SAUSSURE ESPERANTISTA - Federazione Esperantista Italiana
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Relatore:<br />
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA<br />
Facoltà di Lettere e Filosofia<br />
Corso di Laurea in Civiltà letterarie e Storia delle civiltà<br />
Chiar.mo Prof. Davide Astori<br />
Correlatore:<br />
Char.ma Prof.ssa Fabienne Winkler<br />
RELAZIONE FINALE<br />
<strong>SAUSSURE</strong> <strong>ESPERANTISTA</strong><br />
ANNO ACCADEMICO 2009/2010<br />
Laureanda:<br />
Stefania Rinaldi<br />
Matricola n.175562<br />
1
INDICE<br />
Introduzione............................................................................................3<br />
1 Breve storia della nascita dell'esperanto..............................................5<br />
2 René de Saussure...................................................................................15<br />
2.1. Notizie biografiche, inserimento e movimenti all'interno<br />
dell'ambiente esperantista.................................................15<br />
2.2. Le origini della Nuova Lingua: Il Nov-Esperanto, o<br />
Esperanto II.........................................................................20<br />
2.3. La moneta unica per un'unica Nazione: Lo Spesmilo.....29<br />
2.4. Il ricordo di René de Saussure...........................................32<br />
3 René, Ferdinand e l'Esperanto.................................................................37<br />
4 Bibliografia analitica della vita di René de Saussure..........................43<br />
5 Conclusioni....................................................................................................55<br />
6 Appendice......................................................................................................57<br />
7 Bibliografia....................................................................................................63<br />
8 Ringraziamenti......................................................................................67<br />
2
Introduzione<br />
René de Saussure, matematico ed esperantista ginevrino, fu il fratello di<br />
Ferdinand de Saussure, padre della linguistica moderna. Nonostante tale<br />
importante legame di parentela, la sua figura, per quando fondamentale nello<br />
sviluppo della lingua esperanto e della comunità esperantista, è passata in<br />
secondo piano: risulta davvero difficile, ad oggi, trovare notizie su René che<br />
esulino dalla biografia schematica ed essenziale che potrebbe esserci fornita da<br />
una qualsiasi Wikipedia, al di là di alcuni limitati cenni all'interno di manuali di<br />
storia del movimento esperantista, a rari articoli per lo più in esperanto o francese,<br />
a qualche fortuito ritrovamento in qualche rivista dell'epoca in cui visse o di poco<br />
successiva, e nelle sue pubblicazioni, che restano comunque di difficile<br />
reperibilità.<br />
Scopo della presente tesi è di raccogliere una parte, seppur piccola, del materiale<br />
esistente su René de Saussure dando una forma piuttosto organica, evidenziando i<br />
punti principali della sua evoluzione all'interno dell'ambiente esperantista e,<br />
dall'altro lato, dell'evoluzione dello stesso ambiente sottoposto al suo passaggio:<br />
ci si chiede quali siano effettivamente le tracce lasciate dai lavori di René<br />
sull'esperanto e nei lavori e negli studi del più noto fratello Ferdinand.<br />
Tralasciando in gran parte il primo periodo, ovvero quello degli studi prettamente<br />
scientifici, la struttura della tesi si dividerà in una rapida presentazione della<br />
nascita e della prima evoluzione del movimento esperantista, per poi scendere nel<br />
4
dettaglio della vita di René, delle sue opere nel campo dell'interlinguistica e dei<br />
progetti ad esse paralleli (come, ad esempio, la moneta unica).<br />
5
Capitolo 1<br />
Breve storia della nascita dell'Esperanto<br />
(ovvero una seconda introduzione)<br />
La maggior parte delle lingue artificiali nasce, in Europa, nel corso dell' 800,<br />
in un contesto socio-culturale in continuo fermento: concluso il secolo dei<br />
Lumi, l'Ottocento si presenta come una fusione tra il romanticismo e<br />
l'illuminismo, per cui la passione è mediata dalla ragione e viceversa.<br />
L'Ottocento è il secolo del telegrafo, della macchina da scrivere e dei nuovi<br />
mezzi di comunicazione: la stampa perde il suo monopolio, e la possibilità di<br />
conoscere si allarga anche ai ceti più bassi e agli individui analfabeti<br />
attraverso il cinematografo, il grammofono e il fumetto. La cultura resta<br />
riservata ad un ambito socialmente privilegiato, mentre iniziano ad aprirsi<br />
nuove porte, e prende vita “il lento processo di alfabetizzazione universale” 1<br />
che porterà, nei secoli successivi, all'estensione su grande scala dell'istruzione<br />
e, di conseguenza, della conoscenza.<br />
Il concetto di Nazione, sviluppatosi già da dopo la fine della rivoluzione<br />
francese e in epoca napoleonica, si trasforma in modo quasi radicale: la<br />
1 Ortoleva, Peppino, Mediastoria - comunicazione e cambiamento sociale nel mondo<br />
contemporaneo, Pratiche, Parma 1995, pag.40<br />
6
Nazione non è più considerata come il bene supremo per cui tutto è concesso.<br />
In questo contesto si sviluppano quelle lingue che cercano di farsi<br />
internazionali, ovvero le lingue ausiliarie: il concetto di lingua ausiliaria è<br />
imprescindibile da quello di lingua nazionale. Lo scopo di una lingua<br />
ausiliaria è quello di affiancarsi a una lingua nazionale e creare uno strato di<br />
internazionalità comune a tutti i paesi, con le prerogative di essere facile da<br />
scrivere, pronunciare e soprattutto imparare. Usando parole di altri, in una<br />
lingua ausiliaria “l’identità nazionale non viene dimenticata, ma viene<br />
sublimata in favore di un’identità di tipo nuovo. Se la lingua inventata inizia<br />
ad avere una rilevanza sociolinguistica, si forma una comunità su base etica e<br />
non etnica.” 2<br />
Gli elementi comuni a tutte le lingue ausiliarie possono quindi riassumersi in:<br />
– Invenzione, il «puro gioco creativo verbigerante» 3 ;<br />
– Una considerazione religiosa per cui la diversità delle lingue è origine<br />
di tutti i mali 4 ;<br />
– La considerazione della lingua come strumento di comunicazione di<br />
massa;<br />
– La nascita di “un’identità sovrannazionale in conflitto potenziale con<br />
quella nazionale” 5 ;<br />
Il fondatore dell'esperanto, Lejzer Ludwik Zamenhof nacque, primo di nove<br />
2 Gobbo, Federico, “Il dilemma dell'Esperanto”, Università di Torino, 1995 pag.84<br />
3 Bausani, Alessandro, Le lingue inventate - Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, linguaggi<br />
universali, Trauben, Roma, 1974, pag. 8<br />
4 Naturalmente questa caratterizzazione religiosa si rifà a miti antichi, in particolar modo alla<br />
biblica Torre di Babele, dalla quale, secondo il mito, deriverebbe la diversità delle lingue,<br />
inflitta all'uomo come punizione per aver cercato di eguagliare Dio.<br />
5 Gobbo, Federico, opera cit. pag. 84<br />
7
fratelli, nel 1859 a Białystok, un piccolo centro nel nord-est della Polonia.<br />
In famiglia imparò il russo e lo yiddish, frequentò abitualmente la sinagoga<br />
con il padre, più per convenzione che per fede reale, unendo nella propria<br />
formazione l'elemento ebraico con quello laico illuminista.<br />
Frequentò il liceo a Varsavia, e durante gli studi imparò tedesco, latino e<br />
greco. Più tardi imparò anche l'inglese, da autodidatta.<br />
In età adulta Zamenhof parlava correntemente russo, polacco, inglese, tedesco,<br />
yiddish e francese e nel 1878 elaborò il suo primo progetto linguistico, che<br />
chiamò Lingwe Universala.<br />
Durante il suo diciannovesimo compleanno lui e sei compagni di classe<br />
cantarono un inno nel nuovo idioma, di cui ci resta il seguente frammento 6 :<br />
Malamikete de las nacjes, Inimicizia delle nazioni,<br />
Kadó, kadó, jam temp’ está! Cadi, cadi, è tempo ormai!<br />
La tot’ homoze en familje Tutta l’umanità in una famiglia<br />
Konunigare so debá. Unificare si deve.<br />
La Lingwe Universala può essere considerata come una sorta di progenitore<br />
dell'esperanto, poiché molti dei suoi principi linguistici e lessicali furono poi<br />
riutilizzati per la formazione di quest'ultimo: ad esempio la scelta<br />
dell’alfabeto e delle radici latine; la traduzione di poesie come strumento per<br />
dare alla lingua un bel suono; la scelta di insegnare la lingua agli amici. La<br />
frase jam temp’ está, inoltre, non di rado viene usata in pubblicazioni<br />
6 Forster, Peter G., The Esperanto Movement, Mouton, The Hague-Paris-New York 1982, pag. 52<br />
8
esperantiste, citata come proverbio.<br />
Nel 1885 Zamenhof terminò gli studi, ed iniziò ad allargare il proprio progetto<br />
di una nuova lingua con lo scopo di unire ebrei e goim 7 . Due anni dopo sposò<br />
Klara Zilbernik, riuscì a procurarsi tramite suo padre un visto della censura,<br />
tramite il padre di lei le necessarie risorse finanziare, e nel 1887 pubblicò il<br />
“Primo Libro” (Unua Libro) con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto (colui<br />
che spera).<br />
Nell'Unua Libro, Zamenhof illustrò i principi della nuova lingua, e sebbene<br />
dichiarò la propria incertezza e la possibilità di cambiamento, quei principi<br />
restarono quasi del tutto identici durante l'evoluzione dell'esperanto, portando<br />
a datare in quell'anno l'effettiva nascita della lingua.<br />
Nella prefazione Zamenhof illustrò ciò che restava da fare con la nuova<br />
lingua. I punti più salienti per quanto riguardava le volontà di sviluppo della<br />
lingua erano:<br />
. Che la lingua sia straordinariamente facile, cosicché possa essere imparata<br />
a fondo giocando.<br />
. Che tutti coloro i quali hanno imparato a fondo questa lingua possano<br />
usarla subito per capirsi con persone di nazioni diverse, non importa se<br />
questa lingua verrà accettata dal mondo e troverà molti adepti oppure no –<br />
cioè che la lingua già dal suo inizio e grazie alla propria struttura (konstruo)<br />
possa servire come rimedio effettivo per comunicare internazionalmente.<br />
. Trovare rimedi per vincere l’indifferenza del mondo e far sì che il più presto<br />
possibile si cominci ad usare continuativamente a livello di massa (amase<br />
7 Ovvero tutti coloro non facenti parte della comunità ebraica.<br />
9
komenci uzadi) la lingua proposta come lingua viva – senza avere in mano la<br />
chiave e non solo in casi di estremo bisogno. 8<br />
Inizialmente Zamenhof gestì il movimento esperantista 9 cercando di<br />
ufficializzarne i membri, ovvero chiese agli “adepti” di registrarsi, senza però<br />
rinunciare all'aspetto globale della lingua e alla sua diffusione anche al di fuori<br />
dell'ambiente strettamente esperantista.<br />
Questo tipo di dualismo fu realizzato “chiedendo agli «adepti» di adoperarsi<br />
nel far firmare una dichiarazione in cui il sottoscrivente prometteva di<br />
imparare l’esperanto se almeno altre dieci milioni di persone avessero<br />
firmato, cifra che indicava la massa critica dopo la quale il mondo non<br />
avrebbe potuto rifiutarsi di adottare ufficialmente la lingua. Questo dualismo<br />
accompagnerà tutta la storia dell’esperantismo: alcuni accentueranno<br />
l’aspetto elitario della comunità dei parlanti, altri invece privilegeranno<br />
l’aspetto di massa, ricordando la vocazione ausiliaria. Entrambi gli aspetti<br />
sono indispensabili l’uno all’altro: senza la vocazione ausiliaria nessuno si<br />
avvicina all’esperanto e senza una rete sociale di relazioni affettive di<br />
supporto difficilmente la spinta ideale rimane a lungo.” 10<br />
Nel tentativo di “allargare la partecipazione” al di fuori dell'ambiente<br />
8 Gobbo, Federico, opera cit. pag. 86<br />
9 Una chiara definizione del termine esperantismo è quella fonitaci da Gobbo (opera cit.): “Per<br />
esperantismo si intende lo spirito della lingua o Sprachgeist, ovvero l'insieme delle credenze<br />
condivise dagli esperantisti riguardo l'essere e il dover-essere della lingua, come sistema ma<br />
soprattutto come veicolo d'identità. (…) L'idea principale da cui partire per poter<br />
comprendere l'esperanto e il movimento esperantista è che i due aspetti, la lingua e<br />
l'ideologia, non posso essere analizzati separatamente: ogni presa di posizione linguistica ne<br />
implica una ideologica.”<br />
10 Ludovikito, Senlegenda biografio de L. L. Zamenhof, Ludovikito, Kioto 1982, letto in Gobbo,<br />
Federico opera cit. pag. 86<br />
10
esperantista, Zamenhof pubblicò, sulla scia del successo dell'Unua Libro, il<br />
Dua Libro interamente in esperanto.<br />
Nel 1889 venne pubblicato l' “Adresaro” (indirizzario) nel quale furono<br />
registrati quasi un migliaio di indirizzi di aderenti al movimento esperantista.<br />
La condizione per poter entrare nel Adresaro era dimostrare di essere in grado<br />
di tradurre almeno un breve testo in lingua. Nello stesso anno uscì il primo<br />
periodico, il mensile La Esperantisto, interamente in esperanto già dopo pochi<br />
numeri.<br />
Quest'aspetto è decisamente rilevante per comprendere appieno la<br />
conformazione del movimento esperantista: secondo Forster, infatti, le<br />
persone registrate nell'Adresaro erano solo “tip of the iceberg”, ovvero la<br />
punta dell'iceberg del movimento: esisteva infatti un sottobosco fitto di<br />
parlanti non registrati, o di persone semplicemente interessate 11 .<br />
Il 30 Luglio 1905 in un celebre discorso pronunciato durante il primo<br />
congresso universale a Boulogne-sur-Mer, Zamenhof consolidò la sua<br />
autorità all'interno del movimento, e ne riaffermò le idee principali .<br />
11 Forster, Peter G. opera cit. pag.17-18. Il passo completo tratto da Forster è decisamente<br />
esaustivo per quanto riguarda la realtà della diffusione della lingua già nei primi decenni dopo<br />
la “nascita”. Forster parla di punta dell'iceberg per quanto riguarda gli esperantisti registrati<br />
nell'Adresaro, specificando l'esistenza di un cospicuo numero di parlanti non ufficiali, se di<br />
ufficialità vera e propria si può parlare. Unico ostacolo al riconoscimento di questa “comunità”<br />
fu la difficoltà per un non-membro di utilizzare la lingua in modo effettivo.Dal testo:<br />
“Esperanto supporters are always at pains to point out that the number of Esperanto<br />
organisations is only th “tip of the iceberg”:that there are many more speakers of Esperanto<br />
who are outside the movement. That some such speakers will exist cannot be denied. Not all or<br />
even most who take Esperanto courses or teah themselves. Esperanto through generally<br />
available textbooks end up joining the movement. There are also many competent speakers<br />
who lapse in their membership. However, the degree to wich it is possible to use Esperanto<br />
without being a member of the organised movement is severely limited.It is possible to buy<br />
and borrow Esperanto books, or to maintean personal contacts already established through<br />
Esperanto;”<br />
11
Nel 1901 due francesi, il filosofo Louis Couturat 12 e il matematico Léopold<br />
Leau avevano fondato la Délégation pour l’adoption d’une langue auxiliaire<br />
internationale 13 , a cui prendevano parte accademici europei e statunitensi.<br />
Couturat, nel 1907, pubblicò un pamphlet sotto lo pseudonimo Ido 14<br />
(discendente, figlio) in cui presentò il suo progetto che, analogamente a quanto<br />
accadde per l'esperanto, diede poi nome a una nuova lingua 15 .<br />
Zamenhof disconobbe l'autorità della commissione con una circolare in cui<br />
spiegò che solo gli esperantisti potevano applicare modifiche alla lingua, ma<br />
questo non fermò Couturat, che ben presto fece circolare un certo numero di<br />
dizionari idisti e una rivista chiamata Progreso.<br />
Per contrastare il progetto idista, nel 1908 venne fondata l'Akademio 16 , un<br />
organo con il compito di conservare i principi fondamentali della lingua e<br />
12 Quasi tutte le notizie rintracciabili su Couturat ne evidenziano l'importanza degli studi<br />
matematici. Per quanto rigurarda il campo dell'interlinguistica, il suo contributo è reperibile<br />
solo nell'ambito dell'ido.<br />
13 Inizialmente lo scopo di quest'associazione fu quello di analizzare i progetti di riforma<br />
dell'esperanto e decidere quali proposte potevano effettivamente essere utili allo sviluppo della<br />
lingua: fu da uno di questi progetti che poi nacque l'Ido.<br />
In Large troviamo che “Nel 1907 la Délégation aveva il supporto di trecento società e<br />
di milleduecentocinquanta professori universitari e scienziati (Large 1985: 80) e Couturat e Leau<br />
avevano pubblicato due studi comparativi su una quarantina di progetti di lingue ausiliarie, tuttora<br />
testi di riferimento in interlinguistica.” (Large A. 1985 “The Artificial Language Movement”,<br />
Oxford: Basil Blackwe, pag. 80)<br />
14 L'intento iniziale della riforma idista fu quello di rendere l'esperanto più facile da imparare ma,<br />
tra le critiche mosse all'ido, vi fu anche quella di non essere una lingua “neutrale”, ovvero di<br />
attingere elementi da lingue esistenti prendendo elementi lessicali e grammaticali dalle lingue<br />
romanze escludendo le altre, essendo quindi più facile da parlare/imparare/scrivere solo per<br />
alcuni parlanti (per i parlanti lingue romanze).<br />
15 L'Ido si refece all'Esperanto delle origini, ma venne meno ai principi base della lingua<br />
universale: era infatti piuttosto complicato, e applicabile ad un élité piuttosto che ad una vasta<br />
comunità.<br />
16 Da Wikipedia: “L'Akademio de Esperanto è un istituto linguistico indipendente il cui scopo<br />
consiste nel conservare e proteggere i principi fondamentali del linguaggio esperanto e nel<br />
controllare la sua evoluzione". È composta da 45 membri eletti per 9 anni, e si rinnova per<br />
terzi ogni tre anni.La candidatura di un nuovo membro dev'essere avanzata da almeno cinque<br />
persone che già appartengano all'organismo.I suoi organi ufficiali sono: Oficialajn Informojn<br />
de la Akademio de Esperanto; Oficiala Bulteno de la Akademio de Esperanto.<br />
12
controllarne l'evoluzione.<br />
Nello stesso anno venne fondato il primo organo esperantista internazionale,<br />
l'Universala Esperanto-Asocio, ad opera di Hector Hodler 17 . Nello statuto<br />
redatto nel corso del quarto congresso a Dresda si legge che “The goal of the<br />
association is the facilitation of relations of all kinds between speakers of<br />
different languages and the creation of a strong link of solidarity between the<br />
members” 18 . L'UEA si pose come organo neutrale sia in materia politica che<br />
religiosa, accettando membri su base internazionale.<br />
Zamenhof continuò ad aprire i congressi fino al 1912, poi, fino alla sua morte<br />
nel 1917, sedette tra il pubblico, e volse il suo interesse verso l'homaranismo<br />
(‘umanitariesimo’) 19 , il lato religioso del progetto, sempre più indipendente<br />
17 Hector Hodler (Ginevra, 1 Ottobre 1881-Leysin, 13 Marzo 1920) fu un giornalista ed<br />
esperantista svizzero. Fu compagno di scuola di Edmond Privat, ed insieme si avvicinarono<br />
all'ambiente esperantista. Fu Direttore Generale e Vicepresidente dell'UEA. Alla sua morte<br />
lasciò in eredità all'UEA la rivista da lui fondata “Esperanto” e la propria biblioteca, in seguito<br />
ribattezzata Biblioteca Hector Hodler, ad oggi una delle più ricche biblioteche di esperanto del<br />
mondo. Per una biografia minima vedi anche AA.VV. Enciklopedio de esperanto, Budapest,<br />
Literatura mondo, 1933-1934. Alcune notizie in rete sono reperibili su<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Hector_Hodler<br />
18 Forster, Peter G, opera cit. pag. 155, “lo scopo dell'associazione è quello di facilitare ogni tipo<br />
di relazione fra parlanti di diverse lingue e la creazione di un solido legame di solidarietà fra<br />
i membri”.<br />
19 Il tema dell'homaranismo è di particolare interesse per comprendere la totalità del progetto di<br />
Zamenhof. L'aspetto religioso non fu reso noto fin da subito, ma risulta evidente che il<br />
progetto unificatore non riguardava solo l'aspetto linguistico. A questo proposito Astori,<br />
nell'articolo “Comunicazione internazionale e libero pensiero: Esperanto tra pianificazione<br />
linguistica e religiosa” (reperibile online all'indirizzo:<br />
http://riviste.unimi.it/index.php/inkoj/article/view/603/816) spiega che “Come l’Esperanto<br />
sarebbe stato ponte fra le lingue, seconda lingua di tutti che - concepita come realtà mediale-<br />
avrebbe dovuto tutelare le varie lingue del pianeta e anzi (paradossalmente) promuoverle,<br />
così una nuova cultura mondiale - basata sui fondamenti della tolleranza e della reciproca<br />
comprensione - avrebbe contribuito al migliore rapporto fra i popoli offrendosi come terreno<br />
comune in cui ognuno, pur nella sua diversità, avrebbe potuto portare se stesso in un rapporto<br />
rispettoso e costruttivo con gli altri. Il conflitto più aspro fra culture, tema privilegiato da<br />
Zamenhof, si delineava da subito nell'ambito religioso: come una lingua-ponte, pur nella<br />
tutela delle native, avrebbe contribuito al miglioramento della comunicazione nel mondo, così<br />
una una religione ponte, nei medesimi termini dell’Esperanto, avrebbe aiutato il progresso<br />
dell’Umanità.” Sempre in Astori, (articolo reperibile online all'inidirizzo<br />
http://www.metabasis.it/5/pdf_05/05_13_Astori.pdf )<br />
13
dall’ esperantismo. Nel 1910 a Washington (primo congresso extraeuropeo)<br />
Zamenhof si occupò meno degli aspetti ideali dell’esperanto, ormai definiti,<br />
per delineare le due strade attraverso cui l’esperanto avrebbe potuto<br />
raggiungere la vittoria finale (fina venko), ovvero il momento in cui tutto il<br />
mondo parlerà la lingua: o per decreto dei potenti o attraverso il lavoro dei<br />
singoli, delle «masse popolari». Quest’ultima, secondo Zamenhof, è la via<br />
privilegiata 20 .<br />
“Homarano significa, etimologicamente, “membro dell’umanità (ano de homaro)”, e, secondo<br />
le parole dello stesso Zamenhof, “membro della famiglia umana”. Se l’Homaranismo è una<br />
filosofia, o una religione, o una visione del mondo è difficile dire: è almeno il frutto del<br />
percorso di riflessione di un uomo che ha dedicato gratuitamente la vita a un ideale che, se<br />
non ha prodotto bene vistoso, certo non ha generato male. Criticando ogni tipo di<br />
nazionalismo e di particolarismo, centrandosi intorno ai concetti di reciproka frateco, egaleco<br />
e justeco, intende porre su un piano di assoluta parità le credenze di tutti gli essere umani,<br />
nella speranza di giungere alla realizzazione di un universalismo che garantisca pace,<br />
prosperità e benessere per l’intera umanità.”.<br />
20 Chiaramente questa seconda introduziona ha lo scopo di rendere chiaro il contesto storico in<br />
cui è calata la vita di René de Saussure e dare un quadro della storia della nascita del<br />
movimento. La storia del movimento esperantista continua ancora, ed episodi recenti ne sono<br />
la testimonianza: è interessante, ad esempio, il caso della micronazione Isola delle Rose, una<br />
piattaforma artificiale nel mar Adriatico, 500m fuori dalle acque territoriali italiane, che nel<br />
1968 venne proclamata dal suo fondatore, l'ignegnere bolognese Giorgio Rosa, Stato Sovrano.<br />
L'esperienza durò poche settimane, ma è uno dei simboli più tangibili dell'esistenza del<br />
movimento esperantista che oggi conta membri e delegazioni attivi in tutto il mondo. (fonte:<br />
“Libero Stato dell'Isola delle Rose”, Fabio Vaccarezza, in “Il Collezionista” n.12/2006<br />
pag.29).<br />
14
Capitolo 2<br />
René de Saussure<br />
2.1 .Notizie biografiche, Inserimento e movimenti all'interno<br />
dell'ambiente <strong>Esperantista</strong>:<br />
René de Saussure, figlio di Horace-Benedict e fratello del padre della<br />
linguistica moderna Ferdinand De Saussure, fu un matematico, linguista ed<br />
esperantista svizzero, nato a Ginevra il 17 Marzo del 1868; dopo il ginnasio<br />
nella città natale, si laureò in filosofia e matematica all'Università di<br />
Baltimora, dal 1895 al 1898 fu insignito della cattedra di Matematica presso<br />
l'Università Cattolica di Washington D.C..Una volta tornato in Europa,<br />
insegnò matematica all'Università di Ginevra, da cui poi, nel 1913, si trasferì a<br />
Berna, dove fu docente di Geometria fino al 1925.<br />
Dottore onorario all'università di Ginevra e membro della “Società<br />
Ginevrina”, René de Saussure morì a Berna il 2 Dicembre 1943.<br />
Condensando in questo modo la vita di René de Saussure, si dimentica il suo<br />
fondamentale ruolo nell'ambito della linguistica moderna: René, fratello di<br />
Ferdinand de Saussure, fu membro attivo all'interno delle società esperantiste<br />
e finì per ricoprire un ruolo fondamentale nella formazione della lingua<br />
teorizzata da Zamenhof.<br />
16
La vita di René de Saussure dal punto di vista della sua interazione con la<br />
formazione dell'esperanto si trasforma in un percorso tortuoso, caratterizzato<br />
dall'attività di un intellettuale “oltranzista” dell'interlinguistica. Durante il suo<br />
lavoro come docente di Matematica a Ginevra, René entrò in contatto con i<br />
gruppi esperantisti ginevrini, e ne fece parte, tanto che nel 1906, in qualità di<br />
vicepresidente della Geneva E-ista Grupo (Gruppo <strong>Esperantista</strong> di Ginevra),<br />
René de Saussure aprì e diresse la rivista “Internacia Sciencia Oficejo E-ista”<br />
e divenne redattore e amministratore della rivista “Internacia Scienca Revuo”,<br />
forte della collaborazione con Hector Hodler (1887-1920) ed Edmond Privat<br />
(1889-1926) 21 .<br />
Come membro della E-Akademio (accademia di Esperanto) René de Saussure<br />
diresse i lavori per il primo dizionario e per la prima grammatica di Esperanto.<br />
Fu inoltre segretario e direttore della Internacia Scienca Asocio E-ista<br />
(Associazione internazionale <strong>Esperantista</strong> delle scienze, ISAE) di Ginevra, che<br />
contava al tempo più di 800 membri. 22<br />
Collaborò con diversi periodici, tra cui la Oficiala Gazeto (rivista del<br />
Comitato Linguistico e del Congresso del Comitato <strong>Esperantista</strong>).<br />
21 Un'opera recente, ma di grande importanza, sulla vita, le opere, e la figura pioneristica di<br />
Privat è la tesi di dottorato di Perla Martinelli “Edmond Privat- l'uomo e l'opera”, pubblicata<br />
nel 2004 dall' Università di Genova. In un articolo di Nova Sento l'opera è riassunta così: “Gxi<br />
estas ankaux la plej kompleta pri Edmond Privat, cxar gxi traktas cxiun faceton de lia<br />
aktiveco: trilingva verkisto kaj publicisto, apostolo de la paco, standardisto de la<br />
sendependigxo de cxiuj ne liberaj popoloj, amiko de Gandhi, religia sinkretisto,<br />
mondfederalisto, socialisto kaj, kompreneble, ambasadoro de Esperanto. Nia lingvo estas<br />
fakte la sola komuna matrico kiun ni retrovas en cxiu lia aktiveco, apud certa interpreto pri la<br />
svisa identeco” (Fonte: Nova Sento in rete- nr.400)<br />
22 Andy Kunzli, “René de Saussure (1868-1943)- tragika sed grava esperantologo kaj<br />
interligvisto el Sivlando” in S.Fielder-L.Haitao (a cura di), Studoj pri interligvistiko. Festlibro<br />
omage a la 60-jarigo de Detlev Blanke/ Studien zur Interlingvistik, Festschrit fur Detlev<br />
Balnke zum 60. Geburtstag, Dobrichovice 2001 (edizione elettronica a cura di Liu Haitao:<br />
http://esperantic.org/librejo/dbstudoj/index.htm).<br />
17
Nel 1911 fu nominato membro onorario della Svisa Esperanto-Societo.<br />
Tra il 1907 e il 1914 lavorò al progetto di una moneta unica internazionale, lo<br />
Spesmilo (vedi. p. 2.3), e suggerì l'adozione di un calendario internazionale.<br />
La propaganda <strong>Esperantista</strong> di René de Saussure si diffuse in Inghilterra e in<br />
Germania, in particolar modo a Dresden, per poi allargarsi a Barcellona (1909)<br />
e Anversa (1911), fino ad arrivare a diffondersi anche all'interno degli uffici<br />
dell'esercito svizzero.<br />
Con la comparsa del progetto di riforma Ido 23 , il progetto di riforma della<br />
lingua esperanto (1907/08), e la nascita della discussione sull'esperantologia 24 ,<br />
René de Saussure fu spinto ad analizzare le teorie relative alla formazione<br />
delle parole in Esperanto 25 . Con l'aiuto delle proprie competenze matematiche<br />
e sfruttando la propria posizione all'interno dell'Università di Ginevra, de<br />
Saussure pubblicò due opere: “La construcion logique des mots en<br />
Esperanto” (Ginevra, 1910) e “Resumo de la teorio de antido kun Lingvaj<br />
Kritikoj kaj Klarigoj de konataj Esperantistoj kaj Idistoj” (Ginevra, 1910).<br />
23 Come già specificato nel Cap.1, il progetto di riforma Ido, proposto da Couturat attraverso la<br />
Délégation, aveva l'obiettivo di riformare l'esperanto. Secondi molti il progetto fu<br />
eccessivamente pretenzioso e mancò di rispondere all'ideologia basilare del movimento<br />
esperantista: per queste ragioni la Délégation venne disconosciuta da Zamenhof e dal<br />
movimento, e l'ido divenne un progetto non più integrativo ma parallelo all'esperanto.<br />
24 Con “discussione sull'esperantologia” si intende qui il dibattito che nacque dopo la<br />
presentazione del progetto idista, che divise il movimento in coloro che avrebbero voluto<br />
mantenere il “tradizionale” esperanto e coloro che invece si schierarono dalla parte di<br />
Couturat, appoggiando la riforma e, in tal senso, negando la matrice popolare su cui si fondava<br />
la lingua.<br />
25 Il motivo principale che spinse René a quest'analisi può verosimilmente essere considerato il<br />
desiderio di restutire al movimento esperantista i propri principi “ultrademocratici”.<br />
Nonostante la pubblicazione di opere come “La construcion logique des mots en Esperanto”,<br />
René-Antido finì per staccarsi dal movimento, nel momento in cui ne realizzò l'interno cambio<br />
radicale.<br />
18
In queste due opere René propose nuove tecniche per la formazione delle<br />
parole in esperanto, e affermò l'appartenenza della lingua al gruppo della<br />
“pianilinguistica”, ovvero delle lingue pianificate.<br />
Con lo scopo di avanzare proposte rivoluzionarie, in contrasto con le teorie di<br />
Louis Couturat, fondatore dell'Ido, e mirate a rendere la grammatica<br />
dell'Esperanto idonea ai principi su cui fu fondato il movimento esperantista.<br />
(vedi. p. 2.2), René de Saussure assunse lo pseudonimo di Antido. Le sue<br />
proposte furono inizialmente ben accolte all'interno della comunità<br />
esperantista e influirono sull'evoluzione, sull'uso e sulle opere esperantiste<br />
(vedi. p. 2.2), tanto che divennero la base dello studio sulla formazione della<br />
parola in esperanto. Le teorie di de Saussure furono accettate di buon grado<br />
anche da altri studiosi, tra cui il “fondatore” dell'esperanto L.L. Zamenhof, ma<br />
l'Accademia <strong>Esperantista</strong>, di cui de Saussure faceva parte, si mostrò scettica e<br />
conservatrice, tanto che furono ufficialmente approvate solo nel 1967.<br />
Il 1 Settembre 1925, anno del nuovo Congresso Universale di Ginevra, il<br />
congresso rifiutò formalmente le proposte di René De Saussure che dichiarò<br />
con una circolare di non voler più essere definito un <strong>Esperantista</strong> e la<br />
fondazione di un nuovo gruppo che chiamò Nuovo Esperanto, e con cui<br />
adottò una nuova lingua chiamata Nov-Esperanto o Esperanto II.<br />
René de Saussure apparteneva al gruppo di linguisti che intendevano trovare<br />
19
un compromesso tra Esperanto e Ido. Tra il 1907 e il 1937 si dedicò alla<br />
pubblicazione di una serie di nuovi progetti di riforma ,molti dei quali furono<br />
pubblicati sotto lo pseudonimo “Antido”:<br />
“Lingwo internacia de Antido 1” (1907)<br />
“Esperanto de Antido 2” (1910),<br />
“Lingvo Kosmopolita” (1912),<br />
“Lingvo Cosmopolita” (1913),<br />
“Lingvo internatsia de Antido” (1917),<br />
“Esperantido” (1919),<br />
“Nov-Esperanto” o “Mondialo” (1925-32),<br />
“Universal Eo” (1935),<br />
“Esperanto II” (1937).<br />
Con il volume “Esperanto II” René-Antido mise nero su bianco la nuova<br />
lingua (vd. p. 2.2).<br />
Importante per l'attività di de Saussure fu la collaborazione con Emma<br />
Chenevard (1884-1939) che dal 1917 al 1918 fu presidentessa provvisoria<br />
della Società <strong>Esperantista</strong> Svizzera e che appoggiò il progetto di riforma di de<br />
Saussure e cercò di inserirlo nell'Accademia <strong>Esperantista</strong>, di cui fu segretaria,<br />
per poi passare all'Accademia del Nuovo Esperanto.<br />
Con le proposte esperantiste di de Saussure nacquero anche nuovi gruppi di<br />
esperantisti, tra cui il gruppo Esp-ida fondato in Boemia. Seguirono poi gruppi<br />
a Berna che organizzarono corsi di nov-esperanto.<br />
20
Nonostante questo, René De Saussure venne rifiutato sia dall'Accademia che<br />
dagli Idisti, a causa delle iniziative che aveva preso con lo pseudonimo di<br />
Antido, e si trovò a combattere da solo la sua battaglia. Decise infine di<br />
abbandonare l'ambiente esperantista, e si arruolò nella legione straniera, fino<br />
alla sua morte a Berna, il 2 Dicembre 1943, durante la Seconda Guerra<br />
Mondiale.<br />
2.2 Le origini della Nuova Lingua: Il Nov-Esperanto, o Esperanto II.<br />
Con la pubblicazione del volume “Esperanto II” nel 1937, René prende le<br />
distanze dal tradizionale ambiente esperantista, vedendolo ormai quasi<br />
totalmente privato delle idee di eguaglianza su cui Zamenhof l'aveva<br />
fondato 26 , e fonda una nuova lingua, che chiamerà Nov-Esperanto, o<br />
Esperanto II.<br />
L'intento è quello di riportare l'esperanto alle “origini” e modificarlo, in modo<br />
da renderlo il più possibile facile da apprendere ed utilizzare.<br />
Già nel 1910, con la pubblicazione dell'articolo “Les “tares” de l'espéranto/<br />
Die “Mangel” des Esperanto”, Saussure avanzò le prime proposte di modifica<br />
della lingua, elencandone i 10 punti deboli.<br />
Le modifiche che propose si possono velocemente schematizzare:<br />
26 Verosimilmente questo distacco si dovette alla sfiducia che il Congresso mostrò nei confronti<br />
delle opzioni riformiste proposte da René, e all'influenza che ebbe, dopo la morte di<br />
Zamenhof, il movimento idista.<br />
21
• L'infinito con finale in -ar anziché -i e accento sull'ultima sillaba anziché<br />
sulla penultima;<br />
• Inserimento del genere neutro, oltre che al maschile e al femminile;<br />
• Plurale in -i anziché in -j;<br />
• Riforma del lessico:<br />
quanto a quest'ultimo punto de Saussure cercò di eliminare i<br />
neologismi che possedevano già una radice sinonima all'interno della<br />
lingua e introdusse il principio di necessità e sufficienza della<br />
composizione delle parole in Esperanto, in base al quale ogni parola<br />
deve contenere tutti gli elementi necessari per evocare (con o senza<br />
l'aiuto del contesto) l'idea che essa deve esprimere (Principio di<br />
necessità) e ogni parola deve contenere soltanto gli elementi necessari<br />
per evocare l'idea che essa deve esprimere: è bene perciò escludere<br />
ogni altro elemento estraneo o superfluo (Principio di sufficienza).<br />
Questo principio rispondeva in particolar modo alle critiche mosse da<br />
Louis Couturat (ideatore dell'Ido), secondo il quale il criterio di<br />
formazione delle parole composte in esperanto non rispettava il<br />
principio di reversibilità. 27<br />
27 http://ial.wikia.com/wiki/Ren%C3%A9_de_Saussure<br />
22
• Zamenhof definì l'uso del sostantivo come derivativo dall'aggettivo; in<br />
Esperanto l'aggettivo diventa sostantivo con la finale -o, ovvero:<br />
dall'aggettivo grand deriva il sostantivo grando, che significa<br />
grandecon. Secondo le teorie del francese Contraut, se il sostantivo<br />
deriva dall'aggettivo diventa personale. Quindi grando diventerebbe<br />
grandulon (grandan homon). Saussure contestò questo teoria<br />
sostenendo la sua derivazione dall'uso francese, quindi non conforme<br />
all'ideologia a base della lingua esperanto. 28<br />
• Per limitare la naturale difficoltà nell'apprendere una nuova lingua, de<br />
Saussure propose di migliorare l'effetto delle finali determinative di<br />
genere. Appoggiato dallo studioso svizzero Auguste Forel (1848-<br />
1931), propose di riformare l'alfabeto esperanto sostituendo alle lettere<br />
“russe” inserite da Zamenhof dei segni alternativi presi dall'alfabeto<br />
latino.<br />
L'esperantista svedese Jean Borel (1868-1946), fondatore del Gruppo<br />
Esperanto di Berlino e redattore della rivista Germana Esperanto, scrisse sulla<br />
sua rivista a proposito delle teorie di de Saussure:<br />
“La altvalora laboro de Antido, farita laŭ pure scienca metodo meritas esti<br />
salutata kun ĝojo, ĉar ĝi faras al nia afero realan servon. Pli kaj pli aperas<br />
28 Andy Kunzli, opera cit.<br />
23
esploremaj kaj kritikemaj spiritoj instigitaj de la reformemuloj divers-<br />
sistemaj, kaj estas necese, ke ni Esperantistoj povu klarigi al ili science sur<br />
kiu forta, praktika bazo staras la vortkonstruo en Esperanto. Ĝis nun ni havis<br />
nesufiĉajn verkojn pri tio kaj niaj kontraŭuloj trouzis tiun mankon. Antido<br />
ĵetas plenan lumon sur la principojn de l'Esperanta vortfarado pruvante<br />
samtempe, ke kvankam ĝi ne estis reguligita per leĝdonaj ordonoj, tiu<br />
vortkonstruo ĉiam estis farata (almenaŭ de la bonaj aŭtoroj), laŭ tute logika<br />
sistemo, kiu per sia simpleco kaj natureco certe superas la "apriorie"<br />
konstruitajn metodojn de derivado. Mankis nur la scienca formulado de la<br />
reguloj. Kiel Antido diras, li elpensis nenian novan teorion; lia laboro<br />
prezentas simple studon pri la mekanismo de Esperanto, kiel ĉiuj bonaj<br />
aŭtoroj senkonscie ĝin uzas. Jen la ovo de Kolumbo! Antido unue havas la<br />
meriton malvolvi la principojn en maniero nepre klara kun sciencaj formuloj.<br />
Kaj tio vere ne estas malgranda merito. Ĉiuj Esperantistoj kaj amikoj de<br />
lingvo internacia nepre devas legi tiun broŝuron.”<br />
Con il Congresso Universale di Ginevra, nel 1925, il congresso si pronunciò in<br />
merito alle riforme saussuriane decretando il rischio che si correva riformando<br />
una lingua già “formata”, aggiungendo l'inutilità della riforma per gli ambiti<br />
scientifici e commerciali, e si limitò ad adottare il plurale in -i, anziché in -j.<br />
René prese così definitivamente le distanze dal movimento, e come accennato<br />
sopra, realizzò una nuova lingua, che chiamò Nov-Esperanto, e il suo nuovo<br />
movimento fu rappresentato da una bandiera con simbolo bianco su sfondo<br />
24
verde, segno della presa di posizione rispetto ai “vecchi” esperantisti.<br />
Sotto lo pseudonimo di Antido continuò a cercare di cambiare il movimento<br />
esperantista, ma senza perdere di vista il proprio nuovo obbiettivo.<br />
Delle riforme dell'Esperanto II, quella più incisiva fu quella sul piano dell'<br />
ortografia dell'esperanto e sui segni diacritici, che vennero sostituiti con suoni<br />
più naturali:<br />
J divenne Y, Ĵ e Ĝ confluirono in J, Ŭ divenne W, Ĉ divenne CH, Ŝ divenne<br />
SH, KV divenne Q, KZ e KS divennero X, EJ divenne E 29 .<br />
Molte delle uscite grammaticali furono cambiate e fu reso più semplice un<br />
buon numero di termini grammaticali (ey per kaj "e", be per ĉe "a", e ki per ol<br />
"poi").<br />
Nel testo che segue, scritto dallo stesso René sotto lo pseudonimo di Antido e<br />
contenuto nel volume “Esperanto II”, interessante anche in funzione del<br />
contenuto, sono evidenti alcuni cambiamenti nel passaggio da Esperanto a<br />
Esperanto II: 30<br />
29 http://en.wikipedia.org/wiki/Esperanto_II<br />
30 In italiano: “Al secondo congresso mondiale di Esperanto a Ginevra (nel 1906), divenni un<br />
esperantista e presi parte alla fondazione dell' Associazione Scientifica <strong>Esperantista</strong>, della<br />
quale fui eletto segretatio. Per più di cinque anni fui anche capo della redazione della<br />
“Rivista Internazionale di Scienza”, organo ufficiale dell'Associazione, che ebbe più di 800<br />
membri. Nel 1908 ci fu il seocondo congresso mondiale di Esperanto a Cambridge, a cui<br />
partecipai, e in cui la mia proposta di istituire un fondo di aiuto alla finanza internazionale fu<br />
approvato dal congresso. Dopo il congresso, apparve il progetto di riforma Ido, elaborato da<br />
Marquis de Beaufont e dal professor Couturat. Realizzai immediatamente che il progetto era<br />
totalmente inconforme ai principi su cui si fonda l'Esperanto, la cui flessibilità veniva<br />
distrutta dall'Ido, attraverso un sistema di derivazioni logiche troppo rigido per l'uso<br />
quotidiano del linguaggio scritto e parlato, e da quel giorno respinsi l'eco dell'Ido dalla<br />
“Rivista Internazionale di Scienza”.Durante il mio lavoro di riforma per l'Esperanto esaminai<br />
non solo il progetto Ido, ma anche le interlingue dei progetti delle scuole “naturaliste<br />
(Occidental, latino sine flexione, ecc.). Questi progetti linguistici sono progetti interessanti ma<br />
i loro autori dimenticano che il difficoltà principale dell'interlingua non è la facilità di<br />
25
Esperanto Esperanto II<br />
Vizitinte perhazarde la 2-an<br />
Universalan Kongreson de Esperanto<br />
ĉe Genevo (je 1906), mi fariĝis<br />
Esperantisto kaj partoprenis tie la<br />
fondon de la Int(ernacia) Scienca<br />
Asocio <strong>Esperantista</strong>, de kiu mi estis<br />
elektata sekretaro. Dum pli longe ol<br />
kvin jaroj mi ankaŭ estis ĉef-<br />
redaktoro de la Int(ernacia) Scienca<br />
Revuo, la oficiala organo de tiu<br />
Asocio, kiu tiam havis pli ol 800<br />
membrojn. En 1907 okazis la 3-a<br />
Universala Kongreso de Esperanto<br />
ĉe Cambridge, kiun mi ankaŭ ĉeestis<br />
kaj kie mia projekto de internacia<br />
helpmono estis akceptata de la<br />
Kongreso. Post tiu Kongreso aperis<br />
la riformprojekto Ido, verkita de<br />
Markezo de Beaufront kaj Prof.<br />
Couturat. Mi tuj konsciis, ke tiu<br />
Vizitinte perhazarde la 2-a<br />
Universala Kongresu de Esperanto<br />
be Genevo (te 1906), mi farevis<br />
Esperantisto ey partoprenis tie la<br />
fondu de la Int(ernacia) Scienca<br />
Asocio <strong>Esperantista</strong>, kaes mi estis<br />
elektata sekretaro. Dum pli longe ki<br />
qin yaron mi anke estis chef-<br />
redaktoro de la Int(ernacia) Scienca<br />
Revuo, la oficiala organo de ta<br />
Asocio, kay tiam havis pliente ki 800<br />
membrun. En 1907 okazis la 3-a<br />
Universala Kongreso de Esperanto<br />
be Cambridge, kaw mi anke beestis<br />
ey kie mia projekto de internacia<br />
helpmono estis akceptata di la<br />
Kongreso. Pos ta Kongreso aperis la<br />
riformprojekto Ido, verkita di<br />
Markezo de Beaufront ey Prof.<br />
Couturat. Mi tuy konsciis, ke ta<br />
comprensione da parte degli Occidentali, ma il fatto che sia comprensibile per tutti i popoli<br />
della terra. E la cosa più difficile non è creare un'interlingua, ma farla vivere, e solo<br />
l'Esperanto ha avuto successo in questo. Lasciare le basi dell'Esperanto e il lavoro già svolto<br />
dagli Esperantisti sarebbe una pazzia, [?] anche perchè gli Esperantisti non accetterebbero<br />
una lingua totalmente nuova.”<br />
26
projekto estas tute ne konforma al la<br />
spirito de Esperanto, kies<br />
rimarkindan flexeblon Ido detruis per<br />
logika derivsistemo tro rigida por la<br />
ĉiutaga uzado de la lingvo skribe kaj<br />
parole, kaj ekde tiu tago mi komencis<br />
rifuti la pretendojn de Ido en la<br />
Int(ernacia) Scienca Revuo. Dum mia<br />
laboro por la riformo de Esperanto<br />
mi ekzamenis ne nur la projekton Ido,<br />
sed ankaŭ la interlingvojn el la<br />
skololo "naturista" (Occidental,<br />
Latino sine flexione, ktp.). Tia<br />
lingvoprojektoj estas interesaj, sed<br />
ilia aŭtoroj forgesis, ke la plej<br />
malfacila parto de la interlingva<br />
problemo ne estas la facila kompreno<br />
por la Okcidentanoj, sed la facila<br />
parolado por ĉiuj popoloj de la<br />
terglobo. Kaj [lo?] ankoraŭ pli<br />
malfacila ne estas krei interlingvon,<br />
sed ĝin vivigi, kaj tion sukcesis nur<br />
projekto estas tute ne konforma al la<br />
spirito de Esperanto, kaes rimarkinda<br />
flexeblu Ido detruis per logika<br />
derivsistemo tro rigida por la<br />
chataga uzado de la lingvo skribe ey<br />
parole, ey dey ta tago mi komencis<br />
rifuti la pretendun de Ido en la<br />
Int(ernacia) Scienca Revuo. Dum mia<br />
laboro por la riformo de Esperanto<br />
mi examenis ne nur la projektu Ido,<br />
sed anke la interlingvun el la skolo<br />
"naturista" (Occidental, Latino sine<br />
flexione, etp.). Tala lingvoprojekton<br />
estas interesa, sed lina awtoron<br />
forgesis, ke la ple malfacila parto de<br />
la interlingva problemo ne estas la<br />
facila kompreno por la<br />
Okcidentanon, sed la facila parolado<br />
por cha popolon de la terglobo. Ey lo<br />
ankore pli malfacila ne estas krei<br />
interlingvu, sed ju vivigi, ey tu<br />
sukcesis nur Esperanto; forlasi la<br />
27
Esperanto; forlasi la bazon bazu Esperanta ey la grandega<br />
Esperantan kaj la grandegan laboron<br />
jam faritan de la Esperantistoj estus<br />
vera frenezaĵo, [tiente?] pli ke la<br />
Esperantistoj neniam akceptos<br />
laboru yam farita di la Esperantiston<br />
estus vera frenezajo, tiente pli ke la<br />
Esperantiston niam akceptos lingvu<br />
tute nova. 32<br />
lingvon tute novan. 31<br />
Nella traduzione da Esperanto a Nov-Esperanto di questo testo è possibile<br />
identificare i cambiamenti esposti in tabella:<br />
(Nell'ordine in cui compaiono nei testi citati)<br />
Nov-<br />
Esperant<br />
o<br />
Traduzione, senso del<br />
cambiamento o<br />
spiegazione (dove<br />
necessario)<br />
Esperanto<br />
-u: -on (come Kongresu: Kongreson, fondu:<br />
be ĉe<br />
te je<br />
fondon).<br />
farevis fariĝis<br />
ey kaj<br />
kaes kies, de kiu.<br />
ki ol<br />
31 http://en.wikipedia.org/wiki/Esperanto_II<br />
32 De Saussure. 1938. Twelve lessons of Esperanto-II for beginners.<br />
28
anke ankaŭ<br />
ta tiu<br />
kay kiu<br />
pliente ki più di<br />
-n Come yaron:jaroj,<br />
membrun: membrojn<br />
kaw kiun<br />
projekto cambio di pronuncia projekto<br />
di (accettato) da. [cambio di significato]<br />
pos post<br />
cha ĉiu<br />
dey da-proveniente da-. [cambio di significato]<br />
tala tia<br />
li-n-a lin per ili è li più<br />
plurale -n<br />
-j<br />
ili-a<br />
ankore ankoraŭ<br />
ju ĝin<br />
tu tion<br />
niam neniam<br />
È oltretutto evidente come René si oppose fin da subito alla riforma idista, e<br />
come maturò il proprio distacco da una comunità (quella esperantista) che<br />
sintomaticamente stava perdendo contatto con le idee su cui il movimento era<br />
stato fondato.<br />
29
2.3 La moneta unica per un'unica Nazione: Lo Spesmilo<br />
Nel 1906 René de Saussure, sfogliando la stampa esperantista notò che le cifre<br />
venivano indicate con la valute dei diversi paesi di origine: da questo nacque<br />
la sua idea di ideare una moneta unica internazionale, utilizzabile per il<br />
commercio estero, chiamata Spesmilo, e suggerì l'adozione di un calendario<br />
internazionale.<br />
Il progetto dello Spesmilo venne presentato da René al Congresso mondiale di<br />
Esperanto a Cambridge nel 1907 e fu immediatamente approvato dai<br />
giornalisti esperantisti. L'industriale Herbert F. Hoveler 33 fondò una banca per<br />
provare la nuova valuta inserendola nel commercio e nell'industria: la<br />
Ĉekbanko esperantista. La banca annoverò 1267 clienti, ma fu sciolta dopo la<br />
morte di Hoveler. Ciò nonostante si deve alla Ĉekbanko l'invenzione di quello<br />
che allora si chiamava Cheque-postal, ovvero una “cartolina” con la quale,<br />
attraverso la banca, era possibile spostare piccole quantità di denaro.<br />
Il tentativo di una banca inglese, appoggiata da Winston Churchill 34 (che<br />
33 Hoveler fu un industriale tedesco, membro del comitato linguistico (Lingva Comitato) nel<br />
1908, e dal 1912 anche dell'Accademia <strong>Esperantista</strong>. Fu l'ideatore della propaganda di riforma<br />
grammaticale ŝlosiloj (chiavi),(alcune informazioni su questa propoganda sono reperibili in<br />
esperanto nei testi dello stesso Hoeveler o online all'indirizzo : http://eo.wikipedia.org/wiki/<br />
%C5%9Closiloj ), riforma per altro molto vicina alle riforme grammaticali proposte da René<br />
de Saussure, che riguardava l'uso della vocale E invece del dittongo IU all'interno delle parole,<br />
più comprensibile per la maggior parte dei parlanti.<br />
34 Churchill non era nuovo a simpatie nei confronti delle lingue pianficate. Nel 1930, quando<br />
Odgen inventò e propose il Basic English, lo stesso Churchill fu uno dei suoi primi sostenitori.<br />
Churchill dichiarò che “il potere di controllare la lingua offre molte piú ricompense che<br />
portar via provincie o terreni alle persone o schiacciandoli attraverso lo sfruttamento. Gli<br />
imperi del futuro sono gli imperi della mente.” (Maria Teresa Coppola, 2007, “Il lascito di<br />
Orwell per la lingua”, saggio tratto dall'opera “Il lascito di Orwell per la lingua inglese in<br />
particolare e la lngua in generale”,2006, Università degli Studi di Catania)<br />
30
dichiarò espressamente la necessità di una moneta esperantista 35 ), di introdurre<br />
lo Spesmilo fu interrotto dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.<br />
Lo Spesmilo, il cui valore equivaleva a 0,733 grammi d'oro (all'epoca quasi<br />
mezzo dollaro), fu ideato sulla base dell'ideologia unitaria esperantista, che<br />
tendeva a ridurre al minimo le difficoltà di utilizzo e circolazione dei mezzi<br />
proposti: si scelse di far sì che il valore dell'unità monetaria di base, lo speso<br />
(dal latino spes,”speranza"; in Esperanto spesmilo significa "mille spesoj"),<br />
fosse sufficientemente piccolo da eliminare la necessità di sottodivisioni.<br />
Tuttavia la sua suddivisone in millesimi anziché in centesimi rese difficile il<br />
“cambio di abitudine” e fu forse questo uno dei motivi per cui non ebbe il<br />
successo sperato. 36<br />
In occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione del<br />
movimento <strong>Esperantista</strong> fu coniata questa moneta d'oro:<br />
35 “La valuta esperanto”, Dr. H. Unger (in Der Wielt Spiegel), in “L'esperanto: quindicinale di<br />
informazione e commenti” numero X, Marzo, 1932.Vd. appendice<br />
36 “La valuta esperanto”,opera cit. Vd. appendice<br />
31
Recentemente lo Spemilo è stato ripreso in considerazione per la versione in<br />
Esperanto del noto gioco in scatola Monopoli , con questo aspetto:<br />
In questa particolare edizione del gioco 37 la zona più economica è Vojo de<br />
Bulonjo-ĉe-Maro, sede del primo Congresso Universale del 1905, mentre la<br />
più cara è Placa de Zamenhof, e il tabellone si presenta così: 38<br />
37 Il gioco è effettivamente in commercio, e maggiori dettagli sulla struttra e sulle regole del<br />
gioco, con alcuni “suggerimenti” sulle frasi più utili per poter giocare in esperanto sono<br />
reperibili a questo indirizzo: http://koplushia.tripod.com/Monopolo/index.html<br />
38 http://enesperantujo.blogspot.com/2010/01/la-origino-de-la-spesoj.html<br />
32
2.4 Il ricordo di René de Saussure<br />
La vasta eco che la vita e le teorie di René de Saussure/Antido ebbero<br />
nell'ambiente <strong>Esperantista</strong> è rintracciabile in alcune opere a lui<br />
contemporanee 39 .<br />
Kàlmàn Kalocsay 40 pubblicò, all'interno del suo Rimportretoj una poesia<br />
intitolata “René de Saussure”, esaltandone, in modo ironico, l'intelligenza e lo<br />
spirito d'iniziativa:<br />
“,Saussure, - la pura, klara<br />
Mens'<br />
39 La poesia in Esperanto è un capitolo che meriterebbe d'essere trattato a parte. Negli articoli<br />
“La poesia <strong>Esperantista</strong> Parte Prima e Parte Seconda” Astori traccia un riassunto dello<br />
sviluppo storico della poesia e della narrativa formatasi in ambiente esperantista, dalla sua<br />
fondazione ad oggi.<br />
In particolare Astori riconosce, anzitutto, due filoni: quello della produzione “originale” vera e<br />
propria, e quello della traduzione dei testi classici della letteratura mondiale. Astori divide poi<br />
il corso della letteratura esperantista in cinque fasi: la prima fase “pionieristica”, che va dal<br />
1887 alla Prima Guerra Mondiale, ed è caratterizzata soprattutto dalla produzione poetica<br />
legata alle diverse scuole del periodo; la seconda fase detta “periodo parnassiano”, dalla fine<br />
della guerra fino agli anni Trenta, in cui al fenomeno poetico si affianca l'esame del fenomeno<br />
linguistico (in cui possiamo includere Migliorini), fase particolarmente influenzata dalla scuola<br />
tedesca e da quella di Budapest -di cui Kalocsay è un esponente-e dalla fondazione di riviste<br />
inerenti la lingua esperanto; la terza fase , ovvero il “periodo nero”, fu (come intuibile dal<br />
nome) un periodo poco produttivo, soprattutto a causa delle interruzioni e delle difficoltà di<br />
comunicazione legati allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; la quarta fase, detta<br />
“rinascimentale”, dal 1952 agli anni Settanta, caratterizzata dallo sviluppo della scuola di<br />
Budapest e delle riviste fondate durante il periodo parnassiano e da un “aumento della<br />
produttività” artistica; la quinta fase giunge fino all'ultimo ventennio, e caratterizza un cambio<br />
radicale nel fare poesia, in particolare, citando direttamente Astori, “le scuole perdono<br />
importanza a scapito di talenti isolati, contornati da pleiadi di autori minori, mentre la<br />
produzione extraeuropea si fa sempre più massiccia e determinante,confermando lo sviluppo<br />
già iniziatosi nel periodo precedente” (Astori, D. “La poesia esperantista. Parte prima”).<br />
Sia nella parte prima che nella parte seconda dell'articolo di Astori sono raccolte alcune opere<br />
dei principali poeti esperantisti, tra cui lo stesso fondatore dell'esperanto Zamenhof, William<br />
Auld (che fu candidato per il premio Nobel dal 1999 fino all'anno della morte dell'associazione<br />
degli scrittori esperantofoni) , e Kalocsay.<br />
40 Poeta, esperantista e traduttore ungherese. Il suo nome è spesso citato come Kolomano,<br />
soprattutto per quanto riguarda le pubblicazioni in ambito esperantista. Fu direttore della<br />
rivista letteraria esperantista “Literatura mondo” , che successivamente divenne anche casa<br />
editrice. Il gruppo di letterati che si formò intorno alla rivista tra il 1920 e il 1930 è noto come<br />
Scuola di Budapest. “Rimportretoj” (piccoli ritratti in rima) è una raccolta di poemetti ironici<br />
dedicati ai personaggi di spicco del movimento esperantista. (“Kàlmàn Kalocsay, a brief<br />
biography”, Adrianne Ilson. Reperibile all'indirizzo<br />
http://web.archive.org/web/20091027045734/http://www.geocities.com/adrianneilson/kalbio2.<br />
htm)<br />
33
la projektinto, projektonto<br />
Trabrilis, kvazaŭ lumofonto<br />
La vortstrukturon lia Lens'<br />
Ascendis el vort-arba dens'<br />
Kiel la av' al Blanka Monto<br />
Saussure - la pura, klara<br />
Mens'<br />
La projektinto, projektonto.<br />
Ne senmerita la incens'!<br />
Al tre nebula horizonto<br />
Pluiris li, sed post renkonto<br />
La nia restis lia Pens'!<br />
Saussure, - la pura, klara<br />
Mens'". 41<br />
All'interno delle Karikaturaj bildkartoj 42 che il pittore Jean-Robert disegnò su<br />
commissione di Alice-Leontine Farges 43 , compare una caricatura dello stesso<br />
Renè, con la testa a forma di Spesmilo, intento a mischiare le parole in<br />
Esperanto con funghi, radici, e varie pozioni.<br />
41 Kàlmàn Kalocsay, “Rimportretoj”, 1934<br />
42 Jean-Robert, “Karikaturaj Esperanto-kartoj”, Lione, 1920<br />
43 Nata a Couloutre,nel 1869, fondò nel 1910, a Lione la "E-ista Hejmo”, ovvero “la dimora<br />
esperantista” aperta a tutti i membri del movimento.<br />
34
Capitolo 3<br />
René, Ferdinand e l'Esperanto<br />
René de Saussure e Ferdinand de Saussure erano fratelli, educati quindi nel<br />
medesimo ambiente, e non è possibile prescindere da tutte le componenti<br />
psicologiche che questo legame ha avuto come conseguenza.<br />
In questa sede l'obbiettivo principale è quello di analizzare quello che può<br />
interessare in materia linguistica: gli studi Esperantisti di René de Saussure<br />
hanno influenzato in qualche modo l'opera di Ferdinand de Saussure?<br />
Ferdinand De Saussure mantenne pubblicamente un neutro distacco<br />
dall'ambiente esperantista, ma il fratello René confessò all'amico Edmond<br />
Privat di aver iniziato ad interessarsi all'esperanto dopo una conversazione con<br />
Ferdinand, durante la quale quest'ultimo confessò il proprio interesse per la<br />
materia e la propria impossibilità a partecipare a quello che fu il secondo<br />
Universala Kongreso de Esperanto di Ginevra, a causa della propria posizione<br />
a capo del Dipartimento di Linguistica 44 .<br />
Non risulta difficile credere che Ferdinand de Saussure si fosse,anche solo in<br />
un certo periodo della sua vita, interessato alle lingue strutturate come<br />
l'esperanto, soprattutto partendo dalla sua passione per qualunque cosa fosse<br />
44 http://www.bookrags.com/wiki/Ferdinand_de_Saussure#Connection_to_Esperanto<br />
37
conoscibile e non. La curiosità di Ferdinand si allargava a diversi ambiti: basti<br />
ricordare il caso dei segni enigmatici del "marziano" e dello'"ultramarziano"<br />
inventati verso la fine dell'Ottocento dalla medium ginevrina di origine<br />
ungherese Hélène Smith, il cui caso di "sonnambulismo con glossolalia" fu<br />
studiato da eminenti psicologi, ed anche da Ferdinand de Saussure 45 : e se<br />
Ferdinand si azzardò tanto, è possibile che si sia avvicinato anche a un terreno<br />
meno “ultraterreno” come quello delle “lingue inventate”, facenti parte di<br />
quella branca della linguistica che alcuni ricercatori francesi hanno chiamato<br />
“linguistica fantastica“ 46 , e giunto a questo punto, anche alla più scientifica<br />
interlinguistica<br />
Entrando più nello specifico ed esaminando il Cours de linguistique générale,<br />
l'influenza diretta o indiretta che l'esperanto esercitò sulle teorie saussuriane<br />
diventa più evidente: lo strutturalismo linguistico teorizzato nel Cours,ovvero<br />
lo studio della lingua intesa come sistema autonomo e unitario di segni, dando<br />
rilievo primario all'asse della sincronia rispetto a quello della diacronia, si può<br />
già trovare in forma embrionale tra gli studi di Zamenhof, in particolar modo<br />
in quelli che riguardano il primo periodo dell'Esperanto, all'incirca intorno al<br />
1888, riguardo alle teorie del linguista ed esperantista Jan Baodouin di<br />
Couternay (1845-1929), che furono accolte da Zamenhof con grande<br />
entusiasmo: Couternay aveva considerato la distinzione fra linguaggio<br />
45 In merito a questo è interessante vedere Flornoy, Theodore 1985 “Dalle Indie al pianeta<br />
Marte. Il caso Hélène Smith: dallo spiritismo alla nascita della psicoanalisi” , Milano,<br />
Feltrinelli e Lepschy, Giulio C., 1989, “Saussure e gli spiriti” Bologna, il Mulino, e<br />
Giacomelli, Roberto “Lo strano caso della signora Hèlène Smith. Spiritualismo, glossolalia e<br />
lingue immaginarie”, Libri Scheiwiller, 2007.<br />
46 Auroux, Sylvain, Chevalier, Jean-Claude, Jacques-Chaquin, Nicole, e Marchello-Nizia,<br />
Christiane 1985, La linguistique fantastique, Paris, Clims-Denoël.<br />
38
(sistema astratto) e discorso (applicazione di quel sistema da parte dei suoi<br />
parlanti), ed enfatizzato la possibilità di studiare le lingue sincronicamente,<br />
sulla base del loro effettivo uso, anziché diacronicamente. 47<br />
Naturalmente non si sta cercando di ricercare la radice delle teorie<br />
rivoluzionarie esposte nel Cours, ma è tuttavia interessante notare come le<br />
teorie di Ferdinand de Saussure si siano sviluppate quasi contemporaneamente<br />
a quelle avanzate da Zamenhof in ambito esperantista. La possibilità che<br />
Ferdinand de Saussure fosse entrato in contatto con gli esperantisti si rivela<br />
ancora meno remota se prendiamo in considerazione che, all'interno dello<br />
stesso Cours, l'Esperanto viene citato due volte:<br />
Riguardo all'immutabilità del segno, de Saussure asserisce che “ciò è così<br />
vero che deve verificarsi anche a proposito delle lingue artificiali. Chi ne crea<br />
una la tiene in pugno finché essa non è in circolazione […] L'esperanto è un<br />
tentativo del genere. Se riesce, sfuggirà alla legge fatale? Passato il primo<br />
momento, la lingua entrerà molto probabilmente nella sua vita semiologica:<br />
essa si trasmetterà con leggi che niente hanno in comune con quelle della<br />
creazione riflessa e non si potrà più tornare indietro.” 48<br />
Riguardo le parole sterili e le parole produttive (capaci o incapaci di generare<br />
altre parole a seconda che esse stesse siano più o meno decomponibili): “In<br />
una lingua artificiale sono tutte analizzabili (le parole). Un esperantista ha<br />
47 Tonkin, Humphrey, “Amleto in Esperanto” versione online:<br />
http://uhaweb.hartford.edu/TONKIN/pdfs/HamletoEnEsperanto.pdf<br />
Limitandoci, fra la documentazione possibile, a un articolo di registro esperantista.<br />
48 Saussure, Ferdinand de “Cours de linguistique générale”, a cura di Charles Bally, Albert<br />
Riedlinger e Albert Secheaye, Losanna-Parigi, Payot, 1916. Trad. it.: Ferdinand de<br />
Saussure,Tullio de Mauro (a cura di) Corso di linguistica generale, Roma-Bari, Laterza<br />
[1967], 1986. Pag 94-95.<br />
39
piena libertà di costruire su una radice data delle parole nuove” 49 .<br />
All'amico Edmond Privat, René de Saussure raccontò che quando invitò il<br />
fratello a partecipare al Congresso Universale di Ginevra, Ferdinad rispose di<br />
“dover mantenere una certa riservatezza sulle sue simpatie in favore<br />
dell'esperantismo poiché, in considerazione del ruolo che ricopriva anche in<br />
ambito professionale, temeva che prendervi parte avrebbe potuto rivelarsi<br />
controproducente” 50<br />
Nella postfazione al Cours De Mauro cita anche un altro episodio che<br />
parrebbe legare Ferdinand all'ambiente esperantista: nel Giugno 1894, alla<br />
morte di Whitney 51 , Ferdinand venne invitato dalla American Philological<br />
Association a “partecipare alla commemorazione del linguista in occasione<br />
del primo congresso dei linguisti americani da tenersi alla fine del Dicembre<br />
1894 a Filadelfia” 52 . Non dette risposta a quest'invito, ma è una chiara<br />
testimonianza del contatto e degli interessi del Maestro per quegli universal<br />
languages che tanto contribuiranno alla nascita della prima interlinguistica 53 .<br />
Un'altra testimonianza, e forse la più valida, del contatto tra Ferdinand de<br />
Saussure e gli ambienti esperantisti, è la valutazione della lingua che emerge<br />
dalle pagine di Antoine Meillet, un suo giovane allievo e caposcuola della<br />
glottologia francese del primo Novecento, in cui afferma che “Tout discussion<br />
49 Saussure, Ferdinand de, opera cit. Pag.201<br />
50 Astori, D., “Saussure e il dibattito (inter)linguistico sulle lingue internazionali ausiliarie a<br />
cavallo fra XIX e XX secolo”, in Atti del Sodalizio Glottologico Milanese Vol. III n.s. (2010<br />
[2008]), pp.102-120<br />
51 Willian Dwight Withney (1827-1894),editore del The Century Dictionary, linguista e<br />
lessicologo americano. Anticipò Ferdinand De Saussure, nel 1867, con la teoria<br />
dell'arbitrarietà dei segni. Lo stesso Ferdinand gli riconobbe dei credits nel capitolo<br />
“Immutabilità e Mutabilità dei segni” all'interno del Cours. (“William Dwight<br />
Withney”,Thomas Day Seymour).<br />
52 Astori, D. opera cit.<br />
53 Astori, D. opera cit.<br />
40
théorique est vaine: l'Esperanto fonctionne” 54 : questa visione è<br />
indimostrabilmente riconducibile a delle sollecitazioni da parte di Ferdinand<br />
de Saussure, ma sicuramente riconducibile al coinvolgimento di tanti uomini<br />
di cultura, che si sono passati il testimone fino ad André Martinet 55 , uno dei<br />
più importanti studiosi di fonologia del XX secolo.<br />
54 A. Meillet, Les langues dans l'Europe nouvelle, Parigi, 1928, pag. 268 in Astori, D. opera cit.<br />
55 R.Titone “il dibattito sull'esperanto: tra tentativi sperimentali e polemica 'malparolaia'”<br />
“Rassegna italiana di Linguistica applicata” XX (1988) (versione online all'indirizzo:<br />
http://disvastigo.esperanto.it/index.php?option=com_content&task=view&id=76&Itemid=58 )<br />
41
Bibliografia analitica delle opere di René de Saussure 56<br />
(UEL= Universala Esperanta Librejo)<br />
1907<br />
Grammaire élémentaire de la langue internationale, avec receuil d'exercices =<br />
Elementa gramatiko de la lingwo internaciona, kun exercaro; Genève (con<br />
pseudonimo Antido)<br />
In questo testo del 1907, corrispondente al periodo di nascita della riforma idista,<br />
René/Antido pubblicò questa grammatica dell'esperanto completa di esercizi in francese ed<br />
esperanto. Questo testo fu ripubblicato fino ad arrivare alla terza edizione.<br />
Projekto pri internacia monsistemo. Projet de monnaie auxiliaire internationale<br />
(Aparta represaĵo en: Internacia Scienca Revuo, 4a jaro, 1907, no 41a, p. 129-<br />
137); Genève<br />
1908<br />
Nella rivista Internacia Scienca Revuo, gestita dallo stesso René de Saussure, fu pubblicato<br />
questo testo che presentava per la prima volta il progetto della moneta internazionale,<br />
ovvero dello Spesmilo.<br />
Geometrio Folietara aŭ nova teorio geometria pri la movo de l'korpoj en spaco,<br />
Genève<br />
56 Senza alcuna velleità di esaustività, la seguente carrellata di opere è da intendersi come una<br />
raccolta ancora in fieri, dettata dalla difficoltà di reperirimento della vasta e variegata<br />
produzione di René de Saussure: dove necessario e possibile si sono indicate informazioni<br />
minime a inquadrare lo scritto.<br />
43
1909<br />
Unuformigo de la scienca terminaro / L'unification de la terminologie<br />
scientifique, Vième Congrès international de psychologie, Genève 3-7 août 1909;<br />
Genève<br />
Quasi contemporaneamente allo studio per l'introduzione della moneta unica, René propose<br />
anche l'unificazione della terminologia scientifica attraverso l'uso dell'esperanto. Questo<br />
progetto, al quale in questa disserzione non è stato dato lo spazio dovuto, fu solo un<br />
tentativo, che si limitò a questa pubblicazione.<br />
9a Kongreso Internacia de Geografio, decidoj kaj deziroj; Genève<br />
Pri la uzado de l'simbolo & anstataŭ "kaj" (1 feuillet); Bern<br />
1910<br />
Questo testo fa riferimento ad una delle prime proposte grammaticali avanzate da René de<br />
Saussure (vd cap.2.2), ovvero alla sostituzione della congiunzione «kaj» con il simbolo &.<br />
La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies<br />
de propositions à l'Académie espérantiste; Genève (con pseudonimo Antido)<br />
La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies<br />
de propositions à l'Académie espérantiste. Erratum et addendum à la brochure;<br />
Genève, UEL (con pseudonimo Antido)<br />
La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies<br />
de propositions à l'Académie espérantiste. Teoria ekzameno de la lingvo<br />
esperanto kun fonetika internacia alfabeto sistemo No 2. Gramatiko. Ekzercaro.<br />
Krestomatio; Genève, UEL (con pseudonimo Antido)<br />
Resumo de la teorio de Antido, kun lingvaj kritikoj kaj klarigoj de konataj<br />
esperantistoj kaj idistoj; Genève, UEL<br />
44
Questi quattro testi, pubblicati nello stesso anno in risposta alle critiche avanzate<br />
dall'Accademia <strong>Esperantista</strong> alle proposte di cambiamenti grammaticali e lessicali della<br />
lingua, René de Saussure cerca di sostenere le proprie iniziative, riassumendole e<br />
presentandone i vantaggi dell'adozione. In particolare, nell'ultimo testo “Resumo de la<br />
teorio de Antido, kun lingvaj kritikoj kaj klarigoj de konataj esperantistoj kaj idistoj.”<br />
vengono elencate e riassunte tutte le teorie presentate con lo pseudonimo Antido e ne<br />
vengono spiegati dettagliatamente i vantaggi rispetto all'esperanto tradizionale,<br />
contrapposti agli “svantaggi” delle proposte idiste.<br />
Teoria ekzameno de la lingvo esperanto kun fonetika internacia alfabeto sen<br />
supersignoj, sistemo No 2. Gramatiko. Ekzercaro kaj krestomatio.”; Genève (con<br />
pseudonimo Antido)<br />
In questa opera René de Saussure tenta di presentare la grammatica dell'esperanto senza i<br />
caratteri particolari (supersignoj) adottati dagli esperantisti.<br />
La logika bazo de vortfarado en esperanto. Propono al la Akademio esperantista<br />
okaze de la sesa universala kongreso de esperanto en Washington 1910; Genève<br />
1911<br />
Insieme di proposte di cambiamento presentate al congresso universale di Washington del<br />
1910, comprensivo delle proposte riguardanti il lessico, la grammatica, la possibilità di<br />
adozione della moneta unica Spesmilo e dell'unificazione del linguaggio scientifico.<br />
Respondo al la oficiala Raporto de la Delegitaro por elekto de helplingvo<br />
internacia. (Ankaŭ: Réplique au compte rendu officiel des travaux du comité de<br />
la délégation pour l'adoption d'une langue internationale); Genève<br />
Principes logiques de la formation des mots. (ankaŭ: kun resumo); Genève<br />
In quest'opera René illustra il principio di necessità e sufficienza della composizione delle<br />
parole in Esperanto, in base al quale ogni parola deve contenere tutti gli elementi necessari<br />
45
per evocare (con o senza l'aiuto del contesto) l'idea che essa deve esprimere (Principio di<br />
necessità) e ogni parola deve contenere soltanto gli elementi necessari per evocare l'idea<br />
che essa deve esprimere: è bene perciò escludere ogni altro elemento estraneo o superfluo<br />
(Principio di sufficienza).<br />
Naville, Ernest; “La devo. Parolado adresita al la sinyorinon de Genevo et de<br />
Lausanne.”; Trad di R. de Saussure. Dua eld.; Genève<br />
Ramuz, C(harles)-F(erdinand); “Aline. Svisa rakonto.” Trad. di R. de Saussure.<br />
Dua eld.; Genève<br />
1914<br />
La vort-teorio en Esperanto. (avec autographie de l'auteur); Genève, UEL<br />
In questo testo René de Saussure spiega la teoria della formazione della formazione delle<br />
parole in esperanto, includendo le proposte di riforma del lessico (vd. Cap.2.2)<br />
Deklaro (1 feuillet); Bern<br />
Seippel, Paul; “Adèle Kamm. Esperanta” trad. de R. de Saussure (el franca<br />
lingvo, cun permeso de l'aùtoro); Genève<br />
La monnaie internationale; Genève<br />
1915<br />
Disserzione sulla necessità dell'adozione di una moneta internazionale.<br />
Seippel, Paul; “Adèle Kamm. Esperanta trad. de R. de Saussure (el franca lingvo,<br />
cun permeso de l'aùtoro.” ;2a eld.; Bern<br />
Fundamentaj reguloj de la vort-teorio en esperanto, Raporto al la akademio<br />
esperantista .; Bern<br />
Altra opera sulla formazione delle parole in esperanto, vertente sui fondamenti regolatori<br />
della teoria lessicale.<br />
46
1916<br />
Projekto de praktika skribo por la lingvo internacia / de Antido; Bern<br />
Progetto di semplificazione della scrittura dell'esperanto. Già nell'opera “Teoria ekzameno<br />
de la lingvo esperanto kun fonetika internacia alfabeto sen supersignoj, sistemo No 2.<br />
Gramatiko. Ekzercaro kaj krestomatio.” veniva presentata una via semplificata per la<br />
scrittura in esperanto, qui analizzata nel dettaglio.<br />
“La vort-strukturo en Esperanto / raporto al la Esperanta Akademio.”; (ankaŭ 5a<br />
eld.); Bern<br />
Antido;“Fundamento de la internacia lingvo esperantida”; Bern<br />
Primo abbozzo di grammatica della nuova lingua esperanto II.<br />
Antido; “Projekto de fonetika skribo por la lingvo internatsia / de Antido.”; Bern<br />
(Svisa Espero)<br />
1917<br />
In pieno periodo di attività di René/Antido come sovversivo e pioniere della nuova lingua<br />
esperanto II, quest'opera spiega dettagliatamente il nuovo sistema di simboli fonetici da<br />
utilizzare per l'esperanto II.<br />
Les "tares" de l'espéranto (ankaŭ 3a eld.); Bern, Svisa Espero<br />
Questo testo è di fondamentale importanza, perchè è un dettagliato riassunto di quelle<br />
componenti lessicali e grammaticali dell'esperanto che René de Saussure cercò di cambiare<br />
per semplificare l'apprendimento della lingua.<br />
Antido; “Kleine Grammatik der Weltsprache. Petite grammaire de la langue<br />
mondiale. Piccola grammatica della lingua mondiale (eldonita de SES).”<br />
(mankas en CDELI); Bern<br />
1918<br />
Prima grammatica della nuova lingua ideata da René de Saussure, scritta sotto lo<br />
pseudonimo Antido.<br />
47
La vort-strukturo en Esperanto; Suplemento al "La Teknika Revuo". Januaro<br />
Versione definitiva dei testi precedentemente pubblicati sulla teoria lessicale della<br />
formazione delle parole in esperanto.<br />
La structure logique des mots dans les langues naturelles, considérée au point de<br />
vue de son application aux langues artificielles.; Bern<br />
1919<br />
Studio sulla struttra logica delle parole nelle lingue naturali, considerate dal punto di vista<br />
della loro applicazione alle lingue artificiali, ovvero una raccolta di argomentazioni ed<br />
esempi da poter considerare per rendere di più facile apprendimento l'esperanto.<br />
Il seguente gruppo di opere riguardano la nuova lingua Esperanto II. Pubblicate tra il 1919<br />
e il 1938 da René de Saussure, anche con lo pseudonimo Antido, da Emma Chenvard e<br />
Alice Frances Spiers (vd. Cap.2). Si tratta principalmente di grammatiche, trattati teorici e<br />
traduzioni di tesi classici (come la “Carmen”) in esperanto II. La maggior parte di queste<br />
opere si sono rivelate di difficilissima reperibilità, ad eccezione del volume “Twelve<br />
lessons of Esperanto II for biginners” in cui, come suggerito dal titolo, sono presentati<br />
alcuni esercizi e le lezioni fondamentali di grammatica dell'esperanto II. Per quanto<br />
riguarda le opere non reperibili è necessario limitarsi alla traduzione dei titoli, di per se già<br />
sufficientemente esplicativi del contenuto.<br />
Antido; “Fundamento de la internacia lingvo Esperantida, revizita k. aprobita de<br />
la Esperantida Akademio”; Bern<br />
“Fondamenti della lingua internzaionale Esperantisa, rivista e approvata dall'Accademia<br />
Esperantida”<br />
Antido; “Nova formo de la lingvo internacia "Esperanto".” Dua eld., Bern<br />
“Nuova forma della lingua internazionale “Esperanto””<br />
Antido; “Nova formo de la lingvo internacia "Esperanto". (Kun vortaro)”<br />
(ankaŭ: dua k. tria eld.); Bern<br />
“Nuova forma della lingua internazionale “Esperanto”. (Con vocaboli)”<br />
48
1920<br />
Antido; “Petit vocabulaire de la langue internationale "Esperantide". 1ère<br />
partie: Vocabulaire international-français. 2 e partie: Vocabulaire français-<br />
international.”; Bern<br />
“Piccolo vocabolario della lingua internazionale “Esperantida”. Prima parte: Vocabolario<br />
internazionale-francese. Seconda parte: vocabolario francese-internazionale”<br />
Chenevard, Emma; “La langue internationale "Esperantide" en 4 semaines.”;<br />
Neuchâtel<br />
“La lingua internazionale “Esperantida” in quattro settimane”<br />
Chenevard, Emma; “UNIVO de la Internacian Asocion. Trad. en la Internacia<br />
lingvo Esperantida el la oficiala franca texto.”; Bern<br />
1921<br />
“UNIVO dell'Associazione Internazionale. Traduzuione in lingua internazionale<br />
Esperantida del testo originale francese”<br />
Antido; “Fundamenta vortaro de la lingvo Esperantida”; Bern<br />
1922<br />
“Parole fondamentali della lingua Esperantida”<br />
Antido; “Fundamentan vortaro kay gramatiko de la lingvo Esperantida, dialekto<br />
de Esperanto, kreita da Antido por la bezonon de komerco, tekniko, cienco k.<br />
literaturo.”; Bern<br />
“Parole fondamentali e grammatica della lingua Esperantida, dialetto dell'esperanto, creata<br />
da Antido per il bene del commercio, della tecnologia, della scienza e della letteratura”<br />
Antido; “Fundamento (trilingva) de la lingvo Esperantida (dialekto de<br />
esperanto)”; Neuchâtel<br />
“Fondamenti (in tre lingue) della lingua Esperantida (dialetto dell'esperanto)”<br />
49
Antido; “Karmen. Opero en qar akton lau la Novelo de Prosper Mérimé da<br />
Henry Meilhac & Ludovic Hulévy. Muziko de Georges Bizet“; Tradukita en<br />
internacia lingvo Esperantida da Antido.; Bern<br />
1923<br />
“Carmen. Opera in quattro atti tratta dal romanzo di Prosper Mérimé da Henry Meilhac e<br />
Ludovic Huvlévy. Musica di Georges Bizet”<br />
Antido; “Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo "Esperantida". Kun<br />
gramatiko k. exercaro.”; Bern<br />
“Raccolta di fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica ed<br />
esercizi”<br />
Antido; “Universala vortaro (trilingva) de la internacia lingvo esperantida.”;<br />
Duma eldono.; Bern<br />
1924<br />
“Vocabolario universale (trilingue) della lingua internazionale esperantida”<br />
Spiers, Alice Frances; “Esperantido text book.”; Washington<br />
1925<br />
“Libro di testo Espernatido”<br />
Antido; “Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo "Esperantida". Kun<br />
gramatiko k. exercaro.”; Bern<br />
“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica e<br />
esercizi”<br />
Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto; Bern<br />
“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica e<br />
esercizi” [pubblicata con il nome completo anziché con lo pseudonimo]<br />
Reynold, G., de; de Saussure, René; “Le problème de la langue internationale. A<br />
50
propos de l'Espéranto, réponse de R.d.S.”; Genève<br />
1926<br />
“Il problema della lingua internazionale. A proposito dell'Esperanto, risposta di René de<br />
Saussure”<br />
Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto;2a eld.; Genève<br />
1928<br />
“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale Nov-Esperanto” 57<br />
Antido; “Fundamenta krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto. Kun<br />
gramatiko, exercaro ey literaturajon. Unema parto.”; Bern<br />
1929<br />
“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale Nov-Esperanto. Con grammatica,<br />
esercizi e letteratura. Parte prima.”<br />
Antido; “Idiome mondial "Nov-Esperanto". Premier manuel.”; Bern<br />
“Lingua mondiale “Nov-Esperanto”. Primo manuale”<br />
Antido; “The World-Idiom (Idiomo Mondiala) "Nov-Esperanto": first grammar<br />
for beginners.”; Bern<br />
1931<br />
“La lingua mondiale “Nov-Esperanto”: prima grammatica per principianti”<br />
Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "mondiala" "Nov-Esperanto".”;<br />
Genève<br />
“Fondamenti completi della lingua “mondiale” Nov-Esperanto”<br />
57 La nuova lingua viene chiamata Nov-Esperanto o Esperanto II per la prima volta in questo<br />
testo. La differenza con i testi precedenti in cui la lingua viene chiamata Esperantida è dovuta<br />
al distacco di René de Saussure dalla comunità esperantista, per cui rimando al capitolo 2. Il<br />
cambiamento della denominazione è una precisa connotazione del distaccio in quanto<br />
inizialmente la lingua “esperantida” voleva essere un dialetto dell'esperanto, dalla<br />
pubblicazione di questo testo in poi divenne invece una lingua indipendente chiamata appunto<br />
nov-esperanto o esperanto II.<br />
51
1932<br />
Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "Mondiala" por "Nov-Esperanto".”;<br />
Genève 58<br />
1933<br />
“Fondamenti completi della lingua “Mondiala” per il “Nov-Esperanto”<br />
Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "mondiala" or "Nov-Esperanto". 1.<br />
Gramatiko ey vortaro (3-lingva).”; Duma eld.; Genève<br />
Riedizione del testo precedente, stavolte tradotto in tre lingue.<br />
Strukturo de l'idiomo "mondiala" or "Nov-Esperanto". (1 feuillet); Genève<br />
1937<br />
“Struttura della lingua “mondiala” o “Nov-Esperanto”<br />
Antido; “Oficiala fundamento de la Akademio por la interlingvo Esperanto II-a,<br />
or Esperanto renovigita konforme al la postulon de la moderna vivo, okaze de la<br />
50-yara jubileo de Esperanto, 1887-1937.”; 2a eld.; Bern<br />
1938<br />
“Fondamenti ufficiali dell'Accademia per l'interlingua Esperanto II, o Esperanto rinnovato<br />
conforme alla vita moderna, in occasione del cinquantesimo giubileo dell'Esperanto, 1887-<br />
1931”<br />
Twelve lessons of Esperanto-II for beginners; Bern<br />
Testo già nominato sopra, è la grammatica definitifiva dell'Esperanto II.<br />
58 Il termine “mondiala” fu uno dei nomi che assunse il Nov-Esperanto” nelle sue prime fasi.<br />
52
1945<br />
Le opere seguenti sono edizioni o riedizioni postume delle opere di René de Saussure, per<br />
lo più opere teoriche, grammatiche e traduzioni delle opere in esperanto o di documenti<br />
ufficiali:<br />
Weltgeld und Weltbank; Bern<br />
1950<br />
Kion vi scias pri Socikredito?(1 feuillet); Bern<br />
1969<br />
Fundamentaj reguloj de la vort-teorio en Esperanto. Raporto al la Akademio<br />
<strong>Esperantista</strong> verkita de R.d.S.; Iltis, Saarbrücken<br />
Konkurso. Kia estas la logika senco de l'vorto «Grando»? Fotorepreso de la<br />
eldono 1911.”; Iltis, Saarbrücken<br />
1982<br />
La vort-teorio de Esperanto / R. de Saussure; kun postparolo de André Albault<br />
kaj bibliografio de Reinhard Haupenthal.”; Iltis, Saarbrücken<br />
1985<br />
La vort-strukturo en Esperanto; Brasilia, LG Antauen<br />
53
Conclusioni<br />
Fra le maggiori difficoltà del lavoro, insieme sfida e grande soddifazione per il<br />
risultato comunque raggiunto, è stata la reperibilità delle fonti che, se da un lato<br />
ha comportato qualche lacuna nel percorso di ricostruzione della figura di René,<br />
dall’altro non ha inficiato il senso globale dell’analisi condotta: molti sono stati i<br />
materiali in lingua esperanto (accanto ai più tradizionali francese e inglese), e<br />
spesso si è dovuto di necessità fare ricorso, per recuperare le diverse<br />
informazioni, a banche dati di biblioteche estere (soprattutto quelle indicate dal<br />
Sistema bibliotecario svizzero 59 ) e a siti della rete, previa valutazione della loro<br />
attendibilità.<br />
Lo scopo prefissato, di delineare il personaggio e la persona di René de Saussure,<br />
indicandone le principali tappe dell’evoluzione nell'ambiente dell'interlinguistica<br />
e dell'esperantismo, cercando di chiarirne l'importanza del ruolo nei cambiamenti<br />
apportati alla lingua in seguito alle sue pubblicazioni, tra il 1908 e l'inizio della<br />
Prima Guerra Mondiale, è stato conseguito: René de Saussure, alla luce di<br />
un'attenta descrizione dei fatti, emerge come particolarmente importante per<br />
l'evoluzione dell'esperanto, e ancora come stimolo per Ferdinand de Saussure e la<br />
sua riflessione, non ultimo per la sfida etica di proporre uno strumento linguistico<br />
democraticamente puro, uguale e facile per tutti.<br />
59 Le Banche Dati fornite dalle biblioteche svizzere sono reperibili online all'indirizzo<br />
http://www.nb.admin.ch/dienstleistungen/online_katalog/00456/index.html?lang=it<br />
55
Se un percorso ulteriore, che esula dalle velleità di una tesi triennale, condurrebbe<br />
sicuramente a studiare i documenti conservati in Francia e Svizzera e negli<br />
archivi delle biblioteche esperantiste (costi e difficoltà di ottenere permessi di<br />
visita sono stati, onestamente, un deterrente non minimo), il primo passo, quello<br />
di raccogliere in un’unica presentazione note e informazioni frammentarie e<br />
disperse fra le pieghe di una bibliografia di difficile accesso, offrendo un<br />
panorama globale e unitario della figura di René de Saussure, evidenziandone<br />
l’importanza e le specificità anche in relazione alla produzione del più famoso<br />
fratello Ferdinand, ha soddisfatto ampiamente l’ipotesi di lavoro proposta come<br />
oggetto della tesi.<br />
56
Appendice<br />
Periodici e Esperanto a Brescia<br />
Prima pagina del quindicinale “L'esperanto: quindicinale di informazione e commenti”, numero X<br />
Marzo, 1932 e articolo “La valuta esperanto”. Il periodico è reperibile presso l'emeroteca<br />
scientifica Queriniana di Brescia, insieme al numero di Gennaio e Febbraio 1932 e ad altri<br />
periodici esperantisti dagli anni 1928 al 1950.<br />
57
Alcuni dettagli dell'articolo. Da sinistra: immagine di una riproduzione di uno Spesmilo; Titolo<br />
dell'articolo, firma dell'autore e fonte.<br />
58
Altri periodici esperantisti (vd. Immagini sopra) reperibili presso l'emeroteca<br />
scientifica Queriniana di Brescia sono:<br />
-“Rivista <strong>Italiana</strong> di Esperanto” (Italia Esperanta Revuo, fino al 1932);<br />
-“L'esperanto”.<br />
La rivista “L'esperanto: qundicinale di informazione e commenti” da cui è tratto<br />
l'articolo “La valuta esperanto” fu donata all'emeroteca dal Sig. Di San Lazzaro, e<br />
testimonia in più articoli l'esistenza di un gruppo esperantista bresciano, di cui Di<br />
San Lazzaro probabilmente fece parte,che nacque nel 1915 e del quale ho potuto<br />
avere informazioni precise tramite una lettera dell'ex-presidentessa del Gruppo<br />
<strong>Esperantista</strong> Bresciano Sig.ra Beatrice Angiolina Marinaro della quale ho potuto<br />
prendere visione grazie ai membri del Gruppo <strong>Esperantista</strong> Bresciano. La Sig.ra<br />
Marinaro, recentemente deceduta, scrisse che “Già nel lontano 1925 il Signor<br />
Gaetano Facchi era in contatto con esperantisti spagnoli e portoghesi per il<br />
commercio delle derrate agricole. Nel 1926 conobbe il prof Grassini, preside<br />
dell’istituto Veronica Gambara, situato in via Tosio. Le due sezioni A e B ebbero<br />
corsi d’Esperanto durante il periodo di questo preside, sostennero gli esami di I<br />
e II corso, ma ora le allieve sono tutte…..in cielo.Dall’istituto magistrale il corso<br />
d’Esperanto passò nel circolo di cultura fascista, situato in Via Umberto I, in<br />
città. Scoppiata poi la guerra nel ’40, il gruppo veniva riunito nell’appartamento<br />
della Sig.na Ermelinda Bordogna. La sottoscritta, desiderosa di conoscere paesi<br />
nuovi, si era iscritta a Lingue a Cà Foscari a Venezia, ma poi, venendo sempre<br />
più forte il pericolo di bombardamenti, i miei genitori preferirono “un asino<br />
vivo…che un dottore morto” (Si partiva a mezzanotte con le tradotte. Si assisteva<br />
alle lezioni e la sera si tornava in città). Non potendo realizzare il mio sogno, mi<br />
ricordai dell’Esperanto. Mi recai nei vari istituti, nei vari circoli di cultura e un<br />
giorno mio padre lesse sul giornale di Brescia questa notizia: “Nell’oratorio di<br />
S. Alessandro in Via Tosio si teneva una conferenza sulla lingua Esperanto,<br />
tenuta dal Prof. Canuto”. Mi recai, ascoltai l’ottima conferenza e mi presentai al<br />
dott. Canuto; e conobbi così la sig.na Ermelinda Bordogna. Questi mi<br />
indirizzarono alla scuola magistrale tenuta alla sera dal maestro Carlo Crotti.<br />
Frequentai il primo e il secondo corso d’esperanto, prendendo i relativi diplomi<br />
60
e incomincia anch’io ad insegnare nei corsi serali, prima all’istituto Veronica<br />
Gambara poi, tolti i custodi, mi recai alla Scuola Media Dante Alighieri in Via<br />
Grazie; tenni anche qui i corsi fino a che venne tolto il custode. Allora mi recai<br />
in Via Trieste, al circolo S. Clemente e vi insegnai un anno. Insegnai pure nelle<br />
mie classi IV e V elementari, dapprima a Montirone, poi a Brescia nella Scuola<br />
S. Giacomo. I miei alunni iniziarono così a corrispondere con classi francesi e<br />
belghe. Sia la sig.na Bordogna, sia la sottoscritta Beatrice Marinaro<br />
parteciparono dal 1948 ai vari congressi regionali, nazionali e internazionali.<br />
Fui iscritta anche all’ILEI e partecipai ai vari convegni. Partecipai pure ai<br />
convegni degli Esperantisti cattolici, conoscendo così Padre Carolfi, Padre<br />
Jacobitti, Mons. Viola e i due fratelli Mons. Longoni, Padre Ciccanti e Mons.<br />
Balconi.Giunsi così al 1999 e diventando cieca, passai la presidenza alla Sig.ra<br />
Luciana Branchi e al segretario dott. Luigi Fraccaroli ambedue in città .Ora il<br />
gruppo dei giovani sta lavorando per ottenere una via, una piazza o un giardino<br />
pubblico intestato a Zamenhof o all’Esperanto. Noi dei tempi passati avevamo<br />
già iniziato questa richiesta, non ottenendo nulla. Speriamo che le nuove leve<br />
ottengano di più.” 60 (Lettera della Sig.ra Marinaro del 12/11/2001). Attualmente<br />
il Gruppo <strong>Esperantista</strong> Bresciano continua la sua attività, sotto la presidenza del<br />
Dott. Luigi Fraccaroli.<br />
60 Per queste informazioni ringrazio sentitamente la segretaria dell'associazione esperantista<br />
bresciana Sig.ra Daniella Branchi, che si è dimostrata disponibile ed entusiasta, consentendomi<br />
di prendere visione di documenti, anche personali, relativi alla nascita dell'associazione e<br />
all'operato della Sig.ra Marinaro.<br />
61
Bibliografia<br />
Astori, D., “La poesia esperantista”, prima parte in Poesia 205 (Anno XIX:<br />
maggio 2006) pp. 65-76 e seconda parte 206 (Anno XIX: giugno 2006) pp. 65-76<br />
Astori, D.,“Pianificazione linguistica e identità: il caso emblematico<br />
dell’Esperanto”, in Metabasis. Filosofia e comunicazione (rivista<br />
internazionale di filosofia online: www.metabasis.it) 5, anno III<br />
(maggio 2008)<br />
Astori, D.,“E non si parlerà né di politica né di religione. La lingua è solo uno<br />
strumento di comunicazione? À rebours per un recupero delle idealità<br />
dell'iniziatore della Lingvo Internacia”, in L’esperanto (1998) -<br />
quaderno monografico con introduzione di Renato Corsetti, Università<br />
‘La Sapienza’ di Roma<br />
Astori, D., “Saussure e il dibattito (inter)linguistico sulle lingue<br />
internazionali ausiliarie a cavallo fra XIX e XX secolo”, in Atti del<br />
Sodalizio Glottologico Milanese Vol. III n.s. (2010 [2008]), pp.<br />
102-120<br />
Astori, D., “Comunicazione internazionale e libero pensiero: Esperanto tra<br />
pianificazione linguistica e religiosa/Intenacia komunikado kaj libera<br />
penso: Esperanto inter lingvistika kaj religia planado”, in Inkoj Vol.<br />
1, n. 2 (2010), Language construction and policies/Lingvokonstruado<br />
kaj longvopolitikoj, pp. 154-193<br />
63
Aurox, S.-Chevalier J.C.-Jacques Chaquin, N.-Marchello-Nizia C., “La<br />
Linguistique fantastique”, Paris 1985,Joseph Clims, Denoël.<br />
Bausani, A.,“Le lingue inventate - Linguaggi artificiali, linguaggi segreti,<br />
linguaggi universali”, Roma 1974, Trauben,<br />
Flornoy, T., “Dalle Indie al pianeta Marte. Il caso Hélène Smith:<br />
dallo spiritismo alla nascita della psicoanalisi” , Milano 1985, Feltrinelli<br />
Forster, P.G., “The Esperanto Movement”, Mouton 1982, The Hague-Paris-New<br />
York.<br />
Gobbo, F., “Il dilemma dell'Esperanto”, Università di Torino, 1995<br />
Giacomelli, R., “Lo strano caso della signora Hélène Smith. Spiritualismo,<br />
glossolalia e lingue immaginarie”,Milano 2007, Libri Scheiwiller.<br />
Kunzli,A., “René de Saussure (1868-1943)- tragika sed grava esperantologo kaj<br />
interligvisto el Svivlando” in S.Fielder-L.Haitao (a cura di), Studoj pri<br />
interligvistiko. Festlibro omage a la 60-jarigo de Detlev Blanke/ Studien zur<br />
Interlingvistik, Festschrit fur Detlev Balnke zum 60. Geburtstag, Dobrichovice<br />
2001 (edizione elettronica a cura di Liu Haitao:<br />
http://esperantic.org/librejo/dbstudoj/index.htm).<br />
Large A. “The Artificial Language Movement”,Oxford 1985, Basil Blackwe<br />
Lepschy, G.C., “Saussure e gli spiriti” Bologna 1989, il Mulino.<br />
Ludovikito, “Senlegenda biografio de L. L. Zamenhof”, Kioto 1982. (non vidi)<br />
Martinelli, P. “Edmond Privat - l’uomo e l’opera”,Milano 2004, Centro Italiano<br />
64
di Interlinguistica.<br />
Migliorini, B., “Manuale di Esperanto”, Milano 1995, Cooperativa Editoriale<br />
Esperanto<br />
Ortoleva, P., Mediastoria - comunicazione e cambiamento sociale nel mondo<br />
contemporaneo, Parma 1995, Pratiche.<br />
Saussure, F. de, “Cours de linguistique générale”, a cura di Charles Bally, Albert<br />
Riedlinger e Albert Secheaye, Losanna-Parigi, Payot, 1916. Trad. it.: Ferdinand<br />
de Saussure,Tullio de Mauro (a cura di) Corso di linguistica generale, Roma-Bari<br />
1986, Laterza [1967].<br />
Saussure, F. de, “Ecrits de linguistique générale”, a cura di Simon Bouquet<br />
Rudolf Engler, Parigi, Gallimard, 2002, Trad. it.: Tullio de Mauro (a cura di)<br />
Scritti inediti di linguistica generale, Roma-Bari 2005, Laterza.<br />
Saussure, F. de, “Les manuscrits saussuriens de Harvard”, a cura di Herman<br />
Parret,in "Cahiers Ferdinand de Saussure" 47. Trad. it.: Raffaella Petrilli (a cura<br />
di) Manoscritti di Harvard, Roma-Bari 1994, Laterza.<br />
Saussure, R.de;Twelve lessons of Esperanto-II for beginners; Berna 1938 (non<br />
vidi)<br />
Saussure, R.de; “La vort-strukturo en Esperanto / raporto al la Esperanta<br />
Akademio”; Berna1916.<br />
Tonkin, H., “Amleto in Esperanto” ,versione online:<br />
http://uhaweb.hartford.edu/TONKIN/pdfs/HamletoEnEsperanto.pdf<br />
e<br />
65
Unger, H. “La valuta esperanto”,da “Der Wielt Spiegel” in “L'esperanto:<br />
quindicinale di informazione e commenti” numero X, Marzo 1932<br />
Zamenhof,L.L.,“Fundamento de esperanto”, Pisa 1991, Edi studio<br />
Sitografia (dal 18 Novembre 2010)<br />
http://www.bookrags.com/wiki/Ferdinand_de_Saussure#Connection_to_Esperant<br />
o<br />
http://enesperantujo.blogspot.com/2010/01/la-origino-de-la-spesoj.html<br />
http://ial.wikia.com/wiki/Ren%C3%A9_de_Saussure<br />
http://en.wikipedia.org/wiki/Esperanto_II<br />
http://www.britannica.com/<br />
http://uhaweb.hartford.edu/TONKIN/pdfs/HamletoEnEsperanto.pdf<br />
http://esperantic.org/librejo/dbstudoj/index.htm<br />
http://web.archive.org/web/20091027045734/http://www.geocities.com/adriannei<br />
lson/kalbio2.htm<br />
66
Ringraziamenti<br />
Desidero inanzitutto ringraziare sinceramente il professor Astori per i preziosi<br />
consigli, l'interesse e le ore dedicate alla mia tesi di laurea.<br />
Inoltre, ringrazio sentitamente la professoressa Winkler per la disponibilità<br />
dimostrata nel seguire questo lavoro, e la segretaria del Gruppo <strong>Esperantista</strong><br />
Bresciano Sig.ra Daniella Branchi per il prezioso aiuto in extremis.<br />
Intendo esprimere la mia più sincera gratitudine ai miei genitori Mirella e Valerio,<br />
per avermi supportato sia moralmente che economicamente durante questi anni, ai<br />
miei amici, ad Andrea per l'infinita pazienza e per le rassicurazioni, ai piccoli di<br />
casa Davide, Matteo e Sofà, e ai nonni Luigi e Dosolina per aver fatto di me la<br />
persona che sono e che vorrei potessero essere qui oggi.<br />
Questa tesi è dedicata interamente al mio personalissimo René de Saussure, mio<br />
fratello Alberto, che non ha mai detto una parola in merito, ma probabilmente<br />
cercando in qualche documento introvabile si potrebbe capire che abbiamo<br />
sempre seguito la stessa strada.<br />
67