Crescita dimensionale e qualitativa delle imprese venete - Sito Siav
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PARTE II<br />
Alla luce <strong>delle</strong> caratteristiche descritte, l’impresa transnazionale deve poter integrare le<br />
entità specializzate attraverso interdipendenze reciproche, piuttosto che sequenziali.<br />
Queste interdipendenze discendono in parte dalla divisione del lavoro all’interno del<br />
sistema, ma in parte sono orientate specificamente a sviluppare rapporti cooperativi<br />
che autorafforzano il sistema. Secondo i due autori, la differenziazione interna e<br />
l’integrazione non gerarchica <strong>delle</strong> parti (attraverso le interdipendenze, la<br />
comunicazione, la cooperazione, i sistemi formali e informali di coordinamento) sono le<br />
fondamentali risposte strategiche e organizzative dell’impresa multinazionale alla sfida<br />
della complessità/globalità 27 .<br />
Il concetto di rete integrata esprime dunque l’importanza dei flussi di componenti e<br />
prodotti finiti, persone, informazioni e conoscenze, risorse<br />
finanziarie, nonché del<br />
governo di tale complesso intreccio di transazioni, nel modello organizzativo che i due<br />
studiosi<br />
identificano alla fine degli anni ottanta come emergente nelle grandi <strong>imprese</strong><br />
internazionalizzate.<br />
Bartlett e Ghoshal, facendo proprie le considerazioni sviluppate da Porter (1986) e da<br />
Kogut ( 1985a e 1985b), riconoscono l’importanza che la distribuzione geografica <strong>delle</strong><br />
attività e <strong>delle</strong> risorse può svolgere ai fini della competizione globale. Non si tratta solo<br />
della capacità<br />
di rispondere alle esigenze differenziate dei mercati locali, dell’opportunità<br />
di sfruttare i differenziali sui costi dei tradizionali fattori produttivi,<br />
della necessità di<br />
ridu rre diverse tipologie di rischi o anche della possibilità di tradurre le imperfezioni dei<br />
mercati in vantaggiose azioni di arbitraggio (di beni, capitali e informazioni).<br />
L’aspetto più<br />
qualificante consiste infatti nella possibilità di presidiare la pluralità dei luoghi che<br />
elettivamente compongono il pool internazionale settorialmente significativo di risorse<br />
manageriali e tecnologiche, di fonti di innovazione, di tendenze innovative della<br />
domanda, di segnali competitivi. In altri termini, in un’impresa transnazionale il processo<br />
di knowledge management si sviluppa su scala globale. Questa opzione risulta coerente<br />
27<br />
Esiste una certa sovrapposizione tra l’approccio dei due autori alla globalità e la teoria<br />
porteriana del valore nella sua proiezione internazionale. Per Porter (1986) la configurazione e il<br />
coordinamento <strong>delle</strong> attività della catena del valore rappresentano le due dimensioni che<br />
consentono di qualificare una strategia<br />
competitiva in ambito internazionale. La prima concerne la<br />
localizzazione <strong>delle</strong> attività della catena: da un lato, ogni attività può essere concentrata in una<br />
sola sede o decentrata attraverso investimenti diretti in vari paesi; dall’altro, si pone il problema<br />
della scelta dei luoghi specifici in cui ubicare le attività. Il coordinamento <strong>delle</strong> attività dislocate nei<br />
vari paesi può essere effettuato in diversi modi, compresi tra i due estremi della massima<br />
autonomia concessa alle unità periferiche e la completa standardizzazione dei processi produttivi,<br />
dei sistemi informativi e di controllo, <strong>delle</strong> procedure operative. Il problema del coordinamento<br />
internazionale si pone sia tra attività dello stesso tipo distribuite in paesi diversi, sia tra attività<br />
distinte della catena del valore<br />
caratterizzate da una localizzazione elettiva in determinati paesi.<br />
IRES VENETO – CRESCITA DIMENSIONALE E QUALITATIVA DELLE IMPRESE VENETE 89