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Indagine su alcuni importanti metodi per lo studio ... - Francesco Carta

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Tesi <strong>per</strong> il conseguimento del dip<strong>lo</strong>ma accademico<br />

del biennio di secondo livel<strong>lo</strong><br />

<strong>per</strong> la formazione dei docenti<br />

di strumento musicale (A077): pianoforte<br />

<strong>Indagine</strong> <strong>su</strong> <strong>alcuni</strong> <strong>importanti</strong> <strong>metodi</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte<br />

Dip<strong>lo</strong>mando: M° <strong>Francesco</strong> <strong>Carta</strong><br />

Relatore: M° Sergio Torri<br />

1


Indice<br />

Introduzione pag. 3<br />

Bartok - Il Mikrokosmos pag. 5<br />

Bastien – Metodo <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte pag. 10<br />

Beyer – Scuola preparatoria del pianoforte op. 101 pag. 13<br />

Brugnoli - Dinamica pianistica pag. 15<br />

Cesi - Metodo <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte pag. 20<br />

Clementi - Il metodo completo <strong>per</strong> pianoforte pag. 24<br />

Cortot - I principi razionali della tecnica pianistica pag. 26<br />

Czerny - Metodo <strong>per</strong> pianoforte pag. 28<br />

Dalcroze – Il metodo pag. 29<br />

Emonts - Metodo Europeo <strong>per</strong> pianoforte pag. 31<br />

Hall - Piano Time pag. 34<br />

Lebert & Stark - Metodo <strong>per</strong> pianoforte pag. 36<br />

Mugellini - Metodo d’esercizi tecnici <strong>per</strong> pianoforte pag. 38<br />

Rossomandi – Anto<strong>lo</strong>gia pianistica pag. 41<br />

Rossomandi – Guida tecnica <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte pag. 43<br />

Ruocco & Ghezzi – Metodo <strong>per</strong> pianoforte pag. 45<br />

Suzuki - Il metodo pag. 47<br />

Thompson – Easiest Piano Course pag. 49<br />

Trombone – Il primo libro <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte pag. 51<br />

Yamaha - Il metodo pag. 52<br />

Conclusione pag. 54<br />

2


Introduzione<br />

Insegno pianoforte da molti anni. Ho usato vari <strong>metodi</strong> a <strong>su</strong>pporto<br />

della didattica, cambiandoli in base all’allievo che ho avuto di fronte: la <strong>su</strong>a<br />

età, le <strong>su</strong>e esigenze, le <strong>su</strong>e ambizioni, ecc. Ho visto insegnanti usare sempre<br />

<strong>lo</strong> stesso metodo, anche con allievi molto diversi. Penso, al contrario, che<br />

sia giusto calibrare la lezione <strong>su</strong>ll’allievo, partendo dal <strong>su</strong>o vis<strong>su</strong>to e<br />

cercando di capire e intuire i <strong>su</strong>oi desideri, anche inespressi. Il lavoro<br />

dell’insegnante diventa così un lavoro che necessita di molte risorse e di<br />

molte competenze: pedagogia, psico<strong>lo</strong>gia, didattica. Anche avere la<br />

coscienza di ciò che è ‘bel<strong>lo</strong>’ è importante <strong>per</strong> poter insegnare: è infatti<br />

fondamentale trasmettere l’amore <strong>per</strong> la musica vera, qualsiasi essa sia,<br />

cioè <strong>su</strong>onata con competenza, passione, amore, dedizione, onestà. L’arte ha<br />

bisogno d’artigianato e compito dell’insegnante è quel<strong>lo</strong> di trasmettere le<br />

competenze e conoscenze <strong>per</strong> poter fare da sé. Quando l’allievo saprà fare<br />

da sé il compito dell’insegnante sarà cessato. So<strong>lo</strong> avendo ‘coscienza del<br />

bel<strong>lo</strong>’ il nuovo musicista potrà diventare un artista.<br />

I <strong>metodi</strong> <strong>per</strong> imparare a <strong>su</strong>onare il pianoforte scritti fino a qualche<br />

decina d’anni fa erano dedicati soprattutto a co<strong>lo</strong>ro che potevano<br />

<strong>per</strong>mettersi di studiare musica. Erano <strong>per</strong>tanto <strong>metodi</strong> piuttosto impegnativi<br />

e che esigevano una grande dedizione e applicazione. Era come dire: so<strong>lo</strong><br />

chi riesce a passare indenne attraverso queste difficoltà può aspirare a<br />

diventare un vero virtuoso del pianoforte. Oggi le cose sono cambiate:<br />

molti studiano pianoforte e molti smettono. Nel passato, chi studiava di<br />

solito continuava, mentre oggi chi studia spesso smette molto presto, preso<br />

da mille altri impegni. Ecco che al<strong>lo</strong>ra i <strong>metodi</strong> pianistici si sono<br />

trasformati, diventando molto più simpatici, accattivanti, divertenti. Sono<br />

<strong>lo</strong> specchio della nostra società, dove quel<strong>lo</strong> che conta è la pubblicità e la<br />

capacità di attirare nuovi clienti. Non è detto, <strong>per</strong>ò, che un metodo facile e<br />

divertente possa sortire migliori ri<strong>su</strong>ltati di uno difficile e impegnativo.<br />

Quel<strong>lo</strong> che fa la differenza è, come sempre, la ‘stoffa’ dell’allievo, la <strong>su</strong>a<br />

voglia, la <strong>su</strong>a passione. Il problema è proprio la passione: chi insegna al<br />

giovane studente la passione <strong>per</strong> la musica? La famiglia? La scuola?<br />

Questo è il quesito principale da cui dipende tutto, ma questa non è la sede<br />

<strong>per</strong> affrontare il delicato tema.<br />

3


Nella storia del pianoforte ci sono stati moltissimi grandi didatti che<br />

hanno scritto <strong>importanti</strong> <strong>metodi</strong>. In questa mia tesi ne analizzerò molti tra i<br />

più celebrati, omettendone <strong>per</strong>ò degli altri. Alcuni di questi, come i <strong>metodi</strong><br />

di Adam, Zinnermann, Marmontel, Fétis con Moscheles, Kohler,<br />

Breithaupt, sono stati visionati o comunque sono state raccolte delle<br />

informazioni al riguardo: si tratta <strong>per</strong>ò di <strong>metodi</strong> in <strong>alcuni</strong> casi molto<br />

specifici, oppure eccessivamente datati, nel senso che oggi si può giudicarli<br />

difficilmente applicabili. I <strong>metodi</strong> di Leimer/Gieseking, di Casella, di<br />

Sandor, di Neuhaus più che dei <strong>metodi</strong> sono dei trattati, nel senso che in<br />

essi non troviamo praticamente degli esercizi o degli studi progressivi da<br />

<strong>su</strong>onare, ma delle analisi <strong>su</strong>i vari aspetti che concernono l’esecuzione e<br />

l’interpretazione pianistica. A metà strada si trova il lavoro <strong>su</strong>i princìpi<br />

della tecnica pianistica di Cortot, nel quale vengono sviscerati i problemi<br />

tecnici inerenti l’esecuzione pianistica, in un senso progressivo e con il fine<br />

del<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> giornaliero. Il <strong>su</strong>o è un trattato/metodo/<strong>studio</strong>: un’o<strong>per</strong>a, non a<br />

caso, unica e dall’alto va<strong>lo</strong>re didattico-musicale.<br />

In questa carrellata, oltre ai <strong>metodi</strong> di tipo ‘classico’, ho cercato di<br />

considerare anche quelli più originali, tra cui il “Mikrokosmos” di Bartok e<br />

<strong>alcuni</strong> dei <strong>metodi</strong> più recenti, ma interessanti: è il caso del metodo Yamaha<br />

e di quelli di Bastien, Thompson, Emonts, Hall, Ruocco e Ghezzi. Ho<br />

voluto poi aggiungere dei <strong>metodi</strong> d’insegnamento della musica che<br />

riguardano anche il pianoforte: i <strong>metodi</strong> Dalcroze e Suzuki.<br />

Si tratta di un lavoro sicuramente parziale, che ‘dimentica’ altri<br />

<strong>metodi</strong> <strong>importanti</strong> come il “Metodo russo o il “Metodo rosa”. Per ragioni di<br />

spazio è stato necessario fare una scelta e privilegiarne <strong>alcuni</strong> che<br />

rappresentano o dei lavori fondamentali, o dei <strong>metodi</strong> molto usati, o dei<br />

buoni punti di partenza <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong>, o degli es<strong>per</strong>imenti interessanti e<br />

stimolanti, ecc.<br />

La s<strong>per</strong>anza è di aver fornito una <strong>su</strong>fficiente analisi <strong>su</strong> <strong>alcuni</strong><br />

fondamentali <strong>metodi</strong> d’insegnamento del pianoforte e di aver stimolato<br />

l’interesse e la curiosità <strong>per</strong> l’argomento.<br />

4


Il “Mikrokosmos” di Béla Bartòk<br />

Béla Bartòk, oltre che un grande compositore e pianista, fu un<br />

illuminato e prolifico didatta. Dalla <strong>su</strong>a attività didattica scaturì l’esigenza<br />

di comporre <strong>alcuni</strong> cicli pianistici con i quali introdurre l’allievo nelle<br />

singolarità me<strong>lo</strong>diche, armoniche e ritmiche del linguaggio popolare<br />

dell’Ungheria. Più che didattici, i cicli andrebbero valutati come “connessi<br />

all’insegnamento”, o<strong>per</strong>e in cui l’autore esercitò la <strong>su</strong>a tempra pedagogica<br />

nel solco di un’ispirazione creativa di prim’ordine. Il primo cic<strong>lo</strong> fu quel<strong>lo</strong><br />

dei “Dieci pezzi facili” del 1908 cui seguirono nel 1913 diciotto brevi pezzi<br />

<strong>per</strong> un metodo <strong>per</strong> pianoforte a cura di Sàndor Reschofsky (poi estrapolati<br />

ed autonomamente editi come “Il primo contatto con il pianoforte” nel<br />

1929). Di più ampio respiro è il cic<strong>lo</strong> “Per i bambini” composto fra il 1908<br />

e il 1909 e consistente di 85 (poi ridotti a 79) incantevoli pezzi basati <strong>su</strong><br />

me<strong>lo</strong>die popolari ungheresi e s<strong>lo</strong>vacche.<br />

In età più avanzata Bartòk elaborò cicli di caratura più elevata,<br />

avvicinandosi a brani <strong>per</strong> re<strong>per</strong>tori concertistici: “44 duetti” <strong>per</strong> due violini<br />

del 1931, i “27 cori” del 1935 e i 153 pezzi pianistici del<strong>lo</strong> straordinario<br />

“Mikrokosmos”, concluso nel 1939 e nel quale il linguaggio popolare non è<br />

più citazione me<strong>lo</strong>dica, ma componente grammaticale del tes<strong>su</strong>to<br />

compositivo. Fra le due epoche si pongono o<strong>per</strong>e nelle quali l’intento<br />

didattico passa in secondo piano, ma che ugualmente l’autore volle mettere<br />

a disposizione degli allievi <strong>per</strong> mostrar <strong>lo</strong>ro cosa fosse un arrangiamento di<br />

me<strong>lo</strong>dia popolare: la “Sonatina”, le “Danze popolari rumene”, le “Colinde”<br />

e i “15 canti contadini ungheresi”, tutte <strong>per</strong> pianoforte e composte fra il<br />

1914 e il 1918.<br />

• Il “Mikrokosmos” (Sz 107)<br />

È composto da 153 pezzi di difficoltà progressiva in 6 volumi (vol. I pezzi<br />

n°1-36; vol. II n° 37-66; vol. III n° 67-96; vol. IV n° 97-121; vol. V n° 122-<br />

139; vol. VI n° 140-153). Composizione: 1926-1939 Edizione: “Boosey & Hawkes” 1940<br />

Nel 1944 <strong>lo</strong> stesso Bartòk dichiarava: “Il Mikrokosmos può essere<br />

interpretato come una serie di pezzi in stile diverso che rappresentano<br />

nell’insieme un picco<strong>lo</strong> universo, oppure può essere riguardato come un<br />

mondo musicale <strong>per</strong> i bambini”. Il tito<strong>lo</strong> è infatti davvero azzeccato, <strong>per</strong>ché<br />

riesce ad illustrare l’incredibile varietà di forme musicali che il cic<strong>lo</strong> mette<br />

in luce.<br />

5


L’incentivo alla composizione dell’o<strong>per</strong>a fu il desiderio di creare un<br />

cic<strong>lo</strong> didattico, con un va<strong>lo</strong>re pedagogico. Inoltre Bartòk fu spinto anche<br />

dall’esigenza di insegnare il pianoforte al proprio figlio<strong>lo</strong>. L’autore<br />

dichiarò: “I primi quattro volumi di questo cic<strong>lo</strong> di brani pianistici sono<br />

stati composti con l’intenzione di offrire ai principianti uno strumento di<br />

lavoro che comprenda nei limiti del possibile tutti i problemi che il futuro<br />

pianista incontra al <strong>su</strong>o debutto. I primi tre volumi sono destinati al primo<br />

oppure ai primi due anni di pianoforte… In fondo a questi quattro volumi si<br />

trovano degli esercizi … raccomandiamo di affrontarli prima del<strong>lo</strong> <strong>studio</strong><br />

dei pezzi. E’ necessario aggiungere che gli esercizi più comuni (esercizi<br />

ordinari <strong>per</strong> le cinque dita, passaggio del pollice, arpeggi, ecc.) non sono<br />

contemplati in questa pubblicazione contrariamente ai <strong>metodi</strong> abituali.<br />

Pezzi ed esercizi sono raggruppati <strong>per</strong> ordine progressivo secondo la <strong>lo</strong>ro<br />

difficoltà tecnica o musicale. Le indicazioni di metronomo, soprattutto nei<br />

primi tre volumi, non devono essere osservate che in modo approssimativo.<br />

I pezzi iniziali posso essere <strong>su</strong>onati più lenti o più ve<strong>lo</strong>ci. Nel quinto e nel<br />

sesto volume in particolare le indicazioni di tempo devono essere<br />

strettamente osservate”. Al di là delle indicazioni di prefazione, è ogni<br />

singo<strong>lo</strong> brano a racchiudere in sé i pre<strong>su</strong>pposti dell’educazione creativa<br />

proprio nel <strong>su</strong>o essere regola grammaticale e di coordinazione linguistica,<br />

l’o<strong>per</strong>a insomma “esemplifica la fi<strong>lo</strong>sofia della teoria attraverso la pratica”.<br />

Il <strong>su</strong>o inestimabile va<strong>lo</strong>re sta infatti nell’introdurre gradualmente a tutti gli<br />

aspetti della teoria poiché è un tesoro inesauribile che contiene nel<strong>lo</strong> spazio<br />

ristretto di un ‘microcosmo’ tutti i caratteri dell’o<strong>per</strong>a di Bartòk nonché<br />

tutti i problemi della musica contemporanea: la soluzione tecnica dei<br />

problemi esposti corrisponde alla soluzione di quelli musicali e dunque alla<br />

<strong>lo</strong>ro acquisizione da parte dell’allievo. Oltre a costituire un <strong>importanti</strong>ssimo<br />

primo contatto con la musica moderna, la raccolta tende a sviluppare fin<br />

dall’inizio l’indipendenza fra le due mani e il ritmo. L’autore consiglia di<br />

non usare so<strong>lo</strong> il <strong>su</strong>o metodo, ma di affiancar<strong>lo</strong> ad esercizi provenienti dalla<br />

tradizione occidentale. L’o<strong>per</strong>a è basata <strong>su</strong>lla matura concezione del<br />

‘folk<strong>lo</strong>re inventato’, al contrario della raccolta “Per i bambini”: in esso i<br />

temi sono dell’autore, ma dap<strong>per</strong>tutto sono evidenti gli elementi<br />

grammaticali dell’est europeo. Vi sono pezzi con una parte aggiunta <strong>per</strong> un<br />

secondo pianoforte, oltre a pezzi doppiabili all’ottava <strong>su</strong><strong>per</strong>iore e questo<br />

<strong>per</strong> sollecitare la pratica educativa dell’esecuzione in coppia.<br />

6


Andiamo, ora, a dare un’occhiata più da vicino ai singoli brani che<br />

compongono il “Mikrokosmos”.<br />

Nel primo volume, i brani dall’1 al 9 sono con le due linee a distanza<br />

di due ottave, a parte i numeri 3, 7 e 8 in cui la distanza è di un’ottava.<br />

Sono brevi e facili me<strong>lo</strong>die <strong>su</strong>lle cinque dita, ma <strong>su</strong> posizioni diverse,<br />

anche con il Fa# e il Lab. Sono motivi di derivazione modale e <strong>per</strong>tanto le<br />

alterazioni non rispettano il con<strong>su</strong>eto criterio. I pezzi <strong>su</strong>ccessivi cominciano<br />

<strong>su</strong>bito a complicare le cose, proponendo dei canoni (10), me<strong>lo</strong>die <strong>per</strong> terze<br />

(11), moto contrario (12), cambi di posizione (13), domanda e risposta (14),<br />

due alterazioni (15), moto paralle<strong>lo</strong> con cambio di posizione (16). Si ritorna<br />

all’unisono, anche se a distanza di un’ottava o due, nei numeri dal 18 al 21.<br />

Dal numero 22 vengono proposte altre <strong>importanti</strong> novità e tecniche<br />

musicali: imitazione e contrappunto (22), imitazione e inversione (23),<br />

ripetizione (26), sincope (27), canone all’ottava (28), imitazione speculare,<br />

cioè <strong>per</strong> moto contrario (29), canone alla quinta discendente (30), me<strong>lo</strong>dia<br />

in modo dorico (32), in modo frigio (34), un corale (35), un canone libero<br />

(36). Nell’appendice finale ci sono quattro esercizi, con delle variazioni,<br />

che approfondiscono <strong>alcuni</strong> aspetti riscontrati nei brani.<br />

Nel secondo volume si riparte con una me<strong>lo</strong>dia lidia (37), poi con <strong>lo</strong><br />

staccato e il legato (38-39). Nel numero 40 fa la <strong>su</strong>a comparsa una me<strong>lo</strong>dia<br />

(con il so<strong>lo</strong> Do# come alterazione, senza il Fa#) con accompagnamento (un<br />

‘basso albertino’): cosa abbastanza rara in Bartòk! Troviamo poi i primi<br />

brani da <strong>su</strong>onare a quattro mani (43-44): basati <strong>su</strong> quartine di crome, molto<br />

ritmici e vivaci, utilissimi <strong>per</strong> il ritmo, l’uguaglianza, la <strong>per</strong>fetta divisione.<br />

Dal numero 45 si passa a composizioni mediamente più lunghe, di una<br />

pagina circa, che si sviluppano in diversi modi e vari tempi: 4/4, 2/2, 5/4,<br />

6/8, 3/4, 2/4. Vi è un brano nel modo misolidio (48), uno in stile<br />

“transilvano” (53), uno con cromatismi (54), un altro pezzo a quattro mani<br />

nel modo lidio e con le terzine di crome (55), una me<strong>lo</strong>dia in decima (56),<br />

un brano con gli accenti spostati (57), uno in stile orientale (58), uno in<br />

modo maggiore e minore (59), poi un canone con le note tenute (60), una<br />

me<strong>lo</strong>dia pentafonica (61), seste minori <strong>per</strong> moto paralle<strong>lo</strong> (62), una con<br />

contrappunto (64), c’è anche una canzone con un testo da cantare e<br />

accompagnamento con le due mani uguali <strong>per</strong> quinte (65). Anche in questo<br />

volume c’è l’appendice con 14 esercizi e diverse variazioni.<br />

7


Nel terzo volume, il numero 67 presenta una me<strong>lo</strong>dia <strong>per</strong> terze<br />

affidata alla mano destra con la me<strong>lo</strong>dia alla sinistra. Il brano 68 è una bella<br />

“Danza ungherese” da <strong>su</strong>onarsi a quattro mani. Riprende quindi la<br />

maratona: uno <strong>studio</strong> <strong>su</strong>gli accordi (69), una me<strong>lo</strong>dia contro delle doppie<br />

note (70), le terze (71), le seste e l’accordo in primo rivolto (73), le terzine<br />

(75), un picco<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> <strong>su</strong>lle semicrome e con cambi di tempo (77), la scala<br />

pentafonica (78), un “Omaggio a J. S. B.” (79), un “Omaggio a R. Sch.”<br />

(80), una me<strong>lo</strong>dia con interruzioni (83), un brano di fantasia (84), gli<br />

accordi spezzati (85), due me<strong>lo</strong>die pentafoniche sovrapposte (86), delle<br />

variazioni (87), un “Largo” a quattro parti (89), un pezzo in stile russo (Fa#<br />

contrapposto a Fa naturale!) (90), delle invenzioni cromatiche (91-92),<br />

ancora un brano a quattro parti con cambi di tempo (anche da 3/4 a 5/8)<br />

(93), di nuovo una canzone (95b). Nell’appendice ci sono 13 esercizi molto<br />

interessanti: doppie terze con note tenute, con il tempo diviso in modo<br />

irregolare (3/8+3/8+2/8), con doppie triadi, uno <strong>studio</strong> <strong>per</strong> il pedale, doppi<br />

accordi <strong>per</strong> terza e sesta, con la scala cromatica nell’ambito di una quinta,<br />

con l’accento spostato, con il tempo di 7/8, con gli accordi di settima.<br />

Dal quarto volume le cose cominciano a farsi decisamente<br />

interessanti e anche impegnative, soprattutto a causa della <strong>lo</strong>ro originalità e<br />

diversità rispetto ai <strong>metodi</strong> classici occidentali. Un “Notturno”<br />

apparentemente in Sol maggiore, ma che presenta molte alterazioni e una<br />

grande ambiguità armonica (97), un brano con le mani incrociate e con il<br />

Mib in chiave <strong>per</strong> la mano destra e Fa# e Sol# <strong>per</strong> la mano sinistra (99),<br />

uno che alterna 5/8 e 3/8 (100), un pezzo con i tasti abbassati e non <strong>su</strong>onati,<br />

che fanno cantare gli armonici <strong>per</strong> ‘simpatia’ (102), uno che alterna varie<br />

combinazioni di tempi in ottavi <strong>su</strong>i modi minore e maggiore (103), uno che<br />

passa attraverso diverse tonalità (104), un “Picco<strong>lo</strong> gioco” con due scale<br />

pentafoniche (105), una “Canzone <strong>per</strong> bambini” (106), una “Me<strong>lo</strong>dia nella<br />

nebbia”, con accordi simili a ‘cluster’(107), un pezzo con una me<strong>lo</strong>dia<br />

balinese (109), variazioni <strong>su</strong> un pezzo folk (112), due brani <strong>su</strong> un ritmo<br />

bulgaro (uno in 7/8 composto da 2+2+3 e uno in 5/8 <strong>su</strong>ddiviso in 3+2)<br />

(113-115), addirittura un pezzo simile a una ‘bourrée’ (117), gruppi di tre<br />

crome in 9/8 (118), un’originale danza in 3/4 (119), una composizione con<br />

accordi di quinta e con l’alternarsi di vari tempi (120), uno <strong>studio</strong> a due<br />

voci, sempre con diversi tempi (121). Nell’appendice vengono proposti due<br />

studi <strong>su</strong>l tempo di 7/8, sempre <strong>su</strong>ddiviso in 2+2+3 ottavi.<br />

8


Il quinto volume inizia con un pezzo basato <strong>su</strong>ll’idea di accordi che<br />

si muovono insieme e poi opposti, cioè con direzioni diverse (122), un<br />

brano che alterna legato e staccato (123), uno tutto staccato e crome<br />

ribattute (124), uno <strong>su</strong> molti cambiamenti di tempo, ma ripetuti uguali: 2/4,<br />

3/4, 3/8, 5/8 (126), una “Nuova canzone popolare ungherese” (127), una<br />

“Danza paesana” che contrappone figure di crome e semiminime, anche<br />

sfalsate metricamente (123), un pezzo <strong>su</strong>lle terze alternate tra le due mani<br />

(129), uno <strong>su</strong>lle quarte (131), uno <strong>su</strong>lle seconde maggiori <strong>su</strong>onate<br />

me<strong>lo</strong>dicamente e armonicamente (132), uno <strong>su</strong>lla sincope con l’alternarsi<br />

di 5/4 e 4/4 (133), uno <strong>studio</strong> <strong>su</strong>lle doppie note con vari intervalli di<br />

seconda, terza e quarta (134), un “Perpetuum mobile” tutto basato <strong>su</strong> figure<br />

di crome a doppie note che disegnano un motivo sfasato rispetto alla<br />

divisione regolare del 4/4 (135), un brano costruito <strong>su</strong>lla scala <strong>per</strong> toni<br />

interi (136), un pezzo tutto <strong>su</strong>ll’unisono, ma con diverse combinazioni e<br />

soluzioni. Il volume finisce con due brani leggermente più lunghi e dal<br />

carattere vivace e scherzoso.<br />

Nel sesto volume le cose diventano decisamente più impegnative. Si<br />

parte con una variazione libera e diversi tempi che si alternano (140),<br />

quindi arpeggi divisi nelle due mani e ritmicamente spostati nella<br />

<strong>su</strong>ddivisione delle quartine di semicrome (143), un pezzo basato <strong>su</strong> seconde<br />

minori e settime maggiori (144), due invenzioni cromatiche (145a+b), un<br />

pezzo <strong>su</strong> un ostinato che a un certo punto viene disgregato e smontato<br />

(146), una marcia con figure di terzine di crome e accordi <strong>per</strong> quinta e<br />

quarta (147). Il libro si conclude con sei danze nel ritmo bulgaro, con i<br />

tempi di 9/8 (4+2+3), 7/8 (2+2+3), 5/8 (2+3), 8/8 (3+2+3), ancora 9/8<br />

(2+2+2+3), ancora 8/8 (3+3+2), (numeri 148-153).<br />

Il “Mikrokosmos”, più che un metodo, è un tesoro di musica<br />

straordinaria e unica, che so<strong>lo</strong> la mente di Béla Bartòk poteva concepire. In<br />

esso vi troviamo tutto. L’allievo che avrà la costanza e le capacità <strong>per</strong><br />

studiar<strong>lo</strong> ne riceverà degli enormi benefici, sviluppando una cultura<br />

musicale e un approccio alla musica originale e multiforme. Anche la <strong>su</strong>a<br />

tecnica pianistica diventerà solida, forte, disponibile alle novità e a<strong>per</strong>ta ai<br />

più diversi tipi di scrittura musicale.<br />

9


Il “Metodo <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte” di James Bastien<br />

Il metodo del<strong>lo</strong> statunitense James Bastien (1934-2005) è forse uno<br />

dei <strong>metodi</strong> più usati, oggi. È stato pubblicato dalla ‘Neil A. Kjos Music<br />

Company’ a partire dal 1963 ed è stato finora tradotto in 14 lingue. È<br />

dedicato soprattutto ai bambini dai sette agli undici anni, ma può essere<br />

adatto anche <strong>per</strong> ragazzi e dispone di volumi specifici <strong>per</strong> allievi adulti. È<br />

molto curato, dalla grafica ai contenuti, costituendo a tutti gli effetti un<br />

valido <strong>per</strong>corso <strong>per</strong> apprendere le principali nozioni relative all’esecuzione<br />

pianistica.<br />

Il metodo è preceduto da due livelli preparatori, A e B, specifici <strong>per</strong><br />

bambini piccoli, dai cinque ai sette anni, costituiti a <strong>lo</strong>ro volta da due<br />

libretti, uno di pianoforte e uno di teoria e tecnica. Dopodiché vi è un<br />

livel<strong>lo</strong> cosiddetto preparatorio, o intermedio, adatto ai bambini di circa<br />

sette anni, <strong>su</strong>ddiviso in quattro volumi: il metodo di piano vero e proprio, la<br />

teoria, la tecnica e il re<strong>per</strong>torio. Dopo la serie preparatoria inizia la collana<br />

didattica principale, costituita da quattro livelli, ognuno dei quali è<br />

<strong>su</strong>ddiviso in: “Piano”; “Teoria”; “Re<strong>per</strong>torio”; “Tecnica”; “A line a day<br />

sight reading” (quest’ultimo è un volume nella sola lingua inglese e<br />

dedicato alla lettura a prima vista).<br />

Per ragioni di spazio e di coerenza con l’obiettivo del mio lavoro,<br />

presento l’analisi della sola serie denominata “Piano”, che costituisce la<br />

spina dorsale del metodo di James Bastien.<br />

Il volume preparatorio è dedicato ai bambini piccoli, di circa sei/sette<br />

anni. Inizia con l’individuazione dei tasti neri e con dei piccoli motivi <strong>su</strong> di<br />

essi, usando le dita più lunghe della mano. So<strong>lo</strong> dopo questa prima parte,<br />

l’autore insegna a vi<strong>su</strong>alizzare la posizione delle note <strong>su</strong>lla tastiera;<br />

propone delle me<strong>lo</strong>die <strong>su</strong>lle cinque dita, ma senza usare il pentagramma:<br />

viene scritto il simbo<strong>lo</strong> della nota con il nome e il va<strong>lo</strong>re. Dopo questa parte<br />

<strong>per</strong> così dire introduttiva, viene presentata la chiave di violino con delle<br />

brevi me<strong>lo</strong>die, quindi la chiave di basso con altrettanti motivi. Da questo<br />

punto la scrittura comprende le due chiavi, proponendo diverse me<strong>lo</strong>die,<br />

che si basano <strong>su</strong>i vari intervalli: seconda, terza, quarta e quinta. Viene poi<br />

spiegato l’accordo di Do maggiore e il <strong>su</strong>o utilizzo pratico. Si passa quindi<br />

alla posizione del Do centrale, cioè con la sinistra speculare alla destra<br />

partendo dal Do.<br />

10


Troviamo brani con le crome, con il segno di diesis (Fa#), nella posizione<br />

di Sol, con il bemolle, <strong>per</strong> arrivare agli ultimi due brani: una “Danza<br />

indiana” e l’”Inno alla gioia” di Beethoven.<br />

Il volume uno (co<strong>lo</strong>re rosa), dopo due pagine dedicate alla teoria,<br />

inizia con una lunga parte dedicata a brevi me<strong>lo</strong>die con accompagnamento<br />

in Do maggiore. A pagina 16 Bastien spiega l’armatura di chiave e la<br />

tonalità di Fa. Ogni tonalità è accompagnata dalla presentazione dei due<br />

principali accordi: di tonica e di dominante. A pagina 22 troviamo la<br />

tonalità di Sol, sempre con dei brani specifici. Tutto il primo volume spazia<br />

attraverso le tonalità di Do, Fa, Sol, con i relativi accordi maggiori e brani<br />

originali o adattamenti di motivi famosi o popolari.<br />

Il volume due (co<strong>lo</strong>re blu), presenta <strong>su</strong>bito la scala di Do maggiore e<br />

degli esercizi <strong>per</strong> il passaggio del pollice. I brani seguenti sono basati <strong>su</strong>lla<br />

scala e mirano a fissarne la conoscenza. Si arriva all’interval<strong>lo</strong> di sesta e a<br />

un delicato brano con accordi maggiori e minori delle tonalità finora<br />

affrontate. Quindi all’interval<strong>lo</strong> di settima. Ancora esercizi e pezzi <strong>su</strong>gli<br />

accordi di Do, Fa, Sol, anche con i rivolti. A pagina 20 viene spiegato<br />

l’accordo di settima di dominante con i relativi rivolti e poi le progressioni.<br />

La stessa cosa è in seguito ripetuta <strong>per</strong> la scala di Sol, con i tre accordi di I,<br />

IV e V. A pagina 30 si approfondisce il tempo di 6/8 e la <strong>su</strong>a corretta<br />

interpretazione. Anche la tonalità di Fa è affrontata nel<strong>lo</strong> stesso modo, con<br />

la relativa progressione. A pagina 38 viene evidenziata la <strong>su</strong>ccessione dei<br />

diesis e <strong>su</strong>ccessivamente vengono affrontate le tonalità di Re, La e Mi,<br />

sempre con i tre accordi principali. I brani usati <strong>per</strong> queste tre tonalità sono<br />

più interessanti dei precedenti e troviamo anche dei rifacimenti di brani di<br />

Mozart, Offenbach, Joplin.<br />

Il volume tre (verde) parte dalle scale minori relative, nel<strong>lo</strong> specifico<br />

quella di La, spiegando le differenze tra l’armonica e la me<strong>lo</strong>dica e con due<br />

brani basati <strong>su</strong> quella armonica e naturale. Finalmente a pagina 10 fa la <strong>su</strong>a<br />

comparsa l’accordo di Do minore, con la spiegazione. Troviamo poi gli<br />

accordi di I, IV e V in tonalità minore. Viene spiegato l’accordo spezzato,<br />

cioè con le note dell’accordo una in seguito all’altra, <strong>per</strong> arrivare alle scale<br />

minori di Re. A pagina 22 troviamo la terzina di crome e a pagina 26<br />

l’accompagnamento ad accordi spezzati, cioè tonica più terza e quinta.<br />

11


A pagina 28 si arriva all’interval<strong>lo</strong> d’ottava e a pagina 34 alla scala<br />

cromatica. I brani proposti in queste pagine sono piuttosto carini, anche<br />

con adattamenti da Offenbach, Foster, Sousa, Fucik. A pagina 38 troviamo<br />

la <strong>su</strong>ccessione dei bemolli e le tonalità di Reb, Lab, Mib, con le relative<br />

scale e i principali accordi (I, IV, V). I brani fino alla fine del volume sono<br />

<strong>su</strong> queste tre tonalità, con pezzi di carattere, adattamenti da Mozart e<br />

Beethoven.<br />

Il volume quattro (gial<strong>lo</strong>), dopo l’ormai classico brano introduttivo,<br />

inizia con la tecnica del pedale. Ricomincia quindi con le scale minori e<br />

quella di Mi. Spiega poi come riconoscere le triadi in primo rivolto, con<br />

degli esercizi e con qualche brano. Quindi come riconoscere le triadi in<br />

secondo rivolto e ancora un ripasso <strong>su</strong>lle triadi e i rivolti. Si arriva alle<br />

semicrome e a pezzi che utilizzano varie figurazioni con le semicrome e<br />

alla croma col punto. A pagina 28 vengono spiegate le triadi aumentate,<br />

quindi la sincope e le triadi diminuite. A pagina 34 troviamo le scale<br />

parallele, cioè le scale maggiori e minori che iniziano <strong>su</strong>lla stessa tonica. A<br />

pagina 37 vengono presentate le tonalità di Solb, Sib, Si, con in seguito le<br />

relative scale e vari brani che, come sempre, attingono anche al re<strong>per</strong>torio<br />

classico facilitato: pezzi di Bach e Rossini. In un’appendice finale vediamo<br />

il circo<strong>lo</strong> delle quinte; la tavola degli accordi maggiori, minori, diminuiti,<br />

aumentati e di settima di dominante; tutte le scale maggiori e minori<br />

armoniche con le relative cadenze I, IV, I, V, I.<br />

Sintetizzando, possiamo dire che si tratta senza dubbio di un valido<br />

metodo, anche se si possono riscontrare delle mancanze nelle parti <strong>per</strong> la<br />

mano sinistra, troppo spesso relegata a semplice accompagnamento con<br />

accordi. Inoltre, le composizioni sono forse spesso troppo semplici e non vi<br />

è quasi mai un pezzo veramente impegnativo, che riesca a dare una scossa<br />

al semplice alternarsi di brani abbastanza simili.<br />

La collana di Bastien è arricchita da moltissimi altri volumi: libri<br />

dedicati al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> <strong>per</strong> gli adulti; raccolte di brani popolari; celebri canti<br />

natalizi; boogie, rock e country; sonatine americane; raccolte di famosi<br />

brani classici; ecc. arrivando così a costituire un grande tesoro musicale <strong>per</strong><br />

il giovane, o meno giovane, pianista.<br />

12


La “Scuola preparatoria del pianoforte”, op. 101, di Ferdinand Beyer<br />

Uno dei più <strong>importanti</strong> e famosi <strong>metodi</strong> <strong>per</strong> imparare a <strong>su</strong>onare il<br />

pianoforte è senz’altro quel<strong>lo</strong> di Ferdinand Beyer, che risale alla metà<br />

dell’ottocento. Si tratta di una raccolta di 106 semplici esercizi <strong>per</strong><br />

pianoforte, di graduale complessità, destinati al primo insegnamento.<br />

Questo testo è tuttora uno dei riferimenti della didattica di tale strumento.<br />

Il metodo è preceduto da una parte teorica, dove sono rias<strong>su</strong>nti i principali<br />

elementi della musica: notazione, divisione, intervalli, tempi, alterazioni,<br />

scale e accordi. Poi vi sono degli esercizi preliminari dedicati alle mani<br />

separate e quindi unite.<br />

Dopo questa parte introduttiva, ha inizio la serie di me<strong>lo</strong>die,<br />

numerate dalla uno alla centosei. La prima è <strong>per</strong> la mano destra sola e<br />

presenta dodici variazioni, ognuna delle quali con una parte<br />

d’accompagnamento <strong>per</strong> il maestro. La stessa cosa avviene <strong>per</strong> la mano<br />

sinistra e le <strong>su</strong>e otto variazioni. I brani <strong>su</strong>ccessivi sono <strong>per</strong> le due mani<br />

insieme, anche se, <strong>per</strong> il momento, la mano sinistra <strong>su</strong>ona in chiave di<br />

violino, partendo dal do centrale. I brani fino al numero undici hanno la<br />

parte <strong>per</strong> essere <strong>su</strong>onati a quattro mani. Dal numero dodici al trent’uno i<br />

pezzi sono a due mani e sono sempre <strong>per</strong> le cinque dita in posizione di Do<br />

maggiore. Dal numero trentadue al trentaquattro compreso si passa alla<br />

tonalità di Sol, anche se non c’è l’alterazione in chiave e <strong>per</strong>tanto è più<br />

conveniente parlare di ‘posizione di Sol’. In questi brani ritorna<br />

l’accompagnamento <strong>per</strong> l’insegnante. I numeri dal trentacinque al quaranta<br />

presentano un alternarsi delle due precedenti posizioni, senza<br />

accompagnamento. I numeri dal quarant’uno al quarantatre compreso sono<br />

in posizione di La minore, con accompagnamento. Il brano quarantaquattro<br />

è un esercizio <strong>su</strong>i diversi va<strong>lo</strong>ri delle note, con accompagnamento e dal<br />

numero quarantacinque si passa a pezzi decisamente più interessanti e vari,<br />

sempre in posizione di Do maggiore: troviamo vari tempi (4/4, 3/4, 2/4,<br />

3/8, 6/8), note puntate, legature, ecc. I brani si spostano anche in Sol<br />

maggiore, La minore. Da sottolineare che tra il brano cinquanta e il<br />

cinquant’uno fa la <strong>su</strong>a comparsa, in un picco<strong>lo</strong> esercizio, la chiave di basso,<br />

anche se un po’ in sordina. Viene fatto un parallellismo tra la posizione del<br />

Do centrale in chiave di violino con quella in chiave di basso. La notazione<br />

in chiave di basso ritorna so<strong>lo</strong> di sfuggita nel numero cinquantaquattro e<br />

13


man mano nei numeri seguenti. Solamente dal numero sessant’uno la<br />

chiave di basso trova spazio in modo definitivo.<br />

I numeri sessantatre e sessantaquattro sono in Sol maggiore con<br />

accompagnamento <strong>per</strong> il maestro. Prima del numero sessantacinque<br />

vengono spiegati il passaggio del pollice e la scala di Do maggiore. I brani<br />

dal sessantacinque al sessantasette sono in Do e presentano le ‘doppie<br />

note’, con intervalli armonici di terza e sesta. Dal sessant’otto si passa alla<br />

scala di Sol maggiore con l’indicazione del Fa# in chiave: il settantaquattro<br />

è un bel brano in Sol con l’introduzione delle terzine di crome. Quindi si<br />

arriva alla scala di Re maggiore e a un so<strong>lo</strong> esercizio in questa nuova<br />

tonalità. Si ritorna poi a tre brani in Sol e Do. Vengono presentate le scale<br />

di La e Mi maggiore con dei brani relativi. I <strong>su</strong>ccessivi brani fino al<br />

novanta spaziano attraverso le tonalità di Do e Sol, proponendo esercizi <strong>per</strong><br />

l’agilità, <strong>per</strong> le <strong>su</strong>ccessioni di terze, <strong>su</strong>lla diversa durata dei <strong>su</strong>oni. Si arriva<br />

alla scala di La minore, ma solamente me<strong>lo</strong>dica, con un relativo esercizio.<br />

Finalmente si trova la scala di Fa maggiore, con <strong>alcuni</strong> brani carini in<br />

questa tonalità. L’ultima scala maggiore a venire proposta è quella di Si<br />

bemolle, con un so<strong>lo</strong> brano <strong>per</strong> applicarla. Gli ultimi pezzi del metodo sono<br />

tutti in Do e Fa maggiore, con un leggero intensificarsi delle difficoltà, con<br />

la comparsa dell’acciaccatura, della semiminima con due punti, della croma<br />

puntata in 3/8. Dopo una pagina dedicata alla scala cromatica, troviamo gli<br />

ultimi due brani basati <strong>su</strong> figure di crome e semicrome e molti passaggi<br />

cromatici.<br />

È interessante l’Appendice, dove vi sono molti esercizi <strong>per</strong> le due<br />

mani, prima separate e poi unite, che affrontano varie figure ritmiche e<br />

me<strong>lo</strong>diche e diverse diteggiature, arrivando anche alle doppie terze. Alla<br />

fine ci sono due pagine dedicate a tutte le scale maggiori e relative minori<br />

armoniche.<br />

Il metodo di Beyer è senza dubbio un metodo valido e il <strong>su</strong>o grande<br />

<strong>su</strong>ccesso nella storia della didattica pianistica ne è la conferma. Oggi, <strong>per</strong>ò,<br />

con la notevole varietà d’o<strong>per</strong>e a disposizione, esso appare datato e<br />

in<strong>su</strong>fficiente. È necessario affiancargli altri testi <strong>per</strong> approfondimenti<br />

ulteriori e <strong>per</strong> una maggiore varietà. Soprattutto la conoscenza della chiave<br />

di basso e la lettura <strong>per</strong> la mano sinistra devono essere incentivate con altre<br />

o<strong>per</strong>e e altri strumenti didattici.<br />

14


La “Dinamica pianistica” di Attilio Brugnoli<br />

Il metodo di Brugnoli ha un preciso sottotito<strong>lo</strong>: “Trattato<br />

<strong>su</strong>ll’insegnamento razionale del pianoforte e <strong>su</strong>lla motilità muscolare nei<br />

<strong>su</strong>oi aspetti psico-fisio<strong>lo</strong>gici”. E’ stato stampato dalla Ricordi <strong>per</strong> la prima<br />

volta nel 1927 e poi ristampato in quindici capitoli nel 1961 a cura di Aldo<br />

Lazzari che ha ritenuto opportuno eliminare tutte le dimostrazioni di<br />

esercizi ginnastici preparatori considerandoli ‘<strong>su</strong><strong>per</strong>ati’. Il metodo analizza<br />

tutti gli aspetti del fare musica e della pratica pianistica. È diviso in venti<br />

capitoli, ognuno dei quali affronta un preciso argomento.<br />

Il primo capito<strong>lo</strong> parla del potere emotivo della musica in confronto<br />

a quel<strong>lo</strong> della letteratura e delle arti visive; del rapporto fra la concezione<br />

artistica musicale e l’esecuzione. Passa in rassegna, quindi, le grandi scuole<br />

del passato e i grandi virtuosi della tastiera, arrivando alla presentazione<br />

dell’albero genea<strong>lo</strong>gico dei pianisti, molto complesso e articolato, che serve<br />

a rivendicare le origini italiane dell’arte dell’esecuzione pianistica.<br />

Testualmente, Brugnoli scrive: “Questo quadro è la documentazione<br />

inconfutabile dell’origine italiana di quasi tutti i grandi pianisti d’ogni<br />

paese. … è italiana non soltanto l’origine del<strong>lo</strong> strumento, ma anche quella<br />

dei grandi virtuosi”.<br />

Nel secondo capito<strong>lo</strong> Brugnoli cita Clementi come primo vero<br />

pianista e pedagogista; arriva quindi a Liszt visto come virtuoso ed<br />

insegnante; parla poi del rapporto fra sentimento artistico e mezzi<br />

d’espressione in confronto all’esecuzione, di come un artista possa tradurre<br />

in o<strong>per</strong>a d’arte le proprie sensazioni e di che cos’è l’esecuzione artistica.<br />

Nel terzo capito<strong>lo</strong> inizia a parlare d’aspetti tecnici inerenti <strong>lo</strong><br />

strumento e dei criteri didattici adottati nel passato; spiega i tipi di esercizi<br />

adottati nei <strong>metodi</strong> precedenti e il meccanismo delle azioni muscolari; parla<br />

dei vantaggi e degli svantaggi dell’imitazione, della tradizione<br />

nell’insegnamento e nell’esecuzione.<br />

Il quarto capito<strong>lo</strong> passa in rassegna gli strumenti precedenti al<br />

pianoforte: il clavicordo e il clavicemba<strong>lo</strong>. Analizza quindi il carattere<br />

dell’o<strong>per</strong>a di Bach e traccia una sintesi dell’evoluzione della musica<br />

strumentale dal 1500 fino ad oggi.<br />

15


Nel quinto capito<strong>lo</strong> ritorna ad aspetti generali e analizza l’anatomia del<br />

corpo umano: <strong>lo</strong> scheletro e i muscoli, gli aspetti nervosi e i movimenti che<br />

si possono imprimere agli arti toracici.<br />

Nel sesto capito<strong>lo</strong> parla dei muscoli interessati al movimento delle<br />

braccia e delle mani e il <strong>lo</strong>ro rapporto con la dinamica, l’agilità, la ve<strong>lo</strong>cità.<br />

Approfondisce poi aspetti inerenti l’indipendenza, la vo<strong>lo</strong>ntà, il rapporto tra<br />

agilità e intelligente allenamento, l’agilità contrattile, le funzioni muscolari<br />

in rapporto alla memoria.<br />

Nel settimo capito<strong>lo</strong> spiega come l’intensità sonora sia dipendente<br />

alle varie cause che possono produrla. Quindi azione muscolare, peso,<br />

inerzia, immobilità; inerzia e agilità; azione alternativa d’attività e riposo<br />

muscolare; l’azione del peso considerata in rapporto ai vari elementi<br />

costituenti il braccio e alla ve<strong>lo</strong>cità con cui il peso si fa agire <strong>su</strong>lla tastiera;<br />

il rilassamento muscolare; il <strong>su</strong>ono naturale; l’impiego razionale<br />

dell’energia; inerzia e uguaglianza; conseguenze degli sforzi muscolari.<br />

Nell’ottavo capito<strong>lo</strong> approfondisce aspetti di tipo psico<strong>lo</strong>gico e di<br />

sensibilità connessi all’esecuzione; cosa significa “capire la musica”; la<br />

sensibilità tattile, muscolare e articolare; gli automatismi; la sensibilità e<br />

l’arte. A questo proposito Brugnoli dice: “La grandezza di un artista è in<br />

rapporto diretto alla <strong>su</strong>a sensibilità; gli esseri poco sensibili rinunzino<br />

quindi a studiare musica”!<br />

Nel nono capito<strong>lo</strong> egli insiste ancora <strong>su</strong> aspetti fisio<strong>lo</strong>gici in relazioni<br />

all’atto del <strong>su</strong>onare: statica del braccio e della mano; contrazioni muscolari;<br />

come si scompone l’azione del peso del braccio; equilibrio della mano <strong>su</strong>lla<br />

tastiera e rendimento delle varie dita.<br />

Nel decimo capito<strong>lo</strong> ancora la funzione istintiva e normale della<br />

mano; l’analisi del gesto prensile; la flessione articolare; dove si<br />

manifestano le resistenze da vincere <strong>per</strong> <strong>su</strong>onare il pianoforte; l’importanza<br />

e l’influenza del peso <strong>su</strong>l piano in rapporto alla direzione in cui <strong>lo</strong> si fa<br />

agire; scomposizione e composizione delle forze; come il <strong>per</strong>fetto<br />

funzionamento muscolare influisca <strong>su</strong>l <strong>su</strong>ono; la posizione naturale della<br />

mano <strong>su</strong>lla tastiera; rapporto fra l’azione prensile e l’intelligenza; come<br />

debbano essere concepiti gli esercizi tecnici, intesi come “cura fisica che<br />

mira a sviluppare o a creare qualità essenziali e di carattere generale”.<br />

16


Nell’undicesimo capito<strong>lo</strong> passa in rassegna il timbro, l’altezza e<br />

l’intensità dei <strong>su</strong>oni; il tocco; la bellezza del <strong>su</strong>ono; corrispondenza tra<br />

fenomeno meccanico e fonico; differenze tra mano magra e grassa;<br />

influenza dell’azione del peso; differenze strutturali tra il braccio dell’uomo<br />

e della donna; azione delle dita combinata con quella del braccio; il <strong>su</strong>onar<br />

piano che richiede maggiore attività muscolare che il <strong>su</strong>onar forte; <strong>su</strong>oni<br />

staccati e legati; gli accenti; l’artificio nell’arte; in arte tutto è relatività,<br />

proporzioni, armonia.<br />

Nel dodicesimo capito<strong>lo</strong> inizia con delle osservazioni preliminari<br />

circa le azioni muscolari dell’allievo principiante; con degli esercizi <strong>per</strong> il<br />

rilassamento del braccio nel <strong>su</strong>o insieme; con la pratica della ‘caduta’ ed<br />

esercizi specifici con note singole, terze, salti, ecc.; mostra i movimenti del<br />

polso e della mano; indica l’importanza degli esercizi a note tenute.<br />

Nel tredicesimo capito<strong>lo</strong> parla del <strong>su</strong>ono legato, del portamento,<br />

dell’influenza del pedale destro <strong>su</strong>l <strong>su</strong>ono legato, del quarto dito,<br />

dell’uguaglianza e come ottenerla, dell’inutilità di estendere le dita <strong>per</strong><br />

lasciare i tasti; scrive poi degli esercizi <strong>per</strong> la dissociazione tra muscoli<br />

flessori ed estensori; esercizi <strong>su</strong> due, tre, quattro <strong>su</strong>oni consecutivi in tutte<br />

le combinazioni; il moto divergente e paralle<strong>lo</strong>; esercizi <strong>su</strong> cinque <strong>su</strong>oni;<br />

combinazioni <strong>per</strong> l’azione indipendente delle due mani; l’importanza delle<br />

azioni lente <strong>per</strong> il control<strong>lo</strong> delle azioni muscolari; l’opportunità di<br />

immaginare raggruppamenti di note <strong>per</strong> poterle eseguire con sicurezza;<br />

l’influenza di simili discipline <strong>su</strong>lla memoria.<br />

Nel quattordicesimo capito<strong>lo</strong> parla del tempo e del ritmo e dei<br />

rapporti tra la musica e la matematica; dell’orecchio in rapporto alle leggi<br />

dell’acustica; dei va<strong>lo</strong>ri e delle figurazioni musicali; della notazione dei<br />

greci e di quella men<strong>su</strong>rale; dell’origine del battere il tempo e delle mi<strong>su</strong>re;<br />

del metronomo; del tempo ‘rubato’; del ritmo e degli accenti.<br />

Nel quindicesimo capito<strong>lo</strong> scrive degli esercizi <strong>per</strong> il moto<br />

alternativo degli avambracci, combinato con l’azione delle dita <strong>su</strong>lla<br />

tastiera, a gruppi di due, tre o quattro <strong>su</strong>oni. Alterazioni ritmiche di uno<br />

stesso disegno musicale; esercizi <strong>per</strong> i contrasti ritmici.<br />

17


Nel sedicesimo capito<strong>lo</strong> inizia con gli arpeggi, prima nell’estensione<br />

della mano, poi propone degli esercizi <strong>per</strong> l’estensione del palmo;<br />

movimenti laterali, dall’alto al basso e circolari del polso; criteri <strong>per</strong> la<br />

diteggiatura degli arpeggi nel legato; concatenamento degli accordi;<br />

accordi arpeggiati; tavole d’accordi; applicazioni di sviluppo degli accordi.<br />

Nel diciassettesimo capito<strong>lo</strong> affronta i movimenti di rotazione, la<br />

<strong>lo</strong>ro origine funzionale e quale uso ne fecero i pianisti del passato; la<br />

rotazione vo<strong>lo</strong>ntaria e invo<strong>lo</strong>ntaria; riferimenti ai lavori di Matthay,<br />

Breithaupt, Mugellini; il tril<strong>lo</strong>, <strong>su</strong>a origine ed essenza con esercizi; gli<br />

abbellimenti e la <strong>lo</strong>ro esecuzione; il tremo<strong>lo</strong>; i trilli a mani alternate, in note<br />

semplici e doppie.<br />

Nel diciottesimo capito<strong>lo</strong> approfondisce l’uso del pollice<br />

nell’esecuzione delle scale; esercizi <strong>per</strong> l’allenamento dei flessori del<br />

pollice; movimenti circolari del polso ed esercizi <strong>per</strong> svilupparli;<br />

allenamento all’esecuzione delle scale simmetriche; esercizi vari <strong>su</strong>lle scale<br />

e considerazioni <strong>su</strong>lle diteggiature; applicazione alle scale di vari<br />

raggruppamenti ritmici; scale in ritmi misti e <strong>per</strong> moto irregolare; scala<br />

cromatica; scale nelle modalità greche; scale cinesi; scale nei modi<br />

ecclesiastici e plagali; tecnicismo degli arpeggi lunghi in tutte le<br />

combinazioni.<br />

Nel capito<strong>lo</strong> diciannovesimo parla di quanto e <strong>per</strong>ché sia necessaria<br />

la varietà di tocco nella polifonia; di come essa nacque e quale importanza<br />

essa abbia; la polifonia in Frescobaldi, Bach; esame di una <strong>su</strong>a invenzione a<br />

tre voci; esercizi <strong>per</strong> la polifonia; esercizi polifonici <strong>su</strong>gli accordi di tre e<br />

quattro <strong>su</strong>oni; poi <strong>su</strong> cinque <strong>su</strong>oni; <strong>su</strong>lle doppie terze; esercizi a tre parti <strong>per</strong><br />

ciascuna mano, <strong>su</strong> quattro <strong>su</strong>oni; esercizi a cinque parti, <strong>su</strong> cinque <strong>su</strong>oni;<br />

contrasti ritmici fra due parti eseguite dalla stessa mano; esercizi <strong>per</strong> <strong>lo</strong><br />

scavalcamento delle dita; scale legate da eseguire con un so<strong>lo</strong> dito; scale in<br />

doppie terze, doppie seste e doppie ottave; scale cromatiche in doppie note<br />

(in tutti gli intervalli); tril<strong>lo</strong> in doppie note e in ottave; l’uso e la segnatura<br />

del pedale.<br />

18


L’ultimo capito<strong>lo</strong> conclude la mastodontica o<strong>per</strong>a, analizzando<br />

l’applicazione delle teorie precedentemente esposte in relazione a<br />

qualunque fenomeno dinamico riguardante ‘il moto delle membra’. Quali<br />

ri<strong>su</strong>ltati possono dare queste teorie dal punto di vista artistico e pedagogico.<br />

La disposizione al lavoro di qualsiasi genere esso sia e le cause che la<br />

determinano. Ingegno e genio. L’ispirazione. Perché certe o<strong>per</strong>e d’arte<br />

commuovono. Come hanno lavorato <strong>alcuni</strong> tra i più grandi artisti. Il<br />

dilettante e l’artista. Perché è fondamentale un bravo artista nella guida di<br />

un allievo. Studiare e <strong>su</strong>onare. La disciplina dell’allenamento. L’esame dei<br />

principali apparecchi usati nel passato. L’impiego di apparecchi<br />

riproduttori dell’esecuzione pianistica usati a scopo didattico. Come va<br />

considerato l’allievo. Il bel<strong>lo</strong> e il <strong>su</strong>blime. In che cosa l’arte musicale<br />

differisce dalle altre arti. Che cos’è <strong>per</strong>fezionare l’esecuzione.<br />

Nelle note finali, Brugnoli raccomanda di mirare alla qualità del<br />

lavoro e non alla quantità: la prima è questione di mezzi, la seconda<br />

riguarda soltanto il tempo. “Chi riesce a <strong>su</strong>onare bene un pezzo è in<br />

condizione di <strong>su</strong>onare bene qualunque numero di pezzi, <strong>per</strong>ché riuscendo<br />

ad eseguirne uno ha implicitamente conquistata la possibilità di eseguirne<br />

quanti ne vuole”. Conclude dicendo: “L’arte musicale è godimento <strong>su</strong>blime<br />

<strong>per</strong> chi ascolta e godimento ma, al tempo stesso, tormento <strong>per</strong>enne <strong>per</strong> chi<br />

la produce”.<br />

Per la completezza, profondità, attenzione, conoscenza e metico<strong>lo</strong>sità<br />

con la quale sono stati affrontati e analizzati tutti i possibili aspetti del fare<br />

musica con il pianoforte, la “Dinamica pianistica” può a ragione essere<br />

considerato uno dei migliori trattati mai realizzati nella storia del<br />

pianoforte.<br />

19


“Metodo <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte” di B. Cesi<br />

Molto interessante il metodo di Beniamino Cesi, del 1929, <strong>su</strong>ddiviso<br />

in 12 fascicoli, ognuno dei quali affronta vari aspetti. Nella prefazione del<br />

metodo, l’autore scrive:<br />

“Questi esercizi nuovamente ordinati <strong>per</strong> la presente pubblicazione<br />

sono parte integrale del metodo che mi prefiggo dare alla luce nella <strong>su</strong>a<br />

completa totalità. Furono questi esercizi dettati in classe giorno <strong>per</strong> giorno<br />

ed al<strong>lo</strong> scopo di correggere e vincere i difetti, dirò così, naturali delle mani<br />

e sviluppare il meccanismo specificamente deficiente. I sempre facili,<br />

pronti, buoni, a volte splendidi ri<strong>su</strong>ltati <strong>per</strong> essi durante i miei venticinque<br />

anni d’insegnamento nei conservatori di Napoli e Pietroburgo, mi fanno<br />

s<strong>per</strong>are che questi esercizi possano riuscire ai giovani tuttavia<br />

profittevoli.”<br />

I dodici fascicoli sono divisi nel seguente modo: 1 – 20 esercizi;<br />

2 – esercizi e scale; 3 – arpeggi; 4 – eguaglianza <strong>per</strong> le mani; 5 – note<br />

ribattute; 6 – articolazione del polso; 7 – tecnicismo delle ottave; 8 –<br />

legato; 9 – terze legate; 10 – doppie note; 11 – seste; 12 – meccanismo<br />

difficile.<br />

I fascicoli sono raccolti in due volumi: numeri 1 – 6 e numeri 7 –12.<br />

Il metodo presenta un capito<strong>lo</strong> denominato “Elementi”, dove<br />

l’autore spiega gli elementi fondamentali della musica: le note, le chiavi,<br />

gli accidenti, la durata dei <strong>su</strong>oni, i tempi. Quindi presenta 44 esercizi, sia in<br />

chiave di violino, sia di basso, <strong>per</strong> iniziare a <strong>su</strong>onare: esercizi con<br />

semibrevi, minime, semiminime, con le crome, con le pause, con la nota<br />

col punto, con le legature di va<strong>lo</strong>re, con le terzine, con le alterazioni e nei<br />

vari tempi, anche composti.<br />

Dopo questa parte introduttiva, inizia il metodo vero e proprio, con il<br />

primo capito<strong>lo</strong> dedicato agli esercizi: i primi si basano <strong>su</strong> piccoli motivi di<br />

note ribattute con una nota tenuta: primo dito, secondo e terzo dito, terzo<br />

dito. Poi, nell’esercizio 3, passa a degli esercizi con semicrome, dove le<br />

due mani <strong>su</strong>onano in modo speculare partendo dal Do terzo spazio in<br />

chiave di violino (m.d.) e dal Mi terzo spazio in chiave di basso (m.s.);<br />

dapprima con due dita, poi via via aumentando fino al quinto dito. Fino<br />

all’esercizio 5 compreso, Cesi dedica molta attenzione agli esercizi <strong>su</strong>lle<br />

cinque dita con le semicrome, con diverse soluzioni me<strong>lo</strong>diche.<br />

20


Il numero 6 ritorna alle note tenute, ma con molte alterazioni. Poi ancora<br />

esercizi <strong>su</strong>lle cinque dita, ma con i tasti neri. Dal numero 14 si passa<br />

sempre ad esercizi <strong>per</strong> le cinque dita, ma <strong>su</strong>gli arpeggi di un’ottava. Quindi<br />

arriva con i numeri 18, 19, 20 a dei motivi, sempre con semicrome, ma con<br />

molte alterazioni e <strong>su</strong> piccoli intervalli, <strong>per</strong> poi allargare con seste minori<br />

nel numero 20.<br />

Il fascico<strong>lo</strong> due si basa <strong>su</strong> esercizi e scale. Prima presenta i “soliti”<br />

esercizi con coppie di note da eseguirsi con tutte le dita <strong>per</strong> favorire il<br />

passaggio del pollice. Quindi con il numero 7 passa alla scala di Do, da<br />

<strong>su</strong>onarsi partendo da tutti i gradi, anche <strong>per</strong> la mano sinistra. A questo<br />

punto passa senza esitazioni a presentare tutte le scale maggiori con la<br />

relativa minore, sempre <strong>per</strong> tutt’e due le mani. In seguito anche <strong>per</strong> moto<br />

contrario. Troviamo anche tutte le scale da <strong>su</strong>onarsi in quattro posizioni: in<br />

terza, in sesta, in decima, alla distanza di due ottave. C’è poi una piccola<br />

parentesi <strong>su</strong>lle scale ‘semitonate’, <strong>per</strong> moto retto, in terza, sesta, decima,<br />

due ottave, con terzine. Di nuovo propone tutte le scale maggiori e minori a<br />

moto retto e contrario. Per completare il quadro, presenta un “Grande<br />

esercizio in tutti i modi maggiori e minori”: lunghissimo, tutto basato <strong>su</strong><br />

semicrome e senza pause; una bella sfida.<br />

Nel terzo capito<strong>lo</strong> viene affrontato il tema degli arpeggi, con una<br />

parte introduttiva preparatoria e poi tutti gli arpeggi maggiori, minori <strong>per</strong><br />

moto retto e contrario. Poi troviamo arpeggi con gli accordi di settima. La<br />

seconda parte del<strong>lo</strong> stesso capito<strong>lo</strong> presenta esercizi <strong>per</strong> l’indipendenza,<br />

articolazione e forza delle dita, sempre basati <strong>su</strong> arpeggi maggiori, minori,<br />

diminuiti.<br />

Nel fascico<strong>lo</strong> quattro troviamo degli originali esercizi <strong>per</strong><br />

l’”Alternamento delle mani”: arpeggi, scale e passi alternati fra le due mani<br />

<strong>per</strong> ottenere la <strong>per</strong>fetta uguaglianza di tatto e di agilità della sinistra e della<br />

destra.<br />

Il quinto fascico<strong>lo</strong> affronta le ottave ribattute, con note tenute dal<br />

secondo e terzo o quarto dito, sempre <strong>per</strong> le due mani. Subito passa alle<br />

note ribattute, con tutte le combinazioni di dita e in scale diverse. Ritorna<br />

poi alle ottave, alternate con le note ribattute.<br />

21


Nel sesto fascico<strong>lo</strong> viene affrontata l’articolazione del polso: esercizi<br />

basati <strong>su</strong> intervalli di quarta aumentata, terza, sesta minore e maggiore,<br />

accordi maggiori e minori con i rivolti.<br />

Il fascico<strong>lo</strong> sette, inizia con il “Tecnicismo delle ottave”. Ci sono<br />

degli esercizi, sempre con semicrome, da eseguirsi tutti col so<strong>lo</strong> quinto dito<br />

che deve <strong>per</strong>cuotere il tasto con tutta la punta. Quindi troviamo ottave<br />

staccate, anche cromaticamente. Esercizi di ottave <strong>per</strong> terze, quarte. Poi le<br />

scale <strong>per</strong> ottave a moto retto e contrario in tutti i toni, poi anche <strong>per</strong> terza e<br />

sesta; arpeggi a moto retto e contrario. Esercizi <strong>per</strong> le ottave legate, anche<br />

<strong>su</strong> scala cromatica e <strong>per</strong> moto contrario, con le terzine. Troviamo anche<br />

“Ottave e accordi vibrati”: accordi ribattuti. Per arrivare alle scale di terze e<br />

ottave in tutti i toni maggiori e minori, ottave intrecciate con l’alternarsi<br />

delle mani.<br />

Nell’ottavo fascico<strong>lo</strong> ci sono esercizi con motivi basati <strong>su</strong> intervalli<br />

di semitono da <strong>su</strong>onarsi con <strong>lo</strong> stesso dito. Poi con la sostituzione delle dita<br />

<strong>su</strong>l<strong>lo</strong> stesso tasto e con degli esercizi specifici al riguardo, <strong>per</strong> arrivare ai<br />

rivolti degli accordi con note tenute.<br />

Il fascico<strong>lo</strong> nono presenta esercizi con terze o accordi ribattuti e con<br />

note tenute. Quindi si passa ad esercizi <strong>su</strong>lle terze, andando poi a settime<br />

alternate a quarte. Poi ancora terze in tutti i modi possibili e in tutte le<br />

scale.<br />

Nel decimo capito<strong>lo</strong> si trovano degli interessanti esercizi <strong>per</strong><br />

migliorare la capacità di far risaltare una nota rispetto alle altre. Quindi ci<br />

sono esercizi con accordi ribattuti dove una nota va <strong>su</strong>onata ‘marcatissima’.<br />

Similmente si passa ad accordi con note tenute di diverso va<strong>lo</strong>re:<br />

semibrevi, minime, semiminime. In seguito troviamo esercizi a doppie<br />

quarte aumentate, seste maggiori, settime minori e quarte, quarte e quinte,<br />

ecc.<br />

22


Il capito<strong>lo</strong> undici continua similmente, con molti esercizi con ottave<br />

e note ribattute, seste maggiori alternate, anche cromaticamente, <strong>per</strong><br />

arrivare alle scale di seste legate in tutti i toni maggiori e minori. Poi anche<br />

arpeggi di seste e arpeggi e scale di seste alternate fra le mani. Quindi seste<br />

arpeggiate.<br />

Nell’ultimo fascico<strong>lo</strong> si arriva al “Meccanismo difficile”. Accordi di<br />

cinque note ribattuti <strong>per</strong> ambo le mani e con una nota da <strong>su</strong>onare<br />

marcatissima. Arpeggi con quintine. Si arriva poi all’esecuzione degli<br />

abbellimenti: il tril<strong>lo</strong>, la scala trillata, la catena di trilli, il tril<strong>lo</strong> con tema, il<br />

tril<strong>lo</strong> doppio; il mordente; l’appoggiatura, l’appoggiatura a doppie note; il<br />

gruppetto; il tremo<strong>lo</strong>; le ottave arpeggiate; doppie terze con salto all’ottava<br />

<strong>su</strong><strong>per</strong>iore; doppie seste minori <strong>per</strong> salto; ottave interrotte. Alla fine del<br />

capito<strong>lo</strong> presenta varie forme di scale: il modo dorico, ipodorico, frigio,<br />

ipofrigio, lidio, ipolidio e tutte le relative trasposizioni. Per finire arriva<br />

addirittura a esercizi con le doppie decime, anche arpeggiate. Finisce con<br />

un lunghissimo <strong>studio</strong> dove si trovano quasi tutte le difficoltà possibili.<br />

Come si può evincere dalla presente descrizione, si tratta di un<br />

metodo monumentale, che parte dalle nozioni basilari <strong>per</strong> arrivare alle più<br />

grandi difficoltà che un pianista possa immaginare di dover affrontare.<br />

Un’o<strong>per</strong>a veramente co<strong>lo</strong>ssale!<br />

23


Il “Metodo completo del Piano-Forte” di Clementi<br />

Tra i grandi <strong>metodi</strong> storici va sicuramente annoverato quel<strong>lo</strong> di<br />

Muzio Clementi, grande pianista e didatta nato a Roma nel 1752 e morto a<br />

Evesham nel 1832. Nella prefazione del libro vi leggiamo un avvertimento<br />

dell’autore: “Offro al pubblico un nuovo metodo riguardante l’arte di<br />

<strong>su</strong>onare il Piano-Forte. Convinto da una lunga es<strong>per</strong>ienza, che non si<br />

possono, senza l’aiuto del maestro, appianare le numerose difficoltà che si<br />

incontrano nella maggior parte dei pezzi di musica scritti pel Piano-Forte,<br />

mio scopo si è quel<strong>lo</strong> d’indicare alle <strong>per</strong>sone che si dedicano<br />

all’insegnamento del medesimo la miglior strada da seguire, onde renderne<br />

<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> più facile e più gradevole ai <strong>lo</strong>ro allievi. Il mio ze<strong>lo</strong> pei<br />

programmi dell’arte possa trovare la <strong>su</strong>a rincompensa nell’approvazione<br />

degli amatori illuminati”.<br />

Il metodo, del 1801, si apre con la presentazione dei principi<br />

elementari della musica. Inizia con vari paragrafi riguardanti i seguenti<br />

argomenti: Dei tuoni (le note musicali) – Della riga (il pentagramma) –<br />

Delle chiavi (le chiavi di fa e sol con le relative scale) - Degli intervalli –<br />

Della battuta (intesa come simboli delle figure e dei va<strong>lo</strong>ri) – Del punto di<br />

prolungazione – Delle terzine – Dei segni di alterazione – Di molti altri<br />

segni – Del<strong>lo</strong> stile (legato, staccato, ecc.) – Del movimento e<br />

dell’espressione (segni di agogica e dinamica) – Delle note di abbellimento<br />

– Della costituzione del tuono (<strong>su</strong>ono) e della formazione del modo (modi<br />

maggiore e minore) – Del diteggiare.<br />

Quindi, con il tito<strong>lo</strong> “Istruzione preliminare”, si passa a delle<br />

istruzioni riguardanti la posizione del corpo e il col<strong>lo</strong>camento delle mani<br />

<strong>su</strong>lla tastiera. Senza esitazioni Clementi presenta <strong>su</strong>bito tutte le scale<br />

maggiori con la relativa minore, <strong>per</strong> ambedue le mani e la scala <strong>per</strong><br />

‘Semituoni’, cioè la scala cromatica.<br />

A questo punto inizia il vero e proprio metodo, con la presentazione<br />

di molte piccole me<strong>lo</strong>die con accompagnamento, alcune scritte da Clementi<br />

stesso e altre di diversi autori. Troviamo infatti pezzi tratti da composizioni<br />

di Mozart, Haendel, Haydn, Mayer, Paisiel<strong>lo</strong>, Dussek, Martini, Steibelt,<br />

Beethoven, Cramer. Egli trascrive anche molti motivi popolari di varie<br />

nazionalità: troviamo arie inglesi, spagnole, italiane e anche siciliane,<br />

alemanne (tedesche), irlandesi, tirolesi, <strong>per</strong>siane, russe, gallesi, dei Pirenei.<br />

24


Ogni brano viene considerato come una lezione e quindi numerato. Fino<br />

alla lezione nove i brani sono in Do maggiore e La minore, poi si passa ad<br />

altre tonalità: Sol maggiore <strong>per</strong> molti altri pezzi, quindi Mi minore; Fa<br />

maggiore e Re minore; Re maggiore e Si minore; Sib maggiore e Sol<br />

minore; La maggiore e Fa# minore; Mib maggiore e Do minore. In tutto ci<br />

sono 53 lezioni.<br />

Va osservato che fin dal primo brano s’inizia a <strong>su</strong>onare con tutte e<br />

due le mani, con le due chiavi e che i pezzi sono abbastanza impegnativi,<br />

<strong>per</strong> un principiante.<br />

Dopo la lezione 53 c’è una sezione dedicata agli esercizi: note<br />

ribattute, <strong>per</strong> terze, terzine, semicrome, arpeggi, terze e seste.<br />

Troviamo poi una pagina dedicata a tutte le sette chiavi e alla <strong>lo</strong>ro<br />

scrittura <strong>su</strong>l pentagramma.<br />

Da questo punto del metodo Clementi propone dapprima cinque <strong>su</strong>oi<br />

preludi in Do maggiore e poi delle variazioni <strong>su</strong>l tema “Dio salvi la<br />

regina”, quindi un’”Aria” e la “Marcia funebre” di Haendel. Poi presenta <strong>lo</strong><br />

“Studio giornaliero del pianoforte”, con le scale in tutti i toni maggiori e<br />

minori. Si tratta di vari esercizi scritti da Clementi stesso partendo dalle<br />

diverse scale. Poi riprende con brani, intervallati da esercizi, <strong>su</strong>oi e di altri<br />

autori basati <strong>su</strong>lle scale di Do magg. e Do min. Troviamo pezzi di Corelli,<br />

Haendel, Mozart, Cou<strong>per</strong>in, Scarlatti, Bach, Dussek, Pleyel, Haydn che<br />

spaziano tra le varie tonalità, similmente a quanto proposto nella sezione<br />

precedente del metodo. Clementi propone, tra i vari brani, scale ed esercizi<br />

nelle varie tonalità, arrivando a brani di una certa difficoltà e rilevanza<br />

pianistica. Arriva a ‘toccare’ tutte le tonalità, anche le meno frequentate: Si<br />

magg. e Sol# min., Fa# magg. e Mib min.<br />

Concludendo, si tratta sicuramente di un metodo completo e<br />

abbastanza impegnativo <strong>per</strong> il pianista principiante, che si trova a dover<br />

affrontare certe difficoltà fin dai primi brani, quindi con poca<br />

‘preparazione’. Ma forse era questo il modo d’imparare il pianoforte ai<br />

tempi dell’autore, quando l’impegno del<strong>lo</strong> studente e la <strong>su</strong>a dedizione al<strong>lo</strong><br />

<strong>studio</strong> erano sicuramente <strong>su</strong><strong>per</strong>iori rispetto ai giorni nostri.<br />

25


I “Princìpi razionali della tecnica pianistica” di Cortot<br />

Discorso a parte merita l’importante lavoro di Cortot intitolato:<br />

“Princìpi razionali della tecnica pianistica”. Ci troviamo di fronte a<br />

un’o<strong>per</strong>a completa, dall’alto va<strong>lo</strong>re artistico e scientifico, in cui tutti i<br />

problemi tecnici vengono considerati secondo il <strong>lo</strong>ro principio fisio<strong>lo</strong>gico e<br />

in base a questo risolti. Si tratta di un lavoro dedicato a pianisti<br />

discretamente abili e preparati ad affrontare i vari studi. I ri<strong>su</strong>ltati che si<br />

possono trarre dal libro sono notevoli, sia <strong>per</strong> <strong>lo</strong> sviluppo tecnico, sia <strong>per</strong><br />

l’interpretazione che dipende da una <strong>per</strong>fetta padronanza del<strong>lo</strong> strumento.<br />

Secondo il pensiero di Alfred Cortot, due sono i fattori alla base di<br />

tutto <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> strumentale: un fattore psichico, dal quale scaturiscono il<br />

gusto, l’immaginazione, il ragionamento, il senso della sfumatura della<br />

sonorità, in una parola, <strong>lo</strong> stile; un fattore fisio<strong>lo</strong>gico, cioè l’abilità manuale<br />

e digitale, che deriva dalla sottomissione assoluta di muscoli e nervi alle<br />

esigenze materiali dell’esecuzione.<br />

Uno dei progressi più significativi dell’insegnamento strumentale è<br />

consistito nel sostituire all’esercizio meccanico, lungamente ripetuto, di un<br />

passaggio difficile, <strong>lo</strong> ‘<strong>studio</strong> ragionato della difficoltà’, riportata al <strong>su</strong>o<br />

principio elementare, che il passaggio stesso contiene.<br />

Cortot ha cercato di generalizzare una formula <strong>per</strong> estenderla alle<br />

difficoltà pianistiche di ogni specie, riducendole a cinque categorie<br />

essenziali. Ciascuna di queste viene analizzata in un capito<strong>lo</strong> specifico.<br />

Vi è un capito<strong>lo</strong> preliminare dedicato al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> dei movimenti delle<br />

dita, della mano e del polso. Esso è <strong>su</strong>ddiviso in nove esercizi dedicati alla<br />

indipendenza delle dita, al<strong>lo</strong> sviluppo dei muscoli e ai movimenti laterali<br />

delle dita, all’ammorbidimento dei movimenti laterali del polso, al<strong>lo</strong><br />

sviluppo della fermezza d’attacco delle dita, alla flessibilità del polso,<br />

all’avambraccio, ecc. Dopodiché inizia ad affrontare i princìpi razionali<br />

della tecnica pianistica, dividendoli, appunto, in cinque categorie<br />

essenziali:<br />

1 – uguaglianza, indipendenza e mobilità delle dita<br />

2 – passaggio del pollice (scale-arpeggi)<br />

3 – doppie note e tecnica polifonica<br />

4 – estensioni<br />

5 – tecnica del polso, esecuzione degli accordi<br />

26


Ciascun capito<strong>lo</strong> è <strong>su</strong>ddiviso in tre serie: A, B, C, che vanno studiate<br />

in tempi diversi e consequenziali. Ogni serie è <strong>su</strong>ddivisa in paragrafi che<br />

affrontano le varie difficoltà. Ogni esercizio di ciascun paragrafo va<br />

<strong>su</strong>onato ogni giorno in una diversa tonalità (maggiore e minore). Al<br />

termine di un primo <strong>per</strong>iodo in cui si devono <strong>su</strong>onare tutti gli esercizi in<br />

ordine, si può mescolare <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> delle difficoltà, sia concatenando<br />

quotidianamente le serie contenute in ciascun capito<strong>lo</strong>, sia spezzandone la<br />

regolare <strong>su</strong>ccessione. Al termine di quest’altro <strong>per</strong>iodo, l’allievo, con<br />

l’aiuto dell’insegnante, può annotare alla fine d’ogni capito<strong>lo</strong> degli altri<br />

esercizi <strong>per</strong> approfondire e sviluppare particolari aspetti o problemi<br />

riscontrati nel<strong>lo</strong> <strong>studio</strong>.<br />

Il libro è fornito di una ‘tavola mobile’ che serve da guida <strong>per</strong> <strong>lo</strong><br />

<strong>studio</strong> sistematico di ogni capito<strong>lo</strong>. In essa sono segnati:<br />

1 – elenco delle 12 scale maggiori e minori <strong>per</strong> le trasposizioni tonali<br />

quotidiane<br />

2 – model<strong>lo</strong> della formula cromatica che deve essere usata <strong>per</strong> <strong>alcuni</strong><br />

esercizi<br />

3 – quadro delle combinazioni armoniche<br />

4 – quadro dei differenti ritmi<br />

5 – quadro delle diteggiature<br />

Al termine del libro vi è un’appendice dedicata al ‘Re<strong>per</strong>torio’, nel<br />

quale Cortot indica, <strong>per</strong> ogni brano della letteratura pianistica, il capito<strong>lo</strong><br />

del <strong>su</strong>o metodo nel quale la specifica difficoltà è stata affrontata. Egli<br />

<strong>su</strong>ggerisce inoltre che gli esercizi tecnici possono essere ricavati dalle varie<br />

composizioni. Passa in rassegna le composizioni dei più diversi autori delle<br />

varie scuole clavicembalistiche: italiana, francese, inglese, tedesca. Quindi<br />

indica brani del <strong>per</strong>iodo di transizione dal clavicemba<strong>lo</strong> al pianoforte<br />

(includendo Haydn e Mozart) e poi elenca le più <strong>importanti</strong> composizioni<br />

dedicate al pianoforte, andando da Beethoven a Franck.<br />

27


Il “Metodo <strong>per</strong> pianoforte” di Czerny<br />

Il tito<strong>lo</strong> completo del metodo è: “Il maestro di pianoforte ossia<br />

istruzione teorico-pratica <strong>per</strong> pianoforte che insegna nel più breve tempo a<br />

<strong>su</strong>onar bene speditamente e con precisione”. Il metodo presenta l’aggiunta<br />

di “Quindici sonatine di ricreamento” di E. Becucci e le “Scale in tutti i<br />

toni maggiori e minori” di F. Pollini.<br />

Il metodo è diviso in quattro capitoli.<br />

Il primo passa in rassegna le nozioni fondamentali, dalle note al rigo<br />

musicale, dalle chiavi alle alterazioni.<br />

Il secondo le figure musicali e il <strong>lo</strong>ro va<strong>lo</strong>re, le terzine e sestine, le<br />

indicazioni di tempo, le abbreviature, gli accordi, le legature, <strong>lo</strong> staccato,<br />

gli abbellimenti, la sincope, gli accenti, i termini indicanti il movimento e<br />

l’effetto dominante della composizione (moderato, vivace, allegro, ecc.)<br />

Nel capito<strong>lo</strong> terzo troviamo gli intervalli, i toni e semitoni, i modi<br />

delle scale; il prospetto dei 24 toni maggiori e minori; le cadenze.<br />

Nel capito<strong>lo</strong> quarto troviamo le regole fondamentali del portamento<br />

delle mani, cioè le diteggiature ed esercizi con le cinque dita; l’uso dei<br />

pedali; la posizione del corpo, delle braccia, delle mani; il primo esercizio<br />

con dita tenute; dodici esercizi <strong>su</strong>lle cinque note; esercizi preparatori alle<br />

scale; scale in tutti i toni con le relative cadenze; otto esercizi <strong>su</strong>gli arpeggi;<br />

dodici esercizi <strong>su</strong>lle note doppie; quattro esercizi <strong>su</strong>lle ottave; quindici<br />

sonatine elementari; quindici sonatine di ricreamento (di Becucci).<br />

Il metodo si conclude con tutte le scale maggiori, minori e cromatiche<br />

curate da F. Pollini (da sottolineare che come minore vi è solamente la<br />

me<strong>lo</strong>dica).<br />

Si tratta di un metodo piuttosto sintetico, ma esaustivo, che prende in<br />

esame tutti gli aspetti principali della tecnica pianistica e li analizza in<br />

modo asciutto e pratico. Czerny ha scritto centinaia d’esercizi di tecnica<br />

pianistica e di studi; è stato un grande didatta e ha contribuito in modo<br />

determinante al<strong>lo</strong> sviluppo dell’esecuzione pianistica. Questo metodo<br />

rappresenta una tappa importante del <strong>su</strong>o <strong>per</strong>corso d’insegnante, rimanendo<br />

tuttora valido e attuale.<br />

28


Il “Metodo Jacques-Dalcroze”<br />

Il Metodo Jaques-Dalcroze, altrimenti noto come ‘Ritmica Dalcroze’,<br />

è un metodo di educazione musicale che si pone all’origine dei nuovi<br />

sistemi d’insegnamento della musica di questo seco<strong>lo</strong>. Fu creato all’inizio<br />

del ‘900 dal musicista, compositore e pedagogo svizzero Emile Jaques<br />

Dalcroze (Vienna 1865 – Ginevra 1950) il quale, spinto dalle difficoltà<br />

ritmiche e di ascolto che riscontrava nei <strong>su</strong>oi allievi in Conservatorio, spese<br />

tutta la vita alla ricerca di un metodo di educazione musicale alternativo.<br />

Egli <strong>per</strong>seguì l’unione <strong>per</strong>fetta tra musica, corpo, mente e sfera emotiva e<br />

pose il corpo e il movimento alla base dei <strong>su</strong>oi rivoluzionari principi<br />

educativi.<br />

Il lavoro teorico e pratico di Dalcroze ha influito in maniera decisiva<br />

non so<strong>lo</strong> <strong>su</strong>lla pedagogia musicale, ma anche <strong>su</strong>lla danza e la coreografia,<br />

gettando le basi <strong>per</strong> un uso educativo e rieducativo della musica e del<br />

movimento.<br />

La Ritmica, disciplina fondamentale di questo metodo, consiste nel<br />

mettere in relazione i movimenti naturali del corpo, il linguaggio musicale<br />

e le facoltà di immaginazione e di riflessione. In questo modo la coscienza<br />

del legame esistente fra <strong>per</strong>cezione e azione si acuisce e le capacità<br />

espressive del corpo si ampliano e si diversificano favorendo di pari passo<br />

l’arricchimento del pensiero musicale. Inoltre, facoltà diverse quali la<br />

riflessione, la memoria e la concentrazione, come anche la spontaneità e la<br />

creatività, vengono esercitate in modo armonioso.<br />

“... l’elemento fondamentale, maggiormente legato alla vita e all’arte<br />

del <strong>su</strong>ono è il Ritmo! Il Ritmo dipende esclusivamente dal movimento e<br />

trova l’esempio <strong>per</strong>fetto nel nostro sistema muscolare.”<br />

(Émile Jaques-Dalcroze)<br />

29


Le lezioni di Ritmica si praticano in gruppo, ma ogni singo<strong>lo</strong> allievo<br />

ne è parte attiva ed integrante poiché l’es<strong>per</strong>ienza individuale è centrale<br />

nella pedagogia dalcroziana. I diversi aspetti del discorso musicale<br />

vengono <strong>per</strong>cepiti e espressi con il movimento, stimolati e sostenuti<br />

dall’improvvisazione pianistica/vocale/strumentale dell’insegnante il quale<br />

adegua costantemente la musica alle capacità e ai progressi degli allievi<br />

tenendo conto della <strong>lo</strong>ro individualità e possibilità espressiva.<br />

L’educazione musicale secondo questo metodo si articola <strong>su</strong> tre aree<br />

di <strong>studio</strong>:<br />

- la Ritmica che sviluppa la capacità di risposta spontanea del corpo alla<br />

musica attraverso il movimento;<br />

- il Solfeggio che educa l’orecchio e la voce;<br />

- l’Improvvisazione che riunisce tutti gli elementi finora menzionati e<br />

libera le potenzialità creative individuali.<br />

Con i bambini o con gli adulti principianti questi tre aspetti del lavoro<br />

vengono integrati in singole classi nelle quali gli allievi utilizzano il<br />

movimento, la voce e gli strumenti in una varietà di attività che coinvolge<br />

l’ascolto, la capacità elaborativa e inventiva.<br />

Gli obiettivi educativi sono molteplici: trovare il piacere di esprimersi<br />

con il corpo in sintonia con la musica; sviluppare l’orecchio e acquisire una<br />

comprensione musicale g<strong>lo</strong>bale e profonda; sviluppare la consapevolezza<br />

corporea (coordinazione, reazione, dosaggio dell’energia, equilibrio, uso<br />

del peso ecc.); sviluppare la <strong>per</strong>sonalità nella <strong>su</strong>a interezza (sfera cognitiva,<br />

affettiva, psico-motoria); e-ducare le capacità creative ed artistiche;<br />

collaborare e adeguarsi al gruppo, nel rispetto di sé e degli altri.<br />

30


Il “Metodo Europeo <strong>per</strong> Pianoforte” di F. Emonts<br />

Molto ben fatto e interessante è il “Metodo Europeo <strong>per</strong> Pianoforte”<br />

di Fritz Emonts. È pubblicato dalla tedesca ‘Scott Music’ ed è piuttosto<br />

recente: la prima pubblicazione è del 1992 e l’ultima ristampa del 2007. E’<br />

<strong>su</strong>ddiviso in tre volumi e, come la maggior parte dei moderni <strong>metodi</strong>, è<br />

rallegrato da disegni molto belli e pagine co<strong>lo</strong>rate. S’intitola “Metodo<br />

Europeo” <strong>per</strong> la seguente motivazione espressa dal<strong>lo</strong> stesso autore: “In<br />

considerazione del crescente sviluppo della Comunità Europea ritengo<br />

importante che i nostri giovani, anche nel quadro della <strong>lo</strong>ro formazione<br />

musicale, abbiano l’opportunità di entrare in contatto con la cultura di<br />

altri paesi. Per questo ho voluto inserire numerosi canti e brani musicali<br />

provenienti da ogni parte d’Europa”.<br />

Il primo volume parte con una serie di ‘pagine gialle’ con i “Primi<br />

passi <strong>su</strong>i tasti neri”, contenenti dei pezzi molto semplici che devono venire<br />

<strong>su</strong>onati dall’insegnante e poi, <strong>per</strong> imitazione, dall’allievo. Si tratta di brani<br />

basati soprattutto <strong>su</strong>ll’uso, più che delle singole dita, della mano e<br />

coinvolgono i movimenti dell’intero braccio. Dalla pagina 30 iniziano delle<br />

piccole me<strong>lo</strong>die <strong>per</strong> le due mani, con la sinistra spesso speculare alla destra.<br />

Addirittura <strong>alcuni</strong> brani lasciano <strong>lo</strong> spazio da riempire <strong>per</strong> la mano sinistra,<br />

che l’allievo deve scrivere imitando la parte in chiave di violino. I brani<br />

<strong>su</strong>ccessivi si sviluppano nell’ambito delle cinque dita e spesso i brani<br />

hanno una parte di accompagnamento <strong>per</strong> l’insegnante. Le me<strong>lo</strong>die <strong>per</strong> le<br />

cinque dita sono poi trasposte in altre tonalità, <strong>per</strong> imparare a conoscere e<br />

usare i tasti neri e le alterazioni. Come detto nella prefazione, sono molti i<br />

brani estrapolati dal re<strong>per</strong>torio popolare delle varie nazioni dell’Europa.<br />

Si arriva quindi alla differenziazione maggiore/minore e al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong><br />

delle tonalità di Re, Sol, La, sempre con brani <strong>su</strong>lle cinque dita, senza<br />

passaggio del pollice. Il primo libro termina con <strong>alcuni</strong> pezzi adattati da<br />

composizioni di Beethoven, Bartok e alcune me<strong>lo</strong>die di derivazione<br />

popolare: sempre <strong>su</strong>lle cinque dita, in diverse posizioni e con cambio di<br />

posizione all’interno del<strong>lo</strong> stesso pezzo.<br />

31


Il secondo volume offre un approfondimento <strong>su</strong>l piano tecnico e<br />

musicale. Inizia con <strong>alcuni</strong> brani <strong>per</strong> approfondire gli aspetti del fraseggio e<br />

dell’articolazione. Dopodiché si passa al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> delle scale maggiori e<br />

quindi al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del passaggio del pollice, alle scale minori armoniche e<br />

me<strong>lo</strong>diche. A questo punto si apre un’importante parte del metodo dedicata<br />

alle tonalità maggiori e relative minori, con aggiunte le rispettive cadenze<br />

IV-V-I (riprendendo, forse, l’idea presente nell’Hanon). Ogni sezione è<br />

accompagnata da composizioni tratte dal re<strong>per</strong>torio dei paesi dell’Europa:<br />

Paesi Bassi, Italia, Grecia, Inghilterra, Ungheria, Germania, Svezia,<br />

Spagna, Russia, Francia, Estonia e in più gli Stati Uniti (con il blues).<br />

Troviamo, dalla pagina 54, degli esercizi <strong>per</strong> la ve<strong>lo</strong>cità e<br />

l’uguaglianza e dei pezzi di vari compositori che sviluppano dei problemi<br />

tecnici.<br />

Un capito<strong>lo</strong> viene dedicato al pedale di risonanza, con varie<br />

indicazioni <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o uso. A pagina 70 è spiegato il termine “cantabile”, con<br />

la “Piccola canzone” di Schumann. Da pagina 76 ritornano esercizi <strong>per</strong> la<br />

ve<strong>lo</strong>cità e uguaglianza, con pezzi di Czerny, Kuhlau, Bertini, Bach e altri<br />

<strong>importanti</strong> autori. Il secondo volume si chiude con degli esempi di<br />

accompagnamenti <strong>per</strong> canzoni e danza, con le cadenze e gli accordi<br />

costruiti <strong>su</strong>lla scala maggiore e minore, <strong>su</strong> come accompagnare una<br />

canzone con due o tre accordi, con una danza con armonie cadenzanti.<br />

Il terzo libro si propone, più che come metodo <strong>per</strong> pianoforte in<br />

senso tradizionale, come raccolta di materiale e stimo<strong>lo</strong> <strong>per</strong> le lezioni di<br />

livel<strong>lo</strong> avanzato, <strong>per</strong> degli allievi ormai cresciuti e abbastanza es<strong>per</strong>ti. Fritz<br />

Emonts ha individuato <strong>alcuni</strong> brani del vasto re<strong>per</strong>torio <strong>per</strong> pianoforte e li<br />

ha ordinati secondo precisi criteri metodo<strong>lo</strong>gici. Aspetti tecnici come terze,<br />

seste vanno di pari passo con tematiche musicali come il tocco espressivo,<br />

la consapevolezza ritmica, l’uso del pedale. Questi due processi di sviluppo<br />

interagiscono costantemente: il lavoro tecnico deve procedere di pari passo<br />

con <strong>lo</strong> sviluppo delle capacità espressive. Troviamo quindi molte<br />

composizioni dei grandi della musica affiancate a motivi dei vari paesi<br />

europei che contengono e affrontano varie difficoltà tecniche.<br />

32


Ci sono anche studi ritmici, con pezzi che usano cambi di tempo, mi<strong>su</strong>re<br />

irregolari e tempi composti. Si arriva addirittura a pezzi moderni con autori<br />

come Lutoslawski. Il libro si conclude con moltissime composizioni di<br />

varia difficoltà e diverso <strong>per</strong>iodo storico. Il capito<strong>lo</strong> finale s’intitola: “Pezzi<br />

da concerto di tre secoli diversi”.<br />

Molto utile, interessante e stimolante è l’Appendice, dedicata a<br />

<strong>su</strong>ggerimenti <strong>per</strong> l’improvvisazione: <strong>su</strong> un basso ostinato, in forma di<br />

ciaccona, con ritmo asimmetrico. Vengono presentate poi diverse soluzioni<br />

di accompagnamento usando gli accordi, <strong>per</strong> imparare le <strong>lo</strong>ro funzioni. Ci<br />

sono anche brani dove bisogna completare la me<strong>lo</strong>dia e <strong>su</strong>i quali si può<br />

improvvisare. Troviamo le cadenze attraverso le dominanti secondarie e gli<br />

accordi di settima, nelle diverse specie. Si conclude con l’introduzione<br />

all’armonia jazz e con un paio di famosi ‘standard’: “Autumn leaves” e Tea<br />

for two”.<br />

Il “Metodo Europeo <strong>per</strong> Pianoforte” è veramente un bel metodo,<br />

completo, articolato, interessante e stimolante, dove <strong>lo</strong> sviluppo della<br />

fantasia e della creatività dell’allievo viene curato particolarmente e con un<br />

certo ‘ordine’. Esso costituisce una delle migliori novità degli ultimi anni<br />

in fatto di didattica pianistica.<br />

33


“Piano Time” di Pauline Hall<br />

“Piano Time” è un metodo curato da Pauline Hall e pubblicato dalla<br />

“Oxford University Press” <strong>per</strong> la prima volta nel 1983; ha avuto finora<br />

varie edizioni. Si tratta, come spesso accade nei moderni <strong>metodi</strong>, di una<br />

serie di volumi separati che costituiscono un completo <strong>per</strong>corso <strong>per</strong><br />

imparare a <strong>su</strong>onare il pianoforte. Il metodo è in inglese.<br />

Il <strong>per</strong>corso è diviso in tre livelli, con l’aggiunta di raccolte di brani<br />

dedicati al re<strong>per</strong>torio e alla tecnica.<br />

Il livel<strong>lo</strong> uno è diviso in due libri: “Tutor” e “Re<strong>per</strong>toire”. Con<br />

“Tutor” si intende il vero e proprio metodo, con le spiegazioni, gli esempi,<br />

gli esercizi, i pezzi relativi. Con “Re<strong>per</strong>toire”, brani di vario carattere e di<br />

diversi autori.<br />

Il livel<strong>lo</strong> due è diviso in tre libri: “Tutor”, “Re<strong>per</strong>toire” e “Duets”,<br />

cioè brani da fare a quattro mani.<br />

Il livel<strong>lo</strong> tre è diviso in modo simile al due.<br />

Questi tre livelli sono preceduti da dei libretti introduttivi, con<br />

semplici brani <strong>per</strong> le dieci dita.<br />

Ci sono poi altri libri <strong>su</strong>ddivisi <strong>per</strong> stili: arrangiamenti di brani<br />

classici; musiche d’o<strong>per</strong>a; carole natalizie; pezzi dal carattere divertente e<br />

giocoso, con insieme dei giochi e quiz musicali; pezzi dal carattere<br />

jazzistico.<br />

Per finire, troviamo delle raccolte d’esercizi <strong>per</strong> la tecnica e tre<br />

libretti dedicati all’aspetto della scrittura e dell’analisi musicale.<br />

Mettiamo l’attenzione <strong>su</strong>i due volumi denominati “Tutor”. Nel primo<br />

si parte dalle fondamentali nozioni musicali: le note, i va<strong>lo</strong>ri, le mi<strong>su</strong>re, le<br />

dita e la posizione della mano. Subito si passa a dei semplici esercizi <strong>per</strong> le<br />

due mani, in chiave di violino e di basso, partendo dal Do centrale. La<br />

tendenza dei nuovi <strong>metodi</strong> <strong>per</strong> pianoforte è quella di far iniziare la mano<br />

sinistra in modo speculare alla destra e quindi non partendo dalle cinque<br />

note di seguito, ma scendendo dal Do centrale. Gli esercizi <strong>per</strong> le due mani<br />

dapprima usano so<strong>lo</strong> tre note, rispettivamente Do, Re, Mi e Do, Si, La e<br />

dopo qualche pagina arrivano alle cinque dita. Nei brani <strong>su</strong>ccessivi<br />

vengono introdotte le pause, le legature di va<strong>lo</strong>re e il punto, le legature di<br />

frase, il legato e <strong>lo</strong> staccato.<br />

34


Finalmente da pagina 15 iniziano dei brevi pezzi a due mani insieme,<br />

con la sinistra che <strong>su</strong>ona alternata alla destra oppure con piccoli movimenti<br />

di tono o semitono. Da pagina 18 vengono introdotte le alterazioni: Fa# <strong>per</strong><br />

la destra e Sol# <strong>per</strong> la sinistra; quindi Sib in chiave di basso e Mib in chiave<br />

di violino.<br />

A pagina 23 la mano sinistra viene sistemata nella classica posizione<br />

delle cinque dita partendo dal Do nel secondo spazio. Ora le due mani<br />

possono <strong>su</strong>onare in tonalità di Do maggiore e la sinistra può iniziare con<br />

qualche bicordo e picco<strong>lo</strong> accompagnamento. Nelle pagine seguenti fanno<br />

la <strong>lo</strong>ro comparsa rispettivamente: le crome, l’accordo di Do magg., la<br />

denominazione degli intervalli fino alla quinta e pezzi con gli intervalli<br />

armonici relativi.<br />

Da pagina 32 si passa alla tonalità di Sol magg., con piccoli brani<br />

con dei semplici accompagnamenti. Quindi si affronta la tonalità di Fa<br />

magg. e viene poi spiegato il ritmo puntato di semiminima. Il libro si<br />

conclude con la scala di Sol magg. e due brani da <strong>su</strong>onare a quattro mani.<br />

Il secondo volume del metodo si apre con dei pezzi in tonalità di Sol<br />

magg. e Re min. Vengono poi presentati gli intervalli di tono e semitono.<br />

Dalla pagina 11 si affrontano le scale (di Do) <strong>per</strong> moto contrario partendo<br />

dal Do centrale. Quindi viene spiegata anche la scala in due ottave.<br />

Vengono proposti dei brani appositi <strong>per</strong> far pratica <strong>su</strong>lla difficoltà del<br />

passaggio del pollice. Improvvisamente ci s’imbatte in un pezzo dove la<br />

mano destra <strong>su</strong>ona sempre <strong>per</strong> intervalli di sesta.<br />

A pagina 20 si passa alla scala di Sol in due ottave, con pezzi relativi.<br />

A pagina 22 vengono spiegate le indicazioni di tempo e i brani che<br />

troviamo spaziano dal 3/2 al 3/8, dal 3/4 al 2/4. Si arriva alla scala di Fa,<br />

sempre in due ottave, con brani relativi e quindi di Re. A pagina 36<br />

troviamo le scale minori armoniche di La e Re. A pagina 38 ci sono degli<br />

esercizi <strong>su</strong>l ritmo di 6/8 e viene spiegata la differenza di interpretazione tra<br />

il 6/8 e i 3/4.<br />

Il libro si conclude con alcune composizioni un po’ più impegnative<br />

di Diabelli, Berens, Blackwell, Joplin.<br />

La serie “Piano Time” è arricchita, come detto, da parecchi volumi<br />

che spaziano attraverso diversi re<strong>per</strong>tori e varie tematiche. Interessanti sono<br />

i tre volumi intitolati “Music through time” che presentano brani di grandi<br />

compositori classici.<br />

35


Il “Metodo <strong>per</strong> pianoforte” di Lebert & Stark<br />

Il metodo di Lebert & Stark è diviso in tre volumi; qui affrontiamo il<br />

primo volume, <strong>per</strong> ragioni di spazio. Il metodo è stato scritto nel 1858 e<br />

rivisto dal maestro Filippo Ivaldi nel 1919. Vi è una prefazione nella quale<br />

vengono dati dei consigli <strong>per</strong> colui che si attinge a studiare il pianoforte.<br />

Quindi passa ai principi elementari della musica: le note, le chiavi, le<br />

durate e i va<strong>lo</strong>ri delle note, le pause, le terzine e sestine, il ritmo, il tempo e<br />

il movimento. Poi spiega molto bene, con degli esempi, i tempi semplici e<br />

composti. Passa a spiegare le indicazioni di movimento, il co<strong>lo</strong>rito<br />

(dinamica) e la nozione di interval<strong>lo</strong>, di tonalità e scala. Apre poi un<br />

paragrafo <strong>su</strong>lla teoria del meccanismo, parlando del tocco e della<br />

formazione del <strong>su</strong>ono, della posizione della mano, del meccanismo del<strong>lo</strong><br />

strumento pianoforte, del legato e del<strong>lo</strong> staccato. Troviamo quindi tre<br />

pagine con delle tavole: nella prima la posizione delle note <strong>su</strong>l pianoforte,<br />

in tutta l’estensione; nella seconda i va<strong>lo</strong>ri delle note e della pause; nella<br />

terza la corretta posizione delle braccia, delle mani, delle dita.<br />

A questo punto, dopo la lunga premessa, può iniziare il metodo, con<br />

gli esercizi <strong>per</strong> le cinque dita: dapprima <strong>per</strong> due dita, poi <strong>per</strong> tre e via<br />

dicendo. Si passa poi alle terzine e ad esercizi con semicrome, sempre in<br />

tonalità di Do maggiore. Dal paragrafo 24 iniziano dei piccoli pezzi <strong>su</strong><br />

cinque note e <strong>su</strong>i soli tasti bianchi da <strong>su</strong>onare a quattro mani con<br />

l’insegnante, nei vari tempi e con la parte dell’allievo che passa, a un certo<br />

punto, alla chiave di basso. Nel paragrafo seguente si passa ad esercizi e<br />

pezzi <strong>per</strong> il tocco dei tasti neri, sempre a quattro mani. Nel paragrafo 26 <strong>lo</strong><br />

studente viene lasciato so<strong>lo</strong>, nel senso che i brani non sono più a quattro<br />

mani e vengono proposte delle semplici me<strong>lo</strong>die in varie tonalità: Do<br />

maggiore, Sol maggiore, Fa maggiore, Do minore, Mi minore, prendendo<br />

anche spunto da canzoni popolari. Nel paragrafo 27, molto breve, ci sono<br />

vari esercizi <strong>per</strong> allargare e avvicinare le dita in un’estensione di sei note.<br />

36


Dal paragrafo 28 si ritorna alle quattro mani con pezzi<br />

nell’estensione di sei note (seste). Va messo in evidenza che le linee delle<br />

due mani sono solitamente all’ottava. Anche qui l’allievo passa dalla parte<br />

in chiave di violino a quella in chiave di basso, attraversando vari tempi e<br />

diverse tonalità. Nel paragrafo 29 si ritorna a pezzi a due mani, in una<br />

estensione di sei note e a due parti indipendenti. Il materiale musicale è<br />

spesso tratto da canzoni popolari. Nel paragrafo 30 riprende la cavalcata a<br />

quattro mani, con brani in una più larga estensione, ma senza quella<br />

d’ottava, da studiarsi alternativamente con i pezzi a due mani. Ci sono poi<br />

esercizi <strong>su</strong>pplementari <strong>per</strong> “imparare a conoscere la differenza fra i soliti<br />

ottavi (crome) e quelli delle terzine”. Quindi si passa a esercizi <strong>su</strong> terzine e<br />

sestine, sempre a quattro mani.<br />

Dal paragrafo 31 torniamo ai pezzi a due mani e a due parti<br />

indipendenti, la cui estensione è maggiore degli esercizi precedenti, ma<br />

senza raggiungere l’ottava. Quindi nel paragrafo seguente ritroviamo<br />

quattro altri pezzi a quattro mani, basati <strong>su</strong>lle semicrome e note alterate.<br />

Dal 33° troviamo esercizi con la sinistra che tiene note lunghe e la destra<br />

che si muove con semicrome. La sinistra poi arriva a due, tre e anche<br />

quattro note tenute, sempre <strong>per</strong> la durata di 4/4. Finalmente dal paragrafo<br />

44 iniziano dei pezzi con le due mani che <strong>su</strong>onano in modo indipendente,<br />

con <strong>lo</strong> scopo di sviluppare il carattere me<strong>lo</strong>dico dell’esecuzione, cioè il<br />

‘cantabile’. C’è anche l’esempio di un tema con quattro variazioni. La<br />

difficoltà raggiunta con questi ultimi brani è discreta, circa da terzo anno di<br />

pianoforte.<br />

Il metodo di Lebert & Stark è molto interessante, originale e ben<br />

organizzato, apprezzabile soprattutto <strong>per</strong> i molti brani da <strong>su</strong>onare a quattro<br />

mani, cosa sempre valida e <strong>per</strong> l’allievo stimolante.<br />

37


Il “Metodo d’esercizi tecnici <strong>per</strong> pianoforte” di Bruno Mugellini<br />

È un metodo che risale al 1911, basato <strong>su</strong> esercizi di tecnica<br />

pianistica e diviso in otto volumi, ognuno dei quali affronta le seguenti<br />

tematiche:<br />

1 – elementi della teoria e primi esercizi tecnici, 2 – le scale e altri<br />

esercizi d’agilità; 3 – gli arpeggi; 4 – le note doppie legate e staccate; 5 – le<br />

seste, le ottave e gli accordi; 6 – esercizi <strong>per</strong> <strong>lo</strong> stile polifonico; 7 – esercizi<br />

<strong>per</strong> il legato-cantabile e l’uso del pedale, 8 – esercizi di <strong>per</strong>fezionamento.<br />

Il primo libro presenta una parte teorica con nozioni di teoria<br />

musicale, solfeggi facilissimi ed esercizi rias<strong>su</strong>ntivi. La parte pratica inizia<br />

con degli esercizi preliminari, <strong>per</strong> poi passare alla <strong>per</strong>cussione di <strong>su</strong>oni<br />

isolati, congiunti, <strong>su</strong>oni tenuti con vari ritmi in Do maggiore; la tonalità e<br />

figure ritmiche diverse in Mi maggiore e Fa minore; il pollice e il migno<strong>lo</strong><br />

<strong>su</strong>i tasti neri; esercizi con note tenute in Do maggiore; <strong>lo</strong> staccato delle dita;<br />

la preparazione del tril<strong>lo</strong>; esercizi <strong>su</strong>i tasti neri; esercizi cromatici e <strong>per</strong> una<br />

maggiore indipendenza delle dita, <strong>per</strong> l’al<strong>lo</strong>ntanamento e l’avvicinamento<br />

delle dita, <strong>per</strong> l’agilità lungo la tastiera, preparatori <strong>per</strong> l’esecuzione delle<br />

doppie note e di agilità con accento ritmico vario.<br />

Il secondo libro inizia con la preparazione alle scale; le scale <strong>per</strong><br />

moto retto in tutte le tonalità e le minori armoniche; esempi di scale con<br />

varietà di ritmi e co<strong>lo</strong>riti. Nella seconda parte ci sono esercizi <strong>per</strong> <strong>lo</strong><br />

sviluppo delle dita più deboli; trilli semplici e con note tenute; note<br />

ribattute; scale <strong>per</strong> terza, sesta, decima e <strong>per</strong> moto contrario; scale<br />

cromatiche; scale a mani alternate. Nella terza parte altri esercizi <strong>per</strong> le dita<br />

deboli; scale minori con la quarta e settima alterate; scale scivolate;<br />

passaggi cromatici d’agilità.<br />

Il terzo libro è diviso in tre parti. La prima presenta esercizi senza<br />

voltata del pollice: arpeggi <strong>per</strong> moto retto e contrario, accordi arpeggiati,<br />

accordi in forma d’arpeggi spezzati <strong>per</strong> moto retto e contrario, esercizi<br />

d’arpeggi con note doppie, accordi arpeggiati. La seconda parte presenta<br />

accordi a quattro parti e arpeggi di due ottave, in tutti i toni, arpeggi<br />

spezzati <strong>per</strong> moto retto e contrario, arpeggi <strong>su</strong> accordi di settima. La parte<br />

terza propone esercizi con il quarto e quinto dito, esercizi preparatori ai<br />

grandi arpeggi, con note doppie, accordi di tredicesima in forma d’arpeggi,<br />

grandi arpeggi in varie forme.<br />

38


Il quarto libro è diviso anch’esso in tre parti. La prima presenta<br />

esercizi <strong>per</strong> le note doppie legate e staccate, le scale di doppie terze, <strong>per</strong><br />

moto retto, in tutte le tonalità. La seconda parte i trilli di doppie note; le<br />

scale, in doppie terze, <strong>per</strong> moto contrario; esercizi di quarte legate; la scala<br />

cromatica <strong>per</strong> doppie note. La terza parte le scale di doppie note a mani<br />

alternate; esercizi vari legati e staccati; esercizi di scivolamento; le scale<br />

maggiori in doppie terze.<br />

Il quinto libro, nella prima parte affronta le seste legate e le scale di<br />

doppie seste <strong>per</strong> moto retto in tutte le tonalità; le scale cromatiche in moto<br />

retto e contrario <strong>per</strong> doppie seste maggiori e minori. Nella seconda parte<br />

esercizi <strong>per</strong> le ottave staccate e legate, con le relative scale; scale<br />

cromatiche <strong>per</strong> ottave; ottave interrotte; ottave disgiunte; doppie seste a<br />

mani alternate. Nella terza parte si affrontano gli accordi: doppie note a<br />

accordi con note da rilevarsi; scale <strong>per</strong> accordi di terza e sesta; scale <strong>per</strong><br />

ottave con terza; ottave framezzate da accordi; ottave e accordi a mani<br />

alternate; scale in doppie note scivolate; arpeggi <strong>per</strong> ottave.<br />

Il sesto volume affronta varie problematiche nella prima parte:<br />

esercizi con mano ferma, con vario accento e ritmo; scale con vario tocco e<br />

co<strong>lo</strong>rito; arpeggi con diversità di tocco; scivolamento delle dita;<br />

accavallamento delle dita; sostituzione delle dita; contrasto di ritmi;<br />

esercizi polifonici facili a mani unite. Nella seconda parte le doppie note<br />

con un <strong>su</strong>ono da porsi in rilievo; doppie note di va<strong>lo</strong>re diverso; esercizi<br />

polifonici uguali <strong>per</strong> ambo le mani con ‘fraseggiature’; esercizi con<br />

contrasto d’accento e di ritmo fra le due mani; arpeggi disposti a due voci<br />

in vario modo; passaggi in forma di progressione tratti dalle o<strong>per</strong>e di J. S.<br />

Bach.<br />

39


Il settimo volume affronta il tema del legato-cantabile e dell’uso del<br />

pedale. Ecco che troviamo vari esercizi <strong>per</strong> la mano destra sola, sinistra<br />

sola, <strong>su</strong>ll’uso del pedale con vari esempi e consigli. Finisce con <strong>alcuni</strong><br />

brani di autori celebri pedalizzati.<br />

L’ultimo volume è dedicato ad esercizi di <strong>per</strong>fezionamento ed è una<br />

sorta di riepi<strong>lo</strong>go. Troviamo esercizi <strong>per</strong> acquistare una maggiore<br />

estensione ed elasticità della mano; il <strong>per</strong>fezionamento delle scale; le scale<br />

cromatiche; i salti; le note doppie scivolate; le note ribattute; il contrasto di<br />

ritmi; esercizi in forma di preludi.<br />

Come <strong>su</strong>ggerisce il tito<strong>lo</strong>, si tratta di un metodo prettamente tecnico,<br />

che lascia poco spazio al re<strong>per</strong>torio e ai problemi dell’interpretazione,<br />

focalizzando l’attenzione <strong>su</strong> tutti i principali problemi di natura tecnica e di<br />

meccanica delle dita. Da questo punto di vista è un’o<strong>per</strong>a completa ed<br />

esaustiva, di grande utilità <strong>per</strong> il pianista professionista che voglia<br />

raggiungere notevoli traguardi e abilità ragguardevoli.<br />

40


La “Anto<strong>lo</strong>gia didattica <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte” di F. Rossomandi<br />

Imponente il lavoro compiuto da F<strong>lo</strong>restano Rossomandi<br />

nell’”Anto<strong>lo</strong>gia didattica <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte”, scritta negli anni<br />

sessanta del novecento. Il <strong>su</strong>ccesso ottenuto dalla precedente anto<strong>lo</strong>gia<br />

didattica e dalla “Guida <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> tecnico del pianoforte”, ha portato<br />

l’autore a pubblicare una nuova edizione riveduta e ampliata d’entrambe le<br />

o<strong>per</strong>e didattiche, destinate a svolgersi contemporaneamente nei corsi di<br />

<strong>studio</strong>. L’anto<strong>lo</strong>gia è divisa in tre categorie: A, B, C. La serie A comprende<br />

dieci fascicoli contenenti un re<strong>per</strong>torio di studi d’ogni stile, scelti, riveduti e<br />

ordinati dal facile al difficile progressivamente. La serie B, di otto fascicoli,<br />

si basa <strong>su</strong> pezzi e sonate a due mani, di vario stile, classico, romantico,<br />

brillante, coordinati progressivamente. La serie C, di otto fascicoli,<br />

contiene composizioni da <strong>su</strong>onare a quattro mani di diverso tipo:<br />

trascrizioni, sonate, danze, marce, pezzi romantici, temi e variazioni,<br />

ouvertures, rapsodie. I volumi costituenti le tre serie vanno studiati<br />

parallelamente, completandosi a vicenda. L’anto<strong>lo</strong>gia, unitamente alla<br />

guida, svolge <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> pianistico <strong>per</strong> un <strong>per</strong>corso di cinque/sei anni, ossia<br />

conduce l’alunno a un grado d’esecuzione <strong>su</strong>fficiente <strong>per</strong> intraprendere il<br />

“Gradus ad Parnas<strong>su</strong>m” di Muzio Clementi.<br />

Categoria A. Il fascico<strong>lo</strong> uno inizia con le lezioni progressive <strong>per</strong> <strong>lo</strong><br />

<strong>studio</strong> del pianoforte, si tratta di 67 studietti scelti dalle o<strong>per</strong>e di<br />

Rossomandi, Czerny, Kohler, Bertini, Duvernoy, Hummel, Beyer, Lebert &<br />

Stark. Poi passa a 15 pezzi a due mani degli stessi precedenti compositori,<br />

con in più Bellini e Beethoven e quindi a 13 pezzi a quattro mani di<br />

Diabelli, Wohlfahrt, Enke, Rossomandi, Bellini.<br />

I fascicoli dal due al dieci contengono studi progressivi scelti dalle<br />

o<strong>per</strong>e di vari compositori: Clementi, Czerny, Bertini, Kohler, Bergmuller,<br />

Rossomandi, Diabelli, Hunten, Schumann, Beethoven, Donizetti, Enke,<br />

Mozart, Thalberg, Weber, Rossini, Lemoine, Duvernoy, Hummel,<br />

Loeschhorn, Bergmuller, Schmitt, Heller, Bach, Berens, Steibelt, Haendel,<br />

Dohler, Cramer, Jensen, Chopin, Mendelssohn, Frescobaldi, P. Martini.<br />

41


Categoria B (da notare che i primi due fascicoli delle Categorie B e<br />

C si trovano distribuiti nel primo e secondo fascico<strong>lo</strong> della Categoria A). I<br />

volumi della categoria B contengono brani diversi <strong>per</strong> stile, comprendendo<br />

un vasto re<strong>per</strong>torio classico, romantico e ‘brillante’. Vi troviamo brani di<br />

compositori come: Schumann, Rameau, Beethoven, Rossomandi,<br />

Bergmuller, Diabelli, Bertini, Kuhlau, Herz, Hummel, Rossini, Haydn,<br />

Schmitt, Boccherini, Pescetti, Dussek, Rutini, Padre Martini, Chopin,<br />

Clementi, Mozart, Vento, Dandrieu, D. Scarlatti, Field, Mendelssohn,<br />

Ketten, Galuppi, Sacchini, Handel, Cou<strong>per</strong>in, Schubert, Lulli, Liszt,<br />

Thalberg. I brani sono sistemati nei diversi volumi in ordine progressivo,<br />

costituendo un grande re<strong>per</strong>torio di brani ordinati <strong>per</strong> difficoltà tecnica e<br />

interpretativa.<br />

Categoria C. Questa serie di volumi contiene un re<strong>per</strong>torio di brani<br />

da <strong>su</strong>onare a quattro mani, sempre ordinati in ordine progressivo di<br />

difficoltà. Troviamo una grande quantità di composizioni estrapolate<br />

dall’o<strong>per</strong>a di Rossomandi, Wohlfahrt, Enke, Diabelli, Bellini, Weber,<br />

Mozart, Thalberg, Rossini, Schumann, Meyerbeer, Schubert, Haendel,<br />

Schmitt, Beethoven, Chopin, Haydn, N. Rubinstein, Mendelssohn, Liszt.<br />

Tutti questi fascicoli delle tre diverse categorie possono essere<br />

spalmati in cinque corsi di studi. Il primo corso avrà, ad esempio, i fascicoli<br />

uno e due della categoria A, il fascico<strong>lo</strong> due della categoria B e C. In<br />

questo modo ogni livel<strong>lo</strong> avrà una parte di studi, una di composizioni a due<br />

mani e una a quattro mani.<br />

Si tratta di un corso molto ben articolato e complesso, che può portare<br />

l’allievo ad un ottimo grado di preparazione e a studiare, come dice <strong>lo</strong><br />

stesso autore, il “Gradus ad Parnas<strong>su</strong>m” di M. Clementi.<br />

42


La “Guida <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> tecnico del pianoforte” di F. Rossomandi<br />

La “Guida <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> tecnico del pianoforte”, scritta negli anni<br />

cinquanta del novecento, va affrontata parallelamente all’altro grande<br />

lavoro didattico di Rossomandi: l’”Anto<strong>lo</strong>gia didattica”. Gli esercizi<br />

presenti nella guida <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> tecnico mirano al<strong>lo</strong> sviluppo delle facoltà<br />

meccaniche del pianista, mentre i brani dell’anto<strong>lo</strong>gia sono diretti<br />

all’educazione artistica. La guida, <strong>su</strong>ddivisa in otto volumi, definisce<br />

quanto occorre <strong>per</strong> rendere sicura e artistica l’esecuzione: impianto della<br />

mano alla tastiera, sviluppo della tecnica, mezzi <strong>per</strong> rendere l’espressività<br />

musicale, l’uso dei pedali. Gli esercizi sono sviluppati con tutte le varietà<br />

ritmiche e tonali, avvalendosi di ogni procedimento armonico, compreso<br />

l’esacordale.<br />

Il primo volume tratta dell’impianto, cioè della posizione al<strong>lo</strong><br />

strumento e presenta gli esercizi fondamentali. Nel modu<strong>lo</strong> A s’inizia con il<br />

sistema tradizionale della scuola napoletana e con degli esercizi <strong>per</strong><br />

addestrare le mani alla posizione classica: la mano destra partendo dal Do<br />

nel terzo spazio in chiave di violino e la mano sinistra partendo con il<br />

pollice dal Sol nell’ultimo spazio in chiave di basso (quindi con movimento<br />

<strong>per</strong> moto contrario rispetto alla destra). Nel modu<strong>lo</strong> B si presenta il sistema<br />

Chopin dove si <strong>su</strong>ona nella posizione dei tre tasti neri con il Mi e il Do ai<br />

due estremi. Successivamente si ritorna alla posizione di Do con le due<br />

mani a distanza di due ottave. Poi vengono presentati i segni di legato e<br />

staccato, degli esercizi di caduta del peso <strong>su</strong>l dito, esercizi di doppie note,<br />

esercizi <strong>per</strong> la scorrevolezza e l’agilità, <strong>per</strong> <strong>lo</strong> slancio delle braccia, <strong>per</strong> il<br />

passaggio del pollice. Poi si passa alle scale maggiori nell’ambito di una<br />

ottava e, alla fine del libro, dopo una serie d’esercizi, a degli altri piccoli<br />

studi <strong>su</strong>lle cinque dita nelle varie tonalità.<br />

43


Dal secondo volume in poi, la tecnica si trova <strong>su</strong>ddivisa in cinque<br />

parti che si studiano contemporaneamente: esercizi <strong>su</strong>lle diverse specie di<br />

tecnica senza passaggio del pollice; esercizi con passaggio del pollice:<br />

scale maggiori e minori, armoniche e me<strong>lo</strong>diche, <strong>per</strong> terze e seste, doppie<br />

terze e seste, scale di ottave; esercizi con movimento del polso e del<br />

braccio, esercizi a doppie note: terze, seste, ottave, accordi, note ribattute e<br />

ottave disgiunte; esercizi con passaggio del pollice: arpeggi <strong>su</strong>lle varie<br />

specie di accordo; esercizi di tecnica <strong>per</strong> il doppio meccanismo e<br />

trascendentale.<br />

Rossomandi indica che <strong>per</strong> compiere tutto il <strong>per</strong>corso di <strong>studio</strong>, ci<br />

vorranno all’incirca sette anni, che potranno variare a seconda delle facoltà<br />

e del tempo dedicato al<strong>lo</strong> <strong>studio</strong>. Chi riuscirà a <strong>per</strong>correre tutta la guida,<br />

riuscirà a maturare una tecnica notevole che andrà poi <strong>per</strong>fezionata con altri<br />

studi e altri <strong>metodi</strong>.<br />

44


Il “Metodo <strong>per</strong> pianoforte” di Ruggero Ruocco ed Emilio Ghezzi<br />

Il metodo è o<strong>per</strong>a di due pianisti/compositori ed è stato pubblicato<br />

nel 1990.<br />

Il libro si articola in undici capitoli e traccia un itinerario didattico<br />

che va dall’impostazione agli arpeggi, fornendo uno strumento di base <strong>per</strong> i<br />

primi quattro/cinque anni di <strong>studio</strong>. I primi otto capitoli si <strong>su</strong>ddividono in<br />

tre parti ciascuno, di cui la parte A concerne problematiche più<br />

propriamente tecniche; la parte B riguarda aspetti musicali connessi a quelli<br />

tecnici; la parte C applica in uno o più brani espressamente composti<br />

quanto trattato nelle due parti precedenti. I capitoli nove e dieci sono<br />

incentrati <strong>su</strong>lle scale e gli arpeggi; il capito<strong>lo</strong> undici è di carattere<br />

principalmente teorico.<br />

Il <strong>per</strong>corso del metodo è determinato dalla <strong>su</strong>ccessione degli<br />

argomenti trattati nelle parti A. I primi sei capitoli si sviluppano in modo<br />

conseguente a partire dal principio della caduta, passando da <strong>su</strong>ccessioni di<br />

note via via più lunghe, dapprima a mano fissa, poi in spostamento<br />

progressivo, infine con spostamento di salto. Il capito<strong>lo</strong> sette affronta<br />

l’indipendenza delle dita mediante esercizi con note tenute. L’ottavo, il<br />

nono e il decimo il passaggio del pollice e le <strong>su</strong>e più dirette applicazioni:<br />

scale e arpeggi. L’ultimo capito<strong>lo</strong> tratta il metodo di <strong>studio</strong> e i principi di<br />

diteggiatura.<br />

Tra gli argomenti sviluppati nelle parti B vengono approfonditi in<br />

particolare i due principali tipi di scrittura pianistica: la polifonia e il canto<br />

con accompagnamento, ripartendone <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> in diversi capitoli, sempre in<br />

connessione con gli argomenti tecnici delle parti A.<br />

45


I pezzi delle parti C sono spesso riferiti a epoche e a autori precisi,<br />

abituando così l’allievo ad accostare una larga gamma di problemi<br />

stilistico-musicali. Ogni brano impiega quasi esclusivamente elementi<br />

tecnici già studiati senza quindi anticipare quelli dei capitoli <strong>su</strong>ccessivi.<br />

Inoltre il frequente ricorso alla scrittura a quattro mani facilita<br />

l’apprendimento del senso ritmico e introduce alle problematiche della<br />

musica d’insieme.<br />

La parte tecnica del metodo è stata maggiormente curata da Ruggero<br />

Ruocco, mentre le composizioni presenti, ricche e originali, anche se, forse,<br />

di non semplice esecuzione, sono o<strong>per</strong>a dell’ingegno di Emilio Ghezzi.<br />

È un metodo molto articolato e dettagliato, con un approccio di tipo<br />

scientifico alle problematiche inerenti <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte: ogni<br />

problema tecnico viene smontato in tutte le minime frazioni; nulla è<br />

lasciato al caso, tutto è previsto, calcolato e analizzato.<br />

46


Il “Metodo Suzuki”<br />

Il reale motivo della venuta in Occidente di Shinichi Suzuki, fondatore<br />

dell'omonimo metodo, era quel<strong>lo</strong> di comprendere il vero significato<br />

dell'Arte, risposta che s<strong>per</strong>ava di trovare nell'Europa degli anni '20 - '30. A<br />

Berlino egli non so<strong>lo</strong> studiò violino con Karl Klingher, allievo di Joachim<br />

ed affermato violinista e insegnante, ma divenne intimo amico di Albert<br />

Einstein e conobbe le nuove idee <strong>su</strong>ll'educazione dei bambini che si<br />

stavano diffondendo grazie alla generazione di Maria Montessori e Jean<br />

Piaget.<br />

La sintesi di questo "apprendimento", avvenuto in un ricco e variegato<br />

panorama culturale, si rias<strong>su</strong>nse alla fine nella <strong>su</strong>a frase: "L'arte non è<br />

qualcosa che sta sopra o sotto di me, l'arte è legata alla mia essenza più<br />

profonda". Questa profondità d'indagine, la ricchezza della cultura<br />

musicale europea e la messa a punto di nuovi e rivoluzionari <strong>metodi</strong><br />

educativi in cui il bambino diventava soggetto, dunque, furono il fertile<br />

terreno da cui, grazie a quel lungimirante e intraprendente didatta che era<br />

Shinichi Suzuki, nacque il "Metodo Suzuki".<br />

E' un fatto che il re<strong>per</strong>torio appreso dagli studenti del metodo Suzuki,<br />

dai pezzi più semplici fino ai brani da concerto, si rifà interamente al<br />

patrimonio compositivo barocco o romantico dell'Europa, principalmente a<br />

quel<strong>lo</strong> della Germania, dell'Italia e della Francia. Nel <strong>su</strong>o libro Suzuki fa<br />

riferimento a Pab<strong>lo</strong> Casals e ad altri artisti esecutori europei come modelli<br />

di <strong>studio</strong> <strong>per</strong> gli studenti, intendendo sottolineare l'importanza di una<br />

corretta imitazione del <strong>su</strong>ono e di un buon dominio tecnico nel momento in<br />

cui si muovono i primi passi nell'esecuzione strumentale.<br />

Suzuki aveva compreso che proprio "l'imitazione" è alla base del<br />

processo d'apprendimento umano nei primi stadi della vita e, attraverso il<br />

metodo che egli chiamò "della lingua madre", dimostrò che si poteva<br />

insegnare ad un bambino così come gli si insegna a parlare: niente di più<br />

ovvio, eppure niente di più straordinariamente rivoluzionario <strong>per</strong> quei<br />

tempi in cui il gran maestro giapponese ideava e codificava il metodo.<br />

47


Come, infatti, un bambino impara a parlare ascoltando e ripetendo<br />

continuamente le parole dette infinite volte dai genitori, così impara a<br />

<strong>su</strong>onare ascoltando e ripetendo continuamente un frammento musicale, un<br />

ritmo, una me<strong>lo</strong>dia che gli stessi genitori, "addestrati" dall'insegnante, gli<br />

proporranno nel corso della giornata affinché gli ri<strong>su</strong>ltino familiari. Poiché<br />

la musica sarà a questo punto entrata a far parte in modo del tutto naturale<br />

della vita del bambino e della <strong>su</strong>a famiglia, diventerà <strong>per</strong> <strong>lo</strong>ro "metodo di<br />

vita", attraverso il quale verrà costruito il carattere, si coltiverà il buon<br />

gusto, si svilup<strong>per</strong>anno le buone maniere, si imparerà ad entrare in<br />

relazione con gli altri rispettando le regole, ma anche affinando la<br />

sensibilità; soprattutto si troverà in essa quella compagnia che non verrà<br />

mai meno, ancor più se si sarà in grado di <strong>su</strong>onare uno strumento.<br />

Inoltre, attraverso l'inserimento nei gruppi di ritmica prima e<br />

d'orchestra poi, il bambino (con i <strong>su</strong>oi genitori) si potrà confrontare<br />

costantemente con i <strong>su</strong>oi compagni, imparando a capire in modo concreto il<br />

proprio ruo<strong>lo</strong> all'interno di un gruppo, il proprio stile particolarissimo, la<br />

propria capacità di stare e di fare con gli altri senza rinunciare ad essere,<br />

come direbbe Suzuki, "profondamente se stesso". Elevato obiettivo questo,<br />

ma come dicono gli orientali: "Bisogna mirare alla luna <strong>per</strong> colpire<br />

l'aquila".<br />

In queste poche e significative parole ritroviamo tutto <strong>lo</strong> spirito delle<br />

scuole Suzuki: massimo impegno di tutti (allievi, genitori, insegnanti) <strong>per</strong><br />

<strong>per</strong>seguire i livelli di <strong>studio</strong> e preparazione e l'ingresso nell'orchestra, che è<br />

la grande ambizione di tutti i bambini.<br />

48


“Easiest Piano Course” di John Thompson<br />

Il metodo di John Thompson, degli anni novanta, rientra tra quei<br />

<strong>metodi</strong> moderni <strong>su</strong>ddivisi in vari volumi di crescente livel<strong>lo</strong> e dedicati<br />

principalmente a giovani allievi. È anch’esso abbellito da simpatici disegni<br />

e adotta una grafica chiara, facilmente leggibile. È pubblicato in lingua<br />

inglese.<br />

Il primo volume inizia con le nozioni basilari e passa <strong>su</strong>bito a dei<br />

semplici esercizi ritmici <strong>su</strong> una nota, Do, con le due mani. Poi aggiunge il<br />

Re in chiave di violino e il Si in chiave di basso. Via via aggiunge le altre<br />

note, ma con molta calma e soffermandosi <strong>su</strong> ogni picco<strong>lo</strong> passo con degli<br />

esercizi. È un approccio interessante <strong>per</strong> dar modo al giovane allievo di fare<br />

pratica e assimilare le nuove informazioni.<br />

Il secondo volume riprende con la posizione delle due mani <strong>su</strong>l Do<br />

centrale, in modo speculare. Vengono quindi presentate, nell’ordine: le<br />

crome; il segno di alterazione (Fa#, Sib) e la tonalità con l’indicazione<br />

dell’accidente in chiave. Dalla pagina 16 ci si sposta <strong>su</strong>lle tre note<br />

mancanti, cioè <strong>su</strong>l La, Si e Do, <strong>per</strong> tutt’e due le mani. In questo modo si<br />

può passare alla tonalità di Fa e alla relativa posizione <strong>su</strong>lle cinque dita. I<br />

brani seguenti ‘sfruttano’ tutte queste informazioni, spaziando in diverse<br />

tonalità e posizioni. A pagina 30 vengono spiegati gli accordi, divisi nelle<br />

due mani, con degli esercizi specifici. Quindi troviamo pezzi con gli<br />

accordi a parti strette <strong>per</strong> la mano sinistra. Il volume si chiude con due<br />

brani da <strong>su</strong>onare a quattro mani.<br />

Il terzo libro si apre con la spiegazione del concetto di frase musicale<br />

e con la relativa legatura. Quindi viene mostrato come spesso un <strong>per</strong>iodo<br />

musicale sia costituito da quattro semifrasi. A pagina 16 si spiegano gli<br />

intervalli di tono e semitono, con due brani basati <strong>su</strong> questi intervalli. A<br />

pagina 20 è illustrata la scala maggiore e si invita l’allievo a scriverne<br />

alcune, trasportando il model<strong>lo</strong>. I brani seguenti spaziano, toccando le<br />

tonalità di Sol, Fa, Do, Do min. Si ritorna agli accordi maggiori e alla<br />

spiegazione dei rivolti. Il volume si chiude con molti altri pezzi, in diverse<br />

tonalità e con sette diverse scale maggiori con la relativa cadenza.<br />

49


Il quarto volume inizia con la nozione di ‘staccato’ e con un brano<br />

dove la me<strong>lo</strong>dia è alla mano sinistra. Quindi troviamo la spiegazione dei<br />

tagli addizionali, <strong>per</strong> la chiave di basso verso l’acuto, <strong>per</strong> quella di violino<br />

verso il grave. Si arriva alla tonalità di Mi maggiore e a brani in 6/8. Poi a<br />

un brano dove l’accordo viene spezzato. Ci sono quindi vari pezzi dove<br />

troviamo <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del<strong>lo</strong> ‘staccato’, del salto di una mano nell’altra chiave,<br />

del ritmo sincopato. Arriviamo quindi alle tonalità di Si magg., Reb magg.,<br />

Solb magg., ognuna accompagnata da uno o più brani. Il libro si chiude con<br />

altre sette scale maggiori (anche Do# maggiore!).<br />

Dal quinto volume si ha un cambiamento: il libro non è più in<br />

formato orizzontale come i precedenti, ma in formato verticale. Esso inizia<br />

con una breve spiegazione delle semicrome e un relativo brano. Vengono<br />

presentati i tagli addizionali delle note estreme, verso il grave e verso<br />

l’acuto, ma so<strong>lo</strong> fino a tre linee addizionali. Viene poi mostrata<br />

l’acciaccatura e <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pedale di risonanza. Vi sono vari brani <strong>per</strong><br />

affrontare i vari usi del pedale. Le semicrome vengono presentate in brani<br />

con diverso tempo: 4/4, 3/4, 2/4, 6/8. Gli studi <strong>su</strong>ccessivi affrontano invece<br />

il problema del passaggio del pollice, dopo il secondo e il terzo dito. I brani<br />

seguenti, quasi tutti originali tranne qualche adattamento di composizioni<br />

d’altri autori, sviluppano in maniera graduale e progressiva le varie<br />

difficoltà, arrivando a un livel<strong>lo</strong> discreto, che potrebbe coincidere con un<br />

secondo anno di pianoforte classico.<br />

Anche i seguenti volumi continuano <strong>su</strong>lla stessa strada, presentando<br />

brani di diverso genere e carattere, in vari tempi e tonalità. Troviamo anche<br />

brani adattati da Chopin, Thomè, Rimsky-Korsakoff e molti altri.<br />

In generale, si tratta senza dubbio di un buon metodo,<br />

<strong>su</strong>fficientemente articolato. Forse non approfondisce particolarmente <strong>alcuni</strong><br />

aspetti (scale minori, arpeggi, esercizi, ecc.) e i brani proposti hanno spesso<br />

la mano sinistra usata a sostegno della destra, ma questo è un problema<br />

generale dei <strong>metodi</strong> moderni, che cercano di portare nel più breve tempo<br />

possibile <strong>lo</strong> studente a poter <strong>su</strong>onare. Il rischio è <strong>per</strong>ò quel<strong>lo</strong> di non<br />

potenziare a <strong>su</strong>fficienza la mano sinistra e non sfruttare appieno tutte le<br />

risorse possibili.<br />

50


“Il primo libro <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte” di Antonio Trombone<br />

Il lavoro di Trombone, degli anni cinquanta del ‘900, è dedicato a<br />

co<strong>lo</strong>ro che iniziano <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del pianoforte. L’autore sottolinea che, <strong>per</strong><br />

iniziarne <strong>lo</strong> <strong>studio</strong>, è necessario che l’allievo conosca i primi elementi di<br />

teoria e solfeggio. Il libro è diviso in tre parti.<br />

Nella prima parte troviamo: esercizi <strong>su</strong>lle cinque dita <strong>per</strong><br />

l’impostazione della mano e l’indipendenza delle dita, scritti nella sola<br />

chiave di violino; 28 piccoli studi nella estensione delle cinque note a due<br />

parti indipendenti e con l’uso graduale delle dita della mano sinistra,<br />

sempre nella sola chiave di violino; esercizi <strong>per</strong> <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> del legato e del<strong>lo</strong><br />

staccato.<br />

Nella seconda parte ci sono: 16 studietti nella estensione delle cinque<br />

note, in varie tonalità, nelle chiavi di violino e basso, preceduti da esercizi<br />

preparatori; esercizi <strong>per</strong> <strong>lo</strong> spostamento graduale delle mani e <strong>per</strong> l’agilità<br />

progressiva delle dita; esercizi preliminari di arpeggi senza il passaggio del<br />

pollice.<br />

Nella terza parte vengono proposti: 12 studietti nella estensione<br />

<strong>su</strong><strong>per</strong>iore alle cinque note, senza il passaggio del pollice; esercizi<br />

preparatori al passaggio del pollice; scale maggiori e minori armoniche e<br />

me<strong>lo</strong>diche <strong>per</strong> moto retto, raggruppate secondo le affinità di digitazione.<br />

Gli esercizi della prima parte sono scritti nella sola chiave di violino<br />

<strong>per</strong> facilitare la lettura e vanno <strong>su</strong>onati a mani separate <strong>per</strong> evitare che<br />

all’inizio del<strong>lo</strong> <strong>studio</strong> l’allievo si abitui a un movimento uguale fra le mani.<br />

La parte della mano sinistra, scritta con i numeri delle dita sotto le note,<br />

può essere <strong>su</strong>onata all’ottava inferiore.<br />

Gli esercizi della seconda parte, che si muovono attraverso diverse<br />

tonalità, sono preceduti da esercizi specifici <strong>per</strong> fare pratica delle nuove<br />

posizioni e delle alterazioni relative.<br />

In generale, si tratta di un metodo piuttosto <strong>su</strong>ccinto, essenziale, ma<br />

abbastanza completo. E’ basato più <strong>su</strong> esercizi che <strong>su</strong> brani veri e propri: va<br />

sottolineato, comunque, che i brani presenti sono tutti composizioni<br />

dell’autore. È forse uno dei <strong>metodi</strong> che più si avvicina al famoso “Beyer”,<br />

con il vantaggio che, in quel<strong>lo</strong> di Trombone, la chiave di basso entra in<br />

scena prima, dando modo alla mano sinistra di rendersi maggiormente<br />

autonoma e indipendente.<br />

51


Il “Metodo Yamaha”<br />

Il “Metodo Yamaha” è progettato <strong>per</strong> educare i bambini alla musica,<br />

dai 5-6 anni fino agli 8-9 anni, nel massimo divertimento. Il bambino<br />

apprende in modo naturale, cominciando dal<strong>lo</strong> sviluppo dell’orecchio<br />

musicale e imparando man mano vari brani. Questi ultimi sono stati<br />

concepiti non soltanto <strong>per</strong> la <strong>lo</strong>ro validità, ma anche <strong>per</strong> l’attrattiva che<br />

esercitano <strong>su</strong>i bambini.<br />

Le lezioni sono collettive, al<strong>lo</strong> scopo di facilitare l’apprendimento.<br />

Partecipando alla lezione con i <strong>lo</strong>ro coetanei, infatti, gli allievi condividono<br />

la gioia di imparare a <strong>su</strong>onare. Sviluppano un’attitudine positiva verso<br />

l’apprendimento. Sono più motivati e traggono giovamento dall’ascolto<br />

reciproco.<br />

Già dalla prima lezione, gli allievi imparano a <strong>su</strong>onare il primo brano<br />

musicale, accompagnati dall’insegnante e dalla base registrata <strong>su</strong> compact<br />

disc. Man mano che gli allievi progrediscono, i brani diventano sempre più<br />

complessi e divertenti da <strong>su</strong>onare.<br />

I libri del corso sono ricchi di brani musicali vivaci e divertenti,<br />

appositamente creati <strong>per</strong> i bambini di questa età. Ogni libro di testo è<br />

accompagnato da un CD che contiene le registrazioni orchestrali di tutti i<br />

brani e che aiuta l’allievo a <strong>su</strong>onare in modo più musicale ed espressivo.<br />

Gli insegnanti dei corsi Yamaha, musicisti specializzati<br />

nell’educazione musicale, hanno una qualificata es<strong>per</strong>ienza di lavoro con i<br />

bambini di questa età. Vengono accuratamente selezionati e seguono una<br />

rigorosa preparazione prima di cominciare la <strong>lo</strong>ro attività.<br />

Si tratta di un corso <strong>per</strong> imparare a <strong>su</strong>onare il pianoforte a gruppi di<br />

allievi, ognuno dei quali ha a <strong>su</strong>a disposizione un pianoforte elettronico.<br />

Tutte le attività vengono condotte in modo collettivo, senza l’utilizzo di<br />

cuffie. La durata delle lezioni è di un’ora, una volta a settimana. È <strong>lo</strong><br />

standard del “Metodo Yamaha”, adottato da più di trent’anni in tutto il<br />

mondo. In base a questo metodo, l’allievo dapprima ascolta la frase<br />

musicale proposta dall’insegnante, poi la memorizza cantando. Quando il<br />

brano è <strong>per</strong>fettamente memorizzato, si passa a <strong>su</strong>onare, mediante una<br />

tecnica particolare “ad imitazione”. L’ultima fase è quella della lettura, <strong>su</strong>l<br />

pentagramma, delle note che l’allievo ha memorizzato e che sa già <strong>su</strong>onare.<br />

52


In sintesi, <strong>lo</strong> schema è il seguente:<br />

ASCOLTARE >> CANTARE >> SUONARE >> LEGGERE<br />

Il metodo tradizionale fa esattamente il contrario: si comincia dalla lettura<br />

delle note e poi si passa a <strong>su</strong>onare, con la conseguenza di scoraggiare la<br />

maggior parte degli allievi.<br />

Il corso è articolato in sei volumi, ciascuno corrispondente ad un<br />

livel<strong>lo</strong> progressivo. Ogni volume è <strong>su</strong>ddiviso in unità e le materie di<br />

ciascuna di esse sono le seguenti:<br />

1. Brani di re<strong>per</strong>torio di difficoltà progressiva<br />

2. Esercizi tecnici <strong>per</strong> l’agilità delle dita.<br />

3. Esercizi <strong>per</strong> imparare ad armonizzare ed arrangiare me<strong>lo</strong>die di vario tipo.<br />

4. Esercizi <strong>per</strong> la musica d’insieme.<br />

Ogni brano è dotato di base musicale <strong>su</strong> dischetto. Oltre a imparare un<br />

notevole numero di brani di re<strong>per</strong>torio, l’allievo impara anche ad<br />

armonizzare le me<strong>lo</strong>die in svariate tonalità e ad arrangiarle con stili diversi<br />

di accompagnamento. Il corso propone una formazione musicale completa,<br />

in grado di abbracciare tutti i generi musicali, dalla musica classica a quella<br />

popolare, al jazz, al rock.<br />

Il corso ha una durata media di quattro anni, dal primo passaggio al<br />

completamento di ogni volume, con il rilascio di certificati di <strong>studio</strong> con<br />

validità internazionale. E’ stato progettato <strong>per</strong> rendere l’apprendimento non<br />

so<strong>lo</strong> facile ed immediato, ma anche divertente. Si impara in modo naturale,<br />

soprattutto sviluppando prima l’orecchio musicale e affrontando man mano<br />

vari brani di difficoltà progressiva. Questi ultimi sono stati concepiti non<br />

soltanto <strong>per</strong> la <strong>lo</strong>ro validità, ma anche <strong>per</strong> l’attrattiva che esercitano <strong>su</strong> tutti.<br />

Partecipando alla lezione con altre <strong>per</strong>sone, c’è più motivazione e si trae<br />

giovamento dall’ascolto reciproco. L’atmosfera è più simpatica ed è priva<br />

di tensione. La musica favorisce la socialità. Si diventa tutti amici e si<br />

impara a fare musica d’insieme, ed è questa un’es<strong>per</strong>ienza di va<strong>lo</strong>re<br />

straordinario. Fin dalla prima lezione, si impara a <strong>su</strong>onare il primo brano<br />

musicale, con l’accompagnamento dell’insegnante e della base registrata<br />

<strong>su</strong>l compact disc. I brani <strong>su</strong>ccessivi sono molto attraenti e vari, studiati <strong>per</strong><br />

incontrare i gusti e le esigenze degli allievi nelle varie fasce d’età.<br />

53


Conclusione<br />

Lo scopo di questo mio lavoro è stato quel<strong>lo</strong> di vedere come sono<br />

stati concepiti e scritti <strong>alcuni</strong> tra i più <strong>importanti</strong> <strong>metodi</strong> pianistici della<br />

storia. È stato, inoltre, molto interessante vedere come essi siano cambiati,<br />

come contenuti e struttura, nel corso del tempo.<br />

I <strong>metodi</strong> più ‘vecchi’, tra quelli qui inclusi, sono quelli di Clementi,<br />

del 1801, di Czerny, della prima metà dell’800, di Beyer, del<strong>lo</strong> stesso<br />

<strong>per</strong>iodo, di Lebert & Stark, del 1858. Seguenti a questi sono i <strong>metodi</strong> di<br />

Mugellini, del 1911, di Brugnoli, del 1927, di Bartok, del 1926-39, di Cesi,<br />

del 1929. Si arriva ai <strong>metodi</strong> degli anni cinquanta/sessanta del novecento di<br />

Trombone, Rossomandi e poi a quelli recenti di Bastien (anche se egli ha<br />

iniziato negli anni sessanta il <strong>su</strong>o è un metodo che si è imposto da noi<br />

<strong>su</strong>ccessivamente), Thompson, Hall, Emonts.<br />

L’aspetto che maggiormente emerge è che i <strong>metodi</strong> del passato erano<br />

spesso corposi ed impegnativi. Ad eccezione del metodo di Beyer, gli altri<br />

erano di solito lunghi e molto dettagliati. Anche altre o<strong>per</strong>e non comprese<br />

nel mio lavoro, ma che <strong>per</strong>ò sono state visionate (ad esempio i lavori di<br />

Breithaupt, Adam ed altri), erano estremamente articolate, comprendendo<br />

anche aspetti fisio<strong>lo</strong>gici, muscolari, ecc. Tra i <strong>metodi</strong> che ho analizzato<br />

quel<strong>lo</strong> di Brugnoli è forse l’unico che riprende queste idee, andando a<br />

studiare tutte le componenti dell’attività di <strong>su</strong>onare il pianoforte. La <strong>su</strong>a è,<br />

infatti, un’o<strong>per</strong>a addirittura impressionante <strong>per</strong> la quantità d’aspetti trattati<br />

e d’informazioni fornite. Altro lavoro co<strong>lo</strong>ssale è quel<strong>lo</strong> di Cesi, in dodici<br />

fascicoli, ognuno dei quali affronta un argomento relativo all’esecuzione<br />

pianistica. E’ un metodo monumentale, che parte dalle nozioni basilari <strong>per</strong><br />

arrivare alle più grandi difficoltà che un pianista possa immaginare di dover<br />

affrontare. Anche il metodo di Clementi è molto impegnativo, soprattutto<br />

<strong>per</strong> il pianista principiante e sottintende una notevole applicazione. Il<br />

metodo di Lebert & Stark è forse meno difficile dei precedenti e ha in più il<br />

vantaggio di avere molti brani da <strong>su</strong>onare a quattro mani. Quel<strong>lo</strong> che gli<br />

manca, <strong>per</strong>ò, è la profondità d’analisi di tutti i particolari che caratterizza i<br />

grandi <strong>metodi</strong> storici menzionati.<br />

54


Discorso a parte merita il lavoro di Bartok, anche se molto è già stato<br />

detto nel capito<strong>lo</strong> specifico. Più che un metodo è un cammino progressivo<br />

attraverso le numerose difficoltà che un pianista è chiamato ad affrontare,<br />

stimolando <strong>lo</strong> <strong>studio</strong> e la fantasia del<strong>lo</strong> studente con un ricchezza di<br />

contenuti e una freschezza compositiva davvero straordinarie.<br />

Molto interessanti sono anche le due o<strong>per</strong>e di Rossomandi, che<br />

costituiscono insieme un imponente lavoro, degno dei più grandi didatti.<br />

Dei <strong>metodi</strong> moderni, quel<strong>lo</strong> che forse merita un’attenzione particolare è<br />

quel<strong>lo</strong> di Fritz Emonts: è un lavoro estremamente stimolante e vario, che<br />

parte dai rudimenti <strong>per</strong> arrivare a dei brani belli e anche impegnativi;<br />

inoltre è accompagnato da ricche spiegazioni e a<strong>per</strong>ture a musiche diverse,<br />

come il jazz. Questo è un aspetto da mettere in rilievo, in quanto manca a<br />

molti <strong>metodi</strong> moderni.<br />

Dal punto di vista meramente tecnico, molte sarebbero le cose da<br />

sottolineare. La più evidente è forse il cambiamento che si è avuto nel<br />

corso del tempo al riguardo dell’inizio degli studi da parte di un<br />

principiante. Nei <strong>metodi</strong> storici l’alunno veniva <strong>su</strong>bissato di informazioni e<br />

tenuto ‘fermo’ <strong>per</strong> molto tempo <strong>su</strong> aspetti come la lettura, il solfeggio, gli<br />

esercizi; oggi si tende a far<strong>lo</strong> <strong>su</strong>onare <strong>su</strong>bito, <strong>per</strong> non correre il rischio di<br />

fargli ‘odiare’ la musica. Molti sono, infatti, co<strong>lo</strong>ro che hanno abbandonato<br />

la musica <strong>per</strong> il troppo tempo passato a solfeggiare! Nei <strong>metodi</strong> moderni si<br />

<strong>su</strong>ona <strong>su</strong>bito, anche con i pugni, <strong>su</strong>i tasti neri, con due note: tutto è utile <strong>per</strong><br />

prendere <strong>su</strong>bito confidenza con la tastiera e partire senza esitazioni. Il<br />

rischio è quel<strong>lo</strong> di trascurare aspetti <strong>importanti</strong> come, appunto, il solfeggio<br />

e costruire castelli <strong>su</strong>lla sabbia: dipende dalle capacità del maestro riuscire<br />

a insegnare anche le cose ‘noiose’, rendendole chiare e comprensibili.<br />

Altro aspetto che può essere evidenziato è quel<strong>lo</strong> della differenza di<br />

impostazione <strong>per</strong> i pezzi più facili. Nei <strong>metodi</strong> storici si iniziava, spesso,<br />

dalla chiave di violino con tutt’e due le mani a distanza di ottava, oppure<br />

con la sinistra in chiave di basso, ma sempre partendo con il migno<strong>lo</strong> dal<br />

Do. Oggi la tendenza è invece quella di partire con la sinistra speculare alla<br />

destra dal Do centrale, e quindi <strong>su</strong>bito con la chiave di basso, <strong>per</strong> non<br />

complicare le cose con il migno<strong>lo</strong> della sinistra, sempre ‘indisciplinato’ e<br />

difficile da gestire nel primo <strong>per</strong>iodo di studi.<br />

55


Quel<strong>lo</strong> che rimane in comune a tutti i <strong>metodi</strong> è la parte iniziale<br />

dedicata alle principali nozioni di teoria musicale: le note, le chiavi, la<br />

notazione, il tempo musicale, le alterazioni, ecc. Diverso è poi il modo di<br />

mettere in pratica le cose e il ‘come’ far iniziare l’allievo. Un particolare<br />

metodo preferisce insistere <strong>su</strong>ll’aspetto ritmico, uno <strong>su</strong>l <strong>su</strong>onare <strong>su</strong>bito<br />

qualcosa, anche partendo dai tasti neri, un altro da esercizi <strong>su</strong> tre note,<br />

oppure <strong>su</strong> cinque, e via dicendo. Tutti i <strong>metodi</strong> sono validi; la responsabilità<br />

è dell’insegnante che deve valutare con attenzione l’allievo che ha davanti<br />

e ‘calibrare’ il metodo in base alle esigenze. L’ideale è, quindi, adottare un<br />

metodo come guida principale cercando quel<strong>lo</strong> che più si adatta al singo<strong>lo</strong><br />

studente e nel<strong>lo</strong> stesso tempo allargare l’orizzonte ‘pescando’ da altri<br />

<strong>metodi</strong> o altri testi che possono essere complementari a quel<strong>lo</strong> principale.<br />

Probabilmente il metodo ideale non esiste: la soluzione si può quindi<br />

trovare prendendo le cose che più interessano da vari testi, riunendole in<br />

modo omogeneo, senza creare degli sbilanciamenti e senza concentrarsi<br />

troppo <strong>su</strong> un aspetto a discapito di un altro. Ecco che la programmazione<br />

<strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> ciascun allievo può ri<strong>su</strong>ltare uno strumento utile, se non<br />

addirittura indispensabile, <strong>per</strong> tenere sempre sotto control<strong>lo</strong> la situazione,<br />

calibrando le azioni dell’oggi in base agli obiettivi e ai ri<strong>su</strong>ltati da<br />

<strong>per</strong>seguire.<br />

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