Ciliegio (cv Lapins) allevato a spindel su 10 portinnesti - Provincia di ...
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Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
ESPERIENZE DI COLTIVAZIONE NEL VERONESE<br />
<strong>Ciliegio</strong> (<strong>cv</strong> <strong>Lapins</strong>)<br />
<strong>allevato</strong> a <strong>spindel</strong> <strong>su</strong> <strong>10</strong> <strong>portinnesti</strong><br />
Il rinnovo della cerasicoltura veronese può essere realizzato<br />
non solo con un’adeguata scelta varietale, ma anche<br />
con l’impiego <strong>di</strong> <strong>portinnesti</strong> che riducono la taglia delle<br />
piante o con l’adozione <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> allevamento.<br />
L’esperienza, tuttora in corso, appare interessante, soprattutto<br />
per impianti in piano<br />
Gino Bassi<br />
Il ciliegio non presenta ancora <strong>su</strong>rplus<br />
strutturale <strong>di</strong> produzione, anche<br />
se a livello europeo ci si sta avvicinando<br />
all’auto<strong>su</strong>fficienza, e dà origine a<br />
un mercato abbastanza ricco, soprattutto<br />
per il prodotto <strong>di</strong> qualità e fuori<br />
stagione (Sansavini e Lugli, 1997a).<br />
Potrebbe quin<strong>di</strong> avere ancora buone<br />
possibilità <strong>di</strong> sviluppo in zone storicamente<br />
vocate, tipiche, ma purtroppo<br />
vetuste, come quella veronese.<br />
Da <strong>di</strong>versi anni la cerasicoltura veronese<br />
sta vivendo un lento declino, causato<br />
da un costante invecchiamento degli<br />
impianti e da una conseguente per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> mercati, anche esteri, dove in passato<br />
era rinomata (Cossio et al., 1997).<br />
Le cause <strong>di</strong> questa situazione sono<br />
<strong>di</strong>verse e traggono origine dalla <strong>di</strong>slocazione<br />
della coltura stessa in zone<br />
marginali, caratterizzate da una notevole<br />
polverizzazione dell’offerta, dalla<br />
cospicua presenza del part time, dall’invecchiamento<br />
degli operatori, che<br />
hanno scarso interesse al rinnovo degli<br />
impianti; anzi negli ultimi anni questi<br />
sono stati ulteriormente ri<strong>di</strong>mensionati<br />
in favore <strong>di</strong> nuovi impianti vitati.<br />
A ciò si devono aggiungere le avverse<br />
con<strong>di</strong>zioni climatiche, puntualmente<br />
verificatesi in questi ultimi anni:<br />
piogge e gelate tar<strong>di</strong>ve durante la fioritura,<br />
piogge ed elevate temperature in<br />
prossimità della raccolta con spaccatura<br />
dei frutti e concentrazione della<br />
maturazione delle <strong>di</strong>verse cultivar e<br />
accavallamento delle produzioni con<br />
quelle <strong>di</strong> altre zone.<br />
Il ciliegio rimane inse<strong>di</strong>ato nelle zone<br />
collinari e pedemontane della provincia<br />
<strong>di</strong> Verona, dove sono ancora<br />
presenti in gran numero gran<strong>di</strong> alberi,<br />
talvolta sparsi e impianti poco specializzati,<br />
in genere privi <strong>di</strong> irrigazione,<br />
dove non sempre sono praticati i limitati<br />
ma essenziali interventi colturali<br />
<strong>di</strong> cui il ciliegio necessita.<br />
Con questa tipologia d’impianti il<br />
problema legato all’elevato costo della<br />
manodopera per la raccolta è ancor più<br />
gravoso e talvolta viene a mancare la<br />
convenienza a raccogliere il prodotto.<br />
La coltivazione in pianura è pressoché<br />
inesistente, forse anche per i fallimentari<br />
tentativi effettuati in passato<br />
con impianti fitti allevati a candelabro,<br />
impiegando come portinnesto il Colt<br />
che non ha mostrato alcun effetto nanizzante<br />
(Lugli e Sansavini, 1997), abbinato<br />
spesso alla rinomata Mora <strong>di</strong><br />
Cazzano, cultivar <strong>di</strong> pregio ma <strong>di</strong> lenta<br />
messa a frutto e me<strong>di</strong>a produttività.<br />
Il rinnovamento quin<strong>di</strong> deve ancora<br />
essere completato nella <strong>su</strong>a interezza e<br />
margini <strong>di</strong> miglioramento della red<strong>di</strong>tività<br />
della coltura sono possibili sia con<br />
un’adeguata e rinnovata scelta varietale<br />
(la produzione veronese si basa in<br />
massima parte <strong>su</strong>lla Mora <strong>di</strong> Cazzano),<br />
sia con l’impiego <strong>di</strong> <strong>portinnesti</strong> che riducano<br />
la taglia oggi <strong>di</strong>sponibili <strong>su</strong>l<br />
mercato, e in alcune situazioni adottando<br />
forme <strong>di</strong> allevamento <strong>di</strong>verse dal<br />
tra<strong>di</strong>zionale vaso. La sinergia che è<br />
possibile trarre da queste innovazioni<br />
può rilanciare questa coltura, riproponendola<br />
magari anche in pianura, dove<br />
può beneficiare dell’irrigazione e sostituire<br />
o integrare colture frutticole<br />
strutturalmente più in crisi.<br />
Nella presente nota si riporta l’esperienza<br />
<strong>di</strong> una prova <strong>di</strong> confronto tra <strong>10</strong><br />
<strong>portinnesti</strong> innestati con la cultivar <strong>Lapins</strong>,<br />
adottando la forma <strong>di</strong> allevamento<br />
a fusetto.<br />
La sperimentazione, realizzata nell’ambito<br />
delle attività del Gruppo frutticoltura<br />
dell’Alpe Adria, coinvolge 9<br />
Centri sperimentali ed è coor<strong>di</strong>nata<br />
dal Bayerische Landesanstalt für<br />
Weinbau und Gartenbau <strong>di</strong> Würzburg<br />
in Baviera che ha fornito anche il materiale<br />
vegetale (Siegler et al., 2000).<br />
L’impianto è stato realizzato nel febbraio<br />
del 1996 nell’Azienda <strong>di</strong> Ponton<br />
(S. Ambrogio <strong>di</strong> Valpolicella - Verona)<br />
dell’Istituto sperimentale <strong>di</strong> frutticoltura<br />
della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Verona, sita a<br />
<strong>10</strong>0 m slm, in un appezzamento in piano<br />
caratterizzato da un terreno <strong>di</strong> origi-<br />
Foto 1 - Panoramica dell’impianto <strong>di</strong> ciliegio <strong>allevato</strong> a <strong>spindel</strong> alla 3 a foglia<br />
L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001 61
Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
ne fluvio-glaciale, <strong>di</strong> modesto spessore,<br />
ricco <strong>di</strong> scheletro, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a fertilità. Il<br />
campo è irrigato con microjet, inerbito<br />
tra le file e <strong>di</strong>serbato <strong>su</strong>lla fila e presenta<br />
un sesto d’impianto <strong>di</strong> 5×4 m (foto<br />
1). Sono stati impiegati astoni <strong>di</strong> un<br />
anno della cultivar autofertile <strong>Lapins</strong><br />
<strong>su</strong>i seguenti <strong>portinnesti</strong>: Prunus<br />
avium F12/1, Ma×Ma 14, Piku 4,2, Tabel<br />
Edabriz, cloni Gisela 4, 5 e 195/20,<br />
cloni Weiroot 13, 158, 72.<br />
La prova è soltanto al quarto anno e<br />
per tale motivo verranno appena accennate<br />
le performance dei singoli<br />
<strong>portinnesti</strong>, dato che è ancora troppo<br />
presto per trarre delle conclusioni circa<br />
l’eventuale <strong>di</strong>saffinità con la cultivar<br />
innestata; questa nei primi anni può indurre<br />
effetti in apparenza positivi, quali<br />
minor vigoria, migliore efficienza<br />
produttiva, e solo in seguito può manifestarsi<br />
con sintomi negativi, quali ridotta<br />
pezzatura dei frutti, minor produttività<br />
e precario stato sanitario dell’albero<br />
(Sansavini e Lugli, 1997b). Si è<br />
ritenuto opportuno invece descrivere<br />
in dettaglio le modalità impiegate per<br />
realizzare la forma <strong>di</strong> allevamento a fusetto,<br />
ritenendola innovativa per la<br />
cerasicoltura veronese.<br />
Pratiche colturali eseguite<br />
nell’anno d’impianto<br />
All’impianto e prima del risveglio<br />
vegetativo<br />
All’impianto <strong>su</strong>gli astoni sono stati<br />
eliminati i rami anticipati con angoli <strong>di</strong><br />
inserzione troppo stretti e quelli inseriti<br />
al <strong>di</strong> sotto dei 50 cm; quelli anticipati<br />
al <strong>di</strong> sopra dei 50 cm sono stati tenuti<br />
e se necessario piegati, <strong>di</strong>sponendoli<br />
con un angolo <strong>di</strong> circa 90° rispetto<br />
all’asse centrale.<br />
Prima del risveglio vegetativo gli<br />
astoni sono stati poi cimati a un’altezza<br />
<strong>di</strong> 130 cm e degemmati con un coltello<br />
da innesti (gemme e sottogemme)<br />
per 25 cm circa, fino a un’altezza<br />
<strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> 1 m, lasciando però una<br />
gemma apicale che darà origine alla<br />
futura freccia.<br />
Queste pratiche colturali favoriscono<br />
la formazione <strong>di</strong> un palco <strong>di</strong> rami<br />
appena al <strong>di</strong> sotto del metro e lo sviluppo<br />
<strong>di</strong> una sola freccia che non ha<br />
alcun concorrente e che non viene mai<br />
toccata per tutta la stagione vegetativa<br />
(foto 2 e 3).<br />
2 3<br />
Foto 2 e 3 - All’impianto la cimatura a 130 cm e la degemmazione per 25 cm circa<br />
favoriscono la formazione <strong>di</strong> un palco <strong>di</strong> rami e lo sviluppo <strong>di</strong> una sola freccia<br />
Durante la prima stagione vegetativa<br />
I germogli laterali che si sono sviluppati<br />
al <strong>di</strong> sotto del metro, quando hanno<br />
raggiunto la lunghezza <strong>di</strong> 20-25 cm,<br />
sono stati <strong>di</strong>varicati con una molletta<br />
(o con estensori specifici), in modo da<br />
formare degli angoli <strong>di</strong> 90° rispetto all’asse<br />
centrale (foto 4); se tale opera-<br />
62 L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001<br />
zione non viene eseguita a tempo debito<br />
i germogli mantengono il loro angolo<br />
<strong>di</strong> inserzione stretto e, una volta lignificati,<br />
è impossibile <strong>di</strong>varicarli.<br />
La crescita dei germogli laterali che<br />
segue è orizzontale e più lenta, ma dopo<br />
qualche settimana gli apici tendono<br />
a curvarsi nuovamente verso l’alto.<br />
Per contrastare questa tendenza, tanto<br />
più evidente quanto più forte è il vigore<br />
vegetativo indotto dal portinnesto,<br />
e mantenere la crescita orizzontale<br />
si deve spostare la molletta <strong>su</strong>ll’apice<br />
del germoglio mano a mano che<br />
questo cresce (foto 5) o u<strong>su</strong>fruire <strong>di</strong><br />
appositi pesetti (foto 6). Con i <strong>portinnesti</strong><br />
più vigorosi tale pratica non<br />
sempre è <strong>su</strong>fficiente ed è necessario<br />
aiutarsi con l’ausilio <strong>di</strong> canne o spaghi;<br />
tale operazione ri<strong>su</strong>lta semplice<br />
poiché l’angolo <strong>di</strong> inserzione dei rami<br />
<strong>su</strong>ll’astone è ampio.<br />
Al termine del primo anno si ottiene<br />
una pianta con un palco composto da<br />
4-5 branchette laterali fornite <strong>di</strong> un angolo<br />
<strong>di</strong> inserzione ben aperto e una<br />
freccia che può essere lunga dai 70 cm<br />
ai 2 m a seconda della spinta vegetativa<br />
indotta dal portinnesto (foto 7).<br />
Operazioni colturali<br />
eseguite nel 2° anno<br />
Foto 4 - Quando hanno raggiunto la<br />
lunghezza <strong>di</strong> 20-25 cm, i germogli laterali<br />
devono essere <strong>di</strong>varicati con una molletta (o<br />
con estensori specifici), in modo da formare<br />
angoli <strong>di</strong> 90° rispetto all’asse centrale<br />
Prima del risveglio vegetativo<br />
Sono state eseguite la spuntatura<br />
della freccia 60-70 cm sopra la branca<br />
laterale più alta formatasi nel primo<br />
anno e la degemmazione per 20 cm<br />
sotto il taglio, con le medesime modalità<br />
descritte in precedenza.<br />
Se in qualche pianta durante il primo<br />
anno si è formato un numero in<strong>su</strong>fficiente<br />
<strong>di</strong> branche laterali o se queste<br />
sono mal <strong>di</strong>stribuite, in febbraio possono<br />
essere praticati dei tagli a caporale<br />
sopra gemme ben posizionate all’altezza<br />
del primo palco, per favorire<br />
l’emissione <strong>di</strong> nuovi germogli (foto 8).<br />
Durante la stagione vegetativa<br />
Sono state <strong>di</strong>varicate con le mollette<br />
le nuove branche al <strong>di</strong> sotto della seconda<br />
degemmazione e sono state seguite<br />
nella crescita, spostando le mollette<br />
o i pesetti per mantenerle <strong>su</strong>fficientemente<br />
orizzontali. Inoltre i germogli<br />
dorsali che si sviluppano dalle
Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
5 7<br />
9<br />
Foto 9 - I germogli dorsali che si sviluppano<br />
dalle branche devono essere cimati,<br />
così da favorire le formazioni fruttifere<br />
6<br />
Foto 5 e 6 - Gli apici dei germogli laterali<br />
tendono a curvarsi verso l’alto; così è utile<br />
spostare la molletta <strong>su</strong>ll’apice del germoglio<br />
mano a mano che questo cresce (foto 5) o<br />
impiegare appositi pesetti (foto 6)<br />
branche del primo palco devono essere<br />
cimati manualmente, lasciando<br />
qualche gemma così da favorire le formazioni<br />
fruttifere (foto 9).<br />
A fine stagione vegetativa le branche<br />
con portamento <strong>su</strong>rgente devono essere<br />
riprese e <strong>di</strong>sposte orizzontalmente.<br />
Pratiche colturali<br />
effettuate nel 3° e 4° anno<br />
Prima della ripresa vegetativa del<br />
terzo e del quarto anno sono state eseguite<br />
le medesime operazioni descritte<br />
per gli anni precedenti:<br />
■ taglio della freccia (solo se è cresciuta<br />
più <strong>di</strong> 60-70 cm sopra l’ultimo<br />
ramo laterale);<br />
8<br />
Foto 7 - Pianta alla fine del 1° anno<br />
con il palco <strong>di</strong> branchette laterali<br />
e la freccia, che può essere lunga dai 70 cm<br />
ai 2 m a seconda del portinnesto<br />
Foto 8 - Emissioni <strong>di</strong> nuovi germogli<br />
favoriti da tagli a caporale eseguiti<br />
in febbraio<br />
■ degemmazione sotto il taglio, o sotto<br />
la gemma apicale, al fine <strong>di</strong> ottenere il<br />
terzo e il quarto palco <strong>di</strong> rami.<br />
Durante la stagione vegetativa sono<br />
stati <strong>di</strong>varicati con le mollette i rami<br />
laterali che formeranno rispettivamente<br />
il terzo e il quarto palco. Sono<br />
stati inoltre cimati i più vigorosi germogli<br />
dorsali che si originano dalle<br />
branche dei palchi sottostanti.<br />
Alla fine della stagione vegetativa dovranno<br />
essere ancora una volta piegati<br />
i rami laterali as<strong>su</strong>rgenti, presenti soprattutto<br />
nei <strong>portinnesti</strong> più vigorosi.<br />
Dopo la raccolta del quarto anno si è<br />
proceduto a effettuare la prima potatura<br />
verde per eliminare completamente<br />
branche laterali in eccesso, biforcazioni<br />
ed effettuare qualche deviazione <strong>su</strong><br />
rami con più ampio angolo d’inserzione.<br />
In tal modo si è giunti alla fine del<br />
quarto anno, senza praticare alcun tipo<br />
<strong>di</strong> taglio importante in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dal portinnesto, a eccezione del raccorciamento<br />
della freccia e della prima<br />
potatura verde al quarto anno. Le piante,<br />
alte tra i 3 e 4 m, sono quin<strong>di</strong> costituite<br />
da quattro palchi <strong>di</strong> rami con<br />
branche più deboli mano a mano che ci<br />
si sposta verso la cima così da non impe<strong>di</strong>re<br />
il passaggio della luce.<br />
Brevi considerazioni<br />
<strong>su</strong>l comportamento<br />
dei <strong>portinnesti</strong><br />
Già alla seconda foglia in tutti i<br />
<strong>portinnesti</strong> impiegati si sono potute<br />
vedere le prime ciliegie (foto <strong>10</strong>) con<br />
produzioni <strong>di</strong> qualche etto nel caso dei<br />
<strong>portinnesti</strong> più deboli (Gisela 5, Edabriz,<br />
Weiroot 72). Questo fatto è certamente<br />
dovuto alla naturale pre<strong>di</strong>sposizione<br />
alla messa a frutto della cultivar<br />
<strong>Lapins</strong>, ma anche all’influenza esercitata<br />
dal portinnesto e dalla forma <strong>di</strong><br />
allevamento adottata che, riducendo<br />
al minimo i tagli <strong>di</strong> potatura, favorisce<br />
una più rapida entrata in produzione.<br />
Alla fine del secondo anno si comincia<br />
ad apprezzare la <strong>di</strong>fferente spinta vegetativa<br />
indotta dai <strong>portinnesti</strong>: i più vigorosi<br />
(F12/1, Ma×MA 14 e Weiroot 13)<br />
presentano una freccia che può raggiungere<br />
i 2 m e rami laterali con scarsa pre-<br />
L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001 63
Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
<strong>10</strong><br />
13<br />
64<br />
L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001<br />
11<br />
12<br />
14 15<br />
Foto <strong>10</strong> - Pianta alla fine della 2 a foglia. Foto 11 - Pianta <strong>di</strong> <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> F12/1 alla 3 a foglia<br />
Foto 12 - Pianta <strong>di</strong> <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> Gisela 5 alla 3 a foglia. Foto 13 - Fioritura alla 4 a foglia;<br />
in primo piano una pianta <strong>di</strong> <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> Gisela 195/20. Foto 14 e 15 - Al 4° anno la produzione<br />
<strong>di</strong> <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> Weiroot 72 ha <strong>su</strong>perato i <strong>10</strong> kg (foto 14); analoghe rese sono state ottenute<br />
con <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> Edabriz, ma con frutti <strong>di</strong> pezzatura in<strong>su</strong>fficiente<br />
senza <strong>di</strong> gemme a fiore; viceversa in<br />
quelli più deboli (Gisela 5, Edabriz e<br />
Weiroot 72) la freccia non <strong>su</strong>pera il metro<br />
e i rami laterali sono già ricchi <strong>di</strong> formazioni<br />
fruttifere. Inoltre si può notare<br />
come tra i <strong>portinnesti</strong> più vigorosi<br />
Ma×Ma 14 sia naturalmente il più as<strong>su</strong>rgente,<br />
mentre Piku 4,2, Gisela 195/20 e<br />
Weiroot 13, pur presentando una vigoria<br />
interme<strong>di</strong>a, hanno la tendenza a formare<br />
ramificazioni ben espanse e maggiormente<br />
pre<strong>di</strong>sposte alla messa a frutto.<br />
Nel terzo anno si è apprezzata una<br />
produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ciliege intorno al<br />
chilo per pianta, con variazioni tra 200 g<br />
per i vigorosi F12/1 (foto 11) e Ma×Ma<br />
14 fino al chilo e mezzo per i deboli Gisela<br />
5 (foto 12) e Weiroot 72. Nel quarto<br />
anno, a seguito <strong>di</strong> una bellissima fioritura<br />
(foto 13), si è ottenuta la prima produzione<br />
rilevante con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9<br />
kg/pianta (tabella 1): cinque <strong>portinnesti</strong><br />
hanno avuto produzioni cumulate al<br />
quarto anno <strong>su</strong>periori ai <strong>10</strong> kg (Edabriz,<br />
Gisela 5 e 195/20, Weiroot 72, Piku 4,2)<br />
(foto 14 e 15), 2 <strong>portinnesti</strong> produzioni<br />
inferiori ai 3 kg (Ma×Ma 14 e F12/1) e tre<br />
produzioni interme<strong>di</strong>e (Gisela 4, Weiroot<br />
13 e 158). Da segnalare che vi è stata<br />
una riduzione della pezzatura in Gisela<br />
5 ed Edabritz per l’eccessiva carica<br />
(foto 16) (De Salvador e Albertini,<br />
1997), mentre per gli altri il peso me<strong>di</strong>o<br />
è variato tra i 7 e i 7,8 g.
Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
Foto 16 - La<br />
pezzatura dei frutti<br />
con i <strong>portinnesti</strong><br />
Edabriz (nella foto)<br />
e Gisela 5 è ri<strong>su</strong>ltata<br />
in<strong>su</strong>fficiente<br />
per eccessiva carica<br />
Foto 17 - Impianto<br />
fitto <strong>di</strong> ciliegio alla<br />
5 a foglia realizzato<br />
nella pianura<br />
veronese in<br />
<strong>su</strong>ccessione a un<br />
impianto <strong>di</strong> melo<br />
16 17<br />
Tabella 1 - Produzione cumulata<br />
al 4° anno e peso me<strong>di</strong>o dei<br />
frutti della cultivar <strong>Lapins</strong> <strong>su</strong>i<br />
<strong>10</strong> <strong>portinnesti</strong><br />
Portinnesto<br />
kg<br />
dev.<br />
dev.<br />
g<br />
stand.<br />
stand.<br />
Gisela 195/20 14,60±3,74 7,5±0,65<br />
Weiroot 72 14,17±5,65 7,7±1,03<br />
Piku 4,20 13,32±6,39 7,8±0,77<br />
Gisela 5 13,00±3,47 6,7±1,42<br />
Tabel Edabriz 11,26±3,11 6,7±0,69<br />
Weiroot 158 8,85±5,64 7,7±1,22<br />
Gisela 4 8,57±5,55 7,6±0,90<br />
Weiroot 13 5,83±0,84 7,1±2,68<br />
F 12/1 2,83±2,08 7,8±1,18<br />
Ma×Ma 14 2,07±0,90 7,0±2,64<br />
Per la realizzazione della forma <strong>di</strong> allevamento<br />
a fusetto è stato possibile effettuare<br />
la totalità delle operazioni da<br />
terra per i <strong>portinnesti</strong> deboli (Gisela 5,<br />
Gisela 4, Edabriz, Weiroot 72) o con<br />
l’ausilio <strong>di</strong> piccole scale nel caso dei<br />
<strong>portinnesti</strong> più vigorosi (F12/1, Ma×Ma<br />
14, Weiroot 13) o <strong>di</strong> vigore interme<strong>di</strong>o<br />
(Piku 4,2, Weiroot 158, Gisela 195/20).<br />
La potatura <strong>di</strong> produzione dal quinto<br />
anno in poi dovrà tener conto della necessità<br />
<strong>di</strong> interventi più energici, da<br />
realizzarsi al bruno per i <strong>portinnesti</strong> più<br />
deboli (Edabriz, Gisela 5, Weiroot 72,<br />
Gisela 4 e Gisela 195/20) al fine <strong>di</strong> favorire<br />
la pezzatura dei frutti e il rinnovo<br />
vegetativo, mentre nei <strong>portinnesti</strong> più<br />
vigorosi (F12/1, Ma×Ma 14, Weiroot<br />
13), che non hanno ancora raggiunto<br />
una maturità produttiva, si dovrà intervenire<br />
al verde con interventi più leggeri,<br />
continuando le operazioni <strong>di</strong> piegatura<br />
secondo le necessità.<br />
Conclusioni<br />
Produzione<br />
cumulata 4° anno<br />
Peso me<strong>di</strong>o<br />
del frutto<br />
L’esperienza tuttora in corso dell’allevamento<br />
a fusetto della cultivar<br />
<strong>Lapins</strong> <strong>su</strong> <strong>di</strong>eci <strong>di</strong>fferenti <strong>portinnesti</strong><br />
è apparsa fin dall’inizio <strong>di</strong> interesse,<br />
da poter essere proposta come possibile<br />
innovazione per la cerasicoltura<br />
veronese, nonostante la maggior<br />
vulnerabilità delle piante alle gelate<br />
primaverili (Sansavini e Lugli,<br />
1997c).<br />
Questa forma infatti è ri<strong>su</strong>ltata più<br />
vicina al naturale habitus vegetativo <strong>di</strong><br />
Prunus avium (Weber M.S., 1999),<br />
nonostante la cultivar <strong>Lapins</strong>, oggetto<br />
della prova, si sia <strong>di</strong>mostrata poco<br />
adatta a causa della <strong>su</strong>a notevole as<strong>su</strong>ngenza<br />
e per la scarsa propensione<br />
a ramificare; migliori risposte si sono<br />
infatti ottenute, in esperienze <strong>su</strong>ccessive,<br />
con altre cultivar e selezioni.<br />
È stato possibile realizzare questa<br />
architettura dell’albero con tutti i<br />
<strong>portinnesti</strong> saggiati, anche se le risposte<br />
in termini <strong>di</strong> produzione, pezzatura<br />
dei frutti, vigore delle piante e tempo<br />
per le operazioni colturali sono ri<strong>su</strong>ltate<br />
molto <strong>di</strong>verse. I <strong>portinnesti</strong> più vigorosi<br />
(F 12/1, Ma×Ma 14 e Weiroot<br />
13) infatti presentano ancora una forte<br />
spinta vegetativa che nel proseguio<br />
della prova potrebbe ri<strong>su</strong>ltare eccessiva<br />
rendendo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile e onerosa<br />
la gestione dell’albero.<br />
Per realizzare tale forma <strong>di</strong> allevamento<br />
deve però essere cambiata<br />
completamente la tecnica <strong>di</strong> conduzione<br />
del ceraseto (De Salvador et al.,<br />
1997), in particolare la potatura, con<br />
interventi <strong>di</strong> piegatura nei primi 3-4<br />
anni e <strong>di</strong> potatura negli anni a seguire<br />
da realizzare preferibilmente al verde;<br />
l’impossibilità <strong>di</strong> eseguire tali pratiche<br />
a tempo debito, rimandando le operazioni<br />
solo al bruno, rende tale forma <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficile attuazione e porta a preve<strong>di</strong>bili<br />
in<strong>su</strong>ccessi.<br />
Gli innegabili vantaggi che si hanno<br />
con l’utilizzo del fusetto sono numerosi:<br />
■ è possibile svolgere la maggior parte<br />
delle operazioni colturali, in particolare<br />
la raccolta, da terra o con l’ uso <strong>di</strong><br />
piccole scale, con una riduzione notevole<br />
dei costi e una maggior sicurezza<br />
per gli operatori;<br />
■ possono essere realizzati impianti a<br />
me<strong>di</strong>a e alta densità, con una riduzione<br />
dei sesti d’impianto dal tra<strong>di</strong>zionale<br />
6-7×6-7 m del vaso a 4-5×2-4 m (a seconda<br />
del portinnesto adottato), raddoppiando<br />
e anche triplicando il numero<br />
<strong>di</strong> piante a ettaro;<br />
■ si favorisce una più rapida messa a<br />
frutto (anche per il ridotto numero <strong>di</strong><br />
tagli <strong>di</strong> potatura) e una maggior produttività,<br />
dovuta all’incremento del numero<br />
<strong>di</strong> piante per unità <strong>di</strong> <strong>su</strong>perficie;<br />
■ migliora la qualità dei frutti, grazie<br />
alla forma conica della pianta e alle<br />
sottili ramificazioni che permettono<br />
una buona penetrazione della luce<br />
(Hrotkò et al., 1999);<br />
■ viene favorita la sanità delle piante, in<br />
quanto il ridotto numero <strong>di</strong> tagli <strong>di</strong> potatura,<br />
prevalentemente estiva, <strong>di</strong>minuisce<br />
la tendenza del ciliegio a produrre<br />
gomma; inoltre la taglia ridotta<br />
permette una migliore uniformità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />
durante le irrorazioni;<br />
■ ri<strong>su</strong>ltano semplificate le eventuali<br />
operazioni <strong>di</strong> copertura con teli <strong>di</strong> plastica<br />
per evitare le spaccature da pioggia<br />
in prossimità della raccolta;<br />
■ è possibile riproporre la coltivazione<br />
del ciliegio nella pianura veronese e<br />
realizzare impianti a me<strong>di</strong>a e alta densità<br />
che potrebbero sostituire obsoleti<br />
impianti <strong>di</strong> melo e sfruttare adeguatamente<br />
le dotazioni d’impianti (irrigazione,<br />
fertirrigazione, antibrina, antigran<strong>di</strong>ne)<br />
esistenti (foto 17).<br />
Gino Bassi<br />
Istituto sperimentale <strong>di</strong> frutticoltura<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Verona<br />
E-mail: gino.bassi@provincia.vr.it<br />
Si ringrazia il sig. Renzo Padovani per la preziosa<br />
collaborazione fornita per l’allevamento<br />
e la potatura dell’impianto.<br />
La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.<br />
L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001 65
Speciale <strong>Ciliegio</strong><br />
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L’INFORMATORE A GRARIO 29/2001 1