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Linea G.pdf - Fondazione Santa Lucia

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G – RICERCA CLINICA TRASLAZIONALE<br />

STEFANO PAOLUCCI<br />

IRCCS S. <strong>Lucia</strong>


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

La linea di Ricerca Clinica Traslazionale, dedicata essenzialmente al<br />

miglioramento dell’outcome riabilitativo, si articolerà in sei filoni ed ogni<br />

filone, poi, in vari progetti.<br />

G.1 – FATTORI PROGNOSTICI NELLA RIABILITAZIONE POST-ICTALE<br />

Nei paesi industrializzati l’ictus rappresenta, per le sue dimensioni epidemiologiche<br />

e per il suo impatto socio-economico, una delle più importanti<br />

problematiche sanitarie. Esso costituisce infatti la prima causa di invalidità<br />

permanente e la seconda causa di demenza.<br />

Anche se negli ultimi decenni è stata riscontrata una diminuzione della<br />

mortalità post-ictale, in Italia l’ictus rappresenta la terza (e si avvia a divenire la<br />

seconda) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando<br />

il 10-12% di tutti i decessi per anno. Tale riduzione è dovuta sia al maggior<br />

controllo preventivo dei fattori di rischio che al miglioramento delle cure<br />

mediche nelle fasi acute. Ma tale riduzione di mortalità, unita ad un prevedibile<br />

aumento di nuovi casi dovuto all’invecchiamento della popolazione, essendo<br />

l’ictus una patologia età-correlata, provocherà nei prossimi anni un aumento<br />

della prevalenza di casi di persone affette da malattie cerebrovascolari.<br />

Circa la metà di questi casi presenterà una disabilità, che potrebbe richiedere<br />

un trattamento riabilitativo. Tale trattamento è ormai considerato efficace nel<br />

ridurre la disabilità post-ictale, anche se lungo, costoso ed i risultati variabili a<br />

seconda del quadro clinico e della presenza o meno di patologie associate. Il recupero<br />

funzionale dopo stroke è infatti sostenuto da meccanismi molto complessi<br />

ed ancora non del tutto chiari. Questo ha reso necessario identificare fattori realmente<br />

predittivi dell’evoluzione funzionale per cercare di sfruttare al meglio tutte<br />

le risorse disponibili nella fase riabilitativa.<br />

Articolazione<br />

G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />

in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale (Stefano Paolucci)<br />

G.1.2 – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />

G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />

con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />

G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />

G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici della Proteina<br />

C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero funzionale dei pazienti con<br />

stroke ischemico (Elio Troisi)<br />

G.2 – PROBLEMATICHE COGNITIVE IN PAZIENTI CON SCLEROSI MULTIPLA<br />

La sclerosi multipla è una malattia ad alto impatto disabilitante, e rappresenta<br />

la prima causa di disabilità di origine neurologica nel giovane adulto. I<br />

578 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

sintomi dovuti alla malattia possono essere motori, sensitivi, sfinterici, visivi,<br />

e cognitivi. L’interesse per questi ultimi disturbi è abbastanza recente, ma di<br />

crescente importanza, in quanto sono frequenti, essendo riscontrati dal 40 al<br />

65% dei casi, e possono condizionare pesantemente la qualità della vita dei<br />

pazienti, dei familiari e dei caregivers.<br />

Articolazione<br />

G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />

a diversa valenza emozionale in pazienti con sclerosi multipla.<br />

Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />

G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della sclerosi multipla (Luca Pace)<br />

G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />

con immunomodulatori in pazienti ambulatoriali<br />

con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />

G.3 – PROBLEMATICHE NEUROPSICOLOGICHE NELLA RIABILITAZIONE<br />

DELLE DISABILITÀ INFANTILI DA CAUSA NEUROLOGICA<br />

Un recente interesse è stato dedicato alle problematiche neuropsicologiche<br />

nella riabilitazione delle disabilità infantili da causa neurologica. Fino a<br />

poco tempo fa la nosografia utilizzava in maniera generica il termine ritardo<br />

mentale in una vasta categoria di cerebropatie, evolutive e non, non differenziando<br />

ulteriormente le varie componenti di tale ritardo. Recentemente si sta<br />

cercando di individuare nell’ambito di tali ritardi i punti di debolezza e di<br />

forza, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili.<br />

Articolazione<br />

G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica per la Sindrome<br />

di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />

G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità neurologica<br />

afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione (Daniela Morelli)<br />

G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />

(Maria Cristina Cossu)<br />

G.4 – SVILUPPO DI PROTOCOLLI E LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO<br />

DELLE LESIONI MIDOLLARI E DELLE SINDROMI DA DANNO CEREBELLARE<br />

Tale filone si propone di sviluppare protocolli per il trattamento riabilitativo<br />

delle lesioni midollari, in particolar modo di quelle post-traumatiche, sia complete<br />

che incomplete, per cercare di ottimizzare le risorse disponibili e di raggiungere<br />

la migliore autonomia possibile. Tale patologia è di rilevante interesse<br />

sociale, in particolare per la giovane età della maggior parte dei pazienti affetti.<br />

Si cerca, inoltre, di completare le informazioni riguardo ai postumi delle<br />

lesione cerebellari, in quanto negli ultimi venti anni si è sempre più andato<br />

affermando il concetto che il danno cerebellare non è limitato al solo ambito<br />

2006 579


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

motorio ma presenta importanti effetti anche in ambito cognitivo, con significative<br />

ricadute sulla efficacia del trattamento riabilitativo.<br />

Articolazione<br />

G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento riabilitativo<br />

delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />

G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />

G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione del disturbo<br />

di analisi sequenziale in soggetti con patologia cerebellare<br />

(Maria G. Leggio)<br />

G.5 – MESSA A PUNTO DI PROTOCOLLI PER LA GESTIONE<br />

DI PROBLEMATICHE CLINICHE AD ALTO IMPATTO INVALIDANTE<br />

Tale filone si propone di sviluppare protocolli per la gestione di problematiche<br />

cliniche ad alto impatto invalidante, essenzialmente legate ai postumi di<br />

traumatismi stradali, patologia di rilevante interesse sociale, in particolare per<br />

la giovane età della maggior parte dei pazienti. Si propone anche di migliorare<br />

le conoscenze sull’argomento, non solo a fini terapeutico-riabilitativi, ma<br />

anche preventivi.<br />

Articolazione<br />

G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />

con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />

G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida dell’automobile<br />

(Rita Formisano)<br />

G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />

o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />

G.6 – STUDI DI TIPO FISIOLOGICO APPLICATI ALLE VARIE PROBLEMATICHE RIABILITATIVE<br />

Tale filone è più eterogeneo e si propone di valutare il ruolo e l’efficacia di<br />

nuove proposte strumentali nelle varie problematiche riabilitative, comprendendo<br />

ipotesi di studio sugli adattamenti cardiovascolari e metabolici sia di<br />

soggetti anziani che di atleti disabili, nonché l’utilizzo di metodiche innovative,<br />

tipo guanti e magliette elettroniche, bio-feedback, apparecchi per lo scarico<br />

parziale del peso corporeo ed altri.<br />

Articolazione<br />

G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari e dello sviluppo<br />

delle abilità specifiche in atleti di alto livello praticanti<br />

basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche di allenamento<br />

(Marco Traballesi)<br />

580 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento e delle funzioni<br />

cognitive da applicare ai disturbi funzionali conseguenti<br />

ad encefalopatia vascolare come strumento utile a fini riabilitativi<br />

(Maura Bragoni)<br />

G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento per l’impiego<br />

delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />

nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />

G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />

e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature per scarico<br />

parziale del peso corporeo in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />

funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />

G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />

in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />

G.1.1 – Efficacia ed efficienza del trattamento riabilitativo ospedaliero<br />

in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale<br />

(Stefano Paolucci)<br />

La riabilitazione è l’unico trattamento oggi disponibile che sia in grado<br />

di ridurre la disabilità conseguente ad un episodio cerebrovascolare e di<br />

migliorare la prognosi funzionale, nel senso di riduzione dei casi di istituzionalizzazione<br />

e di dipendenza grave. Per ottimizzare le risorse disponibili<br />

sono stati identificati alcuni chiari fattori prognostici, come l’età, la gravità<br />

della lesione neurologica, i deficit neuropsicologici e l’intervallo pre-riabilitativo.<br />

Ma a chi deve essere destinato un trattamento riabilitativo in regime<br />

di ricovero?<br />

Esiste infatti in letteratura una questione molto dibattuta, ovvero se riservare<br />

le risorse disponibili ai casi medio-leggeri, con prognosi funzionale<br />

ovviamente migliore (tesi sostenuta essenzialmente negli USA), o trattare<br />

anche i casi più gravi, con conseguente maggiore dispersione delle risorse.<br />

Nella situazione italiana al momento non esiste alcun tipo di sbarramento,<br />

ma aumentare le conoscenze in questo campo potrebbe essere utile in modo<br />

da poter ottimizzare le risorse disponibili. Va infatti rilevato che l’allungamento<br />

della vita media e il progressivo invecchiamento della popolazione e la<br />

contemporanea riduzione della mortalità post-ictale nelle fasi acute provocherà<br />

nei prossimi anni un aumento dei casi con elevata disabilità e che<br />

richiedono pertanto trattamento riabilitativo.<br />

Lo studio si propone di valutare l’efficacia e l’efficienza del trattamento<br />

riabilitativo ospedaliero in pazienti con grave e recente disabilità post-ictale,<br />

ovvero ricoverati entro 1 mese dall’evento ictale e con grave disabilità (punteggio<br />

Barthel Index di ammissione


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

G.1.2. – Studio caso-controllo: il ruolo del sesso (Stefano Paolucci)<br />

Ci si propone di completare lo studio caso-controllo sul ruolo prognostico<br />

del sesso nel recupero post-ictale. Tale fattore è stato sempre considerato<br />

di importanza secondaria, ma la maggior parte dei dati deriva da studi<br />

con analisi multivariate in cui il peso dei fattori più potenti (età, intervallo<br />

pre-lesionale, gravità neurologica, presenza di disturbi cognitivi…) tendeva<br />

a coprire il ruolo di fattori meno rilevanti. Lo studio, di tipo caso-controllo,<br />

si propone di verificare l’impatto del fattore sesso in due popolazioni di<br />

pazienti ricoverati per riabilitazione di un primo episodio ischemico cerebrale,<br />

omogenee per età, intervallo pre-riabilitativo e gravità neurologica.<br />

Attualmente sono stati arruolati 440 pazienti, 220 maschi e altrettante<br />

femmine, e si sta procedendo all’elaborazione dei dati a disposizione.<br />

G.1.3 – Efficacia del trattamento con rivastigmina in pazienti post-ictali<br />

con cerebrolesione destra ed emidisattenzione (Stefano Paolucci)<br />

Lo studio, articolato originariamente su 24 mesi, si proponeva di valutare<br />

se un trattamento con rivastigmina, farmaco inibitore dell’acetilcolinesterasi e<br />

butirrilcolinesterasi, normalmente utilizzato per il trattamento dei disturbi<br />

cognitivi in corso di malattia di Alzheimer, fosse in grado di modificare le performances<br />

cognitive e funzionali di pazienti con cerebrolesione destra postictale<br />

ed allegati deficit visuo-spaziali.<br />

Nonostante la difficoltà di arruolamento, sia per la scarsa frequenza del<br />

disturbo, sia per le difficoltà di concessione del consenso da parte di alcuni<br />

pazienti, ci si propone di continuare lo studio. Infatti attualmente sono stati<br />

arruolati 9 pazienti (4 in trattamento con il farmaco e 5 nel gruppo di controllo).<br />

G.1.4 – La spalla dolorosa dell’emiplegico (Alessandra Pompa)<br />

Il dolore di spalla nel paziente affetto da emisindrome piramidale è una<br />

complicanza frequente, che si osserva generalmente entro 6 mesi dall’evento<br />

ictale. La prevalenza riportata in letteratura varia dal 34% all’84%. Questa<br />

ampia variazione dipende da diversi fattori, essenzialmente metodologici (criteri<br />

diagnostici, di selezione dei pazienti, di variabilità dei tempi di studio…).<br />

Obiettivi<br />

• Il primo obiettivo del nostro studio è quello di valutare la prevalenza<br />

della spalla dolorosa entro 12 mesi dall’evento ictale e le sue importanti ripercussioni<br />

sulla riabilitazione motoria e sull’equilibrio psicologico del paziente.<br />

• Il secondo obiettivo è studiare le cause della spalla dolorosa dell’emiplegico.<br />

Ci aspettiamo di riscontrare alterazioni delle strutture molli periarticolari<br />

in una percentuale di casi superiore a quella riportata in letteratura grazie<br />

alla maggiore sensibilità diagnostica della RM. L’alta prevalenza delle alterazioni<br />

infiammatorie periarticolari giustificherebbe l’alta percentuale di successi<br />

riportati in letteratura del trattamento con infiltrazioni steroidee.<br />

582 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

• Il terzo obiettivo è quello di evidenziare una eventuale correlazione fra<br />

sede della lesione cerebrale, tramite RM encefalo, ed insorgenza del dolore di<br />

spalla.<br />

Verranno inclusi tutti i pazienti ricoverati nel nostro reparto con primo episodio<br />

ictale (ischemico o emorragico) verificatosi nei precedenti 0-12 mesi, di<br />

età compresa fra 18 e 80 anni. Verranno esclusi pazienti con anamnesi positiva<br />

per traumi di spalla o patologie di spalla precedenti all’ictus o condizioni favorenti<br />

le patologie di spalla, come tireopatie e alterazioni discali del tratto cervicale;<br />

e pazienti con gravi deficit cognitivi e/o del linguaggio.<br />

I pazienti arruolati saranno sottoposti a:<br />

– Valutazione della funzione motoria dell’arto superiore tramite Chedoke<br />

Mc Master Arm and Hand Inventory (CAHAI).<br />

– Valutazione del dolore tramite VAS.<br />

– Valutazione della soglia del dolore tramite algometro.<br />

– Valutazione della spasticità tramite scala di Ashworth.<br />

– Valutazione della motilità attiva (quando presente) e passiva di spalla in<br />

abduzione, flesso-estensione, extra e intra-rotazione tramite goniometro standard.<br />

– Valutazione di eventuali deficit della sensibilità superficiale e profonda<br />

e di neglect tramite esame clinico e tests neuropsicologici.<br />

I pazienti con spalla dolorosa (VAS > 4) che persiste da oltre 7 giorni nonostante<br />

la FKT standard, verranno sottoposti a:<br />

– Valutazione di eventuale sublussazione inferiore della gleno-omerale<br />

tramite esame clinico e Rx spalla in proiezione AP.<br />

– Valutazione di eventuali alterazioni delle strutture periarticolari di<br />

spalla tramite ecografia della spalla e RM della spalla.<br />

– Valutazione della sede della lesione cerebrale tramite RM encefalo per evidenziare<br />

una eventuale correlazione fra sede e insorgenza del dolore di spalla.<br />

G.1.5 – Influenza prognostica dell’incremento dei livelli ematici<br />

della Proteina C-reattiva e del Fibrinogeno sul recupero<br />

funzionale dei pazienti con stroke ischemico (Elio Troisi)<br />

Lo studio si inserisce nel filone che indaga sui fattori predittivi sull’outcome<br />

funzionale dei pazienti con ictus. In questo filone si inseriscono numerose<br />

ricerche che hanno evidenziato una stretta correlazione tra livelli ematici<br />

di fibrinogeno e precoci segni di aterosclerosi in individui asintomatici per<br />

patologie cerebrovascolari. Elevati livelli di fibrinogeno possono essere considerati<br />

indicatori, oltre a contribuire alla loro genesi, della formazione e della<br />

progressione delle placche aterosclerotiche. L’aumento dei livelli di fibrinogeno<br />

ematico è stato identificato come un importante fattore di rischio per futuri<br />

eventi cardio-cerebrovascolari in alcuni studi prospettici a lungo termine in<br />

individui sani ed in pazienti con coronaropatia. Il fibrinogeno sembra incrementarsi<br />

nella prima fase acuta dopo un evento cerebrovascolare insieme ad<br />

2006 583


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

altre proteine infiammatorie. A tale riguardo sono stati rilevati nei pazienti con<br />

stroke durante la fase acuta aumento dei valori di citochine infiammatorie e<br />

Proteina c- reattiva (PCR). Inoltre livelli aumentati di PCR sono stati associati<br />

con una prognosi più severa nei pazienti con stroke ischemico.<br />

Scopo dello studio è quello di investigare e comparare l’influenza dei<br />

livelli ematici del fibrinogeno e del PCR sull’outcome dei pazienti al primo<br />

stroke durante un periodo di riabilitazione.<br />

Il protocollo sperimentale prevede al momento del ricovero una attenta<br />

raccolta dei dati anamnestici e dei fattori di rischio per patologie cerebrovascolari<br />

(diabete, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, stenosi carotidee,<br />

cardiovasculopatie) ed un esame obiettivo neurologico. Per misurare la severità<br />

dello stroke verrà utilizzata la Canadian Neurological Scale (CNS). Dati<br />

funzionali sul grado di autonomia nelle attività di vita quotidiana saranno<br />

valutati tramite il Barthel Index (BI) e sullo stato della mobilità con la Rivermead<br />

Mobility Index (RMI). Le scale di valutazione funzionali (BI e RMI)<br />

saranno effettuate all’inizio ed alla fine del periodo di degenza presso il nostro<br />

Istituto e dopo un periodo di follow-up a 24 mesi. Tutti i pazienti effettueranno<br />

inoltre una valutazione neuropsicologica per evidenziare eventuali<br />

deficit cognitivi che possono influenzare il decorso riabilitativo (linguaggio,<br />

eminattenzione, attenzione, memoria).<br />

Saranno effettuati all’inizio ed alla fine del periodo di degenza prelievi<br />

ematici per l’analisi dei livelli di PCR e fibrinogeno oltre ad altri esami ematologici<br />

di routine (colesterolo, trigliceridi, VES, prove di funzionalità epatica e<br />

renale, elettroliti, etc).<br />

G.2.1 – Valutazione dei cambiamenti emodinamici in seguito a stimoli<br />

a diversa valenza emozionale in pazienti con Sclerosi Multipla.<br />

Studio con il doppler transcranico (Maria Grazia Grasso)<br />

Lo studio, articolato in 24 mesi, si propone di verificare se nei pazienti<br />

affetti da Sclerosi Multipla si possa evidenziare un’alterazione nel riconoscimento<br />

di stimoli a diverso contenuto emozionale. Per tale motivo si stanno valutando,<br />

mediante doppler transcranico, una serie di pazienti con sclerosi multipla<br />

durante la fase di riabilitazione neuromotoria, per verificare se si registrino cambiamenti<br />

della velocità di flusso in entrambe le Arterie Cerebrali Medie durante<br />

la visione di una sequenza di diapositive a diversa valenza emozionale in una<br />

popolazione di pazienti.<br />

Allo stato attuale sono stati inclusi nello studio 5 pazienti affetti Sclerosi<br />

Multipla ricoverati presso la <strong>Fondazione</strong> <strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> e 20 soggetti sani comparabili<br />

per età, sesso, scolarità e livello socio-economico.<br />

G.2.2 – Idrokinesiterapia nel trattamento della Sclerosi Multipla<br />

(Luca Pace)<br />

Introduzione<br />

La disponibilità di nuovi trattamenti farmacologici quali copolimero,<br />

interferone, mitoxantrone, immunoglobuline ha modificato radicalmente, nel<br />

584 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

corso degli ultimi anni, l’approccio al paziente con Sclerosi Multipla. Oggi<br />

infatti è accresciuto notevolmente l’interesse sul livello di qualità della vita e<br />

più in generale sui bisogni del paziente disabile. Ha così assunto un ruolo centrale<br />

nel trattamento, il momento riabilitativo che non viene più inteso come un<br />

semplice intervento sulla funzione motoria, ma bensì un approccio articolato per<br />

obiettivi che ha come scopo quello di favorire le strategie di recupero ottimizzando<br />

le capacità residue del paziente.<br />

Le tecniche riabilitative motorie, che rispetto ad altre patologie neurologiche<br />

sono differenziate per modalità e tempi di applicazione, sono integrate da<br />

protocolli di riabilitazione cognitiva, terapia occupazionale, respiratoria, urologica,<br />

visiva e foniatrica in modo che l’approccio al paziente sia globale e permetta<br />

il mantenimento della qualità di vita sua e della famiglia che lo circonda.<br />

Tra queste l’idrokinesiterapia rappresenta un approccio riabilitativo diffusamente<br />

utilizzato nel trattamento della Sclerosi Multipla in special modo<br />

nelle prime fasi della malattia. La sua applicazione è con certezza apprezzata<br />

da un certo numero di pazienti che riferiscono di trarne giovamento ma la<br />

carenza di letteratura riguardo questo argomento non ci permette ancora di<br />

arrivare ad alcuna conclusione in merito sia sull’effettiva efficacia del trattamento<br />

che sulla selezione dei pazienti da trattare.<br />

Obiettivi<br />

• Valutare l’efficacia ed i limiti del trattamento riabilitativo in acqua in<br />

pazienti con diagnosi di SM.<br />

• Valutare il sottogruppo di pazienti con SM da indirizzare al trattamento.<br />

Verranno studiati tutti i pazienti ricoverati presso l’IRCCS S. <strong>Lucia</strong> con<br />

diagnosi di Sclerosi Multipla. Tutti i pazienti verranno valutati dal neurologo<br />

e dal fisiatra e saranno valutate la disabilità funzionale, la fatica e la mobilità<br />

del paziente con le scale funzionali (Expanded Disability Status Scale con i<br />

Sistemi Funzionali, Barthel Index, Fatigue Severity Scale, Rivermead Mobility<br />

Index). Saranno inoltre eseguite le valutazioni pneumologiche, neuropsicologiche,<br />

foniatriche, oculistiche e ortottiche.<br />

Sarà selezionato un gruppo di pazienti che eseguirà un ciclo di Idrokinesiterapia<br />

associato alla Fisiokinesiterapia ed un gruppo che eseguirà soltanto<br />

Fisiokinesiterapia in regime intensivo (2 sedute quotidiane). La durata del<br />

trattamento sarà di 2 mesi. Quando ritenuto necessario i pazienti saranno<br />

inseriti in terapia occupazionale, respiratoria, cognitiva, foniatrica, urologia e<br />

ortottica.<br />

G.2.3 – Valutazione dell’efficacia del trattamento farmacologico<br />

con immuno-modulatori in pazienti ambulatoriali<br />

con Sclerosi Multipla (Maria Grazia Grasso)<br />

Negli ultimi anni si stanno utilizzando farmaci immuno-modulatori nella<br />

Sclerosi Multipla per cercare di ridurre la frequenza delle ricadute e rallentare<br />

il decorso clinico. I farmaci più utilizzati sono i Beta-Interferoni, molecole<br />

2006 585


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

fisiologiche prodotte dall’organismo stesso che regolano le risposte immunitarie,<br />

disponibili in tre preparazioni farmacologiche, ed il Copolimero 1 o Glatiramer<br />

acetato, che ha attività simile a quella degli interferoni ed è costituito<br />

da una miscela di aminoacidi che simulano la composizione di una proteina<br />

della mielina, riducendo così la reazione del sistema immunitario contro la<br />

mielina del sistema nervoso.<br />

La situazione attuale dei dati non permette un giudizio di preferenza per<br />

uno degli immuno-modulatori descritti; indicazioni sicure a questo riguardo<br />

deriveranno dagli studi di comparazione diretta in corso, di cui finora sono<br />

stati pubblicati solo dati preliminari.<br />

Obiettivi<br />

Gli scopi del nostro studio saranno quelli di verificare nei pazienti<br />

con SM che afferiscono all’ambulatorio della <strong>Fondazione</strong> la frequenza del<br />

trattamento farmacologico con immunomodulatori, la sua efficacia in termini<br />

di numero di ricadute cliniche e di disabilità, il numero dei drop-out<br />

e le eventuali modificazioni terapeutiche durante un periodo di follow-up di<br />

3 anni.<br />

Saranno inclusi nello studio pazienti afferenti all’ambulatorio della nostra<br />

struttura, con diagnosi di Sclerosi Multipla, definita secondo i recenti criteri<br />

di Mc Donald (McDonald W.I., Compston A. et al. (2001) Ann Neurol 50:<br />

121-127), con una stabilità clinica di malattia di almeno tre mesi, in terapia<br />

farmacologia con immuno-modulatori. Saranno esclusi i pazienti con un follow-up<br />

inferiore ad un anno e che mostreranno dati insufficienti.<br />

Per valutare lo stato di gravità della malattia, ogni paziente sarà sottoposto<br />

alla somministrazione della Expanded Disability Status Scale di Kurtzke<br />

(EDSS) (Kurtzke J.F. (1983) Neurology 33: 1444-1452) con i sistemi funzionali<br />

alla prima visita ed ogni sei mesi per i tre anni di follow-up.<br />

G.3.1 – Proposta di una nuova batteria neuropsicologica<br />

per la Sindrome di Rett (Maria Rosa Pizzamiglio)<br />

Lo studio, articolato in 24 mesi, si prefigge di contribuire allo studio<br />

delle caratteristiche specifiche del profilo di sviluppo cognitivo della<br />

sindrome di Rett (SR), una malattia genetica rara, che interessa prevalentemente<br />

le persone di sesso femminile, caratterizzata da gravi disturbi<br />

cognitivo-comportamentali, mediante la proposizione di una nuova batteria<br />

neuropsicologica, con caratteristiche potenzialmente di maggiore specificità<br />

e sensibilità rispetto agli strumenti neuropsicologici di uso corrente. La<br />

batteria di test è già stata somministrata a 9 soggetti di età compresa tra<br />

i 3 e gli 11 anni provenienti dalle regioni: Emilia Romagna, Lazio e<br />

Umbria.<br />

I referti genetici forniti dalle famiglie evidenziano come tutti i soggetti<br />

presentino una mutazione de novo. Dalle risonanze magnetiche (RMN) non<br />

emerge alcuna anomalia, mentre i tracciati EEG, nella maggioranza dei casi,<br />

sottolineano la presenza di epilessia. I primi dati evidenziano una maggiore<br />

variabilità nei punteggi ottenuti alla Scala Motoria (Scale Bayley) rispetto a<br />

586 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

quelli ottenuti nella Scala Mentale (Scale Bayley e Scale Ordinali dello Sviluppo<br />

Psicologico di Ugiris-Hunt), confermando così il gravissimo ritardo<br />

cognitivo caratteristico di questa patologia.<br />

I dati ottenuti saranno successivamente sottoposti ad analisi statistica per<br />

individuare l’esistenza di una migliore efficacia valutativa di alcuni strumenti<br />

rispetto agli altri.<br />

G.3.2 – Studio longitudinale in bambini con rilevante disabilità<br />

neurologica afferenti ad un ospedale di neuroriabilitazione<br />

(Daniela Morelli)<br />

Lo studio si propone di studiare in maniera particolareggiata una popolazione<br />

di bambini con rilevante disabilità neurologica afferenti ad un<br />

ospedale di neuroriabilitazione. Tale popolazione è normalmente molto<br />

eterogenea, e comprende bambini con cerebropatie sia non evolutive (essenzialmente<br />

postumi di paralisi cerebrali infantili) che evolutive (sindromi<br />

genetiche).<br />

In particolare, ci si propone, attraverso la creazione di un “ database ”<br />

elettronico, di evidenziare in maniera esaustiva le diverse caratteristiche<br />

della disabilità, individuando per ciascuna patologia i punti di debolezza e di<br />

forza, e di valutare in maniera seriale le variazioni delle prestazioni cognitive<br />

e motorie, partendo dall’inizio dei trattamenti abilitativi e seguendo tale<br />

popolazione durante tutto il suo percorso riabilitativo. In tale modo sarà possibile<br />

preparare attendibili studi di prognosi per cercare di ottimizzare le<br />

risorse disponibili.<br />

G.3.3 – Il profilo neuropsicologico nella sindrome di Wolf-Hirschhorn<br />

(Maria Cristina Cossu)<br />

Attualmente inserito nella Ricerca Corrente della nostra <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Santa</strong> <strong>Lucia</strong> IRCCS è in corso di svolgimento uno studio sulla sindrome di<br />

Wolf-Hirschhorn, che ha lo scopo di delineare il profilo neuropsicologico<br />

degli individui affetti, al fine di poter formulare protocolli abilitativi/riabilitativi<br />

specifici, finalizzati a massimizzare il loro potenziale di sviluppo. Al<br />

momento, come previsto nello scorso rendiconto, rispetto ai 59 casi conosciuti,<br />

sono stati valutati 55 soggetti; dei restanti quattro, 3 hanno rifiutato e 1<br />

ancora, a causa delle gravi complicazioni mediche, non ha potuto sostenere il<br />

protocollo di screening previsto.<br />

Gli studi preliminari condotti sembrano confermare l’ipotesi del progetto,<br />

ovvero la presenza di un fenotipo neuropsicologico specifico della sindrome<br />

di Wolf-Hirschhorn. Durante la raccolta dati, siamo venuti a conoscenza della<br />

presenza di altri 32 casi presenti sul territorio nazionale; il campione italiano<br />

sembrerebbe essere costituito nella sua totalità da 91 individui.<br />

Sarebbe importante poter proseguire la raccolta dati allo scopo di conoscere<br />

l’intero campione italiano, ed effettuare tutte le elaborazioni previste<br />

sull’intera popolazione. Tale studio sarebbe il primo in relazione a una malattia<br />

genetica rara.<br />

2006 587


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

G.4.1 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />

riabilitativo delle lesioni midollari (Marco Molinari)<br />

Scopo dello studio, articolato in 36 mesi e partito nel 2004, è valutare le<br />

caratteristiche cinematiche del passo di pazienti con postumi di lesione<br />

midollare post-traumatica incompleta, aventi lo stesso punteggio basale di<br />

una specifica scala di valutazione (WISCI), integrando la scala con parametri<br />

derivati da altre valutazioni, e praticanti trattamento riabilitativo intensivo, al<br />

fine di valutare i fattori che influenzano la deambulazione.<br />

I pazienti sono sottoposti a studio clinico mediante varie scale per misurare<br />

lo stato neurologico, l’equilibrio, la spasticità, il dolore; sono stati sottoposti<br />

a studio della deambulazione con WISCI, e prove di deambulazione<br />

(Timed Up and Go, six min walking, ten mt walking); analisi cinematica del<br />

cammino; studio del consumo energetico. Si sta procedendo alla valutazione<br />

della deambulazione in tali pazienti, sia prima che dopo trattamento della<br />

spasticità dei muscoli degli arti inferiori con tossina botulinica, trattamento<br />

appunto volto a ridurre la spasticità stessa. Al momento sono stati esaminati<br />

circa 70 pazienti con lesione midollare incompleta.<br />

G.4.2 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

clinico cinematica del cammino (Giorgio Scivoletto)<br />

Lo studio si propone di sviluppare un protocollo di valutazione clinica e<br />

un’indagine di fattibilità della deambulazione dei soggetti con lesioni midollari<br />

basato sull’utilizzo dell’analisi cinematica del cammino.<br />

L’analisi cinematica del movimento (gait analysis) è stata finora utilizzata<br />

principalmente nell’ambito della ricerca sperimentale e solo saltuariamente<br />

in ambito di ricerca clinica. In realtà la analisi del movimento può<br />

rivestire un ruolo fondamentale anche nella pratica clinica e riabilitativa, e<br />

se associato a un accurato esame obiettivo può rappresentare anche un<br />

valido strumento diagnostico per molteplici patologie dell’apparato locomotorio.<br />

Attraverso l’analisi del movimento è possibile avere i dati cinematici e<br />

cinetici necessari per valutare il grado e il tipo di disabilità del paziente,<br />

mettendo il riabilitatore in condizione di elaborare un ipotetico piano di<br />

trattamento. Successivamente, grazie alle ulteriori valutazioni, è possibile<br />

verificare la reale efficacia dell’intervento riabilitativo. Tale metodica di analisi<br />

della marcia risulta sicuramente di facile realizzazione, ripetibile e più<br />

obiettiva rispetto al tradizionale studio deambulatorio attraverso la semplice<br />

osservazione clinica del paziente e alla somministrazione di scale cliniche<br />

di valutazione.<br />

Attualmente nella pratica clinica è possibile valutare la capacità di deambulazione<br />

dei soggetti con lesione midollare attraverso la valutazione strumentale<br />

del cammino per mezzo di apparecchi in grado di fornire informazioni<br />

sulla cinematica del movimento basati sull’acquisizione delle coordinate<br />

cartesiane relative a specifici markers applicati sui segmenti corporei da analizzare.<br />

Per lo studio della cinematica degli arti inferiori durante la deambulazione<br />

vengono utilizzati specifici apparecchi tra loro interfacciati quale quello<br />

588 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

utilizzato per questo studio rappresentato da una comune videocamera digitale<br />

Canon MV5i, un PC IBM ed il KineView.<br />

Il KineView è un software di analisi del movimento in 2D, sviluppato in<br />

ambiente Windows XP, in grado di rilevare ed analizzare i cambiamenti di posizione<br />

di particolari marcatori applicati sul corpo dei soggetti in esame. I markers<br />

utilizzati in questo progetto sono di tipo passivo, si limitano cioè a trasferire<br />

segnali ottici riflessi ad una telecamera senza emissione di ultrasuoni, ed hanno il<br />

vantaggio di non avere fili per l’alimentazione ad essi collegati garantendo al soggetto<br />

una maggiore libertà di movimento. Tali markers, di colore bianco e del diametro<br />

approssimativo di 2.5 cm, devono essere posizionati con del nastro bi-adesivo<br />

sull’arto di interesse, prima dell’acquisizione video, in corrispondenza di<br />

punti anatomici ben definiti, secondo quanto previsto dal modello biomeccanico<br />

di Helen Hayes (Kadaba M.P., Ramakrishnan H.K.,Wootten M.E. (1990) J Orthop<br />

Res 8(3): 383-392). Le immagini video vengono acquisite ad una frequenza di<br />

campionamento di 25 fotogrammi al secondo con una videocamera digitale posta<br />

ad una distanza di 4 metri dal piano di progressione e perpendicolarmente allo<br />

stesso e vengono poi elaborate attraverso il software in dotazione per ricavarne le<br />

rispettive coordinate in mm su un piano di assi cartesiani. Dal filmato acquisito<br />

mediante KineView vengono quindi ricavati i seguenti parametri spazio-temporali<br />

relativi alla deambulazione del soggetto in esame: velocità del cammino (walk<br />

speed), cadenza (cadence), simmetria del passo (stride simmetry), lunghezza del<br />

passo (stride length), lunghezza del semipasso (step length), durata della fase di<br />

carico (stand phase), durata della fase di oscillazione (swing phase), durata della<br />

fase di doppio appoggio (double support); vengono inoltre calcolate per l’articolazione<br />

tibio-tarsica il valore dell’angolo articolare, la velocità angolare e l’accelerazione<br />

angolare in ciascun fotogramma. Tutti i dati vengono salvati e registrati<br />

sotto forma di grafici ed esportati su Excel per ulteriori elaborazioni e per la<br />

documentazione del lavoro effettuato.<br />

G.4.3 – Sviluppo di un protocollo diagnostico per la valutazione<br />

del disturbo di analisi sequenziale in soggetti con patologia<br />

cerebellare (Maria G. Leggio)<br />

In conseguenza della dimostrazione sia della complessità di rapporti anatomici<br />

che della stretta interdipendenza funzionale tra cervelletto e corteccia,<br />

l’interpretazione della organizzazione del sistema cerebro cerebellare è stata<br />

oggetto di una profonda revisione negli ultimi anni (Molinari et al., 2002). Di<br />

particolare interesse a tal proposito è il riconoscimento che cervelletto e corteccia<br />

agiscono in sintonia anche in compiti non motori e che il “ coupling ”<br />

funzionale non è limitato alle strutture frontali ma riguarda anche aree associative<br />

parietali, prefrontali e limbiche.<br />

Nell’ambito delle diverse teorie inerenti il funzionamento dei circuiti cerebellari<br />

è stato proposto che una possibile chiave di lettura dell’intervento<br />

cerebellare in ambito motorio sia la capacità di riconoscere e controllare la<br />

generazione delle sequenze necessarie per l’attuazione dei movimenti pluriarticolari<br />

(Braitenberg et al., 1997). È stato ipotizzato, quindi, che un ruolo specifico<br />

del cervelletto tanto in compiti motori (Braitenberg et al., 1997) quanto<br />

2006 589


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

in compiti cognitivi (Molinari and Petrosini, 1997) sia proprio quello di riconoscere<br />

e generare sequenze.<br />

Analizzare ed elaborare informazioni seriali rappresenta un’abilità fondamentale<br />

per acquisire conoscenze sia attraverso l’esperienza (apprendimento<br />

implicito) che intenzionalmente (apprendimento dichiarativo). A<br />

questo proposito, alcune evidenze cliniche sono proprio indicative di un<br />

ruolo cerebellare nell’apprendimento implicito di sequenze visuomotorie<br />

(Pascual-Leone et al., 1993; Molinari et al., 1997). In particolare, lo studio di<br />

soggetti con patologie cerebellari focali ha permesso di individuare l’elemento<br />

cruciale del danno cerebellare nella difficoltà di pazienti di riconoscere<br />

la presenza di sequenze spaziali presentate in modalità visiva (Molinari<br />

et al., 1997). D’altra parte, lo specifico coinvolgimento cerebellare<br />

nell’analisi delle caratteristiche di prevedibilità degli stimoli (Tesche and<br />

Karhu, 2000) e nella fase di attesa del segnale sensoriale (Ivry, 2000) è stato<br />

recentemente dimostrato.<br />

– Braitenberg V., Heck D. and Sultan F. (1997) Behavioural and Brain Sciences 20:<br />

229-277.<br />

– Ivry R. (2000) Hum Brain Mapp 9: 115-118.<br />

– Molinari M., Leggio M.G., Solida A., Ciorra R., Misciagna S., Silveri M.C. and<br />

Petrosini L. (1997) Brain 120: 1753-1762.<br />

– Molinari M. and Petrosini L. (1997) Behav Brain Sci 20: 259-260.<br />

– Molinari M., Filippini V., Leggio M.G. (2002) Neuroscience 111: 863-870.<br />

– Pascual-Leone A., Grafman J., Clark K., Stewart M., Massaquoi S., Lou J.S., Hallett<br />

M. (1993) Ann Neurol 34: 594-602.<br />

– Tesche C.D. and Karhu J.J. (2000) Hum Brain Mapp 9: 119-142.<br />

G.5.1 – I disturbi della consapevolezza e la qualità della vita in paziente<br />

con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE) (Rita Formisano)<br />

Il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di valutazione con<br />

l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza nel paziente con<br />

esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I disturbi della consapevolezza del<br />

sé assumono un ruolo cruciale nella partecipazione ed efficacia del trattamento<br />

riabilitativo. Spesso i pazienti con esiti di TCE hanno difficoltà a percepire<br />

i loro deficit o l’impatto che questi possono avere nella loro quotidianità.<br />

Il paziente con disturbi di consapevolezza evidenzia un profilo tipico:<br />

si mostra scarsamente motivato, poco collaborante ed ha un atteggiamento<br />

ostile nei confronti della terapia, con conseguente insuccesso della stessa.<br />

L’ostilità nei confronti dei membri dello staff della riabilitazione, la diminuita<br />

o assente partecipazione attiva al trattamento e la scarsa attitudine al<br />

cambiamento, sono tutti fattori che compromettono la riabilitazione,<br />

aumentano il distress tra paziente e caregiver (la persona maggiormente<br />

coinvolta nell’assistenza) e limitano il reinserimento sociale. Ne consegue<br />

l’importanza di indagare i disordini della consapevolezza in fase precoce e<br />

durante il reinserimento familiare.<br />

590 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

L’indagine vedrà coinvolti il paziente, il caregiver e il clinico, ai quali<br />

saranno somministrate, in separata sede, delle scale di valutazione successivamente<br />

poste a confronto. Il confronto permetterà di valutare la possibile<br />

discrepanza tra la percezione delle problematiche esperite dal paziente con la<br />

reale difficoltà quotidiana vista dal caregiver e la gravità dei deficit cognitivocomportamentali<br />

secondo il giudizio del clinico. L’approfondimento delle<br />

suddette aree risulta importante ai fini di stabilire un piano di intervento<br />

riabilitativo individuale mirato.<br />

Saranno studiati 20 pazienti affetti da esiti di TCE con scala di valutazione<br />

del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta, con Levels of Cognitive Functioning<br />

(LCF) maggiore o uguale a 6, di età compresa tra 15 e 60 anni alla<br />

data dell’intervista e di età minima di 15 anni alla data dell’incidente. Ai<br />

pazienti si somministreranno i seguenti strumenti di valutazione: Awareness<br />

Questionnaire versione familiare e paziente; la Patient Competency Rating<br />

Scale (PCRS) nelle versioni per il paziente, familiare e clinico; la Patient Competency<br />

Rating Scale Neurorehabilitativity (PCRS-NR) nelle versioni paziente<br />

e familiare; il Neuropsychiatric Inventory (NPI); il Neurobehavioral Rating<br />

Scale (NBRS); la Self Awareness of deficit Interview (SADI); la Awareness of<br />

deficit Interview (ADI); QOLIBRI’.<br />

G.5.2 – Effetti dell’alcol sulle capacità coinvolte nella guida<br />

dell’automobile (Rita Formisano)<br />

Lo studio si propone di valutare gli effetti dell’alcol, a differenti livelli di<br />

concentrazione nel sangue, sulle capacità cognitive principalmente coinvolte,<br />

ovvero le funzioni attentive ed esecutive, durante la guida di un autoveicolo,<br />

con l’intento di verificare l’adeguatezza dei limiti imposti dalla<br />

legge. In particolare, si propone di valutare la velocità di risposta ad uno stimolo;<br />

la capacità di mantenersi concentrati su un compito per un periodo<br />

prolungato; la capacità di focalizzare la propria attenzione senza distrarsi;<br />

la possibilità di riuscire a svolgere due compiti contemporaneamente;<br />

l’abilità a pianificare le azioni necessarie per risolvere un problema; e la<br />

capacità di valutare il rischio legato al proprio comportamento in situazioni<br />

problematiche. Lo studio si prefigge dunque di valutare le suddette capacità,<br />

in soggetti volontari di entrambi i sessi, in buone condizioni di salute,<br />

di età compresa tra 18 e 60 anni.<br />

Per la gestione della presente sperimentazione, si prevedono trattamenti e<br />

procedure standard di uso corrente costituiti dalla somministrazione di test<br />

computerizzati per la valutazione delle diverse capacità attentive (Test per l’Esame<br />

dell’Attenzione – T.E.A. di Zimmermann e Fimm), di un Test di Fluenza<br />

Verbale e di un Questionario per la valutazione delle competenze strategiche<br />

della guida di un veicolo. La somministrazione delle diverse prove avverrà in<br />

due differenti momenti: in condizioni di sobrietà e dopo assunzione di alcol,<br />

al raggiungimento del tasso alcolico nel sangue previsto dalla vigente normativa<br />

in materia (0,5 g/l). L’etanolo nel sangue è rilevato in maniera indiretta,<br />

tramite un etilometro che, attraverso l’espirazione del soggetto, permette di<br />

ottenere tale parametro.<br />

2006 591


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

Ogni somministrazione sarà eseguita valutando contemporaneamente<br />

anche il flusso sanguigno cerebrale del soggetto sottoposto alle diverse prove,<br />

attraverso l’applicazione del Doppler Transcranico. L’ultrasonografia doppler<br />

transcranica è infatti una metodica che consente di rilevare la velocità, la direzione<br />

e le caratteristiche del flusso nelle arterie cerebrali mediante un fascio<br />

ultrasonoro ad emissione pulsata con frequenza di 2 MHz. Attraverso tale<br />

indagine sarà dunque possibile esaminare l’effetto dell’aumento progressivo<br />

del tasso alcolemico sull’attività emodinamica cerebrale.<br />

G.5.3 – Screening dell’ipopituitarismo in pazienti con trauma cranico<br />

o con emorragia subaracnoidea (Rita Formisano)<br />

Nella letteratura scientifica internazionale e nella comune pratica clinica<br />

la valutazione della funzione ipofisaria non viene effettuata nel management<br />

di pazienti che hanno subito un trauma cranico o emorragie sub-aracnoidee.<br />

Ciò malgrado sia frequente il riscontro in tali condizioni patologiche di alterazioni<br />

significative della funzione ipofisaria sia in considerazione della peculiare<br />

localizzazione dell’ipofisi all’interno della sella turcica, sia per la delicatezza<br />

delle strutture infundibolo-ipotalamiche che ne assicurano la funzione e<br />

per il vulnerabile rifornimento ematico della ghiandola. In effetti studi autoptici<br />

datati più di 30 anni fa, avevano dimostrato che sino ad un terzo dei<br />

pazienti che avevano subito un trauma cranico fatale presentavano la necrosi<br />

dell’ipofisi anteriore.<br />

Pertanto appare stridente il contrasto tra ripetuti singoli casi di pazienti<br />

con ipopituitarismo post-traumatico e la mancanza di trials prospettici diagnostico-terapeutici<br />

miranti a evidenziare il peso epidemiologico dell’insufficienza<br />

ipofisaria correlata con i traumi cranici e altre patologie endocraniche.<br />

A legittimare l’ipotesi di un simile studio è l’evidenza da dati preliminari<br />

recenti che un qualche grado di ipopituitarismo sia presente in circa il 40% di<br />

pazienti che hanno subito traumi cranici moderati e severi.<br />

Obiettivi<br />

Sottoporre i pazienti ad accertamenti basali e dinamici di I e II livello e se<br />

necessario ad ulteriori accertamenti dinamici di III livello, allo scopo di valutare<br />

la funzione ipotalamo-ipofisaria dopo 3 mesi dall’ingresso nell’Unità<br />

Post-Coma (T0) e ad 1 anno dalla dimissione (T1).<br />

G.6.1 – Studio longitudinale degli adattamenti cardio-vascolari<br />

e dello sviluppo delle abilità specifiche in atleti di alto livello<br />

praticanti basket in carrozzina: ottimizzazione delle tecniche<br />

di allenamento (Marco Traballesi)<br />

Lo scopo del presente progetto di ricerca, articolato in 24 mesi e partito nel<br />

2005, è quello di eseguire dei test di valutazione funzionale su una squadra agonistica<br />

di basket in carrozzina, uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni<br />

paraolimpiche, durante le varie fasi della stagione agonistica, al fine<br />

592 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

di fornire agli allenatori e ai preparatori atletici informazioni scientifiche, per<br />

ottimizzare l’allenamento.<br />

Il progetto prevede due fasi. Al momento è stata completata la prima fase,<br />

relativa al periodo di osservazione e scelta dei test di valutazione funzionale ad<br />

inizio della stagione agonistica, su 11 atleti, di cui 7 paraplegici e 4 amputati.<br />

La seconda fase prevede l’applicazione dei test di valutazione funzionale nelle<br />

varie fasi della stagione agonistica.<br />

I test saranno di due tipologie differenti. Il primo tipo di test (massimo consumo<br />

di ossigeno) riguarderà l’aspetto strettamente metabolico e verrà effettuato,<br />

mediante metabolimetro COSMED K4 b2, ad inizio, metà e fine campionato.<br />

Il secondo gruppo di test valuterà le caratteristiche specifiche del gesto<br />

tecnico del basket (capacità di controllo e di regolazione dei movimenti), e<br />

verrà effettuato dall’inizio alla fine del campionato con cadenza bimestrale.<br />

G.6.2 – Validazione di metodiche di misura del movimento<br />

e delle funzioni cognitive da applicare ai disturbi funzionali<br />

conseguenti ad encefalopatia vascolare come strumento utile<br />

a fini riabilitativi (Maura Bragoni)<br />

Il progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di esplorare<br />

le possibilità offerte dalle odierne modalità di interazione multimodale uomomacchina<br />

per dotare il medico di strumenti di misura quantitativa e qualitativa<br />

da applicare agli esiti funzionali successivi ad encefalopatia infartuale. In<br />

particolare lo studio si propone di realizzare un primo prototipo di piattaforma<br />

hardware-software modulare, espandibile nel tempo, che consenta al<br />

medico di disporre, in unico apparecchio, di modalità avanzate, complementari<br />

ed integrate di misura delle funzioni motorie, respiratorie e cognitive, al<br />

fine di rendere tali misure sempre più sensibili e specifiche.<br />

La piattaforma sarà composta da un sistema di acquisizione per la misurazione<br />

di segnali cinestetici provenienti da stoffe sensorializzate (tipo guanto o<br />

maglietta estremamente leggeri e vestibili con numerosi sensori di bending e di<br />

switch realizzati nel laboratorio ISIM_Garage dell’Università di Tor Vergata).<br />

Nella prima parte del progetto ci si è dedicati allo sviluppo di una prima versione<br />

dell’hardware e del software necessari all’acquisizione dei dati biofisici. A<br />

breve cominceranno i test di usabilità del suddetto pannello di controllo.<br />

G.6.3 – Sviluppo di protocolli e linee guida per il trattamento<br />

per l’impiego delle tecniche di stimolazione magnetica transcranica<br />

nel recupero funzionale nello stroke (Marco Molinari)<br />

Il presente progetto, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, si propone di<br />

indagare le influenze della stimolazione magnetica ripetitiva transcranica<br />

sulla rappresentazione motoria corticale in Corteccia Motoria Primaria (M1)<br />

in relazione alle diverse fasi del recupero funzionale nei soggetti con postumi<br />

di stroke. La Stimolazione Magnetica Transcranica (SMT) è una tecnica neurofisiologica<br />

non invasiva che permette lo studio della rappresentazione<br />

motoria corticale e della funzionalità delle vie motorie centrali eccitando o<br />

2006 593


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

inibendo la corteccia cerebrale con una risoluzione temporale molto precisa.<br />

La SMT è specificamente utile per l’analisi della riorganizzazione a breve e<br />

lungo termine delle efferenze corticali motorie dopo varie patologie: ablazione<br />

emisferica corticale, lesioni midollari, amputazione, prolungata immobilizzazione,<br />

altre patologie del SNC. È noto ormai da alcuni decenni che l’attività<br />

motoria ed in generale il flusso informativo di circuiti cerebrali tendono a<br />

modellare l’attività corticale con variazioni anche significative dell’organizzazione<br />

spaziale delle mappe somatotopiche sia motorie che sensitive, in particolare<br />

nelle aree primarie.<br />

Si è già proceduto alla definizione dei parametri di stimolazione ripetitiva<br />

e della soglia di eccitabilità motoria dopo stimolazione magnetica focale delle<br />

aree motorie dell’emisfero affetto e di quello controlaterale ed è stata iniziata<br />

una valutazione preliminare per lo sviluppo di un protocollo di trattamento<br />

per soggetti con spasticità secondaria a lesione vascolare ischemica.<br />

G.6.4 – Trattamento riabilitativo con uso di biofeedback elettromiografico<br />

e articolare in pazienti con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

Scopo dello studio, articolato in 24 mesi e partito nel 2005, è valutare<br />

l’efficacia di un programma di biofeedback elettromiografico applicato in condizioni<br />

statiche e dinamiche e finalizzato al recupero della funzione deambulatoria<br />

in pazienti affetti da esiti di stroke, comparati con un gruppo di soggetti<br />

affetti dalla stessa patologia e trattati con metodiche neuromotorie tradizionali.<br />

Il biofeedback è una metodica che permette un auto-apprendimento e<br />

condizionamento e rappresenta una metodica in grado di migliorare alcune<br />

prestazioni riabilitative, sia in termini di reclutamento che di rilasciamento.<br />

L’apparecchio in uso rappresenta un’evoluzione dal punto di vista tecnologico,<br />

in quanto permette il controllo e la registrazione di vari parametri clinici. La<br />

peculiarità di questo tipo d’intervento riabilitativo è che può agire, a differenza<br />

di altre metodiche, anche sulla qualità del passo, parametro spesso trascurato.<br />

Attualmente sono stati studiati sei pazienti (tre soggetti trattati con biofeedback<br />

e tre di controllo).<br />

G.6.5 – Trattamento riabilitativo con uso di apparecchiature<br />

per scarico parziale del peso corporeo in pazienti<br />

con esiti di stroke (Luca Pratesi)<br />

Il trattamento riabilitativo dello stroke deve mirare a minimizzare la<br />

menomazione, prevenire le complicanze e migliorare le prestazioni funzionali<br />

dei soggetti colpiti, sia per incrementare il benessere psico-fisico e la qualità<br />

di vita degli stessi, che per un’ottimale distribuzione delle risorse economiche<br />

a disposizione della comunità. Già da anni è emerso in riabilitazione il concetto<br />

di un approccio “ task-specific ” (Carr J. and Shepherd R. (1998) Neurological<br />

Rehabilitation. Oxford: Butterworth & Heinemann), per cui il soggetto<br />

che deve essere riabilitato in una determinata prestazione funzionale deve<br />

esercitarsi ripetutamente in quel compito: così la rieducazione del cammino<br />

implica che il paziente venga esercitato nella marcia, piuttosto che essere sot-<br />

594 2006


Ricerca clinica traslazionale<br />

toposto a lunghe, preliminari sedute di esercizi sul lettino per tentare di inibire<br />

l’ipertonia (Hesse S. (2004) Restor Neurol Neurosci 22: 359-369).<br />

Per questo obiettivo si dimostra interessante il trattamento terapeutico del<br />

recupero della deambulazione di pazienti affetti da esiti di stroke, su treadmill<br />

con parziale sospensione del carico, che ha il suo razionale nella possibilità di<br />

allenare i central pattern generators, responsabili di schemi elementari di<br />

deambulazione in animali da esperimento portatori di lesioni spinali, attraverso<br />

un compito locomotorio ripetitivo. Il trattamento su treadmill con<br />

sospensione di carico, ha tuttavia lo svantaggio di richiedere un elevato impegno<br />

assistenziale, di due o tre terapisti per assistere i pazienti più gravemente<br />

compromessi, durante l’esercitazione terapeutica. Apparecchiature quali il<br />

Gait-Trainer I della Reha-Stim®, consentono di esercitare i pazienti con lo<br />

stesso risultato funzionale, impegnando un solo terapista e con un innegabile<br />

vantaggio in termini di utilizzazione delle risorse disponibili.<br />

G.6.6 – Effetti dell’esercizio fisico regolare sullo stile di vita, lo stato<br />

funzionale e psicologico del soggetto anziano (Marco Traballesi)<br />

L’obiettivo del presente progetto è quello di incrementare il livello di attività<br />

fisica in soggetti ultrasessantenni e di valutare gli effetti dell’esercizio<br />

regolare sullo stile di vita e sui parametri fisiologici, psicologici e funzionali.<br />

Verrà effettuata una visita clinica con elettrocardiogramma e spirometria al<br />

fine di valutare le condizioni cliniche di base dei soggetti arruolati nello studio<br />

ed escludere coloro che presentano patologie controindicanti la pratica<br />

dell’ attività programmata.<br />

Nei soggetti arruolati verranno quindi effettuati prima dell’inizio dell’attività<br />

fisica test di valutazione funzionale dello stato di efficienza fisica, test psicologici<br />

e sulla qualità della vita, valutazione antropometrica. Il periodo di<br />

attività fisica prevede, per 6 mesi, 2-3 sedute di allenamento settimanali della<br />

durata ciascuna di un’ora, ad intensità submassimale per le varie tipologie di<br />

esercizi. L’allenamento verrà effettuato in gruppi di 10-15 persone, sotto la<br />

guida di tecnici sportivi laureati in Scienze Motorie con specializzazione in<br />

Attività Motoria Preventiva e Adattativa. Le sedute di allenamento prevedranno<br />

una parte costituita da attività di tipo aerobico ed una parte costituita<br />

da esercizi a carico naturale e/o con attrezzi di facile reperibilità eseguiti<br />

anche sotto forma di circuito.<br />

Al termine del protocollo di allenamento i soggetti saranno sottoposti<br />

nuovamente agli esami clinico-strumentali e di valutazione funzionale e psicologica<br />

sopra menzionati.<br />

G.6.7 – Studio longitudinale degli adattamenti cardiovascolari e metabolici<br />

in atleti disabili di alto livello praticanti nuoto (Marco Traballesi)<br />

Il nuoto è uno dei più popolari sport di squadra nelle competizioni paralimpiche.<br />

Come in tutte le discipline sportive, e a maggior ragione in quelle di<br />

tipo agonistico ad alto livello, l’allenamento determina adattamenti cui vanno<br />

incontro l’apparato cardiovascolare e il sistema metabolico.<br />

2006 595


Sezione III: <strong>Linea</strong> di ricerca corrente G<br />

Lo scopo del presente progetto di ricerca è quello di studiare gli adattamenti<br />

cardiovascolari e metabolici, nonché effettuare il controllo dell’allenamento<br />

degli atleti della squadra del nuoto del S. <strong>Lucia</strong> Sport, durante le varie<br />

fasi della stagione agonistica. Questi dati saranno forniti all’allenatore e al<br />

preparatore atletico al fine di programmare i carichi di lavoro, durante la stagione<br />

agonistica, per ciascun atleta. Gli adattamenti saranno studiati attraverso<br />

l’esecuzione di test valutazione funzionale e di esami strumentali. La<br />

valutazione funzionale verrà effettuata con test all’ergometro a manovella e<br />

con metabolimetro COSMED K4 b2. Gli adattamenti cardiovascolari saranno<br />

studiati attraverso l’esecuzione di un ecocardiogramma-color Doppler.<br />

La valutazione funzionale e l’ecocardiogramma-color Doppler saranno<br />

effettuati all’inizio della preparazione atletica, durante il periodo di massima<br />

forma e dopo la fine della stagione agonistica.<br />

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