad Sci USA 93(18): 9821-9826; Singal R., Ginger G.D., 1999, Blood 93: 4059-<br />
4070). Come controlli positivo e negativo sono stati utilizzati DNA genomico<br />
metilato in vitro estratto da linfociti e DNA genomico estratto da linfociti<br />
rispettivamente. In particolare, 1µg di DNA genomico è stato denaturato con<br />
NaOH 2M per 15 minuti e dopo è stato convertito con la soluzione di bisolfito<br />
preparata fresca (10mM di idrochinone e bisolfito sodico 3M, pH 5.0). Ogni<br />
reazione è stata incubata a 50°C per 16-20 h e dopo purificata usando Wizard<br />
DNA purification kit (Promega, Madison, WI), seguita da trattamento desolfonante<br />
con NaOH 3M, che cambia gli uracili a timine. Il DNA quindi viene precipitato<br />
in etanolo e il pellet purificato è stato risospeso in 30 µl di ddH2O.<br />
Nested PCR, clonaggio e sequenziamento – Il DNA purificato e convertito è<br />
stato utilizzato per amplificare mediante PCR nested la banda di interesse. I<br />
primers utilizzati per l’amplificazione sono i seguenti: a) Reelin C G-F: GGT<br />
TTA AAG TAA TTT TGG GAG T; b) Reelin C G-R: CAA TAT ACA AAA AAA TAA<br />
ACA CCT C; c) Reelin C G-Fnest: GTT TTT AAA ATT GAA TGA G. La banda<br />
d’interesse è stata poi purificata da gel d’agarosio, ligata nel TOPO vector<br />
(Invitrogen) e clonata in cellule di E.coli. Per ciascun individuo sono stati analizzati<br />
mediante sequenziamento diretto 20 cloni, purificati mediante il Kit<br />
QUIAGEN di estrazione di DNA plasmidico.<br />
Western blotting – Per questi esperimenti è stato utilizzato il protocollo<br />
descritto in Lugli et al. (Lugli G., Krueger J.M. et al., 2003, BMC Biochem 4: 9).<br />
Risultati e discussione<br />
Risultati preliminari per quattro coppie di autistici e controlli mostrano<br />
che il pattern di metilazione nella zona studiata non è significativamente<br />
diverso tra autistico e relativo controllo. Sono stati trovati anche dei polimorfismi<br />
sia nella zona non codificante che nella zona codificante vicina al<br />
promotore. Tali polimorfismi dovranno essere confermati mediante il<br />
sequenziamento diretto del DNA genomico non convertito. Infatti anche<br />
questi polimorfismi potrebbero alterare l’espressione o la funzione della<br />
proteina reelin.<br />
I risultati del Western Blotting mostrano differenze nel livello di espressione<br />
della proteina reelin tra il controllo e il patologico sebbene non si<br />
osservi un trend costante per tutte le 10 coppie analizzate (in alcune coppie il<br />
livello di Reelin è inferiore nell’autistico rispetto al controllo mentre in altre è<br />
inferiore nel controllo rispetto all’autistico). Tuttavia, i risultati del Western<br />
Blotting potrebbero riflettere una diversa degradazione dei tessuti oggetto di<br />
questo studio piuttosto che una reale differenza nel livello di espressione della<br />
proteina reelin. Per questo motivo, si è deciso di quantificare il livello di RNA<br />
messaggero nei vari campioni mediante esperimenti di PCR quantitativa.<br />
2006 249
Sezione II<br />
Sam68 modula lo splicing alternativo di Bcl-x<br />
Maria Paola Paronetto<br />
Introduzione<br />
Lo splicing alternativo è un meccanismo di regolazione che permette ai<br />
geni di codificare per isoforme proteiche multiple in grado di svolgere differenti<br />
ruoli biologici (Black D.L., 2003, Annu Rev Biochem 72: 291-336). Nei<br />
mammiferi i segnali che definiscono l’inizio e la fine di un introne non sono<br />
ben definiti, e possono essere identificati solo con l’aiuto di elementi addizionali<br />
che agiscono in cis, detti “ splicing enhancers ” e “ splicing silencers ”, presenti<br />
di solito in copie multiple. Questo enorme corpo di informazioni viene<br />
decodificato da due famiglie di proteine, le SR proteins e le hnRNP; le prime<br />
sono costituite da due domini di legame all’RNA ed un dominio ricco in<br />
serine ed arginine: queste proteine legano gli splicing enhancers ed attivano lo<br />
splicing sedendosi vicino ai siti di splicing. Le hnRNPs legano gli splicing<br />
silencers e quindi inibiscono lo splicing: il destino di un pre-mRNA è quindi<br />
deciso dall’antagonismo tra hnRNP ed SR proteins. Proteine addizionali sono<br />
richieste per conferire specificità alla regolazione dello splicing alternativo e<br />
per decifrare i pathway di traduzione del segnale che lo determinano.<br />
Cellule altamente differenziate quali quelle del sistema nervoso e le cellule<br />
germinali sono caratterizzate da un elevato numero di eventi di splicing alternativo.<br />
Le isoforme prodotte hanno spesso caratteristiche funzionali peculiari<br />
che amplificano la plasticità della cellula, soprattutto in risposta a segnali<br />
esterni. Sam68 è un buon candidato che integra i meccanismi di trasduzione<br />
del segnale al metabolismo degli RNA. Sam68 appartiene alla famiglia STAR<br />
(Signal Transduction and Activation of RNA metabolism) (Vernet C., Artzt K.,<br />
1997, Trends Genet 13: 479-484), e fu identificata per la prima volta come target<br />
della tirosin chinasi Src. La localizzazione subcellulare di Sam68 e la sua<br />
affinità per l’RNA sono regolate da modificazioni post-traduzionali come<br />
fosforilazioni e metilazioni (Wang L.L., Richard S., Shaw A.S.,1995, J Biol<br />
Chem 270: 2010-2013; Lukong K.E., Larocque D. et al., 2005, J Biol Chem 280:<br />
38639-38647). Un ruolo di Sam68 nello splicing alternativo è stato proposto<br />
per la prima volta da Matter (Matter N., Herrlich P., Konig H., 2002, Nature<br />
420: 691-695), che ha dimostrato la capacità di Sam68 di indurre l’inclusione<br />
dell’esone variabile V5 nel messaggero di CD44. Più recentemente è stato<br />
documentato che Sam68 coopera con SRm160 nella regolazione dello splicing<br />
alternativo di CD44 (Cheng C., Sharp P.A., 2006, Mol Cell Biol 26: 362-<br />
370) e che è in grado di associare con Brm, un componente del complesso di<br />
rimodellamento della cromatina SWI/SNF (Batsche E., Yaniv M., Muchardt<br />
C., 2006, Nat Struct Mol Biol 13: 22-29), suggerendo che possa partecipare agli<br />
eventi di splicing negli stadi iniziali di sintesi del pre-mRNA di CD44.<br />
Lo splicing alternativo gioca un ruolo fondamentale nell’apoptosi. Molti<br />
pre-mRNA per fattori apoptotici hanno forme alternative di splicing con differenti<br />
funzioni (Schwerk C., Schultze-Osthoff K., 2005, Mol Cell 19: 1-13). Un<br />
250 2006
Borse di studio<br />
chiaro esempio è rappresentato dal messaggero di Bcl-X, il cui splicing alternativo<br />
può generare una forma anti-apoptotica (Bcl-x(L) Long) ed una proapoptotica<br />
(Bcl-x(S) short) (Boise L.H., Gonzalez-Garcia M. et al., 1993, Cell<br />
74: 597-608). La scelta tra le due isoforme riflette la differente sensibilità delle<br />
cellule verso agenti che inducono apoptosi; per esempio, le cellule tumorali<br />
spesso up-regolano l’isoforma anti-apoptotica, evento associato ad un aumentato<br />
rischio di metastasi.<br />
In questo studio abbiamo investigato il ruolo svolto dalla RNA binding<br />
protein Sam68 nella regolazione dell’apoptosi ed abbiamo identificato i primi<br />
target cellulari di Sam68 coinvolti nell’apoptosi.<br />
Materiali e metodi<br />
Colture cellulari e trasfezioni – HEK293 sono state cresciute in DMEM con<br />
10% siero, penicillina e streptomicina. Per le trasfezioni, HEK293 sono state<br />
pilastrate in piastre da 35mm un giorno prima della trasfezione con 1µg di<br />
DNA (Bcl-X minigene, pEGFP-Sam68wt, pCMV5-Fyn) con lipofectamina<br />
(Invitrogen). 24 ore dopo la trasfezione le cellule sono state raccolte per l’estrazione<br />
di RNA o per analisi biochimiche. Per l’“ RNA interference ” le cellule<br />
ad un 50-60% di confluenza sono state trasfettate con piccoli siRNA<br />
(MWG Biotech) usando Oligofectamine e Opti-MEM medium (Invitrogen). Le<br />
sequenze dei siRNA sono: (sense strand): 5’-GGAUCUGCAUGUCUUCAUU-3’<br />
(si1Sam68) e 5’-CUGUCAGGAGCAAUUU CUA-3’(si2Sam68). Le sequenze di<br />
controllo sono: 5’-GUGCUCAAUUGGAUU CUCU-3’(si1 ctrl) e 5’-GGAGCUU-<br />
CAUUGCUAUCAA-3’(si2 ctrl).<br />
Co-immunoprecipitazioni proteine-RNA – Gli esperimenti di co-immunoprecipitazione<br />
e pull-down sono stati condotti come precedentemente descritto<br />
(Paronetto M.P., Zalfa F. et al., 2006, Mol Biol Cell 17: 14-24).<br />
Estrazione di RNA ed analisi di RT-PCR – L’RNA totale è stato estratto<br />
dalle cellule trasfettate usando il reagente Trizol (Invitrogen) secondo le<br />
istruzioni di manifattura. L’RNA è stato quindi risospeso in acqua priva di<br />
RNasi (Sigma-Aldrich) e immediatamente congelato a -80°C. 1µg di RNA è<br />
stato utilizzato per RT-PCR usando la trascrittasi inversa M-MLV (Invitrogen)<br />
secondo le istruzioni di manifattura. 10% della reazione è stata quindi<br />
utilizzata come temprato in una PCR con primers specifici (Bcl-X(forward)<br />
5’-GGAGCTGGTGGTTGACTTTCT-3’ and Bcl-X(reverse) 5’-TAGAAGGCA<br />
CAGTCGAGG-3’) in grado di discriminare tra le forme Long e Short di Bcl-x.<br />
Staining per l’annessina V – Le cellule trasfettate sono state lavate con PBS<br />
e colorate con Annexin V-PE (BD Pharmingen) secondo le istruzioni di manifattura.<br />
Le cellule GFP positive sono state quindi analizzate con un FACScalibur<br />
Flow Cytometer (Necton Dickinson).<br />
Risultati e discussione<br />
Sam68 lega direttamente gli RNA di geni apoptotici – Sam68 è una RNA binding<br />
protein i cui livelli intracellulari regolano la progressione del ciclo cellulare<br />
2006 251
Sezione II<br />
e l’apoptosi (Taylor S.J., Resnick R.J., Shalloway D., 2004, BMC Cell Biol 5: 5-<br />
16). Per comprendere in che modo Sam68 svolga un ruolo nella regolazione<br />
post-trascrizionale di mRNA codificanti per regolatori apoptotici Sam68 endogena<br />
è stata immunoprecipitata con un anticorpo anti-Sam68 da estratti cellulari<br />
di Hek293, preparati in condizioni tali da preservare l’integrità di RNA e<br />
ribonucleoproteine (Paronetto M.P., Zalfa F. et al., 2006, Mol Biol Cell 17: 14-24).<br />
L’RNA è stato estratto dagli immunoprecipitati ed analizzato per RT-PCR per la<br />
presenza di geni coinvolti nella regolazione dell’apoptosi. Abbiamo trovato che<br />
Sam68 lega in modo specifico gli RNA per Bak, Bax, Bcl-x e Bim, ma non l’RNA<br />
di Bcl2. Per testare se Sam68 sia in grado di legare questi trascritti direttamente<br />
abbiamo costruito proteine ricombinanti di fusione alla GST, ed abbiamo verificato<br />
che il legame a questi RNA è diretto.<br />
Sam68 stimola lo splicing di Bcl-xs in vivo – Successivamente siamo andati<br />
ad investigare se variazioni dei livelli intracellulari di Sam68 potessero influenzare<br />
lo splicing di Bcl-x e l’apoptosi delle cellule. Esperimenti down-regolazione<br />
di Sam68 attraverso RNA interference hanno prodotto un cambiamento del<br />
rapporto delle due isoforme di Bcl-x, con un aumento della forma long antiapoptotica;<br />
l’overespressione di costrutti GFP o GFP-Sam68 in Hek293 hanno<br />
dimostrato che l’up-regolazione di Sam68, ma non della GFP, provoca un<br />
aumento della forma short rispetto alla long. L’overespressione di Sam68 provoca<br />
inoltre un aumento dell’apoptosi cellulare, vista come evento precoce<br />
(annessina positività) e come evento tardivo (frammentazione dei nuclei).<br />
Per approfondire la regolazione dello splicing di Bcl-x da parte di Sam68<br />
abbiamo utilizzato un minigene costituito dagli esoni 1, 2 e 3 di Bcl-x, l’introne<br />
1 completo e parte dell’introne 2. La trasfezione di GFP-Sam68 insieme<br />
a questo gene reporter stimola fortemente la formazione della variante di splicing<br />
“ short ” in modo dipendente dalla quantità di Sam68 trasfettata.<br />
La tirosin chinasi Fyn modula lo splicing alternativo di Bcl-x mediato da<br />
Sam68 – Sam68 è stata originariamente identificata come substrato di Src in<br />
mitosi (Taylor S.J., Shalloway D., 1994, Nature 368: 867-871) ed è stato dimostrato<br />
che la sua fosforilazione in tirosine da parte della Src chinasi Fyn diminuisce<br />
la sua affinità per un RNA sintetico omopolimerico (Wang L.L., Richard<br />
S., Shaw A.S.,1995, J Biol Chem 270: 2010-2013; Paronetto M.P., Zalfa F. et al.,<br />
2006, Mol Biol Cell 17: 14-24). Ci siamo quindi chiesti se la fosforilazione in tirosine<br />
fosse in grado di influenzare l’attività di splicing di Sam68 verso un target<br />
cellulare. Attraverso esperimenti di co-espressione di Sam68 con la tirosin chinasi<br />
Fyn wild type abbiamo dimostrato che la fosforilazione da parte di Fyn è in<br />
grado di inibire la capacità di Sam68 di favorire la selezione dello splice site in<br />
5’ di Bcl-x, controbilanciandone completamente l’effetto.<br />
Conclusioni<br />
I risultati ottenuti in questo lavoro indicano che la regolazione dell’apoptosi<br />
da parte di Sam68 coinvolge cambiamenti nello splicing alternativo del<br />
target intracellulare Bcl-x; fluttuazioni nei livelli intracellulari di Sam68<br />
influenzano il rapporto tra la forma anti-apopotica Bcl-xL e la forma pro-<br />
252 2006
Borse di studio<br />
apoptotica Bcl-xS. Infine, modificazioni post-traduzionali in risposta all’ambiente<br />
intracellulare sono in grado di influenzare l’attività di splicing verso<br />
Bcl-x e l’apoptosi.<br />
Poiché Bcl-x è essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso nei mammiferi<br />
e Sam68 è espressa a livelli elevati nei neuroni, è possibile che la regolazione<br />
da noi descritta abbia risvolti funzionali nello sviluppo neuronale. Inoltre,<br />
data la regolazione da parte delle Src chinasi dello splicing alternativo<br />
modulato da Sam68, è possibile che il pathway composto da Src e Sam68<br />
regoli l’espressione anche di altre isoforme specifiche del sistema nervoso.<br />
Infatti, numerosi dati riportano dell’importanza di Src e di altre chinasi omologhe<br />
sia nello sviluppo del sistema nervoso che nella plasticità sinaptica di<br />
neuroni differenziati (Kalia L.V., Gingrich J.R., Salter M.W., 2004, Oncogene<br />
23: 8007-8016).<br />
Studi futuri saranno indirizzati a indagare il possibile coinvolgimento di<br />
Sam68 e di meccanismi di splicing alternativo da essa regolati nel ruolo di Src<br />
nel sistema nervoso.<br />
2006 253
Sezione II<br />
Basi neurali nei processi di memoria spaziale:<br />
studi neuropsicologici e di neuroimmagini<br />
Sabrina Pitzalis<br />
Introduzione<br />
Nel presente progetto sono state studiate le capacità di memoria a breve e<br />
lungo termine durante la navigazione in percorsi spaziali nel micro-spazio<br />
(codificati utilizzando prevalentemente informazioni visive) e nel macro-spazio<br />
(codificati utilizzando anche informazioni propriocettive e vestibolari). In<br />
questa ricerca sono state studiate le prestazioni di soggetti normali e pazienti<br />
cerebrolesi nei due tipi di spazio usando compiti simili. Sono stati eseguiti<br />
una serie di esperimenti per verificare la teoria di Wang and Spelke (Wang<br />
R.F., Spelke E.S., 2002, Trends Cogn Sci 6: 376-382) sull’esistenza di una subdivisione<br />
dei processi cognitivi coinvolti nella navigazione umana. La navigazione<br />
sottenderebbe almeno due processi principali, quali il riconoscimento<br />
di forme geometriche e dei punti di riferimento ambientali.<br />
Gli esperimenti del presente progetto sono stati eseguiti introducendo due<br />
punti di riferimento (anche detti landmarks) nella versione umana del “ Morris<br />
maze ” utilizzato nello studio di Guariglia et al. (Guariglia C., Piccardi L. et<br />
al., 2005, Neuropsychologia 43: 1138-1143).<br />
Lo scopo di questi studi è di scoprire se differenti forme di Neglect hanno<br />
differenti influenze durante la navigazione e quindi, se differenti tipi di<br />
neglect sono capaci o meno di approfittare dei vari landmarks. Sulla base di<br />
un precedente studio di Pizzamiglio et al. (Pizzamiglio L., Guariglia C., Cosentino<br />
T., 1998, Cortex 34: 719-730), sappiamo che differenti tipi di lesione producono<br />
differenti comportamenti quando i punti di riferimento sono presenti,<br />
ma non sappiamo se la presenza di neglect rapresentazionale possa influenzare<br />
la navigazione.<br />
Come ulteriore scopo, sarebbe quindi interessante replicare i risultati di<br />
Pizzamiglio et al. (Pizzamiglio L., Guariglia C., Cosentino T., 1998, Cortex 34:<br />
719-730).<br />
Metodo<br />
Hanno partecipato a questo studio trentasei soggetti divisi in cinque<br />
gruppi. Tutti hanno dato il loro consenso informato a partecipare allo studio,<br />
che è stato approvato dal comitato etico locale.<br />
1. Cinque pazienti con lesioni destre (3 uomini) affetti da neglect senza<br />
segni di neglect rappresentazionale (H+).<br />
2. Sei pazienti con lesioni destre (5 uomini) affetti da percettivo e rappresentazionale<br />
(Rep+).<br />
3. Otto pazienti con lesioni destre (5 uomini) senza segni di neglect (H-).<br />
4. Nove pazienti con lesioni sinistre (8 uomini) senza segni di neglect (LN-).<br />
254 2006
5. Otto soggetti (7 uomini) senza segni di disturbi neurologici e psichiatrici<br />
(C).<br />
Gli esperimenti sono stati condotti in una stanza rettangolare (2 × 5m)<br />
provvista di una microcamera in un angolo. La stanza conteneva solo due<br />
landmarks; una lampada e un appendiabiti. Uno di questi era posto al centro<br />
della parete lunga e l’altro al centro della parete corta. Durante l’esperimento<br />
questa posizione restava invariata, ma era controbilanciata tra i vari soggetti.<br />
I soggetti, muovendosi con una sedia a rotelle motorizzata, erano istruiti a<br />
cercare una posizione nascosta da dove sarebbe provenuto un segnale target<br />
sonoro o luminoso.<br />
I soggetti eseguivano questi tre compiti:<br />
– Ricerca: I soggetti erano fatti entrare nella stanza bendati e posti al centro,<br />
una volta sbendati dovevano cercare la posizione del segnale target portandosi<br />
su di esso. Nelle successive prove il target rimaneva nella stessa posizione,<br />
ma il soggetto era disorientato ruotando la sedia.<br />
– Arrivo immediato: invece che partire dal centro, il soggetto era fatto<br />
partire da una delle due pareti.<br />
– Arrivo ritardato: per testare la memoria a lungo termine sono state eseguite<br />
delle prove di ricordo con un ritardo di 30 minuti dalla prima.<br />
Alle fine delle prove i soggetti erano sottoposti a questionari per investigare<br />
le loro strategie e per verificare se ricordavano la natura e la posizione<br />
dei due punti di riferimento presenti nella stanza.<br />
La performance nella navigazione era valutata attraverso il tempo di raggiungimento<br />
del target e il percorso seguito.<br />
Risultati<br />
Borse di studio<br />
Tempo di navigazione<br />
Separate analisi statistiche (ANOVA) sulle tre differenti condizioni hanno<br />
mostrato che:<br />
– Nel compito di ricerca i pazienti affetti da neglect percettivo (N+)<br />
spendono più tempo rispetto ai controlli e ai pazienti senza neglect. La loro<br />
performance non differisce da quella dei pazienti affetti da neglect rappresentazionale.<br />
– Nel compito di arrivo immediato i pazienti affetti da neglect percettivo<br />
(N+) e rappresentazionale (Rep+) impiegano più tempo degli altri gruppi nel<br />
raggiungere il target indipendentemente dalla posizione di partenza.<br />
– Nel compito di arrivo ritardato i pazienti affetti da neglect rappresentazionale<br />
(Rep+) sono più lenti di tutti gli altri gruppi che non differivano tra loro.<br />
Percorso di navigazione<br />
– Con l’eccezione del pazienti H+, tutti gli altri partecipanti non hanno<br />
mostrato deficit nel compito di ricerca.<br />
2006 255
Sezione II<br />
– Nel compito di arrivo immediato, controlli (C) e pazienti senza neglect<br />
(H- e LH-) traggono benefici dalla presenza dei punti di riferimento poiché i<br />
loro spostamenti sono diretti verso lo scopo.<br />
– Nel compito di arrivo ritardato gli unici pazienti che non seguivano<br />
strategie dirette allo scopo erano i pazienti affetti da neglect rappresentazionale<br />
(Rep+).<br />
Discussione<br />
Il presente studio mostra che i pazienti con neglect sono severamente<br />
danneggiati nella navigazione basata su punti di riferimento, ma i pazienti<br />
con neglect percettivo sono in grado di generare una completa rappresentazione<br />
mentale dell’ambiente derivandolo dalla loro deficitaria navigazione. Al<br />
contrario, pazienti con neglect rappresentazionale hanno mostrato un grosso<br />
deficit che impedisce loro di usare con successo il ricordo di un posto visto e<br />
il seguente preorientamento nello stesso.<br />
Nella seconda parte dello studio sarà di grande aiuto la localizzazione e<br />
l’estensione delle lesioni cerebrali dei pazienti studiati per ricercare eventuali<br />
correlati anatomici dei dati.<br />
Concludendo, questo studio mostra l’importanza dello studio delle immagini<br />
mentali e il suo coinvolgimento nella navigazione.<br />
256 2006
Borse di studio<br />
Ruolo dei recettori 5-HT4<br />
nel processo di consolidamento mnesico<br />
Leonardo Restivo<br />
Il recettore 5-HT4 (5-HT4R) è un recettore associato a proteina G<br />
espresso nel sistema limbico e nelle regioni corticali del sistema nervoso<br />
centrale dei mammiferi (Bockaert J. et al., 2004, Curr Drug Targets CNS<br />
Neurol Disord 3: 39-51). L’attivazione del 5-HT4R aumenta i livelli intracellulari<br />
di cAMP ed aumenta l’attività della PKA con una conseguente<br />
inibizione delle fosfatasi e fosforilazione dei canali del potassio attivati da<br />
voltaggio (Ansanay H. et al., 1995, Proc Natl Acad Sci USA 92: 6635-6639).<br />
L’attivazione della cascata di cAMP da parte del 5-HT4R induce un prolungamento<br />
del potenziale d’azione producendo un incremento dell’eccitabilità<br />
cellulare ed un aumento del rilascio di neurotrasmettitori in<br />
regioni critiche per l’apprendimento e la memoria, supportando un ruolo<br />
pro-mnesico per il 5-HT4R (Moser P.C. et al., 2002, J Pharmacol Exp Ther<br />
302: 731-741).<br />
In accordo con i dati molecolari, gli studi comportamentali hanno<br />
mostrato che la somministrazione di agonisti del 5-HT4R produce un<br />
miglioramento della prestazione in compiti di memoria olfattiva e facilita<br />
l’apprendimento spaziale in ratti adulti ed anziani (Letty S. et al., 1997, Neuropharmacology<br />
36: 681-687; Gale J.D. et al., 1994, Br J Pharmacol 111: 332-<br />
338). Gli studi elettrofisiologici hanno mostrato che l’effetto pro-mnesico<br />
dell’attivazione dei 5-HT4R è mediato da un aumento della plasticità a<br />
livello delle sinapsi ippocampali (Spencer J.P. et al., 2004, Neuroscience 129:<br />
49-54; Marchetti E. et al., 2004, Neuropharmacology 47: 1021-1035). Nel loro<br />
complesso questi dati indicano che questo recettore è in grado di modulare i<br />
meccanismi di plasticità neurale necessari per la codifica ed il consolidamento<br />
delle tracce di memoria.<br />
Al fine di promuovere la stabilizzazione di reti neurali che supportano<br />
l’immagazzinamento delle tracce di memoria i singoli neuroni vanno incontro<br />
sia al potenziamento della neurotrasmissione che al rimodellamento<br />
della arborizzazione dendritica (Kolb B. et al., 1998, Annu Rev Psychol 49:<br />
43-64, per una rassegna). In particolare, i nostri dati mostrano che l’apprendimento<br />
di un compito di discriminazione olfattiva simultanea promuove<br />
un aumento di densità di spine dendritiche nell’ippocampo di topi inincrociati<br />
(Restivo L. et al., 2006, Hippocampus 16: 472-479). Sulla base dell’efficacia<br />
degli agonisti dei 5-HT4R come agenti pro-mnesici e modulatori della<br />
plasticità sinaptica, abbiamo deciso di esaminare l’efficacia del potente agonista<br />
parziale SL65.0155 nell’aumentare le prestazioni di memoria in un<br />
compito di discriminazione olfattiva e di potenziare la crescita di spine dendritiche<br />
indotta da apprendimento in due ceppi di topi inincrociati che<br />
mostrano una differente predisposizione ad apprendere compiti ippocampo-dipendenti.<br />
2006 257
Sezione II<br />
Materiali e metodi<br />
Topi C57BL/6J (N=24) e DBA/2J (N=23) maschi adulti (3 mesi).<br />
L’Olfactory Tubing Maze (OTM) (Roman F.S. et al., 2002, J Neurosci<br />
Methods 117: 173-181) è costituito da 4 camere di test (cubiche, lato 10 cm)<br />
connesse da tubi di plastica (diametro: 5 cm).<br />
Due stimoli olfattivi sono rilasciati simultaneamente da due bocchette<br />
situate all’estremità di due tubi (diametro 5 cm; lunghezza 20 cm) posti perpendicolarmente<br />
rispetto ai lati delle camere di test. A ciascuna estremità di<br />
questi tubi sono posti una coppetta per l’acqua ed un altoparlante. L’uscita e<br />
l’ingresso alle camere sono regolati da porte automatizzate. Attraversata la<br />
prima fotocellula, la porta di ingresso alla prima camera di test viene aperta e<br />
due differenti odori vengono emessi dalle estremità dei due tubi. Un odore<br />
(Allyl heptanoate; odore positivo) è associato al rilascio di una ricompensa<br />
(0,03 ml di acqua) mentre il secondo odore (Citral dimethyl acetal; odore<br />
negativo) è associato ad un suono avversivo (Buzzer, 3s). Il topo fornisce la<br />
risposta ad uno dei due stimoli olfattivi raggiungendo l’estremità di uno dei<br />
due tubi ed attraversando una seconda fotocellula che chiude la porta di<br />
ingresso ed apre la porta di uscita della camera di test.<br />
I topi sono stati sottoposti ad una sessione al giorno di 20 prove ciascuna.<br />
Sono state registrate la percentuale di risposte corrette (scelta dell’odore positivo)<br />
e l’intervallo-inter-prove (ITI). L’agonista SL65.0155 (0.01 mg/Kg; i.p.) è<br />
stato iniettato 30 minuti prima dell’inizio delle ultime 4 sessioni di apprendimento.<br />
I topi sono stati iniettati con salina o agonista ed assegnati ai gruppi<br />
addestramento o pseudo-addestramento. Nella condizione addestramento l’odore<br />
positivo era associato al rinforzo nel 100% delle prove, mentre nella condizione<br />
pseudo-addestramento l’odore positivo era associato al rinforzo nel<br />
50% delle prove. In un esperimento successivo due gruppi di topi C57 sono<br />
stati addestrati e trattati con salina + salina o con agonista + antagonista<br />
(RS39604 - 0.5 mg/Kg) al fine di verificare che gli effetti riscontrati in questo<br />
ceppo fossero dovuti all’attivazione dei 5-HT4R. Per gli studi morfologici è<br />
stato aggiunto un gruppo di controllo che non è stato sottoposto ad addestramento<br />
nell’OTM. Ventiquattro ore dopo il termine dell’addestramento, gli animali<br />
sono stati sacrificati ed il loro cervello è stato sottoposto ad impregnazione<br />
di Golgi-Cox (Restivo L. et al., 2005, Proc Natl Acad Sci USA 102(32):<br />
11557-11562). I cervelli sono stati tagliati coronalmente ed il campo CA1 dell’ippocampo<br />
è stato ispezionato al microscopio. Le spine dendritiche sono<br />
state contate lungo i dendriti apicali, obliqui e basali dei neuroni piramidali<br />
ed espressa come numero di spine per 10 micrometri.<br />
Risultati e discussione<br />
L’ANOVA condotta sulla percentuale di risposte corrette ha mostrato<br />
che i topi C57 mostravano una prestazione superiore rispetto ai topi DBA<br />
(Ceppo X Sessione: F 5,115<br />
= 16.34, P < 0.0001). In particolare, la prestazione<br />
dei topi DBA non si è discostata da quella degli animali pseudo-addestrati di<br />
entrambi i ceppi i quali hanno mostrato una prestazione casuale (~50%). La<br />
258 2006
Borse di studio<br />
somministrazione di SL65.0155 ha sortito effetti dipendenti dal ceppo<br />
(Ceppo × Trattamento × Sessione F 5,115<br />
= 2,59, P < 0.05). Infatti, il trattamento<br />
farmacologico ha migliorato le prestazioni dei topi C57 nelle ultime<br />
tre sessioni (p
Sezione II<br />
Il reiserimento sociale<br />
nelle gravi cerebrolesioni acquisite in riabilitazione<br />
Jessica Rigon<br />
Obiettivi<br />
In relazione alla tematica ci si proponeva di perseguire due obiettivi<br />
principali:<br />
• Il primo era inerente allo studio multicentrico prospettico GISCAR<br />
sulle caratteristiche cliniche delle gravi cerebrolesioni acquisite e riabilitazione,<br />
sulla base di un protocollo di studio in follow-up.<br />
• Il secondo riguardava la valutazione delle capacità di reinserimento<br />
familiare, sociale e lavorativo dei pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite.<br />
Il perseguimento di tale obiettivo prevedeva il confronto tra due gruppi di<br />
pazienti, appartenenti alla stessa popolazione oggetto di studio (di cui all’obiettivo<br />
sopra), ma differenti nel piano di intervento riabilitativo.<br />
Risultati<br />
I risultati ottenuti dallo studio di follow up di pazienti inseriti nel<br />
GISCAR confluiscono nelle tematiche affrontate dalla Conferenza di Consenso<br />
di Verona (2005), dedicata ai “Bisogni riabilitativi ed assistenziali delle<br />
persone con disabilità con grave cerebrolesione acquisita e delle loro famiglie,<br />
nella fase post-ospedaliera ”. Dal rilevamento dei dati è emerso quanto segue:<br />
– I 2/3 dei pazienti accolti nei centri residenziali (RSA) dedicati all’assistenza<br />
degli stati vegetativi (SV) proviene da un reparto Ospedaliero, prevalentemente<br />
da reparti di lungodegenza, senza esser transitati da un’unità di<br />
riabilitazione, in contrasto con quanto previsto dalle raccomandazioni della<br />
Conferenza Nazionale di Consenso di Modena (2000).<br />
– I pazienti in SV rappresentano, nel loro complesso, oltre il 6% dei casi<br />
dimessi dalle Unità di Riabilitazione.<br />
– La carenza di strutture e percorsi non ospedalieri creano difficoltà nella<br />
dimissione dei pazienti cronici dai reparti “ Unità per Gravi Cerebrolesioni ”<br />
(UCG, cod 75) e “ Reparti di riabilitazione estensiva ” (cod 60). La proposta di<br />
dimissione risulta difficile anche per le implicazioni di tipo familiare.<br />
– Il rientro domiciliare, laddove possibile, deve essere incentivato in particolare<br />
per i soggetti giovani. Va tuttavia segnalato che il carico assistenziale<br />
(comprendente il devastante coinvolgimento emozionale, relazionale, di<br />
tempo e di risorse economiche) è molto elevato, in media 90 ore di assistenza<br />
settimanali. Prima del rientro al domicilio è dunque necessario che il team<br />
riabilitativo delle UCG, o delle altre strutture di ricovero, valuti la capacità<br />
della famiglia di poter gestire tali situazioni, previa l’attivazione di tutta la rete<br />
di supporto logistico/organizzativo e psicologico necessario.<br />
I risultati del gruppo di pazienti, inclusi nello studio GISCAR follow-up<br />
(di cui al primo obiettivo) e inseriti nel progetto riabilitativo “ Casa Dago ”<br />
260 2006
Borse di studio<br />
(struttura residenziale demedicalizzata di reinserimento familiare, vocazionale<br />
e sociale), riguardano le seguenti aree:<br />
– Reinserimento sociale attuato grazie alle attività di gruppo. È stato<br />
osservato che il motivo principale della mancata integrazione sociale da parte<br />
dei pazienti trattati è stata la presenza di gravi disturbi cognitivo-comportamentali,<br />
associata alla presenza di familiari inadeguati, ovvero non disponibili<br />
a prendere parte al training educativo proposto dagli psicologi e dall’educatrice<br />
di Casa Dago. Nove i casi di auto-dimissione dal progetto riabilitativo.<br />
– Reinserimento scolastico/universitario, attuato mediante percorsi di trattamento<br />
individuale. Il 50 % dei pazienti ha avuto un buon esito, mentre nel<br />
restante 50 %, la presenza di gravi deficit neuropsicologici ha ostacolato il<br />
reinserimento scolastico/universitario.<br />
– Reinserimento lavorativo, svolto attraverso attività individuali specifiche.<br />
Il 72% dei pazienti ha beneficiato del trattamento, mentre il restante 28%<br />
non ne ha tratto beneficio, a causa della presenza di gravi disturbi neuropsichiatrici,<br />
neuropsicologici e di caregiver oppositivi (3 casi).<br />
In riferimento alla correlazione dell’outcome, valutato mediante la somministrazione<br />
del questionario CIQ (Questionario di integrazione nella Comunità),<br />
con i deficit della consapevolezza, misurati attraverso scale specifiche di<br />
valutazione, è emerso quanto segue:<br />
a) dati sulla consapevolezza (misurata tramite la scala SADI: Self Awareness<br />
Deficit Interview) e aspetti neurocomportamentali (ottenuti tramite l’NPI:<br />
Neuropsyichiatric Inventory) mostrano un generale miglioramento, statisticamente<br />
significativo, a seguito del progetto Casa Dago;<br />
b) l’integrazione del paziente nella comunità rileva un notevole cambiamento<br />
tra i risultati alla scala CIQ in ingresso (relativi alla situazione precedente<br />
la malattia), confrontati con quelli in dimissione da Casa Dago e quelli<br />
in follow-up (ad almeno un anno di distanza).<br />
Conclusioni<br />
Dall’indagine del progetto GISCAR Follow-up è emerso che soltanto un<br />
terzo dei pazienti in stato vegetativo o stato di minima coscienza cronico sono<br />
transitati per strutture riabilitative specifiche post-intensive. Nei casi ad esito<br />
più favorevole la problematica che impedisce prevalentemente il reinserimento<br />
sociale è la presenza di disturbi comportamentali. I pazienti avviati al<br />
progetto Casa Dago hanno mostrato un miglioramento delle capacità di integrazione<br />
sociale, dei livelli di consapevolezza di malattia e delle aspettative<br />
circa il recupero a breve termine, unitamente ad un generale miglioramento<br />
dei disturbi neuropsicologici e, in particolare, dei deficit comportamentali. Il<br />
training e il supporto psicologico dei caregiver ha inoltre consentito una riduzione<br />
dei livelli di ansia e depressione riscontrati prima dell’avvio al progetto<br />
Casa Dago. Il significativo incremento del reinserimento sociale dopo almeno<br />
un anno nei pazienti che sono stati supportati dal progetto Casa Dago sarà<br />
comparato, in itinere, con una popolazione di pazienti post-comatosi che non<br />
ha usufruito del progetto.<br />
2006 261
Sezione II<br />
Sviluppo di scale cliniche cinematiche di valutazione<br />
della deambulazione in soggetti con lesione midollare<br />
Federica Tamburella<br />
Introduzione<br />
L’intento dello studio realizzato è stato quello di individuare e sviluppare<br />
un protocollo di valutazione clinica in italiano della deambulazione dei soggetti<br />
con lesioni midollari (LMS) basato sul Walking index for spinal cord<br />
injury (WISCI II), e di effettuare una indagine di fattibilità per lo sviluppo di<br />
un protocollo di valutazione clinica del cammino basato su rilievi cinematici.<br />
Queste le diverse parti dello studio:<br />
• Validazione del livello autoselezionato di deambulazione come endpoint<br />
di trials clinici, presupponendo che i soggetti con LMS siano in grado di<br />
deambulare a differenti livelli WISCI e che il livello autoselezionato di deambulazione<br />
sia più efficace in termini di costo energetico, velocità e distanza<br />
rispetto a una deambulazione a livelli WISCI differenti (maggiori o minori).<br />
• Studio e analisi dell’influenza di differenti parametri clinici (età, peso,<br />
tempo intercorso dall’insulto midollare, dolore, punteggi motori, punteggi<br />
sensitivi, spasticità ed equilibrio) sulla deambulazione e relative caratteristiche<br />
della stessa in soggetti con LMS.<br />
• Valutazione cinematica del cammino in pazienti con LMS e correlazione<br />
con i relativi livelli della scala WISCI.<br />
Materiali e metodi<br />
Nel corso di un biennio sono stati riconvocati 66 pazienti dimessi dalla<br />
Sezione Mielolesi dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> dal 1997 in poi che, dopo la lesione,<br />
avevano recuperato la funzione deambulatoria.<br />
I criteri di inclusione allo studio sono stati rappresentati da LMS traumatica<br />
o non traumatica, lesione cronica (superiore a 10 mesi), lesione cervicale<br />
e toracica incompleta e lombare completa o incompleta, deambulazione funzionale<br />
almeno all’interno dell’abitazione.<br />
La valutazione neurologica dei pazienti in esame è stata realizzata in<br />
accordo agli standard della American Spinal Injury Association, includendo la<br />
determinazione del livello della lesione, la completezza della stessa, il punteggio<br />
motorio dell’estremità superiore (UEMS) e dell’estremità inferiore<br />
(LEMS), oltre al punteggio motorio totale (MS) e della sensibilità (SS). In<br />
merito allo studio della locomozione la valutazione è stata effettuata attraverso<br />
la scala WISCI: al paziente è stato richiesto di deambulare al livello<br />
WISCI autoselezionato e ad un livello superiore ed inferiore; il livello è stato<br />
differenziato grazie alla modificazione del tipo di ausilio utilizzato per deambulare.<br />
I pazienti sono stati, inoltre, valutati con due misure di velocità, quali<br />
il Timed Up and Go (TUG) e il Ten Meters Walk Test (TMWT), una misura di<br />
262 2006
Borse di studio<br />
distanza/velocità su lunghi percorsi, il Six Minutes Walk Test (SMWT), ed una<br />
misura di costo energetico, il Physiologic Cost Index (PCI). Infine è stata utilizzata<br />
la Berg Balance Scale (BBS) per la valutazione dell’equilibrio e l’Analisi<br />
cinematica della locomozione.<br />
Risultati<br />
In questa prima parte dello studio è stato dimostrato che i pazienti con<br />
LMS incompleta cronica possono deambulare ad un livello della scala WISCI<br />
superiore o inferiore rispetto al livello autoselezionato per lunghe distanze:<br />
il 75% dei pazienti è pertanto capace di camminare a un livello più alto<br />
(2.7 livelli, in media) e il 25% a un livello inferiore per distanze di 100-200<br />
metri. Tuttavia deambulando al livello WISCI autoselezionato, le performance<br />
dei pazienti nei test a cronometro come il TUG e il TMWT risultano decisamente<br />
migliori, inoltre suddetti pazienti sono stati in grado di camminare<br />
per distanze più lunghe, con una distanza media a sei minuti maggiore di<br />
200 metri.<br />
I risultati più significativi ottenuti indicano la presenza di una correlazione<br />
negativa tra età e SMWT, mentre per il punteggio motorio relativo agli<br />
arti inferiori è presente una correlazione positiva tra quest’ultimo, il livello<br />
WISCI e il SMWT. In merito al costo energetico per i pazienti deambulanti ad<br />
un livello WISCI maggiore rispetto a quello autoselezionato, il PCI incrementa<br />
significativamente durante il SMWT. Particolarmente interessante la<br />
relazione tra spasticità e capacità deambulatoria, in particolare all’incrementare<br />
della spasticità aumenta il tempo impiegato a svolgere le prove del TUG e<br />
TMWT, e decresce lo spazio percorso durante il SMWT. È stata evidenziata,<br />
infine, una importante e stretta correlazione tra equilibrio e test del cammino:<br />
un elevato punteggio della BBS è in rapporto con livelli WISCI alti, lunghi tragitti<br />
percorsi durante il SMWT e performance migliori nei test a cronometro,<br />
quali TUG and TMWT.<br />
I dati della valutazione cinematica in relazione ai livelli della scala WISCI<br />
sono in corso di elaborazione matematico/statistica.<br />
Discussione e conclusioni<br />
Nella prima sezione dello studio si è affrontato il quesito della scelta del<br />
livello di deambulazione WISCI da utilizzare come end-point in un trial clinico,<br />
ed i risultati, sebbene necessitino di ulteriore conferma, dimostrano che<br />
i pazienti mielolesi, in appropriate condizioni, sono in grado di deambulare<br />
ad un livello WISCI più elevato rispetto a quello autoselezionato. Tuttavia, se<br />
si associano al WISCI altri parametri fondamentali per il cammino (velocità,<br />
distanza e costo energetico), il cui uso è stato raccomandato da molti autori,<br />
si osserva che il livello WISCI usuale dei pazienti è il più efficace, cioè quello<br />
in cui i pazienti stessi deambulano più velocemente, per una distanza maggiore<br />
e con minor fatica. Se confermati da ulteriori studi, i dati indicano<br />
quindi chiaramente che per i trials clinici il livello WISCI da utilizzare come<br />
end-point deve essere quello autoselezionato.<br />
2006 263
Sezione II<br />
I risultati ottenuti nella seconda parte dello studio confermano la relazione<br />
tra età dei soggetti con LMS, forza muscolare degli arti inferiori e capacità<br />
deambulatoria che sono già stati accuratamente studiati in passato. La<br />
correlazione negativa tra spasticità e performance deambulatoria è stata<br />
dimostrata per la prima volta, ma il dato più sorprendente ottenuto da tale<br />
studio è la relazione tra equilibrio e capacità deambulatoria. Questa ultima<br />
considerazione assume particolare rilevanza in vista di nuovi approcci riabilitativi<br />
nei pazienti con LMS di tipo incompleto che hanno la possibilità di<br />
ripristinare la locomozione.<br />
264 2006
Borse di studio<br />
Caratterizzazione cellulare e molecolare dei neuroni<br />
striatali spinosi e colinergici registrati da modelli genetici<br />
di corea di Huntington mediante l’uso di un approccio<br />
elettrofisiologico associato a tecniche<br />
di imaging intracellulare<br />
Alessandro Tozzi<br />
Introduzione<br />
Il morbo di Huntington (HD) è una patologia progressiva autosomica<br />
dominante caratterizzata da movimenti coreiformi e deterioramento intellettivo<br />
del paziente affetto. Il danno neuronale maggiore, localizzato a livello<br />
della corteccia e dello striato e a carico dei soli neuroni spinosi, è dovuto all’espansione<br />
della tripletta CAG, prodotta da un gene anomalo sul cromosoma 4.<br />
Il gene mutato porta ad un eccesso di proteina huntingtina, caratterizzata da<br />
una sequenza espansa di glutammato, le cui funzioni, anomale e non, restano<br />
sconosciute.<br />
Materiali e metodi<br />
Lo scopo di questo studio è stato analizzare i meccanismi cellulari e<br />
molecolari che mediano la morte neuronale in questa malattia neurodegenerativa.<br />
A tale scopo abbiamo messo a punto un modello sperimentale basato<br />
sull’azione dell’acido 3-nitropropionico (3-NP), una tossina mitocondriale che,<br />
bloccando irreversibilmente la succinico deidrogenasi (complesso II mitocondriale),<br />
induce una perdita neuronale nello striato simile a quella riscontrata<br />
nei pazienti affetti da HD, colpendo selettivamente i neuroni striatali spinosi e<br />
risparmiando gli interneuroni colinergici. Parallelamente ai ratti trattati con il<br />
3-NP, abbiamo studiato un ceppo di topi transgenici (R6/2) che mostra lo<br />
stesso fenotipo dei pazienti affetti da HD e che vengono utilizzati come<br />
modello genetico di tale patologia. È stato così possibile individuare i meccanismi<br />
cellulari, sinaptici, neurochimici e molecolari alla base della morte<br />
selettiva neuronale mediante una caratterizzazione elettrofisiologica correlata<br />
ad uno studio comportamentale in ratti intossicati con il 3-NP e in topi HD.<br />
L’intossicazione con il 3-NP è stata effettuata impiantando nei ratti delle<br />
minipompe sottocutanee che rilasciano per cinque giorni la stessa quantità di<br />
sostanza (36mg/Kg/day). Questo trattamento causa un danno a livello dello<br />
striato evidenziato mediante l’utilizzo di un colorante vitale, il TTC, che permette<br />
di distinguere il tessuto cerebrale vitale (colorato in rosso violetto) da<br />
quello non vitale (bianco). In tali ratti e nei topi R6/2 è stato inoltre possibile<br />
individuare, avvalendoci di alcuni test comportamentali, quali il Cross-maze,<br />
l’Open field e il Fear extinction, la prevalenza di un comportamento di tipo<br />
ripetitivo, evidenziando la piena incapacità di modulare le proprie azioni in<br />
risposta a stimoli diversi, tipica dei pazienti affetti dal morbo di Huntington.<br />
2006 265
Sezione II<br />
Attraverso registrazioni intracellulari effettuate sui neuroni spinosi e sugli<br />
interneuroni colinergici, sia da ratti intossicati con il 3-NP che dai topi R6/2, è<br />
stato possibile accertare la presenza di alterazioni a livello della plasticità<br />
sinaptica. In animali di controllo, infatti, è noto che una stimolazione ad alta<br />
frequenza (HFS) della via corticostriatale è in grado di provocare un incremento<br />
a lungo termine dell’ampiezza dei potenziali postsinaptici eccitatori,<br />
mediati dal rilascio di glutammato evocato dalla stimolazione corticale. Questa<br />
forma di plasticità sinaptica, definita LTP fisiologico, è stata considerata<br />
un substrato cellulare dell’apprendimento motorio ed una sua alterazione è<br />
stata associata ad anormalità motorie e comportamentali. Risulta pertanto<br />
interessante che l’induzione dell’LTP da parte dell’HFS non venga modificata<br />
nei neuroni spinosi di entrambi i gruppi di animali, mentre risulta assente<br />
negli interneuroni colinergici.<br />
Inoltre, è noto che dopo l’induzione dell’LTP da HFS, una stimolazione a<br />
bassa frequenza (LFS, 1-2 Hz) protratta per parecchi minuti (10 min), è in<br />
grado di produrre un ripristino dei normali livelli di eccitazione del terminale<br />
sinaptico striatale e dei recettori NMDA. Questa opposta forma di plasticità<br />
sinaptica, definita depotenziamento, potrebbe servire a ricondurre la sinapsi<br />
ad un normale livello di attivazione necessario per l’acquisizione di nuove<br />
informazioni. Ed è stato interessante notare nel corso di questo studio, come i<br />
neuroni spinosi di entrambi i gruppi di animali mostrino una chiara perdita di<br />
depotenziamento in pieno accordo con i deficit comportamentali riscontrati.<br />
Infine, è stato precedentemente dimostrato dal nostro gruppo, che, sia nei<br />
ratti di controllo che nei topi WT, il depotenziamento dei neuroni spinosi è<br />
bloccato dall’applicazione di scopolamina o di emicolinio, indicando che la<br />
reversione dell’LTP indotta dalla stimolazione a bassa frequenza richiede l’attivazione<br />
dei recettori muscarinici mediante acetilcolina endogena.<br />
Questi risultati suggeriscono che la mancanza di LTP negli interneuroni colinergici<br />
potrebbe influenzare la normale funzione neuronale striatale e che la perseveranza<br />
a livello comportamentale riscontrata in entrambe le forme di corea<br />
potrebbe a sua volta largamente dipendere da alterazioni cellulo-specifiche della<br />
plasticità sinaptica.<br />
266 2006
Borse di studio<br />
Caratterizzazione fenotipica<br />
dei neuroni cerebellari atassino positivi<br />
Maria Teresa Viscomi<br />
Introduzione<br />
Lo studio dei meccanismi che stanno alla base delle malattie neurodegenerative<br />
da espansione di triplette CAG rappresenta un campo di indagine di<br />
ampio interesse per la ricerca di base nel settore delle neuroscienze. Fanno<br />
parte di questo gruppo di malattie la corea di Huntington, la malattia di Kennedy,<br />
l’atrofia dentato-rubro-pallido-luisiana, le atrofie muscolari spino-bulbari<br />
e le atassie spino-cerebellari (SCAs) (Zoghbi H.Y. and Orr H.T., 2000, Ann<br />
Rev Neurosci 23: 217-247). Tutte queste patologie si sviluppano in seguito<br />
all’espansione della tripletta CAG nella porzione codificante del gene chiamato<br />
in causa, portando all’espressione di una proteina mutata che contiene<br />
un’espansione del tratto di poliglutammine (poliQ). Studi condotti su modelli<br />
animali e su colture cellulari suggeriscono che più fattori concorrono nella<br />
determinazione della patogenesi delle malattie da espansione del tratto poliQ<br />
(Ross C.A., Poirier M.A., 2003, J Neurosci Res 74: 406-416). L’argomento è<br />
ancora molto controverso e l’attenzione degli studiosi è sempre più rivolta<br />
verso la funzione della proteina normale allo scopo di conoscere, successivamente,<br />
anche il ruolo della proteina mutata (Turnbull J., Storey E. et al., 2004,<br />
Brain Res 1027: 103-116).<br />
L’atassia spino-cerebellare 2 (SCA2) rappresenta la forma più comune nel<br />
sottogruppo delle atassie spino-cerebellari. La SCA2 è una malattia a trasmissione<br />
autosomica dominante, caratterizzata da disturbi progressivi della<br />
deambulazione e della postura, tremori, neuropatia periferica, disartria e/o<br />
difetti oculomotori e disturbi cognitivi con esordio tra i 30 e i 50 anni di età. Il<br />
quadro istopatologico della SCA2, come tutte le altre SCAs, dimostra chiaramente<br />
una marcata atrofia del cervelletto e della porzione ponto-midollare del<br />
cervello, dovuta alla quasi totale neurodegenerazione delle cellule di Purkinje<br />
nella corteccia cerebellare e dei neuroni dell’oliva inferiore e dei nuclei pontini<br />
nel tronco encefalo (Adams C., Starkman S. and Pulst S.M., 1997, Neurology<br />
49: 1163-1166).<br />
La proteina codificata dal gene SCA2, detta atassina-2 (ax-2), è una proteina<br />
citoplasmatica addensata prevalentemente nell’area adiacente al nucleo<br />
ed è largamente espressa in tutto il SNC. Ad oggi la funzione fisiologica della<br />
proteina rimane ancora sconosciuta e ancor meno si conosce sul meccanismo<br />
attraverso cui l’espansione della tripletta CAG porta alla patogenesi della<br />
SCA2. Nonostante l’ampia distribuzione dell’ax-2 nel SNC, e nei circuiti cerebellari,<br />
nella corteccia cerebellare non tutti i neuroni che sono destinati a<br />
morire esprimono l’ax-2 (es. le cellule di Purkinje) e, contemporaneamente<br />
non tutte le cellule che esprimono la proteina ax-2 vanno incontro a un meccanismo<br />
di morte cellulare (es. i granuli cerebellari). Ugualmente i neuroni<br />
dell’oliva inferiore e dei nuclei pontini degenerano indifferentemente dal con-<br />
2006 267
Sezione II<br />
tenuto di ax-2. Conseguentemente si può dedurre che le cellule del circuito<br />
cerebellare degenerano indipendentemente dall’espressione della proteina ax-2<br />
e che possibili interazioni tra la proteina ax-2 con altri fattori del metabolismo<br />
cellulare possa essere la causa della degenerazione neuronale.<br />
Obiettivi e metodi<br />
Nel nostro studio abbiamo cercato di verificare se le popolazioni neuronali<br />
delle principali stazioni precerebellari (oliva inferiore e nuclei pontini)<br />
ax-2 positive, sottoposte a deafferentazione, avessero una sensibilità al danno<br />
diversa rispetto a quelle prive di tale proteina. Per testare questa ipotesi<br />
abbiamo utilizzato il modello sperimentale dell’emicerebellectomia, modello<br />
di lesione dei circuiti cerebellari ben caratterizzato nel nostro laboratorio.<br />
Dopo aver sottoposto gli animali a lesione cerebellare gli stessi sono stati<br />
lasciati sopravvivere per un lasso di tempo variabile che andava dai 7 giorni<br />
fino a 2 mesi post-lesione. Dopo aver sacrificato gli animali mediante perfusione<br />
transcardiaca e aver processato il cervello prelevato, le sezioni delle aree<br />
anatomiche di nostro interesse sono state alcune sottoposte a colorazione di<br />
Nissl e altre processate mediante tecniche di immunoistochimica e/o di<br />
immunofluorescenza (doppia e/o tripla colorazione). Mediante la colorazione<br />
di Nissl abbiamo cercato di quantificare il danno neuronale provocato dalla<br />
lesione cerebellare, dopodichè abbiamo caratterizzato neurochimicamente le<br />
popolazioni delle due stazioni precerebellari, verificando il grado di espressione<br />
della proteina ax-2 e di altri markers cellulari quali P2X 1<br />
e P2X 2<br />
e la<br />
NOS neuronale.<br />
Il nostro studio ha portato all’evidenza che nei nuclei precerebellari la<br />
popolazione neuronale direttamente connessa all’emicervelletto lesionato,<br />
capace di esprimere la proteina ax-2 normale, ha un time course di sopravvivenza<br />
dopo danno assonale significativamente migliore dei neuroni che non<br />
esprimono tale proteina. Queste evidenze sperimentali, in associazione con i<br />
dati della letteratura depongono per un possibile ruolo della proteina ax-2 nei<br />
meccanismi di controllo del fenomeno di morte cellulare programmata. Questa<br />
ipotesi è attualmente materia di indagine del nostro laboratorio e necessita<br />
di ulteriori verifiche sia in altri modelli sperimentali di danno cellulare<br />
che in altri circuiti neuronali.<br />
Si sono svolti anche altri progetti mirati alla caratterizzazione neurochimica<br />
di alcune popolazioni cellulari in condizioni fisiologiche. In un lavoro<br />
svolto dal nostro gruppo è stato dimostrato, mediante l’utilizzo di metodiche<br />
di immunoistochimica e di ibridizzazione in situ, la presenza di una subunità<br />
dei recettori ionotropici dell’ATP (P2X 2<br />
) su tutti i neuroni orexinergici dell’area<br />
perifornicale e dorso-mediale dell’ipotalamo laterale. Questo gruppo di<br />
neuroni sembra essere uno dei principali centri regolatori del metabolismo<br />
corporeo e rappresenta un’interfaccia tra il sistema nervoso autonomo e neuroendocrino<br />
ed i centri superiori. La dimostrazione della presenza della subunità<br />
P2X 2<br />
su questi neuroni ipotalamici è di particolare interesse, in quanto è<br />
stata ampiamente dimostrata la possibilità di modulare questa subunità recettoriale<br />
in diversi paradigmi di lesione (Florenzano F., Viscomi M.T. et al.,<br />
268 2006
Borse di studio<br />
2002, Neuroscience 15(2): 425-434; Viscomi M.T., Florenzano F. et al., 2004,<br />
Neuroscience 123: 393-4047; Florenzano F., Viscomi M.T. et al., 2006, J Comp<br />
Neurol 498(1): 58-67). Inoltre, la possibilità di modulare i neuroni orexinergici<br />
dell’area perifornicale e dorso-mediale dell’ipotalamo attraverso il recettore<br />
P2X 2<br />
rappresenta un ulteriore passo avanti nello studio delle molteplici patologie<br />
legate alla disfunzione di questa popolazione neuronale (narcolessia,<br />
disfunzioni alimentari e dipendenze farmacologiche).<br />
2006 269
Sezione II<br />
Contributo di variabili percettive e semantiche<br />
sui livelli di performance in un compito di denominazione<br />
in pazienti affetti da demenza degenerativa<br />
Gian Daniele Zannino<br />
Introduzione ed obiettivi<br />
La denominazione di figure, pur essendo un compito apparentemente semplice,<br />
richiede il concorso di una serie di sistemi cognitivi (Alario F.X.,<br />
Ferrand L. et al., 2004, Behavior Research Methods Instruments & Computers 36:<br />
140-155). Tra questi figurano un sistema preposto al riconoscimento visivo, una<br />
componente semantica, necessaria per attribuire un significato al percetto, e<br />
una componente lessicale, preposta alla produzione orale della parola corrispondente.<br />
Uno dei fenomeni patologici più studiati, osservabile in un compito<br />
di denominazione, è una compromissione categoria specifica, caratterizzata<br />
cioè da un livello di performance variabile a seconda della categoria semantica<br />
a cui appartengono le figure da denominare. In genere le categorie più compromesse<br />
risultano essere quelle degli esseri viventi (animali e piante), mentre<br />
indenni o relativamente poco deficitarie risultano le competenze sulle categorie<br />
non-viventi quali veicoli, mobili, utensili (Capitani E., Laiacona M. et al., 2003,<br />
Cogn Neuropsychol 20: 213-261; Gainotti G., 2000, Cortex 36: 539-559). Alla molteplicità<br />
di sistemi preposti allo svolgimento corretto del naming, corrisponde<br />
una molteplicità di possibili loci funzionali associati ad una sua compromissione<br />
patologica. Di conseguenza l’effetto categoriale è stato variamente ricondotto<br />
a deficit a carico del sistema visivo, semantico e lessicale.<br />
Le ricerche effettuate negli ultimi 15 anni hanno dimostrato che le prestazioni<br />
di gruppo di soggetti affetti da demenza di Alzheimer sono in genere più<br />
compromesse nelle categorie dei viventi (Watmough C., Chertkow H. et al.,<br />
2003, Brain and Language 84: 134-147). In considerazione dell’ormai assodato<br />
deficit semantico che si associa a questa patologia, tale effetto è stato interpretato<br />
come il risultato di una degradazione differenziale della memoria<br />
semantica nei due domini.<br />
Scopo della presente ricerca era stabilire in che misura il deficit categoriale<br />
origini effettivamente al livello semantico ed in che misura vi concorrano<br />
invece eventuali fenomeni ascrivibili al livello visivo dei processi di elaborazione.<br />
A tale scopo un gruppo di soggetti affetti da malattia di Alzheimer è<br />
stato sottoposto ad un compito di denominazione in diverse condizioni, che<br />
prevedevano la manipolazione di alcune variabili percettive mantenendo<br />
costanti le variabili concettuali.<br />
Materiali e metodi<br />
Soggetti: 10 pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD) e 10 soggetti<br />
sani (NC) paragonabili per età e scolarità.<br />
Compito sperimentale: denominazione di 64 disegni schematici in b/n (Dis)<br />
e 64 foto a colori (Fot), rappresentanti gli stessi concetti equamente suddivisi<br />
270 2006
Borse di studio<br />
tra viventi (16 frutti e 16 mammiferi) e non-viventi (16 mobili e 16 veicoli). Ciascun<br />
soggetto doveva denominare le due serie di figure ad una settimana di<br />
distanza; metà dei soggetti denominavano prima le foto e metà prima i disegni.<br />
Risultati<br />
Per ciascuna della 64 parole incluse nel corpus sono stati calcolati<br />
4 punteggi corrispondenti all’accuratezza media ottenuta dai due gruppi<br />
di soggetti (AD vs. NC) nelle due condizioni sperimentali (Dis vs. Fot).<br />
Su questi dati è stata condotta una ANOVA mista a tre vie con Gruppo<br />
e Condizione come fattori within e dominio semantico (viventi vs. nonviventi)<br />
come fattore between. I tre fattori principali dell’ANOVA sono risultati tutti<br />
altamente significativi a dimostrazione del fatto che: (a) la performance dei<br />
NC era migliore di quella degli AD (F(1,62)=110.97; p
Seminari<br />
e convegni
Sezione II<br />
Da anni la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è sede di riunioni di studio,<br />
conferenze e congressi, divenuti sempre più numerosi e frequentati.<br />
Alle diverse esigenze si è dapprima data risposta utilizzando<br />
locali di norma adibiti all’attività ospedaliera, mentre in un<br />
secondo tempo si è sentita la necessità di creare appositi sale e servizi.<br />
Dal 1996 è stato realizzato un “ Centro congressi ”, adiacente<br />
ai reparti clinici e di ricerca, ma funzionalmente separato da questi,<br />
tanto da conferirgli caratteristiche di completa autonomia. Si è<br />
così contribuito ad attenuare la carenza di strutture simili nella<br />
capitale, in quanto il complesso in questione può essere utilizzato<br />
anche da istituzioni ed organizzazioni, sanitarie o non, che ne facciano<br />
richiesta.<br />
Nell’ambito del Centro congressi, è stato realizzato un Auditorium<br />
da 494 posti, predisposto in modo da poter essere diviso in<br />
due sale gemelle da 247 posti, con un’ampia ed elegante hall per<br />
l’ingresso e il ricevimento. Le sale sono state particolarmente<br />
curate non soltanto nell’arredo ma anche nella sonorizzazione e<br />
nella climatizzazione, estesa all’intero complesso, ma regolabile in<br />
ciascun ambiente. I 500 mq di superficie dell’Auditorium sono<br />
dotati di comode poltroncine e tutti i posti sono collegati all’impianto<br />
di traduzione simultanea sistemato in 4 cabine con visione<br />
diretta sulla sala.<br />
Al Centro congressi si può accedere sia attraverso l’ingresso<br />
principale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, sia da un ingresso autonomo<br />
al n. 354 della Via Ardeatina dove è disponibile un ampio<br />
parcheggio riservato principalmente alle persone che fruiscono<br />
dell’attività congressuale. Giova ricordare che l’Istituto e, quindi,<br />
anche il Centro congressi sono ubicati in una zona di grande<br />
rilievo paesaggistico ed archeologico, non molto distante però dal<br />
centro storico di Roma, al quale li collegano un efficiente sistema<br />
viario ed una linea di autobus pubblici. Agevole anche l’accesso<br />
dall’aeroporto, mediante l’autostrada Roma-Fiumicino, nonché<br />
dalle vie consolari tramite il Grande Raccordo Anulare.<br />
274 2006
Seminari e convegni<br />
CONVEGNI, INCONTRI, RIUNIONI<br />
TENUTI NEL 2006 PRESSO L’IRCCS S. LUCIA<br />
* = svolti presso la sede di Via del Fosso di Fiorano, 64/65<br />
* 19-1 Seminario, Prof. Ezio Giacobini, “ Is the future treatment of<br />
Alzheimer’s disease starting now? ”.<br />
* 20-1 Seminario, Prof. Francesco Fornai, “ Malattia di Parkinson:<br />
convergenza di cause ambientali e genetiche ”.<br />
23-1 Incontro, Presentazione del volume “ Alimentazione e disabilità<br />
” del Prof. Pietro Antonio Migliaccio.<br />
4-2 Incontro di preparazione di Volontari AISM (Associazione Italiana<br />
Sclerosi Multipla).<br />
* 8-2 Seminario, Prof. Vittorio Sgaramella, “ Instabilità genomica:<br />
dalla gametogenesi alla neurogenesi ”.<br />
* 10-2 Seminario, Dr.ssa Anne Bouchet, Dr. Paul Jonsen, “ Presentation<br />
on high-resolution in vivo micro-imaging for small animal<br />
research – Specific use in neurobiology for guided injection<br />
or extraction ”.<br />
16-2 Seminario, Prof. Giorgio A. Brunelli e Prof.ssa Rita Levi-<br />
Montalcini, “ La ricerca sulle lesioni del midollo spinale ”.<br />
* 22-2 Seminario, Prof. Marco M. Battaglia, “ Manifestazioni ansiose:<br />
approcci in chiave di genetica quantitativa nello sviluppo ”.<br />
* 23-2 Seminario, Prof. Bared Safieh-Garabedian, “ Neuroimmune<br />
role and anti-inflammatory actions of tymulin and its related<br />
peptide PAT”.<br />
24-2 Seminario, Prof. Marnix Nuttin, “ Learning robots and humanmachine<br />
interfaces ”.<br />
* 24-2 Seminario, Dr.ssa Caterina Bendotti, “ Segnali inter- e intracellulari<br />
nella patogenesi della SLA: ruolo di TNF, glutammato<br />
e MAP chinasi ”.<br />
* 24-2 Seminario, Prof. Francesco Fornai, “ Neurotossicità da anfetamine:<br />
un legame tra droghe d’abuso e malattie neurodegenerative<br />
”.<br />
* 28-2 Seminario, Dr. Massimo Ippolito, “ Imaging in vivo: la tecnologia<br />
KODAK”.<br />
2-3 Convegno, FNISM e Roma XI, “ La Giornata della memoria<br />
nelle scuole superiori di Roma e provincia. Le leggi razziali un<br />
delitto anche italiano ”.<br />
2006 275
Sezione II<br />
* 3-3 Seminario, Prof.ssa Daniela Corda, “ The role of CtBP/BARS in<br />
membrane fission during mitotic Golgi Partitioning and membrane<br />
traffic ”.<br />
8-3 Seminario, Prof. Mariano Bizzarri, “ Neurofisiologia della meditazione<br />
trascendentale ”.<br />
* 9-3 Seminario, Prof. John Nicholls, “ Cellular and molecular<br />
mechanism that promote and prevent regeneration of the spinal<br />
cord after injury ”.<br />
* 9-3 Seminario, Prof. John Nicholls, “ Optical and electrical recording<br />
from midbrain reveals a distributed network that generates<br />
the rhythm of respiration ”.<br />
11-3 Incontro, AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla),<br />
“ Insieme per il nostro futuro 2006 ”.<br />
14, 15-3 I Congresso della Società Italiana di BioMedicina Spaziale,<br />
Proff. Saverio Ambesi, Francesco Lacquaniti, Alberta<br />
Zallone.<br />
* 17-3 Seminario, Prof. David Mazzocchi-Jones, “ Learning and<br />
memory in the dysfunctional striatum, lessons from neurotransplantation<br />
and drug addiction ”.<br />
* 23-3 Seminario, Prof. Masao Ito, “ New aspects of the cerebellar<br />
neuronal machine: dynamic circuitry mechanism and roles in<br />
cognitive functions and behavior ”.<br />
27-3 Manifestazione, Roma XI e Cooperativa Sociale Apriti Sesamo,<br />
“ Voci di memoria ”.<br />
29, 30-3 Workshop, SIBioC (Società Italiana di Biochimica e Biologia<br />
Molecolare Clinica), “ Perspectives of metabonomics and proteomics<br />
investigations in clinical science ”.<br />
3-4 Lecture, Prof. John F. Jr Ditunno, “ How close to a cure for spinalcord<br />
injury? Update! ”<br />
* 7-4 Seminario, Dr.ssa Maria De Cebellos, “ Neuroprotection by<br />
cannabinoids: relevance to Alzheimer’s disease ”.<br />
8-4 Seminario, ISFOM (International Society of Functional and<br />
Holistic Medicine) Dr. Roberto Giacomozzi, “ Posturologia<br />
plantare ”.<br />
22-4 Assemblea sociale, Cooperativa di Capodarco.<br />
* 26-4 Seminario, Dr. Carol Schuurmans, “ The Zac 1 tumor suppressor<br />
negatively regulates retinal cell numbers ”.<br />
* 5-5 Simposio, Dr. Antonio Pisani, “ Modelli sperimentali della malattia<br />
di Parkinson: limiti ed opportunità ”.<br />
276 2006
6-5 Seminario, ENS Provinciale di Roma (Ente Nazionale Sordomuti),<br />
“ Storia dell’ENS”.<br />
* 12-5 Seminario, Hilary Rowe, “ Elsevier in the Scientific Community:<br />
from books to journals, present and future ”.<br />
17-5 Seminario, Prof. Thomas Settle, “ The hand in the machinery.<br />
Galileo as a part of his own experimental status ”.<br />
18-5 Seminario, Consigliere delegato per l’handicap Ileana Argentin<br />
e Prof. Fabrizio Vescovo, “ Proposte progettuali e soluzioni<br />
alternative accessibili ad una utenza ampliata ”.<br />
20-5 Convegno regionale GISMO (Gruppo Italiano Studio Diagnosi<br />
Malattie Metabolismo Osseo).<br />
21-5 Giornata formativa per familiari, GASBI (Genitori Associati<br />
Spina Bifida Italia), “ La famiglia di fronte alla disabilità: bisogni<br />
e risorse ”.<br />
22-5 Seminario, Prof. Oswald Steward, “ Targeting mRNA to synaptic<br />
sites on dendrites: role in synaptic plasticity ”.<br />
* 22-5 Seminario, Prof. Caroline Dive, “ Impact of c-Src on the growth<br />
of human colorectal cancer cells and their response to anticancer<br />
drugs ”.<br />
30-5 Presentazione, Nicola Buratta e Riccardo Passatore, “ Corso sci<br />
disabili ”.<br />
5-6 Incontro con la delegazione americana European Brain Computer<br />
Interface (BCI).<br />
7-6 Presentazione, ASP (Agenzia di Sanità Pubblica), “ Rapporto<br />
SIAR sull’attività riabilitativa estensiva e di mantenimento.<br />
Anno 2005 ”.<br />
* 7-6 Seminario, Prof. Giulio Cossu, “ Cell therapy of muscular<br />
dystrophy ”<br />
* 8-6 Seminario, Prof. Brigitte Kieffer, “ Opioid receptors: from gene<br />
to function ”<br />
9-6 Congresso, Kiwanis International.<br />
Seminari e convegni<br />
12-6 Seminario, Prof. Alain Berthoz, “ Neural basis of perspective<br />
change for spatial memory and empathy ”.<br />
12-6 Seminario, Dr.ssa Roberta Annichiarico e Dr.ssa Donatella<br />
Mattia, “ Nuove tecnologie per il supporto e la riabilitazione<br />
del disabile ”.<br />
* 12-6 Seminario, Prof. Steven Johnson, “ Reverberating circuits in<br />
the subthalamonigral pathway ”.<br />
2006 277
Sezione II<br />
14-6 Riunione dei soci fondatori della Ricerca italiana sull’autismo,<br />
Prof. Antonio M. Persico.<br />
16-6 Seminario, Prof. Bruce Rosen, “ Trends in functional MRI: clinical<br />
and neuroscience perspectives ”.<br />
* 16-6 Seminario, Annelies J.E. Olijslagers, “ Serotonin, a versatile<br />
modulator of dopamine and GABAB inputs in the AS and VTA”.<br />
19-6 Seminario, Dr. Mauro Costa-Mattioli, “ Translation control of<br />
synaptic plasticity and memory consolidation by the elF2alpha<br />
signalling pathway ”.<br />
* 19-6 Seminario, Dr. Valerio Orlando, “ Polycomb group chromatin<br />
proteins, noncoding RNA and epigenetic control of cell identity ”.<br />
20-6 Congresso SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana).<br />
* 23-6 Seminario, Daniela Tropea Ph.D., “ Gene expression changes<br />
and molecular pathways mediatine activity-dependent plasticity<br />
in visual cortex ”.<br />
* 23-6 Seminario, Prof. Arvid Carlsson, “ The importance of chemical<br />
transmission research for the treatment of neuropsychiatric<br />
disorders ”.<br />
* 23-6 Seminario, Prof. Maria Carlsson, “ Glutamate in neurodevelopmental<br />
disorders ”.<br />
27-6 Seminario, Prof. Dinesh K. Pai, “ Modeling and simulation of<br />
musculoskeletal systems ”.<br />
* 27-6 Workshop, L. Aloe, A. Lambiase, P. Tirassa, St. Bonini, “ Nerve<br />
growth factor and its potential clinical application ”.<br />
28-6 Seminario, Prof. Alessandro Martini, “ Protezione, plasticità e<br />
rigenerazione dell’organo uditivo ”.<br />
* 28-6 Seminario, Dr. Davide Corona, “ Functional interaction between<br />
ATP-dependent chromatin remodelers and covalent<br />
modifiers of chromatin ”.<br />
3,4-7 Convegno, CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione e il<br />
Controllo delle Malattie), Ministero della Salute, “ Carte in<br />
tavola! Due anni di CCM e sanità pubblica ”.<br />
* 14-7 Seminario, Jane Pickett Ph.D., “ The autism tissue program:<br />
research takes brains ”.<br />
* 17-7 Seminario, Dr. Pier Lorenzo Puri, “ Targeting the chromatin<br />
signaling for the therapy of neuromuscular disorders ”.<br />
* 17-7 Seminario, Dr. Livio Pellizzoni, “ The SMN complex: a chaperone<br />
of RNPs for motor neuron survival ”.<br />
278 2006
Seminari e convegni<br />
26-7 Seminario, Dr. Marko Wilke, “ Using fMRI to study the language<br />
system in children: acquisition, data processing and<br />
analysis issues ”.<br />
* 12-9 Tavola rotonda, “ Arbitri stranieri per la ricerca biomedica italiana<br />
”.<br />
13-9 Simposio, Prof. Carlo Caltagirone e Dr. Ugo Nocentini, “ Indici<br />
clinici, compromissione cognitiva e correlati di Risonanza<br />
Magnetica in pazienti con Sclerosi Multipla ”.<br />
21-9 Seminario, CO.IN. (Cooperative Integrate Onlus), “ Build for<br />
all. Appalti pubblici per un’Europa accessibile ”.<br />
30-9 Incontro, <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Presentazione del<br />
volume “ Attività Scientifica – Anno 2005 ”.<br />
30-9 Incontro informativo per i volontari AISM (Associazione Italiana<br />
Sclerosi Multipla).<br />
2-10 Seminario, Prof. Dinesh K. Pai, “ Multisensory simulation of<br />
contact ”.<br />
* 2-10 Seminario, Prof. Zafar I Bashir, “ Synaptic plasticity and learning<br />
and memory in perirhinal cortex ”.<br />
* 5-10 Seminario, Prof.ssa Liliana Minichiello, “ Transcriptional targets<br />
for Neurotrophin signaling: C/EBPs and bHLH”.<br />
19, 22-10 Meeting, IWBF (International Wheelchair Basketball Federation)<br />
Europe, “ Commission ”.<br />
20-10 Seminario, Dr. Adrian M. Owen, “ When thoughts become<br />
actions: detecting awareness in the vegetative state ”.<br />
* 20-10 Seminario, Prof. Andrea Sgoifo, “ Social stress in rodents:<br />
autonomic neural, neuroendocrine and cardiovascular implications<br />
”.<br />
21, 22-10 Seminario, ENS Provinciale di Roma (Ente Nazionale Sordomuti),<br />
“Sentire il mercato ”.<br />
27-10 Seminario, Prof. Ezio Giacobini, “ Immunizzazione contro la<br />
malattia di Alzheimer: una soluzione ”.<br />
* 27-10 Seminario, Dr. Constance Hammond, “ Mechanisms of high<br />
frequency stimulation in mammalian subthalamic nucleus ”.<br />
30-10 Congresso elettivo AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).<br />
3-11 Seminario, Dr. Alberto Mazzoni, “ Dynamics of spontaneous<br />
bursts and onset of movements in the leech ”.<br />
3, 4-11 Seminario, Prof. Carlo Caltagirone, “ Depressione e patologie<br />
neurologiche ”.<br />
2006 279
Sezione II<br />
6-11 Presentazione, ASP (Agenzia della Sanità Pubblica), “ Rapporto<br />
annuale sull’attività riabilitativa post-acuzie ”.<br />
7,10-11 Incontro e Workshop, MAIA Project, “ Challenging brain computer<br />
interfaces: neural engineering meets clinical needs in<br />
neurorehabilitation ”.<br />
* 7-11 Seminario, Dr.ssa Fabiola Moretti, “ Role of the MDM family<br />
proteins in the switch between apoptosis and growth arrest ”.<br />
10-12 Assemblea sociale, Cooperativa di Capodarco.<br />
* 10-11 Seminario, Prof. Umberto Di Porzio, “ Midbrain dopaminergic<br />
neuron development and maintenance: the role of the transcription<br />
factor Nurr1 and trophic factors ”.<br />
* 10-11 Seminario, Dr.ssa Michela Matteoli, “ SNAP-25: a multifunctional<br />
protein regulating exocytosis and neuronal calcium<br />
dynamics ”.<br />
* 14-11 Seminario, Prof. Jan Vorstenbosch, “ Ethics and animal<br />
experiments. The relation between moral acceptability of<br />
experiments and the three R’s of Replacement, Reduction and<br />
Refinement ”.<br />
* 16-11 Seminario, Dr.ssa Marina Frontali, “ Il canale del calcio voltaggio<br />
dipendente di tipo P/Q e le patologie ad esso associate ”.<br />
* 29-11 Seminario, Dr.ssa Silvana Gaetani, “ Regulation of feeling by<br />
the endocannabinoid analogue oleoylethanolamide ”.<br />
* 13, 14-12 Presentazione, Dr. Fulvio Florenzano e Flavio Giacobone, “ Sistema<br />
di microscopia integrata Scan R”.<br />
* 14-12 Seminario, Prof. James Fawcett, “ Repairing spinal cord injuries<br />
by promoting axon regeneration and plasticity ”.<br />
18-12 Seminario, SPCA (Servizio Promozione e Consulenza per l’Accessibilità)-Regione<br />
Toscana, “ Persone reali e progetto degli<br />
habitat ”.<br />
* 20-12 Seminario, Carli biotec, “ Nuove soluzioni nell’espressione<br />
genica e genotipizzazione: real time L.C. 480 e sistema UPL”.<br />
280 2006
Trials<br />
clinici
Sezione II<br />
Sostanziale attività che compendia le finalità della <strong>Fondazione</strong><br />
in qualità di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico è la<br />
messa a punto e lo svolgimento di trials clinici; di sperimentazioni<br />
cioè che si pongono l’obiettivo di verificare la sicurezza e l’efficacia<br />
di un protocollo diagnostico, terapeutico o riabilitativo, saggiandone<br />
contestualmente la validità rispetto a procedure normalmente<br />
impiegate. Impostati sulla medicina basata sull’evidenza,<br />
i trials offrono in modo organizzato e scientifico il migliore esempio<br />
della ricerca traslazionale, i cui risultati possono essere<br />
utilmente applicati alla pratica clinica e fornire la base per lo sviluppo<br />
di innovazioni applicative. Anche per questo l’attuazione di<br />
trials clinici all’interno degli IRCCS rappresenta uno dei criteri di<br />
periodica valutazione della loro attività scientifica da parte del<br />
Ministero della Salute.<br />
Di seguito si riportano i nuovi trials clinici attivati presso la<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> nell’anno 2006 accanto ad una loro breve<br />
descrizione.<br />
1. Effetti dei disturbi neuropsichiatrici sul recupero della capacità<br />
di guida in soggetti con esiti di grave trauma cranico.<br />
Obiettivo: Verificare il ruolo di variabili neuropsichiatriche e competenze<br />
strategiche di valutazione del rischio sul recupero della capacità di guida.<br />
2. Sindrome disesecutiva e deficit della memoria episodica come<br />
predittori di una compromissione dell’autoconsapevolezza di malattia<br />
dopo GCA.<br />
Obiettivo: Identificare fattori funzionali clinici neuropsicologici e neuropsichiatrici<br />
predittivi dell’autoconsapevolezza metacognitiva in pazienti con<br />
gravi lesioni cerebrali acquisite (GCA) e valutare l’influenza delle stesse variabili<br />
sugli aspetti sensorio-motori, cognitivi e affettivo-comportamentali dell’autoconsapevolezza.<br />
3. Studio fMRI-Trattografia-TMS nei pazienti con pregressa emiplegia<br />
post-traumatica recuperata.<br />
Obiettivo: Lo scopo dello studio è l’integrazione di tecniche di neuroimmagini<br />
(fMRI e trattografia) con dati neurofisiologici, ottenuti mediante TMS,<br />
nello studio del recupero motorio in pazienti post-traumatici. L’integrazione<br />
dovrebbe permettere di identificare quei meccanismi di plasticità del sistema<br />
motorio, in sede corticale e sotto-corticale, che intervengono nel corso del<br />
recupero dell’emiplegia.<br />
4. La pompa con baclofen intratecale nei pazienti con esiti di<br />
grave cerebrolesione acquisita: progetto di collaborazione tra Unità<br />
Post-Coma della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e Reparto di Neurochirurgia<br />
Funzionale del Policlinico Gemelli. Studio multicentrico retrospettivo<br />
nazionale.<br />
282 2006
Trials clinici<br />
Obiettivo: Riduzione della spasticità muscolare, per migliorare l’efficacia<br />
del trattamento riabilitativo e ridurre la disabilità motoria residua. Sono stati<br />
inclusi pazienti in stato vegetativo e/o di minima coscienza con spasticità non<br />
responsiva ai comuni trattamenti farmacologici e riabilitativi.<br />
5. Variazioni anatomo-funzionali nel trauma cranico grave: uno studio<br />
follow-up ad un lustro dall’incidente.<br />
Obiettivo: Valutazione dei cambiamenti strutturali e funzionali nella<br />
patologia della sostanza bianca a 5 anni da trauma grave a cranio chiuso<br />
(non-missile traumatic brain injury, nmTBI). Correlazione con il quadro<br />
neuropsicologico.<br />
6. Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio nell’uomo,<br />
durante adattamento ad ambiente con nuove dinamiche.<br />
Obiettivo: Definire i pattern di connettività funzionale (su dato EEG)<br />
inter-regionali tra le aree corticali “ pre-motorie ” e motorie esecutive che si<br />
ipotizzano accadere quando la rappresentazione neurale dei movimenti del<br />
braccio viene sfidata in ambiente con nuove caratteristiche dinamiche.<br />
7. Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali nell’uomo,<br />
in condizioni di conflitto preordinato (“ decision making ”).<br />
Obiettivo: Acquisizione di risorse nell’ambito di una situazione conflittuale<br />
descritta da alcune matrici della teoria dei giochi. Lo studio si avvale della registrazione<br />
EEG contemporanea di due o più soggetti in competizione fra loro.<br />
8. Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno di memorizzazione<br />
di materiale a contenuto emozionale.<br />
Obiettivo: Analisi delle regioni della corteccia cerebrale coinvolte nei<br />
processi di memorizzazione di materiale pittorico (immagini e filmati) con<br />
contenuto emozionale.<br />
9. Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione del<br />
nervo mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione e modificazioni<br />
in pazienti con esito di lesioni cerebrali.<br />
Obiettivo: Identificare le caratteristiche spaziali e temporali dei loro<br />
generatori per un’utilizzazione ottimale dei SEP precoci e tardivi sia in<br />
ambito clinico che di ricerca.<br />
10. Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento della<br />
spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti con esiti di lesione<br />
del SNC.<br />
Obiettivo: Valutare gli effetti che la BTX-A ha sulle caratteristiche dell’eccitabilità<br />
corticale valutata mediante TMS, in pazienti con spasticità<br />
secondaria a lesione del SNC di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />
11. Valutazione del cammino nei soggetti affetti da morbo di Parkinson<br />
trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN.<br />
Obiettivo: Valutare l’efficacia della DBS del PPN sul cammino attraverso<br />
la Gait Analysis che utilizza il sistema optocinetico Smart della e-Motion di<br />
Padova.<br />
2006 283
Sezione II<br />
12. Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani<br />
tramite sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici. Valutazione<br />
acuta di levodopa.<br />
Obiettivo: Analizzare il cammino nei pazienti con PD, integrare le informazioni<br />
ottenute con registrazioni Elettromiografiche di Superficie e valutare<br />
il rapporto tra somministrazione di LevoDopa (LD), miglioramento del cammino<br />
ed attività muscolare degli arti inferiori.<br />
13. Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti da morbo<br />
di Parkinson (MP) gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN.<br />
Obiettivo: Valutare se la stimolazione cerebrale profonda (deep brain stimulation)<br />
del nucleo sottotalamico produca delle modificazioni dei parametri<br />
respiratori come la MEP e la MIP (Minimal Expiratory Pressure e Maximal<br />
Inspiratory Pressure), indici di forza di contrazione muscolare.<br />
14. Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti da<br />
morbo di Parkinson (MP) gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />
e PPN.<br />
Obiettivo: Testare l’eccitabilità del riflesso di Hoffman (RH) registrato dal<br />
muscolo soleo, in pazienti affetti da MP sottoposti a procedure di DBS nel<br />
PPN e nel STN bilateralmente.<br />
15. Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso dei<br />
nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre la sintomatologia<br />
extrapiramidale in pazienti affetti da morbo di Parkinson<br />
(MP) trattati chirurgicamente con DBS.<br />
Obiettivo: La deep brain stimulation (DBS) è attualmente la terapia più<br />
innovativa per MP in stadio avanzato. In questo studio si vuole valutare l’efficacia<br />
della stimolazione del Complesso dei nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato<br />
del Talamo nel ridurre la sintomatologia extrapiramidale in pazienti<br />
affetti da MP.<br />
16. Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />
in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale.<br />
Obiettivo: Studio osservazionale sui fattori prognostici.<br />
284 2006
Percorsi<br />
diagnostici<br />
e terapeutici
BLED – BATTERIA SUL LINGUAGGIO<br />
DELL’EMISFERO DESTRO<br />
Valutazione della pragmatica<br />
della comunicazione verbale<br />
nei pazienti cerebrolesi<br />
PAOLA MARANGOLO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
M. CRISTINA RINALDI, MARCO LAURIOLA<br />
Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
La valutazione linguistica di un paziente cerebroleso è un processo complesso.<br />
Una valutazione standard è solitamente volta a verificare l’integrità dei<br />
diversi comportamenti verbali quali la produzione spontanea, la denominazione<br />
orale e scritta, la comprensione, la ripetizione, la lettura e la scrittura.<br />
L’integrità di tali comportamenti è condizione necessaria ma non sempre sufficiente<br />
a garantire una corretta elaborazione del messaggio verbale. In alcuni<br />
casi, le difficoltà linguistiche si manifestano quando i soggetti cerebrolesi vengono<br />
coinvolti in situazioni verbali che trascendono un livello di interpretazione<br />
strettamente letterale, richiedendo piuttosto una lettura del messaggio<br />
verbale alla luce del con<strong>testo</strong> di riferimento. Con il termine pragmatica della<br />
comunicazione verbale si intende l’uso pratico del linguaggio nelle diverse<br />
situazioni di comunicazione, uso che richiede al parlante la capacità di integrare<br />
il messaggio verbale al con<strong>testo</strong> di riferimento (uno stesso enunciato<br />
può avere significati diversi in contesti diversi). A causa della natura “ artificiosa<br />
” della situazione valutativa standard, è facile che un deficit di pragmatica<br />
passi inosservato a meno che non si disponga di strumenti diagnostici ad<br />
hoc. E proprio come tale il BLED intende proporsi, vale a dire come una batteria<br />
per la valutazione degli aspetti pragmatici della comunicazione verbale,<br />
aspetti valutati nell’ambito di situazioni che nei limiti del possibile simulino<br />
contesti della vita quotidiana.<br />
Lo strumento diagnostico qui presentato è stato tarato su pazienti con<br />
lesione emisferica destra, e ciò non solo per le difficoltà linguistiche di natura<br />
afasica che spesso accompagnano una lesione sinistra (che rendono difficile<br />
distinguere un deficit di pragmatica verbale da uno più specificamente afasico)<br />
ma anche perchè studi su pazienti split-brain, emisferectomizzati sinistri<br />
e cerebrolesi destri, hanno suggerito che il contributo dell’emisfero destro per<br />
il linguaggio appare preponderante proprio per quegli aspetti extra-linguistici<br />
riguardanti la pragmatica della comunicazione verbale.<br />
Nello specifico, dagli studi compiuti emerge che i soggetti cerebrolesi<br />
destri hanno difficoltà quando sono chiamati ad interpretare espressioni<br />
metaforiche, a trarre inferenze, ad interpretare richieste indirette, a cogliere<br />
l’aspetto umoristico e ad elaborare correttamente le informazioni prosodiche<br />
che accompagnano l’enunciato verbale. Ciascuno di questi ambiti viene preso<br />
in esame da un test specifico del BLED, con materiale figurato (Test Metafore<br />
figurate), scritto (Test Metafore scritte, Test Inferenze, Test Richieste<br />
dirette/indirette, Test Umorismo) e sonoro (Test Prosodia/accento enfatico).<br />
In tale ottica il BLED viene a colmare una lacuna: nel panorama testistico<br />
in lingua italiana, infatti, pur esistendo adattamenti parziali di strumenti<br />
simili creati in altre lingue (ad esempio l’adattamento ad opera di S. Zanini in<br />
Neurological Science, 2005, di una parte del “ The Right Hemisphere Language<br />
Battery ” di K. Bryan, 1994 in lingua inglese), mancava finora uno strumento<br />
originale ideato ad hoc per la valutazione della pragmatica della comunicazione<br />
verbale a partire dalle specificità della lingua italiana, specificità a cui<br />
nessun adattamento a partire da una lingua straniera può rendere sufficiente<br />
giustizia. Da qui l’idea originaria alla base della creazione del BLED.<br />
288 2006
DEPRESSIONE E DEMENZA<br />
RICCARDO TORTA<br />
Università degli Studi di Torino<br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
ANGELA SCALABRINO<br />
Università degli Studi di Torino<br />
GIANFRANCO SPALLETTA<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
L’incremento della popolazione anziana, ampiamente documentato dai<br />
rilievi epidemiologici degli ultimi anni, dovrà inevitabilmente confrontarsi<br />
con la presenza di un’elevata prevalenza di disturbi neuropsichiatrici correlati<br />
a tale fascia di età. Fra di essi quelli più frequentemente descritti sono rappresentati<br />
dai disturbi dell’umore, dai disturbi cognitivi (in particolare concernenti<br />
i deficit mnesici) e dai disturbi psicologici e comportamentali, a questi<br />
ultimi correlati. Il problema si colloca tuttavia in un con<strong>testo</strong> più ampio, in<br />
quanto, nel paziente anziano, ancor più che nel giovane, la depressione dell’umore<br />
deve essere considerata una patologia multisistemica.<br />
Il vecchio concetto di comorbilità fra depressione e malattie organiche<br />
(fra cui la demenza) deve quindi, a maggior ragione nel paziente anziano,<br />
essere riletto come una contestualità di patologie (timica e somatica), piuttosto<br />
che come una compresenza di due tipi di patologie (psichica e organica).<br />
L’interfaccia fra depressione e demenza presenta a tutt’oggi alcuni problemi di<br />
inquadramento diagnostico: da un lato infatti la depressione può rappresentare<br />
un prodromo della demenza, in senso biologico, costituendone una componente<br />
precoce, anche se occasionalmente transitoria (come nel superato<br />
concetto di “ pseudodemenza ” reversibile); dall’altro, un disturbo dell’umore<br />
può presentarsi come una complicanza, in senso sia reattivo che di comorbilità,<br />
venendo a creare ulteriori problemi gestionali nel paziente, sia clinici che<br />
terapeutici. Il terzo fattore, che sovente non viene sufficientemente considerato<br />
nell’ambito della demenza, è quanto la depressione (e lo stress cronico a<br />
essa correlato) possa influire sullo stesso decorso organico della malattia,<br />
aggravandone la prognosi.<br />
L’interpretazione patogenetica di tipo biopsicosociale ha radicalmente<br />
cambiato, negli ultimi anni, la chiave di lettura di molte patologie, organiche<br />
e psichiche, fra le quali anche la demenza. Se da un lato infatti il peso della<br />
predisposizione genetica ad ammalarsi mantiene la sua precipua importanza,<br />
dall’altro va emergendo la considerazione di come il con<strong>testo</strong> individuale, psicologico<br />
ed ambientale, possa rivestire un ruolo fondamentale nella manifestazione<br />
fenomenologica della malattia. Ancor più tale considerazione diviene<br />
pregnante quando si vadano a valutare le interazioni fra depressione e<br />
demenza, nel reciproco influenzamento clinico e nella, almeno parziale,<br />
sovrapposizione di alcuni circuiti neuronali.<br />
La comprensione dei meccanismi patogenetici dei rapporti fra depressione<br />
e demenza, il riconoscimento dei sintomi precoci, gli ausili testistici che<br />
possono confermare l’ipotesi diagnostica su base clinica, l’approccio terapeutico<br />
(farmacologico e non) ai sintomi emozionali e comportamentali in corso<br />
di demenza sono elementi fondamentali per poter migliorare la qualità di vita<br />
residua dei pazienti, con demenza e disturbi psichici associati, e quella dei<br />
loro caregiver.<br />
In questo volume, che si inserisce nella serie di altre monografie riguardanti<br />
la depressione in corso di malattie neurologiche, si cerca di offrire al lettore<br />
uno strumento sintetico ma, si spera, abbastanza esaustivo riguardante la<br />
diagnosi e la terapia della depressione e dei disturbi comportamentali in<br />
corso di demenza.<br />
290 2006
FIELD TESTS FOR EVALUATING<br />
ELITE WHEELCHAIR BASKETBALL PLAYERS<br />
STEFANO BRUNELLI, MARCO TRABALLESI, TIZIANO AVERNA,<br />
PAOLO PORCACCHIA, LORENZO POLIDORI, CARLO DI CARLO, CARLO DI GIUSTO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
MARCO MARCHETTI<br />
Università di Roma La Sapienza
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
It is important to evaluate wheelchair basketball players not only to monitor<br />
their functional status but also to plan training.<br />
Wheelchair basketball is characterized by intermittent intense and<br />
medium phases of play and thus can be considered an alternating aerobicanaerobic<br />
sport. It has been estimated that during wheelchair basketball<br />
games 64% of the players’ time is spent in propulsive action and 36% in braking<br />
activity. During a match each athlete travels about 5 km at an average<br />
speed of 2 m.sec-1 with a peak speed of 4 m.sec-1 (Coutts K.D. (1992) Medicine<br />
and Science in Sports and Exercise 24(2): 231-234). From a metabolic-biomechanical<br />
point of view, the intermittent nature of this activity is the same as<br />
that reported in “ non-disabled ” basketball (Weineck J. (1999) La preparazione<br />
atletica ottimale del giocatore di pallacanestro. Perugia Italy): Calzetti Mariucci<br />
Editore; Dal Monte A. and Faina M. (1999) Valutazione dell’atleta. Roma (Italy):<br />
UTET; Glaister M. (2005) Sports Medicine 35(9): 757-777).<br />
Therefore, an evaluation of wheelchair basketball players should include<br />
assessment of alternating aerobic-anaerobic capacity using a specific test. A<br />
complete examination of athletes also includes the evaluation of anaerobic<br />
power, anaerobic capacity, upper limb strength and specific wheelchair basketball<br />
skills.<br />
These parameters can be evaluated most easily using a set of field tests.<br />
The main advantage of field tests over laboratory tests is that they are well<br />
accepted by athletes. Also, they require little time and expense to administer<br />
and can therefore be used more than once during the season to more effectively<br />
monitor each player’s progress. Field tests are performed on a basketball<br />
court. The testing materials are very simple: a stopwatch, a tape measure, a<br />
heart rate meter (or heart rate can be measured manually), a whistle, plastic<br />
cones and adhesive tape.<br />
In this paper, we describe the field tests that constitute the functional evaluation<br />
protocol routinely employed with the wheelchair basketball players of<br />
CMB <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> Sport, an international elite team.<br />
In the second part, we present detailed tables of our athletes’ results on<br />
these tests. When possible, these results are compared with those reported<br />
in the literature. We also present tables that report the highest and lowest<br />
values obtained by each of our athletes on these tests during the entire basketball<br />
season. These findings should provide useful parameters for coaches<br />
and athletic trainers of other teams who wish to use these tests and compare<br />
their data with ours.<br />
292 2006
INFEZIONI DA STAPHYLOCOCCUS AUREUS<br />
METICILLINO-RESISTENTE<br />
IN STRUTTURE OSPEDALIERE<br />
DI RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />
ANTONINO SALVIA, ANGELO ROSSINI, MARIA PIA BALICE, SANDRA TERZIANI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
EMILIO GUAGLIANONE, GIANFRANCO DONELLI<br />
Istituto Superiore di Sanità
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
La presente ricerca sull’incidenza delle infezioni da Staphylococcus aureus<br />
meticillino resistenti (MRSA, Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus) in<br />
una struttura ospedaliera ad alta specializzazione, quale l’IRCCS <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma, risponde all’esigenza di affrontare il problema dell’antibiotico-resistenza<br />
anche nell’ambito di strutture sanitarie per la riabilitazione<br />
neuromotoria. Lo studio è il frutto di una collaborazione scientifica tra il<br />
Dipartimento di Tecnologie e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e l’IRCCS<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, per lo svolgimento di ricerche microbiologiche ed<br />
epidemiologiche sugli aspetti preventivi, diagnostici e terapeutici delle infezioni<br />
nosocomiali.<br />
Lo Staphylococcus aureus è un batterio commensale umano gram-positivo<br />
il cui habitat primario è rappresentato dall’epitelio squamoso delle narici. Si<br />
stima che il microrganismo colonizzi l’80% della popolazione, di cui il 20%<br />
stabilmente e il 60% ad intermittenza, mentre un 20% non verrebbe mai colonizzato.<br />
Tale diversa suscettibilità alla colonizzazione non ha finora trovato<br />
spiegazioni esaustive né a livello dei fattori batterici coinvolti nell’adesione agli<br />
epiteli nasali, né a livello di fattori predisponenti dell’ospite (Peacock S.J. et al.<br />
(2001) Trends Microbiol 9(12): 605-610; Von E.C. et al. (2001) N Engl J Med<br />
344(1): 11-16). Dei circa due miliardi di esseri umani colonizzati da Staphylococcus<br />
aureus, è stato stimato che i portatori di ceppi MRSA siano compresi<br />
tra i 2 e i 53 milioni (Grundmann H. et al. (2006) Lancet 368(9538): 874-885).<br />
Il pericolo incombente di una sempre più crescente diffusione di MRSA,<br />
con il conseguente prevedibile impatto sia in termini di sanità pubblica che di<br />
costi associati, ha stimolato numerosi Paesi ad attuare opportune politiche di<br />
sorveglianza e di controllo sanitario con l’obiettivo di predisporre specifiche<br />
linee guida. La sorveglianza epidemiologica, il monitoraggio e la prevenzione<br />
delle infezioni da stafilococchi, e in particolare da MRSA, vengono oggi considerati<br />
quindi obiettivi prioritari, sia nelle residenze sanitarie assistite che nelle<br />
strutture di riabilitazione neuromotoria, dal momento che tali infezioni rappresentano<br />
un importante fattore di rischio soprattutto per i pazienti anziani<br />
e comportano il prolungamento della durata del ricovero e l’aumento della<br />
spesa sanitaria (Bradley S.F. (1997) Drugs Aging 10(3): 185-198).<br />
Il presente studio è stato focalizzato sui seguenti obiettivi:<br />
– Valutazione dell’incidenza delle infezioni da MRSA tra i pazienti ricoverati<br />
nell’arco di un anno presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> al fine di monitorare<br />
nel tempo l’andamento del fenomeno infettivo.<br />
– Individuazione delle patologie a maggior rischio di infezione da MRSA.<br />
– Identificazione dei fattori, sia ambientali che dell’ospite, che possono<br />
favorire l’insorgenza di infezioni da MRSA.<br />
Lo studio ha riguardato tutti i 2041 soggetti di età media 62,4 (range 12,7-<br />
97,1) ricoverati in regime ordinario presso le 6 unità operative della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> dal 1° giugno 2005 al 31 maggio 2006. Sono state classificate<br />
come infezioni acquisite in riabilitazione quelle comparse almeno 72 ore<br />
dopo il ricovero come suggerito dalla più recente letteratura (Salaripour M. et<br />
al. (2006) Healthc Q 9: 54-60).<br />
294 2006
Infezioni da Staphylococcus Aureus meticillino-resistente in strutture ospedaliere…<br />
Risultati e considerazioni conclusive<br />
I soggetti risultati positivi per MRSA che rientravano nei criteri predetti<br />
sono stati 40. Analizzando la distribuzione dei casi positivi in relazione alla<br />
diagnosi di ricovero, l’incidenza di MRSA è risultata maggiore nei pazienti<br />
con lesioni midollari e nei post-comatosi (0,27 per 1000 giornate di ricovero)<br />
mentre è stata più bassa (0,08 per 1000 giornate di ricovero) nel gruppo di<br />
pazienti con patologie neurologiche diverse (malattie degenerative croniche,<br />
atassie, lesioni vertebrali amieliche, SLA, postumi di tumori del SNC, traumatismi<br />
cranici, postumi di neuropatie di origine infettiva). L’incidenza media<br />
nel periodo analizzato è risultata pari allo 0,36 per 1000 giorni di degenza.<br />
Pur nei limiti dovuti all’arco temporale relativamente breve in cui si è<br />
svolto questo studio pilota, e al limitato numero di campioni risultati positivi<br />
per MRSA, la ricerca ha messo in evidenza elementi di notevole interesse su<br />
cui puntare l’attenzione per approfondimenti futuri. Il dato di maggior rilievo<br />
è rappresentato dalla constatazione che il 79,7% dei casi isolati di S. aureus è<br />
rappresentato da ceppi di MRSA e tale valore risulta notevolmente più alto di<br />
quello riportato in letteratura (Muder R.R. et al. (1991) Ann Intern Med<br />
114(2): 107-112).<br />
In merito all’individuazione dei fattori di rischio (patologie concomitanti e<br />
trattamenti assistenziali), l’indagine svolta indica che la loro presenza è associata<br />
all’insorgenza nei pazienti di infezioni da MRSA, dato confermato dalla<br />
presenza di almeno un fattore di rischio (presenza di catetere venoso centrale,<br />
presenza di agocannula, portatori di catetere vescicale, soggetti sottoposti a<br />
trattamento antibiotico prima dell’isolamento di MRSA, presenza di ferita chirurgica,<br />
presenza di gastrostomia percutanea (PEG), presenza di tracheotomia,<br />
presenza di lesioni da pressione di diverso stadio, portatori di pannoloni perchè<br />
incontinenti) in tutti i 40 soggetti analizzati. Come uniformemente raccomandato<br />
da tutte le linee guida internazionali, il lavaggio delle mani da parte<br />
del personale con sapone disinfettante o con preparati a base di alcool, dopo<br />
aver trattato pazienti colonizzati da MRSA, sembra rappresentare la misura<br />
con maggiore compliance e minori costi, in relazione al fatto che le mani rappresentano<br />
il mezzo con cui può essere trasmesso l’MRSA al paziente (Nijssen<br />
S. et al. (2005) Clin Infect Dis 40(3): 405-409). D’altronde, l’applicazione di<br />
misure più severe quali l’isolamento del paziente infetto da MRSA, soprattutto<br />
in ospedali per la riabilitazione neuromotoria, avrebbero un impatto negativo<br />
sulla qualità di vita e su molteplici aspetti logistico-organizzativi, e non sembrerebbero<br />
comunque ridurre significativamente la trasmissione degli MRSA<br />
(Brun-Buisson C. et al. (2005) Lancet 365(9467): 1303-1305).<br />
Alla luce dei risultati finora emersi, la Direzione sanitaria della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ha comunque provveduto ad implementare, con approccio<br />
multidisciplinare, le misure preventive già in atto, sia a livello formativo e<br />
informativo del personale sanitario (case report interni, questionari comportamentali)<br />
che attraverso l’intensificazione delle analisi microbiologiche ed epidemiologiche<br />
e la verifica dell’efficacia e delle migliori modalità di utilizzo dei<br />
presidi di antisepsi attualmente disponibili.<br />
2006 295
MILD COGNITIVE IMPAIRMENT:<br />
LA FASE PRECLINICA DI DEMENZA<br />
LAURA SERRA, ROBERTA PERRI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
GRUPPO DI STUDIO “DIAGNOSI PRECOCE DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER”<br />
Italian Interdisciplinary Network on Alzheimer’s Disease – IT.I.N.A.D.
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
La diagnosi clinica di demenza presuppone un tipo di evoluzione che<br />
transita da un precedente stato di normalità, attraverso una fase di compromissione<br />
cognitiva lieve, fino ad esitare in uno stato di franca demenza. È<br />
stata ipotizzata, cioè, l’esistenza di un continuum cognitivo (Petersen 1995;<br />
Palmer et al., 2003) che va dall’invecchiamento normale alla demenza passando<br />
per una fase di compromissione lieve. Quest’ultima sarebbe attraversata<br />
da quegli individui destinati a sviluppare una patologia dementigena su<br />
base degenerativa.<br />
Il concetto di Mild Cognitive Impairment è stato introdotto proprio per<br />
definire la fase di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza. Si<br />
riferisce ad una popolazione di soggetti anziani che non sono compromessi<br />
nel loro funzionamento quotidiano ma che hanno un subclinico ed isolato<br />
deficit cognitivo e sono potenzialmente a rischio di sviluppare la Malattia di<br />
Alzheimer (Petersen et al., 1999; Petersen et al., 2001). È importante sottolineare<br />
però che non tutti i soggetti con compromissione cognitiva lieve svilupperanno<br />
necessariamente demenza.<br />
La pubblicazione, oltre a dare un panorama completo della letteratura<br />
scientifica esistente sulla problematica del MCI e della fase preclinica di<br />
demenza, riporta i dati e i risultati di 4 studi eseguiti presso la <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in collaborazione con diversi centri italiani.<br />
Caratterizzazione del profilo di memoria in soggetti<br />
con Mild Cognitive Impairment amnesico<br />
Il primo studio presentato è volto a valutare le caratteristiche qualitative<br />
del profilo di compromissione della memoria in un selezionato campione di<br />
soggetti affetti dalla forma amnesica di MCI (a-MCI). Ciò è stato realizzato<br />
comparando le performance di questo gruppo di pazienti in un ampio range di<br />
test che valutano i differenti aspetti della memoria episodica a lungo termine, a<br />
breve termine e la memoria implicita, con un gruppo di pazienti affetti da<br />
Malattia di Alzheimer (AD) ed un gruppo di soggetti anziani di controllo (NCs)<br />
I risultati di questo studio hanno evidenziato nel gruppo degli a-MCI una<br />
compromissione di tutti gli indici di memoria episodica esplorati. L’evidenza<br />
riportata di una vasta compromissione di tutte le funzioni di memoria dipendenti<br />
dall’integrità delle strutture ippocampali in una popolazione di soggetti<br />
ad alto rischio di sviluppare demenza sembra supportare questa ipotesi.<br />
Studio longitudinale sulla conversione in demenza<br />
e caratterizzazione del profilo di compromissione cognitiva<br />
dopo 12 e 24 mesi in un campione di a-MCI<br />
Sebbene numerosi studi dimostrino che soggetti anziani con deficit<br />
cognitivi lievi ed in particolare modo con deficit di memoria sviluppano una<br />
Malattia di Alzheimer nel corso di follow-up successivi (Albert 1996; Bondi et<br />
al., 1999; Bowen et al., 1997; Grober et al., 2000; Jacobs et al., 1995), rimane<br />
controversa la stima del tasso di conversione a demenza in popolazioni di<br />
soggetti affetti da MCI. Scopo del presente lavoro era valutare attraverso uno<br />
studio longitudinale multicentrico l’entità di conversione in demenza dopo 12<br />
298 2006
Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica di demenza<br />
e 24 mesi dall’inclusione nello studio di un omogeneo campione di pazienti<br />
affetti da MCI amnesico.<br />
I risultati sono in accordo con gli studi che affermano che il tasso di<br />
progressione in demenza dipende dal grado di deficit cognitivo di partenza<br />
(Morris et al., 2001), e che i pazienti che presentano un declino cognitivo<br />
coinvolgente più funzioni probabilmente possono rappresentare uno stadio<br />
molto iniziale di AD non ancora riconosciuto come tale (Morris et al., 2001).<br />
Caratterizzazione del profilo cognitivo al follow-up 24<br />
in un gruppo di pazienti MCI decliners e non-decliners<br />
Scopo di questo studio longitudinale, condotto su un campione altamente<br />
selezionato di soggetti con a-MCI era analizzare quali erano le caratteristiche<br />
cognitive mostrate al tempo dell’inclusione nello studio dei soggetti MCI decliners<br />
(MCI-AD) e MCI non-decliners (MCI); e individuare i markers predittivi<br />
di AD.<br />
Il nostro studio ha mostrato complessivamente che i soggetti MCI-AD fin<br />
dall’inclusione, pur essendo stati selezionati per un a-MCI, presentavano un<br />
profilo cognitivo differente dai soggetti che sarebbero rimasti dopo 24 mesi<br />
ancora MCI. Tali differenze negli MCI-AD rispetto agli MCI erano riscontrabili<br />
nella presenza di: (a) deficit subclinici che coinvolgevano anche ambiti<br />
diversi dalla memoria; (b) peggiori prestazioni in tutti gli indici di memoria<br />
esplicita a lungo termine.<br />
Caratterizzazione del profilo di cognitivo al follow-up 24<br />
in un gruppo di pazienti MCI ed MCI normalizzati<br />
Scopo di questo lavoro era individuare la presenza eventuale di caratteristiche<br />
cognitive che potessero essere distintive dei pazienti a-MCI che sarebbero<br />
rimasti MCI dopo il follow-up a 24 mesi ed i pazienti a-MCI che invece<br />
avrebbero mostrato una normalizzazione del profilo cognitivo. A questo<br />
scopo, come nei precedenti lavori, sono state confrontate le prestazioni ottenute<br />
dal gruppo degli MCI e degli MCI-N in tutte le prove della batteria neuropsicologica<br />
di screening. Inoltre le prestazioni ottenute alle prove del protocollo<br />
sperimentale dal gruppo di soggetti MCI e MCI-N sono state confrontate<br />
fra loro e anche con un gruppo di soggetti normali di controllo.<br />
Potrebbe essere ipotizzabile che il deficit di categorizzazione in questo<br />
gruppo di pazienti non dipenda tanto dal un disturbo mnesico in quanto tale<br />
ma che derivi dall’alterazione di altre capacità che non consentono di attuare<br />
una strategia di categorizzazione. Tale alterazione potrebbe riguardare<br />
ad esempio una maggiore difficoltà attentiva che non consente di accorgersi<br />
che le parole sono semanticamente correlate tra loro, oppure ad una più specifica<br />
difficoltà di tipo esecutivo. Tale ipotesi potrebbe essere supportata dal<br />
dato riportato nel presente studio secondo cui i soggetti MCI-N non ottenevano<br />
prestazioni migliori dei soggetti MCI in una prova che valuta le capacità<br />
esecutive.<br />
2006 299
PAROLE IN CORSO<br />
Materiali per il recupero<br />
delle difficoltà di lettura<br />
ANNA JUDICA, LAURA BALDONI, LUCIANA CHIRRI,<br />
CECILIA CUCCIAIONI, GUIDO DEL VENTO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
Primo volume di un’opera rivolta ai bambini della scuola primaria, questo<br />
libro propone divertenti attività per il recupero delle difficoltà di lettura. I<br />
materiali presentati sono veri e propri giochi: liste di parole, matrici di lettere<br />
dove andare a cercare parole nascoste, incroci di parole simili a giochi enigmistici,<br />
memory e tombole per battere i “ grandi ” e, infine, storie semplici e<br />
brevi, con figure e molte facilitazioni, per dimostrare ai bambini che la lettura<br />
non è un compito impossibile da affrontare.<br />
Il carattere ludico del programma permette di mantenere alto il livello di<br />
attenzione e motivazione dei bambini, ottenendo così significativi miglioramenti<br />
delle abilità di lettura, in termini di velocità e correttezza.<br />
L’efficacia dell’uso di questi materiali è stata accertata nell’ambito di un<br />
progetto di ricerca sulla valutazione e l’intervento riabilitativo in bambini di<br />
scuola primaria, nato dalla collaborazione tra alcune scuole statali e l’IRCCS<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma.<br />
Per i logopedisti è un ottimo strumento di intervento sul disturbo specifico<br />
della lettura, per gli insegnanti un programma che può integrare le normali<br />
attività curricolari e per i genitori un supporto alle attività didattiche o<br />
riabilitative attraverso situazioni guidate di gioco.<br />
302 2006
PROGETTO MOVIMENTO E SALUTE<br />
Consigli pratici per mantenere<br />
una buona efficienza fisica<br />
MARCO TRABALLESI, TIZIANO AVERNA, PAOLO PORCACCHIA,<br />
EMANUELA LUCARELLI, CRISTINA PAGANELLI, LORENZO POLIDORI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
È a tutti noto che l’esercizio fisico è un modo per procrastinare gli effetti<br />
deterioranti della vecchiaia e più in generale per mantenersi in buona salute<br />
fisica e psichica riducendo il consumo di farmaci e l’incidenza di molte malattie.<br />
Ogni attività del nostro corpo, come di ogni altra macchina vivente, è<br />
potenzialmente causa di danno e ciò vale manifestamente per l’esercizio fisico<br />
e per lo sport: da un lato il beneficio indubbio e dall’altro il pericolo di farsi<br />
male. In effetti uno dei requisiti fondamentali dell’allenamento è la gradualità<br />
nella preparazione: il carico di lavoro deve aumentare progressivamente se si<br />
vuole ottenere un certo effetto (aumento della forza, velocità di movimento,<br />
etc) ma la prescrizione per non farsi male è la gradualità, sia per quanto<br />
riguarda l’intensità che la frequenza delle sedute di allenamento. Bisogna dar<br />
tempo e modo all’organismo di adattarsi al nuovo regime e di riparare le<br />
microlesioni che si siano eventualmente prodotte. Assunto un certo ritmo<br />
dedicato all’attività, è necessario mantenerlo costante nel tempo.<br />
Dal maggio 2005 al dicembre 2006 si è svolto a Roma il Progetto Regionale<br />
“ Movimento e Salute ” che si proponeva di aumentare il livello d’attività<br />
fisica in adulti sedentari affetti da broncopneumopatie croniche ostruttive<br />
(BPCO) e adulti affetti da ipertensione arteriosa essenziale (IE). Scopi del programma<br />
sono stati:<br />
1. Incentivare ed incrementare l’attività fisica.<br />
2. Valutare gli effetti dell’esercizio fisico per quanto riguarda:<br />
• l’efficienza funzionale,<br />
• la qualità della vita,<br />
• la riduzione dell’assunzione di farmaci,<br />
• la formazione di personale adeguato per guidare i pazienti nello svolgimento<br />
d’attività fisica,<br />
• l’identificazione di programmi d’allenamento individuali e collettivi<br />
adattati alle differenti condizioni cliniche.<br />
I partecipanti in gruppi di 12-15, dopo una visita medico-sportiva nella<br />
quale venivano valutate le condizioni generali e si definivano i protocolli di<br />
allenamento da seguire, hanno svolto attività fisica adattata con frequenza di<br />
due o tre volte a settimana per tre mesi; i gruppi sono stati guidati da tecnici<br />
sportivi laureati in Scienze Motorie e specializzati in Attività Motorie Preventive<br />
e Adattate. Al termine del periodo di allenamento sono state effettuate le<br />
stesse valutazioni mediche fatte nella prima visita (ECG, spirometria, test da<br />
sforzo) per valutare gli effetti benefici dell’esercizio.<br />
Il percorso proposto origina dai protocolli di attività motoria applicati nel<br />
progetto “ Movimento e Salute ”. Usa un linguaggio semplice e chiaro per dare<br />
consigli per mantenere la condizione fisica. Consigli rivolti ad individui<br />
anziani o comunque sedentari che, per professione o stile di vita, non hanno<br />
modo e tempo di dedicarsi ad attività molto impegnative. Illustra in modo<br />
semplice e sintetico alcuni esercizi fisici, eseguibili in casa, organizzati razionalmente,<br />
dosati nel grado d’intensità; è inoltre rivolto, a scopo informativo, a<br />
coloro che desiderano salvaguardare il proprio benessere psichico e migliorare<br />
il proprio stato di efficienza fisica funzionale.<br />
304 2006
LA VALUTAZIONE<br />
DEL DETERIORAMENTO COGNITIVO<br />
E LA MENTAL DETERIORATION BATTERY<br />
ILARIA SPOLETINI, ROBERTA PERRI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Percorsi diagnostici e terapeutici<br />
Gli obiettivi della valutazione neuropsicologica del paziente demente<br />
sono molteplici: primo fra tutti quello di contribuire alla diagnosi di demenza<br />
con il maggior livello possibile di accuratezza. Sebbene alcuni parametri neuroradiologici,<br />
neurofunzionali e biochimici dimostrino una buona capacità di<br />
discriminare soggetti normali da pazienti dementi, mancano a tutt’oggi esami<br />
strumentali e/o markers biologici che siano universalmente accettati e/o applicabili<br />
per la diagnosi di demenza. Per tale motivo, i criteri diagnostici per la<br />
sindrome di demenza e, in particolare, di malattia di Alzheimer (Alzheimer’s<br />
Disease, AD) sono fondamentalmente basati sulla evidenza della compromissione<br />
di diversi ambiti cognitivi (con particolare riguardo alla memoria), di<br />
gravità tale da interferire con l’autonomia funzionale del soggetto. Ne deriva<br />
che lo studio cognitivo rappresenta una tappa fondamentale nella valutazione<br />
diagnostica del paziente con sospetto deterioramento cognitivo.<br />
Confermare o meno il sospetto clinico di demenza può essere, tuttavia, un<br />
compito non facile soprattutto nelle forme iniziali di deterioramento. Nei soggetti<br />
anziani, in particolare, diviene fondamentale poter distinguere le fisiologiche<br />
modificazioni delle capacità cognitive legate all’invecchiamento dalle<br />
alterazioni proprie di una demenza in fase iniziale e ciò è tanto più difficile<br />
quanto più il soggetto è anziano e quanto più è scarso il suo livello socioculturale.<br />
Con l’invecchiamento naturale, infatti, si realizza un declino delle<br />
funzioni cognitive, più evidente nella nona decade di vita, non sempre immediatamente<br />
differenziabile dagli stati patologici. I disturbi di memoria, in particolare,<br />
sono i sintomi che più frequentemente vengono riferiti dai soggetti<br />
anziani o dai loro familiari quando venga posto il sospetto di un deterioramento.<br />
La valutazione neuropsicologica ha perciò inizialmente il compito di<br />
rivelare la presenza di tali disturbi (che non sempre sono segnalati dai<br />
pazienti) e distinguere, fra i pazienti che lamentano un disturbo di memoria,<br />
quei casi in cui esiste effettivamente un deficit che rappresenta il nucleo di<br />
una demenza da quei casi in cui le lamentele non sono dovute a reali compromissioni<br />
della funzione mnesica come può accadere ad esempio nei disturbi<br />
d’ansia.<br />
Il riscontro di un deficit isolato di memoria nel paziente con sospetto clinico<br />
di deterioramento cognitivo non è sufficiente a porre diagnosi di<br />
demenza tuttavia tale reperto pone l’obbligo di valutazioni ripetute nel tempo<br />
per l’osservazione dell’eventuale evoluzione del deficit. Infatti, le diverse ricerche<br />
che negli ultimi anni hanno focalizzato la loro attenzione sullo stato di<br />
transizione tra le fisiologiche modificazioni delle abilità cognitive legate all’invecchiamento<br />
e le fasi iniziali dell’AD hanno mostrato che soggetti anziani<br />
non dementi affetti da Mild Cognitive Impairment, uno stato caratterizzato da<br />
deficit cognitivi subclinici isolati o multipli, presentano un aumento del<br />
rischio di sviluppare una demenza degenerativa rispetto a quanto atteso nella<br />
popolazione normale.<br />
La valutazione neuropsicologica del paziente con sospetto di demenza,<br />
oltre ad essere fondamentale per confermare o meno tale sospetto, offre l’opportunità<br />
di poter differenziare forme diverse di demenza. La caratterizzazione<br />
eziologica della sindrome demenziale può condurre infatti a impostazioni<br />
prognostiche e terapeutiche molto differenti, che vanno da un giudizio<br />
306 2006
La valuazione del deterioramento cognitivo e la Mental Deterioration Battery<br />
di sostanziale irreversibilità del processo dementigeno, come nel caso della<br />
malattia di Alzheimer, alla possibilità di un intervento terapeutico efficace,<br />
come nelle forme di demenza associate alla depressione o all’idrocefalo normoteso.<br />
In particolare, lo studio neuropsicologico del paziente con sospetto<br />
di demenza appare fondamentale per individuare forme di demenza associate<br />
a sindrome depressiva, patologia in cui né la clinica, né gli esami neuroradiologici<br />
o di laboratorio forniscono dati discriminativi efficaci rispetto a una<br />
demenza degenerativa.<br />
Infine, la valutazione neuropsicologica del paziente demente ha lo scopo<br />
non meno importante di documentare il livello di gravità di decadimento<br />
demenziale e questo al fine di una valutazione longitudinale del singolo<br />
paziente.<br />
Da quanto detto, appare evidente la notevole importanza di poter disporre,<br />
per lo studio dei deficit cognitivi nella demenza, di strumenti adeguati di valutazione<br />
neuropsicologica che non risentano del grado di affidabilità del<br />
paziente e dei familiari nel riportare i sintomi cognitivo-comportamentali, di<br />
esprimere in maniera quantitativa l’entità del deficit cognitivo e di esplorare in<br />
maniera organica le abilità cognitive del paziente consentendo quindi un giudizio<br />
qualitativo otre che quantitativo.<br />
In questo lavoro vengono approfondite le caratteristiche di alcuni strumenti<br />
di valutazione del deterioramento cognitivo fra i più utilizzati quali<br />
Milan Overall Dementia Assessment (MODA), l’Alzheimer’s Disease Assessment<br />
Battery (ADAS), Cambridge Examination for Mental Disorders of the<br />
Elderly (CAMDEX). Fra gli strumenti di valutazione cognitiva appositamente<br />
pensati per la valutazione di soggetti anziani con dubbio diagnostico di deterioramento<br />
intellettivo e provvisti di dati di normalizzazione e validazione<br />
raccolti in una popolazione di lingua italiana viene presentata nel dettaglio la<br />
Mental Deterioration Battery (MDB), studiata appositamente per discriminare<br />
con un elevato grado di accuratezza i soggetti dementi dai soggetti normali<br />
anziani, nonché per fornire informazioni sulle caratteristiche qualitative<br />
del deficit cognitivo eventualmente presente nel paziente indagato. Si fornisce,<br />
inoltre, la descrizione del programma informatico allegato per l’utilizzo<br />
della Mental Deterioration Battery (MDB).<br />
2006 307
Produzione<br />
scientifica
Sezione II<br />
2004 2005 2006<br />
Pubblicazioni presenti nel Science Citation<br />
Index (SCI) n. 189 225 237<br />
Altre pubblicazioni n. 5 8 9<br />
Libri in inglese n. – 1 –<br />
Capitoli di libri in inglese n. – 1 5<br />
Libri in italiano n. 4 2 6<br />
Capitoli di libri in italiano n. 1 3 –<br />
Comunicazioni scientifiche:<br />
a) pubblicate su riviste presenti nel SCI n. 24 14 21<br />
b) pubblicate su altre riviste n. 6 5 2<br />
c) pubblicate su atti congressuali n. 21 13 7<br />
Poster n. 8 14 14<br />
Brevetti n. 2 – 2<br />
I lavori presenti nel Science Citation Index Citation nel 2006 sono pubblicati<br />
su:<br />
IMPACT<br />
FACTOR<br />
NUMERO DI<br />
PUBBLICAZIONI<br />
– Adv Exp Med Biol 0,635 1<br />
– Am J Geriatr Psychiatry 2,929 2<br />
– Am J Med Genet B Neuropsychiatr Genet 3,521 1<br />
– Amino Acids 2,172 1<br />
– Ann Hematol 2,193 1<br />
– Ann Neurol 7,571 2<br />
– Ann NY Acad Sci 1,971 1<br />
– Anticancer Drugs 1,907 1<br />
– Apoptosis 4,497 1<br />
– Arch Phys Med Rehabil 1,734 1<br />
– Behav Brain Res 2,865 2<br />
– Behav Neurol 1,417 1<br />
– Biochem Biophys Res Commun 3,000 1<br />
– Biochim Biophys Acta 0,000 1<br />
– Biol Cybern 1,398 1<br />
– Biol Psychiatry 6,779 2<br />
– Bioorg Med Chem 2,286 1<br />
– Brain Inj 1,471 1<br />
– Brain Lang 2,129 3<br />
– Brain Res Bull 2,481 3<br />
310 2006
Produzione scientifica<br />
– Brain Res 2,296 1<br />
– Brain 7,535 6<br />
– Cell Death Differ 7,785 2<br />
– Cell Mol Life Sci 4,582 1<br />
– Cephalalgia 4,657 2<br />
– Cereb Cortex 6,187 4<br />
– Cerebellum 1,762 1<br />
– Chem Biol Interact 1,968 1<br />
– Child Neuropsychol 0,750 1<br />
– Clin EEG Neurosci 0,581 1<br />
– Clin Exp Hypertens 0,951 2<br />
– Clin Neurophysiol 2,640 3<br />
– Cogn Behav Neurol 0,000 1<br />
– Cogn. Neuropsychol 3,000 2<br />
– Cortex 3,584 1<br />
– Curr Biol 11,732 1<br />
– Curr Opin Neurobiol 8,527 1<br />
– Curr Opin Pharmacol 5,366 1<br />
– Curr Pharm Des 4,829 1<br />
– Dement Geriatr Cogn Disord 2,603 1<br />
– Dev Med Child Neurol 1,790 1<br />
– Dev Neuropsychol 2,443 1<br />
– EMBO J 10,053 1<br />
– EMBO Rep 7,663 1<br />
– Endocrinology 5,313 1<br />
– Epidemiol Prev 0,000 1<br />
– Eur J Neurol 2,244 6<br />
– Eur J Neurosci 3,949 5<br />
– Eur J Pharmacol 2,477 1<br />
– Eura Medicophys 0,000 1<br />
– Exp Brain Res 2,118 9<br />
– Exp Gerontol 3,008 1<br />
– Exp Neurol 3,767 2<br />
– FASEB J 7,064 1<br />
– Funct Neurol 0,561 1<br />
– Genes Brain Behav 4,091 1<br />
– Hippocampus 3,781 1<br />
– Hum Brain Mapp 4,317 3<br />
– Hum Mov Sci 1,045 1<br />
– IEEE Eng Med Biol Mag 1,132 1<br />
– IEEE Trans Biomed Eng 1,857 1<br />
– IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng 1,678 1<br />
2006 311
Sezione II<br />
– J Am Soc Nephrol 7,240 1<br />
– J Biol Chem 5,854 3<br />
– J Biol Inorg Chem 3,224 1<br />
– J Cell Sci 6,543 1<br />
– J Cereb Blood Flow Metab 4,786 2<br />
– J Cogn Neurosci 4,533 1<br />
– J Comp Neurol 3,855 1<br />
– J Headache Pain 0,000 1<br />
– J Immunol 6,387 1<br />
– J Intellect Disabil Res 1,047 2<br />
– J Leukoc Biol 4,627 2<br />
– J Math Imaging Vis 2,197 1<br />
– J Med Virol 2,520 1<br />
– J Neural Transm Suppl 1,569 1<br />
– J Neural Transm 2,544 2<br />
– J Neurochem 4,604 1<br />
– J Neurol Sci 2,035 1<br />
– J Neurol 2,844 2<br />
– J Neurophysiol 3,853 5<br />
– J Neurosci Methods 1,784 1<br />
– J Neurosci 7,506 6<br />
– J Physiol 4,272 1<br />
– J Proteome Res 6,901 1<br />
– J Psychiatr Res 3,301 1<br />
– J Urol 3,592 1<br />
– Kidney Int 4,927 1<br />
– Lancet Neurol 12,167 1<br />
– Magn Reson Imaging 1,361 3<br />
– Med Sci Sports Exerc 2,831 1<br />
– Mol Biol Cell. 6,520 1<br />
– Mol Cell Biol 7,093 1<br />
– Mol Endocrinol 5,807 1<br />
– Mol Psychiatry 9,335 2<br />
– Mov Disord 2,830 1<br />
– Mult Scler 2,832 1<br />
– Muscle Nerve 2,458 2<br />
– Nat Neurosci 15,456 1<br />
– Nat Rev Neurosci 20,951 1<br />
– Neurobiol Aging 5,312 1<br />
– Neurobiol Dis 4,048 4<br />
– Neurobiol Learn Mem 4,091 1<br />
– Neurocase 0,898 1<br />
312 2006
Produzione scientifica<br />
– Neuroendocrinology 2,650 1<br />
– Neurogenetics 2,938 1<br />
– Neuroimage 5,288 6<br />
– Neurol Sci 0,779 1<br />
– Neurology 4,947 1<br />
– Neuropharmacology 3,637 1<br />
– Neuropsychol Rev 3,652 1<br />
– Neuropsychologia 4,119 5<br />
– Neuropsychopharmacology 5,369 2<br />
– Neurorehabil Neural Repair 1,558 1<br />
– Neuroreport 1,995 2<br />
– Neurosci Lett 1,898 4<br />
– Neuroscience 3,410 8<br />
– Neuroscientist 4,458 2<br />
– Neurosurg Rev 1,425 1<br />
– Neurotoxicology 2,576 1<br />
– Nutr Neurosci 1,359 1<br />
– Pharmacol Biochem Behav 1,970 1<br />
– Pharmacol Ther 8,357 1<br />
– Phys Med Biol 2,683 1<br />
– Proc Natl Acad Sci USA 10,231 6<br />
– Proteomics 6,088 2<br />
– Psychopathology 0,808 1<br />
– Radiol Med (Torino) 0,000 2<br />
– Restor Neurol Neurosci 1,825 2<br />
– Scand J Med Sci Sports 2,151 1<br />
– Sleep Med 2,711 1<br />
– Sleep 4,950 1<br />
– Spinal Cord 1,067 1<br />
– Stroke 5,855 4<br />
– Synapse 3,220 2<br />
– Trends Cogn Sci 9,155 1<br />
– Trends Neurosci 14,325 1<br />
– Trends Pharmacol Sci 10,372 1<br />
2006 313
Sezione II<br />
PUBBLICAZIONI RECENSITE SU S.C.I.<br />
S.C.I. = Science Citation Index (I.F.)<br />
IMPACT FACTOR<br />
1. ALIMONTI A., RISTORI G., GIUBILEI F., STAZI M.A., PINO A.,<br />
VISCONTI A., BRESCIANINI S., SEPE MONTI M., FORTE G.,<br />
STANZIONE P., BOCCA B., BOMBOI G., D’IPPOLITO C., ANNIBALI V.,<br />
SALVETTI M., SANCESARIO G.<br />
Serum chemical elements and oxidative status in Alzheimer’s<br />
disease, Parkinson disease and Multiple Sclerosis<br />
Neurotoxicology (2006) Dec 9; [Epub ahead of print] 2,576<br />
2. ALLEN P.B., ZACHARIOU V., SVENNINGSSON P., LEPORE A.C.,<br />
CENTONZE D., COSTA C., ROSSI S., BENDER G., CHEN G., FENG J.,<br />
SNYDER G.L., BERNARDI G., NESTLER E.J., YAN Z.,<br />
CALABRESI P., GREENGARD P.<br />
Distinct roles for spinophilin and neurabin in dopaminemediated<br />
plasticity<br />
Neuroscience (2006) Dec 9; 140(3): 897-911 3,410<br />
3. ALTAMURA C., DELL’ACQUA M.L., MOESSNER R., MURPHY D.L.,<br />
LESCH K.P., PERSICO A.M.<br />
Altered neocortical cell density and layer thickness in<br />
serotonin transporter knockout mice: a quantitation study<br />
Cereb Cortex (2006) Aug 11; [Epub ahead of print] 6,187<br />
4. AMADIO S., TRAMINI G., MARTORANA A., VISCOMI M.T.,<br />
SANCESARIO G., BERNARDI G., VOLONTÉ C.<br />
Oligodendrocytes express P2Y(12) metabotropic receptor<br />
in adult rat brain<br />
Neuroscience (2006) Sep 7; 141(3): 1171-1180 3,410<br />
5. ANGELUCCI A., VALENTINI A., MILLIMAGGI D., GRAVINA G.L.,<br />
MIANO R., DOLO V., VICENTINI C., BOLOGNA M., FEDERICI G.,<br />
BERNARDINI S.<br />
Valproic acid induces apoptosis in prostate carcinoma cell<br />
lines by activation of multiple death pathways<br />
Anticancer Drugs (2006) Nov; 17(10): 1141-1150 1,907<br />
6. ARDUINO L.S., VALLAR G., BURANI C.<br />
Left neglect dyslexia and the effect of stimulus duration<br />
Neuropsychologia (2006); 44(4): 662-665 4,119<br />
314 2006
Produzione scientifica<br />
7. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., DE VICO FALLANI F.,<br />
SALINARI S., URSINO M., ZAVAGLIA M., MARCIANI M.G.,<br />
BABILONI F.<br />
Estimation of the cortical connectivity patterns during the<br />
intention of limb movements<br />
IEEE Eng Med Biol Mag (2006) Jul-Aug; 25(4): 32-38 0,469<br />
8. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., MARCIANI M.G.,<br />
BACCALÀ L.A., DE VICO FALLANI F., SALINARI S., URSINO M.,<br />
ZAVAGLIA M., BABILONI F.<br />
Assessing cortical functional connectivity by partial directed<br />
coherence: simulations and application to real data<br />
IEEE Trans Biomed Eng (2006) Sep; 53(9): 1802-1812 1,857<br />
9. ASTOLFI L., CINCOTTI F., MATTIA D., MARCIANI M.G.,<br />
BACCALÀ L.A., DE VICO FALLANI F., SALINARI S., URSINO M.,<br />
ZAVAGLIA M., DING L., EDGAR J.C., MILLER G.A., HE B.,<br />
BABILONI F.<br />
Comparison of different cortical connectivity estimators<br />
for high-resolution EEG recordings<br />
Hum Brain Mapp (2006) Jun 7; [Epub ahead of print] 4,317<br />
10. AVENANTI A., PALUELLO I.M., BUFALARI I., AGLIOTI S.M.<br />
Stimulus-driven modulation of motor-evoked potentials<br />
during observation of others’ pain<br />
Neuroimage (2006) Aug 1; 32(1): 316-324 5,288<br />
11. BALESTRIERI E., GRELLI S., MATTEUCCI C., MINUTOLO A.,<br />
D’ETTORRE G., DI SORA F., MONTELLA F., VULLO V., VELLA S.,<br />
FAVALLI C., MACCHI B., MASTINO A.<br />
Apoptosis-associated gene expression in HIV-infected<br />
patients in response to successful antiretroviral therapy<br />
J Med Virol (2006) Dec 19; 79(2):111-117 2,520<br />
12. BARBA C., DELLA MARCA G., COLOSIMO C., SILVESTRI G.,<br />
MAZZA S., TONALI P.<br />
Transient MRI abnormalities in a case of occipital lobe<br />
epilepsy with favorable outcome<br />
Clin EEG Neurosci (2006) Jul; 37(3): 219-222 0,581<br />
13. BARBA C., FORMISANO R., SABATINI U., CICINELLI P.,<br />
HAGBERG G.E., MARCONI B., CIURLI P., BIANCIARDI M.,<br />
MATTEIS M.<br />
Dysfunction of a structurally normal motor pathway in a<br />
brain injury patient as revealed by multimodal integrated<br />
techniques<br />
Neurocase (2006) Aug; 12(4): 232-235 0,898<br />
2006 315
Sezione II<br />
14. BARCA L., BURANI C., DI FILIPPO G., ZOCCOLOTTI P.<br />
Italian developmental dyslexic and proficient readers.<br />
Where are the differences?<br />
Brain Lang (2006) Sep; 98(3): 347-351 2,129<br />
15. BARCAROLI D., BONGIORNO-BORBONE L., TERRINONI A.,<br />
HOFMANN T.G., ROSSI M., KNIGHT R.A., MATERA A.G.,<br />
MELINO G., DE LAURENZI V.<br />
FLASH is required for histone transcription and S-phase<br />
progression<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006) Oct 3; 103(40): 14808-14812 10,231<br />
16. BARCAROLI D., DINSDALE D., NEALE M.H.,<br />
BONGIORNO-BORBONE L., RANALLI M., MUNARRIZ E.,<br />
SAYAN A.E., MCWILLIAM J.M., SMITH T.M., FAVA E.,<br />
KNIGHT R.A., MELINO G., DE LAURENZI V.<br />
FLASH is an essential component of Cajal bodies<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006)Oct 3; 103(40): 14802-14807 10,231<br />
17. BARTOLOMUCCI A., LA CORTE G., POSSENTI R., LOCATELLI V.,<br />
RIGAMONTI A.E., TORSELLO A., BRESCIANI E., BULGARELLI I.,<br />
RIZZI R., PAVONE F., D’AMATO F.R., SEVERINI C.,<br />
MIGNOGNA G., GIORGI A., SCHININÀ M.E., ELIA G.,<br />
BRANCIA C., FERRI G.L., CONTI R., CIANI B., PASCUCCI T.,<br />
DELL’OMO G., MÜLLER E.E., LEVI A., MOLES A.<br />
TLQP-21, a VGF-derived peptide, increases energy<br />
expenditure and prevents the early phase of diet-induced<br />
obesity<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006) Sep 26; 103(39): 14584-14589 10,231<br />
18. BERNARDINI S., NUCCETELLI M., NOGUERA N.I.,<br />
BELLINCAMPI L., LUNGHI P., BONATI A., MANN K.,<br />
MILLER W.H. JR., FEDERICI G., LO COCO F.<br />
Role of GSTP1-1 in mediating the effect of As 2<br />
O 3<br />
in the<br />
Acute Promyelocytic Leukemia cell line NB4<br />
Ann Hematol (2006) Oct; 85(10): 681-687 2,193<br />
19. BIROCCIO A., DEL BOCCIO P., PANELLA M., BERNARDINI S.,<br />
DI ILIO C., GAMBI D., STANZIONE P., SACCHETTA P.,<br />
BERNARDI G., MARTORANA A., FEDERICI G., STEFANI A.,<br />
URBANI A.<br />
Differential post-translational modifications of<br />
transthyretin in Alzheimer’s disease. A study of the cerebral<br />
spinal fluid<br />
Proteomics (2006) Apr; 6(7): 2305-2313 6,088<br />
316 2006
Produzione scientifica<br />
20. BONOMINI M., PAVONE B., SIROLLI V., DEL BUONO F.,<br />
DI CESARE M., DEL BOCCIO P., AMOROSO L., DI ILIO C.,<br />
SACCHETTA P., FEDERICI G., URBANI A.<br />
Proteomics characterization of protein adsorption onto<br />
hemodialysis membranes<br />
J Proteome Res (2006) Oct 6; 5(10): 2666-2674 6,901<br />
21. BONSI P., CUOMO D., PICCONI B., SCIAMANNA G., TSCHERTER A.,<br />
TOLU M., BERNARDI G., CALABRESI P., PISANI A.<br />
Striatal metabotropic glutamate receptors as a target for<br />
pharmacotherapy in Parkinson’s disease<br />
Amino Acids (2006) May 22; [Epub ahead of print] 2,172<br />
22. BORRONI B., GRASSI M., AGOSTI C., ARCHETTI S., COSTANZI C.,<br />
CORNALI C., CALTAGIRONE C., CAIMI L., DI LUCA M., PADOVANI A.<br />
Cumulative effect of COMT and 5-HTTLPR<br />
polymorphisms and their interaction with disease severity<br />
and comorbidities on the risk of psychosis in Alzheimer<br />
disease<br />
Am J Geriatr Psychiatry (2006) Apr; 14(4): 343-351 2,929<br />
23. BOSCO G., EIAN J., POPPELE R.E.<br />
Phase-specific sensory representations in spinocerebellar<br />
activity during stepping: evidence for a hybrid kinematic/<br />
kinetic framework<br />
Exp Brain Res (2006) Oct; 175(1): 83-96 2,118<br />
24. BRISELLI E., GARREFFA G., BIANCHI L., BIANCIARDI M.,<br />
MACALUSO E., ABBAFATI M., MARCIANI M.G., MARAVIGLIA B.<br />
An independent component analysis-based approach on<br />
ballistocardiogram artifact removing<br />
Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 393-400 1,361<br />
25. BRIZZOLARA D., CHILOSI A., CIPRIANI P., DI FILIPPO G.,<br />
GASPERINI F., MAZZOTTI S., PECINI C., ZOCCOLOTTI P.<br />
Do phonologic and rapid automatized naming deficits<br />
differentially affect dyslexic children with and without a<br />
history of language delay? A study of Italian dyslexic<br />
children<br />
Cogn Behav Neurol (2006) Sep; 19(3): 141-149 0,000<br />
26. BRUNELLI S., AVERNA T., PORCACCHIA P., PAOLUCCI S.,<br />
DI MEO F., TRABALLESI M.<br />
Functional status and factors influencing the rehabilitation<br />
outcome of people affected by above-knee amputation and<br />
hemiparesis<br />
Arch Phys Med Rehabil (2006) Jul; 87(7): 995-1000 1,734<br />
2006 317
Sezione II<br />
27. BRUSA L., PETTA F., PISANI A., MIANO R., STANZIONE P.,<br />
MOSCHELLA V., GALATI S., FINAZZI AGRÒ E.<br />
Central acute D2 stimulation worsens bladder function in<br />
patients with mild Parkinson’s disease<br />
J Urol (2006) Jan; 175(1): 202-207 3,592<br />
28. BRUSA L., VERSACE V., KOCH G., IANI C., STANZIONE P.,<br />
BERNARDI G., CENTONZE D.<br />
Low frequency rTMS of the SMA transiently ameliorates<br />
peak-dose LID in Parkinson’s disease<br />
Clin Neurophysiol (2006) Sep; 117(9): 1917-1921 2,640<br />
29. BUZZI M.G.<br />
Reading data in migraine acute treatment studies: from<br />
clinical trials to reviews and meta-analyses<br />
J Headache Pain (2006) Jun; 7(3): 160-164 0,000<br />
30. CACCAMO N., BATTISTINI L., BONNEVILLE M., POCCIA F.,<br />
FOURNIÉ J.J., MERAVIGLIA S., BORSELLINO G., KROCZEK R.A.,<br />
LA MENDOLA C., SCOTET E., DIELI F., SALERNO A.<br />
CXCR5 identifies a subset of Vγ9Vδ2 T cells which secrete<br />
IL-4 and IL-10 and help B cells for antibody production<br />
J Immunol (2006) Oct 15; 177(8): 5290-5295 6,387<br />
31. CADEMARTIRI F., RUNZA G., LUCCICHENTI G., GALIA M.,<br />
MOLLET N.R., ALAIMO V., BRAMBILLA V., GUALERZI M.,<br />
CORUZZI P., MIDIRI M., LAGALLA R.<br />
Coronary artery anomalies: incidence, pathophysiology,<br />
clinical relevance and role of diagnostic imaging<br />
Radiol Med (Torino) (2006) Apr; 111(3): 376-391 0,000<br />
32. CALABRESI P., PICCONI B., PARNETTI L., DI FILIPPO M.<br />
A convergent model for cognitive dysfunctions in Parkinson’s<br />
disease: the critical dopamine-acetylcholine synaptic balance<br />
Lancet Neurol (2006) Nov; 5(11): 974-983 12,167<br />
33. CAMPBELL D.B., SUTCLIFFE J.S., EBERT P.J., MILITERNI R.,<br />
BRAVACCIO C., TRILLO S., ELIA M., SCHNEIDER C., MELMED R.,<br />
SACCO R., PERSICO A.M., LEVITT P.<br />
A genetic variant that disrupts MET transcription is<br />
associated with autism<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006) Nov 7; 103(45): 16834-16839 10,231<br />
34. CANDI E., TERRINONI A., RUFINI A., CHIKH A., LENA A.M.,<br />
SUZUKI Y., SAYAN B.S., KNIGHT R.A., MELINO G.<br />
p63 is upstream of IKKα in epidermal development<br />
J Cell Sci (2006) Nov 15; 119(Pt 22): 4617-4622 6,543<br />
318 2006
Produzione scientifica<br />
35. CANDIANO G., MUSANTE L., BRUSCHI M., PETRETTO A.,<br />
SANTUCCI L., DEL BOCCIO P., PAVONE B., PERFUMO F.,<br />
URBANI A., SCOLARI F., GHIGGERI G.<br />
Repetitive fragmentation products of albumin and<br />
α1-antitrypsin in glomerular diseases associated with<br />
nephrotic syndrome<br />
J Am Soc Nephrol (2006) Nov; 17(11): 3139-3148 7,240<br />
36. CAPPELLINI G., IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />
Motor patterns in human walking and running<br />
J Neurophysiol (2006) Jun; 95(6): 3426-3437 3,853<br />
37. CARLESIMO G.A., GALLONI F., BONANNI R., SABBADINI M.<br />
Verbal short-term memory in individuals with congenital<br />
articulatory disorders: new empirical data and review of<br />
the literature<br />
J Intellect Disabil Res (2006) Feb; 50(Pt 2): 81-91 1,047<br />
38. CARRÌ M.T., GRIGNASCHI G., BENDOTTI C.<br />
Targets in ALS: designing multidrug therapies<br />
Trends Pharmacol Sci (2006) May; 27(5): 267-273 10,372<br />
39. CATZ A., ITZKOVICH M., TESIO L., BIERING-SORENSEN F.,<br />
WEEKS C., LARAMEE M.T., CRAVEN B.C., TONACK M.,<br />
HITZIG S.L., GLASER E., ZEILIG G., AITO S., SCIVOLETTO G.,<br />
MECCI M., CHADWICK R.J., EL MASRY W.S., OSMAN A.,<br />
GLASS C.A., SILVA P., SONI B.M., GARDNER B.P., SAVIC G.,<br />
BERGSTRÖM E.M., BLUVSHTEIN V., RONEN J.<br />
A multicenter international study on the Spinal Cord<br />
Independence Measure, version III. Rasch psychometric<br />
validation<br />
Spinal Cord (2006) Aug 15; [Epub ahead of print] 1,067<br />
40. CENTONZE D., COSTA C., ROSSI S., PROSPERETTI C., PISANI A.,<br />
USIELLO A., BERNARDI G., MERCURI N.B., CALABRESI P.<br />
Chronic cocaine prevents depotentiation at corticostriatal<br />
synapses<br />
Biol Psychiatry (2006) Sep 1; 60(5): 436-443 6,779<br />
41. CENTONZE D., PROSPERETTI C., BARONE I., ROSSI S., PICCONI B.,<br />
TSCHERTER A., DE CHIARA V., BERNARDI G., CALABRESI P.<br />
NR2B-containing NMDA receptors promote the neurotoxic<br />
effects of 3-nitropropionic acid but not of rotenone in the<br />
striatum<br />
Exp Neurol (2006) Dec; 202(2): 470-479 3,767<br />
2006 319
Sezione II<br />
42. CENTONZE D., ROSSI S., GUBELLINI P., DE CHIARA V.,<br />
TSCHERTER A., PROSPERETTI C., PICCONI B., BERNARDI G.,<br />
CALABRESI P., BAUNEZ C.<br />
Deficits of glutamate transmission in the striatum of<br />
experimental hemiballism<br />
Neuroscience (2006) Nov 17; 143(1): 213-221 3,410<br />
43. CERASA A., HAGBERG G.E., PEPPE A., BIANCIARDI M.,<br />
GIOIA M.C., COSTA A., CASTRIOTA-SCANDERBEG A.,<br />
CALTAGIRONE C., SABATINI U.<br />
Functional changes in the activity of cerebellum and<br />
frontostriatal regions during externally and internally<br />
timed movement in Parkinson’s disease<br />
Brain Res Bull (2006) Dec 11; 71(1-3): 259-269 2,481<br />
44. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., FASANO F., PÉRAN P.,<br />
HAGBERG G.E., GIUGNI E., SABATINI U.<br />
Imaging nervous pathways with MR tractography<br />
Radiol Med (Torino) (2006) Mar; 111(2): 268-283 0,000<br />
45. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., PÉRAN P., HAGBERG G.E.,<br />
BARBA C., FORMISANO R., SABATINI U.<br />
Multimodal fMRI tractography in normal subjects and in<br />
clinically recovered traumatic brain injury patients<br />
Neuroimage (2006) Dec 29; [Epub ahead of print] 5,288<br />
46. CICINELLI P., MARCONI B., ZACCAGNINI M., PASQUALETTI P.,<br />
FILIPPI M.M., ROSSINI P.M.<br />
Imagery-induced cortical excitability changes in stroke: a<br />
transcranial magnetic stimulation study<br />
Cereb Cortex (2006) Feb; 16(2): 247-253 6,187<br />
47. CINCOTTI F., BIANCHI L., BIRCH G., GUGER C., MELLINGER J.,<br />
SCHERER R., SCHMIDT R.N., YÁÑEZ-SUÁREZ O., SCHALK G.<br />
BCI meeting 2005 – Workshop on technology: hardware<br />
and software<br />
IEEE T Neur Sys Reh Eng (2006) Jun; 14(2): 128-131 1,678<br />
48. COMMITTERI G., PITZALIS S., GALATI G., PATRIA F., PELLE G.,<br />
SABATINI U., CASTRIOTA-SCANDERBEG A., PICCARDI L.,<br />
GUARIGLIA C., PIZZAMIGLIO L.<br />
Neural bases of personal and extrapersonal neglect in<br />
humans<br />
Brain (2006) Sep 28; [Epub ahead of print] 7,535<br />
320 2006
Produzione scientifica<br />
49. CONDÒ I., VENTURA N., MALISAN F., TOMASSINI B., TESTI R.<br />
A pool of extramitochondrial frataxin that promotes cell<br />
survival<br />
J Biol Chem (2006) Jun 16; 281(24): 16750-16756 5,854<br />
50. CONVERSI D., BONITO-OLIVA A., ORSINI C., CABIB S.<br />
Habituation to the test cage influences amphetamineinduced<br />
locomotion and Fos expression and increases<br />
FosB/∆FosB-like immunoreactivity in mice<br />
Neuroscience (2006) Aug 21; 141(2): 597-605 3,410<br />
51. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., PASQUALETTI P.,<br />
CALTAGIRONE C.<br />
Alexithymia in Parkinson’s disease is related to severity of<br />
depressive symptoms<br />
Eur J Neurol (2006) Aug; 13(8): 836-841 2,244<br />
52. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., PASQUALETTI P.,<br />
CALTAGIRONE C.<br />
Major and minor depression in Parkinson’s disease: a<br />
neuropsychological investigation<br />
Eur J Neurol (2006) Sep; 13(9): 972-980 2,244<br />
53. COSTA C., MARTELLA G., PICCONI B., PROSPERETTI C., PISANI<br />
A., DI FILIPPO M., PISANI F., BERNARDI G., CALABRESI P.<br />
Multiple mechanisms underlying the neuroprotective<br />
effects of antiepileptic drugs against in vitro ischemia<br />
Stroke (2006) May; 37(5): 1319-1326 5,855<br />
54. COZZOLINO M., FERRI A., FERRARO E., ROTILIO G., CECCONI F.,<br />
CARRÌ M.T.<br />
Apaf1 mediates apoptosis and mitochondrial damage<br />
induced by mutant human<br />
SOD1s typical of familial amyotrophic lateral sclerosis<br />
Neurobiol Dis (2006) Jan; 21(1): 69-79 4,048<br />
55. CROSIO C., CASCIATI A., IACCARINO C., ROTILIO G., CARRÌ M.T.<br />
Bcl2a1 serves as a switch in death of motor neurons in<br />
amyotrophic lateral sclerosis<br />
Cell Death Differ (2006) Dec; 13(12): 2150-2153 7,785<br />
56. CUPINI L.M., BARI M., BATTISTA N., ARGIRÒ G., FINAZZI-AGRÒ<br />
A., CALABRESI P., MACCARRONE M.<br />
Biochemical changes in endocannabinoid system are<br />
expressed in platelets of female but not male migraineurs<br />
Cephalalgia (2006) Mar; 26(3): 277-281 4,657<br />
2006 321
Sezione II<br />
57. CURSI S., RUFINI A., STAGNI V., CONDÒ I., MATAFORA V.,<br />
BACHI A., PAINICCIÀ BONIFAZI A., COPPOLA L.,<br />
SUPERTI-FURGA G., TESTI R., BARILÀ D.<br />
Src kinase phosphorylates Caspase-8 on Tyr380: a novel<br />
mechanism of apoptosis suppression<br />
EMBO J (2006) May 3; 25(9): 1895-1905 10,053<br />
58. DANZEISEN R., ACHSEL T., BEDERKE U., COZZOLINO M., CROSIO C.,<br />
FERRI A., FRENZEL M., GRALLA E.B., HUBER L., LUDOLPH A.,<br />
NENCINI M., ROTILIO G., VALENTINE J.S., CARRÌ M.T.<br />
Superoxide dismutase 1 modulates expression of<br />
transferrin receptor<br />
J Biol Inorg Chem (2006) Jun; 11(4): 489-498 3,224<br />
59. DAPRATI E., SIRIGU A.<br />
How we interact with objects: learning from brain lesions<br />
Trends Cogn Sci (2006) Jun; 10(6): 265-270 9,155<br />
60. DAPRATI E., WRIESSNEGGER S., LACQUANITI F.<br />
Kinematic cues and recognition of self-generated actions<br />
Exp Brain Res (2006) Aug 22; [Epub ahead of print] 2,118<br />
61. D’AVELLA A., PORTONE A., FERNANDEZ L., LACQUANITI F.<br />
Control of fast-reaching movements by muscle synergy<br />
combinations<br />
J Neurosci (2006) Jul 26; 26(30): 7791-7810 7,506<br />
62. DE BOISSEZON X., PERAN P., DE BOYSSON C., DÉMONET J.F.<br />
Pharmacotherapy of aphasia: Myth or reality?<br />
Brain Lang (2006) Sep 16; [Epub ahead of print] 2,129<br />
63. DE GIROLAMO G., TEMPESTINI A., CAVRINI G., ARGENTINO P.,<br />
FEDERICI S., PUTZU P., SCOCCO P., ZAPPIA M., MOROSINI P.,<br />
CASCAVILLA I., SGADARI A., AZZARITO C., BRANCATI G.,<br />
SPALLETTA G., PASINI A., GRUPPO NAZIONALE PROGRES-ANZIANI<br />
Residential facilities for the elderly in five Italian regions.<br />
The Progres-Anziani Project<br />
Epidemiol Prev 2005 Sep-Dec; 29(5-6): 264-270 0,000<br />
64. DE MARCH Z., GIAMPÀ C., PATASSINI S., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />
Cellular localization of TRPC5 in the substantia nigra of rat<br />
Neurosci Lett (2006) Jul 10; 402(1-2): 35-39 1,898<br />
65. DE MARCH Z., GIAMPÀ C., PATASSINI S., MARTORANA A.,<br />
BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />
Beneficial effects of rolipram in a quinolinic acid model of<br />
striatal excitotoxicity<br />
Neurobiol Dis (2006) Dec 19; [Epub ahead of print] 4,048<br />
322 2006
Produzione scientifica<br />
66. DEL BOCCIO P., PIERAGOSTINO D., LUGARESI A., DI IOIA M.,<br />
PAVONE B., TRAVAGLINI D., D’AGUANNO S., BERNARDINI S.,<br />
SACCHETTA P., FEDERICI G., DI ILIO C., GAMBI D., URBANI A.<br />
Cleavage of cystatin C is not associated with Multiple<br />
Sclerosis<br />
Ann Neurol (2006) Sep 27; [Epub ahead of print] 7,571<br />
67. DELLA MARCA G., VOLLONO C., BARBA C.,<br />
FUGGETTA M.F., RESTUCCIA D., COLICCHIO G.<br />
High-frequency ECoG oscillations in the site of onset of<br />
epileptic seizures during sleep<br />
Sleep Med (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 2,711<br />
68. DI BARI M.G., CIUFFINI L., MINGARDI M., TESTI R., SODDU S.,<br />
BARILÀ D.<br />
c-Abl acetylation by histone acetyltransferases regulates its<br />
nuclear-cytoplasmic localization<br />
EMBO Rep (2006) Jul; 7(7): 727-733 7,663<br />
69. DI CASTRO A., DREW L.J., WOOD J.N., CESARE P.<br />
Modulation of sensory neuron mechanotransduction by<br />
PKC- and nerve growth factor-dependent pathways<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006) Mar 21; 103(12): 4699-4704 10,231<br />
70. DI FILIPPO G., BRIZZOLARA D., CHILOSI A., DE LUCA M.,<br />
JUDICA A., PECINI C., SPINELLI D., ZOCCOLOTTI P.<br />
Naming speed and visual search deficits in readers with<br />
disabilities: evidence from an orthographically regular<br />
language (Italian)<br />
Dev Neuropsychol (2006); 30(3): 885-904 2,443<br />
71. DI FILIPPO G., DE LUCA M., JUDICA A., SPINELLI D., ZOCCOLOTTI P.<br />
Lexicality and stimulus length effects in Italian dyslexics:<br />
role of the overadditivity effect<br />
Child Neuropsychol (2006) Apr; 12(2): 141-149 0,750<br />
72. DI FILIPPO M., PICCONI B., COSTA C., BAGETTA V., TANTUCCI<br />
M., PARNETTI L., CALABRESI P.<br />
Pathways of neurodegeneration and experimental models<br />
of basal ganglia disorders. Downstream effects of<br />
mitochondrial inhibition<br />
Eur J Pharmacol (2006) Sep 1; 545(1): 65-72 2,477<br />
73. DI FILIPPO M., TOZZI A., PICCONI B., GHIGLIERI V., CALABRESI P.<br />
Plastic abnormalities in experimental Huntington’s disease<br />
Curr Opin Pharmacol (2006) Oct 30; [Epub ahead of print] 5,366<br />
2006 323
Sezione II<br />
74. DI RUSSO F., COMMITTERI G., PITZALIS S., SPITONI G.,<br />
PICCARDI L., GALATI G., CATAGNI M., NICO D., GUARIGLIA C.,<br />
PIZZAMIGLIO L.<br />
Cortical plasticity following surgical extension of lower<br />
limbs<br />
NeuroImage (2006) Mar; 30(1): 172-183 5,288<br />
75. DI RUSSO F., PITZALIS S., APRILE T., SPITONI G., PATRIA F.,<br />
STELLA A., SPINELLI D., HILLYARD S.A.<br />
Spatiotemporal analysis of the cortical sources of the<br />
steady-state visual evoked potential<br />
Hum Brain Mapp (2006) Jun 15; [Epub ahead of print] 4,317<br />
76. DI RUSSO F., TADDEI F., APRILE T., SPINELLI D.<br />
Neural correlates of fast stimulus discrimination and<br />
response selection in top-level fencers<br />
Neurosci Lett (2006) Nov 13; 408(2): 113-118 1,898<br />
77. DI SANO F., FERRARO E., TUFI R., ACHSEL T., PIACENTINI M.,<br />
CECCONI F.<br />
Endoplasmic reticulum stress induces apoptosis by an<br />
apoptosome-dependent but caspase 12-independent<br />
mechanism<br />
J Biol Chem (2006) Feb 3; 281(5): 2693-2700 5,854<br />
78. D’ONOFRIO F., COLOGNO D., BUZZI M.G., PETRETTA V.,<br />
CALTAGIRONE C., CASUCCI G., BUSSONE G.<br />
Adult abdominal migraine: a new syndrome or sporadic<br />
feature of migraine headache? A case report<br />
Eur J Neurol (2006) Jan; 13(1): 85-88 2,244<br />
79. DORICCHI F., IARIA G., SILVETTI M., FIGLIOZZI F., SIEGLER I.<br />
The “ ways ” we look at dreams: evidence from unilateral<br />
spatial neglect (with an evolutionary account of dream<br />
bizarreness)<br />
Exp Brain Res (2006) Nov 8; [Epub ahead of print] 2,118<br />
80. ESER D., ROMEO E., BAGHAI T.C., DI MICHELE F., SCHÜLE C.,<br />
PASINI A., ZWANZGER P., PADBERG F., RUPPRECHT R.<br />
Neuroactive steroids as modulators of depression and<br />
anxiety<br />
Neuroscience (2006); 138(3): 1041-1048 3,410<br />
81. ESER D., SCHÜLE C., BAGHAI T.C., ROMEO E., RUPPRECHT R.<br />
Neuroactive steroids in depression and anxiety disorders:<br />
clinical studies<br />
Neuroendocrinology (2006) Dec 8; [Epub ahead of print] 2,650<br />
324 2006
Produzione scientifica<br />
82. ESER D., SCHÜLE C., BAGHAI T.C., ROMEO E., UZUNOV D.P.,<br />
RUPPRECHT R.<br />
Neuroactive steroids and affective disorders<br />
Pharmacol Biochem Behav (2006) Aug; 84(4): 656-666 1,970<br />
83. FEDERICO F., LEGGIO M.G., MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />
The NMDA receptor antagonist CGS 19755 disrupts<br />
recovery following cerebellar lesions<br />
Restor Neurol Neurosci (2006); 24(1): 1-7 1,825<br />
84. FEDERICO F., LEGGIO M.G., NERI P., MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />
NMDA receptor activity in learning spatial procedural<br />
strategies II. The influence of cerebellar lesions<br />
Brain Res Bull (2006) Oct 16; 70(4-6): 356-367 2,481<br />
85. FERNANDEZ L., WARREN W.H., BOOTSMA R.J.<br />
Kinematic adaptation to sudden changes in visual task<br />
constraints during reciprocal aiming<br />
Hum Mov Sci (2006) Dec; 25(6): 695-717 1,045<br />
86. FERRI A., COZZOLINO M., CROSIO C., NENCINI M., CASCIATI A.,<br />
GRALLA E.B., ROTILIO G., VALENTINE J.S., CARRÌ M.T.<br />
Familial ALS-superoxide dismutases associate with<br />
mitochondria and shift their redox potentials<br />
Proc Natl Acad Sci USA (2006) Sep 12; 103(37): 13860-13865 10,231<br />
87. FIORIO M., GAMBARIN M., VALENTE E.M., LIBERINI P., LOI M.,<br />
COSSU G., MORETTO G., BHATIA K.P., DEFAZIO G.,<br />
AGLIOTI S.M., FIASCHI A., TINAZZI M.<br />
Defective temporal processing of sensory stimuli in DYT1<br />
mutation carriers: a new endophenotype of dystonia?<br />
Brain (2006) Nov 14; [Epub ahead of print] 7,535<br />
88. FIORIO M., TINAZZI M., AGLIOTI S.M.<br />
Selective impairment of hand mental rotation in patients<br />
with focal hand dystonia<br />
Brain (2006) Jan; 129(Pt 1): 47-54 7,535<br />
89. FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C.,<br />
MOLINARI M.<br />
The role of ionotropic purinergic receptors (P2X) in<br />
mediating plasticity responses in the central nervous<br />
system<br />
Adv Exp Med Biol (2006); 557: 77-100 0,635<br />
2006 325
Sezione II<br />
90. FLORENZANO F., VISCOMI M.T., MERCALDO V., LONGONE P.,<br />
BERNARDI G., BAGNI C., MOLINARI M., CARRIVE P.<br />
P2X 2<br />
R purinergic receptor subunit mRNA and protein<br />
are expressed by all hypothalamic hypocretin/orexin<br />
neurons<br />
J Comp Neurol (2006) Sep 1; 498(1): 58-67 3,855<br />
91. FOURKAS A.D., AVENANTI A., URGESI C., AGLIOTI S.M.<br />
Corticospinal facilitation during first and third person<br />
imagery<br />
Exp Brain Res (2006) Jan; 168(1-2): 143-151 2,118<br />
92. FOURKAS A.D., IONTA S., AGLIOTI S.M.<br />
Influence of imagined posture and imagery modality on<br />
corticospinal excitability<br />
Behav Brain Res (2006) Apr 3; 168(2): 190-196 2,865<br />
93. FRANCA M., KOCH G., MOCHIZUKI H., HUANG Y.-Z.,<br />
ROTHWELL J.C.<br />
Effects of theta burst stimulation protocols on phosphene<br />
threshold<br />
Clin Neurophysiol (2006) Aug; 117(8): 1808-1813 2,640<br />
94. GALATI S., MAZZONE P., FEDELE E., PISANI A., PEPPE A.,<br />
PIERANTOZZI M., BRUSA L., TROPEPI D., MOSCHELLA V.,<br />
RAITERI M., STANZIONE P., BERNARDI G., STEFANI A.<br />
Biochemical and electrophysiological changes of<br />
substantia nigra pars reticulata driven by subthalamic<br />
stimulation in patients with Parkinson’s disease<br />
Eur J Neurosci (2006) Jun; 23(11): 2923-2928 3,949<br />
95. GARDONI F., PICCONI B., GHIGLIERI V., POLLI F., BAGETTA V.,<br />
BERNARDI G., CATTABENI F., DI LUCA M., CALABRESI P.<br />
A critical interaction between NR2B and MAGUK in<br />
L-DOPA induced dyskinesia<br />
J Neurosci (2006) Mar 15; 26(11): 2914-2922 7,506<br />
96. GASPERI V., FEZZA F., PASQUARIELLO N., BARI M., ODDI S.,<br />
FINAZZI-AGRÒ A., MACCARRONE M.<br />
Endocannabinoids in adipocytes during differentiation and<br />
their role in glucose uptake<br />
Cell Mol Life Sci (2006) Dec 22; [Epub ahead of print] 4,582<br />
97. GERACITANO R., FEDERICI M., BERNARDI G., MERCURI N.B.<br />
On the effects of psychostimulants, antidepressants, and<br />
the antiparkinsonian drug levodopa on dopamine neurons<br />
Ann NY Acad Sci (2006) 1074: 320-329 1,971<br />
326 2006
Produzione scientifica<br />
98. GIAMPÀ C., DE MARCH Z., D’ANGELO V., MORELLO M.,<br />
MARTORANA A., SANCESARIO G., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />
Striatal modulation of cAMP-response-element-binding<br />
protein (CREB) after excitotoxic lesions: implications<br />
with neuronal vulnerability in Huntington’s disease<br />
Eur J Neurosci (2006) Jan; 23(1): 11-20 3,949<br />
99. GIOIA M.C., CERASA A., DI LUCENTE L., BRUNELLI S.,<br />
CASTELLANO V., TRABALLESI M.<br />
Psychological impact of sports activity in spinal cord<br />
injury patients<br />
Scand J Med Sci Sports (2006) Dec; 16(6): 412-416 2,151<br />
100. GIOVE F., GARREFFA G., PECA S., CARNÍ M., MACRÍ M.A.,<br />
DI BONAVENTURA C., VAUDANO A.E., GIALLONARDO A.T.,<br />
PRENCIPE M., BOZZAO L., PANTANO P., COLONNESE C.,<br />
MARAVIGLIA B.<br />
Metabolic alteration transients during paroxysmal activity<br />
in an epileptic patient with fixation-off sensitivity: a case<br />
study<br />
Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 373-379 1,361<br />
101. GLASAUER S., SCHNEIDER E., GRASSO R., IVANENKO Y.P.<br />
Space-time relativity in self-motion reproduction<br />
J Neurophysiol (2006) Oct 18; [Epub ahead of print] 3,853<br />
102. GRECO M., CHIRIACÒ F., DEL BOCCIO P., TAGLIAFERRO L.,<br />
ACIERNO R., MENEGAZZI P., PINCA E., PIGNATELLI F.,<br />
STORELLI C., FEDERICI G., URBANI A., MAFFIA M.<br />
A proteomic approach for the characterization of C677T<br />
mutation of the human gene methylenetetrahydrofolate<br />
reductase<br />
Proteomics (2006) Sep 6; 6(19): 5350-5361 6,088<br />
103. GUERRINI C., AGLIOTI S.M.<br />
Temporal and spatio-temporal attention to tactile stimuli<br />
in extinction patients<br />
Cortex (2006) Jan; 42(1): 17-27 3,584<br />
104. HAGBERG G.E., BIANCIARDI M., MARAVIGLIA B.<br />
Challenges for detection of neuronal currents by MRI<br />
Magn Reson Imaging (2006) May; 24(4): 483-493 1,361<br />
105. ILLES J., BLAKEMORE C., HANSSON M.G., HENSCH T.K.,<br />
LESHNER A., MAESTRE G., MAGISTRETTI P., QUIRION R.,<br />
STRATA P.<br />
2006 327
Sezione II<br />
International perspectives on engaging the public in<br />
neuroethics<br />
Nat Rev Neurosci 2005 Dec; 6(12): 977-982 Corrigendum:<br />
Nat Rev Neurosci (2006) Jun; 7(6): 500 20,951<br />
106. INDOVINA I., MACALUSO E.<br />
Dissociation of stimulus relevance and saliency factors<br />
during shifts of visuospatial attention<br />
Cereb Cortex (2006) Sep 26; [Epub ahead of print] 6,187<br />
107. IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />
Motor control programs and walking<br />
Neuroscientist (2006) Aug; 12(4): 339-348 4,458<br />
108. IVANENKO Y.P., POPPELE R.E., LACQUANITI F.<br />
Spinal cord maps of spatiotemporal alpha-motoneuron<br />
activation in humans walking at different speeds<br />
J Neurophysiol (2006) Feb; 95(2): 602-618 3,853<br />
109. IVANENKO Y.P., WRIGHT W.G., GURFINKEL V.S., HORAK F.,<br />
CORDO P.<br />
Interaction of involuntary post-contraction activity with<br />
locomotor movements<br />
Exp Brain Res (2006) Feb; 169(2): 255-260 2,118<br />
110. KANEKO S., KAWARAI T., YIP E., SALEHI-RAD S., SATO C.,<br />
ORLACCHIO A., BERNARDI G., LIANG Y., HASEGAWA H.,<br />
ROGAEVA E., ST GEORGE-HYSLOP P.<br />
Novel SPG6 mutation pA100T in a Japanese family with<br />
autosomal dominant form of hereditary spastic<br />
paraplegia<br />
Mov Disord (2006) Jun 22; 21(9): 1531-1533 2,830<br />
111. KIMMINS S., CROSIO C., KOTAJA N., HIRAYAMA J., MONACO L.,<br />
HÖÖG C., VAN DUIN M., GOSSEN J.A., SASSONE-CORSI P.<br />
Differential functions of the Aurora-B and Aurora-C<br />
kinases in mammalian spermatogenesis<br />
Mol Endocrinol (2006) Dec 27; [Epub ahead of print] 5,807<br />
112. KLÖPPEL S., VAN EIMEREN T., GLAUCHE V., VONGERICHTEN A.,<br />
MÜNCHAU A., FRACKOWIAK R.S.J., BÜCHEL C., WEILLER C.,<br />
SIEBNER H.R.<br />
The effect of handedness on cortical motor activation<br />
during simple bilateral movements<br />
Neuroimage (2006) Oct 20; [Epub ahead of print] 5,288<br />
328 2006
Produzione scientifica<br />
113. KOCH G., FRANCA M., ALBRECHT U.-V., CALTAGIRONE C.,<br />
ROTHWELL J.C.<br />
Effects of paired pulse TMS of primary somatosensory<br />
cortex on perception of a peripheral electrical stimulus<br />
Exp Brain Res (2006) Jul; 172(3): 416-424 2,118<br />
114. KOCH G., FRANCA M., DEL OLMO M.F., CHEERAN B.,<br />
MILTON R., ALVAREZ SAUCO M., ROTHWELL J.C.<br />
Time course of functional connectivity between dorsal<br />
premotor and contralateral motor cortex during<br />
movement selection<br />
J Neurosci (2006) Jul 12; 26(28): 7452-7459 7,506<br />
115. KOCH G., FRANCA M., MOCHIZUKI H., MARCONI B.,<br />
CALTAGIRONE C., ROTHWELL J.C.<br />
Interactions between pairs of transcranial magnetic<br />
stimuli over the human left dorsal premotor cortex differ<br />
from those seen in primary motor cortex<br />
J Physiol (2006) Nov 23; [Epub ahead of print] 4,272<br />
116. KOCH G., OLIVERI M., TORRIERO S., SALERNO S.,<br />
GERFO E.L., CALTAGIRONE C.<br />
Repetitive TMS of cerebellum interferes with millisecond<br />
time processing<br />
Exp Brain Res (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 2,118<br />
117. KRISTJÁNSSON Á., VUILLEUMIER P., SCHWARTZ S.,<br />
MACALUSO E., DRIVER J.<br />
Neural basis for priming of pop-out during visual search<br />
revealed with fMRI<br />
Cereb Cortex (2006) Sep 7; [Epub ahead of print] 6,187<br />
118. LEGGIO M.G., FEDERICO F., NERI P., GRAZIANO A.,<br />
MANDOLESI L., PETROSINI L.<br />
NMDA receptor activity in learning spatial procedural<br />
strategies. I. The influence of hippocampal lesions<br />
Brain Res Bull (2006) Oct 16; 70(4-6): 347-355 2,481<br />
119. LUNDQUIST P., BLOMQUIST G., HARTVIG P., HAGBERG G.E.,<br />
TORSTENSON R., HAMMARLUND-UDENAES M., LÅNGSTRÖM B.<br />
Validation studies on the 5-Hydroxy-L-[β-"C]-Tryptophan/<br />
PET method for probing the decarboxylase step in<br />
serotonin synthesis<br />
Synapse (2006) Jun 15; 59(8): 521-531 3,220<br />
120. MACALUSO E.<br />
Multisensory processing in sensory-specific cortical areas<br />
Neuroscientist (2006) Aug; 12(4): 327-338 4,458<br />
2006 329
Sezione II<br />
121. MANGIA S., TKÁČ I., GRUETTER R., VAN DE MOORTELE P.-F.,<br />
MARAVIGLIA B., UǦURBIL K.<br />
Sustained neuronal activation raises oxidative<br />
metabolism to a new steady-state level: evidence from<br />
1<br />
H NMR spectro-scopy in the human visual cortex<br />
J Cereb Blood Flow Metab (2006) Oct 11; [Epub ahead of print] 4,786<br />
122. MARACCHIONI A., TOTARO A., ANGELINI D.F., DI PENTA A.,<br />
BERNARDI G., CARRÌ M.T., ACHSEL T.<br />
Mitochondrial damage modulates alternative splicing in<br />
neuronal cells: implications for neurodegeneration<br />
J Neurochem (2006) Oct 25; [Epub ahead of print] 4,604<br />
123. MARIGGIÒ S., SEBASTIÀ J., FILIPPI B.M., IURISCI C.,<br />
VOLONTÉ C., AMADIO S., DE FALCO V., SANTORO M.,<br />
CORDA D.<br />
A novel pathway of cell growth regulation mediated by a<br />
PLA2α-derived phosphoinositide metabolite<br />
FASEB J (2006) Dec; 20(14): 2567-2569 7,064<br />
124. MARINELLI S., DI MARZO V., FLORENZANO F., FEZZA F.,<br />
VISCOMI M.T., VAN DER STELT M., BERNARDI G.,<br />
MOLINARI M., MACCARRONE M., MERCURI N.B.<br />
N-arachidonoyl-Dopamine tunes synaptic transmission<br />
onto dopaminergic neurons by activating both<br />
cannabinoid and vanilloid receptors<br />
Neuropsychopharmacol (2006) Jun 7; [Epub ahead of print] 5,369<br />
125. MARRONE M.C., MARINELLI S., BIAMONTE F., KELLER F.,<br />
SGOBIO C.A., AMMASSARI-TEULE M., BERNARDI G.,<br />
MERCURI N.B.<br />
Altered cortico-striatal synaptic plasticity and related<br />
behavioural impairments in reeler mice<br />
Eur J Neurosci (2006) Oct; 24(7): 2061-2070 3,949<br />
126. MARTÍNEZ A., TEDER-SÄLEJÄRVI W., VAZQUEZ M.,<br />
MOLHOLM S., FOXE J.J., JAVITT D.C., DI RUSSO F.,<br />
WORDEN M.S., HILLYARD S.A.<br />
Objects are highlighted by spatial attention<br />
J Cogn Neurosci (2006) Feb; 18(2): 298-310 4,533<br />
127. MARTORANA A., GIAMPÀ C., DEMARCH Z., VISCOMI M.T.,<br />
PATASSINI S., SANCESARIO G., BERNARDI G., FUSCO F.R.<br />
Distribution of TRPC1 receptors in dendrites of rat<br />
substantia nigra: a confocal and electron microscopy<br />
study<br />
Eur J Neurosci (2006) Aug; 24(3): 732-738 3,949<br />
330 2006
Produzione scientifica<br />
128. MARTORANA A., MARTELLA G., D’ANGELO V., FUSCO F.R.,<br />
SPADONI F., BERNARDI G., STEFANI A.<br />
Neurotensin effects on N-type calcium currents among<br />
rat pallidal neurons: an electrophysiological and<br />
immunohistochemical study<br />
Synapse (2006) Oct; 60(5): 371-383 3,220<br />
129. MASSA R., PALUMBO C., CAVALLARO T., PANICO M.B., BEI R.,<br />
TERRACCIANO C., RIZZUTO N., BERNARDI G., MODESTI A.<br />
Overexpression of ErbB2 and ErbB3 receptors in<br />
Schwann cells of patients with Charcot-Marie-Tooth<br />
disease type 1A<br />
Muscle Nerve (2006) Mar; 33(3): 342-349 2,458<br />
130. MATHARU M.S., COHEN A.S., FRACKOWIAK R.S.J.,<br />
GOADSBY P.J.<br />
Posterior hypothalamic activation in paroxysmal<br />
hemicrania<br />
Ann Neurol (2006) Mar; 59(3): 535-545 7,571<br />
131. MATTEIS M., FEDERICO F., TROISI E., PASQUALETTI P.,<br />
VERNIERI F., CALTAGIRONE C., PETROSINI L., SILVESTRINI M.<br />
Cerebral blood flow velocity changes during meaningful<br />
and meaningless gestures. A functional transcranial<br />
Doppler study<br />
Eur J Neurol (2006) Jan; 13(1): 24-29 2,244<br />
132. MATTIA D., CINCOTTI F., MATTIOCCO M., SCIVOLETTO G.,<br />
MARCIANI M.G., BABILONI F.<br />
Motor-related cortical dynamics to intact movements in<br />
tetraplegics as revealed by high-resolution EEG<br />
Hum Brain Mapp (2006) Jun; 27(6): 510-519 4,317<br />
133. MEI G., DI VENERE A., GASPERI V., NICOLAI E., MASUDA<br />
K.R., FINAZZI-AGRÒ A., CRAVATT B.F., MACCARRONE M.<br />
Closing the gate to the active site. Effect of the inhibitor<br />
MAFP on the conformation and membrane binding of<br />
fatty acid amide hydrolase<br />
J Biol Chem (2006) Dec 7; [Epub ahead of print] 5,854<br />
134. MELANI A., AMADIO S., GIANFRIDDO M., VANNUCCHI M.G.,<br />
VOLONTÉ C., BERNARDI G., PEDATA F., SANCESARIO G.<br />
P2X 7<br />
receptor modulation on microglial cells and<br />
reduction of brain infarct caused by middle cerebral<br />
artery occlusion in rat<br />
J Cereb Blood Flow Metab (2006) Jul; 26(7): 974-982 4,786<br />
2006 331
Sezione II<br />
135. MENGHINI D., HAGBERG G.E., CALTAGIRONE C., PETROSINI L.,<br />
VICARI S.<br />
Implicit learning deficits in dyslexic adults: an fMRI study<br />
Neuroimage (2006) Dec; 33(4): 1218-1226 5,288<br />
136. MERLINI L., SABATELLI P., COLUMBARO M., BONIFAZI E.,<br />
PISANI V., MASSA R., NOVELLI G.<br />
Hyper-CK-emia as the sole manifestation of myotonic<br />
dystrophy type 2<br />
Muscle Nerve 2005 Jun; 31(6): 764-767 2,458<br />
137. MICELI G., CAPASSO R.<br />
Spelling and dysgraphia<br />
Cogn Neuropsychol 23(1): 110-134 3,000<br />
138. MIDDEI S., DANIELE S., CAPRIOLI A., GHIRARDI O.,<br />
AMMASSARI-TEULE M.<br />
Progressive cognitive decline in a transgenic mouse<br />
model of Alzheimer’s disease overexpressing mutant<br />
hAPPswe<br />
Genes Brain Behav (2006) Apr; 5(3): 249-256 4,091<br />
139. MIDDEI S., VETERE G., SGOBIO C., AMMASSARI-TEULE M.<br />
Landmark-based but not vestibular-based orientation<br />
elicits mossy fiber synaptogenesis in the mouse<br />
hippocampus<br />
Neurobiol Learn Mem (2006) Sep 19; [Epub ahead of print] 4,091<br />
140. MISSORI P., MISCUSI M., FORMISANO R., PESCHILLO S.,<br />
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Apoptosome impairment during development results in<br />
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Latency of prosaccades and antisaccades in professional<br />
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LEONARDI L., TIRONE F., GRIGNANI F.<br />
BTG2 enhances retinoic acid-induced differentiation by<br />
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Mol Cell Biol (2006) Jul; 26(13): 5023-5032 7,093<br />
334 2006
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Acetyl-L-carnitine protects striatal neurons against in<br />
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GARDONI F., GUBELLINI P., BONSI P., PISANI A., BERNARDI G.,<br />
DI LUCA M., CALABRESI P.<br />
NR2B subunit exerts a critical role in postischemic<br />
synaptic plasticity<br />
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STEFANI A., LUNARDI G., FEDELE E., SANCESARIO G.,<br />
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Helicobacter pylori eradication and L-dopa absorption in<br />
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2006 335
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AMBROSINI A., COSTA A., BUZZI M.G., VALOPPI M.,<br />
CALTAGIRONE C., NAPPI G., SANTORELLI F.M.<br />
A novel ATP1A2 mutation in a family with FHM type II<br />
Cephalalgia (2006) Mar; 26(3): 324-328 4,657<br />
168. PISANI A., MARTELLA G., TSCHERTER A., BONSI P.,<br />
SHARMA N., BERNARDI G., STANDAERT D.G.<br />
Altered responses to dopaminergic D2 receptor activation<br />
and N-type calcium currents in striatal cholinergic<br />
interneurons in a mouse model of DYT1 dystonia<br />
Neurobiol Dis (2006) Nov; 24(2): 318-325 4,048<br />
169. PISANI A., MARTELLA G., TSCHERTER A., COSTA C.,<br />
MERCURI N.B., BERNARDI G., SHEN J., CALABRESI P.<br />
Enhanced sensitivity of DJ-1-deficient dopaminergic<br />
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ATPase<br />
Neurobiol Dis (2006) Jul; 23(1): 54-60 4,048<br />
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Wide-field retinotopy defines human cortical visual<br />
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Development of a rehabilitative program for unilateral<br />
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Restor Neurol Neurosci (2006); 24(4-6): 337-345 1,825<br />
172. PORCARI P., CAPUANI S., CAMPANELLA R., LA BELLA A.,<br />
MIGNECO L.M., MARAVIGLIA B.<br />
Multi-nuclear MRS and 19 F MRI of 19 F-labelled and<br />
10<br />
B-enriched p-boronophenylalanine-fructose complex to<br />
optimize boron neutron capture therapy: phantom<br />
studies at high magnetic fields<br />
Phys Med Biol (2006) Jun 21; 51(12): 3141-3154 2,683<br />
173. RESTIVO L., ROMAN F.S., AMMASSARI-TEULE M., MARCHETTI E.<br />
Simultaneous olfactory discrimination elicits a strainspecific<br />
increase in dendritic spines in the hippocampus<br />
of inbred mice<br />
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174. RESTUCCIA D., DELLA MARCA G., VALERIANI M.,<br />
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336 2006
Produzione scientifica<br />
Cerebellar damage impairs detection of somatosensory<br />
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study<br />
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When space merges into language<br />
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SAGLIMBENI M., CHIACCHIO M.A.,<br />
BALESTRIERI E, MACCHI B, MASTINO A<br />
Synthesis and biological evaluation of phosphonated<br />
dihydroisoxazole nucleosides<br />
Bioorg Med Chem (2006) Jun 1; 14(11): 3818-3824 2,286<br />
177. ROMIGI A., STANZIONE P., MARCIANI M.G., IZZI F, PLACIDI F.,<br />
CERVELLINO A., GIACOMINI P., BRUSA L., GROSSI K.,<br />
PIERANTOZZI M.<br />
Effect of cabergoline added to levodopa treatment on<br />
sleep-wake cycle in idiopathic Parkinson’s disease: an<br />
open label 24-hour polysomnographic study<br />
J Neural Transm (2006) Dec; 113(12): 1909-1913 2,544<br />
178. ROSSI G., GASPERI V., PARO R., BARSACCHI D., CECCONI S.,<br />
MACCARRONE M.<br />
Follicle-stimulating hormone activates fatty acid amide<br />
hydrolase by protein kinase A and aromatase-dependent<br />
pathways in mouse primary sertoli cells<br />
Endocrinology (2006) Nov 16; [Epub ahead of print] 5,313<br />
179. ROSSI S., PROSPERETTI C., PICCONI B., DE CHIARA V.,<br />
MATALUNI G., BERNARDI G., CALABRESI P., CENTONZE D.<br />
Deficits of glutamate transmission in the striatum of toxic<br />
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Acute changes in frontoparietal activity after repetitive<br />
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prefrontal cortex in a cued reaction time task<br />
J Neurosci (2006) Sep 20; 26(38): 9629-9638 7,506<br />
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2006 337
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Aging is associated with contrasting changes in local and<br />
distant cortical connectivity in the human motor system<br />
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Human monocyte-derived dendritic cells differentiated in<br />
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Endocannabinoids in chronic migraine: CSF findings<br />
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Increasing cortical excitability: a possible explanation for<br />
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Sleep (2006) Dec 1; 29(12): 1595-1598 4,950<br />
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Adenosine A 2A<br />
receptor blockade before striatal excitotoxic<br />
lesions prevents long term behavioural disturbances in the<br />
quinolinic rat model of Huntington’s disease<br />
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Influence of mirtazapine on plasma concentrations of<br />
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Cerebrovascular reactivity and cognitive decline in<br />
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Rapid targeting followed by sustained deployment of<br />
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Role of lifestyle factors on plasma homocysteine levels in<br />
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Delusion symptoms are associated with ApoE ε4 allelic<br />
variant at the early stage of Alzheimer’s disease with late<br />
onset<br />
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The etiology of poststroke depression: a review of the<br />
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Deep brain stimulation in Parkinson’s disease patients:<br />
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Spontaneous sleep modulates the firing pattern of<br />
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CSF markers in Alzheimer disease patients are not related<br />
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JONVEAUX P., SILVESTRI G., HERNANDEZ A.M.,<br />
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Spastic paraplegia with thin corpus callosum: description of<br />
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BATTISTINI L., STUFFLER R.G., TEDESCO M., MACCARRONE M.<br />
N-3 PUFAs reduce oxidative stress in ESRD patients on<br />
maintenance HD by inhibiting 5-lipoxygenase activity<br />
Kidney Int (2006) Apr; 69(8): 1450-1454 4,927<br />
209. TOMAIUOLO F., SCAPIN M., DI PAOLA M., LE NEZET P.,<br />
FADDA L., MUSICCO M., CALTAGIRONE C., COLLINS D.L.<br />
Gross anatomy of the corpus callosum in Alzheimer’s<br />
disease: regions of degeneration and their<br />
neuropsychological correlates<br />
Dement Geriatr Cogn Disord (2006) Nov 24; 23 (2): 96-103<br />
[Epub ahead of print] 2,603<br />
210. TORRIERO S., OLIVERI M., KOCH G., GERFO E.L.,<br />
SALERNO S., PETROSINI L., CALTAGIRONE C.<br />
Cortical networks of procedural learning: evidence from<br />
cerebellar damage<br />
Neuropsychologia (2006) Dec 11; [Epub ahead of print] 4,119<br />
2006 341
Sezione II<br />
211. TRABALLESI M., PORCACCHIA P., AVERNA T., ANGIONI C.,<br />
LUBICH S., DI MEO F., BRUNELLI S.<br />
Prognostic factors in prosthetic rehabilitation of bilateral<br />
dysvascular above-knee amputee: is the stump condition<br />
an influencing factor?<br />
Eura Medicophys (2006) Sep 24; [Epub ahead of print] 0,000<br />
212. TRESCH M.C., CHEUNG V.C.K., D’AVELLA A.<br />
Matrix factorization algorithms for the identification of<br />
muscle synergies: evaluation on simulated and<br />
experimental data sets<br />
J Neurophysiol (2006) Apr; 95(4): 2199-2212 3,853<br />
213. URBANELLI L., EMILIANI C., MASSINI C., PERSICHETTI E.,<br />
ORLACCHIO AN., PELICCI G., SORBI S., HASILIK A.,<br />
BERNARDI G., ORLACCHIO A.<br />
Cathepsin D expression is decreased in Alzheimer’s<br />
disease fibroblasts<br />
Neurobiol Aging (2006) Oct 16; [Epub ahead of print] 5,312<br />
214. URBANELLI L., MASSINI C., EMILIANI C., ORLACCHIO AN.,<br />
BERNARDI G., ORLACCHIO AN.<br />
Characterization of human Enah gene<br />
Biochim Biophys Acta (2006) Jan-Feb; 1759(1-2): 99-107 2,506<br />
215. URGESI C., CANDIDI M., FABBRO F., ROMANI M., AGLIOTI S.M.<br />
Motor facilitation during action observation: topographic<br />
mapping of the target muscle and influence of the<br />
onlooker’s posture<br />
Eur J Neurosci (2006) May; 23(9): 2522-2530 3,949<br />
216. URGESI C., CANDIDI M., IONTA S., AGLIOTI S.M.<br />
Representation of body identity and body actions in<br />
extrastriate body area and ventral premotor cortex<br />
Nat Neurosci (2006) Dec 10; [Epub ahead of print] 15,456<br />
217. URGESI C., MORO V., CANDIDI M., AGLIOTI S.M.<br />
Mapping implied body actions in the human motor<br />
system<br />
J Neurosci (2006) Jul 26; 26(30): 7942-7949 7,506<br />
218. URSINO M., ZAVAGLIA M., ASTOLFI L., BABILONI F.<br />
Use of a neural mass model for the analysis of effective<br />
connectivity among cortical regions based on high<br />
resolution EEG recordings<br />
Biol Cybern (2006) Nov 18; [Epub ahead of print] 1,398<br />
342 2006
Produzione scientifica<br />
219. VALENTINI A., PUCCI D., CRISPINI A., FEDERICI G., BERNARDINI S.<br />
Acridine Orange based platinum(II) complexes inducing<br />
cytotoxicity and cell cycle perturbation in spite of GSTP1<br />
up-regulation<br />
Chem Biol Interact (2006) Jul 10; 161(3): 241-250 1,968<br />
220. VALLE M.S., CASABONA A., BOSCO G., PERCIAVALLE V.<br />
Spatial anisotropy in the encoding of three-dimensional<br />
passive limb position by the spinocerebellum<br />
Neuroscience (2006) Dec 5; [Epub ahead of print] 3,410<br />
221. VENTURA N., REA S.L., TESTI R.<br />
Long-lived C. elegans mitochondrial mutants as a model<br />
for human mitochondrial-associated diseases<br />
Exp Gerontol (2006) Oct; 41(10): 974-991 3,008<br />
222. VENTURA R., CAROLIS D.D., ALCARO A., PUGLISI-ALLEGRA S.<br />
Ethanol consumption and reward depend on<br />
norepinephrine in the prefrontal cortex<br />
NeuroReport (2006) Nov 27; 17(17): 1813-1817 1,995<br />
223. VERNIERI F., SILVESTRINI M., TIBUZZI F., PASQUALETTI P.,<br />
ALTAMURA C., PASSARELLI F., MATTEIS M., ROSSINI P.M.<br />
Hemoglobin oxygen saturation as a marker of cerebral<br />
hemodynamics in carotid artery occlusion. An integrated<br />
transcranial doppler and near-infrared spectroscopy study<br />
J Neurol (2006) Jun 19; [Epub ahead of print] 2,844<br />
224. VERUCCI L., MENGHINI D., VICARI S.<br />
Reading skills and phonological awareness acquisition in<br />
Down syndrome<br />
J Intellect Disabil Res (2006) Jul; 50(Pt 7): 477-491 1,047<br />
225. VICARI S., BELLUCCI S., CARLESIMO G.A.<br />
Evidence from two genetic syndromes for the<br />
independence of spatial and visual working memory<br />
Dev Med Child Neurol (2006) Feb; 48(2): 126-131 1,790<br />
226. VICARI S., CARLESIMO G.A.<br />
Short-term memory deficits are not uniform in Down and<br />
Williams syndromes<br />
Neuropsychol Rev (2006) Jun; 16(2): 87-94 3,652<br />
227. VICARI S., MENGHINI D., DI PAOLA M., SERRA L.,<br />
DONFRANCESCO A., FIDANI P., MILANO G.M., CARLESIMO G.A.<br />
Acquired amnesia in childhood. A single case study<br />
Neuropsychologia (2006) Sep 20; [Epub ahead of print] 4,119<br />
2006 343
Sezione II<br />
228. VOLONTÉ C., AMADIO S., D’AMBROSI N., COLPI M.,<br />
BURNSTOCK G.<br />
P2 receptor web: complexity and fine-tuning<br />
Pharmacol Ther (2006) Oct; 112(1): 264-280 8,357<br />
229. WARD N.S., BROWN M.M., THOMPSON A.J., FRACKOWIAK R.S.<br />
Longitudinal changes in cerebral response to proprioceptive<br />
input in individual patients after stroke: an fMRI<br />
study<br />
Neurorehabil Neural Repair (2006) Sep; 20(3): 398-405 1,558<br />
230. WARD N.S., NEWTON J.M., SWAYNE O.B.C., LEE L.,<br />
THOMPSON A.J., GREENWOOD R.J., ROTHWELL J.C.,<br />
FRACKOWIAK R.S.J.<br />
Motor system activation after subcortical stroke depends<br />
on corticospinal system integrity<br />
Brain (2006) Mar; 129(Pt 3): 809-819 7,535<br />
231. ZALFA F., ACHSEL T., BAGNI C.<br />
mRNPs, polysomes or granules: FMRP in neuronal<br />
protein synthesis<br />
Curr Opin Neurobiol (2006) Jun; 16(3): 265-269 8,527<br />
232. ZANNINO G.D., PERRI R., PASQUALETTI P., CALTAGIRONE C.,<br />
CARLESIMO G.A.<br />
(Category-specific) semantic deficit in Alzheimer’s<br />
patients. The role of semantic distance<br />
Neuropsychologia (2006) 44(1): 52-61 4,119<br />
233. ZANNINO G.D., PERRI R., PASQUALETTI P., CALTAGIRONE C.,<br />
CARLESIMO G.A.<br />
Analysis of the semantic representations of living and<br />
nonliving concepts. A normative study<br />
Cogn Neuropsychol (2006) 23 (4): 515-540 3,000<br />
234. ZAVAGLIA M., ASTOLFI L., BABILONI F., URSINO M.<br />
A neural mass model for the simulation of cortical<br />
activity estimated from high resolution EEG during<br />
cognitive or motor tasks<br />
J Neurosci Methods (2006) Oct 30; 157(2): 317-329 1,784<br />
235. ZHU L., SCELFO B., TEMPIA F., SACCHETTI B., STRATA P.<br />
Membrane excitability and fear conditioning in cerebellar<br />
Purkinje cell<br />
Neuroscience (2006); 140(3): 801-810 3,410<br />
344 2006
Produzione scientifica<br />
236. ZOCCOLOTTI P., DE LUCA M., JUDICA A., BURANI C.<br />
Delayed naming cancels the word length effect in<br />
developmental dyslexia<br />
Brain Lang (2006) 99: 218-219 2,129<br />
237. ZONA C., PIERI M., CARUNCHIO I.<br />
Voltage-dependent sodium channels in spinal cord motor<br />
neurons display rapid recovery from fast inactivation in a<br />
mouse model of amyotrophic lateral sclerosis<br />
J Neurophysiol (2006) Dec; 96(6): 3314-3322 3,853<br />
2006 345
Sezione II<br />
ALTRE PUBBLICAZIONI<br />
1. CAIRELLA G., GARBAGNATI F.<br />
Strategie per la prevenzione dell’obesità in Italia<br />
Acta Biomed (2006 )77(5): 231-235<br />
2. CALTAGIRONE C.<br />
Cento anni di malattia di Alzheimer<br />
The Lancet Neurology (2006) 1( 3): 142<br />
3. CALTAGIRONE C., COSTA A.<br />
I disturbi delle funzioni esecutive nella malattia di Parkinson<br />
Giornale di Neuropsichiatria Geriatrica (2006) Anno II, 1: 3-11<br />
4. CALTAGIRONE C., MUSICCO M.<br />
Le Linee Guida della Associazione Italiana di Psicogeriatria sul<br />
trattamento della malattia di Alzheimer<br />
Psicogeriatria (2006) 1: 51-53<br />
5. COSTA A., PEPPE A., CARLESIMO G.A., CALTAGIRONE C.<br />
Studio sulla relazione tra i disturbi depressivi e le alterazioni<br />
neuropsicologiche nella malattia di Parkinson<br />
Giornale di Neuropsichiatria Geriatrica (2006) Anno II, 3: 19-22<br />
6. GRASSO M.G.<br />
La riabilitazione nella Sclerosi Multipla. I vantaggi dell’approccio<br />
multidisciplinare<br />
La Neurologia Italiana (2006) luglio-settembre: 18-21<br />
7. ORLACCHIO A., MIELE M., PATRONO C., BORRECA A., VARLESE M., BABALINI C.,<br />
DIONISI L., MOSCHELLA V., ORLACCHIO A., BERNARDI A., KAWARAI T.<br />
Association of APOE ε4 Allele with vascular dementia in Italian population<br />
Medimond su International Proceedings (2006) 1: 209-213<br />
8 SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />
Mild Cognitive Impairment: la fase preclinica della demenza<br />
Psicogeriatria (2006) 1: 25-34<br />
9. SPOLETINI I., CALTAGIRONE C., BRIA P., SPALLETTA G.<br />
ApolipoproteinE ε4 allelic variant, cognitive decline and psychosis in<br />
Alzheimer disease: a review of the literature and suggestions for upcoming<br />
studies<br />
Eur J Psychatr (2006) 20(2): 74-87<br />
346 2006
Produzione scientifica<br />
CAPITOLI DI LIBRI IN INGLESE<br />
1. CHERUBINI A., LUCCICHENTI G., FASANO F., HAGBERG G.E., PÉRAN V.,<br />
DI SALLE F., ESPOSITO F., SCARABINO T., SABATINI U.<br />
Nerve pathways with MR tractography<br />
High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />
Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 8: 79-80<br />
2. GIUGNI E., LUCCICHENTI G., HAGBERG G.E., CHERUBINI A., FASANO F.,<br />
SABATINI U.<br />
High-field neuroimaging in traumatic brain injury<br />
High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />
Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 13: 169-176<br />
3. LUCCICHENTI G., PÉRAN P., CHERUBINI A., GIUGNI E., SCARABINO T.,<br />
HAGBERG G.E., SABATINI U.<br />
High-field 3 T Imaging of Alzheimer Disease<br />
High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />
Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 17: 201-207<br />
4. OLIVERI M., KOCH G., TORRIERO S., CALTAGIRONE C.<br />
The use of transcranial magnetic stimulation in spatial cognition<br />
Imagery and Spatial Cognition – Tommaso Vecchi, Gabriella Bottini (eds) –<br />
John Benjamins Publishing Company (2006) 1.5: 69-84<br />
5. PÉRAN P., LUCCICHENTI G., CHERUBINI A., HAGBERG G.E., SABATINI U.<br />
High-field neuroimaging in Parkinson’s Disease<br />
High Field Brain MRI – Ugo Salvolini, Tommaso Scarabino (eds) –<br />
Springer-Verlag Berlin Heidelberg (2006) 16: 194-200<br />
LIBRI IN ITALIANO<br />
1. JUDICA A., BALDONI L., CHIRRI L., CUCCIAIONI C., DEL VENTO G.<br />
Parole in corso – Materiali per il recupero delle difficoltà di lettura<br />
Erickson – 2006<br />
2. RINALDI M.C., MARANGOLO P., LAURIOLA M.<br />
BLED <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> – Batteria su linguaggio dell’emisfero destro <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
Organizzazioni Speciali – Giunti O.S. – 2006<br />
3. SALVIA A., ROSSINI A., BALICE M.P., TERZIANI S., GUAGLIANONE E., DONELLI G.<br />
Infezioni da Staphylococcus aureus meticillino-resistente in strutture<br />
ospedaliere di riabilitazione neuromotoria: studio pilota della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma<br />
Istituto Superiore di Sanità – Rapporti ISTISAN 06/46 – 2006<br />
2006 347
Sezione II<br />
4. SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C. & GRUPPO DI STUDIO<br />
“Diagnosi precoce della Malattia di Alzheimer ”<br />
Mild Cognitive Impairment – La fase preclinica della demenza<br />
IT.I.N.A.D. – Critical Medicine Publishing Editore – 2006<br />
5. SPOLETINI I., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />
La valutazione del deterioramento cognitivo e la<br />
Mental Deterioration Battery<br />
Critical Medicine Publishing Editore – 2006<br />
6. TRABALLESI M., AVERNA T., PORCACCHIA P., LUCARELLI E., PAGANELLI C.,<br />
POLIDORI L.<br />
Progetto Movimento e Salute – Consigli pratici per mantenere una buona<br />
efficienza fisica<br />
Editrice ERRE – 2006<br />
348 2006
Produzione scientifica<br />
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE<br />
a) Pubblicate su riviste presenti nel SCI<br />
1. BASSI A., COLIVICCHI F., SANTINI M., CALTAGIRONE C.<br />
Cardiac autonomic dysfunction and functional outcome after ischemic<br />
stroke<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S50<br />
2. CAIRELLA G., DE MARTINO A., GARBAGNATI F., MULTARI M., SCOGNAMIGLIO U.,<br />
VENTURIERO V., PAOLUCCI S.<br />
Obesity, dietary antioxidants and ischemic stroke: a case control study<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S120-S121<br />
3. CAMPANA F., MECOCCI P., ANNICCHIARICO R., ERCOLANI S., AMICI D.,<br />
FEDERICI A., RIAÑO D., LHOTSKA L., CALTAGIRONE C.<br />
Il Progetto europeo K4CARE (Knowledge-Based Home Care e Services<br />
for an Ageing Europe): un sistema intelligente per l’assistenza<br />
domiciliare all’anziano<br />
51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />
Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006<br />
Giornale di Gerontologia (2006) LIV(5): 324-326<br />
4. CIURLI P., ANGELELLI P., CANTAGALLO A., FORMISANO R.<br />
Prevalence and phenomenology of neuropsychiatric symptoms in<br />
traumatic brain injury (TBI) patients<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S235<br />
5. COLOGNO D., D’ONOFRIO F., CICARELLI G., BUZZI M.G., PETRETTA V.,<br />
CASUCCI G., CALTAGIRONE C., MEA E., LEONE M., PROIETTI CECCHINI A.,<br />
BUSSONE G.<br />
Restless legs syndrome and cluster headache: a clinical study<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S313-S314<br />
6. CORTÉS U., ANNICCHIARICO R., URDIALES A., MARTÍNEZ-VELASCO A.,<br />
BARRUÉ C., CALTAGIRONE C.<br />
A new generation of electronic devices to support a new generation of<br />
elder citizens<br />
51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />
Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006<br />
Giornale di Gerontologia (2006) LIV( 5): 313-316<br />
2006 349
Sezione II<br />
7. COSTA C., DI FILIPPO M., PROSPERETTI C., BELCASTRO V., CALABRESI P.<br />
Antiepileptic drugs protect striatal neurons against mitochondrial<br />
dysfunction: implication for basal ganglia disorders<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S103-S104<br />
8. DI FILIPPO M., PICCONI B., BAGETTA V., TOZZI A., TANTUCCI M., BELCASTRO V.,<br />
COSTA C., CALABRESI P.<br />
Multiple effects of memantine on the striatal neuronal network:<br />
implications for cognition and neuroprotection<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S102-S103<br />
9. FIORIO M., GAMBARIN M., VALENTE E.M., LIBERINI P., LOI M., COSSU G.,<br />
MORETTO G., BHATIA K.P., DEFAZIO G., AGLIOTI S.M., FIASCHI A., TINAZZI M.<br />
Defective temporal processing of sensory stimuli in DYT1 mutation<br />
carriers: new endophenotype of dystonia?<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S34-S35<br />
10. FORMISANO R., LONGO E., BUZZI M.G., DELLA VEDOVA C., RIGON J.,<br />
BIVONA U., CICINELLI P.<br />
Il trattamento farmacologico dopo il coma può influenzare il danno<br />
funzionale residuo?<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [syllabus]<br />
11. GUARIGLIA C., PICCARDI L., IARIA G., INCOCCIA C., NICO D.<br />
What happens when the brain fails: neuropsychological studies on spatial<br />
memory<br />
3 rd International Conference on Spatial Cognition<br />
Rome & Perugia 12-15 September – Cogn Process (2006) 7 (Suppl 1): S154<br />
12. IZZI F., PLACIDI F., SPERLI F., CERVELLINO A., GROSSI K., ZANNINO S.,<br />
CORTE F., MARCIANI M.G., ROMIGI A.<br />
Effects of Pregabalin on sleep-wake cycle in epileptic patients:<br />
a polysomnographic study<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S97<br />
13. KOCH G., SCHNEIDER S., FRANCA M., MÜNCHAU A., BÄUMER T., CHEERAN B.,<br />
ROUNIS E., BHATIA K., CALTAGIRONE C., ROTHWELL J.C.<br />
Interhemispheric inhibition of the dorsal premotor-motor pathway is<br />
reduced in writer’s cramp dystonia<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S24<br />
350 2006
14. NOCENTINI U.<br />
Clinical assessment and therapy for depression<br />
Update on Symptomatic Therapy in Multiple Sclerosis<br />
Camogli (Italy) 17-18 November 2005 – Neurol Sci (2006) 27: S341-S343<br />
15 ORLACCHIO A., PATRONO C., BORRECA A., BABALINI C., DIONISI L.,<br />
MOSCHELLA V., ORLACCHIO A., KAWARAI T., BERNARDI G.<br />
Silver syndrome: clinicogenetic analysis of two Italian pedigrees<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S13<br />
16. ROCCHI C., MORI F., PACHATZ C., BERNARDI G., MARFIA G.A.<br />
Bilateral ulnar nerve palsy as complication of major depression<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S355<br />
17. SABATINI U., LUCCICHENTI G., CHERUBINI A., PÉRAN P., GIUGNI E.,<br />
BARBA C., MATTEIS M., FORMISANO R.<br />
Il ruolo delle neuroimmagini nella definizione prognostica<br />
del trauma cranico<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Syllabus]<br />
18. SPALLETTA G., BERNARDINI S., MACCIARDI F., BONAVIRI G.,<br />
TREQUATTRINI A., CALTAGIRONE C., BOSSÙ P.<br />
Glutathione S-Transferase P1 *C variant predicts cognitive<br />
and functional outcome in Alzheimer disease<br />
XIV World Congress on Psychiatric Genetics<br />
Cagliari, October 28 th – November 1 st 2006<br />
Am J Med Genet Part B (2006) 141b (7): 712 [Abstracts]<br />
Produzione scientifica<br />
19. STEFANI A., GALATI S., MAZZONE P., PEPPE A., TROPEPI D., PIERANTOZZI M.,<br />
MORCHELLA V., STANZIONE P.<br />
Combined PPN-DBS and STN-DBS in parkinsonian patients:<br />
6 months follow-up<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S63<br />
20 URBANI A., DEL BOCCIO P., PIERAGOSTINO D., LUPINELLA S., D’AGUANNO S.,<br />
LUGARESI A., DI ILIO C., BERNARDINI S., BERNARDI G., BATTISTINI L.,<br />
GAMBI D., FEDERICI G.<br />
Metabonomics and proteomics investigations in neurodegenerative<br />
disorders<br />
XXXVII Congress of the Italian Neurological Society<br />
Bari 14-18 October 2006 – Neurol Sci (2006) 27 [Abstracts]: S86-S87<br />
2006 351
Sezione II<br />
21. ZIMMER U., MACALUSO E.<br />
Processing of binaural sound coherence in the human brain<br />
3rd International Conference on Spatial Cognition<br />
Rome & Perugia 12-15 Sept – Cogn Process (2006) 7 (Suppl 1): S109-S110<br />
b) Pubblicate su altre riviste<br />
1. BUZZI M.G.<br />
Allodynia and early treatment of migraine attacks with triptans<br />
XX National Congress of the Italian Society for Study of Headaches<br />
Rome 27-30 September 2006 – J Headache Pain (2006) 7(4): 265-266<br />
2. BUZZI M.G., COLOGNO D., MEI D., DI TRAPANI G., CALTAGIRONE C.,<br />
NOCENTINI U.<br />
Disability and chronic daily headaches: Who-Das II versus other specific<br />
and non specific disability tools<br />
XX National Congress of the Italian Society for Study of Headaches<br />
Rome 27-30 September 2006 – J Headache Pain (2006) 7(4): 290<br />
c) Pubblicate su atti<br />
1. AVERNA T., PORCACCHIA P., LUBICH S., PIZZOLI C., LUCARELLI E., PAGANELLI C.,<br />
POLIDORI L., TRABALLESI M.<br />
Benefici dell’allenamento di intensità moderata in soggetti<br />
ultrasessantenni affetti da broncopneumotopatia cronica ostruttiva<br />
XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Specialisti in Medicina dello Sport<br />
Vittorio Veneto 18-21 giugno 2006 – Atti del Congresso: 715-719<br />
2. CAIRELLA G.<br />
Alimentazione e riabilitazione del paziente post-ictus<br />
Educazione e riabilitazione del malato cronico: aspetti nutrizionali<br />
Pozzolatico 2 dicembre 2006 – Atti del Convegno: 10<br />
3. CAIRELLA G., GARBAGNATI F., SCOGNAMIGLIO U.<br />
Le prove di efficacia per la prevenzione dell’obesità: certezze, limiti<br />
e prospettive. Setting scuola, luogo di lavoro, comunità<br />
XXXIV Congresso Nazionale SINU<br />
Riccione, 8-10 novembre 2006 – Atti del Convegno: 59-61<br />
4. MUSICCO M., CALTAGIRONE C.<br />
How much is an adas-cog point worth in the center of Perugia.<br />
Epidemiological evidences on the clinical relevance of modest cognitive<br />
improvements in persons with dementia<br />
Fourth Annual Meeting on Brain aging and dementia<br />
Perugia 5-7 October 2006 – Atti del Convegno<br />
352 2006
Produzione scientifica<br />
5. PIPPUCCI T., PANZA E., POMPILII E., VENTURI B., DONADIO V., BORRECA A.,<br />
DIONISI L., MOSCHELLA V., BERNARDI G., LIGUORI R., ROMEO G.,<br />
MONTAGNA P., ORLACCHIO A., SERI M.<br />
Refinement of the HSP-TCC locus on chromosome 15q13-15 and<br />
wide genome search for new candidate loci in informative families<br />
IX Congresso Nazionale SIGU<br />
Lido di Venezia 8-10 novembre 2006 – Atti del Convegno: 214<br />
6. PORCACCHIA P., AVERNA T., BRUNELLI S., DI MEO F., LUCARELLI E.,<br />
PAGANELLI C., POLIDORI L., TRABALLESI M.<br />
Effetti dell’esercizio fisico in soggetti untrasessantenni ipertesi di grado<br />
lieve: studio caso controllo<br />
XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Specialisti in Medicina dello Sport<br />
Vittorio Veneto 18-21 giugno 2006 – Atti del Congresso: 726-729<br />
7. SERRA L., PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />
Mild cognitive impairment: dalla fase preclinica di demenza alla<br />
caratterizzazione precoce delle malattie neurodegenerative. Una ipotesi<br />
interpretativa<br />
Fourth Annual Meeting on Brain Aging and Dementia<br />
Perugia 5-7 October 2006 – Atti del Convegno<br />
2006 353
Sezione II<br />
POSTER<br />
1. BARBAN F., COSTA A., CARLESIMO G.A., SERRA L., GATTO I., LUPO F.,<br />
PERRI R., CALTAGIRONE C.<br />
La realizzazione differita di intenzioni pianificate nel<br />
Mild Cognitive Impairment<br />
10th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 5<br />
2. CIARAMELLA A., SPOLETINI I., MORO M.L., DI IULIO F., TREQUATTRINI A.,<br />
CALTAGIRONE C., SPALLETTA G., BOSSÙ P.<br />
Dysregulation of in vitro IL-18 production in Mild Cognitive Impairment<br />
and Alzheimers’s disease patients<br />
10th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 28<br />
3. COSTANZI C., BORRONI B., GRASSI M., ZANETTI M., ARCHETTI S., FRANZONI S.,<br />
GIPPONI S., GILBERTI N., CAIMI L., CALTAGIRONE C., DI LUCA M., PADOVANI A.<br />
Haplotypes in Cathechol-O-Methyltransferase gene confer increased risk<br />
for psychosis in Alzheimer disease<br />
10th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 31<br />
4. D’ONOFRIO F., CICARELLI G., BUZZI M.G., PETRETTA V., CALTAGIRONE C.,<br />
TEDESCHI G., BONAVITA V., COLOGNO D.<br />
Restless legs syndrome and primary headaches: is there a<br />
pathogenetic link?<br />
2nd ANIRCEF Congress<br />
Bologna 17-20 May 2006 – Neurol Sci 27(Suppl 2): S212<br />
5. MALIVERNO M., GARDONI F., PICCONI B., GHIGLIERI V., POLLI F., BAGETTA V.,<br />
BERNARDI G., CATTABENI F., DI LUCA M., CALBRESI P.<br />
A critical interaction between NR2B and MAGUK in L-Dopa<br />
induced dyskinesia<br />
10th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 68<br />
6. MARTINO S., TRIBUZI R., DI GIROLAMO I., GUADALUPI R., D’ANGELO F.,<br />
MAKRYPIDI G., ORLACCHIO A., BERNARDI G., ORLACCHIO AL.<br />
The HexB gene up-regulated during the brain development: effect for GM2<br />
gangliosidosis therapy<br />
16th Meeting of the European Neurological Society<br />
Lausanne (Switzerland) 27-31 May 2006 – J Neurol 253(Suppl 2): P554<br />
7. MORO M.L., CIARAMELLA A., PORCELLI F., CALTAGIRONE C.,<br />
SCAPIGLIATI G., BOSSÙ<br />
Dynamics and kinetics study of the 1-42 Amyloid Beta cross-linked<br />
oligomeric species: some chemical indications to support the<br />
identification of Alzheimer’s disease biomarkers<br />
354 2006
Produzione scientifica<br />
10th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 79<br />
8. ORLACCHIO A., MIELE M., CONTINO G., VARLESE M., BABALINI C., DIONISI L.,<br />
MOSCHELLA V., EMILIANI C., ORLACCHIO AL., BERNARDI G., KAWARAI T.<br />
Association of ApoE4 allele with vascular dementia in Italian population<br />
10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />
Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P3-116<br />
9. ORLACCHIO A., PATRONO C., BORRECA A., BABALINI C., DIONISI L.,<br />
MOSCHELLA V., ORLACCHIO AL., BERNARDI G., KAWARAI T.<br />
Clinical and genetic study of two Italian families with silver syndrome<br />
16th Meeting of the European Neurological Society<br />
Lausanne (Switzerland) 27-31 May 2006 – J Neurol 253(Suppl 2): P201<br />
10. ORLACCHIO AL., COSTANZI E., PERSICHETTI E., BERNARDI G., ORLACCHIO A.,<br />
EMILIANI C.<br />
Involvement of lysosomal system in Alzheimer’s diseases fibroblasts<br />
following vitamin C supplementation<br />
10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />
Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P3-262<br />
11. ORLACCHIO AL., URBANELLI L., MASSINI C., MENCARELLI S., PELICCI G.,<br />
SORBI S., HASILIK A., BERNARDI G., ORLACCHIO A., EMILIANI C.<br />
Cathepsin D, B and L are down-regulated in fibroblasts from Alzheimer’s<br />
disease patients<br />
10th International Conference on Alzheimer’s disease and Related Disorders<br />
Madrid 15-20 July 2006 – Alzheimer’s & Dementia 2(3) Suppl 1: P2-051<br />
12. ROSSINI A., MICHETTI S., MARTELLA G., AMATO S., MATTIA G., SALVIA A.<br />
La Scheda di Dimissione Ospedaliera per l’area riabilitativa come<br />
strumento di sorveglianza delle infezioni ospedaliere: l’esperienza<br />
della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
42° Congresso Nazionale SITI<br />
Catania, 27-30 ottobre 2006 – Atti del Congresso, parte III: 333<br />
13. SCALMANA S., MASTROMATTEI A., CAPON A., MATTIA V., DI LALLO D.,<br />
CALTAGIRONE C., MARCIANI M.G., MARRA C., ROSSINI P.M.<br />
Valutazione del deterioramento cognitivo nel setting della medicina<br />
generale<br />
51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria<br />
Firenze 29 novembre – 3 dicembre 2006 – Giornale di Gerontologia LIV(5): 527<br />
14. SERRA L., FADDA L., PERRI R., LUPO F., CALTAGIRONE C.<br />
Andamento di diversi indici neuropsicologici nel decadimento cognitivo<br />
della malattia di Alzheimer<br />
10 th ITINAD Annual Meeting<br />
Rome 8-10 June 2006 – Abstracts Book: 105-106<br />
2006 355
Brevetti
CARROZZINA PER DISABILI<br />
con dispositivi in grado di rilevare<br />
e fornire informazioni dettagliate riguardo<br />
al comportamento di un soggetto disabile<br />
rispetto a compiti semplici<br />
ROBERTA ANNICCHIARICO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
ULISES CORTÈS, ANTONIO BENITO MARTINEZ VELASCO<br />
Università Politecnica di Catalunya
➙➙<br />
➡<br />
Sezione II: Brevetti<br />
Oggetto del presente trovato è una carrozzina per disabili con dispositivi<br />
in grado di rilevare e fornire informazioni dettagliate riguardo al comportamento<br />
di un soggetto disabile rispetto a compiti semplici, costituita da una<br />
sedia per disabili motorizzata, con un controllo condiviso, ossia una carrozzina<br />
motorizzata che, secondo il profilo del paziente, decide se dovrà essere<br />
condotta autonomamente o se potrà lasciare la guida in mano al paziente. Per<br />
fare ciò è necessario preventivamente misurare il livello di accettabilità di<br />
questa nuova tecnologia da parte dei pazienti ed ottenere dati utili a tracciare<br />
profili che, opportunamente elaborati, permettano la classificazione dei<br />
diversi pazienti, per poterli mettere in relazione con il livello di autonomia<br />
necessario per ognuno di essi.<br />
Il dispositivo di cui al presente trovato è costituito da una carrozzina motorizzata<br />
che permette in sostanza di rilevare dati sulla conduzione della sedia da<br />
parte del paziente lungo una linea stabilita permettendo la raccolta di dati circa la<br />
posizione, l’orientazione, la velocità, il movimento del joystick, l’attenzione e la<br />
reazione alla correzione utili per la diagnosi e la cura; inoltre in ogni momento,<br />
grazie alle attrezzature presenti, la carrozzina è controllata da sistemi di sicurezza<br />
in grado di realizzare, se necessario, un arresto di emergenza.<br />
Per ottenere quanto brevemente detto sopra alla carrozzina sono state<br />
apportate opportune modifiche e sono stati aggiunti dispositivi adatti a renderla<br />
idonea allo scopo. I dispositivi aggiunti sono raggruppati in :<br />
a) dispositivi per il controllo del movimento;<br />
b) dispositivi per la rilevazione del movimento;<br />
c) dispositivo per gli stimoli.<br />
Per poter adempiere agli scopi per cui è stata ideata la sedia è dotata di una<br />
propria architettura informatica costituita da una unità di controllo; sistemi<br />
operativi, protocolli di comunicazione utilizzati, processi eseguiti nella sedia.<br />
➡<br />
Rilevazione del Movimento<br />
Comandi<br />
Paziente<br />
Info<br />
Paziente<br />
Interfaccia<br />
Joystick Input<br />
Luce:<br />
Rossa<br />
Gialla<br />
Verde<br />
Stimolo Audio<br />
GPS<br />
Giroscopio<br />
Compasso<br />
Encoders<br />
Posizione<br />
Orientazione<br />
Velocità<br />
Controllo del Movimento<br />
Motori<br />
Movimento<br />
Vista laterale della carrozzina e in esploso i simboli dei dispositivi aggiunti<br />
360 2006
STRUMENTO PER LO SCREENING<br />
DEL RISCHIO NUTRIZIONALE<br />
FRANCESCO BRANCA<br />
Regional Adviser for Nutrition and Food Security,<br />
WHO Regional Office for Europe<br />
GIULIA CAIRELLA, FRANCESCA GARBAGNATI, UMBERTO SCOGNAMIGLIO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong> (CeSAR)<br />
GIUSEPPE ROTILIO<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong> (CeSAR)<br />
ANTONINO SALVIA<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione II: Brevetti<br />
La malnutrizione nel paziente affetto da ictus è assai frequentemente sottovalutata<br />
o addirittura ignorata. A tale riguardo le linee guida SPREAD,<br />
affermano che è necessario includere nei protocolli diagnostici la valutazione<br />
dello stato nutrizionale e nei protocolli terapeutici gli interventi nutrizionali<br />
correttivi sia in fase acuta che durante il periodo di riabilitazione. Nella pratica<br />
clinica, tuttavia, la necessità di inserire le procedure per valutare lo stato<br />
nutrizionale spesso si scontra con difficoltà di diversa natura tra le quali<br />
anche alcune di carattere pratico. Inoltre le risorse, quali servizi di dietetica,<br />
dietologici o nutrizionali, laddove presenti, non sempre riescono a far fronte<br />
alle esigenze che tale problematica impone.<br />
Alla luce di quanto detto viene proposto uno strumento per lo screening<br />
del rischio nutrizionale quale strumento applicativo che si affianca alla cartella<br />
nutrizionale, già in uso sperimentale in alcuni reparti della <strong>Fondazione</strong><br />
S. <strong>Lucia</strong>, consentendone una rapida compilazione.<br />
Obiettivo dello strumento regolo, utilizzabile grazie alla sua semplicità<br />
d’uso da figure professionali già esistenti in reparto (medici e infermieri), è<br />
quello di individuare pazienti post ictus a rischio di malnutrizione.<br />
Caratteristiche del regolo per lo screening nutrizionale<br />
L’originalità di tale strumento sta nell’essere proposto come modello<br />
d’uso. Infatti le applicazioni che singolarmente già fanno parte di conoscenze<br />
e pratiche clinico nutrizionali già consolidate e condivise a livello internazionale<br />
trovano in tale compendio una fluida e ragionata applicazione, semplice<br />
e sintetica, che bene si sposa con le esigenze temporo spaziali dei reparti<br />
(poco tempo e pochi spazi da dedicare).<br />
Il regolo nutrizionale rappresenta uno strumento applicativo per effettuare<br />
lo screening per la valutazione del rischio di compromissione dello stato<br />
nutrizionale. In esso sono riportati ed organizzati i dati e le informazioni indispensabili<br />
per effettuare la valutazione del rischio nutrizionale e delle relative<br />
procedure clinico nutrizionali da seguire. Presupposto teorico scientifico è<br />
l’introduzione delle procedure di valutazione previste dal Malnutrition Universal<br />
Screening Tool (MUST) unitamente agli strumenti concreti per effettuare<br />
le misurazioni e calcolare il grado di rischio. Il regolo per lo screening<br />
nutrizionale è costituito da un pieghevole all’interno del quale sono riportati:<br />
1. Gli step previsti nel MUST per il calcolo del punteggio del rischio di<br />
malnutrizione. Alla definizione di tale punteggio concorrono fattori quali: lo<br />
stato nutrizionale valutato dall’indice di massa corporea, entità del decremento<br />
ponderale e presenza di patologie associate a ridotta assunzione dietetica.<br />
Il punteggio ottenuto, se superiore a determinati valori soglia, indica la<br />
presenza di rischio lieve, moderato o grave di malnutrizione.<br />
2. Gli intervalli di riferimento di indici biochimici di malnutrizione.<br />
3. I criteri per la valutazione della malnutrizione proteico energetica e le<br />
indicazioni da seguire a seguito dell’individuazione del grado di rischio per<br />
ciascun paziente.<br />
4. L’algoritmo decisionale ovvero il piano nutrizionale per il paziente post<br />
ictus.<br />
362 2006
Strumento per lo screening del rischio nutrizionale<br />
Per compiere le valutazioni sopra descritte è fondamentale effettuare<br />
alcune misurazioni di carattere antropometrico tra cui la rilevazione del peso<br />
corporeo e la misura dell’altezza del paziente, da cui si ricava l’IMC, la circonferenza<br />
del braccio e il decremento ponderale non intenzionale; a tale scopo<br />
sono stati inseriti nel regolo per lo screening nutrizionale un disco a doppia<br />
lettura che consente da un lato di determinare la stima dell’altezza a partire<br />
dalla misurazione della semiapertura delle braccia, e, dall’altro lato, di leggere<br />
il valore di IMC ottenuto partendo dal peso del soggetto e dall’altezza precedentemente<br />
calcolata.<br />
Conclusione<br />
La finalità di tale strumento è di facilitare l’introduzione routinaria dello<br />
screening nutrizionale all’interno delle strutture ospedaliere, agevolando il<br />
riconoscimento di pazienti a rischio di malnutrizione o con malnutrizione in<br />
atto, e di monitorare il paziente durante tutta la degenza, fornendo le indicazioni<br />
di base per affrontare il problema del paziente malnutrito.<br />
2006 363
SEZIONE III
Settori<br />
di ricerca
Sezione III: Settori di ricerca<br />
L’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> durante l’anno 2006 ha proseguito e sviluppato<br />
la propria attività, operando per linee di ricerca, per singoli<br />
progetti o come partner in progetti di altri enti, entro tematiche<br />
inerenti ai settori sotto riportati.<br />
– Valutazione clinica, prognostica e riabilitativa delle Malattie del<br />
Sistema Nervoso Centrale.<br />
– Neurofisiologia della locomozione e sue interazioni con la postura. Tali<br />
studi si avvalgono anche di informazioni ottenute durante missioni spaziali<br />
in situazioni di assenza di gravità.<br />
– Meccanismi d’azione di farmaci neuroprotettivi del Sistema Nervoso<br />
Centrale e Periferico. Patologie corticali e sottocorticali (in particolare<br />
dello striato) di origine cerebrovascolare. Studi di modelli animali di<br />
Sclerosi Laterale Amiotrofica, di malattie autoimmuni (Sclerosi Multipla)<br />
e di fattori di protezione dall’apoptosi.<br />
– Neuropsicologia e riabilitazione dei disturbi del linguaggio e delle abilità<br />
visuospaziali nei pazienti cerebrolesi ed in portatori di dislessia<br />
evolutiva.<br />
– Neurofisiologia con varie tecniche (EEG, potenziali evocati, stimolazione<br />
magnetica transcranica) in pazienti con stroke, Parkinson e<br />
manifestazioni epilettiche.<br />
– Neuroimmagini funzionali del sistema sensorimotorio e di attività<br />
cognitive in soggetti normali e cerebrolesi.<br />
– Sperimentazione gestionale in ambito sanitario, con particolare riferimento<br />
a verifica e revisione della qualità, a efficacia ed efficienza delle<br />
prestazioni riabilitative ed all’analisi dei costi delle stesse, al controllo<br />
di qualità delle schede di dimissione ospedaliera, alla gestione del<br />
rischio in ambito ospedaliero.<br />
– Ruolo della nutrizione nella prevenzione e nella riabilitazione della<br />
patologia ictale ed in quella neurodegenerativa.<br />
– Stesura e validazione di protocolli tesi al miglioramento della gestione<br />
clinica del paziente attraverso l’ottimizzazione degli iter diagnosticoterapeutici<br />
e riabilitativi.<br />
368 2006
Attività<br />
per linea<br />
di ricerca<br />
corrente
LINEE DI RICERCA<br />
A. Neurologia clinica e comportamentale<br />
Responsabile: Prof. Carlo Caltagirone<br />
B. Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Responsabile: Prof. Francesco Lacquaniti<br />
C. Neuroscienze sperimentali<br />
Responsabile: Prof. Giorgio Bernardi<br />
D. Neuropsicologia<br />
Responsabile: Prof. Luigi Pizzamiglio<br />
E. Neurofisiopatologia clinica<br />
Responsabile: Prof.ssa Maria Grazia Marciani<br />
F. Neuroimmagini funzionali<br />
Responsabile: Dr. Emiliano Macaluso<br />
G. Ricerca clinica traslazionale<br />
Responsabile: Dr. Stefano Paolucci
A – NEUROLOGIA CLINICA<br />
E COMPORTAMENTALE<br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
L’attività dei laboratori di ricerca afferenti alla linea di “ Neurologia clinica<br />
e comportamentale ” si articolerà nel prossimo triennio in tre filoni principali,<br />
ed ogni filone si svilupperà in diversi progetti.<br />
A. 1 – DIAGNOSI FUNZIONALE DEI DEFICIT NEUROLOGICI E LORO RIABILITAZIONE<br />
Questo filone comprende una serie di progetti finalizzati alla elaborazione<br />
e alla valutazione dell’efficacia di strumenti intesi alla diagnosi funzionale<br />
e alla riabilitazione dei deficit neurologici. In particolare, verranno<br />
indagate popolazioni di pazienti affetti da Sclerosi Multipla (SM), malattia di<br />
Alzheimer ed esiti di ictus cerebrovascolari mediante metodiche di tipo neuropsicologico<br />
e mediante strumenti innovativi per la misurazione dell’impatto<br />
funzionale della patologia e dei risultati del training riabilitativo sia motorio<br />
che cognitivo.<br />
In un primo studio (A.1.1) verrà valutata, in un campione omogeneo e<br />
adeguato di pazienti con SM, la relazione tra misure quantitative di carico<br />
lesionale, atrofia cerebrale, velocità di rilassamento e danno neuropsicologico.<br />
Verrà, in altre parole, differenziato il diverso contributo dell’atrofia della<br />
sostanza grigia e della sostanza bianca nella determinazione del danno neuropsicologico<br />
mediante una metodica innovativa di segmentazione quantitativa<br />
automatizzata. Un secondo studio (A.1.2) sarà volto a valutare l’incidenza<br />
e la gravità dei disturbi comportamentali in pazienti affetti da Mild Cognitive<br />
Impairment (MCI) e in pazienti affetti da Alzheimer’s Disease (AD), caratterizzandone<br />
il profilo comportamentale in considerazione dei singoli disturbi<br />
comportamentali e psicologici (BPSD). Scopo di un ulteriore progetto (A.1.3)<br />
in questo stesso ambito è quello di studiare il ruolo predittivo di variabili neuropsicologiche<br />
e comportamentali nella progressione sia funzionale che<br />
cognitiva di un gruppo di pazienti affetti da malattia di Alzheimer, seguiti da<br />
due anni presso l’Unità Valutativa Alzheimer dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. A tale scopo<br />
verranno distinti i pazienti a rapida progressione da quelli a progressione più<br />
lenta e sarà valutato il contributo delle variabili neuropsicologiche e comportamentali<br />
nel predire una più rapida progressione cognitiva, e una più rapida<br />
progressione funzionale. Un altro progetto inserito in questo filone (A.1.4) è<br />
quello relativo allo studio del contributo di variabili percettive e semantiche<br />
sui livelli di performance in compiti di denominazione svolti da pazienti<br />
affetti da demenza degenerativa.<br />
Scopo di un altro progetto di ricerca del presente filone (A.1.5) è quello di<br />
analizzare le prestazioni di soggetti affetti da patologia cerebellare durante l’esecuzione<br />
di compiti in cui viene richiesta l’inibizione di un’azione in corso.<br />
L’inibizione, infatti, è una caratteristica generale in tutti i tipi di controllo<br />
cognitivo ed è un chiaro esempio di intervento esecutivo. Per questo studio<br />
verranno selezionati pazienti con lesioni focali di diversa natura (ictus ischemici,<br />
ictus emorragici ed ablazioni chirurgiche per malformazioni vascolari o<br />
neoplasie) o con lesioni degenerative limitate alle strutture cerebellari. Obiettivo<br />
finale dello studio è quello di valutare l’esistenza di un nesso causale tra<br />
372 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
la presenza di un interessamento anatomo-funzionale delle strutture cerebellari<br />
e un deficit di processamento della risposta inibitoria.<br />
Infine verrà effettuato uno studio di coorte sulla mortalità associata con<br />
l’uso di antipsicotici tipici ed atipici nella popolazione di ultra-sessantacinquenni<br />
residenti nel comune di Milano (A.1.6). Questo progetto si inserisce<br />
nel presente filone in quanto nei pazienti con demenza i disturbi comportamentali<br />
(BPSD) sono molto comuni e spesso il trattamento farmacologico si<br />
rende necessario. Attualmente oltre ai tradizionali antidepressivi e antipsicotici<br />
sono disponibili nuovi farmaci con un migliore profilo di tollerabilità, pertanto<br />
preferiti negli anziani. Tuttavia, le autorità, a causa di una segnalazione<br />
di un eccesso di mortalità e di incidenza di accidenti cerebrovascolari in<br />
pazienti trattati con antipsicotici atipici, hanno convenuto a limitare la prescrizione<br />
di questi farmaci nei pazienti dementi. Il progetto proposto ha<br />
pertanto lo scopo di approfondire questo dibattuto argomento mediante uno<br />
studio di popolazione.<br />
Articolazione<br />
A. 1.1 – Correlazioni tra disfunzione cognitiva e parametri innovativi di RM<br />
nei pazienti con Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />
A. 1.2 – Analisi dei disturbi comportamentali nel Mild Cognitive Impairment<br />
e nella malattia di Alzheimer: differenze e similitudini<br />
(Augusto G. Carlesimo)<br />
A. 1.3 – Predittori cognitivi e comportamentali di progressione della Malattia<br />
di Alzheimer (Roberta Perri)<br />
A. 1.4 – Contributo di variabili percettive e semantiche sui livelli di<br />
performance in compiti di denominazione dei pazienti affetti da<br />
demenza degenerativa (Roberta Perri)<br />
A. 1.5 – Ruolo del cervelletto nel controllo delle funzioni esecutive<br />
(Mariella Leggio)<br />
A. 1.6 – Studio di coorte sulla mortalità associata con l’uso di antipsicotici<br />
tipici ed atipici nella popolazione di ultrasessantacinquenni residenti<br />
nel comune di Milano (Massimo Musicco)<br />
A. 2 – INDICI PREDITTIVI DI EFFICACIA RIABILITATIVA DEL DEFICIT COGNITIVO<br />
NEI PAZIENTI NEUROLOGICI<br />
Questo secondo filone di ricerca sarà indirizzato alla elaborazione di<br />
metodiche innovative di indagine delle funzioni cognitive e alla valutazione<br />
della loro efficacia predittiva riguardo il recupero del deficit funzionale in<br />
pazienti affetti da patologie a diversi livelli del Sistema Nervoso Centrale. In<br />
particolare, verrà indagato l’impatto dei disturbi della memoria retrograda e<br />
prospettica in popolazioni di pazienti parkinsoniani e con demenza di Alzheimer<br />
(AD) per esaminare sia i meccanismi di base del deficit che l’impatto del<br />
disturbo sull’autonomia funzionale di pazienti.<br />
Uno studio in particolare (A.2.1) sarà volto a valutare il ruolo della modula-<br />
2006 373
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
zione dopaminergica dei processi di memoria prospettica (MP) nella malattia di<br />
Parkinson (PD). In relazione all’implicazione che riveste l’azione dopaminergica<br />
nella modulazione di quei processi cognitivi prevalentemente dipendenti dall’integrità<br />
delle regioni cerebrali frontali nei pazienti con PD, ci si attende che<br />
l’effetto della somministrazione di levodopa sia maggiormente osservabile sulle<br />
prestazioni dei pazienti nella componente prospettica del compito. In modo analogo,<br />
verrà condotto uno studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti<br />
con Mild Cognitive Impairment (MCI) (A.2.2). Questi ultimi presentano deficit<br />
specifici nell’ambito delle funzioni mnesiche ed esecutive non associati a<br />
demenza né ad una significativa compromissione funzionale, ma recenti dati<br />
sperimentali sembrano indicare, indirettamente, che i pazienti con MCI possano<br />
presentare alterazioni nell’ambito della MP. L’investigazione della MP nei<br />
pazienti con MCI potrebbe essere anche rilevante in una prospettiva clinica. L’obiettivo<br />
del presente studio è, dunque, quello di esaminare la prestazione di un<br />
gruppo di pazienti con MCI in compiti di MP. Relativamente sempre ai processi<br />
di demenza, uno studio (A.2.3) valuterà le caratteristiche qualitative di un<br />
disturbo visuo-spaziale (il fenomeno del closing-in) nella Malattia di Alzheimer.<br />
Il deterioramento delle capacità cognitive in AD riguarda, già in una fase molto<br />
precoce, anche le capacità prassico costruttive e nel corso della progressione<br />
della malattia si può assistere ad un particolare fenomeno di aprassia costruttiva<br />
definito closing-in (accollamento al modello). Scopo del presente lavoro è quindi<br />
quello di valutare in un campione di pazienti AD, che presentano il fenomeno<br />
dell’accollamento al modello, la frequenza di occorrenza dei differenti tipi di<br />
closing-in e successivamente confrontare le caratteristiche cognitive e l’eventuale<br />
presenza di segni primitivi di comportamento di questi pazienti con un gruppo<br />
di pazienti AD che non presentano il closing-in.<br />
Un ulteriore progetto di questo filone (A.2.4) verterà infine sulla misurazione<br />
delle caratteristiche qualitative del deficit cognitivo in pazienti affetti da<br />
Sclerosi Multipla e della relazione tra deficit cognitivo e disabilità funzionale<br />
misurata attraverso metodiche innovative di indagine. In particolare in questo<br />
studio verrà definita la standardizzazione di metodiche per la valutazione<br />
della disabilità in pazienti affetti da SM. Un adeguato campione di pazienti<br />
verrà sottoposto a valutazione mediante diversi strumenti per la rilevazione<br />
del grado di disabilità neuromotoria, neurocognitiva e dei livelli di qualità<br />
della vita. Infine verrà identificata la capacità di ogni strumento di cogliere<br />
aspetti generali e specifici della disabilità dei pazienti e verranno individuate<br />
le aree di sovrapposizione e di differenziazione tra i vari strumenti utilizzati.<br />
Altri progetti inseriti in questo filone saranno orientati a identificare strumenti<br />
ottimizzati per migliorare la conoscenza degli indici predittivi di efficacia<br />
riabilitativa e favorire la gestione stessa dei pazienti in fase di riabilitazione.<br />
Un primo studio sarà volto alla definizione di una cartella clinica informatizzata<br />
nell’ambito di un ospedale di riabilitazione (A.2.5). L’informatizzazione<br />
dei dati clinici, infatti, è in grado di migliorare la qualità delle cure,<br />
aumentare i livelli di sicurezza, migliorare la gestione del tempo e delle<br />
risorse e la soddisfazione dei pazienti. Il presente progetto prevede la realizzazione<br />
di uno strumento specifico per la struttura per cui è stato pensato, articolato<br />
e flessibile tanto da poter essere applicato con piccoli interventi in altre<br />
374 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
strutture. Obiettivi dello studio sono: la creazione di un database, il miglioramento<br />
della qualità dell’informazione, la fornitura di supporto ai caregiver per<br />
migliorare la qualità dell’assistenza e la facilitazione della pianificazione delle<br />
attività quotidiane del paziente. Si tratta infatti della realizzazione non solo di<br />
una cartella clinica ma di un sistema centralizzato che è in grado di gestire<br />
tutte le informazioni dei pazienti, ed in grado di pianificare la giornata di ogni<br />
paziente in base agli impegni del singolo individuo.<br />
Infine, in un secondo studio (A.2.6) verrà prospettata una nuova soluzione<br />
per aumentare l’autonomia e per migliorare la qualità della vita degli anziani e<br />
dei disabili garantendo un elevato livello di sicurezza, attraverso l’inserimento<br />
di nuova tecnologia. In pratica, si procederà alla realizzazione di un prototipo<br />
di sedia a rotelle elettrica, controllata da un sistema centrale, in grado di spostarsi<br />
lungo un percorso determinato. Per la valutazione funzionale dei soggetti<br />
esaminati in questa ricerca verranno utilizzati i seguenti strumenti: valutazione<br />
funzionale, valutazione cognitiva, valutazione del tono dell’umore e valutazione<br />
da parte dell’utente dell’impatto di uso del prototipo. Scopo di questo progetto<br />
non è quello di velocizzare e semplificare alcuni compiti grazie all’intervento di<br />
un e-tool, ma l’obiettivo principale è piuttosto quello di dare la possibilità alle<br />
persone disabili di svolgere alcuni compiti in completa autonomia e di eseguirne<br />
nuovi, ottenendo in definitiva una maggiore indipendenza.<br />
Articolazione<br />
A.2.1 – Studio sulla modulazione dopaminergica dei processi di memoria<br />
prospettica nella malattia di Parkinson (Alberto Costa)<br />
A.2.2 – Studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti con<br />
Mild Cognitive Impairment (Alberto Costa)<br />
A.2.3 – Il fenomeno del closing-in nella malattia di Alzheimer: caratteristiche<br />
qualitative di un disturbo visuo-spaziale (Augusto G. Carlesimo)<br />
A.2.4 – Standardizzazione di metodiche di valutazione della disabilità in<br />
pazienti affetti da Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />
A.2.5 – Cartella clinica informatizzata (Roberta Annicchiarico)<br />
A.2.6 – Nuove tecnologie per l’assistenza e la mobilità delle persone disabili<br />
(Roberta Annicchiarico)<br />
A. 3 – METODICHE INNOVATIVE PER LA DIAGNOSI DEL DEFICIT NEUROLOGICO<br />
A FINI RIABILITATIVI<br />
Questo ultimo filone di ricerca avrà come elemento unificante l’applicazione<br />
di tecnologie di recente introduzione per lo studio del substrato morfologico<br />
e funzionale delle patologie neurologiche. I risultati di tali indagini<br />
consentiranno successivamente la valutazione dell’efficacia predittiva dei<br />
parametri derivanti da tali metodiche sull’evoluzione del deficit neurologico.<br />
Due studi si proporranno di individuare le variazioni anatomo-funzionali<br />
di specifiche strutture cerebrali e la sua relazione con le caratteristiche<br />
qualitative del deficit cognitivo e comportamentale in soggetti con Schizo-<br />
2006 375
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
frenia e malattia di Alzheimer, attraverso l’applicazione di tecniche innovative<br />
per l’analisi dei dati morfologici derivanti da immagini di Risonanza<br />
Magnetica Nucleare e dei parametri genetici. Un primo studio sarà volto<br />
alla tipizzazione diagnostica della Schizofrenia (A.3.1). In pratica, si procederà<br />
alla messa a punto di parametri di neuroimmagini strutturali, neuropsicologici,<br />
diagnostico-psicopatologici e genetici che possano permettere<br />
l’individuazione di endofenotipi specifici di soggetti con diagnosi di schizofrenia<br />
e alla valutazione dei pazienti con diagnosi di schizofrenia che<br />
saranno consecutivamente inclusi nell’analisi degli endofenotipi e nella sottoclassificazione<br />
diagnostica. Un secondo studio di questo filone (A.3.2)<br />
sarà indirizzato all’analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici e<br />
comportamentali nella demenza di Alzheimer e alla loro relazione con i<br />
polimorfismi genetici di Apolipoproteina E e del recettore D2 della dopamina.<br />
In particolare, gli scopi di questo progetto di ricerca sono: (a) valutare<br />
l’espressione clinica dei BPSD durante il decorso di 1 anno di malattia, a<br />
partire dalla prima diagnosi, e la loro relazione con il decorso dei sintomi<br />
cognitivi ed il loro effetto sulle attività funzionali della vita quotidiana; (b)<br />
analizzare il profilo genetico dell’Apolipoproteina E e correlarlo con l’intero<br />
profilo comportamentale misurato categoricamente; (c) verificare se polimorfismi<br />
dei recettori D2 della dopamina predicono il decorso dei sintomi<br />
comportamentali.<br />
L’attività di un altro gruppo di ricerca sarà indirizzata allo studio, in<br />
pazienti con malattia di Alzheimer, della relazione esistente tra parametri<br />
biochimici infiammatori-immunitari e marcatori genetici specifici e le<br />
caratteristiche qualitative e il profilo evolutivo del deficit cognitivo. In particolare,<br />
uno studio (A.3.3) condotto in pazienti con malattia di Alzheimer<br />
(AD) in forma preclinica (MCI) e lieve/moderata, sarà indirizzato a verificare<br />
l’efficacia del sistema IL-18 (i cui polimorfismi genici risultano associati<br />
alla malattia) quale possibile marcatore di patologia nell’AD. I risultati<br />
ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dallo<br />
studio clinico volto ad identificare e valutare gli aspetti funzionali, neuropsicologici<br />
e comportamentali della malattia, in funzione della sua evoluzione.<br />
In un secondo studio questo stesso gruppo di ricerca (A.3.4) valuterà<br />
il coinvolgimento del sistema immunitario nella patogenesi della malattia di<br />
Alzheimer mediante l’analisi del ruolo delle cellule immunoregolatorie nei<br />
processi fisiopatologici della malattia. A tale scopo, il primo obiettivo del<br />
progetto sarà quello di studiare il coinvolgimento di cellule dell’immunità<br />
innata con funzioni pro-infiammatorie e immunoregolatorie nei processi<br />
neurodegenerativi mediante la valutazione dello stato di attivazione delle<br />
cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da soggetti<br />
sani in seguito a stimolazione in vitro con peptidi amiloidi, e la valutazione<br />
dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule<br />
dendritiche) ottenute da pazienti con AD in confronto a cellule ottenute da<br />
soggetti di controllo.<br />
Infine, nell’ambito di questo filone, un ultimo gruppo di ricerche utilizzerà<br />
la metodica della stimolazione magnetica transcranica (TMS) al fine di<br />
indagare, mediante interferenza inibitoria temporanea di specifiche aree<br />
376 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
corticali, il substrato neurale dei processi cerebrali in corso di AD. In un<br />
primo studio (A.3.5) sarà valutata la connettività funzionale parietale motoria<br />
in pazienti con malattia di Alzheimer mediante metodiche di TMS.<br />
Infatti, nei pazienti con AD alcuni studi di TMS hanno documentato una<br />
chiara ipereccitabilità dell’area motoria e dei circuiti colinergici implicati<br />
nell’integrazione sensori-motoria, suggerendo che la TMS può essere una<br />
metodica sensibile nel mettere in luce alterazioni neurofisiologiche subcliniche.<br />
Pertanto, ci si propone di utilizzare la TMS al fine di studiare con<br />
approccio neurofisiologico la funzionalità delle connessioni cortico-corticali<br />
nei pazienti affetti da AD di grado lieve-moderato, per evidenziare eventuali<br />
precoci disfunzioni di connettività corticale che precedono la degenerazione.<br />
Il secondo studio (A.3.6), ultimo di questo filone, è focalizzato sulla<br />
caratterizzazione delle modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione<br />
magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) in pazienti affetti da AD.<br />
Poiché rTMS, una metodica che si basa sull’applicazione di impulsi magnetici<br />
su specifiche regioni cerebrali attraverso lo scalpo, sembra avere effetti<br />
di modulazione plastica dell’eccitabilità corticale, questo tipo di applicazione<br />
apre interessanti prospettive riabilitative in pazienti con patologie<br />
cerebrali e deficit di specifici domini cognitivi. In particolare, è possibile<br />
ipotizzare di aumentare l’eccitabilità delle regioni corticali associate ad una<br />
specifica funzione e/o di deprimere l’eccitabilità di quelle regioni che svolgono<br />
funzioni antagoniste (inibitorie) sul compito stesso (ad esempio le<br />
regioni dell’emisfero opposto). Lo studio si propone quindi di valutare di<br />
indurre modificazioni plastiche corticali mediante rTMS in pazienti AD<br />
nelle fasi iniziali della malattia, quando il reclutamento/potenziamento di<br />
circuiti corticali “ alternativi ” potrebbe rivelarsi utile per migliorare le prestazioni<br />
deficitarie in compiti cognitivi.<br />
Articolazione<br />
A.3.1 – Studio sulla tipizzazione diagnostica della schizofrenia<br />
(Gianfranco Spalletta)<br />
A.3.2 – Analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici<br />
e comportamentali nella demenza di Alzheimer e relazione<br />
con polimorfismi genetici di ApoE e D2 (Gianfranco Spalletta)<br />
A.3.3 – Studio del sistema IL-18 nella patogenesi della malattia di Alzheimer<br />
(Paola Bossù)<br />
A.3.4 – Studio del coinvolgimento del sistema immunitario nella patogenesi<br />
della malattia di Alzheimer: ruolo delle cellule immunoregolatorie<br />
(Paola Bossù)<br />
A.3.5 – Studio della connettività funzionale parietale motoria in pazienti con<br />
malattia di Alzheimer mediante metodiche di stimolazione magnetica<br />
transcranica (Massimiliano Oliveri)<br />
A.3.6 – Modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione magnetica<br />
transcranica ripetitiva in pazienti affetti da malattia di Alzheimer:<br />
applicazioni riabilitative (Massimiliano Oliveri)<br />
2006 377
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
A.1.1 – Correlazioni tra disfunzione cognitiva e parametri innovativi<br />
di RM nei pazienti con Sclerosi Multipla (Ugo Nocentini)<br />
La sclerosi multipla (SM) è una malattia complessa del sistema nervoso<br />
centrale (SNC) le cui caratteristiche neuropatologiche sono state a lungo considerate<br />
i focolai multipli di demielinizzazione e infiammazione nella<br />
sostanza bianca del SNC.<br />
Recentemente, tecniche avanzate di risonanza magnetica nucleare (RMN)<br />
hanno dimostrato che nella SM la progressione di malattia, fino ad uno stadio<br />
di non ritorno, dipende dall’effetto cumulativo del danno assonale, che può<br />
determinare, in ultimo, un’atrofia cerebrale visibile in RMN. Nello sforzo di<br />
ottenere misure riproducibili e oggettive dell’atrofia cerebrale, le tecniche di<br />
RMN sono evolute fino a tecniche di segmentazione automatizzate operatoreindipendenti.<br />
Il deficit cognitivo è tra i principali marker del quadro clinico<br />
della SM e rappresenta un fattore essenziale nel determinare la qualità della<br />
vita (mantenimento del posto di lavoro, partecipazione ad attività sociali e<br />
familiari, esecuzione di compiti domestici) dei pazienti con SM.<br />
La RMN ha mostrato che la severità del deficit cognitivo correla con l’estensione<br />
del coinvolgimento cerebrale, sia in termini di carico lesionale che<br />
in termini di atrofia. In questi dati sembrano da un lato esserci delle contraddizioni<br />
(ad esempio, la correlazione tra la compromissione di alcune funzioni<br />
cognitive e il danno evidenziato alla RMN nelle aree cerebrali che sottendono<br />
quella funzione è risultata spesso non univoca – vedi Arnett e coll., 1994;<br />
Nocentini e coll., 2001), dall’altro la maggior parte degli studi disponibili sono<br />
stati eseguiti con metodi non completamente quantitativi per misurare carico<br />
lesionale e atrofia cerebrale.<br />
Obiettivi<br />
Valutare la relazione tra misure quantitative di carico lesionale, atrofia<br />
cerebrale e velocità di rilassamento e danno neuropsicologico in un campione<br />
omogeneo e adeguato di pazienti con SM. In particolare, ci proponiamo<br />
di differenziare il diverso contributo dell’atrofia della sostanza grigia<br />
e della sostanza bianca nella determinazione del danno neuropsicologico<br />
mediante una metodica innovativa di segmentazione quantitativa automatizzata.<br />
Metodologia<br />
Verranno valutati soggetti con diagnosi di SM sulla base dei criteri di McDonald<br />
et al., (2001). Verranno esclusi quei pazienti che risultassero affetti da altre<br />
patologie neurologiche e/o psichiatriche e/o di altri organi e apparati, in grado di<br />
influenzare il grado di disabilità. Tutti i soggetti arruolati saranno esaminati<br />
nello stesso giorno della valutazione RMN. I criteri di esclusione dei pazienti<br />
saranno: recidiva di malattia in atto, altre malattie, storia di sostanze di abuso,<br />
trattamento corticosteroideo nelle 12 settimane precedenti il giorno dello studio.<br />
Verranno raccolte informazioni ed effettuate valutazioni cliniche che permetteranno<br />
di acquisire i seguenti dati: sesso, età, età all’esordio, punteggio<br />
378 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
all’Expanded Disability Status Scale (EDSS – Kurtzke, 1983), decorso clinico<br />
(recidivante – remittente, secondariamente progressivo e primariamente progressivo),<br />
durata di malattia, presentazione all’esordio, trattamento, scolarità<br />
e numero di attacchi nei due anni precedenti. Lo stesso protocollo RMN sarà<br />
applicato in tutti i soggetti. Due sets di immagini intercalari di 15 sezioni<br />
(4mm di spessore), che ricoprono l’intero cervello saranno acquisite utilizzando<br />
due sequenze spin-echo convenzionali. Tutti gli studi saranno segmentati<br />
utilizzando un metodo multispettrale completamente automatizzato,<br />
basato sulla caratterizzazione rilassometrica dei tessuti cerebrali (Alfano e<br />
coll., 1997). Il programma fornisce sets multiparametrici di immagini<br />
[R1(=1/T1), R2(=1/T2), Proton Density (N(H)) based] ed immagini segmentate,<br />
e calcola i volumi dei seguenti tessuti intracranici: liquido cerebro-spinale,<br />
sostanza grigia, sostanza bianca apparentemente normale, sostanza<br />
bianca anormale. La sostanza bianca globale indica la somma di sostanza<br />
bianca apparentemente normale e sostanza bianca anormale. Per normalizzare<br />
la variabilità della misura della testa i volumi dei tessuti intracranici<br />
saranno espressi come frazioni (f) del volume intracranico, che sarà calcolato,<br />
per ciascun soggetto, come la somma di tutti i tessuti intracranici. Le medie<br />
dei parametri RMN dei pazienti con SM saranno corretti per età, sesso e scolarità<br />
utilizzando un modello di regressione lineare. Prima dell’analisi di<br />
regressione, le variabili individuali saranno testate per dissimetricità e presenza<br />
di outliers. Analisi post-hoc tra gruppi di pazienti con diverse forme cliniche<br />
saranno condotte con il test di Bonferroni. Le relazioni univariate tra<br />
dati RMN saranno valutate utilizzando il test di Pearson per i coefficienti di<br />
correlazione. I parametri di rilassamento RMN, saranno estratti mediante l’analisi<br />
del principale componente con rotazione VARIMAX, e sarà presentata<br />
come “ brain rate ” (che include R1 e R2 di sostanza bianca apparentemente<br />
normale e sostanza grigia apparentemente normale e “ lesion rate ” (che<br />
include R1 e R2 della sostanza bianca anormale).<br />
Sempre nello stesso giorno, i pazienti con SM saranno sottoposti a valutazione<br />
delle funzioni cognitive mediante una estesa batteria di test neuropsicologici<br />
in grado di esplorare sia i domini cognitivi che risultano usualmente<br />
compromessi nei pazienti con SM (velocità di elaborazione delle informazioni,<br />
memoria verbale, memoria visiva, funzioni esecutive, abilità visuo-percettive<br />
e prassia costruttiva) che quelli che sembrano solitamente risparmiati<br />
(linguaggio, intelligenza generale).<br />
I test che comporranno la batteria verranno anche scelti sulla base della<br />
disponibilità di dati normativi validi per sesso, età e scolarità per la popolazione<br />
italiana, al fine di evitare la necessità di valutare una altrettanto ampia<br />
popolazione di soggetti normali.<br />
Tutti i test verranno somministrati secondo procedure standardizzate.<br />
– Alfano B., Brunetti A., Covelli E.M., Quarantelli M., Panico M.R., Ciarmiello A.,<br />
Salvatore M. (1997) Magn Res Med 37(1): 84-93.<br />
– Arnett P.A., Rao S.M., Bernardin L., Grafman J., Jetkin F.Z., Lobeck L. (1994) Neurology<br />
44: 420-425.<br />
– Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452.<br />
2006 379
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
– McDonald W.I., Compston A., Edan G., Goodkin D. et al. (2001) Ann Neurol 50(1):<br />
121-127.<br />
– Nocentini U., Rossini P.M., Carlesimo G.A., Graceffa A., Grasso M.G., Lupoi D.,<br />
Oliveri M., Orlacchio A., Pozzilli C., Rizzato B., Caltagirone C. (2001) Eur Neurol<br />
45(1): 11-18.<br />
A.1.2 – Analisi dei disturbi comportamentali<br />
nel Mild Cognitive Impairment e nella malattia di Alzheimer:<br />
differenze e similitudini (Giovanni Augusto Carlesimo)<br />
La malattia di Alzheimer (AD) è principalmente caratterizzata dal progressivo<br />
declino delle funzioni cognitive (memoria, abilità visuospaziali, prassie,<br />
linguaggio, funzioni esecutive).<br />
Tuttavia alterazioni comportamentali e sintomi neuropsichiatrici possono<br />
essere presenti sin dall’esordio della AD e diventano generalmente più frequenti<br />
e stabili nel corso della patologia (Lyketsos et al., 2000). Numerosi studi<br />
mostrano una prevalenza variabile tra il 25% e 80% (Lyketsos et al., 1999;<br />
Mega et al., 1996; Finkel et al., 1996) per i disturbi comportamentali e i sintomi<br />
psicologici (BPSD) (IPA 1996) durante il corso della malattia di Alzheimer e c’è<br />
un generale accordo nel considerare come sintomi più frequenti l’apatia<br />
(Marin et al., 1993), l’agitazione (Mega et al., 1996), la depressione (Burns et<br />
al. (1) , 1990), l’ansia (Shankar & Orrell, 2000) e i deliri (Burns et al. (2) , 1990),<br />
mentre altri sintomi quali disinibizione (Teri et al., 1992), allucinazioni (Burns<br />
et al. (3) , 1990), aggressività (Gilley et al., 1997), wandering, iperoralità e disturbi<br />
dell’alimentazione (Burns et al. (4) , 1990) sono presenti ma con una minor incidenza.<br />
In realtà studi molto recenti hanno evidenziato che la depressione, l’apatia,<br />
e l’ansia sono presenti fin dalle fasi precoci di malattia (Starkstein et al.,<br />
2005), mentre i disturbi psicotici e il comportamento motorio aberrante tendono<br />
a comparire nelle fasi più avanzate di demenza di Alzheimer (Piccininni<br />
et al., 2005). Inoltre, numerosi studi dimostrano che la presenza di disturbi<br />
comportamentali, come la depressione, aumentano a distanza di anni il rischio<br />
di sviluppare demenza di Alzheimer nella popo-lazione anziana normale (Wilson<br />
et al., 2002; Heun et al., 2006; Dal Forno et al., 2005).<br />
Recentemente grande interesse ha suscitato lo studio dei BPSD nel mild<br />
cognitive impairment (MCI) (Petersen et al., 2001) una condizione di compromissione<br />
cognitiva lieve che presenta un elevato rischio di evolvere in malattia di<br />
Alzheimer e considerata, quindi, in letteratura come espressione della fase preclinica<br />
di demenza. Numerosi studi infatti hanno documentato una elevata presenza<br />
di disturbi comportamentali quali depressione, irritabilità, apatia ed ansia<br />
già nel MCI (Feldman et al., 2004; Lyketsos et al., 2002; Forsell et al., 2003). Inoltre<br />
uno studio ha documentato che l’85% di soggetti affetti da MCI amnesico e<br />
depressione sviluppano, dopo tre anni, la Malattia di Alzheimer rispetto ad un<br />
37% di MCI amnesico che non presentano depressione. In aggiunta, un studio<br />
ha evidenziato che la presenza di depressione, irritabilità e aggressività non differisce<br />
tra MCI e pazienti affetti da AD lieve (Lopez et al., 2005).<br />
Scopo del presente lavoro è valutare l’incidenza e la gravità dei disturbi<br />
comportamentali in pazienti affetti da MCI e in pazienti affetti da AD.<br />
380 2006
Materiali e metodi<br />
Neurologia clinica e comportamentale<br />
Verranno reclutati nello studio pazienti affetti da MCI, diagnosticato<br />
secondo i criteri di Petersen (Petersen et al., 2001) e pazienti affetti da malattia<br />
di Alzheimer lieve (AD) diagnosticata secondo i criteri NINCDS-ADRDA<br />
(McKhann et al., 1984) con MMSE (Folstein et al., 1975; Magni et al., 1996)<br />
> 18 e CDR (Huges et al.,1982) compresa tra 0,5 e 1.<br />
Criterio di inclusione nello studio per entrambi i gruppi è l’assenza in<br />
anamnesi prossima e remota di trattamento farmacologico con anticolinesterasici,<br />
antidepressivi, ansiolitici e antipsicotici. I due gruppi di pazienti<br />
verranno confrontati sulla base del Neuropsychiatric Inventory (NPI-10)<br />
(Cummings et al., 1994) che consente di valutare la frequenza e la gravità di<br />
differenti BPSD quali deliri, allucinazioni, agitazione-aggressività, depressione,<br />
ansia, irritabilità, euforia, apatia, disinibizione e comportamento<br />
motorio aberrante. Il primo endpoint dello studio sarà valutare l’incidenza e<br />
la gravità globale dei disturbi comportamentali nei due gruppi di pazienti.<br />
Il secondo obiettivo sarà invece caratterizzare il profilo comportamentale<br />
considerando i singoli BPSD nei due gruppi di pazienti.<br />
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– Burns A., Jacoby R., Levy R. (2) (1990) Br J Psychiatry 157: 72-76, 92-94.<br />
– Burns A., Jacoby R., Levy R. (3) (1990) Br J Psychiatry 157: 76-81, 92-94.<br />
– Burns A., Jacoby R., Levy R. (4) (1990) Br J Psychiatry 157: 86-94.<br />
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2006 381
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
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Geriatr Cogn Disord 19(5-6): 276-281.<br />
– Shankar K.K., Orrell M.W. (2000) Curr Opin Psychiatry 13: 55-59.<br />
– Starkstein S.E., Ingram L., Garau M.L., Mizrahi R. (2005) J Neurol Neurosurg<br />
Psychiatry 76(8): 1070-1074.<br />
– Teri L., Truax P., Logsdon R., Uomoto J., Zarit S., Vitaliano P.P. (1992) Psychol<br />
Aging 7(4): 622-631.<br />
– Wilson R.S., Barnes L.L., Mendes de Leon C.F., Aggarwal N.T., Schneider J.S.,<br />
Bach J., Pilat J., Beckett L.A., Arnold S.E., Evans D.A., Bennett D.A. (2002) Neurology<br />
59(3): 364-370.<br />
A.1.3 – Predittori cognitivi e comportamentali di progressione<br />
della Malattia di Alzheimer (Roberta Perri)<br />
Introduzione ed obiettivi<br />
La Malattia di Alzheimer (AD) è una patologia degenerativa il cui decorso<br />
tipicamente coinvolge in maniera progressiva un’ampia varietà di abilità<br />
cognitive, comportamentali e funzionali. Numerosi studi longitudinali hanno<br />
evidenziato la notevole variabilità che caratterizza l’andamento del declino<br />
cognitivo, comportamentale e funzionale della malattia, nonché la mancanza<br />
di uniformità nella progressione dei sintomi (Galasko et al., 1991).<br />
Negli ultimi anni, molti lavori si sono occupati dell’identificazione dei<br />
fattori che possono predire una più rapida progressione della malattia,<br />
studiando prevalentemente variabili demografiche (età, sesso e scolarità) (Heyman<br />
et al., 1996), variabili genetiche (presenza dell’allele ε-4 dell’Apo-E) (Kurz<br />
et al., 1996), e caratteristiche cognitive e comportamentali presenti alla diagnosi<br />
(Mortimer et al., 1992). In particolare, mentre alcune ricerche sui markers<br />
cognitivi di progressione nell’AD hanno indicato la prevalente compromissione<br />
delle abilità visuo-spaziali in associazione con una più rapida progressione<br />
della malattia (Burns et al., 1991), altre hanno sottolineato il ruolo di una compromissione<br />
di tipo verbale nella progressione più rapida della sintomatologia<br />
(Boller et al., 1991). Ulteriori lavori hanno confermato il ruolo svolto dal dominio<br />
verbale nel predire la rapidità di progressione, ma in associazione con un<br />
deficit delle abilità sensibili alla funzionalità del lobo frontale (Mann et al.,<br />
1989). Infine, un recente studio ha osservato che i pazienti a rapida progres-<br />
382 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
sione si distinguevano da quelli a lenta progressione sulla base delle performance<br />
in test di funzioni esecutive (Nagahama et al., 2003).<br />
I dati a disposizione risultano, tuttora, controversi, e per molte delle<br />
variabili indicate come predittori di rapidità di progressione della malattia il<br />
significato prognostico rimane dubbio, non riuscendo a chiarire la relazione<br />
tra tali variabili e l’andamento del declino nell’AD.<br />
Una possibile spiegazione della discrepanza dei risultati può essere rintracciata<br />
in problemi di tipo metodologico, quali ad esempio la breve durata<br />
del periodo di follow-up (Moritz et al., 1997), l’eterogeneità del campione utilizzato,<br />
con l’inclusione di pazienti a differenti livelli di gravità di malattia<br />
(Devanand et al., 1997). Di notevole importanza risulta anche il modo in cui la<br />
progressione della malattia viene studiata. In letteratura, sono stati utilizzati,<br />
infatti, indici di progressione di tipo cognitivo (Teri et al., 1990), funzionale<br />
(Drachman et al., 1990), indici di severità globale (O’Connor et al., 1991), o<br />
differenti endpoints, quali ad esempio l’istituzionalizzazione o la morte del<br />
paziente (Moritz et al., 1997; Drachman et al., 1990).<br />
La scelta dell’endpoint da studiare, quindi, sembra determinare l’emergere<br />
di differenti predittori di progressione. Alcuni autori, ad esempio,<br />
hanno rilevato che la presenza di segni extrapiramidali, sintomi psicotici e<br />
depressione era indicativa di una maggiore rapidità di tipo cognitivo ma<br />
non funzionale (Pearson et al., 1989). Altri autori, invece, hanno rilevato<br />
come la progressione funzionale e cognitiva nei pazienti con AD fosse predetta<br />
da fattori differenti, sottolineando in questo modo come queste variabili<br />
siano due aspetti distinti, seppure correlati, della malattia (Mortimer<br />
et al., 1992).<br />
Scopo del presente lavoro è quello di studiare il ruolo predittivo di variabili<br />
neuropsicologiche e comportamentali nella progressione sia funzionale<br />
che cognitiva di un gruppo di pazienti affetti da malattia di Alzheimer, seguiti<br />
da due anni presso l’Unità Valutativa Alzheimer di questo Istituto.<br />
Materiali e metodi<br />
Per verificare la presenza di un’eventuale differenza delle variabili neuropsicologiche<br />
e comportamentali nel predire il declino cognitivo o funzionale<br />
della malattia, i pazienti saranno distinti in “ fast ” e “ slow ” decliners,<br />
prima sulla base di un indice cognitivo e poi sulla base di uno funzionale.<br />
La progressione cognitiva sarà individuata in base alla riduzione del punteggio<br />
al MMSE tra baseline e follow-up a due anni, mentre la progressione<br />
funzionale sarà ottenuta in base alla differenza di punteggio al Barthel Index<br />
tra prima e ultima valutazione. In questo modo i pazienti saranno divisi in<br />
due gruppi di decadimento cognitivo, Fast Cognitive Decliners (FCD) e Slow<br />
Cognitive Decliners (SCD), ed in due gruppi di decadimento funzionale, Fast<br />
Functional Decliners (FFD) e Slow Functional Decliners (SFD).<br />
Le prestazioni ottenute dai sottogruppi di pazienti “ fast ” alla valutazione<br />
cognitiva (Mental Deterioration Battery – MDB), e a quella comportamentale<br />
(Neuropsychiatric inventory, NPI) saranno confrontate alla baseline con<br />
quelle dei sottogruppi “ slow ” per evidenziare la presenza di uno specifico pat-<br />
2006 383
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
tern di compromissione cognitiva e comportamentale che possa distinguere i<br />
pazienti a rapida progressione da quelli a progressione più lenta. Analisi di<br />
regressione logistica permetteranno, infine, di valutare il contributo delle<br />
variabili neuropsicologiche e comportamentali nel predire una più rapida<br />
progressione cognitiva e una più rapida progressione funzionale.<br />
– Boller F., Becker J.T., Holland A.L., Forbes M.M., Hood P.C., McGonigle-Gibson<br />
K.L. (1991) Cortex 27: 9-17.<br />
– Burns A., Jacoby R., Levy R. (1991) J Am Geriatric Soc 39(1): 39-45.<br />
– Devanand D.P., Folz M., Gorlyn M. et al. (1997) J Am Geriatr Soc 45: 321-328.<br />
– Drachman D.A., O’Donnel B.F., Lew R.A., Swearer J.M. (1990) Arch Neurol 47:<br />
851-856.<br />
– Galasko D., Corey-Bloom J., Thal L.J. (1991) J Am Geriatr Soc 39: 932-941.<br />
– Heyman A., Peterson B., Fillenbaum G., Pieper C. (1996) Neurology 46: 980-984.<br />
– Kurz A., Egensperger R., Hauot M. et al. (1996) Neurology 47: 440-443.<br />
– Mann U.M., Mohr E., Chase T.N. (1989) Lancet 2(8666): 799.<br />
– Moritz D.J., Fox P.J., Luscombe F.A., Kraemer H.C. (1997) Arch Neurology 54:<br />
878-885.<br />
– Mortimer J.A., Ebbitt B.E., Jun S., Finch M.D. (1992) Neurology 42: 1689-1696.<br />
– Nagahama Y., Nabatame H., Okina T., Yamauchi H., Narita M., Fujimoto N.,<br />
Murakami M., Fukuyama H., Matsuda M. (2003) Eur Neurol 50: 1-9.<br />
– O’Connor D.W., Pollit P.A., Hyde J.B., Fellowes J.L., Miller N.D., Roth M. (1991)<br />
J Am Geriatr Soc 39: 246-251.<br />
– Pearson J.L., Teri L., Reifler B.V., Raskind M.A. (1989) J Am Geriatr Soc 37: 1117-1121.<br />
A.1.4 – Contributo di variabili percettive e semantiche sui livelli<br />
di performance in compiti di denominazione dei pazienti<br />
affetti da demenza degenerativa (Roberta Perri)<br />
Introduzione ed obiettivi<br />
La denominazione di figure pur essendo un compito apparentemente<br />
semplice richiede il concorso di molteplici sistemi funzionali per essere svolto<br />
correttamente. I principali sistemi indipendenti implicati nel picture naming<br />
comprendono una componente visiva, una componente semantica ed una<br />
componente lessicale (Alario et al., 2004). Alla molteplicità di sistemi coinvolti<br />
nello svolgimento corretto del compito corrisponde una molteplicità di possibili<br />
loci funzionali associati a una sua compromissione patologica. Il deficit<br />
categoria-specifico, in quanto apprezzabile in un compito di naming, non fa<br />
eccezione ed infatti è stato ricondotto a differenze nelle caratteristiche visive,<br />
semantiche o lessicali degli stimoli appartenenti alle diverse categorie semantiche<br />
presenti nel dominio dei viventi e dei non-viventi. Per deficit categoriaspecifico<br />
si intende il fenomeno per cui alcuni soggetti cerebrolesi dimostrano<br />
particolari difficoltà nel processare stimoli riconducibili a particolari categorie<br />
semantiche. In genere le categorie più compromesse risultano essere<br />
quelle degli esseri viventi (animali e piante), mentre indenni o relativamente<br />
384 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
poco deficitarie risultano le competenze sulle categorie non-viventi quali veicoli,<br />
mobili, utensili (Capitani et al., 2003; Gainotti, 2000). A partire dai primi<br />
studi sistematici del fenomeno da parte di E. Warrington (1975), il deficit<br />
categoria specifico è stato documentato in decine di studi su singoli soggetti<br />
affetti dalle più svariate patologie cerebrali (vascolari, virali, tumorali, degenerative).<br />
Più di recente il fenomeno è stato indagato anche in studi di gruppo<br />
su soggetti affetti da malattia di Alzheimer (Silveri et al., 1991; Zannino et al.,<br />
2002). L’evidenza sperimentale accumulata negli ultimi anni ha dimostrato<br />
che, presi come gruppo, i soggetti affetti da malattia di Alzheimer denominano<br />
peggio figure di entità viventi rispetto a figure di entità non viventi<br />
(Whatmough et al., 2003).<br />
Scopo della presente ricerca è stabilire in che misura il suddetto effetto<br />
abbia origine al livello visivo e in che misura sia invece da ascrivere alla componente<br />
semantica implicata nel processo di denominazione. A tale scopo si<br />
intende manipolare le variabili percettive, mantenendo costanti le variabili<br />
concettuali, di un set di stimoli proposti in denominazione ad un gruppo di<br />
soggetti affetti da malattia di Alzheimer.<br />
Materiali e metodi<br />
Soggetti: 10 pazienti affetti da Alzheimer e 10 soggetti sani paragonabili<br />
per età e scolarità.<br />
Compito sperimentale: denominazione di 64 disegni schematici in b/n<br />
(line drawings) e 64 foto a colori, rappresentanti gli stessi concetti equamente<br />
suddivisi tra viventi (16 frutti e 16 mammiferi) e non-viventi (16 mobili e 16<br />
veicoli). Ciascun soggetto dovrà denominare le due serie di figure ad una settimana<br />
di distanza; metà dei soggetti denomineranno prima le foto e metà<br />
prima i disegni.<br />
– Alario F.X., Matos R.E., Segui J. (2004) Acta Psychol (Amst) 117(2): 185-204.<br />
– Capitani E., Laiacona M., Mahon B., Caramazza A. (2003) Cognitive Neuropsychology<br />
20(3-6): 213-261.<br />
– Gainotti G. (2000) Cortex 36: 539-559.<br />
– Silveri C., Daniele A., Giustolisi L., Gainotti G. (1991) Neurology 41(4): 545-546.<br />
– Warrington E.K. (1975) Q J Exp Psychol 27: 635-657.<br />
– Whatmough C., Chertkow H., Murtha S., Templeman D., Babins L., Kelner (2003)<br />
Brain Lang 84: 134-147.<br />
– Zannino G.D., Perri R., Carlesimo G.A., Pasqualetti P., Caltagirone C. (2002) Neuropsychologia<br />
40(13): 2268-2279.<br />
A.1.5 – Ruolo del cervelletto nel controllo delle funzioni esecutive<br />
(Mariella Leggio)<br />
Nel presente progetto i pazienti verranno preliminarmente sottoposti ad<br />
esame neurologico e neuroradiologico per una definizione diagnostica e per la<br />
delimitazione del danno anatomico cerebellare. Successivamente verranno<br />
somministrate le prove neuropsicologiche previste dal protocollo sperimentale.<br />
2006 385
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
Descrizione<br />
Nel corso dell’ultimo decennio numerosi studi neuroanatomici e di neuroimaging<br />
funzionale hanno dimostrato la presenza di ampie connessioni tra<br />
il cervelletto e le aree associative corticali (Schmahmann & Panda, 1987,<br />
1989; Schmahmann, 1991; Leiner et al., 1991; Ivry, 1997; Tagaris et al., 1998;<br />
Harrington and Haaland, 1999; Fink et al., 2000; Hinton et al., 2004), determinando<br />
una vera rivoluzione nella visione della funzione cerebellare. Attualmente,<br />
i nuovi orientamenti teorici sulla funzionalità cerebellare prevedono la<br />
partecipazione del cervelletto in numerose funzioni cerebrali (Kim, 1994;<br />
Fiez, 1996; Schmahmann and Sherman, 1998; Molinari et al., 2002). Uno<br />
degli aspetti in cui i circuiti cerebellari sembrano particolarmente implicati è<br />
quello relativo al controllo delle funzioni esecutive (Schmahmann & Sherman,<br />
1998). Una conferma in tal senso proviene da studi neuroanatomici che<br />
hanno descritto l’esistenza di canali segregati cerebello-frontali (Middleton &<br />
Strick, 1997; Schmahmann et al., 1998) e da studi di neuroimaging funzionale<br />
che hanno dimostrato l’attivazione di questi circuiti durante compiti di programmazione<br />
verbale, di elaborazione di strategie cognitive, di working<br />
memory, di ragionamento astratto, compiti notoriamente ritenuti a carico<br />
delle regioni frontali (Smith and Jonides, 1998; Hanakawa et al., 2003; Roth<br />
and Saykin, 2004). Tali indicazioni sono ulteriormente avvalorate dall’esistenza<br />
di pazienti con alterazioni selettive di compiti considerati “ frontali ” in<br />
seguito all’insorgenza di lesioni cerebellari (Silveri et al., 1998; Leggio et al.,<br />
2000). Sebbene sia difficile stabilire quali delle molteplici abilità sottese al<br />
funzionamento dei lobi frontali siano da considerarsi “ esecutive ” (Rabbitt,<br />
1997), la tendenza ad inibire risposte è sicuramente una delle capacità più frequentemente<br />
inclusa tra queste. La soppressione completa di un’azione è una<br />
delle forme più estreme di controllo del comportamento ed è richiesta in<br />
molte situazioni della vita reale in cui cambiamenti improvvisi degli obiettivi<br />
da raggiungere o modificazioni del con<strong>testo</strong> rendono inappropriate le azioni<br />
programmate o già in esecuzione. L’inibizione, quindi, è una caratteristica<br />
generale in tutti i tipi di controllo cognitivo ed è un chiaro esempio di intervento<br />
esecutivo (Logan, 1994).<br />
Il cervelletto racchiude due aspetti che lo rendono particolarmente adatto<br />
allo studio del fenomeno dell’inibizione. È una struttura classicamente coinvolta<br />
nella programmazione e nella rappresentazione interna del movimento<br />
(Thach, 1978; Ito, 1984; Decety et al., 1990; Ryding et al.,1993; Leggio et al.,<br />
2000) nonché nelle fasi iniziali di apprendimento di un programma motorio<br />
(Jenkins et al., 1994; Doyon, 1997). Ha una stretta correlazione funzionale con<br />
le aree prefrontali, come già accennato in precedenza, per cui le informazioni<br />
efferenti dalle strutture cerebellari giungono alle aree corticali, ed in particolare<br />
alla corteccia prefrontale, dopo aver subito una computazione sensoriale<br />
e temporale, consentendo una corretta pianificazione ed un controllo del<br />
movimento (Schmahmann & Sherman, 1998). Sulla base di tali riscontri è<br />
ragionevole ipotizzare l’esistenza di un nesso causale tra la presenza di un<br />
interessamento anatomo-funzionale delle strutture cerebellari e deficit di processamento<br />
della risposta inibitoria.<br />
386 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
Scopo del presente progetto di ricerca è quello di analizzare le prestazioni<br />
di soggetti affetti da patologia cerebellare durante l’esecuzione di compiti in cui<br />
viene richiesta l’inibizione di un’azione in corso. Per questo studio verranno<br />
selezionati pazienti con lesioni focali di diversa natura (ictus ischemici, ictus<br />
emorragici ed ablazioni chirurgiche per malformazioni vascolari o neoplasie) o<br />
con lesioni degenerative limitate alle strutture cerebellari. Saranno esclusi tutti i<br />
soggetti che oltre alla lesione cerebellare presentino segni clinici o dati anamnestici<br />
indicativi di altra patologia neurologica pregressa o in atto. Tutti i soggetti<br />
saranno sottoposti ad una valutazione clinica e neuroradiologica per una definizione<br />
diagnostica e per la delimitazione del danno anatomico cerebellare. In<br />
particolare, il grado di deficit motorio sarà quantificato utilizzando la International<br />
Co-operative Ataxia Rating Scale (Trouillas et al., 1997) ed una versione<br />
modificata della scala di valutazione clinica dei deficit motori cerebellari di<br />
Appollonio e collaboratori (Appollonio et al., 1993). L’esatta localizzazione ed<br />
estensione della lesione verrà accertata attraverso uno studio morfologico dell’encefalo<br />
mediante Risonanza Magnetica Nucleare con MPRAGE. La precisa<br />
definizione morfologica delle strutture cerebellari permetterà di suddividere i<br />
soggetti inseriti nello studio in gruppi omogenei in base al danno cerebellare.<br />
Tutti i soggetti verranno valutati dal punto di vista neuropsicologico mediante<br />
un’estesa batteria di test neuropsicologici comprendenti la Batteria per l’analisi<br />
del Deterioramento Mentale (BDM) (Caltagirone et al., 1979) e la versione italiana<br />
della Wechsler Adult Intelligence Scale revised (WAISr) (Orsini and Laicardi,<br />
2000) in modo da effettuare una valutazione completa delle funzioni<br />
cognitive come descritto in dettaglio recentemente (Leggio et al., 2000; Molinari<br />
et al., 2004). Verrà selezionata, inoltre, fra i parenti dei pazienti e fra il personale<br />
delle due strutture interessate allo studio, una popolazione di soggetti di<br />
controllo senza storia di patologie neurologiche o psichiatriche, comparabile<br />
per età, scolarità e sesso alla popolazione di pazienti cerebellari. Ad ogni soggetto<br />
ammesso allo studio verrà chiesto un formale consenso informato stilato<br />
secondo le indicazioni della dichiarazione di Helsinki.<br />
L’abilità ad inibire un’azione in corso verrà studiata mediante uno “ stop<br />
signal task ”. Tale paradigma prevede l’esecuzione di un’azione motoria in presenza<br />
di uno stimolo visivo (compito primario o di go) e l’interruzione della<br />
stessa azione immediatamente dopo la comparsa di un segnale di stop (prova<br />
di stop). Il lasso di tempo intercorrente tra l’inizio del compito primario e la sua<br />
esecuzione determina l’intervallo temporale entro il quale fissare l’apparizione<br />
del segnale di stop. L’esito della competizione esistente tra i processi di go e di<br />
stop determina il risultato finale (prosecuzione o soppressione) sull’azione in<br />
corso (“ The horse race model ”) (Logan & Cowan, 1984). La prova di stop<br />
signal coinvolge, quindi, due componenti che concorrono tra loro: una prova di<br />
go e una prova di stop. La prova di go è una prova di tempi di reazione a due<br />
scelte. La prova di stop prevede la presentazione di un suono (segnale di stop)<br />
che indica ai partecipanti il momento in cui inibire l’azione in corso. Il segnale<br />
di stop è presentato a diversi intervalli temporali tra la presentazione dello stimolo<br />
del task primario e la risposta del soggetto. I soggetti sono istruiti a<br />
rispondere il più velocemente possibile in tutti i trial e a cercare di inibire la<br />
risposta nel momento in cui compare il segnale di stop (Logan, 1994).<br />
2006 387
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
Risultati acquisiti<br />
Il nostro gruppo di ricerca ha già acquisito evidenze relative all’esistenza<br />
di interazioni funzionali tra cervelletto e aree frontali (Di Lazzaro et al.,<br />
1994a; Di Lazzaro et al., 1994b; Di Lazzaro et al., 1994c), con dimostrazione<br />
dell’esistenza di alterazioni di pertinenza di specifiche funzioni esecutive in<br />
pazienti con lesioni cerebellari (Molinari et al., 1998; Silveri et al., 1998; Leggio<br />
et al., 2000).<br />
– Caltagirone C., Gainotti G., Fasullo C., Miceli G. (1979) Acta Psychiatr Scand 60:<br />
50-56.<br />
– Decety J., Ingvar D.H. (1990) Acta Psycol 73: 13-34.<br />
– Di Lazzaro V., Restuccia D., Molinari M., Leggio M.G., Nardone R., Fogli D., Tonali<br />
P.A. (1994a) J Neurol Neurosur Psychiat 57: 108-110.<br />
– Di Lazzaro V., Molinari M., Restuccia D., Leggio M.G., Nardone R., Fogli D., Tonali<br />
P.A. (1994b) Electroenceph Clin Neurophysiol 93: 27-34.<br />
– Di Lazzaro V., Restuccia D., Nardone R., Leggio M.G., Oliviero A., Profice P.,<br />
Tonali P., Molinari M. (1995) Electroenceph Clin Neurophysiol 97: 259-263.<br />
– Doyon J., Owen A.M., Petrides M., Sziklas V., Evans A.C. (1996) Eur J Neurosci 8:<br />
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– Fiez J.A. (1996) Neuron 16: 13-15.<br />
– Hanakawa T., Honda M., Okada T., Fukuyama H., Shibasaki H. (2003) Neurosci<br />
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– Ito M. (1984) The cerebellum and neural control. New York: Raven Press.<br />
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J Neurosci 14: 3775-3790.<br />
– Kim S.G., Ugurbil K., Strick P.L. (1994) Science 265: 949: 951.<br />
– Leiner H.C., Leiner A.L., Dow R.S. (1991) Behav Brain Res 44: 113-128.<br />
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– Middleton F.A., Strick P.L. (1997) Prog Brain Res 114: 553-566.<br />
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388 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
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– Schmahmann J.D., Sherman J.C. (1998) Brain 121: 561-579.<br />
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Bryer A., Diener H.C., Massaquoi S., Gomez C.M., Coutinho P., Ben Hamida M.,<br />
Campanella G., Filla A., Schut L., Timann D., Honnorat J., Nighoghossian N.,<br />
Manyam B. (1997) J Neurol Sci 145: 205-211.<br />
A.1.6 – Studio di coorte sulla mortalità associata con l’uso<br />
di antipsicotici tipici ed atipici nella popolazione<br />
di ultrasessantacinquenni residenti nel comune di Milano<br />
(Massimo Musicco)<br />
Introduzione<br />
Nei pazienti con demenza i disturbi comportamentali definiti Behavioral<br />
and Psychological Symptoms of Dementia (BPSD) sono molto comuni e,<br />
anche se psichiatri gerontologi e neurologi concordano sull’idea che interventi<br />
non farmacologici debbano costituire i trattamenti di prima scelta, il trattamento<br />
farmacologico si rende spesso se non invariabilmente necessario. In<br />
questi pazienti oltre alla depressione, l’agitazione e vere e proprie psicosi rappresentano<br />
i disturbi psichici più comuni che frequentemente richiedono il<br />
ricorso a farmaci antipsicotici. In anni relativamente recenti oltre ai tradizionali<br />
antidepressivi e antipsicotici si sono resi disponibili nuovi farmaci. Gli<br />
inibitori selettivi del reauptake serotoninico e gli antidepressivi e antipsicotici<br />
atipici hanno ormai affiancato i triciclici e gli antipsicotici tipici, questi nuovi<br />
farmaci sono considerati avere un migliore profilo di tollerabilità e sono pertanto<br />
preferiti negli anziani.<br />
Nell’ultimo anno vi è stata però una segnalazione di un eccesso di mortalità<br />
e di incidenza di accidenti vascolari, in particolare cerebrovascolari, in<br />
pazienti trattati con antipsicotici atipici nell’ambito di alcuni clinical trial randomizzati<br />
e controllati contro placebo. Questa segnalazione ha indotto le<br />
autorità italiane in accordo con le autorità europee a limitare la prescrizione<br />
di questi farmaci nei pazienti dementi.<br />
Dato che l’uso di farmaci antipsicotici è molto frequentemente inevitabile,<br />
queste restrizioni da parte delle autorità sanitarie hanno con ogni probabilità<br />
indotto molto medici a prescrivere in questi casi farmaci antipsicotici<br />
tipici al posti di quelli atipici. L’aumento di rischio vascolare è però in<br />
contrasto con la comune esperienza clinica e in particolare con l’esperienza<br />
2006 389
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
dei medici che si occupano dei pazienti con demenza in quanto vi è largo<br />
consenso circa il fatto che gli antipsicotici atipici siano meglio tollerati di<br />
quelli convenzionali.<br />
Dopo la segnalazione di eccesso di mortalità nei pazienti esposti ad antipsicotici<br />
atipici due importanti studi sono stati pubblicati su questo problema.<br />
Il primo ha riguardato una coorte di 37.000 pazienti con demenza<br />
canadesi. Questo studio non ha riportato alcun eccesso di incidenza di stroke<br />
in pazienti che assumevano antipsicotici atipici rispetto a coloro che invece<br />
assumevano antipsicotici convenzionali.<br />
Per quanto riguarda il secondo studio si è trattato di una indagine di mortalità<br />
su una coorte di circa 23.000 anziani che assumevano farmaci antipsicotici.<br />
In questo studio si è osservata una mortalità aumentata negli utilizzatori<br />
di antipsicotici tipici rispetto a coloro che utilizzavano antipsicotici non<br />
convenzionali.<br />
Per queste ragioni verrà portato avanti uno studio di mortalità nella popolazione<br />
residente nel comune di Milano per valutare i rischi di morte nelle<br />
persone di oltre 65 anni che hanno assunto antipsicotici convenzionali o non<br />
convenzionali.<br />
Metodi<br />
Il servizio sanitario italiano è organizzato su base regionale e in Lombardia,<br />
dove Milano è capitale, l’intero sistema è monitorato da un sistema informativo<br />
affidabile che raccoglie informazioni su base individuale su mortalità,<br />
ospedalizzazione e prescrizioni di farmaci. Il sistema informativo è operativo<br />
in Milano dal 2002 e vengono appaiate su base individuale dati sull’esistenza<br />
in vita, cause di morte, diagnosi di dimissione dagli ospedali e farmaci rimborsati<br />
dal servizio sanitario.<br />
Verranno inclusi nello studio tutti i cittadini residenti nel comune di<br />
Milano di 65 anni o più che hanno avuto a partire dal marzo 2002 una prescrizione<br />
di un farmaco antipsicotico. Verranno considerati esposti ad antipsicotici<br />
convenzionali gli utilizzatori dei seguenti farmaci: aloperidolo, clorpromazina,<br />
amisulpride, bromperidolo, clotiapina, dixirazina, flufenazina, levomepromazina,<br />
levosulpiride, carbonato di litio, perfenazina, periciazina,<br />
pimozide, pipamperone, sulpyride, tiapride, tioridazina, trifluoperazina, veralipride,<br />
zuclopentixolo. Verranno invece considerati esposti ad antipsicotici<br />
non convenzionali gli utilizzatori dei seguenti farmaci: risperidone, olanzapina,<br />
quetiapina e clozapina. Al fine di identificare tra gli assuntori di antipsicotici<br />
anche i potenziali soggetti con demenza verrà anche registrato l’uso<br />
concomitante di inibitori delle acetilcolinesterasi (donepezil, rivastigmina e<br />
galantamina) e/o di memantina.<br />
Per ogni soggetto incluso, oltre a data di nascita e sesso, verrà registrata<br />
l’eventuale data di morte e la causa degli eventuali ricoveri ospedalieri precedenti<br />
l’inizio dell’assunzione di antipsicotici al fine di poter definire la presenza<br />
di comorbilità (nessuna, tumori, malattie vascolari, demenza e altre<br />
malattie).<br />
La sopravvivenza dal momento della prima prescrizione di antipsicotico<br />
390 2006
verrà valutata con il metodo di Kaplan Meyer, i rischi relativi di morte<br />
(hazard ratios) degli utilizzatori di antipsicotici atipici rispetto agli utilizzatori<br />
di antipsicotici convenzionali verranno calcolati con il metodo di Cox. Le<br />
stime di rischio relativo verranno calcolate aggiustando per età, sesso e<br />
comorbilità.<br />
A.2.1 – Studio sulla modulazione dopaminergica dei processi<br />
di memoria prospettica nella malattia di Parkinson<br />
(Alberto Costa)<br />
Introduzione<br />
Neurologia clinica e comportamentale<br />
La memoria prospettica (MP) si riferisce alla capacità di ricordare di<br />
compiere azioni precedentemente programmate in un determinato momento<br />
nel tempo (time-based), ovvero, quando si verifica un evento specifico (eventbased)<br />
(1) . Einsten e McDaniel hanno evidenziato che la MP è costituita da<br />
almeno due componenti: una componente retrospettiva, riferita al ricordo<br />
delle azioni da svolgere, ed una componente propriamente prospettica riferita<br />
alla rievocazione dell’intenzione di compiere determinate azioni (1-2) .<br />
Come suggerito dai risultati di diversi studi comportamentali condotti<br />
in pazienti con patologie neurodegenerative, quali la malattia di Alzheimer,<br />
in pazienti con lesioni cerebrali frontali, in seguito a trauma cranico e in<br />
soggetti anziani normali (3-6) , i processi cognitivi implicati nella MP sono molteplici.<br />
Le capacità di pianificazione e più in generale le funzioni esecutive,<br />
i processi attentivi e di working memory, l’abilità di stimare il passare del<br />
tempo e la memoria episodica, oltre agli aspetti motivazionali costituiscono<br />
i principali fattori cognitivi associati alla MP. In particolare, secondo diversi<br />
autori le funzioni esecutive sarebbero maggiormente implicate nella componente<br />
prospettica della MP, mentre il sistema della memoria episodica<br />
supporterebbe prevalentemente la componente retrospettiva (1,4,7) . Alcune di<br />
queste funzioni, quali le funzioni esecutive, l’attenzione e la working<br />
memory sono state riscontrate deficitarie nei pazienti con malattia di Parkinson<br />
(PD) fin dalle fasi iniziali della malattia (8-11) . L’osservazione della presenza<br />
di tali disturbi è stata interpretata in letteratura nel con<strong>testo</strong> dell’alterazione<br />
del funzionamento dei loop cortico-striatali che si verifica nella PD<br />
in seguito alla deplezione dopaminergica caratteristica della malattia (9,12) .<br />
Infatti, diversi studi hanno evidenziato in questi pazienti sia un effetto<br />
migliorativo della somministrazione di agenti dopaminergici sulla prestazione<br />
a compiti cognitivi per l’esame delle funzioni cognitive frontali sia un<br />
effetto peggiorativo su queste prove della sospensione del trattamento (11,13-15) .<br />
Particolare interesse rivestono due studi recenti che hanno evidenziato nei<br />
pazienti con PD non sottoposti a trattamento dopaminergico (off state) un<br />
deficit nella capacità di stimare accuratamente la durata di intervalli temporali<br />
(16-17) . Tale abilità appare senz’altro critica per lo svolgimento dei compiti<br />
di MP time-based.<br />
L’obiettivo dello studio è quello di valutare il ruolo della modulazione<br />
dopaminergica dei processi di MP nella malattia di Parkinson.<br />
2006 391
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
Materiali e metodi<br />
Parteciperanno allo studio 20 pazienti con PD non complicata da<br />
demenza e un gruppo di soggetti di controllo sani paragonabili per età,<br />
genere e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso informato.<br />
I pazienti saranno valutati in due condizioni sperimentali: (a) dopo somministrazione<br />
di levodopa; (b) dopo sospensione della terapia secondo<br />
CAPIT (18) .<br />
Per la valutazione della MP verrà adottata una procedura sperimentale<br />
che consisterà in un compito time-based. Il compito prevede tre trial. Al soggetto<br />
è richiesto di eseguire dopo 10’min tre azioni semplici tra loro non correlate.<br />
I soggetti avranno a disposizione un orologio sulla parete per monitorare<br />
il tempo. Durante l’intervallo di ritenzione i soggetti saranno impegnati<br />
in test attentivi. Sarà calcolato un punteggio relativo alla rievocazione dell’intenzione<br />
di compiere le azioni (componente prospettica) ed un punteggio per<br />
la corretta esecuzione delle azioni stesse (componente retrospettiva). Inoltre,<br />
sarà calcolato quante volte il soggetto osserverà l’orologio durante l’intervallo<br />
di ritenzione (time-monitoring).<br />
Risultati attesi<br />
In relazione all’implicazione che riveste l’azione dopaminergica nella<br />
modulazione di quei processi cognitivi prevalentemente dipendenti dall’integrità<br />
delle regioni cerebrali frontali nei pazienti con PD, ci si attende<br />
che l’effetto della somministrazione di levodopa sia maggiormente osservabile<br />
sulle prestazioni dei pazienti nella componente prospettica del<br />
compito.<br />
1. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1990) J Exp Psychol Learn Mem Cogn 16: 717-726.<br />
2. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1996) In Brandimonte M., Einstein G.O., McDaniel<br />
M.A. (Eds) Prospective Memory: Theory and applications. Mahwah: Erlbaum,<br />
115-141.<br />
3. Einstein G.O., McDaniel M.A., Richardson S.L., Guynn M.J., Cunfer A.R. (1995)<br />
J Exp Psychol Learn Mem Cogn 21: 996-1007.<br />
4. Carlesimo G.A., Casadio P., Caltagirone C. (2004) J Int Neuropsycol Society 10:<br />
679-688.<br />
5. Lezak M.D. (1995) Neuropsychological assessment (3rd edn) New York: Oxford<br />
University Press, 33.<br />
6. Maylor E.A., Smith G., Della Sala S., Logie R.H. (2002) Mem Cognit 30: 817-884.<br />
7. Burgess P.W., Shallice T. (1997) In Conway M.A. (Ed) Cognitive models of<br />
memory. Hove, UK: Psychology Press, 247-272.<br />
8. Owen A.M., James M., Leigh P.N., Summers B.A., Quinn N.P., Marsden C.D.,<br />
Robbins T.W. (1992) Brain 115: 1727-1751.<br />
9. Owen A.M., Iddon J.L., Hodges J.R., Summers B.A., Robbins T.W. (1997) Neuropsychologia<br />
35: 519-532.<br />
10. Postle B.R., Jonides J., Smith E.E., Corkin S., Growdon J.H. (1997) Neuropsychology<br />
11: 171-179.<br />
392 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
11. Costa A., Peppe A., Dell’Agnello G., Carlesimo G.A., Murri L., Bonuccelli U., Caltagirone<br />
C. (2003) Dementia and Geriatric Cognitive Disorders 15: 55-66.<br />
12. Owen A.M. (1997) Prog Neurobiol 53: 431-450.<br />
13. Mollion H., Ventre-Dominey J., Dominey P.F., Broussolle E. (2003) Neuropsychologia<br />
41: 1442-1451.<br />
14. Cools R., Barker R., Sahakian B., Robbins T.W. (2003) Neuropsychologia 41:<br />
1431-1441.<br />
15. Lange K.W., Robbins T.W., Marsden C.D., James M., Owen A.M., Paul G.M.<br />
(1992) Psychopharmacology 107: 394-404.<br />
16. Koch G., Brusa L., Caltagirone C., Oliveri M., Peppe A., Tirabosci P., Stanzione P.<br />
(2004) Neuroreport 29: 1071-1073.<br />
17. Pastor M.A., Artieda J., Jahanshahi M., Obeso A. (1992) Brain 115: 211-225.<br />
18. Capit Committee: Langston J.W., Widner H., Goetz C.G., Brooks D., Fahn S.,<br />
Freeman T., Watts R. (1992) Mov Disord 7: 2-13.<br />
A.2.2 – Studio dei processi di memoria prospettica nei pazienti<br />
con Mild Cognitive Impairment (Alberto Costa)<br />
Introduzione<br />
La memoria prospettica (MP) si riferisce alla capacità di ricordare di<br />
compiere delle azioni precedentemente programmate in un determinato<br />
momento nel tempo (time-based), ovvero, quando si verifica un evento specifico<br />
(event-based) (1) . Einsten e McDaniel hanno evidenziato che la MP è costituita<br />
da almeno due componenti: una componente retrospettiva, riferita al<br />
ricordo delle azioni da svolgere, ed una componente propriamente prospettica<br />
riferita alla rievocazione dell’intenzione di compiere determinate azioni (1-2) . Le<br />
capacità di pianificazione e più in generale le funzioni esecutive, i processi<br />
attentivi e di working memory, l’abilità di stimare il passare del tempo e la<br />
memoria episodica, oltre agli aspetti motivazionali sono ritenuti costituire i<br />
principali fattori cognitivi associati alla MP (3-7) . Un crescente interesse è, inoltre,<br />
rivolto in letteratura allo studio della MP in ambito clinico in considerazione<br />
del fatto che deficit di questa funzione appaiono associati ad alterazioni<br />
funzionali nelle attività della vita quotidiana (8) .<br />
I soggetti affetti da Mild Cognitive Impairment (MCI) presentano deficit<br />
specifici nell’ambito delle funzioni mnesiche ed esecutive non associati a<br />
demenza né ad una significativa compromissione funzionale (9) . Recenti dati<br />
sperimentali sembrano, inoltre, indicare indirettamente che i pazienti con<br />
MCI possano presentare alterazioni nell’ambito della MP. Nonostante le osservazioni<br />
riportate, scarso interesse è stato finora rivolto dai ricercatori allo studio<br />
della MP in questi soggetti. Considerando la relazione precedentemente<br />
menzionata tra deficit di MP e disfunzioni nelle attività del daily living (8) , l’investigazione<br />
della MP nei pazienti con MCI potrebbe essere anche rilevante in<br />
una prospettiva clinica.<br />
L’obiettivo del presente studio è, dunque, quello di esaminare la prestazione<br />
di un gruppo di pazienti con MCI in compiti di MP.<br />
2006 393
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
Materiali e metodi<br />
Parteciperanno allo studio 15 pazienti con diagnosi di MCI in base ai criteri<br />
di Petersen et al. (9) e un gruppo di soggetti di controllo sani paragonabili<br />
per età, genere e livello di istruzione, dopo avere dato il proprio consenso<br />
informato.<br />
Per la valutazione della MP verrà adottata una procedura sperimentale<br />
che consisterà in un compito time-based ed in un compito event-based. Ciascun<br />
compito prevede tre trial. Nel compito time-based, al soggetto sarà<br />
richiesto di eseguire dopo 20min tre azioni semplici tra loro non correlate. I<br />
soggetti avranno a disposizione un orologio sulla parete per monitorare il<br />
tempo. Nel compito event-based, al soggetto sarà richiesto di eseguire le tre<br />
azioni al suono di un timer (dopo 20’). Durante l’intervallo di ritenzione i soggetti<br />
saranno impegnati in test attentivi. Per la valutazione della prestazione,<br />
sarà calcolato un punteggio relativo alla rievocazione dell’intenzione di compiere<br />
le azioni (componente prospettica) ed un punteggio per la corretta esecuzione<br />
delle azioni stesse (componente retrospettiva). Inoltre, relativamente<br />
al compito time-based sarà calcolato quante volte il soggetto osserverà l’orologio<br />
durante l’intervallo di ritenzione (time-monitoring). Infine, ai pazienti con<br />
MCI verrà somministrata una batteria di test neuropsicologici per l’analisi<br />
delle funzioni esecutive e della memoria episodica.<br />
1. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1990) J Exp Psychol Learn Mem Cogn 16: 717-726.<br />
2. Einstein G.O., McDaniel M.A. (1996) In Brandimonte M., Einstein G.O., McDaniel<br />
M.A. (Eds) Prospective Memory: Theory and applications. Mahwah: Erlbaum, 115-<br />
141.<br />
3. Einstein G.O., McDaniel M.A., Richardson S.L., Guynn M.J., Cunfer A.R. (1995)<br />
J Exp Psychol Learn Mem Cogn 21: 996-1007.<br />
4. Carlesimo G.A., Casadio P., Caltagirone C. (2004) J Int Neuropsycol Society 10:679-<br />
688.<br />
5. Lezak M.D. (1995) Neuropsychological assessment. (3rd edn) New York: Oxford<br />
University Press, 33.<br />
6. Maylor E.A., Smith G., Della Sala S., Logie R.H. (2002) Mem Cognit 30: 817-884.<br />
7. Burgess P.W., Shallice T. (1997) In Conway M.A. (Eds) Cognitive models of<br />
memory. Hove, UK: Psychology Press, 247-272.<br />
8. Burgess P.W. (2000) Psychological Research 63: 279-288.<br />
9. Petersen R.C., Doody R., Kurtz A., Mohs R.C., Morris J.C., Rabins P.V., Ritchie K.,<br />
Rossor R., Thal L., Winblad B. (2001) Arch Neurol 58: 1985-1992.<br />
A.2.3 – Il fenomeno del closing-in nella Malattia di Alzheimer:<br />
caratteristiche qualitative di un disturbo visuo-spaziale<br />
(Augusto G. Carlesimo)<br />
La Malattia di Alzheimer (AD) è una patologia neurodegenerativa la cui<br />
caratteristica principale è determinata dalla compromissione diffusa delle<br />
funzioni cognitive. Il deterioramento delle capacità cognitive riguarda, già in<br />
una fase molto precoce, anche le capacità prassico costruttive e nel corso<br />
394 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
della progressione della malattia si può assistere ad un particolare fenomeno<br />
di aprassia costruttiva definito closing-in (accollamento al modello). Tale<br />
fenomeno fu descritto la prima volta da Mayer Gross nel 1935 e fu definito<br />
come la tendenza ad accollarsi il più vicino possibile ad un modello durante<br />
l’esecuzione di un compito costruttivo. Questo comportamento è osservabile<br />
in numerosi tipi di compito, come la scrittura, il disegno, l’imitazione di gesti<br />
ed è stato interpretato dall’autore (Mayer Gross, 1935) come un disordine<br />
costruttivo prodotto da una reazione del paziente alla “ paura dello spazio<br />
vuoto ”. In realtà non è chiaro se tale fenomeno sia il prodotto di un più vasto<br />
disturbo dovuto ad una difficoltà nel produrre una copia astratta partendo da<br />
un modello concreto attraverso il sistema simbolico, oppure sia semplicemente<br />
il riflesso di una disfunzione visuo-spaziale (Kwak, 2004). Secondo<br />
questa ultima ipotesi il closing-in potrebbe essere interpretato come una strategia<br />
compensatoria per superare il deficit visuo-spaziale (la compromissione<br />
nelle funzioni visuo-percettive o visuo-costruttive) oppure come il prodotto di<br />
un deficit della working memory visuo-spaziale (Lee et al., 2004).<br />
In letteratura il fenomeno dell’accollamento al modello è considerato<br />
come un marker neuropsicologico di demenza, specifico della Malattia di<br />
Alzheimer, e in vari stadi della progressione della malattia può rappresentare<br />
la ri-emergenza di una primitiva “ reazione magnetica ” verso lo stimolo,<br />
simile ad altri pattern di comportamento primitivo (es. riflessi primitivi come<br />
grasping, riflesso di suzione, etc.) (Ajuriaguerra et al., 1960) facilmente osservabili<br />
nelle fasi più avanzate del decadimento cognitivo. Inoltre altri comportamenti<br />
primitivi sono stati associati alla demenza ed osservati durante l’esecuzione<br />
di compiti visuo-spaziali come ad esempio la produzione di risposte<br />
assurde o globali in un compito di ragionamento logico deduttivo come<br />
le Matrici di Raven (Gainotti et al., 1992).<br />
Recentemente uno studio (Kwak, 2004) ha dimostrato l’esistenza di tre<br />
differenti tipi di closing-in, durante un compito grafico di copia di disegni: il<br />
tipo “ near ” in cui il paziente comincia a copiare la figura distante dal<br />
modello ma poi si avvicina fino a toccare il modello stesso, il tipo “ adherent ”<br />
in cui il disegno è copiato nello spazio immediatamente adiacente al modello,<br />
ed il tipo “ overlap ” in cui la copia è sovraimposta al modello stesso. Questo<br />
studio dimostrava come la tipologia overlap fosse tipica dei pazienti con<br />
malattia di Alzheimer (Kwak, 2004).<br />
Scopo del presente lavoro è quindi quello di valutare in un campione di<br />
pazienti affetto da Malattia di Alzheimer, che presentano il fenomeno dell’accollamento<br />
al modello, la frequenza di occorrenza dei differenti tipi di closing-in<br />
e successivamente confrontare le caratteristiche cognitive e l’eventuale<br />
presenza di segni primitivi di comportamento di questi pazienti con un<br />
gruppo di pazienti AD che non presentano il closing-in.<br />
Materiali e metodi<br />
Un gruppo di pazienti con Malattia di Alzheimer e presenza di closing-in<br />
(AD+), osservato in un compito di copia a mano libera di disegni (stella, cubo,<br />
casa) (Carlesimo et al., 1996), verrà confrontato con un gruppo di pazienti AD<br />
2006 395
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
che non presentano il fenomeno del closing-in (AD-) ma che ottengono prestazioni<br />
indicative di aprassia costruttiva nello stesso compito di copia (Carlesimo<br />
et al., 1996). I due gruppi di pazienti verranno appaiati in base alla gravità della<br />
demenza, utilizzando un test di valutazione generale delle capacità cognitive<br />
(Mini Mental State Examination) (Folstein et al., 1975; Magni et al., 1996).<br />
Obiettivo 1 – La frequenza di occorrenza dei differenti tipi di closing in nel<br />
gruppo AD+ prevede la valutazione delle tre tipologie individuate da Kwak (2004)<br />
più di una quarta forma definita da noi “ mista ” che potrebbe presentarsi poiché<br />
il nostro compito costruttivo prevede stimoli differenti tra di loro, quindi in<br />
alcuni pazienti AD+ si potrebbe verificare la presenza di più tipi di closing-in.<br />
Obiettivo 2 – Le caratteristiche cognitive dei due gruppi di pazienti verranno<br />
confrontate attraverso una estesa batteria neuropsicologica che prevede<br />
la valutazione delle differenti funzioni cognitive:<br />
1. capacità verbali:<br />
– memoria a lungo termine: 15-parole di Rey (Carlesimo et al., 1996), test<br />
del breve racconto (Carlesimo et al., 2202);<br />
– memoria a breve termine: digit span forward (Orsini et al., 1987);<br />
– working memory: digit span backward;<br />
– linguaggio: denominazione di oggetti; costruzione di frasi (Carlesimo et<br />
al., 1996);<br />
– funzioni esecutive: fluidità fonologica (Carlesimo et al., 1996);<br />
2. capacità visuo-spaziali:<br />
– memoria a lungo termine: figura complessa di Rey (Carlesimo et al., 2002);<br />
– memoria a breve termine: Corsi span forward (Orsini et al., 1987);<br />
memoria visiva immediata (Carlesimo et al., 1996);<br />
– working memory: Corsi span backward;<br />
– prassia costruttiva: copia di disegni con elementi di programmazione<br />
(Carlesimo et al., 1996);<br />
– ragionamento: matrici progressive colorate di Raven (Carlesimo et al.,<br />
1996);<br />
– funzioni esecutive: Modified Wisconsin sorting test (Nocentini et al., 2002).<br />
Obiettivo 3 – Verrà confrontata tra i due gruppi la presenza di segni comportamentali<br />
primitivi come:<br />
– riflessi primitivi (grasping, riflesso glabellare, riflesso pollico-palmomentoniero)<br />
all’esame obiettivo neurologico;<br />
– risposte primitive (risposte globali, risposte assurde) alle matrici progressive<br />
colorate di Raven.<br />
– Ajuriaguerra J., de Muller M., Tissot R. (1960) Encephale 49: 375-401.<br />
– Carlesimo G.A., Buccione I., Fadda L., Graceffa A., Mauri M., Lorusso S., Bevilacqua<br />
G., Caltagirone C. (2002) Nuova Rivista di Neurologia 12: 3-13.<br />
– Carlesimo G.A., Caltagirone C., Gainotti G. (1996) Eur Neurology 36: 378-384.<br />
396 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
– Folstein M.F., Folstein S.E., McHugh P.R. (1975) J Psychiatr Res 12: 189-198.<br />
– Gainotti G., Parlato V., Monteleone D., Carlomagno S. (1992) J Clin Exp Neuropsychol<br />
14(2): 239-252.<br />
– Kwak Y.T. (2004) BMC Neurology 4: 3.<br />
– Lee B., Chin J., Kang S., Kim E.J., Park K., Na D. (2004) Neurocase 10: 393-397.<br />
– Magni E., Binetti G., Bianchetti A., Rozzini R., Trabucchi M. (1996) Eur J Neurol 3:<br />
198-202.<br />
– Mayer Gross W. (1935) Proc R Soc Med 28:1203-1212.<br />
– Nocentini U., Di Vincenzo S., Panella M., Pasqualetti P., Caltagirone C. (2002)<br />
Nuova Rivista di Neurologia 12: 14-24.<br />
– Orsini A., Grossi D., Capitani E., Laiacona M., Papagno C., Vallar G. (1987) The<br />
Italian Journal of Neurological Sciences S8: 539-548.<br />
A.2.4 – Standardizzazione di metodiche di valutazione della disabilità<br />
in pazienti affetti da SM (Ugo Nocentini)<br />
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia del Sistema Nervoso Centrale<br />
(SNC) che colpisce soprattutto i giovani adulti tra i 20 e i 50 anni, con un rapporto<br />
tra donne e uomini che è circa di 2 a 1, rappresentando la maggiore<br />
causa di disabilità persistente nella suddetta fascia d’età.<br />
In base ai più recenti rilevamenti epidemiologici in Italia vi sarebbero tra<br />
le 50.000 e le 60.000 persone colpite da questa malattia.<br />
La SM è una malattia di natura infiammatoria, caratterizzata da lesioni<br />
della mielina, definite placche, disseminate nel SNC. Purtroppo, i danni<br />
causati dalla SM non si limitano ad interessare solo il rivestimento mielinico,<br />
ma anche la struttura stessa dell’assone. Tutte le diverse forme cliniche<br />
(recidivante-remittente, primariamente e secondariamente progressiva, progressiva-recidivante)<br />
determinano una disabilità che aumenta con il passare<br />
del tempo. La variabilità dei quadri clinici che possono presentarsi nella<br />
SM, si riscontra ovviamente anche nelle caratteristiche delle disabilità che<br />
affliggono questi pazienti. La SM può determinare compromissioni primarie,<br />
conseguenza diretta delle lesioni del SNC, delle funzioni sensori-motorie,<br />
cognitive e neurovegetative; compromissioni secondarie a carico di<br />
organi diversi dal SN, dovute all’alterato funzionamento dell’organo in conseguenza<br />
dei deficit neurologici (ad es., alterazioni ossee a causa della<br />
ridotta mobilità e dell’alterazione della postura; alterazioni della vescica a<br />
causa dei problemi dello svuotamento della stessa conseguenti al danno<br />
neurologico); compromissioni terziarie, conseguenti a difficoltà di tipo<br />
sociale, professionale, coniugale e personale. Il 50% dei pazienti affetti da<br />
SM sopravvive mediamente oltre 35 anni dall’esordio della malattia, ma<br />
spesso con livelli di autonomia nelle attività di vita quotidiana assai ridotti.<br />
Le cause di decesso sono spesso le complicanze causate da infezioni delle<br />
vie urinarie o dell’apparato respiratorio.<br />
Si può comprendere come, a causa delle caratteristiche della SM, la valutazione<br />
dei livelli di disabilità in questi pazienti sia oltremodo complessa.<br />
Appare ormai chiaro che un solo strumento di valutazione non può essere<br />
2006 397
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
sufficiente per cogliere la complessità delle conseguenze della SM sulle condizioni<br />
fisiche, psicologiche e sociali.<br />
Non esistono, però, finora dei dati empirici sulla contemporanea applicazione<br />
nei pazienti con SM di strumenti di valutazione che si ispirino da un<br />
lato ad un modello medico, dall’altro a modelli psico-sociali; ugualmente, non<br />
ci sono dati sulla contemporanea applicazione di strumenti costruiti per l’applicazione<br />
in ambito riabilitativo, strumenti finalizzati alla valutazione della<br />
qualità della vita, strumenti che valutino la disabilità dal punto di vista del<br />
paziente e strumenti per la valutazione delle disfunzioni cognitive.<br />
Obiettivi<br />
• Sottoporre un adeguato campione di soggetti affetti da SM a valutazione<br />
mediante diversi strumenti per la rilevazione del grado di disabilità neuromotoria,<br />
neurocognitiva e dei livelli di qualità della vita.<br />
• Identificare la capacità di ogni strumento di cogliere aspetti generali e<br />
specifici della disabilità dei pazienti con SM; individuare le aree di sovrapposizione<br />
e di differenziazione tra i vari strumenti utilizzati.<br />
Metodologia generale<br />
Verrà valutato un campione di 80 soggetti con diagnosi di SM sulla base dei<br />
criteri di McDonald et al. (2001) e saranno arruolati nello studio in base all’accesso<br />
ai servizi per i pazienti con SM dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. Verranno esclusi quei<br />
pazienti che risultassero affetti da altre patologie neurologiche e/o psichiatriche<br />
e/o di altri organi e apparati, in grado di influenzare il grado di disabilità.<br />
Strumenti di valutazione<br />
Verranno utilizzati i seguenti strumenti:<br />
– Expanded Disability Status Scale – EDSS (Kurtzke, 1983)<br />
– Fatigue Severity Scale – FSS (Krupp et al., 1989)<br />
– Ambulation Index – AI (Hauser et al., 1983)<br />
– Functional Independence Measure (FIM) (Dodds et al., 1993)<br />
– SF 36 (Ware et al., 1993),<br />
– World Health Organization – Disability Assessment Schedule – WHO-DAS<br />
(Ustun et al., 2003)<br />
– Batteria per la valutazione delle funzioni cognitive: verrà utilizzata una<br />
estesa batteria di test neuropsicologici in grado di esplorare sia i domini<br />
cognitivi che risultano usualmente compromessi nei pazienti con SM (velocità<br />
di elaborazione delle informazioni, memoria verbale, memoria visiva,<br />
funzioni esecutive, abilità visuo-percettive e prassia costruttiva) che quelli che<br />
sembrano solitamente risparmiati (linguaggio, intelligenza generale).<br />
I test che comporranno la batteria verranno anche scelti sulla base della<br />
disponibilità di dati normativi validi per sesso, età e scolarità per la popolazione<br />
italiana, al fine di evitare la necessità di valutare una altrettanto ampia<br />
popolazione di soggetti normali. Tutti i test verranno somministrati secondo<br />
procedure standardizzate.<br />
398 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
Per ogni soggetto, oltre alle informazioni la cui raccolta è prevista nelle scale<br />
di cui sopra, verranno registrati i dati demografici e quelli anamnestici e clinici<br />
relativi alla patologia da cui sono affetti o ad altre eventuali patologie.<br />
– Dodds T.A., Martin D.P., Stolov W.C., Deyo R.A. (1993) Arch Phys Med Rehabil 74:<br />
531-536.<br />
– Hauser S.L., Dawson D.M., Lehrich J.R. et al. (1983) N Engl J Med 308: 173-180.<br />
– Krupp L.B., LaRocca N.G., Muir-Nash J., Steinberg A.D. (1989) Arch Neurol 46:<br />
1121-1123.<br />
– Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452.<br />
– McDonald W.I., Compston A., Edan G., Goodkin D. et al. (2001) Ann Neurol 50(1):<br />
121-127.<br />
– Ustun T.B., Chatterji S., Villanueva M., Bendib L., Celik C., Sadana R. et al.<br />
Geneva: World Health Organization, 2003, 761-796.<br />
– Ware J.E., Snow K.K., Kosinski M., Gandeck B. SF-36 Health Survey Manual and<br />
Interpretation Guide. Boston: The Health Institute, New England Medical Center,<br />
1993.<br />
A.2.5 – Cartella clinica informatizzata (Roberta Annicchiarico)<br />
Introduzione<br />
Numerosi sono ormai in letteratura gli studi che mostrano come la informatizzazione<br />
dei dati clinici migliori la qualità delle cure (1-4) , aumenti i livelli<br />
di sicurezza, migliori la gestione del tempo e delle risorse e la soddisfazione<br />
dei pazienti (5) ; un recente lavoro ha calcolato che un diffuso uso di questa<br />
informatizzazione farebbe risparmiare circa 77 miliardi di dollari l’anno –<br />
pari al 5% della spesa per la salute in America (6) . Moltissime esperienze sono<br />
state condotte sia in ambienti ospedalieri che nella gestione dei pazienti domiciliari<br />
con risultati positivi e grande interesse è stato mostrato dalla Comunità<br />
Europea e dal nostro Paese.<br />
In Italia nel 2005 è stato istituito un Tavolo Permanente sulla Sanità Elettronica<br />
composto dal Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie, dal Ministero<br />
della Salute e dalle Amministrazioni Regionali e delle Province Autonome.<br />
L’evoluzione dei sistemi socio sanitari nazionali e locali sono considerati l’elemento<br />
strategico determinante per la crescita dei sistemi di servizi dell’Unione<br />
Europea che ha avviato la pianificazione condivisa tra gli Stati Membri dei passi<br />
necessari alla definizione di linguaggi e servizi comuni da adottare entro il 2009.<br />
Il piano d’azione eHealth muove su tre obiettivi strategici:<br />
– affrontare le sfide comuni, ovvero avviare strategie e metodologie comuni<br />
tra gli stati membri;<br />
– azioni pilota per accelerare l’avvio della sanità elettronica;<br />
– lavorare insieme e verificare i risultati.<br />
In quest’ottica nasce il nostro progetto di ricerca in collaborazione con l’Università<br />
Politecnica di Catalunyia. Il progetto da noi proposto prevede la realizzazione<br />
di uno strumento specifico per la struttura per cui è stato pensato – e per-<br />
2006 399
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
tanto molto articolato – e allo stesso tempo flessibile – grazie alla sua struttura<br />
modulare – tanto da poter essere applicato con piccoli interventi in altre strutture.<br />
Si tratta della realizzazione non solo di una cartella clinica ma di un sistema<br />
centralizzato che è in grado di gestire tutte le informazioni dei pazienti, e di pianificare<br />
la giornata di ogni paziente in base agli impegni del singolo individuo.<br />
Descrizione<br />
Obiettivi principali del nostro progetto sono:<br />
• Creare un database.<br />
• Migliorare la qualità dell’informazione.<br />
• Dare supporto ai caregiver per migliorare la qualità dell’assistenza.<br />
• Migliorare la pianificazione delle attività quotidiane del paziente.<br />
La creazione di una banca dati rappresenta ormai un requisito fondamentale<br />
per garantire all’utente un servizio di qualità; infatti è solo attraverso<br />
la conoscenza e l’elaborazione dei dati raccolti nel tempo che è possibile<br />
migliorare i servizi e sviluppare ricerca scientifica. Naturalmente le informazioni<br />
che vengono trasmesse devono essere di buona qualità e sicure. Un<br />
canale efficiente e sicuro attraverso cui far fluire le informazioni è in grado di<br />
snellire pratiche abiltualmente indaginose risultando in una ottimizzazione<br />
delle risorse e in una migliore organizzazione delle attività che il paziente<br />
deve svolgere quotidianamente.<br />
A questo proposito, per comprendere a fondo questo aspetto, è necessario<br />
inquadrare la realtà rappresentata da un Ospedale di riabilitazione. Si tratta<br />
infatti, di una struttura che molto si differenzia da un ospedale per acuti; nel<br />
nostro caso, infatti, il paziente non rimane fermo nel suo letto aspettando che<br />
le attività si svolgano intorno a lui ma viceversa è lui stesso a spostarsi per<br />
raggiungere i diversi laboratori e palestre dove svolgere la sua attività riabilitativa.<br />
Appare chiaro che per organizzare gli spostamenti – più spostamenti<br />
durante lo stesso giorno – di un numero così importante di persone (circa<br />
300) bisogna considerare contemporaneamente numerose variabili.<br />
Abbiamo cercato di rispondere a queste richieste attraverso la realizzazione<br />
di:<br />
– Sistema multi-user.<br />
– Sistema sicuro.<br />
– Sistema aperto e facilmente adattabile alle nuove necessità.<br />
– Interazione con i programmi pre-esistenti.<br />
Il sistema multi-user permette a più utenti di lavorare contemporaneamente,<br />
in pratica diversi medici e infermieri possono contemporaneamente<br />
aggiornare le proprie cartelle e inserire automaticamente i dati all’interno di<br />
un server centrale. Naturalmente saranno presi in considerazione tutti i requisiti<br />
richiesti dalla legge sulla privacy e proprio per questo motivo le informazioni<br />
di ogni paziente non vengono conservate nel computer personale di<br />
nessun medico ma trasferite nel server centrale. Come abbiamo accennato<br />
400 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
sopra, si tratta di un sistema che può essere facilmente modificato in base alle<br />
necessità emergenti, e grazie alla sua flessibilità è in grado di interagire con i<br />
programmi pre-esistenti in maniera tale da non rendere vano il lavoro svolto<br />
in precedenza (ad esempio reparti già informatizzati).<br />
Nel sistema da noi progettato ogni utente potrà accedere alla cartella clinica<br />
attraverso una username ed una password di riconoscimento, attraverso<br />
questo sistema ogni utente avrà la possibilità di accedere alle informazioni<br />
per le quali è autorizzato. Esistono infatti diversi profili pensati per le diverse<br />
figure professionali che normalmente utilizzano la cartella clinica (assistente<br />
medico, infermiere, caposala, primario, direttore sanitario, ecc.); ovviamente<br />
ogni figura ha la possibilità di svolgere le sue mansioni abituali, pertanto ad<br />
esempio l’infermiere ha nella sua cartella la terapia farmacologica del<br />
paziente che è stata modificata dal medico ma non può modificarla; così<br />
come ogni primario può consultare le cartelle del suo reparto e il direttore<br />
sanitario può accedere a tutte le informazioni.<br />
Il sistema è in grado di gestire e pianificare la programmazione delle diverse<br />
attività del paziente grazie ad un collegamento con i diversi laboratori e servizi<br />
(radiologia, laboratorio analisi, neuropsicologia, ambulatori, ecc.) attraverso cui<br />
invia e riceve richieste e risposte di esami; inoltre, avendo tutte queste informazioni<br />
è in grado di pianificare punto per punto la giornata del singolo paziente.<br />
Risultati attesi<br />
I risultati che noi pensiamo di ottenere possono essere divisi in obiettivi a<br />
medio e lungo termine:<br />
I Fase (medio termine)<br />
– Individuazione delle finalità cliniche e gestionali della cartella<br />
– Individuazione dei dati rilevanti<br />
– Creazione del data base generale<br />
– Adeguamento di sottosezioni del data-base alle singole esigenze dei vari<br />
reparti<br />
– Individuazione degli utenti (figure professionali)<br />
– Creazione di interfacce specifiche in relazione alle diverse figure professionali<br />
– Creazione di interfacce specifiche in relazione ai reparti (laboratori,<br />
palestra, farmacia, ecc.)<br />
– Interconnessioni fra i vari reparti<br />
– Integrazione con le strutture informatiche preesistenti<br />
– Protezione e sicurezza dei dati sensibili<br />
– Autorizzazioni di accesso multilivello<br />
II Fase (lungo termine)<br />
– Studio pilota<br />
– Studio di soddisfazione degli utenti<br />
– Studio sull’efficacia del sistema<br />
2006 401
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
Conclusioni<br />
In conclusione, un sistema così complesso è in grado di offrire vantaggi<br />
nella gestione dei pazienti attraverso una maggiore quantità di informazioni<br />
ottenute, attraverso una maggiore fruibilità delle informazioni e soprattutto<br />
attraverso una maggiore quantità di informazioni chiare. Vantaggi sono<br />
anche riscontrabili nella attività assistenziale attraverso una ottimizzazione<br />
del tempo, e grazie alla possibilità di applicare protocolli di lavoro. Infine<br />
indubbi miglioramenti si ottengono per l’attività di ricerca grazie alla possibilità<br />
di avere dati confrontabili e in generale grazie alla possibilità di scoprire<br />
conoscenza – Knowledge Discovery – dalle informazioni raccolte.<br />
1. Corrigan J.M., Greiner A., Erickson S.M. (2002) Fostering Rapid Advances in<br />
Health Care. Washington, DC: National Academies Pr.<br />
2. Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine (2001)<br />
Crossing the Quality Chasm: A New Health System for the 21st Century. Washington,<br />
DC: National Academies Pr.<br />
3. American College of Physicians. ACP Revitalization Summit, 1–2 November 2003.<br />
Revitalization theme 2. Accessed at www.acponline.org/revitalization/summit.htm<br />
on 12 April 2005.<br />
4. Doctors’ office quality-information technology. Accessed at www.doqit.org<br />
/dcs/ContentServer?pagename=DOQIT/DOQITPage/PageTemplate on 12 April 2005.<br />
5. Poon E.G., Jha A.K., Christino M. et al. (2006) BMC Medical Informatics and Decision<br />
Making, 6: 1.<br />
6. The Center for Information Technology Leadership. The value of healthcare information<br />
exchange and interoperability. Washington, DC: Healthcare Information<br />
and Management Systems Society; 2005. Accessed at www.citl.org on 12 April<br />
2005.<br />
A.2.6 – Nuove tecnologie per l’assistenza e la mobilità<br />
delle persone disabili (Roberta Annicchiarico)<br />
Introduzione<br />
Il cambiamento demografico (1) avvenuto nell’ultimo decennio ha comportato<br />
un profondo cambiamento dei bisogni assistenziali in rapporto ad un<br />
sensibile aumento di soggetti malati cronici e disabili. Questo imponente<br />
fenomeno rappresenta ormai una realtà che non può essere affrontata solo<br />
con i tradizionali sistemi di cura ma che deve avvalersi dell’impiego delle<br />
nuove conoscenze in campo tecnologico: il progressivo svilupparsi delle cosiddette<br />
“ nuove tecnologie ” ha aperto nuovi orizzonti in ambito medico.<br />
Nel corso degli ultimi anni la medicina ha sviluppato uno stretto rapporto<br />
di collaborazione con l’area ingegneristica nel campo specifico dell’Intelligenza<br />
Artificiale (IA) e dei Sistemi Basati sulla Conoscenza. Alcune aree mediche<br />
si sono mostrate più direttamente coinvolte in questa collaborazione: ad<br />
esempio, l’integrazione con alcune aree specifiche dell’Intelligenza Artificiale<br />
(agent-based technology) si è rivelata molto utile nelle situazioni in cui sono<br />
402 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
coinvolti diversi specialisti nella presa di decisioni o situazioni che richiedono<br />
un alto grado di coordinazione sia a livello decisionale che attuativo, come nel<br />
caso della gestione delle persone disabili e degli anziani (2) .<br />
Nel tentativo di cercare le soluzioni più appropriate per soddisfare i<br />
bisogni di questa fascia di popolazione, vogliamo proporre un progetto che<br />
sia fondato sull’integrazione di alcune fra le “ nuove tecnologie ”, specificamente<br />
studiate per individui anziani e disabili, e sulle loro possibilità di<br />
applicazione partendo dall’impiego degli agenti intelligenti (software<br />
agents) e della robotica, fino alle reti informatiche integrate nell’ambiente,<br />
che rendono facile l’accesso ad una serie di servizi grazie all’uso di semplici<br />
interfacce “ easy-to-use ”. I recenti progressi ottenuti nel campo dei sistemi<br />
di “ embedded computing ” e della comunicazione “ wireless ” hanno reso<br />
oggi possibile pensare alla realizzazione di un “ Ambiente Intelligente ” (3) con<br />
l’inserimento “ dell’intelligenza ” all’interno di strutture ospedaliere o di abitazioni;<br />
in un prossimo futuro sarà possibile estendere questa possibilità<br />
anche ad ambienti esterni (4) .<br />
Il Rehabilitation Engineering Research Center on Technology Evaluation<br />
and Transfer (RERC-TET) è riuscito ad individuare le principali necessità e le<br />
preferenze degli utenti riguardo a numerose categorie di strumenti tecnologici<br />
per l’assistenza (Assistive Technologies). In accordo con la classificazione<br />
di Batavia e Hammer (5) sono stati individuati 11 criteri considerati importanti<br />
dai soggetti disabili fra i quali ricordiamo l’efficacia, l’affidabilità e soprattutto<br />
la facilità di utilizzo, intesa nel senso di adattabilità e flessibilità. Questo<br />
aspetto sembra rappresentare una fra le più importanti caratteristiche richieste<br />
ad un dispositivo.<br />
Gli aspetti della semplicità e immediatezza di uso dei dispositivi tecnologici<br />
trovano un momento di realizzazione critico nella progettazione dell’interfaccia;<br />
quest’ultima, infatti, deve adattarsi nel miglior modo possibile<br />
alle capacità di comunicazione e alle esigenze dell’utente. Particolare attenzione<br />
deve essere osservata non soltanto perché gli utenti finali possono<br />
essere affetti da un deficit mentale o motorio più o meno severo, il che può<br />
di per sé creare delle difficoltà di interazione, ma anche per la consueta<br />
complicata relazione che si crea tra persone anziane e nuove tecnologie (6) .<br />
La difficoltà di interazione con il dispositivo si somma spesso alla difficoltà<br />
del suo utilizzo nella realtà quotidiana. Uno studio svolto da Fehr (7) sulla difficoltà<br />
di manovrare una sedia a rotelle elettrica conclude affermando che<br />
quasi la metà dei pazienti, non in grado di controllare la sedia con i metodi<br />
tradizionali, avrebbe beneficiato di un sistema automatico di navigazione.<br />
Il nostro scopo è quello di prospettare una nuova soluzione per aumentare<br />
l’autonomia di questa fascia di popolazione e per migliorarne la qualità<br />
della vita. Si tratta di un sistema all’interno del quale agenti intelligenti e network<br />
sono integrati nell’ambiente quotidiano (8) ; in particolare presentiamo la<br />
creazione di una sedia a rotelle elettrica dotata di agenti intelligenti, inserita<br />
all’interno di un ambiente “ integrato ”, che sia in grado di spostarsi in<br />
maniera autonoma e di interagire con l’utente in maniera direttamente proporzionale<br />
alla disabilità presentata dall’utente stesso. Lo scopo di questo<br />
progetto non è quello di velocizzare e semplificare alcuni compiti grazie<br />
2006 403
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
all’intervento di un e-tool, ma l’obiettivo principale del nostro lavoro è quello<br />
di dare la possibilità alle persone disabili di svolgere alcuni compiti in completa<br />
autonomia e di eseguirne di nuovi, ottenendo in definitiva una maggiore<br />
indipendenza.<br />
Descrizione della ricerca<br />
Obiettivo della nostra ricerca è quello di prospettare una nuova soluzione<br />
per aumentare l’autonomia e per migliorare la qualità della vita degli anziani<br />
e dei disabili garantendo un elevato livello di sicurezza, attraverso l’inserimento<br />
di nuova tecnologia.<br />
In collaborazione con la Università Politecnica de Catalunya (UPC) lavoreremo<br />
alla realizzazione di sedia a rotelle elettrica, controllata da un sistema<br />
centrale, in grado di spostarsi lungo un percorso determinato. Tale sistema<br />
sarà in grado di fornire l’aiuto necessario – in termini di quantità, modalità e<br />
tempi – al soggetto che utilizza la sedia, permettendogli di muoversi liberamente<br />
all’interno di un percorso prefissato con la garanzia di una supervisione<br />
costante e, quindi, di maggiore autosufficienza e sicurezza.<br />
Nel nostro progetto vogliamo valutare la possibilità che il prototipo, specificamente<br />
realizzato, fornisca la possibilità alle persone disabili non in<br />
grado di gestire autonomamente una sedia a rotelle tradizionale (semplice o<br />
elettrica) di svolgere alcuni compiti in completa autonomia. In particolare<br />
prenderemo in esame:<br />
– lo spostarsi all’interno della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>;<br />
– il valutare il livello di intervento della tecnologia di supporto per lo svolgimento<br />
di un compito semplice;<br />
– l’eventuale correlazione con la presenza di deficit cognitivi lievi/moderati;<br />
– l’eventuale correlazione con modificazioni del tono dell’umore;<br />
– l’impatto sul daily-living;<br />
– l’impatto sulla qualità della vita.<br />
Gli strumenti che noi intendiamo utilizzare per la valutazione funzionale<br />
dei soggetti esaminati nella nostra ricerca sono i seguenti:<br />
– Valutazione funzionale (Barthel Index – Mahoney 1965).<br />
– Valutazione cognitiva (MMSE – Folstein 1975, Matrici Attentive –<br />
Spinnler 1987; Trail Making Test – Spreen and Strauss 1998).<br />
– Valutazione del tono dell’umore (GDS – Yesavage 1983).<br />
– Valutazione da parte dell’utente dell’impatto di uso del prototipo:<br />
PIADS (Psychosocial Impact of Assistive Devices Scale).<br />
Risultati attesi<br />
Nonostante il largo impiego di ausili tecnologici utilizzati dalla popolazione<br />
con disabilità di vario grado, le informazioni ottenute riguardo al loro<br />
404 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
utilizzo, alla soddisfazione dell’utente e all’interazione che si stabilisce fra<br />
ausilio tecnologico e utente stesso è attualmente molto scarsa. Appare, invece,<br />
evidente che possedere tale tipologia di informazioni costituisce una fonte<br />
preziosa di conoscenza grazie alla quale sarebbe possibile, ad esempio, modificare<br />
alcune caratteristiche degli ausili per renderli più facilmente utilizzabili<br />
dagli utenti e soprattutto fornirebbe alla medicina informazioni dettagliate<br />
rispetto al comportamento del soggetto disabile: (modalità e tempi di risposta<br />
in situazioni specifiche).<br />
Lo scopo del nostro lavoro è quello di realizzare uno strumento in grado<br />
di rilevare informazioni dettagliate riguardo al comportamento di un soggetto<br />
disabile rispetto ad un compito quale quello di condurre una sedia a rotelle<br />
elettrica. Questo compito anche se considerato “ semplice ” appare spesso<br />
molto complesso.<br />
Il sistema da noi proposto ci consentirà non soltanto di ottenere informazioni<br />
sul tempo impiegato a raggiungere un determinato obiettivo ma<br />
soprattutto di ottenere informazioni su come sia stato raggiunto l’obiettivo e<br />
cioè: data una traiettoria ottimale, l’allontanamento da questa, il numero di<br />
volte che la traiettoria sia stata lasciata, il tempo in percentuale trascorso<br />
fuori dalla traiettoria ottimale. Inoltre, il sistema sarà in grado di fornire<br />
informazioni sulla modalità di correzione della traiettoria da parte del<br />
paziente; in altri termini, sarà possibile conoscere le manovre correttive che<br />
il soggetto esegue nel momento in cui si rende conto di essere in una posizione<br />
errata. Infine, avere la possibilità di ottenere dati analizzabili e confrontabili<br />
fornirà informazioni basilari per migliorare l’interazione<br />
utente/dispositivo.<br />
Obiettivo finale del nostro lavoro sarà quello di utilizzare la conoscenza<br />
derivata dalle informazioni acquisite attraverso il nostro prototipo per prospettare<br />
una nuova soluzione per aumentare l’autonomia e per migliorare la<br />
qualità della vita degli anziani e dei disabili garantendo un elevato livello di<br />
sicurezza, attraverso l’inserimento di nuova tecnologia.<br />
1. Camarinha-Matos L.M. and Afasarmanesh H. (2001) WSES 279-284.<br />
2. Fox J., Das S. AAAI Press/MIT Press, 1st edition, 2000.<br />
3. Ducatel K., Bogdanowicz M., Scapolo F., Leijten J., Burgelman J.C. (Eds). Scenarios<br />
for ambient intelligence in 2010. Final Report. Sevilla, 2001. http://www.<br />
cordis.lu/ist/istag.htm.<br />
4. Lee E.A. (2000) IEEE Computer Magazine Sept: 18-26.<br />
5. Batavia A.I., Hammer G.S. (1990) Journal of Rehabilitation Research and Development<br />
27: 425-436.<br />
6. Scherer M.J., Lane J.P. (1997) Disability and Rehabilitation 19 (12): 528-535.<br />
7. Fehr L., Langbein W.E., Skaar S.B. (2000) Journal of Rehabilitation Research and<br />
Development 37 (3): 353-360.<br />
8. Cortés U., Annicchiarico R., Vázquez-Salceda J., Urdiales C., Cañamero L., López<br />
M., Sànchez-Marrè M. and Caltagirone C. (2003) AI Comm 16: 193-207.<br />
2006 405
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
A.3.1 – Studio sulla tipizzazione diagnostica della schizofrenia<br />
(Gianfranco Spalletta)<br />
Introduzione<br />
Nonostante sul piano più propriamente statistico la validità e l’affidabilità<br />
diagnostica della schizofrenia siano al momento attuale considerate buone in<br />
tutto il mondo, non sono mancate delle critiche sulla capacità predittiva che<br />
tale diagnosi, così come è attualmente formulata, ha nel prevedere il decorso<br />
clinico del disturbo. Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che l’esordio<br />
della sintomatologia e il decorso clinico della schizofrenia sono molto variabili<br />
da soggetto a soggetto. Inoltre, la schizofrenia è un disturbo mentale con<br />
etiopatogenesi complessa e numerosi fattori, sia genetici che ambientali, sono<br />
stati ipotizzati come elementi causali del disturbo.<br />
Riguardo l’aspetto genetico, studi di linkage e di associazione sono stati<br />
considerati utili per migliorare la comprensione della suscettibilità<br />
dei pazienti a sviluppare la schizofrenia. Comunque, si è avuto un minore<br />
successo nel tentativo di identificare i geni o le regioni geniche che sono<br />
diret-tamente in causa nello sviluppo della schizofrenia. È possibile che<br />
queste difficoltà siano dovute, almeno in parte, al sistema di classificazione<br />
della schizofrenia attualmente utilizzato che, in realtà, descrive disturbi eterogenei.<br />
Esiste un approccio sperimentale diverso da quello più strettamente<br />
genetico che riguarda lo studio degli endofenotipi. Considerato che gli endofenotipi<br />
sono modelli specializzati e rappresentano fenomeni più elementari<br />
rispetto a quelli del comportamento, sul quale si basa l’approccio diagnostico,<br />
l’identificazione degli endofenotipi potrebbe aiutare a risolvere la<br />
questione dei modelli etiologici della schizofrenia. Infatti, il numero di<br />
geni richiesti per produrre una modificazione di questi tratti potrebbe<br />
essere inferiore rispetto a quello necessario per produrre un’entità diagnostica<br />
psichiatrica. Lo studio degli endofenotipi potrebbe così aiutare a sottotipizzare<br />
la schizofrenia sul piano diagnostico per aumentare il potere predittivo<br />
della risposta al trattamento farmacologico e riabilitativo nei<br />
pazienti. Questo a dimostrazione che lo studio dei sottotipi diagnostici della<br />
schizofrenia non è una questione meramente teorica ma ha un’importante<br />
ricaduta clinico-terapeutica.<br />
Obiettivi<br />
• Messa a punto di parametri di neuroimmagini strutturali, neuropsicologici,<br />
diagnostico-psicopatologici e genetici che possano permettere<br />
l’individuazione di endofenotipi specifici di soggetti con diagnosi di schizofrenia.<br />
• Valutazione dei pazienti con diagnosi di schizofrenia che saranno consecutivamente<br />
inclusi nell’analisi degli endofenotipi e nella sottoclassificazione<br />
diagnostica.<br />
406 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
Metodologia<br />
– Valutazione al momento dell’inclusione nello studio: indagine anamnestica,<br />
definizione diagnostica secondo DSM-IV mediante intervista strutturata<br />
(SCID-P).<br />
– Valutazione del tipo di sintomatologia, deficitaria o no, secondo i criteri<br />
di Carpenter, valutati con l’intervista SDS.<br />
– Somministrazione di una batteria di test comprendente SAPS, SANS,<br />
PANSS, BPRS, MOAS, scala di Simpson e Angus, scala AIMS, valutazione del<br />
riconoscimento delle espressioni emozionali, valutazione della qualità della<br />
vita, batteria neuropsicologica e valutazione del profilo biologico-genetico<br />
mediante prelievo di 10cc di sangue.<br />
Entro il primo mese dalla valutazione verrà effettuata un’indagine di Risonanza<br />
Magnetica (Voxel Based Morphometry). Brevemente, l’esame di Risonanza<br />
Magnetica è un esame non invasivo che viene effettuato utilizzando un<br />
campo magnetico generato da un macchinario all’interno del quale si trova il<br />
paziente. Per il protocollo sperimentale di questo studio, l’esame dura circa 15<br />
minuti ed il paziente è adagiato su un lettino in posizione abbastanza comoda.<br />
L’esame serve per indagare la struttura cerebrale della sostanza bianca, della<br />
sostanza grigia e del liquor (esame morfologico). Tale esame verrà effettuato<br />
presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>. Verrà prelevato un campione di 10 cc di sangue a<br />
tutti i genitori dei pazienti che sottoscriveranno il consenso informato.<br />
Soggetti<br />
I criteri di inclusione per essere ammessi nello studio saranno:<br />
1. Sottoscrizione di un consenso informato che specifica il metodo e le<br />
procedure dello studio.<br />
2. Diagnosi DSM-IV di schizofrenia o di altri disturbi psicotici (Schizofrenia,<br />
Disturbo schizofreniforme, Disturbo schizoaffettivo, Disturbo delirante,<br />
Disturbo psicotico breve, Disturbo psicotico NAS) o di Disturbo bipolare con<br />
manifestazioni psicotiche.<br />
3. Età compresa tra i 18 ed i 40 anni.<br />
I criteri di esclusione saranno:<br />
1. Non sottoscrizione del consenso informato.<br />
2. Elevata severità della psicopatologia che, secondo il giudizio degli psichiatri<br />
curanti, renderebbe non indagabile in maniera attendibile le caratteristiche<br />
cliniche del soggetto.<br />
Genotipi studiati<br />
Verranno studiati i geni che sono deleti nella sindrome velo-cardio-facciale<br />
(cromosoma 22q11) e che sono con alta probabilità geni candidati per la<br />
schizofrenia. Verranno inoltre studiati i genotipi che si riterranno associati a<br />
mancata risposta farmacologica o ad effetti collaterali, quali DRD2, Taq1A.<br />
2006 407
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
– De Luca A., Conti E., Grifone N., Amati F., Spalletta G., Caltagirone C., Bonaviri G.,<br />
Pasini A., Gennarelli M., Stefano B., Berti L., Mittler G., Meisterernst M., Dallapiccola<br />
B., Novelli G. (2003) Am J Med Genet (Neuropsychiatric section) 116B: 32-35.<br />
– De Luca A., Pasini A., Amati F., Botta A., Spalletta G., Alimenti S., Caccamo F.,<br />
Conti E., Trakalo J., Macciardi F., Dallapiccola B., Novelli G. (2001) Am J Med<br />
Genet (Neuropsychiatric section) 105: 529-533.<br />
– Spalletta G., Romeo E., Bonaviri G., Bernardi G., Caltagirone C., di Michele F.<br />
(2005) J Psychiat Neurosci 30 (1): 49-52.<br />
– Spalletta G., Tomaiuolo F., Marino V., Bonaviri G., Trequattrini A., Caltagirone C.<br />
(2003) Schizophrenia Res 64 (1): 15-23.<br />
– Spalletta G., Pasini A., De Angelis F., Troisi A. (1997) Schizophrenia Res 24:341-348.<br />
– Spalletta G., Troisi A., Alimenti S., Di Michele F., Pau F., Pasini A., Caltagirone C.<br />
(2001) Schizophrenia Res 50: 135-136.<br />
– Troisi A., Pasini A., De Angelis F., Spalletta G. (1997) J Clin Psychopharm 17: 84-87.<br />
A.3.2 – Analisi del decorso longitudinale dei sintomi psicologici<br />
e comportamentali nella demenza di Alzheimer e relazione<br />
con polimorfismi genetici di ApoE e D2 (Gianfranco Spalletta)<br />
Introduzione<br />
La malattia di Alzheimer è caratterizzata sul piano diagnostico da un progressivo<br />
deterioramento della funzione cognitiva memoria e di almeno un’altra<br />
funzione cognitiva e dalla presenza di placche senili costituite da accumulo<br />
di peptide beta-amiloide e da una consistente perdita di neuroni a livello<br />
della corteccia entorinale e dell’ippocampo. I disturbi psicologici e comportamentali<br />
(BPSD) accompagnano quasi invariabilmente sul piano clinico la<br />
malattia di Alzheimer. Sul piano del decorso di malattia, i BPSD possono precedere<br />
i sintomi cognitivi e quindi manifestarsi come prima espressione della<br />
demenza (soprattutto apatia e depressione), possono manifestarsi in concomitanza<br />
con i sintomi cognitivi ed aggravarsi durante il decorso di malattia<br />
(soprattutto apatia), oppure possono migliorare in concomitanza con il deterioramento<br />
cognitivo (soprattutto depressione). In realtà, esistono molti fattori<br />
che complicano la predittività dell’espressione clinica dei BPSD. I più<br />
importanti sono: il tipo di demenza, il setting dove è visitato il paziente, la<br />
gravità della malattia e la dimensione comportamentale considerata.<br />
Vi sono due approcci per valutare i BPSD nelle demenze: un approccio<br />
che potremmo definire sintomatologico o dimensionale, che individua singoli<br />
sintomi, ed uno sindromico-categoriale, che clusterizza i singoli sintomi in<br />
gruppi di sintomi correlati. L’obiettivo finale rimane quello di arrivare a una<br />
migliore caratterizzazione dei cluster sintomatologici anche al fine di individuare<br />
linee guida che permettano una maggiore specificità terapeutica.<br />
Secondo Tariot e al. i disturbi neuropsichiatrici propri dell’AD si manifestano<br />
in otto cluster: depressione, psicosi, mancanza di autocontrollo, irritabilità/agitazione,<br />
sintomi vegetativi, aggressività, apatia e labilità affettiva. Frisoni<br />
e colleghi identificano un più piccolo set di sintomi: timico, psicotico e<br />
frontale. Attraverso un’analisi di correlazione tra i sintomi, un recente studio<br />
408 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
suggerisce che la popolazione demente possa essere classificata in tre gruppi:<br />
(a) pazienti senza BPSD (40%); (b) pazienti con un solo sintomo comportamentale<br />
(20%); (c) pazienti con prevalente sintomatologia psicotica (28%).<br />
Questa classificazione può sembrare semplicistica, ma può essere utile per il<br />
clinico al fine di attuare opportune strategie di intervento. Ad esempio, per<br />
valutare i sintomi psicotici nella AD occorrerà esplorare il rapporto tra essi e<br />
altri sintomi quali agitazione, sintomi negativi e depressione. Spalletta e collaboratori<br />
hanno identificato 2 cluster cognitivi (uno generale ed uno prassicocostruttivo)<br />
e 5 cluster comportamentali (iperattività, psicosi, ansia, apatiadepressione<br />
ed eccitamento). Finalmente, negli ultimi anni si è arrivati a categorizzare<br />
i disturbi comportamentali di psicosi, apatia e depressione dell’AD. I<br />
criteri diagnostici per la psicosi sono stati descritti da Jeste e Finkel: deve<br />
essere presente almeno un sintomo tra allucinazioni, visive o uditive, e deliri<br />
(criterio A); i criteri per l’AD devono essere soddisfatti (criterio B); vi è evidenza<br />
dall’anamnesi che i sintomi del criterio A non sono stati presenti in<br />
modo continuo prima dell’esordio della demenza (criterio C) e che essi sono<br />
stati presenti per almeno un mese durante il decorso della malattia e sono di<br />
gravità clinica tale da causare disagio significativo al paziente o alle persone<br />
vicine (criterio D); non sono soddisfatti i criteri per la schizofrenia né per altri<br />
disturbi psicotici (criterio E); il disturbo non si manifesta esclusivamente nel<br />
corso di un delirium (criterio F); il disturbo non è legato agli effetti fisiologici<br />
diretti di una sostanza né a un’altra condizione medica generale (criterio G).<br />
È possibile specificare se la psicosi nell’AD sia associata ad agitazione, sintomi<br />
negativi o depressione. Tali criteri vengono valutati attraverso domande<br />
poste ad un informatore che sia in contatto col paziente sin dall’esordio della<br />
malattia, per indagare sulla presenza, la durata, la cronologia e l’impatto sul<br />
funzionamento dei deliri e delle allucinazioni.<br />
Per quanto riguarda l’apatia nell’AD, Starkstein e collaboratori partendo<br />
dalle linee guida di Marin sono arrivati a formulare il seguente set di criteri:<br />
1. presenza di perdita di motivazione e iniziativa in ognuno dei seguenti<br />
ambiti:<br />
– diminuzione di comportamenti diretti a uno scopo (come indicato da<br />
facile affaticabilità e/o dipendenza dagli altri nell’organizzare attività);<br />
– diminuzione di attività cognitive dirette a uno scopo (come indicato da<br />
mancanza di interesse nell’acquisizione di nuovi apprendimenti e/o<br />
mancanza di preoccupazione riguardo i propri problemi personali);<br />
– diminuzione di aspetti correlati al comportamento diretto a uno scopo<br />
(come indicato da appiattimento affettivo e/o perdita di riposta emozionale<br />
a eventi positivi o negativi);<br />
2. i sintomi causano un disagio clinicamente significativo o la compromissione<br />
di aree importanti del funzionamento della persona;<br />
3. i sintomi non sono dovuti a un diminuito livello di consapevolezza o<br />
agli effetti fisiologici diretti di una sostanza.<br />
Secondo i criteri per la diagnosi di depressione nell’AD devono essere presenti,<br />
durante un periodo continuativo di 2 settimane, almeno tre sintomi tra:<br />
2006 409
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
umore depresso, diminuito affetto positivo o piacere in risposta a contatti<br />
sociali e attività usuali, isolamento o ritiro sociale, disturbi dell’appetito,<br />
disturbi del sonno, modificazione psicomotoria, irritabilità, faticabilità o perdita<br />
di energia, sentimenti di inutilità, disperazione o inappropriato senso di<br />
colpa, pensieri ricorrenti di morte; almeno un sintomo deve essere presente<br />
tra umore depresso o diminuito effetto positivo o piacere e i sintomi devono<br />
rappresentare un cambiamento rispetto al funzionamento precedente (criterio<br />
A); devono essere soddisfatti i criteri DSM-IV-TR per l’AD (criterio B); i<br />
sintomi causano disagio significativo o compromissione del funzionamento<br />
(criterio C); i sintomi non si manifestano esclusivamente nel corso di un delirium<br />
(criterio D), non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza<br />
(criterio E), né ad altre condizioni mediche generali o a disturbi psichiatrici<br />
(criterio F). Purtroppo questi set di criteri diagnostici per i BPSD sono ancora<br />
poco utilizzati a fini di ricerca e mai utilizzati a fini clinici.<br />
Uno dei fattori genetici di rischio sempre associato alla malattia di Alzheimer<br />
è la presenza dell’allele ApoE ε4. L’Apolipoproteina E (ApoE) è una lipoproteina<br />
plasmatica polimorfa coinvolta nel trasporto del colesterolo. Essa è<br />
codificata da un gene, presente nel cromosoma 19, che ha tre varianti alleliche<br />
denominate e 2, 3 e 4. Vari studi hanno dimostrato che la presenza di<br />
ApoE ε4 è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di AD. Essa<br />
influenza anche l’età d’esordio di AD. Infatti, la presenza dell’allele ε4 sembra<br />
essere associata a un’età precoce di esordio. Sulla base di evidenze che indicano<br />
come alcune isoforme dell’ApoE possano influenzare le manifestazioni<br />
psichiatriche nell’AD, e che l’AD e i disturbi psichiatrici hanno in comune<br />
alcune alterazioni dei circuiti neuronali e squilibri dei neurotrasmettitori, vari<br />
studi hanno indagato la relazione tra la presenza della variante allelica ApoE<br />
ε4 ed espressione comportamentale nell’AD. Tali studi non sono però arrivati<br />
a conclusioni definitive, soprattutto per quanto riguarda la relazione tra psicosi<br />
e ApoE. Ad esempio, Ramachandran e collaboratori hanno esaminato la<br />
relazione tra genotipi ApoE e manifestazioni psichiatriche nei pazienti con<br />
AD, in particolare depressione e sintomi psicotici, valutati sia come variabili<br />
continue che categoriali. I risultati dimostrano che i soggetti AD con genotipo<br />
ApoE ε3/4 presentavano una gravità sia di depressione che di psicosi, che era<br />
3 volte maggiore rispetto a quella dei pazienti dementi con altri genotipi e dei<br />
controlli. La spiegazione data è stata che l’ApoE ε4 aumenterebbe il rischio di<br />
sviluppare l’AD poiché in grado di alterare le proprietà della beta-amiloide o<br />
gomitoli neurofibrillari e ciò può predisporre i pazienti con allele ε4 ad una<br />
maggiore frequenza di sintomi psichiatrici. In particolare, pazienti AD con<br />
sintomi psicotici hanno un aumentato numero di placche senili e formazioni<br />
neurofibrillari nell’encefalo, soprattutto a livello del presubiculum per quanto<br />
riguarda le placche senili, e della parte mediale della corteccia frontale per<br />
quanto riguarda le formazioni neurofibrillari. I risultati di Ramachandran et<br />
al. (1996) sono stati successivamente confermati da Ballard e collaboratori e<br />
da Harwood e collaboratori.<br />
Ad ogni modo, vi sono dati controversi sulla relazione tra ApoE ε4 e presenza<br />
di sintomi psicotici nell’AD. Ad esempio, Lopez e collaboratori non trovano<br />
alcuna associazione tra sintomi psichiatrici e ApoE ε4, né per quanto<br />
410 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
riguarda la depressione maggiore né per i sintomi psicotici, dopo aver controllato<br />
età d’esordio, durata dei sintomi, scolarità e gravità della demenza.<br />
Anche Lyketsos e collaboratori non hanno riscontrato alcuna associazione<br />
significativa tra ApoE ε4 e deliri, allucinazioni o depressione, per cui concludono<br />
che l’ApoE non può essere considerato un fattore di rischio nello sviluppo<br />
della sintomatologia psichiatrica nell’AD.<br />
Risultati così incongruenti sono, probabilmente, da imputare a problemi<br />
metodologici, in quanto gli studi esaminati utilizzano metodologie diverse e<br />
campioni non confrontabili, ad esempio per stadio di malattia, cosicché un’ulteriore<br />
variabilità è legata alla durata e a differenti livelli di gravità della<br />
demenza. Esaminare la prevalenza di tali sintomi senza tenere in considerazione<br />
dove si colloca il paziente nel decorso della malattia è la limitazione<br />
principale di tali studi (Scarmeas et al., 2002). Inoltre alcuni studi si basano<br />
su campioni esigui disponendo così di scarsa potenza statistica, utilizzano differenti<br />
criteri guida per la diagnosi di AD e definizioni diverse di sintomi psicotici;<br />
infine, molti di essi non considerano le interazioni tra i fattori (Hirono<br />
et al., 1998) e non effettuano alcun controllo per le possibili variabili confondenti.<br />
Principalmente, tutti gli studi sull’argomento pubblicati fino al 2002<br />
presentano un disegno di ricerca trasversale, limitando fortemente la possibilità<br />
di interpretare le relazioni causali tra allele ε4 e sintomi psichiatrici<br />
(Chang et al., 2004). Infine, un altro problema è quello relativo alla distinzione<br />
tra deliri di misidentificazione e paranoidei e tra deliri e allucinazioni.<br />
Infatti, quasi tutti gli studi prendono in considerazione la psicosi come fenomeno<br />
unico.<br />
Considerando che gli studi trasversali hanno mostrato risultati contrastanti,<br />
nel 2002 Scarmeas e collaboratori hanno presentato i dati di uno studio<br />
longitudinale con follow-up ogni 6 mesi, in cui hanno riscontrato una<br />
associazione forte tra la numerosità degli alleli ApoE ε4 e frequenza dei deliri.<br />
La presenza di ambedue gli alleli ε4 era invece debolmente, ma significativamente,<br />
associata con un minore rischio di sviluppare allucinazioni, mentre<br />
non vi è nessuna associazione significativa con sintomi depressivi né altri<br />
disturbi comportamentali. Un altro studio longitudinale è quello di Chang e<br />
collaboratori che hanno esaminato la relazione tra ApoE ε4 e sintomi psichiatrici<br />
analizzando il valore predittivo dell’allele ε4 per lo sviluppo dei sintomi<br />
psichiatrici nell’AD. Gli autori hanno riscontrato che i sintomi psicotici, in<br />
particolare deliri e allucinazioni, sono più frequenti nei pazienti AD con allele<br />
ε4. Come vedremo, le ragioni di tale fenomeno potrebbero essere collegate<br />
alla riduzione massiccia dell’attività colinergica.<br />
In un altro studio longitudinale, Spalletta e collaboratori hanno analizzato<br />
la relazione, in pazienti con AD ad esordio tardivo, tra l’intera gamma dei<br />
sintomi comportamentali, il livello di deficit cognitivo, le caratteristiche sociodemografiche<br />
e l’allele ε4, trovando che la presenza di quest’ultimo si associa<br />
con la gravità dei deliri valutata entro l’ultimo mese dalla prima visita,<br />
secondo un approccio dimensionale, e con una categorizzazione dei deliri<br />
(presenza/assenza) valutata retrospettivamente, nella fase iniziale di malattia<br />
che va dall’esordio alla prima visita. Tali risultati confermano così i dati di<br />
Scarmeas e collaboratori. In particolare, la frequenza dei deliri valutata entro<br />
2006 411
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
l’ultimo mese dalla prima visita è esattamente il doppio nei pazienti AD portatori<br />
dell’allele e4 rispetto ai non portatori.<br />
La questione è come può essere spiegata, a livello patogenetico, una relazione<br />
tra presenza di variante allelica ApoE ε4 e sintomi psicotici quali deliri.<br />
Gli studi indicano un’associazione significativa tra disfunzioni del lobo frontale<br />
e sintomatologia delirante nei pazienti con AD. Inoltre, anormalità funzionali<br />
cerebrali e anormalità dei neuroni colinergici sono state descritte nelle<br />
aree frontali in associazione con la variante allelica ApoE ε4. Così il legame<br />
tra la variante allelica ApoE ε4 e i deliri è supportato da dati convergenti che<br />
indicano disfunzioni del lobo frontale.<br />
L’analisi genica dell’ApoE verrà associata all’analisi di un polimorfismo<br />
del recettore D2 della dopamina, perchè questo sembra predire il decorso di<br />
alcuni sintomi comportamentali nella malattia di Alzheimer.<br />
Scopi dello studio<br />
– Valutare l’espressione clinica dei BPSD durante il decorso di 1 anno di<br />
malattia, a partire dalla prima diagnosi, e la loro relazione con il decorso dei<br />
sintomi cognitivi ed il loro effetto sulle attività funzionali della vita quotidiana.<br />
– Analizzare il profilo genetico dell’ApolipoproteinaE e correlarlo con<br />
l’intero profilo comportamentale misurato categoricamente.<br />
– Verificare se polimorfismi dei recettori D2 della dopamina predicono il<br />
decorso dei sintomi comportamentali.<br />
Metodo<br />
In questo progetto di ricerca verrà condotto lo studio dei BPSD, in particolare<br />
di apatia, depressione e psicosi valutate come sindromi, e del funzionamento<br />
nelle attività della vita quotidiana sia basiche (ADL) che strumentali<br />
(IADL) in soggetti con diagnosi di demenza di Alzheimer.<br />
L’approccio sperimentale prevede una prima valutazione di base (giorno<br />
0) in soggetti all’esordio di malattia di Alzheimer mai trattati farmacologicamente<br />
ed una serie di follow-up a 6 mesi e 1 anno dalla prima valutazione. La<br />
misurazione della dimensione neuropsicologica in associazione a quella comportamentale<br />
e funzionale potrà permettere la correlazione tra decadimento<br />
cognitivo ed espressione comportamentale e funzionale durante il decorso di<br />
malattia. L’osservazione naturalistica dei trattamenti psicofarmacologici utilizzati<br />
(neurolettici, antidepressivi, ansiolitici, stabilizzanti dell’umore, ecc.)<br />
sarà indice di necessità da parte dei clinici di controllo dei BPSD. Parallelamente,<br />
verrà valutato il profilo genetico di ApoE e2, e3 e e4, e di D2 Il<br />
(DR2*DD, DR2*II, e DR2*DI) su campioni di DNA estratti da 1,5 ml di sangue<br />
intero prelevato ad ogni paziente alla prima valutazione.<br />
Cento pazienti con diagnosi di demenza di Alzheimer (AD), con o senza<br />
disturbi comportamentali di tipo Depressione, Psicosi od Apatia, non trattati<br />
farmacologicamente con farmaci antidepressivi o neurolettici da almeno 30<br />
giorni verranno considerati per l’inclusione nello studio. Tali pazienti non<br />
412 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
dovranno mai essere stati trattati in precedenza con farmaci approvati per il<br />
trattamento della AD.<br />
I criteri di inclusione sono:<br />
1. Diagnosi di AD probabile individuata con i criteri sia del DSM-IV che<br />
del NINCDS-ADRDA.<br />
2. Punteggio del MMSE >14 (demenza lieve-moderata in fase iniziale).<br />
3. Essere in salute e poter camminare indipendentemente o con l’ausilio<br />
di un appoggio.<br />
4. Non avere problemi di vista o di udito (gli occhiali sono permessi) in<br />
maniera tale da avere una sufficiente compliance per i test somministrati.<br />
5. Valori di laboratorio nei limiti della norma o considerati come clinicamente<br />
insignificanti dal ricercatore. Una CT o MRI deve essere stata effettuata<br />
negli ultimi 12 mesi per escludere una componente vascolare significativa.<br />
I criteri di esclusione sono:<br />
1. Mancanza di un caregiver affidabile.<br />
2. Malattie mediche maggiori.<br />
3. Comorbidità di malattie psichiatriche primarie o altre malattie neurologiche.<br />
4. Evidenze al CT o MRI di anormalità parenchimali (forme di demenza<br />
mista AD vascolare sono da includere solo se la componente vascolare non<br />
domina il quadro clinico o se non è presente uno stroke).<br />
5. Indice di Hachinski < 4.<br />
Tali pazienti effettueranno una valutazione diagnostica di “ depressione<br />
nell’AD”, “ psicosi nell’AD” ed “ apatia nell’AD” e psico-comportamentale con<br />
una batteria di test comprendente: Neuropsychiatric Inventory (NPI); CERAD<br />
Disforia; Indice di Hachinski; Clinical Global Impression (CGI). Inoltre, il<br />
paziente verrà valutato con il Mini Mental State Examination (MMSE), con la<br />
batteria neuropsicologica Mental Deterioration Battery (MDB) e con i test per<br />
le ADL e IADL. Se la valutazione diagnostica e cognitiva avrà dato esito positivo<br />
il paziente verrà segnalato per il trattamento. Il trattamento dei pazienti<br />
verrà effettuato in maniera naturalistica con farmaci inibitori dell’acetilcolinesterasi.<br />
Il dosaggio verrà scelto autonomamente dal terapeuta di riferimento<br />
considerando come target il dosaggio minimo efficace. Farmaci neurolettici o<br />
antidepressivi potranno essere aggiunti solo a seguito di un attento esame dei<br />
test effettuati. La valutazione cognitiva e psicometrica verrà effettuata al<br />
giorno 0 (inclusione nello studio), al 6° mese e ad 1 anno. Il DNA sarà isolato<br />
in tutti i soggetti a partire da campioni di sangue intero con aggiunta di anticoagulante<br />
EDTA congelato a -20°C usando un’estrazione di DNA standard. Il<br />
DNA sarà estratto da 10ml di sangue.<br />
La variazione genetica sul locus dell’ApoE sarà determinata tramite<br />
amplificazione mediante PCR e seguente digestione con HhaI (le sostituzioni<br />
nucleotidiche Arg-Cis alle posizioni 112 e 158 per i siti di clivaggio HhaI<br />
permettono l’identificazione di ciascun genotipo in tutte le combinazioni<br />
omozigote ed eterozigote).<br />
2006 413
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
L’analisi dei polimorfismi sarà eseguita in cieco. In alternativa, la genotipizzazione<br />
ApoE verrà effettuata attraverso real-time PCR su uno strumento<br />
LightCycler (Roche Diagnostics) con un kit di valutazione delle mutazioni<br />
ApoE commercialmente disponibile (Roche Diagnostics). La genotipizzazione<br />
del polimorfismo (SNT) del singolo nucleotide DR2 sarà eseguita attraverso<br />
analisi PCR e successiva digestione enzimatica con BstNl. Il genotipo<br />
DR2*DD sarà caratterizzato da un frammento di 304bp, il genotipo DR2*II<br />
sarà caratterizzato da 2 frammenti di 160 e 144 bp, mentre il genotipo<br />
DR2*DI da tre frammenti di 304, 160 e 144 bp.<br />
– Bacanu S.A., Devlin B., Chowdari K.V. et al. (2002) Neurology 59: 118-120.<br />
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Ps 69: 178-186.<br />
– Chang J.B., Wang P.N., Chen W.T. et al. (2004) Neurology 63: 1105-1107.<br />
– Cummings J.L., Schneider L., Tariot P.N. et al. (2004) Am J Psychiat 161(3): 532-538.<br />
– Cummings J.L. (2004) J Geriatr Psychiat Neurol 17(3): 112-119.<br />
– Frisoni G.B., Rozzini L., Gozzetti A., Binetti G., Zanetti O., Bianchetti A., Trabucchi<br />
M., Cummings J.L. (1999) Dement Geriatr Cogn Disord 10: 130-138.<br />
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– Starkstein S.E., Petracca G., Chemerinski E., Kremer J. (2001) Am J Psychiat 158: 6.<br />
– Steele C., Rovner D., Chase G.A. et al. (1990) J Psychiat 147: 1049-1051.<br />
– Sweet R.A., Nimgaonkar V.L., Devlin B. et al. (2003) Mol Psychiatry 8: 383-392.<br />
A.3.3 – Studio del sistema IL-18 nella patogenesi<br />
della malattia di Alzheimer (Paola Bossù)<br />
Nell’ambito del terzo filone del progetto di ricerca corrente 2006-2008 si<br />
inserisce un’attività indirizzata allo studio, in pazienti con malattia di Alzheimer<br />
(AD) in forma preclinica (MCI) e lieve/moderata, della relazione esistente<br />
414 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
tra marcatori genetici e biochimici di tipo immunologico e il deficit cognitivo<br />
in termini di caratteristiche qualitative e profilo evolutivo.<br />
Le cellule della microglia rappresentano i principali elementi effettori dell’immunità<br />
a livello del Sistema Nervoso Centrale (SNC). Tali cellule, rilasciando<br />
alcuni mediatori molecolari potenzialmente citotossici, quali citochine<br />
di tipo proinfiammatorio, radicali liberi, proteasi e proteine del complemento,<br />
rivestono un ruolo importante nella patogenesi e progressione di molti<br />
disordini neurologici di tipo neurodegenerativo. In particolare, la citochina<br />
IL-18 è stata recentemente proposta quale elemento chiave di alcuni processi<br />
neurodegenerativi (Felderhoff-Mueser et al., 2005). Si tratta di una citochina<br />
pro-infiammatoria, con molte caratteristiche in comune con l’IL-1 (come questa<br />
ultima è attivata dal taglio della caspasi-1) e che ha una funzione importante<br />
nella regolazione delle risposte immuni sia innate, sia acquisite (Gracie<br />
et al., 2003). A livello centrale IL-18 è prodotta da astrociti e microglia (Conti<br />
et al., 1999) e gioca un ruolo chiave come fattore inducente l’interferongamma<br />
(IFN-γ), che a sua volta attiva la microglia e contribuisce all’amplificazione<br />
della cascata infiammatoria che porta alla neurodegenerazione (Blasko<br />
et al., 2001). Nella Malattia di Alzheimer, nei cui processi patogenetici le cellule<br />
della microglia rivestono un ruolo centrale, la caspasi-1 è iper-espressa<br />
(Pompl et al., 2003) e IFN-γ sembra essere coinvolto, lo studio di IL-18 risulta<br />
essere molto promettente (Bossù et al., 2004). In particolare, come prosecuzione<br />
e ulteriore sviluppo della ricerca effettuata gli scorsi anni che aveva evidenziato<br />
l’associazione di polimorfismi del promotore di IL-18, con il rischio<br />
di sviluppare AD e con un outcome di malattia peggiore, e l’aumentata espressione<br />
di IL-18 nel siero e nelle cellule mononucleate dei pazienti AD rispetto<br />
ai controlli, il presente progetto si propone di approfondire lo studio nei<br />
pazienti MCI e AD dell’intero sistema connesso a IL-18, comprendente molecole<br />
antagoniste, catene recettoriali, relativi ligandi e altre molecole correlate.<br />
A tale scopo verrà valutata l’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa<br />
correlate nel siero e nei PBMC isolati da un gruppo di soggetti di controllo, da<br />
un gruppo di pazienti con MCI e da un gruppo di pazienti con AD. Ogni gruppo<br />
di studio sarà costituito da 20 soggetti ben caratterizzati dal punto di vista clinico.<br />
Ogni soggetto sarà sottoposto, in seguito a consenso informato, ad un prelievo<br />
di circa 20 ml di sangue. Nel siero dei soggetti saranno valutati, mediante<br />
analisi immunoenzimatica, i livelli circolanti di IL-18 e del suo antagonista IL-18<br />
Binding Protein. Inoltre, con le cellule ottenute dagli stessi individui saranno<br />
effettuate delle stimolazioni in vitro e l’espressione di IL-18, IL-18 BP e delle due<br />
catene recettoriali di IL-18, verrà valutata mediante PCR quantitativa (Real Time<br />
PCR), saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />
del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’AD, i risultati<br />
ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dallo studio<br />
clinico volto ad identificare e valutare gli aspetti funzionali, neuropsicologici e<br />
comportamentali della malattia, in funzione della sua evoluzione.<br />
– Blasko I., Ransmayr G., Veerhuis R., Eikelenboom P., Grubeck-Loebenstein B.<br />
(2001) J Neuroimmunol 116(1): 1-4.<br />
– Bossù P., Ciaramella A., Moro M.L., Spalletta G., Caltagirone C. (2004) Neurosci<br />
Res Commun 35: 193.<br />
2006 415
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
– Conti B., Park L.C., Calingasan N.Y., Kim Y., Kim H., Bae Y., Gibson G.E., Joh T.H.<br />
(1999) Brain Res Mol Brain Res 67(1): 46-52.<br />
– Felderhoff-Mueser U., Schmidt O.I., Oberholzer A., Buhrer C., Stahel P.F. (2005)<br />
Trends Neurosci 28(9): 487-493.<br />
– Gracie J.A., Robertson S.E., McInnes I.B. (2003) J Leukoc Biol 73(2): 213-224.<br />
– Pompl P.N., Yemul S., Xiang Z., Ho L., Haroutunian V., Purohit D., Mohs R., Pasinetti<br />
G.M. (2003) Arch Neurol 60(3): 369-376.<br />
A.3.4 – Studio del coinvolgimento del sistema immunitario<br />
nella patogenesi della malattia di Alzheimer:<br />
ruolo delle cellule immunoregolatorie (Paola Bossù)<br />
La Malattia di Alzheimer (AD) è un processo patologico caratterizzato a<br />
livello cerebrale da una progressiva perdita neuronale e dalla formazione di<br />
placche senili dovute ad accumulo di proteina beta-amiloide (Aβ), che spesso<br />
si trovano associate alla presenza di cellule microgliali attivate. Sebbene l’eziopatogenesi<br />
di AD non sia ancora chiarita, nell’ultimo decennio è andata<br />
progressivamente affermandosi l’ipotesi della “ amyloid cascade ” che attribuisce<br />
alla Aβ il ruolo di protagonista, pur riconoscendo che diversi altri fattori<br />
sia genetici che non genetici svolgono una parte importante nella patogenesi<br />
della malattia (Hardy et al., 2002). È ampiamente documentato che la deposizione<br />
extracellulare di Aβ-amiloide richiama ed attiva cellule immunocompetenti<br />
(astrociti e microglia). I fattori bio-umorali prodotti da tali cellule, tra<br />
cui le citochine proinfiammatorie, sono potenzialmente in grado di contribuire<br />
in modo rilevante al danno neuronale (Akiyama et al., 2000). Tuttavia,<br />
nel con<strong>testo</strong> della neurodegenerazione non è ancora chiaro se la malattia sia<br />
propagata attraverso un meccanismo infiammatorio o, al contrario, tale meccanismo<br />
rifletta un tentativo di contrastare un ulteriore danno cellulare.<br />
Comunque, negli anni più recenti studi neuropatologici hanno dimostrato<br />
che, pur in assenza di evidente infiltrazione o proliferazione linfocitaria, è<br />
possibile documentare una componente immunitaria nell’AD caratterizzata<br />
soprattutto dall’attivazione dei processi infiammatori quali iper-produzione di<br />
citochine infiammatorie, proteine della fase acuta, chemochine, radicali<br />
liberi, e attivazione del complemento (Akiyama et al., 2000). In aggiunta alle<br />
evidenze che sottolineano il ruolo dell’infiammazione nell’AD, è stato recentemente<br />
dimostrato che l’utilizzo di una immunoterapia vaccinale rivolta contro<br />
il peptide beta amiloide induce una riduzione dell’accumulo di quest’ultimo e<br />
un miglioramento dei sintomi (Janus et al., 2000), suggerendo che una adeguata<br />
stimolazione della risposta immunitaria specifica possa rivelarsi benefica<br />
in questa patologia (Monsonego et al., 2003).<br />
Sulla base di quanto detto, la capacità da parte del sistema immunitario di<br />
riconoscere la proteina Aβ come antigene potrebbe conferire ai meccanismi<br />
immunologici un ruolo chiave nella alterata “ clearance ” di Aβ e del suo accumulo<br />
caratteristico della patologia. Nel loro insieme, queste osservazioni suggeriscono<br />
che il processo infiammatorio possa rivestire un ruolo patogenetico importante,<br />
ma anche che una adeguata stimolazione della risposta immunitaria specifica<br />
possa rivelarsi benefica nella lotta contro l’Alzheimer (Bossù et al., 2004).<br />
416 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
Allo scopo di verificare il contributo della componente immunitaria e<br />
infiammatoria nella patogenesi di AD, il primo obiettivo del progetto sarà<br />
quello di studiare il coinvolgimento di cellule dell’immunità innata con funzioni<br />
immunoregolatorie e pro-infiammatorie nei processi neurodegenerativi<br />
mediante la valutazione dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane<br />
(macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da soggetti sani in seguito a stimolazione<br />
in vitro con peptidi amiloidi e la valutazione dello stato di attivazione<br />
delle cellule mieloidi umane (macrofagi e cellule dendritiche) ottenute da<br />
pazienti con AD in confronto a cellule ottenute da soggetti di controllo.<br />
Per la valutazione dello stato di attivazione delle cellule mieloidi umane<br />
ottenute dal sangue di soggetti sani e pazienti AD la ricerca prevede, in ordine<br />
temporale, le seguenti attività:<br />
1. La raccolta e la preparazione delle cellule mediante prelievo ematico<br />
(20-40 ml) e separazione su gradiente: i monociti si otterranno dai PBMC in<br />
seguito a successiva selezione di determinati fenotipi (es. CD14+) con biglie<br />
magnetiche. Per la generazione di macrofagi sarà sufficiente tenere in coltura<br />
i monociti per un addizionale periodo di 7-10 giorni in modo da favorirne il<br />
differenziamento. Nel caso delle cellule dendritiche, i monociti saranno tenuti<br />
in coltura con gli stimoli necessari per generarle (GM-CSF e IL-4), secondo un<br />
protocollo ampiamente utilizzato.<br />
2. La caratterizzazione fenotipica (CD1a, CD11c, CD14, CD25, CD40,<br />
CD80, CD83, CD86, classe I, classe II, DC-sign e CCR7) mediante analisi citofluorimetrica<br />
delle principali popolazioni leucocitarie ottenute.<br />
3. La stimolazione con peptidi amiloidi (Ab 1-40 e 1-42) e molecole di controllo<br />
(peptidi di controllo e stimoli infiammatori classici tipo LPS).<br />
4. La caratterizzazione e quantificazione delle molecole potenzialmente<br />
coinvolte nella patologia neurodegenerativa (TLR4, IL-18) mediante PCR<br />
quantitativa, western blot e/o citofluorimetria.<br />
5. L’analisi dei parametri funzionali più appropriati per definire differenziamento,<br />
maturazione e attivazione delle cellule mieloidi quali:<br />
– caratterizzazione fenotipica come al punto 2;<br />
– valutazione della capacità di fagocitare gli antigeni (destrano FITC);<br />
– determinazione delle citochine prodotte (es. IL-10, IL-12, IL-18,<br />
IL-1β, IL-6, TNF-α), tramite ELISA o analisi citofluorimetrica;<br />
– analisi della citotossicità e della capacità di indurre apoptosi da parte<br />
dei peptidi Αβ;<br />
– valutazione della capacità delle DC di presentare l’antigene a linfociti<br />
eterologhi naïve. Dopo la co-coltura dei due tipi cellulari, verranno analizzati<br />
i seguenti parametri dei linfociti: proliferazione (trizio, MTT,<br />
CFSE), polarizzazione nella produzione delle citochine (IL-4 e IFN-γ) e<br />
stato di attivazione (produzione di IL-2).<br />
– Akiyama H., Barger S., Barnum S., Bradt B., Bauer J., Cole G.M., Cooper N.R.,<br />
Eikelenboom P., Emmerling M., Fiebich B.L., Finch C.E., Frautschy S., Griffin<br />
W.S., Hampel H., Hull M., Landreth G., Lue L., Mrak R., Mackenzie I.R., McGeer<br />
2006 417
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
P.L., O’Banion M.K., Pachter J., Pasinetti G., Plata-Salaman C., Rogers J., Rydel R.,<br />
Shen Y., Streit W., Strohmeyer R., Tooyoma I., Van Muiswinkel F.L., Veerhuis R.,<br />
Walker D., Webster S., Wegrzyniak B., Wenk G., Wyss-Coray T. (2000) Neurobiol<br />
Aging 21: 383-421.<br />
– Bossù P., Ciaramella A., Moro M.L., Spalletta G., Caltagirone C. (2004) Neurosci<br />
Res Commun 35: 193.<br />
– Hardy J., Selkoe D.J. (2002) Science 297: 353-356.<br />
– Janus C., Pearson J., McLaurin J., Mathews P.M., Jiang Y., Schmidt S.D., Chishti<br />
M.A., Horne P., Heslin D. French J., Mount H.T., Nixon R.A., Mercken M., Bergeron<br />
C., Fraser P.E., St George-Hyslop P., Westaway D. (2000) Nature 408: 970-982.<br />
– Monsonego A., Weiner H.L. (2003) Science 302: 834-838.<br />
A.3.5 – Studio della connettività funzionale parietale motoria in pazienti<br />
con malattia di Alzheimer mediante metodiche di stimolazione<br />
magnetica transcranica (Massimiliano Oliveri)<br />
Negli stati precoci di malattia è stato documentato con metodiche di neuroimaging<br />
che la malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata da una alterata<br />
funzionalità della corteccia temporo-parietale, oltre che da una chiara ipoattivazione<br />
ed atrofia del lobo temporale mesiale. Si ritiene che i primi sintomi<br />
cognitivi quale deficit di memoria e disorientamento spazio-temporale esordiscano<br />
quando ancora non vi è evidenza di macroscopica degenerazione della<br />
corteccia cerebrale, presumibilmente per disfunzione sinaptica dovuta alla<br />
neurotossicità dei prodotti di degradazione della proteina amiloide. Sulla base<br />
di tali evidenze proponiamo di utilizzare la stimolazione magnetica transcranica<br />
(TMS) al fine di studiare con approccio neurofisiologico la funzionalità<br />
delle connessioni cortico-corticali nei pazienti affetti da AD di grado lievemoderato,<br />
al fine di evidenziare eventuali precoci disfunzioni di connettività<br />
corticale che precedono la degenerazione.<br />
In particolare nei pazienti con AD alcuni studi di TMS hanno documentato<br />
una chiara ipereccitabilità dell’area motoria e dei circuiti colinergici<br />
implicati nell’integrazione sensori-motoria, suggerendo che la TMS può<br />
essere una metodica sensibile nel mettere in luce alterazioni neurofisiologiche<br />
subcliniche.<br />
Uno studio recente eseguito su soggetti normali ha documentato l’esistenza<br />
di specifiche proiezioni originanti dalla corteccia parietale posteriore<br />
(PPC) che modulano l’eccitabilità delle aree motorie ipsilaterali e controlaterali<br />
tramite proiezioni cortico-corticali a rapida trasmissione. Tali connessioni<br />
sembrerebbero essere importanti nel guidare il movimento nello spazio circostante.<br />
Questi studi sono stati eseguiti con un innovativo approccio di TMS a<br />
doppio impulso caratterizzato dall’utilizzo di due stimolatori connessi a due<br />
coil focali applicati sulle aree parietali e motorie. Gli stimoli erano applicati a<br />
breve distanza (da 1 a 15 ms) l’uno dall’altro, in modo da essere in grado di<br />
valutare gli effetti dell’attivazione delle fibre cortico-corticali originanti dalla<br />
PPC sull’eccitabilità dell’area motoria che fungeva pertanto da test, tramite la<br />
misurazione di un potenziale evocato motorio (MEP). Riteniamo che utilizzare<br />
una simile metodica nei pazienti con AD di grado lieve possa fornire<br />
418 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
informazioni utili sulla funzionalità delle connessioni cortico-corticali in questi<br />
pazienti.<br />
Ci proponiamo di selezionare due gruppi di 10 pazienti affetti da AD la<br />
metà in trattamento farmacologico con inibitori dell’acetilcolinesterasi ed<br />
altrettanti che non sono in terapia per non aver tollerato il farmaco. Lo studio<br />
verrà quindi condotto in due fasi. In una prima fase valuteremo il profilo di<br />
eccitabilità delle proiezioni parieto-motorie in questi pazienti a riposo al fine<br />
di valutare l’eventuale integrità funzionale. In una seconda sessione valuteremo<br />
l’attivazione di queste connessioni corticali durante semplici compiti di<br />
reaching. Il paradigma verrà quindi studiato nella fase di preparazione al<br />
movimento su segnale sonoro. I risultati verranno confrontati con quelli ottenuti<br />
su un analogo campione di soggetti sani di pari età e scolarità. Qualora i<br />
risultati mostrassero una disfunzione nella connettività corticale parietomotoria<br />
nei pazienti con AD, nostro intento sarebbe quello di estendere lo studio<br />
ai pazienti affetti da mild cognitive impairment (MCI) al fine di valutare il<br />
possibile utilizzo di questa metodica come marker di valutazione neurofisiologico<br />
nelle fasi precoci di malattia.<br />
A.3.6 – Modificazioni plastiche corticali indotte dalla stimolazione<br />
magnetica transcranica ripetitiva in pazienti affetti da malattia<br />
di Alzheimer: applicazioni riabilitative (Massimiliano Oliveri)<br />
Una serie di studi di morfovolumetria cerebrale (Fox et al., 1999; Good et al.,<br />
2002) ha recentemente fornito un sostegno alle evidenze anatomopatologiche<br />
(Braak et al., 1996) che dimostrano una degenerazione precoce del complesso<br />
ippocampale nel cervello dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD).<br />
Studi recenti di neuroimmagine funzionale hanno inoltre evidenziato un<br />
precoce deficit di attivazione del complesso ippocampale anche in soggetti<br />
sani, ma con rischio genetico di AD (Bookheimer et al., 2000). Tali studi<br />
hanno anche dimostrato la presenza di una iperattivazione metabolica di<br />
alcuni distretti cerebrali, come la rete parieto-frontale, in pazienti con AD iniziale.<br />
Tale iperattivazione è stata interpretata come compensatoria nelle fasi<br />
iniziali della patologia, e in almeno uno studio (Grady et al., 2003) essa correlava<br />
con l’accuratezza della prestazione in compiti di memoria a lungo termine.<br />
Uno studio condotto con la metodica della fMRI evento-correlata in<br />
pazienti AD durante esecuzione di un compito di denominazione di volti<br />
(Parente et al., 2005) ha evidenziato un deficit ippocampale bilaterale accompagnato<br />
da una iperattivazione della corteccia temporo-parietale e prefrontale.<br />
L’iperattivazione del circuito parieto-frontale non è stata in questo caso<br />
correlata alla prestazione nel compito mnemonico ma piuttosto all’attivazione<br />
compensatoria del sistema attenzionale. Altri studi suggeriscono d’altra parte<br />
un’anomalia delle interazioni parieto-frontali nei pazienti AD, secondaria<br />
ad una de-afferentazione colinergica tra aree anteriori e posteriori (Babiloni<br />
et al., 2004).<br />
Questi dati suggeriscono alcune ipotesi di intervento precoce nella AD,<br />
mirate al potenziamento plastico dell’attivazione dei circuiti inizialmente<br />
risparmiati dalla neurodegenerazione o di quelli iperattivi sin dalle fasi ini-<br />
2006 419
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
ziali della patologia. Un contributo in tale direzione potrebbe essere fornito<br />
dalla metodica della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS).<br />
La rTMS è una metodica non invasiva che si basa sull’applicazione di<br />
impulsi magnetici su specifiche regioni cerebrali attraverso lo scalpo. I treni<br />
rTMS possono interferire transitoriamente con l’esecuzione di un compito<br />
quando gli stimoli sono applicati ad alta frequenza, mimando transitoriamente<br />
gli effetti di una lesione cerebrale. Accanto a questa applicazione sono<br />
stati recentemente descritti degli effetti di modulazione plastica dell’eccitabilità<br />
corticale da parte della rTMS, che perdurano anche dopo la cessazione del<br />
treno di stimoli. In particolare, è stato dimostrato che treni a bassa frequenza<br />
(i.e. 1 Hz) inducono una depressione dell’eccitabilità corticale (e.g. Chen et al.,<br />
2000), mentre treni ad alta frequenza (i.e. > 1 Hz) inducono un aumento dell’eccitabilità<br />
corticale (e.g. Gorsler et al., 2003). Questo tipo di applicazione<br />
apre interessanti prospettive riabilitative in pazienti con patologie cerebrali e<br />
deficit di specifici domini cognitivi. In particolare, è possibile ipotizzare di<br />
aumentare l’eccitabilità delle regioni corticali associate ad una specifica funzione<br />
e/o di deprimere l’eccitabilità di quelle regioni che svolgono funzioni<br />
antagoniste (inibitorie) sul compito stesso (ad esempio le regioni dell’emisfero<br />
opposto). Esempi in questa direzione sono stati riportati in pazienti con<br />
lesioni emisferiche destre e neglect (Oliveri et al., 1999, 2000, 2001), in<br />
pazienti con malattia di Parkinson e deficit di percezione temporale (Koch<br />
et al., 2005) e in pazienti con lesioni emisferiche sinistre e afasia (De Naeser<br />
et al., 2003).<br />
Uno studio recente (Solé-Padullés et al., 2005) ha studiato l’effetto di<br />
treni rTMS ad alta frequenza a livello della corteccia prefrontale su un compito<br />
di denominazione di volti in un gruppo di soggetti anziani con deficit di<br />
memoria isolato. I risultati hanno evidenziato un miglioramento del deficit<br />
riscontrato alla valutazione iniziale, insieme ad un aumento del reclutamento<br />
dell’attività della corteccia prefrontale destra e posteriore bilaterale<br />
alla fMRI.<br />
Tali risultati suggeriscono di testare la potenzialità della rTMS di indurre<br />
modificazioni plastiche corticali anche in pazienti AD nelle fasi iniziali della<br />
malattia, quando il reclutamento/potenziamento di circuiti corticali “ alternativi<br />
” potrebbe rivelarsi utile per migliorare le prestazioni deficitarie in compiti<br />
cognitivi.<br />
Il presente studio, articolato in diverse fasi, si propone quindi di studiare<br />
l’effetto di una facilitazione intracorticale della corteccia prefrontale dorsolaterale<br />
sinistra su un compito di memoria di riconoscimento di stimoli visivi<br />
(volti) in un gruppo di pazienti affetti da AD lieve.<br />
Soggetti<br />
Sarà studiato un gruppo di 7-10 pazienti affetti da malattia di Alzheimer<br />
probabile, di grado lieve (GDS = 3), diagnosticata sulla base di batterie<br />
standard.<br />
rTMS – La rTMS sarà applicata utilizzando uno stimolatore MagStim<br />
rapid, collegato ad un coil focale. Il coil sarà posto a livello del sito F3 del<br />
420 2006
Neurologia clinica e comportamentale<br />
sistema internazionale EEG 10/20, corrispondente all’area 46/9 della corteccia<br />
prefrontale dorsolaterale (giro frontale medio). Il sito di stimolazione sarà<br />
inoltre localizzato su immagini MRI di ciascun soggetto, in una fase precedente<br />
al treno di rTMS. La rTMS sarà applicata con un paradigma “ off-line ”,<br />
prima dell’esecuzione del compito sperimentale.<br />
Ciascun soggetto riceverà 10 treni di 10 stimoli alla frequenza di 5 Hz<br />
(= 50 stimoli) ed intensità pari all’80% della soglia di eccitabilità motoria.<br />
Ogni treno rTMS sarà separato dal successivo da un intervallo di 20 sec.<br />
La prestazione in un compito sperimentale di memoria di riconoscimento<br />
e in una batteria standard per la valutazione delle funzioni cognitive<br />
(MDB) sarà misurata in una fase iniziale e immediatamente dopo l’applicazione<br />
della rTMS.<br />
Test di memoria di riconoscimento – I soggetti saranno seduti in una<br />
stanza adeguatamente illuminata ad una distanza approssimativa di 50 cm<br />
dallo schermo del computer. L’esperimento sarà controllato dal software,<br />
PsyScope nella versione 1.2.5.<br />
Gli stimoli saranno presentati centralmente in un monitor a colori 17 pollici<br />
di un computer Macintosh. Essi sono costituiti da foto in bianco e nero di<br />
volti di persone non note, di uguale dimensione e preceduti da un punto di<br />
fissazione costituito da una croce posizionata al centro dello schermo. La presentazione<br />
degli stimoli sarà randomizzata all’interno di diversi blocchi sperimentali<br />
di 16 stimoli, equivalenti e differenziati per la fase di studio (encoding),<br />
e per la fase di test (retrieval).<br />
Nella fase di encoding il blocco sarà composto da 16 volti, bilanciati per<br />
genere, presentati in due sessioni consecutive, di 8 stimoli ciascuna, con<br />
diversa istruzione di studio (genere vs. piacevolezza); il cambio dell’istruzione<br />
sarà segnalato da un cerchio presentato centralmente e il compito da eseguire<br />
sarà suggerito di volta in volta dallo sperimentatore.<br />
Per la fase di retrieval saranno utilizzati blocchi di 16 stimoli, di cui 8 già<br />
presentati nella fase studio (old) e 8 di nuova presentazione (new), anch’essi<br />
bilanciati per genere, presentati in posizione centrale subito dopo la comparsa<br />
di un punto di fissazione al centro dello schermo. Il compito da eseguire<br />
in ciascuna sessione di studio sarà di giudicare per ogni stimolo il<br />
genere (maschio vs. femmina) o la piacevolezza (piacevole vs. spiacevole),<br />
premendo il tasto “ 1 ” della tastiera del computer nel caso della prima alternativa<br />
o il tasto “ 2 ” nel caso della seconda alternativa di ciascuna condizione di<br />
istruzione di studio.<br />
Le risposte della fase di test saranno organizzate in due step successivi alla<br />
presentazione di ciascuno stimolo. Al primo step il soggetto dovrà rispondere<br />
valutando, con una di 3 risposte alternative, se l’item presentato è sicuramente<br />
vecchio (tasto “ 1 ”); nuovo (tasto “ 2 ”) o familiare (tasto “ 3 ”); al secondo step di<br />
risposta, preceduto da un punto interrogativo al centro dello schermo, il soggetto<br />
dovrà indicare la sessione in cui lo ha precedentemente studiato, premendo<br />
il tasto “ 1 ” per l’istruzione maschio vs. femmina, il tasto “ 2 ” per l’istruzione<br />
piacevole vs. spiacevole e il tasto “ 3 ” per nessuna istruzione.<br />
La prestazione sarà misurata in termini di accuratezza e tempi di reazione.<br />
2006 421
Sezione III: Attività per linea di ricerca corrente A<br />
– Good C.D., Scahill R.I., Fox N.C. et al. (2002) Neuroimage 17: 29-46.<br />
– Fox N.C., Warrington E.K., Rossor M.N. (1999) Lancet 353: 2125.<br />
– Braak H., Braak E. (1996) Acta Neuropathol (Berl) 92: 197-201.<br />
– Bookheimer S.Y., Strojwas M.H., Cohen M.S. et al. (2000) N Engl J Med 343: 450-<br />
456.<br />
– Grady C.L., McIntosh A.R., Beig S. et al. (2003) J Neurosci 23: 986-993.<br />
– Babiloni C. et al. (2004) Eur J Neurosci 19: 2583-2590.<br />
– Oliveri M., Rossini P.M., Traversa R., Cicinelli P., Filippi M.M., Pasqualetti P.,<br />
Tomaiuolo F., Caltagirone C. (1999) Brain 122: 1731-1739.<br />
– Oliveri M., Rossini P.M., Filippi M.M., Traversa R., Cicinelli P., Palmieri M.G., Pasqualetti,<br />
P., Caltagirone C. (2000) Brain 123(9): 1939-1947.<br />
– Oliveri M., Bisiach E., Brighina F., Piazza A., La Bua V., Buffa D., Fierro B. (2001)<br />
Neurology 57: 1338-1340.<br />
422 2006
B – METODOLOGIE INNOVATIVE<br />
IN RIABILITAZIONE<br />
FRANCESCO LACQUANITI<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
RAZIONALE<br />
Questa linea di ricerca ha come obiettivo strategico quello della progettazione<br />
e realizzazione di metodologie avanzate per lo studio della fisiologia e<br />
fisiopatologia neuromotoria e per la riabilitazione di pazienti con disturbi neuromotori.<br />
Per raggiungere le finalità prefisse il Dipartimento di Fisiologia Neuromotoria<br />
ha, nel corso degli anni, messo insieme un gruppo di ricercatori con<br />
elevate caratteristiche di inter-disciplinarietà. Il team, formato da medici, ingegneri,<br />
fisici ed informatici, possiede caratteristiche uniche di trasversalità culturale<br />
ed annovera al suo interno le competenze necessarie allo sviluppo delle<br />
metodologie innovative nel campo della neuromotricità. In questa linea ci prefiggiamo<br />
non solo di contribuire allo sviluppo metodologico, ma anche di contribuire<br />
all’avanzamento delle conoscenze nelle neuroscienze umane.<br />
Una scoperta importante derivata recentemente dagli studi condotti all’interno<br />
di questa linea è quella della rappresentazione interna delle leggi di<br />
moto fisico ed in particolare degli effetti della gravità. Questa scoperta apre<br />
uno scenario assai ampio di sviluppi sia scientifici e conoscitivi che applicativi<br />
clinico-riabilitativi. La dimostrazione della esistenza di popolazioni neuronali<br />
che codificano selettivamente gli invarianti fisici ambientali costituisce un<br />
passo avanti significativo nella comprensione dei meccanismi di coordinazione<br />
sensorimotoria. Noi riteniamo che nel cervello debbano coesistere le<br />
rappresentazioni dei movimenti biologici (quelli eseguiti dai consimili ma<br />
anche quelli eseguiti da altri animali) e le rappresentazioni dei moti inanimati<br />
e degli invarianti fisici.<br />
La nostra linea studia il comportamento motorio e cognitivo, la coordinazione<br />
sensorimotoria nei soggetti normali (adulti e bambini nei primi anni di<br />
età), in pazienti con lesioni midollari, cerebellari e cerebrali.<br />
OBIETTIVI<br />
Nel prossimo triennio ci ripromettiamo di esplorare ed approfondire<br />
alcune delle direzioni più significative aperte all’interno del tema della rappresentazione<br />
delle leggi fisiche. La dimostrazione della esistenza di popolazioni<br />
neuronali che codificano selettivamente gli invarianti fisici ambientali costituisce<br />
in un certo senso il complemento necessario della dimostrazione fornita<br />
precedentemente dal gruppo dell’Istituto di Fisiologia dell’Università di<br />
Parma dei cosiddetti neuroni a specchio (o mirror neurons), cioè popolazioni<br />
neuronali implicate nel riconoscimento dei gesti e delle azioni. In altre parole,<br />
riteniamo che nel cervello debbano coesistere le rappresentazioni dei movimenti<br />
biologici (quelli eseguiti dai consimili ma anche quelli eseguiti da altri<br />
animali) e le rappresentazioni dei moti inanimati e degli invarianti fisici.<br />
La rete neurale implicata nel riconoscimento della gravità è in larga<br />
misura sovrapponibile alla rete corticale vestibolare, ma presenta una piccola<br />
ma significativa sovrapposizione con la rete neurale implicata nel riconoscimento<br />
delle azioni e dei moti biologici. Intendiamo esplorare il significato funzionale<br />
sia della segregazione delle due reti che della loro parziale sovrapposizione.<br />
Approfondiremo anche gli aspetti psicofisici e computazionali degli<br />
424 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
studi sul modello interno della gravità cercando di capire quali sono le informazioni<br />
visive elaborate in tempo reale in ingresso al modello e quali siano<br />
invece le informazioni di calibrazione statica del modello, legata ad esempio<br />
alla metrica globale della scena visiva. In altri esperimenti (basati sugli<br />
approcci delle realtà virtuali) intendiamo modificare le informazioni vestibolari<br />
e propriocettive nucali per studiarne il ruolo modulatorio sulle risposte di<br />
intercettamento di oggetti in movimento. Valuteremo anche pazienti con<br />
lesioni emisferiche cerebrali per verificare l’integrità o compromissione delle<br />
trasformazioni visuomotorie e del modello interno della gravità. Questi filoni<br />
di ricerca sono strettamente interconnessi con quello, ben consolidato, della<br />
ricerca spaziale. Quest’anno abbiamo concluso una serie sperimentale a bordo<br />
della stazione spaziale internazionale con un protocollo di prensione.<br />
Nel prossimo triennio dovremmo poter sfruttare la collocazione di un<br />
sistema di misura optoelettronico (ELITE S2) a bordo della stazione per condurre<br />
nuovi esperimenti in microgravità. Nel triennio continuerà anche la<br />
linea di ricerca sulle leggi di controllo del movimento studiate sia a livello dell’arto<br />
superiore (raggiungimento, prensione, manipolazione) che degli arti<br />
inferiori (locomozione). Le metodologie impiegate nella nostra linea comprendono<br />
l’analisi cinematica ed elettromiografica dei movimenti dell’arto<br />
superiore ed inferiore, la registrazione dei movimenti oculari, le tecniche neuropsicologiche<br />
e psicofisiche, la stimolazione magnetica transcranica, la risonanza<br />
magnetica funzionale e gli approcci quantitativi allo studio e riabilitazione<br />
dei pazienti.<br />
B. 1 – BIOMEDICINA SPAZIALE<br />
Descrizione<br />
Il laboratorio è da tempo impegnato in ricerche collegate a missioni spaziali<br />
e simulazione della microgravità in laboratorio a terra. Nel prossimo<br />
triennio verranno condotte misure sperimentali relative ad un campo di indagine<br />
nuovo, quello della immaginazione mentale delle leggi di moto.<br />
Obiettivi<br />
Questo settore è di vitale importanza per il trasferimento delle conoscenze<br />
dalla ricerca spaziale alla sanità. Infatti esistono sorprendenti analogie tra i<br />
disturbi neuromotori e cognitivi a cui vanno incontro gli astronauti nel corso<br />
delle missioni spaziali ed i disturbi di tutta una serie di patologie spontanee<br />
neurologiche a terra. Gli esperimenti in voli orbitali ci permettono di rimuovere<br />
i riferimenti gravitazionali per l’orientamento della testa, del corpo e degli<br />
arti. Possiamo così comprendere il ruolo della gravità nei processi sensoriali,<br />
motori e cognitivi che sono fondamentali sulla terra. Noi ci rendiamo conto di<br />
queste funzioni solo quando sono compromesse da disfunzioni neurologiche.<br />
Se questo avviene, la vita dei pazienti ne risulta profondamente influenzata.<br />
Parecchi milioni di persone nel mondo hanno una qualche forma di compromissione<br />
del movimento. I pazienti hanno spesso difficoltà a camminare di<br />
2006 425
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
notte, non sono sicuri alla guida, riportano traumi e talora soffrono di crisi<br />
invalidanti di nausea e vertigine. Pazienti con lesioni vestibolari, morbo di Parkinson,<br />
disturbi cerebellari, malattia di Alzheimer, ecc. mostrano deficit di<br />
diverso grado e natura in una varietà di compiti spaziali o di movimento.<br />
Articolazione<br />
B.1.1 – Immaginazione mentale del moto degli oggetti (Myrka Zago)<br />
B. 2 – APPROCCI COMPUTAZIONALI ALLO STUDIO DEI MOVIMENTI<br />
DELL’ARTO SUPERIORE<br />
Descrizione<br />
Il laboratorio è da tempo impegnato nello studio dei principi di coordinamento<br />
neurale dei comandi motori. Questo settore è vitale per la comprensione<br />
delle leggi di controllo neurale del movimento. Questa comprensione è<br />
un prerequisito allo studio della fisiopatologia e terapia dei disturbi della<br />
coordinazione motoria in pazienti con esiti di ictus cerebrale. Infatti la elaborazione<br />
dei segnali di coordinazione delle sinergie muscolari avviene a livello<br />
della corteccia cerebrale, mentre la implementazione delle sinergie avviene a<br />
livello del midollo spinale.<br />
Obiettivi<br />
Nel prossimo triennio verranno condotte misure sperimentali relative<br />
all’analisi di informazioni visive nello spazio reale tridimensionale ed alla loro<br />
elaborazione e trasformazione in segnali di sincronizzazione delle sinergie<br />
muscolari. È la prima volta che si conducono studi approfonditi di prensione<br />
su oggetti in movimento con traiettorie libere complesse. Verranno fatte<br />
misure multimodali di registrazione della cinematica degli arti, movimenti<br />
oculari ed attività elettromiografica. Ci proponiamo di giungere ad una<br />
migliore comprensione di come le informazioni retiniche si mappano in rappresentazioni<br />
percettive del moto dell’oggetto e nelle strategie motorie appropriate<br />
all’intercettamento.<br />
Articolazione<br />
B.2.1 – Informazione visiva e modello interno della gravità nel controllo<br />
dei movimenti di intercettamento (Andrea d’Avella)<br />
B. 3 – COMPUTER GRAPHICS E REALTÀ VIRTUALI COME METODOLOGIE<br />
PER LA RIABILITAZIONE SENSORIMOTORIA<br />
Descrizione<br />
Questo settore si occupa di sviluppare metodologie di computer graphics<br />
avanzate basate sullo sviluppo di algoritmi per la programmazione di stimoli<br />
visivi con elevata risoluzione spaziotemporale e rendering 3D.<br />
426 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Obiettivi<br />
Nel triennio affronteremo il nuovo problema della collision detection, un<br />
problema di notevole complessità computazionale in ogni modello di animation<br />
e rendering. Infatti, gli algoritmi esistenti per l’animazione dinamica prevedono<br />
la modellazione esatta in tempo reale della relazione fisica esistente<br />
tra i diversi oggetti animati della scena per evitare lo sconfinamento grafico di<br />
una immagine sull’altra. Il compito sarà quindi di sviluppare algoritmi di calcolo<br />
fisico predittivo della collisione grafica prima che essa effettivamente si<br />
verifichi, con notevole risparmio computazionale in tempo reale, rendendo<br />
così possibile la creazione di scene molto più complesse di quelle che sono<br />
possibili con gli algoritmi attuali.<br />
Articolazione<br />
B.3.1 – Generazione di stimoli visivi tridimensionali dinamici multiattore<br />
ad alta risoluzione per lo studio dei modelli interni<br />
(Mauro Carrozzo)<br />
B. 4 – MOVIMENTO E PROCESSI COGNITIVI:<br />
PROSPETTIVE TEORICHE E APPLICATIVE<br />
Descrizione<br />
Molti studi sostengono l’esistenza di similarità tra esecuzione e simulazione<br />
mentale del movimento (“ motor imagery ”, Jeannerod & Frak,<br />
1999), un parallelismo che si ritrova spesso nel comportamento di pazienti<br />
con disturbi della motilità (Dominey et al., 1995; Nico et al., 2004), per<br />
quanto con alcune importanti eccezioni (Johnson, 2000; Johnson et al.,<br />
2002). L’esatta dinamica della relazione tra capacità di simulare mentalmente<br />
un’azione ed integrità del sistema motorio resta quindi ancora poco<br />
chiara, nonostante questo tipo di informazioni sia interessante sia per la<br />
comprensione dei meccanismi implicati nella simulazione mentale di un<br />
movimento, sia per l’identificazione di adeguati interventi riabilitativi in<br />
ambito clinico.<br />
Obiettivi<br />
Ci proponiamo di valutare quali aspetti della simulazione mentale di<br />
un movimento siano influenzati da deficit acquisiti a carico del sistema<br />
motorio. Lo scopo è appunto individuare possibili indicazioni sulle categorie<br />
di pazienti che possano beneficiare di interventi riabilitativi basati<br />
sulla motor imagery, e quali modalità di intervento possano risultare più<br />
efficaci.<br />
Articolazione<br />
B.4.1 – Rappresentazione mentale della gravità in soggetti con stroke<br />
(Elena Daprati)<br />
2006 427
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
B. 5 – UTILIZZO DELLE TECNICHE DI STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA<br />
NEGLI STUDI DI COORDINAZIONE VISUOMANUALE<br />
Descrizione<br />
Questo è un nuovo settore che integra esperimenti comportamentali con<br />
quelli di stimolazione TMS al fine di stabilire i meccanismi neurali che stanno<br />
alla base della coordinazione visuomotoria.<br />
Obiettivi<br />
Il primo obiettivo è quello della messa a punto del setup per la presentazione<br />
di stimoli visivi, misure comportamentali e stimolazione TMS. Nel progetto<br />
allegato si presenta un protocollo specifico basato sull’utilizzo della<br />
RMN ad alta risoluzione anatomica per la localizzazione delle regioni di interesse<br />
che rappresentano il bersaglio della stimolazione TMS.<br />
Articolazione<br />
B.5.1 – Ruolo della corteccia perisilviana nell’intercettamento di oggetti<br />
in caduta (Gianfranco Bosco)<br />
B. 6 – STUDI INTEGRATI DI PSICOFISICA E RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE<br />
(fMRI) NELLA COORDINAZIONE VISUOMANUALE<br />
Descrizione<br />
Il nostro dipartimento ha sviluppato protocolli di integrazione stretta tra<br />
la psicofisica ed il comportamento visuomotorio, da un lato, e protocolli di<br />
brain imaging con fMRI, dall’altro lato.<br />
Obiettivi<br />
Nel triennio affronteremo il problema del coordinamento tra controllo<br />
oculomotorio, informazione retinica (retinal slip) e modello interno della gravità.<br />
Il problema fondamentale è quello di determinare il substrato neurale<br />
per l’estrazione di informazioni di con<strong>testo</strong> (posizione, orientamento, fattore<br />
di scala) relative alla scena visiva da analizzare relativamente alla rappresentazione<br />
delle leggi di moto gravitazionali.<br />
Articolazione<br />
B.6.1 – Il modello interno della gravità: studi di risonanza magnetica funzionale<br />
(William L. Miller)<br />
B. 7 – LOCOMOZIONE<br />
Descrizione<br />
Questo settore da tempo si occupa dello studio della deambulazione in<br />
soggetti sani, bambini ed adulti, nonché del recupero motorio in pazienti con<br />
lesioni midollari dopo riabilitazione fisica.<br />
428 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Obiettivi<br />
Ci prefiggiamo di migliorare significativamente il grado delle conoscenze<br />
sui meccanismi spinali e sopraspinali che stanno alla base del reclutamento<br />
spaziotemporale dei diversi gruppi muscolari implicati nel controllo della<br />
deambulazione. A questo fine verranno utilizzate tecniche di avanguardia per<br />
l’estrazione delle componenti temporali comuni invarianti che pilotano i vari<br />
muscoli nelle fasi del passo e per la ricostruzione delle mappe di attivazione<br />
spaziotemporale dei diversi segmenti del midollo spinale durante il cammino.<br />
Un altro progetto affronterà invece lo studio degli esiti riabilitativi e neurologici<br />
in pazienti con lesioni traumatiche e non del midollo spinale.<br />
Articolazione<br />
B.7.1 – Controllo dei movimenti locomotori: meccanismi base dell’attività<br />
muscolare (Yuri P. Ivanenko)<br />
B.7.2 – Valutazione dell’outcome riabilitativo e neurologico in pazienti con<br />
lesione midollare traumatica e non traumatica (Giorgio Scivoletto)<br />
B.1.1 – Immaginazione mentale del moto degli oggetti (Myrka Zago)<br />
Descrizione<br />
Molti esperimenti neurofisiologici e comportamentali hanno messo in luce<br />
che meccanismi neurali e cognitivi simili sono coinvolti sia nell’immaginazione<br />
mentale che nell’esecuzione del movimento. Tuttavia non è stata ancora esplorata<br />
l’immaginazione mentale delle leggi del movimento degli oggetti.<br />
In uno studio precedente (McIntyre J., Zago M. et al. (2001) Nat Neurosci<br />
4: 693-694) abbiamo mostrato che, durante i 17 giorni della missione spaziale<br />
Neurolab, gli astronauti utilizzavano anche in microgravità un modello<br />
interno della gravità per iniziare il movimento di prensione di una sfera, pertanto<br />
dimostrando che la rappresentazione della gravità è codificata in reti<br />
neurali coinvolte nella pianificazione del movimento di intercettamento. In<br />
uno studio successivo (Indovina I., Maffei V. et al. (2005) Science 308: 416-<br />
419) abbiamo mostrato che la corteccia vestibolare viene ad essere coinvolta<br />
nell’intercettamento di un oggetto in movimento quando l’accelerazione visiva<br />
dell’oggetto in movimento è coerente con l’accelerazione gravitazionale, anche<br />
in assenza di una stimolazione tempo-variante di sensori vestibolari.<br />
L’obiettivo dello studio presente è verificare se la rappresentazione della<br />
gravità coinvolge non solo la reale esecuzione di un compito di intercettamento<br />
ma anche l’immaginazione mentale di tale compito. Questo studio ha<br />
importanti implicazioni non solo per la comprensione dei meccanismi alla<br />
base del controllo motorio, ma anche per il training riabilitativo di pazienti<br />
neurologici con deficit nel controllo motorio mediante nuove tecniche di<br />
riabilitazione basate su realtà virtuali e ripetizione mentale di azioni motorie.<br />
Inoltre può essere utile per addestrare gli astronauti nell’esecuzione di compiti<br />
di manipolazione degli oggetti.<br />
2006 429
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
Sintesi del progetto<br />
Ciascun soggetto sperimentale eseguirà un task consistente nella simulazione<br />
dell’intercettamento di una pallina da tennis immaginaria. Verrà chiesto<br />
ad ogni soggetto di prendere la pallina immaginaria nella mano destra; dopo<br />
aver visto le istruzioni sul monitor di un PC, egli lancerà la pallina immaginaria<br />
verticalmente verso l’alto facendola arrivare fino al soffitto e poi la riprenderà<br />
quando penserà che essa avrà raggiunto la mano. Verrà quindi istruito a<br />
lanciare la pallina esercitando con la mano uno tra tre livelli di forza possibili,<br />
a immaginare che il moto della pallina sia affetto dalla gravità (condizione 1g)<br />
o non sia affetto da essa (moto uniforme o condizione 0g). Verrà misurata la<br />
durata delle tre azioni simulate e la cinematica della mano.<br />
Descrizione del protocollo<br />
Per facilitare la familiarizzazione con la natura del task da simulare, verrà<br />
chiesto ai soggetti di manipolare una pallina da tennis standard prima dell’inizio<br />
della sessione di training. Il task di simulazione implica un movimento<br />
reale del braccio e della mano, e l’immaginazione mentale della palla da tennis<br />
posta in movimento dalla mano. Il soggetto, in postura normale eretta,<br />
tiene inizialmente il braccio destro in adduzione verticale lungo l’asse del<br />
corpo. Deve immaginare di tenere fermamente la pallina da tennis nella mano<br />
destra, mantenendo le dita flesse ed il palmo della mano curvo. È importante<br />
che “ senta ” di avere la pallina in mano. Poi viene praticato il task, che consiste<br />
nel lanciare la pallina immaginaria contro il soffitto e riprenderla al volo<br />
quando “ ricade ” giù. Per effettuare il task deve flettere l’avambraccio dalla<br />
posizione verticale fino a raggiungere la posizione orizzontale (ciò implica<br />
una flessione del gomito di 90°). Durante il movimento di flessione, la mano<br />
deve tenere saldamente la pallina immaginaria. Quando l’avambraccio e la<br />
mano sono disposti orizzontalmente, il soggetto deve aprire completamente la<br />
mano (estendendo le dita) e rilasciare la pallina con un movimento verticale<br />
verso l’alto. Seguendo le istruzioni su monitor di un PC deve lanciare la pallina<br />
immaginaria con uno di tre possibili livelli di forza. Deve immaginare la<br />
traiettoria successiva della pallina dal punto di rilascio al soffitto e poi nuovamente<br />
giù fino alla mano. Deve immaginare o che la gravità deceleri la pallina<br />
nel moto verticale ascendente e la acceleri nel moto discendente (l’effetto della<br />
resistenza dell’aria viene trascurato) oppure che la velocità sia mantenuta<br />
costante lungo l’intero tragitto. Deve quindi aspettare il ritorno della pallina<br />
nella mano mantenendo avambraccio e mano nella stessa posizione raggiunta<br />
nella fase di lancio (posizione orizzontale, mano completamente aperta con le<br />
dita completamente estese). All’ultimo momento deve essere chiusa la mano<br />
(dita flesse) attorno alla pallina in arrivo così da afferrarla.<br />
Al soggetto verrà chiesto di monitorare visivamente quanto esegue: deve<br />
osservare il suo braccio destro prima e durante il lancio, deve osservare il soffitto<br />
quando la pallina lo “ colpisce ” e poi deve guardare la sua mano quando<br />
“ intercetta ” la pallina. È importante che la posizione iniziale e terminale<br />
della mano siano il più possibile stereotipate. Durante il corso del training<br />
verrà valutata la capacità dei soggetti di simulare mentalmente il task. Verrà<br />
430 2006
chiesto loro se sono in grado di “ vedere e sentire ” la pallina immaginaria<br />
nella mano, se sono in grado di sentirne la dimensione, il peso e la struttura,<br />
se sono in grado di “ vedere e sentire ” la pallina quando viene lanciata dalla<br />
mano, colpisce il soffitto e ricade nella mano, “ vedere ” la palla decelerare<br />
nella fase di salita ed accelerare nella fase di discesa nella condizione 1g e<br />
mantenere la velocità costante nella condizione 0g in entrambe le fasi.<br />
Dopo la pratica generale con il task, verranno testate le condizioni sperimentali<br />
specifiche. I soggetti saranno istruiti a variare la forza di lancio da<br />
trial a trial secondo le indicazioni riportate di seguito. Ogni soggetto dovrà<br />
produrre tre diversi livelli di forza impulsiva (F1, F2, F3) in modo da “ trasmettere<br />
” tre diverse velocità alla pallina al momento del “ lancio ”. La forza<br />
F1 è il minimo livello di forza sufficiente per far toccare alla pallina il soffitto.<br />
Le forze F2 e F3 sono rispettivamente il doppio ed il triplo della forza F1. Di<br />
conseguenza la pallina dovrà colpire più vigorosamente il soffitto quando<br />
verrà lanciata con la forza F2 rispetto alla F1, e ancora più vigorosamente<br />
quando verrà lanciata con la forza F3. Assumerà che il coefficiente di restituzione<br />
del soffitto sia pari ad uno, per i livelli di forza F2 (F3) la velocità della<br />
pallina al “ contatto ” con la mano sarà doppia (tripla) della velocità della pallina<br />
nella condizione F1.<br />
Attività<br />
– Verranno valutati diversi sistemi di misura della cinematica del movimento<br />
(guanto sensorizzato, sistema optoelettronico di misura del movimento,<br />
accelerometri, etc.) e verrà scelto il più idoneo.<br />
– Verrà sviluppato il software per la presentazione delle istruzioni ai soggetti<br />
sperimentali relativamente al livello di forza da utilizzare e alla legge di<br />
moto da immaginare.<br />
– Verrà messo a punto un apparato di misura della cinematica del movimento<br />
integrato e sincronizzato con il software di presentazione delle istruzioni.<br />
– Verrà messa a punto una metodologia di analisi per la caratterizzazione<br />
della cinematica del movimento in relazione alla legge di moto della pallina.<br />
– Verranno effettuati gli esperimenti e ne verranno analizzati i risultati.<br />
B.2.1 – Informazione visiva e modello interno della gravità nel controllo<br />
dei movimenti di intercettamento (Andrea d’Avella)<br />
Razionali ed obiettivi<br />
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Per afferrare una palla al volo, lanciata da una distanza e con una velocità<br />
per le quali il tempo di volo è di poco superiore alla somma del tempo necessario<br />
per elaborare lo stimolo visivo e del tempo necessario per effettuare il<br />
movimento, il sistema nervoso centrale (SNC) deve stimare in anticipo la<br />
posizione ed il tempo di intercettamento. Le informazioni sulla traiettoria<br />
della palla che possono essere utilizzate per stimare in anticipo la posizione<br />
ed il tempo di intercettamento sono: l’immagine retinica della palla all’inizio<br />
2006 431
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
del volo; la conoscenza della posizione di lancio relativa al corpo, ed in particolare<br />
la sua distanza; la conoscenza delle leggi di moto fisico ed in particolare<br />
degli effetti della gravità.<br />
Il primo obiettivo del presente progetto è valutare il ruolo che tali informazioni<br />
svolgono nel controllo dei movimenti di intercettamento veloce in condizioni<br />
naturali. In particolare, saranno verificate sperimentalmente le predizioni<br />
di differenti modelli del processo di stima della posizione e del tempo di intercettamento<br />
a partire dall’informazione visiva disponibile all’inizio del moto<br />
della palla. Per traiettorie con una componente verticale della velocità iniziale<br />
piccola rispetto alla componente orizzontale, quali le traiettorie che saranno<br />
oggetto di questo studio, il tempo di volo, inversamente proporzionale alla velocità<br />
orizzontale e direttamente proporzionale alla distanza del punto di lancio,<br />
può essere stimato accuratamente a partire dal rapporto tra velocità di espansione<br />
dell’immagine retinica della palla e la dimensione dell’immagine stessa.<br />
La stima del tempo di volo, in prima approssimazione, è quindi indipendente<br />
dalla conoscenza della distanza e della gravità. La stima della quota verticale<br />
della palla al momento dell’arrivo in prossimità del soggetto, invece, dipende<br />
fortemente dal modello. Un modello che utilizzi esclusivamente l’informazione<br />
retinica e che, trascurando la presenza dell’accelerazione gravitazionale, stimi la<br />
quota di intercettamento a partire dalla velocità di spostamento dell’immagine<br />
retinica all’inizio del volo genera predizioni erronee della quota di intercettamento.<br />
Un modello che invece abbia a disposizione la conoscenza dell’accelerazione<br />
gravitazionale è in grado di stimare correttamente la quota di intercettamento.<br />
Infine, la conoscenza della distanza del punto di lancio, derivante da<br />
una stima visiva o nota a priori, è necessaria per rimuovere l’ambiguità tra condizioni<br />
con la stessa traiettoria retinica ma differenti traiettorie spaziali.<br />
Una volta che il SNC abbia elaborato una stima della posizione e del tempo<br />
di intercettamento, esso deve pianificare ed effettuare un movimento che porti la<br />
mano dalla posizione iniziale alla posizione di intercettamento prima dell’arrivo<br />
della palla ed un movimento delle dita che permetta alla mano di chiudersi sulla<br />
palla nell’istante preciso dell’impatto con il palmo ed assicurarne così la presa.<br />
Dato che tali movimenti possono essere effettuati con diverse velocità, il SNC ha<br />
una certa flessibilità nella scelta del loro inizio e della loro modulazione temporale.<br />
Il secondo obiettivo del progetto è la caratterizzazione delle strategie per il<br />
controllo dei tempi di movimento nell’intercettamento veloce in condizioni naturalistiche.<br />
In particolare, si studierà in che misura la flessibilità nella scelta dei<br />
tempi di movimento è vincolata dalla natura dei processi di pianificazione e di<br />
controllo dei movimenti del braccio e della mano.<br />
Apparato e protocollo sperimentale<br />
I soggetti sperimentali svolgeranno un compito di intercettamento di palline<br />
da tennis da allenamento lanciate da diverse distanze e con diverse velocità<br />
iniziali tali da generare traiettorie con diversi tempi di volo e differenti<br />
quote verticali di intercettamento. Le palline saranno lanciate da una speciale<br />
apparecchiatura progettata per l’allenamento dei giocatori di cricket. Tale<br />
apparecchiatura permette di regolare il modulo della velocità di uscita della<br />
432 2006
palla. L’inclinazione del lanciatore rispetto al piano orizzontale permetterà<br />
invece di variare l’angolo di elevazione del lancio. Durante gli esperimenti<br />
saranno registrate: la posizione nello spazio del braccio, della mano, del<br />
tronco e della testa (mediante sistema Vicon-612), la posizione degli occhi<br />
nelle orbite oculari (mediante sistema Eyelink-II) e l’attività elettromiografica<br />
di circa 20 muscoli che agiscono sulla spalla, sul braccio e sulle dita<br />
(mediante elettrodi bipolari superficiali e sistema di amplificazione Delsys).<br />
Ciascun esperimento consisterà in una serie di lanci per un totale di 27<br />
condizioni, ciascuna ripetuta dalle 9 volte. Le 27 condizioni saranno ottenute<br />
scegliendo ciascuna delle tre variabili sperimentali (tempo di volo, quota di<br />
intercettamento e distanza di lancio) su tre livelli. La scelta dei valori delle<br />
variabili sperimentali sarà compiuta in modo da ottenere per tre delle 27 condizioni<br />
tempo di volo e velocità di spostamento retinico iniziale identici ma<br />
differenti quote di intercettamento.<br />
Analisi dei dati<br />
Lo studio delle frazioni di lanci correttamente intercettati, dei tempi di<br />
inizio del movimento, dei movimenti della mano, delle dita e degli occhi in<br />
funzione delle variabili sperimentali permetterà di valutare l’importanza delle<br />
diverse informazioni sulla traiettoria della palla, in particolare informazioni<br />
derivanti dalla visione ed informazioni derivanti da un modello interno della<br />
gravità, nel controllo dell’intercettamento. In particolare, in ciascun insieme<br />
di condizioni sperimentali con lo stesso tempo di volo e stessa quota di intercettamento,<br />
il compito può essere effettuato con lo stesso movimento, anche<br />
se la distanza di lancio e quindi l’informazione visiva iniziale è differente.<br />
Dato che un modello per la stima dell’intercettamento puramente retinico<br />
prevede movimenti differenti in tali condizioni, almeno prima che intervengano<br />
correzioni a movimento iniziato, tale confronto fornirà un’indicazione<br />
del ruolo del modello interno della gravità nel processo di stima della traiettoria<br />
della palla. Inoltre, il confronto tra le variabili di risposta tra le tre condizioni<br />
con identiche traiettorie retiniche iniziali permetterà di valutare il ruolo<br />
della conoscenza della distanza di lancio per la rimozione dell’ambiguità sulla<br />
stima della velocità iniziale della palla per una data traiettoria retinica. Infine,<br />
lo studio dei movimenti oculari, ed in particolare la direzione dello sguardo<br />
dopo il primo movimento saccadico, permetterà sia di valutare la natura della<br />
stima iniziale della traiettoria sia di studiare le strategie utilizzate dal SNC per<br />
migliorare incrementalmente l’accuratezza di tale stima.<br />
B.3.1 – Generazione di stimoli visivi tridimensionali dinamici multiattore<br />
ad alta risoluzione per lo studio dei modelli interni (Mauro Carrozzo)<br />
Razionale<br />
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
L’efficacia dell’interazione meccanica con l’ambiente circostante richiede<br />
inizialmente la misura accurata di alcune grandezze fisiche e, successivamente,<br />
la loro elaborazione. Nonostante i nostri sensi non siano però in grado<br />
di misurare con sufficiente precisione tutte le variabili in gioco siamo comun-<br />
2006 433
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
que in grado di gestire in maniera soddisfacente molte situazioni. Probabilmente<br />
ciò avviene perchè la scarsa precisione della misura viene compensata<br />
dalla conoscenza a priori del valore di alcune variabili, codificata in opportuni<br />
modelli interni. A titolo di esempio, siamo in grado di intercettare perfettamente<br />
un oggetto in caduta libera pur non essendo in grado di misurarne l’accelerazione<br />
con la dovuta accuratezza. Uno studio recente ha dimostrato che<br />
l’effetto legato all’accelerazione di gravità sembrerebbe derivato da un<br />
modello interno codificato nella corteccia vestibolare. Tale modello verrebbe<br />
attivato dalla percezione visiva di un moto coerente con la conoscenza a<br />
priori che abbiamo dell’effetto della forza di gravità. Nello studio in questione<br />
(ed in altri precedenti) è stato utilizzato uno stimolo visivo generato al calcolatore<br />
rappresentante il moto di caduta libera di una sfera lungo la verticale.<br />
Ai soggetti veniva richiesto di intercettare la sfera in un punto preciso della<br />
traiettoria, al variare della velocità iniziale. Questo compito è stato eseguito<br />
anche per valori di accelerazione alterati rispetto alla norma: in particolare è<br />
stata impiegata una accelerazione opposta alla naturale.<br />
L’alterazione dell’accelerazione nel calcolo dello stimolo visivo è stato uno<br />
dei fattori chiave che ha permesso di mettere in evidenza la natura del<br />
modello interno utilizzato. In generale, la possibilità di alterare grandezze fisiche<br />
coinvolte in un dato processo e generare quindi una rappresentazione<br />
artificiale alterata rispetto alla normale esperienza visiva sembra essere una<br />
metodica promettente. Per questo motivo intendiamo sviluppare stimoli visivi<br />
ad alta risoluzione rappresentanti moti tridimensionali complessi. La simulazione<br />
della scena dovrà includere anche l’interazione tra oggetti. Questo permetterà<br />
di estendere il range di moti gravitazionali utilizzati negli esperimenti<br />
precedenti e di affrontare anche il problema di come il nostro sistema nervoso<br />
risolva la collision detection e generi la conseguente risposta.<br />
La definizione di stimoli visivi con le caratteristiche suddette richiede la<br />
soluzione di numerosi problemi. In primo luogo i moti devono essere calcolati<br />
sulla base delle caratteristiche inerziali dei singoli attori e dei campi di forze<br />
in cui sono immersi e devono tener conto delle interazioni dinamiche tra i<br />
vari attori nella scena. Deve essere quindi risolto il problema della collision<br />
detection: la complessità della soluzione cresce rapidamente col numero di<br />
elementi interagenti. In secondo luogo il rendering della scena deve essere<br />
accurato, il che vuol dire che devono essere rappresentati in maniera realistica<br />
gli attori della scena, con un elevato livello di dettaglio e tendendo possibilmente<br />
ad una visualizzazione di qualità fotografica. La soluzione di questi<br />
problemi ne pone altri circa la sincronizzazione della rappresentazione grafica<br />
con la soluzione dinamica prevista.<br />
Obiettivi<br />
Verranno individuati ed implementati opportuni algoritmi di calcolo della<br />
dinamica e soluzione del problema della collision detection per ambienti tridimensionali<br />
con attori multipli interagenti. Si studieranno quindi gli algoritmi<br />
di rendering della scena in grado di garantire un livello di dettaglio sufficiente.<br />
In un primo tempo si realizzeranno stimoli visivi non interattivi, eventualmente<br />
calcolati offline e presentati sotto forma di sequenza di immagini.<br />
434 2006
Successivamente si passerà alla definizione di stimoli interattivi che, necessariamente,<br />
dovranno essere (almeno in parte) calcolati in tempo reale sulla<br />
base della risposta del soggetto sperimentale.<br />
Nella generazione degli stimoli si prenderanno in considerazione anche i<br />
vincoli imposti dalla presentazione in ambienti particolari, in connessione<br />
con l’uso di particolari attrezzature (per esempio stimolatori TMS o apparecchi<br />
di Risonanza Magnetica).<br />
Verrà valutata anche la possibilità di generare stimoli in stereoscopia, realizzando<br />
ambienti parzialmente immersivi o, eventualmente, anche completamente<br />
immersivi.<br />
B.4.1 – Rappresentazione mentale della gravità in soggetti con stroke<br />
(Elena Daprati)<br />
Attività previste<br />
– Definizione del protocollo di studio e preparazione del materiale.<br />
– Selezione e reclutamento del gruppo sperimentale.<br />
– Selezione e reclutamento del gruppo di controllo.<br />
– Raccolta e analisi dei dati.<br />
– Discussione e interpretazione dei risultati.<br />
Descrizione<br />
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Studi recenti suggeriscono l’esistenza di meccanismi neurali in grado di<br />
mimare il funzionamento del sistema motorio, formulando previsioni su eventuali<br />
modificazioni o cambiamenti di stato (modelli interni predittivi: Kawato,<br />
1999). Inoltre, è stato ipotizzato che nel corso della pianificazione di un’azione<br />
il sistema nervoso centrale (SNC) possa avvalersi di conoscenze precedenti relative<br />
alle caratteristiche fisiche del mondo esterno (teoria dell’internalizzazione<br />
degli invarianti ambientali: Shepard, 1984). Alcuni modelli interni potrebbero<br />
integrare le informazioni sensoriali in entrata con tali conoscenze acquisite. Un<br />
esempio è dato dalla conoscenza implicita delle caratteristiche del moto gravitazionale<br />
dimostrata in soggetti sani (Lacquaniti et Maioli, 1989) e manifestata<br />
anche in ambienti in cui la gravità sia assente (come nel caso della stazione<br />
spaziale internazionale Neurolab: McIntyre et al., 2001), o artificialmente alterata<br />
(come in studi di laboratorio: Zago et al., 2004).<br />
Queste ricerche sostengono l’ipotesi dell’esistenza di un modello interno della<br />
gravità (internalizzazione dell’invariante g), che, sul nostro pianeta, è probabilmente<br />
impiegato per compensare l’incapacità del sistema visivo di misurare correttamente<br />
l’accelerazione di un oggetto in movimento (Werkhoven et al., 1992).<br />
È interessante notare come alcune delle problematiche relative all’assenza<br />
di gravità siano simili a quelle che emergono nelle patologie del sistema vestibolare.<br />
Questa somiglianza trova una possibile base anatomo-funzionale nelle<br />
osservazioni riportate recentemente da uno studio di neuroimmagini, da cui<br />
emerge che un modello dell’accelerazione di gravità potrebbe essere presente<br />
nella corteccia vestibolare (Indovina et al., 2005).<br />
2006 435
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
La presente ricerca, che si realizza in collaborazione con A. Carlesimo, G.<br />
Spalletta e C. Caltagirone del Dipartimento di Neurologia Clinica e Comportamentale<br />
(IRCCS S. <strong>Lucia</strong>), si propone di valutare se, ed eventualmente come, i<br />
meccanismi di interazione con oggetti in movimento possano risentire di<br />
lesioni coinvolgenti la regione insulare (i.e. l’area relativa al circuito riportato da<br />
Indovina et al., 2005). A questo scopo, saranno reclutati pazienti con diagnosi di<br />
incidente cerebro-vascolare unilaterale, responsabile di una lesione coinvolgente<br />
(gruppo sperimentale) o non coinvolgente l’insula (gruppo controllo).<br />
Volontari sani, di età e scolarità comparabile con quella dei pazienti, saranno<br />
reclutati con funzione di gruppo di controllo, per ottenere dati normativi relativi<br />
ai compiti impiegati. Ciascun soggetto parteciperà a 3-4 sedute sperimentali.<br />
I compiti presentati nelle sessioni sperimentali comprenderanno: (a) un<br />
compito di intercettamento di un oggetto virtuale (Protocollo Attivo); (b) un<br />
compito di risposta ad uno stimolo visivo (Protocollo Reattivo); (c) un compito<br />
di orientamento di una barretta virtuale secondo la verticale terrestre (Protocollo<br />
Verticale). Nel caso dei pazienti, uno screening neuropsicologico completo<br />
affiancherà i test sperimentali per escludere eventuali interferenze legate a deterioramento<br />
cognitivo. Nei compiti sperimentali saranno registrate l’accuratezza<br />
e/o la latenza di risposta e i risultati raccolti saranno analizzati mediante software<br />
dedicato. Nel caso dei pazienti, questi risultati saranno correlati con i dati<br />
anatomici relativi alla lesione, con il quadro clinico e con quello neuropsicologico<br />
al fine di valutare se, ed eventualmente come, fenomeni di adattamento<br />
alle condizioni di alterata gravità (noti nei soggetti sani: Zago et al., 2005) siano<br />
modificati in conseguenza della patologia specifica.<br />
– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />
Science 308(5720): 416-419.<br />
– Kawato M. (1999) Curr Opin Neurobiol 9: 718-727.<br />
– Lacquaniti F., Maioli C. (1989) J Neurosci 9: 134-148.<br />
– McIntyre J., Zago M., Berthoz A., Lacquaniti F. (2001) Nat Neurosci 4: 693-694.<br />
– Shepard R.N. (1984) Psychol Rev 91: 417-447.<br />
– Werkhoven P., Snippe H.P., Toet A. (1992) Vision Res 32: 2313-2329.<br />
– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y.P., Lacquaniti F. (2004) J Neurophysiol<br />
91: 1620-1634.<br />
– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y.P., Lacquaniti F. (2005) J Neurophysiol<br />
93(2): 1055-1068.<br />
B.5.1 – Ruolo della corteccia perisilviana nell’intercettamento<br />
di oggetti in caduta (Gianfranco Bosco)<br />
Descrizione<br />
La regione perisilviana comprende la corteccia insulare ed aree limitrofe<br />
parieto-temporali disposte intorno alla porzione posteriore della scissura di<br />
Silvio e, secondo vedute correnti, rappresenterebbe un importante centro di<br />
elaborazione dell’informazione vestibolare. Le relazioni anatomo-funzionali<br />
di questa regione corticale sono state caratterizzate in dettaglio nella scim-<br />
436 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
mia, mediante metodiche di neuroanatomia ed elettrofisiologia (Grusser et<br />
al., 1990; Guldin and Grusser, 1998), e nell’uomo mediante esperimenti di<br />
PET e fMRI che hanno studiato le aree corticali attivate dalla stimolazione<br />
vestibolare, nonché optocinetica e propriocettiva (Bottini et al., 2001; Lobel et<br />
al., 1998; Bense et al., 2001; Deutschander et al., 2002; Brandt et al., 1998;<br />
Dieterich et al., 2003). Queste ricerche hanno messo in evidenza che la corteccia<br />
dell’insula, insieme alle circostanti aree corticali perisilviane, costituisce il<br />
nodo centrale di una complessa rete corticale per l’integrazione multisensoriale<br />
di segnali vestibolari, visivi e somatosensoriali comprendente anche aree<br />
extra-silviane, quali la corteccia premotoria e la corteccia del cingolo. Ancorché<br />
la funzione comunemente attribuita a questo network sarebbe quella di<br />
elaborare informazioni multisensoriali per la percezione dell’orientamento del<br />
corpo rispetto alla verticale gravitaria (Brandt et al., 1994), i risultati di un<br />
recente studio di fMRI hanno suggerito un ruolo più ampio nei processi di<br />
internalizzazione di informazioni relative alla accelerazione di gravità (Indovina<br />
et al., 2005). Lo studio di Indovina et al. ha infatti mostrato come la presentazione<br />
di stimoli visivi congruenti con la presenza della forza di gravità si<br />
associava ad un corretto intercettamento del moto della palla e alla attivazione<br />
delle aree appartenenti alla rete vestibolare mentre alla presentazione di<br />
stimoli visivi incompatibili con la legge di gravità corrispondevano stime temporali<br />
poco accurate nel compito di intercettamento e l’attivazione preferenziale<br />
di un’area temporo-occipitale (LOS / KO) coinvolta nell’analisi di informazioni<br />
visive di movimento (Orban et al., 2003; Van Oostende et al., 1997).<br />
L’attivazione delle aree corticali vestibolari da parte di informazioni visive<br />
coerenti con la presenza della gravità indicherebbe quindi che una rappresentazione<br />
“ astratta ” della forza di gravità, derivata dalla integrazione di segnali<br />
vestibolari, visivi e somatosensoriali, risieda nella corteccia vestibolare e sia<br />
accessibile ad informazioni di natura gravitazionale, indipendentemente dalla<br />
specifica modalità sensoriale coinvolta (visiva, vestibolare o propriocettiva).<br />
L’obiettivo del presente progetto è quello di approfondire questa problematica,<br />
studiando gli effetti della inattivazione temporanea della corteccia<br />
perisilviana mediante stimolazione magnetica transcranica (Pascual-Leone et<br />
al., 2000) durante l’esecuzione di un compito visuomotorio che prevede l’utilizzo<br />
di informazioni riguardanti l’accelerazione di gravità.<br />
Il compito rappresenta essenzialmente una variante di quello utilizzato<br />
nello studio di Indovina et al. I soggetti, seduti di fronte al monitor di un computer,<br />
alla distanza di 1 m, osserveranno un filmato in cui viene rappresentato<br />
il moto verticale di una palla che viene lasciata cadere dal cornicione di un<br />
edificio e termina all’interno di un cesto tenuto in mano da una figura umana.<br />
In metà dei trials, verranno presentati dei moti congruenti con la legge di gravità<br />
terrestre (moto 1g) e quindi la palla subirà una accelerazione virtuale di<br />
9.81 m s -2 , mentre nella rimanente metà dei trials il segno dell’accelerazione<br />
sarà invertito per cui il moto della palla sarà decelerato (moto -1g). Al fine di<br />
impedire che i soggetti adattino le loro risposte ad una durata fissa del moto<br />
della palla, utilizzeremo moti con 4 differenti durate comprese tra 0.7 e 0.89 s<br />
e spaziate di 0.063 s. Moti 1g e -1g verranno presentati in blocchi di trials<br />
separati, mentre all’interno di ciascun blocco i trials verranno randomizzati<br />
2006 437
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
per la durata del moto. In totale verranno presentati 4 blocchi di 120 trials<br />
ciascuno (totale: 480 trials) con un intervallo tra i vari trials di 4.5 sec. I soggetti<br />
saranno istruiti a premere il pulsante di un mouse per intercettare l’arrivo<br />
della palla nel fondo del cesto ed i tempi di pressione del pulsante del<br />
mouse verranno registrati attraverso una interfaccia di acquisizione con il PC<br />
(frequenza di campionamento: 1 Khz). Inoltre ai soggetti verrà richiesto di<br />
mantenere la fissazione sulla testa della figura femminile per tutta la durata<br />
di ciascun trial. Il mantenimento da parte dei soggetti della fissazione sarà<br />
verificato registrando i movimenti oculari mediante elettrooculografia e, successivamente,<br />
i trials in cui si dovesse verificare l’interruzione della fissazione<br />
da parte del soggetto verranno scartati.<br />
La stimolazione magnetica transcranica verrà effettuata mediante uno stimolatore<br />
Magstim SuperRapid ed una bobina magnetica focale (diametro<br />
interno 70 mm) applicata sullo scalpo del soggetto in corrispondenza della corteccia<br />
perisilviana. L’area di stimolazione sullo scalpo verrà determinata in ciascun<br />
soggetto mediante una procedura di posizionamento stereotassico assistito<br />
della bobina. Secondo questa procedura, una immagine anatomica del<br />
soggetto verrà acquisita con la metodica della risonanza magnetica nucleare,<br />
quindi riallineata e normalizzata secondo il sistema MNI. Verranno identificati<br />
nell’immagine anatomica i punti dello scalpo corrispondenti alle coordinate<br />
stereotassiche MNI dell’area di interesse, oltre a punti di repere anatomici che<br />
verranno utilizzati per determinare la trasformazione geometrica esistente tra<br />
le coordinate nello spazio immagine e quelle nel mondo reale, acquisite<br />
mediante il sistema di misura del movimento Optotrak (Northern Digital). Una<br />
volta determinata detta trasformazione sarà possibile effettuare il posizionamento<br />
guidato della bobina sullo scalpo del soggetto, utilizzando le informazioni<br />
fornite dal suddetto sistema di misura del movimento fino al raggiungimento<br />
del punto desiderato. Al fine di assicurare il corretto posizionamento<br />
della bobina sullo scalpo per tutta la durata dell’esperimento, la posizione della<br />
bobina verrà monitorata con continuità (con una frequenza di campionamento<br />
di 10 Hz), controllando che la posizione resti all’interno di un volume<br />
predefinito. In due gruppi di soggetti, la TMS verrà applicata in punti dello<br />
scalpo centrati sulla corteccia vestibolare perisilviana (coordinate MNI: ±55, -<br />
36, 16) dell’emisfero sinistro (Gruppo 1) o destro (Gruppo 2).<br />
Al fine di interferire temporaneamente con la funzione della corteccia<br />
perisilviana utilizzeremo un protocollo di stimolazione mediante doppi<br />
impulsi di TMS separati da un intervallo di 100 ms e con una intensità pari al<br />
110% della soglia dei potenziali evocati motori (MEP). Gli impulsi di TMS<br />
saranno somministrati in corrispondenza dell’inizio della caduta della palla<br />
virtuale (100 ms dopo l’inizio del trial) oppure 400 ms prima del completamento<br />
del moto della palla. In tal modo verranno definite due finestre temporali<br />
di inattivazione: la prima legata all’elaborazione dell’informazione visiva<br />
relativa al moto della palla, la seconda invece più prossima all’elaborazione<br />
della risposta motoria. La TMS verrà somministrata in 360 dei 480 trials totali<br />
(180 trials per ciascuna finestra temporale) ed i trials con e senza TMS verranno<br />
ripartiti in modo casuale all’interno di ciascun blocco. Inoltre, eventuali<br />
effetti aspecifici legati alla procedura di stimolazione magnetica transcranica<br />
438 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
(stimolazione uditiva e somatosensoriale) sulle risposte comportamentali<br />
saranno controllati attraverso una procedura di stimolazione “ sham ” in metà<br />
dei trials con TMS (180 trials). Per la stimolazione “ sham ” la bobina di stimolazione<br />
verrà posizionata perpendicolarmente allo scalpo riproducendo in<br />
tal modo gli effetti di stimolazione acustica e somatosensoriale ma senza<br />
effettiva stimolazione corticale. Infine gli effetti della stimolazione magnetica<br />
transcranica dell’area perisilviana sulle risposte comportamentali verranno<br />
valutati quantitativamente utilizzando modelli di analisi della varianza<br />
(ANOVA) con misure ripetute.<br />
– Bense S., Stephan T., Yousry T.-A., Brandt T., Dieterich M. (2001) J Neurophysiol<br />
85(2): 886-899.<br />
– Bottini G., Karnath H.O., Vallar G., Sterzi R., Frith C.D., Frackowiak R.S., Paulesu<br />
E. (2001) Brain 124(Pt 6): 1182-1196.<br />
– Brandt T., Bartenstein P., Janek A., Dieterich M. (1998) Brain 121(Pt 9): 1749-1758.<br />
– Brandt T., Dieterich M., Danek A. (1994) Ann Neurol 35: 403-412.<br />
– Deutschlander A., Bense S., Stephan T., Schwaiger M., Brandt T., Dieterich M.<br />
(2002) Hum Brain Mapp 16(2): 92-103.<br />
– Dieterich M., Bense S., Lutz S., Drzezga A., Stephan T., Bartenstein P., Brandt T.<br />
(2003) Cereb Cortex 13: 994-1007.<br />
– Grusser O.J., Pause M., Schreiter U. (1990) J Physiol 430: 537-557.<br />
– Guldin W.O., Grusser O.J. (1998) Trends Neurosci 21(6): 254-259.<br />
– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />
Science 308(5720): 416-419.<br />
– Lobel E., Kleine J.F., Bihan D.L., Leroy-Willig A., Berthoz A. (1998) J Neurophysiol<br />
80(5): 2699-2709.<br />
– Neggers S.F., Langerak T.R., Schutter D.J., Mandl R.C., Ramsey N.F., Lemmens<br />
P.J., Postma A. (2004) NeuroImage 21(4): 1805-1817.<br />
– Orban G.A., Fize D., Peuskens H., Denys K., Nelissen K., Sunaert S., Todd J., Vanduffel<br />
W. (2003) Neuropsychologia 41(13): 1757-1768.<br />
– Pascual-Leone A., Walsh V., Rothwell J. (2000) Curr Opin Neurobiol 10: 232-237.<br />
– Van Oostende S., Sunaert S., Van Hecke P., Marchal G., Orban G.A. (1997) Cereb<br />
Cortex 7(7): 690-701.<br />
B.6.1 – Il modello interno della gravità: studi di risonanza magnetica<br />
funzionale (William L. Miller)<br />
Attività previste<br />
– Esperimenti combinati di psicofisica e risonanza magnetica funzionale<br />
(fMRI).<br />
Descrizione<br />
L’obiettivo generale di questo progetto è studiare le aree cerebrali che<br />
mediano la percezione e la rappresentazione della gravità, utilizzando la tecnica<br />
della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Lo studio dell’intercetta-<br />
2006 439
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
mento di oggetti in caduta libera ha fornito evidenza della presenza nell’uomo<br />
di un modello interiorizzato della gravità terrestre (Lacquaniti e Maioli, 1989;<br />
McIntyre et al., 2001; Zago et al., 2004). Tramite la tecnica di fMRI, il laboratorio<br />
ha recentemente identificato una rete di aree nella corteccia vestibolare<br />
attivate preferenzialmente dall’osservazione dell’accelerazione naturale (Indovina<br />
et al., 2005). In seguito a questa importante scoperta, la fase attuale dello<br />
studio prosegue con l’identificazione dei fattori visivi e visuomotori che possono<br />
influenzare la percezione della gravità e quindi modulare l’attivazione<br />
della rete gravitazionale; e con approfondimenti sulla connettività dinamica<br />
tra i componenti della stessa rete.<br />
1. Importanza della presenza di un riferimento esplicito di scala nello stimolo<br />
visivo – Nell’anno 2005 abbiamo iniziato un nuovo studio per determinare<br />
quanto i riferimenti di scala presenti nello stimolo visivo siano necessari<br />
per l’attivazione e lo sfruttamento della rappresentazione interna della gravità<br />
per l’intercettamento. In particolare, si è ipotizzato che un fattore di scala,<br />
derivato da informazioni presenti nello sfondo visivo, potrebbe essere importante<br />
nella trasformazione dei parametri della traiettoria da coordinate retiniche<br />
a coordinate fisiche, permettendo così una stima accurata del tempo di<br />
arrivo dell’oggetto. Questa ipotesi è stata confermata in un primo esperimento<br />
di psicofisica e fMRI: quando l’informazione nello sfondo visivo fornisce un<br />
fattore di scala, i soggetti intercettano meglio i moti gravitazionali rispetto a<br />
quando lo sfondo è privo di tale informazione. I risultati fMRI mostravano<br />
che questa differenza è rappresentata specificamente nel cervelletto vestibolare<br />
e nei nuclei vestibolari, aree che integrano informazioni sia visiva sia<br />
vestibolare (Miller et al., submitted).<br />
In questo ultimo esperimento, però, il fattore imposto di scala (una figura<br />
umana davanti ad un edificio) forniva anche informazione di realismo e naturalismo<br />
che potenzialmente poteva aumentare il senso nel soggetto di una<br />
presenza di un campo gravitazionale nella scena visiva. Quindi, per mirare<br />
meglio la questione dell’utilizzo di un fattore di scala visivo nell’intercettamento,<br />
sarà eseguito un secondo esperimento in cui viene modulato esplicitamente<br />
il fattore di scala, mantenendo costanti altre informazioni relative al<br />
realismo. 20 soggetti verranno istruiti a premere un tasto come per intercettare<br />
una palla che sale e scende quando essa raggiunge il punto di partenza,<br />
mentre mantengono la fissazione sullo stesso punto di partenza. In diversi<br />
blocchi di trial, elementi dello sfondo cambieranno proporzioni relative per<br />
effettuare un cambiamento di scala imposta (fattore di scala S1 oppure S2),<br />
mentre il movimento della palla rimarrà uguale tra le condizioni. La velocità<br />
iniziale sarà variata casualmente per evitare prevedibilità, e l’accelerazione<br />
sarà variata tra 1 g oppure -1 g (con grandezza sempre calibrata relativa al<br />
fattore di scala S1). I dati di risonanza magnetica funzionale (fMRI) saranno<br />
acquisiti con l’apparecchio di risonanza magnetica a 3 Tesla (Siemens Magnetom<br />
Allegra). I dati fMRI saranno sottoposti a elaborazione ed analisi statistica<br />
utilizzando il programma SPM5. Saranno confrontate l’interazione<br />
(S1 – S2)*(1g - -1g) per determinare come cambiano le attivazioni della “ rete<br />
gravitazionale ” in funzione del cambiamento di scala apparente.<br />
440 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
2. Effetto di diverse piste d’ingresso visivo dell’informazione relativo al<br />
moto – Finora gli esperimenti fMRI (Indovina et al., 2005; Miller et al., submitted)<br />
sono stati condotti chiedendo ai soggetti di fissare sempre un punto<br />
centrale nello stimolo visivo, per evitare attivazioni di aree cerebrali legate ai<br />
movimenti oculari. Di conseguenza il quadro di riferimento retinico era sempre<br />
allineato con quello del “ mondo ” (l’immagine dello stimolo), e quindi il<br />
soggetto era costretto a stimare parametri della traiettoria solo tramite cambiamenti<br />
di grandezze dei segnali retinici. Sotto questa condizione, entrambi<br />
gli esperimenti hanno mostrato evidenza di una rete cerebrale legata alla percezione<br />
della gravità e l’utilizzo del modello interno della gravità nell’intercettamento.<br />
In realtà, però, è più naturale inseguire un oggetto in moto durante<br />
l’intercettamento di esso. Inseguire l’oggetto vuol dire che il quadro retinico<br />
cambia dinamicamente relativamente a quello del mondo, tramite i meccanismi<br />
oculomotori di “ saccade ” e “ smooth pursuit ”. In questo caso, informazioni<br />
relative al moto dell’oggetto vengono fornite dalla posizione e dai<br />
movimenti degli occhi nonché dalle grandezze dei segnali retinici. Infatti,<br />
esperimenti di psicofisica dell’intercettamento nel laboratorio hanno anche<br />
mostrato l’utilizzo del modello interno della gravità mentre al soggetto era<br />
lasciata l’opportunità di inseguire l’oggetto durante il compito (e.g., Zago et al.<br />
2004). Queste due condizioni oculomotorie molto diverse (fissazione vs. inseguimento),<br />
implicando piste diverse dell’estrazione dell’informazione dalla<br />
scena visiva, comunque provocano entrambe evidentemente l’attivazione e l’utilizzo<br />
del modello interno della gravità.<br />
Queste osservazioni sperimentali saranno messe a prova direttamente in<br />
un esperimento fMRI. 20 soggetti saranno sottoposti ad uno scan fMRI mentre<br />
intercettano una palla che sale e scende in due condizioni oculomotorie:<br />
fissazione (soggetti fissano un punto centrale, vedi Esperimento 1 sopra), ed<br />
inseguimento (soggetti inseguono la palla durante il suo volo), in blocchi di<br />
trial alternati. Dettagli del disegno sperimentale ed analisi dati saranno come<br />
nell’ Esperimento 1. Saranno confrontate l’interazione (Inseguimento – Fissazione)*(1g<br />
- -1g) per determinare come cambiano le attivazioni della “ rete gravitazionale<br />
” ed il comportamento motorio in funzione del cambiamento di<br />
strategia oculomotoria. Durante l’esperimento movimenti oculari saranno<br />
misurati con un sistema “ eye tracker ”, con questi dati saranno calcolati percentuali<br />
e tempistiche delle saccadi e pursuits.<br />
3. Analisi addizionali sui dati fMRI acquisiti nell’esperimento del 2005 (presenza/assenza<br />
di un fattore di scala) – (a) Effetto del cambiamento dello<br />
sfondo visivo sul singolo soggetto. I risultati relativi all’effetto positivo della<br />
presenza di un esplicito fattore di scala nello sfondo visivo sono stati rilevati<br />
tramite un’analisi statistica “ between groups ”, cioè un confronto tra un<br />
gruppo che ha visto uno sfondo informativo ed un altro che ha visto uno<br />
sfondo non-informativo. In realtà, ogni soggetto ha partecipato ad un secondo<br />
esperimento eseguito 24 ore dopo il primo, facendo lo stesso compito ma<br />
visualizzando lo sfondo alternativo rispetto a quello visto il primo giorno.<br />
Questo disegno sperimentale completo permette un’analisi dell’effetto di<br />
modulare la presenza di informazioni sull’apparente scala nello stesso sog-<br />
2006 441
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
getto, tramite un’analisi “ within-subjects ”. I dati comportamentali indicano<br />
che tutti e due i gruppi di soggetti tendevano a conservare la loro prestazione<br />
di intercettamento sui due giorni dell’esperimento, indipendentemente dal<br />
tipo di sfondo visto il primo giorno. Un’analisi dei dati fMRI è in corso con l’obiettivo<br />
di scoprire i correlati neuronali di questa impostazione del comportamento<br />
del primo giorno sul secondo giorno. (b) Connettività funzionale nella<br />
rete gravitazionale e con altre aree cerebrali. Sarà eseguita un’analisi su come<br />
i componenti della rete gravitazionale lavorano insieme durante l’intercettamento<br />
di oggetti balistici in vista. Si ipotizza che la modulazione della percezione<br />
della gravità tramite cambiamenti delle caratteristiche dell’input risulterebbe<br />
in modulazioni differenziali dei componenti della rete gravitazionale,<br />
quindi cambiando le relazioni dinamiche tra loro. La tecnica “ standard ” di<br />
analisi dei dati fMRI, basata sulle differenze delle medie dei segnali per ogni<br />
condizione, fornisce una mappatura statistica “ statica ” delle attivazioni cerebrali<br />
legate a particolari condizioni sperimentali. La questione in oggetto,<br />
invece, richiede tecniche d’avanguardia di carattere “ dinamico ” che forniscono<br />
stime, per esempio, delle relazioni di connettività e sincronia tra i<br />
segnali delle diverse condizioni. Saranno quindi applicati metodi ben stabiliti<br />
nel campo di elettrofisiologia e in crescita nel campo di fMRI, inclusi analisi<br />
di Fourier (fase e coerenza) e teoria dell’informazione (Shannon information,<br />
mutual information).<br />
– Indovina I., Maffei V., Bosco G., Zago M., Macaluso E., Lacquaniti F. (2005)<br />
Science 308: 416-419.<br />
– Lacquaniti F., Maioli C. (1989) J Neurosci 9: 134-148.<br />
– McIntyre J., Zago M., Berthoz A., Lacquaniti F. (2001) Nat Neurosci 4: 693-694.<br />
– Miller W.L., Maffei V., Bosco G., Iosa M., Indovina I., Zago M., Macaluso E.,<br />
Lacquaniti F. (submitted) Vestibular cerebellum puts visual gravitational motion in<br />
context.<br />
– Zago M., Bosco G., Maffei V., Iosa M., Ivanenko Y., Lacquaniti F. (2004) J Neurophysiol<br />
91: 1620-1634.<br />
B.7.1 – Controllo dei movimenti locomotori: meccanismi base<br />
dell’attività muscolare (Yuri P. Ivanenko)<br />
Descrizione<br />
La locomozione può essere adattata a diverse condizioni esterne, velocità<br />
e modi di progressione. Essa costituisce un esempio rilevante di come i circuiti<br />
spinali responsabili dei riflessi elementari agevolino il controllo del<br />
movimento volontario e l’adattamento a diverse condizioni. La locomozione<br />
nell’uomo, animale bipede, richiede tuttavia anche un significativo controllo<br />
posturale che impegna i centri sovraspinali. Comprendere i meccanismi, le<br />
strategie che il sistema nervoso centrale adotta per promuovere un determinato<br />
atto motorio costituisce un problema molto complesso. Una corretta<br />
locomozione nei soggetti sani e nei soggetti con patologie motorie, richiede<br />
sia l’abilità di generare e mantenere i patterns locomotori appropriati per<br />
442 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
muoversi verso una precisa destinazione, sia quella di cambiare i suddetti patterns<br />
in risposta a perturbazioni esterne ed interne e a movimenti complessi.<br />
Un concetto oramai accettato dalla comunità scientifica è che il sistema<br />
nervoso centrale adotti strategie al fine di ridurre la complessità del problema<br />
(Bernstein, 1967; Orlovsky et al., 1999; Lacquaniti et al., 1999, 2002).<br />
Una linea recente di pensiero afferma che ciò è raggiunto impiegando un<br />
numero limitato di primitive motorie che, combinate tra loro, producono<br />
l’intero repertorio di movimenti. L’attivazione sincrona di alcuni gruppi<br />
muscolari può a sua volta attivare campi di forza all’estremità degli arti per<br />
produrre una specifica cinematica dell’estremità stessa. Secondo quest’idea,<br />
al fine di produrre un movimento arbitrario, il sistema nervoso centrale produce<br />
una sequenza di attivazioni sincrone di gruppi di motoneuroni corrispondenti<br />
alle primitive motorie. Un numero di studi nella rana e nel ratto<br />
(Bizzi et al., 2000; Kargo and Giszter, 2000; d’Avella et al., 2003; Hart and<br />
Giszter, 2004) hanno fornito conferme a questa ipotesi. Un concetto simile<br />
circa un limitato set di base di sinergie muscolari è stato introdotto anche<br />
nel controllo dell’equilibrio nel gatto e nell’uomo (Krishnamoorthy et al.,<br />
2003; Ting and Macpherson, 2005). In accordo con questa idea delle primitive,<br />
altri autori (Davis and Vaughan, 1993; Olree and Vaughan, 1995; Ivanenko<br />
et al., 2003; 2004; 2005; Cappellini et al., 2006) hanno dimostrato che<br />
l’attività muscolare può essere spiegata attraverso 5 componenti di base di<br />
attivazione in una varietà di stati di locomozione che rappresentano brevi<br />
attività in momenti specifici del passo. Queste attivazioni dei muscoli<br />
(motoneuroni) durante la locomozione umana che avvengono in bursts di<br />
attività è probabile riflettano l’attività implicita dei generatori di schemi<br />
motori così come la modulazione propriocettiva.<br />
Cammino e corsa, due tipi di locomozione umana, possono essere controllati<br />
da reti comuni di generatori spinali di schemi motori. Dal punto di<br />
vista energetico il cammino e la corsa differiscono enormemente. Il nostro<br />
organismo, per progredire nella locomozione, risolve le problematiche energetiche<br />
in modo ingegnoso. Con modico dispendio di energia trasforma l’energia<br />
potenziale in cinetica. Sposta il baricentro oltre la base d’appoggio,<br />
ripristinando l’equilibrio passo dopo passo, alternativamente. Durante il cammino,<br />
l’energia potenziale aumenta con il diminuire della cinetica e viceversa.<br />
Nella corsa, invece, l’energia cinetica e potenziale aumentano e diminuiscono<br />
contemporaneamente, in altre parole agiscono in accordo perché, in questo<br />
caso, si sfrutta l’energia elastica del piede. Le differenze tra la cinematica e la<br />
cinetica del cammino e della corsa implicano che le attività muscolari siano<br />
altrettanto differenti.<br />
L’uomo cambia spontaneamente tipo di locomozione, passa cioè dal cammino<br />
alla corsa, al fine di aumentare la propria velocità di avanzamento<br />
risparmiando energia. L’analisi fattoriale applicata a cammino e corsa ha<br />
mostrato che i patterns di attivazione muscolare durante la corsa possono<br />
essere spiegati da 5 componenti temporali come per il cammino (Cappellini et<br />
al., 2006). Ogni componente si distribuisce su un gruppo simile di muscoli<br />
degli arti inferiori nel cammino e nella corsa, ma su muscoli del tronco e degli<br />
arti superiori differenti. La differenza maggiore riscontrata tra cammino e<br />
2006 443
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
corsa è che una componente temporale durante la fase di appoggio della<br />
corsa è traslata ad una fase precedente nel ciclo del passo rispetto alla stessa<br />
componente del cammino. Il cammino e la corsa, pur avendo esigenze biomeccaniche<br />
diverse, hanno simili componenti temporali di attivazione<br />
muscolare che possono essere visti come segnali fondamentali di controllo in<br />
uscita dai generatori spinali di schemi motori che governano l’attività di<br />
gruppi di muscoli durante la locomozione. Questa sequenza di attivazione è<br />
associata con la locomozione, rimanendo inalterata a cambiamenti nella velocità<br />
di locomozione o al supporto del peso corporeo durante la locomozione.<br />
Approfondiremo questo argomento studiando come questi patterns d’attivazione<br />
di base interagiscono con l’attività muscolare richiesta per movimenti<br />
complessi (cammino indietro, galopping, hopping), per combinazione di<br />
modi di locomozione (skipping), per transizioni di fase, per l’inizio del passo o<br />
per rapidi cambiamenti nella velocità di locomozione al fine di comprendere<br />
la biforcazione di programmi locomotori.<br />
Lo skipping è un modo di locomozione usato dai bambini di circa 4-5<br />
anni originato dalla necessità di camminare a velocità elevate non naturali<br />
per il cammino normale. Gli astronauti nelle missioni Apollo hanno provato<br />
diversi tipi di locomozione in condizioni di ridotta gravità ed il tipo preferito<br />
era lo skipping. Lo skipping differisce dal cammino per la fase di volo e dalla<br />
corsa per la fase di doppio supporto. Quando eseguito dagli adulti provoca la<br />
percezione di velocità elevata. Dal punto di vista biomeccanico, lo skipping è<br />
simile al galoppo dei quadrupedi (Minetti, 1998). Sia nello skipping che nel<br />
galoppo, il meccanismo del pendolo e quello elastico (simile a quello di una<br />
molla) collaborano al fine di conservare l’energia meccanica. Quindi lo skipping<br />
può essere visto come biforcazione tra due modi di locomozione, il cammino<br />
e la corsa. Lo studio di questo modo di locomozione può, quindi, essere<br />
d’aiuto nella comprensione di ciò che rimane inalterato e ciò che si modifica<br />
nel programma motorio tra cammino e corsa.<br />
L’inizio del passo è la transizione di fase dalla fase di quiete alla fase stazionaria<br />
del cammino. I muscoli delle estremità inferiori sono attivati in<br />
modo standardizzato e generano i momenti di forza alle caviglie e all’anca che<br />
muovono il corpo come un pendolo invertito (Crenna and Frigo, 1991; Breniere<br />
and Do, 1991). Tuttavia, gli studi precedenti sono stati limitati all’analisi<br />
degli eventi cinematici locali o alla registrazione di un piccolo numero di<br />
muscoli. In che misura si può affermare che il programma motorio per l’inizio<br />
del passo sia equivalente a quello usato per cambiare la velocità della locomozione<br />
o per fare un passo sopra un ostacolo? È stato supposto che principi<br />
comuni potessero essere alla base della programmazione dell’inizio del passo<br />
e del cammino stesso (Crenna and Frigo, 1991; Brunt et al., 1999). Quindi, il<br />
programma motorio per l’inizio del passo può essere una semplice modifica<br />
dello stesso programma motorio per fare un passo. Alternativamente, la combinazione<br />
del programma invariabile di locomozione con un movimento<br />
volontario ci porta ad affermare che i movimenti complessi sono prodotti<br />
dalla sovrapposizione di programmi motori. Clinicamente questo studio è di<br />
interesse per l’inizio del passo in pazienti con la malattia del Parkinson<br />
(Dunne et al., 1987).<br />
444 2006
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
In questo studio verranno utilizzate le tecniche di analisi statistica multivariata<br />
(analisi fattoriale) per spiegare l’interdipendenza esistente all’interno<br />
di un insieme numeroso di variabili tramite un numero esiguo di fattori sottostanti<br />
non osservabili, incorrelati tra loro. Esamineremo la cinematica, la<br />
dinamica e l’attività muscolare attraverso la registrazione della cinematica<br />
(VICON system), delle forze di contatto con il terreno (piattaforme di forza<br />
KISTLER) e delle attività elettromiografiche (elettrodi di superficie bipolari<br />
DELSYS) di 32 muscoli bilaterali dell’arto inferiore e del tronco. Si applicherà<br />
l’analisi fattoriale ai patterns elettromiografici di 32 muscoli bilaterali dell’arto<br />
inferiore e del tronco con una particolare enfasi alle caratteristiche invarianti<br />
del passo umano, al fine di identificare i patterns coordinati per l’attivazione<br />
dei muscoli dell’intero corpo durante la locomozione (inizio del passo,<br />
movimenti complessi quali per esempio cammino indietro, skipping, galopping,<br />
hopping, transizioni di fase).<br />
L’applicazione della tecnica della Risonanza Magnetica Funzionale allo<br />
studio dell’attività dei motoneuroni del midollo spinale umano è ancora in<br />
fase embrionale, quindi rimarrà difficile la sua applicazione al cammino. È<br />
possibile visualizzare l’attività dei motoneuroni del midollo spinale dell’uomo<br />
durante la locomozione attraverso le mappe spazio-temporali dell’attività<br />
motoneuronale associando i patterns muscolari registrati all’ubicazione dei<br />
motoneuroni (Ivanenko et al., 2006). Questa tecnica, simile a quella recentemente<br />
riportata per il gatto (Yakovenko et al., 2002), non mostra l’organizzazione<br />
del CPG direttamente, ma mostra come l’output del CPG è diretto ai<br />
muscoli. Questo approccio fornisce informazioni sull’output dei generatori<br />
spinali in termini di controllo segmentale più che in termini di controllo dei<br />
muscoli individuali.<br />
Al fine di studiare l’organizzazione dei componenti di base, verranno<br />
costruite le mappe spazio-temporali dell’attività motoneuronale in differenti<br />
condizioni associando i patterns muscolari all’ubicazione dell’insieme dei<br />
motoneuroni del midollo spinale nell’uomo. Per esempio, il cammino e la<br />
corsa a velocità non preferite (a 9 e 5 km/h, rispettivamente) richiede un’attività<br />
muscolare maggiore (Prilutsky and Gregor, 2001) consistente con l’idea<br />
che l’attivazione dei muscoli principali delle gambe agisce come un innesco<br />
per la transizione di fase; applicheremo la tecnica delle mappe spazio-temporali<br />
dell’attività motoneuronale al fine di comprendere i meccanismi che si<br />
celano dietro le transizioni (cammino-corsa, postura-inizio del passo) e le<br />
biforcazioni dei programmi locomotori.<br />
– Bernstein N. (1967) The Co-ordination and Regulation of Movements. Pergamon<br />
Press, Oxford.<br />
– Bizzi E., D’Avella A., Saltiel P., Tresch M. (2002) Neuroscientist 8(5): 437-442.<br />
– Breniere Y., Do M.C. (1991) J Mot Behav 23(4): 235-240.<br />
– Brunt D., Liu S.M., Trimble M., Bauer J., Short M. (1999) Gait Posture 10(2): 121-128.<br />
– Cappellini G., Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2006) J Neurophysiol<br />
95(6): 3426-3437.<br />
– Crenna P., Frigo C. (1991) J Physiol 437: 635-653.<br />
2006 445
Sezione III: Linea di ricerca corrente B<br />
– Davis B.L., Vaughan C.L. (1993) J EMG & Kinesiol 3: 51-60.<br />
– Dunne J.W., Hankey G.J., Edis R.H. (1987) Arch Phys Med Rehabil 68(6): 380-381.<br />
– Hart C.B., Giszter S.F. (2004) J Neurosci 24(22): 5269-5282.<br />
– Ivanenko Y.P., Grasso R., Zago M., Molinari M., Scivoletto G., Castellano V., Macellari<br />
V., Lacquaniti F. (2003) J Neurophysiol 90(5): 3555-3565.<br />
– Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2004) J Physiol 556: 267-282.<br />
– Ivanenko Y.P., Cappellini G., Dominici N., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2005)<br />
J Neurosci 25(31): 7238-7253.<br />
– Ivanenko Y.P., Poppele R.E., Lacquaniti F. (2006) J Neurophysiol 95(2): 602-618.<br />
– Lacquaniti F., Grasso R., Zago M. (1999) News Physiol Sci 14: 168-174.<br />
– Lacquaniti F., Ivanenko Y.P., Zago M. (2002) Arch Ital Biol 140(4): 263-272.<br />
– Minetti A.E. (1998) Proc Biol Sci 265(1402): 1227-1235.<br />
– Olree K.S., Vaughan C.L. (1995) Biol Cybern 73: 409-414.<br />
– Orlovsky G.N., Deliagina T.G., Grillner S. (1999) Neural control of locomotion.<br />
From mollusc to man. Oxford: Oxford University Press.<br />
– Prilutsky B.I., Gregor R.J. (2001) J Exp Biol 204(Pt 13): 2277-2287.<br />
– Ting L.H., Macpherson J.M. (2005) J Neurophysiol 93(1): 609-613.<br />
– Yakovenko S., Mushahwar V., VanderHorst V., Holstege G., Prochazka A. (2002)<br />
J Neurophysiol 87: 1542-1553.<br />
B.7.2 – Valutazione dell’outcome riabilitativo e neurologico in pazienti<br />
con lesione midollare traumatica e non traumatica<br />
(Giorgio Scivoletto)<br />
Razionale<br />
Scopo del progetto è la valutazione dell’outcome neurologico e funzionale<br />
dei pazienti con lesioni midollari di origine non traumatica (in particolare di<br />
sottopopolazioni con diverse eziologie non traumatiche) in confronto ai<br />
pazienti con lesione traumatica. A causa delle diverse caratteristiche cliniche<br />
le due popolazioni sono infatti poco paragonabili fra loro: i pazienti con<br />
lesione traumatica sono in genere più giovani, hanno spesso una lesione<br />
midollare completa e in genere mostrano un intervallo lesione-ricovero in<br />
riabilitazione più corto; queste variabili sono tutte considerate dei fattori prognostici<br />
per il recupero sia neurologico che funzionale; di conseguenza il confronto<br />
dell’outcome in due popolazioni con caratteristiche così diverse<br />
potrebbe risultare falsato. Al contrario, alla luce delle nuove proposte terapeutiche<br />
(sia farmacologiche che biologiche e riabilitative) è indispensabile, per<br />
la valutazione dell’efficacia dei trattamenti, conoscere l’evoluzione precisa<br />
delle lesioni midollari di varia eziologia.<br />
In un precedente studio sono state confrontate una popolazione di<br />
pazienti con lesione non traumatica e una di pazienti con lesione traumatica;<br />
eliminando con appropriata metodica statistica gli effetti dei fattori confondenti<br />
già menzionati (età, livello, completezza della lesione, intervallo lesionericovero)<br />
le due popolazioni hanno mostrato outcomes sostanzialmente<br />
sovrapponibili.<br />
446 2006
Descrizione<br />
Metodologie innovative in riabilitazione<br />
Verrà effettuata un’analisi retrospettiva delle cartelle cliniche dei pazienti<br />
mielolesi ricoverati presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong>: verranno selezionati di volta in<br />
volta pazienti con lesioni midollari non traumatiche di natura diversa (vascolare,<br />
infiammatoria, neoplastica, ecc.); si è deciso di dividere in questo senso i<br />
pazienti nell’ipotesi che lesioni midollari con eziologia diversa possano avere<br />
condizioni cliniche ed evoluzione differente fra di loro. Le caratteristiche cliniche<br />
e l’outcome di queste popolazioni verranno confrontate (con appropriata<br />
metodica statistica per eliminare l’influenza dei fattori confondenti)<br />
con quelli di pazienti con mielolesione traumatica.<br />
Risultati acquisiti<br />
Scivoletto G., Morganti B., Farchi S., Molinari M. Traumatic and non<br />
traumatic spinal cord lesions: an italian comparison of rehabilitation and neurologic<br />
outcome. Inviato a Physical Therapy.<br />
2006 447
C – NEUROSCIENZE SPERIMENTALI<br />
GIORGIO BERNARDI<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
Interesse principale dei Laboratori di Neuroscienze Sperimentali sono i<br />
programmi di ricerca relativi alla comprensione dell’etiopatogenesi di diverse<br />
malattie neurodegenerative ed autoimmuni del sistema nervoso centrale e<br />
periferico. A tale scopo viene utilizzato un approccio sperimentale comprendente<br />
studi in vivo ed in vitro e innovative metodiche di biologia comportamentale,<br />
cellulare, molecolare e di genetica, elettrofisiologia, farmacologia,<br />
istologia-istochimica, citofluorimetria e biochimica.<br />
Tra le tematiche studiate si ricordano:<br />
– I meccanismi d’azione di farmaci neuroprotettivi nel sistema nervoso<br />
centrale e Periferico.<br />
– Le patologie a carico di aree corticali e sottocorticali (in particolare<br />
dello striato) di origine cerebrovascolare e degenerativo.<br />
– I meccanismi d’attivazione della risposta immunitaria in malattie neurodegenerative<br />
(Alzheimer) e autoimmuni (Sclerosi Multipla).<br />
– I mediatori neurobiologici e neuromolecolari dell’apoptosi.<br />
– Lo studio delle funzioni cognitive di selettive aree cerebrali.<br />
C. 1 – PLASTICITÀ DELLE CONNESSIONI NEURONALI IN RAPPORTO<br />
ALL’APPRENDIMENTO E ALLA MEMORIA IN CONDIZIONI FISIOPATOLOGICHE<br />
Questo gruppo di progetti è orientato allo studio dei fenomeni neuroplastici<br />
che caratterizzano i processi di apprendimento e memorizzazione.<br />
L’obiettivo generale è quello di identificare il contributo specifico di<br />
diverse aree cerebrali (il cervelletto, l’ippocampo, lo striato e la corteccia prefrontale)<br />
ai processi di apprendimento e l’analisi delle interazioni che coinvolgono<br />
l’attività di queste aree in apprendimenti specifici.<br />
Articolazione<br />
C.1.1 – Analisi delle strategie di foraging in presenza di lesione cerebellare<br />
(Laura Mandolesi)<br />
C.1.2 – Analisi stereo-morfologica di neuroni piramidali neocorticali in<br />
presenza di danno colinergico del proencefalo basale (Laura Petrosini)<br />
C.1.3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />
(Stefano Puglisi Allegra)<br />
C.2 – STUDIO MULTIDISCIPLINARE DEI MECCANISMI CELLULARI E MOLECOLARI<br />
ALLA BASE DI PATOLOGIE NEURODEGENERATIVE<br />
Nel presente settore di ricerca, i laboratori coinvolti svolgeranno programmi<br />
di ricerca relativi alla comprensione dell’etiopatogenesi di diverse<br />
malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale e periferico. A tale<br />
scopo, verranno adottati approcci sperimentali in vivo ed in vitro e verranno<br />
affrontate tematiche e metodiche di biologia cellulare e molecolare, di istologiaistochimica,<br />
di biochimica, di genetica, elettrofisiologia e farmacologia.<br />
450 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
Articolazione<br />
C.2.1 – Atrofia Muscolare Spinale (Tilmann Achsel)<br />
C.2.2 – Alterazioni della morfologia corticale e spinale e modificazioni delle<br />
funzioni cognitive e motorie nel topo G93A, un modello murino della<br />
sclerosi laterale amiotrofica (Martine Ammassari-Teule)<br />
C.2.3 – Basi Molecolari e Cellulari della Sindrome dell’X Fragile (Claudia Bagni)<br />
C.2.4 – Analisi del ruolo della chinasi Mutata nell’Atassia Telangiectasica<br />
(ATM) nella morte cellulare programmata e nel differenziamento<br />
neuronale (Daniela Barilà)<br />
C.2.5 – Alterazioni funzionali nella attività elettrica dei neuroni<br />
dopaminergici della sostanza nera pars compacta: ruolo delle<br />
afferenze sinaptiche estrinseche (Nicola Berretta)<br />
C.2.6 – Ruolo delle Scaffolding Proteins e del recettore NMDA nella<br />
plasticità sinaptica corticostriatale in modelli sperimentali di<br />
malattie neurodegenerative (Paolo Calabresi)<br />
C.2.7 – Analisi dello stress e della morte cellulare nella malattia di Alzheimer in<br />
modelli animali e cellulari di nuova concezione (Francesco Cecconi)<br />
C.2.8 – Strategie terapeutiche per la Corea di Huntington. Il ruolo<br />
di c-AMP-responsive element (CREB) (Francesca Romana Fusco)<br />
C.2.9 – Recettori metabotropici del glutammato, risposte neuronali e canali<br />
transienti (TRP) (Ezia Guatteo)<br />
C.2.10 – Ruolo della tossicità da glutammato in un modello sperimentale di<br />
Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) (Patrizia Longone)<br />
C.2.11 – Modulazione della trasmissione GABAergica mediata dalle amine in<br />
traccia in neuroni dopaminergici del mesencefalo ventrale<br />
(Nicola Biagio Mercuri)<br />
C.2.12 – Caratterizzazione di “ marcatori di danno ” in modelli sperimentali<br />
neurodegenerativi e di danno assonale (Marco Molinari)<br />
C.2.13 – Studi di epidemiologia molecolare, caratterizzazione genotipofenotipo<br />
ed identificazione di nuovi loci e geni malattia nelle malattie<br />
neurologiche (Antonio Orlacchio)<br />
C.2.14 – Alterazioni patologiche della plasticità sinaptica nello striato come<br />
modello di patologie neurodegenerative (Antonio Pisani)<br />
C.2.15 – Alterazioni di Fosfodiesterasi specifiche nei neuroni striatali un<br />
modello di parkinsonismo sperimentale nel ratto (Giuseppe Sancesario)<br />
C.2.16 – Analisi della regolazione post-trascrizionale della espressione genica<br />
nel differenziamento neuronale (Claudio Sette)<br />
C.2.17 – Ruolo dei neuropeptidi: effetti neurofisiologici (Alessandro Stefani)<br />
C.2.18 – Investigazioni di Proteomica e Metabonomica nelle sindromi<br />
neurodegenerative (Andrea Urbani)<br />
C.2.19 – Patologie neurodegenerative e recettori purinergici (Cinzia Volonté)<br />
2006 451
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
C. 3 – STUDIO MULTIDISCIPLINARE DELL’IMMUNOPATOGENESI<br />
DELLA SCLEROSI MULTIPLA<br />
Nel presente settore di ricerca, i laboratori coinvolti svolgeranno programmi<br />
di ricerca relativi alla comprensione dell’immunopatogenesi della<br />
Sclerosi Multipla, adottando approcci sperimentali in vivo ed in vitro. In particolare,<br />
mediante sofisticate analisi di citomica, proteomica ed elettrofisiologia,<br />
verranno studiati sia i meccanismi di base responsabili del danno demielinizzante,<br />
sia i markers biologici di malattia, valutando il deficit neurologico<br />
e l’alterata plasticità sinaptica neuronale associati alla risposta autoimmune e<br />
ai difetti di immunoregolazione caratteristici di tale patologia.<br />
Articolazione<br />
C.3.1 – Studio delle caratteristiche fenotipiche e funzionali dei linfociti T<br />
regolatori nella Sclerosi Multipla (Luca Battistini)<br />
C.3.2 – Studio delle alterazioni indotte dalle Cu,Zn superossido dismutasi<br />
mutanti associate alla sclerosi laterale amiotrofica di tipo familiare<br />
(Maria Teresa Carrì)<br />
C.3.3 – Studio dell’attività neuronale e sinaptica in topi con encefalite allergica<br />
sperimentale, modello animale di sclerosi multipla (Diego Centonze)<br />
C.1.1 – Analisi delle strategie di foraging in presenza di lesione cerebellare<br />
(Laura Mandolesi)<br />
Descrizione<br />
Nel vasto ambito dello studio sulle funzioni spaziali negli animali, in questi<br />
ultimi anni sta riscuotendo interesse anche l’analisi delle diverse strategie<br />
di ricerca di cibo in particolari ambienti. Tale aspetto è stato ampiamente<br />
investigato attraverso l’uso di particolari apparati, come ad esempio il labirinto<br />
radiale (Olton and Samuelson, 1976), il labirinto ad acqua (Morris et al.,<br />
1982) o l’open field (Denenberg, 1969).<br />
Mentre nei labirinti come quello ad acqua e l’open field, le traiettorie<br />
esplorative non sono predefinite, nei labirinti come quello radiale, le traiettorie<br />
di ricerca sono dipendenti dalla disposizione e dalla lunghezza dei bracci,<br />
per cui il comportamento di esplorazione che ne risulta è in un certo senso<br />
predefinito. È stato dimostrato che i ratti sono in grado di modificare le loro<br />
strategie di ricerca in relazione alle limitazioni fisiche dell’ambiente in cui si<br />
trovano (Schenk et al., 1990). Ad esempio, è stato evidenziato che i ratti nell’esplorare<br />
un labirinto radiale modificano le strategie di ricerca incrementando<br />
in maniera significativa il numero delle visite nei bracci adiacenti (Mandolesi<br />
et al., 2001). E inoltre, in un open field contenente differenti oggetti, i roditori<br />
sono in grado di modificare le loro strategie di ricerca in relazione alla disposizione<br />
spaziale degli oggetti (Mandolesi et al., 2003). Tali risultati sottolineano<br />
come l’esplorazione di un ambiente sia dipendente dalla struttura dell’ambiente<br />
stesso. Lo studio del comportamento di esplorazione libera di<br />
452 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
ambienti senza alcuna limitazione fisica, foraging, si colloca proprio nell’ottica<br />
di valutare come cambino le strategie di ricerca in differenti contesti. A<br />
tal fine sono stati introdotti nuovi paradigmi sperimentali (Mandolesi et al.,<br />
2003) e i risultati ottenuti dimostrano che il comportamento di ricerca differisce<br />
in termini di efficacia in relazione ai diversi vincoli spaziali dell’ambiente.<br />
L’obiettivo principale del presente progetto è quello di indagare come vengano<br />
esplorate diverse configurazioni spaziali in presenza di lesioni cerebellari<br />
che come precedentemente dimostrato causano un deficit di esplorazione<br />
(Mandolesi et al., 2003).<br />
Metodologia<br />
Nella presente ricerca saranno utilizzati ratti adulti Wistar allevati nelle<br />
condizioni standard di laboratorio. La metà del campione, il cui numero sarà<br />
di circa 60 unità, verrà sottoposta ad emicerebellectomia destra tramite aspirazione<br />
chirurgica. Gli animali saranno anestetizzati con una soluzione di<br />
ketamina (90 mg/kg) e xylazina (15 mg/kg) somministrata i.p.<br />
La testatura comportamentale avrà luogo a sintomatologia stabilizzata,<br />
dopo circa due settimane dall’intervento.<br />
L’apparato sperimentale utilizzato consisterà di un arena circolare (140<br />
cm di diametro) in cui verranno posizionati nove piccoli contenitori contenenti<br />
il rinforzo, posizionati secondo diverse configurazioni. In particolare,<br />
verranno utilizzate configurazioni a forma di croce, a forma di matrice, con<br />
tre clusters ed infine una configurazione random. In tutte le configurazioni, il<br />
compito dell’animale è quello di visitare i nove contenitori al fine di mangiarne<br />
il rinforzo. La procedura sperimentale consisterà di cinque sessioni<br />
giornaliere, composte a loro volta da sei prove.<br />
I parametri presi in considerazione saranno il tempo di ricerca (in<br />
secondi) impiegato per risolvere il compito; il numero delle visite (sia corrette<br />
che sbagliate) effettuate in ogni prova; il numero degli errori totali; la percentuale<br />
delle visite corrette; la più lunga sequenza di visite effettuate correttamente;<br />
il primo errore; la distanza percorsa (in centimetri) e la distanza percorsa<br />
nella parte più periferica dell’arena; il tipo di traiettoria utilizzata.<br />
– Denenberg V.H. (1969) in Tobach E. (Ed) Experimental approach to the study of<br />
emotional behavior. New York: Ankho International, 163-174.<br />
– Morris R.G.M., Garrud P., Rawlins J.N.P., O’Keefe J. (1982) Nature 297: 681-683.<br />
– De Lillo C., Aversano M., Tuci E., Visalberghi E. (1998) J Comparative Psychol 112:<br />
353-362.<br />
– Olton D.S., Samuelson R.J. (1976) J Exp Psychol An B 2: 97-116.<br />
– Roberts W. A., Ilerish T.J. (1989) J Exp Psychol An B 15: 274-285.<br />
– Valsecchi P., Bartolomucci A., Aversano M., Visalberghi E. (2000) J Comparative<br />
Psychol 114: 272-280.<br />
– Mandolesi L., Leggio M.G., Spirito F., Petrosini L. (2003) Eur J Neurosci 18: 2618-2626.<br />
– Mandolesi L., Leggio M.G., Graziano A., Neri P., Petrosini L. (2001) Eur J Neurosci<br />
14: 2011-2022.<br />
– Schenk F., Contant B., Grobety M.C. (1990) Learning and motivation 21: 164-189.<br />
2006 453
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
C.1.2 – Analisi stereo-morfologica di neuroni piramidali neocorticali<br />
in presenza di danno colinergico del proencefalo basale<br />
(Laura Petrosini)<br />
Descrizione<br />
Dato che il sistema colinergico del proencefalo basale gioca un ruolo centrale<br />
nei processi di apprendimento e memoria, è stata avanzata la cosiddetta<br />
“ ipotesi colinergica ” delle demenze, che propone che alcuni stati patologici<br />
caratterizzati da disfunzione cognitiva siano dovuti alla perdita della funzione<br />
colinergica. Supporto a questa posizione deriva da studi che indicano che la<br />
proiezione colinergica dal proencefalo basale alle varie aree neocorticali è la<br />
via più precocemente e gravemente compromessa nei pazienti con malattia di<br />
Alzheimer. Altre ricerche inoltre riportano gravi deficit cognitivi indotti dalla<br />
somministrazione di farmaci anticolinergici.<br />
Fra i vari tentativi di riprodurre la demenza tipo Alzheimer in modelli<br />
animali, uno dei più fruttuosi è quello in cui viene prodotta una ipofunzione<br />
colinergica attraverso la manipolazione sperimentale dei nuclei del proencefalo<br />
basale. In particolare, si può ottenere una selettiva lesione dei neuroni<br />
colinergici del proencefalo basale attraverso l’uso della immunotossina 192-<br />
IgG saporina che è in grado di bloccare la sintesi proteica nei neuroni colinergici.<br />
Le iniezioni intraparenchimali nel nucleo basale magnocellulare (NMB)<br />
della tossina provocano lesioni del sistema proencefalico basale, rendendo il<br />
modello di deplezione colinergica particolarmente adatto per lo studio degli<br />
effetti dell’assenza della proiezione colinergica alla neocortex.<br />
Recenti studi hanno dimostrato che l’esposizione ad ambienti stimolanti<br />
comporta un miglioramento delle prestazioni comportamentali negli animali<br />
normali e fornisce sostanziali benefici funzionali in soggetti portatori di<br />
lesioni. Inoltre, l’allevamento in ambiente arricchito aumenta l’ampiezza e la<br />
densità neuronale, l’estensione dendritica, la densità delle spine, il numero<br />
delle sinapsi, lo spessore corticale. In seguito ad allevamento in ambiente<br />
arricchito è stato dimostrato un chiaro aumento della neurogenesi nel giro<br />
dentato di ratti adulti nonché una riduzione dell’apoptosi nell’ippocampo.<br />
Tutte queste evidenze indicano che l’allevamento in ambiente arricchito è in<br />
grado di modellare le circuitazioni neuronali ed aumentare il recupero funzionale<br />
a seguito di lesioni encefaliche. Sebbene l’evidenza sperimentale sia<br />
ancora incompleta e i processi responsabili di questi effetti benefici siano<br />
ancora in larga misura sconosciuti, appare comunque evidente che l’esposizione<br />
a contesti stimolanti rappresenta uno dei più importanti fattori che<br />
modula la plasticità neuronale e il recupero funzionale. Da tenere presente<br />
che anche la letteratura clinica sottolinea l’associazione tra aumentate stimolazioni<br />
ambientali e ridotto rischio di malattia di Alzheimer.<br />
Nel presente progetto di ricerca ci si propone di analizzare come le condizioni<br />
di allevamento siano in grado di modificare la struttura dei neuroni piramidali<br />
della corteccia frontale e parietale in presenza di deplezione colinergica<br />
del proencefalo basale. In particolare, dato l’interessamento dei diversi strati<br />
corticali in circuiti diversi di afferenze ed efferenze con altre strutture corticali<br />
454 2006
e sottocorticali, ci si propone di analizzare i neuroni piramidali del III e del V<br />
strato della corteccia parietale e frontale. Considerata inoltre la specificità della<br />
funzionalità recettiva dell’arborizzazione apicale e basale nei neuroni piramidali,<br />
l’analisi sarà tesa ad indagare le eventuali difformità fra i cambiamenti<br />
intervenuti nelle due porzioni della ramificazione dendritica.<br />
Metodologia<br />
Saranno usati ratti Wistar che al 21° giorno post-natale, saranno allevati<br />
in condizioni arricchite, o in condizioni standard. Gli animali saranno mantenuti<br />
nelle rispettive condizioni di allevamento fino a 3 mesi di età, momento<br />
in cui i due gruppi saranno ulteriormente ripartiti in due sottogruppi. Il<br />
gruppo arricchito sarà suddiviso in due sottogruppi, di cui uno comprenderà<br />
ratti che riceveranno l’infusione bilaterale di 192 IgG saporina nel nucleo<br />
basale magnocellulare, e l’altro sarà costituito da ratti arricchiti usati come<br />
controlli. Anche il gruppo allevato in condizioni standard sarà suddiviso in<br />
due sottogruppi analoghi ai due sottogruppi precedentemente descritti. In<br />
questo modo si otterranno quattro gruppi sperimentali, due arricchiti e due<br />
allevati in condizioni standard, due con deplezione colinergica e due integri.<br />
Per ottenere la degenerazione del sistema colinergico proencefalico saranno<br />
effettuate a tre mesi d’età iniezioni stereotassiche bilaterali di tossina coniugata<br />
192 IgC-saporina nel nucleo basale magnocellulare (NBM). Alla fine del periodo<br />
di testatura comportamentale, per ottenere una colorazione neuronale tipo<br />
Golgi, gli animali saranno anestetizzati e riceveranno iniezioni frontali e parietali<br />
di una soluzione di tracciante retrogrado BDA e di un agonista dei recettori<br />
glutammatergici NMDA. Dopo 96 ore, gli animali anestetizzati saranno sacrificati<br />
mediante perfusione transcardiaca di una soluzione di fissaggio.<br />
Una volta prelevati, i cervelli saranno conservati per 24 ore in sucrosio, e<br />
poi tagliati al microtomo congelatore in sezioni dello spessore di 50 micron. I<br />
neuroni marcati con BDA saranno evidenziati usando il complesso avidinabiotina<br />
e analizzati alla Neurolucida. In particolare saranno analizzati i neuroni<br />
piramidali del terzo e del quinto strato in cui si prenderanno in considerazione<br />
cinque parametri: il numero delle spine dendritiche; la densità delle<br />
stesse sull’arborizzazione dendritica; l’estensione complessiva dell’arborizzazione;<br />
il numero totale delle ramificazioni, dato dalla somma dei nodi dendritici;<br />
il numero delle intersezioni dei dendriti con una serie di anelli concentrici,<br />
posti ad intervalli di 10 micron a partire dal centro del corpo cellulare.<br />
Tali parametri sono ritenuti indici di sinaptogenesi, fenomeno plastico di fondamentale<br />
importanza nel SNC.<br />
C.1.3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />
(Stefano Puglisi Allegra)<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Nel corso del 2006 sarà approfondito lo studio del ruolo della trasmissione<br />
noradrenergica prefrontale e della regolazione su quella dopaminergica<br />
meso-accumbens nella ricomparsa della preferenza condizionata ad un<br />
ambiente precedentemente appaiato a sostanze d’abuso. A questo scopo sarà<br />
2006 455
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
usato il test del “ reinstatement ” per verificare se la deafferentazione selettiva<br />
delle proiezioni noradrenergiche alla corteccia prefrontale mediale, effettuata<br />
dopo l’acquisizione di una preferenza spaziale condizionata in topi del ceppo<br />
C57BL/6J e l’estinzione della stessa, impedisce il recupero, indotto da uno<br />
stressor (“ foot-shock ”) o dall’ampiamento di “ cues ” ambientali associati<br />
all’ambiente in cui viene somministrata la sostanza.<br />
Sarà inoltre studiato il ruolo della trasmissione catecolaminergica cortico-sottocorticale<br />
nell’acquisizione di una preferenza spaziale condizionata in<br />
presenza di sostanze naturali (ad es. cibo) o di sostanze note per la loro capacità<br />
di indurre delle reazioni avversive (ad es. cili, o stressor inevitabili) allo<br />
scopo di verificare se i circuiti fronto-cortico-limbici sono implicati in<br />
maniera simile nell’attribuzione di motivazione incentivante positiva o negativa.<br />
Un’attenzione specifica sarà rivolta allo studio degli effetti di uno stress<br />
inevitabile sulla risposta catecolaminergica nella corteccia prefrontale e della<br />
sua regolazione della risposta dopaminergica in aree mesolimbiche come il<br />
nucleus accumbens, un’area che ricopre un ruolo fondamentale nell’apprendimento<br />
e nell’attribuzione di motivazione incentivante.<br />
C.2.1 – Atrofia Muscolare Spinale (Tilmann Achsel)<br />
Attività previste<br />
L’atrofia spinale muscolare (ASM) è una malattia causata da una diminuzione<br />
della proteina SMN, un fattore coinvolto nello splicing. Nonostante la<br />
sua presenza ubiquitaria, ci sono indicazioni che i neuroni siano più suscettibili<br />
alla mancanza di SMN a causa di un suo secondo ruolo. Noi guarderemo<br />
in particolare le proteine LSm1-7, che interagiscono con SMN in vitro. Queste<br />
proteine formano un complesso che, in tutte le cellule somatiche, ha un ruolo<br />
nella regolazione della traduzione. In precedenza abbiamo osservato che la<br />
proteina LSm1 è molto presente nei prolungamenti di neuroni; ci proponiamo<br />
ora di approfondire quale sia il ruolo di LSm1 nella regolazione della<br />
traduzione neuronale, e quale sia l’influenza di una mancanza della proteina<br />
SMN sulla localizzazione e funzione delle proteine LSm.<br />
In un secondo filone di ricerca, abbiamo studiato alterazioni di splicing<br />
dei messaggeri in un modello cellulare della Sclerosi Laterale Amiotrofica<br />
(SLA). Queste alterazioni toccano una gran parte di mRNAs, e possono<br />
così contribuire significativamente alla destabilizzazione dei neuroni.<br />
Vogliamo ora stabilire la causa di queste alterazioni dello splicing. Inoltre, il<br />
degrado dei motoneuroni progredisce in modo simile in SLA e ASM, e la<br />
proteina SMN, proteina causativa della ASM, ha un ruolo nello splicing.<br />
Perciò, vogliamo studiare se un difetto simile dello splicing si manifesta<br />
pure in cellule-modello di ASM.<br />
Descrizione<br />
Per capire il ruolo delle proteine LSm nei dendriti e l’influenza che la proteina<br />
SMN ha in questa funzione, vogliamo:<br />
456 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
– Analizzare la distribuzione di LSm1 di estratti di cervello su gradienti<br />
di sucrosi: complessi attivi o inibiti nella traduzione sedimentano con velocità<br />
caratteristiche.<br />
– Immunoprecipitare LSm1, da estratti di cervello o da frazioni di gradienti<br />
di sucrosi, e studiare in Western Blot quali proteine di traduzione si<br />
associano.<br />
– Introdurre siRNA in neuroni primari per abbassare il livello della proteina<br />
SMN; siRNA saranno introdotti tramite trasfezione (elettroporazione),<br />
un metodo già codificato in laboratorio. In tal modo, si potrà vedere se la<br />
mancanza di SMN modifica la localizzazione di LSm1.<br />
Per la linea di ricerca su splicing alternativo vogliamo studiare quale<br />
cascata di segnali cambia lo splicing attraverso:<br />
– Lo studio, tramite vari inibitori specifici, di come si propaga il segnale<br />
da stress ossidativo e danno mitocondriale fino al cambio dello splicing.<br />
– L’arricchimento di due famiglie di proteine che sono coinvolte nelle<br />
scelte di diti di splicing – le proteine hnRNP e SR – per analizzare modulazioni<br />
tramite metodi di proteomica. Questi esperimenti saranno eseguiti in<br />
collaborazione con l’unità proteomica dell’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Prof. Andrea<br />
Urbani e Prof. Giorgio Federici.<br />
– Studio di un modello che abbiamo sviluppato in precedenza: cellule di<br />
neuroblastoma che esprimono poco SMN, per vedere se la mancanza della<br />
proteina SMN porta a un cambiamento dello splicing simile a quello dovuto<br />
al danno mitocondriale.<br />
Risultati acquisiti<br />
Per la funzione del complesso LSm1-7, abbiamo visto che:<br />
– LSm1 è presente lungo i prolungamenti di neuroni primari di varie<br />
origini.<br />
– LSm1 è presente in aggregati puntiformi nei dendriti in tutto il cervello<br />
di topo.<br />
– Questi punti non contengono un marcatore della funzione conosciuta<br />
di LSm1, che suggerisce un’altra funzione della proteina.<br />
– LSm1 si lega ad mRNAs che sono localizzati lungo i dendriti neuronali.<br />
Questi dati suggeriscono che LSm1 abbia un ruolo nel trasporto e/o nella<br />
regolazione di mRNAs dendritici.<br />
Per quanto riguarda lo splicing alternativo, abbiamo osservato che:<br />
– Paraquat, un generatore di stress ossidativo ed un modello della SLA,<br />
cambia il rapporto di isoforme che risultano da splicing alternativo.<br />
– Tutti gli mRNAs che subiscono splicing alternativo (8/8 osservati) si<br />
modificano e quindi cambia l’espressione genica.<br />
– Cellule di origine neuronale sono più suscettibili rispetto a cellule di<br />
origine diversa.<br />
2006 457
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
Le nostre ricerche hanno una importanza nello studio una malattia quale<br />
la SLA:<br />
– Si usa il trattamento con paraquat per creare modelli di cellule in coltura<br />
della SLA.<br />
– <strong>Solo</strong> i neuroni cambiano lo splicing alternativo, e questo contribuisce<br />
alla destabilizzazione dei neuroni.<br />
– In tal senso, questo meccanismo potrebbe dare un contributo importante<br />
alla degenerazione dei neuroni che si osserva nella SLA.<br />
C.2.2 – Alterazioni della morfologia corticale e spinale<br />
e modificazioni delle funzioni cognitive e motorie<br />
nel topo G93A, un modello murino<br />
della sclerosi laterale amiotrofica (Martine Ammassari-Teule)<br />
Descrizione<br />
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia dei neuroni motori<br />
con un’incidenza stimata di 1.5/100.000. Un’alterazione fisiologica identificata<br />
come un possibile meccanismo responsabile della SLA è l’eccesso di radicali<br />
liberi che, aumentando lo stress ossidativo neuronale, induce neurodegenerazione.<br />
L’eccesso di radicali liberi è dovuto alla disfunzione di un enzima che,<br />
in condizioni normali, provvede alla loro eliminazione. Infatti circa il 20%<br />
della forma familiare della SLA è associata a mutazioni del gene della superossido<br />
dismutasi (SOD1), e topi transgenici (G93A), nei quali è stato introdotto<br />
il gene umano mutato della SOD1, sviluppano una patologia motoria<br />
simile alla SLA. Poiché la SLA è considerata una malattia dei motoneuroni,<br />
gli studi sperimentali svolti su questi animali hanno focalizzato su alterazioni<br />
a carico dei neuroni spinali e sui disturbi motori. Tuttavia, nei pazienti SLA,<br />
sono state anche identificate anomalie nel sistema nervoso centrale accompagnate<br />
da vari disturbi cognitivi.<br />
Lo scopo del nostro progetto è verificare se le anomalie dei neuroni nella<br />
corteccia frontale e il deficit nelle funzioni esecutive precedono o si sviluppano<br />
parallelamente alle anomalie dei neuroni spinali e al deficit motorio nel<br />
topo G93A.<br />
Consideriamo che cambiamenti pre-sintomatici nelle funzioni cognitive<br />
e nella morfologia corticale potrebbero fornire dei marcatori precoci della<br />
patologia utili per anticipare trattamenti terapeutici. A tale scopo, la natura<br />
e la progressione del deficit cognitivo verranno analizzati a due momenti<br />
dello sviluppo (svezzamento: 3 settimane; raggiungimento dell’età adulta:<br />
3 mesi) e sarà accompagnato da una descrizione delle anomalie a carico dei<br />
motoneuroni e dei neuroni corticali in termine di: (a) numero di cellule,<br />
(b) organizzazione dell’arborizzazione dendritica, (c) controllo del livello di<br />
espressione della proteina da shock termico (heat shock protein: hsp).<br />
Associando studi comportamentali, morfologici e di biologia molecolare<br />
intendiamo definire il “ time course ” della degenerazione spinale e corticale.<br />
458 2006
In particolare, consideriamo che cambiamenti pre-sintomatici nelle funzioni<br />
cognitive e nella morfologia corticale potrebbero fornire dei marcatori precoci<br />
della patologia utili per anticipare trattamenti terapeutici.<br />
Risultati preliminari<br />
Il modello animale della sclerosi laterale amiotofica (SLA) è fornito dai<br />
topi transgenici (G93A) che sovra-esprimono il gene umano mutato che codifica<br />
per l’enzima G93A SOD1. Mentre i disturbi motori di questi animali sono<br />
stati ampiamente descritti, il loro profilo cognitivo nella fase precedente<br />
all’apparizione dei sintomi motori non è stato tuttora caratterizzato. Abbiamo<br />
quindi analizzato la loro capacità ad elaborare l’informazione spaziale<br />
insieme ad alcuni parametri funzionali dell’ippocampo.<br />
I nostri dati hanno rivelato una maggiore reattività dei topi mutanti ai<br />
cambiamenti apportati a configurazioni di oggetti disseminati in una arena<br />
insieme ad un aumento dei livelli di espressione della subunità GluR1 dei<br />
recettori AMPA e ad un prolungamento della durata del potenziamento a<br />
lungo termine nell’ippocampo. Sembra quindi che, prima di indurre una<br />
eccito-tossicità generalizzata, gli alti livelli di glutammato cerebrale, già presenti<br />
nei topi mutanti prima dell’apparizione dei sintomi motori, siano in<br />
grado di indurre dei cambiamenti molecolari e sinaptici favorevoli alla elaborazione<br />
dell’informazione spaziale. Questi dati suggeriscono, quindi, la presenza<br />
di anomalie comportamentali pre-sintomatiche selettivamente associate<br />
alla mutazione del gene SOD1 (Spalloni A., Geracitano R., Berretta N., Sgobio<br />
C., Bernardi G., Mercuri N.B., Longone P., Ammassari-Teule M. (2006) Exp<br />
Neurol 197(2): 505-514. Epub 2005 Nov 23).<br />
Metodologie<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Gli esperimenti comportamentali avranno per scopo esaminare parallelamente<br />
le funzioni motorie e cognitive. L’analisi delle funzioni motorie verrà eseguita<br />
tramite valutazione della locomozione (test dell’open field) delle capacità<br />
di nuoto (test del water maze) e del coordinamento motorio (test del rotarod).<br />
Gli esperimenti di morfologia verranno effettuati usando il metodo di<br />
impregnazione di Golgi e la tecnica di Nissl. L’impregnazione di Golgi permette<br />
di definire il grado di complessità della arborizzazione dendritica (lunghezza<br />
e biforcazione dei dendriti), la densità delle spine dendritiche e la loro<br />
morfologia che, a sua volta, permette di stimare il loro grado di maturazione.<br />
La tecnica di Nissl verrà utilizzata per quantificare il numero di cellule nei tessuti<br />
spinali e corticali ad ogni fase dello sviluppo.<br />
Gli esperimenti di biologia molecolare verranno eseguiti tramite la tecnica<br />
di western-blotting. Verranno stimati i livelli di alcuni heat shock protein 70<br />
(hsp 70, hsp 25) la cui espressione rifletta processi di sofferenza neuronale in<br />
motoneuroni spinali e neuroni corticali.<br />
Infine, assumendo l’esistenza di differenze nella espressione di alcuni hsp,<br />
si utilizzerà la microscopia confocale per determinare se le hsp sono maggiormente<br />
espresse nelle cellule gliali o neuronali, e se la loro co-localizzazione<br />
varia a seconda della fase di sviluppo considerata.<br />
2006 459
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
C.2.3 – Basi molecolari e cellulari della Sindrome dell’X Fragile<br />
(Claudia Bagni)<br />
La Sindrome dell’X Fragile è la forma più frequente di ritardo mentale<br />
ereditario legata al malfunzionamento di un gene, FMR1, situato sul cromosoma<br />
X che codifica per la proteina FMRP. Il quadro clinico consiste in un<br />
ritardo mentale di grado variabile, da moderato a severo, e da una serie di<br />
caratteristiche fisiche quali dismorfie del volto, macro-orchidismo nei maschi<br />
e lassità dei legamenti. FMRP appartiene alla famiglia delle proteine che<br />
legano l’RNA ed è stata implicata nel controllo traduzionale alle sinapsi. Non<br />
è ancora chiaro come l’assenza di un regolatore traduzionale come FMRP<br />
possa portare ad un deficit nell’apprendimento e nella memorizzazione e<br />
quindi al ritardo mentale osservato nei pazienti affetti dalla sindrome.<br />
Poiché ad oggi sono stati isolati soltanto alcuni RNA messaggeri regolati da<br />
FMRP è di primaria importanza estendere questo studio al fine di caratterizzare<br />
il complesso ribonucleoproteico in cui FMRP esercita un’azione regolativa.<br />
Attività previste per il I anno<br />
1. Studio del complesso FMRP-PSD-95 – Abbiamo identificato e dimostrato<br />
che l’mRNA codificante per la proteina PSD-95 viene legato direttamente<br />
da FMRP che ne regola la sua stabilità. In cellule neuronali ippocampali,<br />
in assenza di FMRP, l’mRNA per PSD-95 ha una vita media notevolmente<br />
ridotta. Questo potrebbe spiegare i fenomeni di plasticità sinaptica<br />
alterata riscontrata nei pazienti e nel modello murino per la Sindrome.<br />
Ci proponiamo adesso di sviluppare ulteriormente questo studio e caratterizzare<br />
quale dei quattro domini di FMRP che legano gli RNA è responsabile<br />
di questa interazione. Passeremo poi ad analizzare la sequenza nucleotidica<br />
presente sul 3’UTR dell’mRNA di PSD-95 responsabile dell’interazione<br />
con FMRP. Questo ci permetterà di identificare un nuovo motivo di sequenza<br />
riconosciuto dalla proteina FMRP e che potrebbe trovarsi anche in altri<br />
mRNA neuronali regolati dalla stessa.<br />
Il goal finale di questo studio è quello di comprendere meglio l’alterazione<br />
del meccanismo molecolare responsabile della dismorfogenesi delle spine<br />
osservata nei pazienti con tale Sindrome.<br />
2. Regolazione della sintesi proteica locale – Abbiamo precedentemente<br />
dimostrato che FMRP agisce come un repressore traduzionale di specifici<br />
mRNA neuronali. Stiamo attualmente delucidando come FMRP assolva questa<br />
funzione dissezionando i differenti componenti (RNA/proteine) che fanno<br />
parte del complesso di FMRP e che giocano un ruolo nella repressione traduzionale<br />
degli mRNA alle sinapsi.<br />
C.2.4 – Analisi del ruolo della chinasi Mutata nell’Atassia Telangiectasica<br />
(ATM) nella morte cellulare programmata e nel differenziamento<br />
neuronale (Daniela Barilà)<br />
La morte cellulare programmata o apoptosi è coinvolta nello sviluppo<br />
embrionale ed è un evento la cui attivazione deve essere finemente regolata.<br />
460 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
In particolare, un eccesso di apoptosi contribuisce alla neurodegenerazione<br />
tipica di molte patologie neurologiche, mentre una deficienza nella risposta<br />
apoptotica favorisce ad esempio allo sviluppo tumorale.<br />
L’Atassia Telangiectasica (AT) è una patologia caratterizzata da degenerazione<br />
delle cellule del Purkinje, che determina la progressiva atassia e che suggerisce<br />
un aumento della morte cellulare programmata a carico di quello specifico<br />
tipo cellulare. D’altra parte, pazienti affetti da questa patologia, mostrano<br />
un forte incremento della probabilità di sviluppare tumori, soprattutto a livello<br />
del sistema immunitario (linfomi e leucemie). Questa osservazione suggerisce<br />
che contrariamente a quanto descritto per le cellule cerebellari, le cellule del<br />
sistema immunitario dei pazienti AT sono resistenti alla risposta apoptotica.<br />
L’AT è una malattia monogenica caratterizzata da mutazioni su entrambi<br />
gli alleli per il gene atm che causano l’assenza nei pazienti della proteina corrispondente<br />
ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated). ATM è una serina-treoninachinasi-PI-3-kinase-like<br />
centrale nella risposta al danno al DNA indotto da rotture<br />
a doppio filamento. Questo tipo di danno insorge spontaneamente durante<br />
lo sviluppo oppure può essere indotto da fattori ambientali, come le radiazioni<br />
ionizzanti, o svilupparsi in situazioni patologiche, come ad esempio alcune<br />
neurodegenerazioni. In ogni caso, l’attività chinasica di ATM viene indotta ed è<br />
necessaria per trasdurre la fosforilazione di diversi substrati di ATM, modulandone<br />
la funzione e contribuendo quindi all’arresto del ciclo cellulare e al riparo<br />
del danno oppure all’attivazione della risposta apoptotica. Lo scopo finale di<br />
questa risposta è prevenire la replicazione del DNA in presenza di danno e<br />
quindi la conseguente instabilità genomica.<br />
Il nostro obiettivo è studiare in vitro i meccanismi molecolari con cui<br />
ATM partecipa alla risposta apoptotica in condizioni normali e patologiche, in<br />
diversi tipi cellulari, in modo da favorire la comprensione del complesso quadro<br />
clinico dei pazienti ed identificare nuove possibili strategie di intervento<br />
terapeutico.<br />
Attività previste per il I anno<br />
Il nostro lavoro si sviluppa in tre direzioni principali:<br />
1. Studio del ruolo di ATM nell’apoptosi indotta da Fas nel sistema immunitario<br />
– Il differenziamento e l’omeostasi del sistema immunitario sono finemente<br />
regolati dall’apoptosi trasdotta dal recettore di morte Fas. Difetti in<br />
questa risposta sono chiaramente associati a sviluppo di tumori del sistema<br />
immunitario e ad immunodeficienza. I pazienti AT mostrano un aumento<br />
rilevante dell’incidenza di linfomi e leucemie.<br />
Il nostro obiettivo è verificare se e come ATM partecipi alla morte cellulare<br />
indotta da Fas. Ci proponiamo quindi di analizzare l’attivazione di ATM a<br />
valle di Fas e il ruolo di ATM nella morte cellulare.<br />
Risultati acquisiti e disegno sperimentale futuro: utilizzando una linea<br />
cellulare linfoblastoide sensibile all’apoptosi indotta da Fas abbiamo dimostrato<br />
che Fas induce l’attività chinasica di ATM e la fosforilazione di alcune<br />
proteine, descritte come substrati di ATM in risposta al danno indotto da<br />
radiazioni ionizzanti, quali p53, Chk2 e H2AX. Sono disponibili diverse linee<br />
2006 461
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
linfoblastoidi derivate da pazienti AT o da donatori sani. Abbiamo analizzato<br />
mediante citofluorimetria la sensibilità di queste linee cellulari alla morte<br />
indotta da Fas e dimostrato che l’assenza di ATM rende le cellule dei pazienti<br />
AT fortemente resistenti all’apoptosi. La morte cellulare a valle di Fas coinvolge<br />
una cascata di eventi molto ben caratterizzata, basata sul reclutamento<br />
e sull’attivazione di una cistein-proteasi, Caspasi-8, che media l’attivazione a<br />
valle di altre caspasi responsabili delle modifiche biochimiche e strutturali<br />
che culminano con la degradazione del DNA e con la morte cellulare.<br />
Abbiamo trasfettato stabilmente linee di pazienti AT con opportuni vettori che<br />
consentono di ripristinare l’espressione di ATM-wt o ATM-Kin ossia privo di<br />
attività chinasica.<br />
Ci proponiamo utilizzando queste linee di studiare la traduzione<br />
del segnale a valle di Fas in presenza ed in assenza di ATM, in modo da identificare<br />
il meccanismo molecolare con cui ATM modula questa risposta<br />
apoptotica. Tali studi consentiranno di identificare nuove funzioni di ATM e<br />
di approfondire il meccanismo che determina l’insorgenza di linfomi associata<br />
all’AT.<br />
2. Studio del ruolo di ATM nell’apoptosi associata a diverse patologie neurodegenerative<br />
– Uno dei principali effettori della risposta apoptotica a valle di<br />
ATM è p53, un fattore trascrizionale la cui attività è regolata da diverse modifiche<br />
post-traduzionali, tra cui la fosforilazione in Serina15 dipendente da<br />
ATM. p53 ha un ruolo centrale nella morte cellulare associata a diverse patologie<br />
neurodegenerative tra cui la Sclerosi Laterale Amiotrofica e l’Alzheimer.<br />
Ci proponiamo quindi di utilizzare modelli cellulari in vitro di queste patologie<br />
per testare l’ipotesi che l’attività di ATM sia indotta e partecipi a tradurre<br />
il segnale apoptotico in questi contesti patologici. Inoltre, vogliamo verificare<br />
se la somministrazione in vitro ed in vivo su sistemi animali modello di specifici<br />
inibitori dell’attività chinasica di ATM possa inibire il processo apoptotico<br />
ed in definitiva quindi rallentare l’insorgenza o la progressione della patologia.<br />
3. Studio del ruolo e dell’attività di ATM nel differenziamento neuronale –<br />
Ci proponiamo di verificare se il differenziamento neuronale in vitro induca o<br />
modifichi l’attività chinasica di ATM e se, viceversa, l’inibizione farmacologia<br />
dell’attività chinasica di ATM alteri il differenziamento.<br />
A tale scopo utilizzeremo diversi sistemi modello di cui stiamo al momento<br />
testando la convenienza rispetto agli anticorpi ed ai reagenti disponibili per lo<br />
studio di ATM.<br />
C.2.5 – Alterazioni funzionali nella attività elettrica dei neuroni<br />
dopaminergici della sostanza nera pars compacta:<br />
ruolo delle afferenze sinaptiche estrinseche (Nicola Berretta)<br />
Razionale<br />
I neuroni dopaminergici della Sostanza Nera pars compacta (SNc) svolgono<br />
un ruolo essenziale nel controllo motorio, tale per cui una loro degenerazione<br />
costituisce la causa principale dei disturbi motori associati a disfun-<br />
462 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
zioni extrapiramidali come quelli tipici del Morbo di Parkinson. Le alterazioni<br />
funzionali dell’eccitabilità di questi neuroni si riflettono in modificazioni nell’entità<br />
e nella modalità di rilascio di dopamina (DA) nelle aree di proiezione,<br />
infatti è stato osservato che anche delle modificazioni nelle modalità di scarica<br />
dei neuroni dopaminergici può influire sostanzialmente sulla quantità di<br />
DA rilasciata nel Nucleo Striato. Da ciò si evince quanto le afferenze sinaptiche<br />
a questi neuroni possano giocare un ruolo determinante nel modificare le<br />
loro proprietà di scarica e dunque la loro funzionalità nell’ambito di tutto il<br />
sistema dei gangli della base.<br />
Tra le afferenze estrinseche, le principali sono di natura inibitoria<br />
GABAergica, provenienti soprattutto dallo Striato e dal Pallido, tuttavia esiste<br />
anche una consistente afferenza di tipo eccitatorio glutammatergico, soprattutto<br />
dal Nucleo Subtalamico e dal Nucleo Peduncolopontino. Molti studi<br />
sono stati condotti sull’azione postsinaptica di queste afferenze, ma poco è<br />
noto sull’azione che il GABA ed il glutammato svolgono a livello presinaptico.<br />
D’altra parte è presumibile ipotizzare che queste afferenze possano essere<br />
sottoposte ad una fine modulazione nella loro efficacia, e che sia proprio<br />
attraverso spostamenti nel bilanciamento tra eccitazione ed inibizione che i<br />
neuroni dopaminergici modifichino la loro risposta funzionale nelle diverse<br />
condizioni fisiologiche e patologiche.<br />
I meccanismi sottostanti la modulazione presinaptica di rilascio di trasmettitore<br />
sono da lungo tempo oggetto di studio ed appare chiaro come questa<br />
possa esplicarsi sia attraverso meccanismi di modificazione nella permeabilità<br />
dei canali Ca 2+ voltaggio-dipendenti presenti sui terminali sinaptici, la<br />
cui apertura presiede al rilascio delle vescicole sinaptiche, sia attraverso meccanismi<br />
indipendenti dall’ingresso di calcio, per azione diretta sull’apparato<br />
che presiede alla fusione delle vescicole alla membrana presinaptica. D’altra<br />
parte, comprendere con maggiore precisione quali siano i meccanismi che<br />
presiedono tale modulazione può risultare particolarmente importante qualora<br />
si vogliano definire target specifici per interventi farmacologici, volti a<br />
ristabilire un corretto bilanciamento del rapporto eccitazione-inibizione degli<br />
input ai neuroni dopaminergici.<br />
Obiettivi<br />
I nostri studi prenderanno dunque in esame il meccanismo attraverso cui<br />
i terminali GABAergici afferenti alle cellule dopaminergiche della SNc siano<br />
modulati dal GABA stesso, per un meccanismo di auto-inibizione GABABdipendente,<br />
e dal glutammato, mediante stimolazione dei recettori metabotropici<br />
del glutammato (mGluRs) di tipo III. Per tale scopo utilizzeremo preparati<br />
slice di mesencefalo ventrale, mantenuti con procedure standard, su<br />
cui eseguiremo registrazioni elettrofisiologiche in whole-cell patch-clamp.<br />
Tale analisi prevedrà diverse fasi che possono essere riassunte secondo lo<br />
schema seguente:<br />
1. Analisi degli affetti di AP4, agonista dei recettori mGluR-III, e baclofen,<br />
agonista dei recettori GABAB, sulle risposte sinaptiche mediate dai recettori<br />
GABAA, evocate da stimolazione locale.<br />
2006 463
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
2. Analisi degli affetti di AP4 e baclofen sulle correnti sinaptiche spontanee<br />
GABAergiche, in assenza ed in presenza di bloccanti di canali Na + e Ca 2+<br />
voltaggio-dipendenti.<br />
3. Analisi degli affetti di AP4 e baclofen sulle correnti sinaptiche spontanee<br />
GABAergiche indotte da tossine specifiche che agiscono sul rilascio vescicolare<br />
Ca 2+ -dipendente e Ca 2+ -indipendente.<br />
C.2.6 – Ruolo delle Scaffolding Proteins e del recettore NMDA<br />
nella plasticità sinaptica corticostriatale in modelli sperimentali<br />
di malattie neurodegenerative (Paolo Calabresi)<br />
Nelle sinapsi del sistema nervoso centrale i recettori NMDA sono raggruppati<br />
in una frazione subcellulare altamente organizzata, la Post Synaptic<br />
Density (PSD), dinamicamente regolata grazie all’aggregazione dei recettori<br />
ionotropici glutammatergici con le proteine di adesione e gli elementi di trasduzione<br />
del segnale. È noto che la funzionalità del recettore NMDA è modulata<br />
da processi di fosforilazione e che la fosforilazione di subunità specifiche<br />
del recettore risulta modificata in condizioni patologiche. Le proprietà fisiologiche<br />
dei recettori NMDA sono determinate non solo dalla composizione delle<br />
loro subunità e dalla loro localizzazione cellulare, ma anche dall’interazione<br />
proteica che governa la cascata di eventi innescata dall’attivazione recettoriale.<br />
Tra queste, la CaMKII è direttamente legata alla regione c-terminale<br />
delle subunità NR2A e 2B del complesso recettoriale NMDA competendo, a<br />
livello della subunità NR2A, con il legame con PSD-95. Il complesso proteico<br />
postsinaptico associato al recettore NMDA rappresenta un elemento chiave<br />
nella patogenesi delle modificazioni sinaptiche a lungo termine e delle anormalità<br />
motorie in modelli sperimentali di molte malattie neurodegenerative<br />
tra cui il Morbo di Parkinson (PD).<br />
Tra le “ scaffolding proteins ” i componenti della famiglia proteica delle<br />
MAGUK (membrane-associated guanylate kinase), come la SAP97 e la<br />
SAP102, sono stati coinvolti nei meccanismi molecolari che regolano il “ trafficking<br />
” e il “ clustering ” dei recettori ionotropici del glutammato (Glu) al<br />
compartimento postsinaptico.<br />
Sul terminale presinaptico la “ cytomatrix assembled at the active zone ”<br />
(CAZ) rappresenta il sito di rilascio del neurotrasmettitore ed è una zona altamente<br />
organizzata per il “ trafficking ” delle vescicole sinaptiche (SV). In questa<br />
zona “ Piccolo ” e “ Bassoon ” sono due proteine che svolgono un ruolo chiave<br />
nel trasporto delle SV nella zona attiva e nella loro fusione con la membrana<br />
sinaptica per il rilascio di glutammato dal terminale corticostriatale. Risultati<br />
preliminari ottenuti da test comportamentali ed elettrofisiologici indicano che<br />
la proteina Bassoon (BSN) ha ruoli differenti nella modulazione della plasticità<br />
sinaptica delle diverse popolazioni neuronali dello striato suggerendo una sua<br />
funzione regolatoria nell’organizzazione delle sinapsi glutammatergiche striatali.<br />
Tuttavia nessuno studio ha finora chiaramente dimostrato i meccanismi<br />
alla base dell’attività di questa e di altre SCAFFs nello striato, area di particolare<br />
interesse clinico in quanto sede dei più importanti fenomeni di plasticità<br />
464 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
sinaptica e costituita da popolazioni neuronali selettivamente vulnerabili alla<br />
neurodegenerazione. Uno studio più approfondito della trasmissione sinaptica<br />
striatale dal punto di vista elettrofisiologico sarebbe pertanto necessario per<br />
correlare i deficit cognitivi ad alterazioni neurofisiologiche ed investigare a<br />
fondo sui meccanismi alla base dei danni causati dai deficit trasmettitoriali<br />
dovuti alla mancata funzione delle SCAFFs.<br />
Attività previste per il I e il II anno<br />
1. Analisi della plasticità sinaptica corticostriatale dopo l’applicazione in<br />
vitro di specifici peptidi ad azione disaccoppiante delle varie subunità del<br />
recettore NMDA registrata da: (a) ratti controllo, (b) animali lesionati, (c) animali<br />
non discinetici trattati con L-DOPA, (d) animali non discinetici trattati<br />
con L-DOPA che hanno sviluppato discinesie. A tal fine, effettueremo registrazioni<br />
elettrofisiologiche intracellulari da fettine corticostriatali di ratti<br />
6-OHDA e trattati cronicamente con L-DOPA con specifici peptidi (TAT2A e<br />
2B) in grado di impedire alle “ scaffolding proteins ” (SAP97, SAP102) di trasportare<br />
le diverse subunità del recettore NMDA al complesso recettoriale<br />
sulla membrana postsinaptica.<br />
Attività previste per il II e il III anno<br />
1. Studio del ruolo delle alterazioni nel rilascio delle vescicole sinaptiche<br />
dal terminale corticostriatale presinaptico in topi KO per “ Piccolo ” e Bassoon<br />
” sulle proprietà elettrofisiologiche nei vari sottotipi neuronali presenti<br />
nello striato (spiny neurons e fast-spiking). In questi animali KO studieremo,<br />
inoltre, l’eventuale alterazione della plasticità sinaptica corticostriatale e del<br />
suo depotenziamento nei due differenti tipi neuronali striatali.<br />
2. Nei topi BSN KO e WT saranno valutate l’attività locomotoria con il<br />
test dell’open field e vari tipi di apprendimento a carico del nuclei striato e<br />
ippocampo tramite test del cross/water maze, del fear extinction e dell’active<br />
avoidance.<br />
Risultati acquisiti<br />
Recentemente, abbiamo dimostrato come insieme alla plasticità sinaptica<br />
striatale anche l’attività della CaMKII e la composizione del complesso recettoriale<br />
NMDA risultino alterate nello striato di ratti lesionati con 6-OHDA<br />
(Picconi et al., (2005) Neurotoxicol 26(5); 779-783). Sia il trattamento subcronico<br />
con L-DOPA (4 giorni) che inibitori specifici della kinasi, somministrati<br />
localmente a ratti lesionati con 6-OHDA, erano in grado di riportare la fosforilazione<br />
della CaMKII a livelli fisiologici, di ripristinare la plasticità sinaptica<br />
striatale e di revertire le alterazioni motorie da denervazione. Da questi risultati<br />
si è concluso che uno dei meccanismi alla base dell’azione terapeutica<br />
della L-DOPA potrebbe essere la normalizzazione dei livelli di autofosforilazione<br />
della CaMKII che giocano un ruolo chiave nella trasmissione eccitatoria<br />
striatale, nella genesi dell’LTP e nel controllo dell’attività motoria come evidenziato<br />
nel modello sperimentale di MP.<br />
2006 465
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
È stata, inoltre, già valutata l’organizzazione strutturale delle PSD purificate<br />
da: (a) ratti controllo, (b) animali lesionati, (c) animali non discinetici<br />
trattati con L-DOPA, (d) animali non discinetici trattati con L-DOPA che<br />
hanno sviluppato discinesie. A questo scopo è stata valutata l’organizzazione<br />
molecolare del recettore NMDA e l’associazione di “ scaffolding proteins ”<br />
come i membri delle MAGUK (SAP97, PSD-95 e SAP102) (Gardoni et al.<br />
(2006) J Neurosci 26(11): 2914-2922).<br />
C.2.7 – Analisi dello stress e della morte cellulare nella malattia<br />
di Alzheimer in modelli animali e cellulari di nuova concezione<br />
(Francesco Cecconi)<br />
La morte cellulare ha luogo mediante apoptosi o necrosi. Questi due<br />
meccanismi hanno “ firme ” istologiche e biochimiche distinte. L’apoptosi è<br />
coinvolta nello sviluppo embrionale ed è una caratteristica delle malattie neurologiche<br />
sia acute che croniche. Quando viene indotta apoptosi, una cascata<br />
biochimica attiva proteasi che distruggono le molecole richieste per la sopravvivenza<br />
cellulare e ne attivano altre che mediano un programma di suicidio<br />
cellulare. L’apoptosoma è il più caratterizzato dei motori molecolari responsabili<br />
di questa cascata enzimatica. L’inattivazione del componente apoptosomico<br />
Apaf1 in embrioni di topo porta ad un accumulo di cellule cerebrali<br />
soprannumerarie. Avendo osservato in precedenza che precursori neuronali<br />
(Neural Precursor Cells, NPCs) in embrioni Apaf1 -/- ed in condizioni di coltura<br />
(cellule ETNA -/- ) sfuggono alla morte cellulare programmata indotta da stimoli<br />
neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer (AD; ad es. il<br />
peptide beta-amiloide) e della sclerosi laterale amiotrofica (ALS; ad es. la<br />
forma mutante G93A della superossido dismutasi 1) e mantengono il loro<br />
potenziale differenziativo, abbiamo deciso di individuare i network molecolari<br />
a monte ed a valle dell’attivazione dell’apoptosoma in sistemi modello<br />
della malattia di Alzheimer in vitro. Abbiamo inoltre generato linee condizionali<br />
del mutante Apaf1 per confermare in vivo i nostri risultati.<br />
Attività previste per il I anno<br />
Ruoli di Apaf1 e dell’apoptosoma nelle neurodegenerazioni – Le linee murine<br />
Apaf1flox e Fc98 line generate da noi in precedenza, verranno incrociate con il<br />
modello transgenico L7ag13 per modulare l’attività del gene Apaf1 nella corteccia<br />
e nell’ippocampo adulti. La linea doppio-transgenica verrà quindi incrociata<br />
con un modello animale di AD (Tg2576). Questo modello porta un transgene<br />
codificante per l’isoforma della proteina precursore dell’amiloide (APP)<br />
derivante da una vasta famiglia svedese affetta da AD ad insorgenza precoce.<br />
L’animale esprime alte concentrazioni del peptide tossico Aβ, sviluppa placche<br />
amiloidi e mostra deficit mnemonici. Il modello Tg2576 mostra molte similitudini<br />
con l’AD umano e consente di studiare la formazione delle placche, la<br />
perdita neuronale ed i disturbi della memoria associati all’AD in condizioni di<br />
soppressione o innalzamento del processo di morte cellulare.<br />
Ci proponiamo di analizzare nel corso del I anno del progetto gli effetti<br />
della modulazione dell’apoptosoma in vivo.<br />
466 2006
Risultati acquisiti<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Poiché una proteina considerata come agente etiologico dell’AD, il peptide<br />
beta-amiloide (A-Beta), è stata descritta come attivatore dello stress del<br />
reticolo endoplasmatico (ER-stress) e questa attivazione è stata proposta<br />
come conditio sine qua non per l’esecuzione della risposta apoptotica, è stato<br />
analizzato l’ER-stress in cellule con o senza apoptosoma. La risposta cellulare<br />
all’ER-stress prevede in questo sistema l’incremento dell’espressione di alcuni<br />
trasduttori del segnale quali GADD153 e Grp78 ed il rilascio del catione calcio<br />
dall’ER stesso. A questi eventi fa seguito l’attivazione dell’apoptosoma. Vice<br />
versa l’assunzione del calcio da parte del mitocondrio e l’attivazione della<br />
caspasi 12, enzima a tutt’oggi considerato fattore chiave della risposta all’ERstress,<br />
sono eventi trascurabili per la risposta apoptotica. I nostri risultati<br />
implicano che la via apoptosomica sia l’itinerario principale delle NPCs verso<br />
la morte mediata da ER-stress e che questa non sia dipendente dall’assunzione<br />
del catione calcio da parte del mitocondrio e dall’attivazione della<br />
caspasi 12. Poiché il peptide A-Beta, tipico dell’AD, sembra essere un induttore<br />
di ER-stress, i dati sono rilevanti nell’ottica di un’approfondita analisi dei<br />
percorsi metabolici dell’apoptosi in questa ed altre neurodegenerazioni.<br />
Per quanto riguarda l’approccio in vivo, incroci fra le linee murine per la<br />
sovraespressione condizionale di Apaf1 FC98/Trap-Cre, FC98/D6-Cre e<br />
FC98/L7ag13 sono stati effettuati. Inoltre è stata generata la nuova linea<br />
murina Apaf1-flox/flox, per la inattivazione condizionale del gene Apaf1.<br />
In attesa dei risultati derivanti dall’incrocio di questa linea con la linea<br />
murina Tg2576, da noi scelta come modello animale di AD, abbiamo caratterizzato<br />
l’insorgenza dei tratti patologici molecolari ed istologici in cellule primarie<br />
ippocampali derivate al primo giorno postnatale dalla linea Tg2576,<br />
dissezionate e poste in cultura. Ad una prima analisi, esse mostrano alterazioni<br />
morfologiche a livello dei processi neuritici che risultano tortuosi, frammentati<br />
e di dimensioni ridotte. Dal punto di vista molecolare mostrano accumulo<br />
di A-beta endocellulare, accumulo di tau fosforilata ed attivazione di<br />
calpaine dopo 20 giorni di incubazione, nessun tratto tipico della morte cellulare<br />
programmata e incremento della proteina di risposta allo shock termico<br />
hsp70. L’analisi genetica per incrocio che stiamo conducendo ci rivelerà l’eventuale<br />
coinvolgimento delle molecole poste a valle nel percorso di morte<br />
cellulare mediato dal mitocondrio in processi di degradazione terminale dei<br />
neuroni o in processi specifici di regolazione post-traduzionale coinvolti nell’ontogenesi<br />
delle neurodegenerazioni.<br />
C.2.8 – Strategie terapeutiche per la Corea di Huntington. Il ruolo<br />
di c-AMP-responsive element (CREB) (Francesca Romana Fusco)<br />
La comprensione dei meccanismi alla base della vulnerabilità o della<br />
resistenza dei neuroni striatali ai fenomeni neurodegenerativi della corea di<br />
Huntington (HD) è di importanza fondamentale per lo studio di strategie terapeutiche.<br />
Per tale motivo il nostro laboratorio si è in precedenza dedicato a<br />
studiare la presenza della proteina huntingtina nei principali sottotipi neuro-<br />
2006 467
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
nali striatali del topo mutante R6/2, modello transgenico di HD. I nostri dati<br />
hanno confermato, anche nel topo mutante, una particolare ricchezza di huntingtina<br />
negli interneuroni colinergici, resistenti al danno eccitotossico. L’obiettivo<br />
successivo è stato quello di indagare la presenza di altre proteine che<br />
si sono dimostrate importanti nell’HD. La c-AMP-responsive-element (CREB)<br />
è una proteina regolatrice di varie funzioni cellulari, recentemente dimostrata<br />
essere coinvolta nei processi degenerativi dell’HD. Il nostro gruppo ha recentemente<br />
dimostrato una correlazione tra i livelli di CREB e le diverse sottopopolazioni<br />
neuronali striatali coinvolte nella degenerazione nell’HD (Giampà<br />
C., DeMarch Z. et al. (2006) Eur J Neurosi 23(1): 11-20). Il progetto, che avrà<br />
durata triennale, sarà rivolto allo studio di strategie terapeutiche per l’HD che<br />
siano finalizzate all’aumento della CREB nei neuroni di proiezione che sono i<br />
primi a degenerare nella patologia.<br />
La prima parte del progetto mirerà allo studio dell’effetto di un inibitore<br />
della fosfodiesterasi 4, il Rolipram, sull’espressione a livello proteico della<br />
CREB nei neuroni di proiezione sia nel ratto normale che nel modello eccitotossico<br />
da lesione con acido quinolinico. Ratti Wistar maschi verranno iniettati<br />
stereotassicamente con acido quinolinico 10mM in anestesia generale,<br />
dopo trattamento quotidiano con Rolipram a due differenti concentrazioni<br />
(0.15 mg/Kg; 1,15 mg/Kg) saranno perfusi a diversi time-points e fissati in<br />
paraformaldeide 4%. Verranno ottenute sezioni di encefalo dello spessore di<br />
40 µm che saranno incubate con un cocktail di anticorpi primari diretti contro<br />
la CREB e contro la calbindina (CALB). Le sezioni verranno in seguito<br />
incubate con una miscela di appropriati anticorpi secondari fluorescenti,<br />
montati su vetrini gelatinati e quindi esaminate con un microscopio ad epiilluminazione<br />
in fluorescenza e con un microscopio confocale. I dati ottenuti<br />
ci permetteranno di verificare una possibile strategia terapeutica per l’HD<br />
rivolte ad intervenire sui livelli di CREB intrastriatale.<br />
Risultati preliminari<br />
È stato per ora studiato l’effetto di un inibitore della fosfodiesterasi 4, il<br />
Rolipram, sull’espressione a livello proteico della CREB nei neuroni di proiezione<br />
sia nel ratto normale che nel modello eccitotossico da lesione con acido<br />
quinolinico. Ratti Wistar maschi sono stati iniettati stereotassicamente con<br />
acido quinolinico (QA) 10mM in anestesia generale, dopo trattamento quotidiano<br />
con Rolipram a due differenti concentrazioni (0.15 mg/Kg; 1,15 mg/Kg).<br />
Le sezioni ottenute sono state incubate con un cocktail di anticorpi primari<br />
diretti contro la CREB e contro la calbindina (CALB). Le sezioni sono state<br />
esaminate con un microscopio ad epi-illuminazione in fluorescenza e con un<br />
microscopio confocale.<br />
Dai nostri studi preliminari si evince una significativa differenza tra la<br />
quantità di CREB fosforilata nei neuroni di proiezione in animali lesionati con<br />
QA trattati con Rolipram e ratti lesionati QA trattati con veicolo. Abbiamo inoltre<br />
un significativo aumento dell’intensità della p-CREB in neuroni trattati con<br />
Rolipram 0,15 mg/Kg rispetto ai ratti lesionati QA a tutti i time-points. Questo<br />
effetto è evidente in particolar modo a 8 settimane dalla lesione dove si ha un<br />
468 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
aumento dell’intensità della p-CREB del 112% rispetto ai lesionati QA. È stato<br />
inoltre osservato un maggiore effetto negli animali trattati con Rolipram 1,15<br />
mg/Kg in cui l’aumento di intensità della p-CREB risulta essere del 120%. Tali<br />
incoraggianti risultati suggeriscono che l’aumento della fosforilazione della<br />
CREB può essere considerata una valida strategia terapeutica per combattere<br />
la vulnerabilità dei neuroni di proiezione nella corea di Huntington.<br />
C.2.9 – Recettori metabotropici del glutammato, risposte neuronali<br />
e canali transienti (TRP) (Ezia Guatteo)<br />
Razionale<br />
È noto che l’acido glutammico viene rilasciato nel mesencefalo ventrale<br />
da terminali eccitatori provenienti, in larga parte, dalla corteccia cerebrale.<br />
Una discreta sorgente di glutammato è anche rappresentata da terminali provenienti<br />
dal nucleo subtalamico e peduncolopontino. Queste terminazioni<br />
eccitatorie rivestono particolare importanza nella regolazione degli outputs<br />
dei gangli della base, e quindi, in definitiva, nel controllare le performances<br />
motorie. Un altro non secondario aspetto da considerare nella fisiopatologia<br />
dei gangli della base, è che un eccesso di attività glutammatergica può partecipare<br />
alla degenerazione dei neuroni mesencefalici dopaminergici.<br />
L’acido glutammico agisce su recettori ionotropico (tipo AMPA, Kainato,<br />
NMDA) e metabotropico (gruppo I, II e III). I meccanismi ionici responsabili<br />
dell’eccitazione indotta dal glutammato che agisce su recettori metabotropici<br />
del gruppo I coinvolgono canali transienti (TRP – Transient Receptor Potential).<br />
Questi canali possono condurre sia calcio che sodio all’interno della cellula<br />
con un meccanismo voltaggio dipendente.<br />
La nostra ricerca si prefigge di studiare le modalità di risposte delle<br />
cellule dopaminergiche e non dopaminergiche mesencefaliche al neurotrasmettitore<br />
eccitatorio glutammato.<br />
Obiettivi<br />
Ci prefiggiamo di appurare le modalità dell’eccitazione indotta dal glutammato<br />
sulle cellule dopaminergiche e sui neuroni GABAergici mesencefalici.<br />
Cercheremo inoltre, attraverso l’utilizzo di tecniche fluorimetriche associate<br />
al patch-clamp, di valutare se l’aumento di calcio citoplasmatico indotto<br />
dal glutammato avviene attraverso un aumento di flusso intramembranario o<br />
un aumento del rilascio da parte di depositi intracellulari. La nostra attenzione<br />
sarà anche incentrata nello stabilire se un’apertura dei canali TRP, glutammato-indotta,<br />
sia in grado di aumentare i flussi transmembranari dello<br />
ione sodio, e quindi in definitiva di elevare il contenuto intracellulare di sodio.<br />
La nostra ricerca sarà effettuata in vitro, da fettine mesencefaliche ottenute<br />
da cervelli di roditore (ratto e topo). I neuroni dopaminergici e nondopaminergici<br />
verranno visualizzati utilizzando tecniche di microscopia ad<br />
infrarosso. Una volta visualizzata la cellula nervosa oggetto d’indagine, si<br />
procederà alla registrazione elettrofisiologica di essa in modalità patch-<br />
2006 469
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
clamp. Saranno quindi valutate le proprietà passive ed attive della membrana<br />
cellulare, l’attività di scarica spontanea ed evocata, ed i potenziali<br />
sinaptici eccitatori ed inibitori. L’acido glutammico o gli agonisti selettivi<br />
per i recettori metabotropici glutammatergici di tipo (I) verranno perfusi<br />
sulle cellule nervose insieme al liquido cefalorachidiano artificiale. Una<br />
applicazione più discreta verrà anche eseguita utilizzando un elettrodo<br />
riempito di agonista ed applicato per pressione alcuni micron sopra la cellula.<br />
L’utilizzo di un sistema hardware e software capace di misurare la fluorescenza<br />
proveniente da specifici coloranti del calcio e del sodio permetterà<br />
di associare le risposte elettrofisiologiche causate dal glutammato e agonisti<br />
tipo I ai cambiamenti citoplasmatici di calcio e sodio. Utilizzando bloccanti<br />
più o meno selettivi sia dei canali TRP che del rilascio del calcio intracellulare<br />
saremo anche in grado di stabilire quanto le risposte elettrofisiologiche<br />
e i cambiamenti del calcio citoplasmatico indotti dal glutammato siano<br />
dipendenti dall’apertura dei canali TRP.<br />
C.2.10 – Ruolo della tossicità da glutammato in un modello sperimentale<br />
di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) (Patrizia Longone)<br />
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />
che colpisce in età adulta ed è caratterizzata dalla perdita dei moto neuroni<br />
corticali, bulbari e spinali. Tra le varie cause della SLA numerose evidenze<br />
indicano che una alterazione nell’omeostasi glutammatergica, con conseguente<br />
eccitotossicità e morte neuronale, abbia un ruolo fondamentale. Tali<br />
alterazioni coinvolgono vari livelli del sistema glutammatergico: i recettori (in<br />
particolare il sottotipo ionotropico AMPA), i trasportatori (in particolare<br />
quello gliale GLT-1) e probabilmente anche il sistema di rilascio del neurotrasmettitore<br />
glutammato. Un aspetto della trasmissione glutammatergica finora<br />
trascurato nelle malattie neurodegenerative, SLA compresa, è lo studio delle<br />
dinamiche di rilascio delle vescicole sinaptiche.<br />
In questo progetto proponiamo di studiare, nelle colture primarie di<br />
motoneuroni, l’esocitosi glutammatergica poiché i motoneuroni oltre a rilasciare<br />
acetilcolina rilasciano anche glutammato utilizzando il sistema vescicolare<br />
glutammatergico. Nella SLA l’eccessiva presenza di glutammato extracellulare<br />
potrebbe derivare da un difetto della rimozione (cellule gliali) e/o del<br />
rilascio del neurotrasmettitore.<br />
Al fine di verificare questa ipotesi ci proponiamo di caratterizzare e quantificare:<br />
(a) le sinapsi glutammatergiche nelle colture di motoneuroni; (b) il<br />
rilascio del glutammato in condizioni basali e dopo stimolazione (condizioni<br />
depolarizzanti).<br />
Per lo studio proposto saranno utilizzate colture primarie di motoneuroni<br />
e di cellule corticali preparate da topi SOD1-G93A, da topi SOD1-WT (il<br />
modello di controllo che over-esprime la SOD1 umana non mutata) e topi di<br />
controllo. La ricerca sarà divisa in due fasi successive:<br />
1. Caratterizzazione e quantificazione delle sinapsi glutammatergiche.<br />
2. Studio della eso-endocitosi delle vescicole sinaptiche con metodiche<br />
470 2006
di immunoistochimica (utilizzo dell’anticorpo contro le porzioni lumeare e<br />
citosolica della sinaptotagmina) o con fluorescenza utilizzando marcatori<br />
vescicolari FM1-43 e FM4-64, in condizioni basali o di stimolo (depolarizzazione,<br />
glutammato). In particolare le colture di cellule corticali verranno<br />
utilizzate per valutare l’impatto che la SOD1 mutata potrebbe avere su altre<br />
popolazioni neuronali diverse dai motoneuroni spinali, ma interessate da<br />
questa patologia.<br />
Lo stress ossidativo svolge un ruolo importante nella modulazione del<br />
“ signalling ” intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e l’identificazione<br />
di possibili bersagli molecolari modificati può contribuire a delineare<br />
possibili vie di attivazione del danno eccitotossico. A tale scopo verranno<br />
studiate:<br />
– l’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della<br />
famiglia src, coinvolte nella funzionalità recettoriale glutammatergica (NMDA,<br />
AMPA) e nella regolazione delle interazioni tra proteine associate ai recettori per<br />
gli amminoacidi eccitatori alle densità postsinaptiche;<br />
– le interazioni tra le proteine che formano complessi specializzati<br />
(SNARE-complexes) nel processo di ‘docking’ e fusione delle vescicole alla<br />
membrana presinaptica.<br />
C.2.11 – Modulazione della trasmissione GABAergica mediata<br />
dalle amine in traccia in neuroni dopaminergici<br />
del mesencefalo ventrale (Nicola Biagio Mercuri)<br />
Razionale<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Le amine in traccia (TA) sono amine endogene presenti in dosi minime<br />
nel cervello dei mammiferi. Tra esse abbiamo: la tiramina (TYR), la β-fenilalanina<br />
(β-PEA), la triptamina e l’ottopamina. Negli ultimi anni un’attenzione<br />
crescente è stata rivolta alle TA, soprattutto in seguito alla scoperta di una<br />
famiglia di recettori accoppiati a proteine G, tra cui il TA1 ed il TA2, attivati<br />
selettivamente da TYR e β-PEA. Varie evidenze suggeriscono un legame tra il<br />
sistema dopaminergico mesencefalico e le TA: esse infatti sono sintetizzate<br />
probabilmente dai neuroni dopaminergici della sostanza nera pars compacta<br />
(SNc), inoltre un’alta espressione di mRNA per il TA1 è stata rilevata sia nella<br />
SNc che nella reticolata (SNr) della sostanza nera. Sotto l’aspetto clinico, deficit<br />
nella regolazione dei livelli delle TA sono stati associati a malattie psichiatriche<br />
come la schizofrenia e la depressione, ed un ruolo potenziale di queste<br />
amine è stato suggerito per i disordini di iperattività da deficit di attenzione,<br />
emicrania, Morbo di Parkinson, tossicodipendenze e disordini alimentari.<br />
Il meccanismo d’azione delle TA per lungo tempo è stato considerato<br />
ristretto a quello di fattori anfetamino-simili, agenti dunque in grado di promuovere<br />
il rilascio di dopamina (DA), tuttavia sempre più sono le evidenze<br />
che suggeriscono un ruolo delle TA come neuromodulatori, che modificano<br />
l’attività di altri neurotrasmettitori. Nei neuroni dopaminergici della SNc, in<br />
particolare, il nostro laboratorio ha già in precedenza dimostrato che sia TYR<br />
2006 471
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
che β-PEA sono in grado di ridurre l’inibizione mediata dalla stimolazione dei<br />
recettori GABAB, attraverso un meccanismo dipendente da proteine G.<br />
Dal momento che i recettori GABAB esercitano significative azioni anche<br />
a livello presinaptico, attraverso la nota inibizione del rilascio sia di GABA che<br />
di glutammato, risulta interessante verificare se le TA siano in grado di modulare<br />
l’azione anche di questi recettori GABAB presinaptici. Questo permetterebbe<br />
di estendere la nostra comprensione del ruolo delle TA nel sistema nervoso<br />
centrale e di mettere in luce ulteriori target di azione dei loro recettori.<br />
Obiettivi<br />
I nostri studi dunque prenderanno in esame l’azione di inibizione presinaptica<br />
esercitata dai recettori GABAB nei neuroni dopaminergici della<br />
SNc, studiati con tecniche elettrofisiologiche convenzionali in whole-cell<br />
patch-clamp, da preparati slice di mesencefalo ventrale, mantenuti con procedure<br />
standard. Una volta valutata l’entità della inibizione presinaptica del rilascio<br />
di GABA, esercitata da un agonista dei recettori GABAB quale il baclofen,<br />
verrà poi valutata la possibilità che TYR e β-PEA siano o meno in grado di<br />
ridurre l’entità di tale inibizione.<br />
C.2.12 – Caratterizzazione di “ marcatori di danno ” in modelli<br />
sperimentali neurodegenerativi e di danno assonale<br />
(Marco Molinari)<br />
Attività previste<br />
Verranno svolti quattro esperimenti:<br />
1. Studio sull’induzione di marcatori di danno dopo assotomia.<br />
2. Studio sull’induzione di marcatori di danno in un modello di neurotossicità.<br />
3. Studio sull’espressione e la distribuzione in condizioni di base di marcatori<br />
fisiologici e di danno nel sistema orexinergico.<br />
4. Studio sull’espressione dei trasportatori del glutammato nel cervelletto<br />
dei topi Reeler.<br />
Descrizione<br />
L’identificazione delle molecole coinvolte nei meccanismi legati alla<br />
morte cellulare è fondamentale per la realizzazione di strategie terapeutiche<br />
articolate applicabili nei campi della prevenzione, cura e riabilitazione. Tali<br />
molecole spesso vengono definite genericamente “ marcatori di danno ” perché<br />
vengono indotte o si attivano dopo danno. Generalmente, le molecole<br />
coinvolte nella morte cellulare vengono analizzate in modelli in vitro che consentono<br />
molta libertà nella manipolazione sperimentale. La successiva traslazione<br />
e verifica di queste informazioni in modelli sperimentali di neurodegenerazione<br />
in vivo permette di valutare l’espressione dei marcatori di danno in<br />
condizioni fisiologiche nel tessuto e su popolazioni cellulari eterogenee prima<br />
472 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
e dopo l’instaurarsi di un evento patologico e rappresenta il primo stadio<br />
verso l’elaborazione di strategie terapeutiche. Il nostro laboratorio si muove in<br />
questa direzione, cercando di identificare l’espressione anatomica e temporale<br />
delle proteine coinvolte nei meccanismi di morte o di disfunzione cellulare in<br />
modelli sperimentali di neurodegenerazione. Attualmente nel nostro laboratorio<br />
sono stati pianificati degli esperimenti che si propongono di andare a studiare<br />
alcune proteine coinvolte nello stress ossidativo e nitrosativo, nella<br />
risposta cellulare al danno e nella disfunzione dei circuiti neurali. Questi esperimenti<br />
sono stati organizzati in quattro progetti principali che avranno una<br />
durata complessiva di tre anni, dato che il loro grado di avanzamento è differente<br />
a seconda dell’esperimento.<br />
Nel primo esperimento si valuterà l’induzione di marcatori di danno in un<br />
modello di danno assonale. Molte osservazioni sperimentali pongono lo stress<br />
ossidativo e nitrosativo come uno dei passaggi essenziali nei meccanismi<br />
legati alla morte cellulare in diversi tipi di insulti acuti come l’ischemia e il<br />
trauma, mentre esistono solo poche osservazioni riguardanti le patologie neurodegenerative.<br />
Il modello sperimentale da noi usato è quello del danno assonale,<br />
ottenuto attraverso una emicerebellectomia, e che consente di seguire<br />
per tempi molto lunghi la progressione degli eventi degenerativi nelle stazioni<br />
precerebellari pontine ed olivari.<br />
I nostri obiettivi sono di andare a caratterizzare il fenotipo cellulare e la<br />
co-espressione, l’andamento temporale e la distribuzione anatomica del rilascio<br />
di citocromo-c, l’attivazione di caspasi, l’induzione dell’enzima NOS e dei<br />
recettori purinergici (sistemi nitrergici e purinergici). Questi marcatori di<br />
danno svolgono ruoli differenti nella progressione del danno cellulare e tessutale<br />
e, in altri modelli sperimentali, sono stati osservati interagire per mediare<br />
la severità e la direzionalità del danno cellulare. In questo esperimento ci<br />
focalizzeremo sulle relazioni tra l’attivazione dei sistemi nitrergici e purinergici<br />
ed il rilascio di citocromo-c con la conseguente attivazione delle caspasi.<br />
Nel secondo esperimento si valuterà l’espressione di marcatori di danno in<br />
un modello di neurotossicità basato sulla somministrazione di trimetil-stagno<br />
(TMT). La caratteristica peculiare di questo modello è la degenerazione selettiva<br />
delle cellule nell’ippocampo e di alcune aree limbiche corticali e subcorticali.<br />
A questa degenerazione neuronale si accompagna una gliosi reattiva, epilessia<br />
e alterazioni comportamentali. Inoltre, questa degenerazione selettiva è<br />
accompagnata da fenomeni di neurogenesi nell’area ippocampale e di induzione<br />
dei sistemi nitrergici e purinergici. Tale induzione appare segregata a<br />
differenti tipi cellulari: neuroni per il sistema nitrergico ed astrociti per il<br />
sistema purinergico, in contrapposizione alla co-espressione neuronale nel<br />
modello di danno assonale.<br />
I nostri obiettivi sono volti alla definizione della curva temporale di induzione<br />
ed alle possibili relazioni tra neurogenesi ed induzione dei sistemi<br />
nitrergici e purinergici.<br />
Nel terzo esperimento si valuterà l’espressione e la distribuzione in condizioni<br />
di base di marcatori fisiologici e di danno nel sistema orexinergico. Il<br />
sistema orexinergico origina da una serie di neuroni sparsi nel territorio medio-<br />
2006 473
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
laterale ipotalamico, centrati nell’area perifornicale, e che proiettano fibre a tutte<br />
le maggiori suddivisioni del CNS. Nel nostro laboratorio abbiamo caratterizzato<br />
questi neuroni per l’espressione di orexina e dei recettori purinergici (P2X2) a<br />
livello di messaggero e di proteina.<br />
I nostri obiettivi sono volti allo studio della distribuzione delle fibre orexinergiche<br />
e purinergiche nel cervelletto.<br />
Nel quarto esperimento si valuterà l’espressione dei trasportatori del glutammato<br />
(VGluT1,2) nel cervelletto dei topi Reeler. Questo ceppo possiede<br />
una mutazione per la proteina relina che provoca disturbi nella migrazione<br />
neuronale, in particolare nelle aree laminate come le cortecce, risultanti in<br />
modificazioni citoarchitettoniche. Nel nostro laboratorio abbiamo osservato<br />
che la distribuzione del VGluT2, nonostante appaia dismorfica, è ben conservata<br />
indicando che le connessioni provenienti dai territori extracerebellari,<br />
dall’oliva inferiore, non sono modificate. Invece la distribuzione del VGluT1 si<br />
presenta eterotopica e dismorfica suggerendo che soltanto le connessioni<br />
intracerebellari, dai granuli alla corteccia, si presentano modificate.<br />
I nostri obiettivi sono volti all’approfondimento di questi aspetti della<br />
connettività nel cervelletto del topo Reeler attraverso l’utilizzo di marcatori<br />
anatomici e citologici ed eventuali studi di microscopia elettronica.<br />
Risultati acquisiti<br />
– FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C., MOLINARI M.<br />
(2002) Cerebellar lesion up-regulates P2X1 and P2X2 purinergic receptors in<br />
precerebellar nuclei. Neuroscience 115(2): 425-434.<br />
– CAVALIERE F., FLORENZANO F., AMADIO S., FUSCO F.R., VISCOMI M.T., D’AM-<br />
BROSI N., VACCA F., SANCESARIO G., BERNARDI G., MOLINARI M., VOLONTÉ C.<br />
(2003) Up-regulation of P2X2, P2X4 receptor and ischemic cell death: prevention<br />
by P2 antagonists. Neuroscienze 120(1): 85-98.<br />
– VISCOMI M.T., FLORENZANO F., CONVERSI D., BERNARDI G., MOLINARI M.<br />
Axotomy dependent purinergic and nitrergic co-expression (2004) Neuroscience.<br />
123(2): 393-404.<br />
– CORVINO V., GELOSO M.C., CAVALLO V., GUADAGNI E., PASSALACQUA R., FLO-<br />
RENZANO F., GIANNETTI S., MOLINARI M., MICHETTI F. Enhanced neurogenesis<br />
during trimethyltin-induced neurodegeneration in the hippocampus of the<br />
adult rat (2005) Brain Research Bulletin 65(6): 471-477.<br />
– VISCOMI M.T., FLORENZANO F., BERNARDI G. AND MOLINARI M. (2005) Partial<br />
resistance to axotomy induced degeneration of ataxin-2 olivary and pontine<br />
neurons. Brain Research Bulletin 66(3): 212-221.<br />
– GERACITANO R., TOZZI A., BERRETTA N., FLORENZANO F., GUATTEO E.,<br />
VISCOMI M.T., CHIOLO B., MOLINARI M., BERNARDI G. AND MERCURI N.B. (2005)<br />
Protective role of hydrogen peroxide in oxygen-deprived dopaminergic neurones<br />
of the rat substantia nigra. Journal of Physiology (London) 568: 97-110.<br />
– FLORENZANO F., VISCOMI M.T., CAVALIERE F., VOLONTÉ C., MOLINARI M.<br />
(2006) The Role of Ionotropic Purinergic Receptors (P2X) in Mediating Plasti-<br />
474 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
city Responses in the Central Nervous System. In Bähr M. (Ed) Brain Repair.<br />
Georgetown, Eurekah/Landes Bioscience, New York: Springer Science+Business<br />
Media, 77-100.<br />
C.2.13 – Studi di epidemiologia molecolare, caratterizzazione<br />
genotipo-fenotipo ed identificazione di nuovi loci<br />
e geni malattia nelle malattie neurologiche (Antonio Orlacchio)<br />
L’attività di ricerca del Laboratorio di Neurogenetica, IRCCS S. <strong>Lucia</strong>,<br />
Roma verte su studi di genetica molecolare effettuati su malattie neurologiche.<br />
L’attività di ricerca è indirizzata a studi di “ linkage ” genetico, ad analisi “ mutazionali<br />
” geniche, a studi di correlazione genotipo/fenotipo, a studi di genetica di<br />
popolazioni e a svariati altri studi di ricerca genetica di base ed applicata.<br />
Annualmente viene studiato un ampio numero di famiglie con ricorrenza<br />
di malattie neurogenetiche. La raccolta di queste famiglie, la definizione della<br />
regione critica tramite studi di linkage quando la localizzazione del gene sia<br />
nota, o in caso contrario, la mappatura su larga scala estesa a tutto il genoma<br />
ed infine l’identificazione del gene malattia tramite l’approccio posizionale del<br />
gene candidato o tramite analisi dei geni candidati rappresentano gli scopi<br />
principali della nostra ricerca.<br />
Attività previste per il I anno<br />
1. Creazione di un database clinico con la caratterizzazione fenotipica<br />
dei casi familiari e sporadici; acquisizione di campioni di DNA e linee cellulari<br />
da pazienti con malattie neurologiche a carattere ereditario.<br />
2. Acquisizione dei dati di epidemiologia molecolare per le malattie neurogenetiche<br />
più comuni mediante la messa a punto e l’integrazione di protocolli<br />
di screening mutazionale ad elevata efficienza e con potenzialità di automazione<br />
per i geni noti.<br />
Risultati acquisiti<br />
Tra i risultati raggiunti ricordiamo:<br />
– l’identificazione di un nuovo locus genetico per una nuova forma di<br />
paraparesi spastica ereditaria a trasmissione autosomica dominante (SPG29);<br />
– la riduzione della regione critica in cui si dovrebbe trovare il gene causativo<br />
della forma SPG12 di Paraparesi Spastica Ereditaria sul cromosoma<br />
19q. Le analisi hanno permesso di restringere moltissimo la zona in cui si<br />
dovrebbe trovare il gene, tra i punti D19S416 e D19S220, avvicinando così il<br />
momento della sua completa identificazione;<br />
– la scoperta, secondo uno studio dell’aplotipo, di una nuova mutazione<br />
fondatore del gene Spastina causativa di Paraparesi Spastica Ereditaria Autosomica<br />
Dominante nella popolazione Scozzese;<br />
– la costituzione di una Banca di DNA e cellule la cui funzione è di raccogliere<br />
e conservare, a scopo di ricerca genetica, DNA e cellule prelevati da<br />
individui affetti o da portatori sani di malattie neurologiche e dai loro fami-<br />
2006 475
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
liari. Dal 2000, data della sua istituzione, sono stati accumulati nella Banca<br />
più di 5000 campioni di DNA e sono state allestite approssimativamente 2500<br />
linee cellulari. Le procedure relative al funzionamento della Banca sono conformi<br />
ad un protocollo approvato dal Comitato di Bioetica della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> ed in linea con le norme etiche raccomandate dalla Federazione<br />
Mondiale di Neurologia;<br />
– la possibilità di fornire diagnosi genetica per le seguenti patologie:<br />
Demenza di Alzheimer, Demenza Fronto-Temporale, Sclerosi Laterale Amiotrofica,<br />
Paraparesi Spastica Ereditaria, Morbo di Parkinson, Neuroacantocitosi,<br />
Roussy-Levy Syndrome, Epilessia Notturna del lobo frontale.<br />
C.2.14 – Alterazioni patologiche della plasticità sinaptica nello striato<br />
come modello di patologie neurodegenerative (Antonio Pisani)<br />
Attività previste<br />
Verranno utilizzati topi transgenici per le mutazioni DJ-1, Pink1 e Parkin,<br />
identificate nelle forme familiari di malattia di Parkinson. Si effettueranno registrazioni<br />
elettrofisiologiche intracellulari dai neuroni striatali in fettine acute<br />
corticostriatali ottenute dai topi DJ-1, Pink1 e Parkin.<br />
Nella prima fase dello studio saranno valutate eventuali alterazioni nelle<br />
proprietà elettrofisiologiche di base dei neuroni striatali tra gli animali<br />
wild-type ed i transgenici. Successivamente saranno analizzate le proprietà<br />
sinaptiche dei neuroni striatali nei due gruppi di animali, caratterizzando sia<br />
il contributo delle componenti mediate dal recettore NMDA, AMPA e GABAA<br />
al potenziale sinaptico (EPSP), sia la modulazione dell’EPSP mediata dai<br />
recettori dopaminergici e dai recettori metabotropici del glutammato. Infine,<br />
saranno valutate eventuali alterazioni nell’induzione e nell’espressione della<br />
plasticità sinaptica (LTP e LTD) e la possibilità di ripristinarle utilizzando<br />
agonisti/antagonisti dopaminergici.<br />
Descrizione<br />
Lo striato è una struttura cerebrale coinvolta nell’apprendimento e nella<br />
memoria motoria. Alterazioni della funzionalità striatale sono alla base di<br />
patologie neurodegenerative come la malattia di Parkinson. La forma più diffusa<br />
della malattia di Parkinson è sporadica e caratterizzata dall’esordio in età<br />
avanzata. Sono note anche rare forme genetiche a trasmissione autosomica<br />
recessiva, che sono caratterizzate da mutazioni nei geni DJ-1, Pink1, Parkin e<br />
si distinguono per l’esordio giovanile. La plasticità sinaptica, che si manifesta<br />
come potenziamento o depressione a lungo termine (LTP o LTD) dell’efficacia<br />
sinaptica dei neuroni “ medium spiny ” dello striato, è considerata il fenomeno<br />
cellulare sottostante l’apprendimento e la memoria motoria. Alterazioni dell’espressione<br />
di LTP e LTD striatale possono quindi sottendere la sintomatologia<br />
dei disordini del movimento quale la malattia di Parkinson. In un precedente<br />
studio avevamo osservato che i neuroni striatali non mostrano forme di plasticità<br />
sinaptica in un modello animale ben caratterizzato della forma sporadica<br />
di malattia di Parkinson.<br />
476 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
Per verificare se alterazioni della plasticità sinaptica striatale siano una<br />
caratteristica fisiopatologia comune anche alle forme genetiche di malattia di<br />
Parkinson, intendiamo avvalerci dell’uso dei topi transgenici per le mutazioni<br />
DJ-1, Pink1 e Parkin.<br />
Risultati acquisiti<br />
– Osservazioni condotte sui topi DJ-1 -/- indicano un’alterazione selettiva<br />
dell’LTD striatale, causata dalla disfunzione del recettore dopaminergico D2.<br />
– GOLDBERG M., PISANI A. et al. (2005) Neuron 45(4): 489-496.<br />
C.2.15 – Alterazioni di Fosfodiesterasi specifiche nei neuroni striatali<br />
un modello di parkinsonismo sperimentale nel ratto<br />
(Giuseppe Sancesario)<br />
La terapia con L-DOPA rappresenta a tutt’oggi il miglior trattamento dei<br />
sintomi parkinsoniani; purtroppo questa terapia induce progressivamente nel<br />
tempo degli effetti collaterali, le cosiddette discinesie da L-DOPA, che sono<br />
esse stesse grossolanamente invalidanti. Nonostante sia ormai chiaro che la<br />
induzione delle discinesie dipenda da una maggiore efficacia dell’azione della<br />
dopamina sui recettori D1 (Aubert I., Guigoni C. et al. (2005) Ann Neurol<br />
57(1): 17-26), la loro prevenzione e il trattamento rimangono ancora un obiettivo<br />
difficilmente raggiungibile (Widnell K. (2005) Mov Disord 20 Suppl 11:<br />
S17-22 Review).<br />
La dopamina ricopre un ruolo importante nella regolazione della attività<br />
sinaptica nello striato e la stimolazione dei recettori dopaminergici D1 nei<br />
neuroni striatali risulta nella attivazione della adenil ciclasi e nella sintesi del<br />
secondo messaggero cAMP. Un gran numero di processi biologici sono infatti<br />
regolati dai livelli intracellulari dei secondi messaggeri AMP ciclico (cAMP) e<br />
GMP ciclico (cGMP). Noi abbiamo recentemente dimostrato in un modello<br />
murino di Parkinson sperimentale che la lesione della via dopaminergica<br />
determina nello striato e nel globo pallido profonde ed opposte modificazioni<br />
dei livelli di cAMP e cGMP, con un inaspettato aumento del primo ed una<br />
riduzione del secondo; abbiamo inoltre chiarito che nello striato e nel globo<br />
pallido queste modificazioni sono dipendenti non solo dalla primaria compromissione<br />
della trasmissione dopaminergica, ma anche da un’alterata espressione<br />
ed attività di specifiche fosfodiesterasi (PDE), gli enzimi che, deciclizzando<br />
il cAMP ed il cGMP, ne regolano i livelli intracellulari; abbiamo infine<br />
verificato come in questo modello l’uso di un inibitore selettivo (zaprinast) di<br />
particolari isoforme di fosfodiesterasi (PDE) (la PDE5 e la PDE1B) possa<br />
aggravare la difficoltà del ratto con una lesione della sostanza nera di apprendere<br />
una risposta differenziata ad uno stimolo condizionato.<br />
Obiettivo<br />
Avendo dimostrato che alcune isoforme di PDE possono avere un ruolo<br />
nella progressione dei sintomi parkinsoniani, almeno in un modello sperimentale,<br />
in questo progetto noi ci proponiamo di sviluppare una indagine<br />
2006 477
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
sistematica che ci possa condurre ad individuare le specifiche variazioni delle<br />
differenti isoforme di PDE prodotte dalla lesione della sostanza nera nei gangli<br />
della base. La PDE1-B, -A e C, la PDE2, la PDE4, le PDE5 e la PDE10<br />
saranno evidenziate con metodo immunoistochimico usando anticorpi monoclonali<br />
nell’animale di controllo e dopo lesione della sostanza nera.<br />
Inoltre con il metodo della doppia fluorescenza sarà determinata la colocalizzazione<br />
delle differenti isoforme di PDE nelle popolazioni neuronali specifiche<br />
che caratterizzano i circuiti striatali. Questo studio può portare ad una<br />
migliore comprensione della fisiopatologia e può aprire nuove prospettive<br />
terapeutiche dei sintomi parkinsoniani.<br />
C.2.16 – Analisi della regolazione post-trascrizionale della espressione<br />
genica nel differenziamento neuronale (Claudio Sette)<br />
La regolazione post-trascrizionale della espressione genica assume una<br />
rilevanza particolare in sistemi cellulari complessi quali i neuroni. Queste cellule<br />
presentano un pattern di splicing alternativo peculiare di geni espressi<br />
anche in altri tipi cellulari. Inoltre, la trascrizione e la traduzione di mRNA<br />
possono diventare spazialmente separate nei neuroni, e gli mRNA sono trasportati<br />
da proteine specifiche lungo i dendriti e gli assoni per essere tradotti<br />
in proteine nella periferia della cellula. L’importanza della regolazione posttrascrizionale<br />
della espressione genica nei neuroni è confermata dagli elevati<br />
livelli di espressione di proteine leganti gli mRNA nel cervello e dalle patologie<br />
indotte da mutazioni in alcuni dei geni codificanti per esse. Il nostro laboratorio<br />
si occupa della proteina di legame all’RNA chiamata Sam68. Essa è fortemente<br />
espressa nei neuroni ed è stato dimostrato che Sam68 viene indotta<br />
durante il differenziamento di cellule staminali neuronali in neuroni maturi.<br />
Recentemente, è stato anche dimostrato che Sam68 è espressa nei neuroni<br />
ippocampali della corteccia e che la depolarizzazione di questi neuroni induce<br />
la sua traslocazione in granuli dendritici suggerendo un ruolo regolatorio di<br />
questa proteina nel metabolismo di specifici mRNA.<br />
Esperimenti condotti in altri sistemi cellulari hanno dimostrato che<br />
Sam68 partecipa a diversi aspetti del metabolismo cellulare degli mRNA,<br />
quali lo splicing, l’esporto, ed il rilascio citoplasmatico di mRNA ed il<br />
controllo trasduzionale. È stato proposto che Sam68 funzioni da sistema di<br />
ricezione dei segnali di trasduzione di stimoli esterni alla cellula e modulando<br />
l’utilizzo di RNA bersaglio. Infatti questa proteina è modificata posttrasduzionalmente<br />
da eventi di fosforilazione, metilazione ed acetilazione che<br />
ne modulano la capacità di legame degli RNA.<br />
Il nostro laboratorio ha inoltre recentemente dimostrato che Sam68 associa<br />
con i polisomi ingaggiati nella traduzione in risposta a segnali di progressione<br />
del ciclo cellulare, suggerendo un ruolo di controllo trasduzionale per<br />
questa proteina. Abbiamo anche identificato alcuni degli mRNA legati da<br />
Sam68 e tra questi abbiamo osservato alcuni per proteine fondamentali per lo<br />
sviluppo neuronale quali Neogenina, Mash1 e Tipin (Timeless interacting protein).<br />
In questo progetto ci proponiamo di studiare la regolazione di questi<br />
mRNA da parte di Sam68 in neuroni normali o sottosti a stress degenerativo.<br />
478 2006
Proposta sperimentale<br />
Analizzeremo la regolazione post-trascrizionale degli mRNA per Neogenina,<br />
Mash1 e Tipin in condizioni colturali normali e di stress in cellule silenziate<br />
o meno per Sam68 mediante RNAi.<br />
Analizzeremo in dettaglio la regione di legame per Sam68 su questi<br />
mRNA e valuteremo l’impatto di questa interazione mediante vettori di<br />
espressione contenenti un gene reporter fiancheggiato dalle regioni regolatorie<br />
di legame per Sam68 dei geni bersaglio.<br />
Visto il coinvolgimento di Sam68 nella mobilizzazione di mRNA in risposta<br />
alla depolarizzazione di neuroni ippocampali, ci proponiamo di esaminare<br />
in queste condizioni sperimentali la sua associazione con i bersagli molecolari<br />
identificati. Mediante tecniche di frazionamento subcellulare su gradiente di<br />
saccarosio separeremo la componente polisomale da quella ribonucleoproteica.<br />
Mediante analisi in RT-PCR potremo valutare lo spostamento di questi<br />
mRNA sui polisomi in seguito alla traslocazione di Sam68. Inoltre, ci proponiamo<br />
di eseguire esperimenti di ibridazione in situ accoppiata a immunofluorescenza<br />
per verificare la co-localizzazione di Sam68 con i suoi mRNA<br />
bersaglio in seguito alla depolarizzazione dei neuroni.<br />
Produrremo delle linee transgeniche di topi esprimenti nel sistema nervoso<br />
alleli mutati di Sam68 nella regione di legame agli mRNA. Abbiamo<br />
infatti dimostrato che due mutazioni diverse in tale dominio (G178E e V229F)<br />
causano modificazioni opposte della capacità di Sam68 di favorire lo splicing<br />
alternativo di geni bersaglio. L’espressione di questi transgeni nel sistema nervoso<br />
potrà darci una risposta sul ruolo svolto da questa proteina nella regolazione<br />
post-trascrizione dei suoi geni bersaglio Neogenina e Mash1, i quali<br />
svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo del sistema nervoso.<br />
C.2.17 – Ruolo dei neuropeptidi: effetti neurofisiologici<br />
(Alessandro Stefani)<br />
Neuroscienze sperimentali<br />
Il ruolo di diversi neuropeptidi, espressi in abbondanza nei gangli della<br />
base, è largamente sconosciuto. Per l’enkefalina, co-rilasciata insieme al<br />
GABA specie nei terminali striatonigrali e striatopallidali, è stato in parte<br />
dimostrato un ruolo di modulatore presinaptico, ma è soprattutto di rilievo la<br />
modificazione di sintesi che conseguirebbe alla denervazione dopaminergica<br />
(modelli da 6-OHDA). Meno chiare sono le risultanze relative a neurotensina<br />
(NT) e Sostanza P (SP) benché le loro interazioni con le amine biogene siano<br />
state suggerite da tempo dalla farmacologia clinica.<br />
Il territorio oggetto della presente ricerca corrente attiene all’approfondimento<br />
degli effetti neurofisiologici di tali peptidi nel globo pallido (o pallido<br />
esterno) di ratto adulto. Esamineremo l’azione esercitata da NT e SP su correnti<br />
calciche ad alta soglia (in prevalenza da neuroni dissociati con metodo<br />
enzimatico). Una modulazione delle stesse dovrebbe apportare significative<br />
modifiche al pattern di scarica dei neuroni esaminati (benché in larga misura<br />
la modalità di scarica sia dominata dalle conduttanze sodiche, vedi ad esempio<br />
gli ultimi contributi di Kaneda/Kita), con riflessi plausibili sulla cascata di<br />
2006 479
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
fosforilazioni intracellulari e sull’attività di release a valle. La ricerca viene<br />
integrata con indagini immuno-istochimiche, tese a convalidare la presenza<br />
dei recettori specifici per NT (in particolare il sottotipo NTS1, sensibile a<br />
SR48692 e SR142948), e la loro distribuzione sia in termini di “ regionalizzazione<br />
” (predominanza nei settori laterodorsali del GP) che di “ co-localizzazione<br />
” (con parvalbumina e/o CHAT).<br />
Dati preliminari suggeriscono che NT (ed il frammento attivo 8-13) producono<br />
una ampia inibizione delle calciche ad alta soglia (media -23%),<br />
senza desensitizzazione e con meccanismo relativamente voltaggio-indipendente.<br />
L’effetto è abolito dalla pre-incubazione in basse dosi micromolari di<br />
NEM, a suggerire il coinvolgimento delle G-proteine, e dalla conotossina<br />
GVIA, a conferma che la modulazione riguarda la subunità alfa del canale<br />
tipo N.<br />
La dose-risposta dell’effetto osservato ci dà una IC 50 intorno ai 900 nM, se<br />
si considera in toto la popolazione delle cellule GP registrate. Quando si cerca<br />
di contestualizzare la modulazione al sottotipo esaminato, si verifica che l’inibizione<br />
NT-mediata sembra prevalere in neuroni medio-piccoli, parvalbumino-negativi.<br />
A prescindere dal fenotipo in termini isochimici o morfologici,<br />
va sottolineato che l’azione di NT occlude (non è additiva) con quella dell’agonista<br />
GABA-b baclofen (Stefani A., Spadoni F. et al.(1999) Eur J Neurosci 11:<br />
3995-4005). In pratica, è probabile che dopamina endogena (su recettori D2,<br />
vedi Stefani A., Spadoni F. et al. (2002b) Eur J Neurosci 15: 815-825), trasmissione<br />
GABA-b e neurotensinergica riconoscano un target comune nel calcio<br />
postsinaptico pallidale. Questi dati sono stati presentati a congressi internazionali<br />
e verranno a breve sottoposti a riviste internazionali. È in corso una<br />
più chiara disamina delle correlazioni fisio-morfologiche.<br />
È altresì pienamente avviato lo studio relativo agli effetti della SP. Come è<br />
noto, SP appartiene alla superfamiglia delle tachichinine, caratterizzate dalla<br />
sequenza Phe-X-Gly-Leu-Met-NH2 (e includenti anche neurokinin A and neuromedin<br />
K) (Warden M.K., Young W.S. (1988) J Comp Neurology 272: 90-113).<br />
Recettori specifici per SP (in particolare NK1) sono largamente espressi tanto<br />
nelle aree cosiddette limbiche (amigdala estesa) quanto nei gangli della base<br />
(caudato-putamen e probabilmente substantia nigra). Che alterazioni della SP<br />
endogena possano interferire con i programmi motori (e non solo sulle emozioni<br />
e sull’ansia) è sospettato da tempo (si considerino ad esempio gli effetti<br />
di agonisti NK in topi dopo intossicazione da MPTP; Chen L.W., Yung K.K.,<br />
Chan Y.S. (2004) Curr Drug Targets 5: 197-206).<br />
Poiché, ad oggi, non è mai stato investigato in che misura il release di SP<br />
in striato, GP o nigra sia modificato dopo reserpinizzazione o 6-OHDA,<br />
abbiamo inteso affrontare questo tema specifico, nuovamente mettendo in<br />
campo approccio elettrofisiologico combinato con immunoistochimica. Dati<br />
preliminari indicano che fibre SP innervano il GP di ratto, con prevalenza per<br />
i settori medio-caudali; che, come rilevato dal microscopio confocale, i recettori<br />
NK1 abbondano nella popolazione parv-positiva; che la microscopia elettronica<br />
ne conferma la localizzazione sia somatica che dendritica (soprattutto<br />
in tratti che ricevono input asimmetrici, ergo eccitatori). Altri risultati suggeriscono,<br />
infine, che a 48 ore dalla lesione con 6-OHDA, si assiste a drammati-<br />
480 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
che alterazioni della espressione funzionale sia di SP che NT (ma chiaramente<br />
prevalenti in differenti sub-popolazioni cellulari).<br />
Il completamento di questa ricerca dovrebbe consentire sia una inedita<br />
conoscenza sul ruolo espletato dai peptidi indagati sia una visione originale<br />
dell’integrazione input-output svolta dal GP in condizioni di controllo vs.<br />
modelli di lesione alias Parkinson.<br />
C.2.18 – Investigazioni di Proteomica e Metabonomica nelle sindromi<br />
neurodegenerative (Andrea Urbani)<br />
La Proteomica è una disciplina che permette una analisi induttiva, olistica,<br />
dei polipeptidi presenti in un campione biologico. Questa unisce le<br />
separazioni di polipeptidi, analisi di spettrometria di massa ed inferenza dei<br />
dati ottenuti su banche dati genomiche e/o di proteine. L’analisi del profilo<br />
metabolico viene anch’essa svolta mediante una indagine aperta accoppiando<br />
sistemi liquido cromatografici accoppiati a spettrometri di massa operanti in<br />
alta risoluzione con analisi statistiche multivariate al fine di ricostruire gruppi<br />
(cluster) di metaboliti specifici di una determinata condizione.<br />
Il nostro scopo è quello della valutazione dei profili di espressione differenziale<br />
di proteine e metaboliti al fine di dissezionare il ruolo biochimico<br />
di un definito pattern molecolare nell’ambito di specifiche sindromi neurodegenerative.<br />
Queste indagini potranno portare alla identificazione di<br />
marcatori molecolari di diagnosi e/o prognosi oltre a poter fornire delle<br />
informazioni sull’identificazione di nuovi potenziali bersagli molecolari di<br />
trattamento.<br />
Le patologie del sistema nervoso centrale che verranno considerate<br />
all’interno di questo programma sono la Sclerosi Multipla ed la demenza di<br />
Alzheimer in quanto rappresentative di due patologie neurodegenerative<br />
assolutamente non correlate tra loro. Per il programma sulla Sclerosi multipla<br />
verranno comparati campioni di CSF e plasma di pazienti affetti con differenti<br />
gruppi clinici affetti da patologie autoimmuni periferiche (Guillain<br />
Barré, Artrite reumatoide, etc.). Per il programma sul morbo di Alzheimer<br />
verranno realizzate delle indagini differenziali con altri gruppi clinici di<br />
demenze quali: demenze a corpi di Lewi, fronto-temporale e vascolare. Una<br />
validazione funzionale dei meccanismi molecolari messi in luce mediante<br />
questa tecnologia verrà realizzata sia attraverso lo studio di modelli cellulari<br />
in-vitro ed ex-vivo da modelli animali disponibili all’interno del CERC:<br />
modello di topo transgenico APPsw per il morbo di Alzheimer, modello di<br />
topo con encefalite allergica acuta per la sclerosi multipla.<br />
Attività previste per il I anno<br />
– Messa a punto della fase analitica e pre-analitica per l’analisi di Metabonomica<br />
e Proteomica per plasma, siero e CSF.<br />
– Analisi mulivariata di “ protein profiling ” del primo gruppo clinico nel<br />
programma sulla Sclerosi Multipla. A questa seguirà una prima indagine di<br />
Metabonomica sullo stesso gruppo clinico. Indagini di 2DE PAGE del reperto-<br />
2006 481
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
rio proteico del CSF in gruppi clinici selezionati sulla base dei dati raccolti<br />
precedentemente.<br />
– Completamento dell’acquisizione della casistica necessaria al progetto<br />
sulle demenze ed analisi mutivariata di “ protein profiling ” di CSF e siero.<br />
– Sviluppo di un modello cellulare in-vitro basato su linee umane di neuroblastoma<br />
SH-5YSY per valutare l’effetto molecolare di farmaci in grado di<br />
alterare i meccanismi di degradazione proteica. Questo verrà realizzato<br />
mediante l’impiego di inibitori del proteasoma, quali l’epoxomycina. I dati di<br />
proteomica raccolti verranno validati mediante l’indagine di campioni di CSF<br />
da pazienti affetti da varie forme di demenza.<br />
Risultati acquisiti<br />
Le tecniche di spettrometria di massa operanti presso il nostro centro<br />
sono il punto di forza nello sviluppare indagini multivariate di biochimica clinica<br />
sia nel campo nello studio del Proteoma che del profilo Metabolico. In<br />
particolare ci concentreremo nello studio di campioni clinici (plasma, CSF) di<br />
pazienti affetti da Demenza (quale morbo di Alzheimer) e da Sclerosi Multipla.<br />
L’investigazione del liquor cerebro spinale (CSF) e del plasma dei pazienti<br />
arruolati è inizialmente sviluppata mediante spettrometria di massa MALDI-<br />
TOF-MS lineare. Queste indagini danno la possibilità di sviluppare dei saggi<br />
veloci e riproducibili di “ protein profiling ”. Questa tecnica permette lo screening<br />
di polypeptidi di basso peso molecolare, 800-20000 Da, potendo facilmente<br />
campionare un alto numero di soggetti e di condizioni di arricchimento.<br />
Tali indagini sono in corso presso i nostri laboratori con risultati che<br />
mettono in luce una risoluzione di massa superiore a 1500 FWHM a 15000<br />
AMU ed una accuratezza di massa di +/- 1 AMU dopo calibrazione interna<br />
basata sulle catene dell’emoglobina.<br />
I segnali che presenteranno una segregazione significativa (p
Neuroscienze sperimentali<br />
finata caratterizzazione della struttura primaria e delle modificazioni post-traduzionali<br />
delle proteine analizzate è operata mediante analisi per frammentazione<br />
dei peptidi proteolitici. mediante nano cromatografia liquida accoppiata<br />
ad analizzatori ibridi ESI-Q-TOF (Q-TOF Ultima, Micromass-Waters) e analisi<br />
dei decadimenti post sorgente (PSD) su strumenti MALDI-TOF-MS (Reflex IV,<br />
Bruker-Daltonik). Nella analisi di metaboliti questo gruppo di studio si dedica<br />
sia alla investigazione di famiglie di metaboliti quali composti solforati e acidi<br />
grassi poli-insaturi, che alle analisi multivariate di metabonomica. Queste<br />
ultime vengono svolte su di una piattaforma tecnologica operante su di uno<br />
strumento di massa ad alta risoluzione (ibrido TOF) accoppiato ad un sistema<br />
microHPLC così da ottimizzare la sensibilità delle indagini.<br />
Attualmente abbiamo sviluppato una metodica che permette lo studio di<br />
circa 2000 differenti composti estratti da siero e la ricostruzione di analisi<br />
multivariate per la discriminazione dei gruppi clinici. Inoltre esperimenti di<br />
LC-MS/MS operanti in modalità MRM su strumenti a triplo quadrupolo e<br />
SIM GC-MS permetteranno di estendere queste indagini ad una larga gamma<br />
di composti. La caratterizzazione strutturale dei nuovi potenziali marcatori<br />
verrà operata mediante ricostruzione dei profili di frammentazione su banche<br />
dati di riferimento (NIST/EPA/NIH 280.000 composti, Wiley 360.000 composti).<br />
Queste indagini verranno complementate dalla verifica delle ipotesi<br />
molecolari ottenute mediante l’impiego di modelli cellulari in-vitro ed ex-vivo.<br />
Questi ultimi derivanti da modelli murini (es. APPsw) transgenici e non disponibili<br />
per le sindromi neurodegenerative di interesse. Linee cellulari provenienti<br />
da tumori solidi di derivazione neuroectodermica quali neuroblastoma<br />
(SH-5YSY) saranno particolarmente impiegate sia per la valutazione delle<br />
ipotesi molecolari derivanti dall’indagine clinica che per lo sviluppo di modelli<br />
farmacologici delle sindromi investigate. Queste indagini vedranno il pieno<br />
impiego di tutte le tecnologie di proteomica e metabonomica precedentemente<br />
discusse.<br />
Per la raccolta dei campioni clinici il gruppo si avvarrà oltre che dei<br />
reparti di degenza della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, dei centri di assistenza sanitaria<br />
con i quali sono già attivi progetti in collaborazione:<br />
– Clinica Neurologica (Direttore Prof. G. Bernardi), Policlinico di Tor Vergata,<br />
Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Tor Vergata, Roma<br />
– Dipartimento di Medicina di Laboratorio (Direttore Prof. G. Federici),<br />
Policlinico di Tor Vergata, Università di Tor Vergata, Roma,<br />
– Clinica Neurologica (Direttore Prof. D. Gambi), Ospedale Universitario<br />
SS. Annunziata, Università “ G. D’Annunzio ”, Chieti.<br />
C.2.19 – Patologie neurodegenerative e recettori purinergici<br />
(Cinzia Volonté)<br />
Descrizione<br />
Diverse proprietà dell’ATP lo rendono una molecola ideale per trasmettere<br />
segnali cellula-cellula: le piccole dimensioni, la capacità di diffondere<br />
2006 483
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
rapidamente, l’elevata instabilità e la scarsa abbondanza nello spazio extracellulare.<br />
L’ATP viene rilasciato dalle cellule, sia tramite esocitosi costitutiva<br />
e regolata, sia indirettamente da parte di cellule danneggiate o morenti. Può<br />
così raggiungere elevate concentrazioni extracellulari, nonostante lo stretto<br />
controllo esercitato dalle numerose ectonucleotidasi presenti sulla superficie<br />
esterna di molti tipi cellulari. Nell’ambiente extracellulare, l’ATP media<br />
azioni di duplice natura: a breve termine, quali la neurotrasmissione, e a<br />
lungo termine, quali le azioni trofiche. Di conseguenza, l’alterazione della<br />
comunicazione cellulare purinergica costituisce la base molecolare di<br />
diverse patologie umane, quali le disfunzioni infiammatorie mediate dal<br />
sistema immunitario, i disordini neurodegenerativi, gli stress metabolici, l’ischemia<br />
cerebrale, i traumi ed i tumori.<br />
Attività previste<br />
Nell’attività di ricerca prevista per i prossimi tre anni intendiamo investigare<br />
ulteriormente l’espressione, le funzioni, le interazioni e dinamiche molecolari<br />
dei recettori P2 in alcuni esempi di neurodegenerazione, quali gli episodi<br />
ischemici in vitro ed in vivo, i modelli di morbo di Parkinson e di corea di<br />
Huntington. Verificheremo l’esistenza di interazioni fra sistemi recettoriali<br />
diversi, sia all’interno delle stesse classi di recettori P2, sia fra classi P2 e P1,<br />
sia fra recettori purinergici e gabaergici, o purinergici e dopaminergici. Gli<br />
esperimenti saranno effettuati in vitro con sezioni di ippocampo, cortecciastriato,<br />
nigra, ed in linee cellulari neuronali (SH-SY5Y, PC12 cells) e colture<br />
primarie neuronali dissociate (CGN) ed organotipiche.<br />
Dal momento che la distribuzione subcellulare dei recettori in genere<br />
costituisce un importante meccanismo di dinamica recettoriale (intesa come<br />
reclutamento di tali recettori in siti specializzati, come interazioni recettoriali<br />
omologhe ed eterologhe, come attivazione e transattivazione) nel presente<br />
progetto di ricerca cominceremo con l’indagare se i recettori P2X e P2Y siano<br />
localizzati in compartimenti subcellulari specializzati.<br />
Nel presente programma di ricerca intendiamo inoltre studiare la potenziale<br />
interazione delle diverse subunità della famiglia dei recettori P2Y a formare<br />
complessi recettoriali di ordine superiore.<br />
Ci avvarremo per i nostri studi di metodiche di biologia cellulare, molecolare,<br />
biochimica, immunocitochimica ed analisi confocale.<br />
C.3.1 – Studio delle caratteristiche fenotipiche e funzionali dei linfociti<br />
T regolatori nella Sclerosi Multipla (Luca Battistini)<br />
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata<br />
da infiltrazione linfocitaria e infiammazione della sostanza bianca<br />
del sistema nervoso centrale. Numerose evidenze cliniche e sperimentali<br />
suggeriscono che linfociti T specifici per antigeni della mielina siano coinvolti<br />
nella patogenesi della malattia. Benché i linfociti T autoreattivi siano<br />
presenti anche nei soggetti sani, nei pazienti con malattie autoimmuni tali<br />
cellule si attivano con facilità maggiore rispetto alle cellule ottenute da sog-<br />
484 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
getti sani. Tale alterata reattività potrebbe riflettere una ridotta funzionalità<br />
dei linfociti Treg.<br />
Nel prossimo futuro ci proponiamo di studiare le capacità di soppressione<br />
e di migrazione della sottopopolazione di cellule T regolatorie CD25<br />
High isolate da individui sani e da pazienti affetti da sclerosi multipla. Verranno<br />
utilizzate sofisticate tecniche che permettono la misurazione della presenza,<br />
della distribuzione e dell’attività immunologica delle T regolatorie in<br />
pazienti affetti da sclerosi multipla con la forma relapsing-remitting. Verranno<br />
inoltre monitorati i markers sopramenzionati al fine di valutare la possibilità<br />
di associazione di un determinato fenotipo con l’attività di malattia.<br />
L’alterazione funzionale dei linfociti Treg nei pazienti con malattia<br />
autoimmune suggerisce immediatamente che la terapia con tali cellule<br />
potrebbe rappresentare un mezzo per ristabilire l’equilibrio immunologico<br />
dell’individuo, in cui le cellule autoreattive non sono più “ controllate ” dal<br />
sistema immunitario. Come premessa per le applicazioni in clinica, le cellule<br />
identificate nelle fasi precedenti del progetto verranno coltivate e iniettate nei<br />
topi in cui sia stata indotta l’encefalite. Gli effetti sui sintomi neurologici verranno<br />
valutati seguendo criteri convalidati.<br />
Nell’ultima fase di questo progetto ci proponiamo di disegnare un protocollo<br />
sperimentale per la terapia cellulare dei pazienti affetti da Sclerosi<br />
Multipla, mediante trattamento con cellule regolatorie autologhe purificate<br />
e attivate in vitro.<br />
C.3.2 – Studio delle alterazioni indotte dalle Cu,Zn superossido<br />
dismutasi mutanti associate alla sclerosi laterale amiotrofica<br />
di tipo familiare (Maria Teresa Carrì)<br />
Attività previste<br />
– Clonaggi di cDNA in vettori per l’espressione, transfezione, selezione e<br />
caratterizzazione di linee cellulari neuronali e non neuronali umane e murine<br />
che esprimono SOD1 mutate tipiche dei pazienti affetti da SLA familiare.<br />
– Costruzione di un ceppo di topi transgenici per l’espressione di un inibitore<br />
di NFκB; costruzione del ceppo doppio transgenico NFκB -/- × G93A-SOD1.<br />
– Analisi strutturali e funzionali mediante metodi immuno-chimici (Western<br />
blot, microscopia confocale) e saggi biochimici su tessuti di topi transgenici<br />
e su co-colture cellulari.<br />
Descrizione<br />
Obiettivo del progetto è indagare sulle modalità attraverso cui le mutazioni<br />
di superossido dismutasi (SOD1) tipiche di pazienti affetti da sclerosi<br />
laterale amiotrofica (SLA) causano la comparsa del fenotipo di danno motoneuronale<br />
nei pazienti. Recenti studi indicano che le SOD1 mutanti possono<br />
essere raggruppate almeno in due sottoclassi per quello che riguarda le loro<br />
proprietà chimico-fisiche (Valentine J.S.,Doucette P.A., Potter S.Z. (2005)<br />
Annu Rev Biochem 74: 563-593) e che i danni derivanti dall’aggregazione e/o<br />
2006 485
Sezione III: Linea di ricerca corrente C<br />
dalla nuova funzione pro-ossidante di queste proteine siano mediati da un<br />
dialogo molecolare tra cellule neuronali e non neuronali. In particolare la produzione<br />
di citochine neurotossiche da parte delle cellule microgliali ed astrocitarie<br />
sembra avere un forte ruolo patologico nella morte neuronale. Indicazioni<br />
in questo senso derivano dall’osservazione che l’attivazione di microglia<br />
e astrociti è una caratteristica di tutti i pazienti affetti da SLA. Inoltre la produzione<br />
di TNF, IL-1, iNOS da parte delle cellule gliali aggrava l’effetto tossico<br />
dei mutanti della SOD1 in diversi modelli sperimentali di SLA. Questi fattori<br />
solubili fanno parte della risposta immunitaria innata e sono in gran parte<br />
sotto il controllo del fattore di trascrizione NF-κB.<br />
Ci proponiamo di studiare ulteriormente il dialogo molecolare tra cellule<br />
neuronali e non neuronali in sistemi di co-coltura neurone/glia e neurone/<br />
muscolo ed in un nuovo modello murino in cui la componente neuroinfiammatoria<br />
viene prevenuta mediante inibizione del fattore di trascrizione NF-κB.<br />
In particolare in questi modelli si affronterà uno studio dell’induzione di fattori<br />
correlati con la morte cellulare per via mitocondrio-dipendente ed una dettagliata<br />
analisi dei segnali scambiati fra cellule neuronali e non neuronali. Lo<br />
studio sarà completato dall’esame delle proprietà biochimiche della frazione di<br />
proteina mutata localizzata all’interno del mitocondrio e dei meccanismi che<br />
ne inducono la compartimentalizzazione.<br />
Risultati acquisiti<br />
Abbiamo recentemente dimostrato che il processo di neuroinfiammazione<br />
innescato dall’espressione delle SOD1 mutate è cruciale nell’instaurare<br />
il danno a carico dei motoneuroni che ne provoca la morte (Ferri A., Nencini M.<br />
et al. (2004) FASEB J 18: 1261-1263) e che un set rappresentativo di tutte le<br />
SOD1 mutate esercita la sua funzione tossica aggregando all’interno dei mitocondri<br />
(Ferri et al. Submitted) ed innescando processi di morte apoptotica<br />
(Cozzolino M., Ferri A. et al. (2006) Neurobiol Dis 21: 69-79).<br />
Parte delle linee cellulari necessarie per i modelli in co-coltura sono già<br />
stati allestiti e caratterizzati nel dettaglio negli studi precedenti. La costruzione<br />
del ceppo di topi che esprimono un dominante negativo di IκBα (un<br />
componente essenziale nell’attivazione dei fattori di trascrizione della famiglia<br />
NF-κB) è già in corso.<br />
C.3.3 – Studio dell’attività neuronale e sinaptica in topi con encefalite<br />
allergica sperimentale, modello animale di sclerosi multipla<br />
(Diego Centonze)<br />
Verranno utilizzati topi con encefalite allergica sperimentale (EAE) come<br />
modello animale di sclerosi multipla (SM). Tale modello è unanimemente<br />
riconosciuto come un credibile prototipo di patologia demielinizzante su base<br />
immunitaria del sistema nervoso centrale. Per valutare gli effetti sinaptici del<br />
danno immunomediato a carico della sostanza bianca dei topi con EAE, effettueremo<br />
registrazioni elettrofisiologiche dai neuroni dello striato, importante<br />
nucleo dei gangli della base che riceve assoni mielinizzati provenienti da ogni<br />
486 2006
Neuroscienze sperimentali<br />
regione della corteccia cerebrale. In tale struttura, precedenti studi hanno<br />
dimostrato che eventi patologici di varia natura sono in grado di indurre aberranti<br />
forme di plasticità sinaptica, fenomeni che rappresentano un importante<br />
correlato fisiologico del danno neurodegenerativo.<br />
Nel tentativo di indagare se anche l’aggressione primitivamente autoimmune<br />
della sostanza bianca induce plasticità sinaptica aberrante nello striato<br />
(responsabile in ultima analisi del danno neurodegenerativo), studieremo le<br />
proprietà intrinseche (potenziale di membrana, relazione corrente-voltaggio,<br />
attività di firing) e sinaptiche (frequenza ed ampiezza delle correnti postsinaptiche<br />
eccitatorie ed inibitorie e loro modulazione farmacologica) dei diversi<br />
tipi neuronali dello striato di topi con EAE in diverse fasi di malattia. I risultati<br />
ottenuti forniranno informazioni critiche per comprendere il simultaneo<br />
coinvolgimento del compartimento neuronale durante l’attacco immunitario<br />
della sostanza bianca, responsabile in ultima analisi dei fenomeni di neurodegenerazione<br />
che si osservano anche molto precocemente in corso di SM.<br />
2006 487
D – NEUROPSICOLOGIA<br />
LUIGI PIZZIMIGLIO<br />
Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
La linea di ricerca in “ Neuropsicologia ” si articola in cinque filoni che<br />
affrontano diverse tematiche di neuroscienze cognitive. Ogni filone, poi, si sviluppa<br />
in diversi progetti.<br />
D.1 – RUOLO DELLA CORTECCIA CEREBRALE NELLA COGNIZIONE DEL CORPO<br />
Recenti studi hanno evidenziato l’attivazione di una specifica porzione<br />
della corteccia occipito-temporale indotta dalla visione di immagini del corpo<br />
o di parti del corpo non facciali. In altri studi verranno messe a fuoco modificazioni<br />
delle funzionalità corticali in risposta a cambiamenti corporei conseguenti<br />
ad interventi chirurgici. La dinamica delle diverse aree deputate alla<br />
elaborazione di percezioni corporee rappresenta il comune denominatore di<br />
quattro ricerche presentate.<br />
Articolazione<br />
D.1.1 – Il ruolo dell’Extrastriate Body Area (EBA) e della corteccia Premotoria<br />
Ventrale (vPMc) nella codifica della forma del corpo e delle azioni<br />
del corpo: uno studio di Stimolazione Magnetica Transcranica<br />
Ripetitiva (rTMS) evento-correlata (Salvatore Maria Aglioti)<br />
D.1.2 – “ La melodia ” dell’azione in pazienti con lesioni cerebrali focali<br />
(Salvatore Maria Aglioti, Luigi Pizzamiglio)<br />
D.1.3 – Modificazioni dello schema corporeo e della funzionalità motoria<br />
in pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Daniele Nico)<br />
D.1.4 – Studio sui processi di riorganizzazione funzionale in seguito<br />
all’allungamento dell’arto superiore in pazienti acondroplasici<br />
(Daniele Nico)<br />
D.2 – STRUMENTI DI VALUTAZIONE DEI DISTURBI NEUROPSICOLOGICI<br />
Verranno messi a punto strumenti per la valutazione dei comportamenti<br />
cognitivi che si ritiene siano alla base del comportamento esecutivo. In modo<br />
analogo verrà eseguita una standardizzazione per la popolazione italiana di<br />
uno strumento che misura i disturbi neuropsichiatrici in una popolazione di<br />
traumatizzati cranici.<br />
Articolazione<br />
D.2.1 – Sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte nel<br />
comportamento esecutivo; evoluzione, declino e alterazioni<br />
patologiche delle funzioni esecutive (Gabriella Antonucci)<br />
D.2.2 – Studio dei disturbi neuropsichiatrici in una popolazione di pazienti<br />
traumatizzati cranici (Paola Ciurli)<br />
490 2006
Neuropsicologia<br />
D.3 – PERCEZIONE E ATTENZIONE SPAZIALE E TEMPORALE<br />
Queste ricerche prevedono lo studio dell’attenzione e della rappresentazione<br />
dello spazio mediante la misurazione dei movimenti oculari e verranno condotte<br />
su soggetti normali e cerebrolesi con eminegligenza spaziale unilaterale.<br />
Articolazione<br />
D.3.1 – Combinazione di tecniche elettrofisiologiche e di neuroimmagine<br />
nello studio delle basi neurali della percezione visiva dello spazio<br />
e dell’attenzione spaziale: sviluppo di strumenti per l’applicazione<br />
in pazienti con lesioni cerebrali (Francesco Di Russo)<br />
D.3.2 – Correlati neurali delle componenti spaziali e di novelty nell’operazione<br />
di disingaggiamento e riorientamento dell’attenzione (Fabrizio Doricchi)<br />
D.3.3 – Basi neurali dell’attività oculomotoria durante il sonno REM e<br />
relazione di tale attività con l’organizzazione spaziale della scena<br />
onirica (Fabrizio Doricchi)<br />
D.3.4 – Orientamento dell’attenzione durante movimenti attivi e passivi<br />
dell’asse testa corpo (i.e. influenze cross-modali vestibolooptocinetiche<br />
sull’orientamento della attenzione implicita)<br />
(Fabrizio Doricchi)<br />
D.3.5 – Influenze retinotopiche e multimodali sulla codifica<br />
della rappresentazione delle distanze spaziali<br />
e numerico-quantitative (Fabrizio Doricchi)<br />
D.3.6 – Studio clinico sperimentale finalizzato ad indagare se ed in che modo<br />
le aspettative nelle due maggiori dimensioni percettive (lo spazio e il<br />
tempo) possono essere compromesse in pazienti con lesioni cerebrali<br />
focali (Luigi Pizzamiglio)<br />
D.4 – DISTURBI DELLA MEMORIA TOPOGRAFICA<br />
Si prevede la costruzione di metodi per valutare la memoria topografica<br />
nel macro e nel micro spazio da utilizzare in soggetti con lesioni focali unilaterali<br />
e in pazienti con ablazione chirurgica delle strutture temporali profonde<br />
(ippocampo e paraippocampo).<br />
Articolazione<br />
D.4.1 – Ruolo dell’ippocampo nei disturbi di memoria topografica<br />
(Cecilia Guariglia)<br />
D.4.2 – Memoria visuo-spaziale nel micro-spazio e nel macro-spazio<br />
(Cecilia Guariglia)<br />
D.4.3 – Costruzione e standardizzazione di test per la valutazione della<br />
capacità immaginativa in pazienti cerebrolesi (Cecilia Guariglia)<br />
D.4.4 – Trattamento riabilitativo dei disturbi dell’orientamento spaziale<br />
(Chiara Incoccia)<br />
2006 491
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
D.5 – DISTURBI DEL LINGUAGGIO IN CEREBROLESI ADULTI E IN ETÀ EVOLUTIVA<br />
Verranno studiati i correlati anatomici responsabili del recupero del linguaggio<br />
in pazienti afasici bilingui. Verrà inoltre studiato il substrato neurale<br />
dei disturbi afasici mediante l’impiego di un nuovo metodo (VLSM). In soggetti<br />
di età evolutiva verrà studiato lo sviluppo e l’efficienza della lettura lessicale.<br />
Articolazione<br />
D.5.1 – Organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti afasici bilingui<br />
(Paola Marangolo)<br />
D.5.2 – Voxel-based Lesion Symptom Mapping (VLSM): studio dei disturbi<br />
linguistici e dei correlati anatomici in pazienti afasici<br />
(Paola Marangolo, Gaspare Galati)<br />
D.5.3 – Sviluppo ed efficienza della lettura lessicale: fattori linguistici<br />
e cognitivi (Pierluigi Zoccolotti)<br />
D.1.1 – Il ruolo dell’Extrastriate Body Area (EBA) e della corteccia<br />
Premotoria Ventrale (vPMc) nella codifica della forma del corpo<br />
e delle azioni del corpo: uno studio di Stimolazione Magnetica<br />
Transcranica Ripetitiva (rTMS) evento-correlata<br />
(Salvatore Maria Aglioti)<br />
Attività previste<br />
Nell’ambito delle neuroscienze una concezione largamente condivisa relativa<br />
all’organizzazione ed al funzionamento del cervello è che diversi aspetti<br />
della realtà siano rappresentati in aree corticali diverse (Gainotti, 2004). Questa<br />
evidenza si riscontra nella rappresentazione semantica verbale del mondo<br />
(Warrington et al., 1984). La rappresentazione categoriale semantica non è un<br />
fenomeno solo verbale. Anche nell’ambito della percezione visiva si ritrovano<br />
evidenze sperimentali che fanno pensare ad una organizzazione modulare<br />
delle categorie semantiche nella corteccia (Kanwisher et al., 2000). Nella scia<br />
della scoperta di un’area visiva specializzata per la percezione di facce, l’interesse<br />
scientifico si è indirizzato verso la ricerca di altre aree specializzate nella<br />
percezione visiva di stimoli appartenenti a categorie importanti da un punto<br />
di vista adattivo.<br />
Negli ultimi 5 anni diversi studi di imaging funzionale hanno evidenziato<br />
l’attivazione di una specifica porzione della corteccia occipito-temporale<br />
indotta dalla visione di immagini del corpo o di parti del corpo non facciali.<br />
Quest’area è stata chiamata Extrastriate Body Area (EBA) (Downing et al.,<br />
2001). Uno studio di rTMS ha inoltre dimostrato che l’attività di EBA è essenziale<br />
unicamente nella discriminazione di parti corporee non facciali e non<br />
nella discriminazione di oggetti non corporei (motociclette) o di facce (Urgesi<br />
et al., 2004). D’altro canto, la scoperta di una classe di neuroni nella corteccia<br />
premotoria della scimmia (F5), detti “ neuroni mirror ”, attivati sia durante la<br />
programmazione del movimento che durante la semplice osservazione del<br />
492 2006
movimento eseguito da un altro individuo, ha dato luogo alla nascita ed allo<br />
sviluppo di una robusta linea di ricerca relativa all’osservazione di azioni (di<br />
Pellegrino et al., 1992).<br />
Studi di imaging funzionale hanno successivamente dimostrato la presenza<br />
di questo tipo di neuroni anche nell’uomo. La presenza di questo tipo di<br />
neuroni nell’uomo è stata riscontrata nella corteccia premotoria ventrale<br />
(vPMc), omologa della F5 delle scimmie da un punto di vista morfologico-funzionale<br />
(Petrides et al., 1997). La funzione di questa classe di neuroni è stata<br />
posta alla base della capacità degli uomini di comprendere ed imitare le azioni<br />
osservate nei cospecifici (Rizzolatti et al., 2001). Sebbene esistano ampie prove<br />
dell’attività di questi neuroni ottenute con metodi correlazionali (fMRI) ed<br />
interferenziali (TMS), nessuno di questi ultimi è mai stato utilizzato per provare<br />
che l’attività delle cortecce premotorie ventrali sia cruciale nella percezione<br />
di azioni. Il corpo dunque convoglia sia informazioni relative alle sue<br />
caratteristiche morfologiche, sia informazioni relative al movimento che sta<br />
eseguendo, le quali potrebbero essere codificate in aree corticali distinte.<br />
La finalità del presente progetto di ricerca è quella di evidenziare una possibile<br />
doppia dissociazione funzionale tra vPMc ed EBA bilaterali. A tal fine si propone<br />
l’utilizzo della Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS), tecnica<br />
capace di interferire selettivamente con l’attività della struttura corticale stimolata.<br />
Si prevede di poter temporaneamente inibire, in soggetti sani, la capacità<br />
di discriminare due diverse azioni (discriminazione di azione) rilasciando gli<br />
impulsi magnetici sulla vPMc, o la capacità di discriminare due parti corporee<br />
non facciali diverse per morfologia (discriminazione di forma) rilasciando gli<br />
impulsi su EBA. L’interferenza durante un compito percettivo relativo alla discriminazione<br />
di azioni e della forma del corpo è un dato mancante nella letteratura<br />
attuale e fornirebbe una prova dell’essenzialità del funzionamento delle due aree<br />
di studio nella percezione appunto dell’azione e della forma del corpo.<br />
Descrizione<br />
Neuropsicologia<br />
Il compito sperimentale utilizzato nella ricerca sarà un “ matchingto-sample-task<br />
”. I soggetti dovranno riconoscere uno stimolo presentato tachistoscopicamente<br />
per 150 msec tra due immagini di confronto presentate successivamente<br />
in visione libera. Le immagini usate rappresenteranno parti del<br />
corpo umano implicanti un’azione. 4 immagini riguarderanno arti superiori ed<br />
altre 4 arti inferiori. La metà delle azioni raffigurate avranno uno scopo ecologico<br />
(grasping fine e grossolano, passo avanti e passo indietro), l’altra metà no.<br />
Il set completo di stimoli rappresenteranno due diversi modelli maschili che<br />
eseguono tutte e 8 le azioni. Le fotografie inoltre saranno duplicate per generare<br />
il lato sinistro e quello destro di ogni arto. Le immagini di confronto differiranno<br />
fra di loro o per l’azione raffigurata (discriminazione di azione) o per<br />
le caratteristiche morfologiche dell’arto che esegue l’azione; per esempio la<br />
mano che esegue il grasping apparterrà a due individui diversi (discriminazione<br />
di forma). Tra la presentazione dell’immagine stimolo e quelle di confronto<br />
al soggetto verrà presentata, per 500 msec, una figura rettangolare con<br />
funzione di maschera in coincidenza della quale verrà applicata la stimola-<br />
2006 493
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
zione magnetica transcranica ripetitiva (ritardo: 150 msec; frequenza:10Hz;<br />
durata: 200 msec; intensità: 120% della soglia motoria).<br />
In blocchi sperimentali diversi verrà stimolata EBA e vPMc bilaterale<br />
durante l’esecuzione del compito di discriminazione di azione o di forma.<br />
Nella fase preliminare di preparazione elettrofisiologica, si individuerà la<br />
“ posizione ottimale ” (OSP), definita come il sito dello scalpo dal quale la<br />
TMS può indurre dei MEPs di massima ampiezza in entrambi i muscoli target.<br />
Mediante un sistema di neuronavigazione a campo magnetico (Polhemus<br />
spatial digitizer) sarà possibile localizzare la OSP nello spazio stereotassico<br />
standard di Talairach (Talairach et al., 1988). Ponendo lo stimolatore sulla<br />
OSP si passerà a determinare la soglia motoria (SM) del soggetto, definita, in<br />
accordo allo standard internazionale, come la minima intensità di stimolazione<br />
in grado di indurre un’ampiezza dei MEPs maggiore di 50 µV in almeno<br />
5 stimolazioni su 10 (Rossini et al., 1994).<br />
Per la localizzazione dei siti di stimolazione verrà usato il sistema di neuronavigazione<br />
Softaxic Navigator system (EMS, Bologna, Italy). Questo<br />
sistema accoppia allo scalpo la porzione di corteccia cerebrale sottostante<br />
usando un modello anatomico standard. La mappatura dello scalpo dei soggetti<br />
verrà effettuata tramite un Fastrak Polhemus digitizer (Polhemus, Colchester,<br />
VT). La ricostruzione dello scalpo si effettua sulla base dei tradizionali<br />
riferimenti craniometrici (punti preauricolari sinistro e destro, nasion ed<br />
inion) e 60 punti fiduciari presi su tutto lo scalpo. Il sistema di neuronavigazione<br />
a campo magnetico Polhemus crea uno spazio tridimensionale descritto<br />
dalle coordinate assiali x, y e z che ordinano lo spazio in direzione rispettivamente<br />
sinistra-destra, rostro-caudale e ventro-dorsale. Le coordinate dei punti<br />
dello scalpo vengono associate allo spazio stereotassico di Talairach attraverso<br />
la correlazione tra le prime e un modello cerebrale standard. Le coordinate di<br />
Talairach (Talairach et al., 1988) saranno automaticamente calcolate dal programma<br />
Softaxic. In questo esperimento i siti presi in considerazione saranno<br />
quattro: EBA destra, EBA sinistra, vPMc destra e vPMc sinistra. Per EBA<br />
destra saranno usate le coordinate: x=52, y=-72, z=4 (Downing et al., 2001;<br />
Urgesi et al., 2004), per la vPMc destra invece: x=57, y=12, z=24 (Costantini et<br />
al., 2005). Per EBA sinistra saranno scelti i valori: x=-52, y=-68, z=4 e per vPMc<br />
sinistra: x=-58, y=12, z=24 secondo le indicazioni di Costantini (Costantini et<br />
al., 2005). Le misure che verranno considerate saranno i tempi di reazione<br />
(RT) e l’accuratezza di risposta (ACC). Inoltre per controllare che la stimolazione<br />
delle vPMc non determini un’interferenza nell’esecuzione della risposta<br />
manuale, l’elettromiografia dei muscoli First Dorsal Interossus (FDI) e dell’Abductor<br />
Digiti Minimi (ADM) della mano di risposta sarà monitorata in presa<br />
diretta durante la fase sperimentale. Come controllo ulteriore metà dei soggetti<br />
eseguirà la risposta con la mano destra mentre l’altra metà con la sinistra.<br />
Soggetti<br />
Lo studio sarà condotto utilizzando 20 soggetti normali. Per tutti verranno<br />
esclusi fattori di rischio o controindicazioni a partecipare ad espe-rimenti di<br />
TMS sulla base degli attuali protocolli per la sicurezza (Wasserman, 2001).<br />
494 2006
Neuropsicologia<br />
– Costantini M., Galati G., Ferretti A., Caulo M., Tartaro A., Romani G. L., Aglioti S.M.<br />
(2005) Cereb Cortex 15(11): 1761-1767.<br />
– di Pellegrino G., Fadiga L., Fogassi L., Gallese V., Rizzolatti G. (1992) Exp Brain<br />
Res 91(1): 176-180.<br />
– Downing P.E., Jiang Y., Shulman M., Kanwisher N. (2001) Science 293(5539):<br />
2470-2473.<br />
– Gainotti G. (2004) Neuropsychologia 42(3): 299-319. Review.<br />
– Kanwisher N. (2000) Nat Neurosci 3(8): 759-763.<br />
– Petrides M., Pandya D.N. (1997) In Boller F., Grafman J. (ed) Handbook of Neuropsychology<br />
New York: Elsevier IX, 17-58.<br />
– Rizzolatti G., Fogassi L., Gallese V. (2001) Nat Rev Neurosci 2: 661-670.<br />
– Rossini P.M., Barker A.T., Caramia M.D., Caruso G., Cracco R.Q., Dimitrijevic<br />
M.R., Hallet M., Katayama Y., Lücking C.H., Maertens de Noordhout A.L., Mardsen<br />
C.D., Murray N.M.F., Rothwell J., Swash M., Tomberg C. (1994) Electroenceph<br />
Clin Neurophysiol 91: 70-92.<br />
– Talairach J., Tournoux P. (1988) Co-planar stereotaxic atlas of the human brain:<br />
3-dimension proportional system: an approach to cerebral imaging. New York, Thieme.<br />
– Urgesi C., Berlucchi G., Aglioti S.M. (2004) Curr Biol 14(23): 2130-2134.<br />
– Warrington E.K., Shallice T. (1984) Brain 107(Pt 3): 829-854.<br />
– Wassermann E.M., Lisanby S.H. (2001) Clin Neurophysiol 112: 1367-1377.<br />
D.1.2. “ La melodia ” dell’azione in pazienti con lesioni cerebrali focali<br />
(Salvatore Maria Aglioti, Luigi Pizzamiglio)<br />
L’aprassia è un disturbo neuropsicologico che comporta un deficit nell’esecuzione<br />
intenzionale di gesti non riconducibili a dei disturbi sensorimotori<br />
(quali – ad esempio – deficit di sensibilità, emiparesi, atassia, sintomi extrapiramidali),<br />
a dei deficit intellettivi o ad una ridotta capacità di comprensione<br />
del linguaggio. Pur conseguendo a disturbi uniemisferici, i sintomi sono tipicamente<br />
bilaterali. Già dalla prima descrizione fatta da Liepmann (1905) ci si<br />
chiese se l’aprassia fosse unicamente un disturbo della produzione del gesto o<br />
piuttosto rappresentasse anche un’alterazione del riconoscimento e della<br />
comprensione del suo significato. Ancora oggi, in accordo con l’interpretazione<br />
originale di Liepmann, l’aprassia può essere vista come un deficit d’esecuzione<br />
di gesti di cui si ha consapevolezza oppure come una perdita della<br />
capacità di rappresentare i movimenti che costituiscono il gesto.<br />
La distinzione fra le aree corticali che servono alla rappresentazione dei<br />
gesti e quelle che servono alla produzione dei gesti è attualmente oggetto di<br />
numerose ricerche. Numerosi studi nelle scimmie e nell’uomo hanno suggerito<br />
che i substrati neurali per la comprensione e per l’esecuzione dei gesti<br />
sono in gran parte sovrapposti e riguardano sia strutture frontali (area di<br />
Broca: Rizzolatti et al., 1999) che parietali (Fogassi et al., 2005; Buccino et al.,<br />
2001). L’importanza relativa delle due aree, frontale e parietale, nel riconoscimento<br />
e nella comprensione dei gesti è stata esaminata in pazienti che avessero<br />
subito delle lesioni limitate all’una o all’altra di queste aree (Heilman et<br />
al., 1973, 1979, 1982; Rothi et al., 1985, 1991).<br />
2006 495
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
Lo studio è volto ad esaminare la capacità di pazienti aprassici di eseguire<br />
gesti o atti complessi della vita quotidiana sulla base degli indizi acustici non<br />
linguistici legati a quei gesti (ad esempio il rumore dei passi, lo schioccare<br />
delle dita) e a valutare se esista una dissociazione fra le basi nervose per la<br />
comprensione e per la produzione di un gesto in pazienti aprassici con lesioni<br />
cerebrali anteriori (frontali) e posteriori (parietali).<br />
La ricerca verrà condotta su 50 pazienti con lesioni cerebrovascolari<br />
destre o sinistre la cui sede è stata accertata tramite esami clinici e radiologici<br />
(Tomografia Assiale Computerizzata o Risonanza Magnetica Nucleare). Ogni<br />
paziente sarà sottoposto a diverse sessioni sperimentali in giorni diversi, in<br />
relazione al grado di affaticabilità e disponibilità del paziente. Ogni sessione<br />
non durerà, in ogni caso, più di 60 minuti. I paradigmi sperimentali prevedono<br />
due gruppi: uno di studio e uno di controllo. I criteri di ammissione al<br />
gruppo di studio sono:<br />
– presenza di aprassia degli arti (AI, AIM) e bucco-facciale (ABF);<br />
– possesso del linguaggio che permetta di rispondere correttamente con<br />
un sì od un no nel compito di riconoscimento.<br />
Per l’ammissione al gruppo di controllo sono sufficienti la presenza di<br />
una lesione cerebrale e l’assenza d’aprassia.<br />
Principali misure di valutazione<br />
Prima delle specifiche prove sperimentali tutti i soggetti saranno sottoposti<br />
ad una batteria di test neuropsicologici:<br />
– test per la produzione e comprensione linguistica (test dei gettoni, ripetizione,<br />
linguaggio scritto, denominazione e comprensione);<br />
– test d’intelligenza non verbale (Matrici Progessive di Raven);<br />
– test di aprassia ideativa (esame sull’uso di oggetti comuni);<br />
– test di aprassia ideomotoria (De Renzi e coll., 1980);<br />
– test di aprassia bucco-facciale.<br />
Valutazione della capacità di riconoscere gesti<br />
sulla base di indizi acustici non linguistici associati ai gesti stessi<br />
Il test per valutare le capacità di riconoscimento di gesti sulla base di<br />
indizi acustici non linguistici associati ai gesti stessi consiste in un test originale<br />
nel quale si presentano tramite un microfono suoni evocanti gesti degli<br />
arti intransitivi (e.g. schioccare le dita) o transitivi; gesti del distretto orofacciale<br />
intransitivi (e.g. starnutire) o transitivi (soffiare in un fischietto). Suoni<br />
ambientali (ad esempio la sirena di un’ambulanza) verranno usati come controlli.<br />
Dopo l’ascolto di ogni suono, il paziente dovrà scegliere tra 4 figure presentate<br />
sullo schermo di un computer quella corrispondente al rumore udito<br />
in precedenza. Le diverse categorie di suoni si alterneranno in una sequenza<br />
pseudo-casuale. Tutte le prove si svolgeranno in una stanza isolata nel laboratorio<br />
di Neuropsicologia della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>. Il paziente siederà ad<br />
una distanza di 57 cm dallo schermo di un computer. Lo sperimentatore regi-<br />
496 2006
Neuropsicologia<br />
strerà le risposte del paziente su moduli predisposti all’uopo. La prestazione<br />
d’ogni singolo paziente verrà valutata considerando il numero totale di errori.<br />
Il grado di difficoltà del test sarà determinato somministrandolo ad un campione<br />
di 10 soggetti non cerebrolesi di età compresa fra 50 e 80 anni.<br />
– Buccino G., Binkofski F., Fink G.R. et al. (2001) Eur J Neurosci 13: 400-404.<br />
– De Renzi E., Motti F., Nichelli P. (1980) Arch Neurol 37: 6-10.<br />
– Fogassi L., Ferrari P.F., Gesierich B., Rozzi S., Chersi F., Rizzolatti G. (2005)<br />
Science 308(5722): 662-667.<br />
– Heilman K.M. (1973) Brain 96: 861-864.<br />
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New York: Oxford University Press.<br />
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Wochenschrift, 49: 2322-2326, 2375-2378.<br />
– Rizzolatti G., Fadiga L., Fogassi L., Gallese V. (1999) Arch Ital Biol 137(2-3): 85-100.<br />
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– Rothi L.J., Heilman K.M., Watson R.T. (1985) J Neurol Neurosur Ps 48(3): 207-210.<br />
D.1.3 – Modificazioni dello schema corporeo e della funzionalità motoria<br />
in pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Daniele Nico)<br />
Una serie di studi effettuati negli ultimi anni ha permesso di dimostrare<br />
che la capacità di eseguire determinati movimenti è strettamente connessa<br />
con l’abilità di pianificarli e programmarli. Diversi studi condotti sulla motor<br />
imagery hanno infatti dimostrato che esiste una marcata corrispondenza,<br />
anatomica e funzionale, tra esecuzione e simulazione mentale del movimento.<br />
Questa correlazione è stata dimostrata anche grazie a studi condotti su<br />
pazienti che hanno subito l’amputazione dell’arto superiore. Uno studio<br />
recente (Nico D., Daprati E., Rigal F., Parsons L., Sirigu A. (2004) Brain 127:<br />
1-13) ha infatti messo in evidenza che l’abilità di simulare mentalmente il<br />
movimento della mano è influenzata dalla sua disponibilità fisica, anche se<br />
nella realtà nessun movimento deve essere effettivamente compiuto.<br />
Nel progetto presente si è tentato di mettere in evidenza gli effetti della<br />
perdita dell’arto inferiore sulla capacità di pianificare ed eseguire mentalmente<br />
un movimento del piede. È stato chiesto a pazienti amputati dell’arto<br />
inferiore di giudicare più velocemente possibile se l’immagine di un piede<br />
(mostrato in due diverse prospettive laterali, dal lato dell’alluce e dell’ultimo<br />
dito, ed anche nelle prospettive plantare e dorsale, ognuna in dodici diversi<br />
orientamenti ad intervalli di 30°) fosse quella di un piede destro oppure un<br />
sinistro.<br />
I risultati preliminari avevano già suggerito che la perdita di un piede dal<br />
punto di vista cognitivo non produce lo stesso effetto di quello prodotto dalla<br />
perdita della mano: il giudizio di lateralità infatti non è sembrato dipendere<br />
dal fatto che il piede mostrato corrispondesse o meno a quello mancante. Il<br />
2006 497
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
campione di soggetti è stato ulteriormente incrementato. Al momento sono<br />
stati inseriti nella presente ricerca 21 pazienti. Di questi, 10 hanno subito<br />
l’amputazione della gamba destra, 3 della coscia destra, 2 l’amputazione del<br />
piede sinistro, 3 della coscia sinistra e 3 della gamba sinistra. Contrariamente<br />
a quanto emerso in precedenza, le nuove analisi dei dati sembrano evidenziare<br />
un aumento nei tempi di risposta e un peggioramento dell’accuratezza<br />
nel caso in cui le immagini presentate raffigurino un piede visto in una posizione<br />
non naturale. Tuttavia l’eterogeneità del campione ancora non consente<br />
delle valutazioni conclusive. I pazienti infatti differiscono per il diverso livello<br />
a cui hanno subito l’amputazione. Le prestazioni dei pazienti quindi potrebbero<br />
dipendere dal numero di articolazioni disponibili per le operazioni mentali<br />
di simulazione delle rotazioni necessarie per ‘copiare’ l’orientamento dello<br />
stimolo da riconoscere.<br />
Il protocollo sperimentale comprendeva inoltre delle prove finalizzate a<br />
verificare se le abilità di rappresentazione spaziale fossero o meno influenzate<br />
dall’uso della protesi. Si è partiti dal presupposto che l’amputazione dell’arto<br />
inferiore abbia delle implicazioni cognitive anche per ciò che concerne la<br />
capacità di riorganizzare funzionalmente gli spostamenti nell’ambiente. A<br />
questo scopo i pazienti sono stati impegnati in prove di navigazione sia attiva<br />
che passiva in due diversi momenti: quando cominciano ad usare la protesi<br />
provvisoria e quando il recupero funzionale è ormai completato e deambulano<br />
con la protesi in modo indipendente da qualsiasi ausilio. L’ipotesi è che i<br />
pazienti amputati debbano necessariamente operare una riorganizzazione<br />
funzionale dello spazio in base alle nuove competenze motorie che sono<br />
costretti ad apprendere, dato che la protesi li obbliga ad imparare di nuovo a<br />
camminare. Le loro abilità di rappresentazione spaziale dovrebbero, allora,<br />
modificarsi di pari passo con l’aumento della dimestichezza nell’uso della protesi.<br />
Per tentare di verificare questa ipotesi è stata valutata la capacità di stimare<br />
delle distanze nonché la precisione nel valutare l’entità di diversi spostamenti,<br />
attivi e passivi, effettuati sia a piedi che con un robot.<br />
Il progetto prevedeva quindi un re-test alla fine del periodo riabilitativo<br />
per l’utilizzo della protesi, con l’ulteriore obiettivo di valutare la presenza di<br />
miglioramenti nella capacità di pianificazione e programmazione del movimento.<br />
Dato che, come già sottolineato dalla letteratura, la capacità di motor<br />
imagery e l’esecuzione di un movimento reale vanno di pari passo e se, come<br />
con questo progetto si tenta di evidenziare, l’utilizzo della protesi può migliorare<br />
l’abilità di motor imagery del paziente amputato, allora il risultato<br />
diventa ancora più rilevante in funzione della possibilità di utilizzare la simulazione<br />
mentale del movimento per facilitare l’apprendimento dell’utilizzazione<br />
della protesi. Al momento sono stati sottoposti alle batterie di valutazione<br />
8 pazienti amputati di arto inferiore valutati nel periodo in cui avevano<br />
appena cominciato ad usare la protesi; tra questi solo 2 hanno terminato il<br />
trattamento riabilitativo e sono stati richiamati per effettuare le valutazioni di<br />
re-test a diversi mesi di distanza. Non è stato ancora possibile sottoporre<br />
anche gli altri pazienti alle successive valutazioni poiché ancora non sono<br />
arrivati alla fine del lungo percorso riabilitativo e non hanno quindi stabilizzato<br />
definitivamente le loro competenze motorie con la protesi. Allo stato<br />
498 2006
Neuropsicologia<br />
attuale non è quindi ancora possibile fornire dei risultati esaurienti che diano<br />
indicazioni chiare in merito alle modificazioni nella capacità di rappresentazione<br />
dello spazio ed a proposito della plasticità delle competenze di motor<br />
imagery in seguito alla protesizzazione dell’amputato di arto inferiore.<br />
Nel corso del 2006 pertanto verrà eseguita la valutazione post-riabilitativa<br />
dei pazienti inseriti nel protocollo sperimentale.<br />
D.1.4 – Studio sui processi di riorganizzazione funzionale in seguito<br />
all’allungamento dell’arto superiore in pazienti acondroplasici<br />
(Daniele Nico)<br />
Il presente progetto ha come obiettivo quello di valutare i meccanismi di<br />
riorganizzazione cognitiva nei pazienti acondroplasici. Il cervello contiene<br />
infatti una rappresentazione topografica del corpo costruita sulla base delle<br />
afferenze sensoriali ed elaborata dal sistema cognitivo che ci permette il<br />
costante aggiornamento della nostra posizione nello spazio, un pre-requisito<br />
funzionale essenziale per qualsiasi movimento nell’ambiente e per la sua rappresentazione<br />
spaziale in coordinate egocentriche. Sono stati scelti come soggetti<br />
sperimentali dei bambini acondroplasici in cui si interviene chirurgicamente<br />
nel tentativo di favorire una sviluppo armonico della struttura corporea.<br />
Questi pazienti subiscono infatti degli interventi di allungamento degli arti che<br />
modificano sostanzialmente il loro schema corporeo nel volgere di alcune settimane.<br />
In seguito all’intervento avvengono precisi cambiamenti fisiologici di<br />
riorganizzazione della corteccia somatosensoriale che sono stati documentati<br />
recentemente (Di Russo F., Committeri G. et al. (2006) Neuroimage 30 (1): 172-<br />
183). Ci si attende anche una riorganizzazione delle competenze cognitive in<br />
una serie di operazioni in cui è necessario tener conto delle nuove dimensioni<br />
corporee. A questo scopo sono state pianificate alcune prove specifiche volte a<br />
valutare la modalità con cui questi soggetti riorganizzano la loro rappresentazione<br />
corporea ed alcuni aspetti funzionali legati ad essa: quando ad esempio<br />
una determinata posizione nello spazio viene codificata attraverso il ‘senso di<br />
posizione’. Al momento sono state valutate le prestazioni di due soggetti prima<br />
dell’intervento chirurgico di allungamento dell’arto superiore.<br />
La batteria di valutazione utilizzata comprende un test di rappresentazione<br />
dello schema corporeo (Daurat-Hmeljiak C., Stambak M., Berges J.<br />
(1978) Il test dello schema corporeo. Organizzazioni Speciali, Firenze) per valutare<br />
la percezione soggettiva che questi pazienti hanno delle disarmonie di<br />
sviluppo del proprio corpo, come questa percezione si modifichi in funzione<br />
delle aspettative che derivano dall’intervento di correzione e la valutazione<br />
soggettiva della reale modificazione corporea ottenuta a seguito dell’allungamento.<br />
Oltre a questo sono state effettuate prove di valutazione della stima<br />
soggettiva della posizione di diversi punti di repere anatomico sul proprio<br />
braccio (gomito, polso e punta delle dita), con lo scopo di mettere in evidenza<br />
se e come, nel tempo, i pazienti modifichino la propria consapevolezza somatosensoriale.<br />
Per questa prova è stato costruito uno speciale apparato costituito<br />
da un banchetto di legno con una linea formata da 40 LED equispaziati<br />
di 1 cm. l’uno dall’altro. Al soggetto, con il braccio posto sotto al banchetto e<br />
2006 499
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
quindi non visibile direttamente, viene chiesto di giudicare se il singolo LED<br />
acceso dallo sperimentatore si trovi ‘al di sopra’ oppure ‘al di sotto’ del punto<br />
di repere anatomico oggetto della valutazione in corso. La procedura di stimolazione<br />
utilizzata è stata adattata seguendo la tecnica proposta in Vallar et<br />
al. (Vallar G., Guariglia C., Nico D., Bisiach E. (1995) Brain 118: 467-472). È<br />
stata quindi effettuata una prova più specifica in cui al soggetto viene chiesto<br />
di memorizzare una determinata posizione del dito indice su di un piano, raggiunta<br />
tramite uno spostamento passivo del braccio imposto dallo sperimentatore.<br />
Al soggetto è stato chiesto di indicare col dito il punto esatto raggiunto<br />
in precedenza, dopo che il braccio è stato ricollocato in posizione di riposo<br />
(completamente addotto al tronco con la mano poggiata sul petto, in asse con<br />
il piano mediano sagittale del corpo) sempre con un movimento imposto. Le<br />
prove sono state effettuate su di uno sfondo millimetrato e riprese con una<br />
telecamera digitale dall’alto. Sono state effettuati 60 movimenti di raggiungimento<br />
di diverse posizioni collocate entro ed al limite dello spazio di reaching.<br />
Le prove sono state effettuate tutte con l’arto dominante (il destro).<br />
Al momento la valutazione è stata effettuata su due soli soggetti maschi<br />
che hanno subito l’intervento chirurgico di allungamento. La valutazione<br />
effettuata è quella preliminare all’intervento, quella cioè che fornisce i parametri<br />
comportamentali di riferimento, su cui poi analizzare i risultati ottenuti<br />
nelle due successive rilevazioni. Al momento devono ancora essere effettuate<br />
la valutazione da compiere immediatamente dopo che sono stati tolti i cestelli<br />
che guidano la ricrescita ossea ed un re-test a diversi mesi di distanza dall’eliminazione<br />
dei cestelli, quando si presume che il soggetto abbia acquisito ed<br />
integrato la modificazione corporea in una rappresentazione stabile del proprio<br />
corpo. Dal punto di vista anatomico e funzionale, anche le misure elettrofisiologiche<br />
e di neuroimmagine dovranno essere ripetute nei tempi summenzionati<br />
per osservare in dettaglio l’esatta identificazione delle aree cerebrali<br />
deputate alla rappresentazione della mano e le loro eventuali modifiche in<br />
seguito all’operazione chirurgica.<br />
Pertanto, nel corso del 2006 verrà proseguito l’inserimento nel protocollo<br />
sperimentale di nuovi soggetti che verranno in seguito sottoposti ad interventi<br />
di allungamento degli arti superiori e verranno sottoposti all’esame post-chirurgico<br />
i pazienti già inseriti nel protocollo nel corso del 2005.<br />
D.2.1 – Sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte<br />
nel comportamento esecutivo; evoluzione, declino e alterazioni<br />
patologiche delle funzioni esecutive (Gabriella Antonucci)<br />
Descrizione<br />
Negli ultimi anni, numerosi studi neuropsicologici e neurofisiologici sui<br />
primati e sull’uomo, hanno dimostrato quanto la corteccia prefrontale possa<br />
essere definita come la struttura neurale più “ alta ” incaricata dell’organizzazione<br />
e pianificazione di comportamenti nuovi e complessi, inclusi linguaggio<br />
e ragionamento logico. Il ruolo della corteccia prefrontale, si<br />
esplica attraverso quelle che sono state definite Funzioni Esecutive (FE) un<br />
500 2006
Neuropsicologia<br />
set di funzioni cognitive di ordine superiore deputate ad una serie di diverse<br />
operazioni quali il controllo motorio e la programmazione di comportamenti<br />
articolati (soppressione dei riflessi e degli impulsi motori, lo switch<br />
tra un movimento e l’altro, la programmazione e la messa in atto di comportamenti<br />
complessi); il controllo “ meta-cognitivo ” (flessibilità cognitiva e<br />
resistenza alle interferenze esterne); la personalità e le emozioni (l’iniziativa,<br />
l’automonitoraggio, controllo degli impulsi affettivi ed emotivi) la fluenza<br />
verbale e la pianificazione.<br />
L’eterogeneità di tali funzioni ha portato alla formulazione di ipotesi<br />
sull’esistenza di network neurali diversi che sottostanno a comportamenti<br />
esecutivi differenti. Ad esempio uno studio PET condotto da Smith & Jonides<br />
(1999) ha portato all’evidenza di una selettiva attivazione del cingolo<br />
anteriore in un compito di inibizione della risposta su paradigma Stroop ed<br />
una attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale con un classico<br />
compito di pianificazione. Più in generale il frazionamento di comportamenti<br />
esecutivi è stato supportato dalle evidenze sull’esistenza di tre diversi<br />
circuiti neurali circoscritti dai lobi frontali (Burruss et al., 2000). Il comportamento<br />
di organizzazione e pianificazione è stato correlato con il circuito<br />
dorsolaterale mentre il comportamento di inibizione e modulazione dell’arousal<br />
è stato associato ad attivazioni del circuito del cingolo anteriore.<br />
Infine il terzo circuito quello “ orbitofrontale ” è stato associato ai comportamenti<br />
di gestione e controllo dei comportamenti sociale e delle emozioni<br />
(Duffy & Campbell, 1994).<br />
Tutti questi studi però riguardano essenzialmente la messa in atto dei<br />
comportamenti esecutivi in ambienti artificiali (studi di attivazione PET e<br />
fMRI). Un approccio diverso nello studio delle funzioni esecutive è valutare i<br />
deficit cognitivi presentati da pazienti affetti da patologie diverse. È noto<br />
infatti che disturbi di tipo esecutivo sono stati osservati sia in pazienti cerebrolesi,<br />
sia in pazienti affetti da patologie psichiatriche quali la schizofrenia,<br />
la depressione ed il disturbo ossessivo-compulsivo. Analogamente, deficit esecutivi<br />
sono stati rilevati anche in soggetti anziani sani; quest’ultima evidenza è<br />
stata interpretata come un fisiologico irrigidimento delle funzioni cognitive di<br />
ordine superiore dovuto all’invecchiamento normale.<br />
Nonostante la manifestazione comportamentale del disturbo disesecutivo<br />
appaia diversificata a seconda della patologia riportata, ciò che accomuna<br />
tutte le manifestazioni disesecutive sembra essere una specifica disfunzione<br />
del sistema esecutivo centrale correlato ad una alterata funzionalità della corteccia<br />
prefrontale.<br />
Da un punto di vista descrittivo i deficit neuropsicologici osservati nei<br />
pazienti affetti da problemi esecutivi possono essere riassunti come perseverazione<br />
cognitiva, rigidità nel ragionamento astratto, apragmatismo della comunicazione,<br />
anosognosia e labilità emotiva. A causa di tali problemi il paziente<br />
disesecutivo incontra notevoli difficoltà nell’adeguare il proprio comportamento<br />
nelle situazioni di vita quotidiana. Questi stessi problemi sono stati<br />
descritti anche nella popolazione anziana sana anche se non è presente in letteratura<br />
alcuno studio sistematico che monitorizzi l’evoluzione e l’eventuale<br />
decadimento delle diverse componenti nell’arco di vita.<br />
2006 501
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
La presente linea di ricerca si propone di approfondire le conoscenze sui<br />
sistemi di elaborazione delle informazioni coinvolte nel comportamento esecutivo<br />
tramite lo studio dell’evoluzione di tali comportamenti in un’ampia<br />
popolazione di soggetti sani.<br />
Evoluzione dei comportamenti esecutivi<br />
Il definitivo sviluppo della corteccia prefrontale si conclude molto tardi,<br />
non prima dei 14-16 anni (Fuster, 1999). Questo lungo processo di sviluppo<br />
sembra essere in parte dovuto alla lenta maturazione delle funzioni cognitive<br />
supportate dalla corteccia prefrontale, ovvero le Funzioni Esecutive. Questo<br />
set di funzioni cognitive è stato dimostrato subire una continua evoluzione<br />
nell’arco di vita dell’individuo raggiungendo un picco di massima efficienza<br />
nell’età adulta per poi regredire con l’avanzare dell’età. Un piccolo studio<br />
pilota condotto presso il nostro laboratorio ha messo in luce che le prestazioni<br />
dei soggetti in diversi compiti esecutivi si differenziano a seconda della<br />
funzione esecutiva osservata. Più in dettaglio ciò che è stato osservato è che lo<br />
stesso individuo è in grado di fornire prestazioni selettivamente migliori a<br />
seconda della funzione esecutiva misurata. Analogamente si è rilevato un<br />
selettivo e significativo peggioramento delle prestazioni dei soggetti più<br />
anziani (età media 65 anni ds = 3.7) rispetto a quelli adulti (età media 42 anni<br />
ds = 2.5) e più giovani (età media 24 anni ds = 2.8). Considerati questi risultati<br />
preliminari e le recenti evidenze di circuiti neurali differenti coinvolti in<br />
diversi compiti esecutivi, appare ipotizzabile che il funzionamento esecutivo<br />
possa essere frazionabile in diverse componenti. Ciò che rimane da chiarire è<br />
se le varie componenti evolvono in modo omogeneo o se ciascuna componente<br />
matura in modo diversificato.<br />
Per indagare tale ipotesi, una cornice teorica di riferimento particolarmente<br />
suggestiva è quella di Fuster secondo il quale qualsiasi comportamento<br />
esecutivo non può prescindere da un’organizzazione ed integrazione temporale<br />
del piano di azione; la formazione di questa “ struttura temporale ” necessita<br />
soprattutto delle abilità di un organismo di saper mediare operazioni logiche<br />
del tipo “ se ora questo, allora dopo quest’altro ” – oppure – “ se prima<br />
quello, allora adesso quest’altro ” (Fuster, 1997). Per l’autore qualsiasi comportamento<br />
disesecutivo può essere interpretato come un “ errore ” intercorso<br />
nel normale sequencing temporale delle azioni necessarie per portare a termine<br />
un determinato obiettivo e ritiene che la velocità di elaborazione della<br />
soluzione di diversi compiti esecutivi, possa essere un valido indicatore del<br />
tipo di strategia cognitiva messa in atto.<br />
Scopo di questo primo studio è di indagare in modo sistematico le diverse<br />
competenze cognitive che si ritiene siano alla base del comportamento esecutivo<br />
e se queste si sviluppano e si modificano nell’intero ciclo di vita in modo<br />
compatto od in maniera selettiva.<br />
Soggetti<br />
L’uso di un’ampia popolazione di 1000 soggetti di controllo consentirebbe<br />
l’applicazione di una serie di tecniche di analisi con l’ulteriore obiettivo di<br />
502 2006
Neuropsicologia<br />
definire quali prove sono effettivamente in grado di misurare le diverse abilità<br />
che costituiscono il comportamento esecutivo. A tal fine verranno selezionati<br />
1000 soggetti normali di età compresa tra i 16 e gli 80 anni. La scelta di un<br />
intervallo così ampio è suggerita dalla possibilità di valutare in modo sistematico<br />
se ed in che modo le diverse componenti esecutive subiscono modificazioni<br />
fisiologiche durante lo sviluppo e l’invecchiamento.<br />
Metodo<br />
Si intende effettuare una serie di valutazioni utilizzando sia strumenti di<br />
uso comune nella pratica psicologico-cognitiva (WAIS-R) sia strumenti appositamente<br />
ideati per valutare i diversi aspetti comportamentali che caratterizzano<br />
le funzioni esecutive (il Behavioural Assessment of the Dysexecutive<br />
Syndrome (BADS), di Wilson et al., 1996). Tale batteria si compone di sei test<br />
(Il cambio di regola delle carte; Il programma di azione; La ricerca delle<br />
chiavi; Le stime temporali; La mappa dello zoo; I sei elementi – modificato),<br />
ognuno dei quali volto alla valutazione di una specifica abilità esecutiva. La<br />
scelta di questa batteria è stata effettuata perché valida ed attendibile nella<br />
valutazione di tutte le componenti esecutive (Antonucci et al., in press) e perché<br />
particolarmente sensibile all’aspetto della mediazione temporale che<br />
caratterizza il controllo esecutivo secondo il modello interpretativo proposto<br />
da Fuster (1997).<br />
Risultati attesi<br />
Il confronto tra prestazioni nei diversi test esecutivi del BADS permetterà<br />
di valutare l’ipotesi secondo la quale il controllo esecutivo potrebbe essere<br />
descritto come risultante di un insieme non omogeneo di diverse componenti<br />
cognitive. A tal fine i dati raccolti verranno elaborati attraverso un pool di<br />
analisi correlazionali e fattoriali. Se l’ipotesi sul frazionamento esecutivo<br />
risultasse confermata, allora dall’analisi fattoriale finale dovrebbero emergere<br />
almeno due dimensioni latenti compatibili con la presenza di due diverse abilità<br />
esecutive di conseguenza frazionate. Questo dato sarebbe supportato dalle<br />
evidenze neuroanatomiche sulla presenza di diversi network adibiti alle<br />
diverse funzioni esecutive.<br />
Ci si attende inoltre una totale assenza di correlazione tra i test della<br />
WAIS-R e quelli del BADS, a conferma di una netta dissociazione tra intelligenza<br />
(e G) e FE.<br />
Infine il confronto tra le soluzioni fattoriali emerse nelle diverse fasce di<br />
età dovrebbe confermare la presenza di dimensioni latenti diverse tra giovani,<br />
adulti ed anziani confermando l’ipotesi di partenza secondo la quale le diverse<br />
componenti esecutive subiscono selettive modificazioni fisiologiche durante<br />
lo sviluppo e l’invecchiamento.<br />
– Barruss R.P., Glowinski J., Chi D. (2003) Society of Neuroscience Abstracts, 21, 239<br />
In Miller L.B. & Cummings L.J. (2004) The Human Frontal Lobe. Guillford Press.<br />
– Burruss J.W., Hurley R.A., Taber K.H., Rauch R.A., Norton R.E., Hayman L.A.<br />
(2000) Radiology 214: 227-230.<br />
2006 503
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
– Duffy J.D., Campbell J.J. (1994) J Neuropsych Clin Neurosci 6: 379-387.<br />
– Fuster J.M. (1997) The prefrontal cortex: anatomy, phisiology and neuropsychology<br />
of the frontal lobe. Philadelphia: Lippincot-Raven (3 rd Ed).<br />
– Fuster J.M. (1999) In Miller B.L., Cummings J.L. The human frontal lobes: functions<br />
and disorders. Guillford Press New York London.<br />
– Smith E.E., Jonides J. (1999) Science 283: 1657-1660.<br />
– Wilson B.A., Alderman N., Burgess P.W., Emslie H., Evans J.J. (1996) Behavioural<br />
Assessment of the Dysexecutive Sindrome (BADS). Bury St. Edmunds, England: Thames<br />
Valley Test Company.<br />
D.2.2 – Studio dei disturbi neuropsichiatrici in una popolazione<br />
di pazienti traumatizzati cranici (Paola Ciurli)<br />
Descrizione<br />
I disturbi neuropsichiatrici in pazienti con trauma cranico sono frequentemente<br />
osservabili nella pratica clinica e ben documentati in letteratura<br />
(Rao V., 2000).<br />
Lo studio vuole valutare la tipologia, frequenza e gravità di diversi<br />
disturbi neuropsichiatrici che insorgono in una vasta popolazione (100) di<br />
pazienti con trauma cranio-encefalico (TCE), nelle diverse fasi di recupero<br />
con esiti di differente gravità neurologica e neuropsicologica, ricoverati consecutivamente<br />
in regime di ricovero ordinario o Day Hospital presso l’Unità<br />
post-coma dell’Ospedale di riabilitazione <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> di Roma.<br />
A tal scopo verrà utilizzato uno strumento diagnostico, il Neuropsychiatric<br />
Inventory (Cummings, 1994), già validato in pazienti dementi (Cummings et<br />
al., 1994; Binetti et al.,1998) e recentemente in pazienti post-stroke (Angelelli et<br />
al., 2004). Tale strumento consiste in un’intervista strutturata da somministrare<br />
al familiare (caregiver) del paziente, in grado di registrare la frequenza e<br />
gravità dei diversi disturbi neuropsichiatrici attesi.<br />
Verranno inclusi nello studio 100 pazienti con trauma cranico grave (Glasgow<br />
Coma Scale ≤ 8, Teasdale, 1974), in un range d’età dai 15 ai 65 anni, che<br />
abbiano raggiunto un contatto con l’ambiente, con LCF ≥ 4 (Levels of Cognitive<br />
Functioning, Hagen, 1979).<br />
Verranno esclusi i pazienti con pregressi disturbi neurologici e psichiatrici,<br />
abuso di sostanze stupefacenti o alcool.<br />
Obiettivi<br />
Lo scopo del lavoro è validare l’uso di tale scala, appositamente proposta<br />
per pazienti neurologici, per la valutazione dei disordini psicopatologici su<br />
vasta scala, emergenti dalla fase post-acuta a quella cronica in pazienti affetti<br />
da TCE grave, con età compresa tra i 15 e i 65 anni. Le aree indagate saranno:<br />
deliri, allucinazioni, agitazione, depressione, ansia, euforia, apatia, disinibizione,<br />
irritabilità, comportamento motorio aberrante, disturbi del comportamento<br />
notturno, disturbi del comportamento alimentare.<br />
Al fine della validazione della scala, è in programma anche la somministrazione<br />
della stessa ad un campione di controllo (soggetti normali di pari<br />
504 2006
Neuropsicologia<br />
età e scolarità). È inoltre previsto di studiare le relazioni tra i diversi disturbi<br />
neuropsichiatrici emersi e le variabili demografiche (sesso, età, scolarità) e cliniche<br />
(distanza dall’evento traumatico, durata e gravità del coma, grado di<br />
disabilità del paziente, al momento della valutazione, misurata attraverso la<br />
Glasgow outcome Scale (Jennett B., 1975).<br />
– Angelelli P., Paolucci S., Bivona U., Piccardi L., Ciurli P., Cantagallo A., Antonucci G.,<br />
Fasotti L., Di <strong>Santa</strong>ntonio A., Pizzamiglio L. (2004) Acta Psichiat Scand 110: 55-63.<br />
– Binetti G., Mega M.S., Magni E. et al. (1998) Arch of Neurol 55: 539-544.<br />
– Cummings J.L., Mega M., Gray K., Rosemberg-Thompson S., Gornbein J. (1994)<br />
Neurology 44: 2308-2314.<br />
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– Jennett B., Bond M. (1975) Lancet 1: 480-484.<br />
– Rao V., Lyketsos C. (2000) Psychosomatics 41(2): 95-103.<br />
– Teasdale G., Jennett B. (1974) Lancet 2: 81-84.<br />
D.3.1 – Combinazione di tecniche elettrofisiologiche e di neuroimmagine<br />
nello studio delle basi neurali della percezione visiva dello spazio<br />
e dell’attenzione spaziale: sviluppo di strumenti per l’applicazione<br />
in pazienti con lesioni cerebrali (Francesco Di Russo)<br />
Descrizione<br />
Molto di ciò che sappiamo sul funzionamento del cervello dell’uomo<br />
deriva da studi effettuati negli ultimi cinquanta anni sull’animale. <strong>Solo</strong> di<br />
recente il notevole perfezionamento della tecnica elettrofisiologica dei<br />
potenziali evento correlati (ERP) ha consentito di localizzare i generatori<br />
delle diverse componenti del tracciato elettroencefalografico grazie all’uso<br />
di un denso campionamento spaziale e di metodi di analisi del dipolo elettrico.<br />
Un altro importante contributo allo studio del cervello umano deriva<br />
dalle tecniche di neuroimmagine che consentono la visualizzazione in vivo.<br />
In particolare, la tecnica di risonanza magnetica funzionale (fMRI) consente<br />
di vedere quali sono le aree attive della corteccia e, nel caso delle aree<br />
visive, ove gli studi sono più avanzati, è perfezionata al punto di consentire<br />
l’osservazione della mappa del cervello individuale (retinotopia), analizzando<br />
con grande precisione il contributo delle singole aree visive, giungendo<br />
a distinguere fra V1, V2, V3/VP, V3a, V4. Il limite di questa tecnica è<br />
che basandosi sull’ossigenazione del sangue nel tessuto neurale, ha una bassissima<br />
risoluzione temporale dovuta ai lenti tempi di risposta ematici (dell’ordine<br />
del secondo). Il grande vantaggio degli ERP nello studio dei fenomeni<br />
corticali risiede nel fatto che misura direttamente le dinamiche elettriche<br />
neurali con la precisione dell’ordine dei millisecondi. Il limite degli ERP<br />
è invece la scarsa risoluzione spaziale. Integrate insieme, le due tecniche<br />
possono fornire un quadro estremamente preciso nel tempo e nello spazio<br />
dell’attività cerebrale correlata ai processi sensoriali e cognitivi. Il nostro<br />
2006 505
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
gruppo di ricerca è all’avanguardia nello sviluppo di quest’integrazione per<br />
quanto riguarda la funzione visiva.<br />
In questo progetto ci si propone di sviluppare questo strumento, che integra<br />
l’alta risoluzione temporale degli ERP con l’alta risoluzione anatomica<br />
della fMRI per approfondire lo studio della funzione visiva in condizioni di<br />
osservazione prolungata e di attenzione spaziale con l’obiettivo finale dell’applicazione<br />
al paziente con lesioni cerebrali e disturbi dell’attenzione.<br />
Una volta messo a punto lo strumento nel soggetto normale, giunti cioè<br />
ad associare le componenti del potenziale evento correlato con i rispettivi<br />
generatori corticali, lo strumento potrà essere utilmente applicato in studi clinici,<br />
in forma semplificata, limitata alla sola registrazione elettrofisiologica,<br />
più adeguata per il paziente.<br />
Metodo<br />
Si acquisiranno dati elettrofisiologici da un gruppo di almeno 21 soggetti<br />
sani ed in un sottogruppo di questi (almeno 7) si eseguirà la parte di fMRI. Il<br />
sistema di registrazioni è basato su 64 elettrodi. Le sorgenti dell’attività elettrica,<br />
identificate mediante il metodo del dipolo basato su un modello realistico<br />
della testa (BESA), saranno confrontate con i loci di attivazione corticale<br />
rivelati dalla fMRI in risposta agli stessi stimoli. I generatori saranno inoltre<br />
localizzati rispetto alle mappe corticali individuali misurate mediante mapping<br />
retinotopico.<br />
Il compito percettivo sarà costituito da una stimolazione visiva somministrata<br />
nei quattro quadranti, il compito attenzionale sarà controllato dall’apparizione<br />
di suggerimenti spaziali (cue) che indicano al soggetto il quadrante<br />
cui prestare attenzione e dall’apparizione di rari stimoli target a cui in soggetto<br />
dovrà rispondere comprovando l’effettiva allocazione dell’attenzione.<br />
D.3.2 – Correlati neurali delle componenti spaziali e di novelty<br />
nell’operazione di disingaggiamento e riorientamento<br />
dell’attenzione (Fabrizio Doricchi)<br />
Attività previste<br />
– Valutazione psicofisica di soggetti normali e di pazienti affetti da<br />
lesioni cerebrali unilaterali.<br />
– Studi fMRI in soggetti normali.<br />
Descrizione<br />
L’obiettivo di tal progetto è quello di riuscire a distinguere, all’interno dei<br />
circuiti neurali attivati dalla comparsa di stimuli rari in posizioni spazialmente<br />
disattese, le strutture che mediano la componente di sorpresa (novelty)<br />
da quelle che mediano il riorientamento delle risorse attentive spaziali verso<br />
la posizione di comparsa dello stimolo inatteso. Queste due componenti, che<br />
normalmente concorrono alla reazione di riorientamento attentivo, non sono<br />
state ancora sperimentalmente e neurofisiologicamente distinte. Lo studio<br />
prevede l’analisi di 12 soggetti sperimentali.<br />
506 2006
Risultati acquisiti<br />
Sono stati eseguiti 4 esperimenti psicofisici, ciascuno su un campione di<br />
20 soggetti normali. Questi esperimenti hanno consentito la validazione del<br />
compito che ora verrà utilizzato in uno studio fMRI.<br />
D.3.3 – Basi neurali della attività oculomotoria durante il sonno REM<br />
e relazione di tale attività con l’organizzazione spaziale<br />
della scena onirica (Fabrizio Doricchi)<br />
Attività previste<br />
Registrazione poligrafica ed elettroculografica del sonno in soggetti normali<br />
e soggetti con lesioni cerebrali unilaterali affetti da eminattenzione.<br />
Descrizione<br />
Abbiamo in precedenza documentato la sparizione dei movimenti oculari<br />
rapidi del sonno REM (rems) diretti verso sinistra nei pazienti cerebrolesi destri<br />
affetti da eminegligenza per lo spazio controlesionale sinistro. È nostra intenzione<br />
approfondire tale osservazione al fine di studiare più in dettaglio le caratteristiche<br />
metriche e dinamiche dei rems, paragonandole a quelle dei movimenti<br />
saccadici della veglia, e stabilire se nei soggetti eminattenti la sparizione patologica<br />
dei rems diretti verso sinistra induca una alterazione spazialmente congrua<br />
nell’organizzazione spaziale della attività onirica riportata da tali pazienti.<br />
Numero di soggetti: 10 pazienti cerebrolesi con eminegligenza spaziale.<br />
D.3.4 – Orientamento della attenzione durante movimenti attivi<br />
e passivi dell’asse testa corpo (i.e. influenze cross-modali<br />
vestibolo-optocinetiche sull’orientamento<br />
della attenzione implicita) (Fabrizio Doricchi)<br />
Attività previste<br />
Neuropsicologia<br />
Valutazione riflessi oculovestibolari ed optocinetici, esperimenti psicofisici<br />
in soggetti normali e cerebrolesi unilaterali.<br />
Descrizione<br />
Non sono attualmente disponibili dati sull’influenza dell’informazione<br />
vestibolare a carico dell’orientamento implicito dell’attenzione nelle diverse<br />
modalità sensoriali. Tale lacuna è rilevante viste le significative relazioni funzionali<br />
che intercorrono tra sistema vestibolare e codifica multimodale dello<br />
spazio. Le informazioni vestibolari contribuiscono, ad esempio, ad interpretare<br />
correttamente i cambiamenti di flusso ottico causati da movimenti dello<br />
sguardo durante la locomozione o ad aggiornare la codifica della posizione<br />
del corpo nell’ambiente dopo rotazioni o traslazioni eseguite in assenza di<br />
input visivi. Lo scopo di tale linea di ricerca è chiarire, tramite studi su sog-<br />
2006 507
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
getti normali e cerebrolesi, le caratteristiche psicofisiche dell’interazione<br />
cross-modale dell’informazione vestibolare e, tramite studi di brain imaging,<br />
le basi neurali che sottendono tale integrazione.<br />
Numero soggetti: 10 soggetti normali e 10 pazienti cerebrolesi unilaterali.<br />
D.3.5 – Influenze retinotopiche e multimodali sulla codifica<br />
della rappresentazione delle distanze spaziali<br />
e numerico-quantitative (Fabrizio Doricchi)<br />
Attività previste<br />
Somministrazione di test visuospaziali e contemporanea registrazione dei<br />
movimenti oculari in 10 pazienti con lesioni cerebrali unilaterali ed in 10 soggetti<br />
di controllo.<br />
Descrizione<br />
Abbiamo eseguito un vasto numero di ricerche che hanno dimostrato<br />
come la contemporanea presenza di deficit di codifica retinotopica (emianopsia)<br />
e multimodale dello spazio (eminegligenza) possano creare dei deficit di<br />
valutazione spaziale specificamente legati a tale combinazione patologica ed<br />
assenti, invece, nel caso di disturbi selettivamente retinotopici o multimodali.<br />
Abbiamo intenzione di estendere le nostre indagini allo studio delle influenze<br />
retinotopiche e multimodali alla rappresentazione mentale di distanze fisiche<br />
ed alla rappresentazione mentale di quantità numerico-spaziali. Saranno inoltre<br />
esplorate a fondo le implicazioni riabilitative delle osservazioni cliniche fin<br />
qui effettuate, allo scopo di elaborare protocolli riabilitativi specifici per<br />
pazienti affetti da contemporanei disturbi retinotopici e multimodali.<br />
D.3.6 – Studio clinico sperimentale finalizzato ad indagare se<br />
ed in che modo le aspettative nelle due maggiori dimensioni<br />
percettive (lo spazio e il tempo) possono essere compromesse<br />
in pazienti con lesioni cerebrali focali (Luigi Pizzamiglio)<br />
Descrizione<br />
Il cervello riceve continuamente una enorme quantità di informazioni<br />
sensoriali ma ha delle risorse limitate con cui trattarle. L’attenzione selettiva<br />
assegna delle priorità nell’allocazione di queste risorse basandosi sulle variazioni<br />
di motivazione, volizione, ed aspettativa. Il tipo di attenzione selettiva<br />
più comunemente studiato è l’orientamento spaziale (Posner,1980), ma è<br />
anche possibile orientare l’attenzione su attributi non spaziali, come oggetti<br />
(Duncan,1984) o istanti nel tempo (Coull & Nobre,1998; Griffin & Nobre,<br />
2005). L’opinione prevalente è che l’attenzione selettiva sia controllata da una<br />
rete comune di regioni cerebrali multimodali parietali e frontali, che devia l’analisi<br />
percettiva attraverso collegamenti neurali top-down (Heilman and Watson,<br />
1977; Mesulam, 1981; Kastner and Ungerleider, 2000).<br />
508 2006
Neuropsicologia<br />
Recenti studi di orientamento temporale hanno suggerito che il controllo<br />
e la modulazione attenzionale possano essere governati da meccanismi<br />
diversi. Studi di neuroimmagini hanno mostrato come il controllo dell’attenzione<br />
spaziale e temporale coinvolga solamente in parte sistemi sovrapposti<br />
(Coull and Nobre, 1998; Coull et al., 2000). Ulteriori studi effettuati utilizzando<br />
potenziali evento-relati (ERPs) hanno rivelato delle importanti differenze<br />
nella modulazione dell’elaborazione di un obiettivo da parte dell’attenzione<br />
spaziale e temporale. L’orientamento spaziale e temporale è stato<br />
studiato tipicamente in prove che utilizzano cues simbolici che predicono,<br />
rispettivamente, l’ubicazione spaziale o l’istante temporale, di un stimolo<br />
imminente.<br />
Questo paradigma tradizionale, anche se estesamente usato, non è particolarmente<br />
rappresentativo dell’esperienza di ogni giorno. Nella vera vita, le<br />
aspettative riguardanti degli eventi percettivi si sviluppano attraverso l’osservazione<br />
dei loro attributi spaziali o temporali, come nel caso dell’occlusione<br />
transitoria di oggetti in movimento. Inoltre, diversi tipi di aspettativa non si<br />
verificano in modo isolato. L’aspettativa temporale normalmente è accompagnata<br />
da aspettative sull’ubicazione e l’identità dello stimolo.<br />
Un obiettivo degli studi in questo campo è di indagare la capacità<br />
di diversi tipi di aspettativa di interagire tra loro per acuire le funzioni<br />
attentive.<br />
Abbiamo sviluppato una serie di prove per indagare se ed in che modo le<br />
aspettative nelle due maggiori dimensioni percettive (lo spazio e il tempo)<br />
interagiscono nelle prestazioni attenzionali di pazienti.<br />
Soggetti<br />
La ricerca verrà condotta su 20 pazienti con lesioni cerebrovascolari<br />
destre o sinistre la cui sede verrà accertata tramite esami clinici e radiologici.<br />
Saranno prevalentemente esaminati pazienti con lesioni unifocali localizzate<br />
nella rete frontoparietale dorsale bilaterale costituita dalla regione supplementare<br />
motoria e dal solco parietale, e la frontoparietale ventrale costituita<br />
dal giro frontale inferiore e dalla giunzione temporo-parietale.<br />
Primo esperimento<br />
Compito di attenzione spaziale – Una croce appare al centro del monitor e<br />
si muove dal centro verso la periferia dello schermo con una angolazione<br />
casuale con incrementi di 30°. Tra il centro e la periferia dello schermo è<br />
posta una fascia circolare avente funzione di occlusione visiva di un stimolo<br />
target in movimento.<br />
Dopo aver raggiunto l’occlusione, la croce scompare e la sua direzione<br />
cambia. Alla sua ricomparsa, al paziente viene chiesto di rispondere se la croce<br />
sia riapparsa più in alto o più in basso rispetto alla traiettoria originaria.<br />
Compito di attenzione temporale – Nella versione temporale dell’esperimento<br />
al paziente viene chiesto di rispondere se la croce sia ricomparsa più<br />
presto o più tardi rispetto alla sua velocità originaria.<br />
2006 509
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
Secondo esperimento<br />
Compito di percezione spaziale – Al soggetto viene mostrata una coppia<br />
di barre bianche in una posizione casuale sulla linea mediana verticale del<br />
monitor (per evitare le distorsioni causate da eminegligenza in pazienti<br />
parietali).<br />
Lo stimolo viene presentato quattro volte ad intervalli di 1000 ms, ogni<br />
volta in una diversa posizione casuale sulla linea mediana verticale, mantenendo<br />
costante la separazione spaziale. Per evitare che i partecipanti non possano<br />
semplicemente giudicare se una delle barre abbia cambiato posizione<br />
nello stimolo target.<br />
Al soggetto vengono mostrate una coppia di barre verdi che possono<br />
essere più vicine o più lontane rispetto alla coppia di barre standard.<br />
Il soggetto viene invitato a rispondere se le barre verdi siano più vicine o<br />
più lontane rispetto alla coppia di barre standard.<br />
Compito di percezione temporale – Al soggetto viene mostrato un<br />
quadrato bianco, al centro dello schermo, che viene presentato quattro volte<br />
ad intervalli continui che variano tra 400-600 ms o 800-1200 ms per set<br />
di quattro.<br />
Poi al soggetto viene mostrato un quadrato verde che appare dopo<br />
un intervallo più corto o più lungo rispetto all’intervallo tra i quadrati<br />
standard.<br />
Il soggetto viene invitato a rispondere “ più presto ” o “ più tardi ”.<br />
– Coull J.T., Frith C.D., Buchel C., Nobre A.C. (2000) Neuropsychologia 38: 808-819.<br />
– Coull J.T., Nobre A.C. (1998) J Neurosc 18: 7426-7435.<br />
– Duncan J. (1984) J Exp Psychol Gen 113: 501-517.<br />
– Griffin I.C., Nobre A.C. (2005) In Itti L., Rees G., Tsotsos J. (eds) Neurobiology of<br />
attention San Diego. Elsevier 257-263.<br />
– Heilman K.M., Watson R.T. (1977) Adv Neurol 18: 93-106.<br />
– Kastner S., Ungerleider L.G. (2000) Ann Rev Neurosci 23: 315-341.<br />
– Mesulam M.M. (1981) Ann Neurol 10: 309-325.<br />
– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 3-25.<br />
D.4.1 – Ruolo dell’ippocampo nei disturbi di memoria topografica<br />
(Cecilia Guariglia)<br />
Descrizione<br />
Numero totale di soggetti: 40<br />
L’ippocampo è considerato una delle strutture fondamentali nei processi<br />
di apprendimento di luoghi e percorsi. L’evidenza di un ruolo fondamentale<br />
giocato dal sistema ippocampale deriva da studi sugli animali e da studi di<br />
neuroimmagine funzionale (vedi le recenti revisioni di O’Mara, 2005 e di<br />
Moscovitch et al., 2005). Tuttavia nei disturbi di memoria topografica conseguenti<br />
lesioni cerebrali raramente è osservato un coinvolgimento dell’ipo-<br />
510 2006
Neuropsicologia<br />
campo e recenti tassonomie di questo tipo di disturbo falliscono nell’identificare<br />
l’eventuale ruolo svolto da lesioni ippocampali nel generare disorientamento<br />
topografico (Aguirre e D’Esposito, 1999).<br />
Scopo del presente studio è valutare l’effetto di lesioni dell’ippocampo sui<br />
processi di orientamento, memoria e navigazione ambientale. A tale scopo<br />
saranno reclutati 10 pazienti epilettici che a causa di un epilessia farmacoresistente<br />
vengono sottoposti a resezione chirurgica dell’ippocampo (gruppo<br />
EI+). Poiché tali pazienti possono presentare una varietà di disturbi neuropsicologici<br />
prima ancora dell’intervento chirurgico i pazienti reclutati verranno<br />
esaminati prima dell’intervento e sei mesi dopo l’intervento. Dato che l’assunzione<br />
di farmaci antiepilettici può influire sulle prestazioni sperimentali le<br />
prestazioni dei pazienti verranno confrontate, oltre che con quelle di un<br />
gruppo di controllo formato da soggetti non epilettici e non neurolesi di<br />
uguale sesso, età e scolarità (gruppo C), con quelle di un gruppo di pazienti<br />
epilettici affetti da una forma farmaco-resistente di epilessia, con focolaio in<br />
aree diverse da quelle ippocampali (gruppo EI-). Quest’ultimo gruppo verrà<br />
sottoposto all’esperimento 2 volte, prima dell’intervento chirurgico mirato a<br />
ridurre l’epilessia e 6 mesi dopo l’intervento. Tutti i soggetti saranno sottoposti<br />
ad una batteria di test neuropsicologici che valuti livello cognitivo generale,<br />
attenzione, memoria, problem solving, linguaggio.<br />
L’ambiente che verrà utilizzato per la procedura sperimentale consiste in<br />
una versione adattata per l’uomo del labirinto acquatico di Morris (1981). Si<br />
tratta di una stanza rettangolare (5 × 6 metri) le cui pareti sono ricoperte da<br />
tende di colore blu che nascondono gli indizi ambientali (ad es., la porta, il<br />
termosifone, le prese elettriche, etc). Il pavimento è verniciato di un colore blu<br />
brillante per coprire eventuali segni sulle piastrelle. Quattro scatole nere sono<br />
posizionate sul soffitto ai quattro angoli della stanza: in una delle scatole è<br />
nascosta una telecamera con obiettivo grandangolare che consente la ripresa<br />
dell’intera prova. Nella stanza è presente un target nascosto: un sensore ad<br />
infrarossi, che entra in azione (producendo un suono) quando il soggetto si<br />
sposta nel campo del sensore.<br />
Per studiare le eventuali alterazioni di processi specifici di memoria<br />
topografica e navigazione vengono utilizzate due condizioni. Nella prima<br />
condizione (senza landmark: SL) la stanza sperimentale è completamente<br />
vuota: in questa condizione le informazioni da memorizzare per una<br />
corretta navigazione sono informazioni idiotetiche (informazioni vestibolari<br />
e propriocettive relativa agli spostamenti dell’individuo nell’ambiente) e<br />
informazioni visive sulla forma geometrica dell’ambiente. Nella seconda<br />
condizione (con landmark: CL), verranno posti nella stanza sperimentale<br />
due oggetti (un attaccapanni rosso e una lampada nera): in questa condizione<br />
è possibile memorizzare la posizione del punto target in riferimento<br />
alla posizione dei landmark. La posizione del target verrà modificata nelle<br />
due condizioni.<br />
I soggetti eseguiranno le due condizioni (SL e CL) in sessioni diverse. Si<br />
muoveranno nell’ambiente su una sedia a rotelle motorizzata, che può essere<br />
guidata attraverso l’uso di un joystick. Verranno bendati prima di essere trasportati<br />
all’interno della stanza sperimentale e dopo aver trovato il target. Il<br />
2006 511
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
loro compito sarà quello di trovare il target, spostandosi all’interno della<br />
stanza e mettendo in atto una strategia di ricerca. Dopo aver trovato la posizione<br />
del target, i soggetti dovranno effettuare una rievocazione immediata e<br />
per 6 volte consecutive ritrovare il target, utilizzando una scorciatoia. Ogni<br />
volta che il soggetto raggiungerà il target verrà bendato, disorientato e riposizionato<br />
al punto di partenza. Il punto di partenza in cui il soggetto verrà posizionato<br />
potrà essere sia lo stesso della prova di ricerca che diverso, in modo<br />
da consentire lo studio dei processi di ri-orientamento. Dopo un intervallo di<br />
30 minuti, trascorsi al di fuori della stanza sperimentale, il soggetto dovrà<br />
nuovamente raggiungere la posizione target. La video-registrazione consentirà<br />
sia la visualizzazione del percorso che la registrazione dei tempi di raggiungimento<br />
del target. Il confronto tra le prestazioni dei pazienti EI+ dopo la<br />
resezione chirurgica dell’ippocampo e quelle degli stessi pazienti prima dell’intervento<br />
e dei soggetti degli altri due gruppi permetterà di individuare il<br />
ruolo giocato dall’ippocampo in diversi processi di memorizzazione topografica<br />
e di navigazione.<br />
– O’Mara S. (2006) Behav Brain Res 174: 304-312.<br />
– Moscovitch M., Rosenbaum R.S., Gilboa A., Addis D.R., Westmacott R., Grady C.,<br />
McAndrews M.P., Levine B., Black S., Winocur G., Nadel L. (2005) J Anat 207: 35-66.<br />
– Aguirre G.K., D’Esposito M. (1984) J Neurosci Methods 11: 47-60.<br />
D.4.2 – Memoria visuo-spaziale nel micro-spazio e nel macro-spazio<br />
(Cecilia Guariglia)<br />
Descrizione<br />
Numero totale di soggetti: 60<br />
Viene di solito postulato che le capacità di percezione, rappresentazione e<br />
memorizzazione di stimoli visuo-spaziali e di loro configurazioni misurate in<br />
test carta e matita, utilizzando quindi una scala spaziale ridotta (o microspazio),<br />
corrispondano o siano predittive delle capacità percettive, rappresentative<br />
e mnestiche di stimoli ambientali (landmark) e di configurazioni<br />
ambientali complesse (stanze, piazze, percorsi) su larga scala (o macro-spazio).<br />
Tuttavia alcune osservazioni sembrano indicare la possibilità che,<br />
almeno in alcuni casi, capacità di elaborazioni visuo-spaziali nel micro e nel<br />
macro spazio non siano coincidenti (Grossi et al., 1989; Guariglia et al., 1993;<br />
Pizzamiglio et al., 2002).<br />
Lo scopo di questo studio è quello di indagare la memoria spaziale per i<br />
luoghi facendo uso di una versione su larga scala del testi di Corsi (Orsini et<br />
al., 1987), comparando questa capacità con quella misurata al test di Corsi.<br />
Test che valuta la memoria visuo-spaziale a breve e lungo termine utilizzando<br />
un piano rettangolare (30 × 25 cm) sul quale sono dislocati in posizioni<br />
diverse 9 cubi. Lo sperimentatore tocca una sequenza di cubi ed al soggetto<br />
viene successivamente richiesto di eseguire la stessa sequenza. Lo sperimentatore<br />
inizia il test utilizzando una sequenza di due cubi, aumentando progressivamente<br />
il numero di cubi (uno per volta) ogni volta che il soggetto esegue<br />
512 2006
Neuropsicologia<br />
correttamente due sequenze di una data lunghezza. Il test finisce quando il<br />
soggetto sbaglia nel replicare due sequenze su tre. Al soggetto verrà quindi<br />
somministrata una prova supra-span in cui gli verrà chiesto di apprendere<br />
una sequenza di 8 cubi in un massimo di 18 ripetizioni e di ripeterla dopo un<br />
intervallo di 5 minuti (Spinnler e Rognoni, 1989). La versione su larga scala di<br />
questo test, in cui al soggetto viene chiesto di camminare in diversi punti dell’ambiente<br />
invece che toccare diversi cubi, ci permetterà di valutare span e<br />
apprendimento supra-span di memoria spaziale riguardante gli spostamenti<br />
del proprio corpo nello spazio.<br />
Poiché sono descritti casi di amnesia topografica in assenza di deficit di<br />
memoria visuo-spaziale (vedi Farrell,1996, per una revisione della letteratura)<br />
ci aspettiamo di trovare differenze di esecuzione tra le due versioni del compito<br />
somministrato (“ larga scala ” o classico test di Corsi). Per la versione su<br />
larga scala verrà utilizzato un tappeto 5 × 4 in una stanza completamente<br />
vuota. Sul tappeto verranno dislocati 9 quadrati, di colore diverso da quello<br />
del tappeto, le cui posizioni relative saranno le stesse dei cubi nel test di Corsi.<br />
Per la somministrazione del test su “ larga scala ” verrà seguita la stessa procedura<br />
utilizzata per il test di Corsi. Lo sperimentatore camminerà sul tappeto<br />
fermandosi per 1 secondo ed alzando il braccio su ogni posizione (quadrato)<br />
della sequenza che sta eseguendo.<br />
Per la valutazione della memoria a breve termine (span), come per il test di<br />
Corsi, lo sperimentatore inizierà il test usando una sequenza di due posizioni<br />
che aumenterà gradualmente ogni volta che il soggetto replicherà correttamente<br />
due sequenze con lo stesso numero di posizioni. Il test terminerà non appena il<br />
soggetto sbaglierà nel replicare 2 sequenze su 3 di una data lunghezza. Lo span<br />
equivarrà quindi al numero di posizioni correttamente ricordate.<br />
Per la valutazione della memoria a lungo termine ai soggetti verrà richiesto<br />
di apprendere una nuova sequenza di 8 posizioni. Analogamente a quanto<br />
avviene nel test di Corsi, la sequenza verrà presentata per un massimo di 18<br />
volte consecutive o finché il soggetto non dimostrerà di averla appresa, replicandola<br />
per tre volte consecutive senza errori. Al soggetto verrà chiesto di<br />
ripetere la sequenza in una prova differita, dopo un intervallo di 5 minuti trascorsi<br />
in una stanza diversa.<br />
Parteciperanno allo studio 10 pazienti con lesioni unilaterali destre, 10<br />
pazienti con lesioni unilaterali sinistre, 10 pazienti epilettici con resezione<br />
chirurgica dell’ippocampo, 10 pazienti epilettici sottoposti ad interventi chirurgici<br />
per la riduzione dell’epilessia in aree diverse dall’ippocampo e 40 soggetti<br />
di controllo della stessa età e scolarità dei pazienti. Tutti i pazienti<br />
saranno sottoposti ad una valutazione neuropsicologica, che includerà anche<br />
prove di memoria verbale a breve e a lungo termine, ed ad un esame neuroradiologico<br />
per la valutazione della sede e dell’entità della lesione.<br />
Il confronto tra le prestazioni nei due test permetterà di evidenziare eventuali<br />
dissociazioni tra sistemi di memoria a breve e a lungo termine nei due<br />
tipi di spazio (micro-spazio e macro-spazio). La correlazione tra sede lesione<br />
e tipo di deficit di memoria visuo-spaziale (nel test di Corsi e nella sua versione<br />
a larga scala) permetterà di individuare le aree cerebrali coinvolte in tipi<br />
diversi di memoria visuo-spaziale.<br />
2006 513
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
– Grossi D., Modafferi A., Pelosi L., Trojano L. (1989) Brain Cogn 10: 18-27.<br />
– Guariglia C., Padovani A., Pantano P., Pizzamiglio L. (1993) Nature 364: 235-237.<br />
– Pizzamiglio L., Iaria G., Berthoz A., Galati G., Guariglia C. (2003) J Clin Exper Neuropsychology<br />
25: 769-782.<br />
– Orsini A., Grossi D., Capitani E., Laiacona M., Papagno C., Vallar G. (1987) Ital J<br />
Neurol Sci 8: 539-548.<br />
– Spinnler H., Tognoni G. (1987) Ital J Neurol Sci 8(suppl.): 1-120.<br />
– Farrell M.J. (1996) Neurocase 2: 509-520.<br />
D.4.3 – Costruzione e standardizzazione di test per la valutazione della<br />
capacità immaginativa in pazienti cerebrolesi (Cecilia Guariglia)<br />
Descrizione<br />
Nella pratica clinica sono noti fenomeni di alterazione delle immagini<br />
mentali e della rappresentazione mentale di luoghi precedentemente familiari.<br />
Pazienti con neglect rappresentazionale, ad esempio, quando viene chiesto<br />
di descrivere da una prospettiva ben precisa una piazza nota della loro<br />
città tenderanno a riportare soltanto gli elementi che si trovano nell’emispazio<br />
immaginativo ipsilesionale omettendo quelli controlesionali, e dalla prospettiva<br />
opposta riporteranno quegli elementi che prima avevano omesso, omettendo<br />
quelli precedentemente riportati. Questo esempio dimostra chiaramente<br />
che il loro problema non è di natura mnesica, ma che coinvolge più<br />
profondamente la rappresentazione mentale di un luogo.<br />
Uno studio di Guariglia e collaboratori (Guariglia C., Piccardi L. et al.<br />
(2005) Neuropsychologia 43: 1138-1143) ha messo in evidenza che le capacità<br />
navigazionali dei pazienti con neglect rappresentazionale risentono del loro<br />
disturbo immaginativo: infatti, solo questi pazienti, e non quelli con neglect<br />
visuo-spaziale, sono incapaci di costruire una rappresentazione mentale di un<br />
ambiente nuovo. Questo risultato suggerisce che il disturbo rappresentativo<br />
nel neglect non si limita alla rievocazione di luoghi familiari.<br />
Il fatto che la presenza di un disturbo immaginativo unilaterale, come il<br />
neglect rappresentazionale, interferisca con la capacità di costruire mappe<br />
cognitive dell’ambiente e con le capacità navigazionali porta a domandarsi<br />
quali siano gli effetti di altri disturbi immaginativi (come l’incapacità di generare<br />
o manipolare immagini mentali descritta in seguito a lesioni cerebrali<br />
sinistre) sulla rappresentazione e navigazione ambientale. Da ciò deriva l’esigenza<br />
di approfondire e di studiare in maniera sistematica le immagini mentali,<br />
la loro generazione e il loro utilizzo in pazienti cerebrolesi. Per questa<br />
ragione nel corso del 2005 è stata costruita e standardizzata una batteria di<br />
test che valuti diversi aspetti dei processi immaginativi.<br />
La batteria di test prevede prove di tipo egocentrico (centrate sulla rappresentazione<br />
dell’ambiente rispetto alla posizione dell’individuo) e allocentriche<br />
(centrate sull’ambiente a prescindere dalla posizione dell’individuo) e<br />
comprende i seguenti test:<br />
– test di vividezza delle immagini mentali;<br />
– test di generazione di immagini mentali categoriali e topografiche;<br />
514 2006
Neuropsicologia<br />
– test di assemblaggio;<br />
– test di rotazione mentale;<br />
– test di ricostruzione mentale;<br />
– test di rievocazione di immagini su coordinate egocentriche;<br />
– test di rievocazione di immagini su coordinate allocentriche;<br />
– test di imagery di landmark;<br />
– test di descrizione dalla memoria di luoghi familiari;<br />
– O’Clock test.<br />
La batteria sulle immagini mentali verrà somministrata a 20 pazienti cerebrolesi<br />
con lesioni unilaterali dell’emisfero destro, 20 pazienti cerebrolesi con<br />
lesioni unilaterali dell’emisfero sinistro ed ad un gruppo di 20 soggetti di controllo<br />
di età e scolarità comparabile a quello dei pazienti. Tutti i pazienti<br />
saranno sottoposti ad un esame neurologico, un esame opotmetrico del campo<br />
visivo, un esame neuroradiologico ed ad una valutazione neuropsicologica per<br />
la descrizione dei deficit cognitivi e l’esclusione dallo studio di pazienti affetti<br />
da deterioramento mentale o da deficit linguistici la cui gravità impedisca l’esecuzione<br />
dei test sperimentali. I soggetti di controllo saranno sottoposti al<br />
M.O.D.A. (Brazzelli M., Capitani E., et al. (1994) MODA – Milan Overall<br />
Dementia Assessment. Organizzazioni Speciali, Firenze) per l’esclusione di possibile<br />
deterioramento cognitivo in fase iniziale. Nel corso dello scorso sono già<br />
stati inclusi nello studio 10 pazienti cerebrolesi destri e 10 controlli. Nel corso<br />
del 2006 lo studio verrà proseguito aumentando il gruppo di cerebrolesi destri<br />
e il gruppo di controllo ed iniziando ad esaminare pazienti cerebrolesi sinistri.<br />
L’analisi dei risultati e la comparazione tra i diversi gruppi permetterà da<br />
una parte di meglio descrivere i deficit immaginativi nel neglect immaginativo<br />
e dall’altra di evidenziare altri tipi di disturbo immaginativo (es. deficit di<br />
generazione, di rotazione di assemblaggio, ecc. delle immagini mentali<br />
visive), che passano inosservati alle comuni valutazioni neuropsicologiche. La<br />
presenza di disturbi specifici verrà correlata alla sede della lesione (valutata<br />
tramite l’esame neuroradiologico). I risultati del presente studio, inoltre, permetteranno<br />
di verificare l’ipotesi della parziale indipendenza dei diversi processi<br />
immaginativi tramite l’osservazione delle possibili dissociazioni nelle<br />
prestazioni a compiti diversi.<br />
D.4.4 – Trattamento riabilitativo dei disturbi dell’orientamento spaziale<br />
(Chiara Incoccia)<br />
I deficit dell’orientamento spaziale e topografico costituiscono uno dei<br />
disturbi cognitivi maggiormente invalidanti per i soggetti che ne sono affetti,<br />
non permettendo una reale autonomia negli spostamenti e, di conseguenza,<br />
limitando fortemente le attività di vita quotidiana.<br />
L’eziologia di tali deficit è inoltre molto varia: oltre agli esiti di diverse<br />
patologie cerebrali acquisite (cerebropatie vascolari, traumatiche, emorragiche,<br />
ecc.), un disturbo dell’orientamento spaziale si può riscontrare in malformazioni<br />
cerebrali congenite (vedi caso clinico studiato nel precedente pro-<br />
2006 515
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
getto e pubblicato in Iaria G., Incoccia C., Piccardi L., Nicò D., Sabatini U.,<br />
Guariglia C. (2005) Neurocase 11(6): 463-474) e non è infrequente la sua presenza<br />
anche in soggetti senza patologie cerebrali conclamate.<br />
Nel corso di questo studio è stata messa a punto un’ampia batteria di test<br />
neuropsicologici, prove sperimentali e di tipo ecologico, che ci permette di indagare<br />
in particolare quali processi specifici siano danneggiati nei diversi pazienti,<br />
per poter poi strutturare un adeguato trattamento riabilitativo. Per ogni paziente<br />
è necessario, infatti, poter individuare quali differenti abilità cognitive implicate<br />
nella capacità di orientarsi e muoversi nell’ambiente siano compromesse e stabilire<br />
al contempo su quali processi integri si possa fare affidamento per addestrare<br />
il paziente ad utilizzare delle efficaci strategie di compenso.<br />
Nel corso della ricerca sono stati sottoposti alla valutazione dei disturbi<br />
topografici 10 pazienti con patologie cerebrali di varia origine; all’interno di<br />
questo gruppo, sono stati individuati 2 pazienti che presentavano un marcato<br />
deficit di orientamento topografico, sia in ambienti sconosciuti che in<br />
ambienti per loro familiari.<br />
Una volta indagate nel dettaglio le caratteristiche dei loro deficit, è stato<br />
messo a punto un trattamento che, basandosi sulle capacità residue, potesse permettere<br />
loro di utilizzare strategie di compenso del disturbo e di sviluppare capacità<br />
autonome di orientamento. Al termine del trattamento, entrambi i pazienti<br />
hanno mostrato un notevole miglioramento delle capacità navigazionali, ma,<br />
soprattutto, hanno raggiunto un soddisfacente grado di autonomia negli spostamenti.<br />
Lo studio ci ha quindi permesso di mettere a punto alcune linee-guida per<br />
la diagnosi e il trattamento dei deficit di orientamento topografico.<br />
Nel presente studio ci poniamo l’obiettivo di selezionare, tramite la batteria<br />
di test neuropsicologici e di prove ecologiche che è stata precedentemente messa<br />
a punto, 5 pazienti con disturbo selettivo dell’orientamento spaziale. La valutazione<br />
iniziale verrà condotta allo scopo di indagare in dettaglio gli specifici deficit<br />
di ciascun paziente e le capacità cognitive residue e programmare, per<br />
ognuno di essi, il piano di trattamento riabilitativo più idoneo. Nel corso del<br />
trattamento e alla fine di esso, i pazienti verranno sottoposti a prove parallele<br />
per verificare i miglioramenti ottenuti e calibrare, a seconda dei risultati, il tipo<br />
di esercizi proposti. I pazienti, quindi, eseguiranno dei percorsi diversi da quelli<br />
utilizzati durante la terapia, per verificare il grado di generalizzazione delle strategie<br />
apprese e la loro capacità di estenderle ad ambienti differenti.<br />
Dopo la fine del trattamento riabilitativo, verrà effettuata un’ulteriore<br />
valutazione di follow up a distanza di almeno 6 mesi, per verificare la stabilità<br />
dei risultati raggiunti e l’effettiva validità funzionale delle strategie di<br />
compenso.<br />
D.5.1 – Organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti afasici bilingui<br />
(Paola Marangolo)<br />
Descrizione<br />
Ad oggi, l’assunto sull’organizzazione cerebrale del linguaggio nei soggetti<br />
bilingui è oggetto di ipotesi contrastanti. Alcuni studi recenti condotti<br />
516 2006
su soggetti normali sostengono che l’età in cui le due lingue sono state<br />
apprese e il loro livello di acquisizione sono due variabili che giocano un<br />
ruolo fondamentale per stabilire se le due lingue possono o meno essere<br />
rappresentate nelle stesse aree cerebrali. Gli studi concordano nel sostenere<br />
che la sovrapposizione anatomica è maggiore se entrambe le lingue vengono<br />
apprese in epoca precoce e se per entrambe il soggetto ha acquisito un alto<br />
livello di padronanza.<br />
Scopo di questa ricerca è quello di controllare il ruolo di tali variabili in<br />
soggetti afasici bilingui. L’assunto sull’organizzazione cerebrale del linguaggio<br />
nei soggetti bilingui essenzialmente concerne la questione se le lingue conosciute<br />
sono rappresentate nella stesse aree cerebrali o in aree cerebrali<br />
distinte. L’ipotesi avanzata nel passato era che tutte le lingue apprese fossero<br />
localizzate nella stesse aree cerebrali. Tale ipotesi si basava sull’osservazione<br />
che nei soggetti afasici bilingui il recupero di entrambe le lingue avveniva in<br />
modo parallelo (1) . L’ipotesi opposta, di aree cerebrali distinte e separate per i<br />
differenti linguaggi, era invece supportata dalla descrizione di profili di afasia<br />
distinti nelle due lingue, pazienti classificati come afasici di Broca in una lingua<br />
ed afasici di Wernicke nell’altra (2) .<br />
In un lavoro recente, è stata descritta una dissociazione, a seguito di una<br />
lesione sottocorticale, tra la capacità di produzione della lingua madre, gravemente<br />
compromessa, e la produzione della seconda lingua, significativamente<br />
meglio conservata (3) . Secondo gli autori, la selettiva compromissione per la<br />
lingua madre a seguito di una lesione alle strutture sottocorticali potrebbe<br />
essere stata determinata dal ruolo che tali strutture svolgono in sistemi di<br />
memoria implicita ed automatica, strutture essenziali per il mantenimento<br />
della prima lingua appresa (4) .<br />
Diversi lavori di neuroimmagine funzionale sui soggetti normali, hanno<br />
recentemente fornito informazioni più dettagliate sul modo con cui le diverse<br />
lingue sono o meno rappresentate nello stesso substrato neuronale. L’età in<br />
cui le due lingue sono state apprese e il loro livello di acquisizione sono due<br />
variabili che giocano un ruolo fondamentale per stabilire il livello di sovrapposizione<br />
anatomica. La sovrapposizione è maggiore se entrambe le lingue<br />
sono state apprese in epoca precoce e se per entrambe il soggetto ha acquisito<br />
un alto livello di padronanza (5-8) .<br />
Obiettivi<br />
Neuropsicologia<br />
Lo scopo della presente ricerca è quello di valutare se, nei soggetti afasici<br />
bilingui, il pattern di compromissione e di recupero nelle lingue apprese si<br />
manifesta in modo simile o se segue andamenti diversi. Si valuterà inoltre se<br />
l’età e/o il livello di acquisizione delle lingue apprese rappresentano variabili<br />
predittive di un maggiore o minore coinvolgimento degli stessi substrati neuronali.<br />
Al fine di ottenere un confronto chiaro del livello di compromissione<br />
nelle lingue apprese, ai soggetti verrà somministrato lo stesso test “ Aachener<br />
Afasia test ”, tradotto e standardizzato in diverse lingue (9) . Ai soggetti verrà<br />
inoltre richiesto di eseguire una RMN strutturale per stabilire i correlati anatomici<br />
responsabili del comportamento osservato.<br />
2006 517
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
1. Fabbro F. (1999) The neurolinguistics of bilingualism. An introduction. Hove, UK:<br />
Psychology Press Ltd.<br />
2. Paradis M. (1998) In Stemmer B., Whitaker H. A. (eds) Handbook of neurolinguistics.<br />
San Diego Academic Press, 418-431.<br />
3. Aglioti S., Beltramell A., Girardi F., Fabbro F. (1996) Brain 119: 1551-1564.<br />
4. Perani D., Bressi S., Cappa S.F., Vallar G., Alberoni M., Grassi F. et al. (1993) Brain<br />
116: 903-919.<br />
5. Kim K.H., Relkin N.R., Lee K.M., Hirsch J. (1997) Nature 388: 171-174.<br />
6. Evans J., Workman L., Mayer P., Crawley K. (2002) Brain and Language 83: 291-299.<br />
7. Perani D., Paulesu E., Galles N.S., Dupoux E., Dehaene S., Bettinardi V. et al.<br />
(1998) Brain 121: 1841-1852.<br />
8. Klein D., Milner B., Zatorre R.J., Zhao V., Nikelski J. (1999) NeuroReport 10:<br />
2841-2846.<br />
9. Luzzatti C., Willmes K., De Bleser R. (1991) Aachener Aphasia Test (AAT). Versione<br />
italiana. Organizzazioni Speciali.<br />
D.5.2 – Voxel-based Lesion Symptom Mapping (VLSM):<br />
studio dei disturbi linguistici e dei correlati anatomici<br />
in pazienti afasici (Paola Marangolo, Gaspare Galati)<br />
Introduzione<br />
Sin dalla loro nascita, le Neuroscienze Cognitive hanno avuto come scopo<br />
principale quello di indagare la relazione tra aree cerebrali e funzioni cognitive<br />
e sensoriali. Storicamente questa relazione è stata studiata tramite analisi<br />
autoptiche di soggetti che presentavano specifici deficit. Tuttavia, negli ultimi<br />
vent’anni, l’avvento di tecniche di indagine strutturale non invasive (TAC,<br />
RMN etc.) ha permesso di acquisire una maggior mole di dati. È stato quindi<br />
necessario sviluppare metodi di ricerca grazie ai quali fosse possibile fare<br />
inferenze precise sulle relazioni tra le lesioni cerebrali e i sintomi che esse<br />
possono produrre.<br />
A questo scopo tradizionalmente sono stati utilizzati due approcci basati<br />
su gruppi di pazienti con lesioni cerebrali acquisite:<br />
Gruppi definiti su base comportamentale – I pazienti vengono divisi in<br />
gruppi a secondo che essi manifestino o meno un determinato deficit comportamentale<br />
(e.g. le sindromi afasiche, Kertesz, 1979). Le lesioni cerebrali dei<br />
pazienti con il deficit vengono quindi sovrapposte per identificare una sede<br />
lesionale comune. È anche possibile sovrapporre le lesioni dei pazienti senza<br />
il deficit per determinare l’assenza di lesione in quella specifica area. Il limite<br />
di tale approccio consiste nella necessità di distinguere tra prestazione patologica<br />
e normale in modo binario, stabilendo un cut-off arbitrario che possa<br />
discriminare la presenza o l’assenza di un determinato deficit. Così facendo,<br />
quindi, non vengono considerate le variazioni di performance dei pazienti.<br />
Gruppi definiti su base lesionale – I pazienti vengono suddivisi in gruppi in<br />
base alla localizzazione delle loro lesioni cerebrali (e.g. la corteccia prefrontale<br />
dorso-laterale in Chao e Knight, 1998) e i dati comportamentali dei diversi<br />
518 2006
Neuropsicologia<br />
gruppi di pazienti vengono confrontati. In questo modo viene valutato il ruolo di<br />
una specifica area cerebrale di interesse (ROI) nell’elaborazione della funzione<br />
cognitiva indagata. Tuttavia, tale metodologia non considera l’importanza di sottoaree<br />
all’interno della ROI o di aree esterne a quelle di interesse.<br />
La Voxel-based Lesion – Sympthom Mapping (VLSM, Bates e coll., 2003;<br />
Saygin e coll., 2003) è una nuova metodologia che permette di stabilire relazioni<br />
tra funzioni cognitive e aree cerebrali su una base voxel-by-voxel senza i<br />
limiti precedentemente descritti delle metodologie tradizionali.<br />
Tramite la VLSM infatti, vengono utilizzati dati comportamentali e lesionali<br />
continui, senza la necessità di dividere a priori i pazienti in gruppi sulla<br />
base di informazioni lesionali o di cut-off stabiliti in modo arbitrario. Per ogni<br />
singolo voxel, i pazienti vengono suddivisi in due gruppi a seconda che esista<br />
o meno una lesione in quel voxel. I risultati comportamentali dei due gruppi<br />
vengono quindi confrontati e i risultati statistici di questo confronto vengono<br />
riportati in mappe colorate che rappresentano il grado di coinvolgimento di<br />
ogni singolo voxel nella funzione cognitiva indagata.<br />
Scopi<br />
• Individuare le “ sedi lesionali tipiche ” in 30 pazienti con diversi disturbi<br />
di linguaggio.<br />
• Evidenziare l’esistenza di aree e circuiti specifici che sottendono le<br />
diverse funzioni linguistiche, utilizzando sia la risonanza magnetica che dati<br />
ottenuti tramite la somministrazione di specifiche prove di linguaggio.<br />
Soggetti<br />
Parteciperanno alla ricerca 30 pazienti con afasia in fase cronica aventi<br />
lesioni vascolari unilaterali sinistre. Prima di essere inclusi nella ricerca i<br />
pazienti saranno preliminarmente sottoposti ad un’attenta valutazione clinica<br />
e neuropsicologica allo scopo di escludere quelli con lesioni bilaterali, eziologia<br />
tumorale o traumatica, tutti fattori che introdurrebbero nella ricerca una<br />
fonte intrinseca di variabilità dei dati. La presenza di afasia verrà valutata<br />
sulla base test standardizzati (Esame del Linguaggio II, Ciurli e coll., 1996;<br />
Western Aphasia Battery, Kertesz, 1979) e prove ad hoc che comprendono<br />
compiti in grado di valutare le diverse sottofunzioni linguistiche (linguaggio<br />
spontaneo, comprensione e produzione orale e scritta di parole semplici,<br />
parole composte, parole numero e numeri). Inoltre verrà somministrata una<br />
batteria computerizzata (della durata di circa 1 ora) composta da tre trials in<br />
cui verrà chiesto ai pazienti di leggere e ripetere delle parole e denominare<br />
oralmente delle figure.<br />
Metodo<br />
Il progetto prevede l’utilizzo della risonanza magnetica per ottenere delle<br />
immagini strutturali ad alta definizione dell’anatomia cerebrale. Le lesioni<br />
verranno visualizzate e localizzate sia su mappe corticali bidimensionali che<br />
su uno spazio stereotassico standard, in modo da permettere confronti con<br />
2006 519
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
studi precedenti che hanno finora rappresentato la sede lesionale tipica di afasia<br />
nello spazio 3-D di tipo Talairach.<br />
L’area di sovrapposizione delle lesioni di più pazienti con analoga sintomatologia<br />
verrà considerata come sede lesionale “ tipica ”. Si tenterà quindi di<br />
correlare specifici tipi di sintomatologia, evidenziabili tramite le prove presentate,<br />
con specifiche sedi lesionali tramite l’utilizzo di un software specifico<br />
(VLSM, Bates e coll., 2003).<br />
– Bates E., Wilson S.M., Saygin A.P., Dick F., Sereno M.I., Knight R.T., Dronkers N.F.<br />
(2003) Nat Neurosci 6: 448-450.<br />
– Chao L.L. & Knight R.T. (1998) J Cogn Neurosci 10: 167-177.<br />
– Ciurli P., Marangolo P., Basso A. (1996) Esame del Linguaggio-II. Organizzazioni<br />
speciali, Firenze.<br />
– Kertesz A. (1979) Aphasia and associated disorders: Taxonomy, localization, and<br />
recovery. New York: Grune & Stratton.<br />
– Rorden C., Brett M. (2000) Behav Neurol 12: 191-200.<br />
– Saygin A.P., Dick F., Wilson S.W., Dronkers N.F., Bates E. (2003) Brain 126:<br />
928-945.<br />
D.5.3 – Sviluppo ed efficienza della lettura lessicale: fattori linguistici<br />
e cognitivi (Pierluigi Zoccolotti)<br />
Attività previste<br />
Si intende valutare l’evoluzione della lettura lessicale attraverso:<br />
– Uno studio longitudinale che chiarisca in che misura lo sviluppo della lettura<br />
lessicale sia facilitato dalla presentazione ripetuta di una stessa parola e sia<br />
influenzato da abilità linguistiche di tipo non-fonologico (lessicali, semantiche,<br />
morfologiche, grammaticali), oltre che da fattori cognitivi non verbali.<br />
– Uno studio trasversale che consenta di osservare l’emergere di alcuni<br />
effetti della lettura lessicale (lessicalità, frequenza e immaginabilità/età di<br />
acquisizione) nelle prime fasi di sviluppo della lettura.<br />
Inoltre, si vuole esaminare la lettura patologica valutando l’efficienza<br />
della via lessicale e sublessicale in ragazzi italiani con e senza deficit specifico<br />
di lettura, sfruttando alcuni degli effetti (lessicali e non lessicali) che saggiano<br />
in modo specifico il funzionamento delle due vie di lettura.<br />
Descrizione<br />
Per valutare i fattori sottostanti lo sviluppo della lettura lessicale, si effettuerà<br />
uno studio longitudinale seguendo lo sviluppo della lettura in 50 bambini<br />
di prima elementare. La prestazione di lettura sarà valutata con categorie<br />
di analisi che sono state messe a punto in precedenti ricerche e che individuano<br />
il passaggio da una lettura pre-alfabetica, ad una lettura fonologica e<br />
l’emergere di una lettura lessicale. Saranno analizzati: le abilità di fusione<br />
fonemica e di memoria ortografica che sostengono la prestazione di lettura in<br />
520 2006
Neuropsicologia<br />
ognuna delle fasi di sviluppo della lettura; l’effetto dell’incontro ripetuto con<br />
una stessa parola.<br />
I bambini saranno riosservati alla fine della prima e all’inizio della<br />
seconda elementare, momento in cui si useranno prove di lettura che valutano<br />
diversi indicatori della lettura lessicale (lessicalità e frequenza), e gli<br />
effetti semantico-lessicali di immaginabilità ed età di acquisizione.<br />
Identificate le prestazioni caratterizzate da un alto o basso sviluppo<br />
della lettura lessicale, si valuterà in che misura uno sviluppo più o meno<br />
avanzato della lettura lessicale sia spiegato dalle abilità fonologiche (fusione<br />
fonemica) e dalle conoscenze ortografiche (identificazione corretta di lettere)<br />
osservate nel corso della prima elementare, e si studierà in che misura<br />
abilità linguistiche non-fonologiche (lessico, morfologia, grammatica,<br />
semantica), oltre che abilità cognitive non verbali, contribuiscano allo sviluppo<br />
della lettura lessicale. Il contributo di questi fattori nello spiegare un<br />
alto o basso livello di lettura lessicale sarà valutato attraverso tecniche statistiche<br />
multivariate.<br />
Per scoprire in che momento evolutivo si riscontri nei bambini l’effetto<br />
di lessicalità, e quanto questo sia in relazione alla frequenza della parola, 50<br />
bambini all’inizio della seconda elementare saranno sottoposti ad una prova<br />
che valuta gli effetti semantici (per es., immaginabilità della parola) sulla<br />
lettura. I lettori esperti di una lingua trasparente non sono influenzati da<br />
caratteristiche semantiche né dall’età alla quale la parola è stata acquisita.<br />
Lettori meno esperti fanno però maggiore ricorso a queste proprietà per<br />
facilitare il recupero della forma. Si ipotizza che i bambini all’inizio della<br />
seconda elementare, in fase di strutturazione delle abilità di lettura, siano<br />
più influenzabili da immaginabilità ed età di acquisizione delle parole<br />
rispetto a bambini di terza o quinta elementare in cui la presenza di questi<br />
effetti è già nota.<br />
Infine, sarà valutata l’efficienza della via lessicale e sublessicale in<br />
ragazzi italiani con e senza deficit specifico di lettura. Si sfrutteranno alcuni<br />
degli effetti (come l’effetto frequenza e l’effetto di contestualità dei grafemi)<br />
che testano in modo specifico il funzionamento delle due vie di lettura. La<br />
superiorità per la lettura di parole ad alta frequenza rispetto a quelle di<br />
bassa frequenza indica il contributo dell’analisi lessicale alla lettura. L’effetto,<br />
trovato in lettori italiani di diversa età, non è stato mai verificato su<br />
ragazzi con deficit di lettura. Se il disturbo di lettura dei ragazzi italiani è<br />
dovuto ad un deficit della via lessicale, ci aspettiamo un effetto di frequenza<br />
assente o comunque ridotto nei ragazzi con dislessia. L’effetto di contestualità<br />
dei grafemi (prestazione migliore nel leggere parole con grafemi semplici<br />
che parole con grafemi sensibili al con<strong>testo</strong>) permette di valutare la<br />
procedura di lettura sublessicale. L’effetto di contestualità influenza i tempi<br />
di lettura delle parole a bassa ma non ad alta frequenza sia negli adulti che<br />
nei bambini, coerentemente con l’idea che la lettura attraverso la via lessicale<br />
non è sensibile all’effetto di contestualità dei grafemi e che il locus dell’effetto<br />
è nella via sublessicale. A causa del loro sovra-utilizzo della procedura<br />
sublessicale di lettura, ci aspettiamo effetti di contestualità più forti<br />
per i dislessici che per i lettori esperti.<br />
2006 521
Sezione III: Linea di ricerca corrente D<br />
In un primo esperimento, mediante il paradigma dei tempi di reazione<br />
vocale all’onset, si esaminerà in modo congiunto l’effetto di frequenza d’uso e<br />
quello di contestualità dei grafemi. Saranno esaminati 40 ragazzi di prima<br />
media, metà con dislessia e metà con normali capacità di lettura.<br />
In un secondo esperimento si esaminerà il locus dell’ipotizzato disturbo<br />
lessicale nei ragazzi con dislessia utilizzando il paradigma del “ delayed<br />
naming ”, una variante del paradigma dei tempi di reazione vocale che si basa<br />
sul rinvio della produzione della risposta. Con questa tecnica sarà possibile<br />
valutare se l’aumentato effetto della lunghezza presentato da questi ragazzi si<br />
mantiene in una situazione che isola una componente di tipo produttivo.<br />
522 2006
E – NEUROFISIOPATOLOGIA CLINICA<br />
MARIA GRAZIA MARCIANI<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
Nel corso del 2006, il programma di ricerca corrente “ Neurofisiopatologia<br />
Clinica ” si svilupperà nell’ambito di quattro settori. Rispetto agli anni precedenti,<br />
la linea di ricerca corrente presenta, accanto a settori già consolidati,<br />
due nuovi settori che riflettono l’evolversi della stessa verso tematiche che si<br />
basano sulla integrazione di competenze neurofisiologiche cliniche con competenze<br />
bioingegneristiche. Da questa integrazione multidisciplinare sono<br />
nati i nuovi settori E.1. ed E.2., con il duplice obiettivo di potenziare le tecniche<br />
di analisi del segnale biologico di interesse, per una maggiore risoluzione<br />
nella definizione dei correlati neurali di alcune funzioni e disfunzioni cerebrali,<br />
e di implementare sistemi di ausilio tecnologici come parte integrante<br />
del processo riabilitativo, che si articola non solo nello studio classico dei processi<br />
alla base del fenomeno del recupero funzionale ma anche in quello più<br />
innovativo di “ sostituzione ” del canale fisiologico leso. Da ultimo nuovi<br />
approcci in ambito di “ patologie dei gangli della base ” hanno indotto una più<br />
ampia definizione del pregresso filone, oggi identificato dal settore E.4.<br />
Gli obiettivi propri di ogni settore sono indicati nella breve introduzione a<br />
ciascuno di essi e si sviluppano in diversi progetti.<br />
E. 1 – IMAGING NEUROELETTRICO: TECNICHE E MODELLI DI ANALISI DEL SEGNALE<br />
EEG DI SCALPO PER LA STIMA DELLE SORGENTI CORTICALI E LORO<br />
APPLICAZIONE ALLO STUDIO DI FENOMENI FISIOLOGICI E/O PATOLOGICI<br />
L’intero settore di ricerca si basa sulla integrazione multidisciplinare di<br />
competenze di neurofisiologia clinica e bioingegneria, tesa allo sviluppo di<br />
tecniche di modellizzazione anatomo-funzionale del segnale EEG registrato<br />
non-invasivamente (scalpo) per giungere a rilevare le sorgenti corticali del<br />
segnale stesso e svelare le relazioni che intercorrono tra l’attività elettrica<br />
cerebrale ed i siti anatomici dove essa viene generata. Inoltre, grazie a studi di<br />
simulazione è stato possibile generare degli algoritmi per la modellizzazione<br />
dei flussi funzionali di informazione tra aree corticali cerebrali, reclutate<br />
durante i fenomeni di “ processing ” che sottendono diversi compiti sperimentali.<br />
Tale modellizzazione è conosciuta come connettività funzionale, già nota<br />
per il segnale emodinamico (fMRI) e nel nostro laboratorio applicata al<br />
segnale EEGrafico, la cui risoluzione temporale è insostituibile nella definizione<br />
di processi corticali.<br />
L’utilizzo di queste tecniche di mapping delle funzioni cerebrali offre la<br />
possibilità di caratterizzare l’attività fisiologica di varie aree della corteccia<br />
cerebrale. Inoltre, grazie allo studio di connettività funzionale si può passare<br />
oltre il mappaggio delle aree corticali interessate, stabilendo le relazioni funzionali<br />
tra queste aree di interesse e quindi definire le caratteristiche di network<br />
neurali le cui variazioni dinamiche sottendono, secondo un concetto<br />
generale, alle diverse funzioni cognitive.<br />
La opportunità di identificare l’attività di network neurali funzionali<br />
(piuttosto che attività di singole aree corticali) rende possibile una misura dei<br />
fenomeni di plasticità con cui il cervello si adatta a condizioni ambientali<br />
524 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
mutevoli (apprendimento) o a condizioni patologiche di diversa eziologia permettendo<br />
il recupero di grado variabile della funzione persa (riorganizzazione<br />
plastica).<br />
Articolazione<br />
E.1.1 – Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio<br />
nell’uomo, durante adattamento ad ambiente con nuove dinamiche<br />
(Donatella Mattia)<br />
E.1.2 – Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali nell’uomo,<br />
in condizioni di conflitto preordinato (“ decision making ”)<br />
(Donatella Mattia)<br />
E.1.3 – Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno di memorizzazione<br />
di materiale a contenuto emozionale (Donatella Mattia)<br />
E.1.4 – Impiego combinato di tecniche EEG/fMRI con filtraggio on-line<br />
per lo studio dell’attività cerebrale spontanea ed evocata<br />
(Maria Grazia Marciani)<br />
E.1.5 – Organizzazione temporo-spaziale della attività corticale motoria<br />
sottesa al movimento di distretti muscolari intatti e non in soggetti<br />
con lesioni del midollo spinale: applicazione delle tecniche di<br />
immagini funzionali neuroelettriche corticali (Donatella Mattia)<br />
E.1.6 – Rappresentazione di mappe dell’attività corticale sottesa all’atto<br />
motorio stimate con le tecniche di hrEEG e di Stimolazione<br />
Magnetica Transcranica (TMS): confronto con mapping<br />
Elettrocorticografico (EcoG) (Donatella Mattia)<br />
E.1.7 – Pattern di reattività e connettività corticale sottesi alla<br />
preparazione-esecuzione dell’atto motorio e alla simulazione mentale<br />
dello stesso (Motor Imagery): valutazione EEGgrafica ad alta<br />
risoluzione basata su modelli di testa realistici (Donatella Mattia)<br />
E. 2 – INTERFACCE CERVELLO-COMPUTER (BCI) E AUSILI TECNOLOGICI:<br />
SVILUPPO E APPLICAZIONI RIABILITATIVE<br />
Questo nuovo settore di ricerca, l’integrazione multidisciplinare di competenze<br />
di neurofisiologia clinica e bioingegneria, è teso allo sviluppo di ausili<br />
tecnologici e alla loro applicazione in campo clinico neuroriabilitativo. È<br />
ormai divenuto urgente in neuroriabilitazione considerare un approccio che<br />
sia non alternativo a quello più classico (in cui le strategie varie sono indirizzate<br />
al potenziamento del fenomeno di recupero funzionale della lesione<br />
persa), ma si ponga a complemento del precedente e sia dedicato allo sviluppo<br />
di sistemi alternativi ai canali periferici fisiologici per ri-acquisire ciò<br />
che funzionalmente si è perduto, a seguito di lesioni o disordini del sistema<br />
nervoso centrale. A questo riguardo, il laboratorio ha ormai da anni, iniziato<br />
un percorso di ricerca in ambito di “ Brain Computer Interfacing ” (BCI, interfacce<br />
cervello-computer). Il BCI rappresenta una promettente opportunità per<br />
soggetti, che a causa di patologie neurodegenerative o traumatiche possono<br />
2006 525
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
perdere del tutto il controllo volontario dei loro muscoli e con esso la capacità<br />
di comunicare con l’esterno, di generare una nuova via di comunicazione<br />
direttamente dal cervello ad un dispositivo di uscita (ausilio), senza più dipendenza<br />
dai nervi periferici e dai muscoli.<br />
L’obiettivo a lungo termine del settore in oggetto è di fornire alla comunità<br />
BCI gli strumenti per trasformare i dispositivi di BCI dal loro stato<br />
attuale (costituito soprattutto da dimostrazioni del laboratorio) in un sistema<br />
di comunicazione aumentativa per il disabile in ambito clinico. In parallelo, si<br />
vuole incrementare una linea di sviluppo di piattaforme di accesso ad ausili<br />
tecnologici già esistenti, che siano modulabili in relazione alle necessità dei<br />
pazienti-utenti con disabilità motorie. Riempire il “ gap ” tra questi temi svolti<br />
a livello di ricerca e le necessità cliniche prevede la creazione di un “ laboratorio<br />
di ricerca applicata ” in cui le competenze di tipo neurofisiologico, riabilitativo,<br />
psicologico e bioingegneristico-informatico si confrontino per sviluppare<br />
un approccio multidisciplinare alla neuroriabilitazione, al cui centro ci<br />
sia l’utente diversamente abile in grado di relazionarsi con l’ambiente in<br />
maniera meno dipendente da personale clinico e familiare.<br />
Articolazione<br />
E.2.1 – Sviluppo di strumenti di analisi e didattici per le sperimentazioni BCI<br />
(Brain Computer Interface) (Febo Cincotti)<br />
E.2.2 – Apprendimento del controllo volontario di pattern EEG:<br />
strumentazioni, procedure e imaging neuroelettrico (Febo Cincotti)<br />
E.2.3 – Creazione di un laboratorio interdisciplinare per lo sviluppo<br />
e l’applicazione clinica di sistemi di ausilio integrato<br />
per la comunicazione e il controllo ambientale (Febo Cincotti)<br />
E. 3 – PLASTICITÀ CEREBRALE<br />
Nell’ambito della linea di ricerca sulla “ Plasticità Cerebrale ”, sono programmati<br />
studi dei sistemi somatosensoriali e motori basati su un approccio<br />
neurofisiologico multimodale attraverso l’utilizzo e l’integrazione di tecniche<br />
non-invasive di brain mapping come la Stimolazione Magnetica Transcranica<br />
(TMS) ed i Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP). Tali tecniche neurofisiologiche<br />
hanno avuto un ampio impiego sia in campo diagnostico che di<br />
ricerca clinica e sono risultate molto utili nello studio delle caratteristiche dei<br />
processi fisiologici e patologici del SNC. Il loro elevato potere di risoluzione<br />
temporale (dell’ordine di ms) rappresenta il requisito fondamentale per la<br />
valutazione dei cambiamenti della funzionalità sensori-motoria cerebrale sia<br />
nelle diverse condizioni sperimentali che nelle lesioni cerebrali.<br />
La possibilità di realizzare delle mappe di rappresentazione delle aree<br />
corticali motorie e somatosensoriali in condizioni fisiologiche rappresenta<br />
una tappa fondamentale da cui proseguire per la valutazione di quei processi<br />
di riorganizzazione plastica che investono tali aree di rappresentazione corticale<br />
quando le aree sensori-motorie siano soggette a lesioni strutturali di<br />
natura vascolare e/o traumatica.<br />
526 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
Per quanto riguarda la TMS, è una metodica in grado di studiare, in<br />
maniera non invasiva, sia i fenomeni eccitatori (soglia di eccitabilità; potenziali<br />
evocati motori o MEPs; curve di facilitazione intracorticale al doppio stimolo<br />
magnetico) che quelli inibitori (periodo silente EMG o SP, curve di inibizione<br />
intracorticale al doppio stimolo magnetico) della corteccia motoria.<br />
Mediante stimoli magnetici focali è inoltre possibile costruire delle mappe<br />
motorie di vari muscoli, in particolari dei muscoli della mano, e valutare sia i<br />
cambiamenti delle aree di rappresentazione corticale osservati nel soggetto<br />
sano durante le diverse condizioni sperimentali (ad es. contrazione volontaria,<br />
pensiero di movimento, attenzione, visione di movimento) sia i processi di<br />
riorganizzazione plastica secondari a lesioni cerebrali di natura vascolare<br />
e/o traumatica e strettamente correlati al recupero della funzione persa. La<br />
possibilità di documentare con esame neurofisiologico i fenomeni di plasticità<br />
corticale può rappresentare un importante strumento per la valutazione dei<br />
meccanismi di recupero funzionale del paziente con emiparesi/tetraparesi<br />
secondaria a trauma cranico ed ictus e per l’applicazione e lo sviluppo di strategie<br />
neuroriabilitative e/o farmacologiche volte a favorire il recupero motorio<br />
e ridurre il grado di disabilità. In tale ambito saranno quindi effettuate valutazioni<br />
di mappe motorie da TMS prima e dopo interventi terapeutici sia di tipo<br />
riabilitativo (ad esempio mediante “ mental practice ”) che di tipo farmacologico<br />
locale (attraverso il trattamento con tossina botulinica).<br />
Per quanto riguarda i SEP, sono una tecnica non-invasiva attraverso la<br />
quale è possibile registrare sullo scalpo le riposte evocate dalla stimolazione<br />
del nervo mediano ed ottenere così informazioni sui meccanismi fisiopatologici<br />
che operano a livello della corteccia somatosensitiva. Entrando nello specifico<br />
della metodica è opportuno ricordare che esistono ancora opinioni contrastanti<br />
circa l’origine dei generatori dei SEP (sia di quelli a breve latenza che<br />
di quelli più tardivi, dopo i 100 ms) e che è ancora discussa l’influenza che<br />
l’attenzione e la vigilanza possano avere su tali potenziali corticali. La descrizione<br />
delle caratteristiche fisiologiche dei SEP nei soggetti sani sarà oggetto<br />
di uno studio, condotto da Carmen Barba, rivolto alla identificazione dei<br />
generatori di tali risposte per poter così ampliare lo studio dei SEP in campo<br />
clinico neurologico. Inoltre, saranno valutate le modificazioni che l’attenzione<br />
verso lo stimolo induce sulle componenti dei SEP con lo scopo di definire il<br />
ruolo che essa ha nella modulazione di tali potenziali ed eventualmente identificare<br />
quale potrebbe essere l’effetto delle variazioni dello stato di vigilanza.<br />
Articolazione<br />
E.3.1 – La “ Motor Imagery ” nel recupero funzionale motorio di pazienti con<br />
stroke e lesione delle vie motorie primarie (Paola Cicinelli)<br />
E.3.2 – Valutazione neurofisiologica dei fenomeni di plasticità corticale in<br />
pazienti con esiti di stroke: strategie riabilitative messe a confronto<br />
(Paola Cicinelli)<br />
E.3.3 – I Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione del nervo<br />
mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione e modificazioni in<br />
pazienti con esito di lesioni cerebrali (Paola Cicinelli)<br />
2006 527
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
E.3.4 – Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento<br />
della spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti con esiti<br />
di lesione del SNC (Paola Cicinelli)<br />
E. 4 – MALATTIA DI PARKINSON E SINDROMI CORRELATE:<br />
STRATEGIE TERAPEUTICHE E RIABILITATIVE<br />
I progetti riguardanti la sezione Sindromi Extrapiramidali, presentati per<br />
l’anno in corso e il prossimo triennio prevedono studi su pazienti affetti da<br />
malattia di Parkinson avanzati trattati chirurgicamente con posizionamento di<br />
elettrodi intracerebrali in target ormai consolidati come il Sottotalamo (STN)<br />
ed in target innovativi come il Nucleo Peduncolo Pontino (PPN) ed complesso<br />
Nucleo Centro Mediano-Nucleo Parafascicolare (CM/PF). In particolare i progetti<br />
verteranno sull’analisi del cammino e lo studio neurofisiologico del riflesso<br />
H per i pazienti con PPN ed analisi del tremore degli arti sup. per i pazienti con<br />
CM/PF. I Pazienti con stimolazione del STN verranno studiati da un punto di<br />
vista pneumologico. Infine la “ Gait Analysis ” (analisi del cammino) e l’EMG di<br />
superficie verranno eseguite in pazienti con malattia di Parkinson e valutate le<br />
possibili modificazioni durante somministrazione acuta di Levodopa.<br />
Articolazione<br />
E.4.1 – Valutazione del cammino nei soggetti affetti da malattia di Parkinson<br />
trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN (Antonella Peppe)<br />
E.4.2 – Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani tramite<br />
sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici. Valutazione<br />
acuta di levodopa (Antonella Peppe)<br />
E.4.3 – Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti da malattia<br />
di Parkinson gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />
(Antonella Peppe)<br />
E.4.4 – Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti da<br />
malattia di Parkinson gravi trattati chirurgicamente con DBS in STN<br />
e PPN (Antonella Peppe)<br />
E.4.5 – Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso<br />
dei nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre<br />
la sintomatologia extrapiramidale in pazienti affetti da malattia<br />
di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS (Antonella Peppe)<br />
E.1.1 – Correlati elettrici corticali sottesi all’apprendimento motorio<br />
nell’uomo, durante adattamento ad ambiente con nuove<br />
dinamiche (Donatella Mattia)<br />
Il sistema motorio dell’uomo possiede una notevole capacità di generare<br />
movimenti di accuratezza appropriata alle più diverse condizioni meccaniche.<br />
Questa “ versatilità ” motoria si basa su processi di acquisizione di “ modelli ”<br />
rappresentativi neurali del modo in cui le diverse proprietà meccaniche del-<br />
528 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
l’ambiente possono influenzare la funzionalità del sistema stesso (Shadmehr R.<br />
and Mussa-Ivaldi F.A. (1994) J of Neurosci 14: 3208-3224).<br />
Ciascun con<strong>testo</strong> meccanico può essere associato con una rappresentazione<br />
neurale delle sue proprietà, che a sua volta può essere utilizzata nella<br />
definizione dei pattern di segnali di controllo verso l’effettore muscolare, a cui<br />
viene richiesto di generare il movimento accurato per quel dato con<strong>testo</strong>.<br />
Recentemente molte delle conoscenze nei processi di apprendimento motorio<br />
(motor learning) sono nate da disegni sperimentali basati sull’utilizzo di<br />
dispositivi robotici per creare nuovi ambienti meccanici; tali disegni sperimentali<br />
consistono tipicamente nella applicazione di forze che siano in grado<br />
di perturbare l’arto durante l’esecuzione del movimento richiesto. In questo<br />
con<strong>testo</strong> sperimentale, dopo una fase in cui i movimenti dell’arto risultano<br />
alterati nella loro traiettoria prevista (perturbati dal campo di forza) tornano<br />
ad essere eseguiti con un livello di precisione eguale a quello in assenza di<br />
perturbazione. Tale forma di adattamento (conosciuta come motor learning)<br />
si pensa che rifletta l’acquisizione di una rappresentazione neurale del nuovo<br />
ambiente meccanico e il suo seguente utilizzo da parte del sistema motorio<br />
per il controllo dell’arto in movimento.<br />
Un notevole numero di studi eseguiti su primati e sull’uomo hanno rilevato<br />
come sia la corteccia motoria primaria (MI) che altre aree corticali come<br />
quelle frontali motorie, parietali motorie e strutture sottocorticali sono coinvolte<br />
nei processi di motor learning. L’alto livello di funzioni che sottende l’acquisizione<br />
di nuove capacità motorie richiede l’integrazione funzionale delle<br />
suddette varie e discrete aree corticali. Un meccanismo rilevante in tale integrazione<br />
su “ larga scala ” può essere riconosciuto nella formazione transitoria<br />
di connessioni funzionali dinamiche, mediate dalla sincronizzazione dell’attività<br />
neuronale in differenti bande di frequenza operativa. Questo tipo di elaborazione<br />
permette l’appropriata selezione e assembramento di circuiti neuronali<br />
che evolvono in un sistema di controllo adattativo.<br />
Una valida e affidabile misura dell’accoppiamento neuronale è rappresentata<br />
dalla coerenza spettrale dei segnali EEGrafici, che riflette le correlazioni<br />
inter-regionali di attività neuronali oscillatorie attraverso le diverse bande di<br />
frequenza operativa. A questo riguardo, diversi studi hanno esplorato come le<br />
diverse regioni corticali cerebrali possono comunicare tra di loro, per fornire<br />
le basi della integrazione di informazioni sensoriali e di coordinazione sensori-motoria<br />
che sono cruciali per il processo di “ motor learning ”. In questo<br />
progetto, verranno studiati i correlati corticali del fenomeno di motor learning<br />
in soggetti che si adattano a nuove dinamiche ambientali secondo un<br />
paradigma sperimentato e in cui il soggetto deve adattare i suoi movimenti di<br />
“ reaching ” a forze esterne che interferiscono con l’esecuzione del movimento<br />
del loro arto superiore (destro).<br />
L’obiettivo è quello di definire la frequenza e topografia dei cambiamenti<br />
in forza e direzione delle connessioni funzionali (connettività) inter-regionali<br />
tra le aree corticali “ pre-motorie ” e motorie esecutive che si ipotizzano accadere<br />
quando la rappresentazione neurale dei movimenti del braccio viene sfidata<br />
in ambiente con nuove caratteristiche dinamiche. Tale obiettivo verrà<br />
perseguito tramite l’impiego di un nuovo modello per la stima della connetti-<br />
2006 529
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
vità funzionale corticale basato sulla Partial Directed Coherence (PDC), che<br />
rende la stima stessa della direzione del flusso di informazioni tra segnali<br />
registrati tramite EEG (Babiloni F., Cincotti F. et al. (2005) Neuroimage 24(1):<br />
118-131). La PDC sarà valutata su segnali stimati con l’aiuto di analisi avanzate<br />
di modellizzazione di sorgenti corticali, in grado di potenziare notevolmente<br />
la risoluzione spaziale dei dati di scalpo ottenuti con registrazioni EEG<br />
ad alta risoluzione. Queste analisi avanzate sono basate su modelli di sorgenti<br />
corticali distribuite, la cui forma è ottenuta da informazioni anatomiche rilevate<br />
attraverso la MRI (Magnetic Resonance Imaging). Alcune Regioni di<br />
Interesse verranno estratte nel modello di sorgente adottato attraverso un processo<br />
di segmentazione e verranno quindi ottenute le relative forme d’onda<br />
della attività significativa di zone corticali. Le metodiche di stima della connettività<br />
corticale sono state lungamente studiate e testate nel nostro laboratorio<br />
dando luogo a diverse pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.<br />
In tal modo i limiti di applicabilità e la precisione di stima sono fattori<br />
noti e non incognite nella presente ricerca sperimentale.<br />
E.1.2 – Correlati elettrici corticali sottesi ai processi decisionali<br />
nell’uomo, in condizioni di conflitto preordinato<br />
(“ decision making ”) (Donatella Mattia)<br />
La ricerca che si intende intraprendere ha come scopo la chiarificazione<br />
dei meccanismi di decisione cerebrale durante compiti sperimentali in cui un<br />
soggetto si rapporta ad altri nell’ambito di situazioni di conflitto decisionale<br />
preordinate. In particolare, verrà analizzata l’attività cerebrale durante la fase<br />
decisionale fra due o più opzioni che possono portare vantaggio al soggetto<br />
sperimentale nell’ambito di un gioco di gruppo.<br />
La ricerca si avvale della registrazione elettroencefalografica contemporanea<br />
di due o più soggetti in competizione fra loro, per l’acquisizione di risorse<br />
nell’ambito di una situazione conflittuale descritta da alcune matrici della teoria<br />
dei giochi. Il campione sperimentale si compone di un numero variabile<br />
fra 10 e 30 soggetti sperimentali, mentre i compiti sperimentali che si intendono<br />
sottoporre ai soggetti, e durante i quali verrà registrata l’attività EEG,<br />
saranno presi da situazioni tipiche occorrenti durante un gioco di carte a coppie,<br />
e da situazioni conflittuali descritte dal gioco mutuato dalla teoria dei giochi<br />
detto “ Dilemma del prigioniero ”. La teoria dei giochi è una scienza che si<br />
è sviluppata da 40 anni con il matematico John Nash e descrive mediante<br />
matrici matematiche delle situazioni di conflitto sociale in cui i soggetti partecipanti<br />
al gioco stesso hanno di fronte tipicamente due opzioni, una di collaborazione<br />
con il soggetto partner ed una di contrasto. L’attività cerebrale di<br />
“ decision-making ” durante questa situazione di conflitto è stata sporadicamente<br />
registrata nella letteratura internazionale mediante l’impiego della<br />
risposta emodinamica cerebrale (functional Magnetic Resonance Imaging:<br />
fMRI). Ora, tale risposta non ha la risoluzione temporale per seguire i processi<br />
decisionali rapidamente tempo-varianti che invece vengono esibiti da<br />
molti animali, fra cui l’uomo. Diviene così cruciale poter studiare tali meccanismi<br />
decisionali mediante progetti di ricerca che impieghino il prelievo del-<br />
530 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
l’attività cerebrale elettrica durante tali compiti. Infatti, l’attività neuroelettrica<br />
ha una risoluzione temporale di alcuni ordini di grandezza inferiore a<br />
quella emodinamica.<br />
L’attività cerebrale verrà registrata sullo scalpo mediante 32-64 elettrodi,<br />
durante l’esecuzione dei compiti sperimentali. In particolare, l’attività continua<br />
EEG acquisita durante l’esperimento verrà sottoposta ai procedimenti<br />
avanzati di processing che sono propri e peculiari del laboratorio. Mediante<br />
un modello geometrico realistico ricavato dalle immagini di risonanza<br />
magnetica di tutti i soggetti sperimentali, verranno determinate le aree corticali<br />
coincidenti con quelle di Brodmann. In particolare, le aree orbito-frontali,<br />
dorsolaterali prefrontali, premotorie e parietali verranno segmentate opportunamente<br />
sulla ricostruzione della corteccia cerebrale propria di ogni soggetto<br />
al calcolatore ed impiegate nell’analisi successiva. L’impiego di metodiche di<br />
stima lineare inversa, mediante algoritmi a minima norma pesata consentirà<br />
la determinazione dell’attività corticale sulle varie aree cerebrali a partire dai<br />
dati registrati sullo scalpo.<br />
Questa stima dell’attività corticale dai dati superficiali EEG, realizzata in<br />
maniera non invasiva dà luogo a forme d’onda di corrente corticale che<br />
saranno successivamente trattate dagli algoritmi per il calcolo della loro composizione<br />
spettrale e mediante l’analisi dell’ampiezza. Per la determinazione<br />
della correlazione fra tali aree corticali, sarà computata dai dati corticali stimati<br />
come descritto precedentemente la Partial Directed Coherence (PDC).<br />
Tale tecnica consente la restituzione dei flussi di informazione che vengono<br />
generati dal processing cerebrale fra un area corticale ed un’altra nello stesso<br />
soggetto sperimentale. Tali flussi di informazione generano un pattern di connettività<br />
corticale che viene presentato in differenti bande di frequenza. Questi<br />
pattern di connettività corticali realizzano una descrizione dell’attività<br />
cerebrale, durante il compito di decision-making proposto, sintetica e particolarmente<br />
efficace.<br />
Le metodiche di stima della connettività corticale sono state lungamente<br />
studiate e testate nel presente laboratorio dando luogo a diverse<br />
pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. In tal modo i limiti di<br />
applicabilità e la precisione di stima sono fattori noti e non incogniti nella<br />
presente ricerca sperimentale. L’obiettivo è la generazione di pattern di connettività<br />
corticale legata al momento di una decisione durante una situazione<br />
conflittuale nell’uomo.<br />
E.1.3 – Correlati elettrici corticali sottesi al fenomeno<br />
di memorizzazione di materiale a contenuto emozionale<br />
(Donatella Mattia)<br />
La ricerca che si intende intraprendere vuole analizzare l’attività cerebrale<br />
correlata ai processi di memoria che possono essere influenzati dall’attività<br />
emozionale. È infatti noto come si possa studiare l’attività di memoria<br />
mediante il correlato emodinamico, mediante il dispositivo di risonanza<br />
magnetica funzionale (fMRI). In tali studi è stato osservato come immagini e<br />
filmati che sono successivamente ricordati (item R, da remembered) gene-<br />
2006 531
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
rano una attività specifica e maggiore emodinamica in particolari distretti<br />
cerebrali frontali rispetto a immagini e filmati che non sono ricordati (item F,<br />
da forgotten). La differenza di memoria (DM effect) è stata attribuita a lungo<br />
ad una opportuna funzione di encoding. Regioni cerebrali che invece presentano<br />
un meccanismo DM inverso sono quindi regioni legate a meccanismi di<br />
perdita del ricordo veloci. Questo può avvenire anche con una diminuzione<br />
dell’attività emodinamica durante la codifica. Diverse pubblicazioni scientifiche<br />
anche recenti hanno suggerito come l’attività emozionale (il con<strong>testo</strong><br />
emotivo del soggetto che percepisce l’immagine) può fortemente influenzare<br />
la facilità del ricordo di immagini e video.<br />
La ricerca che si vuole quindi intraprendere ha come scopo l’analisi delle<br />
regioni della corteccia cerebrale coinvolta nei processi di memorizzazione di<br />
materiale pittorico (immagini e filmati) con contenuto emozionale. Verranno<br />
studiati da 10 a 30 soggetti durante la presentazione di un filmato avente al<br />
suo interno dei brevi clip a contenuto emotivamente neutro e a contenuto<br />
emotivamente coinvolgente. Ai soggetti sperimentali verrà successivamente<br />
chiesto di ricordare esplicitamente immediatamente dopo la registrazione e<br />
10 giorni dopo la fine della registrazione il contenuto dei videoclip inframmezzati<br />
al filmato principale. Il ricordo sia esplicito che guidato, sia immediatamente<br />
che a 10 giorni dall’esposizione ai filmati verrà correlato all’attività<br />
elettrica cerebrale prelevata durante la visione di tali filmati. L’attività cerebrale<br />
verrà monitorata mediante registrazione EEG a 64 elettrodi durante la<br />
visione del filmato e le immagini di risonanza magnetica strutturale verranno<br />
impiegate per la ricostruzione delle regioni della corteccia cerebrale di ogni<br />
soggetto. In tal modo, si potrà stimare con pochi margini di errore l’attività<br />
corticale a partire dalle registrazioni EEG non invasive.<br />
Mediante l’impiego di algoritmi di stima lineare inversa verranno stimate<br />
le attività corticali nelle regioni di interesse coincidenti con le aree di<br />
Brodmann dei soggetti stessi. L’impiego di algoritmi di stima della connettività<br />
corticale nelle varie bande di frequenza consentirà di disegnare il pattern<br />
di connettività corticale correlato nelle diverse bande di frequenza alla visione<br />
di filmati a sfondo emotivo oppure a contenuto emotivamente neutro. L’ipotesi<br />
sperimentale è che i filmati a contenuto emotivo possano essere maggiormente<br />
ricordati di quelli a contenuto neutro e che due diversi pattern di<br />
connettività corticale coinvolgano regioni differenti della corteccia cerebrale<br />
nel gruppo sperimentale investigato.<br />
E.1.4 – Impiego combinato di tecniche EEG/fMRI con filtraggio on-line<br />
per lo studio dell’attività cerebrale spontanea ed evocata<br />
(Maria Grazia Marciani)<br />
Il programma del terzo anno prevede il completamento della ricerca relativa<br />
alla registrazione simultanea EEG-fMRI particolarmente in un protocollo<br />
di tipo P300 visivo. Nel corso dei precedenti due anni sono stati risolti i principali<br />
problemi legati alla mutua interazione tra il sistema di acquisizione<br />
EEG e quello fMRI con la conseguente introduzione reciproca di artefatti la<br />
cui entità rendeva necessaria l’adozione di strategie atte alla riduzione degli<br />
532 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
artefatti stessi a valori compatibili con l’impiego di tecniche di analisi tradizionali.<br />
Questo ha reso possibile il calcolo e l’individuazione della componente<br />
di tipo P300 nei soggetti sperimentali finora acquisiti, dimostrando l’efficacia<br />
e la correttezza dei metodi impiegati, i quali si basano sulla sottrazione<br />
di artefatti descritti attraverso cinque parametri e stimati per ogni sessione di<br />
registrazione e calcolati secondo diverse funzioni obiettivo.<br />
Una volta risolti definitivamente questi problemi è possibile completare lo<br />
studio attraverso l’acquisizione di ulteriori 6-8 sessioni di registrazione su<br />
altrettanti volontari al fine di completare la popolazione dei soggetti inizialmente<br />
prevista. Questo consentirà di identificare quale dei metodi proposti<br />
per la rimozione degli artefatti sia più congruo a seconda del tipo di applicazione<br />
(P300, ERP, etc.) e quali caratteristiche gli stessi segnali acquisiti debbano<br />
avere affinché sia possibile completare efficacemente le analisi previste.<br />
Una caratterizzazione e descrizione del ballistocardiogramma verrà anche<br />
prodotta al fine di fornire un punto di riferimento per gli esperimenti futuri.<br />
Terminata questa fase verranno eseguiti esperimenti di Brain Computer<br />
Interface basati su un paradigma di tipo P300 visivo in cui i volontari saranno<br />
in grado di comandare periferiche esterne di cui riceveranno un feedback<br />
attraverso l’attività elettroencefalografica e di cui si registreranno le aree di<br />
attivazione per mezzo dell’fMRI. Questo richiederà una modifica del setup<br />
sperimentale che verrà apportata nel corso dell’anno e che diventerà operativa<br />
entro il termine del presente anno di sperimentazione. Infine, tra gli altri<br />
obiettivi del terzo anno di sperimentazione, c’è il confronto sistematico dei<br />
diversi algoritmi di rimozione degli artefatti, i quali verranno valutati sullo<br />
stesso set di dati, sia reali che simulati, ed in diversi protocolli.<br />
E.1.5 – Organizzazione temporo-spaziale della attività corticale motoria<br />
sottesa al movimento di distretti muscolari intatti e non,<br />
in soggetti con lesioni del midollo spinale: applicazione<br />
delle tecniche di immagini funzionali neuroelettriche corticali<br />
(Donatella Mattia)<br />
Lo scopo del presente studio è di esplorare le dinamiche della corteccia<br />
motoria correlate all’esecuzione di movimenti che coinvolgono parti del corpo<br />
non affette in soggetti con tetraplegia causata da lesioni alla colonna vertebrale<br />
(SCIs). In accordo con lo scopo del presente progetto di ricerca, i primi<br />
due anni sono stati impegnati nella raccolta ed analisi di dati relativi ad un<br />
gruppo di 7 soggetti affetti da tetraplegia dovuta a lesione del midollo spinale<br />
(SCI) di origine traumatica e 7 soggetti di controllo. Il compito sperimentale<br />
consisteva nella esecuzione di movimenti semplici delle labbra (protrusione,<br />
che nei soggetti SCI era correttamente eseguita) secondo la modalità selfpaced,<br />
cioè auto-generati dal soggetto con un intervallo di tempo di circa 6-7s.<br />
L’applicazione delle metodiche di analisi del segnale EEG acquisito con<br />
hrEEG ha rivelato come l’esecuzione del compito motorio determinava in<br />
entrambi i gruppi di soggetti, una attivazione della corteccia motoria primaria<br />
(MI), bilateralmente. La sorgente di massima attività presentava una distribuzione<br />
discreta in MI in corrispondenza delle aree di rappresentazione motoria<br />
2006 533
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
del movimento delle labbra, in tutti i soggetti. Tale attivazione discreta si presentava<br />
simmetrica tra i due emisferi, come atteso in un movimento controllato<br />
da entrambe le cortecce motorie primarie. Inoltre, l’area Supplementare<br />
Motoria propria (SMAp) era sempre co-attivata con MI e questa attivazione<br />
congiunta era caratterizzata da un andamento temporale con una tipica fase<br />
pre-movimento e una fase corrispondente al movimento stesso. Questi risultati<br />
ottenuti con tecniche non invasive di imaging neuro-elettrico documentano<br />
che nei soggetti con lesioni croniche del midollo spinale, l’esecuzione di<br />
movimenti con parti intatte del corpo determina un reclutamento delle aree<br />
motorie “ più esecutive ” con un pattern spaziale e temporale preservato,<br />
durante le fasi di preparazione ed esecuzione del movimento stesso. Il materiale<br />
qui illustrato è oggetto di pubblicazione scientifica su rivista indicizzata<br />
(Mattia D., Cincotti F. et al. (2006) Hum Brain Mapp 27(6): 510-519).<br />
Nel secondo anno di progetto si procederà alla analisi della reattività<br />
corticale motoria negli stessi soggetti SCI, sottesa al tentativo di movimento<br />
di un distretto muscolare plegico con lo scopo di valutare se e come aree<br />
motorie cronicamente de-efferentate siano reclutate dalla “ volontà ” dell’atto<br />
motorio stesso.<br />
E.1.6 – Rappresentazione di mappe dell’attività corticale sottesa<br />
all’atto motorio stimate con le tecniche di hrEEG<br />
e di Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS): confronto<br />
con mapping Elettrocorticografico (EcoG) (Donatella Mattia)<br />
In questo studio, vengono esplorate le potenzialità della integrazione del<br />
segnale elettrico (ad alta risoluzione temporale) con dati anatomici generati<br />
da immagini di risonanza magnetica cerebrale (MRI) per il miglioramento<br />
della risoluzione spaziale delle tecniche neurofisiologiche. In relazione allo<br />
scopo del progetto, nei primi 2 anni, i dati acquisiti su movimenti di diversi<br />
segmenti corporei, (labbra, piede) eseguiti in modalità “ self-paced ” sono stati<br />
elaborati secondo una procedura conosciuta come DSPM (Dynamic Statistic<br />
Parametric Map, z score), il cui effetto è quello di generare mappe e le relative<br />
forme d’onda, di attività statisticamente significativa per ciascun soggetto e<br />
compito motorio. Questo ha permesso di inserire i dati relativi a ciascun soggetto<br />
in una analisi statistica classica che tenga conto della variabilità interindividuale<br />
sia del segnale elettrico che della configurazione anatomica dei<br />
giri e solchi della corteccia cerebrale di interesse.<br />
Le regioni corticali di interesse (ROI) per ogni soggetto sono state selezionate<br />
in base alle relative immagini di risonanza magnetica strutturale (MRIs);<br />
su queste aree motorie si è stimata l’attività tempo-variante elettrofisiologica.<br />
La stima della connettività funzionale è stata ottenuta mediante la Directed<br />
Transfer Function (DTF) un indice capace di determinare l’intensità e la direzione<br />
del flusso di informazione presente tra una qualunque coppia di ROI a<br />
partire da un unico modello MultiVariato AutoRegressivo (MVAR) stimato<br />
sull’intero set dei segnali EEG corticali. L’esecuzione del movimento, si associa<br />
ad una significativa attività elettrica localizzata bilateralmente nell’area<br />
SMA propria, nella parte caudale dell’area del Cingolo Motorio (CMA) e nelle<br />
534 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
aree Sensori-Motorie primarie (MI-S1). Altri campi di attivazione sono inoltre<br />
presenti nella Corteccia Parietale superiore (BA7) e nella parte dorso-laterale<br />
della SMA. L’analisi temporale del tracciato elettrico mostra una negatività<br />
tipica della fase pre-movimento posizionata circa 2000 ms prima del tentativo<br />
di esecuzione in quella che è stata deputata come Area Motoria primaria del<br />
piede (MI). Le reti connettive funzionali sottolineano come l’esecuzione del<br />
movimento da parte dei soggetti di Controllo provochi una forte connessione<br />
bilaterale tra il CMA e la SMAp, mentre il flusso in ingresso all’area MI proviene<br />
prevalentemente dalla area ipsilaterale CMA.<br />
L’analisi di questi risultati ha permesso di affermare la presenza di un<br />
coinvolgimento massiccio delle aree corticali appartenenti al Cingolo Motorio<br />
(CMA) le quali influenzano prevalentemente le aree Supplementarie Motorie<br />
(SMAp) e quelle Motorie Primarie (MIF) del piede destro. Il lavoro successivo<br />
sarà quello di combinare l’uso di un algoritmo per la stima dei parametri,<br />
variabili nel tempo, di un modello multivariato-autoregressivo (algoritmo<br />
Recursive Least Squares, RLS) con due metodi di stima della connettività corticale:<br />
la Directed Transfer Function (DTF) e la Partial Directed Coherence<br />
(PDC), al fine di ottenere degli stimatori della connettività nel dominio tempofrequenza,<br />
in grado cioè di descrivere i flussi d’informazione tra un insieme di<br />
aree d’interesse della corteccia cerebrale tenendo in considerazione sia le<br />
caratteristiche spettrali dei segnali che si propagano, sia l’evoluzione temporale<br />
dei legami causali tra le aree durante l’esecuzione di uno specifico task. I<br />
dati ottenuti saranno quindi valutati nel confronto tra informazioni generate<br />
dalla TMS e quanto ottenuto in letteratura tramite registrazioni EcoG.<br />
E.1.7 – Pattern di reattività e connettività corticale sottesi<br />
alla preparazione-esecuzione dell’atto motorio e alla simulazione<br />
mentale dello stesso (Motor Imagery): valutazione EEGgrafica<br />
ad alta risoluzione basata su modelli di testa realistici<br />
(Donatella Mattia)<br />
Le diverse evidenze frutto di numerosi studi disponibili in letteratura<br />
sembrano convergere sull’esistenza di un considerevole parallelismo tra le<br />
aree corticali funzionalmente coinvolte nella preparazione-esecuzione del<br />
movimento e nella immaginazione dello stesso (motor imagery, MI). In questo<br />
studio, viene formulata una prima ipotesi di lavoro in cui si assume che la<br />
preparazione ed esecuzione del movimento sia associata a variazioni di<br />
coerenza del segnale EEG registrato su Regioni di Interesse (ROI), in questo<br />
caso parietali posteriori (input area) e frontali motorie (output area). Secondo<br />
questa ipotesi, viene predetto che la caratteristica di coerenza elettrica<br />
parieto-frontale verrebbe ad incrementare durante compiti di associazione<br />
sensori-motoria, nei quali tali aree corticali vengono attivate in modo funzionalmente<br />
correlato.<br />
Nei primi 2 anni di progetto le tecnologie proprie di questo laboratorio<br />
sono state applicate in un disegno sperimentale di base dove il soggetto<br />
immagina di compiere atti motori simili a quelli realmente eseguiti (movimento<br />
del piede destro), per la verifica delle caratteristiche spazio-temporali<br />
2006 535
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
del segnale evento-correlato durante il compito di motor imagery (immaginazione<br />
motoria), in particolare delle variazioni nella reattività corticale EEGrafica<br />
associate alla componente preparatoria, esecutiva o immaginativa del<br />
movimento. Quindi, è stato messo a punto un disegno sperimentale al fine di<br />
confrontare la reattività corticale durante l’esecuzione di diversi atti motori e<br />
durante l’immaginazione degli stessi, finalizzata al controllo di un cursore sul<br />
monitor di un computer, in modo che il feedback sull’esecuzione della specifica<br />
task di MI potesse dare al soggetto sperimentale la possibilità di imparare<br />
dai propri errori a modulare i propri ritmi cerebrali.<br />
I risultati ottenuti indicano che i pattern EEG correlati all’immaginazione<br />
motoria si mantengono stabili con l’addestramento e in entrambi i casi i soggetti<br />
possono imparare a controllare il movimento del cursore. Nel successivo<br />
anno di progetto verranno applicate, sui dati di variazione della reattività corticale<br />
in diverse bande di frequenza EEG, procedure di valutazione dei pattern<br />
di connettività inter regionali corticali (ove ciascuna regione è rappresentata<br />
da una ROI definita precedentemente) conosciute come DTF (Directed<br />
Transfer Function). Questa stima di pattern di connettività inter-ROI potrà<br />
svelare le relazioni funzionali che intercorrono tra aree corticali cerebrali<br />
diverse ma coinvolte in un determinato compito motorio, in accordo con lo<br />
scopo ultimo del progetto.<br />
E.2.1 – Sviluppo di strumenti di analisi e didattici per le sperimentazioni<br />
BCI (Brain Computer Interface) (Febo Cincotti)<br />
Nell’ambito della ricerca sulle Brain Computer Interfaces, ha recentemente<br />
visto la luce un sistema per uniformare la sperimentazione BCI, denominato<br />
BCI2000, che facilita l’esecuzione e lo studio su tutto il metodo di BCI<br />
durante il funzionamento in tempo reale. Questo sistema è stato adottato<br />
velocemente dalla comunità di ricerca, ed è ora in uso in oltre 20 gruppi.<br />
Nonostante questo sistema sia in grado di riprodurre ed estendere i metodi<br />
precedentemente messi a punto dai gruppi di ricerca BCI, ad esso manca la<br />
capacità di analizzare off-line i dati raccolti durante le sperimentazioni<br />
mediante algoritmi che pure sono state sviluppate da altri laboratori. Inoltre,<br />
il processo di mutua interazione tra comportamento on-line e analisi off-line<br />
non sono state ancora descritte, il che impedisce un’efficiente istruzione di<br />
nuovi ricercatori su ricerca di BCI in generale e sull’uso di BCI2000 specificamente.<br />
Il razionale per il lavoro proposto è che esso semplifichi sensibilmente<br />
la riuscita di tutti i gruppi coinvolti nella ricerca di BCI, ed in particolare<br />
gruppi che attualmente usano BCI2000 e gruppi che sono nuovi al campo.<br />
D’accordo con questo indirizzo, gli obiettivi specifici di questo progetto sono:<br />
1. Sviluppare le procedure standard di analisi per ricerca di BCI. Implementeremo<br />
queste procedure in Matlab e le connetteremo ed integreremo con<br />
BCI2000. Queste procedure sosterranno l’analisi off-line dei metodi di analisi<br />
nel dominio della frequenza e del tempo impiegati dai moduli in linea attualmente<br />
effettuati BCI2000. Inoltre integreranno la funzionalità delle possibilità<br />
avanzate di analisi del pacchetto di EEGlab sviluppato al Salk Institute di<br />
536 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
San Diego (California). Il lavoro svolto nel primo anno di progetto ha visto la<br />
realizzazione di procedure standard di analisi di ritmi cerebrali (ritmo-µ in<br />
frequenza e di risposte evocate (P300) nel tempo realizzate nell’ambiente di<br />
sviluppo Matlab e racchiuse in un pacchetto software eseguibile indipendentemente<br />
dall’ambiente di sviluppo stesso e funzionante su sistemi Windows<br />
98/XP/2000. Una versione Matlab (compilata) del MARIO è attualmente<br />
inclusa nella distribuzione ufficiale del BCI2000.<br />
2. Documentare il processo di analisi di dati e della configurazione<br />
di sistema. Descriveremo la funzionalità specifica delle procedure sviluppate<br />
nello scopo 1. Questa descrizione sarà inserita in un generale con<strong>testo</strong><br />
per l’esecuzione di esperimenti con BCI; inoltre, verranno illustrate con<br />
dimostrazioni didattiche alcune linee guida su come usare i metodi di analisi<br />
per supportare le conclusioni specifiche dagli esperimenti ondine, e<br />
come questi ultimi possano essere usati per cambiare la configurazione di<br />
sistema degli esperimenti successivi. Un’ulteriore sforzo si sta compiendo<br />
per ottenere un’integrazione delle routine standard di analisi realizzate nel<br />
MARIO con il pacchetto EEGlab sviluppato al Salk Institute di San Diego<br />
(California), in accordo con lo scopo generale di questo lavoro: rendere<br />
disponili ad una comunità scientifica sempre maggiore gli strumenti per<br />
una ricerca sul BCI.<br />
E.2.2 – Apprendimento del controllo volontario di pattern EEG:<br />
strumentazioni, procedure e imaging neuroelettrico (Febo Cincotti)<br />
I sistemi brain computer interface (BCI) sono basati su due componenti<br />
mutuamente interagenti: la macchina, che deve essere ottimizzata per riconoscere<br />
i pattern elettroencefalografici (EEG) dell’individuo e l’utente, che deve<br />
imparare a produrre modificazioni ai pattern stessi che siano massimamente<br />
distinguibili dal classificatore. Questo progetto si propone di affrontare gli<br />
aspetti della sperimentazione BCI in relazione a:<br />
1. Studio di procedure ottimizzate per individuare le caratteristiche individuali<br />
che permettano all’utente di ottimizzare le proprie capacità di controllo.<br />
Questo primo obiettivo mira all’ottimizzazione del sistema di classificazione<br />
ed è stato perseguito: (a) prendendo in considerazione features EEG<br />
alternative o additive rispetto a quelle utilizzate attualmente; (b) utilizzando<br />
classificatori più avanzati di quelli in uso attualmente; (c) utilizzando sistemi<br />
paralleli che estraggano e classifichino simultaneamente tutte le informazioni<br />
disponibili; (d) utilizzando segnali da sistema nervoso centrale o autonomo<br />
che rilevino la percezione di un errore di classificazione.<br />
I risultati del primo anno di ricerca hanno portato alla implementazione<br />
di un approccio nuovo per la classificazione dei pattern EEG che permette la<br />
discriminazione dei correlati corticali dell’immaginazione ed esecuzione dei<br />
movimenti bidimensionali. Questo approccio è basato sulla selezione di features<br />
(ampiezza dei ritmi cerebrali µ/b) in frequenza tramite l’R-square e la loro<br />
classificazione mediante un algoritmo di regressione lineare stepwise. Il successivo<br />
segnale bidimensionale è passato in un discriminatore lineare a soglia<br />
2006 537
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
che permette una riduzione dell’errore di classificazione. In questo modo è<br />
possibile utilizzare caratteristiche multiple in parallelo per l’individuazione<br />
dei correlati EEG al movimento. Si sono ottenuti percentuali di classificazione<br />
fino all’89% sia con dati di immaginazione che di esecuzione motoria<br />
bidimensionale. Ulteriori studi sono stati condotti sulla scelta del filtraggio<br />
spaziale da utilizzare in modo da ottimizzare il processamento del segnale<br />
prima della classificazione. A tale scopo, cinque differenti metodi di filtraggio<br />
spaziale di scalpo ed un metodo di stima delle sorgenti corticali del segnale<br />
sono stati confrontati, mostrando che 2 di essi (SSL, SI) presentano valori di<br />
R-square più elevati, nonché topografie più localizzate, candidandosi come i<br />
filtraggi spaziali da utilizzare per un sistema ottimizzato.<br />
2. Ricerca delle strategie ottime per l’addestramento dell’utente all’utilizzo<br />
delle BCI. Questo secondo obiettivo si rivolge invece all’utente del BCI.<br />
L’obiettivo verrà perseguito nel secondo anno: (a) definendo dei predittori<br />
del massimo livello di performance raggiungibile dall’utente; (b) definendo<br />
uno standard di protocollo di training, che preveda una successione di<br />
incrementi nella difficoltà dei compiti sperimentali; (c) definendo le opportune<br />
strategie di rinforzo da dare all’utente, basate su stimoli sensoriali multimodali.<br />
E.2.3 – Creazione di un laboratorio interdisciplinare per lo sviluppo<br />
e l’applicazione clinica di sistemi di ausilio integrato<br />
per la comunicazione e il controllo ambientale (Febo Cincotti)<br />
Precedenti progetti sviluppati in questo linea di ricerca corrente (2004-<br />
2005) hanno portato alla implementazione di un sistema di ausilio integrato<br />
per la comunicazione e il controllo ambientale modulabile in relazione al<br />
grado di disabilità motoria (e di abilità residue) relativa a disordini neurologici<br />
con sfera cognitiva intatta. Tale sistema è basato sulla tecnologia delle<br />
interfacce cervello-computer (BCI), sistemi di mobilità intelligente, trasmissione<br />
delle informazioni e domotica. Il sistema finale integrato è oggi installato<br />
nei locali di Terapia Occupazionale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, in<br />
modo da mettere a disposizione dei pazienti-utenti un ambiente di sperimentazione<br />
il più vicino possibile all’ambiente domestico e per simulare le esigenze<br />
quotidiane, difficilmente riproducibili all’interno di una stanza di ospedale.<br />
Ad oggi, soggetti adulti volontari, affetti da patologie neuromuscolari<br />
(Amiotrofia Spinale tipo II; Distrofia Muscolare di Duchenne; Sclerosi Laterale<br />
Amiotrofica) o deficit muscolari conseguenti a traumi del midollo spinale,<br />
hanno interagito con il sistema e fornito tramite un questionario indicazioni<br />
sulla sua qualità e gradimento.<br />
La naturale evoluzione di tale progetto ci sembra sia nella implementazione<br />
del sistema-prototipo per realizzare uno strumento valido di applicazione<br />
clinica allargata anche a quelle condizioni in cui lo stato cognitivo (o<br />
anche di vigilanza) risulti compromesso. Si pensi ad esempio, a quelle persone<br />
affette da patologie a tipo demenze degenerative che nelle fasi iniziali<br />
della patologia sono ancora in grado di condurre una vita di qualità soddisfa-<br />
538 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
cente, ma sono legate alla supervisione di familiari nelle attività della vita<br />
quotidiana in ambiente domestico o a quelle fasce di età evolutiva in cui<br />
disordini del sistema nervoso centrale siano associati non solo a disabilità<br />
motorie ma anche a deficit cognitivi di apprendimento e comunicazione.<br />
In questo progetto ad inizio 2006, ci si propone di rendere il sistema già<br />
implementato non solo un dispositivo per l’interazione tra il paziente e l’ambiente<br />
(sia in termini di comunicazione che di controllo) ma anche uno<br />
strumento per la valutazione diagnostica. Lo scopo è di permettere a personale<br />
specializzato clinico, operativo nei campi sopra illustrati, di avvalersi di<br />
strumenti tecnologici informatici per una più accurata valutazione dello<br />
stato cognitivo-motorio del soggetto. Tale valutazione ad oggi è resa difficile<br />
per le difficoltà di alcuni pazienti nell’interazione/comunicazione con l’ambiente<br />
e i suoi attori. Tale scopo vede inizialmente la creazione di un<br />
ambiente (laboratorio di ricerca clinica) in cui diverse competenze cliniche<br />
ed di bioingegneria si integrino per dare sviluppo a strumenti dedicati per<br />
un approccio multidisciplinare (Bioingegneristico, Informatico, Elettronico,<br />
Neurologico, Riabilitativo, Psicologico) che porti alla valutazione di tutti gli<br />
aspetti in grado di migliorare l’approccio al paziente assistito da dispositivi<br />
tecnologici.<br />
1. Durante la prima fase ci si propone di migliorare e rendere facilmente<br />
fruibile la tecnologia già sviluppata, e dimostrare che il sistema non è più un<br />
prototipo di ricerca, ma ci si trova ad un passo dalla reale disponibilità per il<br />
paziente. Per far ciò andranno potenziate alcune funzionalità di quest’ultimo<br />
affinché sia affidabile in termini di sicurezza e stabilità. Per far questo sarà<br />
necessario il potenziamento di alcune delle tecnologie fino ad oggi utilizzate<br />
da parte del team ingegneristico-informatico (es. X10 versus ZigBiee) sulla<br />
base delle necessità dei diversi contesti clinici suggeriti dalla interazione con il<br />
team clinico. Questo aspetto dell’obiettivo globale del progetto si svolgerà in<br />
seno al laboratorio di ricerca dedicato, lo sviluppo del quale è parte integrante<br />
del progetto.<br />
2. La seconda fase, che si sovrapporrà alla prima dopo un primo<br />
periodo di start-up, consiste nella disseminazione di tale tecnologia. L’obiettivo<br />
verrà perseguito mediante la produzione di pubblicazioni scientifiche,<br />
l’organizzazione di convegni e gruppi di interesse. Ai professionisti verranno<br />
rivolti corsi di formazione (eventi ECM; accensione corsi universitari). Inoltre,<br />
verranno create le infrastrutture telematiche per un rapido scambio di<br />
opinioni sull’utilizzo delle tecnologie emergenti come delle linee guida fruibili<br />
anche a livello multicentrico. Questo secondo aspetto dell’obiettivo progettuale<br />
è indirizzato particolarmente all’utilizzo del prototipo precedentemente<br />
realizzato con accesso basato sul Brain Computer Interface (BCI).<br />
Infatti, è cruciale ottenere informazioni sul livello di accettazione di questa<br />
interfaccia di ingresso già in stadi della malattia in cui altre modalità di<br />
comunicazione siano disponibili al paziente-utente. Inoltre, essendo un<br />
periodo di apprendimento comunque necessario per padroneggiare l’interfaccia,<br />
si ritiene raccomandabile che questo avvenga quando il paziente è<br />
ancora in grado di esprimersi.<br />
2006 539
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
E.3.1 – La “ Motor Imagery ” nel recupero funzionale motorio di pazienti<br />
con stroke e lesione delle vie motorie primarie (Paola Cicinelli)<br />
È iniziato il 2° anno del progetto in esame. In uno studio precedente<br />
abbiamo dimostrato come la “ motor imagery ” modula l’eccitabilità corticale<br />
di un emisfero colpito da lesione vascolare (Cicinelli P. et al. (2006)<br />
Cereb Cortex 16(2): 247-253). Infatti, l’analisi delle mappe motorie da TMS<br />
effettuate in una popolazione di pazienti con esiti di ictus e buon recupero<br />
motorio, mostrava come la “ motor imagery ” induceva un aumento delle<br />
aree di rappresentazione corticale dei muscoli della mano paretica. Partendo<br />
da tale risultato ci siamo domandati se attraverso la “ motor imagery ”<br />
sarebbe stato possibile ottenere una facilitazione delle vie motorie anche in<br />
pazienti con una grave emiparesi e per i quali le metodiche riabilitative tradizionali<br />
spesso risultano di scarso impatto per il recupero della funzione<br />
perduta.<br />
Nei pazienti selezionati che soddisfacevano i criteri di inclusione nello<br />
studio, abbiamo valutato le mappe motorie da TMS registrando i MEPs dai<br />
muscoli della mano (Abduttore del mignolo ed FDI) e dell’avambraccio<br />
(ECD) del lato sano e di quello con grave paresi e/o plegia della mano. Le<br />
mappe motorie sono state ottenute sia a riposo (“ rest ”) che durante pensiero<br />
di movimento del muscolo abduttore del mignolo (“ think ”). Allo stato<br />
attuale possiamo osservare che tutti i pazienti inclusi nello studio riferivano<br />
di essere in grado di effettuare il compito di “ motor imagery ” anche quando<br />
richiesto per la mano plegica. Inoltre, in forma preliminare possiamo osservare<br />
che nel deficit motorio grave e quando le risposte motorie (MEPs) a<br />
riposo sono assenti anche dopo stimoli magnetici di intensità massimale<br />
(100% della capacità massima dello stimolatore di 2,2 Tesla), durante la task<br />
di “ motor imagery ” della mano plegica, non si riesce ad ottenere una facilitazione<br />
motoria tale da permetterci di registrare un MEP dal muscolo coinvolto<br />
nella task. Per tale studio è previsto un ampliamento della popolazione<br />
dei pazienti.<br />
E.3.2 – Valutazione neurofisiologica dei fenomeni di plasticità corticale<br />
in pazienti con esiti di stroke: strategie riabilitative<br />
messe a confronto (Paola Cicinelli)<br />
È iniziato il 3° anno del progetto in esame. Partendo dall’ipotesi che i<br />
fenomeni di plasticità corticale dopo una lesione vascolare possono essere<br />
facilitati dalla riabilitazione (Hallett M. (2001) Brain Research Reviews 36:<br />
169-174), il presente studio si propone l’obiettivo di valutare, attraverso le<br />
mappe motorie da TMS, l’efficacia delle varie strategie riabilitative (in particolare<br />
la “ Costraint Induced Therapy ” e la “ Mental Practice ”) nel favorire il<br />
recupero motorio di pazienti con esiti di stroke (Page S.J. et al. (2001) Phys<br />
Ther 81:1455–1462). Abbiamo focalizzato la nostra attenzione soprattutto sul<br />
recupero funzionale dell’arto superiore ed in particolare della mano per la sua<br />
elevata rappresentazione corticale.<br />
In questa fase possiamo riportare delle osservazione e solo alcuni risultati<br />
540 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
preliminari che necessitano tuttavia di ulteriori approfondimenti. In primo<br />
luogo, possiamo dire che mentre l’applicazione della Costraint Induced Therapy<br />
è risultata di scarsa tollerabilità da parte del paziente, abbiamo riscontrato<br />
un elevato indice di collaborazione all’utilizzo dell’Esercizio Terapeutico<br />
Conoscitivo ed in particolare agli esercizi di “ mental practice ”. In secondo<br />
luogo, abbiamo osservato che nei pazienti fino ad oggi inseriti nello studio, le<br />
aree di rappresentazione corticale dei muscoli della mano (FDI ed abduttore<br />
del mignolo) valutate al tempo 2 (alla fine di un ciclo riabilitativo della durata<br />
di circa due mesi con “ mental practice ”) presentavano un incremento nel<br />
numero dei siti eccitabili (area della mappa) ma soprattutto un aumento dell’ampiezza<br />
delle risposte motorie (MEPs) ottenute dalla stimolazione magnetica<br />
di tutti i siti eccitabili (volume della mappa) rispetto al tempo 1 (inizio<br />
dello studio al momento del reclutamento). Tale incremento dell’eccitabilità<br />
corticale si osservava sia quando le mappe motorie venivano registrate<br />
durante “ rest ” che durante “ motor imagery ” del muscolo target. Accanto al<br />
follow-up del dato neurofisiologico, è stato effettuato anche un follow-up clinico<br />
ed i pazienti inseriti nel programma della “ mental practice ” presentavano<br />
tutti un miglioramento nei punteggi delle scale di valutazione funzionale<br />
applicate. Saranno inseriti nello studio ulteriori 2 pazienti con caratteristiche<br />
cliniche compatibili con i criteri di inclusione, saranno valutati neurofisiologicamente<br />
(tempo 1), inizieranno il progetto riabilitativo (“ mental practice ”) e<br />
saranno di nuovo valutati neurofisiologicamente a distanza di circa due mesi<br />
(tempo 2). Tutti i dati sono ancora da analizzare statisticamente: verranno<br />
effettuate analisi statistiche (ANOVA) dei parametri neurofisiologici e clinici<br />
del tempo 1 e del tempo 2; verrà inoltre effettuata una correlazione tra il risultato<br />
clinico e neurofisiologico.<br />
E.3.3 – I Potenziali Evocati Somatosensoriali (SEP) da stimolazione<br />
del nervo mediano: valori normativi, effetto dell’attenzione<br />
e modificazioni in pazienti con esito di lesioni cerebrali<br />
(Paola Cicinelli)<br />
La registrazione dallo scalpo dei Potenziali Evocati Somatosensoriali<br />
(SEP), ossia delle risposte evocate dalla stimolazione elettrica del nervo<br />
mediano, rappresenta una tecnica assolutamente non invasiva per lo studio<br />
dei meccanismi fisiopatologici che operano a livello della corteccia cerebrale.<br />
I SEP da stimolazione del nervo mediano possono essere distinti in SEP a<br />
breve latenza (entro 40 ms dallo stimolo), a media latenza (tra i 40 ed i 100<br />
ms dopo lo stimolo) ed a lunga latenza (dopo 100 ms dallo stimolo) (Barba C.<br />
et al. (2005) Clin Neurophysiol 116: 2664-2674). Per un’utilizzazione ottimale<br />
dei SEP precoci e tardivi sia in ambito clinico che di ricerca, si è posta la<br />
necessità di identificare le caratteristiche spaziali e temporali dei loro generatori.<br />
Esistono tuttavia opinioni contrastanti circa l’origine dei SEP a breve<br />
latenza, in particolare se alcune componenti possano originare solo nelle aree<br />
somestesiche o anche nelle aree motrici. Ancora più incerta appare la definizione<br />
dell’origine dei potenziali più tardivi per i quali esiste un minor numero<br />
di studi in particolare su soggetti sani. Altro problema che limita l’utilizzo cli-<br />
2006 541
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
nico dei SEP è l’influenza che componenti come l’attenzione possono avere<br />
sui SEP. In particolare mentre la N120 può essere influenzata dallo stato di<br />
vigilanza e dal riconoscimento tattile, la N140 distribuita a livello delle regioni<br />
centrali e sulla cui origine si discute, appare legata alle componenti spaziali<br />
dell’attenzione, in quanto raggiunge la massima ampiezza quando l’attenzione<br />
del soggetto è diretta verso lo stimolo (Rosenkranz K., Rothwell J.C. (2004)<br />
J Physiol 561(1): 307-320). Lo studio, condotto da Carmen Barba, si articolerà<br />
in due direzioni di ricerca:<br />
1. Registrazione di mappe cerebrali di potenziali evocati somatosensoriali<br />
da stimolazione del nervo mediano a breve e media latenza e descrizione<br />
dell’ampiezza, della latenza e della topografia di tali risposte.<br />
2. Valutazione delle eventuali modificazioni di ampiezza, latenza e distribuzione<br />
topografica dei SEP in condizioni di attenzione e distrazione dallo stimolo.<br />
La ricerca si svilupperà in due anni: durante il primo anno essa riguarderà<br />
10 volontari sani, mentre durante il secondo anno verranno inclusi 10<br />
pazienti con lesioni cerebrali di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />
Scopo del lavoro è la descrizione delle caratteristiche fisiologiche dei SEP<br />
da stimolazione del nervo mediano, in particolare a media latenza, e le modificazioni<br />
indotte dall’attenzione verso lo stimolo, in soggetti sani. Tali risultati<br />
potrebbero contribuire alla definizione dei generatori dei SEP nei soggetti<br />
sani e quindi consentirne un maggiore utilizzo clinico. Inoltre, la definizione<br />
di eventuali differenze rispetto a pazienti con lesioni cerebrali, potrebbe contribuire<br />
a definire il ruolo della plasticità corticale a livello di aree somestesiche<br />
primarie e secondarie nel recupero motorio e le limitazioni indotte dai<br />
deficit attentivi in ambito riabilitativo.<br />
E.3.4 – Valutazione neurofisiologica degli effetti del trattamento<br />
della spasticità mediante tossina botulinica A in pazienti<br />
con esiti di lesione del SNC (Paola Cicinelli)<br />
La riduzione della disabilità è uno degli obiettivi più importanti che il<br />
trattamento riabilitativo si propone. In particolare, la disabilità secondaria al<br />
sintomo “ spasticità ” è una problematica che tutti i neuroriabilitatori si trovano<br />
quotidianamente ad affrontare, risultando in alcuni casi ancora più<br />
invalidante dello stesso deficit motorio. La riduzione della spasticità può<br />
migliorare le attività motorie del paziente e favorire i programmi di terapia<br />
fisica ed occupazionale. Diverse sono le strategie usate per il trattamento della<br />
spasticità e, quando è localizzata in specifici gruppi muscolari, è preferibile<br />
scegliere un trattamento locale identificando i muscoli il cui ipertono risulta<br />
più disabilitante. In questi casi, un trattamento di prima scelta può essere la<br />
tossina botulinica di tipo A (BTX-A), nota per la sua efficacia prolungata nel<br />
tempo (inizio dell’effetto dopo circa 10-15 giorni e durata fino a 3-5 mesi) e<br />
per la scarsità degli effetti collaterali. La BTX-A è stata utilizzata nel trattamento<br />
di un’ampia varietà di disordini del movimento in cui si è dimostrata la<br />
sua efficacia clinica. Accanto agli studi clinici, sono stati effettuati studi neurofisiologici<br />
in cui si è dimostrato che nei pazienti con distonia, il trattamento<br />
542 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
con BTX-A determinava un recupero della funzionalità dei circuiti inibitori<br />
GABA-ergici intracorticali valutati attraverso le curve di inibizione/facilitazione<br />
dopo Stimolazione Magnetica Transcranica con protocollo di doppio<br />
stimolo (Gilio, 2000).<br />
Obiettivo dello studio è quello di valutare gli effetti che la BTX-A ha sulle<br />
caratteristiche dell’eccitabilità corticale valutata mediante TMS, in pazienti<br />
con spasticità secondaria a lesione del SNC di natura vascolare e/o post-traumatica.<br />
Un ulteriore obiettivo è quello di quantificare il miglioramento clinico<br />
secondario alla riduzione della spasticità, mediante scale funzionali standardizzate.<br />
A tale scopo, si utilizzerà la Stimolazione Magnetica Transcranica<br />
(TMS) con protocollo di doppio stimolo magnetico e si analizzeranno le curve<br />
di inibizione-facilitazione intracorticale prima e dopo trattamento della spasticità<br />
dell’arto superiore con BTX-A. Inoltre, si valuteranno eventuali fenomeni<br />
di plasticità corticale indotti da tale trattamento, attraverso la mappatura<br />
delle aree di rappresentazione motoria con TMS.<br />
Saranno inclusi nello studio 10 pazienti con emiparesi in esito a lesione<br />
vascolare monoemisferica e/o a trauma cranico grave, con spasticità moderata/severa<br />
prevalente all’arto superiore e con minimo movimento volontario<br />
residuo. La TMS al doppio stimolo (Kujirai, 1993; Cicinelli, 2000; Cicinelli,<br />
2003) e le mappe motorie (Cohen, 1989; Cicinelli, 1997a; Cicinelli,<br />
1997b; Traversa, 1997) saranno registrate dai muscoli della mano (opponente<br />
del pollice e primo interosseo dorsale) e dell’avambraccio (flessore<br />
ulnare del carpo ed estensore comune delle dita) di entrambi i lati, prima<br />
del trattamento con BTX-A (tempo T0a); dopo 15 giorni (tempo T1) quando<br />
è noto la tossina ha raggiunto la sua massima efficacia e prima del trattamento<br />
successivo (tempo T0b) quando gli effetti del trattamento risultano,<br />
almeno clinicamente, ridotti e/o scomparsi. Inoltre, tutti i pazienti saranno<br />
valutati clinicamente nei tempi stabiliti (T0a; T1; T0b) mediante la Scala di<br />
Ashworth e la Motricity Index. Per i pazienti con esiti di trauma cranico si<br />
valuterà la Disability Rating Scale e per i pazienti con esiti di ictus la Canadian<br />
Neurological Scale.<br />
– Gilio F., Currà A., Lorenzano C., Modugno N., Manfredi M., Berardelli A. (2000)<br />
Ann Neurol 48: 20-26.<br />
– Kujirai T., Caramia M.D., Rothwell J.C., Day B.L., Thompson P.D., Ferbert A.,<br />
Wroe S., Asselman P., Marsden C.D. (1993) J Physiol 471: 501-519.<br />
– Cicinelli P., Traversa R., Oliveri M., Palmieri M.G., Filippi M.M., Pasqualetti P.,<br />
Rossini P.M. (2000) Neurosci Lett 288(3): 171-174.<br />
– Cicinelli P., Traversa R., Bassi A., Scivoletto G., Rossini P.M. (1997) Muscle Nerve<br />
20: 535-542.<br />
– Cicinelli P., Traversa R., Rossini P.M. (1997) Electroencephalogr Clin Neurophysiol<br />
105: 438-450.<br />
– Cicinelli P., Pasqualetti P., Zaccagnini M., Traversa R., Oliveri M., Rossini P.M.<br />
(2003) Stroke 34(11): 2653-2658.<br />
– Cohen L.G., Hallett M., Lelli S. (1989) In Chokroverty S. (Ed) Magnetic stimulation<br />
in clinical neurophysiology. Butterworth, Stoneham, MA, 1113-1119.<br />
– Traversa R., Cicinelli P., Bassi A., Rossini P.M., Bernardi G. (1997) Stroke 28: 110-117.<br />
2006 543
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
E.4.1 – Valutazione del cammino nei soggetti affetti da malattia<br />
di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS in STN e PPN<br />
(Antonella Peppe)<br />
La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />
ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicata attualmente<br />
come uno dei più importante approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />
Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle<br />
procedure chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale<br />
ragione numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali<br />
nel sottotalamo (DBS-STN). La stimolazione sottotalamica è efficace<br />
nel ridurre drasticamente la sintomatologia extrapiramidale ed il dosaggio<br />
di terapia giornaliera antiparkisoniana e quindi la presenza di movimenti<br />
involontari legati alla somministrazione fasica della terapia per os. Dei sintomi<br />
extrapiramidali quello che sembra meno risentire della DBS sembra<br />
essere il cammino.<br />
Studi su animali e primati hanno messo in evidenza un ruolo importante<br />
del nucleo Peduncolo Pontino (PPN), nucleo del tronco encefalico effettore<br />
finale del Loop cortico-sottocorticale Motorio. Nuovo target nella terapia chirurgica<br />
del Parkinson potrebbe essere quindi il PPN associato naturalmente<br />
alla stimolazione del STN. Scopo di questo studio sarà quindi quello di valutare<br />
l’efficacia della DBS del PPN sul cammino attraverso la Gait Analysis che<br />
utilizza il sistema optocinetico Smart della e-Motion di Padova.<br />
Il sistema prevede la registrazione simultanea con 6 telecamere del passo<br />
del paziente (n=5 pazienti). Il segnale verrà catturato da markers riflettenti<br />
posizionati sulla cute del paziente, secondo il protocollo di Davis. Verranno<br />
posizionati 23 markers sugli arti inferiori lungo il tronco e sugli arti superiori,<br />
per lo studio delle fasi del cammino del movimento degli arti superiori e della<br />
flessione del tronco. L’analisi verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off<br />
terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On<br />
terapia; On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana<br />
per almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per valutare l’effetto della<br />
stimolazione valutazioni verranno eseguite con STN acceso/PPN spento; STN<br />
spento/PPN acceso; STN acceso/PPN acceso.<br />
E.4.2 – Analisi quantitativa del movimento di soggetti parkinsoniani<br />
tramite sistemi optoelettronici e di elettromiografia telemetrici.<br />
Valutazione acuta di levodopa (Antonella Peppe)<br />
Le alterazioni del cammino nei pazienti affetti da malattia di Parkinson<br />
(PD) variano con la gravità della malattia. È patognomonica l’andatura a piccoli<br />
passi, camptocormia ovvero l’anteroversione del tronco, la riduzione/assenza<br />
movimenti pendolari degli arti superiori, la difficoltà nell’iniziare il<br />
cammino, nell’eseguire i cambiamenti del senso di marcia o i passaggi stretti,<br />
il freezing. Studi sempre più numerosi hanno analizzato le varie fasi del passo<br />
dei pazienti con malattia di Parkinson. È quindi ormai noto che nel PD il<br />
passo è più corto, veloce, ed a volte con una cadenza maggiore. Sono inoltre<br />
544 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
numerosi gli studi che hanno utilizzato EMG di superficie per studiare la contrazione<br />
dei muscoli durante il cammino.<br />
Scopo di questo progetto è quello di analizzare il cammino nei pazienti<br />
con PD, di integrare le informazioni ottenute con registrazioni Elettromiografiche<br />
di Superficie e di valutare il rapporto tra somministrazione di LevoDopa<br />
(LD), miglioramento del cammino ed attività muscolare degli arti inferiori.<br />
Verranno reclutati 10 soggetti affetti da PD, affetti da una forma rigido acinetica<br />
di Parkinson di grado lieve, valutati con UPDRS (Unified Parkinson<br />
Disease Rating Scale, Parte III).<br />
Verranno eseguite analisi del cammino utilizzando il sistema optocinetico<br />
Smart della e-Motion di Padova. Il sistema prevede la registrazione simultanea<br />
con 6 telecamere del passo del paziente. Il segnale verrà catturato da markers<br />
riflettenti posizionati sulla cute del paziente, secondo il protocollo di<br />
Davis. Verranno posizionati 23 markers sugli arti inferiori, lungo il tronco e<br />
sugli arti superiori, per lo studio delle fasi del cammino del movimento degli<br />
arti superiori e della flessione del tronco. Contemporaneamente elettrodi di<br />
superficie per l’analisi del segnale elettromiografico (EMG) verranno posizionati<br />
a livello del muscolo Tibiale Ant, muscolo Gastrocnemio e Soleo di<br />
entrambi gli arti inferiori per valutare l’attività muscolare durante le fasi del<br />
cammino. L’attività verrà registrata con sistemi cordless e filtrata ed amplificata.<br />
Il segnale EMG attraverso rielaborazione matematica verrà linearizzato<br />
e confrontato con l’analisi cinematica del ciclo del passo. La valutazione verrà<br />
eseguita in OFF clinica status e dopo somministrazione di una dose sovramassimale<br />
di levodopa.<br />
E.4.3 – Valutazione dell’attività respiratoria in soggetti affetti<br />
da malattia di Parkinson gravi trattati chirurgicamente<br />
con DBS in STN (Antonella Peppe)<br />
È noto che la malattia di Parkinson coinvolge i muscoli respiratori, il<br />
diaframma e muscoli accessori che, attraverso la loro attività, consentono la<br />
ventilazione polmonare. Essi subiscono, come tutto l’apparato muscolare,<br />
gli effetti della progressione della malattia e della alterata risposta alla terapia<br />
antiparkinsoniana per os. Nei momenti di blocco motorio, quando il<br />
paziente è in “ off ” status o durante i momenti di “ on ” status con movimenti<br />
involontari, è presente una minore capacità di espansione e contrazione<br />
del diaframma e dei muscoli intercostali, dovuta alla loro rigidità e<br />
lentezza. Questo comporta un’alterazione del ritmo della respirazione. Il<br />
paziente avverte, quindi, una sensazione di oppressione ed ha difficoltà a<br />
respirare profondamente.<br />
La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />
ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicato attualmente<br />
come uno dei più importanti approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />
Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle<br />
procedure chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale<br />
ragione numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali<br />
nel sottotalamo (DBS STN).<br />
2006 545
Sezione III: Linea di ricerca corrente E<br />
La stimolazione sottotalamica è efficace nel ridurre drasticamente la sintomatologia<br />
extrapiramidale ed il dosaggio di terapia giornaliera antiparkisoniana,<br />
e quindi la presenza di movimenti involontari legati alla somministrazione<br />
fasica della terapia per os.<br />
Scopo di questo studio sarà la valutazione (n=10 pazienti) delle capacità<br />
respiratorie attraverso la Spirometria Flussi/Minuto con spirometro Jaeger<br />
PTF globale; determinazione delle MIP (Maximal Inspiratory Pressure)<br />
e MEP (Maximal Expiratory Pressure) con manometro Spirovis-Cosmed<br />
3. L’analisi verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off terapia (sospensione<br />
della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On terapia;<br />
On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana<br />
per almeno 18h), On stimolo/On terapia. A ciascun paziente verrà eseguita<br />
visita pneumologica, emogas analisi, Rx torace in due proiezioni, per escludere<br />
qualsiasi patologia respiratoria concomitante. I parametri considerati<br />
della spirometria saranno: FEV1, FVT, FEV/FVC, PEF, VR, FRC. Ogni prova<br />
verrà eseguita tre volte e verrà considerata la migliore (ATS: FEV1+FVC<br />
più alti).<br />
E.4.4 – Modificazioni dell’eccitabilità del riflesso H in soggetti affetti<br />
da malattia di Parkinson gravi, trattati chirurgicamente<br />
con DBS in STN e PPN (Antonella Peppe)<br />
La terapia chirurgica nella malattia di Parkinson si è imposta come una<br />
valido alternativa alla terapia farmacologica, nelle forme più avanzate.<br />
Accanto ai tradizionali target di stimolazione come il STN, recenti studi<br />
hanno indicato come il nucleo PPN possa svolgere un ruolo importante<br />
nel controllare il disturbo del cammino e della postura che mal veniva controllato<br />
dalla DBS del STN. Studi su animali e primati hanno messo in evidenza<br />
un ruolo importante del nucleo Peduncolo Pontino (PPN), nucleo del<br />
tronco encefalico, come relay troncale tra Loop cortico-sottocorticale Motorio<br />
e la sostanza reticolare del tronco con effetto modulante sull’attività<br />
motoria spinale.<br />
Il riflesso H rappresenta una metodica neurofisiologica in grado di valutare<br />
l’efficienza dei circuiti inibitori spinali e indirettamente è un indice della<br />
attività spinale motoria. In questo studio vorremmo valutare se la DBS da differenti<br />
target (STN e PPN) possa modificare il comportamento del riflesso H,<br />
quindi intervenire sui meccanismi di inibizione muscolare. Il riflesso H verrà<br />
registrato (n=5 pazienti) con elettrodi di superficie dal muscolo Soleo, mentre<br />
il nervo Tibiale verrà stimolato a livello della fossa poplitea. Verranno utilizzati<br />
stimoli elettrici a profilo rettangolare, della durata di 0.1, 0.2, 0.5, 1 msec;<br />
l’intensità di stimolazione verrà aumentata progressivamente fino alla comparsa<br />
della risposta “ M” e del riflesso “ H”. In questo modo si otterranno per<br />
ciascuna durata di stimolazione dei valori di soglia di comparsa sia per la<br />
risposta “ M” che per il riflesso “ H”. L’analisi verrà eseguita in condizione di<br />
Off stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per<br />
almeno 18h); Off Stimolo/On terapia; On stimolo/Off terapia (sospensione<br />
della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per<br />
546 2006
Neurofisiopatologia clinica<br />
valutare l’effetto della stimolazione valutazioni verranno eseguite con STN<br />
acceso/PPN spento; STN spento/PPN acceso; STN acceso/PPN acceso.<br />
Nelle differenti condizioni sperimentali verranno analizzate i valori di<br />
soglia, l’ampiezza massima della risposta “ M” e del riflesso H, e la Ratio H/M.<br />
E.4.5 – Valutazione dell’efficacia della stimolazione del Complesso dei<br />
nuclei Centro Mediano/ Parafascicolato del Talamo nel ridurre<br />
la sintomatologia extrapiramidale in pazienti affetti da malattia<br />
di Parkinson trattati chirurgicamente con DBS (Antonella Peppe)<br />
La terapia chirurgica della malattia di Parkinson ha assunto in questi<br />
ultimi decenni una particolare importanza, tanto da essere indicata attualmente<br />
come uno dei più importanti approcci alla malattia nelle fasi complicate.<br />
Questo è stato possibile naturalmente grazie al miglioramento delle procedure<br />
chirurgiche ed alle conoscenze anatomo-funzionali. Per tale ragione<br />
numerosi sono i pazienti a cui sono stati posti elettrodi intracerebrali nel sottotalamo<br />
(DBS STN). La DBS STN è efficace nel ridurre drasticamente la sintomatologia<br />
extrapiramidale, il dosaggio di terapia giornaliera antiparkisoniana<br />
e, quindi, la presenza di movimenti involontari legati alla somministrazione<br />
fasica della terapia per os. Interesse dei neurologi e dei neurochirurghi è<br />
quello di valutare nuovi target che meglio riducano i diversi sintomi della<br />
malattia di Parkinson. Il Complesso del nucleo Centro mediano parafascicolare<br />
del Talamo sembra essere un buon target visto la sua stretta relazione con<br />
i nuclei della base.<br />
Si vuole quindi studiare un gruppo di pazienti parkinsoniani dopo intervento<br />
di posizionamento di elettrodi intracerebrali in STN e CM/PF complex<br />
sia da un punto di vista clinico utilizzando scale cliniche come l’UPDRS<br />
Part III, e sia attraverso un sistema optocinetico per lo studio del movimento<br />
(Smart della BTS di Padova). In particolare si studierà (n=5 pazienti)<br />
un sintomo in particolare il tremore. Il sistema prevede la registrazione<br />
simultanea con 3 telecamere del tremore agli arti superiori del paziente. Il<br />
segnale verrà catturato da marker riflettenti posizionati sulla cute del<br />
paziente, secondo un protocollo che prevede il posizionamento di elettrodi<br />
sui condili ulnare e radiale e sui 2/3 inferiori del metacarpo del III dito. L’analisi<br />
verrà eseguita in condizione di Off stimolo/Off terapia (sospensione<br />
della terapia antiparkinsoniana per almeno 18h); Off Stimolo/On terapia;<br />
On stimolo/Off terapia (sospensione della terapia antiparkinsoniana per<br />
almeno 18h), On stimolo/On terapia. Per valutare l’effetto della stimolazione<br />
valutazioni verranno eseguite con STN acceso/CMC spento; STN<br />
spento/CMC acceso; STN acceso/CMC acceso.<br />
2006 547
F – NEUROIMMAGINI<br />
EMILIANO MACALUSO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
RAZIONALE<br />
Il programma del Laboratorio di Neuroimmagini si articola attorno a<br />
quattro filoni di ricerca:<br />
1. Studio della rappresentazione dello spazio e delle interazioni fra<br />
modalità sensoriali.<br />
2. Studio dei processi visivi e di integrazione sensori-motoria.<br />
3. Valutazioni morfometriche delle strutture cerebrali in pazienti neurologici.<br />
4. Sviluppo di nuove metodologie di risonanza magnetica.<br />
Il Laboratorio stesso si propone obiettivi sia legati alla comprensione<br />
delle complesse funzioni del cervello sano, sia riguardanti lo sviluppo e l’utilizzo<br />
della risonanza magnetica (RM) in campo clinico. Lo studio delle funzioni<br />
nel cervello sano permetterà di meglio comprendere come diverse aree<br />
del cervello contribuiscano a svolgere compiti sensoriali, motori e cognitivi. I<br />
risultati di queste ricerche non solo aiuteranno a meglio interpretare le patologie<br />
tipicamente associate al danno cerebrale, ma forniranno importanti<br />
spunti per la valutazione e lo sviluppo di nuove strategie per la riabilitazione.<br />
Inoltre, il programma di ricerca include una forte componente di carattere<br />
metodologico allo scopo di migliorare le prestazioni e la specificità della RM<br />
nell’utilizzo clinico e nell’interpretazione di meccanismi fisiologici legati all’attivazione<br />
funzionale.<br />
OBIETTIVI<br />
• Sviluppo di nuovi paradigmi per evidenziare le basi neurali che<br />
mediano le interazioni fra i diversi sensi.<br />
• Studio delle interazioni tra elaborazione visiva e processi di controllo<br />
dell’attenzione e dell’azione.<br />
• Utilizzo di tecniche RM avanzate in pazienti con danno neurologico.<br />
• Sviluppo di tecniche RM avanzate per lo studio della vascolarizzazione<br />
e della mielinizzazione.<br />
F. 1 – STUDIO DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO E DELLE INTERAZIONI<br />
FRA MODALITÀ SENSORIALI (Gruppo interazioni multi-sensoriali)<br />
Descrizione<br />
Nel corso della maggior parte delle attività quotidiane, il cervello riceve<br />
informazioni in diverse modalità sensoriali. Questi segnali multi-sensoriali<br />
sono elaborati in diverse zone del cervello: aree occipitali per stimoli visivi,<br />
temporali per stimoli uditivi e post-centrali per stimoli tattili. Di conseguenza<br />
per creare una rappresentazione coerente dell’evento o dell’oggetto multi-sensoriale<br />
è necessario che i segnali nelle diverse aree cerebrali vengano integrati.<br />
550 2006
Neuroimmagini<br />
Diversi aspetti dello stimolo multi-sensoriale possono determinare i processi<br />
di integrazione, quali ad esempio la sincronizzazione temporale dei segnali in<br />
diverse modalità e/o la posizione relativa delle sorgenti dei suddetti segnali<br />
(Stein B.E. and Meredith M.A. (1993) The Merging of the Senses, MIT Press).<br />
L’utilizzo della RM funzionale ha permesso di studiare le basi neurali dei<br />
processi di integrazione nel cervello umano in maniera non invasiva. Questi<br />
studi hanno evidenziato diversi meccanismi legati ai processi d’integrazione,<br />
quali la convergenza di segnali da aree uni-sensoriali occipitali e temporali ad<br />
aree multi-sensoriali nei lobi parietali e frontali (Bremmer F., Schalck A. et al.<br />
(2001) Neuron 29: 287-296), ma pure effetti cross-modali (ossia riguardanti<br />
più di una modalità) in aree tradizionalmente considerate uni-sensoriali<br />
(Macaluso E. and Driver J. (2005) Trends In NeuroSci 28: 264-271). In questo<br />
con<strong>testo</strong>, sono stati proposti modelli d’integrazione multi-sensoriale che prendono<br />
in considerazione non solo la convergenza di segnali neurali da aree<br />
uni-sensoriali ad aree multi-sensoriali, ma anche l’esistenza di effetti crossmodali<br />
in aree uni-sensoriali (e.g. Macaluso E. and Driver J. (2005) Trends In<br />
NeuroSci 28: 264-271).<br />
Il gruppo impegnato nello studio delle interazioni multi-sensoriali si propone<br />
di sviluppare ulteriormente questi modelli nel cervello sano, ed in particolare<br />
di valutare il ruolo dell’attenzione spaziale in questi fenomeni.<br />
Obiettivi<br />
• Studio degli effetti di coerenza binaurale sulle interazioni audio-visive<br />
nella percezione del movimento.<br />
• Studio dei meccanismi di ricerca manifesta o periferica nella modalità<br />
visiva.<br />
• Studio dei processi legati alla divisione dell’attenzione fra più posizioni<br />
dello spazio.<br />
Articolazione<br />
F.1.1 – Rappresentazioni spaziali nella modalità uditiva (Ulrike Zimmer)<br />
F.1.2 – Effetti attenzionali endogeni ed esogeni (Iole Indovina)<br />
F.1.3 – Divisione dell’attenzione spaziale (Emiliano Macaluso)<br />
F. 2 – STUDIO DEI PROCESSI VISIVI E DI INTEGRAZIONE SENSORI-MOTORIA<br />
(Gruppo processi visivi e di integrazione sensori-motoria)<br />
Descrizione<br />
Negli ultimi anni, alcune promettenti linee di ricerca nel campo della psicologia<br />
e delle neuroscienze cognitive hanno messo progressivamente in<br />
discussione il modello classico dell’elaborazione dell’informazione, che ha<br />
dominato la psicologia sperimentale negli ultimi trent’anni. Questo modello<br />
assume da un lato che l’elaborazione dell’informazione proceda serialmente<br />
dai sistemi percettivi a quelli motori, passando per più stadi di elaborazione<br />
2006 551
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
“ cognitivi ”, e dall’altro che i processi cognitivi superiori siano sostanzialmente<br />
indipendenti da quelli percettivi e motori. Entrambi questi assunti<br />
sono stati smentiti da una mole crescente di evidenze sia comportamentali<br />
che neurofisiologiche, ottenute nell’uomo e nei primati non umani, che hanno<br />
portato ad un’estrema rivalutazione del ruolo che i sistemi cognitivi e cerebrali<br />
deputati alla pianificazione, all’organizzazione ed al controllo dell’azione<br />
hanno sui livelli “ precedenti ” dell’elaborazione dell’informazione, dalla percezione,<br />
all’attenzione, alla memoria.<br />
Dal punto di vista comportamentale, le richieste del compito e le “ intenzioni<br />
” del soggetto (cioè i suoi scopi in termini di azione) influenzano l’attenzione,<br />
la percezione e l’immaginazione visiva. Dal punto di vista neurofisiologico,<br />
i “ neuroni specchio ” nella corteccia premotoria rispondono non solo<br />
quando l’animale esegue, ma anche quando osserva un movimento, stabilendo<br />
così una corrispondenza funzionale tra azione e percezione, che costituirebbe<br />
il substrato neurofisiologico della rappresentazione delle azioni e<br />
medierebbe l’esecuzione, l’imitazione e la comprensione del comportamento<br />
(Gallese V. et al. (2002) In Prinz W. & Hommel B. (eds) Attention and performance<br />
XIX. Common mechanisms in perception and action. Oxford, UK:<br />
Oxford University Press, 334-355). Anche nell’uomo, aree corticali motorie<br />
risultano attive quando si osservano azioni compiute da altri o si immagina di<br />
agire, ma anche in compiti apparentemente eterogenei come la rotazione<br />
mentale, ed in alcuni casi anche per la semplice visione di oggetti, suggerendo<br />
che la visione di un oggetto attivi automaticamente rappresentazioni relative<br />
a potenziali azioni eseguibili con quell’oggetto. Più in generale, si ritiene oggi<br />
che sistemi cerebrali tradizionalmente considerati come “ motori ” siano coinvolti<br />
in processi come la rappresentazione dello spazio e l’orientamento spaziale<br />
dell’attenzione, il riconoscimento delle azioni ed intenzioni degli altri, o<br />
la comprensione del linguaggio, classicamente considerati come completamente<br />
indipendenti dall’azione.<br />
Le tecniche di neuroimmagine, ed in particolare la risonanza magnetica<br />
funzionale, costituiscono il mezzo di elezione per studiare nell’uomo le relazioni<br />
tra sistemi deputati all’azione ed altri sistemi cognitivi. Generalmente le<br />
neuroimmagini sono percepite come uno strumento che permette di effettuare<br />
una sorta di sofisticata frenologia, “ mappando ” certi meccanismi cognitivi su<br />
certe strutture cerebrali. Le mappe ottenute con questo approccio sono molto<br />
più sofisticate delle mappe frenologiche in voga nel diciannovesimo secolo, ma<br />
in realtà non sembrano a prima vista contribuire alla comprensione dei meccanismi<br />
cognitivi. Tuttavia, le neuroimmagini non ci danno solamente informazioni<br />
su dove i processi cognitivi hanno il loro substrato neurale, ma anche su<br />
come avviene l’elaborazione dell’informazione nelle varie aree cerebrali, e possono<br />
quindi essere oggi usate per supportare o confutare modelli teorici sul<br />
funzionamento cognitivo. Ad esempio, i paradigmi codificati in fase (Sereno<br />
M.I. et al. (1995) Science 268: 889-893) e quelli basati sugli effetti di facilitazione<br />
da ripetizione (Naccache L., Dehaene S. (2001) Cereb Cortex 11: 966-<br />
974), in abbinamento con la risonanza magnetica funzionale, forniscono informazioni<br />
sull’organizzazione funzionale interna e sulla natura dell’elaborazione<br />
dell’informazioni in determinate regioni di interesse.<br />
552 2006
Neuroimmagini<br />
Obiettivi<br />
Ci proponiamo di utilizzare paradigmi avanzati di risonanza magnetica<br />
funzionale per esaminare alcune importanti questioni relative all’integrazione<br />
tra sistemi deputati all’azione e alla percezione. In particolare, verificheremo<br />
in quale grado e quale livello di elaborazione aree corticali tradizionalmente<br />
considerate come visive (la corteccia extrastriata occipito-temporale ed occipito-parietale)<br />
codificano alcuni aspetti dell’azione, studiando se e come la<br />
loro attività è modulata dall’intenzione di eseguire determinati tipi di azione o<br />
dalle richieste del compito in termini di controllo esecutivo.<br />
Specularmente, verificheremo se aree corticali tradizionalmente considerate<br />
come indipendenti dal sistema visivo ed implicate nel controllo dell’azione<br />
(nel lobo parietale e frontale) non siano in realtà implicate in abilità<br />
percettive di alto livello oltre che esecutive.<br />
Articolazione<br />
F.2.1 – Effetti di modulazione dei processi di controllo sull’elaborazione<br />
dell’informazione visiva (Stefano Sdoia)<br />
F.2.2 – Correlati neurali dell’osservazione di errori in sistemi motori esperti<br />
(Emiliano Pes)<br />
F.2.3 – Localizzazione cerebrale ed evoluzione temporale dei processi<br />
attenzionali (Alessandra Stella)<br />
F.2.4 – Individuazione dell’area V6A nella corteccia parieto-occipitale<br />
dell’uomo mediante uno studio di risonanza magnetica funzionale<br />
(Sabrina Pitzalis)<br />
F. 3 – VALUTAZIONI MORFOMETRICHE DELLE STRUTTURE CEREBRALI<br />
IN PAZIENTI NEUROLOGICI (Gruppo metodi e fisica)<br />
Descrizione<br />
La plasticità cerebrale è un processo articolato che coinvolge la modifica<br />
delle connessioni neurali, sia generando nuovi circuiti, sia accrescendo quelli<br />
già esistenti. Ci si aspettano modifiche sia a livello funzionale che nella struttura<br />
stessa del tessuto cerebrale. All’interno del gruppo di Metodi e Fisica<br />
sono in corso studi volti alla ricerca e allo sviluppo di nuove metodologie per<br />
la misura quantitativa della plasticità cerebrale, attraverso la misura sia di<br />
effetti vascolari che di alterazioni della microstruttura tessutale.<br />
Alcuni evidenze sperimentali dimostrano come i cambiamenti plastici possono<br />
essere conseguiti attraverso l’aggiunta di nuove ramificazioni vascolari,<br />
infatti hanno mostrato (Swain et al., 2003; Black et al., 1990) che la crescita<br />
capillare avviene a livelli costanti di ferro nei vasi ed è localizzata nelle aree<br />
specificamente coinvolte nell’esecuzione dell’attività, mentre le altre regioni<br />
rimangono inalterate. Queste osservazioni riguardanti i cambiamenti plastici<br />
della microvascolatura sono importanti per gli studi di risonanza magnetica<br />
funzionale (fMRI) della riabilitazione, in relazione alla modalità generalmente<br />
2006 553
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
impiegata per ottenere le immagini: le immagini pesate in T2* non portano ad<br />
una misura quantitativa dell’attivazione, poiché il segnale in questo tipo di<br />
immagini è proporzionale alla concentrazione di deossiemoglobina per unità<br />
di tessuto cerebrale, la quale dipende a sua volta dall’ematocrito, dal flusso di<br />
sangue cerebrale, dal volume del sangue cerebrale e dal tasso di estrazione di<br />
ossigeno (e.g. D’Esposito et al., 2003). Queste, sommariamente, le difficoltà<br />
nell’eseguire studi longitudinali che intendano coinvolgere misure a differenti<br />
intervalli temporali durante il corso di terapie riabilitative.<br />
Obiettivo precipuo del presente progetto è quello di sviluppare nuove strategie<br />
di misura che risolvano questi problemi. Un promettente approccio è<br />
quello di utilizzare immagini multi-eco e da queste generare immagini parametriche<br />
che quantifichino il valore del T2* e la densità protonica (Hagberg et<br />
al., 2002). Queste immagini, combinate con una mappatura completa della<br />
parte venosa dell’albero vascolare (Reichenbach e Haacke, 2001), possono<br />
consentire una caratterizzazione più completa e precisa dei cambiamenti a<br />
livello vascolare legati alla plasticità cerebrale. Dati preliminari, infatti, hanno<br />
suggerito come l’uso delle mappe quantitative del T2*, anziché le convenzionali<br />
immagini a singolo eco, possa migliorare la riproducibilità delle mappe e<br />
la localizzazione dei neuroni attivati già ad un campo magnetico di 1.5T<br />
(Hagberg et al., 2003).<br />
La mielina rappresenta una struttura fondamentale per il corretto funzionamento<br />
e la plasticità del sistema nervoso centrale. Attraverso la mielinizzazione<br />
la velocità di propagazione dei segnali neuronali aumenta sia grazie alla<br />
barriera mielinica stessa, che impedisce possibili perdite di ioni attraverso la<br />
membrana cellulare dell’assone, sia all’esistenza dei nodi di Ranvier tra zone<br />
mieliniche adiacenti. Infatti, con una guaina mielinica di circa 10 µm, gli<br />
assoni afferenti primari possono aumentare la loro trasmissione più di 100<br />
volte rispetto ad un assone privo di mielina, fino a raggiungere velocità<br />
intorno a 75 m/s. È noto che la densità mielinica può variare tra aree cerebrali:<br />
nel corpo calloso, ad esempio, si trova una differenza di densità tra aree<br />
anteriori, intermedie e posteriori. Inoltre, durante la vita, con la maturazione<br />
cerebrale, la mielinizzazione aumenta raggiungendo un picco intorno ai 44<br />
anni nelle aree cerebrali frontali (Bartzokis et al., 2003), per poi subire una<br />
diminuzione correlata con l’avanzare dell’età. Inoltre, danni cerebrali, quale la<br />
sclerosi multipla, la malattia di Alzheimer, il trauma cranico e l’epilessia possono<br />
comportare una progressiva degenerazione della guaina mielinica. La<br />
diffusione perpendicolare, ma non parallela, all’asse di massima diffusione<br />
determinato con la DTI, potrebbe essere un candidato valido per determinare<br />
il grado di demielinizzazione, almeno in zone cerebrali con un simile livello di<br />
tortuosità e direzionalità delle fibre neuronali (Song et al., 2002).<br />
Obiettivi<br />
• Studi fMRI della plasticità cerebrale e della riabilitazione: ruolo degli<br />
effetti vascolari.<br />
• Tecniche RM avanzate per la misura della mielinizzazione e della<br />
demielinizzazione cerebrale.<br />
554 2006
Neuroimmagini<br />
– Bartzokis G., Cummings J.L., Sultzer D., Henderson V.W., Nuechterlein K.H.,<br />
Mintz J. (2003) Arch Neurol 60(3): 393-398.<br />
– Black J.E., Isaacs K.R., Anderson B.J., Alcantara A.A., Greenough W.T. (1990) Proc<br />
Natl Acad Sci USA 87(14): 5568-5572.<br />
– D’Esposito M., Deouell L.Y., Gazzaley A. (2003) Nat Rev Neurosci 4(11): 863-872.<br />
– Hagberg G.E., Bianciardi M., Patria F., Indovina I. (2003) Magn Reson Imaging<br />
21(10): 1241-1249.<br />
– Hagberg G.E., Indovina I., Sanes J.N., Posse S. (2002) Magn Reson Med 48(5): 877-882.<br />
– Reichenbach J.R., Haacke E.M. (2001) NMR Biomed 14(7-8): 453-467.<br />
– Song S.K., Sun S.W., Ramsbottom M.J., Chang C., Russell J., Cross A.H. (2002)<br />
Neuroimage 17(3): 1429-1436.<br />
– Swain R.A., Harris A.B., Wiener E.C., Dutka M.V., Morris H.D., Theien B.E.,<br />
Konda S., Engberg K., Lauterbur P.C., Greenough W.T. (2003) Neuroscience 117(4):<br />
1037-1046.<br />
Articolazione<br />
F.3.1 – Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />
studi con tecniche venografiche e fMRI (Valentina Brainovich)<br />
F.3.2 – Tecniche DTI per la misura della mielinizzazione<br />
e della demielinizzazione (Gisela Hagberg)<br />
F. 4 – SVILUPPO DI NUOVE METODOLOGIE DI RISONANZA MAGNETICA<br />
(Gruppo di neurommagini non-convenzionale nella patologia neurologica)<br />
Descrizione<br />
Nel corso degli ultimi venti anni, il settore delle neuroimmagini<br />
ha incontrato un progressivo e crescente sviluppo in termini d’innovazione<br />
tecnologica. Infatti, la produzione di moderne apparecchiature, dotate<br />
di elevate potenzialità applicative in ambito sia clinico che di ricerca, costituisce<br />
oggi una realtà in crescente espansione. Il settore della Risonanza<br />
Magnetica (RM), in particolare, è quello che più di tutti si è giovato di<br />
queste grosse spinte innovative. Ciò ha portato alla produzione di ‘scanner’<br />
sempre più sofisticati, operanti a campi magnetici di intensità elevata, i<br />
quali consentono l’implementazione e l’utilizzo di tecniche sempre più avanzate<br />
di acquisizione. Alle tradizionali tecniche di ‘imaging’ convenzionale,<br />
si è pertanto aggiunta una serie di tecniche cosiddette avanzate, le quali<br />
sono in grado di fornire informazioni quantitative circa la struttura (a<br />
livello sia macro- che micro-scopico) e la funzionalità cerebrale. Tali tecniche,<br />
quando applicate a pazienti portatori di patologia neurologica, possono<br />
riflettere in modo indiretto e quantitativo la presenza di danno tissutale,<br />
offrendo strumenti che potenzialmente possono chiarire i meccanismi fisiopatologici<br />
di malattia, fornire ‘marker’ neuroradiologici specifici di potenziale<br />
contributo diagnostico e prognostico, fornire strumenti di monitoraggio<br />
della storia naturale di malattia e dell’efficacia di terapie farmacologiche<br />
e riabilitative.<br />
2006 555
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
L’ambito delle demenze degenerative costituisce una delle maggiori<br />
sfide per il ‘neuroimaging’ applicato alla neurologia. Infatti, per tali condizioni<br />
patologiche, il ruolo principale dell’imaging convenzionale è sempre<br />
stato quello di esclusione di altre condizioni patologiche che ne possano<br />
mimare il quadro clinico. D’altro canto, oltre agli aspetti squisitamente speculativi<br />
circa la patogenesi delle singole entità cliniche, è divenuta sempre<br />
più forte l’esigenza di individuare strumenti in grado di indirizzare una diagnosi<br />
corretta in fase precoce di malattia, con conseguenti ripercussioni sul<br />
piano terapeutico.<br />
Obiettivi<br />
• Quantificazione della distribuzione regionale del danno sia macro-<br />
(mediante voxel based morphometry, VBM) che microscopico (mediante diffusion<br />
tensor imaging, DTI, e spettroscopia protonica, 1H-MRS) di pazienti<br />
affetti da patologia neurologica a carico del sistema nervoso centrale.<br />
• Ricostruzione mediante ‘DTI based tractography’ dei principali fasci di<br />
sostanza bianca al fine di segmentare e quantificare il danno patologico a<br />
carico dei diversi sottosistemi (sensoriali, motori, associativi).<br />
• Studio fMRI con stimolazioni e compiti, sia semplici che complessi, e<br />
interpretazione dei pattern di attivazione funzionale ottenuti, alla luce delle<br />
informazioni strutturali (DTI, DTI tractography, VBM, spettroscopia), con la<br />
finalità di chiarire i meccanismi fisiopatologici sottostanti le diverse condizioni<br />
neurologiche e di individuare marker neuroradiologici di potenziale<br />
valore diagnostico.<br />
• Ricerca di correlazioni tra misure di tipo neuroradiologico e misure clinico/psicometriche.<br />
• “ Follow up ” dell’indagine neuroradiologica a distanza di tempo con la finalità<br />
di monitorare le storie naturali di malattia e in trial clinici e farmacologici.<br />
Articolazione<br />
F.4.1 – Ruolo delle tecniche avanzate di Risonanza Magnetica strutturale<br />
e funzionale nel riconoscimento tempestivo delle due principali forme<br />
di demenza degenerativa: malattia di Alzheimer e demenza<br />
a corpi di Lewy (Marco Bozzali)<br />
F.1.1 – Rappresentazioni spaziali nella modalità uditiva (Ulrike Zimmer)<br />
Attività previste<br />
– Test di psicofisica per determinare i parametri spazio-temporali che determinano<br />
le interazioni audio-visive nella percezione del movimento.<br />
– Scansioni fMRI in 16 volontari sani durante la percezione di stimoli audiovisivi<br />
in movimento.<br />
– Analisi dei dati e stesura manoscritti.<br />
556 2006
Neuroimmagini<br />
Descrizione<br />
Nella vita d’ogni giorno percepiamo combinazioni di segnali multisensoriali<br />
che il cervello combina secondo diverse regole. Tra queste c’è il<br />
cosiddetto effetto di “ inverse efficency ” (Stein and Meredith, 1993). Questo<br />
postula che due segnali in modalità diverse interagiscono fra loro quanto più i<br />
segnali unimodali sono degradati. Un esempio tipico di quest’effetto ci viene<br />
dal cosiddetto “ cocktail party effect ”, quando in presenza di un alto rumore<br />
di sottofondo la visione dei movimenti labiali facilita la comprensione dei<br />
segnali percepiti tramite la modalità uditiva. In questo con<strong>testo</strong> l’interazione<br />
fra le diverse modalità sensoriali ha la funzione di amplificare i segnali a<br />
livello di soglia, permettendone una selezione ed una percezione adeguata.<br />
Qui ci proponiamo di manipolare la salienza della percezione spaziale nella<br />
modalità uditiva per studiare se e come le interazioni audio-visive dipendono<br />
dalla qualità del segnale uditivo. A questo fine utilizzeremo una manipolazione<br />
di coerenza binaurale durante la percezione del movimento uditivo. La<br />
localizzazione, così come la percezione del movimento, nella modalità uditiva<br />
dipende dal livello di coerenza binaurale, in altre parole da quanto simili sono<br />
gli input all’orecchio destro e sinistro (Jeffress et al., 1962; Saberi et al., 1998).<br />
Nel corso di questo progetto abbiamo già dimostrato che questa manipolazione<br />
sperimentale ha un correlato sia comportamentale sia neurofisiologico<br />
(Zimmer and Macaluso, 2005).<br />
Nel secondo anno ci proponiamo di estendere questi risultati a situazioni<br />
multi-sensoriali. Uno dei paradigmi utilizzati per evidenziare queste interazioni<br />
consiste nel presentare ai volontari un movimento orizzontale nella<br />
modalità uditiva che il volontario deve giudicare e simultaneamente un movimento<br />
irrilevante nella modalità visiva. Il risultato psicofisico dimostra che il<br />
movimento irrilevante nella modalità visiva può influenzare la percezione uditiva<br />
(Sanabria et al., 2005). In particolare quando i due movimenti vanno in<br />
direzioni opposte frequentemente i volontari sani riportano la direzione del<br />
movimento visivo invece di quella del movimento uditivo (effetto di dominanza<br />
sensoriale). Dati questi risultati riguardanti interazioni audio-visive ed<br />
effetti di coerenza binaurale nella percezione spaziale uditiva, ci attendiamo<br />
che diminuendo la coerenza binaurale durante una stimolazione audio-visiva<br />
si dovrebbe ottenere un aumento del livello d’interazione fra le due modalità<br />
(regola di “ inverse efficency ”, vedi sopra).<br />
Ai volontari verranno dunque presentati stimoli uditivi a diversi livelli di<br />
coerenza binaurale durante fMRI. Ad alti livelli di coerenza ci si attende che<br />
questi attivino una parte del lobo parietale, che è dedicata all’elaborazione del<br />
movimento nella modalità uditiva (Griffiths et al., 1998). L’attività all’interno<br />
di quest’area dovrebbe ridursi al diminuire del livello di coerenza. L’aspetto<br />
critico dello studio riguarderà l’effetto degli stimoli visivi in questa regione.<br />
Quando la percezione del movimento uditivo è molto degradata (bassa<br />
coerenza binaurale) i segnali visivi dovrebbero essere fortemente integrati con<br />
i segnali uditivi, rivelando interazioni multi-sensoriali all’interno delle aree<br />
deputate all’elaborazione del movimento uditivo. In particolare, ci si attende<br />
che movimenti visivi nella stessa direzione dei suoni faciliteranno la perce-<br />
2006 557
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
zione uditiva, aumentando l’attività del lobo parietale inferiore anche in<br />
situazioni di bassa coerenza binaurale. Questo risultato fornirebbe una dimostrazione<br />
diretta del postulato di “ inverse efficency ” nel cervello umano,<br />
fornendo un interessante esempio di come le interazioni multi-sensoriali<br />
possano facilitare la percezione uditiva in situazioni di degrado sensoriale.<br />
Risultati acquisiti<br />
Durante il primo anno di lavoro si è studiato l’effetto della coerenza<br />
binaurale sulla percezione di stimoli uditivi statici. Questo ha dimostrato che<br />
una zona nella parte posteriore del lobulo temporale risponde selettivamente<br />
a stimoli uditivi, che possono essere localizzati nello spazio (alta coerenza<br />
binaurale).<br />
Questi risultati pongono le basi per lo studio delle interazioni audiovisive<br />
dimostrando il ruolo della coerenza binaurale nella percezione spaziale<br />
uditiva.<br />
– Griffiths T.D., Rees G., Rees A., Green G.G., Witton C., Rowe D., Buchel C., Turner<br />
R., Frackowiak R.S. (1998) Nat Neurosci 1: 74-79.<br />
– Jeffress L.A, Blodget H.C., Deatherage B.H. (1962) J Acoust Soc Am 34: 1122-1123.<br />
– Saberi K., Takahashi Y., Konishi M., Albeck Y., Arthur B.J., Farahbod H. (1998)<br />
Neuron 21: 789-798.<br />
– Sanabria D., Soto-Faraco S., Spence C. (2005) Exp Brain Res 166: 548-558.<br />
– Stein B.E., Meredith M.A. (1993) The Merging of the Senses, MIT Press.<br />
– Zimmer U., Macaluso E. (2005) Neuron 47: 893-905.<br />
F.1.2 – Effetti attenzionali endogeni ed esogeni (Iole Indovina)<br />
Attività previste<br />
– Sviluppo software per la misurazione dei movimenti oculari e analisi on-line.<br />
– Scansioni fMRI in 16 volontari sani durante ricerca manifesta o periferica.<br />
– Analisi dei dati e stesura manoscritti.<br />
Descrizione<br />
A causa delle limitate risorse cognitive di controllo, oggetti presentati<br />
simultaneamente nel campo visivo competono per una rappresentazione neurale.<br />
Questa competizione può essere risolta facilmente se gli stimoli visivi<br />
d’interesse hanno particolari caratteristiche di salienza (cattura esogena dell’attenzione)<br />
oppure quando si hanno informazioni a priori sulla probabile<br />
posizione in cui uno stimolo apparirà (attenzione diretta in maniera endogena).<br />
In questi casi i tempi di risposta sono indipendenti dal numero di<br />
distrattori che circondano lo stimolo d’interesse. Quando invece il cervello<br />
non può utilizzare né proprietà di salienza né informazioni a priori, entra in<br />
atto un meccanismo di ricerca seriale e i tempi di risposta crescono all’aumentare<br />
del numero di distrattori (Bilsky and Wolfe, 1995).<br />
558 2006
Neuroimmagini<br />
Nel nostro esperimento vogliamo studiare questo meccanismo di ricerca<br />
seriale volontaria, in particolare confrontando il caso in cui i movimenti oculari<br />
sono permessi (ricerca visiva manifesta), rispetto a quando sono vietati<br />
(ricerca periferica). Alcuni autori (Bruce e Goldberg, 1985; Goldberg e Segraves,1987;<br />
Rizzolatti et al., 1987; Corbetta, 1998) hanno proposto che lo stesso<br />
meccanismo sia coinvolto quando si orienta l’attenzione in maniera manifesta<br />
o periferica. In particolare Rizzolatti e coll. (1987) hanno proposto che l’assenza<br />
di movimenti oculari in caso d’orientamento periferico sia conseguenza<br />
di un’inibizione periferica che lascia immutata la programmazione centrale.<br />
Però, se i campi oculari frontali (FEF) inibissero semplicemente le aree a valle<br />
impedendo l’esecuzione di un movimento oculare, ci si aspetterebbe una frequenza<br />
d’emissione alta nei FEF in assenza di movimenti e bassa durante i<br />
movimenti oculari. Questa distribuzione di frequenze non è stata osservata<br />
nei FEF. Un’ipotesi alternativa è che i FEF proiettino segnali top-down per i<br />
più importanti comportamenti motori, compresa la fissazione. Con la tecnica<br />
di risonanza magnetica funzionale, a causa della difficoltà di misurare i movimenti<br />
oculari, si è spesso utilizzato protocolli attentivi molto semplici (vedi<br />
Posner, 1987) in cui l’orientamento spaziale era limitato a sole due posizioni<br />
(tipicamente una posizione nell’emicampo destro e una nell’emicampo sinistro).<br />
Nel nostro esperimento la misura dei movimenti oculari tramite un eyetracker<br />
adatto alla risonanza magnetica ci permetterà di effettuare lo studio in<br />
condizioni più naturali di ricerca visiva spaziale, con stimoli e distrattori presentati<br />
in più posizioni nel campo visivo. Ci aspettiamo che sia la ricerca<br />
manifesta che la ricerca periferica, attivino il solco intraparietale e i FEF<br />
(frontal-eye-fields). Questo dimostrerebbe una co-localizzazione dei sistemi<br />
neurali dedicati alla ricerca seriale, indipendentemente che questa avvenga in<br />
maniera manifesta o in maniera periferica. Dal confronto diretto dei compiti<br />
di ricerca manifesta e periferica emergeranno le eventuali differenze, che<br />
potrebbero indicare la presenza di segnali inibitori durante il compito di<br />
ricerca periferica.<br />
Risultati acquisiti<br />
Nell’ambito dello studio dell’attenzione endogena ed esogena abbiamo<br />
svolto uno studio fMRI in volontari sani dimostrando che l’attività nella rete<br />
attenzionale ventrale (lobulo parietale inferiore e giro frontale inferiore, tradizionalmente<br />
associati a processi di tipo esogeno) è fortemente modulata da<br />
fattori endogeni. In particolare i risultati hanno mostrato che il ri-orientamento<br />
da una posizione attesa ad una nuova posizione spaziale necessita che<br />
quest’ultima contenga stimoli rilevanti per il soggetto.<br />
– Bilsky A.B., Wolfe J.M. (1995) Percept Psychophys 57(6): 749-760.<br />
– Bruce C.J., Goldberg M.E. (1985) J Neurophysiol 53: 603-635.<br />
– Corbetta M. (1998) Proc Natl Acadl Sci USA 95: 831-838.<br />
– Goldberg M.E., Segraves M.A. (1987) Neuropsychologia 25: 107-118.<br />
– Posner M.I. (1987) Electroencephalogr Clin Neurophysiol Suppl 39: 313-316.<br />
– Rizzolatti G., Riggio L., Dascola I., Umiltà C. (1987) Neuropsychologia 25: 31-40.<br />
2006 559
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
F.1.3 – Divisione dell’attenzione spaziale (Emiliano Macaluso)<br />
Attività previste<br />
– Scansioni fMRI in 16 volontari sani in condizioni di attenzione divisa.<br />
– Analisi dei dati e stesura manoscritti<br />
Descrizione<br />
Nell’ambito degli studi sull’attenzione spaziale visiva è stata frequentemente<br />
discussa la possibilità per l’individuo di prestare simultaneamente<br />
attenzione a stimoli presentati in regioni differenti dello spazio (Shaw e<br />
Shaw, 1977; McMains e Somers, 2004). Tradizionalmente, il funzionamento<br />
dell’attenzione è stato descritto nei termini della metafora del “ fascio di<br />
luce ” (spotlight): in altre parole, l’attenzione opererebbe nello spazio come<br />
una torcia luminosa selezionando regioni dello spazio e agevolando l’elaborazione<br />
dell’informazione in esse contenuta (Posner, 1980; Posner e Cohen,<br />
1984).<br />
Nell’ambito di studi neurofisiologici sono stati descritti i correlati neurali<br />
dello spotlight attenzionale nelle aree visive striate ed extra-striate: in<br />
particolare, le rappresentazioni retinotopiche associate alle regioni spaziali<br />
del campo visivo cui i soggetti stavano correntemente prestando attenzione<br />
mostravano un’aumentata attività fMRI (Kastner et al., 1998; Tootell et al.,<br />
1998; Brefczynski e De Yoe, 1999; Somers et al., 1999; Muller et al., 2003).<br />
Nonostante la scarsa flessibilità implicita nel concetto di spotlight attenzionale,<br />
in numerosi studi comportamentali e neurofisiologici è stata descritta<br />
la possibilità di dividere lo spotlight visivo tra regioni di spazio non attigue,<br />
sebbene con una ridotta efficacia della performance percettiva. Tuttavia, la<br />
possibile esistenza di spotlight attenzionali multipli è tuttora oggetto di<br />
dibattito specialmente riguardo ai meccanismi che ne consentirebbero il<br />
controllo: infatti, sono stati formulati dei modelli alternativi per l’interpretazione<br />
di tali dati che attribuiscono la performance di attenzione divisa a<br />
strategie adottate dal soggetto: ad esempio è stato suggerito che i soggetti<br />
possono spostare rapidamente un unico spotlight tra le varie posizioni spaziali<br />
e che il costo osservato in compiti di attenzione divisa sarebbe dovuto<br />
al tempo di tale spostamento (shifting) (Shulman et al., 1979; Tsal, 1983).<br />
Parimenti, Eriksen e collaboratori hanno proposto un modello della “ lente a<br />
zoom ” (zoom lens model) secondo il quale la grandezza dello spotlight può<br />
essere modulata in funzione delle richieste comportamentali ed abbracciare<br />
più posizioni spaziali contemporaneamente (Eriksen e Yeh, 1985).<br />
L’obiettivo principale del presente progetto è dunque quello di indagare il<br />
potenziale coinvolgimento di processi cognitivi controllati nell’attenzione spaziale<br />
divisa confrontando condizioni sperimentali di “ divided attention ” vs.<br />
“ focused attention ” mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI). In particolare,<br />
si valuterà l’effetto di dividere l’attenzione fra posizioni spaziali<br />
rispetto ai processi legati a dividere l’attenzione fra oggetti diversi ma presentati<br />
nella stessa posizione.<br />
560 2006
Neuroimmagini<br />
Risultati acquisiti<br />
Dati comportamentali indicano che volontari sono in grado di dividere<br />
l’attenzione sia fra due oggetti diversi sia fra due posizioni spaziali separate.<br />
L’analisi dei tempi di reazione suggerisce che i costi di dividere l’attenzione<br />
fra oggetti e posizioni sommano in maniera lineare, suggerendo processi<br />
distinti a livello neurale.<br />
– Brefczynski J.A. and DeYoe E.A. (1999) Nat Neurosci 2: 370-374.<br />
– Eriksen C.W. and Yeh Y.Y. (1985) J Exp Psychol Hum Percept Perform 11: 583-597.<br />
– Kastner S., De Weerd P., Desimone R., Ungerleider L.G. (1998) Science 282: 108-111.<br />
– McMains S.A., Somers D.C. (2004) Neuron 42: 677-686.<br />
– Muller N.G., Bartelt O.A., Donner T.H., Villringer A., Brandt S.A. (2003) J Neurosci<br />
23: 3561-3565.<br />
– Posner M.I., Cohen Y. (1984) In Bouma H. & Bouwhuis D.G. (Eds) Attention and<br />
performance, X: Control of language Processes. Hillsdale, New Jersey, Erlbaum<br />
(531-556).<br />
– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 3-26.<br />
– Shaw M.L., Shaw P. (1977) J Exp Psychol Hum Percept Perform 3: 201-211.<br />
– Shulman G.L., Remington R.W., McLean J.P. (1979) J Exp Psychol Hum Percept<br />
Perform 5: 522-526.<br />
– Somers D.C., Dale A.M., Seiffert A.E., Tootell R.B. (1999) Proc Natl Acad Sci USA<br />
96: 1663-1668.<br />
– Tootell R.B., Hadjikhani N., Hall E.K., Marrett S., Vanduffel W., Vaughan J.T.,<br />
Dale A.M. (1998) Neuron 21: 1409-1422.<br />
– Tsal Y. (1983) J Exp Psychol Hum Percept Perform 9: 523-530.<br />
F.2.1 – Effetti di modulazione dei processi di controllo sull’elaborazione<br />
dell’informazione visiva (Stefano Sdoia)<br />
Attività previste<br />
– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto BOLD su<br />
un gruppo di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />
all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />
– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali responsabili<br />
dei processi di interesse.<br />
Descrizione<br />
Uno degli aspetti più affascinanti del comportamento umano è la sua flessibilità.<br />
Noi siamo in grado di agire in diversi modi sugli stessi oggetti, a<br />
seconda degli scopi del momento. In altre parole, siamo in grado di associare<br />
deliberatamente un numero potenzialmente infinito di azioni ad uno stimolo<br />
specifico, anche in assenza di un’associazione esplicita, appresa o innata, tra<br />
lo stimolo e l’azione. Ciò è possibile grazie a funzioni cognitive di alto livello: i<br />
“ processi di controllo ”. Questi processi allocano le risorse cognitive disponi-<br />
2006 561
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
bili al momento ai processi necessari per l’esecuzione di uno specifico compito,<br />
controllando e coordinando il funzionamento cognitivo e l’esecuzione<br />
delle azioni, e permettendo così di monitorare e modificare le prestazioni. Si<br />
ritiene che essi siano responsabili della selezione del comportamento rilevante,<br />
di innesco, esecuzione, controllo e termine.<br />
Diversi paradigmi sperimentali sono stati proposti per indagare tali processi<br />
di controllo. Ad esempio, nel classico effetto Stroop (Stroop, 1935;<br />
MacLeod, 1991), i soggetti hanno difficoltà a sopprimere la lettura del nome<br />
di un colore se viene loro chiesto di nominare il colore (incongruente) con cui<br />
il nome è stampato (per esempio, la parola “ blu ” stampata in verde). In simili<br />
circostanze la richiesta attenzionale è molto elevata, dal momento che la<br />
risposta automatica ed abituale di semplice lettura del nome deve essere attivamente<br />
inibita per svolgere adeguatamente il compito di nominare il colore<br />
dell’inchiostro con cui la parola è scritta. L’efficienza con cui eseguiamo un<br />
compito sembra quindi risultare dall’equilibrio tra un controllo volontario (o<br />
“ endogeno ”) del comportamento, che assicura la necessaria flessibilità delle<br />
azioni, seppur con un certo dispendio di risorse cognitive, e processi automatici<br />
(o “ esogeni ”), che consentono invece l’esecuzione automatica e senza<br />
sforzo di azioni ben apprese. I concetti di controllo “ endogeno ” ed “ esogeno ”<br />
del comportamento derivano dagli studi sull’attenzione e fanno riferimento<br />
rispettivamente alla capacità di orientare l’attenzione in maniera intenzionale<br />
e strategica (top-down) verso l’informazione rilevante e ad un orientamento di<br />
tipo riflesso (bottom-up), in cui l’attenzione viene automaticamente catturata<br />
dalle caratteristiche dell’informazione sensoriale (Posner, 1980).<br />
Nell’ambito del presente progetto, utilizzeremo la risonanza magnetica<br />
funzionale evento-correlata per studiare l’effetto dei processi di controllo sull’elaborazione<br />
visiva. Ci chiederemo come e dove i meccanismi di controllo<br />
dell’azione modulino l’attività cerebrale evocata dall’elaborazione di uno stimolo<br />
visivo. Infatti, se da una parte viene dato per scontato che i processi di<br />
controllo siano da associare alla corteccia prefrontale (Duncan & Owen, 2000;<br />
Ramnani & Owen, 2004), è andata progressivamente affermandosi negli<br />
ultimi anni l’idea che il controllo dell’azione abbia delle dirette e importanti<br />
ripercussioni sul sistema percettivo. Ci chiederemo quindi se (e a quale livello<br />
di elaborazione) variabili legate all’azione (presumibilmente controllate dalla<br />
corteccia prefrontale) influenzino l’attività della corteccia visiva.<br />
È noto ormai da molto tempo (ad es. Corbetta et al., 1990) che le varie<br />
aree della corteccia visiva, anche a stadi relativamente precoci di elaborazione,<br />
sono modulate dall’attenzione selettiva. In generale, l’istruzione di prestare<br />
attenzione tonicamente ad una certa dimensione percettiva è in grado di<br />
amplificare le risposte delle aree del sistema visivo che elaborano quella<br />
dimensione. È plausibile quindi pensare che anche parametri relativi al controllo<br />
dell’azione abbiano un’influenza su stadi relativamente precoci dell’elaborazione<br />
visiva.<br />
Il controllo del task set si riferisce alla nostra abilità di scegliere uno tra<br />
tanti compiti cognitivi compatibili con uno stimolo che ci viene presentato.<br />
Nel classico paradigma di task switching, i soggetti alternano tra due o più<br />
compiti, in cui devono rispondere prestando attenzione ad uno specifico attri-<br />
562 2006
Neuroimmagini<br />
buto dello stimolo. La prestazione nelle prove in cui il compito è il medesimo<br />
della prova precedente (prove ripetute) è migliore di quella nelle prove in cui<br />
si richiede un cambio di compito rispetto alla prova precedente (prove non<br />
ripetute). Questo costo di switch viene generalmente interpretato come<br />
dovuto alla riconfigurazione delle risorse cognitive disponibili da parte dei<br />
processi di controllo (Monsell, 2003; Logan, 2003).<br />
In una prima serie di esperimenti, condotta durante il 2005, abbiamo<br />
utilizzato un paradigma in cui si alternavano compiti in cui gli stessi stimoli<br />
visivi dovevano essere valutati sulla base di dimensioni percettive diverse<br />
(colore e movimento). I compiti venivano alternati in modo pseudo-casuale,<br />
ed ai fini dell’analisi le prove erano suddivise, oltre che per compito, in<br />
prove ripetute e prove non ripetute. Le aree del sistema visivo coinvolte nell’elaborazione<br />
del colore e del movimento erano preventivamente mappate<br />
su ciascun soggetto utilizzando tecniche standard (Hadjhkani et al., 1998;<br />
Tootell et al., 1995). La nostra ipotesi prevedeva che, se la riconfigurazione<br />
delle risorse cognitive necessaria durante le prove non ripetute ha effetti<br />
relativamente precoci sul sistema visivo, si dovesse osservare un effetto di<br />
switch significativo nelle aree visive, cioè una maggiore attivazione durante<br />
le prove non ripetute.<br />
In un secondo esperimento, da eseguire nel 2006, viene indagato il ruolo<br />
di processi inibitori nella modulazione dell’attivazione delle aree visive.<br />
Recentemente, infatti, è stata avanzata l’ipotesi che il passaggio da un compito<br />
all’altro sia accompagnato da un processo di inibizione che ha come target<br />
il task set appena utilizzato. Tale processo sarebbe finalizzato ad impedire<br />
che un task set non più necessario possa influenzare la selezione della risposta<br />
in un compito successivo, interferendo così con la corretta esecuzione del<br />
compito stesso. Nonostante l’esistenza di evidenze comportamentali recentemente<br />
prodotte, i meccanismi neurali di tale processo restano ancora sconosciuti.<br />
L’obiettivo del secondo esperimento è pertanto quello di chiarire il funzionamento<br />
di questo processo inibitorio ed individuare le aree cerebrali in<br />
esso coinvolte.<br />
Risultati acquisiti<br />
I dati di risonanza magnetica funzionale ottenuti nel primo esperimento<br />
hanno messo in evidenza che l’attività di aree visive extrastriate, selettivamente<br />
coinvolte nell’elaborazione di informazioni specifiche (discriminazione<br />
di colore e riconoscimento di stimoli in movimento), è modulata dai processi<br />
di riconfigurazione necessari durante le prove di switch. In particolar modo si<br />
è visto che il livello di attivazione delle aree deputate all’elaborazione del<br />
movimento (V5/MT) è maggiore nelle prove di switch rispetto alle prove di<br />
ripetizione. È emerso, inoltre, che il processo di riconfigurazione cognitiva<br />
modula non solo l’attività dell’area visiva deputata all’elaborazione dell’informazione<br />
rilevante per l’esecuzione del compito attuale, ma anche l’attività dell’area<br />
visiva coinvolta nell’elaborazione del compito precedente. Tali risultati<br />
indicano che i processi di controllo hanno effetti molto precoci sull’elaborazione<br />
dell’informazione.<br />
2006 563
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
– Corbetta M., Miezin F.M., Dobmeyer S., Shulman G.L, Petersen S.E. (1990) Science<br />
248: 1556-1559.<br />
– Duncan J., Owen A.M. (2000) Trends Neurosci 23: 475-483.<br />
– Hadjikhani N., Liu A.K., Dale A.M., Cavanagh P., Tootell R.B.H. (1998) Nat Neurosci<br />
1: 235-241.<br />
– Logan G.D. (2003) Current Direction in Psychological Science 12: 2.<br />
– MacLeod C.M. (1991) Psychol Bull 109: 163-203.<br />
– Monsell S. (2003) Trends Cogn Sci 7: 3.<br />
– Posner M.I. (1980) Q J Exp Psychol 32: 2-25.<br />
– Ramnani N., Owen A.M. (2004) Nat Rev Neurosci 5: 184-194.<br />
– Stroop, J.R. (1935) J Exp Psychol 28: 643-662.<br />
– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen B.R.,<br />
Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />
F.2.2 – Correlati neurali dell’osservazione di errori<br />
in sistemi motori esperti (Emiliano Pes)<br />
Attività previste<br />
– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto<br />
BOLD su due gruppi di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />
all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />
– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />
responsabili dei processi di interesse.<br />
Descrizione<br />
Le relazioni tra osservazione ed esecuzione di azioni ed i substrati neurali<br />
legati al riconoscimento di errori di movimenti appresi, rappresentano due<br />
temi di estremo interesse nelle neuroscienze cognitive contemporanee.<br />
La scoperta dei “ neuroni specchio ” nella corteccia F5 della scimmia e<br />
recenti dati neurofisiologici nell’uomo mostrano come osservare un’azione<br />
generi una rappresentazione interna che coinvolge anche strutture neurali<br />
attive durante l’esecuzione della stessa azione. Questi dati supportano l’idea di<br />
una comunanza di rappresentazioni percettive e motorie e avvalorano l’ipotesi<br />
“ simulativa ”, secondo la quale osservare implica anche una rappresentazione<br />
interna dell’azione (Jordan, 1996; Carruthers, 1996; Gallese & Goldman,<br />
1998; Blakemore & Decety, 2001; Gallese, 2003), in sostanziale antitesi con<br />
l’ipotesi classica secondo la quale l’analisi dello stimolo ha luogo attraverso<br />
meccanismi esclusivamente percettivi.<br />
Lo studio di soggetti che sono capaci di eseguire una classe di azioni altamente<br />
specializzate (definiti “ sistemi motori esperti ”) può essere uno strumento<br />
utile per capire come il proprio repertorio motorio giochi un ruolo<br />
essenziale per la comprensione delle azioni osservate e come tali abilità motorie<br />
possano influenzare anche la qualità del processo percettivo (Calvo-<br />
Merino et al., 2004). L’idea di fondo è che in sistemi motori esperti, dove il<br />
piano motorio è ampiamente consolidato, l’osservazione di un’azione apparte-<br />
564 2006
Neuroimmagini<br />
nente al proprio repertorio comportamentale inneschi una rappresentazione<br />
simulativa, e che questo tipo di rappresentazione visuo-motoria influisca nella<br />
detezione di caratteristiche dell’azione stessa, come per esempio il rilevamento<br />
di errori di esecuzione, coinvolgendo alcuni substrati neurali in<br />
maniera differente rispetto a soggetti non esperti. Nel nostro caso verranno<br />
coinvolti nello studio pianisti esperti con un elevato grado di stabilità e<br />
fluenza nei movimenti fini delle dita ed un gruppo di controllo costituito da<br />
soggetti senza nessun abilità motoria specifica.<br />
Ad entrambi i soggetti, durante l’acquisizione di immagini funzionali<br />
(Kwong et al., 1992), verranno presentati dei filmati senza audio rappresentanti<br />
scale suonate al pianoforte con la mano destra in maniera corretta o<br />
errata. Il protocollo sperimentale prevede lo svolgimento di due sessioni nelle<br />
quali i soggetti dovranno svolgere due compiti cognitivi. Nella prima sessione<br />
(compito di discriminazione percettiva) ai soggetti verrà chiesto di indicare<br />
attraverso la pressione di un tasto il numero dei tasti neri premuti dalla mano<br />
che esegue l’azione musicale, in modo da misurare l’attivazione funzionale<br />
durante il rilevamento di una caratteristica percettiva dello stimolo. Nella<br />
seconda sessione (compito di discriminazione dell’errore motorio) ai soggetti<br />
verrà chiesto di discriminare la correttezza dell’azione osservata, in modo da<br />
avere una mappa di attivazione collegata alla discriminazione attiva durante<br />
l’osservazione di un errore motorio. Per entrambi i compiti verranno registrate<br />
l’accuratezza di risposta ed i tempi di reazione. Un confronto fra le<br />
mappe statistiche di attivazione fra i due diversi compiti cognitivi e fra i due<br />
gruppi di soggetti ci permetterà di identificare i substrati neurali coinvolti<br />
nell’osservazione di azioni e quali aree cerebrali siano modulate in maniera<br />
specifica nella detezione dell’errore osservato, mettendo in relazione tali attivazioni<br />
con l’accuratezza di risposta nei due compiti sperimentali.<br />
Risultati acquisiti<br />
In uno studio preliminare di psicofisica, tre diversi gruppi sperimentali<br />
(pianisti esperti, musicisti non pianisti e non musicisti) sono stati sottoposti al<br />
compito di discriminazione dell’errore motorio descritto sopra. <strong>Solo</strong> i pianisti<br />
esperti hanno mostrato un alto indice di sensitività nel distinguere le esecuzioni<br />
corrette da quelle errate, mentre gli altri due gruppi svolgevano il compito<br />
in maniera statisticamente simile. Ciò ci ha permesso di mettere in relazione<br />
l’accuratezza di risposta con la pregressa familiarità del soggetto con l’azione<br />
presentata, e di validare comportamentalmente il test. Inoltre, nella<br />
ripetizione del compito attraverso tre sessioni consecutive, solo i pianisti<br />
esperti mostravano un andamento crescente dell’accuratezza, mostrando<br />
come la sensitività verso lo stimolo in prove ripetute sia selettiva per i soggetti<br />
che abbiano un’esperienza pregressa con tale tipologia di azioni.<br />
– Blakemore S.J., Decety J. (2001) Nat Rev Neurosc 2: 561-567.<br />
– Carruthers P., Smith P.K. (1996) Theories of Theories of Mind. Cambridge University<br />
Press.<br />
– Calvo-Merino B., Glaser D.E., Grèzes J., Passingham R.E. & Haggard P. (2004)<br />
Cereb Cortex 15(8): 1243-1249.<br />
2006 565
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
– Gallese V. (2003) Networks 1: 24-47.<br />
– Gallese V., Goldman A. (1998) Trends Cogn Sci 12: 493-501.<br />
– Jordan M.I. (1996) In Heuer H. and Keele S. (eds) Handbook of Perception and<br />
Action Motor Skills. NewYork, NY, Academic Press.<br />
– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceedings of the National Academy<br />
of Sciences USA 89: 5675-5679.<br />
F.2.3 – Localizzazione cerebrale ed evoluzione temporale<br />
dei processi attenzionali (Alessandra Stella)<br />
Attività previste<br />
– Misure EEG su un gruppo di 30-35 volontari sani e misura di risonanza<br />
magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto BOLD su un gruppo di 12-15<br />
volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo all’uopo predisposto e validato<br />
comportamentalmente.<br />
– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />
responsabili dei processi di interesse.<br />
Descrizione<br />
La maggior parte delle ricerche sull’attenzione visiva ha studiato la risposta<br />
cerebrale in risposta ad apparizioni improvvise di stimoli (pattern-onset)<br />
che rimangono presenti nel campo visivo per pochi millisecondi e poi scompaiono<br />
e quindi trascurando la condizione di stimolazione pattern-reversal<br />
che, viceversa, è interessante per molti motivi sia di tipo tecnico-applicativo<br />
che di tipo teorico. La stimolazione pattern-reversal, infatti, simula una condizione<br />
più ecologica rispetto alla condizione pattern-onset, che comporta l’improvvisa<br />
apparizione e scomparsa dello stimolo. Gli oggetti del mondo reale<br />
sono stazionari e non appaiono solo per pochi millisecondi nel campo visivo;<br />
generalmente la nostra attenzione vi si rivolge in modo sostenuto nel tempo.<br />
Il pattern-reversal rappresenta la condizione sperimentale più vicina alla<br />
situazione ecologica di attenzione visiva sostenuta.<br />
Lo scopo principale del progetto è dunque quello di definire le aree<br />
visive implicate nella percezione e nell’attenzione visiva sostenuta con uno<br />
specifico protocollo di stimolazione (pattern-reversal) ed attraverso la combinazione<br />
di tecniche elettrofisiologiche (ERP-Event Related Potentials) e di<br />
neuroimmagine funzionale (fMRI). Integrate insieme, le due tecniche possono<br />
fornire un quadro estremamente preciso nel tempo e nello spazio dell’attività<br />
cerebrale correlata ai processi sensoriali e cognitivi. Il nostro<br />
gruppo di ricerca è stato particolarmente produttivo nello sviluppo di questa<br />
integrazione per quanto riguarda la funzione visiva (Di Russo et al.,<br />
2001; 2005; 2006).<br />
In una prima parte dello studio si acquisiranno dati elettrofisiologici<br />
(registrazioni multicanale, 64 elettrodi) da un gruppo di circa 35 soggetti sani.<br />
In una seconda parte dello studio, si eseguirà l’acquisizione di dati di risonanza<br />
magnetica anatomica e funzionale (fMRI- tecnica BOLD-weighted ima-<br />
566 2006
Neuroimmagini<br />
ges; Kwong et al., 1992) su un sottogruppo di soggetti. Saranno utilizzati<br />
diversi metodi di brain mapping quali:<br />
1. Ricostruzione e “ gonfiaggio ” della superficie corticale di ogni singolo<br />
partecipante (Dale & Sereno, 1993; Sereno et al., 1995) per ottenere una precisa<br />
localizzazione dell’attività funzionale sull’anatomia individuale.<br />
2. Il metodo del “ field sign ” (Sereno et al., 1995) per l’individuazione dei<br />
bordi delle principali aree corticali visive (V1, V2, V3, V3a, VP, V4v). Questa<br />
tecnica prevede l’utilizzo di stimoli visivi finalizzati ad ottenere una risposta<br />
periodica lungo le dimensioni dell’eccentricità (definita come la distanza dal<br />
centro dello sguardo) e dell’angolo polare (definito come l’angolo dal centro<br />
dello sguardo).<br />
3. Mapping dell’area V5/MT, sensibile al movimento visivo, tramite la<br />
presentazione alternata di stimoli in movimento e di stimoli stazionari (Tootell<br />
et al., 1995). In questi protocolli sperimentali di risonanza magnetica funzionale,<br />
i soggetti dovranno soltanto mantenere gli occhi sul punto centrale di<br />
fissazione (compito passivo).<br />
Gli stessi soggetti saranno poi sottoposti ad un esperimento sull’attenzione<br />
visiva sostenuta con un protocollo di stimolazione ‘ecologico’ (patternreversal).<br />
Lo stimolo visivo è costituito da grate sinusoidali di forma circolare<br />
(gabor patch) poste nei quattro quadranti del campo visivo. Il compito<br />
attenzionale sarà controllato dall’apparizione di suggerimenti spaziali (cue)<br />
che indicano al soggetto il quadrante cui prestare attenzione e dall’apparizione<br />
di rari stimoli target a cui il soggetto dovrà rispondere comprovando<br />
l’effettiva allocazione dell’attenzione. Il compito del soggetto sarà quello di<br />
mantenere lo sguardo fisso su un punto centrale dello schermo e di rispondere,<br />
senza mai muovere gli occhi, premendo un bottone della pulsantiera,<br />
quando una particolare immagine (stimolo target raro) compare sullo<br />
schermo.<br />
Lo studio confronterà dati raccolti con la tecnica di registrazione ERP ed<br />
fMRI allo scopo di evidenziare i processi neurali sottostanti l’attenzione visiva<br />
sostenuta. Le mappe di attivazione saranno inoltre localizzate rispetto alle<br />
mappe retinotopiche individuali. In questo modo si potrà valutare il contributo<br />
individuale delle principali aree visive e confrontarlo, in condizione di<br />
attenzione sostenuta, con quello di strutture corticali superiori come le aree<br />
parietali, temporali e frontali.<br />
– Dale A.M., Sereno M.I. (1993) J Cognit Neurosci 5: 162-176.<br />
– Di Russo F., Martínez A., Sereno M.I., Pitzalis S., Hillyard S.A. (2001) Hum Brain<br />
Map 15: 95-111.<br />
– Di Russo F., Pitzalis S., Aprile T., Spitoni G., Patria F., Spinelli D., Hillyard S.A.<br />
(2005) NeuroImage 24(3): 874-886.<br />
– Di Russo F., Pitzalis S., Aprile T., Spitoni G., Patria F., Stella A., Spinelli D., Hillyard<br />
S.A. (2006) Hum Brain Mapp (in stampa).<br />
– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceeding of the National Academy<br />
of Science USA 89: 5675-5679.<br />
2006 567
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
– Sereno M.I., Dale A.M., Reppas J.B., Kwong K.K., Belliveau J.W., Brady T.J., Rosen<br />
B.R., Tootell R.B. (1995) Science 268(5212): 889-893.<br />
– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen<br />
B.R., Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />
F.2.4 – Individuazione dell’area V6A nella corteccia parieto-occipitale<br />
dell’uomo mediante uno studio di risonanza magnetica<br />
funzionale (Sabrina Pitzalis)<br />
Attività previste<br />
– Misure di risonanza magnetica funzionale a 3T basate sull’effetto<br />
BOLD su un gruppo di 12-15 volontari sani, utilizzando un paradigma cognitivo<br />
all’uopo predisposto e validato comportamentalmente.<br />
– Analisi delle neuroimmagini ed identificazione dei circuiti cerebrali<br />
responsabili dei processi di interesse.<br />
Descrizione<br />
Negli ultimi anni, grazie agli esperimenti di risonanza magnetica funzionale,<br />
molte aree visive umane, dorsali e ventrali, sono state individuate ed<br />
accettate come omologhe a quelle della scimmia. Tra queste aree ricordiamo<br />
V1, V2, V3, V3A, VP, V4v, e V5/MT (Sereno et al., 1995; Tootell et al., 1995).<br />
L’omologia tra due aree corticali appartenenti a due specie diverse può essere<br />
stabilita sulla base del grado di somiglianza rispetto alla retinotopia, alle<br />
caratteristiche funzionali, alla topografia. Di recente il nostro gruppo di<br />
ricerca ha individuato una chiara omologia tra l’area visiva V6 della scimmia<br />
macaco (e.g., Galletti et al., 1999) e quella dell’uomo (Pitzalis et al., 2004).<br />
Nell’uomo si trova nel banco posteriore del solco parieto-occipitale (POS)<br />
ed è stato possibile riuscire ad individuarla e a descriverla anche grazie all’utilizzo<br />
di una nuova ed importante tecnica di stimolazione visiva, ovvero la<br />
“ retinotopia ad ampio campo ” (sono stati raggiunti oltre 100 gradi di stimolazione<br />
visiva). Nella scimmia l’area V6 è situata superiormente alla scissura<br />
calcarina nella regione occipitale dorsale e confina con le aree visive V6A e<br />
V3A. Mentre nell’uomo l’area V3A è stata ampiamente documentata (seppure<br />
non senza controversie: Tootell et al., 1995), l’area V6A resta ancora da definire.<br />
L’area V6A si trova in una posizione più anteriore e dorsale rispetto a V6,<br />
ma sempre nel solco POS (banco anteriore). È considerata un’area meno<br />
organizzata da un punto di vista retinotopico rispetto alla vicina area V6. L’area<br />
infatti seppure presenta un trend retinotopico lungo la dimensione dell’eccentricità<br />
(che aumenta muovendosi dorso-ventralmente nel banco anteriore<br />
del POS e nel precuneo) manca di una chiara separazione tra il campo visivo<br />
inferiore e superiore. L’area, inoltre, a differenza di V6, rappresenta sia il<br />
campo visivo controlaterale che ipsilaterale nello stesso emisfero (dati che<br />
giustificano l’assenza di un chiaro trend retinotopico). Da un punto di vista<br />
funzionale, oltre la metà (50-60%) dei neuroni dell’area V6A scarica durante<br />
l’esecuzione di movimenti di reaching diretti verso un target, mentre solo una<br />
568 2006
Neuroimmagini<br />
piccola parte di neuroni (circa il 30%) è implicata nella preparazione motoria<br />
e scarica durante il delay che precede il movimento (Fattori et al., 2001). Inoltre<br />
nella regione V6A sono state trovate delle cellule (dette “ real position<br />
cells ”) che codificano lo spazio visivo in coordinate craniotopiche invece che<br />
retinotopiche (Galletti et al., 1993). Le cellule “ real position ” della V6A hanno<br />
infatti campi recettivi che non si spostano sistematicamente con lo sguardo<br />
ma che rispondono alla stimolazione visiva della stessa posizione spaziale (a<br />
differenza dei campi recettivi dei neuroni visivi organizzati retinotopicamente,<br />
i quali mantengono la stessa posizione retinotopica indipendentemente<br />
dalla posizione degli occhi).<br />
Scopo della presente ricerca è quello di individuare l’omologa area V6A<br />
nell’uomo attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale (fMRI-tecnica<br />
BOLD-weighted images; Kwong et al., 1992) e una serie di protocolli sperimentali<br />
mirati ad individuare le caratteristiche dall’area sia da un punto di<br />
vista retinotopico che funzionale. A tale scopo verranno utilizzati diversi<br />
metodi di brain mapping quali:<br />
1. Ricostruzione e “ gonfiaggio ” della superficie corticale di ogni singolo<br />
partecipante (Dale & Sereno, 1993; Sereno et al., 1995) per ottenere una precisa<br />
localizzazione dell’attività funzionale sull’anatomia individuale.<br />
2. Il metodo del “ field sign ” (Sereno et al., 1995) per l’individuazione dei<br />
bordi delle principali aree corticali visive (V1, V2, V3, V3a, VP, V4v). Questa<br />
tecnica prevede l’utilizzo di stimoli visivi finalizzati ad ottenere una risposta<br />
periodica lungo le dimensioni dell’eccentricità (definita come la distanza dal<br />
centro dello sguardo) e dell’angolo polare (definito come l’angolo dal centro<br />
dello sguardo).<br />
3. Mapping dell’area V5/MT, sensibile al movimento visivo, tramite la<br />
presentazione alternata di stimoli in movimento e di stimoli stazionari (Tootell<br />
et al., 1995). Considerato che nella scimmia anche l’area V6A risponde con<br />
particolare enfasi alla periferia e meno alla porzione centrale del campo<br />
visivo, il set-up sarà adattato allo scopo di poter stimolare anche porzioni<br />
molto periferiche del campo visivo. In questi protocolli sperimentali di risonanza<br />
magnetica funzionale, i soggetti dovranno soltanto mantenere gli occhi<br />
sul punto centrale di fissazione (compito passivo).<br />
I soggetti inoltre saranno sottoposti a specifici protocolli di studio volti ad<br />
individuare analogie con le proprietà funzionali dell’area V6A descritte nella<br />
scimmia. In particolare verrà testato il coinvolgimento dell’area V6A nell’esecuzione<br />
di movimenti di reaching e saranno utilizzati dei protocolli che permetteranno<br />
la dissociazione tra coordinate retinotopiche e craniotopiche (o<br />
head-centered). Verranno confrontate delle situazioni in cui i due sistemi di<br />
coordinate sono allineati con delle situazioni in cui i due sistemi dissociano<br />
(spostando il punto di fissazione ma mantenendo inalterata la posizione spaziale<br />
dello stimolo nel campo visivo o viceversa). Le attivazioni funzionali<br />
saranno sovrapposte alle mappe retinotopiche individuali in modo da stabilire<br />
l’omologia anche rispetto alla posizione topografica dell’area e alle relazioni<br />
con le vicine aree visive dorsali.<br />
2006 569
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
– Dale A.M., Sereno M.I. (1993) J Cognit Neurosci 5: 162-176.<br />
– Fattori P., Gamberini M., Kutz D.F., Galletti C. (2001) Eur J Neurosci 13(12):<br />
2309-2313.<br />
– Galletti C., Battaglini P.P., Fattori P. (1993) Exp Brain Res 96(2): 221-229.<br />
– Galletti C., Fattori P., Gamberini M., Kutz D.F. (1999) Eur J Neurosci 11: 3922-3936.<br />
– Kwong K.K., Belliveau J.W., Chesler D.A. (1992) Proceeding of the National Academy<br />
of Science USA 89: 5675-5679.<br />
– Pitzalis S., Sereno M.I., Patria F., Committeri G., Galati G., Fattori P., Galletti C.<br />
(2004) NeuroImage 283: S38.<br />
– Sereno M.I., Dale A.M., Reppas J.B., Kwong K.K., Belliveau J.W., Brady T.J.,<br />
Rosen B.R., Tootell R.B. (1995) Science 268(5212): 889-893.<br />
– Tootell R.B., Reppas J.B., Kwong K.K., Malach R., Born R.T., Brady T.J., Rosen B.R.,<br />
Belliveau J.W. (1995) J Neurosci 15: 3215-3230.<br />
F.3.1 – Ruolo della vascolarizzazione per il segnale BOLD:<br />
studi con tecniche venografiche e la fMRI (Valentina Brainovich)<br />
Attività previste<br />
– Sviluppo di tecniche di misura venografiche, validazione su volontari.<br />
– Misure fMRI e venografiche su volontari giovani e oltre-cinquantenni<br />
utilizzando campi magnetici di 1.5 e 3 Tesla.<br />
– Generazione mappe quantitative in T2* e valutazione in aree cerebrali<br />
attivate in funzione del campo magnetico e vascolatura.<br />
Descrizione<br />
La tecnica BOLD, correntemente applicata in larga scala negli studi funzionali<br />
cerebrali, coinvolge un complesso insieme di fattori che coesistono<br />
con l’attivazione neuronale: cambiamenti nel volume regionale cerebrale, nel<br />
flusso sanguigno e nella quantità di ossigeno contenuta nel sangue. La problematica<br />
fondamentale del segnale BOLD resta la bassa specificità spaziale: il<br />
volume di tessuto cerebrale nel quale avviene la risposta BOLD emodinamica<br />
è maggiore del volume di tessuto nel quale avviene l’effettiva attività neurale.<br />
L’uso di mappe quantitative del valore del T2* e la densità protonica rappresenta<br />
un promettente approccio per superare questi limiti.<br />
Scopo del presente progetto è indagare la specificità dell’effetto BOLD attraverso<br />
mappe T2* quantitative e convenzionali in funzione della vascolarizzazione<br />
in volontari giovani e oltre-cinquantenni, utilizzando tecniche RM avanzate, allo<br />
scopo di ottenere misure quantitative dell’attivazione cerebrale ed una mappatura<br />
dell’albero vascolare, ciò utilizzando campi magnetici di 1.5T e 3T.<br />
Risultati acquisiti<br />
In uno studio preliminare sono stati definiti alcuni parametri per le<br />
misure venografiche, inoltre è stato realizzato uno software che permette la<br />
generazione di immagini di venografia.<br />
570 2006
Neuroimmagini<br />
F.3.2 – Tecniche DTI per la misura della mielinizzazione<br />
e della demielinizzazione (Gisela Hagberg)<br />
Attività previste<br />
– Misure DTI su pazienti con processi di demielinizzazione in corso e su<br />
volontari sani.<br />
– Trattografia ed analisi della diffusività radiale in tratti di fibre uni-direzionali.<br />
Descrizione<br />
In passato è stato ottimizzato il metodo di misura DTI ed è stato effettuato<br />
uno studio sul corpo calloso in soggetti sani a 3T (Fasano F., Hagberg<br />
G.E. et al. (2005) Proc Intl Soc Mag Reson Med 13: 1336). Il primo obiettivo<br />
del presente progetto è caratterizzare la diffusività radiale in tratti di fibre<br />
uni-direzionali in volontari sani. Inoltre, miriamo ad un indagine relativa ad<br />
eventuali alterazioni al livello della materia bianca in pazienti epilettici. In<br />
particolare intendiamo verificare se le fibre nervose che hanno origine al centro<br />
dell’attività epilettica di tipo FOS siano alterati sia nel loro percorso, sia al<br />
livello della mielinizzazione.<br />
Risultati acquisiti<br />
L’anno precedente è stato ottimizzato, ed in parte validato, il protocollo di<br />
misura DTI. Inoltre è stato realizzato un software per il calcolo del tensore di<br />
diffusione a partire dalle misure DTI.<br />
F.4.1 – Ruolo delle tecniche avanzate di Risonanza Magnetica strutturale<br />
e funzionale nel riconoscimento tempestivo delle due principali<br />
forme di demenza degenerativa: malattia di Alzheimer e demenza<br />
a corpi di Lewy (Marco Bozzali)<br />
Attività previste<br />
Durante il primo mese di attività, verranno ottimizzate le sequenze<br />
di acquisizione (neuroimaging strutturale e funzionale) e verranno prodotti<br />
i paradigmi di stimolazione (neuroimaging funzionale), al fine di mettere<br />
a punto il protocollo di acquisizione che verrà utilizzato per l’intero progetto.<br />
Durante il secondo/terzo mese di attività verranno stabiliti i criteri di<br />
inclusione ed esclusione (per i diversi gruppi di pazienti) da adottare in fase di<br />
reclutamento e studio. Allo stesso tempo verrà eseguito uno studio imaging<br />
pilota al fine di verificare che il protocollo di acquisizione non presenti problemi<br />
tecnici e sia applicabile alla popolazione in studio.<br />
Dal quarto all’undicesimo mese di attività, avverrà il reclutamento e lo<br />
studio (clinico-neuropsicologico e di imaging strutturale e funzionale) della<br />
popolazione di soggetti che prenderà parte allo studio (baseline).<br />
2006 571
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
Dal dodicesimo al sedicesimo mese avverrà l’analisi dei dati (clinico-neuropsicologici<br />
e di neuroimaging) raccolti al baseline.<br />
Dal sedicesimo al ventunesimo mese di attività, tutti i soggetti reclutati e<br />
studiati al baseline verranno sottoposti a follow-up (clinico-neuropsicologico<br />
e di imaging) ad un anno. Tutte le unità operative saranno impegnate.<br />
Dal ventunesimo al ventiquattresimo mese di attività, verrà eseguita l’analisi<br />
dei dati raccolti al follow-up e verrà iniziata l’analisi longitudinale dei dati.<br />
Descrizione<br />
Le patologie neurodegenerative associate a decadimento cognitivo di tipo<br />
non Alzheimer (AD) continuano a rappresentare una sfida quotidiana sia sul<br />
versante diagnostico che su quello della comprensione dei sottostanti meccanismi<br />
fisiopatologici. In particolare, di difficile inquadramento nosologico,<br />
continuano a rimanere le demenze associate a parkinsonismo e i loro rapporti<br />
con la malattia di Parkinson (PD) propriamente detta. La demenza a Corpi di<br />
Lewy (DLB) – per la quale sono stati delineati nel 1996 i criteri per la diagnosi<br />
clinica (1) – costituisce un’entità nosologica ben caratterizzata di demenza<br />
associata a parkinsonismo e condivide con la PD il danno patologico elementare,<br />
oltre ad una serie di caratteristiche cliniche e psicometriche. In un<br />
recente studio neuropatologico (2) condotto dalla Florida Brain Bank, la DLB è<br />
stata riconosciuta come la seconda più comune forma di decadimento cognitivo<br />
(frequenza relativa [FR]: 8-26%) dopo la AD (FR: 42-77%), seguita dalla<br />
demenza vascolare (FR: 3-18%) e dalla demenza frontotemporale (FR: 4-5%).<br />
Nonostante l’applicazione dei criteri per la diagnosi clinica di DLB abbia<br />
dimostrato un’elevata specificità, ad essi si associa una sensibilità relativamente<br />
bassa, con una percentuale di mancate diagnosi variabile tra il 17 e il<br />
78% dei casi (3) . In Italia è stato recentemente condotto uno studio epidemiologico<br />
(4) , che ha coinvolto 72 centri neurologici e reclutato 1549 pazienti, con la<br />
finalità di validare l’applicazione delle linee guida per la diagnosi di demenza<br />
introdotte nell’anno 2000 (5) . Le frequenze relative per le diverse forme di<br />
demenza diagnosticate sono risultate essere sostanzialmente coerenti con<br />
quelle riportate nello studio della Florida Brain Bank (1) , con la sola eccezione<br />
della DLB, che è risultata essere sottostimata (FR: 4%). La frequenza relativa<br />
riportata per la AD (76%) si è invece collocata ai limiti superiori del ‘range’<br />
individuato dallo studio della Florida Brain Bank (42-77%), suggerendo che<br />
un considerevole numero di pazienti affetti da DLB sia stato misdiagnosticato<br />
come affetto da AD.<br />
Questo studio ha quindi portato alla prima revisione delle linee guida per<br />
la diagnosi di demenza (6) , la quale è stata introdotta nella pratica clinica a partire<br />
dal 2004. Tra i punti chiave di questa revisione spiccano gli aspetti di diagnosi<br />
differenziale, specialmente tra le diverse forme dementigene primarie di<br />
tipo degenerativo. Attualmente, il ruolo principale del neuroimaging nell’iter<br />
diagnostico dei decadimenti cognitivi consiste nell’esclusione di forme secondarie<br />
(e.g. idrocefalo normoteso, neoplasie cerebrali, demenza vascolare) e<br />
nella quantificazione della concomitante componente cerebrovascolare, che<br />
può coesistere con quella primariamente degenerativa nelle cosiddette forme<br />
572 2006
Neuroimmagini<br />
miste. Attualmente, nell’iter diagnostico del decadimento cognitivo, la testistica<br />
neuropsicologica continua a ricoprire un ruolo centrale, ancorché, specialmente<br />
nelle fasi precoci di malattia, si renda necessario un riesame a<br />
distanza di sei mesi per la formulazione di una diagnosi definitiva. Come sottolineato<br />
dallo studio italiano di validazione delle linee guida (4) e alla luce<br />
delle nuove terapie attualmente disponibili, una corretta diagnosi di demenza<br />
(nelle sue diverse varianti) in fase precoce di malattia si associa ad un<br />
migliore outcome clinico per il paziente. Pertanto, tecniche strumentali che<br />
possano indirizzare un tempestivo orientamento diagnostico sono auspicabili.<br />
Precedenti studi di Risonanza magnetica (RM) convenzionale, condotti<br />
su pazienti affetti da DLB, risultano di difficile comparazione per la varietà<br />
delle tecniche di misura adottate, i criteri di selezione dei pazienti, l’esiguo<br />
numero di soggetti studiati. Tuttavia, tra i reperti più consolidati va menzionata<br />
una riduzione volumetrica a carico dei lobi temporali e delle strutture<br />
ippocampali, di entità inferiore rispetto a quanto rilevabile nella AD (7-9) . Studi<br />
funzionali con metodica SPECT e PET, d’altro canto, hanno fornito informazioni<br />
più specifiche per la diagnosi di DLB, mostrando alterazioni caratteristiche<br />
a carico dei lobi occipitali (10-11) e dei gangli della base (12) .<br />
Nel corso degli ultimi anni, la RM si è arricchita di una serie di tecniche<br />
strutturali quantitative [e.g. Diffusion tensor Imaging (DTI); Voxel based Morphometry<br />
(VBM); 1H-Spectroscopy] utili a caratterizzare non solo il danno<br />
tissutale cerebrale macroscopico (atrofia) ma anche quello microscopico, non<br />
altrimenti rilevabile in vivo mediante l’uso di tecniche convenzionali di RM.<br />
La tecnica del DTI si basa sul fenomeno fisico della diffusione, a cui la RM<br />
è sensibile, e consente di rilevare il movimento microscopico delle molecole<br />
d’acqua che compongono i tessuti biologici. In conseguenza delle interazioni<br />
tra le molecole d’acqua e le strutture cellulari (membrane, organelli, filamenti<br />
ecc.), la misura del coefficiente di diffusione fornisce informazioni quantitative<br />
circa le dimensioni, la morfologia, l’orientamento e la geometria delle<br />
strutture cerebrali (13) . Processi patologici che vadano a modificare l’integrità<br />
tissutale, come i processi neurodegenerativi, producono una variazione del<br />
coefficiente di diffusione stesso. Tale coefficiente è generalmente dipendente<br />
dalla direzione in cui viene effettuata la misura. Questa proprietà è nota con il<br />
termine di anisotropia. Nel sistema nervoso centrale, la quantificazione dell’anisotropia<br />
riflette la microstruttura delle fibre sottostanti, che hanno la caratteristica<br />
di presentare una dimensione (lunghezza dell’assone) preponderante<br />
rispetto alle altre due. Questa osservazione ha portato allo sviluppo della tecnica<br />
del DTI (14) , che consente di derivare, dalla stima del tensore, due importanti<br />
misure quantitative: la diffusività media (mean diffusivity, MD) e l’anisotropia<br />
frazionaria (fractional anisotropy, FA) (15) , la quale rappresenta una delle<br />
più robuste misure dell’anisotropia. La stima di MD e FA a livello del parenchima<br />
cerebrale fornisce indici di danno microscopico regionale. A partire<br />
dalla stima della FA è stata inoltre recentemente sviluppata una nuova tecnica,<br />
nota con il nome di DTI based tractography, che consente di ricostruire<br />
e segmentare i principali fasci di sostanza bianca encefalica.<br />
La tecnica della VBM rappresenta un metodo di analisi quantitativa di<br />
immagini di RM in grado di riflettere, voxel per voxel, con elevata risolu-<br />
2006 573
Sezione III: Linea di ricerca corrente F<br />
zione spaziale, misure di densità neuronale a livello della sostanza grigia<br />
encefalica, offrendo pertanto una quantificazione regionale del grado di<br />
atrofia (18-19) .<br />
La 1H-Spectroscopy, infine, fornisce informazioni di tipo metabolico, che<br />
ancora una volta possono offrire indici di danno tissutale, in termini di alterato<br />
metabolismo di membrana (alterazioni del picco della colina) o di integrità<br />
neuronale (alterazioni del picco dell’N-Acetilaspartato) ed è stata precedentemente<br />
utilizzata nell’ambito delle demenze (20-21) .<br />
Un recente studio con DTI condotto su una popolazione di pazienti affetti<br />
da DLB probabile (16) ha mostrato la presenza di alterazioni patologiche microstrutturali<br />
con un pattern di distribuzione regionale (cortico-sottocorticale)<br />
caratteristico per la DLB e completamente diverso se paragonato a quello rilevato<br />
in un precedente studio, eseguito con tecnica analoga, su una popolazione<br />
di pazienti affetti da AD (17) . In particolare, in accordo, con i precedenti<br />
studi PET e SPECT, le alterazioni microstrutturali rilevate a carico dei lobi<br />
occipitali e dei nuclei della base possono contribuire alla comprensione fisiopatologica<br />
di sintomi caratteristici della DLB (allucinazioni visive e parkinsonismo)<br />
e suggerire marker neuroradiologici di potenziale valore diagnostico.<br />
Altri studi recenti, condotti su pazienti con DLB mediante la tecnica della<br />
VBM (18-19) , hanno rilevato aree di atrofia regionale con differente distribuzione<br />
rispetto a quanto osservato nella AD.<br />
La RM funzionale (fMRI), infine, consente lo studio in vivo, ad elevata<br />
risoluzione spaziale, dei pattern di attivazione cerebrale durante stimolazione<br />
sensoriale o durante lo svolgimento di compiti neuropsicologici. In particolare,<br />
un recente studio fMRI con stimolazione visiva, eseguito su pazienti<br />
affetti da PD con e senza allucinazioni visive, ha mostrato pattern di attivazione<br />
cerebrale differenti nei due gruppi (22) .<br />
L’uso combinato delle tecniche avanzate di RM strutturale e funzionale<br />
rappresenta un promettente strumento d’indagine potenzialmente in grado di<br />
fornire in vivo informazioni utili alla comprensione dei meccanismi fisiopatologici<br />
e della sintomatologia che caratterizzano la DLB e che la differenziano<br />
dall’AD. Tale approccio potrebbe inoltre portare all’identificazione di marker<br />
neuroradiologici di potenziale interesse clinico-diagnostico.<br />
1. McKeith I.G., Galasko D., Kosaka K. et al. (1996) Neurology 47: 1113-1124.<br />
2. Barker W.W., Luis C.A., Kashuba A. et al. (2002) Alzheimer Dis Assoc Disord 16:<br />
203-212.<br />
3. McKeith I.G., O’Brien J.T., Ballard C. (1999) Lancet 354: 1227-1228.<br />
4. Musicco M., Sorbi S., Bonavita V., Caltagirone C. (2004) Neurol Sci 25:289-295.<br />
5. The Dementia Study Group of the Italian Neurological Society (2000) Neurol Sci<br />
187-194.<br />
6. Musicco M., Caltagirone C., Sorbi S., Bonavita V. (2004) Neurol Sci 25: 154-182.<br />
7. Barber R., Gholkar A., Scheltens P. et al. (1999) Neurology 52: 1153-1158.<br />
8. Barber R., Ballard C., McKeith I.G., Gholkar A., O'Brien J.T. (2000) Neurology 54:<br />
1304-1309.<br />
9. Kitagaki H., Imamura T., Hirono N. et al. (1998) Neurology 51: 357-362.<br />
574 2006
Neuroimmagini<br />
10. Okamura N., Arai H., Higuchi M. et al. (2001) Prog Neuropsychopharmacol Biol<br />
Psychiatry 25: 447-56.<br />
11. Higuchi M., Tashiro M., Arai H. et al. (2000) Exp Neurol 162: 247-256.<br />
12. Hisanaga K., Suzuki H., Tanji H. et al. (2001) J Neurol 248: 905-906.<br />
13. Le Bihan D. (1991) Molecular diffusion nuclear magnetic resonance imaging.<br />
Magnetic resonance quarterly vol 7 (1). New York: Raven Press 1-30.<br />
14. Basser P.J., Mattiello J., Le Bihan D. (1994) Biophys J 66: 259-267.<br />
15. Pierpaoli C., Basser P.J. (1996) Magn Reson Med 36: 893-906.<br />
16. Bozzali M., Falini A., Cercignani M. et al. (2005) Brain 128: 1595-1604.<br />
17. Bozzali M., Falini A., Franceschi M. et al. (2002) J Neurol Neurosurg Psychiatry 72:<br />
742-746.<br />
18. Burton E.J., McKeith I.G., Burn D.J. et al. (2004) Brain 127: 791-800.<br />
19. Burton E.J., Karas G., Paling S.M. et al. (2002) Neuroimage 17: 618-630.<br />
20. Kantarci K., Xu Y., Shiung M.M. et al. (2002) Dement Geriatr Cogn Disord 14:<br />
198-207.<br />
21. Falini A., Bozzali M., Magnani G. et al. (2005) Neuroimage 26: 1159-1163.<br />
22. Stebbins G.T., Goez C.G., Carrello M.C. et al. (2004) Neurology 26: 1409-1416.<br />
2006 575
G – RICERCA CLINICA TRASLAZIONALE<br />
STEFANO PAOLUCCI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong>
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
La linea di Ricerca Clinica Traslazionale, dedicata essenzialmente al<br />
miglioramento dell’outcome riabilitativo, si articolerà in sei filoni ed ogni<br />
filone, poi, in vari progetti.<br />
G.1 – FATTORI PROGNOSTICI NELLA RIABILITAZIONE POST-ICTALE<br />
Nei paesi industrializzati l’ictus rappresenta, per le sue dimensioni epidemiologiche<br />
e per il suo impatto socio-economico, una delle più importanti<br />
problematiche sanitarie. Esso costituisce infatti la prima causa di invalidità<br />
permanente e la seconda causa di demenza.<br />
Anche se negli ultimi decenni è stata riscontrata una diminuzione della<br />
mortalità post-ictale, in Italia l’ictus rappresenta la terza (e si avvia a divenire la<br />
seconda) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando<br />
il 10-12% di tutti i decessi per anno. Tale riduzione è dovuta sia al maggior<br />
controllo preventivo dei fattori di rischio che al miglioramento delle cure<br />
mediche nelle fasi acute. Ma tale riduzione di mortalità, unita ad un prevedibile<br />
aumento di nuovi casi dovuto all’invecchiamento della popolazione, essendo<br />
l’ictus una patologia età-correlata, provocherà nei prossimi anni un aumento<br />
della prevalenza di casi di persone affette da malattie cerebrovascolari.<br />
Circa la metà di questi casi presenterà una disabilità, che potrebbe richiedere<br />
un trattamento riabilitativo. Tale trattamento è ormai considerato efficace nel<br />
ridurre la disabilità post-ictale, anche se lungo, costoso ed i risultati variabili a<br />
seconda del quadro clinico e della presenza o meno di patologie associate. Il recupero<br />
funzionale dopo stroke è infatti sostenuto da meccanismi molto complessi<br />
ed ancora non del tutto chiari. Questo ha reso necessario identificare fattori realmente<br />
predittivi dell’evoluzione funzionale per cercare di sfruttare al meglio tutte<br />
le risorse disponibili nella fase riabilitativa.<br />
Articolazione<br />
G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />
in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale (Stefano Paolucci)<br />
G.1.2 – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />
G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />
con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />
G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />
G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici della Proteina<br />
C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero funzionale dei pazienti con<br />
stroke ischemico (Elio Troisi)<br />
G.2 – PROBLEMATICHE COGNITIVE IN PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA<br />
La sclerosi multipla è una malattia ad alto impatto disabilitante, e rappresenta<br />
la prima causa di disabilità di origine neurologica nel giovane adulto. I<br />
578 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
sintomi dovuti alla malattia possono essere motori, sensitivi, sfinterici, visivi,<br />
e cognitivi. L’interesse per questi ultimi disturbi è abbastanza recente, ma di<br />
crescente importanza, in quanto sono frequenti, essendo riscontrati dal 40 al<br />
65% dei casi, e possono condizionare pesantemente la qualità della vita dei<br />
pazienti, dei familiari e dei caregivers.<br />
Articolazione<br />
G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />
a diversa valenza emozionale in pazienti con sclerosi multipla.<br />
Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />
G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della sclerosi multipla (Luca Pace)<br />
G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />
con immunomodulatori in pazienti ambulatoriali<br />
con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />
G.3 – PROBLEMATICHE NEUROPSICOLOGICHE NELLA RIABILITAZIONE<br />
DELLE DISABILITÀ INFANTILI DA CAUSA NEUROLOGICA<br />
Un recente interesse è stato dedicato alle problematiche neuropsicologiche<br />
nella riabilitazione delle disabilità infantili da causa neurologica. Fino a<br />
poco tempo fa la nosografia utilizzava in maniera generica il termine ritardo<br />
mentale in una vasta categoria di cerebropatie, evolutive e non, non differenziando<br />
ulteriormente le varie componenti di tale ritardo. Recentemente si sta<br />
cercando di individuare nell’ambito di tali ritardi i punti di debolezza e di<br />
forza, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili.<br />
Articolazione<br />
G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica per la Sindrome<br />
di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />
G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità neurologica<br />
afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione (Daniela Morelli)<br />
G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />
(Maria Cristina Cossu)<br />
G.4 – SVILUPPO DI PROTOCOLLI E LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO<br />
DELLE LESIONI MIDOLLARI E DELLE SINDROMI DA DANNO CEREBELLARE<br />
Tale filone si propone di sviluppare protocolli per il trattamento riabilitativo<br />
delle lesioni midollari, in particolar modo di quelle post-traumatiche, sia complete<br />
che incomplete, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili e di raggiungere<br />
la migliore autonomia possibile. Tale patologia è di rilevante interesse<br />
sociale, in particolare per la giovane età della maggior parte dei pazienti affetti.<br />
Si cerca, inoltre, di completare le informazioni riguardo ai postumi delle<br />
lesione cerebellari, in quanto negli ultimi venti anni si è sempre più andato<br />
affermando il concetto che il danno cerebellare non è limitato al solo ambito<br />
2006 579
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
motorio ma presenta importanti effetti anche in ambito cognitivo, con significative<br />
ricadute sulla efficacia del trattamento riabilitativo.<br />
Articolazione<br />
G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento riabilitativo<br />
delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />
G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />
clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />
G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione del disturbo<br />
di analisi sequenziale in soggetti con patologia cerebellare<br />
(Maria G. Leggio)<br />
G.5 – MESSA A PUNTO DI PROTOCOLLI PER LA GESTIONE<br />
DI PROBLEMATICHE CLINICHE AD ALTO IMPATTO INVALIDANTE<br />
Tale filone si propone di sviluppare protocolli per la gestione di problematiche<br />
cliniche ad alto impatto invalidante, essenzialmente legate ai postumi di<br />
traumatismi stradali, patologia di rilevante interesse sociale, in particolare per<br />
la giovane età della maggior parte dei pazienti. Si propone anche di migliorare<br />
le conoscenze sull’argomento, non solo a fini terapeutico-riabilitativi, ma<br />
anche preventivi.<br />
Articolazione<br />
G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />
con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />
G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida dell’automobile<br />
(Rita Formisano)<br />
G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />
o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />
G.6 – STUDI DI TIPO FISIOLOGICO APPLICATI ALLE VARIE PROBLEMATICHE RIABILITATIVE<br />
Tale filone è più eterogeneo e si propone di valutare il ruolo e l’efficacia di<br />
nuove proposte strumentali nelle varie problematiche riabilitative, comprendendo<br />
ipotesi di studio sugli adattamenti cardiovascolari e metabolici sia di<br />
soggetti anziani che di atleti disabili, nonché l’utilizzo di metodiche innovative,<br />
tipo guanti e magliette elettroniche, bio-feedback, apparecchi per lo scarico<br />
parziale del peso corporeo ed altri.<br />
Articolazione<br />
G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari e dello sviluppo<br />
delle abilità specifiche in atleti di alto livello praticanti<br />
basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche di allenamento<br />
(Marco Traballesi)<br />
580 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento e delle funzioni<br />
cognitive da applicare ai disturbi funzionali conseguenti<br />
ad encefalopatia vascolare come strumento utile a fini riabilitativi<br />
(Maura Bragoni)<br />
G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento per l’impiego<br />
delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />
nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />
G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />
e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />
G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature per scarico<br />
parziale del peso corporeo in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />
G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />
funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />
G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />
in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />
G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />
in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale<br />
(Stefano Paolucci)<br />
La riabilitazione è l’unico trattamento oggi disponibile che sia in grado<br />
di ridurre la disabilità conseguente ad un episodio cerebrovascolare e di<br />
migliorare la prognosi funzionale, nel senso di riduzione dei casi di istituzionalizzazione<br />
e di dipendenza grave. Per ottimizzare le risorse disponibili<br />
sono stati identificati alcuni chiari fattori prognostici, come l’età, la gravità<br />
della lesione neurologica, i deficit neuropsicologici e l’intervallo pre-riabilitativo.<br />
Ma a chi deve essere destinato un trattamento riabilitativo in regime<br />
di ricovero?<br />
Esiste infatti in letteratura una questione molto dibattuta, ovvero se riservare<br />
le risorse disponibili ai casi medio-leggeri, con prognosi funzionale<br />
ovviamente migliore (tesi sostenuta essenzialmente negli USA), o trattare<br />
anche i casi più gravi, con conseguente maggiore dispersione delle risorse.<br />
Nella situazione italiana al momento non esiste alcun tipo di sbarramento,<br />
ma aumentare le conoscenze in questo campo potrebbe essere utile in modo<br />
da poter ottimizzare le risorse disponibili. Va infatti rilevato che l’allungamento<br />
della vita media e il progressivo invecchiamento della popolazione e la<br />
contemporanea riduzione della mortalità post-ictale nelle fasi acute provocherà<br />
nei prossimi anni un aumento dei casi con elevata disabilità e che<br />
richiedono pertanto trattamento riabilitativo.<br />
Lo studio si propone di valutare l’efficacia e l’efficienza del trattamento<br />
riabilitativo ospedaliero in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale,<br />
ovvero ricoverati entro 1 mese dall’evento ictale e con grave disabilità (punteggio<br />
Barthel Index di ammissione
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
G.1.2. – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />
Ci si propone di completare lo studio caso-controllo sul ruolo prognostico<br />
del sesso nel recupero post-ictale. Tale fattore è stato sempre considerato<br />
di importanza secondaria, ma la maggior parte dei dati deriva da studi<br />
con analisi multivariate in cui il peso dei fattori più potenti (età, intervallo<br />
pre-lesionale, gravità neurologica, presenza di disturbi cognitivi…) tendeva<br />
a coprire il ruolo di fattori meno rilevanti. Lo studio, di tipo caso-controllo,<br />
si propone di verificare l’impatto del fattore sesso in due popolazioni di<br />
pazienti ricoverati per riabilitazione di un primo episodio ischemico cerebrale,<br />
omogenee per età, intervallo pre-riabilitativo e gravità neurologica.<br />
Attualmente sono stati arruolati 440 pazienti, 220 maschi e altrettante<br />
femmine, e si sta procedendo all’elaborazione dei dati a disposizione.<br />
G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />
con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />
Lo studio, articolato originariamente su 24 mesi, si proponeva di valutare<br />
se un trattamento con rivastigmina, farmaco inibitore dell’acetilcolinesterasi e<br />
butirrilcolinesterasi, normalmente utilizzato per il trattamento dei disturbi<br />
cognitivi in corso di malattia di Alzheimer, fosse in grado di modificare le performances<br />
cognitive e funzionali di pazienti con cerebrolesione destra postictale<br />
ed allegati deficit visuo-spaziali.<br />
Nonostante la difficoltà di arruolamento, sia per la scarsa frequenza del<br />
disturbo, sia per le difficoltà di concessione del consenso da parte di alcuni<br />
pazienti, ci si propone di continuare lo studio. Infatti attualmente sono stati<br />
arruolati 9 pazienti (4 in trattamento con il farmaco e 5 nel gruppo di controllo).<br />
G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />
Il dolore di spalla nel paziente affetto da emisindrome piramidale è una<br />
complicanza frequente, che si osserva generalmente entro 6 mesi dall’evento<br />
ictale. La prevalenza riportata in letteratura varia dal 34% all’84%. Questa<br />
ampia variazione dipende da diversi fattori, essenzialmente metodologici (criteri<br />
diagnostici, di selezione dei pazienti, di variabilità dei tempi di studio…).<br />
Obiettivi<br />
• Il primo obiettivo del nostro studio è quello di valutare la prevalenza<br />
della spalla dolorosa entro 12 mesi dall’evento ictale e le sue importanti ripercussioni<br />
sulla riabilitazione motoria e sull’equilibrio psicologico del paziente.<br />
• Il secondo obiettivo è studiare le cause della spalla dolorosa dell’emiplegico.<br />
Ci aspettiamo di riscontrare alterazioni delle strutture molli periarticolari<br />
in una percentuale di casi superiore a quella riportata in letteratura grazie<br />
alla maggiore sensibilità diagnostica della RM. L’alta prevalenza delle alterazioni<br />
infiammatorie periarticolari giustificherebbe l’alta percentuale di successi<br />
riportati in letteratura del trattamento con infiltrazioni steroidee.<br />
582 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
• Il terzo obiettivo è quello di evidenziare una eventuale correlazione fra<br />
sede della lesione cerebrale, tramite RM encefalo, ed insorgenza del dolore di<br />
spalla.<br />
Verranno inclusi tutti i pazienti ricoverati nel nostro reparto con primo episodio<br />
ictale (ischemico o emorragico) verificatosi nei precedenti 0-12 mesi, di<br />
età compresa fra 18 e 80 anni. Verranno esclusi pazienti con anamnesi positiva<br />
per traumi di spalla o patologie di spalla precedenti all’ictus o condizioni favorenti<br />
le patologie di spalla, come tireopatie e alterazioni discali del tratto cervicale;<br />
e pazienti con gravi deficit cognitivi e/o del linguaggio.<br />
I pazienti arruolati saranno sottoposti a:<br />
– Valutazione della funzione motoria dell’arto superiore tramite Chedoke<br />
Mc Master Arm and Hand Inventory (CAHAI).<br />
– Valutazione del dolore tramite VAS.<br />
– Valutazione della soglia del dolore tramite algometro.<br />
– Valutazione della spasticità tramite scala di Ashworth.<br />
– Valutazione della motilità attiva (quando presente) e passiva di spalla in<br />
abduzione, flesso-estensione, extra e intra-rotazione tramite goniometro standard.<br />
– Valutazione di eventuali deficit della sensibilità superficiale e profonda<br />
e di neglect tramite esame clinico e tests neuropsicologici.<br />
I pazienti con spalla dolorosa (VAS > 4) che persiste da oltre 7 giorni nonostante<br />
la FKT standard, verranno sottoposti a:<br />
– Valutazione di eventuale sublussazione inferiore della gleno-omerale<br />
tramite esame clinico e Rx spalla in proiezione AP.<br />
– Valutazione di eventuali alterazioni delle strutture periarticolari di<br />
spalla tramite ecografia della spalla e RM della spalla.<br />
– Valutazione della sede della lesione cerebrale tramite RM encefalo per evidenziare<br />
una eventuale correlazione fra sede e insorgenza del dolore di spalla.<br />
G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici<br />
della Proteina C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero<br />
funzionale dei pazienti con stroke ischemico (Elio Troisi)<br />
Lo studio si inserisce nel filone che indaga sui fattori predittivi sull’outcome<br />
funzionale dei pazienti con ictus. In questo filone si inseriscono numerose<br />
ricerche che hanno evidenziato una stretta correlazione tra livelli ematici<br />
di fibrinogeno e precoci segni di aterosclerosi in individui asintomatici per<br />
patologie cerebrovascolari. Elevati livelli di fibrinogeno possono essere considerati<br />
indicatori, oltre a contribuire alla loro genesi, della formazione e della<br />
progressione delle placche aterosclerotiche. L’aumento dei livelli di fibrinogeno<br />
ematico è stato identificato come un importante fattore di rischio per futuri<br />
eventi cardio-cerebrovascolari in alcuni studi prospettici a lungo termine in<br />
individui sani ed in pazienti con coronaropatia. Il fibrinogeno sembra incrementarsi<br />
nella prima fase acuta dopo un evento cerebrovascolare insieme ad<br />
2006 583
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
altre proteine infiammatorie. A tale riguardo sono stati rilevati nei pazienti con<br />
stroke durante la fase acuta aumento dei valori di citochine infiammatorie e<br />
Proteina c- reattiva (PCR). Inoltre livelli aumentati di PCR sono stati associati<br />
con una prognosi più severa nei pazienti con stroke ischemico.<br />
Scopo dello studio è quello di investigare e comparare l’influenza dei<br />
livelli ematici del fibrinogeno e del PCR sull’outcome dei pazienti al primo<br />
stroke durante un periodo di riabilitazione.<br />
Il protocollo sperimentale prevede al momento del ricovero una attenta<br />
raccolta dei dati anamnestici e dei fattori di rischio per patologie cerebrovascolari<br />
(diabete, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, stenosi carotidee,<br />
cardiovasculopatie) ed un esame obiettivo neurologico. Per misurare la severità<br />
dello stroke verrà utilizzata la Canadian Neurological Scale (CNS). Dati<br />
funzionali sul grado di autonomia nelle attività di vita quotidiana saranno<br />
valutati tramite il Barthel Index (BI) e sullo stato della mobilità con la Rivermead<br />
Mobility Index (RMI). Le scale di valutazione funzionali (BI e RMI)<br />
saranno effettuate all’inizio ed alla fine del periodo di degenza presso il nostro<br />
Istituto e dopo un periodo di follow-up a 24 mesi. Tutti i pazienti effettueranno<br />
inoltre una valutazione neuropsicologica per evidenziare eventuali<br />
deficit cognitivi che possono influenzare il decorso riabilitativo (linguaggio,<br />
eminattenzione, attenzione, memoria).<br />
Saranno effettuati all’inizio ed alla fine del periodo di degenza prelievi<br />
ematici per l’analisi dei livelli di PCR e fibrinogeno oltre ad altri esami ematologici<br />
di routine (colesterolo, trigliceridi, VES, prove di funzionalità epatica e<br />
renale, elettroliti, etc).<br />
G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />
a diversa valenza emozionale in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />
Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />
Lo studio, articolato in 24 mesi, si propone di verificare se nei pazienti<br />
affetti da Sclerosi Multipla si possa evidenziare un’alterazione nel riconoscimento<br />
di stimoli a diverso contenuto emozionale. Per tale motivo si stanno valutando,<br />
mediante doppler transcranico, una serie di pazienti con sclerosi multipla<br />
durante la fase di riabilitazione neuromotoria, per verificare se si registrino cambiamenti<br />
della velocità di flusso in entrambe le Arterie Cerebrali Medie durante<br />
la visione di una sequenza di diapositive a diversa valenza emozionale in una<br />
popolazione di pazienti.<br />
Allo stato attuale sono stati inclusi nello studio 5 pazienti affetti Sclerosi<br />
Multipla ricoverati presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e 20 soggetti sani comparabili<br />
per età, sesso, scolarità e livello socio-economico.<br />
G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della Sclerosi Multipla<br />
(Luca Pace)<br />
Introduzione<br />
La disponibilità di nuovi trattamenti farmacologici quali copolimero,<br />
interferone, mitoxantrone, immunoglobuline ha modificato radicalmente, nel<br />
584 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
corso degli ultimi anni, l’approccio al paziente con Sclerosi Multipla. Oggi<br />
infatti è accresciuto notevolmente l’interesse sul livello di qualità della vita e<br />
più in generale sui bisogni del paziente disabile. Ha così assunto un ruolo centrale<br />
nel trattamento, il momento riabilitativo che non viene più inteso come un<br />
semplice intervento sulla funzione motoria, ma bensì un approccio articolato per<br />
obiettivi che ha come scopo quello di favorire le strategie di recupero ottimizzando<br />
le capacità residue del paziente.<br />
Le tecniche riabilitative motorie, che rispetto ad altre patologie neurologiche<br />
sono differenziate per modalità e tempi di applicazione, sono integrate da<br />
protocolli di riabilitazione cognitiva, terapia occupazionale, respiratoria, urologica,<br />
visiva e foniatrica in modo che l’approccio al paziente sia globale e permetta<br />
il mantenimento della qualità di vita sua e della famiglia che lo circonda.<br />
Tra queste l’idrokinesiterapia rappresenta un approccio riabilitativo diffusamente<br />
utilizzato nel trattamento della Sclerosi Multipla in special modo<br />
nelle prime fasi della malattia. La sua applicazione è con certezza apprezzata<br />
da un certo numero di pazienti che riferiscono di trarne giovamento ma la<br />
carenza di letteratura riguardo questo argomento non ci permette ancora di<br />
arrivare ad alcuna conclusione in merito sia sull’effettiva efficacia del trattamento<br />
che sulla selezione dei pazienti da trattare.<br />
Obiettivi<br />
• Valutare l’efficacia ed i limiti del trattamento riabilitativo in acqua in<br />
pazienti con diagnosi di SM.<br />
• Valutare il sottogruppo di pazienti con SM da indirizzare al trattamento.<br />
Verranno studiati tutti i pazienti ricoverati presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> con<br />
diagnosi di Sclerosi Multipla. Tutti i pazienti verranno valutati dal neurologo<br />
e dal fisiatra e saranno valutate la disabilità funzionale, la fatica e la mobilità<br />
del paziente con le scale funzionali (Expanded Disability Status Scale con i<br />
Sistemi Funzionali, Barthel Index, Fatigue Severity Scale, Rivermead Mobility<br />
Index). Saranno inoltre eseguite le valutazioni pneumologiche, neuropsicologiche,<br />
foniatriche, oculistiche e ortottiche.<br />
Sarà selezionato un gruppo di pazienti che eseguirà un ciclo di Idrokinesiterapia<br />
associato alla Fisiokinesiterapia ed un gruppo che eseguirà soltanto<br />
Fisiokinesiterapia in regime intensivo (2 sedute quotidiane). La durata del<br />
trattamento sarà di 2 mesi. Quando ritenuto necessario i pazienti saranno<br />
inseriti in terapia occupazionale, respiratoria, cognitiva, foniatrica, urologia e<br />
ortottica.<br />
G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />
con immuno-modulatori in pazienti ambulatoriali<br />
con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />
Negli ultimi anni si stanno utilizzando farmaci immuno-modulatori nella<br />
Sclerosi Multipla per cercare di ridurre la frequenza delle ricadute e rallentare<br />
il decorso clinico. I farmaci più utilizzati sono i Beta-Interferoni, molecole<br />
2006 585
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
fisiologiche prodotte dall’organismo stesso che regolano le risposte immunitarie,<br />
disponibili in tre preparazioni farmacologiche, ed il Copolimero 1 o Glatiramer<br />
acetato, che ha attività simile a quella degli interferoni ed è costituito<br />
da una miscela di aminoacidi che simulano la composizione di una proteina<br />
della mielina, riducendo così la reazione del sistema immunitario contro la<br />
mielina del sistema nervoso.<br />
La situazione attuale dei dati non permette un giudizio di preferenza per<br />
uno degli immuno-modulatori descritti; indicazioni sicure a questo riguardo<br />
deriveranno dagli studi di comparazione diretta in corso, di cui finora sono<br />
stati pubblicati solo dati preliminari.<br />
Obiettivi<br />
Gli scopi del nostro studio saranno quelli di verificare nei pazienti<br />
con SM che afferiscono all’ambulatorio della <strong>Fondazione</strong> la frequenza del<br />
trattamento farmacologico con immunomodulatori, la sua efficacia in termini<br />
di numero di ricadute cliniche e di disabilità, il numero dei drop-out<br />
e le eventuali modificazioni terapeutiche durante un periodo di follow-up di<br />
3 anni.<br />
Saranno inclusi nello studio pazienti afferenti all’ambulatorio della nostra<br />
struttura, con diagnosi di Sclerosi Multipla, definita secondo i recenti criteri<br />
di Mc Donald (McDonald W.I., Compston A. et al. (2001) Ann Neurol 50:<br />
121-127), con una stabilità clinica di malattia di almeno tre mesi, in terapia<br />
farmacologia con immuno-modulatori. Saranno esclusi i pazienti con un follow-up<br />
inferiore ad un anno e che mostreranno dati insufficienti.<br />
Per valutare lo stato di gravità della malattia, ogni paziente sarà sottoposto<br />
alla somministrazione della Expanded Disability Status Scale di Kurtzke<br />
(EDSS) (Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452) con i sistemi funzionali<br />
alla prima visita ed ogni sei mesi per i tre anni di follow-up.<br />
G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica<br />
per la Sindrome di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />
Lo studio, articolato in 24 mesi, si prefigge di contribuire allo studio<br />
delle caratteristiche specifiche del profilo di sviluppo cognitivo della<br />
sindrome di Rett (SR), una malattia genetica rara, che interessa prevalentemente<br />
le persone di sesso femminile, caratterizzata da gravi disturbi<br />
cognitivo-comportamentali, mediante la proposizione di una nuova batteria<br />
neuropsicologica, con caratteristiche potenzialmente di maggiore specificità<br />
e sensibilità rispetto agli strumenti neuropsicologici di uso corrente. La<br />
batteria di test è già stata somministrata a 9 soggetti di età compresa tra<br />
i 3 e gli 11 anni provenienti dalle regioni: Emilia Romagna, Lazio e<br />
Umbria.<br />
I referti genetici forniti dalle famiglie evidenziano come tutti i soggetti<br />
presentino una mutazione de novo. Dalle risonanze magnetiche (RMN) non<br />
emerge alcuna anomalia, mentre i tracciati EEG, nella maggioranza dei casi,<br />
sottolineano la presenza di epilessia. I primi dati evidenziano una maggiore<br />
variabilità nei punteggi ottenuti alla Scala Motoria (Scale Bayley) rispetto a<br />
586 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
quelli ottenuti nella Scala Mentale (Scale Bayley e Scale Ordinali dello Sviluppo<br />
Psicologico di Ugiris-Hunt), confermando così il gravissimo ritardo<br />
cognitivo caratteristico di questa patologia.<br />
I dati ottenuti saranno successivamente sottoposti ad analisi statistica per<br />
individuare l’esistenza di una migliore efficacia valutativa di alcuni strumenti<br />
rispetto agli altri.<br />
G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità<br />
neurologica afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione<br />
(Daniela Morelli)<br />
Lo studio si propone di studiare in maniera particolareggiata una popolazione<br />
di bambini con rilevante disabilità neurologica afferenti ad un<br />
ospedale di neuroriabilitazione. Tale popolazione è normalmente molto<br />
eterogenea, e comprende bambini con cerebropatie sia non evolutive (essenzialmente<br />
postumi di paralisi cerebrali infantili) che evolutive (sindromi<br />
genetiche).<br />
In particolare, ci si propone, attraverso la creazione di un “ database ”<br />
elettronico, di evidenziare in maniera esaustiva le diverse caratteristiche<br />
della disabilità, individuando per ciascuna patologia i punti di debolezza e di<br />
forza, e di valutare in maniera seriale le variazioni delle prestazioni cognitive<br />
e motorie, partendo dall’inizio dei trattamenti abilitativi e seguendo tale<br />
popolazione durante tutto il suo percorso riabilitativo. In tale modo sarà possibile<br />
preparare attendibili studi di prognosi per cercare di ottimizzare le<br />
risorse disponibili.<br />
G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />
(Maria Cristina Cossu)<br />
Attualmente inserito nella Ricerca Corrente della nostra <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS è in corso di svolgimento uno studio sulla sindrome di<br />
Wolf-Hirschhorn, che ha lo scopo di delineare il profilo neuropsicologico<br />
degli individui affetti, al fine di poter formulare protocolli abilitativi/riabilitativi<br />
specifici, finalizzati a massimizzare il loro potenziale di sviluppo. Al<br />
momento, come previsto nello scorso rendiconto, rispetto ai 59 casi conosciuti,<br />
sono stati valutati 55 soggetti; dei restanti quattro, 3 hanno rifiutato e 1<br />
ancora, a causa delle gravi complicazioni mediche, non ha potuto sostenere il<br />
protocollo di screening previsto.<br />
Gli studi preliminari condotti sembrano confermare l’ipotesi del progetto,<br />
ovvero la presenza di un fenotipo neuropsicologico specifico della sindrome<br />
di Wolf-Hirschhorn. Durante la raccolta dati, siamo venuti a conoscenza della<br />
presenza di altri 32 casi presenti sul territorio nazionale; il campione italiano<br />
sembrerebbe essere costituito nella sua totalità da 91 individui.<br />
Sarebbe importante poter proseguire la raccolta dati allo scopo di conoscere<br />
l’intero campione italiano, ed effettuare tutte le elaborazioni previste<br />
sull’intera popolazione. Tale studio sarebbe il primo in relazione a una malattia<br />
genetica rara.<br />
2006 587
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />
riabilitativo delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />
Scopo dello studio, articolato in 36 mesi e partito nel 2004, è valutare le<br />
caratteristiche cinematiche del passo di pazienti con postumi di lesione<br />
midollare post-traumatica incompleta, aventi lo stesso punteggio basale di<br />
una specifica scala di valutazione (WISCI), integrando la scala con parametri<br />
derivati da altre valutazioni, e praticanti trattamento riabilitativo intensivo, al<br />
fine di valutare i fattori che influenzano la deambulazione.<br />
I pazienti sono sottoposti a studio clinico mediante varie scale per misurare<br />
lo stato neurologico, l’equilibrio, la spasticità, il dolore; sono stati sottoposti<br />
a studio della deambulazione con WISCI, e prove di deambulazione<br />
(Timed Up and Go, six min walking, ten mt walking); analisi cinematica del<br />
cammino; studio del consumo energetico. Si sta procedendo alla valutazione<br />
della deambulazione in tali pazienti, sia prima che dopo trattamento della<br />
spasticità dei muscoli degli arti inferiori con tossina botulinica, trattamento<br />
appunto volto a ridurre la spasticità stessa. Al momento sono stati esaminati<br />
circa 70 pazienti con lesione midollare incompleta.<br />
G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />
clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />
Lo studio si propone di sviluppare un protocollo di valutazione clinica e<br />
un’indagine di fattibilità della deambulazione dei soggetti con lesioni midollari<br />
basato sull’utilizzo dell’analisi cinematica del cammino.<br />
L’analisi cinematica del movimento (gait analysis) è stata finora utilizzata<br />
principalmente nell’ambito della ricerca sperimentale e solo saltuariamente<br />
in ambito di ricerca clinica. In realtà la analisi del movimento può<br />
rivestire un ruolo fondamentale anche nella pratica clinica e riabilitativa, e<br />
se associato a un accurato esame obiettivo può rappresentare anche un<br />
valido strumento diagnostico per molteplici patologie dell’apparato locomotorio.<br />
Attraverso l’analisi del movimento è possibile avere i dati cinematici e<br />
cinetici necessari per valutare il grado e il tipo di disabilità del paziente,<br />
mettendo il riabilitatore in condizione di elaborare un ipotetico piano di<br />
trattamento. Successivamente, grazie alle ulteriori valutazioni, è possibile<br />
verificare la reale efficacia dell’intervento riabilitativo. Tale metodica di analisi<br />
della marcia risulta sicuramente di facile realizzazione, ripetibile e più<br />
obiettiva rispetto al tradizionale studio deambulatorio attraverso la semplice<br />
osservazione clinica del paziente e alla somministrazione di scale cliniche<br />
di valutazione.<br />
Attualmente nella pratica clinica è possibile valutare la capacità di deambulazione<br />
dei soggetti con lesione midollare attraverso la valutazione strumentale<br />
del cammino per mezzo di apparecchi in grado di fornire informazioni<br />
sulla cinematica del movimento basati sull’acquisizione delle coordinate<br />
cartesiane relative a specifici markers applicati sui segmenti corporei da analizzare.<br />
Per lo studio della cinematica degli arti inferiori durante la deambulazione<br />
vengono utilizzati specifici apparecchi tra loro interfacciati quale quello<br />
588 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
utilizzato per questo studio rappresentato da una comune videocamera digitale<br />
Canon MV5i, un PC IBM ed il KineView.<br />
Il KineView è un software di analisi del movimento in 2D, sviluppato in<br />
ambiente Windows XP, in grado di rilevare ed analizzare i cambiamenti di posizione<br />
di particolari marcatori applicati sul corpo dei soggetti in esame. I markers<br />
utilizzati in questo progetto sono di tipo passivo, si limitano cioè a trasferire<br />
segnali ottici riflessi ad una telecamera senza emissione di ultrasuoni, ed hanno il<br />
vantaggio di non avere fili per l’alimentazione ad essi collegati garantendo al soggetto<br />
una maggiore libertà di movimento. Tali markers, di colore bianco e del diametro<br />
approssimativo di 2.5 cm, devono essere posizionati con del nastro bi-adesivo<br />
sull’arto di interesse, prima dell’acquisizione video, in corrispondenza di<br />
punti anatomici ben definiti, secondo quanto previsto dal modello biomeccanico<br />
di Helen Hayes (Kadaba M.P., Ramakrishnan H.K.,Wootten M.E. (1990) J Orthop<br />
Res 8(3): 383-392). Le immagini video vengono acquisite ad una frequenza di<br />
campionamento di 25 fotogrammi al secondo con una videocamera digitale posta<br />
ad una distanza di 4 metri dal piano di progressione e perpendicolarmente allo<br />
stesso e vengono poi elaborate attraverso il software in dotazione per ricavarne le<br />
rispettive coordinate in mm su un piano di assi cartesiani. Dal filmato acquisito<br />
mediante KineView vengono quindi ricavati i seguenti parametri spazio-temporali<br />
relativi alla deambulazione del soggetto in esame: velocità del cammino (walk<br />
speed), cadenza (cadence), simmetria del passo (stride simmetry), lunghezza del<br />
passo (stride length), lunghezza del semipasso (step length), durata della fase di<br />
carico (stand phase), durata della fase di oscillazione (swing phase), durata della<br />
fase di doppio appoggio (double support); vengono inoltre calcolate per l’articolazione<br />
tibio-tarsica il valore dell’angolo articolare, la velocità angolare e l’accelerazione<br />
angolare in ciascun fotogramma. Tutti i dati vengono salvati e registrati<br />
sotto forma di grafici ed esportati su Excel per ulteriori elaborazioni e per la<br />
documentazione del lavoro effettuato.<br />
G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />
del disturbo di analisi sequenziale in soggetti con patologia<br />
cerebellare (Maria G. Leggio)<br />
In conseguenza della dimostrazione sia della complessità di rapporti anatomici<br />
che della stretta interdipendenza funzionale tra cervelletto e corteccia,<br />
l’interpretazione della organizzazione del sistema cerebro cerebellare è stata<br />
oggetto di una profonda revisione negli ultimi anni (Molinari et al., 2002). Di<br />
particolare interesse a tal proposito è il riconoscimento che cervelletto e corteccia<br />
agiscono in sintonia anche in compiti non motori e che il “ coupling ”<br />
funzionale non è limitato alle strutture frontali ma riguarda anche aree associative<br />
parietali, prefrontali e limbiche.<br />
Nell’ambito delle diverse teorie inerenti il funzionamento dei circuiti cerebellari<br />
è stato proposto che una possibile chiave di lettura dell’intervento<br />
cerebellare in ambito motorio sia la capacità di riconoscere e controllare la<br />
generazione delle sequenze necessarie per l’attuazione dei movimenti pluriarticolari<br />
(Braitenberg et al., 1997). È stato ipotizzato, quindi, che un ruolo specifico<br />
del cervelletto tanto in compiti motori (Braitenberg et al., 1997) quanto<br />
2006 589
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
in compiti cognitivi (Molinari and Petrosini, 1997) sia proprio quello di riconoscere<br />
e generare sequenze.<br />
Analizzare ed elaborare informazioni seriali rappresenta un’abilità fondamentale<br />
per acquisire conoscenze sia attraverso l’esperienza (apprendimento<br />
implicito) che intenzionalmente (apprendimento dichiarativo). A<br />
questo proposito, alcune evidenze cliniche sono proprio indicative di un<br />
ruolo cerebellare nell’apprendimento implicito di sequenze visuomotorie<br />
(Pascual-Leone et al., 1993; Molinari et al., 1997). In particolare, lo studio di<br />
soggetti con patologie cerebellari focali ha permesso di individuare l’elemento<br />
cruciale del danno cerebellare nella difficoltà di pazienti di riconoscere<br />
la presenza di sequenze spaziali presentate in modalità visiva (Molinari<br />
et al., 1997). D’altra parte, lo specifico coinvolgimento cerebellare<br />
nell’analisi delle caratteristiche di prevedibilità degli stimoli (Tesche and<br />
Karhu, 2000) e nella fase di attesa del segnale sensoriale (Ivry, 2000) è stato<br />
recentemente dimostrato.<br />
– Braitenberg V., Heck D. and Sultan F. (1997) Behavioural and Brain Sciences 20:<br />
229-277.<br />
– Ivry R. (2000) Hum Brain Mapp 9: 115-118.<br />
– Molinari M., Leggio M.G., Solida A., Ciorra R., Misciagna S., Silveri M.C. and<br />
Petrosini L. (1997) Brain 120: 1753-1762.<br />
– Molinari M. and Petrosini L. (1997) Behav Brain Sci 20: 259-260.<br />
– Molinari M., Filippini V., Leggio M.G. (2002) Neuroscience 111: 863-870.<br />
– Pascual-Leone A., Grafman J., Clark K., Stewart M., Massaquoi S., Lou J.S., Hallett<br />
M. (1993) Ann Neurol 34: 594-602.<br />
– Tesche C.D. and Karhu J.J. (2000) Hum Brain Mapp 9: 119-142.<br />
G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />
con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />
Il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di valutazione con<br />
l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza nel paziente con<br />
esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I disturbi della consapevolezza del<br />
sé assumono un ruolo cruciale nella partecipazione ed efficacia del trattamento<br />
riabilitativo. Spesso i pazienti con esiti di TCE hanno difficoltà a percepire<br />
i loro deficit o l’impatto che questi possono avere nella loro quotidianità.<br />
Il paziente con disturbi di consapevolezza evidenzia un profilo tipico:<br />
si mostra scarsamente motivato, poco collaborante ed ha un atteggiamento<br />
ostile nei confronti della terapia, con conseguente insuccesso della stessa.<br />
L’ostilità nei confronti dei membri dello staff della riabilitazione, la diminuita<br />
o assente partecipazione attiva al trattamento e la scarsa attitudine al<br />
cambiamento, sono tutti fattori che compromettono la riabilitazione,<br />
aumentano il distress tra paziente e caregiver (la persona maggiormente<br />
coinvolta nell’assistenza) e limitano il reinserimento sociale. Ne consegue<br />
l’importanza di indagare i disordini della consapevolezza in fase precoce e<br />
durante il reinserimento familiare.<br />
590 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
L’indagine vedrà coinvolti il paziente, il caregiver e il clinico, ai quali<br />
saranno somministrate, in separata sede, delle scale di valutazione successivamente<br />
poste a confronto. Il confronto permetterà di valutare la possibile<br />
discrepanza tra la percezione delle problematiche esperite dal paziente con la<br />
reale difficoltà quotidiana vista dal caregiver e la gravità dei deficit cognitivocomportamentali<br />
secondo il giudizio del clinico. L’approfondimento delle<br />
suddette aree risulta importante ai fini di stabilire un piano di intervento<br />
riabilitativo individuale mirato.<br />
Saranno studiati 20 pazienti affetti da esiti di TCE con scala di valutazione<br />
del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta, con Levels of Cognitive Functioning<br />
(LCF) maggiore o uguale a 6, di età compresa tra 15 e 60 anni alla<br />
data dell’intervista e di età minima di 15 anni alla data dell’incidente. Ai<br />
pazienti si somministreranno i seguenti strumenti di valutazione: Awareness<br />
Questionnaire versione familiare e paziente; la Patient Competency Rating<br />
Scale (PCRS) nelle versioni per il paziente, familiare e clinico; la Patient Competency<br />
Rating Scale Neurorehabilitativity (PCRS-NR) nelle versioni paziente<br />
e familiare; il Neuropsychiatric Inventory (NPI); il Neurobehavioral Rating<br />
Scale (NBRS); la Self Awareness of deficit Interview (SADI); la Awareness of<br />
deficit Interview (ADI); QOLIBRI’.<br />
G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida<br />
dell’automobile (Rita Formisano)<br />
Lo studio si propone di valutare gli effetti dell’alcol, a differenti livelli di<br />
concentrazione nel sangue, sulle capacità cognitive principalmente coinvolte,<br />
ovvero le funzioni attentive ed esecutive, durante la guida di un autoveicolo,<br />
con l’intento di verificare l’adeguatezza dei limiti imposti dalla<br />
legge. In particolare, si propone di valutare la velocità di risposta ad uno stimolo;<br />
la capacità di mantenersi concentrati su un compito per un periodo<br />
prolungato; la capacità di focalizzare la propria attenzione senza distrarsi;<br />
la possibilità di riuscire a svolgere due compiti contemporaneamente;<br />
l’abilità a pianificare le azioni necessarie per risolvere un problema; e la<br />
capacità di valutare il rischio legato al proprio comportamento in situazioni<br />
problematiche. Lo studio si prefigge dunque di valutare le suddette capacità,<br />
in soggetti volontari di entrambi i sessi, in buone condizioni di salute,<br />
di età compresa tra 18 e 60 anni.<br />
Per la gestione della presente sperimentazione, si prevedono trattamenti e<br />
procedure standard di uso corrente costituiti dalla somministrazione di test<br />
computerizzati per la valutazione delle diverse capacità attentive (Test per l’Esame<br />
dell’Attenzione – T.E.A. di Zimmermann e Fimm), di un Test di Fluenza<br />
Verbale e di un Questionario per la valutazione delle competenze strategiche<br />
della guida di un veicolo. La somministrazione delle diverse prove avverrà in<br />
due differenti momenti: in condizioni di sobrietà e dopo assunzione di alcol,<br />
al raggiungimento del tasso alcolico nel sangue previsto dalla vigente normativa<br />
in materia (0,5 g/l). L’etanolo nel sangue è rilevato in maniera indiretta,<br />
tramite un etilometro che, attraverso l’espirazione del soggetto, permette di<br />
ottenere tale parametro.<br />
2006 591
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
Ogni somministrazione sarà eseguita valutando contemporaneamente<br />
anche il flusso sanguigno cerebrale del soggetto sottoposto alle diverse prove,<br />
attraverso l’applicazione del Doppler Transcranico. L’ultrasonografia doppler<br />
transcranica è infatti una metodica che consente di rilevare la velocità, la direzione<br />
e le caratteristiche del flusso nelle arterie cerebrali mediante un fascio<br />
ultrasonoro ad emissione pulsata con frequenza di 2 MHz. Attraverso tale<br />
indagine sarà dunque possibile esaminare l’effetto dell’aumento progressivo<br />
del tasso alcolemico sull’attività emodinamica cerebrale.<br />
G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />
o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />
Nella letteratura scientifica internazionale e nella comune pratica clinica<br />
la valutazione della funzione ipofisaria non viene effettuata nel management<br />
di pazienti che hanno subito un trauma cranico o emorragie sub-aracnoidee.<br />
Ciò malgrado sia frequente il riscontro in tali condizioni patologiche di alterazioni<br />
significative della funzione ipofisaria sia in considerazione della peculiare<br />
localizzazione dell’ipofisi all’interno della sella turcica, sia per la delicatezza<br />
delle strutture infundibolo-ipotalamiche che ne assicurano la funzione e<br />
per il vulnerabile rifornimento ematico della ghiandola. In effetti studi autoptici<br />
datati più di 30 anni fa, avevano dimostrato che sino ad un terzo dei<br />
pazienti che avevano subito un trauma cranico fatale presentavano la necrosi<br />
dell’ipofisi anteriore.<br />
Pertanto appare stridente il contrasto tra ripetuti singoli casi di pazienti<br />
con ipopituitarismo post-traumatico e la mancanza di trials prospettici diagnostico-terapeutici<br />
miranti a evidenziare il peso epidemiologico dell’insufficienza<br />
ipofisaria correlata con i traumi cranici e altre patologie endocraniche.<br />
A legittimare l’ipotesi di un simile studio è l’evidenza da dati preliminari<br />
recenti che un qualche grado di ipopituitarismo sia presente in circa il 40% di<br />
pazienti che hanno subito traumi cranici moderati e severi.<br />
Obiettivi<br />
Sottoporre i pazienti ad accertamenti basali e dinamici di I e II livello e se<br />
necessario ad ulteriori accertamenti dinamici di III livello, allo scopo di valutare<br />
la funzione ipotalamo-ipofisaria dopo 3 mesi dall’ingresso nell’Unità<br />
Post-Coma (T0) e ad 1 anno dalla dimissione (T1).<br />
G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari<br />
e dello sviluppo delle abilità specifiche in atleti di alto livello<br />
praticanti basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche<br />
di allenamento (Marco Traballesi)<br />
Lo scopo del presente progetto di ricerca, articolato in 24 mesi e partito nel<br />
2005, è quello di eseguire dei test di valutazione funzionale su una squadra agonistica<br />
di basket in carrozzina, uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni<br />
paraolimpiche, durante le varie fasi della stagione agonistica, al fine<br />
592 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
di fornire agli allenatori e ai preparatori atletici informazioni scientifiche, per<br />
ottimizzare l’allenamento.<br />
Il progetto prevede due fasi. Al momento è stata completata la prima fase,<br />
relativa al periodo di osservazione e scelta dei test di valutazione funzionale ad<br />
inizio della stagione agonistica, su 11 atleti, di cui 7 paraplegici e 4 amputati.<br />
La seconda fase prevede l’applicazione dei test di valutazione funzionale nelle<br />
varie fasi della stagione agonistica.<br />
I test saranno di due tipologie differenti. Il primo tipo di test (massimo consumo<br />
di ossigeno) riguarderà l’aspetto strettamente metabolico e verrà effettuato,<br />
mediante metabolimetro COSMED K4 b2, ad inizio, metà e fine campionato.<br />
Il secondo gruppo di test valuterà le caratteristiche specifiche del gesto<br />
tecnico del basket (capacità di controllo e di regolazione dei movimenti), e<br />
verrà effettuato dall’inizio alla fine del campionato con cadenza bimestrale.<br />
G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento<br />
e delle funzioni cognitive da applicare ai disturbi funzionali<br />
conseguenti ad encefalopatia vascolare come strumento utile<br />
a fini riabilitativi (Maura Bragoni)<br />
Il progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di esplorare<br />
le possibilità offerte dalle odierne modalità di interazione multimodale uomomacchina<br />
per dotare il medico di strumenti di misura quantitativa e qualitativa<br />
da applicare agli esiti funzionali successivi ad encefalopatia infartuale. In<br />
particolare lo studio si propone di realizzare un primo prototipo di piattaforma<br />
hardware-software modulare, espandibile nel tempo, che consenta al<br />
medico di disporre, in unico apparecchio, di modalità avanzate, complementari<br />
ed integrate di misura delle funzioni motorie, respiratorie e cognitive, al<br />
fine di rendere tali misure sempre più sensibili e specifiche.<br />
La piattaforma sarà composta da un sistema di acquisizione per la misurazione<br />
di segnali cinestetici provenienti da stoffe sensorializzate (tipo guanto o<br />
maglietta estremamente leggeri e vestibili con numerosi sensori di bending e di<br />
switch realizzati nel laboratorio ISIM_Garage dell’Università di Tor Vergata).<br />
Nella prima parte del progetto ci si è dedicati allo sviluppo di una prima versione<br />
dell’hardware e del software necessari all’acquisizione dei dati biofisici. A<br />
breve cominceranno i test di usabilità del suddetto pannello di controllo.<br />
G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />
per l’impiego delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />
nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />
Il presente progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di<br />
indagare le influenze della stimolazione magnetica ripetitiva transcranica<br />
sulla rappresentazione motoria corticale in Corteccia Motoria Primaria (M1)<br />
in relazione alle diverse fasi del recupero funzionale nei soggetti con postumi<br />
di stroke. La Stimolazione Magnetica Transcranica (SMT) è una tecnica neurofisiologica<br />
non invasiva che permette lo studio della rappresentazione<br />
motoria corticale e della funzionalità delle vie motorie centrali eccitando o<br />
2006 593
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
inibendo la corteccia cerebrale con una risoluzione temporale molto precisa.<br />
La SMT è specificamente utile per l’analisi della riorganizzazione a breve e<br />
lungo termine delle efferenze corticali motorie dopo varie patologie: ablazione<br />
emisferica corticale, lesioni midollari, amputazione, prolungata immobilizzazione,<br />
altre patologie del SNC. È noto ormai da alcuni decenni che l’attività<br />
motoria ed in generale il flusso informativo di circuiti cerebrali tendono a<br />
modellare l’attività corticale con variazioni anche significative dell’organizzazione<br />
spaziale delle mappe somatotopiche sia motorie che sensitive, in particolare<br />
nelle aree primarie.<br />
Si è già proceduto alla definizione dei parametri di stimolazione ripetitiva<br />
e della soglia di eccitabilità motoria dopo stimolazione magnetica focale delle<br />
aree motorie dell’emisfero affetto e di quello controlaterale ed è stata iniziata<br />
una valutazione preliminare per lo sviluppo di un protocollo di trattamento<br />
per soggetti con spasticità secondaria a lesione vascolare ischemica.<br />
G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />
e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />
Scopo dello studio, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, è valutare<br />
l’efficacia di un programma di biofeedback elettromiografico applicato in condizioni<br />
statiche e dinamiche e finalizzato al recupero della funzione deambulatoria<br />
in pazienti affetti da esiti di stroke, comparati con un gruppo di soggetti<br />
affetti dalla stessa patologia e trattati con metodiche neuromotorie tradizionali.<br />
Il biofeedback è una metodica che permette un auto-apprendimento e<br />
condizionamento e rappresenta una metodica in grado di migliorare alcune<br />
prestazioni riabilitative, sia in termini di reclutamento che di rilasciamento.<br />
L’apparecchio in uso rappresenta un’evoluzione dal punto di vista tecnologico,<br />
in quanto permette il controllo e la registrazione di vari parametri clinici. La<br />
peculiarità di questo tipo d’intervento riabilitativo è che può agire, a differenza<br />
di altre metodiche, anche sulla qualità del passo, parametro spesso trascurato.<br />
Attualmente sono stati studiati sei pazienti (tre soggetti trattati con biofeedback<br />
e tre di controllo).<br />
G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature<br />
per scarico parziale del peso corporeo in pazienti<br />
con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />
Il trattamento riabilitativo dello stroke deve mirare a minimizzare la<br />
menomazione, prevenire le complicanze e migliorare le prestazioni funzionali<br />
dei soggetti colpiti, sia per incrementare il benessere psico-fisico e la qualità<br />
di vita degli stessi, che per un’ottimale distribuzione delle risorse economiche<br />
a disposizione della comunità. Già da anni è emerso in riabilitazione il concetto<br />
di un approccio “ task-specific ” (Carr J. and Shepherd R. (1998) Neurological<br />
Rehabilitation. Oxford: Butterworth & Heinemann), per cui il soggetto<br />
che deve essere riabilitato in una determinata prestazione funzionale deve<br />
esercitarsi ripetutamente in quel compito: così la rieducazione del cammino<br />
implica che il paziente venga esercitato nella marcia, piuttosto che essere sot-<br />
594 2006
Ricerca clinica traslazionale<br />
toposto a lunghe, preliminari sedute di esercizi sul lettino per tentare di inibire<br />
l’ipertonia (Hesse S. (2004) Restor Neurol Neurosci 22: 359-369).<br />
Per questo obiettivo si dimostra interessante il trattamento terapeutico del<br />
recupero della deambulazione di pazienti affetti da esiti di stroke, su treadmill<br />
con parziale sospensione del carico, che ha il suo razionale nella possibilità di<br />
allenare i central pattern generators, responsabili di schemi elementari di<br />
deambulazione in animali da esperimento portatori di lesioni spinali, attraverso<br />
un compito locomotorio ripetitivo. Il trattamento su treadmill con<br />
sospensione di carico, ha tuttavia lo svantaggio di richiedere un elevato impegno<br />
assistenziale, di due o tre terapisti per assistere i pazienti più gravemente<br />
compromessi, durante l’esercitazione terapeutica. Apparecchiature quali il<br />
Gait-Trainer I della Reha-Stim®, consentono di esercitare i pazienti con lo<br />
stesso risultato funzionale, impegnando un solo terapista e con un innegabile<br />
vantaggio in termini di utilizzazione delle risorse disponibili.<br />
G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />
funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />
L’obiettivo del presente progetto è quello di incrementare il livello di attività<br />
fisica in soggetti ultrasessantenni e di valutare gli effetti dell’esercizio<br />
regolare sullo stile di vita e sui parametri fisiologici, psicologici e funzionali.<br />
Verrà effettuata una visita clinica con elettrocardiogramma e spirometria al<br />
fine di valutare le condizioni cliniche di base dei soggetti arruolati nello studio<br />
ed escludere coloro che presentano patologie controindicanti la pratica<br />
dell’ attività programmata.<br />
Nei soggetti arruolati verranno quindi effettuati prima dell’inizio dell’attività<br />
fisica test di valutazione funzionale dello stato di efficienza fisica, test psicologici<br />
e sulla qualità della vita, valutazione antropometrica. Il periodo di<br />
attività fisica prevede, per 6 mesi, 2-3 sedute di allenamento settimanali della<br />
durata ciascuna di un’ora, ad intensità submassimale per le varie tipologie di<br />
esercizi. L’allenamento verrà effettuato in gruppi di 10-15 persone, sotto la<br />
guida di tecnici sportivi laureati in Scienze Motorie con specializzazione in<br />
Attività Motoria Preventiva e Adattativa. Le sedute di allenamento prevedranno<br />
una parte costituita da attività di tipo aerobico ed una parte costituita<br />
da esercizi a carico naturale e/o con attrezzi di facile reperibilità eseguiti<br />
anche sotto forma di circuito.<br />
Al termine del protocollo di allenamento i soggetti saranno sottoposti<br />
nuovamente agli esami clinico-strumentali e di valutazione funzionale e psicologica<br />
sopra menzionati.<br />
G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />
in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />
Il nuoto è uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni paralimpiche.<br />
Come in tutte le discipline sportive, e a maggior ragione in quelle di<br />
tipo agonistico ad alto livello, l’allenamento determina adattamenti cui vanno<br />
incontro l’apparato cardiovascolare e il sistema metabolico.<br />
2006 595
Sezione III: Linea di ricerca corrente G<br />
Lo scopo del presente progetto di ricerca è quello di studiare gli adattamenti<br />
cardiovascolari e metabolici, nonché effettuare il controllo dell’allenamento<br />
degli atleti della squadra del nuoto del S. <strong>Lucia</strong> Sport, durante le varie<br />
fasi della stagione agonistica. Questi dati saranno forniti all’allenatore e al<br />
preparatore atletico al fine di programmare i carichi di lavoro, durante la stagione<br />
agonistica, per ciascun atleta. Gli adattamenti saranno studiati attraverso<br />
l’esecuzione di test valutazione funzionale e di esami strumentali. La<br />
valutazione funzionale verrà effettuata con test all’ergometro a manovella e<br />
con metabolimetro COSMED K4 b2. Gli adattamenti cardiovascolari saranno<br />
studiati attraverso l’esecuzione di un ecocardiogramma-color Doppler.<br />
La valutazione funzionale e l’ecocardiogramma-color Doppler saranno<br />
effettuati all’inizio della preparazione atletica, durante il periodo di massima<br />
forma e dopo la fine della stagione agonistica.<br />
596 2006
Attività<br />
per progetti
ANALISI ELETTROFISIOLOGICA, BIOLOGICA<br />
E COMPORTAMENTALE IN MODELLI ANIMALI<br />
DI DISTONIA<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
NICOLA BIAGIO MERCURI<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Nicola Biagio Mercuri<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 2 – Antonio Pisani<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 3 – Stefano Puglisi-Allegra<br />
Università di Roma La Sapienza – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Neurologia sperimentale (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
IRCCS, Roma) – Nicola Biagio Mercuri<br />
U.O. 2 – Laboratorio Neurofisiologia (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />
Antonio Pisani<br />
U.O. 3 – Laboratorio di Neurobiologia del comportamento (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong><br />
<strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Stefano Puglisi-Allegra<br />
U.O. 4 – Laboratorio di Neurofarmacologia Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche<br />
(Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro) –<br />
Maria Tiziana Corasaniti<br />
MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />
L’identificazione delle disfunzioni, a livello neuronale e sinaptico, ed ad<br />
un livello più integrato “ comportamentale ”, che occorrono nella distonia è un<br />
requisito assoluto per sviluppare una terapia che possa bloccare o ritardare<br />
la progressione della malattia distonica. Pertanto, partendo da questa considerazione,<br />
nel presente studio, ci prefiggiamo di ottenere delle importanti<br />
informazioni sul ruolo della torsina A e sulle alterazioni funzionali che avvengono<br />
nei neuroni nigrali, striatali ed ippocampali, nonché a livello dei neuroni<br />
sensitivi spinali in modelli murini di distonia generalizzata. Lo studio sarà<br />
articolato basandosi su validate tecniche elettrofisiologiche, comportamentali,<br />
farmacologiche e biochimiche.<br />
Il nostro principale obiettivo è di analizzare alcune proprietà elettrofisiologiche<br />
e farmacologiche di base in neuroni nigrali, striatali e ippocampali<br />
di topi mutanti. Sarà anche valutata la risposta degli animali<br />
mutati a situazioni stressanti, il loro grado di ansia e le modalità di reazione<br />
a stimoli edonici. In relazione ad un’alterazione generalizzata della reattività<br />
che questi animali possono avere di fronte a stimoli stressanti, verranno<br />
anche esaminate le modifiche comportamentali e biochimiche indotte da<br />
stimoli nocicettivi applicati a livello periferico che influenzano l’attività del<br />
midollo spinale.<br />
Valuteremo quindi, possibili differenze, somiglianze e meccanismi convergenti<br />
delle varie funzioni cellulari sia in animali di controllo che in<br />
animali affetti da distonia. La ricerca valuterà inoltre l’ipotesi che la depressione,<br />
spesso associata ai disturbi motori, possa essere collegata ad un deficit<br />
di trasmissione dopaminergica del sistema nigro-striatale nei topi DYT1<br />
analizzandone i fenotipi comportamentali e neurochimici in modelli animali<br />
di depressione. La reattività degli animali mutati a stimoli nocicettivi<br />
periferici ci darà informazioni sul processamento e mantenimento degli stimoli<br />
dolorosi. Dall’esame integrato delle possibili disfunzioni presenti a<br />
livello degli animali DYT1 si spera di ricavare informazioni atte ad indirizzare<br />
nuove strategie terapeutiche per correggere i disturbi motori e psicologici<br />
della distonia umana.<br />
600 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
I risultati ottenuti dalla collaborazione delle diverse unità operative saranno<br />
oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali sottoposte a procedimento<br />
di “ peer-review ”. Inoltre, i dati raccolti saranno presentati, sotto forma<br />
di poster o comunicazioni orali ai maggiori convegni nazionali ed internazionali<br />
sia di scienze di base (SINS, Società italiana di neuroscienze, Società italiana<br />
di farmacologia, Società americana di neuroscienze) che cliniche (Società<br />
italiana di neurologia, Movement disorder society).<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Gli obiettivi consistono nell’identificazione delle possibili alterazioni delle<br />
proprietà di membrana e sinaptiche dei neuroni in un modello animale di<br />
distonia. Un ulteriore scopo della presente ricerca è lo studio di possibili<br />
modificazioni neurotrasmettitoriali che possano determinare le alterazioni<br />
comportamentali presenti in questi animali.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
La validità e gli avanzamenti della ricerca svolta saranno oggetto di verifiche<br />
semestrali con le altre unità operative coinvolte nel progetto. In particolare,<br />
un obiettivo intermedio sarà di discutere i dati scientifici ottenuti dalla<br />
collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la stesura di pubblicazioni<br />
da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i dati saranno<br />
oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali (Società italiana<br />
di neurologia, Società italiana di neuroscienze, Società americana di<br />
neuroscienze, Società italiana di farmacologia, ecc).<br />
METODOLOGIA<br />
Elettrofisiologia – Preparazione del tessuto cerebrale (sostanza nera,<br />
striato, ippocampo). Saranno utilizzati topi della linea transgenica di controllo<br />
(hWT) e topi della linea transgenica mutata (hMT). Saranno usati anche<br />
topi controllo, che non esprimono nessuna forma di torsina A, il transgene<br />
umano, né la sua forma mutata. I topi saranno sacrificati tramite dislocazione<br />
cervicale, previa anestesia. Il cervello sarà rapidamente rimosso dalla scatola<br />
cranica e fettine cerebrali (180-200 micron) saranno estratte dal cervello in<br />
toto, tramite taglio coronale eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in Krebs<br />
ossigenato (vedi oltre per la composizione) mantenuto a 33 °C. Una singola<br />
fettina è trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di volume), montata<br />
su un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato con un obiettivo<br />
60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus), ed è sommersa in<br />
una soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta alla temperatura di<br />
32°C e ossigenata da una miscela di carbossigeno 95% O2/ 5% CO2. La composizione<br />
della soluzione di perfusione è la seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5<br />
KCl, 1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10 glucosio, 18 NaHCO3.<br />
2006 601
Sezione III: Attività per progetti<br />
Le registrazioni intracellulari con microelettrodi (riempiti con una soluzione<br />
2 M di KCl, resistenza 40-60 Mega-Ohm) vengono eseguite secondo la<br />
metodica del current-clamp. Un elettrodo bipolare di stimolazione è collocato<br />
vicino all’elettrodo di registrazione, ed entrambi i poli si trovano a contatto<br />
con la sostanza bianca tra la corteccia e lo striato. La stimolazione delle fibre<br />
cortico striatali e di Shaffer ippocampali evoca un potenziale post-sinaptico<br />
eccitatorio (EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utilizzato un Amplificatore,<br />
modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce elettrofisiologiche<br />
sono visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio (Gould Classic<br />
6000), e quindi acquisite e catalogate mediante il programma pClamp 9 (Axon<br />
Instruments), ed analizzate successivamente con il programma Clampfit (Axon<br />
Instruments). La stimolazione alta frequenza è ottenuta attraverso uno stimolo<br />
(HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per treno, con 20 sec d’intervallo), indotto sulle<br />
fibre afferenti. Le registrazioni di patch clamp, in configurazione whole-cell,<br />
sono eseguite attraverso microcapillari di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di<br />
resistenza), contenenti la seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate,<br />
10 NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2, 0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N<br />
–tetracetico, 19 acido N-(2-idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina<br />
trifosfato (GTP), 1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato<br />
con KOH. La corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore<br />
Axopatch 1D per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta<br />
dopo fusione dell’elettrodo con la membrana è misurata in modalità voltageclamp,<br />
e si assesta in un range di 5-30 Mega-Ohm. I test di voltaggio (Ramps) e<br />
le opportune sottrazioni digitali delle correnti risultanti sono ottenuti mediante<br />
l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments). Per comparare chiaramente<br />
le curve corrente-voltaggio, prima e dopo la perfusione di agenti farmacologici,<br />
viene controllata la resistenza attraverso l’ampiezza del picco delle<br />
correnti transienti capacitive indotte con steps di 5 mV, applicati prima del test<br />
di voltaggio (da -120 mV a -40 mV, 6 mV/s). I valori saranno poi riportati come<br />
medie +/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari.<br />
Microfluorimetria – Le misurazioni di [Na+] e [Ca2+] intracellulare<br />
saranno fatte su neuroni caricati col colorante sodio-sensibile (sodiumbinding<br />
benzofuran isophthalate, SBFI) e con il fura-2 (Calcio). Tutti gli indicatori<br />
fluorescenti saranno applicati attraverso l’elettrodo di patch. Il segnale<br />
fluorescente proveniente dal citoplasma neuronale sarà ottenuto con un<br />
sistema d’eccitazione e detenzione della Photonic Science, UK.<br />
Comportamento – Tutti i test comportamentali saranno registrati da una<br />
telecamera connessa ad un computer PC dotato del sistema d’analisi Ethovision2<br />
(Noldus, Wageningen). Il sistema permette di quantificare in maniera<br />
automatica le misure comportamentali.<br />
Microdialisi intracerebrale – Ai soggetti sperimentali sarà impiantata unilateralmente<br />
una cannula guida 24 ore prima dell’inserimento del “ probe ”<br />
per la dialisi (Metalant AB, Stockholm). I campioni di dialisato saranno analizzati<br />
per mezzo di HPLC (sistema Alliance, Waters Corporation, Milford,<br />
MA) con detezione coulometrica (ESA Model 5200A Coulochem II) dotato di<br />
una cella di condizionamento (M 5021) e di una cella analitica (M 5011).<br />
602 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
Immunoistochimica – Per l’analisi immunoistochimica saranno utilizzati<br />
anticorpi primari prodotti dalla ditta <strong>Santa</strong> Cruz Biotechnology: (c-Fos<br />
(sc-52), FosB/∆FosB (sc-7203), p-CREB-1 (Ser-133): sc-7978) e per l’identificazione<br />
dell’afferentazione dopaminergica; il trasportatore della dopamina DAT<br />
(monoclonal rat anti-DAT, Chemicon, 1:10000). Le sezioni trattate saranno<br />
analizzate con l’aiuto di un microscopio (Zeiss, Axiotop), fotografate con una<br />
telecamera CCD CoolSnap connessa al microscopio. La quantificazione utilizzerà<br />
il programma Metamorph (Universal Imaging Corporation).<br />
Studio del dolore neuropatico e tests comportamentali – Il modello della<br />
legatura del nervo spinale descritta da Kim & Chung (1992) prevede l’esposizione<br />
e la legatura (silk thread n. 6) del nervo spinale L5 nel topo. Gli animali<br />
(topi di almeno 5 settimane di età) vengono anestetizzati con isoflurano. Un’incisione<br />
mediana viene fatta nella pelle della schiena a livello L2-S2 e i muscoli<br />
paraspinali del lato sinistro vengono separati dai processi spinali, dalle articolazioni<br />
e dai processi transversi a livello L4-S1. Il nervo spinale sinistro L5<br />
viene isolato e strettamente legato (silk thread 6-0) e la ferita suturata (vycril<br />
suture 3-0). La procedura chirurgica prevista per il gruppo sham è identica a<br />
quella del gruppo neuropatico eccetto che per la legatura del nervo spinale. In<br />
seguito, sia la postura che il comportamento generale vengono monitorati per<br />
tutto il periodo post-operatorio. Infine, gli animali vengono sacrificati con la<br />
somministrazione (i.p.) di una dose letale di anestetico (cloralio idrato). I tests<br />
per lo studio della sensibilità meccanica e termica (von Frey e Haregreaves’<br />
test, rispettivamente) vengono effettuati prima dell’induzione del dolore neuropatico<br />
per la determinazione dei livelli basali e nel periodo post-operatorio a 1,<br />
3, 7, 10, 14, 17, 21, 24 e 28 giorni dalla ligatura del nervo spinale.<br />
Il test von Frey è stato descritto da diversi autori (Fuchs et al., 1999; Kim<br />
& Chung, 1992; Seltzer et al., 1990) come metodo per determinare la presenza<br />
di allodinia meccanica utilizzando filamenti numerati (von Frey hairs)<br />
di diversa rigidità che imprimono una forza incrementale secondo una scala<br />
logaritmica. Inizialmente gli animali vengono acclimatati in un box di perspex<br />
(75 mm per 90 mm) con pavimento metallico per un periodo di circa 60<br />
minuti. In seguito, i filamenti di von Frey vengono applicati sulla superficie<br />
glabra della zampa posteriore sinistra per 3-5 secondi al fine di determinare<br />
il tempo di soglia della zampa. Per determinare la “ withdrawal threshold ”<br />
esistono due metodi: il full battery testing (Fuchs et al., 1999) che permette di<br />
calcolare la percentuale di risposta in seguito all’applicazione di otto filamenti,<br />
in ordine ascendente di forza compresa tra gli 0.219g e i 7.59g, per<br />
cinque volte ciascuno e l’up-down method (Chaplan et al., 1994; Dixon, 1980)<br />
che consente di determinare il valore corrispondente al 50% della soglia di<br />
withdrawal. Tra questi viene utilizzato l’up-down che consiste nell’applicare<br />
come primo filamento quello corrispondente al 50 % della soglia di withdrawal<br />
in condizioni basali e successivamente un filamento di forza decrescente<br />
in seguito a presenza di risposta nocicettiva e uno di forza crescente in<br />
seguito ad assenza di risposta. Il test continua fino a che si ottengono almeno<br />
sei misurazioni intorno al valore del 50 % di withdrawal threshold. Ogni<br />
misurazione viene eseguita a distanza di 3 minuti dalla successiva per evitare<br />
la presenza di risposte amplificate a causa delle ravvicinate stimolazioni.<br />
2006 603
Sezione III: Attività per progetti<br />
Il test di Haregreaves (Haregreaves et al., 1988) permette di determinare la<br />
presenza di iperalgesia termica misurando il tempo di reazione del topo allo<br />
stimolo termico e consiste nella proiezione di una sorgente di calore radiante<br />
sulla zampa. In seguito alla cessazione dell’attività esplorativa dell’animale, si<br />
proietta tale sorgente sulla zampa posteriore sinistra utilizzando un’intensità<br />
del 20 % e un cut-off di 20 secondi per evitare eventuali danni tessutali. I risultati<br />
saranno espressi come media ± ES e le differenze valutate statisticamente<br />
utilizzando l’analisi della varianza ad una via (ANOVA) seguita, dove appropriato,<br />
da un test per comparazioni multiple come il test di Turkey.<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />
punto di vista conoscitivo che una ricaduta clinica che basandosi sulle informazioni<br />
ottenute possa identificare nuove terapie atte a contrastare il progredire<br />
della malattia. Infatti, l’individuazione di fattori cellulari e molecolari responsabili<br />
di patologie del sistema extrapiramidale può avere un diretto impatto nelle<br />
eventuali strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe in prima<br />
istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed inoltre potrebbe<br />
indurre il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire e<br />
mediare la trasferibilità delle conoscenze verso progetti produttivi.<br />
La rilevanza scientifica del progetto e la divulgazione delle conoscenze<br />
derivate sarà documentata dalla presentazione e discussione effettuata presso<br />
le sedi scientifiche preposte (meeting, workshops) e dalla sottomissione dei<br />
risultati ottenuti a riviste scientifiche internazionali ad alto fattore di impatto,<br />
seguita dalla pubblicazione degli stessi.<br />
BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />
La “ distonia di torsione primaria generalizzata ad esordio precoce ” è una<br />
malattia autosomica dominante correlata alla delezione di una tripletta GAG<br />
a carico del gene DYT1 sul cromosoma 9q34, con conseguente perdita di un<br />
residuo di acido glutammico nella regione carbossi-terminale della proteina<br />
torsina A. Circa il 60 % degli individui affetti da tale malattia presenta la<br />
mutazione. Inoltre, è noto che la mutazione ha una penetranza del 30/40 %.<br />
Dati clinici molto recenti indicano che la mutazione DYT1 GAG è associata a<br />
episodi di depressione maggiore ricorrenti ad esordio precoce.<br />
La torsina A è una proteina ATPasica la cui funzione è ancora in gran<br />
parte sconosciuta. Recentemente sono stati prodotti dei modelli di topo transgenico<br />
in cui è stata espressa la proteina umana normale torsina-A (wild-type,<br />
hWT), o quella mutata (hMT). Un ceppo di topi transgenici presenta movimenti<br />
normali nei primi mesi di vita, accompagnati però da anomalie dell’apprendimento<br />
motorio e da postura distonica patologica a carico degli arti. In<br />
un altro tipo di animale transgenico è evidente, già nel primo mese di vita,<br />
un’iperattività motoria associata a movimenti simil distonici degli arti.<br />
Dal momento che i gangli della base svolgono un ruolo importante nel<br />
controllo del movimento e nell’apprendimento motorio, e l’ippocampo è coin-<br />
604 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
volto nella memoria spaziale, è utile valutare e comparare la funzione di tali<br />
aree cerebrali in topi normali e DYT1. Poiché i topi transgenici DYT1<br />
mostrano livelli ridotti di metaboliti della dopamina nel sistema nigrostriatale<br />
e stati depressivi ricorrenti sono stati anche osservati in pazienti parkinsoniani,<br />
è stato ipotizzato che la depressione associata ai disturbi motori distonici<br />
possa essere collegata ad un deficit di trasmissione dopaminergica nel<br />
sistema nigro-striatale. La ricerca proposta valuterà quest’ultima ipotesi nei<br />
topi DYT1 analizzando i fenotipi comportamentali e neurochimici in modelli<br />
animali di depressione.<br />
Inoltre, esperimenti elettrofisiologici preliminari (Mercuri & Pisani)<br />
suggeriscono un’alterazione della LTD corticostriatale, in supporto alle modifiche<br />
degli schemi motori e della memorizzazione di programmi motori negli<br />
animali transgenici. Questi risultati sembrano essere in accordo con le anormalità<br />
comportamentali già osservate nei topi mutanti (Sharma et al., 2005).<br />
Tuttavia, il limitato numero di studi esistenti non consente di escludere una<br />
più generale alterazione dei meccanismi alla base della plasticità sinaptica.<br />
Assume, pertanto, importanza stabilire se la mutazione della torsina A oltre a<br />
determinare alterazioni neuronali che sostengono deficit motori e cognitivi,<br />
sia in grado di causare una più generale alterazione nella trasmissione in contesti<br />
non propriamente motori. Quindi, riveste importanza un’analisi della<br />
trasmissione nocicettiva che riconosce anche meccanismi di plasticità neuronale.<br />
Sarà quindi utile stabilire se esistano e siano accentuati fenomeni di sensitizzazione<br />
nei topi DYT1 che possano causare il dolore neuropatico.<br />
Infine, dati clinici molto recenti indicano che la mutazione DYT1 GAG è<br />
anche associata a episodi di depressione maggiore ricorrenti ad esordio precoce<br />
che non sembrano correlare con la gravità dei disturbi distonici. Poiché i<br />
topi transgenici DYT1 mostrano livelli ridotti di metaboliti della dopamina nel<br />
sistema nigrostriatale e stati depressivi ricorrenti sono da attribuire ad una<br />
carenza di catecolamine, è utile stabilire se la depressione associata ai<br />
disturbi motori distonici possa essere collegata ad un deficit di trasmissione<br />
dopaminergica del sistema nigro-striatale.<br />
– Augood S.J., Penney J.B.Jr. Friberg I.K., Breakefield X.O., Young A.B., Ozelius L.J.,<br />
Standaert D.G. (1998) Ann Neurol 43: 669-673.<br />
– Doheny D., Danisi F., Smith C., Morrison C., Velickovic M., de Leon D., Bressman S.B.,<br />
Leung J., Ozelius L., Klein C., Breakefield X.O., Brin M.F., Silverman J.M. (2002) Neurology<br />
59: 1244-1246.<br />
– Furukawa Y., Rajput A.H. (2002) Neurology 59: 1130-1131.<br />
– Ozelius L.J., Hewett J.W., Page C.E., Bressman S.B., Kramer P.L., Shalish C., de<br />
Leon D., Brin M.F., Raymond D., Corey D.P., Fahn S., Risch N.J., Buckler A.J.,<br />
Gusella J.F., Breakefield X.O. (1997) Nature Genet 17: 40-48.<br />
– Dang M.T., Yokoi F., Pence M.A., Li Y. (2006) Neurosci Res 56(4): 470-474.<br />
– Pisani A., Martella G., Tscherter A., Bonsi P., Sharma N., Bernardi G., Standaert D.G.<br />
(2006) Neurobiol Dis 24(2): 318-325.<br />
– Sharma N., Baxter M.G., Petravicz J., Bragg D.C., Schienda A., Standaert D.G.,<br />
Breakefield X.O. (2005) J Neurosci 25(22): 5351-5355.<br />
– Walker R.H., Shashidharan P. (2003) Mov Disord 18(10): 1102-1107. Review.<br />
2006 605
Sezione III: Attività per progetti<br />
ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />
Il programma sarà così articolato. In una prima fase verranno validate le<br />
tecniche sperimentali che riguardano il progetto. Saranno inoltre stabiliti dei<br />
criteri relativi ai tempi ed ai modi di collaborazione tra le diverse Unità.<br />
Primo obiettivo sarà di mantenere ed espandere presso gli stabulari della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> le colonie di animali (topi) transgenici per la proteina<br />
umana Torsina A, inizialmente forniteci dai nostri collaboratori statunitensi.<br />
Il controllo del genotipo sarà effettuato in doppio cieco presso i laboratori<br />
di biologia molecolare della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ed anche presso i<br />
laboratori di origine negli Stati Uniti. Dopo il sacrificio degli animali, verrà<br />
asportata una porzione di coda, catalogata, opportunamente, congelata ed<br />
inviata a mezzo corriere negli Stati Uniti. Nello stesso tempo le varie unità<br />
operative lavoreranno per stabilire i modelli elettrofisiologici, comportamentali<br />
e biochimico/farmacologici.<br />
In una seconda fase, le varie Unità cominceranno a lavorare sul materiale<br />
costituito da topi normali e transgenici per poter ottenere dei risultati preliminari<br />
che possano indirizzare la ricerca secondo i programmi prefissati e/o<br />
secondo obiettivi che si rendano interessanti durante questa fase preliminare.<br />
Sarà anche importante, in questa fase, stabilire delle frequenti e scadenzate<br />
riunioni tra i gruppi allo scopo di informare le varie unità sullo stato dell’arte<br />
della ricerca e di discutere e indirizzare gli sforzi su obiettivi comuni.<br />
In particolare, l’Unità di neurologia sperimentale diretta dal Prof. Mercuri<br />
(U.O. 1) cercherà di stabilire le proprietà delle cellule dopaminergiche e dei<br />
neuroni CA1 ippocampali in topi di controllo e transgenici utilizzando tecniche<br />
di registrazioni elettrofisiologiche, extracellulari, intracellulari e di patchclamp.<br />
La valutazione delle funzioni dei neuroni dopaminergici mesencefalici<br />
sarà principalmente condotta utilizzando registrazioni elettrofisiologiche. Le<br />
cellule, registrate in modalità single-elettrode o patch-clamp, verranno esaminate<br />
per stabilire le modalità di scarica delle spikes, l’ampiezza dei potenziali<br />
sinaptici eccitatori ed inibitori, le risposte ad agonisti per i recettori dopaminergici<br />
e serotoninergici. In una seconda fase verranno effettuate delle registrazioni<br />
elettrofisiologiche in patch-clamp associate a misurazioni fluorimetriche<br />
del contenuto ionico intracellulare per determinare i livelli di calcio e<br />
sodio nei neuroni dopaminergici. In una terza fase si valuterà la funzione dei<br />
neuroni ippocampali (CA1) utilizzando tecniche di registrazione extracellulare<br />
(potenziali di campo) per stabilire le modalità di induzione e mantenimento<br />
di fenomeni sinaptici plastici (long-term potentiation, LTP; long-term,<br />
depression, LTD).<br />
L’Unità di Neurofisiologia coordinata dal prof. Pisani (U.O. 2) valuterà le<br />
caratteristiche dei neuroni striatali, registrati con metodiche di registrazione<br />
convenzionali e di patch-clamp. Il neostriato contiene diversi sottotipi neuronali<br />
con caratteristiche peculiari e distintive. In una precedente fase di studio, è<br />
stato dimostrato che un sottotipo di interneuroni striatali, gli interneuroni colinergici,<br />
mostrano un’alterata responsività allo stimolo dopaminergico, correlata<br />
ad un’anomala espressione di canali del calcio (Pisani et al., 2006). Test farmacologici<br />
con agonisti GABAergici e glutammatergici hanno dato risultati<br />
606 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
comparabili ai controlli. Al contrario, rispetto ai controlli, questi interneuroni<br />
mostrano una anormale sensibilità a dosi basse di quinpirolo, agonista dei<br />
recettori dopaminergici di tipo D2. Ciò potrebbe suggerire un incremento compensatorio<br />
di questi recettori. Un’accurata analisi del meccanismo sottostante<br />
(assemblaggio dei recettori, funzione della proteina G, attività dei canali del calcio<br />
accoppiati a recettori) merita ulteriori ricerche sperimentali. Questa osservazione<br />
appare di particolare interesse alla luce del ben noto coinvolgimento<br />
della trasmissione colinergica nella distonia (Augood et al., 2002; Albin et al.,<br />
2003) e, di conseguenza, delle potenziali strategie terapeutiche. Tale accurata<br />
analisi elettrofisiologica e farmacologica sarà anche focalizzata ai neuroni<br />
nigrali ed ippocampali.<br />
Nella prima fase di questa ricerca, nei laboratori del prof. Pisani analizzeremo<br />
le proprietà intrinseche e sinaptiche dei neuroni principali dello<br />
striato, i neuroni medium spiny (MS). Risultati sperimentali preliminari<br />
ottenuti da un piccolo numero di topi che esprimono la Torsina umana<br />
mutata suggeriscono che le proprietà intrinseche di membrana dei neuroni<br />
MS registrati da fettine acute non mostrano grossolane alterazioni. La curva<br />
corrente-voltaggio ottenuta con registrazioni elettrofisiologiche nella modalità<br />
del patch-clamp non ha infatti mostrato differenze significative rispetto<br />
a topi WT e di controllo. La frequenza di scarica dei potenziali d’azione, il<br />
potenziale di riposo delle cellule e la resistenza in ingresso erano non significativamente<br />
diverse nei topi mutati rispetto ai controlli. La stimolazione<br />
corticale evoca un potenziale postsinaptico eccitatorio nei neuroni MS, che<br />
presenta una prevalente componente mediata dai recettori ionotropici del<br />
glutammato di tipo AMPA, ed una di minore entità mediata da recettori<br />
NMDA. Valuteremo le singole componenti del potenziale sinaptico tramite<br />
esperimenti farmacologici in cui le singole componenti verranno isolate ed<br />
analizzate.<br />
Nella seconda fase, condurremo una serie di esperimenti in “ whole-cell<br />
patch-clamp ” e valuteremo le correnti sinaptiche in neuroni MS. Lo stimolo<br />
sinaptico determina, nelle cellule registrate, la comparsa di correnti sinaptiche<br />
sia con prevalente componente eccitatoria, glutammatergica (EPSC) che<br />
correnti inibitorie, mediate dal GABA (IPSC). In questa fase dello studio verranno<br />
esaminate le possibili differenze esistenti nei neuroni ottenuti da topi di<br />
diversi genotipi. Verrà inoltre valutata l’attività spontanea sia glutammatergica<br />
che GABAergica in condizioni di isolamento farmacologico. Le singole<br />
componenti sinaptiche verranno inoltre sottoposte a test farmacologici con<br />
agonisti dopaminergici in neuroni registrati da topi mutanti e i dati ottenuti<br />
saranno confrontati con quelli di controllo.<br />
In una terza fase della ricerca, l’U.O. 2 valuterà le possibili alterazioni<br />
della plasticità sinaptica cortico-striatale nei topi hMT, rispetto a topi WT e<br />
topi di controllo. Sono stati condotti esperimenti preliminari sulla induzione<br />
di Long-term depression (LTD) in neuroni MS. I primi risultati sembrano suggerire<br />
l’assenza di LTD corticostriatale, che supportano l’ipotesi che alla base<br />
del disturbo distonico esista un’alterazione nell’apprendimento motorio e<br />
nella memorizzazione di programmi motori. In questa fase cercheremo di<br />
confermare le osservazioni preliminari su di un vasto numero di animali.<br />
2006 607
Sezione III: Attività per progetti<br />
Inoltre, approfondiremo i meccanismi cellulari alla base dell’alterazione<br />
osservata. In particolare, valuteremo tramite esperimenti di farmacologia, la<br />
possibilità di ripristinare la LTD corticostriatale, previo trattamento farmacologico<br />
con sostanze ad azione dopaminergica, come agonisti recettoriali<br />
(D1 e D2), farmaci che inibiscano il reuptake di dopamina (amfetamina) e che<br />
ne facilitino il rilascio dai terminali sinaptici (nicotina). Tali esperimenti<br />
verranno condotti tramite tecniche di registrazioni convenzionali con “ sharpmicroelectrodes<br />
”, al fine di preservare l’integrità del contenuto citoplasmatico.<br />
Una complessa serie di meccanismi recettoriali e postrecettoriali sottostanno<br />
la generazione dell’LTD striatale.<br />
L’unità di Neurobiologia diretta dal Prof. Puglisi-Allegra (U.O. 3) in una<br />
prima fase valuterà la liberazione di dopamina ed eventualmente di noradrenalina<br />
mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi normali e<br />
transgenici (distonici liberi di muoversi). In una seconda fase verranno valutate,<br />
insieme al rilascio di neurotrasmettitori, le risposte comportamentali<br />
degli animali a stimoli avversivi o appetitivi. In una terza fase le risposte<br />
motorie di attivazione e di blocco, nonché le loro modificazioni causate dalla<br />
somministrazione di farmaci antidepressivi.<br />
L’unità di Neurofarmacologia Facoltà di Farmacia, UNICZ diretta dalla<br />
Prof. Maria Tiziana Corasaniti (U.O. 4) valuterà la sensibilità meccanica e termica<br />
(von Frey e Haregreave’ test, rispettivamente) con tests che verranno<br />
effettuati prima dell’induzione del dolore neuropatico, per la determinazione<br />
dei livelli basali, e nel periodo post-operatorio a 1, 3, 7, 10, 14, 17, 21, 24 e 28<br />
giorni dalla ligatura del nervo spinale in topi normali e transgenici. Dopo aver<br />
esaminato la plasticità della risposta nocicettiva, valuterà con un’analisi<br />
biochimica l’espressione della torsina A nel midollo spinale.<br />
OUTPUT DEL PROGRAMMA<br />
I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />
punto di vista conoscitivo che una diretta ricaduta clinica delle informazioni<br />
ottenute attraverso l’identificazione di nuove terapie farmacologiche atte a<br />
contrastare il progredire della distonia. L’individuazione di fattori cellulari e<br />
molecolari responsabili di patologie del sistema extrapiramidale può avere un<br />
diretto impatto nelle strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe<br />
in prima istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed<br />
inoltre indurrebbe il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire<br />
ulteriormente e mediare la trasferibilità delle conoscenze ottenute<br />
verso progetti di produzione di farmaci. La rilevanza scientifica del progetto e<br />
la divulgazione delle conoscenze ottenute sarà documentata dalla sottomissione<br />
dei risultati a riviste scientifiche internazionali ad alto fattore di<br />
impatto, seguita dalla pubblicazione degli stessi.<br />
Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 2 e 3 che<br />
fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
608 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale<br />
Nicola Biagio Mercuri<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
Col presente studio, ci prefiggiamo di ottenere delle importanti informazioni<br />
sul ruolo della torsina A e sulle alterazioni funzionali che occorrono<br />
nei neuroni nigrali ed ippocampali, in modelli murini di distonia<br />
generalizzata. Tali informazioni, ricavate con tecniche elettrofisiologiche e<br />
fluorimetriche in neuroni mantenuti in vivo in fettine di tessuto cerebrale,<br />
ci permetteranno di capire importanti elementi patofisiologici che sottengono<br />
al disfunzionamento neuronale dovuto alla presenza della proteina<br />
Torsina A umana nei topi transgenici. Riteniamo pertanto che tale analisi<br />
sperimentale possa risultare utile per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche<br />
nella distonia.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
La nostra ricerca sarà validata da comunicazioni (in forma di posters o<br />
relazioni) alla comunità scientifica e da pubblicazioni su riviste internazionali<br />
con peer review. L’interazione e lo scambio delle informazioni tra i vari ricercatori<br />
dello stesso e/o di altri gruppi stimolerà l’esecuzione di un lavoro scientifico<br />
sempre più focalizzato ed efficace.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
In una prima fase sarà molto importante la validazione delle metodiche<br />
usate. Infatti, i nostri sforzi saranno indirizzati allo stabilire la colonia di animali<br />
transgenici presso il nostro Istituto. In seguito, si otterranno risultati<br />
riguardanti le risposte neuronali a stimoli fisici (stimolazione elettrica sinaptica)<br />
e farmacologici in topi controllo e transgenici (distonici).<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Le unità operative verificheranno tra di loro i risultati della ricerca attraverso<br />
delle riunioni semestrali. In particolare, obiettivo intermedio sarà produrre dati<br />
scientifici ottenuti dalla collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la<br />
stesura di pubblicazioni da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i<br />
dati saranno oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali.<br />
METODOLOGIA<br />
Elettrofisiologia – Preparazione del tessuto cerebrale (sostanza nera,<br />
striato, ippocampo). Saranno utilizzati topi della linea transgenica di controllo<br />
(hWT) e topi della linea transgenica mutata (hMT). Saranno usati anche<br />
topi controllo, che non esprimono nessuna forma di torsina A, il transgene<br />
umano, né la sua forma mutata. I topi saranno sacrificati tramite dislocazione<br />
2006 609
Sezione III: Attività per progetti<br />
cervicale, previa anestesia. Il cervello sarà rapidamente rimosso dalla scatola<br />
cranica e fettine cerebrali (180-200 µm) saranno estratte dal cervello in toto,<br />
tramite taglio coronale eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in Krebs ossigenato<br />
(vedi oltre per la composizione) mantenuto a 33 °C. Una singola fettina<br />
è trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di volume), montata su<br />
un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato con un obiettivo<br />
60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus), ed è sommersa in una<br />
soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta alla temperatura di 32°C<br />
e ossigenata da una miscela di carbossigeno 95% O2/ 5% CO2. La composizione<br />
della soluzione di perfusione è la seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl,<br />
1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10 glucosio, 18 NaHCO3.<br />
Le registrazioni intracellulari con microelettrodi (riempiti con una soluzione<br />
2 M di KCl, resistenza 40-60 Mega-Ohm) vengono eseguite secondo la<br />
metodica del current-clamp. Un elettrodo bipolare di stimolazione è collocato<br />
vicino all’elettrodo di registrazione, ed entrambi i poli si trovano a contatto con<br />
la sostanza bianca tra la corteccia e lo striato. La stimolazione delle fibre cortico<br />
striatali e di Shaffer ippocampali evoca un potenziale post-sinaptico eccitatorio<br />
(EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utlizzato un Amplificatore,<br />
modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce elettrofisiologiche sono<br />
visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio (Gould Classic 6000), e<br />
quindi acquisite e catalogate mediante il programma pClamp 9 (Axon Instruments),<br />
ed analizzate successivamente con il programma Clampfit (Axon<br />
Instruments). La stimolazione alta frequenza è ottenuta attraverso uno stimolo<br />
(HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per treno, con 20 sec d’intervallo), indotto sulle<br />
fibre afferenti. Le registrazioni di patch clamp, in configurazione whole-cell,<br />
sono eseguite attraverso microcapillari di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di<br />
resistenza), contenenti la seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate, 10<br />
NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2, 0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N –tetracetico,<br />
19 acido N-(2-idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina trifosfato<br />
(GTP), 1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato con<br />
KOH. La corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore Axopatch<br />
1D per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta dopo<br />
fusione dell’elettrodo con la membrana è misurata in modalità voltage-clamp, e<br />
si assesta in un range di 5-30 Mega- Ohm. I test di voltaggio (Ramps) e le opportune<br />
sottrazioni digitali delle correnti risultanti, sono ottenuti mediante<br />
l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments). Per comparare chiaramente<br />
le curve corrente-voltaggio, prima e dopo la perfusione di agenti farmacologici,<br />
viene controllata la resistenza attraverso l’ampiezza del picco delle<br />
correnti transienti capacitive indotte con steps di 5 mV, applicati prima del test<br />
di voltaggio (da -120 mV a -40 mV, 6mV/s). I valori saranno poi riportati come<br />
medie +/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari.<br />
Microfluorimetria – Le misurazioni di [Na+] and [Ca2+] intracellulare<br />
saranno fatte su neuroni caricati col colorante sodio-sensibile (sodium-binding<br />
benzofuran isophthalate (SBFI))e con il fura-2 (Calcio). (Tutti gli indicatori<br />
fluorescenti saranno applicati attraverso l’elettrodo di patch. Il segnale<br />
fluorescente proveniente dal citoplasma neuronale sarà ottenuto con un<br />
sistema d’eccitazione e detenzione della Photonic Science, UK.<br />
610 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
U.O. 2 – Laboratorio di Neurofisiologia<br />
Antonio Pisani<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
Obiettivo principale di tale Unità Operativa sarà la caratterizzazione dei<br />
meccanismi cellulari e molecolari alla base delle alterazioni osservate nella<br />
plasticità sinaptica del neostriato in un modello animale di Distonia Primaria.<br />
appare di notevole interesse confrontare i dati ottenuti da topi che esprimono<br />
la torsina umana con i topi transgenici per la torsina umana mutata. Ad oggi<br />
non è infatti chiaro il ruolo funzionale della proteina torsina. Tramite un<br />
approccio elettrofisiologico, ed in stretta collaborazione con le altre Unità<br />
Operative, valuteremo le proprietà intrinseche e sinaptiche dei neuroni di<br />
neostriatali. Valuteremo inoltre le peculiari caratteristiche della plasticità<br />
sinaptica,. tramite un approccio farmacologico analizzeremo il contributo di<br />
singoli trasmettitori, quali GABA, glutammato, dopamina, nella genesi di questo<br />
fenomeno.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente progetto verranno<br />
pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. inoltre, i<br />
dati ottenuti da questo progetto verranno presentati a congressi nazionali ed<br />
internazionali (Società italiana di neurologia; società italiana di neuroscienze;<br />
società americana di neuroscienze, ecc) quindi discussi con scienziati attivamente<br />
impegnati nella ricerca clinica e di base riguardante tale patologia.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
1. Analizzare le proprietà elettrofisiologiche e farmacologiche di base in<br />
neuroni striatali di topi che esprimono la torsina umana mutata (hMT).<br />
Saranno registrati neuroni “ medium spiny ” e interneuroni colinergici da<br />
fettine corticostriatali di topi Wild type (hWT) e topi mutanti (hMT) forniti<br />
dal nostro collaboratore scientifico della Harvard Medical School (Sharma<br />
et al., 2005). Ogni alterazione nelle proprietà intrinseche di membrana così<br />
come nella trasmissione sinaptica di questi neuroni verrà caratterizzata in<br />
dettaglio.<br />
2. Determinare se i topi DYT1 mostrano una alterazione della plasticità<br />
sinaptica nel circuito corticostriatale. Analizzeremo le possibili differenze<br />
nella plasticità sinaptica tra topi hWT e topi hMT.<br />
3. Nei nostri studi effettueremo esperimenti di patch-clamp su fettine di<br />
tessuto cerebrale ottenute da topi hWT e hMT. Saranno registrati sia neuroni<br />
striatali “ medium spiny ” che interneuroni colinergici. Verrà determinato il<br />
contributo relativo apportato dalle differenti correnti eccitatorie ed inibitorie.<br />
2006 611
Sezione III: Attività per progetti<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
La validità e gli avanzamenti della ricerca svolta saranno oggetto di verifiche<br />
semestrali con le altre unità operative coinvolte nel progetto. In particolare,<br />
obiettivo intermedio sarà di produrre dati scientifici ottenuti dalla<br />
collaborazione tra le unità stesse, al fine di preparare la stesura di pubblicazioni<br />
da sottomettere a riviste internazionali. Annualmente, i dati saranno<br />
comunque oggetto di presentazioni a congressi nazionali ed internazionali.<br />
METODOLOGIA<br />
Preparazione del tessuto striatale. Saranno utilizzati quindi topi della<br />
linea transgenica di controllo (hWT) e topi della linea transgenica mutata<br />
(hMT). Saranno registrati anche topi controllo, che non esprimono nessuna<br />
forma di torsina A, il transgene umano, ne la sua forma mutata. I topi<br />
saranno sacrificati tramite dislocazione cervicale, previa anestesia. Il cervello<br />
sarà rapidamente rimosso dalla scatola cranica e le fettine corticostriatali<br />
(180-200 micron) saranno estratte dal cervello in toto, tramite taglio coronale<br />
eseguito con l’ausilio di un vibratomo ed in presenza di tampone di Krebs<br />
ossigenato (vedi oltre per la composizione del tampone) mantenute a 33 °C.<br />
Una singola fettina viene trasferita nella camera di registrazione (0.5-1 ml di<br />
volume), montata su un microscopio verticale (BX50WI, Olimpus), equipaggiato<br />
con un obiettivo 60 × 0.90 n.a. ad immersione (LUMPlan FI, Olympus),<br />
ed è sommersa in una soluzione a flusso continuo (2-3 ml/min), mantenuta<br />
alla temperatura di 32°C e ossigenata da una miscela di carbossigeno medicale<br />
95% O2/ 5% CO2. La composizione della soluzione di perfusione è la<br />
seguente: (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.3 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 10<br />
glucosio, 18 NaHCO3.<br />
Registrazioni Elettrofisiologiche. Le registrazioni intracellulari con<br />
microelettrodi (riempiti con una soluzione 2M di KCl, resistenza 40-60 Mega-<br />
Ohm) vengono eseguite secondo metodica del current-clamp. Un elettrodo<br />
bipolare di stimolazione è collocato vicino all’elettrodo di registrazione, ed<br />
entrambi i poli si trovano a contatto con la sostanza bianca tra la corteccia e<br />
lo striato. La stimolazione delle fibre cortico striatali evoca un potenziale<br />
post-sinaptico eccitatorio (EPSP). Per gli esperimenti di cui sopra, viene utilizzato<br />
un Amplificatore, modello Axoclamp 2B (Axon Instruments). Le tracce<br />
elettrofisiologiche sono visualizzate attraverso l’ausilio di un oscilloscopio<br />
(Gould Classic 6000), e quindi acquisite e catalogate mediante il programma<br />
pClamp 9 (Axon Instruments), ed analizzate successivamente con il programma<br />
Clampfit (Axon Instruments). La stimolazione tetanica è ottenuta<br />
attraverso uno stimolo ad alta frequenza (HFS, 3 treni, 100Hz, 3 secondi per<br />
treno, con 20 sec di intervallo), indotto sulle fibre afferenti. Le registrazioni di<br />
patch clamp, in configurazione whole-cell, sono eseguite attraverso microcapillari<br />
di vetro-borosilicato (3-5 Mega-Ohm di resistenza), contenenti la<br />
seguente soluzione (in mM): 125 K+-gluconate, 10 NaCl, 1 CaCl2, 2 MgCl2,<br />
0.5 acido 1.2-bis(2-aminofenoxy)etano-N,N,N,N –tetracetico, 19 acido N-(2-<br />
612 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
idrossietil)-piperazina-N-s-etansolfonico, 0.3 guanosina trifosfato (GTP),<br />
1 Mg-adenosina trifosfato (Mg-ATP), pH finale 7.3 aggiustato con KOH. La<br />
corrente di membrana è monitorata usando un amplificatore Axopatch 1D<br />
per patch clamp (Axon Instruments). La resistenza ottenuta dopo fusione dell’elettrodo<br />
con la membrana è misurata in modalità voltage-clamp, e si assesta<br />
in un range di 5-30 Mega-Ohm; previa compensazione elettronica. I test di<br />
voltaggio (Ramps) e le opportune sottrazioni digitali delle correnti risultanti,<br />
sono ottenuti mediante l’utilizzo del programma pClamp 9 (Axon Instruments).<br />
Per comparare chiaramente il legame corrente-voltaggio, prima e<br />
dopo la perfusione di agenti farmacologici, viene controllata la resistenza<br />
attraverso l’ampiezza del picco delle correnti transienti capacitive indotte con<br />
steps di 5 mV, applicati prima del test di voltaggio (da -120 mV a -40 mV,<br />
6mV/s). I valori saranno poi riportati nel <strong>testo</strong> e nelle figure come medie<br />
+/- SEM dei cambiamenti nelle rispettive popolazioni cellulari. Il test T di<br />
Student verrà utilizzato per la valutazione della significatività statistica. Valutazioni<br />
statistiche post-hoc (Turkey test) saranno effettuate ove necessario.<br />
2006 613
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 3 – Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento<br />
Stefano Puglisi-Allegra<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
L’identificazione delle disfunzioni, a livello neuronale e sinaptico, ed ad<br />
un livello più integrato “ comportamentale ”, che occorrono nella distonia è un<br />
requisito assoluto per sviluppare una terapia che possa bloccare o ritardare la<br />
progressione della malattia distonica. L’attività di ricerca sarà rivolta alla verifica<br />
dell’ipotesi che la depressione associata ai disturbi motori possa essere<br />
collegata ad un deficit della trasmissione dopaminergica nel sistema nigrostriatale<br />
e meso-cortico-limbico nei topi DYT1 analizzando i fenotipi comportamentali<br />
e neurochimici in modelli di depressione. In particolare topi transgenici,<br />
i controlli ‘wild-type’ e gli eterozigoti saranno sottoposti: (a) al test di<br />
Porsolt come modello di depressione, (b) al test di preferenza spaziale condizionata<br />
mantenuta da un cibo appetibile come misura di anedonia, (c) al test<br />
del Plus-Maze e dell’esplorazione sociale come misure di ansia.<br />
Sulla base dei dati ottenuti dallo screening comportamentale si procederà<br />
ad analizzare la risposta di attivazione dei geni precoci (c-FOS, FOSB, ∆FOSB,<br />
p-CREB) promossa dalle condizioni di test che avranno prodotto i dati di maggior<br />
interesse, utilizzando procedure immunoistochimiche e di Western blot. In<br />
altri gruppi di animali verrà analizzata la risposta da stress dei sistemi dopaminergico<br />
nigro-striatale e meso-corticale. Il rilascio di dopamina (DA) nello<br />
striato dorsale, nello striato ventrale e nella corteccia pre-frontale sarà misurato<br />
mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi liberi di muoversi.<br />
L’obiettivo sarà la verifica di un fenotipo “ depressive-like ” nei topi DYT1<br />
che sia in relazione con la trasmissione catecolaminergica e la sua attivazione<br />
nei modelli sperimentali volti a valutare la risposta dell’organismo sia a stimoli<br />
positivi (gratificazione/anedonia) o avversivi (stress/coping).<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
I risultati finali dovranno essere in grado di dimostrare che quanto formulato<br />
nelle ipotesi alla base del progetto sia verificato o meno sulla base di<br />
evidenze sperimentali pubblicabili. In particolare dovrà essere verificato un<br />
fenotipo comportamentale che modelli la depressione e l’eventuale relazione<br />
con la trasmissione dopaminergica e i sistemi neurali che la regolano.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Si prevede che nel medio termine il programma di ricerca abbia acquisito<br />
dati sperimentali nei test comportamentali, test di Porsolt (o “ forced swimming<br />
test ”), nella preferenza spaziale condizionata e nel test del “ plus maze ”.<br />
In particolare, dovrà essere verificato se i topi distonici presentano una maggiore<br />
propensione al “ behavioral despair ” rispetto ai wild-type, se sono meno<br />
614 2006
Analisi elettrofisiologica, biologica e comportamentale in modelli animali di distonia<br />
suscettibili di apprezzare stimoli gratificanti e di attribuire salienza incentivante<br />
a stimoli condizionati, se la risposta catecolaminergica nelle aree cerebrali<br />
implicate nella gratificazione e nello stress sia ridotta.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
L’acquisizione di dati sperimentali che indichino in modo chiaro la valutazione<br />
del fenotipo comportamentale in almeno un modello sperimentale e<br />
la risposta dopaminergica cerebrale a stimolazioni positive o avversive.<br />
METODOLOGIA<br />
La liberazione di dopamina ed eventualmente di noradrenalina sarà misurata<br />
mediante la tecnica della microdialisi intracerebrale in topi liberi di muoversi.<br />
La microdialisi sarà effettuata in topi nei quali sarà impiantata unilateralmente<br />
nel caudatus putamen (CP), nella corteccia prefrontale mediale<br />
mpFC o nel nucleus accumbens NAc una cannula guida 24 ore prima dell’inserimento<br />
del “ probe ” per la dialisi. Il probe [membrana da dialisi di 2 mm<br />
(CP e mpFC) o 1 mm (NAc) e diametro esterno di 0.24 mm (del tipo MAB 4<br />
cuprophane prodotto dalla Metalant AB)] sarà testato per la capacità di recupero<br />
in vitro. I campioni di dialisato saranno analizzati per mezzo di HPLC<br />
(sistema Alliance, Waters Corporation, Milford, MA) con detezione coulometrica<br />
(ESA Model 5200A Coulochem II) dotato di una cella di condizionamento<br />
(M 5021) e di una cella analitica (M 5011). La cella di condizionamento sarà<br />
regolata a 400 mV, l’elettrodo 1 a 250 mV, e l’elettrodo 2 a – 250 mV. La<br />
colonna, una Nova-Pack C18 (3.9 × 150 mm, Waters) verrà mantenuta a 33°C e<br />
il flusso della fase mobile a 1.1 ml/min (Ventura et al., 2003; 2004; 2005). Sarà,<br />
in particolare, misurata la liberazione di neuromediatore in topi wild-type ed<br />
in topi DYT1 esposti a cibo o ad alimenti appetibili (es. cioccolata) o a stimoli<br />
avversivi (stimoli anche adoperati nel test di condizionamento spaziale).<br />
Saranno eventualmente testati gli effetti di farmaci antidepressivi e/o di inibitori<br />
della ricaptazione della dopamina.<br />
Il condizionamento spaziale verrà effettuato in gabbie test costituite<br />
da due compartimenti (15 × 15 × 20 cm) collegate da un corridoio centrale<br />
(15 × 5 × 20) come descritto in precedenza (Cabib et al., 2000; Ventura et al.,<br />
2003). In breve, la procedura sperimentale seguirà 3 fasi: Il giorno 1(pretest),<br />
i topi saranno liberi di esplorare l’intero apparato per 20 min. Durante<br />
i successivi 8 giorni (fase di condizionamento), i topi saranno confinati giornalmente<br />
per 40 min. alternativamente in una delle 2 camere. Per ciascun<br />
animale, durante la fase di condizionamento, uno dei 2 pattern sarà sempre<br />
appaiato con salina o con uno stimolo poco saliente e l’altro con lo stimolo<br />
saliente (appetitivi o avversivo o farmacologico). L’appaiamento sarà bilanciato<br />
così che per metà di ciascun gruppo sperimentale lo stimolo saliente<br />
sarà appaiato con un pattern e per l’altra metà con l’altro pattern. Per il<br />
gruppo di controllo, entrambe le camere saranno appaiate con salina o con<br />
uno stimolo non saliente (Ventura et al. 2007). Il test verrà eseguito il giorno<br />
10, allo steso modo del prestest.<br />
2006 615
Sezione III: Attività per progetti<br />
Il comportamento degli animali durante pretest e test sarà registrato da<br />
una telecamera connessa ad un computer PC dotato del sistema d’analisi<br />
Ethovision2 (Noldus, Wageningen). Il sistema permette di quantificare in<br />
maniera automatica i tempi di permanenza (sec) e il numero di entrate (frequenze)<br />
nelle diverse aree dell’apparato sperimentale. Sarà valutata anche<br />
l’attività locomotoria durante l’intero test.<br />
Il test di Porsolt (Forced Swimming Test) consiste nel immergere l’animale<br />
(5-10 min) in una recipiente contenente acqua. Il rapporto tra il tempo<br />
del nuoto o dei tentativi di fuga e l’immobilità è un indice del fenotipo<br />
“ depressive like ”. L’immobilità è antagonizzata dal trattamento con farmaci<br />
antidepressivi.<br />
L’Elevated Plus Maze (labirinto a croce rialzato) è comunemente utilizzato<br />
per valutare i livelli di ansia nei roditori. L’appartato consiste in un labirinto<br />
a croce rialzato da 50 cm da terra costituito da quattro bracci disposti in<br />
modo da formare una croce: due bracci non adiacenti sono chiusi da pareti<br />
mentre gli altri due sono aperti. Il test si basa sulla naturale tendenza dei roditori<br />
di evitare gli spazi aperti e di preferire invece gli spazi chiusi (dove è<br />
più facile nascondersi). L’esplorazione dei bracci aperti rispetto a quelli chiusi<br />
(in termine di tempo trascorso o di ingressi effettuati) fornisce una misura dei<br />
livelli di ansia dell’animale.<br />
616 2006
A COMPARISON OF THE PHARMACOLOGICAL<br />
EFFECTS BETWEEN CARBAMAZEPINE<br />
AND OXCARBAZEPINE<br />
An electrophysiological study in vitro<br />
Coordinatori scientifici di progetto<br />
NICOLA BERRETTA – ROBERT NISTICÒ<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Nicola Biagio Mercuri<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento privato
Sezione III: Attività per progetti<br />
INTRODUCTION<br />
Oxcarbazepine is a new antiepileptic drug (AED) that has been registered<br />
in more than 50 countries worldwide since 1990 and is indicated for the treatment<br />
of partial seizures (including the seizure subtypes of simple, complex and<br />
partial seizures evolving to secondarily generalized seizures) as both monotherapy<br />
and combination therapy in adults and children with epilepsy (1) .<br />
Oxcarbazepine (OXC) was developed to provide a compound chemically similar<br />
enough to Carbamazepine (CBZ) to mimic its efficacy and overall safety<br />
while improving its side-effect profile. There are also evidences that this drug<br />
is effective on neuropathic pain (ie trigeminal neuralgia) and in the treatment<br />
of refractory bipolar disorder.<br />
Like CBZ, Oxcarbazepine is considered to exert its pharmacological effects<br />
based on the following mechanisms:<br />
– Limitation of sustained high-frequency repetitive firing of sodium<br />
dependent action potentials of neurons in cell culture at therapeutic concentrations,<br />
an effect most probably due to modulation of voltage-sensitive<br />
sodium channels (2-5) .<br />
– Modulation of potassium channels due to increased early outward K +<br />
current and delayed rectification in rat hippocampal neurons (3,5) .<br />
– Reduction of high-voltage activated, non-L-type calcium currents in rat<br />
cortical and striatal neurons (6-7) .<br />
Each of the mechanisms related to the antiepileptic effects of Oxcarbazepine<br />
have also been shown to limit ischemic brain damage in animal models<br />
of focal and global cerebral ischemia (8-9) .<br />
For this reason, we plan to perform an in depth analysis of possible modulations<br />
by Oxcarbazepine and Carbamazepine of the calcium and sodium<br />
intracellular dynamics in pyramidal neurons of the hippocampus and the neocortex,<br />
and also evaluate its potential protective effects on an in vitro model of<br />
oxygen-glucose deprivation (OGD).<br />
METHODS AND EXPERIMENTAL PLAN<br />
Slice preparation – Wistar rats (18-35 days old) will be anaesthetized by<br />
inhalation of 2-bromo-2-chloro-1,1,1-trifluoroethane and killed by decapitation.<br />
The brain will be rapidly removed and a tissue block containing the hippocampus/neocortex<br />
will be submerged in artificial cerebrospinal fluid solution<br />
(aCSF) composed of (in mM): NaCl (126), KCl (2.5), MgCl 2<br />
(1.2), CaCl 2<br />
(2.4), NaH 2<br />
PO 4<br />
(1.2), NaHCO 3<br />
(24), glucose (11); saturated with 95% O 2<br />
, 5%<br />
CO 2<br />
(pH 7.4, 303 mOsm). Brain slices (250-400 µm) of the hippocampus/neocortex<br />
will be cut at 0-5 °C using a vibratome. A single slice will then be transferred<br />
to a submerged recording chamber at 33.5 °C on the stage of an upright<br />
microscope, equipped for infrared video microscopy, allowing a direct visualization<br />
of the recorded neuron.<br />
618 2006
A comparison of the pharmacological effects between carbamazepine and oxcarbazepine<br />
Microfluorometry – Microfluorometric measurements of intracellular<br />
[Na + ] and [Ca 2+ ] will be performed in cells loaded with the sodium-sensitive<br />
indicator sodium-binding benzofuran isophthalate (SBFI) and fura-2<br />
(K 5<br />
salt), through the patch pipette. Fluorescence will be excited in fura-2<br />
and SBFI-loaded neurons via a water immersion objective by epi-illumination<br />
with light provided by a 75 W Xenon lamp bandpass, alternatively<br />
filtered at 340 and 380 nm wavelength. Emission light will be monitored<br />
using a 500 nm barrier filter and detected by a CCD camera. Each fluorescence<br />
value will be obtained from pairs of 340 and 380 nm images and analyzed<br />
off-line. Ratio images will be calculated from pairs of 340 and 380 nm<br />
images corrected for background fluorescence, measured from image<br />
regions free of dye fluorescence.<br />
The levels of free intracellular calcium and sodium will be measured in<br />
neocortical and hippocampal pyramidal neurons, in basal conditions, following<br />
membrane depolarization and stimulation of specific glutamate receptors.<br />
An increase of the intracellular ionic concentrations will be also obtained by<br />
exposing the slices to brief episodes of ipoxia/ischemia. Specifically, we will follow<br />
the amplitude and kinetics of calcium and sodium rise in response to local<br />
application of glutamate agonists, in response to trains of afferent stimuli, and<br />
during an episode of energy deprivation. Once we have standardized the<br />
results obtained with these procedures, we will re-examine the sodium and calcium<br />
dynamics in the presence of AMPA, mGluR and GABA receptor antagonists.<br />
The results obtained will be then compared with those recorded in the<br />
presence of Oxcarbazepine and Carbamazepine.<br />
Extracellular recordings – For extracellular recordings test pulses will be<br />
delivered through a bipolar nichrome electrode positioned in the stratum<br />
radiatum of the CA1 region of the hippocampus. Evoked extracellular potentials<br />
will be recorded with glass microelectrodes (2-4MΩ), filled with 3M NaCl.<br />
Responses are amplified (Neurolog NL 104, Digitimer Ltd, Welwyn Garden<br />
City, U.K.), digitized (sample rate, 33.33 kHz), and stored for later analysis<br />
using pCLAMP 6 software facilities (Axon Instruments, Foster City, CA, USA).<br />
In vitro OGD will be obtained by superfusing the slices with D-glucosedeficient<br />
aCSF equilibrated with a 95% N 2<br />
/5% CO 2<br />
gas mixture. At the end<br />
of the ischemic period, the slice will be again superfused with normal<br />
(glucose-containing) oxygenated aCSF. The time course of fEPSPs amplitude,<br />
before and during different time durations of OGD and after reperfusion<br />
in normal oxygenated aCSF will be assessed. Our aim is to evaluate<br />
whether Oxcarbazepine and Carbamazepine could partially or fully protect<br />
synaptic transmission from an irreversible ischemic insult obtained with the<br />
Oxygen-Glucose deprivation model given for a defined time course in control<br />
experiments.<br />
Drug application – Drugs will be applied by switching the standard aCSF<br />
to one containing a known concentration of the drug(s). Full exchange of the<br />
solution in the recording chamber occurs over about 1 minute. Drugs will be<br />
applied beginning 30 min after the establishment of a stable baseline response.<br />
A drug-naive hippocampal or neocortical slice will be used in each experiment.<br />
2006 619
Sezione III: Attività per progetti<br />
CONCLUSIONS<br />
Our fluorimetric and electrophysiologycal investigation on the possible<br />
regulatory effects by Oxcarbazepine and Carbamazepine on the calcium and<br />
sodium dynamics could provide new prospective for the clinical use of this<br />
drug in common pathologies of the CNS such those caused by stroke and excitotoxicity.<br />
Therefore, we hypothesize that by controlling the influx of calcium<br />
and sodium in the neurons, on top of contributing to the antiepileptic properties,<br />
Oxcarbazepine and Carbamazepine may also yield an additional neuroprotective<br />
potential.<br />
1. Trileptal prescribing information, Novartis Pharmaceuticals Corporation, August<br />
2003.<br />
2. Courtney K.R. et al. (1983) Eur J Pharmacol 88: 1-9.<br />
3. Wamil AW. et al. (1994) Eur J Pharmacol 271: 301-308.<br />
4. Schmutz M. et al. (1994) Epilepsia 35 (Suppl 5): 47-50.<br />
5. McLean J. et al. (1994) Epilepsia 35: S5-S9.<br />
6. Calabresi P. et al. (1995) Epilepsia 36: 990-996.<br />
7. Stefani A. et al. (1997) Epilepsia 38: 959-965.<br />
8. Obrenovitch T.P. (1997) Int Rev Neurobiol 40: 109-135.<br />
9. Ikonomodou C., Turski L. (1995) Curr Opin Neurol 8: 487-497.<br />
620 2006
CROSS-TALK BETWEEN NON RECEPTOR<br />
TYROSINE KINASES AND CASPASES<br />
IN CANCER AND IN APOPTOSIS<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
DANIELA BARILÀ<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Università di Roma Tor Vergata<br />
Finanziamento 2006 – Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC)
Sezione III: Attività per progetti<br />
ABSTRACT<br />
The goal of this project is the study of the cross-talk between non receptor<br />
tyrosine kinases that are usually implied in proliferation signals transduction,<br />
and caspases which are key players in the apoptotic signal transduction. These<br />
studies may contribute significantly to understanding the molecular bases of<br />
cancer development. We will investigate the mechanisms that allow a cell to<br />
block its programmed cell death. This block is important to prevent undesired<br />
cell death but can also lead to the expansion of a neoplastic cell population and<br />
to cancer cells resistance to apoptosis (1) . Interestingly, the activity of caspases<br />
has been shown to be repressed by ser/thr phosphorylation by Akt (2) , MAPK (3)<br />
and p38 kinase (4) . The possibility that the activity of caspases, that are central<br />
executors of the apoptotic program, might be regulated by tyrosine phosphorylation,<br />
mediated by non receptor tyrosine kinases, whose activity is<br />
upregulated in many tumors, will be fully investigated. Significantly, tyrosine<br />
phosphorylation not only directly affects the activity of several enzymes, but<br />
can also modulate new protein-protein interactions.<br />
We have recently identified Caspase-8, as new substrate of the c-Src tyrosine<br />
kinase. We reported that c-Src expression affects death receptor mediated<br />
cell death and represses Caspase-8 enzymatic activity. Src family non receptor<br />
kinases, are often aberrantly activated in a variety of epithelial and non-epithelial<br />
cancers (5) and the extent of increased Src family activity often correlates<br />
with malignant potential. However, the mechanisms through which Src<br />
promotes tumorigenesis are still largely obscure. Interestingly, we were able<br />
to show that Caspase-8 is tyrosine phosphorylated in human colon cancer.<br />
The mechanism that allows tyrosine phosphorylation to modulate Caspase-8<br />
activity will be further investigated. We will test the possibility that indeed<br />
Caspase-8 is tyrosine phosphorylated in other tumors and that this event contributes<br />
to tumor progression and to tumor resistance to chemotherapy and<br />
irradiation induced apoptosis. Our studies might lead to the identification of a<br />
completely novel pathway that allows Src kinase to contribute to tumor progression<br />
and to the comprehension of a new mechanism that controls caspases<br />
activity and function.<br />
Conversely, during the apoptotic process, the activity of some non receptor<br />
tyrosine kinases is induced upon caspase cleavage during apoptosis (6-9) .<br />
Anoikis is a programmed cell death caused by the loss of cell adhesion. Malignant<br />
cells in order to metastasize have obviously to become resistant to loss of<br />
cell anchorage (10) . Therefore, understanding anoikis is crucial for cancer<br />
research. We have identified the non receptor tyrosine kinase c-Abl as a new<br />
caspase substrate during Fas-induced apoptosis (8) . Caspase cleavage removes<br />
Abl Nuclear Export Signal (NES) and the actin binding domain. As a consequence,<br />
Abl accumulates in the nucleus where it plays a positive role in<br />
apoptosis (11) . Arg is the other member of the Abl family, characterized by actin<br />
binding regions and putative NLSs and NES. The activity of Abl and Arg is<br />
essential during development (12) and during many F-actin-dependent<br />
processes, such as, adhesion and migration (13) . Since anoikis occurs in<br />
response to alterations of cell adhesion, we will test whether Abl and Arg are<br />
622 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
cleaved by caspases in this apoptotic response and how this event contributes<br />
to the execution of the program. Our experiments may lead to the identification<br />
of Arg as a new player of the apoptotic response and will help to understand<br />
the mechanism that control anoikis.<br />
PROPOSAL RELEVANCE<br />
Our proposal is focused on the study of the molecular mechanisms that<br />
allow the cross-regulation of two large families of proteins, the non receptor<br />
tyrosine kinases and the caspases, that play a crucial role in the cellsurvival/cell-death<br />
balance. The lack of this equilibrium is associated to severe<br />
pathologies in humans. In particular, it has been well established that tumors<br />
arise from the development of genetic modifications that affect genes implicated<br />
in cell proliferation as well as in apoptosis control. Therefore the investigation<br />
of the cross-talk of non receptor tyrosine kinases and caspases should<br />
definitely have a primary relevance for cancer research.<br />
The first part of the project is centred on the role of tyrosine kinases in the<br />
control of caspases activity. Despite the absolute requirement for caspases<br />
activity regulation in order to prevent undesired cell death, very little is known<br />
about the molecular mechanisms that control and ensure this regulation. Tyrosine<br />
phosphorylation has been shown to modulate the activity and the proteinprotein<br />
interactions of several molecules and therefore to play a crucial role in<br />
signal transduction in general. Some evidence suggests a role of tyrosine phosphorylation<br />
in the apoptotic signal; one intriguing possibility is that tyrosine<br />
kinases might directly phosphorylate and regulate the activity and the function<br />
of caspases. We have recently identified the upstream activator Caspase-8 as a<br />
new substrate of the proto-oncogene c-Src. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
may severely affect Caspase-8 activity and function resulting in resistance<br />
to death receptors-induced apoptosis. It is significant that Src kinase is often<br />
up-regulated in tumors, especially in colon and breast cancers (14) . We identified<br />
the presence of tyrosine phosphorylated Caspase-8 in human colon cancer.<br />
The possibility that this event contributes to tumor progression and to tumor<br />
resistance to chemotherapy and irradiation induced apoptosis is intriguing.<br />
Support for this project might lead to the identification of a completely new<br />
mechanism that allows Src kinase to contribute to tumor progression and to<br />
the comprehension of a new mechanism that controls caspases activity and<br />
function. Moreover, Caspase-8 Tyr380 phosphorylation may be clearly linked<br />
with cancer and could be considered as a novel tumor marker.<br />
The second part of the project is focused on the cross-talk of non receptor<br />
tyrosine kinases and caspases in the control and execution of anoikis. Anoikis<br />
is a programmed cell death caused by the loss of interactions of epithelial cells,<br />
where caspases activation has been described. This mechanism ensures that<br />
epithelial cells that have lost interaction with their extracellular matrix,<br />
undergo cell death and prevents their migration. The comprehension of the<br />
molecular mechanisms of anoikis is of particular importance for cancer<br />
research, because anoikis resistance acquired by cancer cells, allows the formation<br />
of metastasis.<br />
2006 623
Sezione III: Attività per progetti<br />
We have recently identified c-Abl as a novel caspase substrate in apoptosis<br />
upon death receptor stimulation. Caspases cleave c-Abl in the cytoplasmatic<br />
compartment, generating a truncated Abl protein that lacks the<br />
nuclear export signal and therefore accumulates in the nuclear compartment,<br />
where Abl activity has a pro-apototic function. Abl caspase cleavage<br />
causes the loss of a C-terminal region of the protein where a nuclear export<br />
signal and an actin binding domain have been mapped (8-9) . These sequences<br />
are also present in C-terminal portion of Arg, the Abl Related Gene product.<br />
Abl and Arg constitute the Abl family of non receptor tyrosine kinases, characterized<br />
by binding to F-actin. Indeed these proteins have a crucial function<br />
in the regulation of many F-actin-dependent processes, such as cell death,<br />
cell adhesion, cell migration and neurite extension. Since anoikis is induced<br />
by a loss of cell adhesion activation of we will test the possibility that caspase<br />
cleavage recruits the Abl family proteins to this apoptotic response. Support<br />
for this project is essential to allow studies on molecular mechanisms of<br />
anoikis and will help to clarify Arg’s putative role in the apoptotic signal<br />
transduction.<br />
BACKGROUND AND RATIONALE<br />
Non receptor tyrosine kinases and caspases are two large families of proteins<br />
that play a central role in the regulation of cell survival and cell death.<br />
Some evidence supports the idea of a cross-talk between these molecules. Caspase<br />
cleavage can induce the activity of many non receptor tyrosine kinases<br />
during apoptosis (6-7) and, tyrosine phosphorylation can modulate the apoptotic<br />
signal (15-18) . Caspases might be phosphorylated on serine and threonine,<br />
and phosphorylation affects their activity (2,19) .<br />
Caspases – Caspases are a family of cystein-proteases highly conserved<br />
through evolution. All known caspases cleave substrates after an aspartic acid<br />
residue. These enzymes are activated by several stimuli and trigger all the morphological<br />
and biochemical changes resulting in the systematic and orderly<br />
disassembly of the dying cell into apoptotic bodies (20) . Caspases are synthesized<br />
as enzymatically inactive proenzymes composed of three domains: an<br />
N-terminal prodomain, a large subunit and a small subunit. Their activation<br />
occurs through a series of proteolytic cleavages always mediated by caspases<br />
that result in the release of the prodomain and assembly of an active tetramer<br />
composed of two large and two small subunits (21-22) .<br />
Fas (CD95) death receptor – The transmembrane Fas receptor belongs to<br />
the death receptor family. These molecules are activated upon specific ligand<br />
binding (23) , which triggers the assembly of a complex of adaptor proteins that<br />
induce oligomerization of the upstream activator Caspase-8 and caspase-10 (24) .<br />
This complex is named Death-Inducing Signaling Complex (DISC). According<br />
to this model, caspases’ recruitment to the DISC results in their self-cleavage<br />
and self-activation that then triggers the cleavage and activation of more downstream<br />
executor caspases. These finally cleave several cellular substrates leading<br />
to the execution of the apoptotic program.<br />
624 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
Src family kinases and tumor progression – The Src family of non-receptor<br />
protein tyrosine kinases plays critical role in a variety of cellular signal transduction<br />
pathways, regulating such diverse processes as cell division, motility,<br />
adhesion, angiogenesis, and survival. Constitutively activated Src variants,<br />
induce malignant transformation of variety of cell types. Src family kinases,<br />
are often aberrantly activated in a variety of epithelial and non-epithelial cancers,<br />
such as, colorectal and breast cancers (5) . Further, the extent of increased<br />
Src family activity often correlates with malignant potential and patient survival.<br />
Exactly how Src family kinases contribute to individual tumors remains<br />
to be defined completely. However, they appear to be important for multiple<br />
aspects of tumor progression, including proliferation, disruption of cell/cell<br />
contacts, migration, invasiveness, resistance to apoptosis, and angiogenesis (25) .<br />
Role of protein phosphorylation in the control and execution of apoptosis –<br />
The function of many components of the apoptotic machinery is modulated<br />
through serine/threonine phosphorylation. Very little is known about caspases’<br />
phosphorylation. It has been shown that Akt and MAPK can phosphorylate<br />
and repress caspase-9 activity (2) , while p38 has been proposed to modulate caspase-3<br />
and Caspase-8 activity (4) . Tyrosine kinases have been reported to modulate<br />
Fas-induced apoptosis (15-16) . However, none of the caspases or of the Bcl2<br />
family members have been yet identified as direct substrates of tyrosine<br />
kinases.<br />
Src family kinases trigger Caspase-8 tyrosine phosphorylation and modulate<br />
its activity – We identified Caspase-8 as a new substrate for Src kinase. Phosphorylation<br />
occurs on Tyr380, situated in the linker region between the large<br />
and the small subunits of human Procaspase-8, and results in down-regulation<br />
of Caspase-8 proapototic function. Src activation triggers Caspase-8 phosphorylation<br />
on Tyr380 and impairs Fas-induced apoptosis. Accordingly, Src failed<br />
to protect Caspase-8-defective human cells in which a Caspase-8-Y380F<br />
mutant is expressed from Fas-induced cell death.<br />
Remarkably, Src activation upon EGF-receptor stimulation, triggers<br />
endogenous Caspase-8 phosphorylation and prevents Fas-induced apoptosis.<br />
Tyr380 is phosphorylated also in human colon cancers where Src is aberrantly<br />
activated. These data provide the first evidence for a direct role of tyrosine<br />
phosphorylation in the control of caspases and reveal a new mechanism<br />
through which tyrosine kinases inhibit apoptosis and participate in tumor progression.<br />
These data suggest that Src kinases could modulate apoptosis<br />
through direct phosphorylation of Caspase-8. This event might play a role in<br />
tumorigenesis and might be targeted for the development of new therapeutic<br />
approaches (14) .<br />
Anoikis – The loss of cell anchorage to cell matrix of normally adherent<br />
cells triggers a particular form of apoptosis, named anoikis. Understanding<br />
anoikis is particularly relevant for cancer research since malignant cells, once<br />
they begin to metastasize, have obviously acquired properties rendering them<br />
resistant to loss of cell anchorage and anoikis, because they are able to detach<br />
from the primary tumor without undergoing apoptosis. The molecular mechanisms<br />
that regulate anoikis are still largely obscure. Evidences for a clear role<br />
2006 625
Sezione III: Attività per progetti<br />
of Caspase-8 and FADD have been provided (26-27) . Moreover several oncogenes<br />
like v-HA-ras and v-src induce resistance to anoikis (28) . The role of kinases and<br />
of cytoskeletal components involved in this apoptotic response, needs further<br />
investigation.<br />
Abl family of non receptor tyrosine kinases – In mammals the Abl family<br />
consists of two c-Abl isoforms (1a, 1b) and two Arg isoforms (1a, 1b). The 1b<br />
isoforms shows a myristoylation site that allows interactions with the membranes.<br />
Three nuclear localization signals (NLSs) and a nuclear export signal<br />
(NES) allow Abl to shuttle between the cytoplasmic and the nuclear compartments.<br />
Putative NLSs and a NES are also present in the Arg protein, although<br />
their function has not been clarified yet. Binding sites for F actin and G actin<br />
allow Abl and Arg to interact with the cytoskeleton (reviewed in (29) ).<br />
The cellular localization plays a crucial role on Abl signaling. In the cytoplasm<br />
Abl is activated in response to cell adhesion (30) and to growth factors<br />
stimulation (31-32) . Conversely, in the nucleus c-Abl activation participates to the<br />
apoptotic response, upon DNA damage (reviewed in (11) ).<br />
Arg functions have been much less investigated. It is clear that Abl and Arg<br />
have redundant function during development and that Abl/Arg -/- mice show<br />
severe defects in neurulation (12) . These non receptor tyrosine kinases can<br />
directly bind to actin and play an essential role in many actin-dependent<br />
processes, such as cell death, cell adhesion, cell migration and neurite extension<br />
(reviewed in (33) ).<br />
Cleavage of c-Abl and Arg by caspases in Fas-induced apoptosis – We have<br />
recently identified c-Abl as a new substrate of caspases during Fas-induced apoptosis<br />
(8) . Caspase cleavage generates a fragment of Abl which has lost the NES and<br />
the actin binding region, but retains the NLSs and kinase activity. This fragment<br />
rapidly accumulates in the nucleus, where Abl activity has been described to<br />
exert a proapoptotic function (11) . Significantly, the expression of wt and caspase<br />
cleaved fragment of Abl sensitizes lymphoid cells to Fas-induced apoptosis, while<br />
a caspase-resistant mutant of Abl significantly delays apoptosis (8) .<br />
A role of Arg in apoptosis has not been described yet. Preliminary experiments<br />
suggest that Arg might also be cleaved by caspases. We have identified<br />
a putative cleavage site at the C-terminal of the protein. Cleavage at that site<br />
would result in the loss of the NES and of the C-terminal actin binding<br />
domain, this being similar to what is reported for c-Abl (8) .<br />
PRELIMINARY RESULTS<br />
Tasks A and B rely on (14) . This manuscript got positive comments from three<br />
referees and we are submitting a revised version by the end of December 2005.<br />
A summary of the experimental data supporting these findings has been<br />
enclosed below as they have been fully reported in the enclosed manuscript,<br />
along with some pictures (numbered as in the complete manuscript). The<br />
manuscript has been sent along with the copies of publications. By the time<br />
this proposal will be evaluated, we should be able to provide an accepted version<br />
of the manuscript.<br />
626 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
Src kinase triggers Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 – To test whether<br />
Caspase-8 could be a substrate for non receptor tyrosine kinases, we transiently<br />
transfected Caspase-8 in human embryo kidney (HEK) 293 cells,<br />
together with several constructs encoding different forms of Src and of Abl<br />
kinases. The constitutively active Src, SrcY527F, but not its kinase inactive<br />
counterpart, caused a strong tyrosine phosphorylation of co-transfected Caspase-8,<br />
as shown by immunoblotting (not shown) and in immunoprecipitation<br />
experiments (Fig. 1, left panel).<br />
Mass spectrometry and point mutagenesis allowed us to identify Tyr380 as<br />
a unique Src phosphorylation site (Fig. 3). In vitro experiments also confirmed<br />
that Tyr 380 is directly phosphorylated by Src kinase (data not shown).<br />
Phosphorylation on Tyr 380 impairs Caspase-8 activity and Fas induced<br />
apoptosis – Caspase-8 is absolutely required for Fas-induced cell death (34) and<br />
defective Caspase-8 activity results in the impairment of this apoptotic<br />
response. To test whether tyrosine phosphorylation could affect Caspase-8<br />
activity and function, HeLa cells, which are sensitive to Fas, were transfected<br />
with a construct encoding the constitutively active form of Src, SrcY527F,<br />
along with a plasmid encoding GFP to allow detection of transfected cells.<br />
SrcY527F overexpression drives tyrosine phosphorylation of endogenous<br />
Caspase-8 (Fig. 2A). Interestingly, SrcY527F but not its kinase inactive counterpart,<br />
SrcY527F-kin - , protected cells from Fas-induced apoptosis indicating<br />
that Src activity is necessary to mediate its anti-apoptotic effect (Fig. 2B).<br />
These data suggest that tyrosine phosphorylation affects Caspase-8 proapoptotic<br />
function. To explore whether Src-induced resistance to Fas could be<br />
directly linked to Caspase-8 phosphorylation we analyzed the activation<br />
of Caspase-8, upon Fas-stimulation, in HeLa cells transfected with the<br />
constitutively active Src. SrcY527F overexpression delayed Fas-induced<br />
Caspase-8 activation, measured as its ability to cleave its substrate peptide<br />
IETD, to an extent remarkably similar to the strong caspase viral inhibitor<br />
CrmA (Fig. 2C).<br />
To investigate the effect of Tyr380 phosphorylation on Caspase-8 activity<br />
we chose a Caspase-8 mammalian cell system, the Jurkat Caspase-8 -/- cell line.<br />
These cells do not express Caspase-8 and therefore do not undergo apoptosis<br />
upon Fas-receptor stimulation, yet the reconstitution of Caspase-8 expression<br />
restores the sensitivity to Fas-induced apoptosis (34) . Since Caspase-8 overexpression<br />
triggers its own activation, which induces cell death per se, these<br />
experiments require the expression of very low levels of transfected Caspase-<br />
8, which allow the detection of Fas-induced apoptosis. Caspase-8-wt and<br />
Caspase-8-Y380F restore Fas-sensitivity to the same extent, confirming that<br />
the substitution of Tyr380 with Phe, which impairs phosphorylation, does<br />
not affect per se Caspase-8 function. Importantly, co-expression of the constitutively<br />
active Src, SrcY527F, suppressed Fas-induced apoptosis in cells<br />
reconstituted with Caspase-8 wt, but not in those reconstituted with Caspase-<br />
8-Y380F, indicating that Src mediated protection requires Caspase-8 Tyr380<br />
phosphorylation (Fig. 5) and suggesting that the phosphorylation of Tyr380<br />
modulates Caspase-8 activity and function.<br />
2006 627
Sezione III: Attività per progetti<br />
EGF triggers endogenous Caspase-8 phosphorylation and counteracts Fas<br />
induced apoptosis – Endogenous Src kinase activity is tightly regulated and is<br />
induced upon different stimuli. To further investigate whether the activation of<br />
endogenous Src could trigger Caspase-8 phosphorylation, HeLa cells were<br />
treated with EGF, which directly activates Src kinase (Fig. 6A). Immunoblotting<br />
with anti-phosphotyrosine antibodies on immunoprecipitated Caspase-8<br />
showed that EGF treatment triggered Caspase-8 phosphorylation (Fig. 6A). We<br />
further asked whether Caspase-8 phosphorylation could affect Fas-sensitivity<br />
in this context. Exposure to EGF caused a significant delay in Fas induced<br />
apoptosis of HeLa cells (Fig. 6B). Interestingly, EGF failed to protect cells stably<br />
transfected with a kinase defective version of Src (SrcY527Fkin - ) from Fasinduced<br />
apoptosis, suggesting that the anti-apoptotic effect of EGF relies on<br />
Src kinase activity (Fig. 6B) and, most likely, on Caspase-8 phosphorylation.<br />
Caspase-8 is phosphorylated on Tyr380 in colon cancer – We asked whether<br />
Caspase-8 may be tyrosine phosphorylated in those pathological situations<br />
were Src kinase is aberrantly up regulated such as different types of tumors (25) .<br />
We speculated that tyrosine phosphorylation of Caspase-8, may represent a<br />
new mechanism through which transformed cells evade apoptosis and promote<br />
cancer. We analyzed the profile of Caspase-8 in colonic adenocarcinomas<br />
from 23 patients. While the levels of Src protein in cancer mucosa and in the<br />
adjacent normal mucosa are comparable (Fig. 7A, left panel), the kinase activity<br />
of Src is significantly increased in about 80% of the tumors (Fig. 7A, middle<br />
panel), according to previous reports from other laboratories (35) . To address<br />
whether Tyr380 was the phosphorylated residue, we raised a monoclonal antibody<br />
against a phosphopeptide containing phospho-Tyr380. Indeed, this antibody<br />
detected Caspase-8 only after Src phosphorylation, whereas mutation of<br />
Tyr380 to Phe abolished recognition, demonstrating that the antibody specifically<br />
reacts with the phosphorylated site (Fig. 7B). Using this antibody, we<br />
were able to show that Caspase-8 is phosphorylated on Tyr380 in primary<br />
colon cancer from 18 out of 23 analyzed patients (Fig. 7C).<br />
DESCRIPTION OF THE PROPOSED RESEARCH<br />
Task A: Role of tyrosine phosphorylation<br />
in the control of Caspase-8 activity<br />
In vivo activation of proCaspase-8 upon Fas stimulation is triggered by its<br />
recruitment to the DISC that leads to its dimerization. This event is sufficient<br />
to trigger proCaspase-8 activation, which in turn results in the interdimer processing<br />
required for the production and the release into the cytoplasm of the<br />
large (p18) and of the small subunits (p10). Structural studies have confirmed<br />
that the active cytoplasmatic Caspase-8 is a tetrameric complex constituted by<br />
two large subunits and two small subunits (36) .<br />
Interestingly tyrosine phosphorylation occurs on Tyr380 that lies in a<br />
linker of 10 aminoacidic residues between two aspartic residues that are<br />
sequentially cleaved to allow the release of the p10 subunit. This linker is only<br />
628 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
2006 629
Sezione III: Attività per progetti<br />
630 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
present on the Procaspase-8 molecule and it is therefore lost during autoprocessing<br />
and in the tetrameric complex.<br />
The lack of structural data for the procaspase, containing Tyr380, does not<br />
allow structural and modeling approaches to address the effect of phosphorylation<br />
on the structure and on the function of Caspase-8. Tyrosine phosphorylation<br />
may modulate one of the steps of Caspase-8 activation, such as DISC<br />
recruitment, dimerization and activation, processing and release of the active<br />
tetramer. Alternatively, phosphorylation on Tyr380 may drive new proteinprotein<br />
interactions that either change the conformation of Caspase-8 preventing<br />
its activation, or sequester it far from its substrates, impinging on its apoptotic<br />
function. At present all these models are merely speculative only further<br />
experiments will address this point.<br />
Milestone A1: Analysis of the effect of Caspase-8 tyrosine phosphorylation on<br />
the Death Inducing Signaling Complex – To address the possibility that tyrosine<br />
phosphorylation might somehow affect DISC formation or Caspase-8 activation<br />
and release at the DISC, Fas-sensitive cell lines that stably overexpress a<br />
constitutive active form of Src will be generated. These cell lines, along with<br />
the parental cell lines as a control, will be stimulated to undergo apoptosis by<br />
anti-Fas antibodies. The recruitment of Caspase-8 to the DISC will be revealed<br />
upon DISC immunoprecipitation and immunoblot with specific anti-Caspase-8<br />
antibodies (24) . The use of the phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody will help<br />
to clarify whether phosphorylation interferes or not with the recruitment of<br />
Caspase-8 to the DISC.<br />
Milestone A2: Studies to address whether tyrosine phosphorylation might<br />
interfere with Caspase-8 dimerization – Recently it has been proposed that two<br />
dimers of procaspase in which the large and small subunits have not been yet<br />
separated by cleavage, are already active. Receptor trimerization would allow the<br />
formation of dimers of proCaspase-8 at the DISC level. Dimerization would then<br />
allow proCaspase-8 activation, resulting in the first cleavage that separates the<br />
large and the small subunit, the so-called “ interdimer processing ”. The produced<br />
tetramers would then be able to perform the second cleavage event<br />
between the prodomain and the large subunit, resulting in the release of the<br />
active Caspase-8 from the DISC (37) . To test whether tyrosine phosphorylation<br />
impairs proCaspase-8 dimerization we will take advantage of an in vitro translation<br />
approach based on FK506 binding protein (FKBP). This system allows the<br />
production of Caspase-8 in vitro which can be further induced to dimerize by the<br />
addition of a compound that recognizes the FKBP sequence allowing dimerization.<br />
Upon dimerization the procaspase will be activated and the autoprocessing<br />
will occur (37) . In vitro translated proCaspase-8 might be phosphorylated in vitro<br />
by Src kinase before the induction of its dimerization. The dimerization-induced<br />
processing of in vitro translated phosphorylated proCaspase-8 will be compared<br />
to the one of unphosphorylated proCaspase-8. The Caspase-8-Y380F mutant will<br />
be used as a negative control.<br />
An alternative approach will be based on experiments where proCaspase-8<br />
dimerization will be induced by incubation of protein extracts from cells transfected<br />
with the constitutively active SrcY527F or with the empty vector as con-<br />
2006 631
Sezione III: Attività per progetti<br />
trol, in the presence of sodium citrate as described in (38) . Dimerized pro-<br />
Caspase-8 will be recovered upon incubation with Biotinyl-VAD-FMK that<br />
specifically binds to activated proCaspase-8, followed by the addition of<br />
agarose conjugated streptavidin to capture the affinity-bound proteins. The<br />
ability of tyrosine-phosphorylated-proCaspase-8 and of un-phosphorylatedproCaspase-8<br />
to dimerize will be then revealed by immunoblotting with anti-<br />
Caspase-8 and anti-phospho-Ty3380-Caspase-8 antibodies.<br />
Milestone A3: Analysis in vitro of the effect of phosphorylation of Y380 on the<br />
processing of Caspase-8 – To test whether phosphorylation affects accessibility of<br />
the linker region to cleavage by an active Caspase-8 tetramer an in vitro translation<br />
based approach will be set up. It has been reported that in vitro translated<br />
proCaspase-8 accumulates as proenzyme that it is not able per se to auto-process<br />
and auto-activate itself (37) . However, purified recombinant Caspase-8 can be<br />
used to process in vitro translated proCaspase-8 with the classical ordered cleavages.<br />
35 S-labelled in vitro translate proCaspase-8 will be used as a substrate for<br />
kinase assay in the presence or not of active Src kinase and the effect of tyrosine<br />
phosphorylation will be measured upon in vitro caspase cleavage assay using<br />
purified Caspase-8. If tyrosine phosphorylation impairs cleavage/s this should<br />
result at least in the delay of processing. The same experiment will be also carried<br />
out with the Caspase-8-Y380F as a control. The processing of this mutant<br />
should not in principle be modulated by Src-mediated phosphorylation.<br />
An alternative approach will be based on the development of in vitro<br />
Caspase-8 activity assays where we will compare the ability of recombinant<br />
tetrameric Caspase-8 or of recombinant dimeric uncleavable Caspase-8 to<br />
process a substrate peptide containing the aminoacidic sequence of the linker<br />
region where the Tyr380 is either unphosphorylated or phosphorylated.<br />
Milestone A4: Phosphorylation of Tyr380 could lead to Caspase-8-Src complex<br />
– It has been clearly shown that many nonreceptor tyrosine kinases can<br />
bind through their SH2 domain to the phosphorylated substrate (39) . We will<br />
test the possibility that upon phosphorylation Caspase-8 and Src form a stable<br />
complex. Pull down experiments from extracts of cells cotransfected with Caspase-8<br />
and SrcY527F, with a GST-SH2-Src fusion protein will be performed.<br />
Coimmunoprecipitation experiments will further allow testing of this hypothesis.<br />
Colocalization of Src kinase and tyrosine phosphorylated Caspase-8 will<br />
be investigated by immunofluorescence on mammalian cells taking advange of<br />
the avaibility of phospho-specific-Tyr380-Caspase-8 antibodies.<br />
Milestone A5: Molecular mechanisms that downregulate Caspase-8 phosphorylation<br />
on Tyr380 – The Src family of non receptor tyrosine kinases have been<br />
reported to modulate Fas-signaling. Interestingly, defective expression of the<br />
SHP-1 tyrosine phosphatase in lymphoid cells blocks Fas-mediated apoptosis<br />
(40) while in neutrophils SHP-1 can bind death receptors and block cytokineinduced<br />
anti-apoptotic signaling (41) enforcing the idea that tyrosine dephosphorylation<br />
of specific substrates is a prerequisite for death receptor-induced<br />
apoptosis. Interestingly SHP1 expression has also been reported to be<br />
decreased in lymphoma as well as in solid tumors (42) .<br />
We will test whether SHP-1 tyrosine phosphatase may directly modulate<br />
632 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
Caspase-8 tyrosine phosphorylation. Caspase-8 tyrosine phosphorylation will<br />
be assayed in cells where Src activity has been induced, in the presence or in<br />
the absence of active or inactive forms of SHP-1. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
will be analyzed using the specific phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody.<br />
Overexpression of SHP-1, as well as ablation of SHP-1 expression with<br />
specific siRNA will set up as parallel complementary approaches.<br />
Task B: Role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
in tumor progression and in anoikis<br />
It has been well established that constitutively activated Src variants,<br />
induce malignant transformation of variety of cell types. Activation of Src family<br />
kinases in human cancers may occur through a variety of mechanisms and<br />
is frequently a critical event in tumor progression (5,25) .<br />
Alterations in the apoptotic machinery contribute to the process of carcinogenesis.<br />
Moreover, because chemotherapy and irradiation act primary by<br />
inducing apoptosis, tumor resistance to apoptosis constitutes an important<br />
clinical problem (reviewed in (1, 43) ). In many neuroblastomas and in many pediatric<br />
tumors the gene for Caspase-8 is frequently inactivated by gene deletion<br />
or methylation (44-45) . Caspase-8 deficient neuroblastoma cells are resistant to<br />
death-receptor- and doxorubicin-mediated apoptosis.<br />
We would like to propose that one possible mechanism through which<br />
Src can promote tumor progression is the interference with the apoptotic<br />
machinery. Phosphorylation of Caspase-8 on Tyr380 could provide a novel<br />
mechanism to inhibit cell death, supporting tumor progression as well as<br />
resistance of tumors to therapeutic approaches aimed at the induction of<br />
apoptosis.<br />
Milestone B1: Analysis of the presence of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
in other tumors – Src family kinases, are often overexpressed and/or aberrantly<br />
activated in a variety of epithelial and non-epithelial cancers. Activation is very<br />
common in colorectal and breast cancers, and somewhat less frequent in<br />
melanomas, ovarian cancer, gastric cancer, head and neck cancers, pancreatic<br />
cancers, lung cancers, brain cancers, and blood cancers. Furthermore, the<br />
extent of increased Src family activity often correlates with malignant potential<br />
and patient survival (5, 25) .<br />
Several tumors will be analysed both for Src kinase activity and for Caspase-8<br />
tyrosine phosphorylation. Src kinase activity will be measured by in<br />
vitro kinases assay, as well as by immunoblots using an antibody that selectively<br />
recognizes the active form of Src kinase. Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
will be investigated by immunoprecipitation and immunoblot analysis<br />
using anti-phosphotyrosine antibodies or the specific phospho-Tyr380-<br />
Caspase-8 antibody. These experiments will be carried out in collaboration<br />
with dr. Luigi Coppola at Ospedale San Filippo Neri, Rome, Italy, who will provide<br />
us the surgical samples.<br />
An alternative approach will be based on the collaboration with the Tissue<br />
Microarray Facility, IFOM, Milan, Italy, coordinated by Dr. Maria Capra. This<br />
approach relies on the availability of our phospho-specific antibody that rec-<br />
2006 633
Sezione III: Attività per progetti<br />
ognizes endogenous amounts of Tyr380 phosphorylated Caspase-8 (14 and<br />
data not shown). In the tissue microarray technology, small tissue cylinders are<br />
removed from hundreds formalin-fixed and paraffin-embedded different<br />
tumors, and placed into a single “ empty ” recipient block, using a custom-built<br />
precision instrument (46) . Hundreds of serial sections are obtainable from each<br />
array block. This technology provides a rapid, very large-scale molecular analysis<br />
of hundreds of tumor samples. Multi-tumors (composed of the most common<br />
different tumor types) as well as specific-tumor and progression-tumors<br />
(that collect samples of a specific organ at different step of progression to the<br />
malignancy) will be analyzed by immunohystochemistry with Caspase-8<br />
phospho-specific antibodies.<br />
These approaches might provide more insight on the tissue and stage<br />
specificity of Caspase-8 Tyr380 phosphorylation and lead to the identification<br />
of a new marker of tumorigenesis.<br />
Milestone B2: Screening of human colorectal cancer cell lines for Src kinase<br />
activation and Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 – We have identified Caspase-8<br />
phosphorylation on Tyr380 in human colon cancer (14) . Moreover we<br />
were able to detect Caspase-8 phosphorylation in a colon cancer cell line, HT29<br />
(data not shown), where Src kinase activity has been previously reported to be<br />
aberrantly upregulated (28) . Therefore these cells may provide a good in vitro<br />
system to develop approaches to study the role of Caspase-8 Tyr380 phosphorylation<br />
in colon cancer.<br />
However, to select the optimal in vitro colon cancer cellular system to<br />
study the role of Caspase-8 phosphorylation on Tyr380, several colorectal<br />
metastatic and non-metastatic colon cancer cell lines, including KM12L4,<br />
KM12C, HCT116, HT29, SW480 and SW260 will be screened for the presence<br />
of Caspase-8 Y380 phosphorylation. Moreover we will further investigate the<br />
correlation between Tyr380 phosphorylation and Src kinase activity. For this<br />
purpose we will take advantage of several cell lines that have been stably transfected<br />
with constructs that allow the doxocycline inducible expression of: (a)<br />
wild type Src, (b) constitutively active Src, (c) kinase dead Src, (d) the luciferase<br />
reporter only vector control. An alternative approach will be based on<br />
the use of specific Src kinase inhibitors.<br />
These approaches, will be carried out in collaboration with Dr. Caroline<br />
Dive at the Paterson Institute, Manchester, UK, and they will allow us to identify<br />
the best colon cancer cell line where Caspase-8 is phosphorylated dependently<br />
on Src kinase activity. These cells will be important for the development<br />
of Milestones B3-B6.<br />
Milestone B3: Caspase-8 tyrosine phosphorylation as a mechanism to modulate<br />
cancer sensitivity to different chemiotherapic drugs – Src family kinase<br />
activity is up-regulated in many tumors. We have shown that treatment with<br />
the Src kinase inhibitor PP2, significantly sensitizes HT29 cells to Fas-induced<br />
apoptosis. Interestingly, treatment with PP2 promotes Fas-induced Caspase-8<br />
autoprocessing and activation (data not shown). These data suggest a role of<br />
Caspase-8 tyrosine phosphorylation in resistance of colon cancer cells to Fasinduced<br />
apoptosis.<br />
634 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
One of the major concerns of cancer research is the resistance of many<br />
tumors to chemotherapic drugs, irradiation and death receptors stimulation.<br />
Therefore an important target is the study of mechanisms that can selectively<br />
sensitize tumor cells, and not normal ones, to the induction of apoptosis. The<br />
aim of this part of the project is to test the hypothesis that the impairment of<br />
phosphorylation of Caspase-8 could sensitize tumor cells to apoptosis.<br />
Tumor necrosis factor (TNF)-related apoptosis-inducing ligand (TRAIL)<br />
exhibits potent antitumor activity upon systemic administration in mice without<br />
showing the harmful side effects observed with other apoptosis-inducing<br />
members of the death receptor family such as TNF and Fas. Therefore, TRAIL<br />
might have great potential in the treatment of human cancer (47) . However,<br />
about 60% of tumor cell lines are resistant to TRAIL and many labs are setting<br />
up different approaches to sensitize these cell lines to TRAIL (48) .<br />
Many tumors are also resistant to more classical treatments, such as<br />
chemotherapic drugs (doxorubicin, bleomycin, 5-FU, etoposide, cisplatin) and<br />
radiation.<br />
Different tumor cell lines, selected as described in Milestone B2, will be<br />
induced to undergo apoptosis upon Fas or TRAIL stimulation as well as by<br />
drug or radiation treatments, in the presence or in the absence of a panel of<br />
Src kinase inhibitors (49) .<br />
We are aware that these experiments will provide evidence for a general<br />
role of Src kinase activity in the resistance of these cells to apoptosis. To<br />
investigate whether tyrosine phosphorylation of Caspase-8 might contribute<br />
to this event the levels of tyrosine phosphorylated Caspase-8 will be analyzed<br />
by immunoblotting with the specific phospho-Tyr380-Caspase-8 antibody.<br />
These experiments, although mainly correlative, will provide preliminary evidences<br />
for a role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation in tumor resistance<br />
to apoptosis and will be useful in designing more specific approaches (Milestone<br />
B5).<br />
Milestone B4: Generation of a cell culture/xenograft model that allows to<br />
study the contribute of Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 in colon cancer<br />
development – To further investigate the role of Caspase-8 tyrosine phosphorylation<br />
in cancer, a cell culture/xenograft approach will be developed (50) . This<br />
approach is aimed at the elucidation of the correlation between Src activity,<br />
caspase-Tyr380 phosphorylation and tumor development. Therefore, colon<br />
cancer cell lines where Caspase-8 phosphorylation on Tyr380 has been previously<br />
identified and correlated with Src kinase activity (Milestone B2), will be<br />
injected in the flank of SCID mice and allowed to form palpable tumors for few<br />
days. The role of Caspase-8 Tyr phosphorylation will be investigated comparing<br />
the tumor development triggered by cells that show Caspase-8 phosphorylation<br />
with the same cells where Caspase-8 phosphorylation has been impaired<br />
by Src kinase defective expression. Moreover, the effect on tumor growth of<br />
several Src kinase inhibitors as well as chemoterapeutic agents, previously<br />
shown to downregulate Caspase-8 Tyr phosphorylation in vitro (Milestone B3),<br />
will be investigated by treatment of the xenografted animals with these compounds<br />
followed by tumor volume calculation.<br />
2006 635
Sezione III: Attività per progetti<br />
Milestone B5: Generation of colon cancer cell lines that stably express either<br />
Caspase-8-wt or Caspase-8-Y380F – All the experiments described before will<br />
provide a correlative connection between Src activity, Caspase-8 phosphorylation<br />
on Tyr380 and cancer development. However, we are aware that the<br />
impairment of Src kinase activity has a broad effect on the oncogenic potential<br />
of these cells, which may be only partially linked to Caspase-8 phosphorylation.<br />
To unambiguously address the functional contribution of Tyr380<br />
phosphorylation on colon cancer progression, based on the results of the<br />
screening performed in Milestone B2, we will develop colon cancer cell lines<br />
where endogenous Caspase-8 expression has been genetically ablated by<br />
siRNA. Caspase-8 deficiency often correlates with Fas-resistance. Therefore, an<br />
alternative approach to generate colon cancer cells that express low or no levels<br />
of Caspase-8, will be the selection in the presence of anti-Fas antibodies of<br />
clones resistant to Fas-induced apoptosis. Those clones resistant to Fas that<br />
indeed express low levels of Caspase-8 will be then selected. Cells with low levels<br />
of Caspase-8 will be then reconstituted by stable constitutive or inducible<br />
expression with Caspase-8-wt (phosphorylatable) or caspase-8-Y380F<br />
(unphosphorylatable).<br />
Overall these approaches will identify cell lines that will be used to perform<br />
all the experiments described in Milestone B3-4 in the presence or in the<br />
absence of phosphorylated Caspase-8 and to unambiguously identify the contribution<br />
of Tyr380 phosphorylation in tumor progression.<br />
Milestone B6: Caspase-8 tyrosine phosphorylation in anoikis – Apoptosis<br />
can be induced by numerous triggers, one of them being the loss of cell<br />
anchorage of normally adherent cells.It has been reported that the expression<br />
of the oncogenic form of Src, v-Src confers resistance to anoikis (10) .<br />
Moreover, Src activation in human metastatic colon tumor cells impairs<br />
anoikis of these cells (28) . The possibility that Src activation prevents anoikis<br />
also through Caspase-8 tyrosine phosphorylation will be investigated. Caspase-8<br />
tyrosine phosphorylation will be assayed by immunoblots on<br />
immunoprecipitated Caspase-8 from cell extract from human colon tumor<br />
cell lines, using antiphosphotyrosines and the phospho-Tyr380-Caspase-8<br />
antibodies. Moreover, colon cancer cell lines generated in B5, that express<br />
either Caspase-8-wt or Caspase-8Y380F, will be used in anoikis experiment in<br />
the presence or in the absence of a panel of Src kinases inhibitors. These<br />
studies might allow the identification of a new mechanism involved in tumor<br />
progression and in the metastasis process.<br />
Task C: Role of caspase-mediated cleavage of Abl family<br />
non receptor tyrosine kinases in anoikis<br />
Milestone C1: Role of caspase-mediated cleavage of c-Abl in anoikis –We<br />
have previously reported that c-Abl is cleaved by caspases in the cytoplasm<br />
upon stimulation of death receptors. Cleavage causes the loss of a C-terminal<br />
fragment of about 20kDa, containing the Nuclear Export Signal (NES) and the<br />
actin binding region. The loss of the NES upon caspase cleavage, causes the<br />
636 2006
Cross-talk between non receptor tyrosine kinases and caspases in cancer and in apoptosis<br />
relocalization of the cleavage fragment containing the kinase domain, in the<br />
nucleus where Abl participates in the trasduction of the apoptotic signal (8) .<br />
Caspase cleavage also causes the loss of the actin binding region. It is very well<br />
known that the Abl family of non receptor tyrosine kinases plays a central role<br />
in many F-actin dependent processes, such as cell adhesion, membrane ruffling,<br />
cell spreading, cell migration and neurite extension in response to growth<br />
factor and extracellular matrix signals (13) . Since anoikis is triggered by the loss<br />
of cell adhesion and Abl function in cell adhesion is mediated by its actin binding<br />
domain, it is intriguing to speculate that Abl cleavage upon caspase activation<br />
might play a role in the anoikis response.<br />
To test this hypothesis epithelial cell lines, like MDCK, which have been<br />
widely used to study anoikis (10,51) , will be stimulated so as to undergo anoikis.<br />
Abl cleavage will be assayed by immunoblot analysis with specific anti-Abl<br />
antibodies. Moreover, cells will be transiently transfected with a mutant of Abl<br />
that carries point mutations of the aspartic residues recognized by caspases<br />
and cannot therefore be cleaved. The effect of this construct on anoikis will be<br />
assayed. Moreover we will perform the same kind of experiments in the presence<br />
of the truncated forms of Abl generated by this cleavage event. Besides<br />
cell death, the tyrosine phosphorylation and the cleavage of cytoskeletal elements<br />
will be analyzed.<br />
Milestone C2: c-Arg function in apoptosis and anoikis – The Abl family in<br />
mammals includes c-Abl and Arg. Both proteins have an actin binding domain<br />
and a NES at the very C-terminal. Arg has an additional actin binding domain,<br />
and has been described to localize mainly in the cytoplasm. However, the presence<br />
of a NES and of some putative NLSs might suggest that this protein can<br />
shuttle between the nucleus and the cytoplasm as well (13) .<br />
Preliminary experiments on HeLa cells transiently transfected with Arg<br />
and induced to undergo apoptosis by Fas receptor stimulation, suggest that<br />
Arg might be a caspase substrate too. To further investigate this issue cells will<br />
be stimulated so as to undergo apoptosis by several stimuli. Moreover, experiments<br />
in the presence of the general caspase inhibitor z-VAD will further confirm<br />
that the cleavage is caspase dependent. If these experiments will confirm<br />
our initial findings, the significance of Arg cleavage by caspase will be further<br />
investigated.<br />
The analysis of the aminoacidic sequence of Arg shows the presence of<br />
putative caspase cleavage sites at the C-terminal of the protein, where the<br />
cleavage would result, similarly to Abl, in loss of the NES and of the C-terminal<br />
actin binding domain. A mutagenesis approach will allow the identification of<br />
the cleavage sites.<br />
The possibility that caspase cleavage might result in the loss of the C-<br />
terminal actin binding domain and of the NES is very intriguing. However, Arg<br />
accumulation in the nucleus has not been reported so far. It is possible that<br />
caspase cleavage allows Arg translocation to the nucleus. Immunofluorences<br />
and cell fractionation experiments will allow this hypothesis to be tested. It is<br />
possible that, as reported for Abl, the relocalization of Arg in the nucleus provides<br />
a proapoptotic signal. This hypothesis will also be tested.<br />
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EMBO J 21: 514-524.<br />
33. Hernandez S.E., Krishnaswami M., Miller A.L., Koleske A.J. (2004) Trends Cell Biol<br />
14: 36-44.<br />
34. Juo P., Kuo C.J., Yuan J., Blenis J. (1998) Curr Biol 8: 1001-1008.<br />
35. Allgayer H., Boyd D.D., Heiss M.M., Abdalla E.K., Curley S.A., Gallick G.E. (2002)<br />
Cancer 94: 344-351.<br />
36. Blanchard H., Kodandapani L., Mittl P.R., Di Marco S., Krebs J.F., Wu J.C.,<br />
Tomasselli K.J., Grutter M.G. (1999) Structure 7: 1125-1133.<br />
37. Chang D.W., Xing Z., Capacio V.L., Peter M.P., Yang X. (2003) EMBO J 22: 1-11.<br />
38. Boatright K.M., Renatus M., Scott F.L., Sperandio S., Shin H., Pedersen I.M.,<br />
Ricci J.E., Edris W.A., Sutherlin D.P., Green D.R., Salvesen G.S. (2003) Mol Cell<br />
11: 529-541.<br />
39. Songyang Z., Shoelson S.E., Chaudhuri M., Gish G., Pawson T., Haser W.G., King F.,<br />
Roberts T., Ratnofsky S., Lechleider R.J., Neel B.G., Birge R.B., Fajardo J.E.,<br />
Chou M.M., Hanafusa H., Schaffhausen B., Cantley L.C. (1993) Cell 72: 767-778.<br />
40. Su X., Zhou T., Wang Z., Yang P., Jope R.S., Mountz J.D. (1995) Immunity 2: 353-262.<br />
41. Daigle I., Yousefi S., Colonna M., Green D.R., Simon H.U. (2002) Nat Med 8: 61-67.<br />
42. Wu C., Sun M., Liu L., Zhou G.W. (2003) Gene 306: 1-12.<br />
43. Kaufmann S.H., Gores G.J. (2000) BioEssays 22: 1007-1017.<br />
44. Teitz T., Wei T., Valentine M.B., Vanin E.F., Grenet J., Valentine V.A., Behm F.G.,<br />
Look A.T., Lahti J.M., Kidd V.J. (2000) Nat med 6: 529-535.<br />
45. Harada K., Toyooka S., Shivapurkar N., Maitra A., Reddy J.L., Matta H., Miyajima<br />
K., Timmons C.F., Tomlinson G.E., Mastrangelo D., Hay R.J., Chaudhary<br />
P.M., Gazdar A.F. (2002) Cancer Res 62: 5897-5901.<br />
46. Kononen J., Bubendorf L., Kallioniemi A., Barlund M., Schraml P., Leighton S.,<br />
Torhorst J., Mihatsch M.J., Sauter G., Kallioniemi O.P. (1998) Nat Med 4: 844-847.<br />
47. MacFarlane M. (2003) Toxicol Lett 139: 89-97.<br />
48. Ganten T.M., Haas T.L., Sykora J., Stahl H., Sprick M.R., Fas S.C., Krueger A.,<br />
Weigand M.A., Grosse-Wilde A., Stremmel W., Krammer P.H., Walczak H. (2004)<br />
Cell Death Differ 11(Suppl 1): S86-96.<br />
49. Warmuth M., Damoiseaux R., Liu Y., Fabbro D., Gray N. (2003) Curr Pharm Des<br />
9: 2043-2059.<br />
50. Golas J.M., Lucas J., Etienne C., Golas J., Discafani C., Sridharan L., Boghaert E.,<br />
Arndt K., Ye F., Boschelli D.H., Li F., Titsch C., Huselton C., Chaudhary I.,<br />
Boschelli F. (2005) Cancer Res 65: 5358-5364.<br />
51. Grossmann J. (2002) Apoptosis 7: 247-260.<br />
2006 639
DIAGNOSI TEMPESTIVA<br />
DI DEMENZA A CORPI DI LEWY MEDIANTE<br />
TECNICHE AVANZATE DI NEUROIMAGING<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
MARCO BOZZALI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Marco Bozzali<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 2 – Emiliano Macaluso<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 3 – Gianfranco Spalletta<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Neuroimmagini: sezione applicazioni cliniche (MRI<br />
Strutturale) (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Marco Bozzali<br />
U.O. 2 – Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali: sezione cognitiva (<strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Emiliano Macaluso<br />
U.O. 3 – Neurologia clinica e comportamentale: Laboratorio di Neuropsichiatria<br />
(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) – Gianfranco Spalletta<br />
U.O. 4 – Dipartimento di Neuroradiologia (Istituto Scientifico e Università<br />
Ospedale San Raffaele, Milano) – Andrea Falini<br />
U.O. 5 – Dipartimento di Neuroscienze (II Facoltà di Medicina e Chirurgia Università<br />
La Sapienza Ospedale Sant’Andrea, Roma) – Franco Giubilei<br />
MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />
Nel mondo occidentale, i decadimenti cognitivi presentano, da un punto<br />
di vista epidemiologico, una grossa fetta di patologia, con rilevanti conseguenze<br />
di ordine socio-sanitario. La malattia di alzheimer (AD) costituisce la<br />
più comune forma di demenza, immediatamente seguita dalla Demenza a<br />
Corpi di Lewy (DLB), che secondo recenti studi anatomopatologici costituisce<br />
la seconda più rilevante causa di decadimento cognitivo. la discrepanza tra la<br />
prevalenza epidemiologica valutata da studi anatomopatologici e quella stimata<br />
clinicamente suggerisce che, ad oggi, una larga percentuale di pazienti<br />
affetti da DLB venga misdiagnosticata come affetta da AD. Queste due entità<br />
nosologiche risultano spesso difficilmente differenziabili tra loro mediante<br />
parametri clinici e neuropsicologici, specialmente nelle fasi più iniziali di<br />
malattia. La diagnosi differenziale viene solitamente accertata sulla base dell’evoluzione<br />
clinica, mediante l’esecuzione di follow-up seriati nel tempo. D’altro<br />
canto, la DLB e la AD presentano problematiche cliniche differenti e<br />
necessitano di distinti approcci gestionali e terapeutici, sia di tipo farmacologico<br />
che riabilitativo. Con l’avvento di nuove, costose terapie farmacologiche<br />
(non prive di effetti collaterali) e riabilitative, una diagnosi precoce risulta<br />
critica in termini di costo-beneficio, sia per il paziente che per il sistema sanitario<br />
nazionale.<br />
L’individuazione di marker precoci che assistano nella diagnosi differenziale<br />
tra le due principali forme di demenza e che forniscano elementi<br />
prognostici circa diversi sottogruppi di pazienti (per esempio pazienti maggiormente<br />
responsivi ai diversi trattamenti terapeutici) risulterebbe di<br />
cardinale importanza. Inoltre, la presenza di strumenti che consentano di<br />
monitorare, mediante trials clinici con reclutamento di un numero ristretto di<br />
pazienti, sia la storia naturale di malattia che l’efficacia di terapie supposte<br />
modificarne il decorso, aprirebbe la strada per l’individuazione di nuovi e più<br />
razionali protocolli terapeutici. Relativamente ai trial clinci, l’individuazione<br />
di misure neuroradiologiche acquisibili su pazienti in vivo, in modo totalmente<br />
non invasivo, consentirebbe inoltre la selezione di popolazioni più<br />
642 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
omogenee di pazienti e tempi di monitoraggio etremamente più brevi rispetto<br />
a quelli stimabili per studi fondati su parametri clinici e psicometrici.<br />
Obiettivo finale del presente progetto di ricerca è dunque quello di esplorare,<br />
mediante l’utilizzo delle più avanzate tecniche di risonanza magnetica<br />
quantitativa (sia strutturale che funzionale), il ruolo del neuroimaging applicato<br />
alle due principali forme di demenza. Il raggiungimento di tale obiettivo,<br />
costituirà la base per i seguenti avanzamenti: (a) individuazione di nuovi protocolli<br />
di valore sia diagnostico che prognostico potenzialmente applicabili<br />
alla pratica clinica; (b) individuazione di protocolli neuroradiologici di acquisizione<br />
e post-processing applicabili a trial clinici; (c) miglioramento della<br />
comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti le due principali<br />
forme di demenza; (d) individuazione di parametri clinici e psicometrici che<br />
meglio correlino con l’evoluzione del danno tissutale cerebrale nelle due principali<br />
forme di demenza.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
1. Messa a punto del protocollo di studio, reclutamento dei pazienti e<br />
completamento dell’acquisizione dei dati clinico-psicometrici e neuroradiologici<br />
(baseline e follow-up).<br />
2. Completamento dell’analisi dei dati ottenuti a baseline (studio trasversale)<br />
e a follow-up (studio longitudinale).<br />
3. Interpretazione dei risultati.<br />
4. Messa a punto di protocolli multiparametrici applicabili a studi di storia<br />
naturale di malattia, a trials clinici e, potenzialmente, a protocolli clinici<br />
su singolo soggetto.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Al termine del primo anno:<br />
• messa a punto del protocollo di studio (testistica neuropsicologica,<br />
sequenze di acquisizione di risonanza magnetica);<br />
• completamento del reclutamento della casistica ed esecuzione dello<br />
studio neuroradiologico e neuropsicologico a baseline;<br />
• completamento della raccolta dati di follow-up clinico-neuropsicologico<br />
a 6 mesi;<br />
• inizio del follow-up clinico-neuropsicologico e neuroradiologico ad<br />
un anno;<br />
• analisi dei dati acquisiti a baseline (studio trasversale).<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
1. Completamento del reclutamento della casistica ed esecuzione dello<br />
studio neuroradiologico e neuropsicologico a baseline.<br />
2006 643
Sezione III: Attività per progetti<br />
2. Completamento raccolta dati di follow-up clinico neuropsicologico<br />
a 6 mesi.<br />
3. Inizio raccolta dati di follow-up ad un anno.<br />
METODOLOGIA<br />
Verranno reclutati per il presente progetto di ricerca un gruppo di 20 soggetti<br />
affetti da DLB probabile, un gruppo di 20 soggetti affetti da AD probabile<br />
e un gruppo di 20 soggetti sani di controllo. In tutti i soggetti reclutati verranno<br />
accuratamente escluse patologie internistiche e psichiatriche che possano<br />
rendere la loro diagnosi di decadimento cognitivo o appartenenza alla<br />
popolazione sana meno probabile.<br />
Sulla base dello studio con MRI convenzionale, verranno inoltre esclusi<br />
tutti quei soggetti che risultassero essere portatori di altre patologie o di anormalità<br />
suggestive di concomitante patologia cerebrovascolare. Relativamente<br />
ai pazienti affetti da DLB e AD probabile verranno inclusi pazienti con livello<br />
cognitivo globale relativamente preservato, affinché lo svolgimento del protocollo<br />
di studio, che richiede un livello adeguato di collaborazione, possa<br />
essere attuato. A tal fine, verranno inclusi pazienti che riportino un punteggio<br />
al test del Mini Mental State Examination (MMSE), corretto per età e scolarità,<br />
uguale o superiore a 16.<br />
Eseguita la selezione dei pazienti (sulla base dello screening sopradescritto)<br />
e l’individuazione di una popolazione sana di controllo, tutti i soggetti<br />
eligibili per il presente studio verranno dettagliatamente informati sulle finalità<br />
dello studio stesso e su tutti i dettagli pratici inerenti la loro partecipazione.<br />
Al termine del processo informativo, verrà chiesto loro di sottoscrivere<br />
il proprio consenso informato. In caso di pazienti incapaci di intendere e<br />
di volere, lo stesso consenso informato richiederà la sottoscrizione contemporanea<br />
da parte del tutore legale o, in assenza di un formale processo di inabilitazione<br />
o interdizione, da parte dei familiari o delle persone incaricate di<br />
accudire il paziente. Tutti i soggetti inclusi sulla base dello screening clinico e<br />
neuropsicologico verranno successivamente sottoposti ad una estensiva batteria<br />
testistica neuropsicologica (NPS), che, in aggiunta al test del MMSE eseguito<br />
in fase di screening, includerà:<br />
1. Test delle parole di Rey a richiamo immediato e differito (memoria<br />
verbale a breve e lungo termine).<br />
2. Test di memoria visiva immediata (memoria visiva a breve termine).<br />
3. Rievocazione della figura complessa di Rey-Osterrieth (memoria<br />
visuo-spaziale a lungo termine); Double Barrage test (abilità di attenzione<br />
visiva); Stroop test ridotto (abilità attentive superiori); Copia di disegni a<br />
mano libera e copia con elementi di programmazione (prassia costruttiva<br />
semplice); Copia della figura complessa di Rey-Osterrieth (prassia costruttiva<br />
complessa); Matrici colorate progressive di Raven 47 (abilità di ragionamento<br />
logico-induttivo); Fluidità verbale fonologica e semantica (fluenza verbale);<br />
Test di riconoscimento di volti di Bentos (prosopognosia). Verrà inoltre effettuata<br />
una valutazione comportamentale comprensiva, che, in aggiunta al<br />
644 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
CDR già valutato in fase di screening, includerà la seguente batteria testistica:<br />
Neuropsychiatric Inventory (NPI); Dementia Apathy Interview and Raiting<br />
(DAIR) e Apathy scale (AS); CERAD Dysphoria; Clinical Dementia Rating<br />
(CDR); Clinical Insight Rating Scale (CIRS).<br />
Entro 48 ore dall’esecuzione della valutazione NPS e comportamentale, lo<br />
studio di neuroimaging verrà condotto mediante tre differenti sessioni, da<br />
eseguirsi in tre distinte giornate nell’arco di tempo massimo di una settimana.<br />
Prima sessione: include l’acquisizione di un protocollo di RM convenzionale<br />
[sequenze T2 pesate e fluid attenuated inversion recovery (FLAIR) in<br />
orientamento assiale], di un volume T1 pesato [sequenza d’acquisizione ottimizzata<br />
per l’analisi voxel based morphometry (VBM)] e di una sequenza di<br />
diffusion tensor imaging (DTI). La durata complessiva di questa sessione si<br />
aggirerà attorno ai 40 minuti. Le immagini convenzionali verranno ispezionate<br />
da neuroradiologi esperti. In caso di alterazioni patologiche inattese che<br />
rendano la diagnosi clinica meno sicura, o in caso di significativa componente<br />
cerebrovascolare, i soggetti non proseguiranno il protocollo di ricerca<br />
(criteri di esclusione MRI).<br />
Seconda sessione: include lo studio con 1H-MR-Spectroscopy. Verranno<br />
riacquisite sequenze veloci di RM convenzionale al fine di selezionare le<br />
regioni anatomiche di interesse sulle quali eseguire lo studio di spettroscopia.<br />
Successivamente, l’acquisizione di una sequenza per la 1H-MR-Spectroscopy<br />
a tempo di echo breve verrà acquisita con tecnica multi-voxel (Chemical Shift<br />
Imaging, CSI), al fine di coprire le strutture occipitali e gran parte di quelle<br />
temporali. Tale sessione avrà una durata media di 45 minuti.<br />
Terza sessione: in questa terza giornata i soggetti verranno sottoposti a<br />
studio di RM funzionale (fMRI), caratterizzato da due differenti paradigmi di<br />
stimolazione visiva, semplice e complessa. Al fine di valutare la corretta esecuzione<br />
dello studio, verrà monitorato il movimento dei bulbi oculari<br />
mediante l’utilizzo dell’eye-tracker. Tale condizione sperimentale non richiede<br />
l’esecuzione di complessi compiti cognitivi, che risulterebbero di difficile esecuzione,<br />
specialmente in pazienti a stadio avanzato di malattia. L’aspettativa è<br />
che la maggior parte dei pazienti riescano a portare a termine anche questa<br />
fase di studio con successo. La durata approssimativa di questa sessione è di<br />
circa 30-40 min.<br />
Limitatamente all’Unità Operativa 4, verrà investigato, mediante analoghe<br />
tecniche di RM strutturale e funzionale, un gruppo di 10 soggetti affetti da<br />
REM Sleep Behavior Disorder (RBD) e di 10 soggetti di controllo appaiati per<br />
sesso e per età. Questa condizione (RBD) costituisce da un punto di vista epidemiologico<br />
un fattore predisponente lo sviluppo di patologie neurodegenerative,<br />
segnatamente la DLB.<br />
Finalità di questa parte del progetto è quella di investigare e riconoscere<br />
eventuali modificazioni morfo-funzionali precoci nel gruppo di soggetti con<br />
RBD, suggestive per la successiva comparsa di Demenza a Corpi di Lewy.<br />
L’Unità operativa 4 adotterà lo stesso protocollo fMRI e di RM strutturale<br />
adottato per il resto dello studio, con l’esclusione della sola spettroscopia.<br />
2006 645
Sezione III: Attività per progetti<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
La maggior parte degli scanner di RM di nuova generazione disponibili<br />
sul territorio consente oggi l’acquisizione di sequenze T1-pesate tridimensionali<br />
e di DTI, e l’esecuzione di studi di 1H-Spectroscopy e fMRI. L’individuazione<br />
di marker neuroradiologici specifici, applicabili al caso singolo,<br />
potrebbe incrementare l’informazione ottenibile da un esame neuroradiologico<br />
clinico e aumentare la confidenza diagnostica nella differenziazione della<br />
DLB da altre forme di demenza, in particolare dalla AD in fase precoce di<br />
malattia. Tale contributo potrebbe migliorare l’attuale approccio diagnostico,<br />
prognostico e terapeutico nella pratica clinica. La ricerca di tali indicatori<br />
appare pertanto di assoluta rilevanza sotto diversi profili. Anzitutto, l’approccio<br />
terapeutico di pazienti affetti da DLB e AD risulta sostanzialmente differente.<br />
Esso sarà tanto più mirato ed efficace quanto più precocemente verrà<br />
posto un corretto inquadramento diagnostico. All’interno delle due popolazioni<br />
di pazienti (DLB e AD) inoltre coesistono sottogruppi di pazienti prognosticamente<br />
differenti, i quali esibiscono livelli di responsività differente a<br />
trattamenti particolarmente costosi e non privi di effetti collaterali. L’individuazione<br />
di una stratificazione prognostica di pazienti porterebbe ad una<br />
massimizzazione in termini di costi/benefici sia per i singoli pazienti che per<br />
il sistema sanitario nazionale.<br />
I risultati della presente ricerca consentiranno inoltre di individuare e<br />
ottimizzare appropriati protocolli di monitoraggio dell’evoluzione naturale di<br />
malattia, sia nella DLB che nell’AD. Gli stessi protocolli saranno inoltre applicabili<br />
alla selezione di popolazioni omogenee di pazienti nel reclutamento di<br />
soggetti per trial clinici e potranno costituirne strumenti di monitoraggio.<br />
Mediante l’acquisizione contemporanea di sequenze strutturali convenzionali<br />
e quantitative, sarà inoltre possibile chiarire meglio la natura e la rilevanza<br />
clinica di iperintensità a carico della sostanza bianca encefalica, maggiormente<br />
rappresentate in individui sani anziani rispetto a quelli giovani e a<br />
pazienti affetti da demenza degenerativa rispetto a controlli sani di pari età.<br />
Il confine quantitativo (numero, estensione delle lesioni) che distingue<br />
popolazioni sane e popolazioni affette da demenza degenerativa da popolazioni<br />
affette da demenza vascolare consiste ad oggi in un problema discusso e<br />
senza una chiara soluzione. L’analisi dei dati raccolti nel presente studio<br />
potrebbe fornire alcune indicazioni anche a questo riguardo.<br />
BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />
Le patologie neurodegenerative associate a decadimento cognitivo di tipo<br />
non Alzheimer (AD) continuano a rappresentare una sfida quotidiana sia sul<br />
versante diagnostico che su quello della comprensione dei sottostanti meccanismi<br />
fisiopatologici. In particolare, di difficile inquadramento nosologico,<br />
continuano a rimanere le demenze associate a parkinsonismo e i loro rapporti<br />
con la malattia di Parkinson (PD) propriamente detta. La demenza a corpi di<br />
Lewy (DLB) – per la quale sono stati delineati nel 1996 i criteri per la diagnosi<br />
clinica (1) – costituisce un’entità nosologica ben caratterizzata di demenza<br />
646 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
associata a parkinsonismo e condivide con la PD il danno patologico elementare,<br />
oltre ad una serie di caratteristiche cliniche e psicometriche. In un<br />
recente studio neuropatologico (2) condotto dalla Florida Brain Bank, la DLB è<br />
stata riconosciuta come la seconda più comune forma di decadimento cognitivo<br />
(frequenza relativa [FR]: 8-26%) dopo la AD (FR: 42-77%), seguita dalla<br />
demenza vascolare (FR: 3-18%) e dalla demenza frontotemporale (FR: 4-5%).<br />
Nonostante l’applicazione dei criteri per la diagnosi clinica di DLB abbia<br />
dimostrato un’elevata specificità, ad essi si associa una sensibilità relativamente<br />
bassa, con una percentuale di mancate diagnosi variabile tra il 17 e il<br />
78% dei casi (3) . In Italia è stato recentemente condotto uno studio epidemiologico<br />
(4) , che ha coinvolto 72 centri neurologici e reclutato 1549 pazienti, con la<br />
finalità di validare l’applicazione delle linee guida per la diagnosi di demenza<br />
introdotte nell’anno 2000 (5) . Le frequenze relative per le diverse forme di<br />
demenza diagnosticate sono risultate essere sostanzialmente coerenti con<br />
quelle riportate nello studio della Florida Brain Bank (1) , con la sola eccezione<br />
della DLB, che è risultata essere sottostimata (FR:4%). La frequenza relativa<br />
riportata per la AD (76%) si è invece collocata ai limiti superiori del ‘range’<br />
individuato dallo studio della Florida Brain Bank (42-77%), suggerendo che<br />
un considerevole numero di pazienti affetti da DLB sia stato misdiagnosticato<br />
come affetto da AD.<br />
Questo studio ha quindi portato alla prima revisione delle linee guida per<br />
la diagnosi di demenza (6) , la quale è stata introdotta nella pratica clinica a partire<br />
dal 2004. Tra i punti chiave di questa revisione spiccano gli aspetti di diagnosi<br />
differenziale, specialmente tra le diverse forme dementigene primarie di<br />
tipo degenerativo. Attualmente, il ruolo principale del neuroimaging nell’iter<br />
diagnostico dei decadimenti cognitivi consiste nell’esclusione di forme secondarie<br />
(e.g. idrocefalo normoteso, neoplasie cerebrali, demenza vascolare) e<br />
nella quantificazione della concomitante componente cerebrovascolare, che<br />
può coesistere con quella primariamente degenerativa nelle cosiddette forme<br />
miste. Attualmente, nell’iter diagnostico del decadimento cognitivo, la testistica<br />
neuropsicologica continua a ricoprire un ruolo centrale, ancorché, specialmente<br />
nelle fasi precoci di malattia, si renda necessario un riesame a<br />
distanza di sei mesi per la formulazione di una diagnosi definitiva. Come sottolineato<br />
dallo studio italiano di validazione delle linee guida (4) e alla luce<br />
delle nuove terapie attualmente disponibili, una corretta diagnosi di demenza<br />
(nelle sue diverse varianti) in fase precoce di malattia si associa ad un<br />
migliore outcome clinico per il paziente. Pertanto, tecniche strumentali che<br />
possano indirizzare un tempestivo orientamento diagnostico sono auspicabili.<br />
Precedenti studi di Risonanza magnetica (RM) convenzionale, condotti<br />
su pazienti affetti da DLB, risultano di difficile comparazione per la varietà<br />
delle tecniche di misura adottate, i criteri di selezione dei pazienti, l’esiguo<br />
numero di soggetti studiati. Tuttavia, tra i reperti più consolidati va menzionata<br />
una riduzione volumetrica a carico dei lobi temporali e delle strutture<br />
ippocampali, di entità inferiore rispetto a quanto rilevabile nella AD (7-9) . Studi<br />
funzionali con metodica SPECT e PET, d’altro canto, hanno fornito informazioni<br />
più specifiche per la diagnosi di DLB, mostrando alterazioni caratteristiche<br />
a carico dei lobi occipitali (10-11) e dei gangli della base (6) .<br />
2006 647
Sezione III: Attività per progetti<br />
Nel corso degli ultimi anni, la RM si è arricchita di una serie di tecniche<br />
strutturali quantitative [e.g. Diffusion Tensor Imaging (DTI); Voxel Based<br />
Morphometry (VBM); 1H-Spectroscopy] utili a caratterizzare non solo il<br />
danno tissutale cerebrale macroscopico (atrofia) ma anche quello microscopico,<br />
non altrimenti rilevabile in vivo mediante l’uso di tecniche convenzionali<br />
di RM. La tecnica del DTI si basa sul fenomeno fisico della diffusione, a cui la<br />
RM è sensibile, e consente di rilevare il movimento microscopico delle molecole<br />
d’acqua che compongono i tessuti biologici. In conseguenza delle interazioni<br />
tra le molecole d’acqua e le strutture cellulari (membrane, organelli, filamenti,<br />
ecc.), la misura del coefficiente di diffusione fornisce informazioni<br />
quantitative circa le dimensioni, la morfologia, l’orientamento e la geometria<br />
delle strutture cerebrali (13) . Processi patologici che vadano a modificare l’integrità<br />
tissutale, come i processi neurodegenerativi, producono una variazione<br />
del coefficiente di diffusione stesso. Tale coefficiente è generalmente dipendente<br />
dalla direzione in cui viene effettuata la misura. Questa proprietà è nota<br />
con il termine di anisotropia.<br />
Nel sistema nervoso centrale, la quantificazione dell’anisotropia riflette la<br />
microstruttura delle fibre sottostanti, che hanno la caratteristica di presentare<br />
una dimensione (lunghezza dell’assone) preponderante rispetto alle altre due.<br />
Questa osservazione ha portato allo sviluppo della tecnica del DTI (14) , che consente<br />
di derivare, dalla stima del tensore, due importanti misure quantitative:<br />
la diffusività media (mean diffusivity, MD) e l’anisotropia frazionaria (fractional<br />
anisotropy, FA) (15) , la quale rappresenta una delle più robuste misure dell’anisotropia.<br />
La stima di MD e FA a livello del parenchima cerebrale fornisce<br />
indici di danno microscopico regionale. A partire dalla stima della FA è stata<br />
inoltre recentemente sviluppata una nuova tecnica, nota con il nome di DTI<br />
based tractography, che consente di ricostruire e segmentare i principali fasci<br />
di sostanza bianca encefalica.<br />
La tecnica della VBM rappresenta un metodo di analisi quantitativa di<br />
immagini di RM in grado di riflettere, voxel per voxel, con elevata risoluzione<br />
spaziale, misure di densità neuronale a livello della sostanza grigia encefalica,<br />
offrendo pertanto una quantificazione regionale del grado di atrofia (18-19) .<br />
La 1H-Spectroscopy, infine, fornisce informazioni di tipo metabolico,<br />
che ancora una volta, possono offrire indici di danno tissutale, in termini di<br />
alterato metabolismo di membrana (alterazioni del picco della colina) o di<br />
integrità neuronale (alterazioni del picco dell’N-Acetilaspartato) ed è stata<br />
precedentemente utilizzata nell’ambito delle demenze (20-21) .<br />
Un recente studio con DTI condotto su una popolazione di pazienti affetti<br />
da DLB probabile (16) ha mostrato la presenza di alterazioni patologiche microstrutturali<br />
con un pattern di distribuzione regionale (cortico-sottocorticale)<br />
caratteristico per la DLB e completamente diverso se paragonato a quello rilevato<br />
in un precedente studio, eseguito con tecnica analoga, su una popolazione<br />
di pazienti affetti da AD (17) . In particolare, in accordo, con i precedenti<br />
studi PET e SPECT, le alterazioni microstrutturali rilevate a carico dei lobi<br />
occipitali e dei nuclei della base possono contribuire alla comprensione fisiopatologica<br />
di sintomi caratteristici della DLB (allucinazioni visive e parkinsonismo)<br />
e suggerire marker neuroradiologici di potenziale valore diagnostico.<br />
648 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
Altri studi recenti, condotti su pazienti con DLB mediante la tecnica della<br />
VBM (18-19) , hanno rilevato aree di atrofia regionale con differente distribuzione<br />
rispetto a quanto osservato nella AD.<br />
La RM funzionale (fMRI), infine, consente lo studio in vivo, ad elevata<br />
risoluzione spaziale, dei pattern di attivazione cerebrale durante stimolazione<br />
sensoriale o durante lo svolgimento di compiti neuropsicologici. In particolare,<br />
un recente studio fMRI con stimolazione visiva, eseguito su pazienti<br />
affetti da PD con e senza allucinazioni visive, ha mostrato pattern di attivazione<br />
cerebrale differenti nei due gruppi (22) .<br />
1. McKeith I.G., Galasko D., Kosaka K., et al. (1996) Neurology 47: 1113-1124.<br />
2. Barker W.W., Luis C.A., Kashuba A., et al. (2002) Alzheimer Dis Assoc Disord 16:<br />
203-212.<br />
3. McKeith I.G., O’Brien J.T., Ballard C. (1999) Lancet 354: 1227-1228.<br />
4. Musicco M., Sorbi S., Bonavita V., Caltagirone C. (2004) Neurol Sci 25: 289-295.<br />
5. The Dementia Study Group of the Italian Neurological Society. Neurol Sci (2000)<br />
187-194.<br />
6. Musicco M., Caltagirone C., Sorbi S., Bonavita V. (2004) Neurol Sci 25: 154-182.<br />
7. Barber R., Gholkar A., Scheltens P., et al. (1999) Neurology 52: 1153-1158.<br />
8. Barber R., Ballard C., McKeith I.G., Gholkar A., O’Brien J.T. (2000) Neurology 54:<br />
1304-1309.<br />
9. Kitagaki H., Imamura T., Hirono N., et al. (1998) Neurology 51: 357-362.<br />
10. Okamura N., Arai H., Higuchi M., et al. (2001) Prog Neuropsychopharmacol Biol<br />
Psychiatry 25: 447-456.<br />
11. Higuchi M., Tashiro M., Arai H., et al. (2000) Exp Neurol 162: 247-256.<br />
12. Hisanaga K., Suzuki H., Tanji H., et al. (2001) J Neurol 248: 905-906.<br />
13. Le Bihan D. (1991) Magnetic resonance quarterly. New York: Raven Press Vol 7<br />
(1): 1-30.<br />
14. Basser P.J., Mattiello J., LeBihan D. (1994) Biophys J 66: 259-267.<br />
15. Pierpaoli C., Basser P.J. (1996) Magn Reson Med 36: 893-906.<br />
16. Bozzali M., Falini A., Cercignani M., et al. (2005) Brain 128: 1595-1604.<br />
17. Bozzali M., Falini A., Franceschi M., et al. (2002) J Neurol Neurosurg Psychiatry<br />
72: 742-746.<br />
18. Burton E.J., McKeith I.G., Burn D.J., et al. (2004) Brain 127: 791-800.<br />
19. Burton E.J., Karas G., Paling S.M., et al. (2002) Neuroimage 17: 618-630.<br />
20. Kantarci K., Xu Y., Shiung M.M., et al. (2002) Dement Geriatr Cogn Disord 14:<br />
198-207.<br />
21. Falini A., Bozzali M., Magnani G., et al. (2005) Neuroimage 26: 1159-1163.<br />
22. Stebbins G.T., Goez C.G., Carrello M.C., et al. (2004) Neurology 26: 1409-1416.<br />
ARTICOLAZIONE<br />
Durante il primo mese di attività, verranno ottimizzate le sequenze di<br />
acquisizione (neuroimaging strutturale e funzionale) e verranno prodotti i<br />
paradigmi di stimolazione (neuroimaging funzionale), al fine di mettere a<br />
punto il protocollo di acquisizione che verrà utilizzato per l’intero progetto.<br />
2006 649
Sezione III: Attività per progetti<br />
Questa fase vedrà principalmente impegnate le prime due unità operative<br />
(Unità di neuroimaging strutturale e unità di neuroimaging funzionale) della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
Durante il secondo mese di attività, il protocollo di acquisizione stabilito<br />
verrà adattato (con l’esclusione della sola spettroscopia protonica [1H-MRS])<br />
ed implementato sulle apparecchiature del Dipartimento di Neuroradiologia<br />
dell’Ospedale San Raffaele (quarta unità operativa), con la finalità di ottenere<br />
dati omogenei, inseribili in un’analisi centralizzata. Questa fase vedrà principalmente<br />
impegnate la prima, la seconda e la quarta unità operativa.<br />
Durante il terzo mese di attività, tutte le unità operative si riuniranno<br />
per stabilire i criteri di inclusione ed esclusione (per i diversi gruppi di<br />
pazienti) da adottare in fase di reclutamento e studio. Allo stesso tempo, le<br />
unità operative 1, 2 e 4, eseguiranno uno studio imaging pilota (includendo<br />
cinque soggetti sani per ciascuna unità) al fine di verificare che il protocollo<br />
di acquisizione non presenti problemi tecnici e sia applicabile alla popolazione<br />
in studio. In questa stessa fase, verranno apportate le eventuali modifiche<br />
del caso.<br />
Dal quarto all’undicesimo mese di attività, avverrà il progressivo reclutamento<br />
dei soggetti (pazienti e controlli sani) che prenderanno parte allo<br />
studio. Essi verranno dapprima sottoposti a screening da un punto di vista<br />
clinico-neuropsicologico e successivamente arruolati per lo studio di neuroiimaging<br />
strutturale e funzionale. Verranno pertanto raccolti i dati di baseline.<br />
Questa fase vedrà impegnate tutte le unità operative.<br />
Dal decimo al sedicesimo mese di attività, le unità operative terza e quinta<br />
saranno impegnate nel follow up clinico-neuropsicologico, di tutti i soggetti<br />
reclutati, a sei mesi dal baseline.<br />
Dal dodicesimo al sedicesimo mese avverrà l’analisi dei dati cliniconeuropsicologici<br />
e di neuroimaging (si veda oltre) raccolti al baseline. Questa<br />
fase vedrà impegnate tutte le unità operative.<br />
Dal sedicesimo al ventunesimo mese di attività, tutti i soggetti reclutati e<br />
studiati al baseline verranno sottoposti a follow-up (clinico-neuropsicologico<br />
e di imaging) ad un anno. Le unità operative 1,2 e 5 saranno impegnate. Limitatamente<br />
allo studio condotto dall’U.O. 4 su soggetti affetti da REM Sleep<br />
Behavior Disorder lo studio sarà di ordine solamente trasversale, senza esecuzione<br />
di Follow up. Infatti la REM Sleep Behavior Disorder costituisce una<br />
condizione predisponente il successivo sviluppo di demenza a corpi di Lewy,<br />
che tuttavia ha probabilità di avvenire a distanza di anni. L’interesse sarà pertanto<br />
limitato ad una analisi trasversale dei dati sia strutturale che funzionale,<br />
non prevedendo variazioni attese nel ristretto arco di tempo previsto dal presente<br />
programma di ricerca.<br />
Dal ventunesimo al ventiquattresimo mese di attività, verrà eseguita l’analisi<br />
dei dati raccolti al follow-up e verrà iniziata l’analisi longitudinale dei dati,<br />
che includerà l’intero data-set (baseline e follow-up). L’analisi dei dati di RM<br />
si articolerà pertanto in due distinte fasi: 1) analisi trasversale; 2) analisi longitudinale.<br />
Al termine dell’acquisizione dei dati al baseline, avrà immediatamente inizio<br />
la prima fase dell’analisi. L’analisi longitudinale verrà eseguita al termine<br />
650 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
dell’intero protocollo di acquisizione, quando tutti i soggetti reclutati saranno<br />
stati sottoposti a follow-up.<br />
Un ultimo livello di analisi e interpretazione dei dati prevede il lavoro<br />
congiunto di tutte le unità, dove tutte le analisi svolte e le diverse competenze<br />
verranno utilizzate per l’identificazione dei risultati complessivi dell’intero<br />
progetto e la loro interpretazione.<br />
OUTPUT<br />
Durante lo svolgimento del progetto<br />
– Presentazione dei risultati dell’analisi trasversale dei dati a congressi<br />
scientifici nazionali ed internazionali.<br />
– Organizzazione di corsi di formazione circa l’approccio diagnostico alle<br />
demenze.<br />
Al temine del progetto<br />
– Presentazione dei risultati longitudinali e complessivi a congressi scientifici<br />
nazionali ed internazionali.<br />
– Sottomissione di articoli scientifici a riviste internazionali.<br />
– Produzione di protocolli di studio applicabili a trias clinici.<br />
– Organizzazione di corsi di formazione per la diffusione dei risultati e<br />
dei protocolli proposti.<br />
Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 2 e 3 che<br />
fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
2006 651
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Neuroimmagini<br />
Marco Bozzali<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
Il contributo della presente unità di ricerca al programma consiste nell’acquisizione,<br />
nell’analisi e nell’interpretazione dei dati di Risonanza magnetica<br />
strutturale. I soggetti reclutati e sottoposti a valutazione clinica e neuropsicologica<br />
(25 pazienti con demenza a corpi di Lewy, 25 con malattia di Alzheimer<br />
e 25 soggetti sani di controllo) verranno studiati a baseline, in due<br />
distinte sessioni, mediante il protocollo di risonanza magnetica strutturale,<br />
inclusivo di sequenze sia convenzionali che non convenzionali (Diffusion Tensor<br />
Imaging; 1H-Spectroscopy). Il medesimo protocollo verrà successivamente<br />
ripetuto ad un anno di distanza (follow-up). Verrà pertanto condotta un’analisi<br />
sia trasversale che longitudinale dei dati di RM magnetica strutturale.<br />
L’obiettivo consiste nella definizione quantitativa della distribuzione<br />
regionale del danno tissutale sia macro- che micro-scopico nel gruppo di<br />
pazienti affetti da demenza a corpi di Lewy, confrontati con le due popolazioni<br />
di controllo (soggetti sani e pazienti affetti da malattia di Alzheimer). I<br />
dati strutturali verranno dapprima analizzati per singola tecnica (Volumetria;<br />
analisi degli spettri; analisi dei dati di Diffusion Tensor Imaging). Successivamente,<br />
l’insieme dei parametri misurati verrà integrato con i dati di risonanza<br />
magnetica funzionale e clinico-neuropsicologici.<br />
Il contributo finale al programma consiste pertanto nella produzione di<br />
parametri di neuroimaging strutturale, che verranno successivamente inclusi<br />
in un’analisi multiparametrica (sia trasversale che longitudinale) che terrà<br />
conto di tutti i dati raccolti, sugli stessi pazienti, dalle altre Unità Operative.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
1. Acquisizione dei dati di Risonanza Magnetica strutturale nei due<br />
gruppi di pazienti (con Demenza a corpi di Lewy e con demenza di Alzheimer)<br />
e nella popolazione sana di controllo, sia a baseline che a follow-up a<br />
distanza di un anno.<br />
2. Analisi trasversale (fra gruppi) e longitudinale (all’interno di ogni<br />
gruppo) dei dati di Risonanza Magnetica strutturale.<br />
3. Valutazione di possibili correlazioni fra l’insieme dei parametri di RM<br />
strutturale e di quelli misurati dalle altre Unità Operative: es. variazioni di<br />
indici funzionali e/o neuro-psicologici.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
• Il primo obiettivo intermedio del progetto è di implementare ed ottimizzare<br />
le sequenze di acquisizione dei dati strutturali.<br />
652 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
• Il secondo obiettivo intermedio sarà di valutare l’adeguatezza del protocollo<br />
(in termini di sostenibilità e fattibilità) da parte dei soggetti oggetto<br />
del presente studio, mediante l’esecuzione di uno studio pilota su 5 soggetti<br />
rappresentativi.<br />
• Il terzo e più importante obiettivo intermedio risiede nell’acquisizione ed<br />
analisi di un primo data-set (a baseline) sia nei pazienti DLB, che nei soggetti di<br />
controllo. Lo stesso data-set verrà poi sfruttato per valutare possibili correlazioni<br />
fra indici volumetrici, neuro-psicologici e di fMRI ottenuti a baseline.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
1. Messa a punto del protocollo di Risonanza Magnetica strutturale.<br />
2. Acquisizione dei dati di Risonanza Magnetica strutturale.<br />
3. Analisi trasversale dei dati di Risonanza Magnetica strutturale alla fine<br />
del primo anno di attività. Questa si baserà sul confronto dei tre gruppi (DBL<br />
e popolazioni di controllo) di soggetti, permettendo dunque di valutare eventuali<br />
differenze nei patterns di distribuzione regionale del danno tissutale sia<br />
macro- che micro-scopico.<br />
METODOLOGIA<br />
Per tutti i soggetti verranno acquisiti i seguenti dati: sequenze di RM convenzionale<br />
(pesate in T2, T1, e FLAIR); volume 3D ad alta risoluzione pesato<br />
in T1; sequenza di Diffusion Tensor Imaging (DTI); Spettroscopia protonica<br />
(1H-MRS);<br />
Verrà in primo luogo eseguita un’analisi combinata dei dati strutturali<br />
che include la tecnica della Voxel Based Morphometry (mediante utilizzo<br />
dei volumi T1-pesati) e del Diffusion Tensor Imaging (DTI) con approccio<br />
statistico voxel by voxel. Verranno dapprima utilizzati protocolli standard di<br />
prepropressing: metodo ottimizzato per la VBM, calcolo del tensore con<br />
derivazione delle mappe quantitative di mean diffusivity e fractional anisotropy<br />
per la tecnica del DTI. L’analisi statistica verrà successivamente eseguita<br />
con SPM 5 (Wellcome Dept. Cogn. Neurol., London; http://www.fil.ion.<br />
ucl.ac.uk/spm), mediante modelizzazione separata dei diversi gruppi<br />
e sottogruppi di soggetti studiati. Risultati attesi sono: (a) una diversa<br />
distribuzione del danno sia macro- (atrofia) che micro-scopico nelle due<br />
entità cliniche considerate, con differenze già in stadi precoci di malattia;<br />
(b) danno micro-scopico regionale più esteso di quello macroscopico.<br />
Verranno inoltre costruiti modelli statistici addizionali, al fine di testare<br />
correlazioni tra il danno patologico regionale, punteggi ottenuti alla testistica<br />
neuropsicologica e dati di attivazione funzionale (fMRI).<br />
La presente analisi verrà ripetuta nella valutazione longitudinale dei soggetti.<br />
Oltre a correlazioni tra test somministrati a follow up e immagini acquisite<br />
a follow up, sarà interessante testare l’ipotesi che gli score NPS ottenuti a<br />
baseline siano predittivi circa la distribuzione del danno tissutale a distanza<br />
di un anno di tempo.<br />
2006 653
Sezione III: Attività per progetti<br />
I dati di DTI verranno inoltre analizzati mediante la tecnica della DTIbased-tractography,<br />
che consente la ricostruzione in vivo dei principali tratti<br />
di sostanza bianca cerebrale. Questa tecnica verrà sfruttata per segmentare<br />
specifici tratti e valutare al loro interno misure di danno microscopico (mean<br />
diffusivity). Inoltre, questi dati verranno correlati con i pattern di attivazione<br />
funzionale nei tre diversi gruppi di soggetti studiati. In termini di postprocessing<br />
per l’ottenimento dello studio trattografico, verranno preliminarmente<br />
testati differenti software esistenti, tra cui FSL (http://www.fmrib.ox.ac.<br />
uk/fsl) e CAMINO (Department of Computer Science, London http://www.cs.<br />
ucl.ac.uk/research/medic/camino). Se necessario, verranno inoltre sviluppati<br />
protocolli ad hoc all’interno del laboratorio. L’analisi di questi dati, combinata<br />
alla spettroscopia e all’fMRI, ci si attende, possa contribuire ad una migliore<br />
comprensione dei fenomeni allucinatori caratteristici della DLB (alterazioni<br />
occipitali vs. alterazioni temporali mediali), oltre a fornire pattern caratteristici<br />
di potenziale valore diagnostico e prognostico, applicabili al singolo caso.<br />
Per i dati ottenuti mediante 1H-MR-Spectroscopy, le singole Free Induction<br />
Decay (FID) dei dati acquisiti con tecnica CSI verranno preliminarmente<br />
controllate mediante una routine automatizzata per escludere la presenza di<br />
effetti di rifocalizzazione spuria. Tali effetti saranno eventualmente filtrati.<br />
Sarà applicata una correzione per gli effetti di fase dovuti alle correnti parassite,<br />
stimati in base al segnale dell’acqua (correzione di Klose). Successivamente<br />
i dati saranno sottoposti ad analisi nel dominio delle frequenze. La<br />
concentrazione dei metaboliti d’interesse sarà dedotta tramite procedure di<br />
fitting iterativo dei dati con un modello costituito dalla sovrapposizione<br />
lineare degli spettri di metaboliti puri (approccio LCModel). Infine, le concentrazioni<br />
dei metaboliti saranno, per ciascun soggetto, riferite al segnale<br />
interno dell’acqua e corrette per effetti di volume parziale, calcolati sulla base<br />
della segmentazione delle immagini T 1<br />
pesate ad alta risoluzione acquisite in<br />
altra parte del protocollo. Successivamente verrà eseguita un’analisi statistica<br />
di gruppo. I risultati attesi riguardano un selettivo coinvolgimento delle<br />
regioni occipitali in pazienti affetti da DLB e marcate alterazioni temporali in<br />
pazienti della serie alzheimeriana. Tutti i dati strutturali verranno integrati<br />
con quelli di fMRI e clinico-psicometrici.<br />
654 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
U.O. 2 – Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali:<br />
sezione cognitiva<br />
Emiliano Macaluso<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
• Individuazione di pattern di alterazione cerebrale funzionale, che consentano<br />
la caratterizzazione in vivo del danno patologico caratteristico della<br />
DLB paragonata alla AD.<br />
• Studio dei differenti meccanismi fisiopatologici alla base della DLB<br />
rispetto alla AD, con riferimento alla differente presentazione ed evoluzione<br />
clinico-neuropsicologica.<br />
• Individuazione di possibili relazioni fra variazioni di pattern di attivazione<br />
cerebrale e parametri morfologici e/o neuro-psicologici tramite studio<br />
multi-parametrico e longitudinale di uno stesso gruppo di pazienti DBL paragonata<br />
a pazienti con AD e controlli sani.<br />
• Individuazione di un protocollo fMRI applicabile ad ampie popolazioni<br />
di pazienti con DLB e AD, finalizzati allo studio della storia naturale di malattia<br />
e al monitoraggio di trial clinici farmacologici.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
1. Acquisizione di dati fMRI durante stimolazione visiva complessa in<br />
due gruppi (DBL e pazienti), e in due sessioni a distanza di circa 1 anno.<br />
2. Analisi trasversale (fra gruppi) e longitudinale (all’interno di ogni<br />
gruppo) dei dati fMRI.<br />
3. Valutazione di possibili correlazioni fra il livello d’attivazione misurato<br />
con fMRI e i parametri misurati dalle altre unità operative: es. variazioni di<br />
indici morfologici e/o neuro-psicologici.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
• Il primo obiettivo intermedio del progetto è di creare uno stimolo<br />
visivo dinamico e di valutare dal punto di vista comportamentale la reazione<br />
di pazienti DLB, AD e soggetti di controlli durante l’esposizione a questi<br />
stimoli.<br />
• Il secondo obiettivo intermedio sarà di interfacciare la presentazione<br />
degli stimoli con l’acquisizione dei dati fMRI. Questo includerà anche la<br />
messa a punto del sistema per il monitoraggio dei movimenti oculari.<br />
• Il terzo e più importante obiettivo intermedio risiede nell’acquisizione<br />
ed analisi di un primo data-set (a baseline) sia nei pazienti DLB, che nel<br />
gruppo di controllo. Questo permetterà lo svolgimento delle analisi trasver-<br />
2006 655
Sezione III: Attività per progetti<br />
sali, confrontando il livello d’attivazione nei due gruppi durante la percezione<br />
di stimoli visivi complessi.<br />
• Lo stesso data-set verrà poi utilizzato per valutare possibili correlazioni<br />
fra indici volumetrici, e/o neuro-psicologici, e l’ampiezza delle risposte fMRI<br />
durante stimolazione visiva. In particolare ci attendiamo che possa esistere<br />
una correlazione fra alterazioni funzionali (stimolazione visiva) e variazioni<br />
strutturali regionali nei pazienti affetti da DLB rispetto ai gruppi di controllo.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
1. Messa a punto del protocollo fMRI per lo studio della percezione visiva<br />
(stimoli dinamici).<br />
2. Verificare l’efficacia del protocollo di stimolazione in un gruppo di<br />
volontari sani.<br />
3. Analisi trasversale dei dati fMRI acquisiti alla fine del primo anno di<br />
attività. Queste si baseranno su tre gruppi (DB, AD e soggetti sani) di soggetti,<br />
permettendo dunque di valutare eventuali differenze nei patterns d’attivazione<br />
associati all’elaborazione di stimoli visivi complessi.<br />
METODOLOGIA<br />
L’attività principale dell’U.O. 2 riguarderà lo studio delle attivazioni cerebrali<br />
associate a stimolazioni visive, tramite risonanza magnetica funzionale<br />
(fMRI) ad alto campo (3 Tesla). Il protocollo prevede sia il confronto dell’attività<br />
osservata in pazienti DLB rispetto a pazienti con AD e soggetti sani di<br />
controllo, che la valutazione di possibili variazioni dei pattern funzionali nei<br />
pazienti in relazione all’evoluzione della malattia (studio longitudinale). I dati<br />
fMRI verranno poi combinati con le misure RM strutturali e le valutazioni cliniche<br />
al fine di caratterizzare i meccanismi fisiopatologici sottostanti la DLB<br />
paragonata con la più comune AD.<br />
Soggetti – Saranno sottoposti al protocollo fMRI tutti i volontari che prenderanno<br />
parte al progetto di ricerca, ovvero un gruppo di 25 soggetti affetti da<br />
DLB probabile, un gruppo di 25 pazienti con AD e un gruppo di 25 soggetti<br />
sani. I criteri d’inclusione ed esclusione, comuni alle indagini eseguite dalle<br />
diverse Unità Operative, sono comuni e descritti altrove.<br />
Protocollo fMRI – Lo studio fMRI prevede una stimolazione del campo<br />
visivo centrale (10 gradi). Utilizzeremo tre tipi di stimoli, una baseline senza<br />
stimolazione visiva. Lo stimolo visivo sarà costituito da 2000 linee della lunghezza<br />
di 110 pixels (larghezza 1 pix). Tutte le linee saranno di colore grigio,<br />
ma di diverse gradazioni. Nella condizione uno le linee si sposteranno nel<br />
campo visivo in maniera randomica, con una velocità di traslazione media di<br />
150 pix/s. In questa condizione il livello di grigio di ogni linea rimarrà<br />
costante. Nella seconda condizione le linee rimarranno ferme nel campo<br />
visivo, ma il colore di ogni linea cambierà in maniera ciclica: da grigio scuro a<br />
grigio chiaro, e viceversa. Ogni ciclo durerà 3 secondi. Nella terza condizione<br />
656 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
le linee saranno statiche e non ci sarà alcuna variazione del livello di grigio.<br />
Le tre condizioni di stimolazione, più la baseline senza stimoli visivi, si alterneranno<br />
in blocchi di 40 secondi. Ogni condizione sarà ripetuta 4 volte in una<br />
serie temporale che avrà dunque una durata di circa 10 min. Si prevede di<br />
acquisire 3 serie temporali in ogni volontario, per una durata complessiva dell’intero<br />
studio fMRI di circa 30 min. Al fine di valutare la corretta esecuzione<br />
dello studio, verrà monitorato il movimento dei bulbi oculari mediante l’utilizzo<br />
dell’eye-tracker. Tale condizione sperimentale non richiede l’esecuzione<br />
di complessi compiti cognitivi, che risulterebbero di difficile esecuzione,<br />
specialmente in pazienti a stadio avanzato di malattia. L’aspettativa è che la<br />
maggior parte dei pazienti riescano a portare a termine anche questa fase di<br />
studio con successo. L’acquisizione dei dati avverrà con un Tomografo a<br />
3 Tesla (SIEMENS Allegra), presso il Laboratorio di Neuroimmagini della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (Roma). Per l’fMRI sarà utilizzata una sequenza gradient-echo-planar,<br />
con 32 sezioni assiali che copriranno l’intera corteccia<br />
cerebrale (spessore della sezione 2.5 mm, gap fra sezioni 50%, TR 2080 ms).<br />
Analisi dei dati – L’analisi dei dati di RM si articolerà in due distinte fasi:<br />
(a) analisi trasversale; (b) analisi longitudinale. Entrambi i tipi di analisi verranno<br />
condotti utilizzando SPM5 e producendo mappe di attivazione in ogni<br />
singolo soggetto. In particolare si confronterà l’attività cerebrale durante la<br />
percezione di stimoli complessi e dinamici (Condizioni 1 e 2) verso la condizione<br />
con stimolo visivo statico (Condizione 3). L’analisi di gruppo confronterà<br />
poi i livelli d’attivazione nei tre gruppi (DLB vs. AD vs. soggetti sani),<br />
valutando l’interazione condizione x gruppo. In una seconda fase, dopo aver<br />
acquisito i dati in follow-up, sarà possibile testare l’ipotesi che gli score neuropsicologici<br />
ottenuti a baseline possano predire le variazioni di pattern di<br />
attivazione a distanza di un anno. Inoltre, gli effetti riscontrati tramite fMRI<br />
verranno messi in relazione con il danno patologico regionale e punteggi ottenuti<br />
alla testistica neuropsicologica (analisi di correlazione). Infine, il dato<br />
funzionale verrà integrato con quello strutturale. Con riferimento alla DTItractography,<br />
verranno testati differenti software, tra cui FSL (http://www.<br />
fmrib.ox.ac.uk/fsl) e CAMINO (Department of Computer Science, London<br />
http://www.cs.ucl.ac.uk/research/medic/camino). L’analisi di questi dati, combinata<br />
alla spettroscopia e all’fMRI, ci si attende possa contribuire ad una<br />
migliore comprensione dei fenomeni allucinatori caratteristici della DLB<br />
(alterazioni occipitali vs. alterazioni temporali mediali), oltre a fornire pattern<br />
caratteristici di potenziale valore diagnostico, applicabili a singoli casi.<br />
2006 657
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 3 – Laboratorio di Neuropsichiatria<br />
Gianfranco Spalletta<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
• Addestramento degli operatori al fine di rendere affidabile la valutazione<br />
diagnostica e clinica di tutti i pazienti inclusi nel progetto.<br />
• Reclutamento di un gruppo di 10 pazienti con diagnosi di malattia con<br />
corpi di Lewy probabile e di un gruppo di 10 pazienti con diagnosi di malattia<br />
di Alzheimer probabile.<br />
• Valutazione cognitiva e comportamentale di tutti i pazienti inclusi.<br />
• Creazione di un database delle valutazioni cliniche di tutti i pazienti<br />
inclusi nel progetto.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
1. Raggiungimento del numero di soggetti inclusi previsti dagli obiettivi<br />
finali.<br />
2. Somministrazione di tutti i test previsti dal protocollo.<br />
3. Valutazione medica e dei criteri di inclusione ed esclusione.<br />
4. Inserimento di tutti i dati clinici del progetto in un database utile al<br />
fine di effettuare l’analisi dei dati.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
• Addestramento dei ricercatori che effettueranno le diagnosi e somministreranno<br />
la batteria di test neuropsicologici e comportamentali.<br />
• Verifica dell’affidabilità intra- ed inter- operatori.<br />
• Screening diagnostico dei soggetti con disturbo cognitivo durante la valutazione<br />
clinica di soggetti anziani al fine di evidenziare soggetti che rispondano<br />
ai criteri di esclusione e di inclusione nello studio.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Verifica dell’affidabilità inter-operatori attraverso una intervista a 5 soggetti<br />
con diagnosi di malattia di Alzheimer e 5 soggetti con diagnosi di malattia<br />
con corpi di Lewy e l’utilizzo della k di Cohen. L’obiettivo è quello di raggiungere<br />
una k di Cohen >0.80 su tutte le scale previste dal protocollo.<br />
METODOLOGIA<br />
Tutti i soggetti reclutati saranno sottoposti ad una indagine accurata per<br />
la valutazione diagnostica secondo i criteri NINCDS-ADRDA per la malattia<br />
di Alzheimer ed i criteri della “ Consensus guidelines for the clinical and<br />
658 2006
Diagnosi tempestiva di demenza a corpi di Lewy mediante tecniche avanzate di neuroimaging<br />
pathologic diagnosis of dementia with Lewy bodies (DLB): report of the Consortium<br />
on DLB International Workshop ” per la demenza con corpi di Lewy.<br />
In tutti i soggetti reclutati verranno accuratamente escluse patologie<br />
internistiche e psichiatriche primarie che possano rendere la loro diagnosi di<br />
decadimento cognitivo o appartenenza alla popolazione sana meno probabile.<br />
Sulla base dello studio con MRI convenzionale verranno inoltre esclusi tutti<br />
quei soggetti che risultassero essere portatori di altre patologie cerebrali o di<br />
anormalità suggestive di concomitante patologia cerebrovascolare.<br />
Tutti i soggetti inclusi sulla base dello screening clinico verranno successivamente<br />
sottoposti ad una estensiva batteria testistica inclusiva di: MMSE;<br />
Test delle parole di Rey a richiamo immediato e differito (memoria verbale a<br />
breve e lungo termine); Test di memoria visiva immediata (memoria visiva a<br />
breve termine); Rievocazione della figura complessa di Rey-Osterrieth<br />
(memoria visuo-spaziale a lungo termine); Double Barrage test (abilità di<br />
attenzione visiva); Stroop test ridotto (abilità attentive superiori); Copia di<br />
disegni a mano libera e copia con elementi di programmazione (prassia<br />
costruttiva semplice); Copia della figura complessa di Rey-Osterrieth (prassia<br />
costruttiva complessa); Matrici colorate progressive di Raven 47 (abilità di<br />
ragionamento logico-induttivo); Fluidità verbale fonologica e semantica<br />
(fluenza verbale); Test di riconoscimento di volti ignoti di Benton (prosopognosia).<br />
Verrà inoltre effettuata una valutazione comportamentale comprensiva<br />
della seguente batteria testistica: Neuropsychiatric Inventory (NPI); Dementia<br />
Apathy Interview and Raiting (DAIR) e Apathy scale (AS); CERAD Dysphoria;<br />
Clinical Dementia Rating (CDR); Clinical Insight Rating Scale (CIRS).<br />
Verrà effettuato un follow-up di tutti i pazienti inclusi dopo un anno dalla<br />
prima valutazione.<br />
2006 659
DISTURBI DEL CONTROLLO MOTORIO<br />
E CARDIORESPIRATORIO<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
MYRKA ZAGO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2006 – Centro di Bio-Medicina Spaziale,<br />
Università di Roma Tor Vergata
Sezione III: Attività per progetti<br />
RAZIONALE<br />
Nell’ambito del Quadro comunitario di sostegno (QCS) 2000/2006, la<br />
Sanità, nell’accezione di salute come benessere globale, è stata riconosciuta a<br />
pieno titolo tra gli elementi che compongono la politica di sviluppo del Paese.<br />
Il Piano Sanitario Nazionale (PSN) 2003-2005, sulla base delle linee guida del<br />
Programma Nazionale di Ricerca, orienta le sue attività su quattro aree tematiche,<br />
tra le quali quella della “ Salute ”. L’Unità applicativa Medicina e Biotecnologie<br />
(MED) mira ad utilizzare lo spazio sviluppando progetti applicativi<br />
per l’avanzamento delle conoscenze, il sostegno della ricerca orientata allo<br />
sviluppo di tecnologie chiave ed il potenziamento delle attività produttive e di<br />
innovazione nel settore bio-medico.<br />
L’Unità applicativa MED promuove l’utilizzo dei sistemi spaziali per<br />
migliorare le ricadute applicative in medicina e biotecnologie, sviluppa i prodotti<br />
applicativi di propria pertinenza e definisce i requisiti utente. In particolare<br />
svolge le seguenti attività:<br />
– Acquisisce le conoscenze sullo scenario mondiale in merito alle applicazioni<br />
dei sistemi spaziali nel settore della medicina e biotecnologie.<br />
– Gestisce i rapporti con la comunità scientifica, promuovendo l’integrazione<br />
tra ricerca pubblica e privata ed il trasferimento tecnologico.<br />
– Assicura la pianificazione e lo sviluppo coordinato di tutti i programmi<br />
che afferiscono all’unità stessa.<br />
Il programma in oggetto si inserirà in un con<strong>testo</strong> internazionale in cui le<br />
principali agenzie spaziali operano con elevato livello di cooperazione.<br />
I programmi internazionali non europei<br />
I principali attori della ricerca biomedica spaziale non europea sono certamente<br />
gli USA e la Russia. Entrambi perseguono ampi programmi nel settore<br />
in questione. Tuttavia particolare enfasi viene data ad alcuni aspetti. Il<br />
Biomedical Research and Countermeasures Program della NASA si propone<br />
di effettuare ricerche che portino allo sviluppo ed all’implementazione di contromisure<br />
per gli effetti negativi che il volo spaziale ha sull’uomo, in particolare<br />
si concentra sulla fisiologia cardiopolmonare e muscolo-scheletrica, le<br />
neuroscienze, l’immunologia e l’ematologia, la nutrizione ed il metabolismo<br />
con uno sguardo agli sviluppi tecnologici correlati. Queste attività intendono<br />
espandere la comprensione della fisiologia e delle prestazioni umane ed<br />
ampliare le capacità operative nel campo biomedico, per migliorare la qualità<br />
della vita sulla terra. La NASA ha sviluppato e messo in orbita un laboratorio,<br />
il “ Destiny ”, attualmente dedicato soprattutto alla ricerca biomedica e la<br />
“ Human Research Facility ” dedicata specificamente alla fisiologia umana.<br />
L’Institute for BioMedical Problems della Federal Space Agency (FSA)<br />
Russa, pur avendo un programma ad ampio spettro finalizzato al volo umano<br />
di lunga permanenza, focalizza le proprie attività in particolare sullo studio<br />
del sistema neurologico, di quello muscolo-scheletrico e dello sviluppo di rela-<br />
662 2006
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
tive contromisure. I Russi metteranno in orbita nel 2007 un nuovo modulo<br />
“ Multifunction Laboratory Module ” dedicato principalmente alla ricerca biomedica.<br />
Grande attenzione è data dai Russi anche alle capsule recuperabili<br />
“ Foton/Bion ” per esperimenti in particolare di biologia animale, vegetale, cellulare<br />
e di radiobiologia. Quest’ultima è di grande interesse a livello internazionale<br />
per gli effetti delle radiazioni sull’uomo nelle lunghe permanenze.<br />
Questo interesse ha portato allo sviluppo congiunto ESA/FSA di “ Matroska ”,<br />
un manichino che simula l’uomo con i suoi organi e tessuti.<br />
I programmi europei<br />
L’Italia partecipa come terzo contribuente al programma ESA European<br />
programme for Life and Physical sciences and applications (ELIPS). Questo<br />
programma si propone di perseguire l’eccellenza nella ricerca fondamentale<br />
ed in quella applicata nel campo delle Scienze della Vita e Fisiche usando le<br />
particolari condizioni dello spazio, in specie la Stazione Spaziale Internazionale<br />
ma anche altre piattaforme, dai razzi sonda ai Foton russi.<br />
Gli obiettivi possono essere sintetizzati in: (a) l’esplorazione della natura e<br />
l’origine della vita, (b) il miglioramento della salute, (c) l’innovazione delle tecnologie,<br />
(d) la protezione dell’ambiente. Nell’ambito dell’obiettivo (b), particolare<br />
enfasi viene data allo studio del sistema cardiovascolare, delle modificazioni<br />
dell’apparato muscolo-scheletrico e dell’apparato neurovestibolare.<br />
Il programma ESA, in sostanza, per raggiungere i propri obiettivi provvede<br />
a selezionare gli esperimenti europei più meritevoli, a fornire le opportunità di<br />
volo sulle diverse piattaforme spaziali nonché a sviluppare facility o specifici<br />
strumenti per effettuare gli esperimenti. Le Agenzie nazionali sono chiamate,<br />
ove interessate, a supportare i ricercatori nazionali e l’eventuale sviluppo degli<br />
Experiment Container per gli esperimenti nazionali. In particolare un grande<br />
sforzo è stato fatto dall’ESA nella realizzazione del laboratorio “ Columbus ” e<br />
delle facility Biolab, European Physiology Module, EMCS, Microgravity<br />
Science Glovebox, MARES ed altre per la sperimentazione in diverse aree della<br />
ricerca bio-medica. Inoltre ESA sta sviluppando una facility multiuso per la<br />
sperimentazione su piccoli animali (Mice on International Space Station)<br />
come evoluzione della facility italiana Mice Drawer System (MDS).<br />
I programmi nazionali<br />
I contenuti del presente programma sono in linea con tutti quelli analoghi<br />
a livello internazionale, concentrandosi su alcune tematiche in cui è evidente<br />
una condizione di vantaggio consistente nella particolare eccellenza dei<br />
gruppi di ricerca nazionali. L’Italia ha sottoscritto il nuovo envelope programme<br />
ELIPS di ESA comprendente, come descritto nel paragrafo precedente,<br />
un ampio programma di Bio-Medicina. ASI può inoltre espandere le<br />
sue attività negli specifici campi di interesse nazionale, attraverso l’utilizzazione<br />
di risorse spaziali proprie quali quelle risultanti dallo MOU ASI/NASA<br />
sull’utilizzo dell’ISS e della base di Trapani per gli esperimenti su pallone stratosferico.<br />
Nell’ambito dei progetti applicativi di cui al presente documento,<br />
2006 663
Sezione III: Attività per progetti<br />
questa condizione pone l’Italia in una posizione di leadership internazionale<br />
nel campo della ricerca bio-medica spaziale, come documentato anche dal<br />
successo riportato nelle precedenti selezioni internazionali.<br />
Poiché la piattaforma spaziale, a causa del ridotto livello di gravità, consente<br />
l’introduzione di alterazioni fisiche, biologiche, e comportamentali sia nei<br />
voli di breve che di lunga durata, per la maggior parte reversibili al ritorno a<br />
terra, essa rappresenta un ambiente ideale ed accelerato per studiare le cause, i<br />
meccanismi ed i protocolli su pazienti a terra. Nel con<strong>testo</strong> delineato il progetto<br />
sarà dedicato all’avanzamento delle conoscenze di fisiopatologia e allo sviluppo<br />
di terapie e tecnologie per il miglioramento delle condizioni della vita sulla<br />
Terra per le persone affette da disabilità neuromotorie e cardiorespiratorie.<br />
OBIETTIVI<br />
Il progetto si propone di sviluppare nuovi metodi e tecnologie per la riabilitazione<br />
motoria di derivazione spaziale e di decondizionamento cardiovascolare.<br />
La ricerca e l’innovazione tecnologica saranno orientate in particolare<br />
all’analisi di:<br />
• Basi neurali della memoria della gravità terrestre e delle sue alterazioni.<br />
• Basi neurali della imitazione dei movimenti e della sua alterazione<br />
in micro-g.<br />
• Ruolo della gravità e delle sue modificazioni nel controllo delle funzioni<br />
neuromotorie, cognitive, cardiovascolari e respiratorie.<br />
• Meccanismi dei disturbi sensori-motori, cognitivi e del decondizionamento<br />
cardio-respiratorio.<br />
• Definizione di nuove metodologie per lo studio dei disturbi del controllo<br />
neuromotorio e cardiorespiratorio.<br />
• Integrazione e uso del web associato al servizio/applicazione.<br />
DISCUSSIONE<br />
Dal progetto sono attesi ritorni di tipo sia strategico che sociale. I risultati<br />
di questi studi tendono a creare le condizioni di una collocazione di ASI nello<br />
scenario nazionale come partner del Servizio Sanitario Nazionale e come<br />
catalizzatore di spin-off industriali nei settori delle biotecnologie e della<br />
miniaturizzazione delle apparecchiature medicali.<br />
In ambito strategico – Accrescimento delle competenze industriali per<br />
quanto riguarda l’introduzione di tecnologie biomedicali, la bioingegneria, lo<br />
sviluppo di strumentazione per la misura, la diagnostica, la prevenzione ed il<br />
trattamento.<br />
– Occupazione qualificata.<br />
– Collaborazioni internazionali.<br />
– Sviluppo della conoscenza e dell’eccellenza scientifica.<br />
– Integrazione e diffusione delle competenze mediante la creazione di<br />
network scientifici di grandi dimensioni.<br />
664 2006
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
In ambito sociale – Integrazione di competenze multidisciplinari.<br />
– Sviluppo di servizi di pubblica utilità.<br />
– Impatto dell’iniziativa sulla qualità della vita.<br />
– Contromisure preventive, riabilitative, farmacologiche (farmaci innovativi),<br />
fisiche o strumentali.<br />
– Networks terapeutici (presa in carico del paziente da parte di strutture<br />
polifunzionali virtuali con alto livello di specializzazione).<br />
– Protocolli di riabilitazione nella terapia dei pazienti motulesi.<br />
– Sviluppo di metodologie innovative per homecare e telemedicina.<br />
– Riabilitazione mediante Realtà Virtuali e neuroprotesi.<br />
– Visualizzazione di dati bio-medici a struttura complessa.<br />
– Nuovi approcci terapeutici al morbo di Parkinson, Alzheimer, malattie<br />
neurodegenerative, scompenso cardio-vascolare e insufficienza respiratoria.<br />
WORK PACKAGE DESCRIPTION<br />
WP 1B11/5 – Learning and memory<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B11.<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature about memory for action<br />
events.<br />
2. Laboratory experiments on motor memory in healthy subjects in a<br />
familiar environment.<br />
3. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />
4. Data analysis from control subjects.<br />
5. Adaptation of the paradigm to space flight conditions.<br />
6. Assessment of ISS experiments on memory for previously performed<br />
actions under microgravity.<br />
7. Proposal of protocols for application of collected information to treatment<br />
of memory/awareness disorders.<br />
8. Participation to project meetings and reviews.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Development of new diagnostic neuropsychological approaches.<br />
3. Periodic updates to 1B13A, 1B13B, 1B147, 1B148.<br />
4. Development of new SW for running the experiments (experimental<br />
and control tasks).<br />
5. Development of new SW for data processing.<br />
2006 665
Sezione III: Attività per progetti<br />
6. Design of a new set-up adapting the final paradigm to space flight conditions<br />
and detection of weighting factors related to use of the paradigm<br />
in non-conventional experimental settings.<br />
7. Report on clinical applicability of present research to neurological and<br />
neuropsychological issues.<br />
Tasks excluded<br />
1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />
1B147, 1B148, 1B42, 1B44.<br />
WP 1B11/8 – Timing and bio-rhythms<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B11.<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature and databases about<br />
timing and bio-rhythms.<br />
2. Plan of experiments on timing and bio-rhythms.<br />
3. Analysis of scientific requirements for head mounted display (HMD).<br />
4. Analysis of experimental goals.<br />
5. Analysis of required operations.<br />
6. Analysis of potential users.<br />
7. Survey on available HMDs.<br />
8. Procurement of selected HMD for the execution of the activities.<br />
9. Execution of planned experiments.<br />
10. Analysis of the results.<br />
11. Participation to project meetings and reviews.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Development of a setup based on HMD for timing.<br />
3. Periodic updates to 1B1/1, 1B1/2, 1B1/4, 1B11/5, 1B11/7, 1B1123, 1B13B,<br />
1B145, 1B15/6.<br />
4. Contribution to DEL 022 (Scientific/technical requirements for CLOC).<br />
5. Contribution to DDN.<br />
WP 1B112 – Integrative systems studies<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Periodic documentation from members of the DCMC network.<br />
Tasks<br />
1. Survey and analysis of data from previous integrative systems<br />
studies.<br />
666 2006
2. Cross-sectional integration of results from 1B1121, 1B1122,<br />
1B1123, 1B1124, 1B1125, 1B1126, 1B1127, 1B1128, 1B1129.<br />
3. Survey of results from nodes 1B111, 1B13.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. DEL 026 (Mid term report integrated systems studies) at<br />
KO+18 months.<br />
3. DEL 052 (Final report integrated systems studies) at KO+36<br />
months.<br />
WP 1B1123 – The internal model of gravity<br />
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B112.<br />
Tasks<br />
1. Background analysis to define general scientific and technical<br />
framework.<br />
2. Perusal of scientific background on the use of immersive visual simulation.<br />
3. Scientific motivation and identification of general aims of the project.<br />
4. Plan of the proposed experiments for normative data in healthy agedmatched<br />
people.<br />
5. Plan of the proposed experiments for selected casuistry with neuromotor<br />
disorders.<br />
6. Contribution to survey and identification of multi-screen, multi-wall<br />
projections done by 1B1/4.<br />
7. Implementation of immersive visual simulation and control interfaces.<br />
8. Execution of experiments for normative data in healthy agedmatched<br />
people.<br />
9. Execution of experiments for selected casuistry with neuromotor<br />
disorders.<br />
10. Kinematic data analysis.<br />
11. EMG data analysis.<br />
12. Modeling of data using alternative computational schemes.<br />
13. Interpretation of results.<br />
14. Analysis of immersive visual simulation applications for motor<br />
disorders.<br />
15. Participation to project meetings and reviews.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Development of novel protocol for internal model of gravity.<br />
2006 667
Sezione III: Attività per progetti<br />
3. Periodic updates to 1B1/2, 1B11/2, 1B11/3, 1B11/4, 1B11/8, 1B1124,<br />
1B131, 1B132, 1B134, 1B146, 1B152, 1B1523, 1B1526, 1B2/1, 1B45,<br />
1B47.<br />
4. Contribution to DEL 020 (Scientific/technical requirements for VIRA).<br />
5. Contribution to DDN.<br />
WP 1B1124 – Visual perception of gravity<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B112.<br />
3. Adaptation of visual stimulation techniques developed in 1B1123 and<br />
1B11/8.<br />
Tasks<br />
1. Background analysis to define general scientific and technical framework.<br />
2. Analysis of high resolution techniques for dynamic brain imaging of<br />
cortical mechanism.<br />
3. Analysis of scientific requirements.<br />
4. Analysis of experimental goals.<br />
5. Analysis of required operations.<br />
6. Experiments on cortical dynamic processing of normogravity and<br />
simulated microgravity.<br />
7. Experiments on cortical dynamic processing of apparent gravitational<br />
motion.<br />
8. Participation to project meetings and reviews.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Development of novel protocols for cortical processing of gravity and<br />
simulated microgravity.<br />
3. Periodic updates to 1B1/1, 1B11/3, 1B11/4, 1B11/7, 1B11/8, 1B131,<br />
1B132, 1B138, 1B146, 1B152, 1B2/1, 1B45, 1B46, 1B47.<br />
4. Contribution to DEL 045 (Scientific/technical requirements for two<br />
new payloads).<br />
5. Contribution to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />
6. Contribution to DDN.<br />
WP 1B136 – Kinematic protocols<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B13.<br />
668 2006
Tasks<br />
1. Background survey from available literature and databases about real<br />
time data processing.<br />
2. Testing of motion capture system (identified by 1B11/2).<br />
3. Testing of real time communication protocols.<br />
4. Programming and testing of real time visualization of 3D limb<br />
motion.<br />
5. Programming in MATLAB for real time evaluation of the inter-segmental<br />
coordination and of the endpoint motion.<br />
6. Programming the utilization of feedback of body kinematics.<br />
7. Laboratory experiments and on-line analysis of the kinematic data and<br />
motor patterns during walking in normal and simulated reduced gravity<br />
conditions.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Periodic updates to 1B11/2.<br />
3. Development of new SW for on-line processing of kinematics.<br />
4. Development of a new setup to implement feedback of body kinematics<br />
as a guide to external actuators in normo- and hypo-gravity.<br />
WP 1B142 – Scientific requirements for HPA2-P<br />
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Periodic documentation from members of the DCMC network.<br />
3. HPA, HPA2 and accessories: documentation from industry.<br />
Tasks<br />
1. Survey and analysis of sensorized devices for monitoring hand and finger<br />
kinematics/kinetics.<br />
2. Overview on the instrumentation for monitoring biomedical parameters<br />
already available as separate payloads/instruments on board the ISS.<br />
3. Identification of scientific and technical requirement of instrumented<br />
glove or equivalent sensorized device for monitoring hand and finger<br />
kinematics/kinetics.<br />
4. Procurement and adaptation of commercial systems to monitor hand<br />
posture, finger movements, contact forces.<br />
5. Test pilot versions of scientific protocols on the commercial system<br />
to generate appropriate specs for the new generation hand posture<br />
analyzer.<br />
6. Support to industry in the identification of general HW/SW characteristics<br />
for HPA2-P.<br />
7. Participation to project meetings and reviews.<br />
2006 669
Sezione III: Attività per progetti<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. DEL 015 (Scientific/technical requirements for HPA2-P).<br />
Tasks Excluded<br />
1. Design, manufacturing and testing of HPA2-P and accessories are<br />
under the responsibility of Kayser Italia (1B4 node).<br />
WP 1B143 – Data analysis HPA2-P<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B14.<br />
3. Data from HPA experiments.<br />
Tasks<br />
1. Survey from available technical and scientific literature.<br />
2. Test the calibration of glove data.<br />
3. Definition of analysis protocol for extraction of distal points.<br />
4. Definition of analysis protocol for kinematics of selected DOFs.<br />
5. Analysis of BDC and in-flight data for HPA currently on ISS.<br />
6. Analysis of data from different HPA Protocols.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. One set of SW package for data analysis.<br />
3. One set of analyzed data.<br />
4. Periodic updates to 1B131, 1B141, 1B146.<br />
WP 1B145 – Data analysis ELITE S2<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B14.<br />
3. Data from ELITE S2 experiments.<br />
Tasks<br />
1. Survey from available technical and scientific literature on cutting-theedge<br />
analysis of kinematic data.<br />
2. Definition of analysis algorithms.<br />
3. SW implementation.<br />
4. Analysis of data from ELITE S2.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. One set of SW package for data analysis.<br />
3. Periodic updates to 1B131, 1B141, 1B146.<br />
670 2006
WP 1B15/2 – Vibromechanical stimuli<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B15.<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature about the use of vibromechanical<br />
stimuli.<br />
2. Investigation on mechanical insoles to apply haptic stimuli to the foot.<br />
3. Comparison of vibratory versus pneumatic inflatable insoles.<br />
4. Investigation on SW for the control of the mechanical insoles.<br />
5. Testing of a new experimental set-up to study the effect of tactile stimulation<br />
during walking in normal and reduced gravity conditions.<br />
6. Laboratory experiments on the effect of tactile stimulation during sitting,<br />
standing and walking in normal and reduced gravity conditions.<br />
7. Data analysis.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Periodic updates to 1B15/5, 1B152, 1B1524, 1B45, 1B46, 1B47.<br />
3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />
4. Development of mechanical insoles to apply haptic stimuli to the foot.<br />
5. Development of SW for the control of the mechanical insoles.<br />
6. Protocol for application of vibro-mechanical stimuli as a countermeasure.<br />
WP 1B15/5 – Recovery of spatial disorientation<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B15.<br />
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature and databases about<br />
spatial disorientation in humans.<br />
2. Laboratory experiments using visual stimulation in healthy subjects<br />
in a familiar environment.<br />
3. Laboratory experiments using vibro-tactile stimulation in healthy<br />
subjects in a familiar environment.<br />
4. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />
5. Data analysis from control subjects.<br />
6. Laboratory experiments using visual stimulation in clinical population.<br />
7. Laboratory experiments using vibro-tactile stimulation in clinical<br />
population.<br />
8. Data analysis from patients.<br />
2006 671
Sezione III: Attività per progetti<br />
9. Comparison of data from patients with symptoms of spatial disorientation<br />
in astronauts.<br />
10. Investigation of protocols for application of collected information to<br />
treatment of spatial disorientation.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Periodic updates to 1B15/2, 1B152, 1B1524, 1B45, 1B46, 1B47.<br />
3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />
4. Development of new SW/HW for experimental and diagnostic purposes.<br />
5. Development of new SW for data processing.<br />
6. Report on clinical applicability of present WP to neurological and neuropsychological<br />
issues.<br />
7. Development of a protocol for diagnosis or treatment of spatial disorientation<br />
in patients and astronauts.<br />
Tasks Excluded<br />
1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />
WP 1B147, 1B148, 1B42, 1B440.<br />
WP 1B15/6 - Cognitive performance<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B15.<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature and databases about<br />
cognitive performance and time perception in humans.<br />
2. Laboratory experiments in healthy subjects in a familiar environment.<br />
3. Selection of control tasks directed at excluding confounding factors.<br />
4. Data analysis from control subjects.<br />
5. Data analysis from patients with cognitive impairment.<br />
6. Data analysis from astronauts in pre-flight, in-flight and post-flight<br />
conditions.<br />
7. Comparison of data from patients with cognitive deficits in astronauts.<br />
8. Investigation of protocols for application of collected information to<br />
counter or treat cognitive alterations of time perception disorders.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Development of new SW for experimental purposes (experimental and<br />
control tasks).<br />
3. Development of new SW for data processing.<br />
4. Report on clinical applicability of present WP to neurological and neuropsychological<br />
issues.<br />
672 2006
Disturbi del controllo motorio e cardiorespiratorio<br />
Tasks Excluded<br />
1. Execution of flight campaigns is excluded, being the responsibility of<br />
WP 1B147, 1B148, 1B42, 1B44.<br />
WP 1B1524 – Proprioceptive stimulation<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B152.<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature about the use of proprioceptive<br />
stimulation.<br />
2. Scientific motivation and identification of general aims.<br />
3. Plan of the proposed experiments for normative data in healthy agedmatched<br />
people.<br />
4. Plan of the proposed experiments for selected casuistry with neuromotor<br />
disorders.<br />
5. Design of servo-controlled stimulators for the proposed experiments,<br />
and setup for data collection.<br />
6. Implementation of servo-controlled proprioceptive stimulators and<br />
control interfaces.<br />
7. Assessment of Product assurance and Safety issues.<br />
8. Assessment of Ethical Issues in the application to patients.<br />
9. Execution of experiments for normative data in healthy agedmatched<br />
people.<br />
10. Execution of experiments for selected casuistry with neuromotor<br />
disorders.<br />
11. Kinematic data analysis.<br />
12. Energetics analysis. Computation of kinetic and gravitational potential<br />
energies.<br />
13. Interpretation of results.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Periodic updates to 1B13, 1B15/2, 1B15/5, 1B45, 1B46, 1B47.<br />
3. Contributes to DEL 021 (Scientific/technical requirements for WHOS).<br />
4. Development of servo-controlled proprioceptive stimulators.<br />
5. Development of SW for the control of the stimulators.<br />
6. Protocol for application of proprioceptive stimulation as a countermeasure.<br />
WP 1B1525 – Body weight unloading in rehabilitation<br />
Inputs<br />
1. Authorization to proceed.<br />
2. Inputs from 1B152.<br />
2006 673
Sezione III: Attività per progetti<br />
Tasks<br />
1. Background survey from available literature about simulated reduced<br />
gravity as a tool for neurohabilitation.<br />
2. Investigation on different systems to apply body weight unloading.<br />
3. Identification of the installation site and environmental characteristics.<br />
4. Analysis of required skills for operators.<br />
5. Definition of system interface, mass, volume, power.<br />
6. Definition of operators / test subjects interfaces.<br />
7. Assessment of Product assurance and Safety issues.<br />
8. Assessment of Ethical Issues in the application to patients.<br />
9. Identification of areas of technological uncertainties/risk and development<br />
uncertainty.<br />
10. Investigation on SW for the control of the body weight unloading<br />
system.<br />
11. Testing of the experimental set-up simulating reduced gravity conditions.<br />
12. Pilot experiments on age-matched healthy subjects.<br />
13. Tests on patients with neuromotor disabilities, such as spinal cord<br />
lesions.<br />
14. Data analysis.<br />
Outputs<br />
1. Periodic reports on WP activities.<br />
2. Periodic updates to 1B1/4, 1B11/2, 1B11/6, 1B1117, 1B1119, 1B121,<br />
1B136, 1B137, 1B13B, 1B145, 1B15/2, 1B1517, 1B152, 1B1524.<br />
3. Documentation on the body weight unloading system.<br />
4. Protocol for application of body weight unloading in rehabilitation.<br />
674 2006
E-LEARNING IN NEURORIABILITAZIONE<br />
Focus sul miglioramento della qualità della vita<br />
nelle persone anziane e disabili<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
CARLO CALTAGIRONE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2006 – Ministero della Salute “ Programma Nazionale ECM –<br />
Sperimentazione Formazione a Distanza (FAD) ”
Sezione III: Attività per progetti<br />
PREMESSA<br />
Il problema della continuità della formazione in ambito sanitario è sempre<br />
stato un tema di grande interesse che negli ultimi anni ha ricevuto ancora<br />
maggiore spinta, in Italia, a seguito delle recenti linee guida pubblicate dal<br />
Ministero della Salute (www.sanita.it) sulla formazione continua (ECM).<br />
Parallelamente a questo, negli ultimi anni i notevoli progressi ottenuti<br />
dalla tecnologia informatica e della comunicazione ci hanno offerto la possibilità<br />
di poter realizzare la formazione a distanza attraverso il mezzo telematico.<br />
Quando si parla di formazione online ormai si fa riferimento ai Virtual<br />
Learning Environments (VLEs) ambienti di apprendimento virtuale. Un VLE è<br />
un ambiente virtuale comprendente strumenti e servizi per l’apprendimento<br />
integrati in un’unica piattaforma concepita per supportare gli utenti, lo staff<br />
di docenti e gli amministratori del corso stesso. In particolare un VLE è un set<br />
di strumenti funzionale all’apprendimento online in grado di:<br />
– facilitare la comunicazione fra gli allievi e lo staff;<br />
– permettere l’accesso a risorse didattiche;<br />
– facilitare la personalizzazione dei percorsi;<br />
– supportare sia l’erogazione di corsi online completamente a distanza<br />
che corsi in presenza (supportando le attività in aula).<br />
Grazie alla formazione a distanza è possibile garantire l’erogazione e la<br />
fruizione della didattica in modo asincrono senza vincolare nello spazio e nel<br />
tempo l’impegno del discente (e dei docenti), attraverso il sistema che viene<br />
definito in inglese e-learning ed in italiano Formazione a distanza (FAD).<br />
Anche a livello Europeo grande attenzione è stata riservata verso questa<br />
forma di informazione e apprendimento. La Commissione Europea sostiene e<br />
integra attivamente i considerevoli sforzi degli Stati membri in questo campo.<br />
Esiste infatti il Programma per l’integrazione effettiva sulle Tecnologie dell’informazione<br />
e delle telecomunicazioni (TIC) nei sistemi di istruzione e formazione<br />
in Europa (2004-2006): un progetto europeo di apprendimento per via<br />
elettronica (eLearning).<br />
Secondo la Commissione Europea, se usate correttamente, le Tecnologie<br />
dell’Informazione e delle Comunicazioni (TIC) possono contribuire in modo<br />
significativo alla qualità dell’istruzione e della formazione e alla transizione dell’Europa<br />
verso la società della conoscenza. La <strong>Fondazione</strong> IRCCS <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
propone una sperimentazione relativa alla FAD nell’ambito della Riabilitazione<br />
Neuromotoria e Cognitiva dal titolo: “ E-learning in Neuroriabilitazione: focus<br />
sul miglioramento della qualità della vita nelle persone anziane e disabili ”.<br />
Destinatari del progetto formativo sono le categorie che in maniera diversa<br />
lavorano in questo ambito: medici, psicologi, fisioterapisti e logopedisti.<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVO<br />
La riabilitazione neuromotoria e cognitiva rappresenta oggi un argomento<br />
di grande interesse ed in espansione a causa dell’incremento del<br />
676 2006
E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />
numero di persone che necessitano di questo tipo di trattamento. L’invecchiamento<br />
della popolazione, infatti, caratterizzato da un prevalente aumento<br />
della componente più anziana, ha comportato un profondo cambiamento dei<br />
bisogni assistenziali in rapporto ad un sensibile aumento di soggetti malati<br />
cronici e disabili. Oggi la disabilità rappresenta un fenomeno di vaste dimensioni:<br />
negli USA, circa 35 milioni di persone presentano una disabilità mentale<br />
o fisica che interferisce con le attività della vita quotidiana. In Italia,<br />
secondo l’indagine dell’ISTAT 1999-2000, sono circa 2.700.000 le persone disabili,<br />
pari al 5% della popolazione. Inoltre, in questa popolazione molto spesso<br />
la disabilità è determinata dalla contemporanea presenza di un disturbo<br />
motorio e di uno cognitivo.<br />
Questo imponente fenomeno rappresenta ormai una realtà che non può<br />
essere affrontata solo con i tradizionali sistemi di cura ma che deve avvalersi<br />
dell’impiego delle nuove conoscenze in campo tecnologico. È necessario che<br />
gli specialisti che lavorano in questo settore siano continuamente aggiornati<br />
sulle nuove scoperte e sulle nuove indicazioni di trattamento, che in questo<br />
ambito sono in continua evoluzione. Il progressivo svilupparsi delle cosiddette<br />
“ nuove tecnologie ” ci ha aperto nuovi orizzonti.<br />
L’obiettivo del progetto è, quindi, fornire al personale specializzato nella<br />
riabilitazione cognitiva e motoria la formazione e l’aggiornamento continuo<br />
per offrire, alle persone anziane e disabili, una terapia riabilitativa mirata a<br />
migliorare globalmente la loro qualità della vita attraverso il massimo recupero<br />
possibile delle capacità sia fisiche sia cognitive che le condizioni oggettive<br />
di ciascun individuo consentono.<br />
PIANIFICAZIONE DEL PROGETTO<br />
La realizzazione del presente progetto viene suddiviso in fasi distinte,<br />
ognuna delle quali prevede il coinvolgimento di entità differenti. Le fasi per<br />
l’attuazione del progetto possono essere individuate:<br />
a) Indagine conoscitiva<br />
b) Identificazione delle linee guida<br />
c) Realizzazione del Portale<br />
d) Sviluppo della piattaforma<br />
e) Realizzazione dei Corsi<br />
f) Divulgazione<br />
g) Monitoraggio<br />
a) Indagine conoscitiva<br />
Per la realizzazione del portale e per lo sviluppo di una piattaforma<br />
che possano rispondere esaurientemente alle esigenze degli utenti, risulta<br />
necessario un lavoro preliminare di rilevamento dei bisogni attraverso una<br />
indagine conoscitiva. Tale indagine fornirà dati di tipo prevalentemente quantitativo<br />
che andranno analizzati e arricchiti con informazioni di tipo qualitativo<br />
ottenibili mediante la realizzazione di gruppi di lavoro con esperti del set-<br />
2006 677
Sezione III: Attività per progetti<br />
tore. È ipotizzabile la realizzazione di tre gruppi di lavoro aventi come partecipanti<br />
le seguenti tre categorie di utenti:<br />
– Medici<br />
– Fisioterapisti<br />
– Logopedisti<br />
Tale fase conoscitiva fornirà gli elementi per la definizione e la realizzazione<br />
del prodotto finale (del Portale, e della piattaforma).<br />
b) Identificazione delle linee guida<br />
In letteratura esistono numerose linee guida che molto spesso vengono<br />
prodotte da società scientifiche, consensus conference, commissioni di esperti<br />
su specifici argomenti. Le linee guida devono essere considerate come uno<br />
strumento utile al fine di agevolare l’apprendimento continuo, lo stimolo alla<br />
verifica della base scientifica della professione e la concretizzazione di nuovi<br />
comportamenti. La capacità di una linea guida di orientare l’agire del professionista<br />
deriva sostanzialmente da due processi: la disseminazione e l’implementazione.<br />
La disseminazione influenza il grado di conoscenza rispetto a<br />
specifici problemi clinici, mentre con il termine implementazione (dall’inglese<br />
implementation, attuazione) si persegue, invece, l’obiettivo di modificare il<br />
comportamento professionale.<br />
Questa fase del progetto si prefigge di raccogliere il materiale a disposizione<br />
in letteratura e di organizzarlo da un punto di vista funzionale per renderlo<br />
facilmente accessibile. Poiché per alcuni argomenti, in particolare nella<br />
popolazione anziana, non esistono linee guida specifiche, il lavoro di ricerca<br />
verrà esteso anche a dati sulla best practice (dall’inglese migliore pratica). Con<br />
questo termine si intendono in genere le esperienze più significative o dai<br />
migliori risultati adottati in diversi contesti.<br />
Il lavoro si articolerà nelle seguenti fasi:<br />
– raccolta delle linee guida e di dati di best practice;<br />
– catalogazione del materiale sulla base delle esigenze dei differenti<br />
moduli formativi;<br />
– formalizzazione grafica.<br />
c) Realizzazione del portale<br />
Sulla base dei risultati dell’indagine conoscitiva, dall’analisi dell’esistente<br />
e dalle indicazioni fornite dal committente, viene progettato e realizzato il<br />
portale per e-Learning creato per diffondere e rendere omogenea, tempestiva<br />
e facilmente fruibile la comunicazione sull’offerta formativa della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>.<br />
Il progetto del portale si articolerà attraverso le seguenti fasi:<br />
– definizione dell’architettura e dei servizi;<br />
– definizione dei contenuti;<br />
– definizione della struttura dei contenuti;<br />
– definizione del sistema di gestione.<br />
678 2006
E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />
d) Sviluppo della piattaforma<br />
La piattaforma di e-learning (hardware e software) predisposta all’inizio<br />
del progetto sarà in grado di garantire l’erogazione del materiale organizzato<br />
sotto forma di corsi e provvederà all’espletamento delle attività preposte.<br />
Il sistema, contemporaneamente, permetterà lo scambio di dati e<br />
documenti tramite la rete e consentirà di connettere più sedi contemporaneamente.<br />
Il sistema combina tecnologie di Agenti Intelligenti, Servizi Web e Web<br />
Semantic per creare un network interconnesso, all’interno del quale sistemi<br />
automatizzati ad ogni nodo possano fornire servizi l’uno all’altro (vedi fig. 1).<br />
Il corretto svolgimento di tutte le attività sarà garantito attraverso un<br />
sistema multiplo di supporto:<br />
– personale tecnico, addetto alla gestione del sistema informatico;<br />
– tutori per i contenuti, addetti al controllo e all’attività di tutoraggio<br />
relativa alla fruizione dei contenuti presenti nel sistema;<br />
– tutori per l’aspetto dinamico del corso, addetti all’ottimizzazione del<br />
flusso continuo di informazioni, particolarmente critico in modalità di<br />
autoapprendimento.<br />
e) Realizzazione dei Corsi<br />
Questa fase sarà realizzata con la collaborazione di esperti nel settore<br />
della riabilitazione ed esperti nel settore della divulgazione di conoscenza in<br />
particolare attraverso tecnologie informatiche. La realizzazione dei corsi si<br />
svolgerà in momenti diversi e con differenti modalità.<br />
Per l’erogazione dei corsi ci si avvale dell’utilizzo dell’ambiente di apprendimento<br />
online fornito da una piattaforma e-learning in grado di offrire strumenti<br />
di fruizione, di comunicazione e interazione.<br />
1. Moduli di autoapprendimento – Il partecipante fruirà di materiale<br />
didattico multimediale (testi e video) che sarà fruibile sia online via internet,<br />
sia off-line mediante download. In questa fase, il partecipante potrà porre sul<br />
forum di discussione online quesiti sui contenuti del corso che verranno sottoposti<br />
all’attenzione degli esperti.<br />
I contenuti affrontati nella prima fase in autoistruzione, ed eventualmente<br />
le domande poste sul forum online, verranno successivamente approfondite<br />
attraverso l’utilizzo della videoconferenza.<br />
2. Videoconferenza – Il partecipante dovrà seguire alcune sessioni di<br />
videoconferenze, si tratta di sessioni di formazione sincrona in cui i partecipanti<br />
saranno collegati contemporaneamente insieme ad esperti in videoconferenza<br />
(chiaramente in questa modalità erogativa deve essere rispettato il<br />
vincolo temporale), in questo caso i partecipanti potranno essere presenti nell’aula<br />
didattica del presidio o nelle loro postazioni individuali degli altri presidi<br />
in rete. I sistemi di videoconferenza riproducono le dinamiche di interattività<br />
e sono particolarmente utili per permettere il confronto e la discussione<br />
fra differenti figure professionali all’interno dell’aula didattica e con le altre<br />
strutture in connessione.<br />
2006 679
Sezione III: Attività per progetti<br />
Fig. 1: piattaforma<br />
3. Percorsi di verifica – Saranno presenti sistemi di valutazione informatizzati<br />
creati per soddisfare le esigenze degli utenti che desiderano verificare il<br />
loro livello di apprendimento in momenti diversi del percorso formativo.<br />
Saranno inoltre presenti sistemi di valutazione atti a garantire il livello di<br />
acquisizione necessaria alla fase successiva del corso e ad ottenere la validazione<br />
del corso stesso.<br />
In particolare gli utenti avranno a disposizione i seguenti strumenti:<br />
– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati nel<br />
materiale didattico strutturato online;<br />
– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati<br />
durante la videoconferenza.<br />
Modalità di valutazione: al termine dei corsi verranno certificati e rilasciati<br />
i crediti ECM. Gli elementi presi in considerazione per una valutazione<br />
positiva del corso e quindi per l’attribuzione dei crediti sono:<br />
– lo svolgimento ed il superamento dei test online (test successivo al<br />
momento di autoistruzione). Per superare i test è necessario rispondere correttamente<br />
ad almeno l’80% delle domande entro i 3 tentativi concessi;<br />
– partecipazione e superamento del test online successivo alla videoconferenza.<br />
(Per superare il test è necessario rispondere correttamente ad almeno<br />
l’80% delle domande entro i 3 tentativi concessi).<br />
680 2006
E-learning in neuroriabilitazione. Focus sul miglioramento della qualità della vita …<br />
4. Struttura del corso – Ogni corso prevede un insieme integrato delle attività<br />
menzionate:<br />
– studio individuale di materiale multimediale (testi e video) online<br />
fruibili via internet anche off-line;<br />
– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati nel<br />
materiale didattico strutturato online;<br />
– possibilità di richiesta di supporto sui contenuti su un forum di discussione<br />
online da parte dei partecipanti ad esperti della materia;<br />
– partecipazione alla videoconferenza (sessione sincrona) dall’aula<br />
didattica o da postazioni individuali;<br />
– svolgimento di test online dell’apprendimento sui contenuti trattati<br />
durante la videoconferenza;<br />
– svolgimento di un questionario di gradimento del corso.<br />
Sul piano individuale, il partecipante fruirà in autoistruzione di materiale<br />
didattico strutturato online fruibile via internet e valuterà le proprie competenze<br />
attraverso lo svolgimento di un test online sui contenuti proposti nei<br />
materiali didattici precedentemente consultati (il superamento del test è<br />
necessario all’ottenimento dei crediti ECM).<br />
Il materiale didattico sarà diviso in moduli di I livello necessari per lo<br />
svolgimento del corso e moduli di II livello o di approfondimento.<br />
L’utente dopo aver svolto il primo modulo, considerato di base e superato<br />
il questionario di valutazione potrà decidere di passare al modulo successivo<br />
o di accedere ad un percorso di approfondimento facoltativo e di svolgere un<br />
modulo parallelo grazie al quale otterrà crediti ECM aggiuntivi.<br />
Durante lo svolgimento dei moduli formativi il partecipante potrà porre<br />
sul forum di discussione online quesiti sui contenuti del corso che verranno<br />
sottoposti all’attenzione degli esperti. I contenuti affrontati nella prima fase in<br />
autoistruzione, ed eventualmente le domande poste sul forum online, verranno<br />
successivamente approfondite attraverso l’utilizzo della videoconferenza,<br />
sessione di formazione sincrona in cui partecipanti ed esperti saranno<br />
collegati come sopra indicato. I contenuti affrontati nella videoconferenza<br />
saranno oggetto di un ulteriore test online (test finale) per l’acquisizione dei<br />
crediti ECM.<br />
5. Programma del corso – Gli argomenti del Corso intendono trattare i presupposti<br />
teorico-pratici e le peculiarità della programmazione e realizzazione<br />
pratica del trattamento riabilitativo del paziente anziano e disabile con una<br />
particolare attenzione allo svolgimento del lavoro di équipe. Riguardo ad ogni<br />
tema trattato verranno fornite le cognizioni di base teoriche e cliniche per la<br />
comprensione delle specifiche necessità. Verranno altresì indicati gli strumenti<br />
e le metodologie di intervento più indicate rispetto a gruppi di patologie<br />
e fasce di età attraverso l’utilizzo di materiale multimediale e con l’inserimento<br />
di casi clinici.<br />
Gli argomenti principali che verranno trattati sono i seguenti:<br />
– Definizione della Disabilità: International Classification of Functioning,<br />
Disability and Health (ICF) Organizzazione Mondiale della Sanità.<br />
2006 681
Sezione III: Attività per progetti<br />
– La Riabilitazione motoria e cognitiva come metodo: peculiarità e specificità<br />
del paziente disabile e anziano.<br />
– Le scale di valutazione standardizzate: ADL, IADL, Barthel Index,<br />
MMSE, GDS, Tinetti Gait and Balance Scale, etc.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con ictus cerebri.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con Malattia di Parkinson.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente amputato.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con frattura di femore.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con polipatologia cronica.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente neuropatico.<br />
– Riabilitazione motoria e cognitiva nel paziente con sindrome da immobilizzazione.<br />
f) Divulgazione<br />
Per garantire il massimo livello di divulgazione del progetto saranno organizzate<br />
diverse manifestazioni con lo scopo di rendere noto il progetto stesso.<br />
Saranno realizzati eventi residenziali per la presentazione del progetto e dei<br />
servizi offerti, saranno contattati i mass media per garantire la promozione<br />
dell’attività svolta, saranno realizzati workshop in collaborazione con le<br />
diverse società scientifiche interessate al progetto (Società Italiana di Geriatria<br />
e Gerontologia SIGG, Società Italiana di Neurogeriatria SINeG, Associazione<br />
Italiana di Psicogeriatria AIP, Società Italiana di Neurologia SIN,<br />
Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione SIMFER, ecc.)<br />
g) Monitoraggio<br />
Per ottenere informazioni sulla percezione dell’utente riguardo al corso e<br />
sulla facilità di uso al termine di ciascun corso sarà prevista la compilazione<br />
del questionario di gradimento. Al termine di ogni corso, infatti, sarà richiesto<br />
ai partecipanti di compilare un questionario di feedback (gradimento), attraverso<br />
il quale potranno esprimere la propria opinione sull’andamento del<br />
corso stesso. Tali informazioni saranno necessarie da un lato per la identificazioni<br />
di aree di possibile miglioramento e dall’altro per verificare la possibilità<br />
di esportare questo sistema ad altre realtà.<br />
682 2006
ESOCITOSI GLUTAMMATERGICA E CROSS-TALK<br />
ECCITOTOSSICO TRA MOTONEURONI E GLIA<br />
NELLA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA:<br />
RICERCA DI NUOVI TARGETS FARMACOLOGICI<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
ANNA MARIA MICHELA DI STASI<br />
Istituto Superiore di Sanità<br />
U.O.2 – Patrizia Longone<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2006 – Istituto Superiore di Sanità<br />
“ Programmazione Malattie Neurodegenerative:<br />
Ricerca SLA e riparazione tissutale ”
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />
di Sanità, Roma) – Anna Maria Michela Di Stasi<br />
U.O. 2 – Dipartimento di Neurobiologia Molecolare (IRCCS <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>,<br />
Roma) – Patrizia Longone<br />
U.O. 3 – Dipartimento di Medicina Sperimentale: Sezione di Farmacologia e<br />
Tossicologia (Università degli Studi di Genova) – Maurizio Reiteri<br />
U.O. 4 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />
di Sanità, Roma) – Luisa Minghetti<br />
U.O. 5 – Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze (Istituto Superiore<br />
di Sanità, Roma) – Fiorella Malchiodi-Albedi<br />
BACKGROUND<br />
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurodegenerativa<br />
che colpisce in età adulta ed è caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni<br />
corticali, bulbari e spinali (Bruijn et al., 2004). Esistono due forme di SLA:<br />
una sporadica (SLAs) ed una familiare (SLAf). Come per altre malattie neurodegenerative,<br />
anche nel caso della SLA, sono state ipotizzate varie eziologie<br />
tra cui fattori ambientali, autoimmunità, stress ossidativo, infezioni virali e<br />
alterazioni nell’omeostasi del neurotrasmettitore eccitatorio glutammato. Il<br />
15-20% dei casi di SLAf è dovuto a mutazioni puntiformi nel gene della Cu/Zn<br />
Superossido Dismutasi 1 (SOD1), enzima che, in condizioni fisiologiche,<br />
controlla la rimozione del radicale superossido (Rosen et al., 1993). Queste<br />
mutazioni a carico della SOD1 determinerebbero l’acquisizione di una o più<br />
funzioni tossiche (gain-of function) a carico dell’enzima, piuttosto che una<br />
semplice diminuzione della capacità di “ scavenging ” dello ione superossido<br />
(Cudkowic et al., 1997). La SOD1 è un enzima chiave nel mantenimento dell’equilibrio<br />
redox intracellulare che, se alterato, può indurre la comparsa di<br />
un processo ciclico in cui radicali o altre specie reattive possono diventare gli<br />
agenti patogenetici nei processi degenerativi (Ferrante et al., 1997; Estevez et<br />
al., 1999). La costruzione di topi transgenici che over-esprimono la SOD1<br />
umana con differenti siti di mutazione (SOD1-G85R, SOD1-G37R, e SOD1-<br />
G93A) ha consentito lo studio e l’identificazione di alcuni fattori coinvolti nel<br />
danno ossidativo correlabili alla progressione della SLA. In particolare, il<br />
ceppo che esprime la SOD1 mutata nella posizione 93 (SOD1-G93A) è considerato<br />
il modello sperimentale più simile alla SLA di tipo familiare umano<br />
(Gurney et al. 1994).<br />
Tra le varie cause della SLA numerose evidenze indicano che una alterazione<br />
nell’omeostasi glutammatergica, con conseguente eccitotossicità e<br />
morte neuronale, abbia un ruolo fondamentale (Raiteri et al., 2003). In<br />
pazienti affetti da SLA è stato osservato un aumento dei livelli di glutammato<br />
nel plasma e nel liquido cerebrospinale e, a livello della corteccia motoria e<br />
nel midollo spinale, è stato identificato un difetto nei trasportatori del glutam-<br />
684 2006
Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />
mato GLT-1 che potrebbe correlare con l’aumento dei livelli extracellulari del<br />
neurotrasmettitore (Rothstein et al.,1995). Inoltre, recenti evidenze indicano<br />
che nei motoneuroni un difetto di espressione della subunità GluR2 dei recettori<br />
ionotropici glutammatergici porterebbe ad una prevalenza di recettori<br />
AMPA permeabili al calcio (Spalloni et al., 2004; Tateno et al., 2004). Tale<br />
condizione, insieme ad un difetto delle proteine tamponanti il calcio intracellulare<br />
(calbindina D28k e parvalbumina), sarebbe responsabile del danno<br />
eccitotossico al motoneurone stesso.<br />
Ulteriore supporto alla teoria eccitotossica della SLA deriva da studi clinici<br />
in pazienti trattati con riluzolo, un inibitore della liberazione di glutammato<br />
capace di proteggere i motoneuroni spinali dal danno eccitotossico.<br />
Sebbene la SLA sia considerata il prototipo delle malattie del motoneurone,<br />
numerosi dati di letteratura indicano che la patogenesi richieda un contributo<br />
attivo di altri tipi cellulari in un complesso “ cross-talk ” molecolare il<br />
cui esito finale è la morte del motoneurone stesso. In effetti, l’espressione<br />
selettiva della SOD1 mutata nei motoneuroni o negli astrociti non produce<br />
alcuna degenerazione del motoneurone o alcun significativo fenotipo neurologico,<br />
mentre il fenotipo SLA è riprodotto in modelli animali quando il<br />
gene della SOD1 mutata è espresso ovunque.<br />
Questi dati suggeriscono che nella SLA sia presente un meccanismo<br />
“ non-cell autonomous ”, vale a dire cellule diverse dal neurone giocano un<br />
importante ruolo nella morte del motoneurone stesso.<br />
OBIETTIVI PRINCIPALI<br />
Sulla base di queste evidenze con il presente progetto si propongono i<br />
seguenti obiettivi:<br />
• Studio dei meccanismi che controllano l’aumento dei livelli di calcio<br />
libero intracellulare neuronale e astrocitario, nella corteccia motoria e nel<br />
midollo spinale, in controlli e in modelli di malattia.<br />
• Studio dei meccanismi presinaptici che determinano la liberazione di<br />
glutammato a livello corticale (area motoria) e spinale (terminazioni nervose<br />
del primo motoneurone) in controlli e in modelli di malattia. In particolare<br />
verranno studiati: (a) la funzionalità dei motoneuroni dopo liberazione di glutammato;<br />
(b) l’uptake di colina e il rilascio di aceticolina e gli effetti dell’attivazione<br />
di recettori glutammatergici spinali sul rilascio di acetilcolina in<br />
controlli e in modelli di malattia.<br />
– Studio della liberazione di glutammato e dei meccanismi che lo regolano<br />
in particelle astrocitarie isolate dal cervello di topo adulto, in controlli<br />
e in modelli di malattia.<br />
• Identificazione di possibili bersagli molecolari modificati dalle specie<br />
reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) nella corteccia motoria e nel<br />
midollo spinale, in colture di motoneuroni o corteccia motoria in presenza o<br />
assenza di overespressione della SOD1 mutata. In particolare si cercherà di<br />
individuare eventuali modificazioni, indotte dallo stress ossidativo, a carico<br />
2006 685
Sezione III: Attività per progetti<br />
delle proteine coinvolte nel complesso di docking/fusion delle vescicole al terminale<br />
sinaptico. Verranno inoltre studiati i meccanismi molecolari attivati<br />
dagli ossidanti mediante l’analisi dell’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi<br />
e di tirosina chinasi della famiglia src coinvolte nella funzionalità recettoriale<br />
glutammatergica.<br />
• Approfondimento delle conoscenze sul ruolo delle cellule gliali e della<br />
microglia nella patogenesi del danno selettivo dei motoneuroni in corso di<br />
SLA, in presenza o assenza di overespressione della SOD1 mutata.<br />
• Studio in vitro ed in vivo di fattori neuroprotettivi.<br />
Come le altre malattie neurodegenerative, la SLA è una patologia estremamente<br />
complessa in cui i diversi determinanti cellulari e molecolari del<br />
processo di morte neuronale hanno un peso estremamente variabile ed è<br />
quindi essenziale affrontarne lo studio utilizzando differenti strategie in grado<br />
di individuare e caratterizzare fattori e componenti coinvolti nel danno neuronale<br />
selettivo tipico di questa condizione patologica. Tali obiettivi potranno<br />
essere raggiunti solo con uno studio integrato e multidisciplinare come quello<br />
proposto nel presente progetto.<br />
BREVE DESCRIZIONE DELLE UNITÀ OPERATIVE<br />
U.O. 1 – L’unità operativa avrà il compito di coordinare il progetto; si<br />
dedicherà inoltre allo studio delle eventuali alterazioni indotte dalle specie<br />
reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) sull’esocitosi del glutammato.<br />
In particolare, cercherà di individuare eventuali modificazioni a carico di residui<br />
di fosfotirosine e/o nitrotirosine e verrà studiata l’attività di specifiche<br />
fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della famiglia src, coinvolte nella<br />
funzionalità recettoriale glutammatergica.<br />
U.O. 2 – L’unità operativa gestirà una delle due colonie di topi utilizzate<br />
nel progetto. Si occuperà inoltre dello studio dei meccanismi di esocitosi del<br />
glutammato nelle colture primarie di motoneuroni e di corteccia motoria e<br />
della modulazione dei livelli di calcio intracellulare neuronale e astrocitario<br />
nella corteccia motoria e nel midollo spinale in controlli ed in modelli di<br />
malattia.<br />
U.O. 3 – L’unità operativa si occuperà della gestione di una delle due colonie<br />
murine utilizzate nel progetto, dello studio della liberazione esocitotica<br />
del glutammato e di acetilcolina e dei meccanismi coinvolti nelle modificazioni<br />
osservate a livello neuronale e astrocitario, nella corteccia motoria e nel<br />
midollo spinale di topi di controllo e modello di malattia.<br />
U.O. 4 – L’unità operativa si occuperà di approfondire le conoscenze sul<br />
ruolo delle cellule gliali nella patogenesi del danno selettivo dei motoneuroni<br />
in corso di SLA, ed in particolare sul ruolo delle microglia in presenza o<br />
assenza di overespressione della SOD1 mutata.<br />
U.O. 5 – L’unità operativa porterà avanti uno studio su fattori neuroprotettivi<br />
in modelli in vitro ed in vivo.<br />
686 2006
Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />
ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO<br />
La ricerca, che utilizzerà topi transgenici SOD1-G93A(+) in fase avanzata<br />
o presintomatica, sarà condotta utilizzando corteccia cerebrale e midollo spinale<br />
prelevati da topo adulto, fettine ottenute dalle aree indicate (modello di<br />
studio per le relazioni morfo-funzionali tra neuroni e glia), colture di motoneuroni<br />
o corteccia motoria, colture di astrociti e microglia.<br />
Il progetto si articolerà nei seguenti punti:<br />
WP 1-2 (U.O. 1-2-3) – Studio delle dinamiche di rilascio delle vescicole<br />
sinaptiche. Ruolo dello stress ossidativo nella modulazione del “ signalling ”<br />
intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e identificazione di<br />
possibili bersagli molecolari modificati per delineare possibili vie di attivazione<br />
del danno eccitotossico.<br />
WP 3 (U.O. 1-2-3) – Studio delle alterazioni rincontrabili in diverse tappe<br />
della trasmissione glutammatergica negli animali modello della malattia,<br />
nella corteccia cerebrale (area motoria) e nel midollo spinale.<br />
WP 4 (U.O. 1-2-4-5) – Studio degli effetti dell’attivazione microgliale sulla<br />
sopravvivenza dei motoneuroni nel topo SOD1-G93A. Intendiamo focalizzare<br />
il nostro interesse su due aspetti di potenziale impatto per la patologia SLA:<br />
1) espressione da parte di microglia di trasportatori del glutammato; 2) ruolo<br />
neuroprotettivo della proteina Hsp70.<br />
WP 5 (U.O. 1-2-4-5) – Analisi di due diverse strategie terapeutiche:<br />
1) composti SOD-mimetici; 2) terapie combinate.<br />
METODOLOGIA<br />
Le metodiche impiegate per la presente ricerca saranno quelle già<br />
disponibili nei gruppi che partecipano al progetto. In particolare saranno<br />
utilizzate:<br />
– colture primarie di cellule corticali, motoneuroni, glia e microglia;<br />
– co-colture motoneuroni/astrociti, motoneuroni/microglia;<br />
– frazionamenti cellulari da colture e da campioni di tessuto di topi transgenici,<br />
con isolamento di sinaptosomi e gliosomi;<br />
– misura del rilascio di glutammato e acetilcolina da sinaptosomi e gliosomi<br />
di corteccia motoria e midollo spinale;<br />
– dosaggio di glutammato ed acetilcolina endogeni;<br />
– studio dei livelli di calcio intracellulare;<br />
– western blotting e immunoprecipitazione immunocitochimica;<br />
– fluorimetria e citofluorimetria;<br />
– determinazioni spettrofotometriche di attività enzimatiche;<br />
– ibridazione in situ;<br />
– microscopia confocale.<br />
2006 687
Sezione III: Attività per progetti<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
I risultati prodotti dall’interazione delle unità operative coinvolte nel presente<br />
progetto contribuiranno ad una migliore caratterizzazione del pathway<br />
glutammatergico in un modello murino di SLA. Questo studio potrà fornire<br />
indicazioni utili per nuove strategie terapeutiche, alternative e migliori del<br />
Riluzolo, legate alla iperattività glutammatergica ed alla ipereccitabilità neuronale,<br />
fenomeni ampiamente descritti nella SLA. Inoltre, verranno approfonditi<br />
alcuni aspetti neurodegenerativi legati allo stress ossidativo e alla iperattività<br />
glutammatergica, e valutata la possibile valenza terapeutica di molecole neuroprotettive.<br />
Diffusione dei dati raccolti mediante pubblicazioni scientifiche su<br />
riviste internazionali e partecipazione a convegni nazionali ed internazionali.<br />
– Bruijn L.I. et al. (2004) Annu Rev Neurosci 27: 723-749.<br />
– Rosen D.R. et al. (1993) Nature 362: 59-62.<br />
– Cudkowicz M.E. et al. (1997) Ann Neurol 41: 210-221.<br />
– Ferrante R.J. et al. (1997) J Neurochem 69: 2064-2074.<br />
– Estevez A.G. et al. (1999) Science 286: 2498-2500.<br />
– Gurney M.E. et al. (1994) Science 264: 1772-1775.<br />
– Raiteri L. et al. (2003) Br J Pharmacol 138: 1021-1025.<br />
– Rothstein J.D. et al. (1995) Ann Neurol 38: 73-84.<br />
– Spalloni A. et al. (2004) Neurobiol Dis 15: 340-350.<br />
– Tateno M. et al. (2004) Hum Mol Gen 13: 2183-2196.<br />
– Sargsyan S.A. et al.(2005) Glia 51: 241-253.<br />
– Robinson M.B. et al. (2005) J Neurosc 25: 9735-9745.<br />
– Crow J.P. et al. (2005) Ann Neurol 58: 258-265.<br />
Si allega il programma dettagliato dell’Unità Operativa 2 che fa capo<br />
alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
688 2006
Esocitosi glutammatergica e cross-talk eccitotossico tra motoneuroni e glia nella Sclerosi…<br />
U. O. 2 – Dipartimento di Neurobiologia Molecolare<br />
Patrizia Longone<br />
In questo progetto l’unità operativa ha il compito di gestire una delle due<br />
colonie di topi utilizzate. Si occupa inoltre dello studio dei meccanismi di esocitosi<br />
del glutammato nelle colture primarie di motoneuroni e di corteccia motoria,<br />
e della modulazione dei livelli di calcio intracellulare neuronale e astrocitario<br />
nella corteccia motoria e nel midollo spinale in controlli ed in modelli di malattia.<br />
Un aspetto della trasmissione glutammatergica finora trascurato nelle<br />
malattie neurodegenerative, Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) compresa, è<br />
lo studio delle dinamiche di rilascio delle vescicole sinaptiche.<br />
In questo progetto stiamo studiando, nelle colture primarie di motoneuroni,<br />
l’esocitosi glutammatergica poiché i motoneuroni oltre a rilasciare acetilcolina<br />
rilasciano anche glutammato utilizzando il sistema vescicolare glutammatergico.<br />
Nella SLA l’eccessiva presenza di glutammato extracellulare potrebbe derivare da<br />
un difetto della rimozione (cellule gliali) e/o del rilascio del neurotrasmettitore.<br />
Al fine di verificare questa ipotesi stiamo caratterizzando e quantificando:<br />
– le sinapsi glutammatergiche nelle colture di motoneuroni;<br />
– il rilascio del glutammato in condizioni basali e dopo stimolazione<br />
(condizioni depolarizzanti).<br />
Per lo studio proposto saranno utilizzate colture primarie di motoneuroni<br />
e di cellule corticali preparate da topi SOD1-G93A, da topi SOD1-WT (il<br />
modello di controllo che over-esprime la SOD1 umana non mutata) e topi di<br />
controllo. La ricerca sarà divisa in due fasi successive:<br />
1. caratterizzazione e quantificazione delle sinapsi glutammatergiche;<br />
2. studio della eso-endocitosi delle vescicole sinaptiche con metodiche di<br />
immunoistochimica (utilizzo dell’anticorpo contro le porzioni lumeare e citosolica<br />
della sinaptotagmina), o con fluorescenza utilizzando marcatori vescicolari<br />
FM1-43 e FM4-64, in condizioni basali o di stimolo (depolarizzazione, glutammato).<br />
In particolare le colture di cellule corticali verranno utilizzate per valutare<br />
l’impatto che la SOD1 mutata potrebbe avere su altre popolazioni neuronali<br />
diverse dai motoneuroni spinali, ma interessate da questa patologia.<br />
Lo stress ossidativo svolge un ruolo importante nella modulazione del<br />
“ signalling ” intracellulare nelle patologie su base neurodegenerativa e l’identificazione<br />
di possibili bersagli molecolari modificati può contribuire a delineare<br />
possibili vie di attivazione del danno eccitotossico. A tale scopo verranno studiate:<br />
– l’attività di specifiche fosfotirosina fosfatasi e di tirosina chinasi della<br />
famiglia src, coinvolte nella funzionalità recettoriale glutammatergica<br />
(NMDA, AMPA) e nella regolazione delle interazioni tra proteine associate ai<br />
recettori per gli amminoacidi eccitatori alle densità postsinaptiche;<br />
– le interazioni tra le proteine che formano complessi specializzati<br />
(SNARE-complexes) nel processo di ‘docking’ e fusione delle vescicole alla<br />
membrana presinaptica.<br />
2006 689
GENETIC, TRANSCRIPTIONAL AND<br />
BIOCHEMICAL STUDIES OF THE<br />
MITOCHONDRIAL ASPARTATE/GLUTAMATE<br />
TRANSPORTER (ARALAR) AND THE SLC25A12<br />
GENE IN AUTISM<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
ANTONIO M. PERSICO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Università Campus Bio-Medico<br />
Finanziamento privato
Sezione III: Attività per progetti<br />
ABSTRACT<br />
Our collaborative project aims at characterizing the role of the mitochondrial<br />
aspartate/glutamate transporter (ARALAR) encoded by the SLC25A12<br />
gene in autistic disorder. To this aim, we have already received from the brain<br />
and tissue bank at University of Maryland (Baltimore, MD, USA) frozen tissue<br />
samples of superior temporal gyrus (BA 41/42, 52 or 22) belonging to 7 pairs<br />
of autistic patients and of age-, sex-, and post-mortem-interval-matched controls.<br />
In addition, we have recently been awarded by the Autism Tissue Program’s<br />
Tissue Advisory Board (Princeton, NJ, USA) an additional set of tissue<br />
samples that should allow us to reach a total of at least 10 reliable pairs within<br />
the next 2-4 weeks.<br />
We plan to proceed using biochemical and genetic approaches in parallel<br />
on these tissue samples. In particular: (a) we shall assess asp/glu transport<br />
rates both in gray matter extracts and in mitochondrial pellets, in order to distinguish<br />
functional alterations induced by the cytoplasmic milieu vs changes<br />
intrinsic to ARALAR itself, respectively; (b) we shall extract and retrotranscribe<br />
total RNA from the same tissues, and sequence the cDNAs to search for polymorphisms<br />
or mutations possibly associated with functional changes.<br />
SLC25A12 mRNA levels will also be quantified by RealTime-PCR, and the<br />
extent of correlation between transcription and transport rates within the<br />
same tissues will be assessed. Tissue quality for all assessments will be verified<br />
by total RNA quality assessed using an Agilent Bioanalyser.<br />
We shall also seek to replicate in our sample of families with an autistic<br />
proband the positive linkage/association findings recently reported by two<br />
independent groups. In the presence of positive genetic association, we shall<br />
search for mutations and/or chromosomal rearrangements involving the<br />
asp/glu mitochondrial transporter.<br />
CURRENT STATE OF RESEARCH AND WORK OBJECTIVES<br />
Autism (OMIM #209850) is a severe neuropsychiatric disease, characterized<br />
by impairments in social interaction, communication, and behavior (4) . Its<br />
incidence has apparently risen during the last decade from 2-5 to 15-20/10,000<br />
children (5) . The existence of genetic contributions to autism vulnerability has<br />
been conclusively demonstrated by family and twin studies, revealing sibling<br />
risks as high as 3.0%-4.5% and monozygotic: dizygotic concordance rates of<br />
60%-90% vs 0-4% (6) . Recent assessments provide strong evidence for multiple<br />
loci contributing to this complex disease through epistasis and possibly geneenvironment<br />
interactions (1) . Further complications arise from the variable phenotypic<br />
expression of autism-predisposing genes, which may indeed range<br />
from minimal autistic traits to full-blown autism, identifying a broad clinical<br />
entity referred to as “ autism-spectrum disease ” (7) .<br />
Genome scans performed to date have highlighted several genomic regions<br />
likely to contain autism susceptibility loci, located on human chromosomes 1q,<br />
2q, 5q, 6q, 7q, 13q, 15q, 17q, 22q, Xp and Xq (1,6) . In particular, linkage to human<br />
ch 2q24-q33 has pointed toward the existence of one or more susceptibility loci<br />
692 2006
Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />
in this region (8-10) . Among nine candidate genes recently screened for association<br />
with autism across the 2q31 region, the SLC25A12 gene encoding a mitochondrial<br />
aspartate/glutamate transporter (ARALAR) was the only locus displaying<br />
a significant association with two single nucleotide polymorphisms (SNPs)<br />
located in the third and sixteenth introns, i.e. rs2056202 (I3–21A/G) and<br />
rs2292813 (I16+70A/G), respectively (2) . This genetic association has already<br />
been replicated in another independent sample (3) .<br />
The mitochondrial aspartate/glutamate carrier (ARALAR) catalyzes an<br />
important step in the aspartate/malate NADH shuttle, namely the exchange of<br />
aspartate and glutamate across the inner mitochondrial membrane (11) .<br />
Through this activity, ARALAR regulates the redox state and energy balance<br />
across mitochondrial membranes inside the cells. Importantly, ARALAR carries<br />
EF-hand Ca 2+ -binding motifs in its N terminal domain, and transport rates<br />
are significantly enhanced by calcium concentrations in the external side of the<br />
mitochondrial membrane (11) . Very recent preliminary data indicate that<br />
ARALAR overexpression may result in enhanced neurite growth in vitro (12) .<br />
This finding, in conjunction with the positive genetic association described<br />
above, spurs interest into the potential involvement of ARALAR overexpression<br />
and/or overactivation in autism.<br />
Altered neurodevelopment is indeed currently recognized as the underlying<br />
neuropathological cause of autistic disorder. The central nervous system (CNS)<br />
of individuals with autism processes information by activating neural networks<br />
clearly distinct from those employed by non-autistic individuals (13,14) .<br />
The neuroanatomical substrates of this altered information processing appear<br />
as heterogeneous as clinical manifestations and etiological underpinnings.<br />
Post-mortem studies of autistic brains have uncovered a variety of neurodevelopmental<br />
alterations, encompassing many aspects of CNS formation, such as<br />
reduced programmed cell death and/or increased cell proliferation, altered cell<br />
migration with disrupted cortical and subcortical cytoarchitectonics, abnormal<br />
cell differentiation with reduced neuronal size, unbalanced local vs long-distance<br />
and inhibitory vs excitatory connectivity, and altered synaptogenesis (15) .<br />
However, excessive neurite outgrowth and reduced terminal pruning during<br />
infancy is believed to play a critical role in the establishment of megalencephaly<br />
(i.e., fronto-occipital head circumference > 97 th percentile), an anomaly consistently<br />
found in approximately 20% of autistic patients (16,17) . Brain imaging studies<br />
have shown an enlargement of total brain volume and of temporal, parietal<br />
and occipital lobes in male patients with autism (18) , as well as early postnatal<br />
brain overgrowth followed by abnormally slow brain growth (19) .<br />
Our group has already demonstrated genetic contributions to cranial circumference<br />
in autistic children by HoxA1 gene variants (20) . Thanks to the availability<br />
of temporal cortical tissue specimens from the Autism Tissue Program<br />
(Princeton, NJ, USA) and of a very large sample of families where cranial circumference<br />
has been assessed in the autistic proband, our group is in a unique<br />
position to test the hypothesis that genetic variants at the SLC25A12 gene,<br />
yielding an hyperactive ARALAR, and/or overactivation due to increased intracellular<br />
calcium concentrations, may cause autism in a specific subset of<br />
patients characterized by megalencephaly.<br />
2006 693
Sezione III: Attività per progetti<br />
METHODS<br />
Post-mortem Tissue Sample – The Applicant has already received temporal<br />
neocortical specimens from seven autistic and seven matched control brains<br />
provided by the University of Maryland Brain and Tissue Bank. These samples<br />
have already been used for an initial set of experiments (see below). Approximately<br />
ten additional brain specimens per sample have already been awarded<br />
to this project by the Autism Tissue Program (see appended letter) and are<br />
being provided to the Applicant this week, yielding a total sample of at least 15<br />
autistic and 15 control specimens.<br />
Although the entire neocortex of brains from autistic individuals displays<br />
well-documented cytoarchitectonic alterations (21) , the superior temporal gyrus<br />
(Broadman areas 41, 42, 52 and 22) was selected as it is one of the most-consistently<br />
altered regions in autistic brains according to the Literature, both<br />
structurally and functionally (14,22,23) . It thus represents an ideal region of choice<br />
for the proposed set of experiments.<br />
Clinical sample for genetic association studies – We have created and coordinate<br />
since 1997 a network of clinical and research units, which has now collected<br />
a sample including 272 singleton and 29 multiplex families with primary<br />
autistic probands, corresponding to 265 complete trios (both parents and the<br />
autistic child) and 14 incomplete trios (mother only and autistic child), as well<br />
as 186 unaffected controls of Italian descent. Families have been recruited in<br />
Italy and in the United States, as follows: 104 complete and 9 incomplete trios<br />
from the Dept. of Child Neuropsychiatry, II Univ. of Naples, Italy; 37 complete<br />
and 3 incomplete trios from the Div. of Child Neuropsychiatry, IRCCS<br />
Ospedale Bambino-Gesù, Rome, Italy; 22 complete trios from the Clinic for<br />
Autism and Developmental Disabilities, Univ. Campus Bio-Medico, Rome,<br />
Italy; 45 complete trios from the Dept. of Neurology, IRCCS Oasi Maria S.S.,<br />
Troina, Italy; 3 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry, Univ.<br />
of Turin, Italy; 8 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry, II<br />
Univ. of Rome, Italy; 6 complete trios from the Dept. of Child Neuropsychiatry,<br />
Univ. of Milan, Italy; 44 complete trios from 32 simplex and 5 multiplex Caucasian-American<br />
families recruited at the Southwest Autism Research Center,<br />
Phoenix, Arizona; 60 complete trios from 15 simplex and 23 multiplex families<br />
belong to the Autism Genetic Resource Exchange (AGRE) collection and were<br />
obtained by the Applicant (A.M. Persico) through a Bio-Material Grant from<br />
the Cure Autism Now/AGRE Foundation in 2001. We also have 186 DNAs of<br />
normal unrelated Italian controls.<br />
Inclusion criteria for autistic probands were previously described (20,24) .<br />
Briefly, all patients fulfil DSM-IV diagnostic criteria for Autistic Disorder (4) .<br />
Patients were screened for primary autism using MRI, EEG, audiometry, urinary<br />
aminoacid and organic acid measurements, cytogenetic and fragile-X<br />
testing. Patients with dysmorphic features, frequent seizures (>1 every 6<br />
months) or focal neurological deficits were excluded; patients with sporadic<br />
seizures were included. Autistic behaviors were characterized using the Childhood<br />
Autism Rating Scales (25) and the Vineland Adaptive Behavior Scales (26) ;<br />
694 2006
Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />
Italian probands only were assessed also using the Griffiths Mental Developmental<br />
Scales (27) and the Autism Behavior Checklist (28) ; patients from Arizona<br />
were also administered the Leiter International Performance Scale (29) . The<br />
Autism Diagnostic Observation Schedule – G (30) and the Autism Diagnostic<br />
Interview (31) , which represent the most up-to-date approach to the clinical<br />
characterization of autistic disorder, have been translated and published in<br />
Italian only very few months ago, so data collection using these scales is still in<br />
early progress.<br />
All parents gave written informed consent for themselves and for their<br />
children. The consent form was approved by the IRB of UCBM. Blood is drawn<br />
from all patients and family members, DNA is extracted from leukocytes and<br />
is used for ongoing genetic studies. In reference to the biochemical and morphological<br />
characterization of our patients, since serotonin blood levels, urinary<br />
peptide excretion rates, and cranial circumference have been consistently<br />
found altered in subgroups of autistic patients (22-26) , we have also collected<br />
platelet-rich plasma and urines from the majority of our families, and now<br />
have serotonin blood levels and urinary peptide excretion rates from well over<br />
300 first-degree relatives and 150 autistic patients. Cranial circumference is<br />
also available for 212 patients and 54 unaffected siblings. To our knowledge,<br />
no other consortium has collected to this date such a large dataset of biochemical<br />
and morphological parameters. We will continue to measure serotonin<br />
blood levels in platelet-rich plasma (PRP) by HPLC, and urinary peptide excretion<br />
rates on the first morning urine samples of all family members again by<br />
HPLC, as described (9,26) . Finally, frontal-occipital head circumference is measured<br />
using a non-stretchable measuring tape and macrocephaly defined as a<br />
head circumference > 97 th percentile (26) .<br />
WORK PROGRAM<br />
We plan to proceed using genetic and biochemical approaches in parallel.<br />
Genetic and gene expression studies – Initially, genomic DNA and total RNA<br />
will be extracted from post-mortem tissue using standard techniques. Total RNA<br />
quality will be verified using an Agilent Bioanalyzer. Total RNA of good quality will<br />
be retrotranscribed, and cDNA will be sequenced using the CEQ TM sequencing protocol<br />
(Beckman-Coulter). Potential polymorphisms or mutations detected by DNA<br />
sequencing will be confirmed by restriction analysis. cDNA will also be used to<br />
assess gene expression using real-time PCR (Applied Biosystems).<br />
In second phase, we shall also seek to replicate in our sample of families<br />
the positive linkage/association findings recently reported by two independent<br />
groups. We shall genotype the two single nucleotide polymorphisms (SNPs)<br />
located in the third and sixteenth introns, i.e. rs2056202 (I3–21A/G) and<br />
rs2292813 (I16+70A/G), respectively, previously shown to be associated with<br />
autism (2) . Genotyping will be performed according to standard PCR- and<br />
restriction digest-based methods and by a primer extension-based, allelespecific<br />
fluorescent detection method (i.e., the Acycloprime Primer Extension<br />
kit.and the Victor2 multilabel counter by Perkin-Elmer). Genetic data will be<br />
2006 695
Sezione III: Attività per progetti<br />
analyzed using both a case-control and an intrafamilial association strategies,<br />
as described in our previous work (20,24,32) . In the presence of positive genetic<br />
association, we shall genotype additional SNPs and search for mutations or<br />
chromosomal rearrangements in the SLC25A12 gene. Mutational analysis will<br />
be performed on exons, flanking intronic sequences, 5’ and 3’ UTRs using<br />
DHPLC and DNA sequencing.<br />
Biochemical and gene expression studies – We shall assess asp/glu transport<br />
rates both in gray matter extracts and in mitochondrial pellets, in order to distinguish<br />
functional alterations induced by the cytoplasmic milieu vs changes<br />
intrinsic to ARALAR itself, respectively. Calcium roles will be verified by addition<br />
of EGTA to the medium; SLC25A12 mRNA levels will also be quantified by Real-<br />
Time-PCR, and the extent of correlation between transcription and transport<br />
rates within the same tissues will be assessed. Tissue quality for all assessments<br />
will be verified by total RNA quality assessed using an Agilent Bioanalyser.<br />
The biochemical part of the work program shall be carried out by our collaborator,<br />
Prof. Luigi Palmieri, Ph.D., at the Dept. of Biochemistry of the Univ.<br />
of Bari (Italy), while the genetic part of the work program will be performed at<br />
the Lab. of Molecular Psychiatry & Psychiatric Genetics at IRCCS S. <strong>Lucia</strong>,<br />
Rome (Italy) under my direct supervision. Prof. Luigi Palmieri is a very wellrenowned<br />
biochemist in the field of mitochondrial transport, with numerous<br />
publications directly contributing to our current knowledge of ARALAR function<br />
(11) and of mitochondrial transporter roles in physiology and disease<br />
(Palmieri et al. (2005) Hum Mol Genet 14: 3079-3088). The current application<br />
is actually being presented to fund only part of the genetic studies involved in<br />
this project, for which additional support is being sought (see additional information<br />
above).<br />
PRELIMINARY RESULTS<br />
Genomic DNA sequencing for the first 3 autistic tissue specimens has been<br />
completed, revealing several polymorphisms, not all listed in available databases<br />
(dbSNP). Biochemical studies performed on the same three pairs have<br />
shown interesting differences between autistic patients and controls, which are<br />
currently being investigated.<br />
POTENTIAL BENEFITS<br />
Patenting benefits – The structure and eventually the functional consequences<br />
of polymorphisms or mutations conferring autism vulnerability will<br />
definitely deserve patenting in view of potential uses as diagnostic tools.<br />
Medical benefits – At present, the disease is recognized exclusively on the<br />
basis of clinical symptoms and, by definition, never before 3 years of age, often<br />
leading to tentative, delayed or even misdiagnosed definitions of patient’s status.<br />
Identification of polymorphisms/mutations in the SLC25A12 gene may<br />
lead to improved and earlier diagnosis through genetic screening, allowing earlier<br />
treatment interventions. In addition, should our studies reveal alterations<br />
696 2006
Genetic, transcriptional and biochemical studies of the mitochondrial aspartate/glutamate…<br />
of intracellular calcium balance, potential pharmacologic interventions could<br />
be postulated and possibly experimented in animal models.<br />
Economic benefits – Based on current epidemiological data (8) , one can<br />
assume a European autistic population of at least 200,000 patients. Approximately<br />
75% are severely disabled and need institutional care for life, often<br />
including a person engaged full-time to supervise the patient. The total cost for<br />
autism in Europe can thus be estimated to exceed 4.4 billion euro/year. Assuming<br />
that early pharmacological and psychotherapeutic intervention would<br />
allow 10% of the patients to become independent from institutional care, this<br />
would bring a saving of 440 million euro/year.<br />
Scientific benefits – The identification of additional polymorphisms/mutations<br />
predisposing to or directly causing the disease will significantly contribute<br />
to our understanding of the neurobiological bases of social behaviors<br />
in humans and to the nature of their alteration in autistic disorder.<br />
1. Persico A.M., Bourgeron T. (2006) Searching for ways out of the autism maze:<br />
genetic, epigenetic, and environmental clues. Trends Neurosci, in press.<br />
2. Ramoz N., Reichert J.G., Smith C.J., Silverman J.M., Bespalova I.N.,Davis K.L.,<br />
Buxbaum J.D. (2004) Am J Psychiatry 161: 662-669.<br />
3. Segurado R., Conroy J., Meally E., Fitzgerald M., Gill M., Gallagher L. (2005) Am<br />
J Psychiatry 162: 2182-2184.<br />
4. American Psychiatric Association (1994) The Diagnostic and Statistical Manual of<br />
Mental Disorders, Fourth Edition, Washington D.C.<br />
5. Fombonne E. (2003) JAMA 289: 87-89.<br />
6. Folstein S.E., Rosen-Sheidley B. (2001) Nat Rev Genet 2: 943-955.<br />
7. Piven J., Palmer P., Jacobi D., Childress D., Arndt S. (1997) Am J Psychiatry 154:<br />
185-190.<br />
8. Buxbaum J.D., Silverman J.M., Smith C.J., Kilifarski M., Reichert J., Hollander E.,<br />
Lawlor B.A., Fitzgerald M., Greenberg D.A., Davis K.L. (2001) Am J Hum Genet 68:<br />
1514-1520.<br />
9. International Molecular Genetic Study of Autism Consortium (2001) Am J Hum<br />
Genet 69: 570-581.<br />
10. Shao Y., Wolpert C.M., Raiford K.L., Menold M.M., Donnelly S.L., Ravan S.A.,<br />
Bass M.P., McClain C., von Wendt L., Vance J.M., Abramson R.H., Wright H.H.,<br />
Ashley-Koch A., Gilbert J.R., DeLong R.G., Cuccaro M.L., Pericak-Vance M.A.<br />
(2002) Am J Med Genet 114: 99-105.<br />
11. Palmieri L., Pardo B., Lasorsa F.M., Del Arco A., Kobayashi K., Iijima M.,<br />
Runswick M.J., Walker J.E. Saheki T., Satrústegui J., Palmieri F. (2001) EMBO<br />
J 20: 5060-5069.<br />
12. Ramoz N., Bestel A., English D., Maussion G., Moalic J., Gorwood P., Simonneau M.,<br />
Buxbaum J.D. (2005) Expression and functional analysis of autism candidate genes:<br />
the aspartate/glutamate carrier AGC1 Program No. 448.6. Viewer/Itinerary Planner.<br />
Washington, DC: Society for Neuroscience. Online.<br />
13. Belmonte M.K., Cook E.H. Jr, Anderson G.M., Rubenstein J.L., Greenough W.T.,<br />
Beckel-Mitchener A., Courchesne E., Boulanger L.M., Powell S.B., Levitt P.R.,<br />
Perry E.K., Jiang Y.H., DeLorey T.M., Tierney E. (2004) Mol Psychiatry 9: 646-663.<br />
2006 697
Sezione III: Attività per progetti<br />
14. Gervais H., Belin P., Boddaert N., Leboyer M., Coez A., Sfaello I., Barthelemy C.,<br />
Brunelle F., Samson Y., Zilbovicius M. (2004) Nat Neurosci 7: 801-802.<br />
15. Pickett J., London E. (2005) J Neuropathol Exp Neurol 64: 925-935.<br />
16. Woodhouse W., Bailey A., Rutter M., Bolton P., Baird G., Le Couteur A. (1996)<br />
J Child Psychol Psychiat 37: 665-671.<br />
17. Fombonne E., Rogé B., Claverie J., Courty S., Frémolle J. (1999) J Autism Dev<br />
Disord 29: 113-119.<br />
18. Piven J., Arndt S., Bailey J., Andreasen N. (1996) J Am Acad Child Adolesc Psychiatry<br />
35: 530-536.<br />
19. Courchesne E., Karns C.M., Davis H.R., Ziccardi R., Carper R.A., Tigue Z.D.<br />
(2001) Neurology 57: 245-254.<br />
20. Conciatori M., Stodgell C.J., Hyman S.L., O’Bara M., Militerni R., Bravaccio C.,<br />
Trillo S., Montecchi F., Schneider C., Melmed R., Elia M., Crawford L., Spence S.J.,<br />
Muscarella L., Guarnieri V., D’Agruma L., Quattrone A., Zelante L., Rabinowitz D.,<br />
Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Rodier P.M., Persico A.M. (2004) Biol<br />
Psychiatry 55: 413-419.<br />
21. Casanova M.F., Buxhoeveden D.P., Switala A.E., Roy E. (2002) Neurology 58:<br />
428-432.<br />
22. Boddaert N., Chabane N., Gervais H., Good C.D., Bourgeois M., Plumet M.H.,<br />
Barthelemy C. Mouren M.C., Artiges E., Samson Y., Brunelle F., Frackowiak R.S.,<br />
Zilbovicius M. (2004) Neuroimage 23: 364-369.<br />
23. Ohnishi T., Moriguchi Y., Matsuda H., Mori T., Hirakata M., Imabayashi E.,<br />
Hirao K., Nemoto K., Kaga M., Inagaki M., Yamada M., Uno A. (2004) NeuroReport<br />
15: 1483-1487.<br />
24. Persico A.M., D’Agruma L., Maiorano N., Totaro A., Militerni R., Bravaccio C.,<br />
Wassink T.H. for the C.L.S.A., Schneider C., Melmed R., Trillo S., Montecchi F.,<br />
Palermo M., Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Conciatori M., Marino R.,<br />
Quattrocchi C.C., Baldi A., Zelante L., Gasparini P., and Keller F. (2001) Mol<br />
Psychiatry 6: 150-159.<br />
25. Schopler E., Reichler R.J., Rochen Renner B.R. (1986) The Childhood Autism<br />
Rating Scale for diagnostic screening and classification of autism. New York, NY:<br />
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26. Sparrow S.S., Balla D.A., Cicchetti D.V. (1984) Vineland Adaptive Behavior Scales<br />
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27. Griffiths R. (1992) Griffiths Mental Developmental Scales. Oxon, UK: The Test<br />
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29. Leiter R.G. (1948) Leiter International Performance Scale. Chicago, IL: Stoelting Co.<br />
30. Lord C., Rutter M., DiLavore P.C. (1999) Autistic Observation Schedule-Generic<br />
(ADOS-G). Psychological Corp: San Antonio, TX.<br />
31. Le Couteur A., Rutter M., Lord C., Rios P., Robertson S., Holdgrafer M., McLennan<br />
J. (1989) J Autism Dev Disord 19: 363-387.<br />
32. D’Amelio M., Ricci I., Sacco R., Liu X., D’Agruma L., Muscarella L.A., Guarnieri<br />
V., Militerni R., Bravaccio C., Elia M., Schneider C., Melmed R., Trillo S.,<br />
Pascucci T., Puglisi-Allegra S., Reichelt K.-L., Macciardi F., Holden J.J.A., Persico<br />
A.M. (2005) Mol Psychiatry 10: 1006-1016.<br />
698 2006
INTERFACCE UOMO-AMBIENTE<br />
PER LA COMUNICAZIONE E AUTONOMIA<br />
DI SOGGETTI AFFETTI DA DISABILITÀ MOTORIA<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
DONATELLA MATTIA<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Donatella Mattia<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Imaging Neuroelettrico e Brain Computer Interface,<br />
Neurofisiopatologia Clinica (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />
Donatella Mattia<br />
U.O. 2 – Dipartimento di Neuroscienze, Neurofisiopatologia (Università di<br />
Roma Tor Vergata) – Maria Grazia Marciani<br />
U.O. 3 – Centro di Bioingegneria, Laboratorio di Biofisica e Nanomedicina<br />
(<strong>Fondazione</strong> Don Carlo Gnocchi ONLUS, IRCCS Centro S. Maria<br />
Nascente, Milano) – Furio Gramatica<br />
U.O. 4 – Unità di Neurofisiopatologia (Ospedale San Camillo IRCCS, Venezia) –<br />
Francesco Piccione<br />
MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />
L’obiettivo del progetto è quello di integrare e validare clinicamente un<br />
dispositivo, di cui attualmente esistono solo le componenti sotto forma di<br />
prototipi di laboratorio, che renda possibile a persone affette da disabilità<br />
neuromotoria, esito di patologie neuromuscolari degenerative, cerebrovascolari,<br />
o traumatiche in cui si è persa – o si sta perdendo – ogni attività muscolare<br />
degli arti in presenza di una valida funzione cognitiva, di migliorare o<br />
recuperare la propria autonomia e capacità di comunicare con l’ambiente circostante.<br />
L’implementazione e la diffusione di nuovi ausili basati sulla tecnologia<br />
dell’informazione potrebbe rendere il “ disabile ” diversamente abile. Per<br />
questo scopo ci si rivolgerà anche verso quegli stati di malattia in cui la forza<br />
muscolare residua, se presente, possa essere non sufficiente per l’utilizzo di<br />
mezzi convenzionali ed in quelle condizioni in cui ostacoli pratici o considerazioni<br />
di sicurezza possano sconsigliare lo spostamento dal letto. Questo<br />
appare rilevante anche in considerazione del fatto che oggi la sopravvivenza<br />
di tali pazienti è aumentata grazie agli interventi di tracheostomia, mentre la<br />
qualità della vita risente della totale necessità di assistenza, dell’impossibilità<br />
di fare delle scelte autonome. Colmare questo gap, di fronte ad un aumento<br />
dei costi nel breve termine, si accompagnerebbe ad una rilevante riduzione<br />
dei costi nel lungo termine, per riduzione del personale di assistenza e delle<br />
ospedalizzazioni.<br />
Il dispositivo sarà sviluppato sulla base dell’esperienza a bagaglio di ciascun<br />
partner del progetto, basata sulle più recenti innovazioni tecnologiche<br />
nel campo della bioingegneria dell’informazione, dell’ingegneria del software,<br />
delle telecomunicazioni, della nanotecnologia, e della domotica. In particolare:<br />
il sistema sviluppato nel corso del progetto proposto permetterà di rilevare<br />
in modo non invasivo, segnali elettrofisiologici del paziente (EEG) attraverso<br />
i quali opera una interfaccia cervello-computer (BCI) a sua volta in<br />
grado di trasformare tali segnali in un veicolo per i comandi che il paziente<br />
vorrà impartire al sistema; trasmetterà dal domicilio del paziente ad una stazione<br />
di controllo situata nei laboratori del progetto informazioni biomedicali<br />
finalizzate al monitoraggio del funzionamento del dispositivo e, ove appro-<br />
700 2006
Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />
priato, dello stato di salute del paziente; permetterà il controllo di attuatori<br />
per la comunicazione e la gestione di apparecchiature nella casa del paziente<br />
(domotica).<br />
Operare la transizione del BCI verso una tecnologia che consenta l’utilizzo<br />
in campo clinico, da parte di utenti che ripongono nel sistema l’aspettativa<br />
di migliorare la propria qualità della vita e con l’assistenza di operatori<br />
che debbono essere selezionati tra i professionisti dell’assistenza (piuttosto<br />
che della ricerca), impone delle modifiche alla struttura dei sistemi BCI: da un<br />
lato deve essere semplificata e irrobustita la tecnologia con cui l’utente si<br />
dovrà cimentare e si debbono definire delle procedure standard da applicare<br />
per la selezione, l’addestramento e la verifica dei risultati raggiunti dai singoli<br />
utenti. Dall’altro si impone la implementazione di una piattaforma di integrazione<br />
tra tecnologia BCI e dispositivi elettronici (anche già esistenti) per la<br />
comunicazione e il controllo domotico/robotico dell’ambiente domestico.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
– Analisi di fattibilità e di funzionabilità del dispositivo-ausilio.<br />
– Analisi dell’impatto del dispositivo-ausilio sulla qualità della vita di soggetti<br />
con disabilità motorie di grado variabile (questionari, scale di valutazione<br />
funzionale).<br />
OBIETTIVI INTERMEDI<br />
• Implementazione di un prototipo base che integri i diversi elementi del<br />
dispositivo-ausilio finale, a sua volta implementati dalle varie U.O., con particolare<br />
riguardo al controllo del dispositivo attraverso l’interfaccia cervellocomputer<br />
(BCI).<br />
• Individuazione di una popolazione di soggetti con grado di disabilità<br />
motoria variabile con cui indirizzare la modularità dell’interfaccia uomoambiente,<br />
sulla base delle abilità motorie residue degli stessi utenti finali.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Verifica della fattibilità di funzionabilità del dispositivo-ausilio su un<br />
gruppo di soggetti normoabili, con verifica del materiale operativo preliminare.<br />
METODOLOGIA<br />
Il progetto prevede quattro-cinque “ workpackage ” (WP), di cui sono<br />
rispettivamente responsabili le unità operative partecipanti al progetto. Nel<br />
progetto saranno inclusi pazienti-utenti (almeno 20 soggetti) portatori di deficit<br />
motori tali da generare una disabilità neuromotoria di severità variabile,<br />
con capacità cognitive sufficientemente conservate, dovuti a patologie neuromuscolari<br />
degenerativo-croniche, cerebrovascolari o traumatiche. Un questionario,<br />
atto a individuare i desiderata dei pazienti-utenti riguardo le attività<br />
2006 701
Sezione III: Attività per progetti<br />
della vita quotidiana per le quali il dispositivo in sviluppo dovrà permettere<br />
un incremento della loro indipendenza, verrà elaborato come indicatore iniziale<br />
per la individuazione delle specifiche del dispositivo che lo rendano<br />
modulabile in relazione alle esigenze diverse degli utenti finali.<br />
WP 1: Sviluppo ed implementazione di algoritmi di analisi e classificazione<br />
delle tracce elettroencefalografiche (EEG), veloci ed efficaci, in grado di<br />
fornire ai soggetti feedback immediati, utilizzabili in tempo reale, in concordanza<br />
con le esigenze del soggetto stesso (Action 1). Addestramento del personale<br />
paramedico alla conduzione di un training dei soggetti sperimentali volto<br />
a ottimizzare la loro capacità di generare i necessari pattern elettrofisiologici<br />
(Action 2).<br />
WP 2: Applicazioni del BCI in contesti specificamente progettati per individui<br />
affetti da grave disabilità neuromotoria, tenendo conto della facile esauribilità<br />
e delle ridotte risorse psicofisiche di tali soggetti, e quindi dotate di un’interfaccia<br />
di comunicazione semplice ed intuitiva (Action 1). Implementazione<br />
della stessa, per la quale sarà particolarmente curata la modularità, così da permettere<br />
di raggruppare in un framework unitario programmi che servano le<br />
abilità residue estremamente diverse dei pazienti in questione (Action 2).<br />
WP 3: Integrazione di dispositivi hardware dedicati da un lato a migliorare<br />
la qualità dei segnali rilevati (Action 1) e dall’altro a rendere possibile l’attuazione<br />
della volontà del paziente sul mondo esterno attraverso sistemi per<br />
la comunicazione, l’accesso al computer ed il controllo ambientale operato<br />
attraverso dispositivi di domotica già esistenti (Action 2).<br />
WP 4-5: Definizione di metodologie per la validazione del dispositivo,<br />
basate su quanto realizzato nel WP 1. Tale percorso parte dalla individuazione<br />
delle attività di interazione con l’ambiente che il paziente vuole poter<br />
recuperare (Action 1), prosegue con una fase di addestramento del paziente<br />
all’utilizzo della nuova tecnologia (Action 2) e si chiude con la verifica quantitativa<br />
del grado di indipendenza che il paziente è riuscito a recuperare<br />
(Action 3).<br />
Lo studio verrà articolato attraverso la stretta collaborazione tra U.O., con<br />
un ordine temporale definito nella “ Articolazione del Programma ”.<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
I risultati-prodotti del progetto saranno veicolati-trasferiti attraverso una<br />
serie di pubblicazioni scientifiche su riviste indicizzate (peer-reviewed journals).<br />
Insieme alla produttività scientifica verranno realizzati alcuni prodotti<br />
di interesse clinico applicativo che verranno resi fruibili alla comunità clinica<br />
attraverso il rilascio di documentazione sotto forma di manuale operativo per<br />
le parti di competenza tecnica (specifiche del prototipo) e a tipo report informatizzato<br />
per la parte di competenza medico-clinica (metodi di valutazione<br />
applicativa clinica del prototipo in ambiente clinico; scambio informazioni tra<br />
le diverse competenze delle singole U.O.). In particolare, i prodotti delle attività<br />
menzionate sopra saranno costituiti da:<br />
702 2006
Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />
– Report sulla sperimentazione mirata al miglioramento delle tecniche di<br />
“ signal processing ” e al loro adattamento alle caratteristiche del gruppo di<br />
utenti specifico di questo soggetto (mese 12).<br />
– Documentazione preliminare sulla strategia di training, sia per la parte<br />
di competenza dei terapisti, che per quella rivolta agli utenti (mese 12).<br />
– Disponibilità di uno o più prototipi funzionanti di BCI orientati all’utilizzo<br />
clinico o domestico (mese 18).<br />
– Valutazione quantitativa sul miglioramento di indipendenza in specifiche<br />
attività della vita quotidiana e del generico miglioramento della qualità<br />
della vita dei pazienti che hanno la disponibilità del sistema di ausilio sviluppato<br />
(mese 24).<br />
– I prodotti globali dell’esperienza progettuale costituiranno la base<br />
materiale per un corso ECM (mese 24).<br />
BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />
Nel caso dei trattamenti riabilitativi l’obiettivo principale è la riduzione<br />
della disabilità, dovuta ad una qualsiasi condizione patologica, ovvero il raggiungimento<br />
della massima autonomia possibile. Recentemente, l’ideazione e<br />
la sperimentazione di dispostivi elettronici in grado di migliorare le capacità<br />
di comunicazione e di gestione dell’ambiente domestico aprono nuove speranze<br />
a pazienti affetti da gravi disturbi del movimento, ma che possiedano<br />
invece buone capacità cognitive. Questo appare particolarmente rilevante in<br />
quegli stati di malattia in cui la forza muscolare residua, se presente, possa<br />
essere non sufficiente per l’utilizzo di mezzi convenzionali ed in quelle condizioni<br />
in cui ostacoli pratici o considerazioni di sicurezza possano sconsigliare<br />
lo spostamento dal letto. La rilevanza è inoltre intuibile se si considera il fatto<br />
che oggi la sopravvivenza di tali pazienti è aumentata grazie agli interventi di<br />
tracheostomia, mentre la qualità della vita risente della totale necessità di<br />
assistenza, dell’impossibilità di fare delle scelte autonome.<br />
Nelle neuroscienze si sta affermando lo studio sulla comunicazione con<br />
un computer tramite la modifica volontaria di segnali elettrofisiologici. La<br />
ricerca è volta allo sviluppo di un’interfaccia cervello-computer (BCI, Brain<br />
Computer Interface). Un dispositivo BCI è un sistema di comunicazione che<br />
non dipende dai normali output periferici cerebrali (Wolpaw et al., 2002). Per<br />
l’elevata risoluzione temporale, l’elettroencefalogramma (EEG) è la tecnica<br />
più impiegata per realizzare dispositivi BCI in grado di interpretare semplici<br />
comandi mentali. I BCI si classificano in base al tipo di attività EEG: generata<br />
internamente dal soggetto (endogena) o esternamente e a cui l’EEG del soggetto<br />
“ reagisce ” (esogena o evocata).<br />
I BCI basati su attività endogena EEG consentono all’utente, dopo un<br />
periodo di addestramento, la generazione spontanea di stati mentali usati<br />
per il colloquio con il dispositivo. Il gruppo di Wolpaw (Wadsworth Center,<br />
Albany, NY) è il più attivo in questo campo negli USA. Il loro BCI impiega le<br />
variazioni del ritmo EEG sensorimotorio. Il gruppo europeo di Pfurtscheller<br />
2006 703
Sezione III: Attività per progetti<br />
(Università di Graz) usa un elevato numero di elettrodi disposti lungo le<br />
aree motorie primarie. L’attività immaginativa di distretti (braccia, gambe),<br />
riconosciuta nell’80% dei casi, comanda un cursore sullo schermo oppure<br />
un’ortesi per la chiusura/apertura di una mano in un soggetto tetraplegico<br />
(Pfurtscheller et al., 2003; Pfurtscheller et al., 2005). Un diverso approccio è<br />
stato seguito dal gruppo di Birbaumer (Università di Tübingen). Impiegando<br />
un BCI sulle variazioni lente (10 s) del potenziale sullo scalpo è possibile<br />
aprire un canale di comunicazione con pazienti ALS. Il BCI addestra i<br />
pazienti alla selezione alfabetica da uno schermo di computer; pazienti<br />
completamente paralizzati sono riusciti a scrivere una lettera intera (Birbaumer<br />
et al., 1999). La classe di dispositivi BCI esogeni funziona invece<br />
sulla modulazione dell’EEG generata da stimoli forniti al soggetto dall’apparato<br />
stesso. Non è necessario un addestramento dell’utente, ma la difficoltà<br />
di trasportare l’ambiente di stimolazione al di fuori del laboratorio rappresenta<br />
uno svantaggio importante. Stimolando l’apparato visivo del soggetto<br />
con una frequenza prefissata, vengono registrati segnali EEG occipitali alla<br />
stessa frequenza di stimolazione. Quando il soggetto dirige lo sguardo verso<br />
una delle differenti sorgenti luminose concorrenti, il dispositivo ne riconosce<br />
il tipo (Cheng et al., 2002; Sutter, 1992). Un altro esempio è quello del<br />
gruppo di Donchin (U. Illinois) che nel 1988 ha realizzato un dispositivo per<br />
la scrittura su tastiera virtuale mediante variazioni indotte dell’EEG. È noto<br />
che eventi rari (o rilevanti per il soggetto) in un compito sperimentale generano<br />
l’insorgenza di un’onda EEG caratteristica sullo scalpo, detta P300. Il<br />
sistema di Donchin presentava una matrice di lettere al soggetto, illuminandole<br />
in modo random. Quando la lettera desiderata è illuminata, l’onda<br />
P300 generata dal soggetto viene rilevata dal dispositivo (Donchin et al.,<br />
2000; Sellers and E. Donchin, 2006; Vaughan et al., 2006).<br />
Le esperienze internazionali di ricerca evidenziano come le applicazioni<br />
dei BCI siano per ora limitate all’interazione dell’utente con lo schermo di un<br />
computer (per selezionare lettere dallo schermo). Al di là di tale uso<br />
di estremo interesse, è plausibile estendere la comunicazione fra soggetto<br />
disabile e ambiente esterno ad interazioni con mobilità. In particolare, il riconoscimento<br />
di stati mentali potrà guidare dispositivi (una sedia a rotelle<br />
motorizzata) o far interagire naturalmente con dispositivi comuni del mondo<br />
esterno (telefoni, interruttori della luce, ecc). Questa estensione delle capacità<br />
dei BCI verso l’interazione con oggetti del mondo reale è stata esplorata solo<br />
recentemente (Cincotti et al., 2007) e rappresenta lo scopo ultimo del progetto<br />
in oggetto.<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è attivamente coinvolta nella ricerca sul BCI<br />
dal 1998. In questo periodo ha partecipato ad un progetto multicentrico<br />
europeo e ad un progetto nazionale, ed è attualmente coinvolta in un progetto<br />
multicentrico europeo, ottenendo risultati di rilievo nel campo<br />
(www.maia-project.org; www.aspice.it). Il dispositivo BCI realizzato ha reso<br />
possibile l’interazione di soggetti sperimentali umani ed un computer<br />
mediante il controllo dei soggetti stessi della generazione di alcuni pattern<br />
EEG caratteristici sullo scalpo. Il cuore di questo sistema BCI è un classificatore<br />
di pattern EEG basato su una tecnologia di reti neurali proposta nel-<br />
704 2006
Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />
l’ambito di questo progetto. Tale classificatore riesce a riconoscere i pattern<br />
EEG associati a pensieri stereotipati nella mente del soggetto sperimentale.<br />
Una volta che il compito mentale del soggetto è stato fissato, ad esempio<br />
l’immaginazione del movimento della mano destra, il riconoscimento delle<br />
onde EEG caratteristiche di questo compito può dar luogo ad un evento<br />
comandato dal computer, quale ad esempio l’accensione di una lampadina,<br />
oppure la selezione di una lettera su di una tastiera su schermo. La rete<br />
neurale all’interno del sistema BCI implementato impara rapidamente l’associazione<br />
fra pattern EEG registrati e compiti sperimentali contemporaneamente<br />
eseguiti dal soggetto stesso. Questo aumento di precisione nel<br />
riconoscimento significa che il dispositivo BCI potrà eseguire in maniera<br />
più precisa le indicazioni (mentali) del soggetto stesso. La personalizzazione<br />
del BCI, l’adattarlo cioè ai bisogni differenti dei vari pazienti e dei vari soggetti<br />
sperimentali di controllo è il concetto innovativo alla base del sistema<br />
implementato. Questa personalizzazione consente anche di abbreviare notevolmente<br />
i tempi di addestramento.<br />
Gli aspetti chiave di un sistema BCI sono: affidabilità, il sistema deve raramente<br />
fare classificazioni di stati mentali che non siano corrette (devono in<br />
generale essere sotto il 5%) mentre devono raggiungere almeno il 70% per<br />
quanto riguarda la percentuale corretta di classificazione. Rapidità della<br />
risposta, il sistema prova a riconoscere gli stati mentali ogni mezzo secondo;<br />
addestramento rapido, in generale grazie all’approccio mediante classificatori<br />
non lineari si riesce ad eseguire un riconoscimento di pattern mentali ogni<br />
mezzo secondo; semplicità e naturalezza dell’interazione, il soggetto nel sistema<br />
BCI considerato compie spontaneamente la selezione dello stato mentale che<br />
più gli necessita senza il bisogno di eseguire una scelta a tempi prefissati. In<br />
questo, rispetto l’approccio seguito è unico in letteratura, laddove tutti gli altri<br />
sistemi BCI possono analizzare i dati EEG solo in particolari e prefissate<br />
finestre temporali definite dal computer. Come già detto la naturalezza dell’approccio<br />
si riflette sulla velocità di apprendimento mostrata dai soggetti<br />
sperimentali nell’utilizzo del nostro sistema.<br />
Operare la transizione del BCI verso una tecnologia che consenta l’utilizzo<br />
in campo clinico, da parte di utenti che ripongono nel sistema l’aspettativa<br />
di migliorare la propria qualità della vita e con l’assistenza di operatori<br />
che debbono essere selezionati tra i professionisti dell’assistenza (piuttosto<br />
che della ricerca), impone delle modifiche alla struttura dei sistemi BCI: da un<br />
lato deve essere semplificata e irrobustita la tecnologia con cui l’utente si<br />
dovrà cimentare e si debbono definire delle procedure standard da applicare<br />
per la selezione, l’addestramento e la verifica dei risultati raggiunti dai singoli<br />
utenti. Dall’altro si impone la implementazione di una piattaforma di integrazione<br />
tra tecnologia BCI e dispositivi elettronici (anche già esistenti) per la<br />
comunicazione e controllo domotico/robotico dell’ambiente domestico. La<br />
integrazione di tali tecnologie riveste particolare importanza, specie per l’utilizzo<br />
in pazienti con gravi disabilità motorie in esito sia di patologie cerebrovascolari,<br />
sia di patologie neuromuscolari degenerative, in cui si è persa, o si<br />
sta perdendo, ogni attività muscolare degli arti, in presenza di una valida funzione<br />
cognitiva.<br />
2006 705
Sezione III: Attività per progetti<br />
– Birbaumer N., Ghanayim N., Hinterberger T., Iversen I., Kotchoubey B., Kubler A.,<br />
Perelmouter J., Taub E., Flor H. (1999) Nature 398: 297-298.<br />
– Cheng M., Gao X., Gao S., Xu D. (2002) IEEE Trans Biomed Eng 49: 1181-1186.<br />
– Cincotti F., Mattia D., Aloise F., Bufalari S., Schalk G., Oriolo G., Cherubini A.,<br />
Marciani M.G., Babiloni F. (2007) Brain Res Bull, in press.<br />
– Donchin E., Spencer K.M., Wijesinghe R. (2000) IEEE Trans Rehabil Eng 8: 174-179.<br />
– Pfurtscheller G., Muller G.R., Pfurtscheller J., Gerner H.J., Rupp R. (2003) Neurosci<br />
Lett 351(1): 33-36.<br />
– Pfurtscheller J., Rupp R., Muller G.R., Fabsits E., Korisek G., Gerner H.J., Pfurtscheller<br />
G. (2005) Unfallchirurg S: 587-590.<br />
– Sellers EW, Donchin E (2006) Clin Neurophysiol 117: 538-548.<br />
– Sutter E.E. (1992) Journal of Microcomputer Applications 15: 31-45.<br />
– Vaughan T.M., McFarland D.J., Schalk G., Sarnacki W.A., Krusienski D.J., Sellers E.W.,<br />
Wolpaw J.R. (2006) IEEE Trans Neural Syst Rehabil Eng 229-233.<br />
– Wolpaw J.R., Birbaumer N., McFarland D.J., Pfurtscheller G., Vaughan T.M.<br />
(2002) Clin Neurophysiol 113: 767-791.<br />
ARTICOLAZIONE<br />
Lo svolgimento del progetto osserverà la seguente cronologia, in accordo<br />
ai WP 4-5 illustrati nella sessione “ Metodologia ”.<br />
1. Inclusione nel gruppo sperimentale di almeno 20 pazienti-utenti ai<br />
quali verrà somministrato un questionario atto a individuare i loro desiderata<br />
riguardo le attività della vita quotidiana per le quali il dispositivo in sviluppo<br />
dovrà permettere un incremento della loro indipendenza (questionari e scale<br />
di valutazione funzionale) (WP 5, Action 1).<br />
2. In parallelo:<br />
(a) Sviluppo di algoritmi di estrazione e classificazione di caratteristiche<br />
rilevanti del segnale EEG (e.g. ritmo mu, P300; WP 2, Action 1).<br />
(b) Sviluppo metodologie di ottimizzazione dell’ergonomia dell’interfaccia<br />
(WP 3, Action 1).<br />
3. Integrazione di un primo prototipo (fine del primo anno di progetto), sul<br />
quale verrà valutato l’accordo con le specifiche definite ad inizio progetto, tramite<br />
uno studio di fattibilità funzionale su un gruppo di soggetti normo-abili.<br />
4. Inizio della fase di addestramento del personale paramedico (WP 2,<br />
Action 2) e, di seguito, dei pazienti-utenti stessi all’utilizzo del dispositivo con<br />
una simulazione dell’ambiente reale (WP 5, Action 2).<br />
5. In parallelo:<br />
(a) Integrazione modulare dei programmi che compongono la versione<br />
finale dell’interfaccia (WP 3, Action 2).<br />
(b) Sviluppo dei dispositivi domotici (WP 4, Action 2).<br />
6. Sperimentazione clinica e valutazione dell’outcome clinico del progetto<br />
(WP 5, Action 3; WP 1, Action 2).<br />
706 2006
Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />
OUTPUT<br />
1. Manuale tecnico-operativo preliminare per l’utilizzo del sistema BCI<br />
sviluppato, per gli aspetti di competenza delle singole U.O.: report sulla sperimentazione<br />
mirata al miglioramento delle tecniche di “ signal processing ” e al<br />
loro adattamento alle caratteristiche del gruppo di utenti specifico di questo<br />
progetto (mese 12).<br />
2. Produzione della documentazione preliminare sulla strategia di training<br />
all’utilizzo del prototipo, sia per la parte di competenza del personale clinico<br />
sia dei pazienti-utenti stessi (inclusi progressivamente nello studio)<br />
(mese 12) e del manuale tecnico operativo definitivo (mese 18).<br />
3. Disponibilità di uno o più prototipi funzionanti di BCI orientati all’utilizzo<br />
clinico o domestico (mese 18).<br />
4. Documentazione sulla valutazione quantitativa sul miglioramento di<br />
indipendenza in specifiche attività della vita quotidiana dei pazienti-utenti<br />
che hanno la disponibilità del sistema di ausilio sviluppato: materiale per<br />
corso ECM (mese 24).<br />
Si allega il programma dettagliato della Unità Operativa 1 che fa<br />
capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
2006 707
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Imaging neuroelettrico<br />
e Brain Computer Interface<br />
Donatella Mattia<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
L’obiettivo globale del progetto è quello di integrare e validare clinicamente<br />
un dispositivo, di cui attualmente esistono solo le componenti sotto<br />
forma di prototipi di laboratorio, che permetterà a persone affette da disabilità<br />
neuromotoria di migliorare o recuperare la propria autonomia e capacità<br />
di comunicare con l’ambiente circostante. La implementazione di tale dispositivo<br />
vede come contributo di questa U.O.:<br />
• Sviluppare ed implementare algoritmi per l’analisi e classificazione dei<br />
segnali elettrofisiologici del paziente (EEG) alla base della interfaccia cervello-computer<br />
(BCI) che trasformi online tali segnali in un veicolo per i<br />
comandi che il paziente vorrà impartire al sistema; a questo si unisce l’addestramento<br />
del personale paramedico alla conduzione di un training dei soggetti<br />
sperimentali volto a ottimizzare la loro capacità di generare i necessari<br />
patterns elettrofisiologici.<br />
• Implementazione di interfacce semplici ed intuitive, per la quale sarà<br />
particolarmente curata la modularità, così da permettere di raggruppare in un<br />
framework unitario programmi che servano le abilità residue estremamente<br />
diverse dei pazienti in questione.<br />
• Definizione di metodologie per la validazione del dispositivo che si basa<br />
sulla individuazione delle attività di interazione con l’ambiente che il paziente<br />
vuole poter recuperare e prosegue con la verifica quantitativa del grado di<br />
indipendenza che il paziente è riuscito a recuperare.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
– Serie di esperimenti pilota in cui il paziente adopererà il sistema finché<br />
non sarà allenato alle modifiche introdotte e le prestazioni rese nuovamente<br />
stabili.<br />
– Le prestazioni stabili saranno la base nella valutazione di funzionalità e<br />
gradimento del sistema ausilio completo.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
• Generazione di algoritmi per l’estrazione delle caratteristiche e la classificazione<br />
di pattern EEG per la configurazione della interfaccia BCI.<br />
• Disponibilità di un sistema BCI che permetterà di testare ogni miglioramento<br />
fatto sugli algoritmi valutati su dati ottenuti da volontari sani (studio<br />
di fattibilità del sistema).<br />
• Il risultato sarà un sistema BCI utilizzabile da pazienti.<br />
708 2006
Interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità…<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Questa fase durerà dai 4 ai 6 mesi e produrrà una nuova conoscenza sul<br />
processamento del segnale BCI, produrrà raffinati software di implementazione<br />
degli algoritmi, datasets di registrazioni durante tutta la fase e statistiche<br />
che attesteranno gli avanzamenti.<br />
METODOLOGIA<br />
Fase 1 – In una fase di pianificazione, i vincoli da applicare quando il BCI<br />
viene usato da un paziente-utente sono definiti a priori in collaborazione con<br />
U.O. 2. Questi includeranno: facilità d’uso, stabilità dei trasduttori fisici, facilità<br />
di mantenimento, comfort, costo, etc. I vincoli influenzeranno, ad esempio,<br />
la qualità dei dati disponibili (numero di canali EEG, tipo di artefatti,<br />
etc.) e la quantità di dati che potranno essere registrati per creare un training<br />
set per i classificatori in modo da non arrecare stress al paziente. Noti questi<br />
fattori, si potranno stabilire le specifiche delle periferiche hardware e dei<br />
moduli software (equipaggiamento di registrazione, periferica di elaborazione<br />
del segnale, periferica di feedback, algoritmi di estrazione delle features, algoritmi<br />
di classificazione, feedback, etc.). Questa fase dovrebbe durare all’incirca<br />
un mese, alla fine del quale saranno definiti, in base alla fusione delle<br />
rispettive esigenze, i materiali ed i metodi sperimentali.<br />
Fase 2 – Noti i vincoli introdotti nella fase 1 e noto il sistema sperimentale<br />
sistemato nella seconda fase, verranno ottimizzati gli algoritmi per l’estrazione<br />
delle features e la classificazione per la configurazione data. La disponibilità<br />
di un sistema BCI al FSL permetterà di testare ogni miglioramento fatto<br />
sugli algoritmi testati su volontari sani. Il risultato sarà un sistema BCI utilizzabile<br />
da pazienti. Questa fase durerà dai 4 ai 6 mesi e produrrà una nuova<br />
conoscenza sul processamento del segnale BCI, produrrà raffinati software di<br />
implementazione degli algoritmi, datasets di registrazioni durante tutta la<br />
fase e statistiche che attesteranno gli avanzamenti.<br />
2.1. Ottimizzazione del circuito di biofeedback. L’apprendimento dell’ autocontrollo<br />
del segnale EEG risiede nella qualità del biofeedback, o in<br />
altri termini, nelle informazioni fornite immediatamente all’utente<br />
circa il suo stato. Una caratteristica di qualità del biofeedback può<br />
essere, ad esempio, la velocità di risposta del sistema alle variazioni<br />
di stato dell’utente.<br />
2.2. Applicazione delle tecniche di alta risoluzione per ottenere segnali il<br />
più vicino possibile alle sorgenti corticali). La biofisica spiega i processi<br />
di conduzione delle correnti corticali dalla loro genesi al<br />
livello neuronale alla superficie ovvero lo scalpo, dove i sensori<br />
EEG vengono posizionati. L’applicazione di tecniche matematiche<br />
appropriate permette di ottenere dalla superficie (scalpo) informazioni<br />
circa il pattern spazio-temporale di attivazione corticale. Queste<br />
tecniche vanno dal filtraggio spaziale passa-alto (Laplaciano<br />
Superficiale) alla definizione delle sorgenti discrete (o distribuite)<br />
2006 709
Sezione III: Attività per progetti<br />
di correnti corticali (localizzazione dell’Equivalent Current Dipole<br />
o Source Imaging).<br />
2.3. Applicazione di tecniche di processamento del segnale per l’estrazione<br />
delle variabili migliori. Con lo sviluppo della acquisizione digitale del<br />
segnale EEG, un certo numero di tecniche di processamento del<br />
segnale sono state sviluppate per la caratterizzazione di questo<br />
segnale nello studio della fisiologia e patologia di alcune funzioni<br />
cerebrali. Queste tecniche vanno dalle stime spettrali parametriche e<br />
non-parametriche, da template matching, separazione di componenti<br />
(PCA, ICA), decomposizione delle forme d’onda, stime delle<br />
fractal dimensionality, etc. Molte di queste tecniche possono essere<br />
applicate in tempo reale durante l’acquisizione del segnale, a patto di<br />
una ottimizzazione e implementazione del sistema in questo senso.<br />
La aspettativa è che almeno una parte di queste tecniche permetta di<br />
ottenere informazioni circa alcune variabili delle EEG e che un processo<br />
di estrazione delle variabili appropriato contribuisca all’apprendimento<br />
dell’utente.<br />
2.4. Uso di un classificatore che meglio sia in grado di separare le features.<br />
Alcune applicazioni BCI utilizzano su un classificatore di features<br />
che si basa su una semplice discriminazione a soglia. Questa scelta<br />
conservativa trova il suo massimo vantaggio nella minima necessità<br />
di adattamento del classificatore all’individuo che lo usa o ai cambiamenti<br />
del suo stato psicofisico. Classificatori lineari o non lineari più<br />
efficaci sono stati sviluppati a questo fine; ciò che è però necessario<br />
in questo caso è che il classificatore auto-adatti i propri parametri<br />
allo stato corrente dell’utente, cosicché possa essere minimizzata o<br />
esclusa la necessità di intervento da parte di un operatore/assistente<br />
sanitario.<br />
Fase 3 – Fase di implementazione pilota. Il sistema verrà installato in un<br />
ambiente clinico (locali di Terapia Occupazionale della FSL) adattato a casa<br />
(cucina, camera da letto, etc.). Questo richiederà che sia implementato un<br />
sistema modulare ad accesso ampliato per il controllo dell’ambiente domestico<br />
(domotica) e sviluppo di dispositivi domotici stessi. Questa fase durerà<br />
fino alla fine del primo anno di progetto, quando inizierà una intensa collaborazione<br />
con U.O. 3, che si occuperà della integrazione modulare dei programmi<br />
che compongono la versione finale dell’interfaccia.<br />
Fase 4 – Esperimenti pilota. Il paziente adopererà il sistema finché non<br />
sarà allenato alle modifiche introdotte e le prestazioni rese nuovamente stabili.<br />
Ciò permetterà un paragone diretto con le prestazioni ottenute grazie<br />
ad un lungo uso del precedente sistema BCI. Questa fase durerà dai 2 ai 4<br />
mesi del secondo anno di progetto, e permetterà di riscontrare l’eventuale<br />
necessità di nuove strategie d’allenamento per l’utilizzo del sistema e di possibili<br />
problemi non inclusi nella fase di pianificazione. Le scoperte ottenute<br />
nella sperimentazione pilota verranno usate come milestone per la valutazione<br />
del progetto.<br />
710 2006
K4CARE (KNOWLEDGE-BASED HOMECARE<br />
ESERVICES FOR AN AGEING EUROPE)<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
DAVID RIAÑO<br />
Universitat Rovira i Virgili<br />
U.O. 8 – Roberta Annichiarico<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2004 – Unione Europea “ Sixth Framework Programme<br />
Priority 2 – Information Society Tecnologies ”
Sezione III: Attività per progetti<br />
PARTICIPANT LIST<br />
U.O. 1 – Universitat Rovira i Virgili (URV) – David Riaño<br />
U.O. 2 – Centro Assistenza Domiciliare Azienda Sanitaria Locale RM B<br />
(CAD) – Dario Amici<br />
U.O. 3 – Czech Technical University in Prague (CTU) – Lenka Lhotska<br />
U.O. 4 – University of Perugia (UNIPG) – Patrizia Mecocci<br />
U.O. 5 – Telecom Italia SpA (TI) – Giovanni Dona<br />
U.O. 6 – European Research and Project Office GmbH (EURICE) –<br />
Andrei Girenko<br />
U.O. 7 – Ana Aslan International Academy of Aging (ANA) – Luiza Spiru<br />
U.O. 8 – <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> (FSL), Neurologia Clinica e del Comportamento<br />
– Roberta Annicchiarico<br />
U.O. 9 – Computer and Automation Research Institute of the Hungarian<br />
Academy of Sciences (MTA SZTAKI) – Laszlo Varga<br />
U.O. 10 – The Research Institute for the Care of the Elderly (RICE) –<br />
Roy W. Jones<br />
U.O. 11 – Amministrazione Comunale di Pollenza (COMPOL) –<br />
Pia Francesca Tomassini<br />
U.O. 12 – General University Hospital in Prague (GUH), Third Internal Department<br />
– Zdenek Kalvach<br />
U.O. 13 – Szent Janos Hospital (SJH) – Balint Eross<br />
ABSTRACT<br />
The K4CARE project is an European Community (EC) project about the<br />
development, integration and use of several Information and Communication<br />
Technologies (ICT) and intelligent Computer Science (CS) technologies in the<br />
framework of Home Care (HC).<br />
The main objective of the K4CARE project is to improve the capabilities of<br />
the new EU society to manage and respond to the needs of the increasing number<br />
of senior population requiring a personalized HC assistance. K4CARE will<br />
develop:<br />
• a model for HC service which can be shared by the EU countries;<br />
• an Electronic Home Care Record;<br />
• a telematic and knowledge-based CS platform;<br />
• a multi-agent system;<br />
• Actor Profile Ontologies for representing the profiles of the subjects<br />
involved in the K4CARE model;<br />
• Case Profile Ontologies for representing symptoms, diseases, syndromes;<br />
• Formal Intervention Plans.<br />
712 2006
K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />
The K4CARE project is developed by thirteen EU partners: eight centres<br />
with geriatric, medical and healthcare competencies and five ICT and CS<br />
centres.<br />
INTRODUCTION<br />
The K4CARE project (1) is an European Community project about the<br />
development, integration and use of several Information and Communication<br />
Technologies and intelligent Computer Science technologies in the framework<br />
of Home Care. Since no medical act can be appropriately performed without<br />
reliable information, appropriate sharing of patient’s information and patient<br />
monitoring are basic pre-requisites in delivering effective continuous care in<br />
home care environments. K4CARE proposes a “ patient focused ” approach,<br />
designed to be translated to a pan-European level, with respect to the principles<br />
proposed by WHO to face the chronic diseases epidemic (2) .<br />
The use of KDD techniques connected to DSS based on existing guide lines<br />
(GL) and interacting with large databases of real patients (sources of evidence<br />
and knowledge), will develop a system of producing Evidence Based Practice<br />
(EBP) and Formal Intervention Plans (FIPs).<br />
BACKGROUND<br />
The elderly population needing full time care is considered as equivalent<br />
to the percentage of severely disabled elderly, which on turn is estimated to<br />
be 5% for the 65-69 year-old age group, 10% for the 70-79 age group, and<br />
30% for the 80 and over age group (3) . This population can sum up to ten million<br />
people in the EU 25 area (4) . Age-related illnesses – and related dependency<br />
– require long-term care. As a result, there is an increase in the pressure<br />
on the public sector for long-term care. Hospitalisation – when not related to<br />
acute medical conditions, but to the need for rehabilitation or for social support<br />
– is both inappropriate and costly. The need of continuous care is not a<br />
matter for the “ conventional ” health system, but for the medical-social sector<br />
and specific measures will have to be taken. The factors related to how<br />
provision is organised are crucially important. In all probability, the only<br />
viable path is to assign the role of “ small institutions of continuous care” to<br />
people’s own homes, given the possibility to assure them the adequate structures<br />
and services.<br />
HC has been considered as a fundamental component of a network of long<br />
term care facilities (paralleled by rehabilitation units, nursing facilities). HC is<br />
conceived as the integration of medical, social and familiar resources<br />
addressed to the same goal of allowing the care of the patient in his own environment.<br />
Preventive home visitation programs appear to be effective (5) , reduce<br />
mortality and admission to long term institutional care (6) , have a significant<br />
impact on hospitalization and are cost-effective (7) . Normative GL can provide<br />
the mechanism to link patient outcomes to the care provided and improve<br />
quality without increasing costs (8) . However, few GL have been developed for<br />
the homecare setting. Existing GL should be modified to be applicable in<br />
2006 713
Sezione III: Attività per progetti<br />
homecare (9) . Special issues in generating and modifying GL in home care<br />
patients are represented by co-morbidity and reliability of GL related to elderly<br />
patients (10) . Several principles of high-quality chronic care have been outlined<br />
in the context of a chronic care model (11,12) . This model endorses reliance on<br />
multidisciplinary teams of health care professionals and individually tailored<br />
evidence-based treatment plans to guide clinical decision making and the frequency<br />
of patients’ planned visits. Case management is a popular approach to<br />
meeting the special needs of medically complex individuals with chronic disease.<br />
Case management typically identifies high-risk individuals, regardless of<br />
specific conditions, and takes a more comprehensive and customized<br />
approach to coordinating all of their health care needs.<br />
The typical HC Patient (HCP) is an elderly patient, with co-morbid conditions<br />
and diseases, cognitive and/or physical impairment, functional loss<br />
from multiple disabilities, impaired self-dependency. To this patient, it is not<br />
useful to apply a “ vertical ” approach, as to say, it is not effective to organize<br />
HC as a series of services focused on single diseases, but HC has to be carried<br />
out as a network of coordinated interventions: from a vertical diseaserelated<br />
to a holistic function-related care. Although novel models of chronic<br />
care have achieved varying levels of success, thus far most of these new<br />
approaches have focused on a single disease, a single site, a single transition,<br />
or single provider. Rarely more than two of these innovations have been integrated<br />
into comprehensive, coordinated systems of care. Moreover, these<br />
models commonly operate independently rather than in conjunction with<br />
primary care (13) . According to Mary E. Tinetti “ The need to ascertain and<br />
incorporate individual priorities, to address multiple contributing factors<br />
simultaneously, and to prescribe and monitor multifaceted interventions will<br />
make clinical decision making more iterative, interactive, individualized, and<br />
complex. Creative use of information technologies should facilitate the<br />
organization, presentation, and integration of this information to arrive<br />
at individualized yet systematic clinical decision making predicated on individual<br />
patient priorities ” (14) . A major role can be played by information in<br />
evidence-based practice (EBP): ICT can contribute to establish a broader<br />
perspective for EBP. The use of Knowledge Discovery in Data (KDD) techniques<br />
connected to Decision Support Systems (DSS) based on existing GL<br />
and interacting with large databases of real patients (sources of evidence and<br />
knowledge) will develop a system of producing EBP and FIPs that go beyond<br />
the well-established paradigm of research, clinical trials, and systematic literature<br />
review (15) – highly time and resource consuming – to generate a<br />
knowledge-base that could be a reference in the field of HC.<br />
PROJECT OBJECTIVES<br />
The main objective of the K4CARE project is to improve the capabilities of<br />
the new EU society to manage and respond to the needs of the increasing number<br />
of senior population requiring a personalized HC assistance. The project<br />
will capture and integrate the information, skills, expertises, and experiences<br />
of specialised centres and professionals of several old and new EU countries,<br />
714 2006
K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />
and will incorporate them in an intelligent web platform in order to provide<br />
e-services to health professionals, patients, and citizens in general.<br />
To achieve this goal, the members of the project will provide the scientific<br />
and technical knowledge, develop the intelligent technologies to manage that<br />
knowledge, supply the ICT infrastructure for anticipating and hastening the<br />
medical assistance, implement a web-based platform to approach these technologies<br />
to healthcare professionals, patients, and citizens, and assess the platform<br />
services in a scenario of combined old and new EU healthcare institutions.<br />
In particular, K4CARE will develop:<br />
• A model for HC service which can be shared by the EU countries. The<br />
model will indicate: the actors involved in the care of the patient (physicians,<br />
nurses, social workers, rehabilitative professionals, patient relatives, patients,<br />
and citizens in general); their professional liabilities; the services provided;<br />
procedures for the service performance and delivering; means, instruments,<br />
and modalities of multidimensional evaluation; method for organizing services<br />
accessory to the basic HC.<br />
• An electronic health record (Electronic Home Care Record: EHCR),<br />
specifically designed and realized to be used in HC settings. This EHCR will<br />
integrate different data types (e.g. text, numerical values, multimedia parts)<br />
and documents coming from different sources (e.g. hospital services, laboratories,<br />
consultations, specialists, relatives and patients at home).<br />
• A telematic and knowledge-based CS platform that implements the<br />
above model. It will assist all the human actors involved in the care of HCPs.<br />
The platform will be tested on west (Italy, UK) and east (Czech Rep., Romania,<br />
Hungary) EU societies through pilot tests in order to highlight their differences<br />
and also to pursue a convergence to a homogeneous way-of-doing, contributing<br />
to a unique European HC ICT approach. A multi-agent system will allow<br />
users to access the EHCR (through a personalized access), edit, adapt, and<br />
merge ontologies, and introduce and induce FIPs and will provide e-services to<br />
care-givers, patients and citizens (e.g. scheduling of prolonged clinical treatments,<br />
intelligent decision support, intelligent distribution of data among<br />
users). Those services will be delivered through the Internet and the mobile<br />
telephony in a safe, everywhere, anytime way.<br />
• Actor Profile Ontologies (APO) for representing the profiles of the subjects<br />
involved in the K4CARE model: healthcare professionals, patients and relatives,<br />
citizens, and social organisms. APOs contain the skills, concerns, aspirations,<br />
etc. of the people that they represent, together with the healthcare<br />
services that those people offer to or receive from the K4CARE model.<br />
• Case Profile Ontologies (CPO) for representing symptoms, diseases, syndromes,<br />
case mix. Developed technologies for merging prototypic CPOs will be<br />
used to have CPOs adjusted to the individual condition of the patient.<br />
• Formal Intervention Plans for a number of diseases and syndromes.<br />
These FIPs will be generated from the information deriving from the available<br />
evidence-based guidelines. These FIPs will guide the services the system offers<br />
to the professional users. In other words, FIPs are the explicit expressions of<br />
2006 715
Sezione III: Attività per progetti<br />
how HC must be provided. FIPs will be inductively learned from the EHCR<br />
with the use of new machine learning techniques. These techniques must be<br />
developed and tested in the domain of HCPs. They are learned from the procedures<br />
regarding past patients stored in the system.<br />
The K4CARE project is developed by thirteen EU partners, eight centres<br />
with geriatric, medical and healthcare competencies:<br />
– Centro Assistenza Domiciliare Azienda Sanitaria Locale RM B, Italy –<br />
medical management;<br />
– Geriatric Department of University of Perugia, Italy;<br />
– Ana Aslan International Academy of Aging, Romania;<br />
– IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> in Roma, Italy;<br />
– The Research Institute for the Care of the Elderly, UK;<br />
– General University Hospital in Prague, Czech Republic;<br />
– Szent Janos Hospital, Hungary;<br />
– Amministrazione Comunale di Pollenza, Italy;<br />
and five ICT and CS centres:<br />
– Universitat Rovira i Virgili, Spain – coordinator;<br />
– Czech Technical University in Prague, Czech Republic – technical<br />
management;<br />
– Telecom Italia S.p.A., Italy;<br />
– European Research and Project Office GmbH, Germany;<br />
– Computer and Automation Research Institute of the Hungarian Academy<br />
of Sciences, MTA SZTAKI – Hungary.<br />
WORK PACKAGE OBJECTIVES<br />
WP 1 – Define the K4C model<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />
• Define the actors involved in a ICT sanitary model for assisting HCPs in<br />
an enlarging Europe, integrating the skills, expertise, and experiences of old<br />
and new EU countries.<br />
• Identify the functionality of such model, the intelligent services,<br />
and the new technologies required to approach such model to the reality of the<br />
health professionals, the patients, the care givers, and the citizens in general.<br />
WP 2 – Develop the electronic health record<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />
• Develop the information system structures to support the data level of<br />
the K4C platform.<br />
• Fill in the above structures with real data that will act as a test set for the<br />
developed technologies.<br />
716 2006
K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />
WP 3 – Develop the K4C domain ontologies<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />
• Propose a set of ontologies representing an abstraction of the profiles of<br />
the actors involved in the process.<br />
• Supply a set of ontologies representing common pathologies of the sort<br />
of patients considered in the project.<br />
WP 4 – Develop K4C formal intervention plans<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, ANA, FSL, RICE, GUH, SJH)<br />
• Develop a family of Formal Intervention Plans (FIP) representing<br />
procedural knowledge about the treatments of the diseases identified in WP 3.<br />
WP 5 – Implement tools for knowledge tailoring<br />
(URV, CAD, CVUT, MTA SZTAKI, RICE)<br />
• Develop computer tools for instantiating Actor Profile Ontologies (APO).<br />
• Develop computer-based tools for merging Case Profile Ontologies<br />
(CPO) in co-morbid patient models.<br />
• Develop computer management tools for personalizing FIPs.<br />
WP 6 – Develop the K4C platform<br />
(URV, CVUT, TI, MTA SZTAKI, COMPOL)<br />
The objective of this workpackage is to build a fail proof agent-based platform<br />
that will provide the basic functionalities of the K4C model. It will take<br />
into account the results of WP 1 (types of users and system functionality), WP 2<br />
(content of the Electronic Care Record), WP 3 (user and pathology profiles) and<br />
WP 4 (content of a Formal Intervention Plan).<br />
WP 7 – Evaluate, assess and apply the K4C platform<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, EURICE, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE,<br />
COMPOL, GUH, SJH)<br />
• Test the adherence of K4C platform to the needs and duties of home care<br />
providers, patients, citizens.<br />
• Test the possibility of use of FIPs.<br />
• Integrate EU knowledge in order to provide a homogeneous way-ofdoing<br />
in the area of interest.<br />
• Apply the K4C platform in a community to assess and evaluate the conditions<br />
of use.<br />
WP 8 – Dissemination<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, ANA, FSL, RICE, COMPOL, GUH, SJH)<br />
To present the project objectives, activities and results to different target<br />
groups (professionals, decision makers, potential users, general public) and<br />
ensure widest possible take-up and exploitation of the project results in technological<br />
and healthcare areas.<br />
2006 717
Sezione III: Attività per progetti<br />
WP 9 – Project management & administration<br />
(URV, CAD, CVUT, UNIPG, TI, EURICE, ANA, FSL, MTA SZTAKI, RICE)<br />
The purpose of this work package is to monitor and co-ordinate all the<br />
project activities and ensure conformance with the project and quality plans.<br />
The general purpose of the project management are progress control of<br />
each work package, coordination of the different project activities, and implementation<br />
of quality control mechanisms by issuing appropriate project standards.<br />
Project management will cover financial, administrative, scientific as<br />
well as knowledge and innovation aspects.<br />
EXPECTED RESULTS AND IMPACTS<br />
K4CARE will foster a direct impact in healthcare centres, healthcare<br />
national systems, and ultimately in the process of constructing a general homecare<br />
model in Europe. Whenever this last occurs, the HCM is expected to act<br />
as a reference to inspire the integrated use of the K4CARE proved successful<br />
IST technologies to deal with homecare patients.<br />
1. http://www.k4care.net<br />
2. WHO: A strategy to prevent chronic disease in Europe. A focus on public health<br />
action. The CINDI vision. Available at http://www.euro.who.int/ CINDI/publications/20020322_3.<br />
3. Walker A., Maltby T. (1997) Ageing Europe - Buckingham; Philadelphia: Open University<br />
Press.<br />
4. http://epp.eurostat.cec.eu.int/portal/<br />
5. Stuck A.E., Egger M., Hammer A., Minder C.E., Beck J.C. (2002) JAMA 287(8):<br />
1022-1028.<br />
6. Elkan R., Kendrick D., Dewey M., Hewitt M., Robinson J., Blair M., Williams D.,<br />
Brummell K. (2001) BMJ 323(7315): 719-725.<br />
7. Landi F., Gambassi G., Pola R., Tabaccanti S., Cavinato T., Carbonin P.U., Bernabei<br />
R. (1999) J Am Geriatr Soc 47(12): 1430-1434.<br />
8. Wilson A.A. (2002) Caring 21(11): 24-27.<br />
9. Peterson L.E. (2004) J Health Qual 26(3): 10-18.<br />
10. Heiat A., Gross C.P., Krumholz H.M. (2002) Arch Intern Med 162(15): 1682-1688.<br />
11. Bodenheimer T., Wagner E.H., Grumbach K. (2002) JAMA 288: 1775-1779.<br />
12. Bodenheimer T., Wagner E.H., Grumbach K. (2002) JAMA 288: 1909-1914.<br />
13, Rothman A.A., Wagner E.H. (2003) Ann Intern Med 138: 256-261.<br />
14, Tinetti M.E., Fried T.R. (2004) Am J Med 116: 179-185.<br />
15. Rodrigues R.J. (2000) Bull World Health Organ 78(11): 1344-1351.<br />
718 2006
K4CARE (Knowledge-based homecare eservices for an ageing Europe)<br />
U.O. 8 – Clinical and behavioural neurology<br />
Roberta Annichiarico<br />
Main activity<br />
Physical and Cognitive Rehabilitation.<br />
Special attention<br />
Protocols, profiles.<br />
Contribution to<br />
Agent profiles, APOs, CPOs, FIPs<br />
Main duty<br />
Ontologies (actors, diseases, patients) and FIPs related to Rehabilitation<br />
from a social and economic point of view, the K4CARE model will reduce<br />
homecare complexity and will make healthcare closer to the citizens in the<br />
sense that, information will be integrated in the HCP, its access will be more<br />
direct and safe with the use of ICT technologies, and the flow of information<br />
about the updated state of the patient among the different professionals will<br />
become time-space independent.<br />
From a professional point of view, K4CARE final product will represent an<br />
intelligent decision support system in which personalized FIPs will help caregivers<br />
to provide each patient with the best-available personalised treatment.<br />
The final EHR, the knowledge-base, and the CS platform will remain public<br />
at the end of the project for further uses and considerations<br />
2006 719
MECCANISMI DI DANNO NEURONALE<br />
ALLA BASE DELLA NEURODEGENERAZIONE<br />
NELLE PATOLOGIE DEL SISTEMA<br />
EXTRAPIRAMIDALE<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
ANTONIO PISANI<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Antonio Pisani<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 2 – Nicola B. Mercuri<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Ricerca finalizzata ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE<br />
U.O. 1 – Laboratorio di Neurofisiologia (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />
Antonio Pisani<br />
U.O. 2 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale (IRCCS S. <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />
Nicola BiagioMercuri<br />
U.O. 3 – Centro Studi Neurolesi (Università di Messina) – Paolo Di Bella<br />
U.O. 4 – Experimental Neurology Laboratories (Ospedale Silvestrini,<br />
Università di Perugia) – Paolo Calabresi<br />
U.O. 5 – Laboratorio di Neuropatologia Clinica e Sperimentale presso il<br />
Dipartimento di Neuroscienze (Università di Roma Tor Vergata) –<br />
Giuseppe Sancesario<br />
U.O. 6 – Clinica neurologica (Università di Roma Tor Vergata) –<br />
Paolo Stanzione<br />
OBIETTIVO PRINCIPALE<br />
Obiettivo primario è lo studio dei meccanismi alla base della vulnerabilità<br />
neuronale in modelli animali di malattia di Parkinson e di Corea di Huntington.<br />
Tramite un approccio combinato elettrofisiologico e comportamentale<br />
verranno analizzati i meccanismi cellulari della risposta dei neuroni della<br />
sostanza nera ad alterazioni del metabolismo mitocondriale. Inoltre caratterizzeremo<br />
le alterazioni della plasticità sinaptica in diverse fasi di malattia in<br />
un modello di Corea di Huntington.<br />
BREVE SINTESI DELLE CONOSCENZE DISPONIBILI<br />
I gangli della base (GB) sono importanti strutture subcorticali coinvolte<br />
nel controllo della attività motoria e nell’apprendimento motorio. Nel loro<br />
insieme costituiscono il cosiddetto Sistema Extrapiramidale. Danni neuronali<br />
a livello di tali strutture sono causa di varie malattie croniche neurodegenerative<br />
come la Malattia di Parkinson (MP), la Corea di Huntington (CH), la<br />
Paralisi Sopranucleare Progressiva, l’Atrofia Multisistemica. Una caratteristica<br />
peculiare di tali patologie è rappresentata dalla degenerazione selettiva<br />
di singoli gruppi neuronali. Nel caso della MP degenerano i neuroni dopaminergici<br />
della sostanza nera. Nella CH, si assiste invece ad una selettiva perdita<br />
di neuroni spinosi dello striato, perdita che risparmia gli interneuroni colinergici.<br />
La MP è tra le più frequenti malattie degenerative del Sistema Nervoso<br />
Centrale, caratterizzata da tremore, rigidità e acinesia. Un notevole impulso al<br />
chiarimento della patogenesi della MP è stato fornito dall’osservazione che l’esposizione<br />
umana e animale a tossine mitocondriali quali MPTP e Rotenone,<br />
e più di recente metamfetamina e tricloroetilene, principale costituente di<br />
droghe d’abuso, induce quadri clinici con caratteristiche simili alla MP (Dawson<br />
e Dawson, 2003, Science). L’alterazioni del complesso I mitocondriale<br />
porta ad un aumento di stress ossidativo da radicali liberi rendendo i neuroni<br />
più sensibili al danno eccitotossico.<br />
722 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
Negli ultimi anni sono state individuate diverse forme familiari di MP.<br />
Mutazioni in almeno 4 geni sono state collegate a MP ereditari, ovvero quelle<br />
a carico del gene per la α-synucleina (PARK1), della parkina (PARK2), del DJ-<br />
1 (PARK7) e di PTEN-induced kinase 1 (PINK1) (Morris, 2005, Ann Med). Tra<br />
questi, il gene DJ-1 codifica per una proteina la cui funzione rimane in gran<br />
parte ancora sconosciuta, ma che si ritiene abbia un ruolo protettivo dagli<br />
stress ossidativi ai quali possono andare incontro i neuroni, con una funzione<br />
di antiossidante naturale. Allo stesso modo, il gene PINK-1 codifica una proteina<br />
mitocondriale che, secondo prime evidenze, potrebbe preservare la funzione<br />
del mitocondrio quando viene sottoposto a stress ossidativi. Oltre al<br />
possibile contributo mitocondriale nel danno degenerativo a carico dei neuroni<br />
della sostanza nera, va inoltre considerato il possibile ruolo giocato da<br />
altri neurotrasmettitori o modulatori nella patogenesi di MP idiopatico. Negli<br />
ultimi anni è emerso come livelli endogeni di endocannabinoidi aumentino<br />
considerevolmente sia in modelli animali di primati intossicati con MPTP, che<br />
in pazienti affetti da MP (Van Der Stelt et al., 2005, FASEB J; Pisani et al.,<br />
2005, Ann Neurol). Di notevole valore scientifico appare pertanto la caratterizzazione<br />
dei rapporti tra dopamina ed endocannabinoidi nella prospettiva di<br />
comprendere se in corso di MP si verifichino dei processi adattativi meritevoli<br />
di attenzione come target farmacologici.<br />
La CH è una malattia degenerativa ereditaria caratterizzata da movimenti<br />
coreiformi involontari, disturbi psichici e danni cognitivi. Alla base di tale<br />
patologia c’è una mutazione genica autosomica dominante che consiste in<br />
un’abnorme espansione di una tripletta (CAG) con conseguente aumento di glutammine<br />
nel terminale amminico della proteina, che risulta mutata con effetti<br />
tossici sulla cellula (Mangiarini et al., 1996, Cell). La proteina normale è implicata<br />
in vari processi tra cui endocitosi, eccitazione sinaptica e funzione mitocondriale.<br />
Di notevole rilievo scientifico è stata la scoperta che le manifestazioni<br />
cliniche della CH possono esser riprodotte, sia nell’uomo, in corso di esposizioni<br />
accidentali, che nell’animale, inibendo l’enzima succinato deidrogenasi nel<br />
complesso mitocondriale II per mezzo di una tossina, l’acido 3-nitropropionico<br />
(3-NP) (Beal et al., 1993, J Neurosci). Tale tossina è in grado di indurre un processo<br />
neurodegenerativo selettivo per i neuroni spinosi dello striato.<br />
Ad oggi, nessun trattamento farmacologico si è dimostrato efficace nel<br />
bloccare la progressione naturale di tali malattie. I modelli animali a disposizione<br />
dei nostri laboratori permetteranno pertanto di effettuare una accurata<br />
analisi dei meccanismi cellulari alla base della differente vulnerabilità neuronale<br />
in corso di malattie neurodegenerative. La comprensione dei meccanismi<br />
di neurodegenerazione potrà facilitare la identificazione di nuovi obiettivi farmacologici<br />
per il trattamento di queste patologie.<br />
Quali nuove conoscenze/informazioni il progetto si prefigge di produrre?<br />
Il presente progetto di ricerca si propone di analizzare i meccanismi cellulari<br />
che sono alla base della vulnerabilità neuronale nelle patologie dei GB,<br />
incentrando l’attenzione su MP e CH. Verrà utilizzato un approccio multidisciplinare<br />
che si avvarrà di tecniche elettrofisiologiche, di microfluorimetria, di<br />
2006 723
Sezione III: Attività per progetti<br />
immunoistochimica e di valutazioni comportamentali. Saranno utilizzati dei<br />
modelli di topi transgenici portatori di mutazioni genetiche patologiche<br />
nell’uomo. Ci avvarremo di topi DJ-1 come modello di MP, ed R6/1-R6/2 per<br />
CH; utilizzeremo agenti farmacologici tossici capaci di interferire con il metabolismo<br />
mitocondriale (metamfetamina, tricloroetilene, rotenone) al fine di<br />
giungere ad una migliore comprensione dei meccanismi molecolari che sottostanno<br />
al danno del metabolismo mitocondriale.<br />
Analizzeremo infatti le correnti ioniche che sottendono le risposte di singoli<br />
tipi neuronali a condizioni di stress energetico, identificando i canali ionici<br />
responsabili. Valuteremo l’attività sinaptica striatale e le modificazioni a lungo<br />
termine in modelli patologici sperimentali. In relazione alle alterazioni di plasticità<br />
documenteremo le modificazioni comportamentali degli animali con<br />
appositi test. Identificheremo i meccanismi recettoriali e post-recettoriali<br />
responsabili delle suddette modifiche. Infine analizzeremo i rapporti tra dopamina<br />
e sistema endocannabinoide nel liquido cerebrospinale di pazienti affetti<br />
da MP. La migliore conoscenza di tali meccanismi condurrà alla identificazione<br />
di nuovi bersagli farmacologici capaci di contrastare la progressione di queste<br />
patologie neurodegenerative.<br />
METODOLOGIA<br />
Verranno utilizzati topi transgenici DJ-1 knock-out, R6/1 ed R6/2,<br />
e topi sottoposti ad intossicazione con la tossina mitocondriale metamfetamina.<br />
Saranno effettuati inoltre test di valutazione motoria e cognitiva, e<br />
cioè valutazione cognitiva, cross-maze, e fear conditioning. Le fettine corticostriatali<br />
e di sostanza nera dei topi (200-250 µm spessore), tagliate al<br />
vibratomo, vengono mantenute prima e durante la registrazione elettrofisiologica<br />
in una soluzione fisiologica ossigenata a temperatura costante. Una<br />
singola fettina di tessuto viene quindi trasferita nella camera di registrazione<br />
e perfusa con soluzione fisiologica, ossigenata, così composta: (in<br />
mM) 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.2 MgCl2, 1.2 NaH2PO4, 2.4 CaCl2, 11 glucosio e<br />
25 NaHCO3.<br />
Una camera monocromatica verrà usata per visualizzare gli interneuroni.<br />
Le registrazioni elettrofisiologiche vengono effettuate sia nella modalità di<br />
whole-cell patch-clamp che con microelettrodi convenzionali; verranno utilizzati<br />
amplificatori Axon (Axoclamp 2B), e i dati verranno acquisiti registrati ed<br />
analizzati mediante software pClamp 9. Per la stimolazione sinaptica l’elettrodo<br />
bipolare viene localizzato nel corpus callosus. Per le registrazioni fluorimetriche<br />
ed elettriche simultanee il microelettrodo viene riempito con una<br />
soluzione 1 mM bis-fura2 in 100mM KCl.<br />
Test comportamentali<br />
– Open field. Ogni ratto viene posizionato al centro della area recintata e<br />
lasciato libero di esplorarla per 5 minuti. Dopo 5 minuti un oggetto viene<br />
posizionato nel quadrato centrale. Vengono registrati tramite una tastiera<br />
connessa ad un PC il tempo passato per l’inizio dell’esplorazione, motilità.<br />
724 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
– Paradigma di estinzione del condizionamento indotto da paura. L’estinzione<br />
della risposta al condizionamento indotto da paura viene praticata in<br />
una camera di condizionamento di plexiglas con un pavimento in rete metallica<br />
collegato ad un generatore di scossa. L’atteggiamento di freezing viene<br />
usato come misura di una risposta condizionata da una emozione. Il condizionamento<br />
da con<strong>testo</strong> viene determinato misurando il comportamento di<br />
freezing dopo 60 sec di intervallo immediatamente dopo il riposizionamento<br />
nella camera del test.<br />
– Cross maze. In questo test, un ratto privato del cibo viene lasciato alla<br />
fine del braccio sud di un labirinto a forma di croce e addestrato a trovare<br />
un pezzo di cibo localizzato alla fine del braccio ovest. L’addestramento<br />
viene seguito da una prova di verifica durante la quale il ratto viene lasciato<br />
in un opposto punto di inizio (braccio nord) Nella prova di verifica viene<br />
considerata una scelta corretta se il ratto entra nel braccio ovest invertendo<br />
la risposta motoria precedentemente appresa. Sarà inoltre valutata la tossicità<br />
acuta e cronica della tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo) sulla<br />
sostanza nera del ratto. Per lo studio della tossicità acuta, TaClo ed N-Me-<br />
TaClo (10 µg) saranno somministrati per iniezione stereotassica monolateralmente<br />
nella sostanza nera; gli animali saranno sacrificati dopo 2 giorni, 1<br />
e 3 settimane. Per lo studio della tossicità cronica, gli animali saranno trattati<br />
con TaClo (0.2 mg/kg/die) per via i.p. per sette settimane. Gli animali<br />
saranno sacrificati una settimana, un mese e tre mesi dopo il periodo di<br />
somministrazione. L’integrità della sostanza nera e della proiezione nigrostriatale<br />
sarà valutata utilizzando anticorpi anti-tirosina-idrossilasi. L’eventuale<br />
accumulo di aggregati fibrillari, evocativi dei corpi di Lewy, negli<br />
animali trattati con TaClo ed N-Me-TaClo, sarà determinata utilizzando<br />
anticorpi anti-α-synucleina. La efficienza dei processi catabolici proteici<br />
ubiquitina-mediati sarà valutata utilizzando anticorpi anti-ubiquitina. La<br />
distribuzione dei recettori D1 e D2 nel caudato putamen sarà valutata utilizzando<br />
anticorpi specifici. Lo studio in microscopia elettronica sarà condotto<br />
per dimostrare se il trattamento con TaClo ed N-Me-TaClo altera la integrità<br />
strutturale dei vari organuli cellulari della sostanza nera e delle connessioni<br />
sinaptiche nigrostriatali. La sostanza nera e lo striato saranno tagliati al<br />
vibratomo in sezioni di 40 µ. Le sezioni saranno postfissate in tetrossido di<br />
osmio, contrastate in acetato di uranile, disidratate in alcool ed incluse in<br />
resina epossidica. Dai pezzi inclusi in resina saranno tagliate sezioni ultrasottili<br />
che colorate con citrato di piombo saranno osservate e fotografate<br />
con un microscopio elettronico Zeiss 901.<br />
Per lo studio su soggetti affetti da MP saranno selezionati pazienti<br />
con caratteristiche clinico-epidemiologiche omogenee (età, anni di malattia).<br />
I soggetti saranno sottoposti a prelievo del liquor cefalo-rachidiano<br />
tramite rachicentesi. Sui campioni di liquor verranno effettuate le misurazioni<br />
tramite tecnica cromatografica (HPLC). Verranno dosati i livelli di<br />
anandamide endogena e di 2-AG, altro metabolita endogeno del sistema dei<br />
cannabinoidi.<br />
2006 725
Sezione III: Attività per progetti<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
I risultati della ricerca in oggetto potranno avere sia una trasferibilità dal<br />
punto di vista conoscitivo che una diretta ricaduta clinica delle informazioni<br />
ottenute attraverso l’identificazione di nuove terapie farmacologiche atte a<br />
contrastare il progredire della malattia. L’individuazione di fattori cellulari e<br />
molecolari responsabili di patologie neurodegenerative può avere un diretto<br />
impatto nelle strategie farmacologiche da intraprendere. Ciò porterebbe in<br />
prima istanza alla presentazione ed alla registrazione di brevetti ed inoltre<br />
indurrebbe il coinvolgimento di gruppi farmaceutici in grado di approfondire<br />
e mediare la trasferibilità delle conoscenze verso progetti produttivi.<br />
La rilevanza scientifica del progetto e la divulgazione delle conoscenze<br />
derivate sarà documentata dalla sottomissione dei risultati ottenuti a riviste<br />
scientifiche internazionali ad alto fattore di impatto, seguita dalla pubblicazione<br />
degli stessi. Inoltre, attraverso la partecipazione a congressi nazionali ed<br />
internazionali di discipline come neuroscienze e neurologia, i risultati ottenuti<br />
verranno presentati sotto forma di comunicazioni orali e posters. Da sottolineare<br />
anche che la produzione scientifica aprirà nuove possibilità di<br />
instaurare collaborazioni scientifiche a livello sia nazionale che internazionale,<br />
come anche documentato dal presente progetto di ricerca che si avvarrà<br />
per l’appunto di una collaborazione scientifica con l’Università di Harvard<br />
(USA). Lo scambio di dati scientifici ed il continuo confronto con la produzione<br />
scientifica internazionale rappresenteranno inoltre dei validi strumenti<br />
di controllo della validità e trasferibilità dei risultati ottenuti.<br />
Valore aggiunto dell’aggregazione tra soggetti diversi<br />
Malattie del Sistema Extrapiramidale quali la MP e la CH rappresentano<br />
sfide difficili per la moderna ricerca scientifica anche in virtù del numero e<br />
della complessità dei fattori eziologi che ne possono potenzialmente essere<br />
causa. Le terapie farmacologiche disponibili sono insoddisfacenti sia in termini<br />
di qualità di vita che di aspettativa di vita per i pazienti affetti. A tal fine<br />
uno studio multidisciplinare, capace di affrontare il problema da differenti<br />
punti di vista può portare più facilmente ad una migliore e più dettagliata<br />
comprensione dei meccanismi che sottostanno allo sviluppo di queste patologie.<br />
L’integrazione di conoscenze e capacità altamente specifiche e di alto<br />
livello finalizzate ad un unico obiettivo rappresenta un importante valore<br />
aggiunto del lavoro. Allo stesso modo, le collaborazioni scientifiche in corso<br />
tra le diverse U.O. e con partners scientifici internazionali di elevato valore<br />
(Università di Harvard, USA) rappresentano la garanzia di poter raggiungere<br />
gli obiettivi prefissati.<br />
ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />
Il programma si svolgerà in 2 fasi, ciascuna della durata di 12 mesi.<br />
Durante tale periodo, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, le Unità<br />
Operative coopereranno tramite un intenso scambio sia di informazioni,<br />
726 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
materiali e metodologie, sia di personale. Verranno organizzati incontri semestrali<br />
per valutare lo stato dell’arte del progetto e coordinare ulteriormente le<br />
forze. Tutte le unità partecipanti hanno precedentemente mostrato di avere la<br />
professionalità e l’esperienza necessarie per l’utilizzo di strategie e di metodologie<br />
di altissimo livello. I gruppi contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo<br />
finale partecipando ai temi della ricerca secondo lo schema seguente.<br />
Nella prima fase, l’obiettivo primario dell’U.O. 1 (Dr. Pisani, <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) sarà di valutare gli effetti determinati da alterazioni<br />
del metabolismo energetico sulla funzionalità neuronale striatale di topi<br />
transgenici che presentano una delezione per il gene DJ-1, responsabile di una<br />
forma di parkinsonismo ereditario (Goldberg et al., 2005, Neuron). A tale<br />
scopo verranno effettuate registrazioni elettrofisiologiche da diversi sottotipi<br />
neuronali dello striato. In particolare, verranno identificati e registrati neuroni<br />
spinosi ed interneuroni colinergici. La vulnerabilità di neuroni striatali a<br />
tale tipo di insulto sarà in prima istanza testata esponendo le cellule ad una<br />
soluzione priva di ossigeno e glucosio. Si è osservato che, in ratti normali, tali<br />
sottotipi neuronali rispondono in modo differente ad insulto metabolico: i<br />
neuroni spinosi vanno incontro ad una depolarizzazione di membrana legata<br />
ad un accumulo intracellulare precoce di sodio, mentre gli interneuroni si<br />
iperpolarizzano, una risposta dipendente dall’attivazione di canali per il<br />
potassio (Calabresi et al., 1999, Stroke; Pisani et al., 1999, J Neurophysiol).<br />
I dati ottenuti nei topi DJ-1 knockout saranno paragonati a quelli di controllo;<br />
ogni possibile differenza verrà registrata e ne sarà valutato il meccanismo sottostante.<br />
Allo stesso modo sarà testato l’effetto di diverse concentrazioni di<br />
rotenone (1-10 microM), una tossina mitocondriale selettiva per il complesso<br />
I sia sui neuroni spinosi che sugli interneuroni colinergici, confrontando le<br />
risposte ottenute da topi DJ-1 knockout con quelle osservate in animali di<br />
controllo. Mediante agenti farmacologici e sostituzioni ioniche si valuterà il<br />
contributo a tali risposte di recettori e canali ionici.<br />
Particolare attenzione verrà riservata all’analisi del contributo di canali<br />
ionici per il calcio e per il sodio. Durante tale fase, l’U.O. 2 (Prof. Mercuri,<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, IRCCS, Roma) analizzerà le risposte di cellule dopaminergiche<br />
di sostanza nera di topi DJ-1 knockout al danno energetico.<br />
Saranno analizzate le risposte di tali neuroni alla deprivazione di ossigeno e<br />
glucosio e paragonate ai neuroni ottenuti da controlli. In un secondo gruppo<br />
di esperimenti, verranno utilizzate dosi crescenti di rotenone e valutati gli<br />
effetti cellulari. In combinazione con le registrazioni elettrofisiologiche, l’U.O.<br />
2 effettuerà misurazioni microfluorimetriche delle variazioni di concentrazioni<br />
ioniche di sodio e di calcio intracellulari in risposta al rotenone. Inoltre,<br />
verranno valutate le risposte elettrofisiologiche e fluorimetriche dei neuroni di<br />
sostanza nera a dosi note di amfetamina e metamfetamina, sostanze d’abuso<br />
note per le proprietà tossiche sul metabolismo mitocondriale.<br />
La prima fase vedrà inoltre l’U.O. 3 (Dr. Di Bella, Centro Studi Neurolesi,<br />
Università di Messina) e l’U.O. 4 (Prof. Calabresi, Università di Perugia) impegnate<br />
nella caratterizzazione degli aspetti del comportamento e della elettrofisiologia<br />
di un modello animale di CH, rappresentato dai topi R6/1 ed R6/2,<br />
portatori della mutazione umana responsabile della patologia umana. I topi<br />
2006 727
Sezione III: Attività per progetti<br />
R6/2 presentano leggeri deficit motori e di apprendimento fino ad un mese di<br />
vita, poi oltre i due mesi i sintomi si fanno evidenti e gravi e inducono la<br />
morte degli animali dopo 3-4 mesi dalla nascita. Al contrario, i topi R6/1 presentano<br />
un lento progredire dei sintomi. In questa prima fase, verranno analizzati<br />
i topi R6/2. In dettaglio, caratterizzeremo le alterazioni motorie tramite<br />
il test dell’“ Open field ”; eventuali alterazioni nella flessibilità comportamentale<br />
(“ Cross maze ”); di notevole interesse inoltre sarà la valutazione della<br />
capacità di estinguere il comportamento appreso (“ Conditioned fear extinction<br />
”). Conclusa la caratterizzazione comportamentale, ed in stretta relazione<br />
con quanto documentato dai test comportamentali appena descritti verranno<br />
sacrificati gli animali e l’U.O. 4 analizzerà le proprietà elettrofisiologiche dei<br />
neuroni spinosi striatali dei topi R6/2. In questa fase, infatti, analizzeremo le<br />
possibili alterazioni di membrana e sinaptiche dei neuroni striatali (neuroni<br />
spinosi e interneuroni colinergici) registrati con tecnica intracellulare nel<br />
modello R6/2 di CH. Inoltre, studieremo le possibili alterazioni della plasticità<br />
sinaptica dei neuroni corticostriatali nel corso dell’evolversi della malattia<br />
dallo stadio presintomatico e quello sintomatico. Verranno utilizzati protocolli<br />
diversi per indurre rispettivamente Long-term depression (LTD) e<br />
Long-term potentiation (LTP), in preparati in vitro. Entrambe queste forme di<br />
plasticità sinaptica verranno studiate nelle varie fasi di malattia. Lo studio<br />
elettrofisiologico utilizzerà registrazioni intracellulari e i neuroni verranno<br />
identificati tramite tecniche di microscopia infrared e immunoistochimica.<br />
Nella prima fase, l’U.O. 5 (Prof. Sancesario, Università di Roma Tor Vergata)<br />
indagherà i meccanismi del danno indotto nelle cellule della sostanza<br />
nera e dello striato dal tricloroetilene (usato diffusamente nei lavaggi a secco)<br />
e dalla tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo), un derivato endogeno del metabolismo<br />
del tricloroetilene. In tale fase si valuterà se la esposizione acuta al<br />
tricloroetilene ed alla TaClo possa indurre una alterazione del contenuto di<br />
dopamina e dei recettori dopaminergici striatali. Queste sostanze saranno<br />
iniettate nella sostanza nera del ratto. Sarà quindi valutata l’attività motoria<br />
spontanea in un “ open field apparatus ” computerizzato, a vari tempi dopo la<br />
intossicazione acuta. Per lo studio morfologico e immunoistochimico gli animali<br />
sotto profonda anestesia con fenobarbital saranno perfusi con una soluzione<br />
di aldeidi in buffer fosfato. Dopo il sacrificio, saranno preparati blocchi<br />
di tessuto striatale e nigrale che, opportunamente trattati, saranno analizzati<br />
tramite tecniche di immunoistochimica e microscopia elettronica. Lo studio<br />
immunoistochimico sarà condotto per valutare: (a) lo stato delle cellule dopaminergiche<br />
della sostanza nera e della innervazione nigrostriatale utilizzando<br />
anticorpi anti-tirosinaidrossilasi; (b) la distribuzione cellulare della α-synucleina;<br />
(c) la distribuzione striatale dei recettori dopaminergici D1 e D2 utilizzando<br />
opportuni anticorpi. Lo studio in microscopia elettronica sarà condotto<br />
per dimostrare se il trattamento acuto con TaClo ed N-Me-TaClo altera la integrità<br />
strutturale degli organuli subcellulari della sostanza nera e delle connessioni<br />
sinaptiche nigrostriatali. Oltre a ciò sarà possibile valutare in dettaglio la<br />
distribuzione di eventuali aggregati proteici cellulari. Nella prima fase, l’U.O. 6<br />
(Prof. Stanzione, Università di Roma Tor Vergata), procederà alla selezione dei<br />
pazienti affetti da MP. In particolare, saranno selezionati pazienti con caratte-<br />
728 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
ristiche clinico-epidemiologiche (età, anni di malattia, risposta alla terapia,<br />
presenza di fluttuazioni motorie) il più possibile omogenee (Stefani et al.,<br />
2005, Ann Neurol). Una sottopopolazione sarà quindi sottoposta a wash-out<br />
farmacologico di almeno 15 giorni mentre l’altra proseguirà la terapia con dosi<br />
stabili di l-dopa. Per quanto concerne il reclutamento dei pazienti con forme<br />
atipiche di MP, i pazienti saranno inseriti in base alle loro caratteristiche cliniche<br />
in tre sottogruppi, in relazione alla patologia: Atrofia Multisistemica, Paralisi<br />
Sopranucleare Progressiva, o Degenerazione Cortico-basale. Obiettivo della<br />
ricerca è di includere nello studio il maggior numero di pazienti possibile, allo<br />
scopo di raggiungere un elevato numero di campioni da sottoporre a dosaggio<br />
biochimico e raggiungere una significatività statistica.<br />
Nella seconda fase della ricerca, la U.O. 1 effettuerà registrazioni elettrofisiologiche<br />
da preparati di tessuto striatale ottenuti da animali sottoposti a trattamento<br />
cronico con un’altra tossina mitocondriale, metamfetamina, principio<br />
attivo di droghe d’abuso (Lotharius et al., 2005, J Neurosci). Il trattamento cronico<br />
con metamfetamina determina la insorgenza di lesioni degenerative a<br />
carico della sostanza nera, portando anche alla formazione di inclusi cellulari<br />
simili a quelli da inibizione proteosomica (Fornai et al., 2005, Brain Res Bull).<br />
Verranno registrati i diversi sottotipi neuronali striatali, neuroni spinosi ed<br />
interneuroni colinergici. Valuteremo le proprietà intrinseche di membrana,<br />
come la resistenza, la scarica di potenziali d’azione. Si analizzeranno inoltre le<br />
diverse componenti sinaptiche e sarà registrata ogni possibile alterazione. Inoltre<br />
verranno effettuate registrazioni combinate, di elettrofisiologia ed imaging<br />
degli ioni calcio. Un eccessivo aumento di ioni calcio intracellulari è stato indicato<br />
tra i meccanismi più accreditati alla base del danno neuronale (Pisani et<br />
al., 2004, Cell Calcium). Differenze nella capacità di gestire aumenti di calcio<br />
intracellulari possono rendere conto della peculiare resistenza interindividuale<br />
tra sottotipi neuronali distinti. Pertanto, durante la perfusione con tossine mitocondriali<br />
o negli animali trattati acutamente e cronicamente con metamfetamina,<br />
verranno monitorizzati i livelli intracellulari di calcio e registrate le<br />
eventuali differenze tra neuroni spinosi ed interneuroni.<br />
Analogo iter sperimentale verrà seguito dall’U.O. 2 su neuroni dopaminergici<br />
di sostanza nera. Saranno esaminate infatti le risposte delle cellule dopaminergiche<br />
a dosi neurotossiche di amfetamina e metamfetamina. Attraverso<br />
un’analisi in vitro della funzione cellulare otterremo delle informazioni sulle<br />
variazioni delle proprietà di membrana e del contenuto ionico citoplasmatico<br />
(sodio e calcio). Compareremo inoltre le eventuali variazioni indotte da amfetamina<br />
e metamfetamina con quelle prodotte dalla 6-idrossidopamina e rotenone.<br />
Nella seconda fase del progetto di ricerca, la U.O. 3 valuterà gli aspetti<br />
comportamentali nel ceppo di topi R6/1. Come già segnalato, questi topi<br />
presentano alterazioni motorie e comportamentali più lievi e una progressione<br />
significativamente più lenta. Verranno pertanto eseguiti tutti i test<br />
comportamentali e valutati deficit motori (Open field), alterazioni nella flessibilità<br />
comportamentale (“ Cross maze ”) e capacità di cancellare tracce<br />
mnesiche già consolidate (“ Conditioned fear extinction ”). I dati ottenuti<br />
nella prima fase con i topi del ceppo R6/2 verranno comparati ai risultati<br />
osservati nei topi R6/1.<br />
2006 729
Sezione III: Attività per progetti<br />
Come già descritto per la prima fase, anche nella seconda fase tali risultati<br />
comportamentali saranno di complemento ed integrati con il lavoro che<br />
svolgerà la U.O. 4. Difatti, la U.O. 4 utilizzerà gli animali del ceppo R6/1 già<br />
sottoposti ai test descritti sopra. Saranno effettuate registrazioni elettrofisiologiche<br />
da neuroni spinosi e da interneuroni colinergici. Si analizzeranno le<br />
proprietà intrinseche di base di queste cellule ed ogni variazione sarà segnalata.<br />
Inoltre nelle varie fasi di progressione di malattia saremo in grado di<br />
analizzare le possibili alterazioni di plasticità sinaptica striatale, inducendo<br />
sia LTD che LTP.<br />
La seconda fase vedrà impegnata l’U.O. 5 nel trattamento cronico degli<br />
animali con tricloroetilene e dalla tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo). Per<br />
lo studio della tossicità cronica, gli animali saranno trattati con TaClo (0.2<br />
mg/kg/die) per via i.p. per sette settimane. Sarà valutata l’attività motoria<br />
spontanea tramite i test di “ open field ” a vari tempi dopo la intossicazione<br />
cronica. La risposta locomotoria dopo somministrazione di apomorfina sarà<br />
valutata soltanto negli animali trattati cronicamente, due-tre settimane prima<br />
del sacrificio. Gli animali saranno sacrificati una settimana, un mese e tre<br />
mesi dopo il periodo di somministrazione. Come già descritto per la prima<br />
fase, nello studio degli effetti acuti di tali tossine, anche dopo intossicazione<br />
cronica, i cervelli degli animali trattati verranno sottoposti sia ad analisi<br />
immunoistochimica che a valutazione tramite microscopia elettronica. Ciò<br />
consentirà di confermare l’ipotesi della presenza di inclusioni simili ai corpi<br />
di Lewy nella sostanza nera, e di analizzare a livello subcellulare quali organuli<br />
vengono compromessi ed in quale misura.<br />
U.O. 6. Nella seconda fase del progetto, sarà completato il reclutamento<br />
dei pazienti, e suddivisi in rapporto alle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche<br />
(età, sesso, anni di malattia, tipo di trattamento farmacologico). Quindi<br />
gli stessi pazienti verranno sottoposti a breve periodo di ricovero presso la Clinica<br />
Neurologica del Policlinico Tor Vergata. Durante il ricovero, oltre gli<br />
accertamenti di routine, verrà eseguita la rachicentesi per il prelievo di campioni<br />
di liquor cefalorachidiano. Verrà raccolto circa 1 ml di liquor che sarà<br />
immediatamente riposto in congelatore a – 80°C. Successivamente, i campioni<br />
di liquor saranno trasferiti in ghiaccio secco presso i laboratori di Biochimica<br />
dove verranno processati. I singoli campioni saranno analizzati in cieco, senza<br />
cioè che l’operatore conosca la tipologia del paziente il cui liquor viene analizzato.<br />
Tramite tecniche di High-performance-liquid- cromatography (HPLC), si<br />
doseranno i livelli di anandamide e di 2-AG, metaboliti endogeni del sistema<br />
dei cannabinoidi. I dati ottenuti saranno raggruppati in rapporto alle caratteristiche<br />
cliniche del paziente e sarà effettuata l’analisi statistica.<br />
OUTPUT DEL PROGRAMMA<br />
– Pubblicazioni scientifiche “ peer-review ” su riviste ad alto fattore di<br />
impatto, ed indicizzate (ISI).<br />
– Partecipazione a congressi nazionali ed internazionali e presentazione<br />
dei dati ottenuti.<br />
730 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
– Partecipazione a corsi di aggiornamento.<br />
– Attività scientifica finalizzata all’insegnamento e divulgazione delle<br />
metodiche utilizzate nel progetto, indirizzato ai partners delle diverse U.O.,<br />
ma soprattutto a studenti dei corsi di laurea di materie attinenti.<br />
– Organizzazione di simposi annuali con la partecipazione di esperti nel<br />
campo della ricerca e della cura di malattie neurodegenerative.<br />
– Organizzazione di corsi di formazione con rilascio di crediti ECM.<br />
– Registrazione di brevetti di marcatori biologici di malattia, e/o di farmaci<br />
in grado di contrastare la progressione della neurodegenerazione.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Obiettivo preliminare del progetto di ricerca consisterà innanzitutto nella<br />
valutazione di controllo di qualità delle metodologie biochimiche, elettrofisiologiche,<br />
morfologiche, farmacologiche necessarie alla realizzazione del progetto.<br />
Ciò sarà possibile grazie ad una intensa attività di confronto dei risultati<br />
preliminari tra U.O., e tra U.O. e laboratori nazionali ed internazionali<br />
con cui sono già in atto collaborazioni scientifiche.<br />
Nei primi mesi della ricerca verranno messi a punto i modelli animali delle<br />
malattie degenerative oggetto del presente progetto, così come l’addestramento<br />
comportamentale degli animali di laboratorio. Inizierà inoltre la raccolta dei<br />
dati preliminari dello studio da parte di ogni singola Unità Operativa. In particolare,<br />
verranno raccolti ed analizzati i dati ottenuti dalle U.O. 1 e 2, sul<br />
modello di MP rappresentato dai topi DJ-1 knockout. L’analisi statistica dei<br />
dati ottenuti prelude alla preparazione di manoscritti per eventuale pubblicazione.<br />
Analogamente, le U.O. 3 e 4, raccolti i dati sul modello animale di CH, i<br />
topi R6/2, valuteranno la relazione esistente tra alterazioni comportamentali<br />
ed aberrazioni della plasticità sinaptica striatale. Verranno raccolti ed analizzati<br />
i dati morfologici della U.O. 5, relativi al trattamento acuto con tossine.<br />
Obiettivo intermedio dell’U.O. 6 sarà quello di reclutare e catalogare i pazienti<br />
affetti da MP e da forme di MP atipico, in modo tale da programmare gli esami<br />
da effettuare. Inoltre sia le U.O. 1 e 2 che la U.O. 5 saranno impegnate nel trattamento<br />
cronico con tossine mitocondriali. Terminato il trattamento gli animali<br />
saranno disponibili per le registrazioni elettrofisiologiche e per le analisi<br />
morfologiche. La raccolta e l’analisi dei dati avverrà quindi successivamente a<br />
tale fase di ricerca. Secondo obiettivo delle U.O. 3 e 4 sarà la caratterizzazione<br />
dei topi R6/1, terminata la quale verranno analizzati i dati. I campioni di liquor<br />
cefalorachidiano prelevato dai soggetti selezionati dalla U.O. 6 saranno analizzati<br />
e confrontati con i dati ottenuti nei soggetti di controllo.<br />
Durante tutto il periodo del progetto (24 mesi) verranno organizzati<br />
incontri tra le diverse Unità Operative. Tali incontri saranno facilitati dalla<br />
esistenza di rapporti di collaborazione tra i gruppi coinvolti. Ciò permetterà<br />
un costante aggiornamento sull’andamento della ricerca degli altri laboratori.<br />
Verranno inoltre organizzati degli incontri e seminari con altri ricercatori di<br />
fama internazionale.<br />
2006 731
Sezione III: Attività per progetti<br />
I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente progetto verranno<br />
pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali, per cui<br />
potranno essere messi a disposizione della intera comunità scientifica internazionale.<br />
In aggiunta, i dati ottenuti da questo progetto verranno presentati<br />
a congressi nazionali ed internazionali e quindi discussi con scienziati attivamente<br />
impegnati nella ricerca clinica e di base riguardante le patologie neurodegenerative.<br />
CRONOGRAMMA DEL PROGRAMMA<br />
Lo studio, della durata complessiva di due anni, verrà diviso in quattro<br />
fasi della durata di sei mesi ciascuna.<br />
0-6 mesi<br />
– Risposte elettrofisiologiche alle alterazioni del metabolismo energetico<br />
sulla funzionalità neuronale di topi transgenici che presentano una delezione<br />
per il gene DJ-1 (U.O. 1, 2).<br />
– Caratterizzazione comportamentale modello animale CH, su topi del<br />
ceppo R6/2 (U.O. 3).<br />
– Prime valutazioni elettrofisiologiche sui topi R6/2 (U.O. 4).<br />
– Effetti somministrazione acuta di tossine mitocondriali tricloroetilene e<br />
della tetraidro-β-carbolina clorinata (TaClo), derivato endogeno del metabolismo<br />
del tricloroetilene (U.O. 5), analisi immunoistochimica.<br />
– Selezione pazienti affetti da MP e parkinsonismo atipici in base alle<br />
caratteristiche clinico-epidemiologiche (U.O. 6).<br />
7-12 mesi<br />
– Indagine microfluorimetrica su concentrazioni ioniche in neuroni di<br />
topi DJ-1 knockout (U.O. 1, 2); prima fase di analisi dati.<br />
– Analisi statistica dati comportamentali su topi R6/2 e preparazione<br />
<strong>testo</strong> e figure per eventuale manoscritto (U.O. 3).<br />
– Completamento studio elettrofisiologico topi R6/2 ed analisi dei dati<br />
(U.O. 4).<br />
– Microscopia elettronica su neuroni trattati acutamente con tossine<br />
(U.O. 5); inizio trattamento cronico animali.<br />
– Completamento selezione ed arruolamento pazienti ed inizio studio<br />
biochimico liquorale (U.O. 6).<br />
13-18 mesi<br />
– Termine analisi dati topi DJ-1 e preparazione manoscritto per pubblicazione;<br />
caratterizzazione risposte elettrofisiologiche animali trattati con<br />
amfetamina e metamfetamina; studio microfluorimetrico per contenuto<br />
intracellulare di ioni sodio e calcio (U.O. 1, 2).<br />
732 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
– Studio comportamentale topi ceppo R6/1 (U.O. 3).<br />
– Completamento analisi dati topi R6/2 ed inizio registrazioni elettrofisiologiche<br />
topi R6/1 (U.O. 4).<br />
– Completamento trattamento cronico con tossine; studio immunoistochimico<br />
ed elettronico (U.O. 5).<br />
– Prosecuzione raccolta campioni di liquor da pazienti selezionati (U.O. 6).<br />
19-24 mesi<br />
– Analisi dati elettrofisiologici e fluorimetrici ottenuti dai topi trattati con<br />
amfetamina e metamfetamina; preparazione manoscritto per pubblicazione<br />
(U.O. 1, 2).<br />
– Analisi statistica dati elettrofisiologici e comportamentali topi R6/1,<br />
preparazione manoscritto ed illustrazioni per pubblicazione (U.O. 3, 4).<br />
– Analisi statistica dati immunoistochimici e di microscopia elettronica;<br />
preparazione figure e tabelle per pubblicazione (U.O. 5).<br />
– Completamento raccolta ed analisi biochimica su liquor dei pazienti;<br />
analisi statistica e preparazione manoscritto per pubblicazione (U.O. 6).<br />
2006 733
Sezione III: Attività per progetti<br />
U. O. 1 – Laboratorio di Neurofisiologia<br />
Antonio Pisani<br />
CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />
Il corpo striato è la struttura del Sistema Extrapiramidale che riceve la<br />
più cospicua innervazione dopaminergica dalla sostanza nera (SN). Pertanto<br />
la degenerazione dei neuroni dopaminergici della SN in corso di Malattia di<br />
Parkinson (MP) ha un profondo impatto funzionale sul sistema nigrostriatale.<br />
Ciò ha avuto conferma in diversi modelli animali di parkinsonismo come la<br />
lesione della SN con 6-idrossi-dopamina (Calabresi et al., 2003). Negli ultimi<br />
anni sono state individuate diverse forme familiari di MP. Mutazioni in<br />
almeno 4 geni sono state collegate a MP ereditari. Tra questi, il gene DJ-1<br />
codifica per una proteina la cui funzione rimane ancora ignota, ma che si<br />
ritiene abbia un ruolo protettivo nel danno neuronale da alterazioni del metabolismo<br />
energetico (Zhang et al., 2005).<br />
Obiettivo della nostra Unità sarà quindi di valutare gli effetti determinati<br />
da alterazioni del metabolismo energetico sulla funzionalità cellulare striatale.<br />
La vulnerabilità di neuroni striatali a tale tipo di insulto sarà testata<br />
esponendo le cellule ad una soluzione priva di ossigeno e glucosio, o a<br />
concentrazioni note di rotenone, una tossina mitocondriale selettiva per il<br />
complesso I; di notevole interesse sarà valutare la possibile vulnerabilità individuale<br />
di specifici gruppi neuronali. Infatti l’effetto di tossine mitocondriali<br />
verrà testato su differenti sottotipi neuronali striatali, i neuroni spinosi e gli<br />
interneuroni colinergici ottenuti da topi knockout DJ-1, allo scopo di caratterizzarne<br />
i meccanismi molecolari sottostanti. Inoltre, registrazioni da<br />
entrambi i sottotipi neuronali striatali verranno effettuate da animali sottoposti<br />
a trattamento cronico con un’altra tossina mitocondriale, metamfetamina,<br />
principio attivo di droghe d’abuso. Un eccessivo aumento di ioni calcio intracellulari<br />
è stato indicato tra i meccanismi più accreditati alla base del danno<br />
neuronale (Pisani et al., 2004). Differenze nella capacità di gestire aumenti di<br />
calcio intracellulari possono rendere conto della peculiare resistenza interindividuale<br />
tra sottotipi neuronali distinti. Pertanto, durante la perfusione con<br />
tossine verranno monitorizzati i livelli intracellulari di calcio e registrate le<br />
eventuali differenze tra neuroni spinosi ed interneuroni.<br />
METODOLOGIA<br />
Preparazione delle fettine corticostriatali – Utilizzeremo topi transgenici<br />
con la mutazione per il gene DJ-1 (Goldberg et al., 2005) e topi intossicati cronicamente<br />
con metamfetamina. La preparazione ed il mantenimento delle<br />
fette coronali sono stati descritti in dettaglio (Goldberg et al., 2005). Brevemente,<br />
fette coronali corticostriatali vengono tagliate con un vibratomo da<br />
blocchi di tessuto cerebrale (200-300 micrometri). Una fetta viene trasferita<br />
alla camera di registrazione, dove è immersa in un flusso continuo di solu-<br />
734 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
zione di Krebs (2-3 ml/min) gassato con una miscela di carbossigeno e mantenuto<br />
ad una temperatura costante. Il completo ricambio della soluzione nella<br />
camera richiede approssimativamente 90 secondi. La composizione della<br />
soluzione di Krebs è (in mM): 126 NaCl, 2.5 KCl, 1.2 MgCl2, 1.2 Na2HPO4,<br />
2.4 CaCl2, 11 glucosio, 25 NaHCO3. Vengono utilizzati microelettrodi<br />
“ sharp ” per registrazioni intracellulari, riempiti con 2M KCl (35-60 MOhm).<br />
Registrazioni con microelettrodi “ sharp ” – Viene utilizzato un amplificatore<br />
Axoclamp-2A per le registrazioni sia in modalità di current-clamp che di<br />
voltage-clamp. Nella modalità di voltage-clamp a singolo elettrodo, la frequenza<br />
di campionamento è di 3 KHz. Il segnale proveniente dall’headstage è<br />
visualizzato su un differente oscilloscopio. La traccia è visualizzata su un<br />
oscilloscopio e memorizzata in un sistema digitale. Per la stimolazione sinaptica<br />
vengono utilizzati elettrodi bipolari, localizzati nel corpus callosum o<br />
nello striato, vicini all’elettrodo di registrazione (0.3-0.6 mm). I potenziali<br />
sinaptici sono la media aritmetica di 4-8 risposte +/- S.E.M.<br />
Registrazioni in patch-clamp – Le registrazioni in patch-clamp nella configurazione<br />
whole-cell vengono effettuate usando pipette tirate col puller<br />
Flaming-Brown e rifinite con la fiamma prima dell’uso. Le fettine striatali<br />
coronali (300 µm mantenuto a 33°) vengono incubate in tampone HEPES-<br />
HBSS, gassato con 100% O2. Dopo trenta minuti, una fetta viene trasferita in<br />
una camera di registrazione montata su di un microscopio a luce trasmessa.<br />
Le pipette utilizzate per le registrazioni in patch-clamp hanno una resistenza<br />
compresa tra 3 ed 8 MOhm, riempite con la soluzione interna composta da<br />
(in mM): 180 -aminoethylβN-methyl-D-glucamina, 40 HEPES, 10 ethylene<br />
glycol bis (ether)-N,N’-tetraacetic acid, 4 MgCl2, 2-4 ATP, 0-0.2 GTP; il pH<br />
viene corretto a 7.3 con KOH; l’osmolarità è 275-285 mOsmol/l. Dopo aver<br />
ottenuto il seal della cellula, questa viene perfusa con soluzione Krebs (vedi<br />
composizione sopra) a 33°C. Le registrazioni vengono effettuate con un Axopatch<br />
1D. Per l’acquisizione e l’analisi dei dati viene utilizzato il software<br />
pClamp9.<br />
Imaging dei livelli ionici intracellulari – Per registrazioni ottiche ed elettriche<br />
simultanee la punta del microelettrodo sharp viene riempita con una<br />
soluzione 1 mM bisfura2 o 5 mM SBFI in 100 mM KCl, per le misurazioni del<br />
livello intracellulare di calcio o di sodio, rispettivamente; il microelettrodo<br />
viene poi riempito con 2 M KCl. Dopo che è stata impalata, la cellula viene<br />
riempita di bisfura2 o SBFI mediante l’iniezione di corrente negativa (0.1-0.2 nA)<br />
per alcuni minuti. Le sostanze vengono applicate diluendole alla concentrazione<br />
finale desiderata nella soluzione di Krebs e passando dalla perfusione<br />
con Krebs (soluzione salina di controllo) alla soluzione contenente la<br />
sostanza. Per le registrazioni elettrofisiologiche viene utilizzato un amplificatore<br />
Axoclamp-2A (Axon Instruments). Le tracce sono visualizzate su un oscilloscopio<br />
e memorizzate in un sistema digitale. La camera di registrazione è<br />
montata su di un microscopio a luce trasmessa (Zeiss), equipaggiato con<br />
un obbiettivo 60X ad immersione in soluzioni acquose (Olympus). La fluorescenza<br />
degli indicatori bisfura2 ed SBFI è eccitata mediante epi-illuminazione;<br />
la luce è prodotta da una lampada allo Xenon da 75W e la lunghezza<br />
2006 735
Sezione III: Attività per progetti<br />
d’onda è filtrata alternativamente a 340 e 380 nm. La luce di emissione viene<br />
filtrata a 500 nm ed è rilevata da una camera CCD (Photonic Science, UK). Le<br />
immagini sono analizzate a registrazione ultimata con il software Ionvision<br />
(ImproVision, UK), che gira su un PowerMac 8100. Le immagini ratiometriche<br />
sono il risultato del rapporto tra coppie di immagini acquisite a 340 e 380<br />
nm, sottratte del background (fluorescenza di fondo misurata in aree prive<br />
della fluorescenza specifica dell’indicatore). L’andamento nel tempo dei valori<br />
ratiometrici è valutato sulle “ regioni d’interesse ” (pixel che mostrano almeno<br />
il 20-30% della fluorescenza specifica massima) che includono il soma ed i<br />
dendriti. I valori ratiometrici sono trasformati in valori di concentrazione<br />
ionica usando il metodo di Grynkiewicz et al. La Kd apparente per l’indicatore<br />
è calcolata ponendo tra due vetrini copri-oggetto distanziati da pezzetti di<br />
vetrino soluzioni contenenti l’indicatore e concentrazioni note di ione libero e<br />
misurandone i valori ratiometrici (Fura-2 Calcium Imaging Calibration Kit,<br />
Molecular Probes, The Netherlands).<br />
Analisi statistica – I dati vengono analizzati con il test del t di Student (per<br />
osservazioni appaiate o non appaiate) o con analoghi non parametrici, come<br />
il test di Wilcoxon. Le caratteristiche dei potenziali d’azione e delle curve corrente-voltaggio<br />
in differenti condizioni sperimentali sono studiate mediante<br />
un fast chart recorder ed un sistema digitale (Nicolet System 400: Benchtop<br />
Waveform Acquisition System).<br />
736 2006
Meccanismi di danno neuronale alla base della neurodegenerazione nelle patologie…<br />
U.O. 2 – Laboratorio di Neurologia Sperimentale<br />
Nicola B. Mercuri<br />
CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />
Il morbo di Parkinson (PD) è caratterizzato dalla progressiva degenerazione<br />
dei neuroni dopaminergici della sostanza nera pars compacta (SNc) che<br />
proiettano allo striato, portando alla diminuzione dei livelli di dopamina nei<br />
gangli della base ed alterando la circuitistica del Sistema Extrapiramidale.<br />
Sebbene l’eziologia del PD rimanga largamente oscura, sia fattori genetici che<br />
ambientali potrebbero contribuire alla patogenesi della malattia. Recentemente<br />
è stato generato un modello murino di parkinsonismo familiare in cui<br />
sono state prodotte mutazioni o ampie delezioni nel gene che codifica per la<br />
proteina DJ-1. Pertanto un accurato studio delle proprietà dei neuroni dopaminergici<br />
ottenuti da topi DJ-1 -/- potrebbe fornire delle importanti informazioni<br />
sulla funzione della proteina DJ-1 e il suo ruolo nella patofisiologia del<br />
PD geneticamente determinato. Inoltre, è noto che alcune sostanze utilizzate<br />
a scopo voluttuario (sostanze d’abuso) possono determinare la morte dei<br />
neuroni dopaminergici. Infatti, sia l’amfetamina che il suo derivato metamfetamina<br />
sono ampiamente usati per generare modelli sperimentali di PD.<br />
Recentemente, utilizzando le nostre metodiche sperimentali elettrofisiologiche<br />
e fluorimetriche abbiamo caratterizzato le risposte neuronali a due<br />
sostanze tossiche (6-idrossidopamina e rotenone), selettivamente impiegate<br />
per determinare un danno della via nigro-striatale.<br />
Il presente progetto si propone di esaminare le risposte delle cellule dopaminergiche<br />
a dosi neurotossiche di amfetamina e metamfetamina. Attraverso<br />
un’analisi in vitro della funzione cellulare otterremo delle informazioni sulle<br />
variazioni delle proprietà di membrana e del contenuto ionico citoplasmatico<br />
(sodio e calcio). Compareremo inoltre le eventuali variazioni indotte da amfetamina<br />
e metamfetamina con quelle prodotte dalla 6-idrossidopamina e rotenone.<br />
Tale studio ci permetterà di capire se le modalità di risposta siano<br />
comuni o specifiche per ogni sostanza in esame. Riteniamo pertanto che<br />
un’indagine condotta a livello di singolo neurone dopaminergico possa fornire<br />
utili evidenze nella comprensione del ruolo dei fattori ambientali nell’insorgenza<br />
e progressione della malattia di Parkinson.<br />
METODOLOGIA<br />
Preparazione del tessuto – Le fettine di mesencefalo sono ottenute secondo<br />
metodi standard descritti precedentemente (Mercuri et al., 1995). In breve, gli<br />
animali sono anestetizzati con alotano e decapitati in accordo con le regole<br />
sull’utilizzo degli animali stabilite dal Comitato Etico dell’Università di Tor<br />
Vergata. Dopo decapitazione il cervello è rapidamente rimosso dalla scatola<br />
cranica e dissezionato in modo da ottenere una porzione contenente il mesencefalo<br />
ventrale. Fettine orizzontali dello spessore di 200-300 µm contenenti la<br />
2006 737
Sezione III: Attività per progetti<br />
sostanza nera e l’area ventrale tegmentale sono ottenute per mezzo di un<br />
vibratomo, in una soluzione (ACSF) a 8-12 °C e poi trasferite a 33°C per<br />
almeno un’ora. Una singola fettina è trasferita nella cameretta di registrazione<br />
montata su un microscopio dritto (Axioscope, Zeiss), continuamente perfusa<br />
(2.5 ml/min) con ACSF a 33-34 °C, avente la seguente composizione (in mM):<br />
NaCl 126; KCl 2.5; MgCl 2<br />
1.2; CaCl 2<br />
2.4; NaH 2<br />
PO 4<br />
1.2; NaHCO 3<br />
19; glucosio<br />
10; saturato con una miscela 95% O 2<br />
e 5% CO 2<br />
(pH 7.4).<br />
Registrazioni in patch clamp – I neuroni sono visualizzati mediante obiettivo<br />
ad immersione 40X e una telecamera (Hamamatsu, Japan) con sorgente<br />
di luce infrarossa. Le registrazioni in whole cell sono ottenute mediante elettrodi<br />
in borosilicato (WPI 1.5 mm) ottenuti con un puller verticale (PP 88<br />
Narishige, Japan) e aventi una resistenza di circa 3-4 MΩ quando riempiti con<br />
una soluzione dalla seguente composizione chimica: in mM: K-Methylsulphate<br />
150; MgCl 2<br />
2; EGTA 0.1; HEPES 10; ATP 2; GTP 0.3 (pH 7.3, con KOH).<br />
Potenziali e correnti sono registrati mediante un amplificatore Axopatch 1D<br />
(Axon Instruments, USA), filtrati a 1 kHz, digitalizzati (10 kHz) e acquisiti<br />
mediante pClamp software (Axon Instruments, USA). I neuroni dopaminergici<br />
sono identificati mediante criteri elettrofisiologici in base alla presenza di<br />
una prominente corrente Ih attivata a potenziali negativi e per la presenza, in<br />
current-clamp, di un tipico “ sag potential ” in risposta all’applicazione di una<br />
corrente iperpolarizzante (Mercuri et al., 1995).<br />
Applicazione dei farmaci – I farmaci da testare sono sciolti alla concentrazione<br />
finale in ACSF e applicati nel mezzo di perfusione mediante rubinetti a<br />
tre vie.<br />
Microfluorimetria – Le misure della concentrazione di sodio ([Na + ]i) e calcio<br />
([Ca 2+ ]i) saranno effettuate su neuroni DA-ergici caricati rispettivamente<br />
con SBFI (sodium-binding benzofuran isophthalate) e fura-2 (K 5<br />
salt) (Molecular<br />
Probes, The Netherlands), mediante la pipetta di registrazione, alla concentrazione<br />
finale di 250 microM.<br />
La fluorescenza sarà eccitata in neuroni caricati con fura-2 e SBFI attraverso<br />
un obiettivo ad immersione (Olympus) mediante epi-illuminazione con<br />
luce proveniente da una lampada Xenon 75 W, alternativamente filtrata a 340<br />
e 380 nm di lunghezza d’onda. La luce di emissione è filtrata a 500 nm e catturata<br />
da una telecamera CCD (Photonic Science, UK). Le immagini raziometriche<br />
del soma e dendriti prossimali sono calcolate da paia di immagini a 340<br />
e 380 nm corrette per il valore di fluorescenza aspecifica di sottofondo. Tali<br />
valori raziometrici sono convertiti in concentrazioni nanomolari di ioni<br />
mediante la formula di Grynkiewicz (Grynkiewicz et al., 1985). I parametri di<br />
calibrazione Rmin e Rmax per la trasformazione di segnali di SBFI e fura-2<br />
sono stati ottenuti precedentemente (Guatteo et al., 1998) in cellule perforate<br />
(1 µM nystatina/gramicidina D o 1 µM ionomycina, rispettivamente) in soluzioni<br />
prive di sodio o calcio (in 1 mM EGTA) per la Rmin, e in 140 mM Na + o<br />
1 mM Ca 2+ , per la Rmax.<br />
738 2006
QUALITÀ DELLA VITA DEL TRAUMATIZZATO<br />
CRANICO PERCEPITA DAL PAZIENTE E<br />
DALLA SUA FAMIGLIA<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
RITA FORMISANO<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Jessica Rigon, Elisabetta Giugni<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Eloise Longo<br />
Istituto Superiore di Sanità<br />
Umberto Bivona<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong> – Istituto Superiore di Sanità<br />
Finanziamento privato
Sezione III: Attività per progetti<br />
RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />
Il trauma cranico rappresenta una delle principali cause di disabilità nei<br />
giovani (15-35 anni) e una delle problematiche di maggiore rilevanza sociale<br />
per gli esiti a lungo termine in una popolazione produttiva con lunga speranza<br />
di vita. Il percorso riabilitativo del trauma cranico grave è spesso complesso<br />
e prolungato, per la necessità di un intervento precoce e multidisciplinare,<br />
dalla Terapia Intensiva alla Riabilitazione, fino alla ridomiciliazione. Le<br />
difficoltà di reinserimento sociale sono prevalentemente determinate dai<br />
disturbi cognitivi e comportamentali (Jennett, 1981), anche se studi più<br />
recenti hanno dimostrato che l’associazione dei deficit motori può ulteriormente<br />
compromettere il reinserimento lavorativo e la partecipazione alla vita<br />
sociale di questi soggetti (Greenspan, 1996).<br />
È noto che le conseguenze del trauma cranico non riguardano soltanto il<br />
paziente che ne è affetto ma il suo intero nucleo familiare (Lezak, 1988), che<br />
spesso percepisce i cambiamenti della vita del paziente in maniera più sofferta<br />
(Koskinen, 1998). Una indagine affidabile sulla qualità della vita del<br />
paziente con esiti di trauma cranico deve quindi prevedere uno studio preliminare<br />
sulla consapevolezza del paziente (Fleming, 1996, 1998; Prigatano,<br />
2005) e la somministrazione di un questionario sulla qualità della vita percepita<br />
dal paziente e dal suo familiare più prossimo (“ caregiver ” o “ caretaker ”).<br />
Le scale di outcome (Jennett e Bond, 1975) prendono infatti in considerazione<br />
il recupero dell’autonomia funzionale del traumatizzato cranico, ma<br />
non la qualità della sua reintegrazione sociale.<br />
Scopo di questo studio è correlare gli indici di gravità della fase acuta, la<br />
durata del programma riabilitativo e gli esiti neuromotori, neurosensoriali e<br />
neuropsicologici con la qualità della vita del traumatizzato cranico, come percepita<br />
dal paziente e dal suo familiare, a medio e lungo termine.<br />
METODI<br />
Ai fini di stabilire un piano di intervento riabilitativo individuale mirato,<br />
che faciliti il reinserimento sociale, oltre che migliorare la qualità di vita<br />
stessa del paziente, il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di<br />
valutazione con l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza e la<br />
qualità della vita, nel paziente con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I<br />
pazienti inclusi presentano esiti di trauma cranico lieve, moderato e grave, in<br />
accordo alla scala di valutazione del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta<br />
(Teasdale & Jennett, 1974).<br />
L’indagine coinvolge il paziente e un suo caregiver, ai quali vengono somministrate<br />
delle scale di valutazione successivamente poste a confronto, e<br />
un’équipe clinica (medico di riferimento del reparto, psicologo e sociologo)<br />
che si occupa della somministrazione delle diverse scale. Il confronto è svolto<br />
per valutare la possibile discrepanza tra la percezione delle problematiche<br />
esperite dal paziente con quanto osservato dal suo caregiver e la gravità dei<br />
deficit cognitivo-comportamentali secondo il riscontro clinico. Allo stesso<br />
740 2006
Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />
campione di soggetti, caregiver e pazienti, viene inoltre somministrato uno<br />
strumento di indagine sulla qualità della vita e sul reinserimento sociale.<br />
Nell’ambito dello studio multicentrico internazionale cui prende parte la<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> è prevista la somministrazione delle seguenti scale di<br />
valutazione:<br />
– Glasgow Outcome Scale – Extend form (GOS-E, Jennett e Bond, 1975;<br />
Levin, 2001);<br />
– Questionario di Autoconsapevolezza (S.A.D.I.) (Fleming et al., 1996,<br />
1998; Borgaro e Prigatano, 2003);<br />
– Short Form 36 (SF-36) (Ware e Sherbourne, 1992; Apolone et al., 1998);<br />
– Questionario sulla qualità della vita del traumatizzato cranico (QOLIBRI)<br />
(Truelle, 2004);<br />
– Community Integration Questionnaire (CIQ) (Willer et al., 1993).<br />
Il protocollo di studio, rispetto alle scale di valutazione sopra citate, ha<br />
subito delle modifiche in itinere per esigenze di tipo metodologico e rispetto<br />
alla batteria iniziale è stato escluso il questionario Short Form 36.<br />
I dati clinici, raccolti dal medico di riferimento del reparto dell’Unità<br />
Post-Coma della <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ai fini dell’approfondimento<br />
sono:<br />
– la localizzazione della lesione più importante alla TC o RM cerebrale<br />
alla data dell’intervista;<br />
– la gravità del trauma comprendente i valori di GCS (Teasdale G.,<br />
Jennett B., 1974), la durata del coma (in giorni), l’Amnesia post-traumatica<br />
(APT) in giorni o mesi (Artiola et al., 1980), la Glasgow Outcome Scale (GOS)<br />
(Jennett e Bond, 1975), la rilevazione di problemi clinici, le cure mediche e<br />
riabilitative in corso. Sono somministrate, inoltre, la Disability Rating Scale<br />
(DRS) (Rappaport et al., 1989; Hall et al., 1985; Novack et al., 1992; Fryer and<br />
Hafley 1987) e la Levels of Cognitive Functioning (LCF) (Hagen et al., 1972;<br />
Levin et al., 1979; Mc Millan TM et al., 1996).<br />
La durata complessiva dell’impegno richiesto al paziente varia in un<br />
range temporale da 30 minuti a due ore, a seconda delle capacità di collaborazione<br />
e dei livelli di stancabilità del paziente. Come previsto dal protocollo,<br />
inoltre, nei casi di esauribilità attentiva del paziente i questionari sono somministrati<br />
con la guida dell’esaminatore e frazionando l’impegno richiesto in<br />
più sedute. Il tempo richiesto per la somministrazione delle scale di valutazione<br />
al caregiver è di un’ora al massimo.<br />
Gli strumenti specifici per la valutazione della qualità della vita e della<br />
consapevolezza dei propri deficit, somministrati dallo psicologo e/o sociologo,<br />
sono i seguenti:<br />
– Qolibri (Truelle, 2004). Lo strumento è somministrato solo ai pazienti<br />
già in fase di ridomiciliazione.<br />
– Awareness Questionnaire – (versione per il familiare) (Sherer M. et al.,<br />
1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />
2006 741
Sezione III: Attività per progetti<br />
– Awareness Questionnaire – (versione per il paziente) (Sherer M. et al.,<br />
1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />
– PCRS (Patient Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />
PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />
– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />
POST (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />
– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />
PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />
– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />
POST(Prigatano G.P. et al., 1986).<br />
– PCRS-NR (versione per il paziente) - PRE (Patient Competency Rating<br />
Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />
– PCRS-NR (versione per il paziente) - POST (Patient Competency Rating<br />
Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />
– PCRS-NR (versione per il familiare) - PRE (Patient Competency Rating<br />
Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />
– PCRS-NR (versione per il familiare) - POST (Patient Competency<br />
Rating Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />
– NPI (Neuropsychiatric Inventory) (Cummings et al 1994), somministrato<br />
al familiare<br />
– SADI (Self Awareness of deficit Interview) (Fleming e al., 1996)<br />
– ADI (Awareness Deficit Interview) (Fleming et al., 1996) (versione per il<br />
familiare).<br />
– Batteria di test neuropsicologici, per indagare le funzioni cognitive di:<br />
attenzione, memoria e apprendimento, intelligenza, funzioni esecutive, linguaggio,<br />
già somministrata nella routine clinica di valutazione del traumatizzato cranico<br />
e, quindi, non considerata nella durata della seduta del protocollo di studio.<br />
Nel presente studio, all’atto dell’arruolamento, i pazienti sono sottoposti<br />
ad un esame di risonanza magnetica (RM) encefalica con un magnete superconduttivo<br />
con intensità del campo magnetico di 1,5T (Somatom Vision plus,<br />
Siemens medical solutions, Erlangen Germania). Per l’esecuzione dell’esame<br />
il paziente viene posizionato supino ed è utilizzata la bobina circolare polarizzata<br />
per lo studio dedicato del cranio. Il protocollo di acquisizione delle<br />
immagini è effettuato con tomogrammi orientati sul piano assiale e posizionati<br />
paralleli alla linea retta tangente al margine superiore della commissura<br />
anteriore e al margine inferiore della commissura posteriore (bicommissurale)<br />
secondo il sistema stereotassico di Talairach. Il centro di uno degli stati<br />
del volume corrisponde alla bicommissurale ed il volume di acquisizione è<br />
stato esteso in maniera da coprire tutto l’encefalo. Le sezioni sono state posizionate<br />
parallele alla retta passante per il margine inferiore delle coclee, perpendicolarmente<br />
al piano sagittale, definito come in piano passante per il<br />
seno sagittale superiore, la falce cerebrale e la porzione mediana della sutura<br />
fronto-nasale (nasion).<br />
742 2006
Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />
I parametri di acquisizione sono:<br />
– Spessore di strato 3 mm;<br />
– Strati contigui;<br />
– Acquisizione interfacciata.<br />
Per tutti i pazienti sono state eseguite le seguenti acquisizioni sul piano<br />
assiale della durata media totale di circa 40 minuti:<br />
– Localizer;<br />
– Multiple echo (Densità protonica – T2);<br />
– T1;<br />
– Fast-FLAIR ;<br />
– Gradient echo con tecnica convenzionale.<br />
Terminato l’esame di RM encefalica le immagini ottenute sono trasferite<br />
tramite rete locale Ethernet alle stazioni di lavoro dedicate.<br />
I dati di ciascun esame sono stati archiviati in apposito elemento di archiviazione<br />
elettronica e salvati su CD-R al fine di poter effettuare, mediante software<br />
dedicato, in determinate regioni di interesse (ROI), le misurazioni sia<br />
dei parametri quantitativi dell’intensità del segnale che le valutazioni di parametri<br />
di tipo quantitativo (area lesionale e carico lesionale).<br />
La sede e l’esistenza delle lesioni traumatiche saranno correlate all’entità<br />
dei deficit cognitivo-comportamentali, la consapevolezza dei deficit, la qualità<br />
della vita (come viene percepita dal paziente e dal suo caregiver) e reinserimento<br />
sociale.<br />
– Apolone G., Mosconi P. (1998) J Clin Epidemiol 51(11): 1025-1036.<br />
– Artiola L., Fortuny I., Briggs M., Newcombe F., Ratcliff G., Thomas C. (1980)<br />
J Neurol Neurosur Ps 43: 377-379.<br />
– Borgaro S.R., Prigatano G.P. (2003) Brain Injury 17(10): 847-853.<br />
– Cummings J.L. (1994) Neurology 44: 2308-2314.<br />
– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1998) J Head Trauma Rehabil 13(5): 39-51.<br />
– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1996) Brain Injury 10(1): 1-15.<br />
– Fryer L., Haffey W. (1987) J Head Trauma Rehabil 2(3): 51-63.<br />
– Greenspan A.I., Wrigley J.M., Kresnow M., Branche-Dorsey C.M., Fine P.R. (1996)<br />
Brain Injury 10(3): 207-218.<br />
– Hagen C., Malkmus D., Durham P. (1972) Levels of cognitive functioning. Downey<br />
(CA): Rancho Los Amigos Hospital.<br />
– Hall K., Cope N., Rappaport M. (1985) Arch Phys Med Rehab 66: 35-37.<br />
– Jennett B., Bond M. (1975) Lancet 1: 480-484.<br />
– Jennett B, Teasdale G. (1981) Management of head injuries. Philadelphia: Davis.<br />
– Koskinen S. (1998) Brain Injury 12(8): 631-648.<br />
– Levin H.S., Boake C., Song J., McCauley S., Contant C., Diaz-Marchan P., Brundage<br />
S., Goodman H., Kotrla K.J. (2001) J Neurotrauma 18(6): 575-584.<br />
– Levin H.S., High W.M., Goethe K.E., Overall J.E., Sisson R.A. et al. 1987 J Neurol<br />
Neurosurg Psychiatry 50: 183-193.<br />
2006 743
Sezione III: Attività per progetti<br />
– Levin H.S., O’Donnell V.M., Grossmann R. (1979) J Nerv Ment Dis 167: 675-684.<br />
– Lezak M.D. (1988) J Clin Exp Neuropsychol 10(1): 111-123.<br />
– Mc Millan T.M., Jongen E.L., Greenwood R.J. (1996) J Neurol Neurosurg Psychiatry<br />
60(4): 422-427.<br />
– Muzaux J.M., Masson F., Levin H.S., Alaoui P., Maurette P., Barat M. (1997) Arch<br />
Phys Med Rehabil 78: 1316-1320.<br />
– Novack T.A., Bergquist T.F., Bennett G., Gouvier W.D. (1992) J Head Trauma Rehabil<br />
6(4): 69-77.<br />
– Olver J.H., Ponsford J.L., Curran C.A. (1996) Brain Injury 10(11): 841-848.<br />
– Prigatano G.P., Fordyce D.J., Zeiner H.K., Roueche J.K., Pepping M., Wood B.C.<br />
(1986) Neuropsychological rehabilitation after brain injury. Johns Hopkins University,<br />
Baltimore.<br />
– Prigatano G.P. (2005) J Head Trauma Rehabil 20(1): 19-29.<br />
– Rappaport M., Herrero-Backe C., Rappaport M.L., Winterfield K. (1989) Arch Phys<br />
Med Rehab 70: 885-892.<br />
– Sherer M., Hart T., Nick T.G., Whyte J., Thompson R.N., Yablon S.A. (2003) Arch<br />
Phys Med Rehab 84:168-176.<br />
– Sherer M., Bergloff P., Boake C., High W., Levin E. (1998a) Brain Inj 12: 63-68.<br />
– Sherer M., Bergloff P., Levin E., High W.M.Jr, Oden K.E., Nick T.G. (1998b) Journal<br />
of Head Trauma Rehabilitation 13: 52-61.<br />
– Sherer M., Boake C., Levin E., Silver B.V., Ringholz G., High W.M.Jr (1998c) J Int<br />
Neuropsych Soc 4: 380-387.<br />
– Teasdale G., Jennett B. (1974) Lancet 2(7872): 81-84.<br />
– Truelle J.L. (2004) Eur J Neurol 11(Suppl 2): 347.<br />
– Ware J.E.Jr, Sherbourne C.D. (1992) Med Care 30(6): 473-483.<br />
– Willer B., Rosenthal M., Kreutzer J.S. (1993) Journal of Head Trauma Rehabilitation<br />
8: 75-87.<br />
744 2006
RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA<br />
E NUOVE STRATEGIE PER IL RECUPERO<br />
DELLA MOBILITÀ IN PAZIENTI CON ESITI<br />
DI ICTUS CEREBRALE<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
BARBARA MARCONI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2006 – Regione Lazio
Sezione III: Attività per progetti<br />
RAZIONALE<br />
L’ictus è tra le più comuni cause di disabilità insorgente nell’età adulta. Il<br />
70-85% degli ictus sono accompagnati da un’emiplegia e sei mesi dopo un<br />
ictus solo il 60% delle persone con emiparesi, a seguito della quale è stato<br />
necessario un intervento riabilitativo, hanno raggiunto una indipendenza funzionale<br />
nelle semplici attività della vita quotidiana. Numerosi studi hanno<br />
dimostrato che il recupero delle funzioni motorie compromesse in seguito ad<br />
un evento vascolare (icuts) è correlato ad un cambiamento nell’organizzazione<br />
delle aree cerebrali adiacenti a quelle lese. Contrariamente a quanto si<br />
riteneva in passato, è ormai noto che il cervello è in grado di riorganizzarsi<br />
(fenomeni di plasticità) attraverso l’attivazione di aree che erano silenti prima<br />
della lesione e/o attraverso la formazione di nuove connessioni nervose.<br />
Negli ultimi anni, diversi studi clinici e neurofisiologici hanno dimostrato<br />
che la fisioterapia è in grado di indurre una plasticità corticale, chiamata riorganizzazione<br />
“ use-dependent ”, che supporta quelle modificazioni cerebrali<br />
secondarie alla lesione vascolare ed è associata al recupero delle funzioni<br />
motorie perse. Recentemente, accanto alle convenzionali metodiche riabilitative,<br />
stanno emergendo nuove strategie terapeutiche che sembrano rappresentare<br />
un modello nuovo ed efficace da utilizzare anche in quei pazienti che<br />
dopo un ictus presentano deficit motori gravi e per i quali, ad oggi, sembra<br />
essere negativa una prognosi di recupero funzionale nonostante i trattamenti<br />
riabilitativi eseguiti.<br />
Tra queste nuove strategie la “ motor imagery ” (immaginazione del movimento)<br />
sembra essere tra le più interessanti sia per il suo basso rapporto<br />
costo/beneficio sia per i promettenti risultati già emersi in campo di neuroimmagine<br />
funzionale e clinico; questi studi hanno infatti dimostrato che la rappresentazione<br />
mentale degli eventi motori (“ motor imagery ”) coinvolge le<br />
stesse aree corticali che sono attivate durante l’esecuzione dei movimenti e<br />
che pazienti con esiti di ictus possono ulteriormente migliorare le loro capacità<br />
funzionali motorie mediante training mentale. Da questa ipotesi nasce<br />
l’utilizzo della “ motor imagery ” quale possibile metodo per la riabilitazione<br />
di pazienti affetti da emiplegia/emiparesi secondaria ad ictus. Se l’“ immaginazione<br />
del movimento ” coinvolge le stesse aree cerebrali attivate durante<br />
l’esecuzione del movimento stesso, attraverso il “ pensiero ” si potrebbero rinforzare<br />
quelle strutture nervose in cui sono localizzati gli schemi motori<br />
necessari al movimento, facilitando così il loro recupero. Quando le condizioni<br />
neurologiche sono tali da non consentire al paziente alcun movimento<br />
volontario, si può ipotizzare che la sollecitazione di atti motori mediante la<br />
“ motor imagery ” potrebbe essere l’unica strategia in grado di attivare degli<br />
schemi motori e quindi eventualmente facilitare l’esecuzione di specifici<br />
movimenti. La “ motor imagery ” potrebbe dunque avere la sua applicazione<br />
particolare in quei pazienti in cui i movimenti reali non sono possibili.<br />
L’ipotesi di applicare la “ motor imagery ” nella riabilitazione dei pazienti<br />
emiplegici si basa inoltre sulla conoscenza che i pazienti con gravi esiti<br />
motori secondari all’ictus, sono capaci di rappresentare mentalmente anche<br />
746 2006
Riabilitazione neuromotoria e nuove strategie per il recupero della mobilità in pazienti…<br />
movimenti che non sono più in grado di effettuare, poiché gli schemi motori<br />
corticali rimangono attivi nonostante l’impedimento fisico.<br />
In uno studio recente condotto in questo centro di Neuroriabilitazione<br />
(<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS) abbiamo dimostrato che durante l’immaginazione<br />
del movimento della mano paretica, si produce un transitorio<br />
miglioramento dell’attività nelle aree corticali motorie dell’emisfero cerebrale<br />
colpito dall’ictus. I risultati sono stati molto incoraggianti ed hanno suggerito<br />
l’ipotesi che la sollecitazione ripetuta degli schemi motori mediante l’“ immaginazione<br />
del movimento ” possa aiutare le metodiche riabilitative tradizionali<br />
a rinforzare le aree corticali deputate al comando motorio anche quando gravemente<br />
colpite.<br />
OBIETTIVI E METODI<br />
Partendo da questa ipotesi, lo studio si propone di valutare la possibilità<br />
di utilizzare la “ motor imagery ” come tecnica di facilitazione del recupero<br />
motorio nella riabilitazione di pazienti con esiti di ictus cerebrale e con grave<br />
deficit motorio dell’arto superiore. La nostra attenzione sarà focalizzata sul<br />
recupero dei movimenti della mano il cui deficit motorio determina un elevato<br />
grado di disabilità.<br />
A tale scopo, mediante la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS),<br />
una metodica non-invasiva, ben tollerata dai pazienti ed ampiamente utilizzata<br />
nella pratica clinica per lo studio delle caratteristiche delle vie motorie<br />
centrali, verrà effettuato uno studio neurofisiologico della rappresentazione<br />
corticale di un muscolo della mano sana e di quella paretica in una popolazione<br />
di pazienti ricoverati presso il nostro Ospedale per un ciclo di riabilitazione<br />
per esiti di ictus.<br />
I pazienti eseguiranno, accanto ad un ciclo di riabilitazione neuromotoria<br />
secondo metodiche tradizionali (FKT; gruppo A), un “ training mentale ” in cui<br />
verrà proposto il compito di “ pensare ” selettivamente al movimento di un<br />
muscolo target della mano paretica (gruppo B). La valutazione neurofisiologica<br />
sarà effettuata all’inizio del trattamento (Tempo 1) e alla fine del ciclo<br />
riabilitativo (Tempo 2) nei due gruppi di pazienti: (A) “ motor imagery ”<br />
+ FKT; (B) solo FKT.<br />
I risultati ottenuti dai due gruppi verranno confrontati tra di loro al fine<br />
di valutare se il “ training mentale ” aggiunto al metodo riabilitativo tradizionale<br />
possa indurre un persistente aumento dell’attività corticale nelle aree<br />
cerebrali di rappresentazione della mano. Inoltre, per valutare il grado di<br />
recupero motorio verranno confrontati i punteggi ottenuti dai due gruppi<br />
nelle principali scale di valutazione neurologica e di disabilità funzionale.<br />
2006 747
STUDIO DELLE POSSIBILI ALTERAZIONI<br />
ELETTROFISIOLOGICHE DEI NEURONI<br />
CORTICALI E STRIATALI IN UN MODELLO<br />
ANIMALE DI SCLEROSI MULTIPLA<br />
(Topi con encefalite allergica sperimenale)<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
DIEGO CENTONZE<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento privato
Sezione III: Attività per progetti<br />
RAZIONALE E METODI<br />
Rimaneggiamenti del funzionamento sinaptico e alterazioni della sensibilità<br />
alla neuromodulazione costituiscono un precoce ed importante correlato<br />
del danno neuronale di tipo degenerativo, in grado, ad esempio, di instaurare<br />
fenomeni di eccitotossicità lenta e morte apoptotica. Benché alcuni dati sperimentali<br />
indichino che anche in corso di Sclerosi Multipla (SM) possa verificarsi<br />
una precoce alterazione della trasmissione sinaptica, ad oggi nessuno<br />
studio è stato diretto alla dimostrazione, a livello di singole sinapsi, di fenomeni<br />
di neuroplasticità associati al danno immunomediato demielinizzante<br />
del SNC.<br />
Nel nostro studio, pertanto, vogliamo colmare tale lacuna valutando,<br />
mediante registrazioni elettrofisiologiche da singoli neuroni, il funzionamento<br />
della trasmissione sinaptica eccitatoria ed inibitoria in un accreditato modello<br />
animale di SM: il topo con encefalite allergica sperimentale (EAE).<br />
Condurremo lo studio su preparazioni di fettine corticostriatali vitali provenienti<br />
da topi EAE sacrificati 20-25 giorni (EAE acuti) e 80-90 giorni (EAE<br />
cronici) dopo l’immunizzazione. Attraverso registrazioni whole-cell di singoli<br />
neuroni spinosi striatali sarà valutata la trasmissione sinaptica eccitatoria ed<br />
inibitoria spontanea e, tramite registrazioni extracellulari di potenziali di<br />
campo e intracellulari di singoli neuroni, studieremo la trasmissione sinaptica<br />
evocata da stimolazione elettrica corticale.<br />
RISULTATI ACQUISITI<br />
Trasmissione sinaptica eccitatoria – In precedenti studi le nostre registrazioni<br />
hanno evidenziato un’abnorme sensibilità neuronale alla stimolazione<br />
dei recettori NMDA nei topi EAE. In condizioni fisiologiche, infatti, i canali<br />
NMDA sono inattivi al potenziale di riposo dei neuroni striatali, contribuendo<br />
in maniera trascurabile alla genesi dell’attività sinaptica eccitatoria spontanea<br />
ed evocata. Nei topi EAE acuti, ma non nei topi di controllo, la frequenza<br />
delle correnti spontanee glutammato-mediate e l’ampiezza dei potenziali<br />
post-sinaptici eccitatori si sono rivelate essere significativamente ridotte in<br />
presenza di AP5 (antagonista NMDA). Al contrario, nei topi EAE cronici, la<br />
riduzione è stata minima e non statisticamente significativa.<br />
Abbiamo poi cercato di valutare l’impatto potenziale di tale abnorme attivazione<br />
dei recettori NMDA sui fenomeni di plasticità sinaptica, intesi come<br />
modificazioni attività-dipendenti dell’efficacia della trasmissione sinaptica<br />
stessa. La stimolazione ad elevata frequenza delle terminazioni glutammatergiche<br />
corticostriatali ha determinato nello striato di topi di controllo una<br />
depressione a lungo termine (LTD) dell’efficacia sinaptica. Tale forma fisiologica<br />
di plasticità sinaptica era assente nei topi EAE, e poteva essere ripristinata<br />
unicamente in seguito al blocco farmacologico dei recettori NMDA.<br />
Abbiamo quindi valutato la modulazione dell’attività eccitatoria spontanea<br />
da parte degli endocannabinoidi e dello scambiatore Na + /Ca ++ . Entrambi i<br />
fattori, infatti, sono stati recentemente suggeriti come importanti mediatori<br />
750 2006
Studio delle possibili alterazioni elettrofisiologiche dei neuroni corticali e striatali…<br />
del danno neuronale e dei fenomeni di plasticità nella SM e nella EAE. Gli<br />
endocannabinoidi sono regolatori presinaptici del rilascio di neurotrasmettitori,<br />
tra cui il glutammato. L’incubazione con HU210, agonista dei recettori<br />
CB1, ha ridotto la frequenza delle correnti spontanee eccitatorie tanto nei topi<br />
naive che nei topi EAE.<br />
Risultati più interessanti sono venuti dallo studio dello scambiatore<br />
Na + /Ca ++ . Lo scambiatore Na + /Ca ++ , regolando il passaggio di ioni Na + e Ca ++<br />
attraverso la membrana cellulare, mantiene il fisiologico rapporto tra le concentrazioni<br />
intracellulari di tali ioni. In condizioni fisiologiche lo scambiatore<br />
funziona favorendo l’efflusso di ioni Ca ++ . È quindi verosimile che bloccando<br />
tale azione il rilascio presinaptico Ca ++ -dipendente di neurotrasmettitore<br />
aumenti. Il blocco farmacologico dello scambiatore ha determinato un significativo<br />
aumento della frequenza dell’attività spontanea eccitatoria nei topi<br />
naive e nei topi EAE cronici, ma non nei topi EAE acuti. Tale risultato,<br />
assieme al dato che nei topi EAE acuti anche la trasmissione NMDA è<br />
abnorme, suggerisce un complesso rimaneggiamento delle sinapsi glutammatergiche<br />
nelle fasi precoci della malattia.<br />
Trasmissione sinaptica inibitoria – Lo studio della trasmissione sinaptica<br />
inibitoria ha rivelato una drammatica riduzione della frequenza media delle<br />
correnti spontanee post-sinaptiche GABA-mediate nei topi con EAE, modificazione<br />
che si manifesta molto precocemente e si mantiene almeno fino a 90<br />
giorni dopo l’immunizzazione. Nei topi EAE acuti è stata inoltre riscontrata<br />
una ridotta sensibilità alla modulazione negativa del rilascio presinaptico di<br />
GABA, normalmente conseguente alla stimolazione del recettore CB1 degli<br />
endocannabinoidi.<br />
OBIETTIVO FINALE<br />
Con il presente studio vogliamo verificare quanto finora acquisito, evidenziando<br />
e sottoponendo ad ulteriori valutazioni la presenza di specifiche alterazioni<br />
della funzionalità e della modulazione delle sinapsi glutammatergiche e<br />
GABAergiche nel SNC di topi con SM sperimentale. Questo anche in considerazione<br />
del fatto che non risulta chiaro in che rapporto tali alterazioni, che<br />
forniscono comunque importanti informazioni per lo sviluppo di strategie<br />
neuroprotettive nella Sclerosi Multipla, siano con la abnorme risposta immunitaria<br />
che è alla base di tale grave condizione patologica.<br />
2006 751
STUDIO DEL RUOLO DEGLI ZUCCHERI<br />
NELLA EZIOLOGIA<br />
DELLA SCLEROSI MULTIPLA<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
ANNA MARIA PAPINI<br />
Università di Firenze<br />
U.O. 2 – Luca Battistini<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2003 – Ministero dell’Università e della Ricerca<br />
“ Programmi FIRB. Internalizzazione ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/999
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Dipartimento di Chimica Organica (Università di Firenze) –<br />
Anna Maria Papini<br />
U.O. 2 – Unità di Neuroimmunologia (IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Roma) –<br />
Luca Battistini<br />
U.O. 3 – Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari (CNR, Padova) –<br />
Pietro Traldi<br />
U.O. 4 – Dipartimento di Fisica (Università di Firenze) – Roberto Livi<br />
Partner internazionale<br />
U.O. 5 – Laboratory for translation research (Harvard Medical School, Cambridge,<br />
Ma-USA) – Michael Chorev<br />
ABSTRACT<br />
Questo progetto di ricerca presenta un approccio multidisciplinare finalizzato<br />
allo studio del ruolo delle modificazioni post-traduzionali (MPT) nella<br />
patogenesi della Sclerosi Multipla (SM) ed è focalizzato a generare strumenti<br />
diagnostici/prognostici per uso clinico.<br />
In particolare, ci proponiamo di studiare in dettaglio il ruolo della glicosilazione<br />
e della glicazione come strumenti diagnostici per rivelare, monitorare<br />
e valutare il trattamento della SM. I nostri studi forniranno un’ulteriore prova<br />
dei principali meccanismi di questa malattia.<br />
Il gruppo di R. Livi (U.O. 4) effettuerà studi di dinamica molecolare per<br />
l’identificazione di putative sequenze missenso nelle glicoproteine della mielina<br />
che possono generare nuovi antigeni (Ag) riconosciuti da autoanticorpi.<br />
M. Chorev e N. Tarragona (U.O. 5) analizzeranno campioni di sieri e<br />
liquido cerebrospinale (CSF) di pazienti affetti da SM raccolti da L. Battistini<br />
(U.O. 2) e dal gruppo di A.M. Papini (U.O. 1) con il set di anticorpi contro proteine<br />
CD59 non specificamente glicate e CD59 glicate per identificare le<br />
diverse isoforme presenti nei biofluidi.<br />
Il gruppo di P. Traldi (U.O. 3) effettuerà le analisi proteomiche per le proteine<br />
N-glicosilate della mielina nel siero e nel FCS di pazienti affetti da SM in<br />
diversi stadi della malattia e del trattamento, a confronto con soggetti sani.<br />
Inoltre P. Traldi analizzerà anche gli stessi campioni clinici per identificare le<br />
diverse isoforme di CD59. Le analisi avranno lo scopo di identificare i dettagli<br />
strutturali delle MPT.<br />
Il gruppo di M. Chorev e J.A. Halperin (U.O. 5) e il gruppo di A.M. Papini<br />
(U.O. 1) intraprenderanno la sintesi chimica di nuovi probe antigenici glucosilati<br />
e glicati selezionati tramite dinamiche molecolari e un approccio proteomico<br />
affrontato rispettivamente da R. Livi e P. Traldi.<br />
Il gruppo di L. Battistini raccoglierà sieri e FCS da pazienti malati e da<br />
donatori sani per il lavoro di Traldi ed effettuerà gli studi immunologici<br />
(risposta cellulare T e B) dei nuovi antigeni glicosilati e glicati per comprendere<br />
il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da anticorpi.<br />
754 2006
Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della Sclerosi Multipla<br />
Inoltre gli studi immunologici porteranno alla selezione dei migliori probe<br />
antigenici glicosilati e glicati e al loro uso per sviluppare test immunoenzimatici<br />
basati su ELISA, e un possibile trattamento terapeutico basato su<br />
una tecnologia selettiva di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue<br />
basata su affinità).<br />
Infine, sarà studiato il potenziale ruolo degli anticorpi CD59 nella patologia<br />
della SM. A tal fine, M. Chorev e S. Cantel useranno la cromatografia di affinità<br />
per isolare anticorpi collegati a CD59. Questi anticorpi saranno caratterizzati da<br />
P. Traldi per identificare la loro struttura dettagliata. Sulla base della struttura<br />
M. Chorev e S. Cantel sintetizzeranno questi antigeni e li utilizzeranno per identificare<br />
i corrispondenti auto-anticorpi. I nuovi antigeni saranno usati come<br />
strumenti diagnostici-prognostici e come base per uno sviluppo di una nuova<br />
terapia per la SM. Un approccio simile sarà applicato da P. Traldi agli anticorpi<br />
anti-CSF114(Glc) precedentemente purificati dal gruppo di A.M. Papini.<br />
ATTIVITÀ PREVISTE<br />
U.O. 4 – Il gruppo di R. Livi effettuerà studi di dinamica molecolare per<br />
l’identificazione di putative sequenze missenso nelle glicoproteine della mielina<br />
che possono generare:<br />
a) nuove sequenze di consenso della glicosilazione in una struttura a<br />
beta-hairpin, mimate da CSF114(Glc);<br />
b) una mutazione missenso che modifica la conformazione in prossimità<br />
di un sito di glicosilazione esistente in modo da presentare la glicosilazione in<br />
una conformazione a beta-hairpin.<br />
In particolare si affronterà la modellizzazione di residui saccaridici nel<br />
con<strong>testo</strong> di simulazioni di docking per le proteine coinvolte.<br />
Metodi Monte Carlo, seguiti da simulazioni di dinamica molecolare combinate<br />
con la recente procedura detta “ umbrella sampling ”, verranno utilizzati<br />
per il riconoscimento delle possibili regioni implicate nell’interazione<br />
antigene-anticorpo.<br />
U.O. 5 – M. Chorev e N. Tarragona analizzeranno campioni di sieri e<br />
liquido cerebrospinale (CSF) di pazienti affetti da SM raccolti da L. Battistini<br />
e dal gruppo di A.M. Papini con il set di anticorpi contro proteine non specificamente<br />
glicate, CD59 e CD59 glicate per identificare le diverse isoforme presenti<br />
nei biofluidi.<br />
U.O. 3 – Il gruppo di P. Traldi effettuerà le analisi proteomiche per le proteine<br />
N-glicosilate della mielina nel siero e nel FCS di pazienti affetti da SM in<br />
diversi stadi della malattia e del trattamento, a confronto con soggetti sani.<br />
Saranno inoltre analizzati gli stessi campioni clinici per identificare le diverse<br />
isoforme di CD59 con lo scopo di identificare i dettagli strutturali delle MPT.<br />
U.O. 5 e U.O. 1 – Il gruppo di M. Chorev e J.A. Halperin ed il gruppo di<br />
A.M. Papini intraprenderanno la sintesi chimica di nuovi probe antigenici glucosilati<br />
e glicati selezionati tramite dinamiche molecolari e tramite un<br />
approccio proteomico affrontati, rispettivamente, da R. Livi e P. Traldi.<br />
2006 755
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 2 – Il gruppo di L. Battistini raccoglierà sieri e FCS da pazienti malati<br />
e da donatori sani per il lavoro di Traldi ed effettuerà gli studi immunologici<br />
(risposta cellulare T e B) dei nuovi antigeni glicosilati e glicati per comprendere<br />
il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da anticorpi.<br />
U.O. 2 e U.O. 1 – I gruppi Battistini e Papini effettueranno studi immunologici<br />
per la selezione dei migliori probe antigenici glicosilati e glicati e per il<br />
loro uso volto allo sviluppo di test immunoenzimatici basati su ELISA, nonché<br />
di un possibile trattamento terapeutico basato su una tecnologia selettiva<br />
di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue basata su affinità).<br />
Partendo dalla letteratura, sarà studiato il potenziale ruolo degli anticorpi<br />
CD59 nella patologia della SM. A tal fine, M. Chorev e S. Cantel useranno la<br />
cromatografia di affinità per isolare anticorpi collegati a CD59. Questi anticorpi<br />
saranno caratterizzati da P. Traldi per identificare la loro struttura dettagliata.<br />
Sulla base della struttura, M. Chorev e S. Cantel sintetizzeranno gli<br />
antigeni da utilizzare per l’dentificazione dei corrispondenti auto-anticorpi.<br />
Questi nuovi antigeni saranno usati come strumenti diagnostico-prognostici e<br />
come base per uno sviluppo di una nuova terapia per la SM. Un approccio<br />
simile sarà applicato da P. Traldi agli anticorpi anti-CSF114(Glc) precedentemente<br />
purificati dal gruppo di A.M. Papini.<br />
RISULTATI ATTESI<br />
Nuove idee, nuove conoscenze, nuovi modelli interpretativi di fenomeni<br />
complessi – Molte malattie autoimmuni sono associate a modificazioni posttraduzionali<br />
(MPT), che sembrano alterare la funzione e l’immunogenicità<br />
di antigeni proteici. La glicosilazione è la più importante MPT delle proteine<br />
e riveste un ruolo cruciale nella risposta immunitaria. A causa dell’eterogeneità<br />
dei putativi siti di glicosilazione e della diversità degli enzimi coinvolti,<br />
è importante lo studio del ruolo degli zuccheri. A livello molecolare le MPT<br />
sono in grado di modificare la conformazione delle glicoproteine e di<br />
influenzare le interazioni proteina-proteina. Si pensa perciò che gli zuccheri<br />
mascherino gli epitopi discontinui impedendone il riconoscimento da parte<br />
del sistema immunitario come antigeni self, scatenando una risposta<br />
autoimmune. L’antigenicità di epitopi che coinvolgono siti di glicosilazione<br />
può dipendere dalla conformazione indotta dalla porzione saccaridica e/o<br />
da una diretta partecipazione dello zucchero nel riconoscimento antigeneanticorpo.<br />
Ultimamente è stato rivalutato il ruolo degli anticorpi nelle malattie<br />
autoimmuni. È oramai accettato che una distinta forma di sclerosi multipla<br />
(SM) coinvolga una demielinizzazione mediata da anticorpi. Nel Laboratorio<br />
di A.M. Papini una ricerca multidisciplinare ha portato allo sviluppo di uno<br />
specifico probe antigenico, CSF114(Glc), un glicopeptide in grado di rivelare,<br />
isolare e caratterizzare specifici auto-anticorpi presenti nel siero di un significativo<br />
numero di pazienti affetti da SM. CSF114(Glc) è il primo strumento<br />
efficiente ed affidabile in grado di mostrare che una Nglucosilazione aberrante<br />
è fondamentale nel riconoscimento anticorpale nella SM.<br />
756 2006
Studio del ruolo degli zuccheri nella eziologia della Sclerosi Multipla<br />
Anche la glicazione, una modificazione non enzimatica delle proteine, è<br />
in grado di influire sulla loro attività biologica. In questo progetto di ricerca ci<br />
proponiamo di studiare in dettaglio il ruolo della glicosilazione e della glicazione<br />
come strumenti diagnostici per rivelare, monitorare e valutare il trattamento<br />
della SM.<br />
Messa in opera di metodologie scientifiche avanzate – Gli studi immunologici<br />
(risposta cellulare T e B) sui nuovi antigeni glicosilati e glicati, volti a<br />
comprendere il meccanismo molecolare del sottogruppo di SM mediato da<br />
anticorpi, permetteranno di selezionare i migliori probe antigenici per tali<br />
anticorpi ai fini di un loro impiego per lo sviluppo di test immunoenzimatici<br />
basati su ELISA e per un possibile trattamento terapeutico basato su una tecnologia<br />
selettiva di aferesi (una tecnologia di purificazione del sangue basata<br />
su affinità).<br />
Realizzazione di prototipi – Potranno essere realizzati prototipi di nuovi<br />
test immunoenzimatici.<br />
Sintesi di nuove molecole e/o di materiali artificiali – Sintesi chimica di<br />
nuovi probe antigenici glucosilati e glicati selezionati tramite studi di dinamiche<br />
molecolari ed approccio proteomico.<br />
Contributo all’innovazione della produzione di beni e servizi – Sviluppo di<br />
un test immunoenzimatico in fase solida (ELISA).<br />
Instaurazione di rapporti di lavoro con giovani ricercatori – Saranno attivati<br />
due nuovi contratti triennali e ulteriori contratti di ricerca per un totale di<br />
altri quattro anni uomo.<br />
OUTPUT<br />
Pubblicazioni scientifiche – Sono previste pubblicazioni su riviste internazionali<br />
“ peer reviewed ”.<br />
Brevetti – È possibile che siano richiesti nuovi brevetti nel caso in cui i<br />
prodotti della ricerca si rivelino di interesse industriale.<br />
Comunicazioni a congressi nazionali e internazionali – Saranno presentate<br />
comunicazioni orali o sotto forma di poster a congressi nazionali e internazionali.<br />
2006 757
STUDIO DEL RUOLO DELLE REGIONI<br />
SENSORIMOTORIE CORTICALI PRIMARIE<br />
NEI FENOMENI DI AFFATICAMENTO INDOTTI<br />
DA MOVIMENTI RIPETUTI DELL’ARTO<br />
SUPERIORE IN LAVORATORI A RISCHIO<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
MARCO MOLINARI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2004 – Istituto Superiore per la Prevenzione<br />
e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL)
Sezione III: Attività per progetti<br />
RAZIONALE<br />
È noto ormai da alcuni decenni che l’attività motoria, ed in generale il<br />
flusso informativo neurofisiologico, tende a modellare l’attività corticale<br />
con variazioni anche significative dell’organizzazione spaziale delle mappe<br />
somatotopiche sia motorie che sensitive in particolare nelle aree primarie. Tale<br />
fenomeno è stato oggetto di numerosi studi sia in condizioni fisiologiche che di<br />
patologia e viene comunemente considerato uno dei meccanismi alla base della<br />
adattabilità funzionale della corteccia cerebrale definita in questi ultimi tempi<br />
con il termine plasticità cerebrale (Traversa e coll., 2000). Le modificazioni<br />
funzionali e morfologiche delle aree corticali sono state spesso associate sia a<br />
fenomeni di recupero funzionale postlesionale che allo sviluppo di forme patologiche<br />
dello schema motorio quali le distonie d’uso (Tamburi e coll., 2003).<br />
OBIETTIVI<br />
Il presente progetto si propone di indagare le variazioni della rappresentazione<br />
motoria corticale in Corteccia Motoria Primaria (M1) in relazione alla<br />
attività motoria ripetitiva sia in soggetti naive che in soggetti che per motivi<br />
professionali svolgono in modo continuativo gli stessi movimenti. In particolare<br />
si focalizzerà l’attenzione su categorie professionali la cui attività motoria<br />
ripetitiva viene svolta mediante gruppi muscolari ristretti. Infatti, quando<br />
viene utilizzato un numero limitato di muscoli per eseguire un movimento<br />
ripetitivo è presente una ridotta variabilità esecutiva. In tali condizioni è probabile<br />
che sia presente una attivazione ripetitiva e continuata dello stesso<br />
schema motorio. In questa situazione, se da una parte è più semplice la mappatura<br />
della corrispondente area corticale, dall’altra è più semplice verificare<br />
sperimentalmente eventuali modificazioni della stessa.<br />
METODI<br />
Per il presente progetto verranno utilizzati soggetti di età variabile fra i 30<br />
ed i 65 anni, destrimani, privi di patologie internistiche, psichiatriche o neurologiche<br />
in atto.<br />
Verranno allestiti due gruppi sperimentali; il primo composto da soggetti<br />
che non svolgano abitualmente una attività motoria ripetitiva della mano, il<br />
secondo di soggetti che per motivi professionali svolgano attività ritmica della<br />
mano destra per periodi temporali significativi e continuati.<br />
Verranno preliminarmente analizzate varie categorie di lavoratori che utilizzino<br />
sistemi computerizzati che prevedono l’uso frequente del mouse. Un<br />
altro gruppo di lavoratori che verrà preso in osservazione riguarda i musicisti<br />
in quanto la loro attività prevede spesso una attivazione ripetitiva per lunghi<br />
periodi di gruppi muscolari ridotti. Ulteriore motivo per l’osservazione di questa<br />
categoria professionale è il frequente sviluppo di patologie diatoniche<br />
associate con l’uso di strumenti. Tali categorie verranno selezionate per lo studio<br />
neurofisiologico in base a durata e frequenza della attività motoria della<br />
mano destra.<br />
760 2006
Studio del ruolo delle regioni sensorimotorie corticali primarie nei fenomeni di affaticamento…<br />
Tutti i soggetti di entrambi i gruppi sperimentali, dopo aver consentito di<br />
partecipare allo studio ed aver firmato un consenso informato, saranno sottoposti<br />
ad indagine neurofisiologica mediante studio dei Potenziali Evocati<br />
Motori tramite Stimolazione Magnetica Transcranica focale (Rossini e coll.,<br />
1999; Di Lazzaro e coll., 2004). Tale tecnica permette lo studio della rappresentazione<br />
motoria corticale e della soglia di eccitabilità della M1.<br />
L’apparecchiatura si compone di un generatore di corrente ad elevata<br />
intensità e da una sonda mobile (coil) che viene posta in contatto diretto in<br />
aree specifiche dello scalpo del soggetto corrispondenti ad aree corticali sottostanti.<br />
Quando attivato, il generatore di corrente produce un campo elettrico<br />
che viene veicolato lungo la sonda. Il campo elettrico a sua volta produce un<br />
campo magnetico che ha la proprietà di poter passare attraverso le strutture<br />
cerebrali sottostanti, in particolare la corteccia cerebrale, e modificarne l’attività<br />
elettrica. Il campo magnetico così prodotto agisce sulle strutture corticali<br />
determinandone una modificazione della attività elettrica che può perdurare<br />
anche oltre il periodo della stimolazione stessa. Verrà valutata una serie di<br />
parametri: estensione dell’area corticale di muscoli identificati in base al compito<br />
motorio specifico, soglia di eccitabilità corticale. Particolare attenzione<br />
verrà data alla valutazione delle differenze interemisferiche. Il gruppo di controllo<br />
identificato svolgerà quindi dei compiti ripetitivi della mano secondo<br />
un pattern di apprendimento implicito visuomotorio. Studi precedenti hanno<br />
dimostrato come tale apprendimento sia associato a modificazioni transitorie<br />
della eccitabilità corticale in M1 (Molinari e coll., 1997; Molinari e coll., 2002;<br />
Pascual Leone e coll., 1996 ).<br />
Nel protocollo proposto si valuteranno le eventuali modificazioni corticali<br />
con particolare riferimento alle differenze interemisferiche in condizione di<br />
apprendimento iniziale e di overlearning.<br />
– Di Lazzaro V., Oliviero A., Pilato F., Saturno E., Dileone M., Mazzone P., Insola A.,<br />
Tonali P.A., Rothwell J.C. (2004) Clin Neurophysiol 115(2): 255-266.<br />
– Molinari M., Leggio M.G., Solida A., Ciorra R., Misciagna S., Silveri M.C., Petrosini<br />
L. (1997) Brain 120: 1753-1762.<br />
– Molinari M., Filippini V., Leggio M.G. (2002) Neuroscience 111(4): 863-870.<br />
– Pascual-Leone A., Wasserman E.C., Grafman J., Hallet M. (1996) Exp Brain Res<br />
107: 479-485.<br />
– Rossini P.M., Pauri F., Cicinelli P., Pasqualetti P., Traversa R., Tecchio F. (1999)<br />
Electroencephalogr Clin Neurophysiol 50 Suppl: 210-220.<br />
– Tamburin S., Fiaschi A., Idone D., Lochner P., Manganotti P., Zanette G. (2003)<br />
Mov Disord 18(11): 1316 1324.<br />
– Traversa R., Cicinelli P., Oliveri M., Giuseppina Palmieri M., Filippi M.M., Pasqualetti<br />
P., Rossini P.M. (2000) Clin Neurophysiol 111(9): 1695-1703.<br />
2006 761
STUDIO EPIDEMIOLOGICO SUL RISCHIO<br />
ALIMENTARE NEGLI ADOLESCENTI<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
STEFANIA BANDINELLI<br />
ASL 10 – Firenze<br />
U.O.7 – Marco Traballesi<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute<br />
“ Ricerca Finalizzata ” – art. 12 bis d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Centro della Nutrizione e Gastroenterologia, Università degli Studi di<br />
Firenze – Gianni Forti<br />
U.O. 2 – Clinica di Gastroenterologia, Università Politecnica delle Marche,<br />
Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti, Ancona –<br />
Gianluca Sveglati-Baroni<br />
U.O. 3 – DEART (Dipartimento di economia agraria e delle risorse territoriali),<br />
Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Firenze –<br />
Leonardo Casini<br />
U.O. 4 – Dipartimento di Scienza degli Alimenti, Università degli Studi di<br />
Napoli Federico II – Filomena Morisco<br />
U.O. 5 – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche,<br />
Università degli Sudi di Milano – Marisa Porrini<br />
U.O. 6 – Fisiopatologia e clinica dell’aterosclerosi e della trombosi – Dipartimento<br />
di Fisiopatologia Clinica, Azienda Ospedaliero-Universitaria<br />
Careggi Università degli Sudi di Firenze –<br />
Alessandro Casini e Domenico Prisco<br />
U.O. 7 – Centro Studi in Alimentazione e Riabilitazione (CeSAR) – IRCCS<br />
S. <strong>Lucia</strong>, Roma – Marco Traballesi<br />
U.O. 8 – Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione<br />
(INRAN), Roma – Ferdinando Romano<br />
U.O. 9 – Laboratorio di Epidemiologia Clinica, Dipartimento di Geriatria –<br />
Istituto Nazionale di Riposo e Cura Anziani (INRCA), Firenze –<br />
Stefania Bandinelli<br />
OBIETTIVI PRINCIPALI<br />
• Effettuare un’indagine epidemiologica delle abitudini alimentari e dello<br />
stile di vita in una popolazione di soggetti in età adolescenziale, per la valutazione<br />
dell’aderenza ai criteri di una sana alimentazione e corretto stile di vita<br />
in relazione alla prevenzione primaria di malattie cardiovascolari, metaboliche<br />
e digestive.<br />
• Valutare l’efficacia di un intervento di educazione alimentare nel modificare<br />
il profilo di rischio della popolazione in esame.<br />
• Effettuare un’integrazione alimentare con nutrienti selezionati al fine<br />
di sviluppare cibi funzionali per correggere i deficit nutrizionali.<br />
• Verificare a livello di mercato il grado di customer satisfaction e le<br />
principali strategie di marketing e di comunicazione per la promozione<br />
di tali cibi nel più generale processo di orientamento delle preferenze del<br />
consumatore in ragione di una certa cultura alimentare e un più corretto<br />
stile di vita.<br />
764 2006
Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
BREVE SINTESI DELLE CONOSCENZE DISPONIBILI<br />
Un’alimentazione sana ed equilibrata sin dall’infanzia rappresenta una<br />
garanzia per la salute in età adulta e per un ridotto rischio di malattie cardiovascolari<br />
e metaboliche. È stato recentemente proposto che la salute in<br />
età adulta ha radici profonde nei comportamenti e nell’esposizione a fattori<br />
di rischio nell’età pre-adolescenziale ed adolescenziale. In particolare,<br />
recenti osservazioni hanno evidenziato che l’esposizione ai tipici fattori<br />
di rischio nell’infanzia e nell’adolescenza si associano ad una elevata prevalenza<br />
di sindrome metabolica e predicono lo sviluppo di malattie cardiovascolari,<br />
metaboliche e digestive nell’età adulta, suggerendo che lo sviluppo<br />
delle condizioni patologiche inizia precocemente e si protrae in maniera<br />
silente per decenni prima di rendersi evidente attraverso le sue manifestazioni<br />
cliniche. È stato inoltre dimostrato che una corretta abitudine<br />
alimentare e un sano stile di vita sono di più facile apprendimento nell’età<br />
giovanile.<br />
Studi epidemiologici condotti in Toscana e nelle altre regioni Italiane, su<br />
popolazione adulta, hanno documentato una progressiva trasformazione delle<br />
abitudini alimentari della popolazione in una dieta “ occidentale ” a carico di<br />
un progressivo abbandono della dieta mediterranea, sinonimo di una sana e<br />
corretta alimentazione. Questo progressivo cambiamento del profilo nutrizionale<br />
si è verificato principalmente nella popolazione di età adolescenziale,<br />
dove una riduzione dell’attività fisica e il prevalere di attività ricreative di tipo<br />
sedentario si accompagnano ad un aumento della percentuale di grassi e proteine<br />
animali e ad una riduzione del consumo di frutta, verdura e legumi.<br />
Tutto ciò ha portato ad un aumento esponenziale di adolescenti obesi con susseguente<br />
incremento del rischio di predisposizione verso malattie cardiovascolari,<br />
digestive e metaboliche.<br />
Studi condotti negli Stati Uniti oltre 10 anni fa hanno messo in evidenza<br />
che la carenza di folati risulta più frequente con l’aumentare dell’età, coinvolgendo<br />
anche una percentuale importante di soggetti in età giovane ed<br />
adulta. Per ridurre le incidenze di malattie cardiovascolari, neoplastiche e<br />
dei difetti del tubo neurale nei neonati, negli USA, è stata introdotta da<br />
molti anni la supplementazione con folati in tutti i cibi che contengono graminacee.<br />
Recenti dati di confronto della mortalità cardiovascolare in<br />
periodo pre- e post-supplementazione hanno dimostrato come questa integrazione<br />
funzionale sia in grado di ridurre l’incidenza delle più importanti<br />
patologie croniche.<br />
L’evoluzione del pensiero biomedico di questo ultimo decennio è stata<br />
parallelamente accompagnata da interessanti risultati nel campo della preparazione,<br />
conservazione e manipolazione degli alimenti da parte di tecnologi<br />
agro-alimentari. Queste moderne procedure permettono oggi di arricchire<br />
selettivamente alimenti di uso comune con ingredienti che conferiscano specifici<br />
benefici medici oltre all’effetto puramente nutrizionale. Ecco quindi l’introduzione<br />
di nuove terminologie come “ cibi funzionali ”, “ nutraceutici ”,<br />
“ alimenti salutistici ”. Un’integrazine sempre più completa fra ricerca biomedica<br />
e tecnologie agro-alimentari sembra quindi oggi la strategia vincente<br />
2006 765
Sezione III: Attività per progetti<br />
verso la prevenzione di molte patologie rilevanti nel nostro Paese. A questo<br />
deve associarsi una campagna di educazione alimentare rivolta alla popolazione<br />
ma anche a tutti coloro che, a vario titolo, ricoprono un ruolo di formazione<br />
considerando come i temi della salute e della qualità degli alimenti in<br />
questo senso rappresentano una componente sempre più importante anche<br />
sul piano commerciale, rendendo interessante anche per le imprese del settore<br />
investire in questa direzione.<br />
Quali nuove conoscenze/informazioni il progetto si prefigge di produrre?<br />
– Valutazione delle abitudini e conoscenze alimentari e dello stile di vita<br />
di una popolazione di età adolescenziale.<br />
– Valuazione dei parametri biochimici e genetici maggiormente coinvolti<br />
nella patogenesi delle malattie multifattoriali.<br />
– Dati epidemiologici di prevalenza sulla steatoepatopatia non-alcolica e<br />
stress ossidativo in una popolazione adolescenziale.<br />
– Valutazione dell’efficacia dell’intervento di educazione alimentare calibrato<br />
sul target “ adolescenti ”.<br />
– Dati sulla possibilità di integrazione di acido folico e omega-3 in<br />
matrice di pasta secca.<br />
– Studio di nutrigenomica sugli effetti degli acidi grassi n-3 PUFA sull’induzione<br />
dei recettori nucleari a livello epatico.<br />
METODOLOGIA<br />
Arruolamento della popolazione – Sulla base delle liste delle classi di licei<br />
(Firenze e Milano) fornite dal provveditorato scolastico verranno selezionati<br />
600 adolescenti di età compresa tra i 14-17 anni (dalla Iª classe alla IVª classe<br />
in modo che sia possibile eseguire in tutti i partecipanti un follow-up dopo un<br />
anno dall’intervento mentre frequentano la stessa scuola). L’inizio dello studio<br />
sarà preceduto da una presentazione del progetto nel corso del quale verranno<br />
illustrati gli obiettivi principali della ricerca al termine del quale sarà<br />
consegnato un questionario prelimiare nel quale si chiederà di rispondere a<br />
domande relative alle malattie, eventuali interventi chirurgici ed informazioni<br />
riguardanti la longevità dei nonni e la storia familiare riguardo a malattie cardiovascolari,<br />
fratture, problemi cognitivi etc.<br />
Questionari utilizzati – A ciascun soggetto partecipante allo studio verrà<br />
distribuito un questionario alimentare per la valutazione dell’apporto calorico<br />
medio e della composizione dei nutrienti della dieta, un questionario relativo<br />
al grado di attività fisica svolta e un questionario sulle conoscenze alimentari.<br />
Saranno raccolti dati anamnestici e clinici e saranno valutati importanti fattori<br />
di rischio come il fumo e l’abuso di bevande alcoliche. Nell’ambito di tale<br />
questionario si valuteranno anche il comportamento individuale che orienta<br />
le scelte all‘atto dell’acquisto estendendo l’indagine anche ai soggetti preposti<br />
alle effettive decisioni di spesa.<br />
766 2006
Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
Analisi strumentale e parametri biochimici – I soggetti vanno sottoposti<br />
alla determinazione strumentale della morfologia epatica, con particolare<br />
riguardo alla presenza di steatosi, attraverso metodica ecografia e alla determinazione<br />
di livelli plasmatici di diversi parametri biochimici considerati<br />
determinanti per la valutazione del rischio di sviluppo di malattia. In un campione<br />
di soggetti verranno inoltre effettuate determinazioni del grado di fiitness<br />
cardiorespiratoria.<br />
Trattamento dei pazienti – Un intervento di educazione alimentare e comportamentale<br />
verrà effettuato su un campione dei soggetti, in particolare sugli<br />
adolescenti alunni di una scuola. In seguito all’intervento mirato verrà valutata<br />
l’efficacia del trattamento attraverso una rivalutazione delle conoscenze<br />
alimentari e delle abitudini alimentari, oltre alla rivalutazione del profilo biochimico.<br />
Modelli “ in vivo ” – Al fine di formulare una ipotesi circa l’efficacia degli<br />
acidi grassi n-3 PUFA sull’induzione di specifici recettori nucleari a livello<br />
epatico sarà intrapreso uno studio con un modello animale non transgenico<br />
“ in vivo ”.<br />
Database, elaborazione statistica – Verrà effettuato un opportuno database<br />
per l’archiviazione e organizzazione delle informazioni raccolte.<br />
Analisi del mercato – Per effetto del “ trattamento dei pazienti ” e in funzione<br />
dei risultati del precedente questionario, si valuterà ex-post l’efficacia<br />
del processo attivato, sia a livello di riorientamento delle preferenze del consumatore,<br />
considerando anche eventuali variazioni a livello di disponibilità a<br />
pagare, sia a livello di imprese del settore, con indicazione delle possibili<br />
forme di valorizzazione a livello di marketing mix dei contenuti innovativi<br />
proposti dal progetto.<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
– Creazione di un “ database ” contenente una mappa dello stile di vita,<br />
delle abitudini e delle conoscenze alimentari e di acquisto degli adolescenti<br />
che frequentano le scuole medie superiori in diverse regioni del territorio<br />
nazionale.<br />
– Approfondimento epidemiologico dei fattori di rischio di malattia legati<br />
ad una scorretta alimentazione/stile di vita.<br />
– Validazione dell’intervento mirato di educazione alimentare e comportamentale<br />
nelle scuole coinvolte nel progetto, ai fini dell’esportazione in altre<br />
scuole dello stesso ordine e grado.<br />
– Dati sulla prevalenza della steatoepatopatia non-alcolica, iperinsulinemia<br />
e stress ossidativo nella popolazione adolescenziale.<br />
– Messa a punto di nuovi test diagnostici, incluse metodiche PCR per<br />
analisi dei polimorfismi genetici, per la diagnosi precoce di malattia.<br />
– Produzione di pasta funzionale su scala industriale.<br />
– Trasferibilità sull’uomo di studi di nutrigenomica su modelli animali.<br />
2006 767
Sezione III: Attività per progetti<br />
– Definizione delle possibili strategie per favorire la massima integrazione<br />
tra i meccanismi di mercato, che regolano il comportamento i imprese<br />
e consumatore, con l’azione di sensibilizzazione che il progetto intende promuovere<br />
a livello di educazione alimentare e comportamentale.<br />
Valore aggiunto dell’aggregazione tra soggetti diversi<br />
– Valutazione nella popolazione adolescenziale italiana di eventuali differenze<br />
di abitudini alimentari e di stile di vita nelle diverse aree geografiche.<br />
– Valutazione dell’efficacia di un mirato intervento di educazione alimentare<br />
nelle popolazioni in esame.<br />
– Trasferimento di conoscenze specifiche allo studio di fattibilità biologica<br />
del processo di integrazione alimentare di nutrienti protettivi per la salute.<br />
– Ricerca di massime sinergie tra gli interessi del decisore pubblico,<br />
rivolti alla salute alimentare, e gli interessi delle imprese di produzione legate<br />
al confronto competitivo che il mercato impone.<br />
ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA<br />
I Semestre – L’U.O. della Dott.ssa Bandinelli svilupperà l’organizzazione<br />
dello studio attraverso la determinazione del sample size, della scelta delle<br />
scuole secondo criteri di omogeneità e comparabilità, dell’informazione del<br />
progetto alle famiglie, al corpo docente e agli organi istituzionali preposti.<br />
Inoltre attuerà l’addestramento del personale medico e paramedico per la<br />
valutazione clinica e strumentale dei soggetti in esame. In questo periodo<br />
l’INRAN (direttore Prof. Romano) si occuperà di individuare i partecipanti al<br />
gruppo di lavoro che inizierà a preparare il materiale didattico per l’attuazione<br />
della strategia di intervento alimentare da effettuarsi successivamente.<br />
Contemporaneamente l’U.O. della Dott.ssa Morisco metterà a punto le metodiche<br />
necessarie per la valutazione del potere antiossidante nel sangue dei<br />
soggetti da esaminare. Inoltre la stessa unità durante i primi 6 mesi, studierà<br />
la possibilità di integrare alcuni nutrienti fondamentali in alimenti di uso<br />
comune nella popolazione giovanile, quali la pasta, per la prevenzione di<br />
malattie multifattoriali.<br />
L’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni effettuerà studi in vivo, su modelli animali<br />
per valutare l’efficacia degli acidi grassi n-3 PUFA sui specifici recettori<br />
nucleari (PPARγ) a livello epatocitario. L’U.O. del Prof. A. Casini durante il<br />
primo semestre metterà a punto la determinazione dei livelli circolanti di n-<br />
3 e n-6 PUFA e ac. arachidonico. Inoltre effettuerà la preparazione del personale<br />
dietista alla valutazione nutrizionale dei soggetti in esame e di personale<br />
medico qualificato per la esecuzione dell’ecografia epatica per la valutazione<br />
quantitativa dell’eventuale steatosi epatica.<br />
Nello stesso semestre l’U.O. del Prof. Prisco effettuerà la prepazione del<br />
personale medico per la valutazione clinica dei soggetti. Inoltre tale unità si<br />
occuperà della messa a punto delle metodiche di microarray technology<br />
necessarie alla determinazione dei polimorfismi a carico dei geni che codificano<br />
per proteine coinvolte nel metabolismo dell’omocisteina.<br />
768 2006
Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
L’U.O. della Prof.ssa Porrini si occuperà di preparare i dietisti alla valutazione<br />
nutrizionale e clinica dei soggetti in esame. In aggiunta, si occuperà<br />
della messa a punto della determinazione dei livelli circolanti di vitamina E,<br />
vitamina C e carotenoidi e dell’organizzazione dello studio relativo all’influenza<br />
della prima colazione sul comportamento alimentare.<br />
L’U.O. del Prof. L. Casini durante il primo semestre effettuerà studi di marketing<br />
applicati al settore nutrizionale esaminando in particolare gli aspetti<br />
della qualità alimentari percepita dal consumatore e i meccanismi di customer<br />
satisfaction finalizzati all’orientamento delle innovazioni di prodotto.<br />
L’U.O. del Dott. Traballesi si occuperà della messa a punto delle metodiche<br />
atte a valutare il dispendio energetico e il grado di fitness cardiorespiratoria<br />
dei soggetti comparando test al cicloergometro con test al tapis<br />
roulant. Svilupperà inoltre questionari sulle attitudini e le pratiche relative<br />
all’attività fisica.<br />
II semestre – Tre unità operative, due situate presso l’Azienda Ospedaliero-<br />
Universitaria di Careggi-Firenze (responsabili il Prof. Prisco e il Prof. A.<br />
Casini), e una presso l’Università di Milano (responsabile Prof.ssa Porrini)<br />
provvederanno all’arruolamento di 600 adolescenti di età compresa tra 14-18<br />
anni, frequentanti le scuole medie superiori e alla valutazione delle abitudini<br />
alimentari e dello stile di vita.<br />
Le unità opertive dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di effettuare<br />
le visite mediche organizzate in maniera tale da integrare informazioni anamnestiche<br />
e documentali. Inoltre tali unità effettueranno l’esecuzione di un prelievo<br />
di sangue venoso periferico al fine di valutare parametri maggiormente<br />
correlati all’insorgenza di malattie multifattoriali.<br />
Le aliquote di plasma dei soggetti arruolati verranno inviate alla U.O. della<br />
Dott.ssa Morisco per la determinazione del potere antiossidante (idroperossidi,<br />
FRAP, GSH) e dell’insulineia, all’U.O. del Prof. A. Casini per la determinazione<br />
dei livelli plasmatici in n-3 / n-6 PUFA e acido arachidonico, all’U.O. del Prof.<br />
Prisco per la determinazione dei parametri biochimici e genetico-molecolari<br />
maggiormente correlati con l’insorgenza di patologie cardiovascolari, digestive<br />
e metaboliche e all’U.O. della Prof.ssa Porrini per la determinazione dei livelli<br />
circolanti della vitamina E, vitamina C e carotenoidi.<br />
Le unità operative afferenti ai Proff. A. Casini e Prisco a Firenze e alla<br />
Prof.ssa Porrini, a Milano, effettueranno la valutazione delle abitudini alimentari<br />
e dello stato nutrizionale mediante la somministrazione del questionario<br />
di frequenza di consumo degli alimenti, validato precedentemente in Italia<br />
(Fidanza 1998 Int J Epidemol) e aggiornato nel 2002. Inoltre, l’U.O. afferente<br />
al Prof. Casini effettuerà la valutazione strumentale della morfologia epatica<br />
attraverso metodica ecografica.<br />
L’U.O. della Prof.ssa Porrini, inoltre, effettuerà lo studio dell’effetto della<br />
prima colazione sul comportamento alimentare.<br />
L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Prof.<br />
Romano), a seguito della determinazione nutrizionale attraverso il questionario<br />
alimentare effettuata dalle unità del Prof. A. Casini, del Prof. Prisco e della<br />
Prof.ssa Porrini, si occuperà di completare e verificare il materiale preparato<br />
2006 769
Sezione III: Attività per progetti<br />
per l’intervento di educazione alimentare e sarà definita e avviata la parte di<br />
allestimento grafico e stampa di tutto l’occorrente.<br />
Inoltre, l’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni effettuerà studi in vivo, su<br />
modelli animali per valutare l’efficacia degli acidi grassi n-3 PUFA sui specifici<br />
recettori nucleari a livello epatico.<br />
L’U.O. del Prof. L. Casini nel secondo semestre effettuerà studi di marketing<br />
applicato al settore nutrizionale esaminando, attraverso la somministrazione<br />
di un apposito questionario, le preferenze che orientano le scelte di<br />
acquisto, studiando in particolare per i soggetti esaminati l’eventuale distinzione<br />
tra il soggetto che effettua l’acquisto e il consumatore finale.<br />
L’U.O. del Dott. Traballesi si occuperà della valutazione dell’uso del<br />
tempo, del dispendio energetico e del grado di fitness dei soggetti, nonché<br />
delle attitudini e delle pratiche relative all’attività fisica.<br />
Presso la U.O. della Dott.ssa Morisco saranno completati gli studi in scala<br />
laboratorio sulla stabilità e la permanenza di acido folico e omega-3 nella<br />
pasta essiccata.<br />
III semestre – Le due unità dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di<br />
completare la visita medica con l’esecuzione di un prelievo di sangue venoso<br />
periferico nella popolazione in esame. Le aliquote di plasma dei soggetti<br />
arruolati verranno inviate alla U.O. della Dott.ssa Morisco per i parametri di<br />
stress ossidativo (idroperossidi, FRAP, GSH) e dell’insulinemia, all’U.O. del<br />
Prof. A. Casini per la determinazione dei livelli plasmatici di n-3 / n-6 PUFA e<br />
acido arachidonico, all’U.O. del Prof. Prisco per la determinazione dei parametri<br />
biochimici e genetico-molecolari maggiormente correlati con l’insorgenza<br />
di patologie cardiovascolari, digestive e metaboliche e all’U.O. della<br />
Prof.ssa Porrini per la determinazione dei livelli circolanti della vitamina E,<br />
vitamina C e carotenoidi.<br />
Le unità afferenti ai Proff. A. Casini e Prisco a Firenze e alla Prof.ssa Porrini,<br />
in Milano, continueranno la valutazione delle abitudini alimentari e dello<br />
stato nutrizionale mediante la somministrazione del questionario di frequenza<br />
di consumo degli alimenti e la valutazione delle conoscenze alimentari.<br />
Inoltre, l’U.O. afferente al Prof. A. Casini continuerà la valutazione strumentale<br />
della morfologia epatica attraverso metodica ecografica. L’U.O. della<br />
Prof.ssa Porrini continuerà lo studio dell’effetto della prima colazione sul<br />
comportamento alimentare.<br />
L’INRAN distribuirà i materiali prodotti agli adolescenti campionati, e<br />
seguirà, con interventi periodici, l’andamento delle fasi dell’intervento<br />
ideato.<br />
L’U.O. della Dott.ssa Morisco si occuperà in particolare di valutare lo<br />
studio dei parametri di stress ossidativi e dell’insulinemia nei campioni<br />
della popolazione in esame. Inoltre, partendo dalle informazioni sulle<br />
carenze nutrizionali emerse dalle interviste effettuate ai soggetti studiati,<br />
realizzerà su scala pilota una pasta secca con acido folico e omega-3 che<br />
potrà essere proposta come alimento funzionale per la prevenzione di<br />
malattie multifattoriali in alimenti di uso comune nella popolazione giovanile<br />
(cibi funzionali).<br />
770 2006
Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
Inoltre, l’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni sulla base dei risultati ottenuti sul<br />
modello animale recluterà un gruppo di pazienti affetti da steatosi epatica per<br />
valutare l’espressione epatica dei recettori nucleari degli acidi grassi n-3<br />
PUFA.<br />
L’U.O. del Prof. L. Casini nel secondo semestre procederà alla organizzazione<br />
dei risultati derivanti dall’indagine diretta in uno specifico data-base e<br />
alla successiva analisi critica degli stessi.<br />
L’U.O. del Dott. M. Traballesi si occuperà della valutazione dell’uso del<br />
tempo, del dispendio energetico e del grado di fitness dei soggetti, nonché<br />
delle attitudini e delle pratiche relative all’attività fisica.<br />
IV semestre – I soggetti arruolati durante il secondo e terzo semestre e sottoposti<br />
all’intervento di educazione alimentare da parte dell’INRAN verranno<br />
nuovamente rivalutati attraverso un questionario alimentare (di abitudini e<br />
conoscenze) dello stile di vita dalle unità operative 2 situate presso l’Azienda<br />
Ospedaliera-Università di Careggi-Firenze (responsabili: Proff. Prisco e<br />
A. Casini) e 1 presso l’Università di Milano (responsabile: Prof.ssa Porrini) per<br />
valutare l’eventuale modificazione dello stato nutrizionale, dello stile di vita o<br />
più semplicemente delle conoscenze alimentari.<br />
Le unità dei Proff. Prisco e A. Casini si occuperanno di completare<br />
la visita medica organizzata con il prelievo di sangue allo scopo di valutare<br />
eventuali cambiamenti nei parametri biochimici in relazione all’intervento<br />
di educazione alimentare. Le unità afferenti al Prof. A. Casini e Prof. Prisco<br />
a Firenze e alla Prof.ssa Porrini, in Milano, completeranno la valutazione<br />
dello strato nutrizionale. Inoltre, l’U.O. del Prof. A. Casini effettuerà la<br />
valutazione strumentale della morfologia epatica attraverso metodica ecografica.<br />
L’U.O. della Dott.ssa Morisco si occuperà di effettuare l’analisi dei risultati<br />
dei parametri di stress ossidativo e dell’insulinemia nei campioni della popolazione<br />
in esame e di effettuare la correlazione con i parametri clinici, biochimici<br />
e strumentali.<br />
L’U.O. del Prof. Prisco si occuperà di determinare parametri biochimici<br />
maggiormente correlati con l’insorgenza di patologie cardiovascolari, digestive<br />
e metaboliche, quella del Prof. A. Casini si occuperà della determinazione<br />
dei livelli circolanti di n-3 PUFA e n-6 PUFA e acido arachidonico.<br />
L’U.O. del Dott. Svegliati-Baroni studierà mediante metodiche immunoistochimiche<br />
e di Western blotting l’espressione epatica dei recettori nucleari<br />
per gli acidi grassi n-3 PUFA sulle biopsie epatiche dei pazienti selezionati con<br />
steatosi epatica.<br />
L’U.O. del Dott. M. Traballesi effettuerà l’analisi dei dati relativi all’uso del<br />
tempo, al dispendio energetico e alle attitudini e alle pratiche relative all’attività<br />
fisica, raccolti in collaborazione con le altre unità. L’U.O. elaborerà infine<br />
raccomandazioni relative al miglioramento dello stile di vita in questo gruppo<br />
di età.<br />
Infine, negli ultimi tre mesi del progetto sarà organizzato un evento conclusivo<br />
che vedrà la partecipazione di tutti i ragazzi coinvolti nelle diverse fasi<br />
operative del progetto stesso. In tale occasione saranno illustrati i risultati dei<br />
2006 771
Sezione III: Attività per progetti<br />
questionari raccolti e saranno effettuate prove di assaggio degli alimenti funzionali<br />
preparati dall’U.O. della Dott.ssa Morisco durante il progetto.<br />
Sempre in tale ambito, l’U.O. del Prof. L. Casini somministrerà ai soggetti<br />
un nuovo questionario per verificare in quale misura l’intervento di educazione<br />
alimentare modifichi il comportamento della domanda e per testare<br />
puntualmente le possibili modalità per evidenziare nel marketing mix gli esiti<br />
espressi dal campione nell’ambito dei test di palatabilità e di gradimento sensoriale.<br />
E si esplorerà l’eventuale variazione nei termini di disponibilità a<br />
pagare e, di conseguenza, il corretto posizionamento strategico in cui i prodotti<br />
innovativi si troveranno a competere.<br />
Si allega il programma dettagliato dell’Unità Operativa 7 che fa capo<br />
alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
772 2006
Studio epidemiologico sul rischio alimentare negli adolescenti<br />
U. O. 7 – CeSAR (Centro Studi in Alimentazione e Riabilitazione)<br />
Marco Traballesi<br />
CONTRIBUTO SPECIFICO FORNITO AL PROGRAMMA<br />
L’U.O. IRCCS <strong>Fondazione</strong> S. <strong>Lucia</strong> svilupperà un protocollo per la determinazione<br />
del livello di attività fisica e di fitness cardiorespiratoria che sarà<br />
poi utilizzato nel campione di adolescenti seguiti nell’intero programma. Il<br />
protocollo prevede l’uso di accelerometri e cardiofrequenzimetri da portare<br />
per una intera giornata, congiuntamente a diari di attività. Saranno inoltre<br />
effettuate determinazioni del metabolismo basale e dei costi di attività standardizzate<br />
utilizzando un metabolimetro K4B2. Saranno inoltre sviluppati<br />
questionari sulle conoscenze, le attitudini e le pratiche relative all’attività<br />
fisica. L’analisi dei dati consentirà di illustrare l’uso del tempo, di stimare il<br />
dispendio energetico e di comprendere le ragioni delle scelte compiute<br />
rispetto all’attività fisica e sportiva.<br />
METODOLOGIA<br />
Nella prima fase del progetto (anno 1) saranno confrontate diverse<br />
metodologie per la valutazione della fitness cardiorespiratoria, determinando<br />
la VO2 max con test su cicloergometro e su tapis roulant. In secondo<br />
luogo, saranno effettuate misure del costo di attività standardizzate e del<br />
quoziente respiratorio a diversa distanza temporale dalle occasioni di consumo<br />
di alimenti, nonché in risposta a pasti standardizzati, su campioni di<br />
adolescenti di sesso maschile e femminile, utilizzando un metabolismo<br />
K4B2. Saranno inoltre utilizzati accelerometri e cardiofrequenzimetri per la<br />
misura del livello di attività fisica. Saranno infine sviluppati un questionario<br />
sull’uso del tempo e un questionario sulle attitudini e le pratiche relative<br />
all’attività fisica.<br />
Nella seconda fase del progetto (secondo semestre anno 1, primo<br />
semestre anno 2) i protocolli e gli strumenti sviluppati saranno applicati<br />
ai campioni di adolescenti selezionati dalle altre unità operative. Si<br />
chiederà alle altre unità di somministrare ai campioni di adolescenti da esse<br />
studiati il questionario sulle attitudini e le pratiche relative all’attività fisica<br />
e il diario sull’uso del tempo. Quest’ultimo sarà ripetuto per tre giorni<br />
diversi della settimana, a distanza di due settimane l’uno dall’altro, così<br />
da ottenere una migliore rappresentazione dello stile di vita. In alcune Unità<br />
saranno inoltre utilizzate determinazioni del livello di attività fisica<br />
mediante l’uso degli accelerometri o dei cardiofrequenzimetri. A Roma<br />
saranno inoltre effettuate determinazioni del livello di fitness cardiorespiratoria<br />
in un campione di adolescenti di diversa età, stadio di sviluppo<br />
e sesso.<br />
Nella terza fase (secondo semestre anno 2) sarà effettuato l’inserimento<br />
dei dati sull’uso del tempo e sulle attitudini e le pratiche relative all’attività<br />
2006 773
Sezione III: Attività per progetti<br />
fisica. Saranno inoltre analizzati i dati tratti dalle misure oggettive di attività<br />
fisica (con accelerometri e cardiofrequenzimetri), così da interpretare e convalidare<br />
le informazioni ottenute con i questionari. L’analisi dei dati consentirà<br />
di descrivere l’uso del tempo delle diverse coorti di adolescenti, di conoscere<br />
le ragioni delle scelte relative all’attività fisica e di valutare il livello di<br />
fitness cardiorespiratoria nei soggetti di diversa età e sesso.<br />
774 2006
UTILIZZO DELLA VIBRAZIONE MUSCOLARE<br />
NEL RECUPERO MOTORIO<br />
IN PAZIENTI CON ESITI DI ICTUS CEREBRALE<br />
Responsabile scientifico di progetto<br />
BARBARA MARCONI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2006 – Regione Lazio
Sezione III: Attività per progetti<br />
INTRODUZIONE<br />
L’ictus è tra le più comuni cause di disabilità insorgente nell’età adulta. Sei<br />
mesi dopo l’evento vascolare, solo il 60% delle persone sottoposte ad intervento<br />
riabilitativo ha raggiunto un’indipendenza nelle semplici attività della vita quotidiana.<br />
Questo processo di recupero motorio è spesso ostacolato dalla presenza<br />
di spasticità, una condizione patologica tipica dell’ictus, ma presente in numerose<br />
altre patologie neurologiche, che si caratterizza per un aumento abnorme<br />
del tono muscolare a riposo. La spasticità può interferire in misura rilevante sul<br />
movimento ed alterarne l’esecuzione; essa può interessare, diffusamente, la<br />
muscolatura del tronco e degli arti o, selettivamente, determinati muscoli e, in<br />
particolare quando compromette i movimenti distali e fini dell’arto superiore,<br />
risulta molto invalidante per la qualità della vita del paziente.<br />
Le ragioni per trattare la spasticità sono dunque diverse in quanto la sua<br />
riduzione favorisce l’applicazione di programmi di terapia fisica ed occupazionale.<br />
In aggiunta alla tradizionale terapia fisica, sono comunemente usate<br />
altre terapie per il trattamento della spasticità che includono gli anestetici<br />
locali, i blocchi nervosi con alcool e fenolo, la tossina botulinica A, i trattamenti<br />
farmacologici con GABA-agonisti (baclofen) e benzo-diazepine. Questi<br />
farmaci possono però presentare effetti secondari sistemici e centrali che ne<br />
limitano l’uso soprattutto nel paziente con deficit cognitivi e/o epilessia.<br />
Diverse ricerche hanno dimostrato che le reti nervose deputate al controllo<br />
motorio costituiscono un substrato plastico, possono cioè essere modificate<br />
mediante trattamenti non invasivi e non farmacologici. La vibrazione<br />
meccanica costituisce uno stimolo potente e specifico per queste reti e, dal<br />
1963, sono state condotte numerose ricerche per definire un protocollo di stimolazione,<br />
basato sulla vibrazione meccanica, in grado di produrre modifiche<br />
persistenti e selettive del controllo motorio.<br />
<strong>Solo</strong> recentemente, tuttavia, sono stati individuati parametri di vibrazione<br />
in grado di dare effetti persistenti oltre la fine della stimolazione vibratoria<br />
meccanica. Due lavori molto recenti (Brunetti O., Filippi G.M., et al. (2006)<br />
Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 14(11): 1180-1187; Fattorini L., Ferraresi<br />
A., et al. (2006) Eur J Appl Physiol 98(1): 79-87) hanno dimostrato la possibilità<br />
di indurre modifiche della funzione neuromotoria di notevole ampiezza e<br />
durata (mesi) sia in soggetti sani, sia in pazienti. In entrambi i lavori, gli<br />
effetti ottenuti con il medesimo protocollo e con la medesima specifica strumentazione,<br />
sono stati attribuiti a modifiche plastiche dei sistemi neuromotori<br />
sottesi al controllo articolare.<br />
OBIETTIVI<br />
La regolazione della funzione articolare è considerata una delle funzioni<br />
più complesse e cruciali del nostro sistema motorio ed un suo alterato controllo<br />
è alla base della spasticità. La possibilità di controllare o ridurre significativamente<br />
la perdita di controllo articolare, presente in molte patologie e<br />
tipica della spasticità, con una procedura assolutamente non invasiva e non<br />
farmacologica, quale la vibrazione meccanica, appare fortemente suggestiva.<br />
Le recenti pubblicazioni suggeriscono che tale possibilità è oggi considerabile.<br />
776 2006
Utilizzo della vibrazione muscolare nel recupero motorio in pazienti con esiti di ictus…<br />
Partendo da questa ipotesi, uno studio preliminare eseguito su soggetti<br />
sani, condotto dalla Dr.ssa Marconi e collaboratori presso la <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, ha documentato che, dopo vibrazione muscolare, si assiste ad un<br />
aumento dell’inibizione corticale in quella porzione di cervello che manda il<br />
comando ai muscoli scheletrici. Nel loro insieme, questi dati suggeriscono che<br />
sia possibile agire direttamente sui circuiti di controllo motorio inducendo<br />
modifiche tali da produrre una significativa riduzione della spasticità nel<br />
paziente neurologico, e quindi da favorirne il recupero motorio.<br />
Lo scopo di questo progetto di ricerca sarà quello di sottoporre una<br />
popolazione selezionata di pazienti con spasticità in esito da ictus cerebrale<br />
ad una serie di valutazioni cliniche (punteggi ottenuti prima e dopo trattamento<br />
nelle principali scale di valutazione neurologica e di disabilità<br />
funzionale) e neurofisiologiche precedenti e successive al protocollo di stimolazione<br />
meccanica di forza.<br />
Il protocollo si baserà sul trattamento documentato nelle pubblicazioni<br />
scientifiche sopra citate e si svolgerà per 3 giorni consecutivi, effettuando 3<br />
applicazioni al giorno della durata di 10 minuti. Per valutare i cambiamenti<br />
neurofisiologici nella corteccia motoria dei pazienti affetti da spasticità, verrà<br />
effettuata una valutazione mediante Stimolazione Magnetica Transcranica<br />
(TMS). La TMS è una metodica in grado di studiare, in maniera non invasiva<br />
i fenomeni eccitatori (soglia di eccitabilità, potenziali evocati motori o MEP,<br />
curve di facilitazione intracorticale al doppio stimolo magnetico) ed inibitori<br />
(periodo silente EMG o SP, curve di inibizione intracorticale al doppio stimolo<br />
magnetico) della corteccia motoria del soggetto sano così come del<br />
paziente neurologico.<br />
Numerosi studi con TMS hanno dimostrato che, nella spasticità secondaria<br />
a lesione delle vie motorie centrali, si assiste ad una alterazione della<br />
soglia di eccitabilità, del tempo di conduzione centrale, della durata del<br />
periodo silente e delle curve di inibizione/facilitazione intracorticale. Utilizzando<br />
stimoli magnetici focali è possibile inoltre studiare l’organizzazione<br />
somatotopica delle aree di rappresentazione corticale dei vari muscoli, in<br />
particolare dei muscoli della mano e del braccio e di valutare i processi di<br />
riorganizzazione plastica secondari a lesioni neurologiche. In particolare, la<br />
valutazione neurofisiologica mediante TMS riguarderà la rappresentazione<br />
corticale del muscolo affetto da spasticità prima e dopo trattamento con stimolazione<br />
meccanica di forza secondo il protocollo sopra descritto.<br />
Le valutazioni cliniche e neurofisiologiche verranno effettuate prima e dopo<br />
il trattamento a diversi intervalli temporali (1 settimana, 1 mese, 3 mesi) al fine<br />
di valutare se le modificazioni corticali osservate sono persistenti nel tempo.<br />
Discussione<br />
La possibilità di ridurre la spasticità in esito ad ictus cerebrale mediante<br />
tale trattamento può rappresentare un importante ed innovativo approccio,<br />
del tutto non invasivo, ad una patologia frequente e altamente invalidante.<br />
Inoltre, documentare i fenomeni di plasticità corticale e la loro persistenza nel<br />
tempo può costituire un potente strumento per la valutazione dei meccanismi<br />
di recupero funzionale e per la quantificazione della risposta terapeutica.<br />
2006 777
VALUTAZIONE NEUROFISIOLOGICA<br />
E IMMUNO-MOLECOLARE IN TOPI EAE<br />
E IN PAZIENTI CON SM E DEFICIT COGNITIVI<br />
Coordinatore scientifico di progetto<br />
LUCA BATTISTINI<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 1 – Luca Battistini<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 3 – Francesco Cecconi<br />
Università di Roma Tor Vergata – IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
U.O. 5 – Paola Bossù<br />
IRCCS S. <strong>Lucia</strong><br />
Finanziamento 2005 – Ministero della Salute “ Programmi speciali ”<br />
Art. 12 bis, d.lgs. 229/99
Sezione III: Attività per progetti<br />
UNITÀ OPERATIVE COINVOLTE<br />
U.O. 1 – Unità di Neuroimmunologia (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS, Roma) –<br />
Luca Battistini<br />
U.O. 2 – Unità di Neuroimmunologia (<strong>Fondazione</strong> San Raffaele del Monte<br />
Tabor, Milano) – Gianvito Martino<br />
U.O. 3 – Unità di Neuroembriologia Molecolare (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
IRCCS, Roma) – Francesco Cecconi<br />
U.O. 4 – Laboratorio di Neurofisiologia, Dipartimento di Neuroscienze (Università<br />
di Roma Tor Vergata) – Diego Centonze<br />
U.O. 5 – Unità di Neuropsicobiologia Sperimentale (<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong><br />
IRCCS, Roma) – Paola Bossù<br />
MOTIVAZIONI E OBIETTIVO FINALE<br />
Nel presente progetto ci proponiamo di individuare e validare markers biologici<br />
e funzionali associati a deficit cognitivi in pazienti con Sclerosi Multipla<br />
(SM) e in topi EAE. Lo studio clinico, neurofisiologico, immunologico e biomolecolare<br />
su pazienti con SM fornirà un importante complemento allo studio<br />
puramente sperimentale. Il progetto si articola quindi in due diversi momenti:<br />
1. L’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE) verrà indotta in<br />
topi C57BL/6 mediante immunizzazione con proteina oligodendrocitaria della<br />
mielina (MOG). Gli animali saranno quindi sacrificati in diversi momenti<br />
dopo l’immunizzazione, corrispondenti alle fasi di picco e cronicità della<br />
malattia e saranno studiati parametri comportamentali, elettrofisiologici,<br />
morfologici, biomolecolari ed immunologici.<br />
2. Parallelamente alla valutazione della fase di malattia nei topi EAE si<br />
procederà, nei laboratori coinvolti nello studio, alla valutazione cognitiva, biomolecolare<br />
ed immunologica in pazienti affetti da Sclerosi Multipla con<br />
disturbi cognitivi nelle varie fasi di malattia.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
Il progress report relativo al progetto dovrebbe riassumere i risultati ottenuti<br />
dalle Unità Operative coinvolte. I risultati dovrebbero essere valutati considerato<br />
ciò che era stato proposto nel progetto originario. Il coordinatore ed i<br />
responsabili scientifici delle Unità Operative dovrebbero specificare i seguenti<br />
punti nel progress report: risultati finali ottenuti, pubblicazioni inerenti il progetto,<br />
differenze concernenti ciò che era stato proposto spiegando, eventualmente,<br />
perché gli obiettivi di ricerca non sono stati raggiunti.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI<br />
Nel corso della prima fase del programma, ci proponiamo di:<br />
• Caratterizzare i processi di morte cellulare tipici di apoptosi ed autofagia<br />
in modelli animali di encefalomielite autoimmune sperimentale.<br />
780 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
• Validare markers fenotipici o funzionali utili a identificare nuove sottopopolazioni<br />
di linfociti T regolatori nei topi EAE.<br />
• Studiare l’attività funzionale dei recettori NMDA del glutammato e la<br />
frequenza e/o ampiezza delle correnti postsinaptiche eccitatorie spontanee<br />
(sEPSCs) registrate nello striato dei topi con EAE.<br />
• Identificare nell’ambito delle molecole correlate al sistema dell’interleuchina-18,<br />
potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit cognitivi<br />
nel modello animale di Sclerosi Multipla, rappresentato dai topi EAE.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Per ciascuna Unità Operativa, gli indicatori più affidabili per la verifica dei<br />
risultati intermedi consisteranno nella riproducibilità degli stessi e nell’eventuale<br />
consistenza di tali dati con quelli esistenti nella letteratura e ottenuti in<br />
altri laboratori. Di cruciale importanza sarà perciò la discussione, tramite<br />
seminari, visite, e partecipazioni a convegni, con colleghi impegnati in attività<br />
di ricerca simili, allo scopo di individuare precocemente eventuali discrepanze<br />
nei risultati. Un ‘work in progress’ durante un incontro tra i responsabili di<br />
tutte le U.O. alla fine dei primi 12 mesi sarà organizzato dal coordinatore per<br />
verificare gli obiettivi proposti e ottimizzare le tecniche impiegate.<br />
METODOLOGIA<br />
Experimental Allergic Encephalomyelitis (EAE) in mice – Useremo due tipi<br />
differenti di EAE. Indurremo EAE cronico progressiva in topi C57/BL6<br />
mediante immunizzazione con 200µg/topo di MOG35-55 (Espikem, Firenze,<br />
Italia). Gli antigeni saranno emulsionati 1:1 in adiuvante completo di Freund<br />
(contenente IFA più 4 mg/ml Mycobacterium Tuberculosis; ceppo H37, Difco)<br />
e 300 µl di temulsione finale saranno iniettati nei fianchi e alla base della<br />
coda. Inietteremo tossina pertussica (500 ng per topo) il giorno dell’immunizzazione<br />
e 48 ore dopo. EAE ricorrente remittente in topi SJL mediante due<br />
immunizzazioni, a distanza di 7 giorni, con 300µg/topo di PLP139-151 (Espikem,<br />
Firenze, Italia). Gli antigeni saranno emulsionati 1:1 in adiuvante completo<br />
di Freund (contenente IFA più 4 mg/ml Mycobacterium Tuberculosis;<br />
ceppo H37, Difco) e 100 µl di temulsione finale saranno iniettati nei fianchi.<br />
Inietteremo tossina pertussica (500 ng per topo) il giorno della prima immunizzazione<br />
e 24 ore dopo. Peso e punteggio clinico saranno valutati quotidianamente<br />
(0 = sano, 1 = paresi coda, 2 = paresi arti posteriori, 3 = plegia arti<br />
posteriori, 4 = tetraparalisi, 5 = moribondo).<br />
Test comportamentali – (a) Radial maze: l’apparato consiste di otto braccia<br />
che partono da una piattaforma ottagonale. I topi saranno posti al centro<br />
e potranno raggiungere cibo messo al termine degli otto corridoi. Per<br />
ogni trial, verranno registrati automaticamente il numero delle scelte, il<br />
numero delle scelte corrette prima del primo errore, il numero degli errori,<br />
gli errori di omissione, il tempo decisionale tra le scelte, la distanza percorsa.<br />
La durata ideale dei trial deve essere stabilita. (b) Fear-conditioning:<br />
2006 781
Sezione III: Attività per progetti<br />
la camera di training ha quattro pareti opache e una griglia elettrificata. Il<br />
training e il test di con<strong>testo</strong> verranno effettuati in questa camera. Il test<br />
dello stimolo viene effettuato in una camera differente. Il rumore di background<br />
deve essere inferiore a 55dB. Un altoparlante e una videocamera<br />
miniaturizzata saranno sospesi sopra le camere. I topi saranno esposti alla<br />
camera di conditioning per 10min per i due giorni precedenti il training. Ai<br />
topi verrà quindi somministrato il fear-conditioning consistente in 1min di<br />
adattamento, 3min di conditioning che iniziano con 15sec di presentazione<br />
del suono con shock elettrico negli ultimi due sec (delay fear-conditioning)<br />
o 15sec dopo la fine del suono (trace fear-conditioning). Il test di con<strong>testo</strong><br />
consiste di 2min senza tono, mentre il test di stimolo di un min senza stimolo<br />
e 1min con stimolo. Durante ogni trial verranno registrati la frequenza<br />
di freezing in continuo sia in manuale che con registrazione automatica. (c)<br />
Conditioned taste aversion: topi saranno messi in deprivazione d’acqua somministrando<br />
acqua due volte al giorno per mezz’ora. Nel giorno del condizionamento<br />
avranno a disposizione una soluzione di saccarina al 5% per<br />
mezz’ora alla fine della quale i topi riceveranno un’iniezione intraperitoneale<br />
di LiCl (0.15M, 20ml/kg) per causare nausea. Dopo 48, 72, e 96 h, ai<br />
topi viene presentata saccarina o acqua per testare l’evitamento i contenitori<br />
contenenti i fluidi per misurare il consumo.<br />
Test immunologici – Le cellule mononucleate del sangue periferico<br />
(PBMC) verranno isolate dal sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi<br />
Multipla mediante centrifugazione su gradiente discontinuo di densità (Ficollhypaque),<br />
seguendo procedure standard. Per ciascuna marcatura verranno<br />
utilizzate 0.5×10 6 PBL, in un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali,<br />
coniugati con i fluorocromi appropriati, verranno aggiunti sterilmente<br />
alle concentrazioni ottimali predeterminate, e le cellule saranno incubate a<br />
4 C per 10 minuti. Le cellule verranno quindi lavate due volte, risospese in<br />
250 µl PBS con 0,5% FCS, e passate al citofluorimetro per l’analisi. Per<br />
ogni campione verranno acquisiti 2x10 6 eventi per permettere una precisa<br />
valutazione di ogni sottopopolazione linfocitaria. Per la caratterizzazione<br />
delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati i seguenti reagenti: Pannello<br />
linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d. Pannello cellule effettrici:<br />
CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L, pannello cellule attivate: CD25,<br />
CD56, CD69, CD154. L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro<br />
FACSCanto (Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High<br />
Speed Cell Sorter MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione<br />
dei dati e il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />
Test biomolecolari –(a) Valutazione in situ su sezioni di tessuto nervoso<br />
ex-vivo, mediante tecniche di analisi istopatologica, immunoistochimica, analisi<br />
ultrastrutturale al microscopio elettronico ed eventualmente immunorivelazione<br />
su sezioni ultrafini pre-incubate con l’anticorpo d’interesse, dei tratti<br />
biomorfologici caratteristici delle cellule apoptotiche e dei canonici marcatori<br />
molecolari di apoptosi (attività caspasica, livelli di espressione dell’apoptosoma,<br />
sua localizzazione sub-cellulare e frammentazione del DNA). Su<br />
782 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
estratti proteici da tessuto verrà inoltre analizzato il grado di attivazione delle<br />
calpaine, il livello di espressione nel tempo delle proteine della risposta allo<br />
shock termico (hsp70, hsp27) e delle superossido dismutasi, per valutare il<br />
grado di stress cellulare in atto. Si valuteranno poi marcatori della progressione<br />
del danno cellulare, ossia i cosiddetti marcatori sub-letali, quali la<br />
localizzazione della catalasi perossisomiale ed il grado di fosforilazione della<br />
proteina tau. Infine sarà analizzato il processo autofagico mediante il rilevamento<br />
ultrastrutturale della presenza di vescicole autofagiche, lo studio della<br />
lipidazione di LC3 e della sua traslocazione agli autofagosomi, la localizzazione<br />
dei precursori autofagici Beclin-1 e Ambra-1. (b) Valutazione in situ su<br />
cellule primarie e preparati freschi (tissue slices) derivati da regioni specifiche<br />
del sistema nervoso di animali EAE mediante le tecniche sopradescritte ed a<br />
tempi diversi di coltura a partire dall’espianto (ad esempio, l’attivazione delle<br />
calpiane verrà valutata dopo 20 giorni d’incubazione). In questi sistemi<br />
in vitro si potrà anche modulare la risposta apoptotica ed autofagica,<br />
mediante induzione di entrambi i processi. Per il rilevamento dell’autofagia<br />
sarà possibile applicare la tecnica della misurazione del grado di acidificazione<br />
vescicolare previo trattamento con il colorante Arancio d’acridina e successiva<br />
valutazione al citofluorimetro dello spettro di emissione.<br />
Test neurofisiologici – La tecnica di registrazione elettrofisiologica da singolo<br />
neurone impiegata sarà quella di “ whole-cell patch clamp recording ”.<br />
TRASFERIBILITÀ DEI RISULTATI E DEI PRODOTTI<br />
Il miglioramento delle conoscenze scientifiche sulla patogenesi dei<br />
disturbi cognitivi associati alla Sclerosi Multipla resta un obiettivo essenziale<br />
per lo sviluppo di interventi terapeutici atti ad arrestare, ed eventualmente far<br />
regredire, l’evoluzione del processo patologico che ne è alla base. Lo scopo<br />
ultimo della nostra ricerca è pertanto quello di individuare dei target molecolari<br />
e cellulari per interventi terapeutici alternativi (o complementari) a quelli<br />
esistenti.<br />
La qualità dei risultati finali raggiunti potrà essere valutata sulla base<br />
della coerenza dei risultati stessi e la correttezza sperimentale utilizzata nel<br />
loro raggiungimento. Per risultati attinenti alla ricerca di base, quali quelli<br />
del presente progetto, lo strumento principale e comunemente accettato<br />
per la verifica della qualità dei risultati sperimentali è dato dal giudizio di<br />
referees internazionali, a seguito di pubblicazioni scientifiche su riviste<br />
nazionali ed internazionali, oltre che da resoconti avuti a seguito di partecipazioni<br />
a congressi.<br />
I sistemi modello allestiti nel presente progetto, inoltre, saranno disponibili<br />
per la comunità scientifica per test pre-clinici di farmaci dopo la pubblicazione<br />
dei risultati. Allo stesso modo, i marcatori recettoriali, postrecettoriali,<br />
sinaptici, molecolari, comportamentali e immunologici messi in luce alla fine<br />
del progetto saranno disponibili per testare ipotesi e per la messa a punto di<br />
trattamenti terapeutici razionali per la cura delle malattie autoimmuni del<br />
sistema nervoso centrale.<br />
2006 783
Sezione III: Attività per progetti<br />
BASE DI PARTENZA SCIENTIFICA<br />
La Sclerosi Multipla è una patologia autoimmune del sistema nervoso<br />
centrale (SNC), in cui l’attacco immunitario, mediato da linfociti autoreattivi,<br />
è diretto contro antigeni mielinici. Il ruolo fondamentale dei linfociti T autoreattivi<br />
nello sviluppo della lesione demielinizzante è documentato da diverse<br />
evidenze: (a) l’encefalite autoimmune sperimentale (EAE), modello sperimentale<br />
murino di SM, può essere indotta mediante il trasferimento passivo di<br />
linfociti T specifici per antigeni mielinici; (b) la caratteristica istopatologica<br />
fondamentale della SM è rappresentata dalla lesione demielinizzante, con un<br />
infiltrato cellulare perivenulare che sottolinea il ruolo sostanziale dei linfociti<br />
T nel determinare il processo infiammatorio che porta al danno alla guaina<br />
mielinica.<br />
Dati recenti suggeriscono che in corso di SM, insieme a fenomeni infiammatori<br />
a carico della sostanza bianca, si verificano eventi patologici neurodegenerativi<br />
che interessano primariamente la componente neuronale del SNC.<br />
Benché non sia ancora chiaro in che modo un danno primitivamente autoimmune<br />
rivolto contro la componente gliale possa dare il via a fenomeni di<br />
degenerazione neuronale, recenti dati assegnano ai cosiddetti linfociti T regolatori<br />
e ad altri fattori non noti un ruolo critico in tale processo. In linea con<br />
questa ipotesi, è stato dimostrato che la attività di tali cellule viene modulata<br />
da classici neurotrasmettitori, quali la dopamina, strettamente coinvolti nella<br />
morte neuronale degenerativa e nei rimaneggiamenti plastici della trasmissione<br />
sinaptica che hanno luogo durante fenomeni neurodegenerativi. È da<br />
tener presente, inoltre, che l’eventuale contributo di altri fattori immunitari,<br />
cellulari o umorali, nella patogenesi dei deficit cognitivi e del danno neurodegenerativo<br />
in corso di SM è ancora largamente sconosciuto. Sono disponibili<br />
pochissimi studi sui meccanismi di plasticità e rigenerazione attivi in corso di<br />
sclerosi multipla e nel suo modello murino, l’EAE. Nella SM il decadimento<br />
delle funzioni cognitive è un evento di frequente riscontro ma non sono<br />
ancora note le basi patogenetiche di tale disfunzione. Circa la metà di tutti i<br />
pazienti affetti da SM esibiscono dei deficit misurabili mediante test neuropsicologici.<br />
La riduzione della capacità di apprendimento e delle funzioni mnesiche<br />
e la riduzione della velocità di elaborazione delle informazioni sono<br />
molto frequenti e spesso si associano a deficit delle abilità visuo-spaziale e<br />
delle funzioni esecutive.<br />
ARTICOLAZIONE<br />
Il completamento delle nostre conoscenze sui deficit cognitivi associati<br />
alle malattie demielinizzanti potrà essere raggiunto solo da un approccio<br />
integrato e multidisciplinare allo studio del processo di danno funzionale e<br />
strutturale neuronale, che valorizzi l’interazione tra metodiche e competenze<br />
professionali complementari. Poiché i diversi determinanti cellulari e molecolari<br />
nel danno neuronale associato a demielinizzazione hanno un peso estremamente<br />
variabile nelle diverse fasi della sclerosi multipla, si comprende<br />
come sia essenziale approcciarne lo studio con metodiche differenti in grado<br />
784 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
di individuare e caratterizzare quei fattori che sono in primo piano nella fase<br />
infiammatoria e degenerativa immunomediata. Le molteplici metodiche e<br />
competenze professionali coinvolte nel presente progetto permetteranno di<br />
osservare da varie angolazioni gli eventi cellulari, immunologici e biomolecolari<br />
coinvolti nel processo di danno neuronale responsabile di deficit cognitivi<br />
in patologie demielinizzanti, fornendo una visione completa dei meccanismi<br />
patologici operanti.<br />
L’obiettivo finale del progetto è quello di individuare e validare markers<br />
biologici e funzionali associati a deficit cognitivi in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />
Per raggiungere tale obiettivo diversi aspetti del problema verranno studiati.<br />
Metodiche di citometria a flusso, elettrofisiologia, biologia molecolare e<br />
metodiche più classicamente immunologiche (ELISA, proliferazioni, assays di<br />
migrazione e di adesione, etc.) verranno impiegati. Sia pazienti con SM sia<br />
topi affetti dalla forma sperimentale di malattia (EAE) con deficit cognitivi e<br />
non verranno impiegati per avere la possibilità di confermare anche in vivo in<br />
topi con EAE ciò che verrà misurato ex-vivo nei pazienti. Il gruppo proponente<br />
è qualificato per svolgere tale progetto, possiede competenze complementari<br />
ed ha una lunga e documentata esperienza nella materia oggetto<br />
dello studio. Il progetto si divide in 2 workpackages che di seguito sono<br />
meglio dettagliati.<br />
WP 1 – L’induzione della EAE dovrà avvenire in topi C57/bl6 femmine<br />
(6-8 settimane) mediante immunizzazione con iniezione sottocutanea di 200<br />
microgrammi di MOG35-55 (o peptide PLP 139-151 per il modello ricorrenteremittente)<br />
in adiuvante di Freund (Difco, Detroit, MI, USA) supplementato<br />
con 4 mg/ml di Micobacterium tuberculosis (ceppo H37Ra; Difco). I topi,<br />
inoltre, riceveranno 500 ng di tossina pertussica ev (Sigma, St. Louis, MI,<br />
USA) al momento dell’immunizzazione e 48 ore dopo.<br />
Nei topi con EAE, le valutazioni comportamentali, immunologiche, biomolecolari<br />
ed elettrofisiologiche verranno effettuate durante le fasi acuta e<br />
cronica di malattia che seguono l’immunizzazione.<br />
Studio comportamentale – Verranno messi a punto test comportamentali<br />
in grado di valutare in topi affetti da EAE funzioni cognitive come la memoria<br />
spaziale, la memoria associativa e la velocità di elaborazione. Ottimizzeremo<br />
i protocolli per il radial maze, il fear-conditioning e il conditioning taste aversion<br />
per topi affetti da EAE cronica o ricorrente remittente, adattandoli alle<br />
loro abilità motorie. Useremo due modelli differenti di EAE, uno cronicoprogressivo<br />
indotto in topi C57/BL6 mediante immunizzazione con MOG35-<br />
55 e uno di EAE ricorrente-remittente indotto in topi SJL mediante immunizzazione<br />
con PLP139-151. La memoria spaziale sarà valutata mediante radial<br />
maze, la memoria associativa mediante fear-conditioning e il conditioning<br />
taste aversion, mentre la velocità di elaborazione sarà indagata usando protocolli<br />
ravvicinati o spaziati dei due test precedenti. Le abilità motorie saranno<br />
valutate prima dei test cognitivi mediante footprint e rotarod.<br />
Studio elettrofisiologico – Mediante l’impiego di un vibratomo verranno<br />
preparate delle fettine di tessuto cerebrale dei topi con EAE che presente-<br />
2006 785
Sezione III: Attività per progetti<br />
ranno o meno deficit cognitivi. Tali fettine comprenderanno il nucleo striato e<br />
la corrispondente corteccia cerebrale. Da tali fettine, mantenute vitali grazie<br />
ad un sistema di perfusione con liquido cerebrospinale artificiale ossigenato e<br />
mantenuto a temperatura costante, verranno effettuate delle registrazioni<br />
elettrofisiologiche da singolo neurone striatale. La tecnica utilizzata sarà<br />
quella del “ whole-cell recording ” in modalità di “ voltage-clamp ”. I neuroni<br />
striatali verranno individuati per le loro proprietà di membrana e morfologiche.<br />
L’identificazione morfologica sarà possibile grazie all’impiego di una tecnica<br />
di microscopia a raggi infrarossi che permetterà di distinguere i neuroni<br />
di minore diametro cellulare (20-30 µm), tipico dei neuroni di proiezione, da<br />
quelli di maggiori dimensioni (30-50 µm), tipico degli interneuroni.<br />
Allo scopo di isolare farmacologicamente gli eventi sinaptici GABAergici<br />
da quelli glutammatergici, tutte le nostre registrazioni verranno inizialmente<br />
effettuate in presenza di CNQX ed MK-801 per bloccare sia i recettori AMPA<br />
che NMDA del glutammato. Grazie ad un elettrodo di stimolazione bipolare<br />
posto all’interno dello striato, stimoleremo le fibre GABAergiche e registreremo<br />
in questo modo delle correnti postsinaptiche inibitorie evocate (eIPSCs)<br />
nei neuroni registrati. Studieremo inoltre la frequenza e l’ampiezza delle correnti<br />
postsinaptiche inibitorie spontanee (sIPSCs), registrate cioè senza<br />
alcuna stimolazione. Così come visto per la trasmissione GABAergica, le eventuali<br />
alterazioni sinaptiche presenti nei topi EAE con e senza deficit cognitivi<br />
verranno valutate sia su correnti postsinaptiche eccitatorie evocate (eEPSCs)<br />
che spontanee (sEPSCs).<br />
Studio immunologico – Dagli animali sacrificati verrà prelevata la milza<br />
per un parallelo studio immunologico.<br />
Nel presente progetto intendiamo studiare le caratteristiche fenotipiche e<br />
funzionali di sottopopolazioni linfocitarie in vivo, nei topi EAE con deficit<br />
cognitivi e non. Studieremo la frequenza e distribuzione delle sottopopolazioni<br />
linfocitarie T effettrici e T regolatorie e le loro caratteristiche di memoria<br />
immunologica e di attivazione nei diversi gruppi di animali. Lo stato di<br />
attivazione linfocitaria verrà poi valutato in relazione alle varie fasi di malattia<br />
e alle eventuali alterazioni cognitive e neurofisiologiche.<br />
Le cellule della milza vengono isolate mediante centrifugazione su gradiente<br />
discontinuo di densità (Ficoll-hypaque). Brevemente, dopo centrifugazione<br />
per 30 minuti a 660g, le cellule mononucleate sono raccolte dall’interfaccia<br />
del gradiente e lavate tre volte in RPMI centrifugando nuovamente a<br />
430g per 10 minuti ed infine sospese in RPMI 1640 supplementato con 10%<br />
FCS, 2mM di L-glutammina e 10 U/ml di penicillina e streptomicina e utilizzate<br />
per l’analisi citofluorimetrica.<br />
Anticorpi specifici per CD3, CD4, CD8, CD25, CD27, CD49d, CD62L,<br />
CD69, CCR6, αβ TCR saranno acquistati da Becton-Dickinson. L’analisi<br />
dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto Becton Dickinson,<br />
Cyan e su Sorter MoFlo (Dako). Per ogni campione verranno selezionati<br />
15.000 linfociti in base a criteri di dimensione (FSC) e di granulosità<br />
(SSC). I risultati saranno analizzati usando i software Summit (Cytomation)<br />
e FloJo (TreeStar).<br />
786 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
Verranno prelevati inoltre monociti e macrofagi isolati dalla milza e/o da<br />
lavaggi peritoneali dagli animali sacrificati per lo studio dell’espressione della<br />
citochina IL-18 e delle molecole ad essa correlate. In seguito a stimolazione in<br />
vitro con molecole infiammatorie (es. LPS) i sovranatanti e le cellule stesse<br />
verranno analizzati per valutare l’espressione di IL-18, IL-18 Binding Protein<br />
e delle due catene recettoriali di IL-18, mediante PCR quantitativa (Real Time<br />
PCR), saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />
del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’EAE i<br />
risultati ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati<br />
dagli altri studi di questo stesso WP.<br />
Studio biomolecolare – Verrà valutata l’insorgenza di tratti patologici<br />
molecolari ed istologici in tessuti ex-vivo di origine corticale e sottocorticale e<br />
cellule primarie corticali e sottocorticali derivate da topi con EAE nelle varie<br />
fasi di malattia con deficit cognitivi e non. Ad una prima analisi si verificherà<br />
la presenza di alterazioni morfologiche a livello dei processi neuritici. Dal<br />
punto di vista molecolare verranno quindi verificati i seguenti parametri di<br />
stress e morte cellulare:<br />
– attivazione di calpaine dopo 20 giorni di incubazione;<br />
– analisi dei tratti tipici dell’apoptosi (attivazione delle caspasi, livelli dell’apoptosoma<br />
e frammentazione del DNA);<br />
– incremento delle proteine di risposta allo shock termico hsp70 e hsp27<br />
e decremento della proteina di risposta allo stress ossidativo MnSOD;<br />
– iperfosforilazione di tau;<br />
– localizzazione sub-cellulare della catalasi;<br />
– formazione di autofagolisosomi in risposta a deprivazione di nutrienti<br />
(mediante immunoistochimica per le proteine traslocanti Beclin1 e LC3 e<br />
analisi morfologica ultrastrutturale per EM).<br />
WP 2 – Selezione, reclutamento pazienti e test cognitivi – Per il secondo<br />
obiettivo dello studio, arruoleremo 60 pazienti con SM afferenti al Centro per<br />
la Diagnosi e Cura della SM dell’Università di Tor Vergata diretto dal Dr. Centonze.<br />
In tali pazienti intendiamo effettuare un’analisi dettagliata della eventuale<br />
relazione esistente tra attività clinico-radiologica di malattia, presenza o<br />
assenza di deficit cognitivi e marcatori immunologici correlati. Tali pazienti<br />
saranno valutati clinicamente (Expanded Disability Status Scale (EDSS) ogni<br />
3 mesi), radiologicamente (Risonanza Magnetica Cerebrale con e senza gadolinio<br />
ogni 12 mesi). Saranno effettuati prelievi ematici per le valutazioni<br />
immunofenotipiche delle cellule linfocitarie in pazienti nelle varie fasi di<br />
malattia con e senza deficit cognitivi. La durata complessiva dello studio sarà<br />
di 24 mesi.<br />
Criteri d’inclusione:<br />
– Pazienti con SM definita secondo i criteri di Mc Donalds.<br />
– Età: 18-50 anni.<br />
– Durata di malattia: 2-20 anni.<br />
2006 787
Sezione III: Attività per progetti<br />
– EDSS: 0-6.<br />
– Anamnesi negativa per patologie neoplastiche.<br />
– Consenso informato.<br />
Criteri d’esclusione:<br />
– Pazienti che abbiano di recente cambiato regime terapeutico (p.es. iniziato<br />
interferone da meno di 3 mesi) o effettuato terapia corticosteroidea<br />
da meno di 60 giorni.<br />
– Pazienti partecipanti ad altri trials sperimentali.<br />
– Donne in stato di gravidanza, durante allattamento o che desiderino<br />
una gravidanza.<br />
– Gravi patologie psichiatriche.<br />
– Abuso di alcool e sostanze stupefacenti.<br />
– Gravi malattie sistemiche (con particolare riferimento ad endocrinopatie<br />
e malattie metaboliche).<br />
– Traumi cranici con sequelae.<br />
– Depressione valutata mediante scala di Beck.<br />
– Gravi menomazioni e disabilità che possano interferire con l’esecuzione<br />
dei test.<br />
Tutti i pazienti, al momento dell’arruolamento, verranno sottoposti ad<br />
una valutazione neurologica tramite l’EDSS (Expanded Disability Status<br />
Scale). La valutazione della disabilità mediante EDSS verrà ripetuta ogni 6<br />
mesi. La performance cognitiva e la RM verranno invece effettuate a cadenza<br />
annuale. Tutti i pazienti al momento dell’arruolamento verranno sottoposti ad<br />
una valutazione delle funzioni cognitive che verrà eseguita ogni anno per<br />
2 anni. Tutti i pazienti verranno sottoposti ai test 2 volte per una completa<br />
definizione delle capacità neuropsicologiche. I pazienti verranno sottoposti a<br />
batteria di Rao e lo Stroop test per le funzioni esecutive. Per la valutazione<br />
cognitiva verrà utilizzata la batteria di Rao (usando le versioni alternative per<br />
evitare l’effetto learning). Gli esami verranno suddivisi in due blocchi: il primo<br />
blocco corrisponde all’esame clinico ed alla somministrazione degli strumenti<br />
di autovalutazione; il secondo blocco corrisponde alla somministrazione della<br />
scala di Hamilton ed alla valutazione cognitiva.<br />
Studio immunologico – Caratterizzazione immunofenotipica e funzionale<br />
dei linfociti Treg. Per definire con precisione le sottopopolazioni delle cellule<br />
regolatorie verrà utilizzata la citofluorimetria policromatica. I linfociti Treg<br />
verranno grossolanamente identificati mediante marcatura con CD3, CD4, e<br />
CD25, e le diverse sottopopolazioni verranno identificate mediante l’uso di<br />
anticorpi monoclonali specifici per altri marker (vedi sotto). All’interno della<br />
popolazione di linfociti T CD4+, sulla base dell’espressione del CD25 possono<br />
essere identificate tre popolazioni distinte di cellule: CD25 high , CD25 low , e<br />
CD25 neg , ed è stato suggerito che la capacità soppressoria risieda principalmente<br />
nella popolazione di linfociti CD25 high , che è anche caratterizzata da<br />
mancanza di proliferazione in seguito a stimolazione in vitro senza l’aggiunta<br />
di IL-2. Dunque, le diverse popolazioni di CD4+CD25 high CD4+CD25 low , e<br />
788 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
CD4+CD25 neg possono essere sortate, e in effetti le cellule CD4+CD25 high sono in<br />
grado di inibire la proliferazione di cellule stimolate con anti-CD3; al contrario,<br />
le cellule CD4+CD25 low proliferano vigorosamente insieme alle cellule “ responder<br />
”, confermando che si tratta di una popolazione di cellule attivate prive di<br />
abilità soppressorie. Come previsto, le cellule CD25 neg , che sono costituite principalmente<br />
da cellule naive non effettrici, non inibiscono la proliferazione.<br />
L’espressione di recettori per le chemochine, e di marcatori della memoria<br />
immunologica verrà analizzata in combinazione con marcatori<br />
caratteristici delle cellule Treg (CD3, CD4, CD25), permettendo così l’identificazione<br />
delle diverse sottopopolazioni Treg. Mediante citofluorimetria<br />
policromatica verranno analizzati fino a 7 parametri su ogni singola cellula,<br />
ottenendo così un “ ritratto ” preciso delle sottopopolazioni linfocitarie. Le<br />
cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) verranno isolate dal<br />
sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla mediante centrifugazione<br />
su gradiente discontinuo di densità (Ficoll-hypaque), seguendo procedure<br />
standard. Per ciascuna marcatura verranno utilizzate 0.5x10 6 PBL,<br />
in un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali, coniugati con i<br />
fluorocromi appropriati, verranno aggiunti sterilmente alle concentrazioni<br />
ottimali predeterminate, e le cellule saranno incubate a 4 C per 10 minuti.<br />
Le cellule verranno quindi lavate due volte, risospese in 250 µl PBS con<br />
0,5% FCS, e passate al citofluorimetro per l’analisi. Per ogni campione verranno<br />
acquisiti 2 × 10 6 eventi per permettere una precisa valutazione di ogni<br />
sottopopolazione linfocitaria.<br />
Per la caratterizzazione delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati<br />
i seguenti reagenti: Pannello linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d.<br />
Pannello cellule effettrici: CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L. Pannello<br />
cellule attivate: CD25, CD56, CD69, CD154.<br />
L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto<br />
(Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High Speed Cell Sorter<br />
MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione dei dati e<br />
il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />
Valuteremo inoltre l’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa correlate<br />
(IL-18 BP, IL-18Rα, IL-18Rβ) nel siero e nei PBMC isolati da pazienti con<br />
MS con deficit cognitivi e non. Mediante analisi immunoenzimatica saranno<br />
valutati i livelli circolanti di IL-18 e del suo antagonista IL-18BP. Inoltre, con<br />
le cellule ottenute dagli stessi individui saranno effettuate delle stimolazioni<br />
in vitro e l’espressione di IL-18, IL-18 Binding Protein e delle due catene recettoriali<br />
di IL-18, verrà valutata mediante PCR quantitativa (Real Time PCR),<br />
saggi immunoenzimatici e citofluorimetrici. Allo scopo di verificare l’efficacia<br />
del sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’MS i risultati<br />
ottenuti da questa attività verranno comparati con i risultati derivati dagli<br />
altri studi di questo stesso WP.<br />
Studio biomolecolare dei processi di morte cellulare nel sistema immune<br />
– Alcuni sistemi ligando-recettore della famiglia dei recettori di morte,<br />
quali il sistema TNF od il sistema CD95/Fas, orchestrano in modo efficace la<br />
risoluzione dell’infiammazione ed il controllo delle reazioni immuni definendo<br />
2006 789
Sezione III: Attività per progetti<br />
popolazioni uniche di cellule T regolatorie (Treg), modulandone l’apoptosi ed<br />
influenzando la risposta dell’ospite alle infezioni. Inoltre, alcuni sottotipi Treg<br />
mostrano citotossicità dipendente dal pathway della perforina e del granzima<br />
B, rivolta contro cellule bersaglio autologhe, quali cellule T attivate CD4+ e<br />
CD8+, monociti CD14+ e cellule dendritiche mature ed immature. Entrambi i<br />
pathways coinvolti sinora nel controllo della risposta immune sono pathways<br />
estrinseci di morte cellulare, ovvero dipendenti da segnali esogeni.<br />
Poco o nulla si sa del controllo della morte cellulare nell’autoimmunità<br />
esercitato dalla via intrinseca all’apoptosi, cioè quella regolata dal mitocondrio<br />
e dal complesso multimolecolare definito apoptosoma. questo è composto<br />
dalla proteasi caspasi 9 e dalla molecola adattatrice Apaf1. Poiché tale<br />
pathway è definito come amplificatorio del pathway dei recettori di morte<br />
nel sistema immune durante il suo sviluppo, è di importanza fondamentale<br />
studiare e valutare il ruolo svolto dalle molecole del pathway intrinseco di<br />
morte nella sopravvivenza di singole popolazioni di Treg nei pazienti appartenenti<br />
ai gruppi sopra descritti. A questo scopo verranno saggiate in queste<br />
popolazioni cellulari in vitro ed in situ i livelli di espressione di mRNA e<br />
proteina dei geni chiave dei pathway estrinseci ed estrinseci di morte (Fas,<br />
FasL, TNF, TNFR, TRAIL, APAF1, CASP9, CASP7, CASP3, CASP12). Dal<br />
punto di vista funzionale si valuteranno le capacità di tali cellule di rilasciare<br />
il citocromo c dal mitocondrio in risposta a stimoli di morte<br />
mediante frazionamento cellulare e successivo immunoblot e mediante analisi<br />
per microscopia confocale.<br />
A questo scopo verranno usati anche test di attività in vitro e tecniche di<br />
immunoistochimica.<br />
OUTPUT<br />
0-6 mesi – Nei primi mesi della ricerca verranno messi a punto i modelli<br />
animali delle malattie degenerative oggetto del presente progetto, così come<br />
l’allestimento delle co-colture cellulari e l’addestramento comportamentale<br />
degli animali di laboratorio. Inizierà inoltre la raccolta dei dati preliminari<br />
dello studio da parte di ogni singola Unità Operativa.<br />
6-24 mesi – Analisi statistica dei dati ottenuti e preparazione di manoscritti<br />
per eventuale pubblicazione.<br />
0-24 mesi – Verranno organizzati incontri periodici tra le diverse Unità<br />
Operative. Tali incontri saranno facilitati dalla favorevole disposizione logistica<br />
dei vari laboratori di ricerca, così come dalla esistenza di consolidati<br />
rapporti di collaborazione tra alcuni dei gruppi coinvolti. Grazie a tali periodici<br />
incontri, ciascun gruppo avrà un costante aggiornamento sull’andamento<br />
della ricerca degli altri laboratori, traendone utili input per lo svolgimento del<br />
proprio lavoro. Verranno inoltre organizzati degli incontri e seminari con altri<br />
scienziati nazionali ed internazionali per la discussione dei dati.<br />
0-24 mesi – Partecipazione alla formazione di dottorandi di ricerca e<br />
medici specializzandi in neurologia.<br />
790 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
12-24 mesi – I risultati ottenuti nel corso dello svolgimento del presente<br />
progetto verranno pubblicati su riviste scientifiche nazionali ed internazionali,<br />
per cui potranno essere messi a disposizione della intera comunità scientifica<br />
internazionale. In aggiunta a pubblicazioni internazionali, i dati ottenuti<br />
da questo progetto verranno presentati a congressi nazionali ed internazionali<br />
e quindi discussi con scienziati attivamente impegnati nella ricerca clinica e<br />
di base riguardante le patologie autoimmuni del sistema nervoso centrale. In<br />
questo modo solleciteremo lo sviluppo di idee e lo scambio di informazioni<br />
utili per il progresso della ricerca in tale settore delle neuroscienze.<br />
Si allega il programma dettagliato delle Unità Operative 1, 3 e 5 che<br />
fanno capo alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS.<br />
2006 791
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 1 – Unità di Neuroimmunologia<br />
Luca Battistini<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
Identificazione di Markers fenotipici o funzionali utili a identificare<br />
nuove sottopopolazioni di linfociti T regolatori nei topi EAE e nei pazienti<br />
affetti da Sclerosi Multipla con disturbi cognitivi.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
Pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI<br />
Validazione delle tecniche di “ sorting ” ad alta velocità e di analisi fenotipica<br />
a 7 colori mediante citofluorimetria per gli obiettivi prefissati.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Alla fine della prima<br />
fase del progetto il responsabile dell’U.O. dovrebbe scrivere un riassunto dei<br />
risultati ottenuti, descrivendo le priorità sperimentali nei successivi 12 mesi<br />
per portare a termine gli obiettivi proposti.<br />
METODOLOGIA<br />
L’espressione di recettori per le chemochine e di marcatori della memoria<br />
immunologica verrà analizzata in combinazione con marcatori caratteristici<br />
delle cellule Treg (CD3, CD4, CD25), permettendo così l’identificazione delle<br />
diverse sottopopolazioni Treg. Mediante citofluorimetria policromatica verranno<br />
analizzati fino a 9 parametri su ogni singola cellula, ottenendo così un<br />
“ ritratto ” preciso delle sottopopolazioni linfocitarie.<br />
Le cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) verranno isolate<br />
dal sangue periferico dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla mediante centrifugazione<br />
su gradiente discontinuo di densità (Ficoll-hypaque), seguendo procedure<br />
standard. Per ciascuna marcatura verranno utilizzate 0.5 × 10 6 PBL, in<br />
un volume finale di 100 µl. Gli anticorpi monoclonali, coniugati con i fluorocromi<br />
appropriati, verranno aggiunti sterilmente alle concentrazioni ottimali<br />
predeterminate, e le cellule saranno incubate a 4 C per 10 minuti. Le cellule<br />
verranno quindi lavate due volte, risospese in 250 µl PBS con 0,5% FCS, e<br />
passate al citofluorimetro per l’analisi. Per ogni campione verranno acquisiti<br />
2 × 10 6 eventi per permettere una precisa valutazione di ogni sottopopolazione<br />
linfocitaria.<br />
792 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
Per la caratterizzazione delle cellule T effettrici regolatorie, verranno usati<br />
i seguenti reagenti: Pannello linfocitario: CD3, CD4, CD25, CCR6 e CD49d.<br />
Pannello cellule effettrici: CD3, CD4, CD8, CD27, CD45RA, CD62L. Pannello<br />
cellule attivate: CD25, CD56, CD69, CD154.<br />
L’analisi dei campioni verrà effettuata su citofluorimetro FACSCanto<br />
(Becton Dickinson), su citofluorimetro CyAn (Dako) e su High Speed Cell Sorter<br />
MoFlo (Dako), utilizzando il software Summit per l’acquisizione dei dati e<br />
il software FlowJo per l’analisi e la compensazione multiparametrica.<br />
2006 793
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 3 – Laboratorio di Neuroembriologia Molecolare<br />
Francesco Cecconi<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
Il contributo di questa U.O. al programma consiste nella dettagliata analisi<br />
biomolecolare della morte cellulare in modelli animali di encefalomielite<br />
autoimmune sperimentale (EAE) ed in popolazioni di cellule Treg di pazienti<br />
affetti da sclerosi multipla (MS) con/senza deficit cognitivo, con particolare<br />
attenzione ai marcatori di apoptosi (in primo luogo caspasi attive ed apoptosoma)<br />
ed autofagia (regolazione della formazione di autofagosomi ed autofagolisosomi).<br />
Si ritiene che il deficit cognitivo possa trovare riscontro in un<br />
processo di perdita neuronale nelle condizioni sopra descritte.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali<br />
Il gruppo di ricerca pubblica su riviste scientifiche internazionali di<br />
elevato profilo ed impact factor e conseguentemente è noto in campo internazionale<br />
nell’ambito dello studio biomolecolare della morte cellulare. Conseguentemente,<br />
si prevede un impatto dei risultati conseguiti sotto forma di<br />
presentazioni a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazioni su riviste<br />
internazionali con fattore d’impatto.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Nel corso della prima fase del programma, questa U.O. si propone di<br />
caratterizzare i processi di morte cellulare tipici di apoptosi ed autofagia in<br />
modelli animali di encefalomielite autoimmune sperimentale. Oggetto cellulare<br />
della ricerca saranno neuroni e cellule gliali nelle aree interessate. Si propone<br />
anche la messa a punto di colture cellulari primarie a partire dai modelli<br />
animali in questione per la manipolazione delle molecole coinvolte in tale<br />
processo. In dettaglio, sarà verificata la presenza di marcatori molecolari ed<br />
istopatologici in tessuti ex-vivo ed in cellule primarie di origine corticale e<br />
subcorticale da animali EAE a diversi stadi della malattia ed in presenza o<br />
assenza di deficit cognitivo. In prima istanza si verificherà la presenza di anomalie<br />
morfologiche a carico dei neuriti. In seguito verranno studiati i marcatori<br />
di stress e morte cellulare dal punto di vista biochimico e molecolare.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi<br />
Dopo il primo anno di attività, lo stato di avanzamento del progetto sarà verificato<br />
in un incontro tra le unità, nell’ambito del quale saranno presentati i dati<br />
sperimentali ottenuti. Tali dati saranno quantificabili come numero di abstracts<br />
da sottomettere a Congressi, eventuali manoscritti in preparazione o già inviati<br />
per la pubblicazione, applicazioni per brevetti. L’eventuale messa a punto di protocolli<br />
sperimentali innovativi sarà analogamente verificata in tale ambito.<br />
794 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
METODOLOGIA<br />
Nell’ambito della prima fase del programma, verranno utilizzate le<br />
seguenti metodologie per l’analisi dei modelli animali EAE a vari stadi di progressione<br />
della malattia, e associata a relativi controlli non trattati.<br />
1. Valutazione in situ su sezioni di tessuto nervoso ex-vivo, mediante tecniche<br />
di analisi istopatologica, immunoistochimica, analisi ultrastrutturale al<br />
microscopio elettronico ed eventualmente immunorivelazione su sezioni<br />
ultrafini pre-incubate con l’anticorpo d’interesse, dei tratti biomorfologici<br />
caratteristici delle cellule apoptotiche e dei canonici marcatori molecolari di<br />
apoptosi (attività caspasica, livelli di espressione dell’apoptosoma, sua localizzazione<br />
sub-cellulare e frammentazione del DNA). Su estratti proteici da tessuto<br />
verrà inoltre analizzato il grado di attivazione delle calpaine, il livello di<br />
espressione nel tempo delle proteine della risposta allo shock termico (hsp70,<br />
hsp27) e delle superossido dismutasi, per valutare il grado di stress cellulare<br />
in atto. Si valuteranno poi marcatori della progressione del danno cellulare,<br />
ossia i cosiddetti marcatori sub-letali, quali la localizzazione della catalasi<br />
perossisomiale ed il grado di fosforilazione della proteina tau. Infine sarà analizzato<br />
il processo autofagico mediante il rilevamento ultrastrutturale della<br />
presenza di vescicole autofagiche, lo studio della lipidazione di LC3 e della<br />
sua traslocazione agli autofagosomi, la localizzazione dei precursori autofagici<br />
Beclin-1 e Ambra-1.<br />
2. Valutazione in situ su cellule primarie e preparati freschi (tissue slices)<br />
derivate da regioni specifiche del sistema nervoso di animali EAE mediante le<br />
tecniche sopradescritte ed a tempi diversi di coltura a partire dall’espianto (ad<br />
esempio, l’attivazione delle calpiane verrà valutata dopo 20 giorni d’incubazione).<br />
In questi sistemi in vitro si potrà anche modulare la risposta apoptotica<br />
ed autogafica, mediante induzione di entrambi i processi. Per il rilevamento<br />
dell’autofagia sarà possibile applicare la tecnica della misurazione del grado di<br />
acidificazione vescicolare previo trattamento con il colorante Arancio d’acridina<br />
e successiva valutazione al citofluorimetro dello spettro di emissione.<br />
Nella seconda fase del programma, si utilizzeranno diverse metodologie<br />
per l’analisi dei processi di morte cellulare in diverse popolazioni di cellule<br />
Treg di pazienti affetti da MS in presenza o assenza di deficit cognitivo. In<br />
particolare, verranno testati in sospensioni cellulari in situ mediante tecniche<br />
di microscopia confocale ed in vitro, su estratti derivati, i livelli di mRNA e<br />
proteine codificati da geni chiave dei percorsi metabolici (pathways) intrinseci<br />
ed estrinseci dell’apoptosi, quali Fas, FasL, TNF, TNFR, TRAIL, APAF1,<br />
CASP9, CASP7, CASP3, CASP12. Verrà anche valutata la capacità di tali cellule<br />
di attivare il pathway mitocondriale dell’apoptosi, mediante la rilevazione<br />
dell’avvenuto rilascio del citocromo c dal mitocondrio, un marcatore dell’attivazione<br />
dell’apoptosoma, in seguito ad esperimenti di frazionamento subcellulare<br />
e successivi esperimenti di immunoblotting. Seguiranno approcci<br />
biochimici e fluorimetrici per l’analisi dell’attivazione delle caspasi in tali<br />
popolazioni cellulari ed in modo differenziale fra gruppi di pazienti selezionati<br />
dalle altre U.O.<br />
2006 795
Sezione III: Attività per progetti<br />
U.O. 5 – Laboratorio di Neuropsicobiologia Sperimentale<br />
Paola Bossù<br />
OBIETTIVO FINALE DEL CONTRIBUTO<br />
La citochina interleuchina (IL)-18, molecola pro-infiammatoria implicata<br />
nella regolazione della risposta immune sia di tipo innato che acquisito, è<br />
stata recentemente proposta quale elemento chiave di alcuni processi neurodegenerativi.<br />
Diversi studi hanno suggerito l’implicazione di IL-18 tanto nel<br />
modello murino della encefalomielite autoimmune EAE, quanto nella sclerosi<br />
multipla. Parallelamente, in un recente studio, proprio il nostro gruppo di<br />
ricerca ha evidenziato l’esistenza di un’associazione significativa tra un polimorfismo<br />
del promotore di IL-18 e un incrementato deterioramento delle funzioni<br />
cognitive dei pazienti con demenza di Alzheimer, oltre a una correlazione<br />
significativa tra produzione aumentata di IL-18 nei PBMC di questi<br />
pazienti e peggioramento del deficit cognitivo, suggerendo una possibile<br />
implicazione di IL-18 nell’insorgenza di demenza. Partendo dal concetto che<br />
meccanismi comuni di amplificazione neurodegenerativa immuno-mediati<br />
possano essere coinvolti nei processi di deficit cognitivo, il presente studio si<br />
basa sull’ipotesi che la citochina IL-18 possa essere utilizzata come marcatore<br />
di demenza anche nella Sclerosi Multipla.<br />
Lo specifico contributo dei questa U.O. sarà pertanto quello di studiare il<br />
sistema IL-18 nel modello murino di EAE e nei pazienti con Sclerosi Multipla,<br />
allo scopo di identificare possibili implicazioni di questa citochina nei meccanismi<br />
neurodegenerativi delle patologie demielinizzanti autoimmunitarie, per<br />
l’identificazione di potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit<br />
cognitivi.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati finali raggiunti<br />
Riscontro di una deregolazione a carico del sistema dell’interleuchina-18<br />
in pazienti con Sclerosi Multipla e decadimento delle funzioni cognitive.<br />
Successiva conferma dell’esistenza di un’associazione tra espressione<br />
di IL-18 e/o eventuali molecole ad essa correlate e i parametri del deficit<br />
cognitivo rilevati in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />
OBIETTIVI INTERMEDI PREVISTI<br />
Identificazione, nell’ambito delle molecole correlate al sistema dell’interleuchina-18,<br />
di potenziali marcatori biologici e funzionali associati a deficit<br />
cognitivi nel modello animale di Sclerosi Multipla, rappresentato dai topi EAE.<br />
Criteri e indicatori per la verifica dei risultati intermedi raggiunti<br />
Riscontro di una deregolazione a carico del sistema dell’interleuchina-18<br />
in topi con EAE con disturbi cognitivo-comportamentali.<br />
796 2006
Valutazione neurofisiologica e immuno-molecolare in topi EAE e in pazienti con SM…<br />
Successiva conferma dell’esistenza di associazione tra espressione di IL-<br />
18 e/o eventuali molecole ad essa correlate e parametri di deficit cognitivo<br />
rilevati in topi con EAE.<br />
METODOLOGIA<br />
Per lo studio dell’espressione di IL-18 e delle molecole ad essa correlate<br />
nei topi EAE, verranno prelevati dagli animali monociti e macrofagi isolati<br />
dalla milza e/o da lavaggi peritoneali. Più in dettaglio, dai topi EAE sacrificati<br />
in diversi momenti dopo l’immunizzazione, verranno prelevate sterilmente e<br />
disperse le milze mediante disgregazione meccanica. Le sospensioni cellulari<br />
ottenute, dopo lisi dei globuli rossi, verranno lavate in RPMI, contate in<br />
trypan blue ed incubate in terreno completo a +37°C, 5% CO 2<br />
, in assenza o in<br />
presenza di molecole infiammatorie (es. LPS). I sovranatanti di coltura e gli<br />
splenociti verranno rispettivamente analizzati per valutare l’espressione di<br />
IL-18 e IL-18 Binding Protein (IL-18BP) mediante saggi immunoenzimatici<br />
commerciali (MBL e R&D Systems), oppure mediante l’analisi in Real-Time<br />
PCR volta a valutare l’espressione genica della citochina. Verranno inoltre<br />
analizzate tramite citofluorimetria a flusso le due catene recettoriali di IL-18<br />
(IL-18Rα e IL-18Rβ) in associazione all’espressione dei principali marcatori<br />
molecolari caratteristici delle popolazioni cellulari presenti nella milza<br />
(es. CD3, CD4, CD8, CD19, CD94, CD14).<br />
In alternativa, verranno utilizzati i macrofagi peritoneali, ottenuti in<br />
seguito a lavaggio con PBS della cavità peritoneale. I macrofagi ottenuti verranno<br />
messi in coltura in terreno completo in presenza di opportuni stimoli<br />
infiammatori (es. LPS). Anche in questo caso verranno analizzati i livelli di<br />
IL-18, IL-18BP sia in termini di concentrazione proteica nei sovranatanti di<br />
coltura, tramite saggi immunoenzimatici, sia mediante analisi dei livelli di<br />
espressione genica con Real-Time PCR. I macrofagi peritoneali saranno inoltre<br />
analizzati tramite citofluorimetria a flusso per verificare l’espressione di<br />
IL-18Rα e IL-18Rβ in associazione all’espressione dei principali marcatori<br />
molecolari di questa popolazione cellulare murina (es. CD14, CD11b, CD11c,<br />
CD16, CD32, CD64, MHC-I e MHC-II). Allo scopo di verificare l’efficacia del<br />
sistema IL-18 quale possibile marcatore di patologia nell’EAE, in particolare<br />
in associazione al deficit cognitivo, i risultati ottenuti da questa attività verranno<br />
comparati con i risultati derivati dagli altri studi di questo stesso WP1.<br />
Parallelamente, nel WP2 sarà valutata l’espressione dell’IL-18 e delle<br />
molecole ad essa correlate (IL-18BP, IL-18Rα, IL-18Rβ) nel siero e<br />
nei PBMC isolati da pazienti con MS con deficit cognitivi e dei relativi soggetti<br />
di controllo. A tale scopo il sangue proveniente dai pazienti verrà<br />
raccolto per mezzo di provette contenenti un attivatore della coagulazione per<br />
preparare il siero che, aliquotato e conservato a -80°C, sarà utilizzato per<br />
analizzare tramite saggi immunoenzimatici la quantità circolante di IL-18 e di<br />
IL-18BP.<br />
Parallelamente, dallo stesso prelievo, il sangue sarà raccolto anche in provette<br />
contenenti EDTA, quindi in seguito a passaggio su gradiente di densità,<br />
verranno recuperate le cellule mononucleate. Queste cellule saranno stimolate<br />
2006 797
Sezione III: Attività per progetti<br />
a vari tempi con differenti dosi di LPS, allo scopo di verificare l’attivazione<br />
genica di IL-18 e IL-18BP, mediante analisi con Real-Time PCR, oppure la<br />
produzione, tramite saggi ELISA, delle proteine IL-18 e IL-18BP presenti nel<br />
sovranatante di coltura. Per quanto riguarda le cellule provenienti dal sangue<br />
periferico e stimolate con LPS, verrà anche effettuata l’analisi citofluorimetrica<br />
dei marcatori molecolari delle principali popolazioni cellulari (es. CD3,<br />
CD4, CD8, CD19, CD94, CD14, CD11b, CD11c, CD16, CD32, CD64, MHC-I e<br />
MHC-II) in associazione all’espressione delle catene recettoriali di IL-18<br />
(IL-18Rα e IL-18Rβ). Per finire, i livelli proteici e di espressione genica di<br />
IL-18 e di IL-18BP verranno messi in relazione ai parametri clinici relativi ai<br />
disturbi cognitivi dei pazienti con MS.<br />
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