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Crescita dimensionale e qualitativa delle imprese venete - Sito Siav

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PARTE I<br />

letteratura sono che i fattori determinanti dell’innovazione possono variare per diverse<br />

dimensioni d’impresa e a seconda <strong>delle</strong> specificità tecnologiche e settoriali (Rogers,<br />

2004).<br />

Anche se molta letteratura si è focalizzata sul modo in cui la struttura di mercato<br />

influenza la performance innovativa <strong>delle</strong> <strong>imprese</strong> di diverse dimensioni, il legame tra<br />

innovazione e struttura di mercato può essere capito meglio come una relazione<br />

biunivoca. Infatti, c’è un consenso crescente circa il fatto che piccole e grandi <strong>imprese</strong><br />

rispondono in modo differente alle opportunità per l’innovazione date da particolari<br />

ambienti, strutture di mercato e specificità settoriali (Rothwell and Dodgson, 1994).<br />

Fattori settoriali, complementarietà dinamiche e l’evoluzione del ciclo di vita dei settori<br />

sono stati individuati come fattori chiave nello spiegare la relazione tra innovazione e<br />

dimensione d’impresa. Utilizzando i dati SPRU sull’attività innovativa nel Regno Unito,<br />

Rothwell and Dodgson (1994) hanno mostrato l’esistenza di una relazione ad U inversa<br />

tra la dimensione d’impresa e la quota di innovazioni prodotto da <strong>imprese</strong> di classi<br />

dimensionali differenti. Le differenze di carattere settoriale suggeriscono che il ruolo<br />

<strong>delle</strong> <strong>imprese</strong> più piccole è più rilevante dove i costi di entrata sono più bassi e dove<br />

esistono mercati di nicchia, tuttavia, le forme di interazione tra <strong>imprese</strong> di classi<br />

differenti (dall’ appalto alla licenza all’innovazione collaborativi) influenzano i risultati<br />

finali. Lungo il ciclo vitale del settore, questa relazione evolve di solito da un ambiente<br />

più favorevole per le <strong>imprese</strong> più piccole nei primi stadi di sviluppo, ad una situazione<br />

matura dove si può trovare una maggiore concentrazione sia nell’innovazione che nei<br />

mercati.<br />

Del resto l’influenza <strong>delle</strong> componenti settoriali sul rapporto tra dimensione d’impresa e<br />

innovazione è ormai largamente riconosciuta e viene illustrata da Malerba (2005),<br />

ricollegandosi alla distinzione propria di Nelson e Winter (1982) tra “Schumpeter Mark<br />

I” (Schumpeter, 1911) e “Schumpeter Mark II” (Schumpeter, 1942). Secondo questa<br />

distinzione, esistono settori dove l’innovazione è caratterizzata dalla “distruzione<br />

creativa” – come avviene, in particolare, tramite start up, ovvero con la crescita di<br />

nuove <strong>imprese</strong> di piccola dimensione che scalzano gli incumbent – e altri dove prevale<br />

“l’accumulazione creativa”, raggiunta da <strong>imprese</strong> di grandi dimensioni anche grazie alla<br />

presenza di barriere all’entrata. I settori del macchinario e <strong>delle</strong> biotecnologie sono<br />

esempi di settori “Schumpeter Mark I”, mentre l’industria dei semiconduttori negli anni<br />

90 o quella dei computer mainframe tra il 1950 e il 1990 costituiscono esempi di settori<br />

“Schumpeter Mark II”.<br />

IRES VENETO – CRESCITA DIMENSIONALE E QUALITATIVA DELLE IMPRESE VENETE 36

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