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Crescita dimensionale e qualitativa delle imprese venete - Sito Siav

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PARTE II<br />

studiosi della cosiddetta scuola di Uppsala (Johanson, Vahlne, 1977; Wiedersheim-<br />

Paul, Holson, Welch, 1978) 25 . Al contrario, nell’’era dell’economia globale,<br />

l’internazionalizzazione rappresenta il modo di essere “normale” <strong>delle</strong> <strong>imprese</strong>, di<br />

quelle di nuova formazione come <strong>delle</strong> <strong>imprese</strong> che hanno alle spalle una lunga storia.<br />

In un tale contesto, tutto ciò che ha a che fare con la posizione competitiva e l’agire<br />

strategico dell’impresa è contenuto nello spazio internazionale.<br />

La nostra visione dell’internazionalizzazione è coerente con il modello di impresa<br />

transnazionale di Bartlett e Ghoshal (1989), proposto come traguardo evolutivo <strong>delle</strong><br />

<strong>imprese</strong> multinazionali a fronte del mutamento di scenario determinato<br />

dalla<br />

globalizzazione. Risulta utile esaminare questo<br />

modello perché da esso emerge con<br />

grande chiarezza la compresenza di tutte e tre le dimensioni della crescita: la<br />

dimensione, le competenze e le relazioni (interne ed esterne).<br />

4.2 Il modello di impresa transnazionale di Bartlett e Ghoshal<br />

Analizzando la storia competitiva <strong>delle</strong> multinazionali di diversi paesi e settori, gli autori<br />

pervengono alla conclusione che in passato i settori mondiali si presentavano<br />

unidimensionali in termini strategici, cioè richiedevano una competenza strategica<br />

dominante per operare in essi.<br />

In particolare, nei settori multidomestici l’obiettivo strategico dominante era<br />

rappresentato dalla reattività ai mercati locali, caratterizzati da profonde differenze<br />

innanzitutto nella struttura dei consumi. Quando il mercato mondiale rappresenta la<br />

somma di mercati nazionali separati, la capacità di adattarsi alle differenze locali<br />

diventa una forza centrifuga dell’assetto organizzativo, spingendolo verso il modello<br />

della “federazione decentralizzata” (fig. 8):<br />

a. le attività estere sono assimilate a un portafoglio di <strong>imprese</strong> indipendenti;<br />

b. prevale la decentralizzazione <strong>delle</strong> risorse, <strong>delle</strong> responsabilità e <strong>delle</strong> decisioni;<br />

c. il controllo si basa su rapporti informali tra sede centrale e consociate.<br />

Nel settore che i due autori definiscono globale, ma che risulterebbe più appropriato<br />

denominare globale<br />

omogeneo, sussistono invece condizioni tecnologiche e di<br />

domanda che spingono alla realizzazione di grandi volumi di prodotto standardizzati.<br />

L’imperativo strategico è dunque l’efficienza globale, cioè lo sfruttamento di economie<br />

25<br />

Gli stadi sono quelli di una sequenza che procede dall’esportazione irregolare<br />

all’esportazione organizzata tramite agenti, alla creazione in loco di filiali o di sussidiarie<br />

commerciali, per finire con lo stadio della classica impresa multinazionale, che localizza<br />

stabilimenti di produzione in alcuni paesi esteri.<br />

IRES VENETO – CRESCITA DIMENSIONALE E QUALITATIVA DELLE IMPRESE VENETE 86

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