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Daniele Pellegrini e i grandi reportage di viaggio - Fotografia.it

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Intervista al professionista<br />

<strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong> e i <strong>gran<strong>di</strong></strong><br />

<strong>reportage</strong> <strong>di</strong> <strong>viaggio</strong><br />

I <strong>gran<strong>di</strong></strong> <strong>reportage</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>viaggio</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong><br />

sono stati pubblicati<br />

dalle maggiori riviste,<br />

da Airone a Geo,<br />

da Grands Reportages a<br />

Terre Sauvage.<br />

<strong>Daniele</strong> ci racconta<br />

le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> affrontare<br />

le <strong>di</strong>verse s<strong>it</strong>uazioni<br />

e <strong>di</strong> comunicare<br />

con la gente dei <strong>di</strong>versi<br />

paesi, e poi i cambiamenti<br />

avvenuti nella tecnica<br />

fotografica.<br />

<strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong> e Cesare Gerolimetto sono<br />

entrati nel Guinness dei primati per avere<br />

effettuato il primo giro del mondo in camion,<br />

un autocarro Fiat-Iveco con ottime<br />

capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> fuoristrada. È stata la realizzazione<br />

<strong>di</strong> un sogno a lungo coltivato; l’impresa,<br />

durata due anni e otto mesi, è stata<br />

celebrata da un bel libro e soprattutto ha<br />

prodotto una sterminata messe <strong>di</strong> immagini<br />

che sono state raccolte nei corposi archivi<br />

fotografici dei due protagonisti.<br />

Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa impresa <strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong><br />

e Cesare Gerolimetto sono tra i migliori<br />

documentaristi, spesso presenti con<br />

ampi <strong>reportage</strong> su numerose testate. <strong>Daniele</strong><br />

Arch<strong>it</strong>etture <strong>di</strong> Napata, nella Nubia che si<br />

estende tra la prima e la sesta cateratta<br />

del Nilo. Posa lunga con fotocamera su<br />

treppiede, come testimonia la traccia delle<br />

stelle; colpi <strong>di</strong> flash, a mano, davanti a<br />

ciascuna costruzione.<br />

<strong>Pellegrini</strong> è stato anche il fotografo ufficiale<br />

della rivista Airone assolvendo ad incarichi<br />

estremamente mirati, spesso anche molto<br />

impegnativi. L’abbiamo intervistato.<br />

In primo luogo: come sono cambiati i<br />

tempi nel particolare mondo della fotografia<br />

“documentaristica” per l’e<strong>di</strong>toria?<br />

Posso essere telegrafico: prima ero un fotografo<br />

esclusivamente “con pellicola”, che<br />

quasi non sapeva cosa fosse uno scanner.<br />

Lavorando per un solo comm<strong>it</strong>tente, pur<br />

con elevate esigenze <strong>di</strong> qual<strong>it</strong>à, non avevo<br />

la necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> operare in modo <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale. Oggi<br />

la s<strong>it</strong>uazione è molto cambiata. Infatti


Il supergrandangolare nel r<strong>it</strong>ratto. Il soggetto è un Kirghiso.<br />

opero come free-lance per <strong>di</strong>verse testate.<br />

Mi sono adeguato al <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale e l’uso <strong>di</strong> Photoshop<br />

è <strong>di</strong>venuto familiare. Tra l’altro tutte<br />

le fotografie sono, ormai, espressamente<br />

richieste in forma <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale. E come tali vengono<br />

forn<strong>it</strong>e alle riviste, da Grazia Neri che<br />

è l’agenzia che mi rappresenta.<br />

Però scatti ancora <strong>di</strong>verse immagini su<br />

<strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva. Sei davvero sod<strong>di</strong>sfatto della<br />

qual<strong>it</strong>à della fotografia <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale?<br />

Le agenzie semplificano: “basta che il file<br />

sia <strong>di</strong> almeno 30 Megabyte, poi eventuali<br />

aggiustamenti si fanno con Photoshop”. L’affermazione<br />

è sbrigativa, se pur vera. Certamente<br />

i tempi sono cambiati.<br />

Commercialmente ciò che importa è fare in<br />

fretta: ogni immagine va forn<strong>it</strong>a con imme<strong>di</strong>atezza.<br />

Se si aspetta anche soltanto un giorno,<br />

l’occasione è persa; la competizione è<br />

Ci si <strong>di</strong>sseta, a Makallé.


Un branco <strong>di</strong> renne ed un r<strong>it</strong>ratto al<br />

mandriano tra gli animali.


26<br />

spesso giocata sulla quant<strong>it</strong>à più che sulla<br />

qual<strong>it</strong>à, sulla veloc<strong>it</strong>à del servizio. Pur con<br />

queste premesse, e anche perché per carattere<br />

sono un perfezionista, spesso adopero<br />

comunque la <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva, anche per sfruttare<br />

una specifica esperienza in ripresa.<br />

Alcune <strong>gran<strong>di</strong></strong> agenzie <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> archiviare<br />

le foto ad elevata risoluzione, ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura<br />

a 50 Megabyte.<br />

Scattare in <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva e poi <strong>di</strong>g<strong>it</strong>alizzare<br />

con lo scanner è il metodo migliore per<br />

archiviare a 50 Megabyte. Posso comunque<br />

testimoniare che la rivista regina della<br />

documentazione d’ambiente, National<br />

Geographic Magazine, lavora ancora oggi<br />

prevalentemente in <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva e, come<br />

si sa, lavora molto bene. Ha naturalmente<br />

usato il sistema <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale per servizi particolari.<br />

Sempre per esperienza <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong>co che il<br />

<strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale incontra, a volte, qualche problema<br />

TUTTI FOTOGRAFI<br />

Powow, danza tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> pellirosse; luce ambiente e colpo <strong>di</strong> flash.<br />

<strong>di</strong> stampa tipografica che per lo più è legato<br />

alla capac<strong>it</strong>à dell’operatore in sede. Può<br />

accadere che si preferisca la <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva soprattutto<br />

perché è un “originale <strong>di</strong> riferimento”,<br />

utile per correggere le prove <strong>di</strong> stampa.<br />

Ho constatato che si incontrano <strong>di</strong>fficoltà,<br />

con il <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale, quando gli addetti lavorano<br />

a contratto ed hanno soltanto pochi<br />

minuti per “aggiustare” ogni fotografia. Se<br />

una foto ha bisogno <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> maschera<br />

<strong>di</strong> contrasto e l’operatore non la mette, certamente<br />

esce un’immagine senza grande<br />

“appeal”. Come sempre, tutto <strong>di</strong>pende dalla<br />

persona; posso comunque <strong>di</strong>re <strong>di</strong> avere<br />

visto stampe tipografiche perfette, ottenute<br />

da scatti <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ali.<br />

Hai viaggiato molto all’estero. Per quanto<br />

tempo e quali testate?<br />

Per le esigenze <strong>di</strong> Airone sono stato spesso<br />

fuori sede, anche per 8 mesi all’anno. Oggi<br />

all’interno della rivista sono però avve-<br />

nuti cambiamenti significativi. Sono tramontati<br />

i tempi dei <strong>gran<strong>di</strong></strong> servizi, magari<br />

anche <strong>di</strong> quaranta pagine su singolo tema.<br />

E mi è stato chiesto, già in passato, <strong>di</strong> lavorare<br />

anche per le riviste Bell’Italia e Bell’Europa.<br />

Credo che accetterò. Avrò l’occasione<br />

<strong>di</strong> eseguire lavori molto interessanti<br />

perché le vedo con un taglio classico e moderno<br />

nello stesso tempo. Il <strong>di</strong>rettore e<strong>di</strong>toriale,<br />

che opera su entrambe le testate, ha<br />

grande esperienza, è preparato e attento, sa<br />

benissimo dove sta andando il mercato e lo<br />

segue con un giusto grado <strong>di</strong> “conservazione”<br />

della qual<strong>it</strong>à.<br />

Si potrebbe <strong>di</strong>re che hai girato davvero<br />

tutto il mondo, con e senza camion.<br />

Con una battuta, la risposta potrebbe essere<br />

“…sì, e anche un po’ <strong>di</strong> più!”. In realtà<br />

però, mi mancano <strong>di</strong>versi Paesi. Non ho fatto<br />

una “collezione” <strong>di</strong> Stati. Dico invece che<br />

su molte mete sono tornato più volte e che


Quasi una prospettiva da film western, con i cavalieri che si stagliano nel tramonto<br />

grazie ad un teleobiettivo <strong>di</strong> lunga focale.<br />

l’indagine approfon<strong>di</strong>ta è vantaggiosa, perché<br />

permette <strong>di</strong> capire meglio. Il giro del<br />

mondo in camion è stato molto utile: mi ha<br />

preparato un po’ su tutti i Paesi e sugli argomenti<br />

più <strong>di</strong>sparati.<br />

Quanto alle lingue, parlo inglese, francese<br />

e spagnolo, nonché un poco <strong>di</strong> tedesco, sufficiente<br />

per farmi capire. Rimpiango molto<br />

<strong>di</strong> non parlare il russo e l’arabo. Tra l’altro…<br />

porto i baffi: ho scoperto che questo<br />

particolare a volte mi ha aperto un rapporto<br />

privilegiato con gli arabi. Mi è anche accaduto<br />

che qualcuno si rivolgesse a me in<br />

lingua araba, per chiedere informazioni.<br />

Il tuo genere <strong>di</strong> fotografia richiede un variegato<br />

impiego <strong>di</strong> attrezzature. Quali?<br />

Il tema “che cosa spostavo ieri e cosa sposto<br />

oggi”, è legato essenzialmente all’andamento<br />

economico dell’e<strong>di</strong>toria. Posso <strong>di</strong>re<br />

che un tempo, negli anni fino al 1997, le<br />

<strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à delle case e<strong>di</strong>trici erano mag-<br />

giori: mi cap<strong>it</strong>ava <strong>di</strong> fotografare per numeri<br />

speciali che uscivano in parallelo alla rivista.<br />

Ero impegnato a coprire tutti i temi e<br />

ciò significava trasportare attrezzature adatte<br />

al grande paesaggio, o magari all’antropologia<br />

e all’etnografia. Dovevo essere attrezzato<br />

anche per lo still-life archeologico.<br />

Significava dovere trasportare il materiale<br />

necessario per allestire un piccolo stu<strong>di</strong>o<br />

mobile: treppie<strong>di</strong>, fondali, sistemi <strong>di</strong> illuminazione<br />

sia ad incandescenza sia flash.<br />

Avevo sempre bagaglio in eccedenza sugli<br />

aerei e incontravo, sistematicamente, <strong>di</strong>fficoltà<br />

sul posto: succedeva che, nonostante<br />

gli accor<strong>di</strong> telefonici preventivi, l’automobile<br />

in attesa non fosse mai sufficientemente<br />

grande. Spesso occorreva, al minimo, almeno<br />

un pulmino.<br />

Per l’illuminazione artificiale che cosa<br />

preferisci?<br />

Una mia caratteristica è sempre stata viag-<br />

giare con molti flash, preferibilmente i lampeggiatori<br />

Metz 45. Ho usato anche 6 o 7<br />

flash, potenziati con batterie Quantum Turbo<br />

per avere maggiore autonomia. Su <strong>di</strong> una<br />

fotocamera è sempre montato un lampeggiatore.<br />

È utile in fill-in, come luce <strong>di</strong> rischiaramento<br />

ombre. In tasca poi, ho sempre<br />

un cavo SC-17. È prezioso per ev<strong>it</strong>are<br />

un’antiestetica illuminazione troppo frontale,<br />

perché con il cavetto si può infatti <strong>di</strong>stanziare<br />

bene il lampeggiatore dalla macchina.<br />

Adopero il flash normalmente con<br />

esposizione TTL-flash. Se occorre, correggo<br />

l’esposizione generale con il comando<br />

<strong>di</strong> compensazione intenzionale. Per interventi<br />

più decisi r<strong>it</strong>engo infine che sia preferibile<br />

rinunciare alla lettura TTL-flash e<br />

sia meglio passare alla regolazione completamente<br />

manuale.<br />

Ricorri a volte a soluzioni speciali?<br />

Adopero spesso gelatine <strong>di</strong> correzione, uti-<br />

TUTTI FOTOGRAFI 27


28<br />

Una danza r<strong>it</strong>uale nel Borneo. L’uso del flash combinato con tempi d’otturazione lunghi rafforza la <strong>di</strong>namic<strong>it</strong>à della scena.<br />

li per mo<strong>di</strong>ficare la luce “troppo solare” del<br />

flash. Senza gelatine scatto solo nelle ore<br />

davvero centrali della giornata, quando effettivamente<br />

la luce del sole e quella del flash<br />

hanno la stessa temperatura <strong>di</strong> colore.<br />

Nelle prime e nelle ultime ore della giornata,<br />

che spesso sono anche quelle più fotogeniche,<br />

le gelatine abbassano la temperatura<br />

<strong>di</strong> colore e scaldano la scena. È importante<br />

adattare la luce del flash a quella dell’ora<br />

in cui si fotografa. Questo modo <strong>di</strong> lavorare<br />

è un po’ una mia caratteristica. Ho<br />

un taccuino che contiene numerose gelatine,<br />

adatte a tutte le occasioni. Le incollo con<br />

il doppio adesivo. Sono abbastanza economiche:<br />

sono quelle che si adoperano normalmente<br />

nel mondo dell’illuminazione,<br />

non sono i classici filtri fotografici “in gelatina”.<br />

Quanto a pellicole e formati fotografici<br />

TUTTI FOTOGRAFI<br />

hai sempre prefer<strong>it</strong>o il 35mm?<br />

Fino al 1979 ho lavorato anche con il me<strong>di</strong>oformato.<br />

Poi, avviato il rapporto stabile<br />

con Airone, ho sempre prefer<strong>it</strong>o il 24x36mm.<br />

Ho puntato alla trasportabil<strong>it</strong>à ed alla versatil<strong>it</strong>à.<br />

Sono stato un Kodachromista convinto<br />

per molti anni, in pratica fino al 1992.<br />

Con l’avvento della Fujichrome Velvia 50<br />

ISO, e visto il generalizzato miglioramento<br />

delle pellicole fotografiche, l’insistenza<br />

nel preferire la <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva Kodachrome ha<br />

perso significato.<br />

Posso <strong>di</strong>re tuttavia che adesso pago le conseguenze<br />

delle mie scelte. Infatti il Kodachrome<br />

è molto, ma molto più <strong>di</strong>fficile da<br />

<strong>di</strong>g<strong>it</strong>alizzare con gli scanner <strong>di</strong> oggi e mi fa<br />

<strong>di</strong>ventare matto. Lavoro con l’ottimo scanner<br />

Nikon 5000, che offre una sicura qual<strong>it</strong>à<br />

ed una definizione è eccellente. Però le<br />

scansioni si presentano, con facil<strong>it</strong>à, troppo<br />

scure o troppo chiare ed è <strong>di</strong>fficile intervenire<br />

sui colori. Il Kodachrome, infine, presenta<br />

un serio problema <strong>di</strong> “sporco”: con le<br />

normali pellicole per <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>ive a trattamento<br />

E6, che hanno i telaietti in plastica,<br />

mi trovo sempre bene; con il Kodachrome,<br />

che ha i telaietti <strong>di</strong> cartone, occorre staccare<br />

i telaietti, pulire la <strong>di</strong>apos<strong>it</strong>iva – spesso<br />

con il liquido appos<strong>it</strong>o - intelaiarla nuovamente<br />

su plastica. È un lavoro lungo ma in<strong>di</strong>spensabile:<br />

è la strada più rapida per non<br />

avere problemi, visto che affidarsi ai software<br />

<strong>di</strong> eliminazione <strong>di</strong> polvere e graffi comporta<br />

tempi <strong>di</strong> elaborazione decisamente<br />

troppo lunghi. Il software Dig<strong>it</strong>al Ice antipolvere<br />

è miracoloso… ma il lavoro preparatorio<br />

lo è <strong>di</strong> più.<br />

Quali fotocamere adoperi?<br />

Prima dell’avvento degli zoom <strong>di</strong> alta qual<strong>it</strong>à<br />

giravo con cinque fotocamere e sem-


avo quello che si <strong>di</strong>ce un albero <strong>di</strong> Natale.<br />

Ero il contrario della scuola Leica, che<br />

suggerisce <strong>di</strong> passare inosservati. La soluzione<br />

era obbligata, soprattutto perché era<br />

<strong>di</strong>verso il prodotto finale al quale miravo:<br />

non la foto colta al volo, ma il <strong>reportage</strong> inteso<br />

come indagine approfon<strong>di</strong>ta, con tutti<br />

gli strumenti necessari; meno male che da<br />

mil<strong>it</strong>are ho fatto l’alpino, che le spalle sono<br />

ancora buone.<br />

Normalmente la mia attrezzatura è sempre<br />

stata Nikon, basata su <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> macchine<br />

ammiraglie e su tre fotocamere minori.<br />

Ad esempio: due Nikon F, oppure due<br />

F2, oppure F3 o F4 o F5, rispettivamente<br />

affiancate ad esempio da tre Nikkormat, oppure<br />

tre FM2 o FM3, e poi F-801 o F-90<br />

quando è giunto l’autofocus.<br />

Oggi il mio corredo base è incentrato su tre<br />

macchine: una Nikon F5, una F-100, una F-<br />

90X che gioca un po’ il ruolo <strong>di</strong> fotocamera<br />

<strong>di</strong> scorta. Più due <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ali. Nikon D1H e<br />

Coolpix 8400.<br />

Quali obiettivi usi, <strong>di</strong> preferenza?<br />

Sul campo, mi muovo normalmente con una<br />

macchina al collo e le altre due sulle spalle.<br />

L’ottica 17-35mm opera come obiettivo<br />

base; il 35-70mm f/2.8 copre le focali normali;<br />

lo zoom 80-200mm oppure, più recentemente,<br />

l’80-400mm nella versione stabilizzata,<br />

copre le s<strong>it</strong>uazioni “tele”.<br />

Come lunghissima focale ho un vecchio<br />

Nikkor 600mm f/5.6. Non è autofocus ma<br />

è davvero meraviglioso sotto il profilo della<br />

resa ottica.<br />

Mi accade, a volte, <strong>di</strong> fotografare animali,<br />

ma la maggior parte del mio lavoro non è<br />

<strong>di</strong> fotografo naturalista o sportivo. Dunque<br />

non sento la necess<strong>it</strong>à <strong>di</strong> cambiare questo<br />

supertele. L’autofocus è certamente comodo<br />

ma il 600mm f/4, versione AF, pesa molto<br />

<strong>di</strong> più rispetto al mio f/5.6.<br />

Adoperi obiettivi speciali?<br />

Uso moltissimo il fish-eye. Non lo adopero<br />

mai in “vera deformazione”, perché non<br />

voglio creare effetti innaturali. Lo concepisco<br />

piuttosto come prezioso super grandangolare<br />

per il paesaggio: cerco <strong>di</strong> adattare<br />

l’inquadratura alle caratteristiche dell’obiettivo<br />

e faccio in modo <strong>di</strong> non esaltare la<br />

curvatura delle linee. Se non compaiono elementi<br />

geometrici ai bor<strong>di</strong> dell’inquadratura,<br />

ad esempio se c’è una montagna invece<br />

<strong>di</strong> un grattacielo, la deformazione non risalta.<br />

L’effetto <strong>di</strong> “curvatura terrestre” è leggero<br />

e non <strong>di</strong>sturba. Con il fish-eye realizzo<br />

“colpi d’obiettivo” che l’occhio umano<br />

non riesce normalmente a cogliere ma che,<br />

con opportuno allenamento, il fotografo può<br />

sapere immaginare. Cerco sempre <strong>di</strong> ottenere<br />

deformazioni che siano giustificate: ciò<br />

che conta è l’armonia, che deve sempre essere<br />

alla base delle fotografie.<br />

Adopero volentieri lo zoom 80-400mm stabilizzato,<br />

anche se r<strong>it</strong>engo che della stabilizzazione<br />

non si debba abusare. Mi spiego:<br />

se devo scattare a 400mm preferisco affidarmi<br />

comunque al treppiede. La stabilizzazione<br />

è comoda, e concretamente utile,<br />

con focali relativamente più corte. Ad esempio<br />

sotto i 200mm o, meglio ancora, quando<br />

si lavora ad 80mm.<br />

Come trasporti l’attrezzatura?<br />

Con uno zaino fotografico. È un conten<strong>it</strong>ore<br />

pratico, utile anche per materiali pesanti.<br />

Lo uso da anni anche se ammetto che è<br />

lento da togliere e rimettere sulle spalle. Per<br />

questo, normalmente mi muovo con un gilet<br />

fotografico mult<strong>it</strong>asche, riemp<strong>it</strong>o abbondantemente<br />

con i più <strong>di</strong>versi accessori .<br />

Sono una coppia <strong>di</strong> polarizzatori, le cartine<br />

e il pennellino per la pulizia delle ottiche.<br />

Oltre allo zaino ho sempre il treppiede. Inten<strong>di</strong>amoci:<br />

se sono a <strong>di</strong>stanza ragionevole<br />

dall’automobile, ad esempio a cinque minuti<br />

a pie<strong>di</strong>, ecco che allora la grande borsa<br />

fotografica <strong>di</strong>viene l’automobile stessa.<br />

Da essa tolgo <strong>di</strong> volta in volta ciò che mi<br />

serve per le foto. Ho un fuoristrada Land<br />

Rover che ho attrezzato appos<strong>it</strong>amente,<br />

schermato. È, <strong>di</strong> fatto, un autocarro: ha i soli<br />

se<strong>di</strong>li anteriori, <strong>di</strong>etro è un unico vano <strong>di</strong><br />

carico senza finestrini. Ho pannellato tutti<br />

i vetri con lastre <strong>di</strong> alluminio nero. Dall’esterno<br />

non si può capire cosa c’è nell’auto<br />

e naturalmente il mezzo può essere bene<br />

chiuso a chiave. Non è possibile che un ladro<br />

prenda un sasso, rompa un vetro e porti<br />

via una borsa fotografica; dovrebbe impegnarsi<br />

in un vero lavoro <strong>di</strong> scasso, troppo<br />

laborioso. Naturalmente conosco bene<br />

l’altro problema, quello delle vibrazioni in<br />

<strong>viaggio</strong>. L’attrezzatura è sempre appoggiata<br />

sopra il bagaglio principale, sopra il vestiario.<br />

Quanto all’esposizione in ripresa, come<br />

ti regoli?<br />

Dicono che i professionisti lavorano preferibilmente<br />

in manuale. Ebbene, io lavoro<br />

sempre in automatismo. Scatto a volte a prior<strong>it</strong>à<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>aframma ma il più delle volte opero<br />

in program con il “programma flessibile”.<br />

È una soluzione che permette <strong>di</strong> variare<br />

a piacere le coppie tempo-<strong>di</strong>aframma ed<br />

essere molto veloci nelle correzioni. Ho scoperto<br />

che è un’opportun<strong>it</strong>à molto comoda<br />

ed ho constatato che pochissimi fotografi<br />

professionisti la conoscono. Mi è successo<br />

<strong>di</strong> spiegarla anche a “<strong>gran<strong>di</strong></strong> nomi”, che mi<br />

è accaduto <strong>di</strong> incontrare. È curioso che non<br />

sia molto enfatizzata nemmeno sul libretto<br />

d’istruzioni.<br />

Uso molto il comando <strong>di</strong> compensazione<br />

intenzionale dell’esposizione: +/-0.3, oppure<br />

+/-0.5 valori, eccezionalmente +/-0.7.<br />

Quante e quali pellicole porti con te?<br />

Consumo pellicole, nell’amb<strong>it</strong>o <strong>di</strong> un <strong>viaggio</strong>,<br />

secondo una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 10 rulli al giorno.<br />

Come <strong>di</strong>re: se sto via 15 giorni, porto<br />

150 rulli. Naturalmente ci sarà il giorno in<br />

cui ne utilizzerò 20 o anche 25, ma ci sarà<br />

il giorno <strong>di</strong> trasferimento in cui non ne consumerò.<br />

Il mio gilet fotografico pesa molto anche<br />

perché normalmente in esso trasporto i rulli:<br />

le pellicole vergini in una tasca, senza<br />

confezioni, e le pellicole scattate in un’altra.<br />

È un modo <strong>di</strong> lavorare che favorisce la<br />

rapi<strong>di</strong>tà. Espongo i rullini alla sensibil<strong>it</strong>à<br />

nominale. Faccio eccezione soltanto con la<br />

Provia 400F che ha una grana così fine che<br />

spesso trovo utile adoperarla a 800 ISO fotografando<br />

in con<strong>di</strong>zioni lim<strong>it</strong>e. Non più <strong>di</strong><br />

800 ISO, però: forzare la sensibil<strong>it</strong>à espone<br />

al rischio <strong>di</strong> una esagerata cresc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> contrasto.<br />

I <strong>gran<strong>di</strong></strong> effetti Push li lascio ai fotografi<br />

sportivi.<br />

È importante, professionalmente, conoscere<br />

molto bene la propria attrezzatura anche<br />

nei minimi dettagli. Un esempio: la Fujichrome<br />

Velvia è una splen<strong>di</strong>da pellicola che<br />

carico sistematicamente nella Nikon F-100,<br />

perché ho notato che la taratura <strong>di</strong> base questa<br />

macchina tende leggermente a sovresporre<br />

rispetto alla Nikon F-5. La Velvia, <strong>di</strong><br />

norma, rende meglio con un’esposizione<br />

leggermente generosa. La Nikon F5 invece<br />

viene usata normalmente con la Fujichrome<br />

Provia 100F. Gli sviluppi sono esegu<strong>it</strong>i<br />

da Zebra, un laboratorio professionale milanese<br />

<strong>di</strong> cui sono molto sod<strong>di</strong>sfatto.<br />

A propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong> sensibil<strong>it</strong>à ISO, posso <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> avere scattato recentemente con la macchina<br />

<strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale Olympus E-1 ed avere ottenuto<br />

splen<strong>di</strong><strong>di</strong> risultati anche a 3200 ISO,<br />

un livello <strong>di</strong> amplificazione in cui <strong>di</strong> sol<strong>it</strong>o<br />

il <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> fondo appare in modo intollerabile.<br />

In questo caso le immagini sono<br />

state ottime, superiori a quelle <strong>di</strong> altre<br />

concorrenti <strong>di</strong> gran nome; mer<strong>it</strong>o del<br />

software molto avanzato, probabilmente.<br />

Il <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale mi affascina. Si ha il vantaggio<br />

<strong>di</strong> verificare sub<strong>it</strong>o ciò che si è ottenuto, pochi<br />

attimi dopo lo scatto; oppure la sera, in<br />

albergo. Ciò può anche indurre a cambiare<br />

le valutazioni operative, sul campo. Il fotografo<br />

può decidere <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi a soggetti<br />

che, ad una prima impressione, erano ap-<br />

TUTTI FOTOGRAFI 29


30<br />

A Gourara, nell’area desertica algerina del Grande Erg Occidentale,<br />

un grande silenzio e luci davvero da favola.<br />

parsi poco promettenti.<br />

Lavorare in <strong>di</strong>g<strong>it</strong>ale significa obbligarsi a<br />

portare un adeguato parco batterie e una sufficiente<br />

quant<strong>it</strong>à <strong>di</strong> schede <strong>di</strong> memoria.<br />

Ti sei mai imbattuto in problemi <strong>di</strong> assistenza<br />

tecnica fotografica?<br />

Non ho mai incontrato inconvenienti particolari,<br />

tranne in un caso <strong>di</strong> parecchi anni or<br />

sono. Ero in Africa, nel 1996. Una Nikon<br />

F-801S era caduta, a causa <strong>di</strong> un sobbalzo<br />

della jeep. All’apparenza non aveva sub<strong>it</strong>o<br />

danni. Viceversa, ma non lo potevo sapere,<br />

si era danneggiata la ten<strong>di</strong>na. Me ne<br />

sono accorto solo a casa, dopo avere scattato<br />

una quarantina <strong>di</strong> rulli, <strong>di</strong> cui una ventina<br />

dall’aereo. Tutti da buttare. Per fortuna<br />

avevo continuato a scattare anche con le<br />

altre fotocamere e alla fine il danno è risultato<br />

sufficientemente ri<strong>di</strong>mensionato.<br />

Il treppiede è un accessorio importante<br />

nel tuo lavoro?<br />

Certamente. Sono andato recentemente in<br />

Giordania, a Petra, ed ho percorso tutta la<br />

TUTTI FOTOGRAFI<br />

zona con il treppiede sempre a tracolla. Esistono<br />

numerosissime grotte, molte antiche<br />

tombe. Adopero normalmente <strong>di</strong>versi stativi:<br />

ho un G<strong>it</strong>zo ed anche un treppiede Manfrotto<br />

in fibra <strong>di</strong> carbonio, equipaggiato con<br />

una testa che ha un sistema <strong>di</strong> serraggio<br />

idraulico, praticissimo e molto solido.<br />

In anni eroici andavo in montagna con il<br />

treppiede Manfrotto Tri Aut, con tasti <strong>di</strong><br />

sblocco vicino alla crociera centrale, lo strumento<br />

che ha fatto la fama <strong>di</strong> Manfrotto. Era<br />

pesante ma anche praticissimo nei livellamenti<br />

su terreno <strong>di</strong>seguale. Mi muovevo in<br />

stile Ansel Adams, con la macchina già montata<br />

sul treppiede ed il treppiede appoggiato<br />

sulla spalla come se fosse un ba<strong>di</strong>le.<br />

Tra gli accessori fotografici, adoperi anche<br />

filtri?<br />

Normalmente, no. Adopero due polarizzatori,<br />

che nel paesaggio sono utilissimi. Qualche<br />

volta mi servo <strong>di</strong> un filtro azzurro-blu,<br />

per raffreddare intenzionalmente alcune scene.<br />

Per effetti particolari <strong>di</strong>spongo dei <strong>di</strong>gradanti<br />

Cokin, che uso però non come fil-<br />

tri d’effetto ma come accessori per compensare<br />

l’esposizione. Possono salvare fotografie<br />

in cui il cielo è molto bianco, troppo<br />

slavato.<br />

Oggi con Photoshop si aggiusta tutto, si interviene<br />

rapidamente anche nella correzione<br />

della prospettiva, si può ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura ev<strong>it</strong>are<br />

l’uso ottiche decentrabili. Attenzione,<br />

tuttavia: bisogna sempre stare attenti a non<br />

eccedere nelle correzioni per non creare effetti<br />

innaturali.<br />

A propos<strong>it</strong>o <strong>di</strong> fotogenic<strong>it</strong>à, quali sono le<br />

zone più belle della Terra?<br />

Sono un fotografo che si è mosso prevalentemente<br />

nel mondo della natura, anche<br />

se non mi definisco un fotografo naturalista;<br />

ho fotografato ambienti urbani ma non<br />

posso <strong>di</strong>re che le c<strong>it</strong>tà siano la mia passione.<br />

E allora, ecco: ho una grande pre<strong>di</strong>lezione<br />

per il deserto, il Sahara per me è sempre<br />

un luogo straor<strong>di</strong>nario.<br />

Apprezzo le zone aride, sono felice quando<br />

c’è la sabbia; nel deserto c’è “grafica”,


si può aggiungere una persona, un cammello<br />

che passa, ma l’essenza del luogo<br />

non viene tra<strong>di</strong>ta. Mi piace anche la montagna.<br />

Mi commuovo meno con le <strong>gran<strong>di</strong></strong><br />

foreste.<br />

Luoghi straor<strong>di</strong>nari sono quelli della fascia<br />

sahariana dall’Algeria alla Libia, l’area dell’Akakus<br />

in Libia offre dune molto fotogeniche.<br />

La Namibia è meravigliosa. Il mio<br />

primo amore, come paesaggio ed anche come<br />

rapporto con la gente e come esperienza<br />

<strong>di</strong> antropologia, è stato l’Afghanistan.<br />

Gli azzurri cinque laghi <strong>di</strong> Band-I-Amir, le<br />

<strong>di</strong>ghe dell’emiro, in quota e in ambiente desertico,<br />

ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> pareti rocciose, sono<br />

straor<strong>di</strong>nari.<br />

Rispondono perfettamente all’idea dei luoghi<br />

della narrazione delle “Mille e una notte”.<br />

In Afghanistan oggi c’è qualche spora<strong>di</strong>co<br />

barlume <strong>di</strong> turismo, aiutato dal governo<br />

centrale. Invece gli Stati Un<strong>it</strong>i sono un<br />

paese che, al <strong>di</strong> fuori dell’emergenza attentati<br />

e fatta l’eccezione delle c<strong>it</strong>tà, è affasci-<br />

Davvero a tu per tu, con il supergrandangolare, con il lupo d’Abruzzo;<br />

naturalmente dopo un lungo appostamento.<br />

nante, estremamente sicuro, variegato nelle<br />

possibili mete, nei paesaggi, nelle popolazione<br />

e s<strong>it</strong>uazioni locali.<br />

È <strong>di</strong>fficile fotografare le persone, nel mondo?<br />

Fotografare la gente moderna, in c<strong>it</strong>tà, in alcuni<br />

casi è <strong>di</strong>ventato <strong>di</strong>fficilissimo. È aumentata<br />

la <strong>di</strong>ffidenza.<br />

Tre anni or sono, a Montreal in Canada, appena<br />

alzavo la fotocamera per scattare vedevo<br />

persone che si scansavano e borbottavano.<br />

Viceversa, un paese ultra-avanzato dove fotografare<br />

la gente è un Para<strong>di</strong>so, è il Giappone:<br />

là, come il fotografo alza la fotocamera<br />

tutti si mettono quasi in posa, felicissimi<br />

<strong>di</strong> essere ripresi.<br />

Analizzando il problema professionalmente<br />

<strong>di</strong>co che esiste un serio problema <strong>di</strong> ottenere<br />

le liberatorie alla pubblicazione. Oggi<br />

sto molto attento a “come fotografo e chi<br />

fotografo”. È vero che non si può correre<br />

<strong>di</strong>etro a tutti, per farsi firmare la liberatoria:<br />

una firma è una firma e normalmente non<br />

la si concede volentieri. Ho anche conosciuto<br />

un fotografo, <strong>di</strong> National Geographic,<br />

che a Napoli fotografava con cinque assistenti.<br />

Tra essi, uno era espressamente incaricato<br />

dell’impresa <strong>di</strong>sperata <strong>di</strong> ottenere<br />

le liberatorie.<br />

In molti casi <strong>di</strong>pende dalla s<strong>it</strong>uazione e dal<br />

luogo in cui si opera. Nel mondo anglosassone<br />

è tutto più facile. Occorre anz<strong>it</strong>utto presentarsi:<br />

“io sono, faccio questo, le <strong>di</strong>spiace<br />

se…”? Se si è giu<strong>di</strong>cati pos<strong>it</strong>ivamente,<br />

la liberatoria viene tranquillamente concessa.<br />

Nel mondo musulmano non ho mai incontrato<br />

particolari problemi nel fotografare gli<br />

uomini. Con le donne è invece tutto un altro<br />

<strong>di</strong>scorso: è realmente <strong>di</strong>fficile fotografarle,<br />

anche se non ho mai cap<strong>it</strong>o perché non<br />

si possano fotografare donne velate se, per<br />

l’appunto, sono velate.<br />

È opportuno <strong>di</strong>sporre sempre <strong>di</strong> una guida,<br />

TUTTI FOTOGRAFI 31


ad esempio anche un tassista o una persona<br />

<strong>di</strong> fiducia, che consigli: qui puoi fotografare,<br />

in questo caso è meglio <strong>di</strong> no.<br />

Nell’Afghanistan dei vecchi tempi non ho<br />

mai incontrato <strong>di</strong>fficoltà, anche nel fotografare<br />

le donne. Non ho ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> reazioni<br />

violente. Dico poi che in generale il mondo<br />

musulmano, <strong>di</strong> per sé, non è violento (tra<br />

l’altro lo proibisce il Corano). Però, mi è accaduto<br />

<strong>di</strong> vedermi sequestrare una pellicola<br />

in Iran, nonostante avessi un permesso<br />

ufficiale a fotografare rilasciato ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura<br />

dal Ministero degli Interni. È stato contestato<br />

da un agente <strong>di</strong> polizia. La spiegazione:<br />

esistono un Iran moderato ed un Iran ra<strong>di</strong>cale.<br />

L’agente era ra<strong>di</strong>cale e mi ha detto<br />

“non sono d’accordo con chi ha rilasciato<br />

questo permesso; secondo la mia convin-<br />

zione lei dovrebbe fotografare soltanto monumenti,<br />

il paesaggio e non le persone”. Dopo<strong>di</strong>ché<br />

mi ha sequestrato la pellicola.<br />

Sono <strong>di</strong>fficili i rapporti con i soggetti?<br />

Molto <strong>di</strong>pende dal livello culturale. In alcuni<br />

casi accade che una persona fotografata<br />

abbia il dubbio che sia stato colto, <strong>di</strong><br />

lei, qualcosa <strong>di</strong> negativo.<br />

Oppure pensa che le macchine sofisticate<br />

“spoglino”, “rubino l’anima”, e così via. Per<br />

fotografare gente etnica, un grande vantaggio<br />

è scattare immagini Polaroid.<br />

Hanno conquistato la simpatia <strong>di</strong> popolazioni<br />

intere.<br />

Quasi lo stesso accade, oggi, con gli scatti<br />

<strong>di</strong>g<strong>it</strong>ali. Se poi si può regalare lo scatto, che<br />

magari è l’unica fotografia che l’interessa-<br />

L’autore:<br />

<strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong>, classe 1945, è nato a Crespano del Grappa ed è fotografo specializzato<br />

in <strong>reportage</strong> geografico, etnografico, archeologico, zoologico e scientifico.<br />

Laureato in Scienze Pol<strong>it</strong>iche all’Univers<strong>it</strong>à Cattolica <strong>di</strong> Milano, con tesi<br />

in etnologia sull’etnia afgana dei Kafiri, è figlio d’arte: Lino ed Elena <strong>Pellegrini</strong>,<br />

per oltre cinquant’anni, hanno realizzato <strong>reportage</strong> fotogiornalistici in tutto il<br />

mondo. Poco più che ventenne ha documentato due suoi raid automobilistici in<br />

Asia e Sud America. Matura la decisione del primo giro del mondo in camion,<br />

con Cesare Gerolimetto, nel 1976-’79. L’impresa, <strong>di</strong> 184.000 chilometri attraverso<br />

48 Paesi nei cinque continenti, è compiuta con il Fiat-Iveco 75 PC 4x4, autocarro<br />

da fuoristrada ribattezzato Antonio Pigafetta in onore dello storiografo<br />

vicentino della spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Magellano. Il libro “Un camion intorno al mondo”<br />

(Arnoldo Mondatori) è del 1980. Dal 1967 al 1981 i servizi <strong>di</strong> <strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong><br />

sono su Epoca, Oggi, Domenica del Corriere, Atlante e così via. Airone, nasce<br />

nel 1981, ed è un successo; <strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong> collabora fino a <strong>di</strong>ventare fotografo<br />

<strong>di</strong> staff per 21 anni. Realizza circa 200 <strong>reportage</strong>, talora pubblicati anche<br />

su Geo (Germania), Geo (Francia), Grands Reportages (Francia), Terre Sauvage<br />

(Francia). Partecipa al progetto librario internazionale A Day in the Life, realizzato<br />

congiuntamente da gruppi <strong>di</strong> fotografi scelti tra i migliori del mondo. Sempre<br />

per Airone, <strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong> è anche testimone <strong>di</strong> eventi storici come la carestia<br />

dell’Etiopia nel 1985, la guerra civile in Afghanistan nel 1990, la trage<strong>di</strong>a<br />

dei Cur<strong>di</strong> dopo la guerra<br />

del Golfo in Irak nel<br />

1991 dove fotografa l’eserc<strong>it</strong>o<br />

dei volontari <strong>di</strong><br />

pace delle Nazioni Un<strong>it</strong>e<br />

e delle organizzazioni<br />

uman<strong>it</strong>arie. Nel 2001 la<br />

sua professione è oggetto<br />

<strong>di</strong> una tesi <strong>di</strong> laurea all’Univers<strong>it</strong>à<br />

degli Stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Parma, dal t<strong>it</strong>olo “<strong>Daniele</strong><br />

<strong>Pellegrini</strong>, fotografo<br />

<strong>di</strong> <strong>viaggio</strong>”. Dal<br />

2004 è rappresentato in<br />

Italia dall’agenzia Grazia<br />

Neri.<br />

<strong>Daniele</strong> <strong>Pellegrini</strong>; foto <strong>di</strong> Michele Bozzetto.<br />

to avrà nella propria v<strong>it</strong>a, si <strong>di</strong>venta amici,<br />

si viene accettati.<br />

In Ciad, con l’antropologo Alberto Salza, ho<br />

ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura provocato uno sciopero in un campo<br />

agricolo: ho scattato una Polaroid e, quando<br />

hanno visto che la foto “veniva sub<strong>it</strong>o”,<br />

tutti i lavoranti si sono fermati e si sono messi<br />

in fila per essere fotografati.<br />

Infine, il r<strong>it</strong>orno in a casa, con le immagini<br />

scattate.<br />

Al rientro la selezione è il momento decisivo:<br />

considerato il numero si scatti che si eseguono,<br />

richiede quasi lo stesso tempo delle<br />

riprese. Mi è cap<strong>it</strong>ato <strong>di</strong> preparare 100 rulli<br />

in una notte perché le esigenze e<strong>di</strong>toriali erano<br />

stringenti ma questa non è la regola, perché<br />

rischia <strong>di</strong> essere una scelta troppo frettolosa.<br />

Cerco <strong>di</strong> catalogare fin dall’inizio: <strong>di</strong>dascalizzo<br />

i rulli, pongo un’etichetta in<strong>di</strong>cando il<br />

contenuto; sono <strong>di</strong>sposti cronologicamente,<br />

così da fornire la cronistoria <strong>di</strong> un <strong>viaggio</strong> e<br />

<strong>di</strong> tutte le s<strong>it</strong>uazioni incontrate.<br />

Anche operando rapidamente è <strong>di</strong>fficile riuscire<br />

a selezionare più <strong>di</strong> trenta rulli al giorno.<br />

Ho l’ab<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> scrivere le <strong>di</strong>dascalie<br />

su ogni telaietto: è l’informazione base. A<br />

parte allego annotazioni supplementari, riesamino<br />

gli appunti, integro con i dati presi<br />

da libri, enciclope<strong>di</strong>e, Internet. In qualche<br />

caso lavoro con il redattore che scriverà il<br />

servizio, facendo un vero de-briefing sul<br />

<strong>viaggio</strong>.<br />

La pre-selezione è una operazione chiave:<br />

in<strong>di</strong>vidua le migliori foto <strong>di</strong> ogni rullo, tra<br />

quelle pur simili. È la primissima scelta.<br />

La fotografia non si esaurisce con l’atto <strong>di</strong><br />

fotografare, esiste un grande lavoro <strong>di</strong> post-produzione.<br />

Aprendo le immagini con<br />

Photoshop si è poi tentati <strong>di</strong> aumentare leggermente<br />

il contrasto, r<strong>it</strong>occare i livelli, il<br />

colore, in qualche caso <strong>di</strong> correggere imperfezioni<br />

e, nelle immagini d’arch<strong>it</strong>ettura,<br />

magari mo<strong>di</strong>ficare anche la prospettiva.<br />

Intervista raccolta da<br />

Maurizio Capobussi

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