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12-il trattamento de.. - Fondazione Santa Lucia

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Sezione II<br />

IL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE<br />

NELL’ANZIANO. Documento di consenso<br />

<strong>de</strong>ll’Associazione Italiana di Psicogeriatria<br />

Massimo Musicco – CNR – ITB, M<strong>il</strong>ano – <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Roma<br />

Angelo Bianchetti – Istituto Clinico S. Anna, Brescia<br />

Carlo Caltagirone – Università di Roma Tor Vergata –<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong>, Roma<br />

Patrizia Mecocci, Umberto Senin – Università <strong>de</strong>gli Studi di Perugia<br />

Elvezio Pirfo – ASL 3 Torino<br />

Gianfranco Salvioli – Università <strong>de</strong>gli Studi di Mo<strong>de</strong>na e Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

Marco Trabucchi – Università di Roma Tor Vergata –<br />

Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia<br />

Claudio Vampini – Università <strong>de</strong>gli Studi di Verona<br />

INTRODUZIONE<br />

L’età anziana, forse più di ogni altra fase <strong>de</strong>l ciclo di vita, si accompagna a<br />

cambiamenti che possono provocare nell’individuo una sofferenza di tipo<br />

<strong>de</strong>pressivo. È nell’anziano infatti che, con la massima frequenza, si realizzano<br />

eventi critici di gran<strong>de</strong> portata, quali <strong>il</strong> pensionamento, l’esperienza <strong>de</strong>l diventare<br />

nonni, la malattia, la vedovanza, la morte. È però comune convinzione<br />

sia da parte <strong>de</strong>i medici che <strong>de</strong>i pazienti che l’umore <strong>de</strong>presso sia una normale<br />

condizione <strong>de</strong>ll’età sen<strong>il</strong>e, conseguenza inevitab<strong>il</strong>e <strong>de</strong>ll’invecchiamento. Nell’anziano<br />

poi sono con maggiore difficoltà applicab<strong>il</strong>i i criteri diagnostici <strong>de</strong>lla<br />

<strong>de</strong>pressione, perché questi sono stati costruiti su una popolazione di pazienti<br />

più giovani. Queste consi<strong>de</strong>razioni portano a conclu<strong>de</strong>re che la <strong>de</strong>pressione<br />

nell’età sen<strong>il</strong>e è un evento grave e piuttosto comune, ma anche che è una condizione<br />

riconosciuta con difficoltà dai medici con <strong>il</strong> rischio che a molti<br />

anziani <strong>de</strong>pressi venga negata la possib<strong>il</strong>ità di un <strong>trattamento</strong>.<br />

Sul piano nosologico si r<strong>il</strong>eva la necessità di un’attenta applicazione <strong>de</strong>i<br />

criteri <strong>de</strong>l DSM-IV al fine di valutare concretamente quale frazione <strong>de</strong>lla<br />

popolazione anziana con sintomi <strong>de</strong>pressivi risulti di diffic<strong>il</strong>e classificazione.<br />

A fronte poi <strong>de</strong>lle grandi conoscenze acquisite sulla patogenesi <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione<br />

e <strong>de</strong>ll’elevato numero di farmaci disponib<strong>il</strong>i non si può non r<strong>il</strong>evare la<br />

scarsità di studi clinici che abbiano valutato le migliori strategie da seguire.<br />

Numerose sono le aree controverse e ancora poco indagate che caratterizzano<br />

la <strong>de</strong>pressione nell’anziano, quali le <strong>de</strong>pressioni cosid<strong>de</strong>tte “ minori ” o “ sottosoglia<br />

”, le <strong>de</strong>pressioni psicotiche, le “ <strong>de</strong>pressioni vascolari ”, quelle in soggetti<br />

ultraottantacinquenni, con importante comorbidità cronica, frag<strong>il</strong>i, disab<strong>il</strong>i,<br />

che rappresentano una quota r<strong>il</strong>evante <strong>de</strong>i casi trattati nella pratica clinica<br />

quotidiana.<br />

La <strong>de</strong>pressione nella persona anziana non si configura come una emer-<br />

248 2007


Il <strong>trattamento</strong> <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione nell’anziano<br />

genza o un fenomeno inatteso cui fare fronte con strumenti straordinari e<br />

specifici e pertanto non appaiono necessari specifici servizi <strong>de</strong>dicati. Necessaria<br />

è, invece, la disponib<strong>il</strong>ità di procedure e comportamenti in grado di garantire<br />

tempestivi ed a<strong>de</strong>guati interventi. Siccome gran parte <strong>de</strong>lle attività diagnostiche<br />

e terapeutiche ricadono sul medico di medicina generale (MMG),<br />

fondamentale è che sia in grado di riconoscere quelle situazioni che richiedono<br />

l’intervento <strong>de</strong>llo specialista (alto rischio suicidiario, <strong>de</strong>pressione psicotica,<br />

fallimento <strong>de</strong>lla terapia), così come di gestire la terapia di mantenimento<br />

quando si sia ottenuta la remissione <strong>de</strong>i sintomi. Sono questi i motivi per cui<br />

l’AIP ha ritenuto opportuno elaborare un documento di consenso sulla<br />

<strong>de</strong>pressione nell’anziano, con lo scopo di fornire ai medici uno strumento di<br />

fac<strong>il</strong>e consultazione sui diversi aspetti che caratterizzano la malattia quando<br />

colpisce soggetti di età avanzata.<br />

Consi<strong>de</strong>razioni sull’organizzazione <strong>de</strong>i servizi in Italia<br />

Le modalità con cui più frequentemente si manifesta la <strong>de</strong>pressione nella<br />

persona anziana non richiedono disponib<strong>il</strong>ità di specifici servizi <strong>de</strong>dicati,<br />

anche perché spesso essa non appare configurarsi come una emergenza o un<br />

fenomeno inatteso cui fare fronte con strumenti straordinari e specifici.<br />

Necessaria è, invece, la disponib<strong>il</strong>ità di procedure e comportamenti in grado<br />

di garantire tempestivi ed a<strong>de</strong>guati interventi.<br />

Siccome gran parte <strong>de</strong>lle attività diagnostiche e terapeutiche ricadono sul<br />

medico di medicina generale (MMG), fondamentale è che egli sia in grado di<br />

riconoscere quelle situazioni che richiedono l’intervento <strong>de</strong>llo specialista (alto<br />

rischio suicidiario, <strong>de</strong>pressione psicotica, fallimento <strong>de</strong>lla terapia), così come<br />

di gestire la terapia di mantenimento quando si sia ottenuta la remissione <strong>de</strong>i<br />

sintomi. Laddove vi sia necessità di interventi integrati (per esempio farmaci e<br />

supporti psicologici), tutti gli operatori coinvolti nella gestione <strong>de</strong>l caso<br />

<strong>de</strong>vono condivi<strong>de</strong>re le scelte terapeutiche, così come <strong>de</strong>vono essere previsti,<br />

nell’ambito <strong>de</strong>lle strutture e servizi per l’anziano, risorse e spazi finalizzati alla<br />

gestione <strong>de</strong>gli interventi psicosociali.<br />

Il futuro <strong>de</strong>lla ricerca scientifica<br />

Sul piano nosologico si r<strong>il</strong>eva la necessità di un’attenta applicazione <strong>de</strong>i<br />

criteri <strong>de</strong>l DSM-IV al fine di valutare concretamente quale frazione <strong>de</strong>lla<br />

popolazione anziana con sintomi <strong>de</strong>pressivi risulta di diffic<strong>il</strong>e classificazione.<br />

Sembra necessario <strong>de</strong>finire sottotipi <strong>de</strong>pressivi che andranno poi validati tramite<br />

una loro concreta i<strong>de</strong>ntificazione clinica che meglio rappresentino la psicopatologia<br />

<strong>de</strong>ll’anziano. In questo ambito è di particolare r<strong>il</strong>evanza <strong>de</strong>finire<br />

meglio nell’anziano le caratteristiche <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione psicotica. Facendo<br />

riferimento ad una classificazione diagnostica quanto più possib<strong>il</strong>e rigorosa e<br />

standardizzata sono quindi necessari studi di prognosi a lungo termine, al<br />

fine di individuare quali sono le caratteristiche <strong>de</strong>i pazienti che hanno<br />

migliori o peggiori esiti come indispensab<strong>il</strong>e premessa alla <strong>de</strong>finizione di<br />

ragionevoli interventi terapeutici.<br />

2007 249


Sezione II<br />

A fronte <strong>de</strong>lle grandi conoscenze acquisite sulla patogenesi <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione<br />

e <strong>de</strong>ll’elevato numero di farmaci disponib<strong>il</strong>i non si può non r<strong>il</strong>evare la<br />

scarsità di studi clinici che abbiano valutato le migliori strategie da seguire.<br />

Mancano evi<strong>de</strong>nze conclusive circa le caratteristiche <strong>de</strong>i pazienti anziani con<br />

<strong>de</strong>pressione che necessitano di un <strong>trattamento</strong> farmacologico. È necessaria la<br />

conduzione di studi clinici controllati sulle differenti strategie terapeutiche<br />

che ut<strong>il</strong>izzino metodologie di valutazione ed “ end-point ” standardizzati e su<br />

cui si sia raggiunto un consenso da parte <strong>de</strong>lla comunità scientifica.<br />

Analogamente, andranno meglio <strong>de</strong>finiti i pazienti all’ingresso in termini<br />

di gravità, caratteristiche <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione, presenza di lesioni cerebrali al<br />

neuroimaging. In particolare, andranno indagate aree tuttora “ grigie ” <strong>de</strong>lla<br />

<strong>de</strong>pressione nell’anziano, quali le <strong>de</strong>pressioni cosid<strong>de</strong>tte “ minori ” o “ sottosoglia<br />

”, le <strong>de</strong>pressioni psicotiche, le “ <strong>de</strong>pressioni vascolari ”, quelle in soggetti<br />

ultraottantacinquenni, con importante comorbidità cronica, frag<strong>il</strong>i, disab<strong>il</strong>i,<br />

che rappresentano una quota r<strong>il</strong>evante <strong>de</strong>i casi che vengono trattati nella pratica<br />

clinica quotidiana, ma che sono poco o nulla rappresentate negli studi clinici<br />

a tutt’oggi disponib<strong>il</strong>i. Andrà, inoltre, sv<strong>il</strong>uppato un f<strong>il</strong>one di trial clinici<br />

“ pragmatici ”, che rispecchino <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e le condizioni <strong>de</strong>l mondo clinico<br />

reale. Tali studi dovranno essere caratterizzati da ampi criteri d’inclusione, da<br />

protocolli di <strong>trattamento</strong> randomizzati, ma flessib<strong>il</strong>i per tempi, dosaggi ed<br />

associazioni con altri trattamenti e, soprattutto, da misure di esito clinicamente<br />

r<strong>il</strong>evanti quali l’a<strong>de</strong>sione al <strong>trattamento</strong>, l’ospedalizzazione, la suicidalità,<br />

la qualità <strong>de</strong>lla vita, <strong>il</strong> funzionamento complessivo, ecc.<br />

Anche se i dati sin qui disponib<strong>il</strong>i suggeriscono che la migliore terapia di<br />

mantenimento sia sostanzialmente quella farmacologica, possib<strong>il</strong>mente associata<br />

alla psicoterapia interpersonale, è necessario che i risultati che supportano<br />

questa conclusione trovino conferma e vengano pertanto replicati. Particolarmente<br />

promettenti sembrano essere infine gli approcci che prevedono<br />

una gestione <strong>de</strong>l problema <strong>de</strong>lla <strong>de</strong>pressione nell’anziano a livello di primarycare,<br />

tramite team di medici <strong>de</strong>dicati e interventi terapeutici multimodali.<br />

– Psicogeriatria 2007; Suppl 1: genn/apr.<br />

250 2007

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