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Crescita dimensionale e qualitativa delle imprese venete - Sito Siav

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INTRODUZIONE<br />

Nuovi vincoli ma anche opportunità per le <strong>imprese</strong> minori: i precorsi non lineari<br />

della crescita <strong>dimensionale</strong><br />

Da quanto fin qui affermato, la questione <strong>dimensionale</strong> dell’economia italiana<br />

sembrerebbe allora confermata come la causa prima <strong>delle</strong> difficoltà competitive che il<br />

paese sta attraversando. Tuttavia, pur partendo dal riconoscimento dei cambiamenti<br />

intervenuti nel quadro economico, nella presente ricerca si assume con molta cautela<br />

l’ipotesi che la crescita <strong>dimensionale</strong> <strong>delle</strong> <strong>imprese</strong> sia la principale, se non addirittura<br />

l’unica strada da percorrere per rilanciare l’economia italiana, e quella veneta in<br />

particolare. Le ragioni che giustificano questa cautela derivano, oltre che dalle<br />

conoscenze ricavate nell’ambito della ricerca stessa, anche da considerazioni di ordine<br />

teorico. Se, infatti, il mutamento dello scenario competitivo accresce l’importanza <strong>delle</strong><br />

economie di scala, non sempre la risposta più efficiente a questa esigenza si esprime<br />

attraverso una espansione dei confini proprietari <strong>delle</strong> <strong>imprese</strong>. Per riprendere le tre<br />

ragioni di cambiamento appena discusse – progresso tecnico, globalizzazione, rigidità<br />

valutarie – possiamo infatti osservare che in ognuna di esse si presenta non solo un<br />

quadro di vincoli per le piccole <strong>imprese</strong> ma anche un insieme di opportunità da<br />

cogliere.<br />

Il cambiamento tecnologico interviene, infatti, non solo nell’accrescere i rendimenti di<br />

scala ma anche nel favorire processi di scomposizione e modularizzazione dei cicli<br />

produttivi, e nella complementare formazione di “mercati della tecnologia”, che<br />

forniscono anche alle piccole <strong>imprese</strong> rilevanti possibilità di accedere ai risultati<br />

applicativi della ricerca scientifico-tecnologica (Arora, Fosfuri, Gambardella 2000). In<br />

questo modo anche le <strong>imprese</strong> di dimensione minore possono partecipare alle reti<br />

dell’innovazione senza essere costrette ad integrare al proprio interno i costosi<br />

processi di ricerca e sviluppo non direttamente afferenti il proprio core business. Se,<br />

infatti, si guarda al progresso tecnologico in corso congiuntamente allo sviluppo di<br />

istituzioni internazionali a tutela della proprietà intellettuale e dei brevetti, se ne ricava<br />

un’immagine tutt’altro che univoca sulle forme efficienti di innovazione: non è solo la<br />

grande impresa manageriale a dominare la scena ma anche nuovi “sistemi<br />

imprenditoriali” – basati su processi molto spesso localizzati di creazione di nuove<br />

<strong>imprese</strong> mediante start-up, spin-off o evoluzione di attività esistenti – che riescono ad<br />

esplorare le frontiere tecnologiche con maggiore velocità e minore avversione al rischio<br />

rispetto alle organizzazioni maggiori (Gambardella 2005; Camuffo, Grandinetti 2005).<br />

Inoltre, bisogna ricordare che l’economia della conoscenza richiede un’attivazione<br />

personale che le piccole <strong>imprese</strong> sono in grado di assicurare meglio dei grandi<br />

IRES VENETO – CRESCITA DIMENSIONALE E QUALITATIVA DELLE IMPRESE VENETE 12

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