22.10.2013 Views

VDG Magazine

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee. L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione puntuale, tracciabilità e sicurezza) del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora molto da lavorare. Soprattutto da parte delle istituzioni e in particolar modo di quelle europee.
L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si voglia – con la quale bisogna fare i conti, more solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

FEBBRAIO 2013 - EURO 4,90<br />

<strong>VDG</strong> MAGAZINE VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 3 | N.23 | MENSILE | Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/19/2011 | Belgio Euro 9,30 | Canton Ticino Ch.Fr. 11,50 | Costa Azzurra Euro 11.90 | Stati Uniti<br />

BIOLOGICO<br />

AI RAGGI X<br />

Consumi in crescita, aziende in aumento.<br />

Ma quanto ne sappiamo davvero del bio?<br />

Indagine su qualità e contraddizioni<br />

del cibo prodotto “al naturale”<br />

I migliori eventi enogastronomici del mese<br />

9 772039 887006<br />

20023<br />

www.vdgmagazine.it<br />

CIBO&TERRITORIO<br />

Il radicchio rosso trevigiano<br />

Paese che vai, polenta che trovi<br />

TENDENZE<br />

L’happy hour ai tempi della crisi<br />

Crociere a un anno dal disastro<br />

ARTIGIANATO<br />

Maschere & costumi<br />

ITINERARI<br />

Carnevali italiani minori<br />

Germania: Monaco e Berlino<br />

PERSONAGGI<br />

Carlo Verdone<br />

si racconta a tavola


editoriale<br />

di Do m e n i c o marasco<br />

domenico.marasco@vdgmagazine.it<br />

Grande industria, piccoli prezzi: c’è da fidarsi?<br />

Il cibo di qualità implica un giusto controvalore<br />

Sulla qualità e sulla “trasparenza” (intesa<br />

nell’accezione di genuinità, ma anche di informazione<br />

puntuale, tracciabilità e sicurezza)<br />

del cibo – lo diciamo da tempo – c’è ancora<br />

molto da lavorare. Soprattutto da parte delle<br />

istituzioni e in particolar modo di quelle europee.<br />

L’ardua sfida – o l’impari duello che dir si<br />

voglia – con la quale bisogna fare i conti, more<br />

solito, è quella tra le lobby industriali dell’agroalimentare,<br />

che non hanno nessun interesse a<br />

fare chiarezza nelle etichette e propendono a<br />

lasciarle più vaghe possibile, e i produttori piccoli<br />

e medi, che della qualità e della genuinità<br />

fanno il loro vessillo senza riuscire però a comunicarle<br />

e a commercializzare i loro prodotti<br />

su larga scala. Con questo non vogliamo assolutamente<br />

dire, in maniera qualunquistica e<br />

superficiale, che tutto il cibo dell’industria sia<br />

cattivo, snaturato e nocivo per la salute, per<br />

carità. Tuttavia, riteniamo importante (fondamentale?)<br />

il diritto del consumatore a sapere<br />

se un olio contenga più o meno polifenoli. Così<br />

come è altrettanto importante essere messi<br />

al corrente su quante proteine contenga una<br />

pasta. Il consumatore, al momento di scegliere<br />

i suoi acquisti, deve essere pienamente consapevole<br />

del fatto che il cibo di qualità, fatto in<br />

maniera artigianale e con materie prime scelte,<br />

non può trovarsi sullo scaffale allo stesso prezzo<br />

di quello industriale. È, molto semplicemente,<br />

una questione di buonsenso, prima ancora<br />

che di economia. Quando, nella Grande Distribuzione<br />

Organizzata, vi imbattete in quelle<br />

“offerte promozionali straordinarie” che vi<br />

danno la possibilità di acquistare una bottiglia<br />

di olio a un prezzo che – a ben pensarci – non<br />

copre neanche un terzo dei costi di produzione,<br />

bè, allora, sappiate che si tratta di un<br />

prodotto certamente non genuino. Dei passi<br />

avanti in direzione della trasparenza e della tutela<br />

della qualità e della sicurezza alimentare,<br />

comunque, sono stati fatti, bisogna ammetterlo.<br />

L’ultimo passaggio importante, in tal senso,<br />

risale al 19 dicembre scorso quando il governo<br />

uscente ha approvato la legge cosiddetta “Salva<br />

olio italiano” che comporterà un forte inasprimento<br />

delle sanzioni per tutte le frodi e le<br />

contraffazioni perpetrate ai danni del comparto<br />

nonché nuove norme per l’etichettatura. Un<br />

provvedimento che, nel mondo agroalimentare<br />

italiano, ha suscitato il plauso di tutti. Di tutti<br />

tranne che di Confagricoltura. La difesa delle<br />

lobby della grande industria, come si diceva,<br />

del resto, è dura a morire. Noi, per quanto ci<br />

compete, in questo numero cercheremo di fare<br />

chiarezza su un terreno difficile come quello<br />

del cibo biologico, analizzandolo soprattutto<br />

come fenomeno economico. Per farlo, oltre<br />

che delle nostre preziose risorse redazionali, ci<br />

siamo avvalsi del supporto di Nomisma, la prestigiosa<br />

società di studi economici di Bologna<br />

(che, dal numero scorso, ha avviato con VdG<br />

una collaborazione fissa) e del Comando Carabinieri<br />

Politiche Agricole e Alimentari di Roma.<br />

Un’indagine, la nostra, che vorrebbe aiutare<br />

i consumatori a saperne di più e a districarsi<br />

meglio nel “mondo bio”, nelle sue peculiarità,<br />

nelle sue sfaccettature economiche e anche<br />

nelle sue contraddizioni. Quelle che, manco a<br />

dirlo, hanno a che fare ancora una volta con<br />

la grande industria alimentare.<br />

Buon viaggio del gusto a tutti<br />

febbraio 2013<br />

3


EL’MET Disponibile in 16 colori. 9 taglie, calotta Fiberglass in 3 misure. Interno completamente removibile e lavabile. Inserti imbottiti per la<br />

EL’MET Disponibile microregolazione in 16 colori. della 9 taglia. taglie, Cover calotta per utilizzo Fiberglass senza visiera. in 3 misure. Cinturino Interno con chiusura completamente micrometrica. removibile Gra ca rifrangente. e lavabile. Omologato Inserti ECE imbottiti 22.05 in per Italia. la<br />

microregolazione della taglia. Cover per utilizzo senza visiera. Cinturino con chiusura micrometrica. Grafica rifrangente. Omologato ECE 22.05 in Italia.


sommario febbraio 2013<br />

12 Dall’Italia<br />

e dal mondo<br />

16 La salute nel piatto<br />

Le proteine vegetali<br />

18 Almanacco di Barbanera<br />

20 Appuntamenti<br />

28 Cover story<br />

È la tendenza alimentare del nuovo<br />

millennio. La filiera “100% naturale”<br />

che spopola in Occidente, dove tutti<br />

ormai vogliono mangiare cibo “sano,<br />

sicuro e sostenibile”. Un nuovo<br />

fenomeno economico dalle<br />

potenzialità illimitate. Ma quanto ne<br />

sappiamo davvero dell’agricoltura<br />

biologica? E soprattutto: possiamo<br />

fidarci davvero del “bio” che ci vende<br />

la grande industria?<br />

6 febbraio 2013<br />

44<br />

60<br />

panorama<br />

44 L’Oasi Galbusera Bianca<br />

Un rifugio verde in mezzo alla Brianza. Per<br />

mangiare genuino e ritornare alla natura<br />

46 Personaggi: Gudrun Dalla Via<br />

Il presente e il futuro del bio spiegato dalla<br />

più autorevole scrittrice di salute&benessere<br />

50 Com’è cambiato l’happy hour<br />

Il rito dell’aperitivo milanese ai tempi della<br />

crisi. Tra buffet classici e nuove tendenze<br />

54 Carlo Verdone...a tavola<br />

Gusti antichi e ricordi familiari: il comico si<br />

racconta alle inviate speciali Gula e Isoardi<br />

56 A cena da “Francesco”<br />

Anche a San Pietroburgo l’eleganza e il<br />

gusto parlano italiano. Provare per credere<br />

64<br />

cibo&territorio<br />

60 Il radicchio rosso<br />

Alla scoperta di questo ortaggio milleusi e<br />

della sua terra d’elezione: la Marca trevigiana<br />

64 La polenta<br />

Un piatto, mille varianti regionali. E una<br />

tradizione che riaffiora nelle nuove polenterie<br />

68 Cibi affumicati<br />

Carni, formaggi, pesce e sale: un’arte, quella<br />

d’insaporirli col fumo, vecchia quanto l’uomo<br />

72 La canditura delle arance<br />

Cosa sarebbero panettoni e cassate senza i<br />

canditi? Pochi sanno però come e dove si fanno<br />

76 Wine passion: Il Taurasi<br />

Lo chiamano il “Barolo del Sud”, questo rosso<br />

rubino, figlio di un antico vitigno avellinese<br />

78 Il buono a tavola, I dolci di Carnevale<br />

80 Orto dei semplici, Il sedano<br />

82 Chef italiani nel mondo<br />

84 Food news


Vecchia Grappa<br />

di Prosecco<br />

seduzione al<br />

primo incontro<br />

Ti avvicina con naturale eleganza, ti invita<br />

con limpidi sentori floreali, ti avvolge<br />

con morbide sfumature di vaniglia, ti appaga<br />

con preziose sensazioni. Vecchia Grappa<br />

di Prosecco, seduzione al primo incontro.<br />

www.daponte.it<br />

www.boscolodesign.it / ph www.ugly-duckling.it


sommario febbraio 2013<br />

88<br />

inviaggio<br />

88 Crociere? Avanti tutta<br />

Come il mondo crocieristico ha saputo<br />

reagire e rilanciarsi dopo la tragedia del Giglio<br />

92 Piccoli Carnevali d’Italia<br />

Dalla Puglia alla Valle d’Aosta, 4 tappe in<br />

provincia per assistere alla festa più allegra<br />

96 L’Italia in mostra: Udine<br />

La città friulana come non l’avete mai vista:<br />

sotto la luce elegante dei dipinti del Tiepolo<br />

100 Germania, non solo fiere<br />

A Berlino e Monaco per capire come si può<br />

unire dovere e piacere, in periodo fieristico<br />

104 Città in 24 ore, Dublino<br />

105 Viaggi per tutte le tasche<br />

8 febbraio 2013<br />

piaceri<br />

104<br />

92<br />

108 Mascheramenti ad arte<br />

Guerrino Lovato, mascariere veneziano, ci<br />

racconta quest’antica usanza carnevalesca<br />

110 I piaceri di Bacco<br />

Auto di lusso e buon vino italiano: un<br />

binomio suggestivo. Parola di Range Rover<br />

112 Bellezza & benessere<br />

113 Soste d’arte<br />

114 Week-end relax<br />

115 Week-end verde<br />

120 Libri<br />

121 Spettacoli<br />

122 Shopping<br />

124 Trendy<br />

122<br />

126 Le selezioni di VdG


“Abbiamo<br />

tolto tutto…<br />

è rimasto<br />

solo il<br />

vino”<br />

Società Agricola Tenuta Ambrosini srl<br />

via della pace 60 - 25046 Cazzago San Martino (Bs)<br />

tel: 030/7254850 fax 030/7254440<br />

info@tenutambrosini.it<br />

www.tenutambrosini.it


Verde<br />

Intenso<br />

MONOCULTIVAR CAROLEA<br />

in vendita presso VdG Market<br />

Via Ungaretti, 7 - Cernusco sul Naviglio (MI)<br />

Tel. 02 94433020<br />

Direttore Responsabile<br />

Domenico Marasco<br />

Coordinatore editoriale<br />

Francesco Condoluci<br />

Grafica e impaginazione<br />

Daniel Addai<br />

Carlo Fontana<br />

Editing<br />

Gilda Ciaruffoli<br />

Foto Editor<br />

Giuseppe Magaretti<br />

Gianluca Congiu<br />

Foto: Fotolia<br />

Editore: Opera Italia Srl<br />

Via Pola, 15 20124 Milano<br />

Presidente: Roberto Patti<br />

Stampa: PuntoWeb Srl<br />

00040 Ariccia (Roma)<br />

Per la vostra pubblicità: OPERA ITALIA Srl<br />

Via Pola 15 - 20124 Milano<br />

Tel. 02 89053250 - fax 02 89053290<br />

e-mail: info@operaitaliasrl.net<br />

Direttore commerciale: Ruggero Marasco<br />

Abruzzo<br />

Michele Caracino<br />

Gaetano Castaldi<br />

Basilicata<br />

Isa Grassano<br />

Angela Pino<br />

Calabria<br />

Salvatore Chiarella<br />

Lucia Lipari<br />

Antonio Romeo<br />

Raffaele Romeo<br />

Campania<br />

Ferdinando Cappuccio<br />

Luisa Del Sorbo<br />

Rosalia Imperato<br />

Emilia-Romagna<br />

Luca Campana<br />

Marco Landucci<br />

Chiara Mojana<br />

Giancarlo Roversi<br />

Luca Sardi<br />

Nerino Trentini<br />

Fruttuoso Zucchini<br />

Friuli Venezia-Giulia<br />

Valentina Coluccia<br />

Marina Tagliaferri<br />

Lazio<br />

Francesco Maria Bucarelli<br />

Domenico Bruno<br />

Alessandro Mei<br />

Distribuzione Italia<br />

ME.PE. S.p.A.<br />

Abbonamenti<br />

Opera Italia Srl<br />

Via Pola 15 - 20124 Milano<br />

Tel. 02.89.053250<br />

fax 02.89053284<br />

Il Servizio abbonati<br />

è in funzione dal lunedì al venerdì<br />

dalle 10,00 alle 12,30.<br />

abbonamenti@vdgmagazine.it<br />

L’abbonamento può avere inizio in<br />

qualsiasi periodo dell’anno.<br />

L’eventuale cambio di indirizzo è<br />

gratuito. Informare il Servizio<br />

abbonati almeno 20 giorni prima del<br />

trasferimento, allegando l’etichetta<br />

con la quale arriva la rivista.<br />

GARANZIA DI RISERVATEZZA<br />

PER GLI ABBONATI<br />

collaboratori&ambasciatori<br />

Giovanni Merone<br />

Stefania Monaco<br />

Francesca Oliverio<br />

Liguria<br />

Alessandro Baffigi<br />

Barbara Bacigalupo<br />

Anna Orlando<br />

Lombardia<br />

Massimiliano Bruni<br />

Alba De Gasperis<br />

Lorenzo Foti<br />

Francesca Frediani<br />

Valentina Gavarini<br />

Riccardo Lagorio<br />

Eugenio Meloni<br />

Umberto Mortelliti<br />

Aldo Pagnussat<br />

Giampaolo Perna<br />

Saro Trovato<br />

Marche<br />

Ferruccio Squarcia<br />

Molise<br />

Giovanni Scapagnini<br />

Ida Santilli<br />

Piemonte<br />

Silvana Delfuoco<br />

Donato Lanati<br />

Roberto Rabachino<br />

Monica Coviello<br />

Paola Gula<br />

Elisa Isoardi<br />

L’Editore garantisce la massima<br />

riservatezza dei dati forniti dagli<br />

abbonati e la possibilità di<br />

richiederne gratuitamente la rettifica<br />

o la cancellazione ai sensi dell’art. 7<br />

del D. leg. 196/2003 scrivendo a:<br />

Opera Italia Srl<br />

Sede legale: via Pola 15<br />

20124 Milano<br />

Redazione: via Pola 15<br />

20124 Milano<br />

tel. 0289053250<br />

fax 0289053290<br />

Registrazione Tribunale<br />

di Milano n. 92<br />

del 10/02/2011<br />

L’editore ha ricercato con ogni mezzo<br />

i titolari dei diritti fotografici<br />

senza riuscire a reperirli.<br />

È ovviamente a piena<br />

disposizione per assolvere<br />

quanto dovuto nei loro confronti<br />

Portale e-commerce: www.vdgstore.com<br />

Segreteria: Monia Manzoni- Tel. 02.89053250 - info@operaitaliarsrl.net<br />

Prenotazione spazi e ricevimento impianti<br />

tel. 02 89053250 - trafficostampa@operaitaliasrl.net<br />

N.B. Ci riserviamo il diritto di accettare solo la<br />

comunicazione pubblicitaria coerente con i contenuti e le<br />

immagini della testata.<br />

Cerchiamo agenti e venditori di spazi pubblicitari<br />

Viaggi del Gusto <strong>Magazine</strong>, AirOne <strong>Magazine</strong> e Ursa Major <strong>Magazine</strong> cercano persone di professionalità<br />

affermata, o da formare, nel settore della vendita di spazi pubblicitari e nel ruolo di agenti di commercio.<br />

L'area di lavoro è individuata nelle seguenti regioni: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,<br />

Toscana, , Calabria, Campania, Liguria. I candidati interessati sono invitati a spedire il proprio curriculum a<br />

info@operaitaliasrl.net<br />

Puglia<br />

Lucrezia Argentiero<br />

Bruno Micai<br />

Jolanda De Nola<br />

Nunzio Pacella<br />

Sergio Siciliano<br />

Sardegna<br />

Roberto Dall’Acqua<br />

Annalisa Bernardini<br />

Lino Erriu<br />

Giuseppe Pulina<br />

Sicilia<br />

Cesare Aldesino<br />

Rosario Ribbene<br />

Marco Scapagnini<br />

Toscana<br />

Elena Conti<br />

Marco Ghelfi<br />

Rosanna Ercole Mellone<br />

Marco Scataglini<br />

Trentino Alto-Adige<br />

Francesca Negri<br />

Umbria<br />

M. Pia Fanciulli<br />

Valle d'Aosta<br />

Flavio Amadei<br />

Veneto<br />

Germana Cabrelle


contributors febbraio 2013<br />

ROBERTO<br />

RABACHINO<br />

Piemontese, 54 anni,<br />

giornalista, scrittore, docente<br />

universitario e sommelier. Ha<br />

fatto del vino una ragione di<br />

vita e di lavoro, tanto da<br />

essere eletto presidente dei<br />

degustatori di tutto il<br />

mondo. Presiede anche<br />

l'associazione italiana della<br />

stampa agroalimentare e<br />

con il suo "Vocabolario del<br />

vino" ha vinto il concorso<br />

Internazionale Libri da<br />

Gustare.<br />

pagg. 46-76<br />

ISA<br />

GRASSANO<br />

Lucana di nascita, bolognese<br />

d’adozione. Da piccola sognava<br />

di fare l’hostess o la giornalista.<br />

Quando s’è resa conto che non<br />

avrebbe superato l’1,60 di<br />

altezza, ha ripiegato sulla<br />

seconda opzione. Ma non ha<br />

rinunciato ai viaggi e al turismo,<br />

di cui scrive con passione e<br />

competenza. Tra voli aerei e<br />

pagine da riempire, ha anche<br />

trovato il tempo per creare un<br />

divertente manuale sulle “101<br />

cose da fare Gratis in Italia”.<br />

pag. 88-94-104<br />

SILVANA<br />

DELFUOCO<br />

Emiliana di nascita e<br />

torinese d’adozione per i<br />

casi della vita, grazie alla<br />

sua esperienza di<br />

Assaggiatore di formaggi e<br />

di salumi e, soprattutto, di<br />

Giudice del Tartufo, dal<br />

2003 è approdata al<br />

giornalismo<br />

enogastronomico. Il suo<br />

scheletro nell’armadio sono<br />

invece i troppi anni passati<br />

a tentare di insegnare il<br />

latino a generazioni di<br />

liceali recalcitranti.<br />

pagg. 60-96<br />

FONDAZIONE<br />

VERONESI<br />

È stata voluta da<br />

Umberto Veronesi nel<br />

2003 essenzialmente per<br />

sostenere la ricerca<br />

scientifica. Ma il pallino<br />

del professore è stato<br />

sempre quello della<br />

divulgazione. Ecco allora<br />

che la Fondazione ha<br />

scelto VdG per spiegare<br />

al grande pubblico i<br />

concetti di salute e<br />

corretta alimentazione.<br />

pag. 16<br />

NOMISMA<br />

In greco antico<br />

“nomisma” indica il valore<br />

reale delle cose. E'<br />

seguendo questa radice<br />

etimologica che Nomisma<br />

- oggi uno dei principali<br />

istituti di ricerca<br />

economica europei -<br />

osserva, in Italia e nel<br />

mondo, tutti i fenomeni<br />

dell'economia reale.<br />

Da questo mese lo farà<br />

anche per i lettori<br />

di VdG magazine .<br />

pag. 29-36<br />

PAOLA<br />

GULA<br />

Trascorre la vita tra libri,<br />

assaggi e i 4 figli, sempre<br />

con il computer appresso<br />

pur di non perdere<br />

l’occasione di scrivere.<br />

Nonostante il lavoro di<br />

giornalista e assaggiatrice<br />

la porti in giro per il mondo,<br />

si sente un'inviata speciale<br />

che racconta le vicende<br />

gastronomiche di una delle<br />

provincie più vivaci d’Italia,<br />

quella di Cuneo.<br />

pag. 54<br />

BENEDETTA<br />

RASO<br />

Italiana nel sangue ma<br />

tedesca di adozione, ha<br />

studiato traduzione a<br />

Roma per poi trasferirsi in<br />

Germania, spinta dalla<br />

passione per la cultura<br />

tedesca. In terra teutonica<br />

si è dedicata al giornalismo<br />

facendo la caporedattrice<br />

di una rivista italiana di<br />

gastronomia, così da<br />

conciliare le sue tre grandi<br />

passioni: scrivere, mangiare<br />

e raccontare il suo Paese.<br />

pagg. 43-100<br />

ELISA<br />

ISOARDI<br />

Ogni mattina su RaiUno<br />

parla di attualità, cronaca e<br />

politica, ma dentro di lei<br />

vive un’anima appassionata<br />

di vini, cucina, tradizioni e<br />

territorio. Le sue radici<br />

affondano nella Valle<br />

Grana, in provincia di<br />

Cuneo, dove torna appena<br />

riesce. Lì, la si può<br />

incontrare in sala o in<br />

cucina nel ristorante di<br />

famiglia, appunto "la<br />

Locanda da Elisa".<br />

pag. 54<br />

RICCARDO<br />

LAGORIO<br />

È nato a Brescia 44 anni<br />

fa, vive con la valigia<br />

sempre pronta, il blocnotes<br />

e la penna sempre<br />

in mano, ferri del mestiere<br />

di cronista vecchio<br />

stampo. Allievo prediletto<br />

di Luigi Veronelli, lo hanno<br />

definito “food scout”. E di<br />

scoperte del patrimonio<br />

gastronomico ne ha fatte<br />

davvero molte, migliaia.<br />

La sua corporatura ne è<br />

testimone.<br />

pagg. 31-64-68-72<br />

hanno<br />

collaborato<br />

a questo<br />

numero:<br />

Flavio Amadei<br />

Lucrezia Argentiero<br />

Azadeh Asgari<br />

Luca Campana<br />

Piero Caltrin<br />

Olga Carlini<br />

Gilda Ciaruffoli<br />

Elena Conti<br />

Claudia Dagrada<br />

Alba De Gasperis<br />

Maria Pia Fanciulli<br />

Lucia Lipari<br />

Stefania Monaco<br />

Giuseppe Pulina<br />

Antonio Romeo


12<br />

dall’Italia e dal mondo<br />

UE: il Regno Unito vuole lasciare<br />

Ma non sarà l’unico<br />

Il primo ministro britannico David<br />

Cameron, parlando alla stampa sul<br />

futuro del Regno Unito all’interno<br />

dell’Unione Europea, ha ufficialmente<br />

annunciato che se vincerà<br />

le prossime elezioni politiche britanniche<br />

(in programma nel maggio<br />

2015) proporrà un referendum<br />

per la permanenza del suo<br />

Paese nella Comunità Europea.<br />

L’appartenenza del Regno Unito<br />

all’UE è uno dei punti più problematici<br />

della politica estera dei<br />

conservatori britannici almeno dai<br />

tempi di Margaret Thatcher. Negli<br />

ultimi anni, i trattati europei come<br />

il fiscal compact nel 2012 – da cui<br />

il Regno Unito si è tenuto fuori<br />

– hanno fatto crescere le proteste<br />

del fronte degli euroscettici,<br />

che nelle loro posizioni più estreme<br />

vorrebbero un referendum il<br />

più presto possibile (e l’uscita del<br />

Regno Unito dall’UE).<br />

febbraio 2013<br />

Il commento<br />

Il Regno di Sua Maestà Elisabetta II – dopo essersi sdegnosamente<br />

rifiutato nel 1992, alla firma del Trattato di<br />

Maastricht, di rinunciare alla sua cara vecchia sterlina per<br />

adottare la moneta unica – si chiamerà fuori anche dalla<br />

stessa Unione Europea? È presto per dirlo. Il referendum<br />

annunciato (minacciato?) dal primo ministro Cameron,<br />

se mai ci sarà, dovrebbe essere indetto entro la fine del<br />

2017. Prima, Cameron dovrà comunque farsi rieleggere<br />

per poter restare a governare il Paese dal numero 10 di<br />

Downing Street. Ma il punto non è questo. L’annuncio<br />

del premier britannico non è un capriccio personale o una<br />

presa di posizione estemporanea, ma arriva a conclusione<br />

di un dibattito che al di là della Manica tiene banco da<br />

mesi: cioè la permanenza o meno del regno di Elisabetta<br />

nell’Eurozona. Un tema che agli inglesi – in generale e<br />

non solo ai tories, i colleghi di partito di Cameron – sta<br />

molto a cuore, dal momento che il loro affetto per<br />

l’UE, per usare le stesse parole del capo del governo di<br />

Londra, si è ridotto «alla dimensione di un wafer». Colpa<br />

di una crisi economica che ha minato la fiducia dei cittadini<br />

nelle istituzioni europee, incapaci di affrontare in<br />

maniera seria la recessione, e colpa di un’Europa che da<br />

tempo ormai è “Germaniacentrica”. Sentimenti questi<br />

di Francesco co n d o l u c i<br />

redazione1@vdgmagazine.it<br />

che, seppur sostenuti da frange radicali e suggestioni<br />

qualunquistiche, anche in Italia stanno prendendo piede<br />

sempre più. Questa Unione Europea, del resto, così<br />

com’è, non funziona. Non funziona dal punto di vista<br />

monetario ed economico, dove le decisioni comunque<br />

passano quasi esclusivamente da una ristretta cerchia di<br />

poteri forti oligarchici e men che meno su quello politico,<br />

visto che il Parlamento Europeo passa gran parte del suo<br />

tempo a votare sulla lunghezza massima delle zucchine<br />

da mettere sul mercato o su quanto devono essere alti<br />

i marciapiedi nelle strade d’Europa per non rendere<br />

disagevole il transito delle mamme con passeggini al<br />

seguito. I limiti di un’Europa priva di una comune identità<br />

politica (prima che economica), e a cui i Paesi aderenti<br />

hanno ceduto quote di sovranità “obtorto collo” per poi<br />

pentirsene, debole nei confronti della Federal Reserve e<br />

del colosso cinese, incapace di una visione condivisa del<br />

futuro, stanno venendo fuori solo adesso, con la gravissima<br />

congiuntura economica mondiale. Prima nessuno<br />

se n’era accorto. Eppure bastava leggere quello che<br />

avevano scritto i padri dell’europeismo, da Jean Monnet<br />

ad Altiero Spinelli. E no, la loro idea di Europa Unita non<br />

era decisamente questa.


La "Tube" londinese<br />

festeggia i 150 anni<br />

La metropolitana di Londra (Tube per<br />

gli "amici") il 10 gennaio ha compiuto<br />

150 anni. Diventata il simbolo<br />

della capitale britannica, la metro<br />

più vecchia del mondo trasporta ogni<br />

giorno quattro milioni di passeggeri.<br />

La prima linea è stata inaugurata il<br />

10 gennaio 1863, dopo solo tre anni<br />

di lavori finanziati da un’azienda privata.<br />

Nel 1874 è stato introdotto un<br />

vagone per fumatori. La prima linea,<br />

costruita per decongestionare la più<br />

grande capitale dell’epoca, collegava<br />

la stazione ferroviaria di Paddington<br />

al quartiere degli affari di Farringdon<br />

e aveva sette stazioni. Oggi la metro<br />

di Londra è lunga 402 chilometri, ha<br />

270 stazioni e trasporta ogni anno<br />

più di un miliardo di passeggeri. Una<br />

curiosità: secondo le stime nei tunnel<br />

della metro abitano 500 mila topi.<br />

Wine Entusiast<br />

premia la Puglia<br />

La Puglia si classifica tra i dieci territori vitivinicoli<br />

più interessanti al mondo secondo<br />

la prestigiosa rivista internazionale Wine<br />

Enthusiast. «Cercavamo un’area geografica<br />

diversa dalla Toscana e dal Piemonte,<br />

luoghi che gli americani già conoscono<br />

ampiamente – spiega Monica Larner,<br />

giornalista – la Puglia è meravigliosa<br />

come clima, come proposta enogastronomica<br />

e come luoghi di infinita bellezza,<br />

una regione tutta da scoprire». Entusiasta<br />

della scelta di Wine Entusiast anche il<br />

governatore della Puglia Nichi Vendola<br />

che ha affermato: «Finalmente facciamo<br />

il nostro vino, prima facevamo il vino<br />

degli altri» riferendosi all’epoca in cui le<br />

uve della Puglia andavano a fortificare i<br />

vini delle altre regioni.<br />

Escherichia coli:<br />

fast food nel panico<br />

Lattuga contaminata dal batterio dell’Escherichia<br />

coli: per questo in Canada diverse catene<br />

di fast food hanno ritirato quest’insalata dai<br />

propri panini. Tra i ristoranti interessati ci sono<br />

Burger King, Taco Bell, Pizza Hut e Kentucky<br />

Fried Chicken (KFC). Le insalate incriminate<br />

sono la lattuga romana e quella iceberg.<br />

Ben 26 persone sarebbero state infettate<br />

dalle loro foglie da fine dicembre ai primi di<br />

gennaio. A causare l’infezione sarebbero stati<br />

dei batteri fecali presenti sull’insalata. Molto<br />

probabilmente la partita di lattuga contaminata<br />

è già stata smaltita, ciononostante le<br />

aziende hanno deciso di ritirare tutte le foglie<br />

di queste insalate, tutte provenienti da un<br />

unico fornitore.<br />

Milano: alla sera<br />

il pane costa la metà<br />

La crisi ha dimezzato il potere d'acquisto? Poco male:<br />

per andare incontro ai consumatori, c'è qualcuno<br />

che ha pensato bene di abbattere del 50% il costo<br />

del pane, alimento imprescindibile della tavola degli<br />

italiani. Succede a Milano, dove in via Sassetti, a due<br />

passi dalla Stazione Centrale, il panificio "Ai Sapori<br />

del Sud" da mesi propone questa originale formula<br />

anti-crisi: dopo le 7 di sera il pane (sfornato appena<br />

un paio d'ore di prima) ma anche le gustose pizze<br />

e focacce caserecce, marchio di fabbrica del locale,<br />

vengono venduti a metà prezzo. Un'iniziativa, quella<br />

voluta dal vulcanico titolare di origine pugliese<br />

Angelo Olindo, che sta riscontrando, ovviamente,<br />

grande successo di cassa e unanimi apprezzamenti<br />

da parte degli aficionados del panificio.<br />

Il New York Times<br />

taglia la sezione ambiente<br />

La crisi dell’editoria colpisce anche i colossi d’oltreoceano.<br />

E così mentre negli Usa due inquietanti rapporti<br />

rilanciano l’allarme sul global warming, il più influente<br />

quotidiano americano decide di smantellare la sua task<br />

force clima. La squadra di sette persone era stata creata<br />

nel 2009 e la sua abolizione è stata definita “preoccupante”<br />

dai movimenti verdi e dallo stesso Public<br />

Editor del quotidiano (il garante dei lettori) Margaret<br />

Sullivan. I giornalisti non perderanno il posto ma verranno<br />

assegnati ad altre redazioni. Nessuna decisione<br />

è stata ancora presa sul blog green.blogs.nytimes.<br />

com: resterà in vita e la sua sopravvivenza, d’ora in<br />

poi, dipenderà esclusivamente dai click ricevuti.<br />

febbraio 2013 13


14<br />

dall’Italia e dal mondo<br />

Integrale fa davvero<br />

rima con salutare?<br />

Integrale o fatto con farine integrali:<br />

nonostante la dicitura non sempre<br />

potrete star certi di acquistare<br />

prodotti salutari. Spesso vi sono<br />

zuccheri aggiunti e calorie a cui<br />

non si pensa. Lo rivela uno studio<br />

dalla Harvard Medical School di<br />

Boston pubblicato su Public Health<br />

Nutrition. Da un’indagine su 545<br />

prodotti alimentari, tra cui vari tipi di<br />

pane, crackers e cereali per la prima<br />

colazione o barrette, è emerso che<br />

gli standard per classificare un cibo<br />

come integrale sono incoerenti.<br />

Vademecum calorie, Efsa fissa fabbisogno giornaliero<br />

L’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare, ha stabilito il fabbisogno medio (Ar) di apporto energetico<br />

per adulti, neonati e bambini. Si tratta di una stima, precisa l’Authority che ha sede a Parma, quanto più<br />

accurata possibile dei fabbisogni calorici di gruppi di popolazione all’interno dell’Europa e aiuterà le istanze<br />

politiche a elaborare e monitorare programmi nutrizionali, nonché a promuovere la salute pubblica,<br />

inclusa la definizione di linee guida dietetiche basate sugli alimenti. Ecco in sintesi il fabbisogno energetico<br />

(Ar), in kcal/giorno, al variare dell’età: 6 anni, (Ar) 1.500-1.600; 12 anni, (Ar) 2.000-2.200; 17 anni, (Ar)<br />

2.300-2.900; 30-39 anni, (Ar) 2.000-2.600; 50-59 anni, (Ar) 2.000-2.500; 70-79 anni (Ar) 1.800-2.300.<br />

Tuttofood si mangia i salumi di Cibus<br />

Assica, l’Associazione confindustriale delle carni e dei<br />

salumi che riunisce circa 180 aziende, tra cui i marchi più<br />

prestigiosi della salumeria italiana, ha siglato con Tuttofood<br />

un contratto in esclusiva valido fino al 2021 che la vincola a<br />

scegliere la rassegna milanese come mostra italiana di riferimento<br />

abbandonando, di fatto, Cibus di Parma. È questo<br />

l’ennesimo segnale delle intenzioni bellicose dei meneghini<br />

nel comparto agroalimentare. Assica, per altro, non è<br />

l’unico marchio confindustriale alimentare che ha stipulato<br />

“patti di ferro” con Milano: esiste infatti già un’intesa con<br />

Aidepi (produttori di dolci) per l’organizzazione di Dolce<br />

Italia insieme a Tuttofood.<br />

Addio a Fred Turner, papà dei Chicken McNuggets<br />

È scomparso a 80 anni Fred Turner, amministratore delegato di McDonald’s dal 1974 al 1987.<br />

Turner, nato a Des Moines, Iowa, è stato l’artefice della creazione dell’impero dell’azienda,<br />

sbarcata in tutti i mercati del mondo, nonché il “padre” delle famose crocchette di pollo<br />

fritte, i Chicken McNuggets, che ha ideato durante una conversazione in ascensore con uno<br />

dei cuochi della società. Tra le innovazioni apportate alla catena di fast food più famosa del<br />

mondo, ci sono anche Hamburger University, il programma di formazione per dirigenti, affiliati<br />

e dipendenti, creato nel 1961, e l’Happy Meal, il menù ad hoc per i più piccoli.<br />

febbraio 2013<br />

Coca Cola,<br />

spot contro l’obesità<br />

Può sembrare un controsenso,<br />

vista la battaglia dei salutisti – e<br />

non solo – contro le bibite gassate<br />

e zuccherate, ma da lunedì<br />

21 gennaio il primo spot firmato<br />

Coca Cola contro l’obesità è<br />

diventato una realtà. Uno spot<br />

in cui la multinazionale ammette<br />

che sì, le bevande gassate fanno<br />

male, ma dipende da quante se<br />

ne consumano, e quali, visto che<br />

ormai in commercio ce ne sono<br />

alcune meno zuccherate. La<br />

pubblicità della Coca Cola arriva<br />

dopo che a New York il sindaco<br />

Michael Bloomberg ha vietato<br />

le bibite zuccherate in formato<br />

extra large. Una mossa che fa<br />

parte della lotta contro l’obesità<br />

in America intrapresa anche dalla<br />

first lady Michelle Obama. Del<br />

resto negli Stati Uniti obesità e<br />

sovrappeso stanno aumentando<br />

in modo esponenziale.


LUXURY HOTEL TORINO


16<br />

la salute nel piatto<br />

Proteine vegetali,<br />

alternativa possibile<br />

La scelta di arricchire la nostra dieta con legumi, frutta secca, cereali e semi<br />

oleaginosi da gustare nei modi più diversi, evitando o limitando l’assunzione<br />

di carne, assicura comunque al nostro organismo il giusto apporto proteico<br />

evitandoci al contempo l’assunzione di grassi saturi e colesterolo.<br />

Ma perché assumerne la giusta quantità quotidiana è così importante?<br />

Ormai i nutrizionisti sono più che concordi: le<br />

proteine animali non sono così necessarie al buon<br />

funzionamento dell’organismo umano. È solo un<br />

fatto di cultura, di abitudine, di facilità di accesso,<br />

tutte giustificazioni che ci allontanano dal concetto<br />

di “salute”. Per stare bene è necessario consumare<br />

proteine nella quantità giusta ogni giorno,<br />

senza che queste siano forzatamente di origine<br />

animale. Le proteine infatti non sono tutte uguali.<br />

Quelle animali sono sì ricche di aminoacidi essenziali<br />

ma si trovano generalmente in alimenti che<br />

contengono anche grassi saturi e colesterolo. Per<br />

questo sono preferibili quelle di origine vegetale,<br />

contenute in piselli, lenticchie, fave, fagioli e soia,<br />

praticamente tutti i legumi (per la salute dell’intestino<br />

è meglio consumarli passati per eliminare le<br />

bucce) e anche nella frutta secca. In combinazione<br />

con altri alimenti altrettanto ricchi di proteine<br />

vegetali complementari come, ad esempio, i cereali,<br />

sono in grado di coprire il totale fabbisogno<br />

proteico giornaliero. Sostituendo fonti vegetali di<br />

proteine a quelle animali si riduce quindi moltissimo<br />

l’assunzione di grassi saturi e colesterolo. In<br />

particolare ciò è possibile grazie alla presenza dei<br />

febbraio 2013<br />

beta-glucani. Un beneficio non indifferente! In<br />

più i legumi secchi e i cereali in chicco richiedono<br />

un ammollo che, insieme all’acqua utilizzata per<br />

la cottura, ne aumenta considerevolmente il volume,<br />

contrariamente alla carne che invece perde<br />

peso quando viene cucinata. A parità di peso<br />

iniziale infatti, le proteine dei legumi sono molto<br />

più sazianti e meno caloriche. La preparazione di<br />

legumi e cereali è molto versatile, dalle minestre<br />

alle insalate, come piatto principale o polpette<br />

(molto note quelle di ceci). Meglio evitare gli alimenti<br />

in scatola e preferire quelli freschi, secchi<br />

o surgelati. Anche la frutta secca (anacardi, arachidi,<br />

mandorle, nocciole, noci, noci del Brasile e<br />

pecan, pinoli, pistacchi) e i semi oleaginosi (di girasole,<br />

lino, sesamo e zucca) sono ottime fonti di<br />

proteine e possono essere utilizzati con fantasia<br />

in qualsiasi momento della giornata: per arricchire<br />

la colazione, come condimento su minestre,<br />

paste, insalate... Ad oggi sono inoltre in vendita<br />

in quasi tutti i supermercati creme di nocciole,<br />

arachidi e mandorle, e il tahin, salsa di sesamo ottenuta<br />

dalla macinazione dei semi di sesamo ottima<br />

per condire o insaporire molti piatti.<br />

a cura della Fo n d a z i o n e<br />

um b e r t o Veronesi<br />

testi d i da n i e l e ba n F i<br />

(g i o r n a l i s ta m e d i c o-scientiFico)<br />

I mattoni<br />

del nostro corpo<br />

Le proteine costituiscono<br />

il 14-18% dell’organismo umano<br />

e intervengono in un numero<br />

altissimo di reazioni all’interno<br />

del nostro corpo (modulare<br />

l’espressione dei geni, regolare<br />

il metabolismo, trasportare<br />

molecole all’interno del sangue<br />

e proteggere l’organismo dalle<br />

infezioni…): sono i “mattoni”<br />

di tutti i tessuti, continuamente<br />

soggetti a demolizione e sintesi,<br />

e devono essere rimpiazzate<br />

frequentemente. L’organizzazione<br />

delle Nazioni Unite per<br />

l’alimentazione e l’agricoltura<br />

(FAO) e l’Organizzazione Mondiale<br />

della Sanità (OMS) hanno definito<br />

come fabbisogno proteico<br />

giornaliero un apporto di sicurezza<br />

pari a 0,75 grammi di proteine<br />

di elevata qualità per ogni chilo<br />

di peso corporeo. Visto che le<br />

fonti proteiche sono diverse, e il<br />

valore biologico è mediamente<br />

più basso di quello di una<br />

proteina di elevata qualità, tale<br />

valore viene elevato a 1 grammo<br />

per chilo di peso corporeo, pari<br />

quindi a circa il 10-15% delle<br />

calorie giornaliere. A differenza<br />

di zuccheri e lipidi, le proteine<br />

in eccesso non possono essere<br />

immagazzinate ma vengono<br />

demolite per produrre glucosio ed<br />

energia. Questo processo produce<br />

scorie azotate che possono<br />

sovraccaricare il lavoro dei reni,<br />

per questo motivo è bene non<br />

assumerne una quantità eccessiva.<br />

È opportuno dunque, oltre a<br />

non esagerare, anche ripartire<br />

il più uniformemente possibile<br />

l’apporto di proteine durante la<br />

giornata. Ciò significa soprattutto<br />

non fare mai due pasti consecutivi<br />

carenti di proteine di qualità.<br />

Se per esempio la colazione è<br />

a base di carboidrati, il pranzo<br />

dovrà prevedere una quantità<br />

significativa di proteine.<br />

Per saperne di più:<br />

www.fondazioneveronesi.it


18<br />

almanacco di barbanera<br />

di M. Pia Fa n c i u l l i<br />

Sul finire dell’inverno...<br />

Di giorni ne ha solo 28, ma certo febbraio è tra i mesi più ricchi dell’anno.<br />

Anche perché gli eccessi sono nel suo stile, con il freddo che raggiunge<br />

temperature proibitive, e il cuore che si scalda tra San Valentino e le<br />

allegrie del Carnevale. Con una strizzatina d’occhio alla vicina primavera<br />

Sole e Luna<br />

Il Sole<br />

Il 1° sorge alle 07.28 e tramonta alle 16.39<br />

Il 31 sorge alle 07.14 e tramonta alle 17.14<br />

Il 1° si hanno 9 ore e 11 minuti di luce solare<br />

Il 31 si hanno 10 ore: si guadagnano 49<br />

minuti di luce<br />

La Luna<br />

Il 1° tramonta alle 09.28 e sorge alle 20.58<br />

Il 31 tramonta alle 08.59 e sorge alle 22.03<br />

Luna calante dal 1° al 10 e dal 28 al 31<br />

Luna crescente dal 12 al 26<br />

Luna Nuova l’11, Luna Piena il 27<br />

La Luna è al Perigeo giovedì 10 alle ore 11<br />

È all’Apogeo martedì 22 alle ore 12<br />

Luna in viaggio<br />

In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per<br />

gli spostamenti sono: 8 e 9<br />

Saggezza popolare<br />

• Febbraio è d’ogni mese il più corto e il men cortese.<br />

• Per la Candelora, l’inverno fugge o si rincuora.<br />

febbraio 2013<br />

Da ricordare<br />

Sabato 2 febbraio – La Candelora<br />

Il lieve tremolio delle candele accese fa forse della<br />

Candelora la più intima e suggestiva festa<br />

religiosa dell’anno. Le sue origini riconducono ai<br />

pagani Lupercali, riti di purificazione legati alla<br />

fertilità celebrati nell’antica Roma il 15 di<br />

febbraio. Istituita nel VI secolo, la ricorrenza<br />

cristiana ricorda invece la purificazione della<br />

Vergine Maria 40 giorni dopo il parto. Ma al di là<br />

di tutto, è curioso vedere come proverbi e detti<br />

popolari assegnino una particolare importanza a<br />

questo giorno per la previsione del tempo.<br />

Se infatti in cielo splende il sole, si dice che<br />

l’inverno è finito, se invece dovesse piovere<br />

o tirare vento, armiamoci di pazienza: il freddo ci<br />

farà compagnia ancora per un po’.<br />

• Carnevale non si trova se non c’è la Luna nuova.<br />

• Per San Biagio (3 febbraio) il freddo è andato.<br />

Belli e sani<br />

Quando le temperature si fanno così<br />

basse da imporre una drastica riduzione<br />

di una salutare attività fisica all’aperto,<br />

un efficace aiuto può venire da erbe<br />

aromatiche e spezie. Cannella, zenzero,<br />

peperoncino, aglio e cipolla, offrono<br />

infatti tutto il loro calore per dilatare i<br />

vasi sanguigni e stimolare la<br />

circolazione. A proposito di bellezza,<br />

invece, diamo un’occhiata ai capelli.<br />

Capita d’inverno che l’umidità<br />

appiattisca, increspi, opacizzi la<br />

capigliatura. Per evitare lacche e gel, si<br />

può provare con il decotto di rosmarino.<br />

Si prepara con un pugno di foglie<br />

essiccate in una tazza d’acqua fredda.<br />

Si fa bollire per 10 minuti, si toglie dal<br />

fuoco e si lascia riposare fino a che non<br />

raggiunge temperatura ambiente. Una<br />

volta filtrato e messo in un diffusore, si<br />

rivelerà un ottimo fissante naturale.<br />

Orti e dintorni<br />

Se si vuol raccogliere dell’ottima frutta in<br />

estate, è il momento di dedicarsi alle<br />

piante. Quindi via, in Luna calante, alla<br />

potatura del ciliegio e degli altri<br />

fruttiferi, tra cui vite e olivo. L’operazione<br />

dovrà però essere rimandata a fine mese<br />

se la temperatura dovesse giungere<br />

vicina, agli 0°C. Il ciliegio sarebbe in<br />

realtà meglio non potarlo, ma, se<br />

dovesse rendersi necessario, mai<br />

intervenire in maniera drastica perché<br />

come il melo, il pero e il pesco, la pianta<br />

dà frutti sui rami più vecchi. In passato, i<br />

rami delle potature, soprattutto d’olivo e<br />

vite, si bruciavano in grandi falò dedicati<br />

al Santo del luogo che avrebbe così<br />

protetto i raccolti. Passando dal frutteto<br />

all’orto, sempre in Luna calante, piantare<br />

cipolla, bietole e spinaci. In ambiente<br />

protetto seminare le insalate primaverili<br />

e altri ortaggi da foglia. In crescente<br />

seminare piselli, carote, ravanelli,<br />

radicchio da taglio e rucola. In questo<br />

periodo anche il giardino comincia a<br />

richiedere attenzioni: in calante potare<br />

il lauroceraso e le siepi a foglia<br />

persistente. Trapiantare viole del<br />

pensiero e anche salvia, rosmarino e<br />

menta. Attendere invece la Luna<br />

crescente per ultimare le lavorazioni del<br />

terreno. A fine mese iniziare a radere il<br />

prato, ad arieggiarlo e a concimarlo<br />

facendo attenzione che il cotico erboso<br />

(il tappeto erboso) sia ben asciutto.


20<br />

appuntamenti del mese<br />

appuntamenti gennaio<br />

ArAnce<br />

in nome dellA libertà!<br />

9-13 febbraio<br />

Avete deciso di scendere in campo e di<br />

partecipare a una delle feste più stravaganti<br />

d’Italia? Se le arance le avete, vi manca solo il<br />

Berretto Frigio, sorta di calza rossa indossando<br />

la quale dichiarerete ai quattro venti di essere<br />

pronti per la battaglia! A Ivrea, graziosa cittadina<br />

del torinese, torna come da tradizione lo Storico<br />

Carnevale, riconosciuto come manifestazione<br />

italiana di rilevanza internazionale. Un evento in<br />

cui storia e leggenda si intrecciano per dar vita a<br />

uno spettacolo che travalica e fonde i secoli, in cui<br />

i protagonisti assoluti sono la Vezzosa Mugnaia,<br />

eroina della festa, simbolo risorgimentale di<br />

libertà, il Generale con il suo Stato Maggiore<br />

Napoleonico, il Sostituto Gran Cancelliere, il<br />

Podestà garante della libertà cittadina, il Corteo<br />

con le bandiere dei rioni, i Pifferi e i Tamburi.<br />

Momento clou della manifestazione proprio la<br />

spettacolare Battaglia delle Arance, rievocazione<br />

della ribellione popolare alla tirannia, che si<br />

febbraio 2013<br />

articola in tre giornate, dal 10 al 12. Il 13 infine la<br />

festa si conclude con la distribuzione di polenta<br />

e merluzzo in piazza. Ivrea però non è solo<br />

Carnevale. La cittadina è infatti estremamente<br />

piacevole da attraversare, con il suo rosso castello<br />

le cui torri si stagliano contro cielo (purtroppo,<br />

e sembra davvero un peccato, non visitabile),<br />

il vicino duomo dove vedere la deliziosa cripta<br />

romanica, e ancora la chiesa di San Bernardino<br />

con i suoi splendidi affreschi… Per saperne di<br />

più chiedete ai vigili locali. Se siete fortunati<br />

infatti potreste incontrarne uno, in particolare,<br />

appassionato di arte romanica che vi svelerà<br />

con competenza e gentilezza alcuni interessanti<br />

segreti. Uno su tutti? La linea curva seguita<br />

dalla stradina proprio dietro al Duomo è data in<br />

realtà dalla curva delle gradinate di un grandioso<br />

teatro romanico del quale, a parte la traccia, poco<br />

rimane (nelle cantine di alcuni eporediesi!).<br />

Ivrea (To) – Piemonte<br />

www.storicocarnevaleivrea.it<br />

di Gi l d a Ciaruffoli<br />

dove mangiare<br />

Trattoria Boccon di Vino<br />

Minuscolo e defilato ristorantino<br />

dove si respira aria di casa.<br />

Da provare il petto d’anatra<br />

come antipasto e gli gnocchetti<br />

di castagna con pere e<br />

gorgonzola.<br />

Prezzo medio: 20 euro<br />

Via Aosta, 47, Ivrea (To)<br />

trattoriaboccondivinoivrea.com<br />

dove dormire<br />

B&B Villa Tavallini<br />

Non è vicinissimo a Ivrea (una<br />

mezz’ora di macchina) ma<br />

vale la pena soggiornarvi per<br />

conoscere il territorio che lo<br />

circonda e la natura nella quale<br />

è immerso. Doppia da 80 euro<br />

Via Benedetto Croce, 32<br />

Pollone (Bi)<br />

www.villatavallini.it


2 e 10 febbraio<br />

Piovono tartUfi<br />

Febbraio: tempo di tartufo e Carnevale. Ad Acqualagna<br />

questa è una ricetta esplosiva che mette<br />

in piazza una festa davvero bizzarra durante<br />

la quale il tartufo si regala, anzi si lancia dai carri<br />

in maschera. Sabato 2 la festa è in notturna,<br />

mentre il 10 si svolge la Fiera Regionale del Tartufo<br />

Nero Pregiato che si articola nel più classico<br />

dei modi, tra stand di prodotto fresco, degustazione<br />

di tipicità e specialità artigianali locali.<br />

Nel pomeriggio invece il mondo si rovescia ed<br />

entra in vigore la legge del Carnevale. A fare il<br />

loro ingresso in paese sono carri e maschere e il<br />

cielo si colora dei tanti sacchetti che nascondono<br />

al loro interno pregiati tartufi da afferrare al<br />

volo e portare a casa, assieme al sorriso dovuto<br />

al saporito regalo.<br />

Acqualagna (Pu) – Marche<br />

www.acqualagna.com<br />

8-10 febbraio<br />

Genuino, visto<br />

dA vicino<br />

Pane, pasta, miele, olio, vino, formaggi,<br />

verdure e frutta, ma anche tisane, oli<br />

essenziali e prodotti per la cosmesi:<br />

protagonisti di Cibio, fiera genovese del<br />

gusto, sono prodotti tipici nazionali e<br />

biologici presentati dagli stessi produttori<br />

attraverso stand espositivi, degustazioni,<br />

laboratori e show cooking con chef<br />

professionisti.<br />

Genova – Liguria<br />

www.cibio.info<br />

8-11 febbraio<br />

Un brindisi alla golosità<br />

Torna Golositalia, fiera dedicata alle eccellenze<br />

del settore enogastronomico e della<br />

ristorazione che, forte dei successi passati,<br />

si espande arrivando a ospitare 400 produttori<br />

suddivisi in 5 aree tematiche: food,<br />

vino, birra, attrezzature professionali,<br />

ristorazione e un’area interamente dedicata<br />

al turismo enogastronomico. Un ruolo<br />

di primo piano è riservato al vino a cui<br />

viene dedicata un’intera area della fiera<br />

con circa 70 cantine provenienti da tutta<br />

Italia e da vari stati europei, con la possibilità<br />

di degustazioni guidate.<br />

Brescia – Lombardia<br />

www.golositalia.it<br />

8-17 febbraio<br />

40 sfumAture di…<br />

cioccolAto<br />

Piazza Santa Maria Novella<br />

ospita la Fiera più dolce dell’anno,<br />

quella del cioccolato artigianale,<br />

giunta alla nona edizione. Più di 40 gli<br />

espositori italiani ed esteri grazie ai quali<br />

gustare le varie sfumature e le diverse<br />

lavorazioni di questo prodotto unico.<br />

Non mancheranno meeting, cooking<br />

class e incontri didattici, come anche la<br />

collaborazione tra la fiera e i ristoratori<br />

del centro storico che proporranno<br />

cene interamente a base di cacao per<br />

scoprirne i tanti e insoliti usi in cucina.<br />

Firenza – Toscana<br />

www.fieradelcioccolato.it<br />

9-10 febbraio<br />

borgogna e Piemonte:<br />

è incontro al vertice<br />

Affascinante ed esclusivo incontro tra vignerons<br />

di Borgogna e vignaioli del Piemonte, Le<br />

Loro Maestà è una manifestazione che si articola<br />

in due giornate di intensi appuntamenti:<br />

dalla verticale di 4 annate di Clos de Tart e<br />

di Monfortino, alla cena preparata dallo chef<br />

borgognone Jean-Christophe Moutet con degustazione<br />

di tutti i vini protagonisti delle due<br />

giornate, alla eccezionale degustazione di tutte<br />

le 46 cantine partecipanti che presenteranno i<br />

loro vini, tutti cru di Nebbiolo e Pinot Noir.<br />

Pollenzo (Cn)<br />

www.leloromaesta.it<br />

febbraio 2013 21


22<br />

appuntamenti febbraio<br />

9-14 febbraio<br />

il Più dolce valentino<br />

Cioccolentino è la manifestazione che unisce la dolcezza del cioccolato alla passione degli innamorati<br />

di tutto il mondo. Durante le giornate di festa: lezioni di cioccolateria artigianale, momenti “sensoriali”,<br />

degustazioni e installazioni di cake design per le vie del centro storico. L’evento si inserisce nel programma<br />

degli Eventi Valentiniani che si svolgono durante tutto il mese nella città che ha dato i natali<br />

al santo dell’amore. Da ricordare quindi anche la Festa della Promessa per le giovani coppie e le visite<br />

guidate con escursioni nei luoghi naturalistici, culturali ed enogastronomici dell’Umbria.<br />

Terni – Umbria<br />

www.cioccolentino.com - www.sanvalentinoterni.it<br />

febbraio 2013<br />

9-11 febbraio<br />

AssAGGi All’ombrA<br />

dellA mAdonninA<br />

La seconda edizione del Milano Food&Wine<br />

Festival sarà un imperdibile viaggio alla scoperta di<br />

400 vini proposti dalle migliori cantine italiane e<br />

internazionali accanto a un ricco menu di golosità e<br />

piatti firmati da 20 grandi chef. La selezione dei vini<br />

è curata da Helmuth Köcher, presidente e fondatore<br />

del Merano WineFestival, e si concentrerà su 100<br />

cantine italiane e 25 straniere. Ogni produttore<br />

porterà in degustazione tre vini ovvero i due<br />

prodotti che hanno ottenuto il miglior punteggio<br />

alle selezioni per l’ultima edizione del Merano<br />

WineFestival oltre a un terzo vino scelto tra i più<br />

significativi della gamma. Un totale di 375 etichette<br />

fra le più prestigiose del panorama nazionale e<br />

internazionale. Ma le golosità non finiscono qui:<br />

ampio spazio infatti è dedicato alle specialità<br />

artigianali con la partecipazione di 25 artigiani<br />

del gusto che presenteranno proposte originali da<br />

assaggiare e acquistare. Un’occasione da non perdere<br />

dal momento che si tratta di piccoli produttori<br />

provenienti da ogni parte d’Italia.<br />

Milano – Lombardia<br />

www.foodwinefestival.it<br />

14-17 febbraio<br />

a little bit of china<br />

Fin da quando Marco Polo, e poi il missionario e studioso Matteo<br />

Ricci, furono i primi due occidentali a soggiornare nel Celeste Impero,<br />

Italia e Cina sono sempre state unite da un rapporto speciale. Un<br />

rapporto che continua ancora oggi e che Bit – Borsa Internazionale<br />

del Turismo ha voluto celebrare nominando la Cina Paese Ospite<br />

dell’edizione 2013, che si terrà nei saloni di Fieramilano a Rho.<br />

La manifestazione ha carattere professionale ma si apre al pubblico<br />

non business nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 febbraio.<br />

Per arrivare preparati non dimenticate di registrarvi alla nuova applicazione<br />

Che Viaggiatore sei? e fare il divertente test!<br />

Milano – Lombardia<br />

www.bit.fieramilano.it


24<br />

appuntamenti febbraio<br />

15-17 febbraio<br />

una “prima” che va liScia<br />

come l’olio...<br />

Extra Lucca, la mostra mercato di oli d’oliva<br />

di qualità selezionati dal “Maestro d’olio”<br />

Fausto Borella, trasforma Lucca nella capitale<br />

dell’olio italiano. La manifestazione,<br />

alla sua prima edizione, ha come cuore Villa<br />

Bottini e si snoda fra i ristoranti e i negozi<br />

del nucleo storico cittadino per concludersi<br />

all’Auditorium di San Romano. In<br />

programma degustazioni degli oli e delle<br />

creazioni dei migliori chef toscani.<br />

Lucca – Toscana<br />

www.extralucca.it<br />

17 febbraio<br />

ArAnce in villA<br />

Villa Necchi Campiglio –<br />

splendida proprietà del FAI -<br />

Fondo Ambiente Italiano nel cuore<br />

di Milano – ospita la seconda<br />

edizione di Agru-Mi, Un mondo<br />

di agrumi, un’affascinante mostramercato<br />

che rende omaggio ai<br />

frutti protagonisti delle tavole<br />

febbraio 2013<br />

invernali. Una giornata di profumi<br />

avvolgenti e colori intensi che<br />

presenterà l’intero universo di aromi<br />

e sapori degli agrumi: piante, frutti,<br />

marmellate, mieli, mostarde, profumi,<br />

cosmetici e raffinati decori.<br />

Milano – Lombardia<br />

www.fondoambiente.it<br />

17 febbraio<br />

Storia al profumo di polenta<br />

Le origini della Festa della polentina, nota anche<br />

come Festa della miseria, sono da ricercare nei<br />

primi anni del ’500 quando una grave carestia<br />

colpì le terre di Toscana. Gli abitanti di Vernio,<br />

ridotti alla fame, furono aiutati dalla generosità<br />

dei conti Bardi, che per sfamarli distribuirono<br />

polenta di castagne, aringa e baccalà. E proprio<br />

questi sono gli ingredienti che ancora oggi danno<br />

gusto alla giornata di festeggiamenti, distribuiti<br />

a tutti i presenti.<br />

Vernio (Po) – Toscana<br />

www.comune.vernio.po.it<br />

20-26 febbraio<br />

UnA settimAnA<br />

di tendenze<br />

In occasione di Milano Moda<br />

Donna vengono presentate le<br />

collezioni per l’autunno del<br />

2013. Oltre 170 le sfilate e le<br />

presentazioni organizzate dalle<br />

maison che hanno reso celebre il<br />

made in Italy nel mondo.<br />

Milano – Lombardia<br />

www.cameramoda.it<br />

22-24 febbraio, 1-3 marzo<br />

un diamante (nero)<br />

è per Sempre<br />

La Mostra Mercato Nazionale del tartufo<br />

Nero Pregiato è la più importante rassegna<br />

espositiva dell’agro-alimentare in Umbria e<br />

torna quest’anno ad avvicinare il pubblico<br />

ai sapori e ai saperi genuini del luogo e a<br />

far scoprire le eccellenze gastronomiche di<br />

altre regioni italiane, confermandosi palcoscenico<br />

privilegiato per raccontare i territori<br />

come veri e propri giacimenti golosi e<br />

culturali. Da non perdere gli incontri-degustazione<br />

del pregiato diamante nero.<br />

Norcia (Pg) – Umbria<br />

www.neronorcia.it


appuntamenti in breve<br />

fino al 12 febbraio<br />

Carnevale storico<br />

della Coumba Freida<br />

località varie – Valle d’Aosta<br />

www.lovevda.it<br />

2 febbraio<br />

Mingia e beiva<br />

Passeggiata enogastronomica<br />

a “caccia dell’Orso”<br />

Mompantero (To) – Piemonte<br />

www.comune.mompantero.to.it<br />

24 febbraio<br />

Sagra della zipola<br />

Narbolia (Or) – Sardegna<br />

www.proloconarbolia.blogspot.com<br />

1-3, 7-12 febbraio<br />

Sagra di San Bello<br />

Berbenno di Valtellina (So)<br />

Lombardia<br />

www.sagradisanbello.it<br />

17 febbraio<br />

Festa del polentone<br />

Castel di Tora (Ri) – Lazio<br />

http://prolococastelditora.it<br />

6 gennaio<br />

Sagra della sfincia<br />

Montelepre (Pa) – Sicilia<br />

www.comune.montelepre.pa.it<br />

fino al 24 febbraio<br />

Ruzzola del formaggio<br />

Pontelandolfo (Bn) – Campania<br />

www.eptbenevento.it<br />

12 febbraio<br />

La cianciùta<br />

Funerale di Re Carnevale<br />

Francavilla di Sicilia (Me) – Sicilia<br />

www.comune.francavilladisicilia.me.it<br />

12 febbraio<br />

Festa della polenta<br />

e sagra dei maccheroni<br />

Borgo Tossignano (Bo)<br />

Emilia-Romagna<br />

www.comune.borgotossignano.bo.it<br />

12 febbraio<br />

Bigolada di carnevale<br />

Strigno (Bz) – Trentino-Alto Adige<br />

www.visitvalsugana.it<br />

fino al 3 febbraio<br />

Festa radicchio rosso di Dosson<br />

Casier (Tv) - Veneto<br />

www.radicchiorossodosson.it<br />

fino al 2 febbraio<br />

Festa della Candelora<br />

Terzo (Tv) – Veneto<br />

www.comune.tarzo.tv.it<br />

3 febbraio<br />

Sagra dei biligocc<br />

Festa della castagna affumicata e bollita<br />

Casale di Albino (Bg) – Lombardia<br />

www.valledellujo.it<br />

23-24 febbraio<br />

Liberamente<br />

Fiera del tempo libero e del turismo<br />

Ferrara – Emilia-Romagna<br />

www.liberamentefiera.it<br />

10 febbraio<br />

La raviolata<br />

Appuntamento con<br />

il Raviolo Scapolese<br />

Scapoli (Is) – Molise<br />

www.comune.scapoli.is.it<br />

3 febbraio<br />

Fete de lu caiunn<br />

Festa del maiale<br />

Faeto (Fg) – Puglia<br />

www.comune.faeto.fg.it<br />

3 febbraio<br />

Panicelle di San Biagio<br />

Tutto il paese collabora alla preparazione<br />

e distribuzione dei tipici pani<br />

Taranta Peligna (Ch) – Abruzzo<br />

www.comune.tarantapeligna.ch.it<br />

febbraio 2013 25


WINTER & SUMMER<br />

FOLGARÌA...<br />

UNA VACANZA<br />

DA VIVERE<br />

365 GIORNI<br />

L’ANNO!<br />

www.folgariaski.com


50<br />

44<br />

28 cOVer stOry<br />

È la tendenza a l i m e n ta r e d e l n U o v o<br />

m i l l e n n i o. la filiera “100%<br />

n at U r a l e” c h e sPoPola in oc c i d e n t e,<br />

d o v e tUtti o r m a i v o g l i o n o m a n g i a r e<br />

c iB o “s a n o, s i cU r o e sosteniBile”.<br />

Un n U o v o f e n o m e n o e c o n o m i c o<br />

d a l l e Potenzialità illimitate.<br />

ma q U a n t o n e saPPiamo davvero<br />

d e l l’a g r i c o ltU r a B i o l o g i c a?<br />

e soPrattUtto: Possiamo f i d a r c i<br />

davvero d e l “Bio” c h e c i v e n d e<br />

la g r a n d e i n dU s t r i a?<br />

Panorama<br />

Panorama<br />

44 L’Oasi GaLbusera bianca<br />

Un rifUgio v e r d e in mezzo alla<br />

Br i a n z a. Per m a n g i a r e g e n U i n o<br />

e ritornare alla n at U r a<br />

46 PersOnaGGi:<br />

46<br />

44<br />

Gudrun daLLa Via<br />

il Presente e il f U t U r o d e l Bio<br />

sPiegato d a l l a Più a U t o r e v o l e<br />

scrittrice d i s a l U t e&Benessere<br />

54<br />

50 cOm’è cambiatO L’haPPy hOur<br />

il rito d e l l’aPeritivo m i l a n e s e<br />

a i temPi della c r i s i. tra BUffet<br />

c l a s s i c i e n U o v e tendenze<br />

28<br />

da pag. 54<br />

Rubriche<br />

• Attenti a quelle due<br />

• Ospitalità italiana<br />

febbraio 2013<br />

27


cover story<br />

Bio-boom<br />

Biologico che passione! Che lo si faccia per il<br />

gusto, per l’etica, per il salutismo o semplicemente<br />

perché – da qualche anno a questa parte<br />

– è molto “alla moda”, l’abitudine all’acquisto<br />

e al consumo di cibi di produzione “bio” sta<br />

diventando sempre più la tendenza alimentare<br />

del terzo millennio. Un vero e proprio fenomeno<br />

sociale di proporzioni planetarie, più che<br />

un semplice tipo di dieta alimentare. Le vendite<br />

di prodotti bio, nel mondo, hanno raggiunto oltre<br />

59 miliardi di dollari, registrando una crescita più<br />

che tripla rispetto al 2000. Di conseguenza, lo sviluppo<br />

mondiale dell’agricoltura biologica viaggia<br />

a velocità da capogiro: la superficie agricola mondiale<br />

attualmente coltivata secondo criteri di tutela<br />

ambientale ha superato i 37 milioni di ettari. In<br />

Italia, dove il biologico ha cominciato a diffondersi<br />

a partire dalla metà degli anni ’70, i consumi, a<br />

28 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x


tutt’oggi, sono ancora limitati – rispetto ad altre<br />

medie europee – ma, in compenso, le produzioni<br />

proliferano di anno in anno. E l’interesse<br />

generale verso l’agricoltura bio cresce<br />

progressivamente, lasciando facilmente presagire<br />

un’impennata dei consumi sul lungo<br />

periodo. Al di là dei numeri, dei gusti e delle<br />

mode, un interrogativo rimane tuttavia sullo<br />

sfondo: quanto ne sanno veramente gli italiani<br />

e gli stessi consumatori del biologico?<br />

Per definizione della Commissione Europea,<br />

«l’agricoltura biologica è un sistema di produzione<br />

agricola che cerca di offrire al consumatore<br />

prodotti freschi, gustosi e genuini,<br />

rispettando il ciclo della natura e minimizzando<br />

l’impatto umano nell’ambiente me-<br />

Sta diventando sempre<br />

più la tendenza alimentare<br />

del terzo millennio: ma quanto<br />

sanno veramente gli italiani<br />

di biologico? Scopriamone<br />

insieme peculiarità, segreti<br />

e contraddizioni<br />

diante: la rotazione delle colture, l’impiego<br />

molto limitato dei pesticidi, il divieto dell’uso<br />

di Ogm, l’uso di risorse locali (dai fertilizzanti<br />

ai foraggi), la scelta di piante e animali<br />

resistenti alle malattie e capaci di adattarsi<br />

alle condizioni del luogo, l’utilizzo di pratiche<br />

di allevamento appropriate per le diverse<br />

specie di bestiame». Ma siamo certi che basta<br />

sapere questo per potersi districare nel variegato<br />

mondo dei consumi bio? La nostra indagine<br />

ha provato a fare un po’ di chiarezza, partendo<br />

da una fotografia dello status quo del<br />

bio italiano per inoltrarsi quindi tra i segreti,<br />

le peculiarità e le piccole e grandi contraddizioni<br />

di questo tipo di agricoltura alternativa a<br />

quella convenzionale sulle cui produzioni non<br />

sempre ci viene detta tutta la verità.<br />

Una nicchia<br />

di grande<br />

potenzialità<br />

A cura dell’Osservatorio Agroalimentare Nomisma<br />

L’Italia è oggi il primo paese europeo per numero di<br />

operatori biologici. Le aziende della filiera sono complessivamente<br />

48.269. Il numero degli operatori non è<br />

tuttavia che uno dei parametri per valutare l’effettiva importanza<br />

economica dell’agricoltura biologica: occorre valutare<br />

l’estensione delle superfici agricole a essa dedicate e<br />

il tipo di colture. Nell’agricoltura biologica, l’uso del suolo<br />

è ripartito tra Superficie Agricola Utilizzata (SAU) già<br />

biologica e in conversione: la transizione dall’agricoltura<br />

convenzionale avviene entro un determinato periodo di<br />

tempo (di conversione, appunto), durante il quale sono applicate<br />

le disposizioni relative alla produzione biologica. I<br />

prodotti della terra coltivati in azienda durante la conversione<br />

non possono però venire certificati, e dunque messi<br />

in commercio, come biologici.<br />

Colture bio: secondi solo agli spagnoli<br />

In termini di superfici, l’Italia non detiene invece il primato<br />

che è ad appannaggio della Spagna. Si piazza però<br />

al secondo posto assieme alla Francia, con una SAU biologica<br />

complessiva che nel 2011 è risultata pari a poco<br />

più di un milione di ettari, di cui 837.107 già biologici.<br />

In termini di superfici, il bio rappresenta così l’8,5% della<br />

superficie agricola italiana. Si tratta quindi di cifre contenute<br />

in termini relativi, ma rilevanti in termini assoluti in<br />

quanto proiettano il nostro Paese ai primi posti dell’Unione<br />

Europea. Le colture foraggere detengono la quota più<br />

rilevante di superficie biologica, sono presenti in tutto il<br />

Mezzogiorno, ma soprattutto in Sicilia e Puglia. Seguono<br />

i cereali e alcune colture permanenti, tra cui olivo, vite e<br />

varie specie di frutta. In quest’ultimo settore sono gli agrumi<br />

a fare la parte del leone. Tra gli ortaggi solo la carota<br />

evidenzia cifre significative. Il quadro dell’offerta produttiva<br />

è completato dalla zootecnia biologica.<br />

febbraio 2013<br />

29


cover story<br />

1. I numeri<br />

del bio in Italia<br />

Aziende della filiera: 48.269<br />

Agricoltori: 41.811<br />

Industrie alimentari: 6.165<br />

Enti certificatori: 13<br />

Importatori: 63<br />

Agricoltori bio al Sud: 61,9%<br />

Industrie alimentari al Nord: 69,1%<br />

2. Incidenza del biologico<br />

sui consumi alimentari<br />

Austria: 7%<br />

Svizzera: 6%<br />

Francia: 2%<br />

Italia: 1,3%<br />

3. Utilizzo di superficie<br />

biologica<br />

Foraggi: 22%<br />

Limoni e arance: 19,1%<br />

Cereali: 16,8%<br />

Carote: 5,5%<br />

Sicilia: oltre 35.000 ettari<br />

Puglia: circa 29.000 ettari<br />

Per saperne di più:<br />

agroalimentare@nomisma.it<br />

30 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x<br />

www.nomisma.it<br />

E i consumi crescono ogni giorno<br />

Sul fronte della domanda, i consumi di prodotti<br />

bio sono ancora una nicchia di mercato ma rappresentano<br />

un segmento in costante crescita.<br />

Gli alimenti biologici pesano infatti l’1,3% sul<br />

totale dei consumi alimentari domestici. Tuttavia,<br />

il trend è positivo, e non da oggi. Nel 2011<br />

il giro d’affari complessivo è stato di 1,7 miliardi<br />

di euro di consumi domestici (cui vanno<br />

aggiunti 280 milioni di consumi fuori-casa), in<br />

crescita rispetto ai due anni precedenti, e cioè in<br />

un periodo di forte recessione. In Italia, le vendite<br />

bio passano soprattutto dal canale specializzato<br />

che nel 2012 ha realizzato 890 milioni,<br />

cioè circa il 45% del volume d’affari riconducibile<br />

a tale segmento di prodotti alimentari. La<br />

grande distribuzione organizzata fattura presso<br />

ipermercati e supermercati 550 milioni. Tra<br />

gli altri canali, la ristorazione biologica detiene<br />

il ruolo più rilevante (280 milioni di euro); in<br />

realtà le modalità di commercializzazione degli<br />

alimenti biologici sono molto più articolate:<br />

vendita diretta, mercatini del biologico, Gruppi<br />

di Acquisto Solidale (GAS), internet valgono<br />

altri 280 milioni di vendite. Le aziende alimentari<br />

biologiche sono prevalentemente di piccole<br />

e medie dimensioni, per cui il principale mercato<br />

di sbocco è quello nazionale; per alcuni<br />

prodotti però – come olio, vino, frutta fresca<br />

e derivati – molte imprese mostrano una spiccata<br />

propensione all’export, tanto da stimare<br />

come vendite oltre frontiera un valore complessivo<br />

pari al miliardo. L’interrogativo che<br />

ci si pone, a questo punto, è come fare per crescere<br />

di più. Per sfruttare questo potenziale e<br />

raggiungere i traguardi di molti Paesi europei<br />

è importante una forte strategia di comunicazione<br />

che valorizzi non solo i plus di sicurezza<br />

offerti dal bio ma anche e soprattutto quelli<br />

relativi alle sue qualità organolettiche.


Produrre secondo natura<br />

di Riccardo Lagorio<br />

Non tutti sanno quali devono essere le caratteristiche<br />

dei prodotti definiti biologici. Noi abbiamo provato<br />

a entrare in una ideale “dispensa bio” interrogandoci<br />

sulle peculiarità di ogni alimento trovato e chiamando<br />

in causa anche qualche produttore<br />

Il miele<br />

Il primo dubbio che abbiamo voluto fugare è<br />

relativo alla produzione del miele. La perplessità<br />

è nata spontanea quando ci siamo posti la<br />

domanda su come possano le api avere spazi<br />

limitati nella loro raccolta di nettare. Se le<br />

api, ad esempio, volassero su fiori non bio, cosa<br />

accadrebbe? A tale riguardo abbiamo chiesto<br />

a David Lombardozzi di Roccacinquemiglia<br />

(Aq) come sia possibile produrre miele biologico<br />

e abbiamo scoperto che le api bottinano<br />

nel raggio di un chilometro dagli alveari. Quindi<br />

«affinché un miele possa essere considerato<br />

biologico non vi devono essere nel raggio<br />

di 3 km dalla posizione degli alveari, discariche,<br />

strade ad alta percorrenza, impianti industriali,<br />

frutteti specializzati o colture estensive»<br />

ci spiega. «Altro importante elemento nella<br />

produzione del miele biologico sono i trattamenti<br />

alle api: non è consentito infatti l’uso<br />

di antibiotici, antiparassitari e qualsiasi altro<br />

prodotto che lasci residui nel miele o nella cera.<br />

Inoltre nella produzione di miele biologico<br />

non è prevista la microfiltrazione, la miscelazione<br />

né la pastorizzazione, che eviterebbe<br />

la cristallizzazione del miele denaturandone<br />

però gli enzimi, le vitamine e le proteine. In<br />

breve: tutto il buono del miele».<br />

Latticini e salumi<br />

Come per il miele, anche in altri prodotti sensibili,<br />

come formaggi e salumi biologici, si deve<br />

riscontrare un numero molto limitato di pesticidi<br />

nell’alimentazione degli animali. Questo<br />

basta perché un prodotto sia definito biologico.<br />

«In agricoltura biologica e biodinamica si<br />

fa un uso di farmaci molto accorto e limitato<br />

a pochi principi attivi; il rischio che nel latte<br />

e derivati si ritrovino farmaci o loro metaboliti<br />

è basso o assente» afferma Renata Lovati di<br />

Cascina Isola Maria, azienda agricola bio nel<br />

Parco Agricolo Milano Sud. Per la produzione<br />

di formaggi biologici (e biodinamici) è vietato<br />

l’impiego di latte ottenuto da animali allevati<br />

con mangime transgenico, ma anche conservanti,<br />

fosfati e polifosfati. Le medesime assenze<br />

si riscontrano nel mondo della carne e dei<br />

salumi, cui va aggiunto il particolare benessere<br />

animale ottenuto destinando le bestie al<br />

pascolo libero. In sintesi gli animali commercializzati<br />

come prodotti biologici non possono<br />

ricevere alcuna cura con antibiotici, ormoni<br />

della crescita o altri farmaci diversi da vaccinazioni.<br />

Infatti l’abuso di antibiotici è talvolta<br />

accusato di problemi che aumentano con la<br />

presenza di batteri antibiotico-resistenti, che<br />

febbraio 2013<br />

31


cover story<br />

32 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x<br />

spesso possono passare all’uomo. Nel mondo<br />

dell’allevamento convenzionale molti animali<br />

sono alimentati con bassi livelli di antibiotici<br />

per favorirne la crescita o la produzione di<br />

latte, anche quando non sono malati. La certificazione<br />

di prodotto biologico ci mette al<br />

riparo da queste logiche. Inoltre i ruminanti<br />

devono trascorrere almeno 120 giorni all’anno<br />

al pascolo e i mangimi devono essere di<br />

origine biologica e sono messi al bando quelli<br />

provenienti da organismi geneticamente modificati.<br />

Una volta macellata, alla carne biologica<br />

non possono essere aggiunti coloranti artificiali,<br />

aromi o conservanti. Tuttavia bisogna<br />

dire che il comparto carne rappresenta solo il<br />

13% sul totale dei prodotti biologici in vendita.<br />

Poca domanda, poca offerta. Il sistema che abbiamo<br />

rappresentato lo propone ad esempio la<br />

famiglia Dolfini, che produce carne e salumi a<br />

Gambara, nella Bassa bresciana.<br />

Pane & C.<br />

Le modalità di produzione biologica sono fissate<br />

da un Regolamento europeo del 2008. Il<br />

prodotto bio dev’essere costituito per almeno<br />

il 95% da ingredienti biologici sul totale<br />

di ingredienti di origine agricola. Le percentuali<br />

si calcolano considerando quelle effettive<br />

utilizzate al momento della preparazione del<br />

prodotto e per il calcolo non si considerano<br />

l’acqua e il sale impiegati. Il restante 5% può<br />

essere costituito da materie prime non agricole<br />

e da materie prime agricole non biologiche<br />

elencate in un allegato dello stesso Regolamento.<br />

Esso contiene una lista ristrettissima<br />

di ingredienti che sono difficilmente reperibili<br />

sul mercato come sostituti di quelli biologici.<br />

Questa regola generale vale ovviamente per i<br />

prodotti da forno. Un buon esempio è quello<br />

della Cooperativa Il Sambuco di Celleno<br />

(Vt), che utilizza esclusivamente farine provenienti<br />

da coltivazioni biologiche certificate<br />

e lievito madre. La fermentazione naturale di<br />

acqua (che sgorga da una piccola sorgente attigua<br />

al laboratorio) e farina stimola effetti benefici<br />

per l’organismo e rende digeribile anche<br />

la crusca, la parte del frumento più ricca di sostanze<br />

nutritive. Anche i biscotti, i cantucci, le<br />

torte sono elaborate con prodotti biologici.<br />

I frutti dell’orto<br />

Le pratiche di produzione agricola biologica<br />

sono improntate verso l’utilizzo di concimi<br />

organici, le rotazioni colturali e la lavorazione<br />

superficiale del terreno. È così limitato l’utilizzo<br />

di prodotti di sintesi e anche la lotta ai<br />

parassiti delle piante è consentita solamente


Se un’ape vola su un fiore non-bio,<br />

il suo miele come deve essere considerato?<br />

È sufficiente limitare la quantità di pesticidi o antibiotici<br />

nell’alimentazione degli animali perché la loro carne<br />

o il loro latte possano essere considerati biologici?<br />

Dobbiamo simpatizzare con insetti predatori e parassiti?<br />

E questa biodiversità di cui tanto si parla, in cosa consiste?<br />

con preparati vegetali, minerali e animali non<br />

tossici e con l’utilizzo di insetti predatori e altri<br />

parassiti in concorrenza con quelli sfavorevoli<br />

alle colture. Molto spesso la sensibilità del<br />

produttore bio lo spinge anche verso la biodiversità.<br />

Francesco Intrigliolo dell’Istituto Sperimentale<br />

per l’Agrumicoltura, ha spiegato<br />

che «una larga fetta del settore ha già compiuto<br />

la scelta biologica. E questo può essere<br />

fondamentale verso una gestione più equilibrata<br />

dell’ecosistema e nella rivalutazione<br />

economica delle produzioni di agrumi, che si<br />

prestano in modo particolare alla coltivazione<br />

biologica perché necessitano di un ridotto<br />

numero di interventi chimici per il controllo<br />

di patogeni». Dalle ricerche condotte sulla<br />

qualità del prodotto biologico e del prodotto<br />

convenzionale non sono emerse «differenze<br />

significative nei valori dei principali parametri<br />

qualitativi. Una conferma degli elevati<br />

standard raggiungibili senza l’utilizzo di mezzi<br />

chimici». Un’ampia gamma di verdure prodotte<br />

con il sistema biodinamico – che si basa<br />

sull’uso di particolari preparati naturali, massima<br />

cura nella lavorazione di terreni e accorgimenti<br />

pratici come le rotazioni, il sovescio<br />

e il calendario lunare – sono ad esempio disponibili<br />

presso Agrilatina (Latina).<br />

Olio e vino<br />

Per la produzione di olio, vino e liquori biologici<br />

esistono restrizioni all’utilizzo di sostanze<br />

coadiuvanti della crescita dei vegetali, come<br />

concimi e diserbanti, e l’obbligo di adoperare<br />

alcuni procedimenti meccanici durante le<br />

fasi della vinificazione e della preparazione<br />

dei liquori. In sostanza, non possono in questa<br />

fase essere d’aiuto al produttore sostanze<br />

chimiche di sintesi. Gli enti di certificazione<br />

elaborano appositi disciplinari a cui il produttore<br />

si deve attenere. Per l’olio e il vino ci<br />

spostiamo allora in Sicilia, una delle regioni<br />

in Italia più bio. L’olio di Nocellara del Belice,<br />

che si distingue per lievi note di piccante<br />

e amaro, ce lo procuriamo in provincia di<br />

Trapani, presso l’Azienda Agricola Antonino<br />

Centonze di Castelvetrano. Il vino in quella<br />

di Messina, dall’Azienda Agricola Vasari di<br />

Santa Lucia del Mela, azienda certificata bio<br />

da decenni. Non ci faremo mancare neppure<br />

una grappa o un liquore: ritorneremo al nord,<br />

nel Modenese, presso l’Azienda Agricola Santa<br />

Chiara di Levizzano Rangone, dove ci diletteremo<br />

con un nocino prodotto con malli<br />

di noci biologiche, un bicchierino di infuso di<br />

bacche di lauro ceraso o una grappa da vinacce<br />

bio. Perché l’Italia è bella e…bio.<br />

febbraio 2013<br />

33


cover story<br />

34 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x<br />

Nata in risposta alle logiche<br />

intensive o industriali, la zootecnia<br />

biologica si pone come obiettivo la<br />

realizzazione di forme di produzione<br />

compatibili con una visione olistica<br />

del sistema uomo-ambiente<br />

opponendosi allo sfruttamento<br />

illimitato delle risorse naturali<br />

e garantendo il benessere animale.<br />

In Italia è una tendenza di nicchia,<br />

ma in forte espansione<br />

Tecniche<br />

di allevamento<br />

sostenibile<br />

di Giuseppe Pulina<br />

La zootecnia biologica è il sistema di allevamento<br />

che, grazie alla ricerca e all’applicazione<br />

di disciplinari rigorosi, consente<br />

l’ottenimento di produzioni orientate alle<br />

esigenze di cittadini sensibili ai temi della<br />

sostenibilità e della qualità. Fin dalla definizione<br />

normativa all’inizio degli anni ’90 del secolo<br />

scorso, questo metodo di produzione ha<br />

ingenerato nel nostro Paese una contrapposizione<br />

fra fautori e detrattori, alimentata spesso da<br />

una cattiva informazione unita a una mediocre<br />

divulgazione e ad alcuni errori di impostazione<br />

che anche gli stessi fautori del sistema produttivo<br />

biologico hanno commesso nelle fasi iniziali.<br />

Per meglio capire l’attuale quadro italiano di<br />

questo settore e fugare i residui dubbi, ci siamo<br />

rivolti a Marcello Mele, professore di scienze per<br />

gli animali all’Università di Pisa e componente<br />

del comitato di indirizzo della Rete Italiana per<br />

la Ricerca in Agricoltura Biologica.<br />

Si parla molto di agricoltura biologica, ma pochi<br />

conoscono la zootecnia biologica. Qual è la<br />

situazione italiana?<br />

In Italia rappresenta un settore di nicchia: sono<br />

presenti infatti poco più di 6.800 aziende, circa<br />

la metà delle quali in Sicilia e in Sardegna,<br />

in cui si allevano principalmente bovini e ovini<br />

(poco meno di 200 mila capi per i primi e circa<br />

700 mila capi per i secondi). Ciononostante<br />

l’interesse per questo settore è molto vivo e in<br />

costante crescita.<br />

Ci ricordi in breve cosa è la zootecnia biologica?<br />

L’agricoltura biologica, di cui la zootecnia biologica fa<br />

parte, si pone come obiettivo la realizzazione di forme


di produzione che siano compatibili con una visione<br />

olistica del sistema uomo-ambiente, secondo una concezione<br />

che non ammette uno sfruttamento illimitato<br />

delle risorse naturali, ma un loro uso razionale che<br />

consenta di chiudere i cicli della sostanza organica e<br />

conservare il più a lungo possibile le risorse all’interno<br />

dell’agro-eco-sistema. Nel caso dell’allevamento animale,<br />

le forme di produzione consentite devono prevedere<br />

una stretta interconnessione tra base agricola e<br />

carico animale al fine di garantire la chiusura dei cicli<br />

dei nutrienti entro l’unità produttiva o il comprensorio,<br />

e la conservazione della fertilità del suolo e del benessere<br />

animale. È evidente, pertanto, che la zootecnia<br />

biologica nasce soprattutto in risposta alle forme<br />

di allevamento più intensive basate su una concezione<br />

industriale e produttivistica che, a partire dalla metà<br />

del secolo scorso, ha portato alcuni sistemi zootecnici<br />

a compromettere la sostenibilità ambientale e animale<br />

dei processi produttivi, con le ben note ripercussioni<br />

negative sulla conservazione e la preservazione delle<br />

risorse naturali e del benessere animale.<br />

Questo tipo di produzione, come detto, è sottoposto<br />

a rigidi disciplinari…<br />

Produrre alimenti di origine animale secondo il disciplinare<br />

della zootecnica biologica significa sottoporsi<br />

volontariamente a una serie di normative che si sommano<br />

alle già numerose previste per il comparto e che<br />

rendono questo settore uno degli ambiti produttivi<br />

più controllati in assoluto. I regolamenti comunitari e<br />

i rispettivi recepimenti nazionali, cui i produttori devono<br />

attenersi per apporre il marchio esclusivo che<br />

contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica,<br />

hanno cercato di delineare un insieme di tecniche<br />

in grado di tradurre in sistema i concetti generali sopra<br />

esposti. Per quanto riguarda l’alimentazione degli animali,<br />

gli scopi principali sono quelli di completare il<br />

ciclo dei nutrienti e di evitare le forzature produttive<br />

per salvaguardare il benessere animale. A tale<br />

fine si prevede l’uso di alimenti di esclusiva provenienza<br />

biologica che, in una percentuale definita,<br />

devono essere anche autoprodotti. Il pascolamento<br />

deve essere garantito per tutti gli erbivori e comunque<br />

i foraggi devono essere presenti in percentuali<br />

ben definite sia nell’alimentazione degli erbivori sia<br />

in quella degli animali onnivori come il suino e<br />

gli avicoli. È bandito poi l’uso di alimenti che<br />

siano stati trattati con mezzi chimici (ad esempio<br />

le farine di estrazione di semi di oleaginose)<br />

e alimenti provenienti da Ogm.<br />

E per l’allevamento?<br />

Il disciplinare prevede l’utilizzo di spazi e strutture<br />

che tengano in debita considerazione l’etologia<br />

degli animali e i requisiti per garantirne il<br />

benessere, andandone a definire le dimensioni<br />

minime e i criteri di utilizzo e gestione. Un’attenzione<br />

particolare è poi rivolta ai sistemi di<br />

cura e prevenzione delle patologie. In linea generale<br />

non è ammesso il ricorso a medicinali<br />

allopatici, privilegiando la fitoterapia e l’omeopatia,<br />

nonché l’applicazione di tutte quelle<br />

pratiche in grado di prevenire l’insorgenza di<br />

patologie o dismetabolie, tra cui il ricorso a linee<br />

genetiche particolarmente adattate all’ambiente<br />

e al sistema di produzione. Tuttavia, in<br />

presenza di comprovate necessità, certificate<br />

dal veterinario aziendale e limitatamente a un<br />

certo numero di trattamenti durante l’anno, è<br />

possibile ricorrere anche a farmaci allopatici,<br />

al fine di salvaguardare la salute e il benessere<br />

complessivo dell’animale stesso.<br />

In Italia sono presenti<br />

poco più di 6.800<br />

aziende che operano<br />

secondo le regole<br />

della zootecnia<br />

biologica.<br />

Si trovano soprattutto<br />

in Sicilia e Sardegna<br />

e allevano<br />

principalmente<br />

bovini e ovini<br />

Il pascolamento ha un ruolo<br />

di particolare rilievo per una felice<br />

convivenza tra animali e territorio<br />

febbraio 2013<br />

35


cover story<br />

In Italia il settore<br />

non conosce crisi<br />

Per saperne di più:<br />

agroalimentare@nomisma.it<br />

36 febbraio 2013<br />

www.nomisma.it<br />

biologico ai raggi x<br />

A cura dell’Osservatorio Agroalimentare Nomisma<br />

Il 2012 sarà ricordato come l’annus horribilis<br />

dei consumi: crolla il potere di acquisto delle<br />

famiglie (-4,1% nei primi nove mesi del 2012<br />

rispetto a quanto accadeva un anno fa) e cadono<br />

i consumi di molti capitoli di spesa ormai<br />

giudicati superflui (auto, elettrodomestici, abbigliamento,<br />

in primis). Addirittura, si comincia<br />

a tagliare anche a tavola (-0,4% a valori<br />

costanti rispetto al 2011). Il bio è in netta controtendenza<br />

rispetto a tale scenario: non solo<br />

resiste, ma guadagna terreno. Ad oggi, i prodotti<br />

biologici entrano nelle tavole di oltre 13 milioni<br />

di famiglie italiane. L’Osservatorio curato da<br />

Nomisma per conto di Sana (la più importante<br />

manifestazione del biologico e del naturale) indica<br />

che nel 2012 il 53% delle famiglie italiane<br />

ha acquistato in almeno un’occasione prodotti<br />

alimentari bio. L’indagine ha dunque certificato<br />

come questa tipologia di prodotti entri nella dispensa<br />

di una famiglia su due, trend positivo favorito<br />

da un’offerta ormai completa. Gli assortimenti<br />

abbracciano infatti tutte le merceologie<br />

di prodotto: gli scaffali della distribuzione specializzata<br />

propongono mediamente 4000 referenze<br />

bio; la Gdo (circa 300 referenze a punto<br />

vendita) offre, oltre alle grandi marche, la propria<br />

private label a prezzi competitivi, rappresentando<br />

così un’importante opportunità per<br />

avvicinarsi al bio. D’altro canto, i consumatori<br />

preferiscono un prodotto biologico perché presenta<br />

una qualità più elevata rispetto ai prodotti<br />

convenzionali (il 65% dei responsabili acquisto<br />

ne è convinto) e perché è innanzitutto più sicuro<br />

(71%). La ricerca di garanzie aggiuntive<br />

è ancor più forte nelle famiglie dove vi sono<br />

bambini di età inferiore ai 12 anni. La presenza<br />

di figli piccoli è un forte stimolo all’acquisto di<br />

prodotti biologici (la propensione sale al 64%),<br />

soprattutto quelli ad alta frequenza di consumo<br />

che si utilizzano giornalmente per la colazione<br />

e la merenda. L’altro fattore che testimonia<br />

la positiva performance dei prodotti alimentari<br />

biologici va individuato nell’identikit del consumatore.<br />

Chi compra bio è innanzitutto meno<br />

sensibile al prezzo, non solo quando acquista<br />

biologico ma anche per i prodotti alimentari in<br />

generale. Cresce il bio nel carrello quando il responsabile<br />

della spesa è laureato, dove il reddito<br />

medio mensile familiare è alto, nel Nord e<br />

Centro Italia e dove c’è più offerta distributiva.<br />

Per il futuro sembra prevalere un ragionato<br />

ottimismo sullo sviluppo di tali prodotti. I<br />

responsabili di acquisto intervistati da Nomisma<br />

hanno infatti fornito risposte promettenti<br />

sul trend della spesa per gli alimenti biologici<br />

nei prossimi 12 mesi: il 76% dichiara che non<br />

cambierà l’importo destinato a tali prodotti;<br />

sul fronte opposto invece è positivo il saldo<br />

tra chi ritiene che tale spesa crescerà (13%) e<br />

chi diminuirà (8%). Il biologico ha così tutte le<br />

carte in regola per mantenere saldo il timone<br />

della propria crescita anche nel 2013.


Pastificio Artigianale Leonardo Carassai<br />

<br />

<br />

www.pastificiocarassai.it


cover story<br />

Il marketing ci vende<br />

il cibo biologico<br />

come “naturale,<br />

sano, genuino,<br />

controllato e<br />

sostenibile”. Ma gli<br />

studi scientifici, le<br />

inchieste e le analisi<br />

sui punti deboli del<br />

sistema ci dicono<br />

invece che non è<br />

sempre così. Specie<br />

da quando la GDO<br />

l’ha trasformato in un<br />

business<br />

38 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x<br />

Le verità nascoste<br />

di Francesco Condoluci<br />

Più sano, più genuino, più ecosostenibile, più affidabile.<br />

Laddove per “sano” si intende più ricco<br />

di nutrienti (antiossidanti, polifenoli, vitamina<br />

C, minerali), per “genuino” coltivato senza<br />

il ricorso alla chimica, “ecosostenibile” perché<br />

prodotto con impatto zero sull’ambiente e “affidabile”<br />

perché certificato da organismi di controllo<br />

lungo tutta la filiera. I quattro punti di<br />

forza degli alimenti provenienti da agricoltura<br />

biologica – per definizione – sono questi, o queste<br />

almeno sono le caratteristiche che vengono<br />

“vendute” ai consumatori. I quali infatti, nei<br />

sondaggi, sostengono di preferire i prodotti bio<br />

perché li considerano «più sicuri, più salutari,<br />

più rispettosi del pianeta». Ma è davvero così?<br />

Da un’analisi un po’ più approfondita emerge<br />

che il quadro, in realtà, è un po’ diverso e che<br />

tutte le valutazioni del caso andrebbero fatte<br />

ex post, facendo astrazione dai luoghi comuni<br />

e dalle semplificazioni commerciali e tenendo<br />

conto invece di una serie di variabili.<br />

Più sano? Dipende dai punti di vista...<br />

Il primo punto controverso è quello legato ai<br />

presunti valori nutrizionali superiori dei cibi<br />

bio: sull’argomento, nella comunità scientifica<br />

internazionale, da anni è in corso un dibattito.<br />

E per quanti studi accademici di provata autorevolezza<br />

sostengano che gli alimenti biologici<br />

contengano proteine e vitamine in quantità<br />

superiore a quelli convenzionali, ve sono<br />

altrettanti che invece ribadiscono l’assenza di<br />

elementi scientifici certi a suffragio di questa<br />

tesi (“Nutrition-related health effects of organic<br />

foods: a systematic review”, The American<br />

Journal of Clinical Nutrition, 2010) e mettono<br />

in evidenza piuttosto come (alla stessa stregua<br />

del gusto) le qualità nutrizionali di frutta o ver


dura dipendono da fattori mutevoli quali clima,<br />

territorio, varietà e freschezza e non, sic et simpliciter,<br />

dal metodo di coltivazione utilizzato.<br />

Più genuino? Chiediamolo ai NAC<br />

Va da sé che contrassegnare, in termini assoluti,<br />

il cibo bio come “più sano” , appare un’argomentazione<br />

quanto meno opinabile. Molto<br />

più fondato invece, l’assunto sulla “genuinità”<br />

del biologico. Anche se, pure qui, è doveroso fare<br />

dei distinguo. Fermo restando che la filosofia<br />

bio bandisce tutti quegli antiparassitari e pesticidi<br />

(così come additivi e conservanti) di origine<br />

chimica che possono provocare danni alla salute<br />

e all’ambiente, non bisogna illudersi tuttavia che<br />

la normativa, seppur stringente, possa mettere<br />

al riparo l’intera produzione presente sul mercato<br />

dal rischio-residui chimici. A parte il paradosso<br />

del rotenone (l’insetticida vegetale usato<br />

per anni dalle aziende biologiche, che alla fine<br />

si è rivelato tossico ed è stato messo fuorilegge),<br />

sulla “genuinità” del bio pende costantemente la<br />

spada di Damocle delle contraffazioni. Le truffe<br />

scoperchiate, in quest’ambito, dai Nuclei Antifrodi<br />

dei Carabinieri (NAC), sono decine. «Nel<br />

biennio 2011-2012 abbiamo portato a termine,<br />

assieme all’Agenzia delle Dogane, un’azione di<br />

respingimento di oltre 3 mila tonnellate di grano<br />

tenero falso “biologico” di provenienza straniera<br />

– spiega il colonnello Maurizio Delli Santi,<br />

comandante dei NAC del Comando Politiche<br />

Agricole e Alimentari – la progressiva crescita<br />

del settore e le forti aspettative del consumatore<br />

sui livelli di affidabilità delle certificazioni,<br />

ci hanno indotto a intensificare i controlli sulla<br />

filiera che hanno portato a bloccare alcuni prodotti<br />

importati dall’estero e a operare anche diversi<br />

sequestri di prodotti nazionali». Sul piano<br />

delle frodi di casa nostra, al Sud, dove (malgrado<br />

la domanda sia praticamente inesistente) tra Sicilia<br />

e Calabria si concentra il maggior numero<br />

di aziende biologiche di ortofrutta, non di rado<br />

succede - come raccontano i NAC - che «i coltivatori<br />

dichiarino di produrre grossi quantitativi<br />

di ortaggi su terreni che in realtà hanno una<br />

capacità produttiva minore: i restanti kg di pro-<br />

La resa limitata delle colture biologiche impone alla grande industria di importare i prodotti per venderli su larga scala<br />

dotto vengono fatti arrivare dai campi ad agricoltura<br />

convenzionale, coltivati con l’utilizzo di<br />

pesticidi e senza alcuna garanzia bio».<br />

Sostenibile? Sì, ma solo se è a km zero<br />

Veniamo quindi al problema della sostenibilità<br />

ambientale, perché prima di asserire frettolosamente<br />

che “biologico vuol dire (sempre e<br />

comunque) locale ed ecosostenibile” è bene esaminare<br />

alcuni fattori. Le restrizioni normative<br />

sul biologico, disciplinate dal Regolamento CE<br />

834/2007 e a livello italiano dal Dm 220/95, se<br />

da un lato impongono ai produttori di rispettare<br />

terra, piante e animali, non usare Ogm e prodotti<br />

chimici, utilizzare risorse locali, favorire la biodiversità<br />

ed evitare le colture intensive, dall’altro<br />

sono molto più blande rispetto alle modalità di<br />

commercializzazione e distribuzione. Negli anni<br />

’90 il boom dei consumi e delle produzioni biologiche<br />

(solo in Italia le aziende, da 4 mila sono<br />

diventate 40 mila) ha innescato ovviamente l’interesse<br />

della Grande Distribuzione Organizzata,<br />

portando diverse multinazionali a investire nel<br />

Per saperne di più:<br />

http://ajcn.nutrition.org<br />

www.inran.it<br />

www.efsa.europa.eu<br />

febbraio 2013<br />

39


cover story<br />

Biologico significa anche “prodotto<br />

con risorse locali e ad impatto<br />

zero sull’ambiente”.<br />

Ha senso allora comprare<br />

in Italia un latte bio che arriva<br />

dalla Germania percorrendo<br />

Fino al 10 aprile 2013<br />

tutti i cittadini UE<br />

possono partecipare alla<br />

Consultazione sul riesame<br />

della politica europea in<br />

materia di agricoltura<br />

biologica.<br />

40 febbraio 2013<br />

Per saperne di più:<br />

biologico ai raggi x<br />

www.sinab.it<br />

settore. La resa limitata delle colture biologiche<br />

(30% in meno rispetto a quelli convenzionali)<br />

ha imposto però alla grande industria alimentare<br />

di importare i prodotti per poterli vendere su<br />

larga scala. In Italia, ad esempio, il latte biologico<br />

che si trova nei supermercati arriva in gran parte<br />

dalla Germania. Si può dunque definire “ecosostenibile”<br />

un latte che, prima di<br />

arrivare in tavola, percorre migliaia<br />

di km via gomma o via aerea,<br />

con dispendio di carburante<br />

e rilascio di agenti inquinanti<br />

nell’ambiente? Ma non solo: negli<br />

Usa diverse inchieste hanno<br />

dimostrato che la GDO, pur di<br />

rifornire di ortaggi bio i negozi,<br />

non si fa scrupolo a importare<br />

il prodotto da Paesi lontani migliaia<br />

di km e da coltivatori che<br />

non rispettano i principi-cardine<br />

del biologico. In soldoni: nel<br />

momento in cui il bio diventa un business di larga<br />

scala la sua sostenibilità finisce per essere inevitabilmente<br />

compromessa.<br />

migliaia di km?<br />

E chi controlla il controllore?<br />

L’ultimo elemento – in realtà l’aspetto fondamentale<br />

che coinvolge trasversalmente tutti gli<br />

altri – su cui val la pena soffermarsi è la certificazione.<br />

Il sistema di controllo cioè che qualifica<br />

l’alimento bio come “affidabile” perché prodotto<br />

secondo normativa, autorizzando il produttore<br />

ad usare l’etichetta con il logo europeo, una foglia<br />

stilizzata composta da 12 stelle su fondo verde,<br />

che contraddistingue il cibo bio. Etichetta che,<br />

tracciando tutta la filiera, è l’unica davvero “trasparente”<br />

. In Italia è il Ministero delle Politiche<br />

Agricole a sovrintendere al sistema e ad autorizzare<br />

gli organismi di controllo, ovvero le società<br />

private accreditate presso l’apposito ente Accredia.<br />

Nel 2000 questi organismi certificatori erano<br />

9: oggi sono 13 e lavorano sotto la supervisione<br />

delle Regioni e a stretto contatto con l’Ispettorato<br />

di tutela qualità e repressione frodi e i NAC.<br />

Il loro compito è verificare la rispondenza delle<br />

produzioni ai regolamenti del biologico e va-<br />

lutare le richieste di conversione delle aziende<br />

convenzionali. Il punto debole del sistema è che<br />

sono i produttori, a mezzo quota annuale e percentuale<br />

sul venduto, a pagare questi enti privati.<br />

Con conseguente ricarico di costo sui prodotti in<br />

vendita (il bio in media costa il 15% in più, anche<br />

per questo) e con tutte le perplessità del caso su<br />

un meccanismo in cui il controllato paga il controllore<br />

e i controlli non vengono sempre eseguiti<br />

con ispezioni in loco, ma solo sulla carta. Bios<br />

è uno degli enti certificatori italiani che adotta i<br />

protocolli più severi, con più visite ispettive alle<br />

aziende (la legge ne impone almeno una all’anno),<br />

ma il suo presidente Vittorino Crivelli ammette:<br />

«Mantenere questa rigidità è sempre più<br />

difficile. Per garantire i consumatori ci avvaliamo<br />

di tecnici specializzati che vigilano sulle aziende<br />

bio, mediante visite e relazioni. Ma ciò comporta<br />

costi più alti per le aziende clienti. C’è chi pratica<br />

prezzi inferiori ai nostri sul mercato, ma è difficile<br />

credere che possa operare col nostro stesso<br />

rigore». I controlli restano dunque il vero nodo<br />

gordiano. A maggior ragione da quando il mercato<br />

è esploso e la grande industria ci ha messo<br />

le mani sopra. Mandando in soffitta la filosofia<br />

bio con tutti i suoi buoni propositi.<br />

valori<br />

nutrizionali<br />

resa<br />

produttiva<br />

costi<br />

sul mercato<br />

impatto<br />

sull’ambiente<br />

trasparenza<br />

e tracciabilità<br />

Agricoltura<br />

biologica<br />

Agricoltura<br />

convenzionale<br />

Tabella comparativa dei parametri agricoli più importanti


FederBio:<br />

«Troppi enti<br />

certificatori,<br />

necessaria<br />

una riforma<br />

dall’UE»<br />

Dal 1992 (anche se allora, e fino al 2005, si<br />

chiamava Fiao) FederBio è il punto di riferimento<br />

del mondo biologico italiano: una federazione<br />

unitaria di organizzazioni operanti<br />

in tutta la filiera nata per rappresentare il comparto<br />

e diffondere la conoscenza dell’agricoltura<br />

biologica, che oggi raggruppa la quasi<br />

totalità della rappresentanza nazionale nel<br />

settore, tra aziende di produzione, trasformazione,<br />

distribuzione e certificazione. Con<br />

il suo presidente, Paolo Carnemolla, abbiamo<br />

provato ad analizzare potenzialità e criticità<br />

del bio italiano.<br />

Presidente, com’è cambiato il settore in<br />

Italia negli ultimi 20 anni?<br />

È cresciuto, si è strutturato ed è diventato<br />

competitivo. Molte delle realtà del biologico<br />

italiano sono nate negli anni ’80 e ’90<br />

e oggi, a fianco delle più importanti realtà<br />

dell’agroalimentare che hanno sviluppato linee<br />

di prodotto bio, sono aziende protagoniste<br />

nel mercato di riferimento. In termini<br />

di produzione abbiamo assistito a un “affinamento”<br />

delle competenze sino ad avere<br />

oggi, in gran parte dei casi, imprenditori<br />

agricoli giovani, innovativi e preparati.<br />

Veniamo ai nodi spinosi: gli enti certificatori<br />

in Italia sono tanti e le procedure<br />

non sempre così chiare. Come fa il consumatore<br />

a fidarsi?<br />

Gli organismi autorizzati sono certamente<br />

troppi rispetto alle reali necessità. L’esigenza<br />

di standardizzare i comportamenti, ridurre<br />

i costi e fare investimenti per innovare<br />

gli strumenti di lavoro e migliorare la qualità<br />

professionale del personale ispettivo richiede<br />

sicuramente una razionalizzazione<br />

del sistema, puntando a unificare i servizi e<br />

ridurre il numero degli organismi. FederBio<br />

da ottobre ha attivato un gruppo di lavoro<br />

per mettere a punto proposte e progetti in<br />

questa direzione. Il sistema di certificazione<br />

in Italia è sotto la responsabilità e il coordinamento<br />

del Ministero delle Politiche<br />

Agricole, Alimentari e Forestali che è anche<br />

l’Autorità di riferimento a livello europeo.<br />

Le Regioni ricevono le notifiche dagli<br />

operatori, gestiscono gli elenchi degli stessi<br />

ed esercitano l’attività di sorveglianza sugli<br />

organismi di certificazione e sulle imprese<br />

nel loro territorio. Inoltre gli organismi di<br />

certificazione devono essere accreditati e<br />

vigilati da Accredia, l’ente unico nazionale<br />

di accreditamento per gli organismi di certificazione<br />

di tutti i settori e dei laboratori<br />

di prova. C’è molto da fare per migliorare<br />

il coordinamento di queste attività, tuttavia<br />

il sistema è certamente presidiato. Non va<br />

dimenticato infine che gli operatori sono<br />

sottoposti ai controlli di Carabinieri, Corpo<br />

Forestale, Ispettorato Repressione Frodi e<br />

di tutte le altre autorità preposte alla sicurezza<br />

alimentare: i controlli sono assai più<br />

rilevanti che negli altri settore dell’agroalimentare<br />

nazionale.<br />

La tracciabilità in etichetta può garantire<br />

davvero acquisti “sicuri”?<br />

È senza dubbio uno strumento che aiuta<br />

il consumatore a comprendere il percorso<br />

che il prodotto compie dal campo alla tavola.<br />

In etichetta è possibile trovare i codici<br />

identificativi dell’organismo di certificazione<br />

e dell’operatore, oltre che l’indicazione sulla<br />

provenienza degli ingredienti.<br />

Diversi studiosi, in Gran Bretagna e<br />

Usa, sostengono che in realtà il cibo<br />

biologico non ha valori nutrizionali aggiuntivi<br />

rispetto a quello convenzionale<br />

e che l’unico aspetto significativo è<br />

l’impatto zero sull’ambiente. Soltanto<br />

questo può giustificare gli alti costi del<br />

bio sul mercato?<br />

Vorrei ricordare che i risultati degli studi di<br />

9 progetti di ricerca finanziati dal Ministero<br />

delle politiche agricole alimentari e forestali,<br />

che hanno coinvolto il Cnr e il Cra e alcune<br />

importanti Università italiane, mettono<br />

in luce che il cibo biologico è più salutare<br />

del convenzionale sotto diversi aspetti. I pomodori<br />

biologici freschi e trasformati, rispetto<br />

a quelli convenzionali, sono più ricchi di<br />

antiossidanti e polifenoli, i micronutrienti di<br />

cui è stato ampiamente provato il legame<br />

con la prevenzione del cancro, delle malattie<br />

cardiovascolari e cronico-degenerative in<br />

genere (studio Biopomnutri); i cereali biologici<br />

non contengono più micotossine di<br />

quelli convenzionali e, pur non avvalendosi<br />

di fungicidi (meglio noti come anticrittogamici),<br />

sono meno esposti a contaminazioni<br />

fungine grazie al ricorso alle buone pratiche<br />

agronomiche, in particolare alla rotazione<br />

colturale (studio Psnb-Cer). Biologico significa<br />

inoltre assenza di Ogm, fertilizzanti e<br />

diserbanti chimici di sintesi, insetticidi e anticrittogamici;<br />

significa rotazione delle colture<br />

febbraio 2013<br />

41


cover story<br />

Il decalogo<br />

per il consumatore<br />

1) Ricorda che l’etichetta è la Carta<br />

d’Identità degli alimenti<br />

2) Le etichette più corte<br />

garantiscono le migliori condizioni<br />

di conoscenza di un prodotto:<br />

trasparenza del marchio, processo<br />

produttivo, luogo di produzione e<br />

caratteristiche del prodotto<br />

3) Per i prodotti importati dall’estero:<br />

l’etichetta deve essere in italiano<br />

e deve esser e ben individuato<br />

l’importatore o lo stabilimento di<br />

lavorazione<br />

4) Per i prodotti senza etichetta<br />

il venditore è comunque tenuto a<br />

esporre indicazioni sulla provenienza<br />

5) Fondamentale è il controllo della<br />

data di scadenza, delle indicazioni<br />

sulla modalità di conservazione e del<br />

termine di consumo<br />

6) Per orientarti sulla genuinità dei<br />

prodotti puoi avvalerti del sistema<br />

dei marchi di qualità previsti dall’UE<br />

(Dop, Igp, Stg e Biologico). Gli<br />

alimenti geneticamente modificati<br />

sono riconoscibili per l’indicazione in<br />

etichetta o tra gli ingredienti<br />

7) Accertati che le confezioni o gli<br />

imballaggi siano integri<br />

8) Sii sempre cauto negli acquisti online<br />

e nelle vendite porta-a-porta<br />

9) Diffida dei luoghi di vendita<br />

che non appaiono salubri e sono<br />

trascurati nell’ordine e nella pulizia<br />

10) Non dimenticare le norme<br />

generali di igiene per la sicurezza<br />

e salvaguardia dell’ambiente, nonché allevamento<br />

animale con alimentazione da pascolo<br />

e foraggi biologici e senza uso preventivo<br />

di antibiotici. Nella fase di trasformazione<br />

dei prodotti significa infine evitare coloranti,<br />

conservanti e altri additivi. A tutto vantaggio<br />

della salute.<br />

È innegabile tuttavia che l’agricoltura<br />

senza la chimica implica costi altissimi di<br />

produzione. Il rischio non è che in futuro<br />

i ricchi mangeranno cibo sano e i poveri<br />

saranno costretti a nutrirsi di Ogm?<br />

Non sempre il metodo di produzione biologico<br />

comporta costi così elevati, e soprattutto<br />

nel prezzo dei prodotti dell’agricoltura industriale<br />

non vengono conteggiati i costi dell’inquinamento<br />

dell’acqua e dei terreni, della perdita<br />

di biodiversità, che vengono scaricati sul<br />

bilancio dello Stato. In un momento in cui è<br />

necessario ridurre la spesa pubblica, la conversione<br />

al biologico dell’agricoltura potrebbe<br />

quindi comportare<br />

alimentare della famiglia risparmi anche signifi- Da diverse legislature<br />

Ministero delle Politiche<br />

Alimentari e Forestali<br />

Nucleo Antifrodi dei Carabinieri<br />

42 febbraio 2013<br />

biologico ai raggi x<br />

Paolo Carnemolla (FederBio)<br />

cativi per i cittadini. Inoltre<br />

spesso i prezzi degli<br />

alimenti dell’agricoltura<br />

industriale sono troppo<br />

bassi per poter garantire<br />

una effettiva sicurezza<br />

e qualità, così come<br />

anche nel biologico c’è<br />

una notevole differenza<br />

fra i prezzi riconosciuti ai<br />

giace in Parlamento<br />

una nuova normativa<br />

nazionale per<br />

la riforma del sistema<br />

di certificazione<br />

con disposizioni atte<br />

a rafforzare il settore<br />

produttori e quelli che paga in negozio il consumatore.<br />

La crescita della domanda, la specializzazione<br />

e l’ottimizzazione delle produzioni<br />

e dei processi ha permesso negli ultimi<br />

anni di abbassare i prezzi, rendendoli in molti<br />

casi anche competitivi. C’è ancora da lavorare<br />

per ridurre i margini eccessivi di intermediazione<br />

e delle fasi logistiche e commerciali, ma<br />

attraverso i gruppi di acquisto, i mercati contadini<br />

e la vendita diretta è comunque possibile<br />

comprare prodotti bio di qualità a prezzi<br />

convenienti.<br />

Quali sono le carenze legislative in materia<br />

di biologico?<br />

Da diverse legislature giace in Parlamento una<br />

nuova normativa nazionale che contiene la riforma<br />

del sistema di certificazione nazionale<br />

di settore e una serie di disposizioni utili per<br />

rafforzarlo e favorirne lo sviluppo. Nonostante<br />

vi sia da sempre pieno accordo fra tutte<br />

le forze politiche e sia stato svolto un lavoro<br />

notevole anche in sede<br />

di audizioni ed emendamenti,<br />

anche questa<br />

legislatura si chiude con<br />

un nulla di fatto. Torneremo<br />

alla carica in quella<br />

che inizierà a breve, sperando<br />

che in Parlamento<br />

arrivi finalmente una<br />

nuova classe politica più<br />

attenta alle reali esigenze<br />

del nostro settore.


Bio alla tedesca:<br />

stile di vita da imitare<br />

di Benedetta Raso<br />

Non è un caso che la Biofach, la più grande fiera<br />

a livello mondiale dedicata ai prodotti biologici,<br />

abbia luogo ogni anno a Norimberga, in<br />

Germania: in quale altra terra, se non in quella<br />

teutonica, riflettere sull’importanza e sul ruolo<br />

che oggigiorno gioca l’alimentazione biologica?<br />

Da diversi anni ormai la Germania figura infatti<br />

tra le nazioni dominanti in questo settore. Non<br />

che siano finiti i tempi di würstel, crauti e patate,<br />

ma è un dato certo che, fin dalla metà degli<br />

anni ’80, in Germania si sono sviluppati a vista<br />

d’occhio supermercati, locali e fastfood biologici.<br />

E si tratta di una tendenza in continua crescita.<br />

In vista della 24sima edizione della Biofach<br />

(13-16 febbraio), la Germania si prepara<br />

a stilare le statistiche relative al proprio mercato<br />

biologico nel 2012. In realtà, già dando uno<br />

sguardo al 2011 i numeri davano segnali piuttosto<br />

positivi: in Europa e negli Stati Uniti si è<br />

registrata una crescita del settore biologico tra<br />

il 5 e il 10%. La Germania, come anche l’Italia,<br />

ha raggiunto la percentuale del 9%: secondo<br />

il Bund Ökologischer Lebensmittelwirtschaft,<br />

Scoperta nel 2011 una truffa<br />

ai danni dei mercati europei:<br />

70 mila tonnellate di prodotti<br />

fatti passare per bio made in Italy<br />

ma in realtà falsificati. La notizia<br />

ha suscitato scandalo e sfiducia<br />

ovunque. Meno che in Italia,<br />

dove è passata sotto silenzio<br />

Prezzi prodotti bio<br />

Germania Italia<br />

10 uova: 2,50 e 3,50 e<br />

1 l di latte: 1,20 e 1,60 e<br />

1 kg<br />

di farina: 1,40 e 1,20 e<br />

125 g<br />

di caffè 2,45 e 3,00 e<br />

200 ml<br />

succo<br />

carota 0,95 e 2,07 e<br />

NuernbergMesse/Frank Boxler<br />

l’associazione dell’economia alimentare ecologica,<br />

nel 2011 il fatturato del mercato biologico<br />

tedesco è ammontato a ben 6,6 miliardi di euro,<br />

un contributo significativo che ha completato il<br />

già fiorente quadro macroeconomico teutonico.<br />

Qui l’utilizzo dei prodotti naturali (e non solo in<br />

cucina) aumenta costantemente, al punto da non<br />

riuscirne a soddisfare autonomamente la domanda.<br />

D’altronde lo stesso Löwenstein, presidente<br />

dell’associazione dell’economia alimentare ecologica,<br />

sempre in occasione di Biofach 2012, aveva<br />

riconosciuto il problema e affermato che «la<br />

Germania ha bisogno di 10 mila aziende biologiche».<br />

Questo vuol dire che un milione di ettari<br />

di terreno biologico – ovvero il 6% della superficie<br />

agricola coltivata – e oltre 22 mila aziende<br />

non bastano più. Nonostante il primato europeo,<br />

quindi, la Germania sente il bisogno di ricorrere<br />

alle importazioni. A tal proposito l’Italia gioca un<br />

ruolo importante: nel mercato tedesco il Belpaese<br />

è al secondo posto per l’esportazione di frutta<br />

fresca e al terzo per gli ortaggi. Tuttavia il grande<br />

scandalo alimentare che ha col-<br />

pito l’export italiano in questo settore<br />

non è certo passato inosservato<br />

Oltralpe. Nel dicembre del 2011 la<br />

Guardia di Finanza italiana ha infatti<br />

smascherato una banda di truffatori<br />

che è riuscita a commercializzare in<br />

diversi Paesi europei, tra cui anche la<br />

Germania, ben 70 mila tonnellate<br />

di prodotti fatti passare per bio made<br />

in Italy (farina, frutta secca e soia)<br />

ma in realtà falsificati. La truffa<br />

ha avuto immediatamente una grande risonanza<br />

mediatica (anche se da noi la notizia è passata<br />

quasi sotto silenzio) e ha diffuso un clima di sfiducia<br />

nei confronti del sistema italiano dei controlli,<br />

facendo ipotizzare un possibile ruolo dei clan<br />

malavitosi nella vicenda. Ma per capire se questo<br />

abbia potuto causare un calo delle importazioni<br />

di prodotti biologici italiani nel corso del 2012, si<br />

attendono i dati statistici della Biofach 2013.<br />

Per saperne di più:<br />

www.biofach.de/en<br />

febbraio 2013<br />

43


storie dall’Italia che merita<br />

Un’oasi verde<br />

in mezzo alla Brianza<br />

Un’enclave di accoglienza votata alla (bio)diversità. Qui convivono il bosco, con i suoi uccelli<br />

e le orchidee, un gruppo di famiglie in fuga dalla città, un’azienda agricola i cui prodotti<br />

arrivano diretti sulla tavola della bio-osteria. E ancora un negozio, stanze aperte agli ospiti<br />

e prossimamente un centro benessere. Il tutto alimentato con energia sostenibile.<br />

È Galbusera Bianca, il sogno divenuto realtà dell’ex fotografo di moda Gaetano Besana<br />

44 febbraio 2013<br />

Si trova a 40 chilometri da Milano, la metà<br />

da Lecco, Galbusera Bianca. Sta alta sulle<br />

colline, discosta dal traffico neanche troppo<br />

confuso e disordinato della strada che<br />

attraversa la Brianza. Qui i terrazzamenti<br />

(i ronchi) sono stati intensamente e faticosamente<br />

coltivati fino agli anni Cinquanta con<br />

vigneti, ortaggi e anche cereali. Le profonde<br />

trasformazioni economiche hanno portato al<br />

loro abbandono quasi totale, come è stato anche<br />

per gli antichi nuclei rurali delle Cascine<br />

Galbusera Bianca e Galbusera Nera. Il bosco<br />

ha così avviato la riconquista dei terreni abbandonati<br />

e il territorio suddiviso fra prati residui<br />

(i prati magri, seminaturali che insistono su<br />

terreni calcarei), incolti e spazi arbustivi, è diventato<br />

ideale rifugio per alcune specie di uccelli<br />

e luogo perfetto per la crescita di orchidee.<br />

In questo contesto è rinato un pugno di case<br />

come nucleo agricolo nel cuore del Parco Regionale<br />

di Montevecchia e della Valle del Curone<br />

poco meno di vent’anni fa, per passione e<br />

un briciolo d’incoscienza da parte di Gaetano<br />

Besana, innamoratosi di questi pendii. E di una<br />

vita rurale che gli pareva forse lontana come il<br />

mondo delle fate quando stava sotto i riflettori<br />

a scattare fotografie nelle passerelle di moda.<br />

Oggi che Gaetano Besana ha realizzato il suo<br />

sogno di ristrutturare il borgo secondo i criteri<br />

della ecosostenibilità e della bioarchitettura,


In apertura, una panoramica sulla vallata che accoglie Galbusera Bianca.<br />

In questa pagina, dall’alto: Gaetano Besana indaffarato nei lavori<br />

dell’orto bio (sotto), e la Stanza dei libri, zona comune di incontro e relax<br />

Nelle stanze<br />

del benessere<br />

Galbusera Bianca è<br />

sostenibile anche per essere<br />

un esempio di contenimento<br />

energetico. Sonde inserite<br />

nel profondo della terra<br />

generano energia elettrica<br />

necessaria per fornire acqua<br />

calda e riscaldare gli<br />

ambienti. Poche settimane<br />

fa, dopo una laboriosa<br />

ristrutturazione, si sono<br />

aperte agli ospiti le camere.<br />

Ciascuna diversa dall’altra e<br />

arredate con originalissimi<br />

suppellettili e materiali<br />

provenienti dalle soffitte o<br />

reperiti nelle demolizioni di<br />

vetusti edifici. Non c’è che<br />

prendere atto e condividere<br />

la coerenza di Gaetano<br />

Besana, che considera il<br />

riciclo un altro trave portante<br />

del suo borgo, della sua<br />

filosofia. Cosa ci vuole un<br />

armadio per proteggere e<br />

separare dalla vista di<br />

chiunque biancheria e<br />

indumenti? Un sacco di juta è<br />

più che sufficiente all’uopo!<br />

O il fantasioso utilizzo di<br />

gerle a mo’ di seggiole nella<br />

Stanza del fieno, dove i<br />

materassi sono in fieno vero.<br />

Geniale il posizionamento<br />

delle vecchie valigie a dire<br />

che siamo nella Stanza del<br />

viaggiatore; altrettanto<br />

curiose carriole e cassette per<br />

la frutta di legno nelle Stanze<br />

del giardiniere: sostegni<br />

sempre utili nelle camere che<br />

ci accolgono. Originali anche<br />

le pitture ai muri, eseguite<br />

con tinture biologiche e<br />

naturali dal team di<br />

Galbusera Bianca. Silenzio e<br />

serenità per volersi bene, in<br />

attesa che il centro<br />

benessere, scavato nel ventre<br />

della terra da cui riceve<br />

energia, possa coccolare i<br />

clienti che, ci scommettiamo,<br />

non tarderanno a scoprire<br />

quest’oasi di pace.<br />

L’azienda agricola,<br />

che si estende su 20 ettari,<br />

è una vera riserva<br />

di biodiversità con le sue oltre<br />

100 varietà di mele,<br />

60 di pere, 40 di susine<br />

e altrettante di fichi<br />

Galbusera Bianca è diventata un’oasi di accoglienza<br />

innovativa nel panorama nazionale.<br />

Parte degli immobili hanno destinazione privata:<br />

mezza dozzina di famiglie in fuga dalla<br />

città hanno trovato qui spazi verdi e aria buona<br />

per far crescere i figli. L’azienda agricola è<br />

a conduzione biologica per espresso volere del<br />

proprietario («Le aziende agricole convenzionali<br />

commettono un palese danno all’agricoltura<br />

e alla società», dice), si estende su 20 ettari<br />

e rappresenta anche una riserva della biodiversità<br />

con oltre un centinaio di varietà di mele,<br />

60 di pere, 40 di susine e altrettante di fichi:<br />

un’arca di Noè che arriva dalla terra alla tavola<br />

della bio-osteria. Zuppe, minestre, timballi,<br />

tutto in perfetta armonia con la natura e la<br />

cucina quasi totalmente vegetariana è profumata<br />

ed energetica al punto giusto. Noi siamo<br />

ciò che mangiamo enuncia il motto del punto<br />

ristoro, confermando il rapporto ritrovato con<br />

la terra che nutre. Anzi, che ha sapore. Gaetano<br />

Besana ne è convinto: «I prodotti biologici<br />

li riconosci dal sapore». Confermiamo ad<br />

esempio per i succhi di frutta, nettari, sostanza<br />

nutriente, estetici ed estatici. E anche per i<br />

sorbetti di albicocca e menta, carota e melissa,<br />

fichi e vaniglia, miele e zenzero, sedano, uva.<br />

Disponibili non solo nell’osteria, ma anche<br />

nell’ordinato negozio dove si possono reperire<br />

prodotti alimentari biologici di altre aziende<br />

agricole, dal vino alla pasta al riso.<br />

dove&come<br />

Oasi di Biodiversità di Galbusera Bianca<br />

Via Galbusera Bianca, 2 - Rovagnate (Lc)<br />

Tel. 039.570351 - www.galbuserabianca.com<br />

febbraio 2013<br />

45


Gudrun Dalla Via<br />

"Difendere la natura<br />

difendere il futuro"<br />

febbraio 2013<br />

di Roberto Rabachino<br />

Nota da tempo al pubblico italiano e internazionale<br />

per i suoi scritti, le sue docenze e i seminari in materia<br />

di salute e benessere, ha seguito il biologico italiano<br />

sin dai primi passi ed è stata presidente di A.S.A.<br />

Associazione Stampa Agroalimentare Italiana<br />

per dieci anni (ora Presidente Onorario). Cosa significa<br />

per lei bio? Una garanzia per le prossime generazioni<br />

46<br />

personaggi<br />

Gli alimenti da coltivazione biologica possono<br />

essere considerati prodotto di nicchia?<br />

Se in momenti difficili per l’economia, l’agricoltura<br />

italiana regge, quella con impronta<br />

biologica continua addirittura a espandersi,<br />

con notevoli aumenti di fatturato. Se a volte si<br />

levano voci di critica, queste sono verosimilmente<br />

dovute al fatto che ormai da qualche<br />

anno il bio è diventato un serio concorrente<br />

per l’agricoltura convenzionale. L’Italia è al<br />

primo posto in Europa come produttore di<br />

alimenti biologici. Nei consumi invece siamo,<br />

secondo il momento, tra il quarto e il sesto posto.<br />

A quanto pare, il consumatore italiano è<br />

per ora meno attento al bio rispetto ai vicini<br />

di Oltralpe. Del resto, la scelta di prodotti da<br />

noi è meno vasta rispetto ai supermercati e<br />

negozi specializzati di altre nazioni.<br />

Chi sceglie il bio? E per quali motivi?<br />

Il motivo più spesso indicato da parte dei consumatori<br />

abituali è “voglio alimenti più ‘puliti’,<br />

senza residui di concimi chimici, erbicidi,<br />

pesticidi”. Subito dopo: “questi prodotti<br />

sono più nutrienti, più ricchi soprattutto di<br />

vitamine, sali minerali, oligoelementi”. Dunque,<br />

piuttosto che assumere degli integratori,<br />

perché non puntare su alimenti che ne sono<br />

ricchi per natura? Alimenti utili quindi<br />

soprattutto per bambini piccoli e per persone<br />

anziane o ammalate. Infatti, asili, scuole e<br />

ospedali sono tra i grandi clienti del settore.<br />

La crescita più forte, negli acquisti di alimenti<br />

provenienti da coltivazioni biologiche controllate,<br />

si registra comunque nelle famiglie.<br />

Sono spesso i nuclei familiari con figli giovani<br />

che cercano di far loro avere un’alimentazione<br />

bio, totalmente o almeno in buona parte,<br />

sin dalla prima infanzia. Infatti esiste un buon<br />

numero di “pappe bio” adatte per lo svezzamento,<br />

e poi succhi, yogurt e creme molto<br />

apprezzati dai più piccoli. È sorprendente<br />

come una siffatta alimentazione riesca a formare<br />

i gusti; molte mamme riferiscono che<br />

i loro rampolli riescono a distinguere con fa


cilità tra un frutto bio e uno convenzionale,<br />

e che rifiutano il secondo. Il biologico è un<br />

must per coloro che preferiscono i cereali<br />

integrali a quelli raffinati. I residui non desiderabili<br />

della coltivazione convenzionale<br />

infatti si trovano maggiormente nella parte<br />

più esterna dei semi, quindi riso, frumento<br />

(per pane, pasta etc.), orzo, segale, miglio...<br />

Pertanto, che si scelga l’integrale per motivi<br />

dietetici o salutistici in generale, dovrebbe<br />

provenire da coltivazione biologica! Un’altra<br />

forte motivazione, che spinge soprattutto<br />

adulti con un livello culturale elevato<br />

all’acquisto del bio, è la consapevolezza che<br />

questo tipo di agricoltura (e altri, affini) è il<br />

modo per restituire la fertilità al terreno, salvaguardarlo<br />

dall’erosione e limitare di conseguenza<br />

i potenziali danni da siccità o alluvioni.<br />

In ultima analisi, a garantire il cibo<br />

per le generazioni future.<br />

C’è ancora chi considera il biologico un<br />

mercato riservato a piccoli produttori. C’è<br />

spazio anche per le grandi aziende?<br />

C’è, eccome! Le aziende con territori estesi,<br />

oppure le cooperative tra produttori bio,<br />

hanno il grande vantaggio di poter mantenere<br />

maggiore distanza da potenziali fonti di<br />

inquinamento (industriale, urbano, agricolo,<br />

stradale) o di contaminazione (come gli<br />

OGM, organismi geneticamente modificati).<br />

Anche per una grande azienda agricola è<br />

assolutamente possibile osservare le regole<br />

del biologico, tra le quali: no a monocolture<br />

estese ma alternanza/vicinanza tra diversi<br />

tipi di piante; sì invece all'uso di fertilizzanti<br />

di origine naturale (minerale, vegetale o<br />

animale, compostata), favorendo i nemici<br />

naturali degli insetti nocivi; rotazione delle<br />

colture (per permettere la rigenerazione<br />

naturale del terreno) e sovescio (coprire il<br />

terreno con materiale vegetale per ridurre lo<br />

spreco d’acqua e l’erosione del terreno, favorendo<br />

nel contempo la fertilità). Per grandi<br />

aziende o consorzi/cooperative è anche<br />

più facile raggiungere la GDO o comunque<br />

l’utente finale, economizzando la distribuzione<br />

(e quindi riducendo i prezzi).<br />

Biologico è solo cibo?<br />

All’inizio l’agricoltura biologica per uso commerciale<br />

si è concentrata sulla produzione di<br />

cereali e leguminose (ideale alternanza di rotazione<br />

colturale); poi si è estesa alla produzione<br />

di ortaggi, anche in serre molto grandi,<br />

ai frutteti, ai vigneti. La zootecnia, con produzione<br />

di carne e latticini è venuta dopo, e<br />

l’itticoltura è ancora ai primi timidi passi. E<br />

oggi un numero crescente di consumatori si<br />

chiede ad esempio come è stato coltivato e<br />

trattato il cotone che costituisce la materia<br />

prima di gran parte dell’abbigliamento. Ed<br />

ecco che il mercato risponde con prodotti<br />

biologici certificati anche per le fibre vegetali<br />

come cotone e canapa.<br />

Sono soprattutto<br />

le famiglie<br />

con figli piccoli<br />

a scegliere bio.<br />

Sembra<br />

che i bambini<br />

così educati<br />

sappiano<br />

riconoscere<br />

dal gusto le origini<br />

biologiche di un<br />

frutto rifiutando<br />

tutti gli altri<br />

Dall'agricoltura alla zootecnia all'abbigliamento il passo è breve: l'interesse per le origini<br />

di fibre vegetali come canapa e cotone (sotto) è la nuova frontiera degli appassionati di bio<br />

febbraio 2013 47


italia foodwine<br />

Il mercato giusto


italia foodwine<br />

Il mercato giusto


consumi&tendenze<br />

Un altro happy<br />

hour è possibile<br />

di Gilda Ciaruffoli<br />

Spendere poco per mangiare a volontà. Detta così<br />

sembra davvero la regola d’oro della cena fuori<br />

in tempo di crisi. Ma l’aperitivo “alla milanese”<br />

è soltanto questo? E come la mettiamo con<br />

la qualità dell’offerta gastronomica, oggi sotto<br />

il fuoco incrociato di esperti, giornalisti e nostalgici?<br />

50 febbraio 2013<br />

“Si bevono un paio di bicchieri di qualcosa<br />

(spesso qualcosa di non eccelso); si mangiano<br />

porcherie (spesso porcherie); si parla poco,<br />

si dicono cose smozzicate tra una gita e<br />

l’altra al buffet di cibi rifritti; ci si lascia dopo<br />

poco, con la pancia malamente piena e la sensazione<br />

di non aver fatto niente”. Lo scriveva<br />

Maria Laura Rodotà lo scorso agosto nel pezzo<br />

Il rito dell’happy hour che non diverte (corriere.<br />

it). Le faceva eco IL <strong>Magazine</strong>, del Sole 24 ore,<br />

quando a ottobre, con il pezzo Unhappy hour,<br />

sosteneva “L’aperitivo è diventato oggi la Cari


Per i locali milanesi<br />

l’apericena fa<br />

la parte del leone<br />

sia dal punto<br />

di vista della spesa<br />

che da quello<br />

delle entrate<br />

tas dei ricchi, la mensa della classe media”<br />

(ilsole24ore.com). E potremmo andare<br />

avanti con le citazioni. Negli ultimi tempi<br />

infatti il “rito” delle 19 (o giù di lì) è stato attaccato<br />

su più fronti. Questo significa anche,<br />

però, che stiamo parlando di un fenomeno<br />

decisamente al centro dell’attenzione.<br />

Buffet vs Crisi?<br />

C’è da chiarire prima di tutto che quello<br />

di cui parliamo è l’aperitivo “alla milanese”.<br />

Non del Campari o del Prosecco con patatine<br />

e olive, ma di quell’happy hour – che<br />

dell’originale “pago 1 e bevo 2” anglosassone<br />

riprende solo il nome – durante il quale,<br />

per tradizione ormai ventennale nella città<br />

lombarda, si paga la consumazione, spesso<br />

a prezzo fisso, e si può mangiare servendosi<br />

da un (più o meno) ricco buffet. Molti lo<br />

chiamano apericena. Non ci sono dati ufficiali<br />

in merito, ma per rendersi conto di<br />

quanto questa pratica sia diffusa nei locali<br />

di Milano non serve leggere le statistiche,<br />

basta farsi un giro in zona Navigli, alle Colonne<br />

di San Lorenzo, in Brera o all’Arco<br />

della Pace. Sul bancone di ogni locale, di<br />

qualsiasi dimensione o fattezza, dopo le 18<br />

e 30 o giù di lì, troneggia un’infilata di piatti<br />

colmi di primi, secondi e contorni dai<br />

quali servirsi a volontà. I prezzi vanno in<br />

media dai 6 ai 10 euro a bevuta e, neanche<br />

a dirlo, i banconi sono sempre affollati. Effetto<br />

della crisi? Si ripiega sull’happy hour<br />

per risparmiare sulla cena? In effetti, in alcuni<br />

locali, con 5 euro bevi una birra media<br />

o un calice di vino e mangi finché non sei<br />

sazio. Ma è davvero possibile spiegare così<br />

il “fenomeno aperitivo”? Probabilmente<br />

per quello che riguarda il resto d’Italia, sì.<br />

Da Milano infatti, negli ultimi anni, questo<br />

rito è stato adottato da un buon numero di<br />

locali di tutto il paese. Ci spiega Annalisa<br />

del TeaTram (vedi box a pag. 52): «A Roma,<br />

ad esempio, l’aperitivo è molto diffuso,<br />

ma rispetto a Milano c’è un approccio un<br />

po’ diverso soprattutto per quanto riguarda gli<br />

orari: noi possiamo parlare di “aperitivo” anche<br />

alle 10 di sera perché il romano medio non ha<br />

la cultura “dell’esco dal lavoro e vado a fare<br />

l’aperitivo”. Qui la regola è ancora tornare a<br />

casa, lavarsi, cambiarsi, portare fuori il cane e<br />

soltanto dopo uscire. I locali raramente si riempiono<br />

prima delle 21. Però posso dire che<br />

sì, i proprietari stanno cercando sempre più di<br />

invogliare il pubblico a spizzicare a buffet libero<br />

in sostituzione della cena, perché il difficile<br />

periodo economico ha svuotato anche i<br />

ristoranti, e questa è certamente una soluzione<br />

valida al perdere del tutto la clientela».<br />

I piatti “ragionati” dell’aperitivo in Santeria, in attesa di essere serviti<br />

febbraio 2013<br />

51


consumi&tendenze<br />

La tartina assassina<br />

Non lasciatevi ingannare dal<br />

titolo: gli aperitivi organizzati<br />

da TeaTram sono di ottima<br />

qualità. A morire è solo uno dei<br />

protagonisti della performance<br />

teatrale che va in scena a bordo<br />

di un tram in movimento, e<br />

della quale il pubblico è<br />

chiamato a scoprire il colpevole<br />

bevendo un drink. Un’idea<br />

decisamente originale, in<br />

particolar modo per la location.<br />

Ci racconta Annalisa: «l’idea<br />

dello spettacolo con aperitivo è<br />

nata dalla volontà di far<br />

“gustare” letteralmente, a chi<br />

sceglie TeaTram, un’esperienza<br />

innovativa: si va a spasso per<br />

Roma senza fretta, si beve<br />

qualcosa, si chiacchiera e ci si<br />

gode uno spettacolo. Perché<br />

proprio l’aperitivo? Perché lo<br />

spazio della vettura è limitato e<br />

dobbiamo privilegiare quello<br />

dedicato alla messa in scena,<br />

quindi senza tavolini. Sarebbe<br />

molto complicato per noi<br />

servire cose più impegnative di<br />

un drink e uno spuntino».<br />

www.teatram.it<br />

Uno sfizioso assaggio di “aperitivo col delitto” alla romana<br />

52 febbraio 2013<br />

L’angolo bar della Santeria di via Paladini a Milano. Qui, durante l’happy hour, è spesso possibile assistere a mostre e concerti<br />

Un’ape che non ti aspetti<br />

E il punto è proprio questo. Perché mentre a Roma,<br />

come in buona parte della penisola, l’happy<br />

hour è stato importato recentemente come moda<br />

e certamente come escamotage per attirare clienti<br />

e invogliarli a spendere qualcosa (in più), a Milano<br />

“l’ape” è una consuetudine sociale. Lo dichiarano<br />

gli stessi gestori dei locali: «è vero, con il<br />

buffet si cena a un<br />

prezzo moderato, che<br />

se però ordini un secondo<br />

cocktail tanto<br />

moderato non è più –<br />

dichiara Marco Cosentino,<br />

direttore del Swami<br />

Cafè, noto locale in<br />

zona Porta Romana,<br />

che ci spiega – l’happy<br />

hour è piuttosto un<br />

modo facile e comodo<br />

per mangiare qualcosa<br />

in compagnia usciti<br />

dall’ufficio per poi tornare<br />

a casa e non doversi<br />

preoccupare della<br />

cena». Cosentino concorda<br />

con gli altri gestori<br />

di locali sentiti,<br />

unanimi nel sottolineare<br />

come il momento<br />

dell’aperitivo faccia la<br />

parte del leone sia dal punto di vista della spesa<br />

che da quello delle entrate, e che negli ultimi anni<br />

ci sia stato un lieve calo nell’affluenza, sia per<br />

la crisi sia per l’altissima concorrenza. Veniamo<br />

dunque a un punto caldo: la qualità dell’offerta<br />

gastronomica. Sì, perché con buona pace dei puristi<br />

dell’aperitivo, è un dato di fatto che oggi l’attenzione<br />

dell’avventore è principalmente puntata<br />

sul cibo. I locali che fanno happy hour, dunque,<br />

sono davvero “mense della classe media”? Il primo<br />

problema è quello del buffet: è vero, in molti<br />

casi è pessimo. La pasta è scotta, le tartine vecchie.<br />

Ma non è sempre così. «È una questione di<br />

catering – ci spiegano da La Ringhiera, locale dei<br />

Navigli molto in voga tra i più giovani – anni<br />

di esperienza però hanno portato i<br />

catering a migliorare la loro offerta e i<br />

gestori a scegliere il servizio migliore.<br />

A noi il cibo viene consegnato 3 ore prima<br />

dell’inizio dell’aperitivo, perfettamente<br />

sigillato e a norma». Molti sono poi i locali con<br />

cucina. Come il succitato Swami Cafè: «i nostri<br />

piatti vengono preparati al momento – spiega<br />

ancora Cosentino – portiamo in tavola specialità<br />

tipiche come risotti, pizzoccheri e polenta in inverno,<br />

e il menù cambia con le stagioni». Ma non<br />

è tutto. Sì, perché parlare solo di buffet è ormai<br />

riduttivo. Molti sono i locali che propongono formule<br />

diverse, puntando proprio sulla qualità del<br />

cibo. Un esempio è quello della Bottega di Via<br />

Mussi, in zona Paolo Sarpi. Con 10 euro si


La fila in attesa di ordinare il proprio piatto durante l’aperitivo a km zero di Un posto a Milano presso la Cascina Cuccagna<br />

degustano in tranquillità una serie di portate impiattate<br />

al momento con i prodotti venduti nel<br />

negozio, originaria destinazione del locale. «Sono<br />

tutte specialità del Sud che arrivano fresche – ci<br />

spiega il titolare – e si possono gustare finché se ne<br />

è sazi». L’happy hour infatti finirebbe alle 22.30,<br />

ma capita spesso che le mozzarelle di bufala, le<br />

ricotte, i sott’oli, i salumi irpini… continuino a<br />

uscire finché c’è gente.<br />

Il caso Santeria<br />

E se quella di Via Sarpi è già defilata rispetto alle<br />

zone classiche dell’happy hour milanese, ancora<br />

di più lo è Lambrate. È proprio qui però, in Via<br />

Paladini, che si trova un locale impossibile<br />

da non citare volendo parlare<br />

di tendenze a Milano, anche<br />

in tema di aperitivo. La Santeria<br />

è un posto anomalo (per<br />

il panorama italiano). «Nasce<br />

dall’idea di vivere più il giorno<br />

che la notte», ci racconta il fondatore,<br />

Andrea Pontiroli. «Chiudiamo<br />

alle 22, organizziamo matinée, all’ora<br />

dell’aperitivo c’è sempre un concerto,<br />

uno showcase, una mostra. È un’idea<br />

molto europea di locale e di vita». E le attività<br />

che si svolgono in Santeria,<br />

dove si trova anche una libreria<br />

davvero interessante, non finiscono<br />

certo qui. «L’aperitivo<br />

però – prosegue Andrea – resta il nostro core<br />

business, il momento dal quale entrano la gran<br />

parte degli incassi». E il perché non è difficile da<br />

capire, soprattutto facendo quattro chiacchiere<br />

con Erika, chef di una cucina che in realtà resta<br />

aperta tutto il giorno. «Il mio desiderio è quello<br />

di portare l’ospite ad assaggiare sapori ai quali,<br />

soprattutto in città, non siamo più abituati.<br />

Lanciando così una sfida alle papille gustative».<br />

Niente buffet in Santeria, ma un servizio al tavolo<br />

completo: dalla cucina escono a sera dalle 8<br />

alle 12 portate, preparate sul momento, con prodotti<br />

non solo di stagione, non solo a chilometro<br />

zero, bio o legati alla tradizione locale, ma scelti<br />

e cucinati seguendo il pensiero macrobiotico a<br />

seconda della temperatura e del clima della giornata.<br />

«Se è freddo aggiungo un po’ di zenzero<br />

– ci spiega Erika – alza le difese immunitarie, o<br />

il cavolo nero per combattere il raffreddore. Il<br />

menù è bilanciato (1/3 vegano, 1/3 vegetariano,<br />

1/3 con carne) e da quando abbiamo aperto,<br />

un paio d’anni fa, non si è mai ripetuto uguale<br />

due volte». Ma tutto questo valore aggiunto viene<br />

apprezzato dai clienti? «Moltissimo, i piatti<br />

vengono spiegati al tavolo e se ci sono domande<br />

vado volentieri in sala a dare ai curiosi tutte<br />

le risposte, e le mie ricette». Bene, con evidente<br />

orgoglio da parte di Andrea ed Erika, la “formula<br />

Santeria” sta influenzando parecchio l’happy<br />

hour (e non solo) a Milano. Fossero davvero tutte<br />

così le “mense”, non sarebbe male. Vero?<br />

Scelti per voi<br />

Sono diversi a Milano i locali presso i quali<br />

gustare un aperitivo realizzato con<br />

materie prime di origine biologica o<br />

comunque a km zero, piatti elaborati con<br />

un’attenzione particolare al benessere in<br />

versione happy hour. Di seguito per voi<br />

qualche interessante indirizzo (i prezzi in<br />

media vanno dai 7 ai 10 euro, anche a<br />

seconda dalla bevanda scelta).<br />

dove mangiare<br />

Capra e Cavoli<br />

Lo storico Circolo Sassetti, in zona Isola,<br />

da qualche anno ha cambiato nome<br />

senza modificare la sua atmosfera calda<br />

e accogliente. Del buffet vegetariano<br />

si fanno notare i risi, preparati con insoliti<br />

abbinamenti, e la panzanella.<br />

Con 30 euro si cena<br />

Via Sebenico, 16 – Milano<br />

www.circolosassetti.it<br />

Un posto a Milano<br />

All’interno di Cascina Cuccagna,<br />

bell’esempio di edilizia rurale nel centro di<br />

Milano con orto annesso. Lo chef Nicola<br />

Cavallaro sceglie solo ingredienti di filiera<br />

corta e propone i classici della cucina<br />

italiana. L’aperitivo si sceglie direttamente<br />

al bancone, e si paga solo per quello che<br />

si ordina. Per una cena invece il prezzo<br />

medio è di 35 euro<br />

Via Cuccagna, 2 – Milano<br />

www.unpostoamilano.it<br />

Corte Regina<br />

L’aperitivo biologico è proposto dal<br />

martedì al sabato nello spazio della<br />

splendida corte e terrazza del ristorante.<br />

Accompagnate da vini e spumanti bio<br />

vengono serviti al piatto gli assaggi delle<br />

specialità della cucina realizzate<br />

esclusivamente con prodotti da<br />

agricoltura biologica certificata.<br />

Viale Monza, 16 – Milano<br />

www.corteregina.com<br />

febbraio 2013<br />

53


attenti a queste due<br />

di Elisa isoardi & Pa o l a Gu l a<br />

I viaggi<br />

del gusto di...<br />

Carlo<br />

Verdone<br />

Aveva poco meno di trent’anni quando diventò uno<br />

dei volti più noti della comicità italiana tanto che i<br />

suoi tormentoni divennero di uso comune: tutto era<br />

“Un sacco bello”. Carlo Verdone da sempre riesce a<br />

farci riflettere mentre ci fa ridere dei nostri difetti. Da<br />

allora ha accumulato bravura e esperienza, ma la<br />

“stoffa” è sempre quella: intelligente, spiritoso, ironico,<br />

colto e generoso. Tra le pagine de La casa sopra<br />

i portici, edito da Bompiani, ricorda la propria infanzia:<br />

le case, le famiglie e quei profumi che a ognuno<br />

di noi basta tornare a sentire per una frazione di secondo<br />

per essere catapultati indietro nel tempo.<br />

Quali sono i tuoi ricordi olfattivi?<br />

Il profumo di sugo fatto con la conserva. Tornavo da<br />

scuola, salivo le scale ed era quella la prima sensazione<br />

che mi colpiva. Il martedì si mangiava pasta<br />

invece del minestrone. Era una festa. La scarpetta<br />

con la rosetta, era d’obbligo. È il tipico pane romano,<br />

ma non è più la rosetta di una volta, non ha gli<br />

stessi sapori. Il venerdì mangiavamo pesce e era la<br />

54 febbraio 2013


L’immagine è tratta<br />

dal documentario Carlo!<br />

di Fabio Ferzetti e Gianfranco<br />

Giagni, presentato allo scorso<br />

Festival di Roma e dedicato<br />

alla lunga carriera dell’attore<br />

e regista romano.<br />

Foto di Daniele Cruciani<br />

serata della pizza con le alici. Mia mamma Rossana<br />

la cucinava con l’aiuto di una delle donne di casa che<br />

era napoletana: io assistevo all’impasto, alla lievitazione<br />

e ne ero talmente affascinato che verso i quindici<br />

anni ho preso la situazione in mano e il ruolo del<br />

pizzaiolo è stato affidato a me. Quando si mangiava<br />

carne, a tavola arrivava la cotoletta impanata, “bassissima”,<br />

qualche volta con una sottiletta. Non potrei<br />

più mangiarla. Una volta digerivamo tutto.<br />

Parlando di cucina non si può non pensare al<br />

tuo connubio con la Sora Lella, sorella di Aldo<br />

Fabrizi e ristoratrice sull’Isola Tiberina…<br />

Era una verduraia di Campo dei Fiori. Ha recitato<br />

con me, faceva mia nonna in Bianco Rosso e Verdone<br />

e Acqua e Sapone. Un grandissimo personaggio<br />

e una grande cuoca. Sul set ci eravamo organizzati:<br />

non volevamo più i cestini del pranzo e<br />

cucinava lei. Tra Amatriciane e Carbonare ci siamo<br />

trovati di fronte a un problema, oltre al colesterolo<br />

alle stelle: il pomeriggio eravamo poco concentrati<br />

e ci dimenticavamo le battute. Quando i produttori<br />

se ne sono accorti l’hanno fatta smettere e siamo<br />

tornati ai nostri cestini.<br />

Ti ha insegnato qualche ricetta?<br />

La Parmigiana di melanzane. Non quella classica: ha un<br />

ingrediente segreto, un tipo di mentuccia che ne esalta<br />

i sapori. La Sora Lella era la regina delle frattaglie,<br />

delle interiora, ma quelle proprio non le mangio.<br />

Bevi vino?<br />

Sono astemio. Ho fatto diverse prove per capire se ci<br />

fosse qualche speranza: dalle bollicine, al rosso al bianco.<br />

Il risultato non cambia: mal di testa e sonnolenza.<br />

Non ce la faccio.<br />

Oltre alla pizza che hai imparato a fare da<br />

ragazzino, cucini?<br />

Ricette semplici e veloci. Il mio cavallo di battaglia è il<br />

ragù che mi ha insegnato mamma che era una vera<br />

donna di casa.<br />

C’è qualche cibo che proprio non ti piace?<br />

Se mi vuoi vedere all’ospedale devi darmi un peperone.<br />

Qual è il tuo ristorante preferito?<br />

Ultimamente sono stato a Firenze, da Coco Lezzone,<br />

una trattoria tipica. Fanno una carne strepitosa.<br />

Cosa non ti piace nei ristoranti?<br />

Tutti questi bicchierini con salse e salsine, preferisco cibi<br />

semplici e tradizionali. A Madrid, in un ristorante<br />

hanno servito una carne di bue ottima, accompagnata<br />

da una salsa che doveva esaltarne i sapori. Appena l’ho<br />

assaggiata mi sono reso conto che era cioccolato... Terribile,<br />

non sono riuscito a mangiarla. A casa di Ugo Tognazzi<br />

l’avremmo valutata una Grande Cagata.<br />

Scusa?<br />

Tognazzi era un grande cuoco, ma gli piaceva sperimentare<br />

piatti nuovi in cui si adoperava con un estro<br />

culinario a volte un po’ esagerato. Si era inventato una<br />

cena che chiamava Rigettario a cui invitava degli amici<br />

... i dodici apostoli. Il nostro compito era prima assaggiare<br />

e poi votare. Aveva fornito il suo personale metro<br />

valutativo: Grande Cagata, Cagata, Discreto, Buono,<br />

Ottimo. Alcuni erano piatti inverosimili come le “Ovaie<br />

di pernice in salsa di mirtillo”. Vi lascio immaginare il<br />

voto. Succedeva spesso, quindi a fine serata avevamo<br />

tutti fame e Tognazzi cucinava una Carbonara. Una<br />

volta ci trovammo nel piatto delle classiche cotolette<br />

impanate. Tanta semplicità ci stupì, ma a ogni nostra<br />

domanda rispondeva con “mangiate, mangiate”. La<br />

carne, però, era un po’ dolce. Troppo dolce. Quando<br />

nessuno dei dodici apostoli la finì, ci svelò l’arcano. Era<br />

una bistecca di balena. Anche quella serata si concluse<br />

con la Carbonara.<br />

Non hai mai pensato di vestire i panni del<br />

cuoco?<br />

Mi manca, ma siccome sono goloso farei più volentieri<br />

il pasticcere. Adoro la tarte de fraise, la torta di mele<br />

francese e tutte le crostate.<br />

Che cosa ci sarà nel tuo futuro?<br />

Ad aprile uscirà un film di Paolo Sorrentino con me e<br />

Toni Servillo. È una grande opera, un vero regalo che<br />

Sorrentino ha fatto all’Italia.<br />

Una ricetta per il nostro Paese?<br />

Siamo la Cenerentola d’Europa. Se dovessi esprimere<br />

un desiderio vorrei più possibilità per i ragazzi che non<br />

dovrebbero andare all’estero, ma fermarsi qui per aiutare<br />

l’Italia a crescere e crescere insieme a lei.<br />

Una ricetta per te?<br />

Dovrei piantarla di dire sì a tutti, perché alla fine non<br />

riesco ad avere tempo per me.<br />

Ti ringraziamo di non aver incominciato proprio oggi …<br />

Dei ristoranti di oggi<br />

non mi piace la mania<br />

per salse, salsine e<br />

abbinamenti improbabili.<br />

Quelli che Ugo Tognazzi<br />

definirebbe<br />

“grandi cagate”<br />

febbraio 2013<br />

55


56<br />

ospitalità italiana di Gi l d a Ciaruffoli<br />

Le notti bianche del Francesco<br />

È frequentato da politici,<br />

protagonisti dello<br />

spettacolo e dell’arte<br />

di tutto il mondo.<br />

Che si siedono ai tavoli<br />

di questo raffinato<br />

e accogliente ristorante<br />

di San Pietroburgo<br />

per gustare la più classica<br />

delle cucine italiane<br />

febbraio 2013<br />

In collaborazione con<br />

Ne avesse avuto l’opportunità, avrebbe cenato qui<br />

Igor Stravinsky, dopo aver casualmente incontrato<br />

il giovane evocato da Franco Battiato nella sua<br />

Prospettiva Nevski. La principale strada di San Pietroburgo,<br />

voluta da Pietro il Grande pensando agli<br />

Champs-Élysées nella città che fu la capitale zarista<br />

della Russia, dista infatti solo pochi minuti dalla via<br />

Suvorovsky, dove, al 47, si trova il ristorante Francesco.<br />

Aperto dal 2008, questo gioiello dall’eleganza<br />

tutta italiana sorge infatti nel cuore di quel<br />

centro storico patrimonio Unesco che ha visto<br />

sbocciare la rivoluzione d’Ottobre, a pochi passi<br />

dalla stazione Moskovskij e dalla Casa Bianca della<br />

città, sede di ministeri e del tribunale centrale.<br />

Linguine al 60° parallelo<br />

Il progetto del ristorante è nato dunque 5 anni<br />

fa da un’idea dei soci fondatori, la holding Ginza<br />

Project e il Gruppo Novicov. La scelta di chiamarlo<br />

Francesco la dice lunga sulla filosofia del locale,<br />

ma non solo. Francesco infatti è il nome più diffuso<br />

in Italia, e in una parola racchiude il manife-<br />

sto d’intenti di questo ristorante: offrire all’ospite<br />

quanto di più rappresentativo e buono il nostro<br />

paese sa offrire. Ma Francesco (Barbato) è anche<br />

il nome del direttore di sala, approdato in Russia<br />

10 anni fa da Gragnano, in provincia di Napoli.<br />

Italiano quindi, come lo chef, Giuseppe Priolo, siciliano,<br />

classe 1966, la nostra guida alla scoperta<br />

di questo locale la cui eccellenza è certificata dal<br />

marchio Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel<br />

mondo. «Quando mi hanno proposto di entrare<br />

a far parte del gruppo Ginza-Novicov Group<br />

per l’apertura di un ristorante Italiano a San Pietroburgo,<br />

ho sentito subito un’energia positiva.<br />

E posso dire che oggi, dopo oltre 4 anni di attività,<br />

l’entusiasmo e lo spirito sono esattamente<br />

gli stessi, come fosse il primo giorno», esordisce<br />

lo chef. «Gestisco la cucina come se il ristorante<br />

fosse il mio – prosegue – , con lo stesso amore<br />

e la stessa dedizione. Non abbiamo limite di spesa<br />

o di budget, e i nostri titolari pretendono da<br />

noi sempre il massimo in termini di qualità della<br />

proposta gastronomica». Visto da fuori questo


Zuppa di fave<br />

con pasta mista<br />

di Gragnano,<br />

ricotta di bufala<br />

e finocchietto<br />

Ingredienti per 2 persone:<br />

1 l di brodo vegetale<br />

(in alternativa granulare)<br />

240 gr di favette fresche prive<br />

di pelle<br />

100 gr di pasta mista<br />

di Gragnano<br />

30 gr di scalogno<br />

40 gr di guanciale<br />

80 gr di ricotta di bufala (diluita<br />

con un po’ di brodo vegetale e<br />

olio extravergine)<br />

40 gr di ricotta affumicata<br />

10 gr di finocchietto selvatico<br />

(in alternativa vanno anche bene<br />

pochissimi semi di finocchio)<br />

40 ml di olio extravergine<br />

sale e pepe<br />

timo<br />

Procedimento:<br />

Fare appassire in una<br />

casseruola lo scalogno con il<br />

guanciale e l’olio extravergine<br />

d’oliva, aggiungere le favette<br />

precedentemente pulite e<br />

spellate, lasciare rosolare per<br />

qualche secondo, aggiungere<br />

il brodo, il finocchietto, il timo<br />

e un pizzico di sale. Quando<br />

il tutto è stato portato a<br />

ebollizione, aggiungere la<br />

pasta mista. Lasciare cucinare<br />

lentamente, avendo cura di<br />

girare di tanto in tanto. La<br />

cottura dovrebbe aggirarsi sui<br />

16/18 minuti a secondo del<br />

marchio della pasta, regolare<br />

di sale e pepe e insaporire con<br />

l’olio. È possibile regolare a<br />

piacere la densità della zuppa<br />

con il brodo in avanzo. Versare<br />

sui piatti fondi, aggiungere<br />

la ricotta aiutandosi con un<br />

cucchiaio e ultimare il piatto<br />

con una grattugiata di ricotta<br />

affumicata, olio e un rametto<br />

di finocchietto.<br />

potrebbe sembrare un problema tra le nevi russe.<br />

Invece no. «Reperire prodotti italiani di ottima<br />

qualità non è difficile, anche se San Pietroburgo<br />

soffre molto rispetto a Mosca. Comunque sono<br />

fiducioso, perché la città gode di un’ottima energia,<br />

e con la recente apertura di nuove strutture<br />

alberghiere di fama internazionale si è andato a<br />

stimolare moltissimo l’interesse di importatori di<br />

qualità». «Per il primo anno di apertura – prosegue<br />

ancora Giuseppe – abbiamo lavorato solo<br />

su prenotazione: San Pietroburgo è letteralmente<br />

affamata di ristoranti di qualità, e quelli italiani<br />

fanno la parte del leone. La strada da percorrere<br />

è stata quindi chiara fin da subito: la nostra era,<br />

ed è, una cucina semplice, quasi casalinga. Classica,<br />

italiana. Il menu è ricco e il più possibile stagionale.<br />

I piatti che vanno per la maggiore sono<br />

quelli a base di pesce, dalle linguine allo scoglio<br />

alla zuppa di pesce, alla sogliola alla mugnaia. E<br />

la selvaggina, come il sugo di coniglio, il ragù di<br />

anatra e la salsiccia di cinghiale al ragù con polentina<br />

al tartufo nero. Molto apprezzati sono<br />

anche i dolci, dall’immancabile cannolo al babà,<br />

dal semifreddo alle mandorle, alle torte di frutta<br />

e cioccolato». Come il suo menù, anche la clientela<br />

del Francesco si fa notare. A trascorre qui le<br />

celebri “notti bianche” (brevi e luminose dovute<br />

all’elevata latitudine) alle quali San Pietroburgo<br />

deve buona parte del suo fascino, infatti, sono<br />

facoltosi uomini russi, viveur internazionali, autorità<br />

politiche, dello spettacolo e della cultura<br />

italiani e non solo, che frequentano il Francesco<br />

anche in occasione delle serate speciali dedicate<br />

alle migliori aziende produttrici al mondo di cibo<br />

e vino o alla degustazione dei menù ideati dagli<br />

chef stellati spesso ospiti del ristorante.<br />

Lo chef Giuseppe Priolo<br />

«Quello con San<br />

Pietroburgo è stato amore<br />

a prima vista. La città<br />

è letteralmente affamata<br />

di ristoranti di qualità»<br />

Per saperne di più:<br />

www.10q.it<br />

Scarica l’app 10Q Ricette italiane<br />

per Android, iPhone e iPad<br />

Scelti per voi<br />

Di seguito, i locali che fanno parte del<br />

circuito Ospitalità italiana – Ristoranti italiani<br />

nel mondo a San Pietroburgo<br />

Francesco<br />

Suvorovskiy, 47<br />

Tel. +7 (812) 275 05 52<br />

www.restoran-francesco.ru/en<br />

Gusto<br />

Degtyarnaya, 1a<br />

Tel. +7 (812) 9411744<br />

www.gusto-spb.ru<br />

Serafino<br />

Chernyshevsky, 5<br />

Tel. +7 (812) 2752779<br />

www.serafino.ru<br />

febbraio 2013 57


i Golosetti<br />

i Dolcetti Dolcetti Dolcetti Dolcetti all’Italiana all’ all’ all’ Italiana


64<br />

60 Il radIcchIo rosso<br />

A llA scopertA d i questo<br />

o r tA g g i o milleusi e dellA s u A<br />

terrA d’elezione: lA mA r c A<br />

t r e v i g iA n A<br />

64 la polenta<br />

68<br />

un piAtto, mille vA r iA n t i<br />

r e g i o nA l i. e u n A t r A d i z i o n e c h e<br />

riAffiorA nelle n u o v e polenterie<br />

Cibo&Territorio<br />

Cibo&Territorio<br />

68 cIbI affumIcatI<br />

cA r n i, f o r m A g g i, pesce e s A l e:<br />

u n’A r t e, quellA d’i n sA p o r i r l i<br />

c o l f u m o , v e c c h iA q u A n t o<br />

l’u o m o<br />

72 la candItura delle arance<br />

co s A sArebbero pA n e t t o n i<br />

e cAssAte senzA i c A n d i t i?<br />

po c h i s A n n o però c o m e<br />

e d o v e si fA n n o<br />

60<br />

76 WIne passIon: Il taurasI<br />

lo c h iA m A n o il “bA r o l o<br />

d e l su d”, questo rosso<br />

r u b i n o, figlio d i u n A n t i c o<br />

vitigno Avellinese<br />

80<br />

da pag. 78<br />

Rubriche<br />

• Il buono a tavola<br />

• Orto dei semplici<br />

• Chef italiani nel mondo<br />

• Food news<br />

febbraio 2013<br />

72<br />

59


60<br />

cibo&territorio<br />

Un fiore che viene dal freddo<br />

di Silvana Delfuoco<br />

Tardivo, Precoce o Variegato, il radicchio rosso<br />

del Trevigiano è sempre protagonista in questa antica<br />

Marca, famosa anche per le ville palladiane e i parchi<br />

di cui è disseminata. Vi guidiamo tra i segreti di questo<br />

ortaggio dal gusto inconfondibile e dai mille usi in cucina<br />

febbraio 2013<br />

«Inventato da Van Den Borre? Niente di vero!».<br />

Così protestano i veci di Dosson di Casier,<br />

paesino del trevigiano. Il “loro” radicchio<br />

rosso, che oggi ha il riconoscimento Igp nelle<br />

province di Treviso, Padova e Venezia, è nato lì,<br />

sulla cornice del campanile della chiesa, dai semi<br />

portati dagli uccelli nella notte dei tempi.<br />

E guai a chi sostiene il contrario!<br />

Eppure a fare il nome di Francesco Van Den<br />

Borre, esperto vivaista belga venuto in Italia<br />

a metà Ottocento per occuparsi con succes-<br />

so dei giardini delle ville venete, è la stessa<br />

cronaca dell’epoca. Stabilitosi nella campagna<br />

trevigiana, dove fondò una fiorente azienda<br />

tuttora con sede a Treviso – la Vivai Van<br />

Den Borre Piante – pare si debba a lui, se non<br />

proprio l’introduzione di un seme particolare<br />

portato con sè, almeno della tecnica di imbianchimento<br />

allora già in uso nel suo paese<br />

per l’insalata Witlof, meglio nota come insalata<br />

belga o di Bruxelles.<br />

È questa infatti la procedura ancora oggi applicata<br />

alla varietà Tardiva del radicchio rosso,<br />

quella che dà vita al suo vivido “fiore d’inverno”<br />

della seconda fioritura e lo fa distinguere anche<br />

dal suo fratello di varietà Precoce.<br />

Entrambi seminati in estate, tra giugno e<br />

luglio, i due radicchi hanno poi una diversa<br />

evoluzione. Dopo la raccolta autunnale,<br />

in particolare, il Tardivo subisce un ulteriore<br />

processo di lavorazione, grazie al lavoro


delle mani esperte dei produttori e all’acqua<br />

delle risorgive in cui resta immerso per<br />

alcune settimane. Ecco dunque spiegate le<br />

ragioni della sua fresca croccantezza dall'inconfondibile<br />

gusto amarognolo, ma anche<br />

del brillante contrasto cromatico tra il rosso<br />

vinoso delle foglie e il bianco quasi candido<br />

della nervatura centrale. Perché, come si dice,<br />

anche l’occhio vuole la sua parte.<br />

Il Radicchio Igp: non solo rosso…<br />

«Il radicchio rosso tardivo Igp è l’unica cicoria<br />

che non lascia il campo e arriva in tavola,<br />

ma che ha bisogno ancora di un lungo procedimento<br />

di lavorazione – ci spiega il presidente<br />

del Consorzio di Tutela, Paolo Manzan<br />

– sui mercati si trovano purtroppo tante<br />

imitazioni, realizzate con procedimenti meno<br />

onerosi e più rapidi ma che non hanno<br />

le caratteristiche organolettiche del vero ra-<br />

dicchio. Per questo è importante per il consumatore<br />

cercare il vero prodotto con il marchio<br />

Igp del Consorzio». Ma prima ancora,<br />

aggiungiamo noi, è importante imparare a<br />

distinguere, soprattutto per chi vive lontano<br />

dal territorio di produzione.<br />

«Tre sono le nostre Igp, tutte legate in maniera<br />

inscindibile alla nostra terra e alle acque<br />

che, proprio nel territorio ai confini tra le provincie<br />

di Treviso, Padova e Venezia, risalgono<br />

in superficie – continua Paolo Manzan, che<br />

del radicchio rosso è anche produttore in prima<br />

persona – dando origine al fiume Sile, il<br />

maggior corso d’acqua di risorgiva d’Italia:<br />

il radicchio rosso di Treviso Tardivo, il radicchio<br />

rosso di Treviso Precoce e il radicchio<br />

Variegato di Castelfranco. Proprio qui, nei<br />

territori del Parco Regionale del Sile, la millenaria<br />

sapienza contadina ha affinato particolari<br />

tecniche di coltivazione».<br />

Veneto<br />

Treviso<br />

febbraio 2013 61


Ravioli al radicchio<br />

Tardivo, speck<br />

e formaggio di fossa<br />

Ingredienti per 10 persone:<br />

300 gr di pasta fresca<br />

Per il ripieno:<br />

400 gr di radicchio di Treviso<br />

200 gr di speck<br />

40 gr di scalogno<br />

100 gr di formaggio di fossa<br />

200 gr di ricotta<br />

2 tuorli<br />

1/2 dl d’olio extravergine d’oliva<br />

sale e pepe<br />

Per la salsa:<br />

2 dl di panna<br />

100 gr di burro<br />

50 gr di formaggio di fossa<br />

Preparazione:<br />

Confezionare la pasta fresca<br />

impastando la farina con le uova e<br />

stenderla ottenendo delle sfoglie<br />

sottili. Lavare accuratamente il<br />

radicchio e tagliarlo a pezzetti<br />

piccoli. Tritare finemente lo<br />

scalogno e farlo rosolare in padella<br />

con poco olio d’oliva. Aggiungere<br />

metà dello speck tagliato a<br />

julienne e subito dopo il radicchio.<br />

Trifolare il tutto a fuoco vivo, in<br />

modo da far evaporare l’acqua.<br />

Condire con sale e pepe. Ridurre in<br />

poltiglia questo composto<br />

utilizzando un mixer e quindi<br />

incorporarvi la ricotta, il formaggio<br />

di fossa e i tuorli d’uovo, il tutto<br />

condito con sale e pepe. L’impasto<br />

ottenuto dovrà essere omogeneo<br />

e asciutto. Confezionare i ravioli in<br />

misura regolare, sigillando bene le<br />

estremità. Per la salsa: fare fondere<br />

il burro, aggiungere il restante<br />

speck tagliato a julienne e la<br />

panna fresca e fare bollire il tutto<br />

per pochi minuti. Togliere dal<br />

fuoco e con l’ausilio della frusta<br />

incorporarvi il restante formaggio<br />

grattugiato. Cucinare i ravioli in<br />

abbondante acqua salata e in<br />

movimento, per evitare che<br />

attacchino. Versare la salsa a<br />

specchio sui piatti e adagiarvi i<br />

ravioli cotti e ben sgocciolati.<br />

Qualche foglia di radicchio servirà<br />

come motivo decorante.<br />

62<br />

cibo&territorio<br />

Ricetta di Claudio Moras<br />

(Presidente Unione Regionale<br />

Cuochi Emilia Romagna)<br />

febbraio 2013<br />

Ogni radicchio ha il suo momento<br />

Oltre a essere un ottimo rimedio anti-invecchiamento,<br />

ricco com’è di antiossidanti che apportano<br />

benefici anche a chi soffre di problemi cutanei,<br />

artrite e reumatismi, il radicchio è però<br />

innanzitutto un ortaggio. E come tale ha un<br />

suo momento in cui gustarlo al meglio. «Per assaporare<br />

il Tardivo Igp, come da disciplinare, si<br />

deve attendere ogni anno fino al 1° novembre<br />

– spiega ancora Paolo Manzan – prima invece<br />

si può già assaporare il fratello meno pregiato,<br />

il radicchio di Treviso Precoce Igp, dalla foglia<br />

più larga e dal cespo più chiuso e arrotondato.<br />

L’imbianchimento, per il Precoce, è molto più<br />

semplice e la sua presenza sul mercato è avviata<br />

già dal 1° settembre. Tutta un’altra storia, invece,<br />

quella che porta in tavola il Variegato di Castelfranco,<br />

facilmente identificabile per la forma a<br />

rosa aperta, le sottili foglie dai bordi seghettati,<br />

il colore giallo-verdognolo quasi decorato da lie-<br />

Occhio ai consumi<br />

Il Tardivo ha foglie rosse vicine che si<br />

chiudono all’apice, mentre il Precoce ha<br />

un cespo più voluminoso e il Variegato ha<br />

forma “a rosa”, con foglie color crema a<br />

venature vinaccia. «Al momento abbiamo<br />

due “sceriffi del radicchio” – avverte<br />

ancora Paolo Manzan – che presidiano<br />

mercati generali, grandi catene di<br />

distribuzione, ma anche esercizi pubblici».<br />

E in loro assenza? Non resta che prestare<br />

sempre attenzione all’originalità del<br />

marchio, purtroppo molto imitato…<br />

Un'idea per veri amatori?<br />

Il Consorzio di Tutela<br />

propone tre itinerari<br />

turistici attraverso<br />

l’area di produzione<br />

del radicchio, per scoprire<br />

il buono e il bello<br />

della Marca Trevigiana


In apertura la fase di imbiancamento.<br />

Nella pagina accanto il Canale dei Buranelli<br />

e qui, a destra, un radicchio Tardivo in Piazza<br />

dei Signori, entrambi simboli di Treviso<br />

vi screziature rosse. Il Variegato, con le sue foglie<br />

quasi dolci, arriva sul mercato a ottobre». È quindi<br />

anche per fare finalmente chiarezza tra queste<br />

differenze che il Consorzio sta lavorando per l’ottenimento<br />

della Dop per il Tardivo, così da distinguerne<br />

le specificità rispetto alle altre due cicorie<br />

Igp prodotte nella stessa area.<br />

Una cucina (anche) della salute<br />

Grazie al suo basso contenuto calorico il radicchio<br />

è quindi particolarmente indicato nelle<br />

diete e nei regimi alimentari controllati, ed è<br />

molto duttile in cucina, perché si presta a numerose<br />

preparazioni. Insalate, cotture ai ferri,<br />

alla piastra, fritto, stufato, per non parlare dei<br />

primi e dei secondi piatti: chi non conosce il risotto<br />

al radicchio? Ma anche il pasticcio di lasagne,<br />

lo spezzatino, gli involtini al radicchio? Non<br />

manca infine la crostata al radicchio, e neppure<br />

la marmellata! Un’ultima curiosità. Sembra<br />

che il triptofano, un amminoacido essenziale<br />

presente nel radicchio, giovi al sistema nervoso<br />

contrastando i disturbi legati all’insonnia: lo conosceva<br />

già anche Plinio il Vecchio, che lo cita<br />

in proposito nella sua Naturalis Historia.<br />

Nella Marca Trevigiana<br />

tra arte e natura<br />

Dal Parco Regionale del Sile parte il primo di tre<br />

itinerari turistici proposti dal Consorzio di Tutela<br />

attraverso l’area di produzione del radicchio. E<br />

per il turista che ha voglia di avventurarsi, questo<br />

è l’inizio di una serie di incantevoli sorprese.<br />

La prima avviene senza dubbio a Castelfranco,<br />

patria del Giorgione, che nella sua collocazione<br />

originaria del Duomo cittadino conserva la<br />

splendida Pala della Madonna col Bambino<br />

recentemente restaurata: l’unica pala d’altare a<br />

destinazione pubblica che si conosca tra le opere<br />

dell’artista. Nel corso del secondo tragitto ci si<br />

potrà fermare a Piombino Dese per ammirare,<br />

proprio in centro città, la palladiana Villa Cornaro,<br />

patrimonio Unesco insieme alle altre ville<br />

palladiane, tra cui la non lontana Villa Emo di<br />

Vedelago. Anche percorrendo il terzo itinerario,<br />

nella zona a sud che collega Treviso a Venezia,<br />

si possono visitare alcune delle più belle ville<br />

venete della Regione, tutte immerse nel verde di<br />

splendidi parchi che ospitano alberi centenari.<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

Muscoli’s<br />

In una delle zone più tipiche della città, una<br />

tradizionale osteria veneta ottima anche per<br />

lo spritz e l’aperitivo.<br />

Prezzo medio bevande escluse: 20 euro<br />

Via Pescheria, 23 – Treviso<br />

Tel. 0422.583390<br />

Osteria Alla Pasina<br />

Osteria di campagna alle porte di Treviso;<br />

materie prime del territorio, radicchio in<br />

testa. Prezzo medio menù: 40 euro<br />

Via Marie, 3 – Dosson di Casier (Tv)<br />

Tel. 0422.382112<br />

www.pasina.it<br />

Locanda Da Lino<br />

In un’ex casa colonica un locale di charme<br />

dalla storia importante. Cucina tradizionale.<br />

Prezzo medio bevande escluse: 60 euro<br />

Via Lino Toffolin, 31 – Solighetto (Tv)<br />

Tel. 0438.82150<br />

www.locandadalino.it<br />

dove dormire<br />

Hotel Carlton<br />

Un quattro stelle in pieno centro, su un<br />

antico bastione delle mura dalla città, a due<br />

passi anche dalla stazione centrale.<br />

Singola da 85 euro<br />

Largo di Porta Altinia, 15 –Treviso<br />

Tel. 0422.411661<br />

www.hotelcarlton.it<br />

Agriturismo Ca’ Amedeo<br />

Immerso nel verde, dotato di bio-piscina<br />

ecologica, ideale per visitare il territorio.<br />

Mini-alloggio: 40 euro a notte per persona<br />

Via Sabbioneta, 28<br />

Castelfranco Veneto (Tv)<br />

Tel. 0423.495923<br />

Hotel Villa Foscarini<br />

Una villa del ‘500 completamente ristrutturata<br />

per coniugare raffinatezza e comfort.<br />

Singola da 100 euro<br />

Via Terraglio, 4 – Mogliano Veneto (Tv)<br />

Tel. 0415.906137<br />

www.hotelvillafoscarini.it<br />

dove comprare<br />

Az.Agr. Nonno Andrea<br />

La croccantezza del Radicchio appena colto e<br />

la novità della birra al radicchio rosso di<br />

Treviso Igp.<br />

Via Campagnola, 72B – Villorba (Tv)<br />

www.nonnoandrea.it<br />

Az. Agr. Ca’ Mauro<br />

Radicchio per tutti i gusti e in tutte le salse,<br />

dal sottoaceto all’agrodolce.<br />

Via Castello, 15 – Carbonera (Tv)<br />

Tel. 348.2256602<br />

Per saperne di più:<br />

www.radicchioditreviso.it<br />

www.vandenborrepiante.it<br />

www.stradadelradicchio.it<br />

febbraio 2013 63


64<br />

cibo&territorio<br />

Siamo tutti polentoni<br />

Polente: parlarne al singolare è riduttivo.<br />

Il piatto povero per antonomasia è in realtà ricco<br />

di varianti, a seconda della regione dove viene<br />

servito, della farina utilizzata, della consistenza<br />

e del condimento preferiti. E con l’apertura<br />

delle prime polenterie, la tradizione torna di moda<br />

di Riccardo Lagorio<br />

Una delle più eclatanti rivoluzioni della<br />

gastronomia italica avvenne con l’introduzione,<br />

lenta ma inesorabile, nel XVIII<br />

secolo, di alcuni prodotti provenienti dalle<br />

Americhe, il pomodoro e il granoturco,<br />

utilizzati per decenni come piante ornamentali.<br />

Strani giochi fa il destino: eccoli convertiti<br />

in meno di due secoli a elementi basilari<br />

e qualificanti della cucina popolare tricolore.<br />

Oggi il pomodoro si associa facilmente al sole<br />

e al gusto meridionale, mentre la polenta, cibo<br />

privo di glutine, è compagna irrinunciabile di<br />

brasati, arrosti, persino salumi, talvolta sostituto<br />

del pane nel Settentrione, ma anche ma-<br />

febbraio 2013<br />

teria prima<br />

per curiosi<br />

soufflé e gelati.<br />

Tanto da diventarescherzoso<br />

epiteto, negli<br />

anni dell’incontro<br />

e dell’integrazione<br />

tra le diverse latitudini<br />

d’Italia a metà del XX<br />

secolo, affibbiato ai popoli<br />

padani dopo che questi<br />

avevano conosciuto il<br />

dramma della pellagra.


In apertura, alle origini della polenta:<br />

pannocchia e farina di mais. A destra,<br />

un succulento piatto di polenta<br />

uncia comasca, preparata con burro,<br />

formaggio semigrasso, salvia e aglio<br />

foto di Elisa Varisco<br />

Come tradizione vuole<br />

Per secoli la polenta è stato l’alimento dei ceti sociali meno abbienti. Legata al<br />

debellamento dell’atavica fame durante il periodo carnevalesco è per esempio la festa che<br />

coinvolge il borgo di Tossignano, sull’Appennino bolognese. Un legato del 1622 prevede<br />

infatti che l’ultimo giorno di carnevale venga offerta gratuitamente a tutti, paesani e<br />

forestieri, abbondante polenta condita con salsiccia e formaggio. In una delle più<br />

significative scene del film L’Albero degli zoccoli di Ermanno Olmi viene rappresentata la<br />

più classica delle ricette, la polenta e picö sö: i contadini della pianura padana del primo<br />

Novecento intenti a strofinare fette di polenta su una aringa affumicata o su una fetta di<br />

cotechino per impregnarla della fragranza senza consumarne la ricchezza. E proprio come<br />

in pianura padana il connubio naturale tra polenta e carne avviene per il tramite del suino,<br />

aggiungendo durante la preparazione della polenta i ciccioli come nel Piacentino e nel<br />

Mantovano, la variante sarda e laziale prevede che si arricchisca con salsiccia o guanciale,<br />

costolette, formaggio pecorino, verdure e ortaggi (questi ultimi nella versione isolana).<br />

Quanta popolare, anzi signorile, virtù in un pezzo di polenta!<br />

Bianca, uncia, concia o taragna?<br />

In verità il puls, da cui polenta, era il cibo nazionale<br />

dei Latini, che utilizzavano farina di farro o,<br />

meno frequentemente fave o miglio, prima che<br />

fosse servito a profusione nei triclini il pane intorno<br />

al II secolo prima di Cristo. Ai giorni nostri,<br />

per definizione la polenta è quella preparata<br />

con farina di granoturco benché non manchino<br />

variazioni sul tema come quella di castagne (assai<br />

comune in Garfagnana ma ancora presente<br />

anche in Valcamonica) o di grano saraceno (presente<br />

in Valtellina e in alta Val Tanaro). Nel paese<br />

della diversificazione alimentare esiste però una<br />

moltitudine di polente che si possono qualifica-<br />

febbraio 2013 65


66<br />

cibo&territorio<br />

Nell’immagine in alto una panoramica<br />

sulla Valtellina vista da Morbegno (So).<br />

Qui la polenta è anche di grano saraceno<br />

febbraio 2013<br />

Polenta<br />

e salsiccia<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

400 gr di farina da polenta<br />

bramata<br />

100 gr di lardo<br />

300 gr di salsiccia fresca<br />

100 gr di Fiore sardo Dop<br />

grattugiato fresco<br />

3 spicchi d’aglio<br />

pepe nero, sale<br />

Procedimento:<br />

In un tegame, preparare<br />

l’acqua necessaria per<br />

ottenere una polenta<br />

abbastanza morbida. Nel<br />

frattempo tagliare a<br />

cubetti il lardo, farne<br />

sciogliere il grasso in una<br />

padella e aggiungervi la<br />

salsiccia sgranata,<br />

facendola rosolare.<br />

Sbucciare e tritare<br />

finemente l’aglio. Quando<br />

l’acqua sta per bollire,<br />

aggiungere il sale e<br />

versare la farina a pioggia,<br />

mescolando con una<br />

frusta. Aggiungere il lardo<br />

sciolto con la salsiccia,<br />

l’aglio tritato e continuare<br />

a mescolare. Continuando<br />

la cottura, aggiustare di<br />

sale e pepe. Quando la<br />

polenta è quasi pronta si<br />

aggiunge il pecorino<br />

grattugiato. Finita la<br />

cottura, spolverizzare<br />

ancora di pecorino<br />

grattugiato e servire<br />

subito.<br />

re in base alla varietà di granoturco utilizzato e alla<br />

modalità di macinazione e cottura. Così, se a Bergamo<br />

e Brescia, a Verona e Trento viene di solito servita<br />

una polenta soda e da spartire con il tipico coltello di<br />

legno (un tempo era il filo di refe a consacrare il momento<br />

del taglio), a Pesaro e Rieti come a Teramo e<br />

Lucca si presenta in tavola morbida e cremosa. Ciò<br />

dipende dalla quantità d’acqua che si addiziona alla<br />

farina ma anche da come è avvenuta la molitura: farina<br />

bramata, ovvero a grana grossa, a nordiche latitudini<br />

e farina fioretto, ossia macinata sempre più fina,<br />

man mano che si va verso Sud. E se il lettore pensa<br />

che la polenta sia solo gialla, non cada in errore. Da<br />

Vicenza al Polesine, passando per Venezia, il granoturco<br />

preferito per la polenta ha grani bianchi, anzi<br />

biancoperla, recuperato dall’oblio grazie al lavoro di<br />

selezione dell’Istituto di Genetica e Sperimentazione<br />

Agraria Nazareno Strampelli di Lonigo (Vi). Così<br />

con moscardini in umido, luccio o baccalà in quelle<br />

terre vi sarà servita senz’altro po(l)enta bianca, dal gusto<br />

poco intenso e perfetta con il pescato. Altrettanto<br />

comune condire la polenta con il formaggio, ottenendo<br />

un composto più o meno fluido ma sempre<br />

assai saporito. È quanto avviene in Val d’Aosta e nel<br />

Biellese con la polenta concia: tocchetti di Fontina o<br />

Toma piemontese che si fondono verso la fine della<br />

cottura per una consistenza semiliquida; o con la<br />

polenta uncia del Comasco, preparata mischiando<br />

alla farina di mais anche burro, formaggio semigrasso<br />

(in loco: semüda), salvia e aglio. Rituale nel<br />

Bergamasco, nel Bresciano e in particolar modo<br />

nelle rispettive valli, è la polenta taragna cucinata<br />

incorporando il formaggio, molto apprezzato<br />

quello tenace e saporito, durante le prime fasi della<br />

cottura, così da mantenere il composto finale<br />

piuttosto compatto. Proprio a Bergamo, in tempi<br />

di debordanti fast food, ha fatto notizia qualche<br />

mese fa l’apertura di una polenteria, ovvero un locale<br />

dove invece di hamburger e patatine fritte si<br />

possono ordinare polente taragne e ragù ai funghi<br />

e selvaggina anche da asporto. Esperienza seguita<br />

da altre città, come Brescia.


Occhio ai consumi<br />

Al momento di acquistare la farina da polenta è<br />

indispensabile verificare che all’interno della<br />

confezione non siano presenti larve di insetti. Una<br />

volta acquistata va conservata in luogo asciutto e<br />

fresco, al riparo dalla luce del sole. Altri due aspetti<br />

molto importanti per la scelta di una buona farina<br />

sono la provenienza delle sementi e la macinazione a<br />

pietra. Le varietà di mais come l’ottofile, il marano o<br />

lo spinato si differenziano dalle varietà ibride perché<br />

possiedono un gusto più deciso. A parità di materia<br />

prima, il mais macinato a pietra contiene tutte le<br />

parti del chicco, mentre la macinatura industriale<br />

scompone il chicco nelle sue parti per ricavare<br />

tipologie diverse di farina (bramata, fioretto,<br />

semolata). Ne vengono meno alcuni elementi<br />

nutrizionali importanti come il germe, che peraltro<br />

nella macinatura a pietra non viene surriscaldato dal<br />

movimento delle lastre, mantenendo inalterati i<br />

componenti nutrizionali.<br />

Questione di materia prima<br />

Ma la città orobica vanta anche primati significativi<br />

nella tutela della biodiversità, quando<br />

a partire dagli anni Cinquanta la rapida diffusione<br />

di ibridi ha decretato la quasi completa<br />

scomparsa delle varietà locali. Risale infatti al<br />

1632 uno dei primi documenti ufficiali relativi<br />

alla diffusione nel Nord Italia, a Gandino, in località<br />

Clusvene, di una piantagione di melgotto,<br />

portato in paese da un forestiero e di cui se ne<br />

fecero semenze. Lungo un torrente al confine<br />

tra Gandino e Leffe fu costruito di lì a poco un<br />

mulino per la macina del nuovo curioso cereale.<br />

Qualche anno più tardi, nel 1638, il nobile<br />

Pietro Gaioncelli avrebbe fatto seminare anche<br />

a Volpino, all’imbocco della Valcamonica, nello<br />

stupore generale, del mais in un orto di proprietà<br />

dando così vita alla radicata tradizione bresciana<br />

e bergamasca della polenta. Da qualche<br />

anno a Gandino si è recuperato un gustosissimo<br />

mais spinato che si pensa possa essere pronipote<br />

di quella primigenia coltivazione. Un’operazione<br />

simile è avvenuta a Rovetta, in Val Seriana.<br />

Anche alle porte di Brescia, a Castegnato,<br />

si è compiuto il recupero di una varietà vitrea,<br />

cioè dall’aspetto cristallino e particolarmente<br />

adatta per la produzione di farina da polenta,<br />

il belgrano, tanto che numerosi ristoranti locali<br />

la propongono come abbinamento privilegiato<br />

al piatto locale, gli uccelli allo spiedo. Molto apprezzato<br />

dai gourmet anche il marano vicentino,<br />

coltivato in Val Leogra e nella fascia pedemontana<br />

vicentina. Dal colore aranciato e vitreo, se<br />

ne ottiene una farina profumata e saporita, dalla<br />

buona elasticità. Di tutt’altro aspetto il formenton<br />

ottofile della Garfagnana che presenta grossi<br />

chicchi di forma schiacciata e colore giallo oro.<br />

Prende il nome dalle file binate di chicchi intorno<br />

al tutolo, che sono quasi sempre 8. Sulla via<br />

dell’estinzione e recentemente recuperato, conta<br />

una decina di produttori riuniti in cooperativa<br />

per una quantità annua di immissione sul mercato<br />

locale e toscano intorno ai 300 quintali.<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

Da Carlino<br />

Punto di riferimento della cucina<br />

garfagnina. Si cena con 30 euro<br />

Via Giuseppe Garibaldi, 13<br />

Castelnuova Garfagnana (Lu)<br />

Tel. 0583.644270<br />

Polent-One<br />

La prima polenteria take away<br />

dove fermarsi a mangiare o<br />

prendere la propria polenta condita<br />

come si preferisce da gustare a casa.<br />

Via Borgo Santa Caterina, 86<br />

Bergamo<br />

www.polent-one.com<br />

dove dormire<br />

Motel Morgana<br />

Struttura originale, design e creatività.<br />

Camere da 115 euro<br />

Via Lombardia, 13<br />

Rodengo Saiano (Bs)<br />

Tel. 030.7281180<br />

dove comprare<br />

Mais spinato di Gandino<br />

Azienda Agricola Clusven<br />

Località Clusvene<br />

Gandino (Bg)<br />

Tel. 0357.45760<br />

Mais belgrano<br />

Azienda Agricola Giulia<br />

Via Collegio, 13<br />

Castegnato (Bs)<br />

Tel. 03021.41246<br />

Mais marano vicentino<br />

Agriturismo La Meridiana<br />

Via Ca’ Bosco, 29<br />

Marano Vicentino (Vi)<br />

Tel. 0445.621398<br />

Mais biancoperla<br />

Società Agricola La Fagiana<br />

Via Fagiana, 13<br />

Eraclea (Ve)<br />

Tel. 0421.237429<br />

Formenton ottofile<br />

Garfagnana Cooperativa<br />

Località Staiolo<br />

San Romano in Garfagnana (Lu)<br />

Tel. 0583.613154<br />

A sinistra un classico paiolo in rame<br />

non stagnato appeso a una catenella<br />

sul focolare, metodo tradizionale<br />

di cottura della polenta<br />

Per saperne di più:<br />

www.maismarano.it<br />

febbraio 2013 67


68<br />

cibo&territorio<br />

Mandate pure<br />

tutto “in fumo”<br />

Sa di antico e di natura questa tecnica utilizzata da sempre per insaporire e conservare<br />

carni e formaggi. Necessita di tempo, della giusta essenza legnosa, di rametti e bacche.<br />

Del microclima perfetto e del vento che spiri con la dovuta forza in una certa direzione.<br />

Insomma, quella dell’affumicatura è davvero un’arte. E oggi viene applicata ai cibi più<br />

diversi, come ad esempio il sale. Perché anche il gusto è una “questione di sfumature”<br />

di Riccardo Lagorio Uno dei primi problemi che ha dovuto risolvere<br />

la comunità umana quando ha<br />

scelto di differire nel tempo il consumo di<br />

alimenti disponibili è stata la conservazione<br />

del cibo. Fu solo casualmente, come avviene<br />

per molte delle scoperte che cambiano<br />

le sorti dell’umanità, che dopo l’addomesticamento<br />

del fuoco ci si rese conto che il fu-<br />

febbraio 2013<br />

mo delle caverne conferiva diverso aroma e<br />

sapore alla carne, ma soprattutto la conservava<br />

più a lungo. La tecnica dell’affumicatura<br />

sfrutta infatti le sostanze presenti nel fumo<br />

liberate dalla combustione lenta e incompleta,<br />

quindi senza fiamma, di vari tipi di legno,<br />

raramente resinosi. Queste sostanze penetrano<br />

negli strati superficiali dell’alimento mo


dificandone le caratteristiche organolettiche,<br />

non ultimo l’aspetto visivo. Talvolta l’attività<br />

di affumicatura si combina con altri elementi<br />

che consentono di migliorare le condizioni<br />

di conservabilità. Un esempio illuminante<br />

è quanto accade per il prosciutto dalmata<br />

(con particolare riferimento a quello dell’immediato<br />

entroterra spalatino) in quanto la si-<br />

gnorile affumicatura del coscio, con legna ben<br />

essiccata di quercia, segue la salatura e l’esposizione<br />

alla bora, vento secco e freddo continentale.<br />

Il risultato è un prodotto dal colore<br />

vagamente caramellato, dal sottile profumo<br />

di legno che si espande dalle narici alla bocca<br />

in maniera delicata, gradevole, seducente.<br />

Lo speck e i suoi fratelli<br />

Ma questa modalità di conservazione della<br />

carne non manca neppure nel nostro Paese.<br />

Basti pensare al re dei salumi altoatesini, lo<br />

speck, o al capocollo di Martina Franca, nel<br />

Tarantino, forse meno noto ma altrettanto gustoso.<br />

Relativamente all’affumicatura dello<br />

speck tradizionale o contadino esistono tante<br />

varianti quanti sono i masi, con un’unica costante:<br />

l’impiego di rami di ginepro. La disponibilità<br />

diventa il fattore decisivo nella scelta<br />

delle essenze odorose poiché nella Bassa Atesina<br />

si privilegiano i polloni di vite, in Val Pusteria<br />

il legno di abete rosso e di pino, altrove<br />

rami di abete bianco mentre il legno di faggio<br />

è quello utile per ottenere la certificazione<br />

dell’Igp. L’esclusivo microclima determinato<br />

dal vento che proviene dal mar Ionio e incontra<br />

l’Adriatico, lo zelo rivolto alla cernita<br />

dei grani di pepe e la generosa affumicatura<br />

con corteccia di fragno e timo stabiliscono invece<br />

le caratteristiche salienti rinvenibili nel<br />

capocollo di Martina Franca, da suini allevati<br />

in libertà. In certe aree del Trentino un leggero<br />

passaggio di fumo è riservato anche ai<br />

Filetti di trota<br />

fario affumicati<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

4 filetti di trota affumicata<br />

1 bicchiere di vino bianco<br />

secco<br />

250 gr di salsa di<br />

pomodoro<br />

50 gr di capperi al naturale<br />

aglio<br />

prezzemolo<br />

sale<br />

peperoncino<br />

olio extravergine di oliva<br />

Procedimento:<br />

Dopo avere infarinato<br />

i filetti di trota affumicati,<br />

farli rosolare con un po’<br />

di olio e due spicchi<br />

d’aglio. Bagnarli con<br />

il vino bianco secco e unire<br />

la salsa di pomodoro,<br />

il prezzemolo tritato,<br />

i capperi e un poco<br />

di peperoncino. Salare<br />

e lasciare cuocere coperti<br />

per una decina di minuti<br />

circa. Servire caldo.<br />

febbraio 2013 69


70<br />

cibo&territorio<br />

Occhio<br />

ai consumi<br />

Gli affumicati, poiché<br />

risultano più asciutti,<br />

hanno principi nutritivi<br />

più concentrati dei cibi<br />

freschi. A parità di<br />

peso, 100 gr di<br />

salmone affumicato<br />

forniscono 25,4 gr di<br />

proteine contro i 18,5<br />

gr del salmone fresco.<br />

Ma il fattore calore che<br />

accompagna il<br />

momento<br />

dell’affumicatura ha<br />

grande importanza. Si<br />

possono distinguere<br />

due metodi:<br />

l’affumicatura a<br />

freddo, nella quale<br />

l’alimento viene<br />

riscaldato a una<br />

temperatura compresa<br />

tra i 20°C e i 40°C,<br />

con una durata del<br />

trattamento che si<br />

protrae per qualche<br />

giorno; e<br />

l’affumicatura a caldo,<br />

in cui invece l’alimento<br />

viene riscaldato a una<br />

temperatura compresa<br />

tra i 50°C e i 90°C per<br />

un breve arco di<br />

tempo, generalmente<br />

poche ore.<br />

In apertura, speck appesi<br />

in una sala d’affumicatura.<br />

In queste pagine: formaggi<br />

e pesci sottoposti a trattamenti<br />

simili con tecniche differenti<br />

febbraio 2013<br />

prosciutti cotti artigianali. Come nel Primiero,<br />

dove la famiglia Gadenz fa del suo prosciutto<br />

cotto affumicato (e della pancetta stesa) da<br />

trucioli di faggio e cassia l’orgoglio della macelleria<br />

aperta nel 1905.<br />

Di necessità virtù<br />

Anche il mondo dei formaggi non è esente dalla<br />

pratica dell’affumicatura. È il caso del fatulì,<br />

elaborato partendo da latte crudo intero di<br />

capra di razza Bionda dell’Adamello. La zona<br />

d’origine è la stretta Val Saviore, nel Bresciano.<br />

La piccola formaggetta, a poche ore dalla produzione<br />

e dopo leggera salatura superficiale, è<br />

accomodata su cannicci o reti e sottoposta a<br />

esposizione di fumo di rami verdi e bacche di<br />

ginepro. La crosta ne viene segnata in modo indelebile,<br />

ma anche il gusto ne risente: deciso e<br />

sapido per merito della razza, del pascolo e del<br />

processo di combustione. Assai caratteristica la<br />

ricotta affumicata di Mammola, nella Locride.<br />

Per arcaica modalità produttiva e misteriosa<br />

forma. Il siero di latte caprino viene ruotato<br />

con un bastoncino di legno di essenze odorose<br />

e, una volta addensato, tramutato in ricotta.<br />

Lavorata a forma di grande fungo, si avvolge in<br />

foglie di felci e vien posta su un’impalcatura<br />

a poco più d’un metro d’altezza. Sotto si ac


cende legna fresca di castagno ed erica impregnando<br />

di fumo le ricotte, morbide, vellutate<br />

e assai profumate. Si racconta che questo prodotto,<br />

sino a inizio ’900, si regalasse anche alle<br />

nubende come segno beneaugurante, in virtù<br />

della sua forma fallica. Accanto a scamorze e<br />

provole, uno dei protagonisti tra i formaggi affumicati<br />

è però il Fiore sardo Dop. Il formaggio<br />

da latte di pecora di razza Sarda ottenuto con<br />

l’ausilio di caglio d’agnello viene inondato dalla<br />

combustione di essenze locali, tra cui il timo<br />

selvatico. Le forme cappate con olio o grasso di<br />

pecora assumono colore marrone scuro e dopo<br />

sei mesi il formaggio è ideale per grattugiare<br />

sui maccheroni o da scagliare a fine pasto. Anche<br />

il pesce è talvolta soggetto ad affumicatura:<br />

aringa, pesce spada, sgombro, tonno, trota<br />

ma soprattutto salmone, di cui l’Italia è grande<br />

consumatrice. I primi chilometri di rapida corsa<br />

del fiume Nera, tra Marche e Umbria, sono<br />

luogo ideale per l’allevamento di pesce d’acqua<br />

dolce. I filetti di trota fario sono lasciati in<br />

salamoia di acqua, aceto e limone per qualche<br />

giorno e successivamente affumicati con legni<br />

resinosi. Da qualche anno, infine, si può annoverare<br />

sul mercato anche il sale affumicato!<br />

Lungi dalla necessità di conservazione, la gastronomia<br />

si muove quindi con passo sempre<br />

più disinvolto dalla necessità al piacere.<br />

Carni, formaggi, pesce<br />

e persino sale<br />

affumicato:<br />

superato il problema<br />

della conservazione,<br />

la gastronomia<br />

si muove con passo<br />

sempre più disinvolto<br />

dalla necessità<br />

al piacere<br />

Scelti per voi<br />

dove comprare<br />

Macelleria Gadenz<br />

Salumi trentini affumicati<br />

Via Fiume, 3<br />

Fiera di Primiero (Tn)<br />

Tel. 0439.762217<br />

Macelleria Cervellera<br />

Capocollo di Martina Franca<br />

Via Mottola, 68<br />

Martina Franca (Ta)<br />

Tel. 0804.838812<br />

Azienda Agricola Maffeis<br />

Fatulì<br />

Località Pozzuolo<br />

Cevo (Bs)<br />

Tel. 0364.634659<br />

Fabrizio Pirisi<br />

Fiore sardo<br />

Località Istoddoè<br />

Gavoi (Nu)<br />

Tel. 345.4101902<br />

Erede Rossi Silvio<br />

Trota fario affumicata<br />

Via Madonna dei Calcinai, 2<br />

Sefro (Mc)<br />

Nell’immagine a sinistra il titolare<br />

della macelleria Gadenz di Primiero<br />

febbraio 2013 71


72<br />

cibo&territorio<br />

Arance:<br />

mai state<br />

così dolci<br />

Dimenticata, spesso buttata via, la scorza<br />

degli agrumi torna invece sotto i riflettori quando<br />

si parla di canditura. Aurelio Palaia, imprenditore<br />

calabrese, ci racconta come le celebri<br />

e succulente arance della Piana di Rosarno<br />

si trasformano in deliziosi canditi<br />

di Riccardo Lagorio<br />

febbraio 2013<br />

Cosa hanno in comune panettone e cassata?<br />

Va da sé: i canditi. Arricchito il panettone<br />

anche da uva passa, stadio primordiale nella<br />

conservazione degli alimenti per azione naturale<br />

del sole: l’appassimento, appunto. Se è<br />

vero che anche i Romani utilizzavano il miele come<br />

mezzo per conservare il cibo, si deve ai Persiani<br />

e soprattutto agli Arabi l’arte di intingere in una<br />

soluzione zuccherina fiori e frutti per arricchirne<br />

i banchetti a partire dal V secolo della nostra era.<br />

Questa figlia delle infinite eredità alimentari arabe<br />

che sono giunte sino a noi venne ulteriormente<br />

affinata con l’arrivo dello zucchero dalle Americhe,<br />

più a buon mercato e disponibile. Ma è ancora<br />

un mistero se Michel de Montaigne durante il<br />

suo gran tour in Italia nella seconda metà del Cinquecento<br />

si lasciasse tentare a Lucca da un cotognato<br />

candito con miele o piuttosto con melassa


Rosarno<br />

Calabria<br />

di zucchero. Da allora comunque la pasticceria<br />

italiana ha impiegato a profusione i canditi, come<br />

ingrediente che caratterizza i prodotti da forno,<br />

i torroni o diventa una leccornia intinta nel cioccolato,<br />

anche grazie alla disponibilità di materia<br />

prima locale, in particolare gli agrumi.<br />

Se la buccia è protagonista<br />

Nella Piana di Gioia Tauro (in origine chiamata<br />

“Piana di Rosarno”), una delle aree più vocate<br />

all’agrumicoltura in Italia, numerose aziende<br />

di piccole e medie dimensioni provvedono alla<br />

lavorazione della materia prima. Aurelio Palaia<br />

appartiene a una famiglia che storicamente<br />

provvede a fornire un’ampia gamma di prodotti<br />

destinati all’industria della frutta candita. «Riceviamo<br />

arance locali la cui buccia è priva di pesticidi<br />

e comunque esente da principi attivi. Le<br />

analisi avvengono direttamente in campagna al<br />

momento della raccolta che va da dicembre a<br />

marzo per la varietà Washington Navel e da aprile<br />

a giugno per la varietà Valencia. Esse rappresentano<br />

la quasi totalità di arance della Piana che<br />

vengono lavorate per lo spessore perfetto dell’albedo,<br />

alto e morbido. Le altre varietà coltivate<br />

nella Piana (Moro, Tarocco, Sanguinello) hanno<br />

un colore della buccia meno accattivante e quindi<br />

risultano meno utilizzabili come canditura».<br />

Dopo questa prima selezione, le arance arrivano<br />

in azienda e sono lavate con acqua. Con rapidi<br />

gesti e grazie a particolari temperini, le donne<br />

del luogo (soprattutto loro) ne ricavano la buccia<br />

separandola dalla polpa, che verrà spremuta<br />

e successivamente concentrata da aziende specializzate.<br />

A seconda dell’utilizzo finale le macchine<br />

ne ricaveranno quarti, filetti o cubetti di<br />

dimensioni differenti dai 4 ai 10 mm di lato. È a<br />

partire da questa fase che i prodotti si qualificano<br />

per un importante elemento distintivo a seconda<br />

che siano messi in salamoia o siano destinati alla<br />

catena del freddo. Gli uni si stivano in soluzione<br />

salina in fusti di plastica in attesa di essere lavorati<br />

dall’industria e si è costretti ad aggiungervi<br />

solfiti; gli altri si portano a una temperatura di<br />

-20°C e sono destinati a un mercato molto esi-<br />

L’arte di intingere<br />

in una soluzione<br />

zuccherina fiori e frutti<br />

per arricchirne i banchetti<br />

si deve soprattutto<br />

agli Arabi. In Europa<br />

l’uso di frutta candita<br />

è documentato<br />

fin dal ’500<br />

Scorzette al cioccolato<br />

Ingredienti:<br />

4 arance<br />

200 gr di zucchero<br />

100 gr di cioccolato fondente<br />

Preparazione:<br />

Lavare e asciugare le arance. Eliminare le due<br />

estremità e tagliare la buccia rimasta in 4<br />

parti, lasciando attaccato un po’ di polpa.<br />

Dividere la buccia in listerelle larghe circa 1<br />

cm. Mettere le bucce in un tegame, coprirle<br />

d’acqua fredda e portare a ebollizione.<br />

Scolare e ripetere per altre due volte<br />

l’operazione. Mettere le bucce scolate nel<br />

tegame, aggiungere un quarto d’acqua e lo<br />

zucchero; portare a ebollizione, mescolando<br />

di tanto in tanto, e fare cuocere a fuoco<br />

medio per 30 minuti, finché le bucce<br />

risulteranno trasparenti e il liquido sarà<br />

evaporato. Scolare le bucce sopra una griglia,<br />

staccarle una dall’altra, lasciarle raffreddare e<br />

asciugare. Spezzettare il cioccolato e farlo<br />

fondere a bagnomaria; immergere, uno alla<br />

volta, i bastoncini di buccia candita,<br />

ricoprendoli fino a metà. Adagiarli su un<br />

foglio di carta da forno e porli in luogo fresco,<br />

finché il cioccolato sarà solidificato.<br />

febbraio 2013 73


74<br />

cibo&territorio<br />

gente, che richiede un colore vivo, una densità e<br />

un sapore del prodotto finale perfetti. Qualcuno<br />

lo definirebbe mercato di qualità, specie «francese<br />

o italiano, di alta pasticceria, che è sempre più in<br />

crescita», aggiunge Palaia. In questo caso lavoriamo<br />

con la certificazione di prodotto biologico, che<br />

ci consente di raggiungere le migliori produzioni<br />

dolciarie del mondo. E continua: «Unitamente alle<br />

arance prepariamo per l’industria di trasformazione<br />

limoni, cedri e bergamotto, che matura a febbraio,<br />

sempre qui nel Reggino. Una volta pronti,<br />

questi prodotti prendono la strada del nord Italia<br />

ed Europa». Avviene anche per la polpa, che specifiche<br />

industrie sapranno concentrare o trasformare<br />

in marmellate.<br />

Lavorare con lentezza<br />

Prima di potere essere utilizzati in pasticceria gli<br />

agrumi subiscono la canditura vera e propria. Esistono<br />

a questo proposito due modalità per rea-<br />

febbraio 2013<br />

lizzare il prodotto finale, una pratica artigianale<br />

e una industriale. La prima prevede che la materia<br />

prima sia immersa in una vasca di canditura e<br />

coperta di sciroppo. Per osmosi avviene lo scambio<br />

del liquido e dopo un certo periodo lo sciroppo,<br />

che nel frattempo si è diluito, si separa dalla<br />

frutta e si riscalda, eventualmente rinforzandolo<br />

con altro zucchero, quando si versa di nuovo sulla<br />

materia prima. Operazione che si ripete finché<br />

la concentrazione di zucchero nei canditi è ideale<br />

per l’utilizzo in pasticceria. L’industria usa sistemi<br />

più rapidi nelle autoclavi di canditura dove vengono<br />

chiusi frutta e sciroppo. Raggiunto il punto<br />

di ebollizione, i liquidi evaporano e si raggiunge<br />

la concentrazione finale richiesta. Tuttavia, per effetto<br />

dei riscaldamenti, molte delle componenti<br />

aromatiche dei frutti utilizzati vanno perdute.<br />

A ogni modo, in entrambi i casi le qualità nutrizionali<br />

della materia prima vanno quasi completamente<br />

perdute, mentre molte delle vitamine<br />

sono mantenute. La conservazione dei profumi<br />

dipende invece dall’abilità del dolciere, che in taluni<br />

casi riesce a concentrare gli aromi ed esaltare<br />

le caratteristiche iniziali dei frutti. Anche nei canditi<br />

il gusto si conquista con lentezza...<br />

Occhio ai consumi<br />

Spesso durante la canditura la grande<br />

industria fa uso massiccio di additivi<br />

alimentari (coloranti, aromatizzanti e<br />

conservanti), fino a snaturare il gusto<br />

della materia prima. Come conservante<br />

è ampiamente impiegata l’anidride<br />

solforosa e suoi derivati (E220-E229),<br />

approfittando anche del fatto che, per<br />

la legislazione vigente, molto tollerante,<br />

tali additivi non devono essere dichiarati<br />

se sono contenuti nella materia prima e<br />

non aggiunti durante la lavorazione.<br />

A sinistra un aranceto, ricchezza<br />

della Piana di Gioia Tauro, una delle aree<br />

più vocate all’agrumicoltura in Italia<br />

Scelti per voi<br />

dove comprare<br />

Per la materia prima<br />

Mediterranea<br />

Contrada Serricella<br />

Rosarno (Rc)<br />

Tel. 0966.713560<br />

Per canditi e dolci<br />

Caffè Sicilia<br />

Corso Vittorio Emanuele III, 125<br />

Noto (Sr)<br />

Tel. 0931.835013


74<br />

cibo&territorio<br />

gente, che richiede un colore vivo, una densità e<br />

un sapore del prodotto finale perfetti. Qualcuno<br />

lo definirebbe mercato di qualità, specie «francese<br />

o italiano, di alta pasticceria, che è sempre più in<br />

crescita», aggiunge Palaia. In questo caso lavoriamo<br />

con la certificazione di prodotto biologico, che<br />

ci consente di raggiungere le migliori produzioni<br />

dolciarie del mondo. E continua: «Unitamente alle<br />

arance prepariamo per l’industria di trasformazione<br />

limoni, cedri e bergamotto, che matura a febbraio,<br />

sempre qui nel Reggino. Una volta pronti,<br />

questi prodotti prendono la strada del nord Italia<br />

ed Europa». Avviene anche per la polpa, che specifiche<br />

industrie sapranno concentrare o trasformare<br />

in marmellate.<br />

Lavorare con lentezza<br />

Prima di potere essere utilizzati in pasticceria gli<br />

agrumi subiscono la canditura vera e propria. Esistono<br />

a questo proposito due modalità per rea-<br />

febbraio 2013<br />

lizzare il prodotto finale, una pratica artigianale<br />

e una industriale. La prima prevede che la materia<br />

prima sia immersa in una vasca di canditura e<br />

coperta di sciroppo. Per osmosi avviene lo scambio<br />

del liquido e dopo un certo periodo lo sciroppo,<br />

che nel frattempo si è diluito, si separa dalla<br />

frutta e si riscalda, eventualmente rinforzandolo<br />

con altro zucchero, quando si versa di nuovo sulla<br />

materia prima. Operazione che si ripete finché<br />

la concentrazione di zucchero nei canditi è ideale<br />

per l’utilizzo in pasticceria. L’industria usa sistemi<br />

più rapidi nelle autoclavi di canditura dove vengono<br />

chiusi frutta e sciroppo. Raggiunto il punto<br />

di ebollizione, i liquidi evaporano e si raggiunge<br />

la concentrazione finale richiesta. Tuttavia, per effetto<br />

dei riscaldamenti, molte delle componenti<br />

aromatiche dei frutti utilizzati vanno perdute.<br />

A ogni modo, in entrambi i casi le qualità nutrizionali<br />

della materia prima vanno quasi completamente<br />

perdute, mentre molte delle vitamine<br />

sono mantenute. La conservazione dei profumi<br />

dipende invece dall’abilità del dolciere, che in taluni<br />

casi riesce a concentrare gli aromi ed esaltare<br />

le caratteristiche iniziali dei frutti. Anche nei canditi<br />

il gusto si conquista con lentezza...<br />

Occhio ai consumi<br />

Spesso durante la canditura la grande<br />

industria fa uso massiccio di additivi<br />

alimentari (coloranti, aromatizzanti e<br />

conservanti), fino a snaturare il gusto<br />

della materia prima. Come conservante<br />

è ampiamente impiegata l’anidride<br />

solforosa e suoi derivati (E220-E229),<br />

approfittando anche del fatto che, per<br />

la legislazione vigente, molto tollerante,<br />

tali additivi non devono essere dichiarati<br />

se sono contenuti nella materia prima e<br />

non aggiunti durante la lavorazione.<br />

A sinistra un aranceto, ricchezza<br />

della Piana di Gioia Tauro, una delle aree<br />

più vocate all’agrumicoltura in Italia<br />

Scelti per voi<br />

dove comprare<br />

Per la materia prima<br />

Mediterranea<br />

Contrada Serricella<br />

Rosarno (Rc)<br />

Tel. 0966.713560<br />

Per canditi e dolci<br />

Caffè Sicilia<br />

Corso Vittorio Emanuele III, 125<br />

Noto (Sr)<br />

Tel. 0931.835013


76<br />

winepassion<br />

Taurasi, il “barolo” del Sud<br />

di Roberto Rabachino<br />

Dal colore impenetrabile, che lascia intravedere riflessi rubino e granata, già si intuisce il mistero<br />

che persiste dietro questo vino di grande complessità, con i suoi sentori di amarena e confettura,<br />

nato nell’avellinese da un vitigno antico, la cui storia riserva ancora molti interrogativi<br />

Impossibile parlare di Taurasi senza citare come prima cosa il<br />

suo vitigno, l’Aglianico, sebbene la sua storia sia ancora avvolta<br />

nel mistero. L’unica certezza che abbiamo è che si tratta<br />

di una varietà molto antica e che la sua famiglia nel corso<br />

dei secoli è variata in un gran numero di biotipi e sottovarietà.<br />

Questa peculiarità ha creato nel tempo molta confusione<br />

con il proliferare di sinonimi errati dove, sotto la grande famiglia<br />

delle storiche viti aminee, erano inglobate molte varietà: Aminea,<br />

Aminea maior, Aminea gemina maior, Aminea gemina minor<br />

febbraio 2013<br />

e Aminea lanata. Una domanda è quindi d’obbligo: l’Aglianico<br />

moderno, padre del Taurasi, è figlio di uno di questi vitigni? Anche<br />

se il buon Plinio considerava queste varietà come autoctone<br />

campane, è invece certo che sono state importate dai coloni greci<br />

provenienti dalla Tessaglia. Solo verso la metà del Cinquecento<br />

appare la dicitura Aglianico per i vini prodotti sul Monte Somma,<br />

montagna in provincia di Napoli e parte integrante del complesso<br />

vulcanico Somma-Vesuvio. Quest’ultima collocazione geografica<br />

ci consente dunque di affermare che il Taurasi è figlio di


In apertura: i grappoli di Aglianco<br />

dai quali nasce il Taurasi, figlio di vitigni<br />

coltivati da sempre nelle zone collinari<br />

dell’Irpinia (nell’immagine a destra)<br />

vitigni coltivati da sempre nell’attuale Irpinia,<br />

terra d’Enotria, nome con cui i greci indicavano<br />

l’Italia meridionale.<br />

Le origini e la Docg<br />

L’etimologia del nome Taurasi è da ricercare<br />

in Taurasia, un piccolo borgo vinicolo che<br />

i romani fecero loro dopo aver sconfitto gli<br />

irpini, nell’80 d.C. Le condizioni ambientali<br />

e di coltura del vino sono quelle tradizionali<br />

e atte a conferire alle uve e al vino derivato<br />

le specifiche caratteristiche di qualità: sono<br />

da considerarsi zone d’eccellenza, particolarmente<br />

idonee al vitigno, quelle collinari o<br />

comunque di giacitura ed esposizioni adatte,<br />

con assoluta esclusione dei vigneti impiantati<br />

su terreni di fondovalle, umidi e non sufficientemente<br />

soleggiati. La produzione massima<br />

per ettaro di coltura specializzata non<br />

deve essere superiore i 100 quintali di uva.<br />

Le operazioni di vinificazione, ivi compreso<br />

l’invecchiamento obbligatorio, devono essere<br />

effettuate nell’ambito del territorio della provincia<br />

di Avellino. Nel dettaglio, la Docg Taurasi<br />

(D.M. 11 marzo 1993 G.U. n. 72 del 27<br />

marzo 1993) è riservata ai vini rossi ottenuti<br />

da uve di vitigni costituiti dal vitigno Aglianico<br />

nella tipologia rosso o rosso riserva. Possono<br />

concorre altri vitigni a bacca rossa, non<br />

aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia<br />

di Avellino, fino a un massimo del 15%.<br />

La zona di produzione consentita comprende<br />

l’intero territorio amministrativo dei comuni<br />

di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere<br />

sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano,<br />

Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano,<br />

Montemileto, Paternopoli, Pietradefusi,<br />

Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore,<br />

Torre le Nocelle e Venticano, tutti in provincia<br />

di Avellino. Il vino deve essere sottoposto<br />

a un periodo di invecchiamento obbligatorio<br />

di almeno tre anni di cui almeno uno in botti<br />

di legno. Nella tipologia “riserva” deve essere<br />

sottoposto a un periodo di invecchiamento<br />

obbligatorio di almeno quattro anni, di cui almeno<br />

diciotto mesi in botti di legno. Il periodo<br />

di invecchiamento decorre dal 1° dicembre<br />

dell’annata di produzione delle uve.<br />

Le annate migliori e gli abbinamenti<br />

Naturalmente ogni annata dà particolari sensazioni.<br />

Si ricordano come eccezionali le annate<br />

1985, 1988, 1990, 1993, 1997, 1999 e<br />

2004. I segni organolettici distintivi ci dicono<br />

di un colore impenetrabile che lascia intravedere<br />

il rosso rubino con riflessi granata;<br />

notevole è l’impatto olfattivo dove immediatamente<br />

si rivela una grande complessità. I<br />

sentori vanno dai frutti tipo amarena e confettura<br />

di prugne, alle spezie ai tostati. Al gusto<br />

è pieno con buona morbidezza, sorretto<br />

da un’acidità presente e da eleganti tannini.<br />

La persistenza è lunga con un ventaglio di<br />

sensazioni di frutta matura e confettura che<br />

virano verso il tostato di caffè e il cacao. Si<br />

abbina a piatti ricchi ed elaborati nei quali<br />

dominano le sensazioni di succulenza e speziatura<br />

non tralasciando la struttura, come nel<br />

caso di stracotti, di spezzatini, della cacciagione<br />

e di formaggi a pasta dura.<br />

febbraio 2013 77


Si mangiano con<br />

le mani. Sono fritti,<br />

ricoperti di zucchero<br />

e “allegramente unti”.<br />

I dolci di Carnevale<br />

non sono solo buoni<br />

ma hanno anche<br />

la speciale facoltà<br />

di farci tornare bambini<br />

78<br />

Il buono a tavola<br />

febbraio 2013<br />

Quattro<br />

chiacchiere<br />

in cucina<br />

Festa di origine pagana dell’antica Roma nata per<br />

propiziare il rinnovamento della fecondità della<br />

terra, il Carnevale è sinonimo di godimento, di cibo<br />

e divertimento collettivo. Un’osmosi di piacere<br />

prima della Quaresima, il digiuno che precede la<br />

Pasqua. Dell’antico spirito della festa sono rimaste<br />

la voglia di giocare con coriandoli e stelle filanti, e<br />

il piacere goloso del cibo. La tradizione gastronomica<br />

vede al primo posto i dolci, rigorosamente<br />

fritti. Sono nate proprio nell’antica Roma, in onore<br />

del Carnevale, le strisce di farina e uova, fritte<br />

nel grasso di maiale, antenate delle odierne chiacchiere.<br />

Oggi le ricette più diffuse rispecchiano lo<br />

spirito della festa, sono allegramente unte, lievi<br />

Fritole Veneziane<br />

Ingredienti:<br />

12 gr di lievito di birra<br />

200 gr di farina<br />

40 gr di uva passa<br />

40 gr di pinoli<br />

40 gr di cedrini canditi<br />

350 gr di olio di semi<br />

40 gr di zucchero semolato<br />

16 gr di zucchero a velo<br />

0,5 cl di grappa o rum<br />

Preparazione:<br />

Sciogliere in un recipiente concavo il lievito<br />

di birra con poca acqua tiepida e lo zucchero;<br />

aggiungere la grappa e incorporare la<br />

farina aggiungendo l’acqua occorrente.<br />

Poi lavorare bene la pasta fino a che non si<br />

formino bollicine di aria alla superficie,<br />

quindi coprirla con un tovagliolo e farla<br />

lievitare in un posto caldo. Quando la pasta<br />

sarà almeno raddoppiata, incorporare<br />

l’uvetta, i cedrini tritati e i pinoli, infine<br />

friggere in olio caldo e scolare le frittelle<br />

su carta assorbente, sistemarle su un piatto<br />

di portata dando la forma di piramide,<br />

spolverarle con zucchero a velo e servirle<br />

ancora calde.<br />

Scorpelle<br />

Ingredienti:<br />

1 kg di farina<br />

6 uova intere<br />

lievito di pane<br />

un pizzico di sale<br />

olio per friggere<br />

Preparazione:<br />

Impastare tutti gli ingredienti. Prelevare<br />

l’impasto con un cucchiaio e friggere le frittelle.<br />

Spolverare con lo zucchero a velo e<br />

servire. L’impasto non è dolcissimo, ma lo<br />

zucchero a velo dona a queste frittelle di<br />

pane un gusto davvero unico.<br />

Scroccafusi<br />

di An t o n i o Ro m e o<br />

Do c e n t e isttuto AlbeRghieRo<br />

iPsseoA D i soveRAto (cz)<br />

Ingredienti:<br />

800 gr di farina<br />

5 uova<br />

150 gr di zucchero<br />

25 gr di olio d’oliva<br />

un bicchierino di Mistrà<br />

scorza grattugiata di limone<br />

Preparazione:<br />

Pur mantenendo invariati gli ingredienti,<br />

per gli scroccafusi sono possibili due diversi<br />

tipi di cottura: si possono infornare o friggere.<br />

Si amalgama e si lavora il tutto, sino<br />

a formare un composto che risulti piuttosto<br />

leggero, con cui si fanno pallottoline<br />

grandi quanto una noce. A questo punto,<br />

se si preferisce friggerli, gli scroccafusi si<br />

immergono in acqua bollente, avendo cura<br />

di toglierli subito, appena venuti a galla;<br />

quindi si collocano su un telo e si coprono


con un altro, per evitare che si formi una<br />

pellicina. Si procede poi alla loro frittura in<br />

strutto bollente, badando che il fuoco sia<br />

lento. Appena pronti, si immergono nel<br />

miele. Quando invece si preferiscono al forno,<br />

gli scroccafusi, tolti dall’acqua bollente<br />

e asciugati delicatamente, si sistemano su<br />

una lastra, unta di burro, e si tengono per<br />

circa mezz’ora in forno a una temperatura<br />

di 150°C. Ancora caldi, si cospargono di zucchero<br />

vanigliato e si spruzzano di alchermes<br />

o rhum.<br />

Panzerotti<br />

alla marmellata<br />

Ingredienti:<br />

200 gr di patate<br />

200 gr di farina<br />

20 gr di lievito di birra<br />

1 uovo<br />

150 gr di burro fuso<br />

60 gr di zucchero<br />

sale<br />

latte tiepido<br />

Preparazione:<br />

Cuocere in acqua le patate con la buccia e<br />

pelarle ancora calde. Passare allo schiacciapatate.<br />

Unire la farina, il lievito di birra diluito<br />

con il latte tiepido, un uovo, il burro<br />

fuso, lo zucchero e un pizzico di sale. Impastare<br />

il tutto, formare una palla, metterla in<br />

una terrina, coprirla con un tovagliolo; lasciar<br />

lievitare per un’ora in luogo tiepido.<br />

Stendere con il mattarello e ricavarne dei<br />

quadretti. Al centro di ognuno mettere<br />

mezzo cucchiaio di confettura di frutta e<br />

piegarli a mezzaluna. Disporli non troppo<br />

vicini su placche da forno imburrate e infarinate<br />

e lasciare ancora lievitare per circa 30<br />

minuti. Pennellare la superficie con tuorlo<br />

d’uovo sbattuto insieme a un cucchiaio di<br />

latte freddo. Cuocere in forno a 180-<br />

200°C.<br />

Tagliatelle fritte<br />

Ingredienti:<br />

200 gr di farina<br />

2 uova<br />

4 cucchiai di zucchero semolato<br />

1 arancia non trattata<br />

olio per friggere<br />

zucchero a velo<br />

Preparazione:<br />

Impastare la farina con le uova come per<br />

una comune pasta all’uovo. Tirare quindi<br />

una sfoglia di medio spessore, poi cospargerla<br />

con lo zucchero semolato e la buccia<br />

grattugiata dell’arancia. Arrotolare la pasta<br />

come si fa per le tagliatelle, tagliarla della<br />

larghezza di circa 1 cm. Lasciare arrotolate<br />

le stringhe e friggetele in abbondante olio,<br />

scolarle su una carta assorbente, disporle su<br />

un vassoio da portata, cospargerle di zucchero<br />

a velo e servirle fredde.<br />

Chiacchiere o Pampuglie<br />

Ingredienti:<br />

400 gr di farina<br />

80 gr di zucchero<br />

1 uovo intero<br />

2 tuorli<br />

50 gr di burro<br />

2-3 cucchiai di acquavite o di liquore d’anice<br />

arancia grattugiata<br />

un pizzico di sale<br />

zucchero a velo<br />

Preparazione:<br />

Disporre la farina a fontana su un tavolo e<br />

al centro porvi lo zucchero, le uova, il sale,<br />

il burro sciolto e l’acquavite o l’anice. Lavorare<br />

bene la pasta, formare una sfera, coprirla<br />

e lasciarla riposare per trenta minuti.<br />

Formare una sfoglia sottile con il matterello,<br />

poi con un coltello o con l’apposita rotella<br />

ricavarne delle strisce sottili. Praticare in<br />

ogni stringa qualche incisione per infilarvi<br />

la pasta e ottenere svariate forme, oppure<br />

annodarle. Fare friggere le chiacchiere<br />

nell’olio in piccole quantità, farle scolare<br />

bene, passarle nello zucchero a velo.<br />

Frappe<br />

Ingredienti:<br />

500 gr di farina 00<br />

50 gr di burro<br />

2 uova intere<br />

2 cucchiai di zucchero<br />

50 gr di anice o anisetta<br />

limone grattugiato<br />

un pizzico di sale<br />

vino bianco q.b.<br />

1 cucchiaino di aceto bianco<br />

Preparazione:<br />

Impastare tutti gli ingredienti e lasciare riposare;<br />

controllare bene la consistenza della<br />

pasta che deve essere ben soda per poterla<br />

tirare a macchina. Preparare le frappe<br />

tirandole molto sottili, friggere in una padella<br />

larga con olio di arachidi; fare attenzione<br />

che non coloriscano troppo. Cospargere<br />

di zucchero a velo.<br />

Castagnole di Gubbio<br />

Ingredienti:<br />

3 uova intere e 2 rossi<br />

50 gr di zucchero<br />

30 gr di olio di mais<br />

65 gr di liquore a piacere (anice)<br />

400 gr di farina 00<br />

1 bustina di lievito zucchero a velo e Alchermes<br />

Preparazione:<br />

Montare molto bene le uova con lo zucchero,<br />

unire liquore, olio, lievito e farina e amalgamare<br />

per 10 minuti. Lasciare riposare la pasta per<br />

circa 15 minuti. Friggere in olio non troppo caldo<br />

(occhio alla temperatura!) facendo scendere<br />

il composto con due cucchiai. Servire con<br />

zucchero a velo e una spruzzata di alchermes.<br />

In apertura una tavola della festa arricchita da un croccante<br />

piatto di chiacchiere. Qui, in alto, le tagliatelle fritte<br />

dalla forma a “manina”, in basso invece soffici castagnole<br />

tentazioni a base di pasta friabile preparate in gran<br />

quantità, perché devono durare l’intero periodo<br />

della Quaresima. Dolci che si trovano in tutta la<br />

penisola ma hanno nomi diversi a seconda della<br />

regione: cenci in Toscana, frappe in Emilia, chiacchiere<br />

in Lombardia, crostoli in Trentino, galani in<br />

Veneto, bugie in Piemonte e ancora nastri di suora,<br />

nodi d’amore, donzelle… a cui si aggiungono<br />

le castagnole, le zeppole (frittelle dolci cosparse<br />

di zucchero) e la fritola veneziana fatta con farina,<br />

zucchero, uvetta, pinoli e poi fritta nel grasso.<br />

Diversi nel nome ma uguali in tutte le regioni,<br />

i dolci di carnevale che si fanno mangiare con le<br />

mani: un vero tuffo nell’infanzia.<br />

febbraio 2013 79


80<br />

orto dei semplici di M. Pia Fa n c i u l l i<br />

Sedano,<br />

elisir di giovinezza<br />

Noto sin dai tempi<br />

di Omero come<br />

potente afrodisiaco,<br />

prima di essere<br />

utilizzato in cucina<br />

era celebre per le sue<br />

virtù curative.<br />

Oggi immancabile<br />

ingrediente di tanti<br />

nostri piatti,<br />

si sta rivelando<br />

anche un eccellente<br />

anti-age<br />

febbraio 2013<br />

Non è certo tra gli ortaggi che spiccano per vigore<br />

e personalità. Ma che il sedano (Apium graveolens)<br />

sia tra le presenze irrinunciabili nelle nostre cucine,<br />

è un dato di fatto. Non ha un ruolo da protagonista,<br />

non viene celebrato in piatti a lui dedicati, ma è una<br />

delle colonne portanti di quel tipico mazzetto di<br />

“odori” alla base di tante ricette della nostra tradizione.<br />

Negli orti poi, dove si semina a partire da gennaio,<br />

ha una storia che risale al XVI secolo. Prima di<br />

allora si utilizzavano, soprattutto a scopo medicinale,<br />

le foglie della varietà spontanea tipica dell’area<br />

mediterranea. E già ai tempi di Omero, che lo cita<br />

nell’Odissea, erano note le sue proprietà curative,<br />

senza dimenticare che era considerato un potente<br />

afrodisiaco. Anche nel filtro d’amore che segnò l’immortale<br />

vicenda di Tristano e Isotta sembra entrasse,<br />

appunto, una forte dose di sedano. Nel Medioevo<br />

si riteneva poi che i preparati a base di sedano fos-<br />

sero utili nella cura dell’artrite e nel favorire la digestione.<br />

Ricco di vitamina C, di sali minerali e di sostanze<br />

antiossidanti, efficace diuretico, stimolante,<br />

tonificante e antinvecchiamento, il sedano si coltiva<br />

oggi per il consumo fresco. In cucina si impiegano i<br />

semi che si raccolgono nel secondo anno di vita di<br />

questa pianta biennale, le foglie e i gambi, che vengono<br />

tra l’altro sottoposti a processi di imbianchimento<br />

per evitare che diventino verdi e perdano<br />

sapore. Se ne coltivano, con ciclo annuale, due varietà:<br />

quello da coste (verdi, bianche, rosse) o da<br />

foglie, che prende il nome di Apium graveolens varietà<br />

dulce, destinato al consumo crudo o cotto, e<br />

il sedano rapa, Apium graveolens varietà rapaceum,<br />

più tardivo. Quest’ultimo sviluppa pochissima<br />

parte aerea, riservando le energie alla radice<br />

che si ingrossa e assume un sapore delicato e caratteristico,<br />

ottima sia cruda che cotta.


Coltiviamoli così Tutto da riscoprire<br />

I vasi e il terriccio<br />

Per la coltivazione del sedano in vaso, così come per<br />

quello in terra, l’ortaggio predilige terra o terriccio a<br />

medio impasto, fertile e drenato. In attesa del raccolto<br />

(dopo 100 giorni circa dall’impianto) bisogna provvedere<br />

a regolari annaffiature e concimazioni, utilizzando<br />

un concime biologico liquido a base di<br />

potassio da diluire nell’acqua destinata all’irrigazione.<br />

Anche per il sedano in vaso è possibile fare la rincalzatura<br />

per l’imbianchimento – copertura della base<br />

e di parte del fusto con la terra –, e di pacciamatura,<br />

per mantenere il terreno umido e contenere la crescita<br />

delle erbe infestanti. Si procede alla rincalzatura<br />

un paio di settimane prima del raccolto.<br />

La semina<br />

Il sedano da coste viene seminato spesso a fine inverno<br />

in semenzaio, ma se si aspetta la primavera si può<br />

seminare in piena terra, in quanto semine troppo precoci<br />

provocano fioriture anticipate. Il trapianto si effettua<br />

quando le piantine hanno raggiunto l’altezza di<br />

15 cm circa. La temperatura ottimale per la germinazione<br />

e lo sviluppo è di 20°C circa. Si semina a spaglio<br />

a 1 cm di profondità, dopodiché le prime piantine saranno<br />

visibili dopo circa 15 giorni. La semina va preferibilmente<br />

effettuata con la Luna crescente.<br />

Punti deboli<br />

Uno dei momenti più delicati nella coltura del sedano<br />

è quello del trapianto. Importante evitare le giornate<br />

assolate, oppure dedicare a questa operazione le ore<br />

del tardo pomeriggio. Poiché la pianta richiede anche<br />

terreno fresco, necessario provvedere subito alle annaffiature,<br />

facendo però attenzione a non bagnare le<br />

foglie per evitare l’insorgere di malattie.<br />

Buono a sapersi<br />

Il sedano, e particolarmente il sedano rapa, è favorito<br />

dalla consociazione con cavoli, pomodori, porri,<br />

cipolle, ravanelli, cetrioli, lattuga e piselli. Non ama<br />

invece le piante della sua stessa famiglia, come carote<br />

e prezzemolo.<br />

Raccolta e conservazione<br />

Si raccoglie l’intera pianta quando ha raggiunto sufficienti<br />

dimensioni, ma in alcune varietà si possono raccogliere<br />

scalarmente alcune foglie, tagliandole o staccandole<br />

dalla base. Il sedano rapa si estrae dal terreno<br />

in autunno-inverno, quando le foglie sono ingiallite e<br />

la radice è sufficientemente ingrossata e non troppo<br />

fibrosa, di solito prima che il terreno geli. La raccolta<br />

va preferibilmente effettuata con la Luna crescente. Il<br />

sedano a coste si consuma fresco, sia crudo che cotto.<br />

In frigorifero si conserva per una settimana in un sacchetto<br />

di carta o avvolto in un panno umido.<br />

Chissà che non si debba al nome latino del sedano,<br />

Apium, quel suo essere considerato ortaggio<br />

di poco o nullo valore nutritivo. La parola, che deriva<br />

a sua volta dal celtico, significa infatti “acqua”.<br />

Ma più che riferirsi alla ridotta capacità dell’ortaggio<br />

di apportare virtuose sostanze alla nostra dieta,<br />

il termine allude all’habitat per eccellenza della<br />

varietà selvatica – da cui quello coltivato è derivato<br />

– che prospera nelle zone umide. Sarebbe invece<br />

bene inserirlo nei nostri pasti, dove il modo migliore<br />

per gustarne appieno croccantezza e fragranza<br />

è senz’altro in pinzimonio; il sedano saprà quindi<br />

svelare aromi imprevisti anche nelle insalate. Mentre<br />

nella variante cotta, oltre che per aromatizzare<br />

i più diversi piatti, dalle carni, ai sughi, alle salse,<br />

alle minestre, le sue coste (o costole) saranno ottime<br />

brasate, gratinate o saltate nel burro. Unica<br />

accortezza: se danno fastidio i lunghi filamenti che<br />

percorrono la superficie delle coste, si eliminano<br />

con facilità praticando un’incisione a un’estremità<br />

del gambo e tirando per tutta la loro lunghezza.<br />

Un inverno rosso ciclamino<br />

Passeggiando per i boschi, si<br />

incontreranno, a febbraio, le sue delicate<br />

corolle. Anche in casa e sul balcone, il<br />

ciclamino (Cyclamen persicum), rosso,<br />

bianco o violetto, è la classica pianta<br />

dell’inverno. Resistente, amante del<br />

freddo, tra i pochi a sfidare le basse<br />

temperature del balcone, è tra l’altro<br />

facile da coltivare. Se tenuto all’interno ha<br />

bisogno di temperature fresche e di un<br />

ambiente luminoso, ma senza sole diretto.<br />

Attenzione quindi ai segnali del tipo<br />

foglie ripiegate e tendenti al basso.<br />

Sono sintomo di troppo caldo e poca<br />

umidità: la pianta andrà quindi<br />

annaffiata e spostata al fresco.<br />

Sarebbe inoltre un vero peccato se,<br />

una volta terminata la fioritura, si<br />

buttasse via la pianta. Qualche piccolo<br />

accorgimento e tornerà a fiorire<br />

l’anno successivo. Basterà, a pianta<br />

sfiorita, ridurre progressivamente le<br />

annaffiature fino a sospenderle del<br />

tutto quando le foglie appariranno<br />

completamente ingiallite, più o meno<br />

nel mese di giugno. In estate si<br />

dovranno conservare i vasi con i tuberi<br />

sottoterra in un posto fresco fino<br />

all’autunno, per poi rinvasarli con<br />

terriccio nuovo esponendo il vaso alla<br />

luce, ma non al sole, e riprendendo le<br />

annaffiature. In breve spunteranno<br />

nuove foglie e, in ottobre-novembre,<br />

i primi, coraggiosi, boccioli.<br />

febbraio 2013 81


82<br />

chef italiani nel mondo<br />

febbraio 2013<br />

di Piero Caltrin<br />

Dalla Russia,<br />

con sapore<br />

Luigi Ferraro, “primadonna” del lussuoso Cafè Calvados<br />

di Mosca, sceglie per la sua cucina solo materie prime<br />

di qualità, prodotti di stagione e aromi legati<br />

alle tradizioni della sua terra d’origine, la Calabria.<br />

Una filosofia Italian style che fa impazzire gli uomini<br />

d’affari e i facoltosi viveur che frequentano il ristorante<br />

Curiosità, voglia di evasione, fantasia,<br />

interesse per le tradizioni. E<br />

una grande passione. È tutto questo,<br />

oltre naturalmente agli studi<br />

del caso, che ha fatto di Luigi<br />

Ferraro, dal ragazzetto che anni<br />

fa lasciava la Calabria con la valigia<br />

in mano e il cuore gonfio di<br />

speranze, l’executive chef di uno<br />

dei ristoranti più lussuosi di Mosca,<br />

a coronamento di un cursus<br />

honorum internazionale che l’ha<br />

visto lavorare a Londra, Stoccarda,<br />

Sharm El Sheik e rappresentare<br />

la sua terra nelle manifestazioni<br />

gastronomiche di mezzo mondo.<br />

Nato 33 anni fa a Cassano, paesino<br />

affacciato sullo Ionio, Luigi<br />

– per tutti “Gigi” – vive e opera<br />

all’estero ormai dal 2001. La sua è<br />

una classica storia del Sud: «Fin da<br />

piccolo ero appassionato di cucina<br />

– ci spiega – anche se tendevo a<br />

reprimerlo, e di viaggi. Del resto,<br />

sono cresciuto in provincia, in una<br />

realtà un po’ retrograda, e questo<br />

mi spingeva a cercare cose e posti<br />

nuovi. Studiare da cuoco mi ha<br />

consentito di viaggiare. Già durante<br />

gli anni della scuola ho iniziato<br />

a lavorare nei locali della mia zona<br />

per poi spostarmi in Basilicata, Toscana<br />

e Sardegna, fino a lasciare<br />

l’Italia una volta diplomato». Oggi<br />

Ferraro è la primadonna in cucina<br />

del Cafè Calvados, ristorante di<br />

altissimo livello della Mosca postsovietica<br />

che ha come habituè businessman<br />

internazionali e politici:<br />

«tutti clienti che amano il lusso<br />

sfrenato». Il Calvados, realizzato<br />

in stile Art Déco, si trova su una<br />

delle strade principali che portano<br />

alla piazza Rossa. La cantina offre<br />

una vasta selezione dei migliori<br />

vini al mondo, non solo italiani e<br />

francesi. «La mia filosofia di cucina<br />

resta incentrata però sull’uso di


Mosca: Ferraro consiglia<br />

Il posto più bello è certamente<br />

la piazza Rossa ma anche<br />

la chiesa di San Basilio è<br />

spettacolare. Da vedere il<br />

mercato delle pulci al parco<br />

Ismailovski e la zona di Vdnkh,<br />

dove edifici dell’epoca sovietica<br />

sono diventati veri e propri<br />

bazar. Qui si trova anche il<br />

Museo della cosmonautica:<br />

consiglio di visitarlo in<br />

primavera quando è tutto<br />

verde e le fontane sono aperte.<br />

ottime materie prime, di prodotti freschi, meglio<br />

ancora se di stagione, e sui gusti del mio territorio<br />

– spiega Gigi, – mi piace modificare e proporre<br />

la tradizione innovandola, voglio portare la<br />

gente ad amare gusti dimenticati e ad apprezzare<br />

la loro storia». Una cifra culinaria molto Italian<br />

style che i danarosi e potenti clienti del Calvados<br />

ovviamente non possono che gradire: «L’Italia<br />

e gli italiani sono sempre apprezzati, a Mosca<br />

come in tutto il mondo», aggiunge. Ai giovani<br />

che sognano di diventare campioni ai fornelli, lo<br />

chef calabrese consiglia: «È un lavoro che bisogna<br />

fare con amore. Si deve sempre improvvisare,<br />

ma con capacità e sapienza! Bisogna avere<br />

delle basi solide e conoscenze tecniche, bisogna<br />

aggiornarsi e stare al passo con i tempi».<br />

La ricetta dello chef<br />

Carciofo al gamberone<br />

in granella di pistacchio,<br />

tartufo nero e salsa<br />

al caciocavallo silano<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

4 carciofi<br />

4 gamberoni<br />

40 gr di pistacchi<br />

100 gr di caciocavallo silano<br />

20 gr di latte<br />

10 gr di vino bianco<br />

10 gr di porro, sedano, scalogno<br />

100 gr di brodo vegetale<br />

10 gr di timo, alloro, rosmarino<br />

10 gr di germogli<br />

olio extravergine d’oliva<br />

sale e pepe<br />

Procedimento:<br />

In una pentola far dorare le verdure<br />

con olio e spezie, aggiungere poi<br />

i carciofi già puliti, far rosolare e<br />

sfumare con vino bianco, condire<br />

con sale e pepe e coprire con il<br />

brodo vegetale. Cuocere per circa 15<br />

minuti. Far raffreddare e sistemare<br />

al centro il gamberone condito con<br />

sale, pepe e granella di pistacchi<br />

e mettere a cuocere in forno per<br />

5 minuti a 180°C. A bagnomaria<br />

mettere il caciocavallo tagliato a<br />

cubetti con il latte e far cuocere fino<br />

a ottenere un composto omogeneo.<br />

Comporre il piatto versando al<br />

centro la salsa al caciocavallo e<br />

adagiando sopra il carciofo, condire<br />

con il tartufo nero e qualche goccia<br />

di ristretto di balsamico e di salsa ai<br />

pistacchi. Completare con i germogli<br />

e olio extravergine.<br />

febbraio 2013 83


food news di Cl a u d i a dagrada<br />

La tecnologia va in forno<br />

Ecco qui una radio appena uscita dal forno! Una stramberia? Non per la designer israeliana Nitsan Debbi, che ha saputo<br />

unire la semplicità del pane ai prodotti di tecnologia più diffusi come orologi, radio, mouse, cellulari. Semplicemente, al<br />

posto della plastica l’artista ha usato il pane per rivestire apparecchi elettronici di uso quotidiano. Ma non date un morso<br />

a queste invitanti pagnotte: la crosta dorata avvolge oggetti perfettamente funzionanti, e piuttosto duri sotto i denti!<br />

www.debbinits.com<br />

L’arte dell’alimentazione<br />

responsabile<br />

Una profonda riflessione sullo squilibrio alimentare<br />

del mondo e sul rapporto tra uomo<br />

e cibo: è questo il cuore pulsante di Food, la<br />

mostra curata da Adelina von Fürstenberg,<br />

recentemente inaugurata al Museo Ariana di<br />

Ginevra, dove resterà fino al 24 febbraio. In<br />

esposizione, le opere di 40 artisti internazionali.<br />

La mostra è itinerante e approderà a marzo<br />

al Sesc di San Paolo, a settembre allo Spazio<br />

Oberdan di Milano e nel 2014 al MuCem<br />

di Marsiglia, per poi tornare nel capoluogo<br />

lombardo per l’Expo nel 2015.<br />

84 febbraio 2013<br />

I tagliolini che non temono la crisi<br />

Siete pronti a spendere 2.013 dollari per un piatto di pasta?<br />

Bene, allora partite alla volta del Bice di New York, succursale<br />

del famoso ristorante milanese, per assaggiare<br />

i tagliolini più cari del mondo. La pasta fresca, rigorosamente<br />

fatta a mano dello chef, è servita con astice<br />

selvaggio del Maine, una spolverata di tartufo bianco<br />

d’Alba, un misto di funghi di bosco e altre verdure<br />

bio. Il costo sarebbe giustificato dagli ingredienti rari<br />

e freschi di giornata. Come se non bastasse, il tutto<br />

viene servito su un piatto di porcellana firmato Versace<br />

in edizione limitata, che si può portare via come ricordo.<br />

Ma chi desideri assaggiare la superpasta si sbrighi,<br />

a breve non sarà più possibile ordinarla!<br />

foto Shay Halevi<br />

Food-sharing:<br />

basta con gli sprechi!<br />

Se possiamo condividere un’automobile<br />

per il bene dell’ambiente e del<br />

portafoglio, perché non fare lo stesso<br />

con il cibo? Un gruppo di famiglie tedesche<br />

ha dato vita a un’iniziativa<br />

chiamata food-sharing: la condivisione<br />

degli alimenti freschi o cucinati in<br />

giornata che non si riesce a consumare<br />

e che, altrimenti, finirebbero nella<br />

pattumiera. In breve tempo è nata<br />

una piattaforma online a cui chiunque<br />

può iscriversi per scambiare od<br />

offrire gli alimenti in esubero.<br />

www.foodsharing.de<br />

Appuntamento al fashion cafè!<br />

Mangano, casa di moda nostrana, approda<br />

a Malta con il suo primo fashion cafè,<br />

dall’animo made in Italy ma dall’outlook<br />

cosmopolita. Nello store del centro storico<br />

regna un’atmosfera glamour in cui moda<br />

e design si influenzano a vicenda vivendo<br />

in perfetta armonia. La location rappresenta<br />

l’evoluzione del negozio: lo si può<br />

frequentare durante tutta la giornata,<br />

dalla colazione al pranzo, per una pausa<br />

caffè o un raffinato aperitivo.


Cosa si nasconde<br />

dietro un risultato<br />

perfetto?<br />

il Sistema Completo Winterhalter<br />

Il vostro obiettivo è quello di<br />

presentare i vostri prodotti d’eccellenza<br />

in modo impeccabile?<br />

Allora ciò di cui avete bisogno è un<br />

bicchiere igienizzato e brillante.<br />

Un risultato che solo<br />

i Sistemi di Lavaggio Winterhalter<br />

sono in grado di garantirvi.<br />

Lavabicchieri +<br />

Trattamento acqua +<br />

Detersivo e Brillantante +<br />

Cestelli =<br />

il sistema perfetto<br />

Winterhalter Italia srl<br />

Via Taormina 10 - 21010 Cardano al Campo (VA) - Tel +39 0331 734147 - Fax +39 0331 734028<br />

www.winterhalter.it<br />

info@winterhalter.it


Mercure Olbia Hermaea<br />

A pochi minuti dalla Costa Smeralda<br />

la location ideale per i tuoi meeting di successo.<br />

125 camere<br />

spaziose e dotate<br />

di ogni comfort<br />

L’Hermaea Spa<br />

per i tuoi momenti<br />

di benessere<br />

e relax<br />

L’Hermaea<br />

Restaurant<br />

per rafnati<br />

pranzi di lavoro<br />

3 sale meeting polifunzionali<br />

da 30 a 270 posti<br />

La piazza mosaico<br />

800mq per meeting,<br />

esposizioni e banchetti<br />

Mercure Olbia Hermaea<br />

Via Puglie 07026 Olbia – Sardinia<br />

Tel. 0789 18 90 067 – E-mail: H7935-RE@accor.com<br />

www.hermaeaolbia.it<br />

700 Hotel nel mondo<br />

mercure.com<br />

- 602 036 444 RCS EVRY – © J-N Leblanc-Bontemps / J. Y. Gucia / M. Arcimowicz.


92<br />

96<br />

In Viaggio<br />

In Viaggio<br />

88 CroCiere? AvAnti tuttA<br />

Co m e il m o n d o C r o C i e r i s t iC o<br />

h a saputo reagire e r i l a nC i a r s i<br />

d o p o la t r a g e d i a d e l giglio<br />

92 PiCColi CArnevAli d’itAliA<br />

dalla pu g l i a alla Valle<br />

d’ao s ta, 4 tappe in p r o V i nC i a<br />

per assistere alla festa<br />

più allegra<br />

100<br />

96 l’itAliA in mostrA: udine<br />

la Città f r i u l a n a C o m e n o n<br />

l’aVete m a i V i s ta: sotto la l u C e<br />

elegante d e i d i p i n t i d e l tiepolo<br />

100 GermAniA, non solo fiere<br />

a Be r l i n o e mo n a C o per<br />

C a p i r e C o m e si p u ò u n i r e<br />

d o V e r e e p i aC e r e, in periodo<br />

fieristiCo<br />

88<br />

104<br />

da pag. 104<br />

Rubriche<br />

• Città in 24 ore<br />

• Viaggi per tutte le tasche<br />

febbraio 2013<br />

87


inviaggiotendenze<br />

Crociere: avanti tutta!<br />

È stato più rapido del previsto il recupero<br />

della fiducia dei turisti da parte delle compagnie<br />

di navi da crociera dopo la tragedia della Concordia.<br />

Merito certamente di passate esperienze positive,<br />

dell’ondata di offerte (i prezzi però stanno tornando<br />

a normalizzarsi), di itinerari sempre nuovi. Chi amava<br />

trascorrere il suo tempo tra ricchi buffet, serate danzanti<br />

e attività di ogni sorta, sembra non aver alcuna<br />

intenzione di rinunciare al suo viaggio all inclusive<br />

88 febbraio 2013<br />

di Isa Grassano<br />

La nave è ancora là e il perentorio “Vada a bordo,<br />

c…..!” (urlato da Gregorio De Falco, della<br />

Capitaneria di Porto, al comandante Francesco<br />

Schettino) ormai è diventato un tormentone,<br />

tanto che qualcuno lo usa persino come<br />

suoneria per il cellulare. È trascorso poco più di<br />

un anno (era il 13 gennaio 2012) da quando la lussuosa<br />

Costa Concordia fece naufragio squarciandosi,<br />

per settanta dei suoi trecento metri, contro<br />

uno scoglio dell’isola del Giglio, e causando la mor


te di ben 32 persone. Il relitto è ancora là, appoggiato<br />

su di un fianco, ma, si dice, verrà messo in<br />

galleggiamento a settembre per poi essere trainato<br />

via. Anche se il direttore generale di Costa Crociere,<br />

Gianni Onorato, spera che questo possa avvenire<br />

prima, entro luglio.<br />

Quella nave è ancora là, ma le altre hanno ripreso<br />

a solcare i mari. «Senza attendere nuove disposizioni<br />

di legge, abbiamo introdotto dieci procedure<br />

che migliorano gli attuali standard nazionali e abbiamo<br />

deciso regole più stringenti per i nostri comandanti».<br />

Così ha detto il manager Onorato che<br />

però ha anche sottolineato come quest’anno «ci<br />

sarà un progressivo innalzamento dei prezzi, che<br />

continueranno a essere accessibili, ma torneranno<br />

verso la normalità. La revisione al rialzo del pricing<br />

interesserà soprattutto le crociere nel Mediterraneo,<br />

che hanno impattato maggiormente con la<br />

riduzione delle tariffe dopo il caso Concordia». Gli<br />

fa eco Andrea Tavella, Direttore Commerciale e<br />

Marketing Italia che ha rimarcato come il Giro del<br />

mondo di Costa Deliziosa, partito da Savona il 6<br />

gennaio 2013, ha registrato il “tutto esaurito”.<br />

Quindi, dopo la paura iniziale, i turisti hanno ripreso<br />

a scegliere le crociere come vacanza completa.<br />

«Questo recupero è stato più rapido del pre-<br />

Identikit del crocierista<br />

Uomini tra i 35 e i 45 anni che viaggiano<br />

in coppia o in famiglia, di livello socioculturale<br />

medio-elevato. È questo l’identikit del crocierista<br />

tipo, secondo un’indagine di Noi Crociere<br />

(www.noicrociere.it). Un target per il quale è<br />

importante avere una nave ricca di comfort,<br />

divertimenti e aree benessere. Inoltre opta per<br />

le tratte brevi e ama il Mediterraneo. Il porto di<br />

partenza preferito è Civitavecchia, a prescindere<br />

dalla zona di residenza. Si ricerca la possibilità<br />

di fare sport e di provare attività adrenaliniche:<br />

il 34% degli intervistati ha dichiarato che il free<br />

climbing, l’arrampicarsi su una parete riprodotta<br />

artificialmente, è una delle più entusiasmanti.<br />

C’è però anche una componente critica. Tra i clienti<br />

abituali ci sono quelli che si lamentano per «le<br />

lunghe ed estenuanti file ai ristoranti, come se<br />

fosse un ufficio postale» o ancora «del personale<br />

che spesso non parla italiano», fino agli «sbarchi<br />

troppo lenti». Per tutte le opinioni:<br />

www.qcrociere.it<br />

febbraio 2013<br />

89


inviaggiotendenze<br />

Orient-Express<br />

in Myanmar<br />

Si chiama Orcaella, in onore<br />

dei delfini che abitano il<br />

fiume Ayeyarwady, la nuova<br />

nave Orient-Express con<br />

destinazione Birmania<br />

(Myanmar), a partire da<br />

luglio. L’agile e piccola<br />

imbarcazione (attualmente<br />

in costruzione a Yangon e in<br />

grado di ospitare fino a 50<br />

persone) navigherà il fiume<br />

Ayeyarwady, la ricchezza<br />

naturale del Myanmar, tra<br />

Yangon e Bhamo. Percorrerà<br />

anche il fiume Chindwin,<br />

costeggerà estese catene<br />

montuose nella parte più<br />

occidentale della regione,<br />

fino a raggiungere a nord la<br />

città di Homalin, a meno di<br />

48 chilometri dal confine<br />

indiano. E si potrà godere<br />

del panorama<br />

dall’Observation Deck che<br />

ospiterà un’area relax con<br />

sedute reclinabili. Tra le<br />

escursioni la possibilità di<br />

assistere a una tradizionale<br />

cerimonia di noviziato dei<br />

monaci o fare trekking nella<br />

giungla, o ammirare l’unico<br />

Buddha con gli occhiali che,<br />

si dice, abbia poteri di<br />

guarigione nella città di<br />

Pyay. Tariffe a partire da<br />

3,880 euro a persona per<br />

una crociera di sette notti in<br />

Deluxe cabin inclusi tutti i<br />

pasti a bordo, escursioni,<br />

transfer e voli interni.<br />

Info: 800.780.700<br />

www.orcaella.net<br />

www.orient-express.com<br />

90 febbraio 2013<br />

visto – ha continuato Tavella – e in buona parte<br />

è dovuto alla fiducia degli ospiti che ci conoscono<br />

già perché sono stati in crociera con noi in<br />

passato, e al forte sostegno degli agenti di viaggio.<br />

Nonostante la crisi, nei mesi di aprile-maggio<br />

2012 abbiamo registrato un incremento del<br />

28% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente;<br />

il 25 maggio abbiamo superato un milione<br />

di prenotazioni per le crociere 2012». Per la<br />

prossima primavera Costa Crociere propone le<br />

minivacanze nel Mediterraneo con Costa Mediterranea<br />

e Costa Serena (Marsiglia e Barcellona<br />

e, a scelta, le tappe di Ibiza o Palma e Ajaccio,<br />

e imbarco a Savona) anche solo per un fine settimana.<br />

Per l’estate la formula fly and cruise sulla<br />

Grecia permette di beneficiare dell’avvicinamento<br />

in volo a Creta, località di partenza di<br />

due itinerari di Costa Mediterranea: Isole greche<br />

e terra Santa o Sette spiagge in sette giorni nel Mediterraneo<br />

Orientale, per poi rientrare, sempre<br />

in volo, in Italia.<br />

Andamento lento, ma positivo<br />

La conferma di questo rinato desiderio di vacanza<br />

galleggiante viene anche da Gigi Torre, Presidente<br />

Gioco Viaggi, Tour & Cruise Operator<br />

specializzato nel settore crocieristico: «il 2012 è<br />

In apertura una nave Princess Cruises che solca i freddi mari<br />

dell’Alaska. In questa pagina gli interni di una nave Grimaldi Lines<br />

stato un anno complesso. L’evento Costa Concordia<br />

ha avuto un effetto shock sul mercato; tuttavia<br />

con il passare del tempo i consumatori hanno reagito<br />

in modo positivo, riconfermando la tendenza<br />

alla scelta di questa particolare tipologia di ferie.<br />

Il 2013 si apre con moltissime novità per quanto


Viaggi<br />

su misura<br />

Chi cerca proposte<br />

personalizzate può affidarsi a<br />

Angelica Tragni, Consulente<br />

per Viaggiare® CartOrange.<br />

Per vivere un’esperienza<br />

indimenticabile nell’arcipelago<br />

maldiviano, ad esempio,<br />

Albatros Top Boat propone<br />

una crociera a bordo di piccoli<br />

yacht da 8 o 10 cabine o dei<br />

tradizionali dhoni, che<br />

ospitano al massimo 4 persone.<br />

Il clou degli itinerari più richiesti<br />

sono le immersioni nei punti<br />

più belli dei reef, ma tra un<br />

tuffo e l’altro c’è tempo anche<br />

per fare shopping nei mercatini<br />

o rilassarsi a bordo con un<br />

massaggio ayurvedico. E per<br />

coloro che sognano il giorno<br />

del “sì” in mare aperto, l’ideale<br />

è una nave Royal Carribbean<br />

che si trova nelle acque delle<br />

Bahamas. Il programma<br />

Weddings at sea offre<br />

pacchetti speciali che, oltre alla<br />

cerimonia di nozze celebrata<br />

dal capitano, includono musica,<br />

foto, cena e torta nuziale.<br />

Info: www.cartorange.com/<br />

angelicatragni<br />

Per saperne di più:<br />

www.costacrociere.it<br />

www.giocoviaggi.it<br />

www.royalcaribbean.com<br />

www.msccrociere.it<br />

www.it.ncl.eu<br />

www.ponant.com<br />

www.princess.com<br />

www.hollandamerica.com<br />

La stella sei tu<br />

Il ritmo della rumba, la sensualità del tango e l’allegria della samba. È la proposta speciale<br />

dell’ammiraglia Cruise Barcelona di Grimaldi Lines che dal 30 marzo al 2 aprile propone Ballando<br />

verso Barcellona (da Civitavecchia al capoluogo catalano). A bordo Simone Di Pasquale, insieme ai<br />

maestri del team Personal Dancer, per dare vita alle migliori performance di Ballando con le stelle.<br />

Al termine dei corsi un grande spettacolo finale dal titolo La stella sei tu, per mettere alla prova le<br />

proprie abilità artistiche. La minicrociera farà tappa lunga a Barcellona, regalando la possibilità di<br />

calarsi nella movida spagnola. Le quote di partecipazione partono da 219 euro a persona, con<br />

sistemazione in cabina quadrupla interna e partecipazione ai corsi di ballo collettivi.<br />

Info: www.grimaldi-lines.com<br />

riguarda le compagnie che rappresentiamo sul mercato<br />

italiano. Fra le luxury cruises si segnalano le crociere<br />

Compagnie du Ponant in Groenlandia per la<br />

prossima estate. Altra destinazione di punta è l’Alaska.<br />

Princess Cruises e Holland America sono leader<br />

di mercato sulla destinazione, entrambe con 7 unità<br />

posizionate da maggio a settembre e itinerari di 7<br />

notti da Vancouver, Anchorage e Seattle, oltre alla<br />

possibilità di estendere il soggiorno con numerosi<br />

cruise tour nel Denali National Park». Mantiene il suo<br />

posizionamento sul mercato anche RCL Cruises Ltd<br />

Italia. Per il direttore generale Gianni Rotondo «nonostante<br />

la crisi di settore derivante da quella economica<br />

e dall’incidente della Costa Concordia, nel<br />

2012 l’andamento del mercato italiano è stato molto<br />

positivo e RCL Italia ha raggiunto una crescita di<br />

passeggeri tre volte superiore al 2010. Guardando<br />

all’immediato futuro, in Italia le prospettive sono di<br />

sviluppo: avremo 5 porti d’imbarco e 16 porti di scalo».<br />

Tra le proposte più interessanti di RCL, un occhio<br />

di riguardo è riservato agli appassionati di tango: fiore<br />

all’occhiello in questo senso è la Legend of the Seas<br />

che copre gli itinerari tra Spagna e Francia in partenza<br />

da Genova e Civitavecchia. Il primo giugno<br />

infatti si terrà a bordo della nave il 14° Genova Tango<br />

Festival: per tutti la possibilità di seguire ogni giorno<br />

lezioni di gruppo insieme ai maestri delle più prestigiose<br />

scuole italiane e danzare sulle onde del mare.<br />

New entry anche in casa MSC Crociere. Sarà battezzata<br />

il 23 marzo, la nuova ammiraglia MSC Preziosa<br />

(partenza da Genova, Napoli o Messina) e porterà<br />

fra Tunisia, Spagna e Francia. A bordo ci si potrà sbizzarrire<br />

su Vertigo, lo scivolo acquatico lungo più di<br />

120 metri, un record per le navi da crociera. Infine<br />

bisognerà aspettare l’autunno per la nuova nave<br />

all’avanguardia da 4 mila passeggeri della Norwegian<br />

Cruise Line, la Norwegian Breakaway, che salperà<br />

verso verso Bahamas, Florida e Caraibi, in partenza<br />

dalla Grande Mela. E farà sosta nell’isola privata della<br />

compagnia, Great Stirrup Cay alle Bahamas.<br />

Una nave MSC attraccata nel porto di Stavanger (Norvegia)<br />

febbraio 2013<br />

foto di Gilda Ciaruffoli<br />

91


Verrès (Valle d’Aosta)<br />

inviaggio<br />

Piccoli<br />

Carnevali d’Italia<br />

Rievocano antichi fasti, vecchie<br />

storie d’amore e di guerra, e lo fanno<br />

con il tono sferzante dalla farsa<br />

o con quello raffinato della<br />

rievocazione, le manifestazioni<br />

che da nord a sud celebrano<br />

la festa pagana più amata<br />

Ballo al castello,<br />

ricordando Caterina<br />

di Flavio Amadei<br />

Quando: dal 9 al 12 febbraio<br />

Il comune di Verrès è posizionato lungo la<br />

strada consolare delle Gallie ed è dominato<br />

dall’imponente castello fatto costruire da<br />

Ibleto di Challant nella seconda metà del<br />

XIV secolo. Qui, nel 1949, si costituì un Comitato<br />

per il Carnevale con l’intento di rievocare<br />

un particolare avvenimento che avesse<br />

per sfondo proprio il castello: la scelta cadde<br />

su un episodio avvenuto cinque secoli prima.<br />

Secondo la tradizione, il giorno della festa<br />

della Trinità del 1449, Caterina di Challant,<br />

impegnata nella dura lotta contro gli esponenti<br />

maschi della sua famiglia per la successione<br />

al titolo e intenzionata a propiziarsi la<br />

popolazione locale, scese nella pubblica piazza<br />

con il consorte Pierre d’Introd e intrecciò<br />

le danze con i giovani del paese, festeggiata<br />

dal grido esultante di “Vive Introd et Madame<br />

de Challantl”. Dagli anni ’50 quindi, ogni anno,<br />

il sabato di Carnevale, l’episodio rivive in<br />

tutta la sua vivacità: Caterina scende tra il suo<br />

popolo incitandolo alla danza seguita da un<br />

corteo festante e raggiunge il Municipio dove<br />

92 febbraio 2013<br />

il Sindaco, alla presenza<br />

di tutte le autorità, consegna<br />

a Caterina la chiave d’oro del Comune,<br />

nominandola ufficialmente Chàtelaine de<br />

Verrès. Per diversi giorni il castello è teatro di<br />

serate danzanti e rievocazioni storiche in costume,<br />

concluse dalla rappresentazione della<br />

commedia Una partita a scacchi scritta<br />

nel 1872 da Giuseppe Giacosa, che ha per<br />

sfondo il maniero di Issogne. Ciò che colpisce<br />

di più durante le giornate di festa è l’atmosfera<br />

che si vive nel borgo e nel castello,<br />

grazie a profumi decorazioni, addobbi, e<br />

alla partecipazione della popolazione che,<br />

in abiti d’epoca, rivive l’episodio con l’orgoglio<br />

di far parte, non tanto della rappresentazione,<br />

ma della storia di Verrés. Balli,<br />

canti, musici e giullari, banchetti, cene di<br />

gala, sferraglio di spade e armature, e ancora<br />

inviti a corte per rendere omaggio a<br />

Caterina di Challand e Pierre d’Introd riempiono<br />

i quattro giorni di questo storico<br />

Carnevale, facendo rivivere ogni anno una<br />

storia che così non ha mai fine.<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

Ristorante Pensione da Pierre<br />

Locale accogliente e suggestivo con un grande<br />

camino nella sala principale. Piatti del territorio<br />

e di stagione. Di recente inaugurazione<br />

l’adiacente brasserie. Prezzo medio: 40 euro<br />

Via Martorey, 73<br />

Tel. 0125.929376<br />

www.dapierre.it<br />

dove dormire<br />

Hotel Relais St. Gilles<br />

In posizione strategica, in pochi minuti si<br />

possono visitare i castelli di Verrès e di Issogne<br />

e il maestoso Forte di Bard. Singola da 60 euro,<br />

doppia da 85. Suite per 4 persone da 140 euro<br />

Via Circonvallazione, 19<br />

Tel. 0125.920148<br />

www.relaistgiles.com<br />

Per saperne di più:<br />

www.lovevda.it


Facciamo la festa al re Giocondo<br />

di Elena Conti<br />

Quando: fino al 3 marzo<br />

Ha solo 10 mila abitanti, ma vanta uno dei Carnevali<br />

più antichi d’Italia. C’è chi sostiene che<br />

sia in assoluto il più vecchio, e in ogni caso<br />

questa sarà la sua 474esima edizione. A Foiano<br />

della Chiana, un paesino collinare a circa<br />

30 km da Arezzo e 60 da Siena, il Carnevale<br />

è una tradizione iniziata nel 1539 e il rito<br />

– che coinvolge l’intera popolazione, senza<br />

distinzione di età – si ricelebrerà quest’anno<br />

il 27 gennaio, il 3, il 10 e 17 febbraio, per<br />

concludersi il 3 marzo con la Cremazione di<br />

Re Giocondo e l’attesa lettura del suo testamento,<br />

uno scritto in versi che descrive senza<br />

censura episodi della vita del paese, rendendo<br />

comprensibili, pur senza mai citarli, i nomi dei<br />

diretti interessati. Lo scritto è sempre anonimo,<br />

e “ce n’è” proprio per tutti. Anche perché,<br />

se non ci sono allusioni al tuo operato, non sei<br />

nessuno... In molti a Foiano condividono quanto<br />

detto da Oscar Wilde: “Nel bene e nel male<br />

purché se ne parli”!<br />

Parte-<br />

cipano a questo Carnevale i quattro Cantieri<br />

che si fondano sulla libera associazione degli individui,<br />

in cui è divisa la popolazione cittadina.<br />

Questi, durante l’anno, lavorano segretamente<br />

a un carro carnevalesco, cercando di realizzarlo<br />

migliore degli altri. Il vincitore si aggiudica<br />

la Coppa del Carnevale. I quattro Cantieri<br />

foianesi sono il Cantiere Azzurro, il Cantiere<br />

Bombolo, il Cantiere Nottambuli, e quello dei<br />

Rustici. Per tutto il periodo di festa si susseguono<br />

iniziative di ogni tipo, concorsi letterari e di<br />

poesia, gare enogastronomiche e sportive, ma<br />

il clou restano i corsi mascherati e le sfilate dei<br />

gruppi, che quest’anno si confronteranno sul<br />

tema multietnico. Come detto, a sancire la fine<br />

del Carnevale, è il rogo di Re Giocondo, che<br />

viene dato alle fiamme in Piazza nella cosiddetta<br />

Rificolonata. Ospite d’eccezione di questa<br />

edizione sarà Gianmarco Tognazzi. Per chi<br />

vuole immergersi nell’entusiasmo di questa festa,<br />

l’organizzazione è davvero ottima. Molti i<br />

posteggi esterni dai quali funziona un efficiente<br />

servizio di navette. L’ingresso è a pagamento,<br />

7 euro a biglietto (gratis per i bambini le<br />

iniziative fuori dalle mura).<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

Ristorante Mengrello<br />

Nel cuore di Foiano della Chiana propone<br />

piatti di cucina casalinga toscana,<br />

antipasti di salumi genuini di maiale<br />

e cinghiale, crostini e bruschette. Anche<br />

qui viene proposta la pregiata carne<br />

Chianina, cotta rigorosamente a legna.<br />

I cani sono ben accetti.<br />

Prezzo medio: 30 euro<br />

Viale Resistenza, 20<br />

www.ristorantemengrello.it<br />

dove dormire<br />

Hotel Forum<br />

Quattro stelle, propone prezzi speciali<br />

per Carnevale (camera doppia da 90<br />

euro), ed è anche base ideale per<br />

escursioni negli splendidi dintorni.<br />

Via Franiole, 27<br />

Tel. 0575.64071<br />

www.hotelforum.biz<br />

Per saperne di più:<br />

www.carnevaledifoiano.it<br />

febbraio 2013<br />

93


Oristano (Sardegna)<br />

inviaggio<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

Cocco & Dessì<br />

Cucina con proposte tradizionali. Da<br />

assaggiare le linguine al cartoccio con frutti<br />

di mare. Prezzo medio: 35 euro<br />

Via Tirso, 31<br />

Tel. 0783.300720<br />

www.coccoedessi.it<br />

dove dormire<br />

Hotel Duomo<br />

Esclusivo, nel centro storico. Poche camere,<br />

ma alcune proprio affacciate sul percorso<br />

della Sartiglia. Doppia da 108 euro<br />

Via Vittorio Emanuele II<br />

Tel. 0783.778061<br />

www.hotelduomo.net<br />

Per saperne di più:<br />

www.sartiglia.info<br />

94 febbraio 2013<br />

Quando: 12 febbraio<br />

Di primo mattino, un gruppo di tamburini<br />

e di trombettieri scorta un araldo a<br />

cavallo che attraversa le vie del centro e dà<br />

lettura del Bando della Sartiglia, invitando il<br />

popolo ad assistere alla giostra equestre. Inizia<br />

così, domenica 12 febbraio, la Sartiglia,<br />

una grande giostra cavalleresca che da cinquecento<br />

anni caratterizza la storia della città<br />

di Oristano ed è il cuore del Carnevale in<br />

Sardegna. Segue la vestizione de su Cumpoidori,<br />

il Gran Capitano d’Armi. Il gruppo dei<br />

tamburini e trombettieri apre il corteo composto<br />

dalle massaieddas (ragazze vestite con<br />

l’abito tradizionale oristanese), che portano,<br />

con dei cestini, gli abiti de su Componidori,<br />

mentre sa massaia manna sovraintende al<br />

rito. Il cavaliere prescelto sale su un tavolo<br />

(sa mesitta) adibito ad altare e da quel momento<br />

non potrà più toccare terra: qualunque<br />

contatto diretto con la Grande Madre<br />

deve essere infatti evitato perché egli conservi<br />

la purezza necessaria a gareggiare e vincere.<br />

Il momento culminante si ha quando vie-<br />

Una spettacolare giostra<br />

dal sapore antico<br />

di Isa Grassano<br />

ne cucita la maschera sul viso del Capo<br />

Corsa. Al termine della cerimonia della vestizione<br />

si ha la trasformazione in Componidoru,<br />

né uomo né donna, ma una figura impenetrabile.<br />

Così il corteo dei 120 cavalieri,<br />

guidato dal Capo Corsa e preceduto dai<br />

trombettieri e tamburini e dalle massaieddas,<br />

si dirige in sfilata verso il percorso di Via<br />

Duomo. Un tripudio di colori, lo sfarzo e<br />

l’eleganza dei costumi, l’imponenza dei cavalli<br />

rendono la manifestazione uno spettacolo<br />

da non perdere. Poi è tutto un rullare<br />

incessante di tamburi, mentre inizia la corsa<br />

vera e propria, quando il cavaliere impugna<br />

la spada e, tenendola dritta davanti a sé, si leva<br />

in piedi sulla sella, mentre il cavallo sfreccia<br />

al galoppo sfrenato, per infilzare la stella.<br />

Dopo di lui corrono i cavalieri scelti tra gli<br />

applausi e le incitazioni dei presenti. Solo a<br />

tarda sera tutto finisce, e con un altro rullo<br />

di tamburi si toglie la maschera al Componidoru,<br />

che torna cavaliere. Ma non finiscono<br />

i festeggiamenti che proseguono per le vite<br />

cittadine per tutta la notte.


Come in un film di Fellini<br />

di Lucrezia Argentiero<br />

Quando: fino al 12 febbraio<br />

Ricordate Il Casanova di Federico Fellini? La<br />

scena si apriva con una rappresentazione del<br />

Carnevale sul Canal Grande di Venezia. Era il<br />

1976 e il maestro del cinema italiano dimostrava<br />

di amare le maschere e lo spirito goliardico<br />

di questa festa. E non solo. Ogni sua<br />

pellicola era una vera e propria creazione onirica,<br />

con quella straordinaria follia che il Carnevale<br />

fa propria in ogni edizione e personaggi<br />

straordinariamente eccessivi, pregni di satira.<br />

Oggi, a vent’anni dalla scomparsa del regista,<br />

è Putignano ad associarlo al Carnevale per ricordarlo<br />

e celebrarlo. La 619esima edizione<br />

del Carnevale più antico d’Europa si svolge<br />

infatti nel nome di Fellini. La città delle donne,<br />

Amarcord, Satyricon, La dolce vita, La strada,<br />

Lo sceicco bianco e, appunto, Il Casanova:<br />

questi alcuni titoli che verranno riproposti nei<br />

7 carri realizzati artigianalmente dai maestri<br />

cartapestai putignanesi e dai coloratissimi e<br />

divertenti gruppi mascherati che sfilano nelle<br />

strade della cittadina pu-<br />

gliese. Una cartapesta quella utilizzata ricca<br />

di peculiarità, realizzata con un procedimento<br />

che la scuola putignanese ha messo a punto nel<br />

tempo. L’appuntamento con la sfilata dei carri<br />

è nelle due domeniche di febbraio (3 e 10)<br />

per concludersi il martedì grasso (12 febbraio),<br />

sempre con ingresso gratuito. Il 7 febbraio si<br />

può invece partecipare al Giovedì dei Cornuti,<br />

divertente tradizione con protagonisti un gruppo<br />

di mascherati con le corna che va a svegliare<br />

a casa il “cornuto dell’anno”. Tra gli altri protagonisti<br />

della festa c’è la maschera ufficiale,<br />

Farinella, con la sua veste variopinta pronta<br />

a richiamare i colori tipici di questo angolo<br />

del Mediterraneo. E durante la kermesse non<br />

si può non assaggiare la farinella, il piatto più<br />

classico della cucina locale: fatta di una farina<br />

finissima, ricavata da due alimenti poveri come<br />

ceci e orzo abbrustoliti, è stata integratore<br />

frugale di una dieta<br />

segnata in passato<br />

dalla grande<br />

povertà.<br />

Scelti per voi<br />

dove mangiare<br />

A’cr’janz<br />

Un’osteria che punta su prodotti genuini,<br />

tipici, tracciabili, acquistati direttamente<br />

dai produttori. Prezzo medio: 20 euro<br />

Via Goito, 22 – Orto San Domenico<br />

Tel. 080.4055745<br />

www.acrianzputignano.com<br />

dove dormire<br />

Hotel Ristorante Cavaliere<br />

Una buona base per scoprire il territorio,<br />

a pochi chilometri da Putignano.<br />

Singola a partire da 80 euro<br />

Via T. Siciliani, 47 – Noci (Ba)<br />

Tel. 080.4977589<br />

www.hotelcavaliere.it<br />

Per saperne di più:<br />

www.carnevalediputignano.it<br />

febbraio 2013<br />

95<br />

Putignano (Puglia)


l’italiainmostra<br />

Udine,<br />

alla luce<br />

del Tiepolo<br />

Passeggiare per il centro del capoluogo friulano è come sfogliare le pagine di un libro di storia.<br />

Accompagnati dallo sguardo vigile del leone di San Marco, con il profumo di frico e muset<br />

a titillare il gusto, d’obbligo una visita a Passariano di Codroipo, dove parte un percorso<br />

(che arriva fino a Trieste) alla scoperta di uno dei maggiori interpreti della pittura del XVIII secolo<br />

di Silvana Delfuoco Dove passava il suo cavallo non cresceva più<br />

l’erba. Così si racconta a proposito di Attila,<br />

l’unno “flagello di Dio” che invece, nel caso di<br />

Udine, sembra aver smentito se stesso. Pare infatti<br />

che la collina su cui ora sorge il Castello cittadino,<br />

oggi in pieno centro storico, sia stata innalzata<br />

con terra di riporto raccolta con gli elmi dai soldati,<br />

per permettere al loro re di assistere allo spettaco-<br />

Udine<br />

lare incendio di Aquileia, da lui appena conquistata<br />

e distrutta. Ma quello che ha lasciato davvero il<br />

segno nel tessuto urbano della città, in passato sede<br />

prestigiosa anche del Patriarcato di Aquileia, sono<br />

stati i quattro secoli di dominazione da parte della<br />

Friuli-Venezia Giulia<br />

Repubblica di Venezia, dal 1420, fino alla venuta<br />

96 febbraio 2013<br />

di Napoleone. Non vi sembrerà vero, infatti, mentre<br />

state per entrare nella centralissima piazza della Libertà,<br />

cuore pulsante della vita cittadina, di scoprire<br />

che sono due mori in vetta alla Torre dell’Orologio<br />

quelli che stanno battendo le ore e che alla<br />

vostra sinistra si apre quel gioiello in puro gotico<br />

veneziano che è la Loggia del Lionello. E quando<br />

poi vi accorgerete che dall’alto della sua colonna vi<br />

sta osservando con severa degnazione nientemeno<br />

che il Leone di San Marco, e che sul frontone del<br />

palladiano Arco Bollani un altro leone altrettanto<br />

sdegnoso vi aspetta per concedervi il passaggio verso<br />

la salita al Castello… sarà inevitabile voltarsi indietro<br />

a cercare il profumo della laguna! Ma niente


Oggi, dell’artista<br />

che ha affascinato<br />

il Settecento europeo<br />

sono esposti a Villa Manin<br />

oltre sessanta dipinti e<br />

settanta disegni, arrivati<br />

da tutto il mondo<br />

gondole né vaporetti. Siete invece nel centro di<br />

quella che, non a caso, è stata definita “la più<br />

bella piazza in stile veneziano sulla terraferma”:<br />

un luogo che è anche un po’ il concentrato visivo<br />

della storia di Udine attraverso il tempo.<br />

Oltre alle due statue seicentesche di Ercole e<br />

Caco, chissà perché familiarmente chiamate<br />

Florean e Venturin, e alla rinascimentale Fontana<br />

del Carrara, completa infatti l’arredo della<br />

piazza l’ottocentesco Monumento della Pace,<br />

testimone della fine dell’indipendenza veneta<br />

con la firma del Trattato di Campoformio. Come<br />

se foste capitati per caso tra le pagine di un<br />

libro di storia a cielo aperto!<br />

In apertura Piazza della Libertà.<br />

Qui, due opere del Tiepolo: Abramo<br />

e gli Angeli e, sotto, Mecenate<br />

presenta le Arti Liberali ad Augusto<br />

Fucina di talenti<br />

Qui è vissuto e ha lavorato a lungo Tiepolo, ma<br />

non per questo spetta soltanto a lui la palma<br />

della gloria locale. Udine è stata infatti città natale<br />

o di adozione di varie personalità, che si<br />

sono distinte nei settori più diversi, a ulteriore<br />

dimostrazione, come se ancora ce ne fosse bisogno,<br />

del patrimonio inestimabile che da sempre<br />

affonda le sue radici nella provincia italiana.<br />

Oggi è forse un po’ in ombra nella memoria<br />

collettiva una scrittrice che fu molto famosa<br />

durante il Risorgimento, Caterina Percoto, che<br />

ora definiremmo forse femminista ante litteram<br />

per la sua coraggiosa testimonianza di don-<br />

Splendore<br />

itinerante<br />

Così come Villa Manin a<br />

Passariano di Codroipo, con il suo<br />

parco secolare di diciotto ettari, è<br />

certo il monumento simbolo del<br />

Friuli Venzia Giulia, testimone<br />

della grandezza e della tragedia<br />

della sua storia, nessuno meglio<br />

di Giambattista Tiepolo, di<br />

questa terra figlio d’adozione, ha<br />

saputo interpretarne la<br />

luminosità dei colori e la<br />

maestosa eleganza delle forme.<br />

Binomio quindi pressoché<br />

inscindibile, Tiepolo e Villa Manin<br />

sono ora ritornati insieme dopo<br />

quarantun anni dalla prima<br />

mostra realizzata in occasione<br />

del bicentenario dalla morte del<br />

pittore nato a Venezia nel 1696.<br />

Oggi dell’artista sono presenti in<br />

Villa oltre sessanta dipinti e più di<br />

settanta disegni, arrivati da tutto<br />

il mondo e disposti secondo un<br />

percorso cronologico e tematico,<br />

con l’ambizioso obiettivo di<br />

riuscire a indagarne il processo<br />

creativo. Da Villa Manin il<br />

visitatore è quindi invitato a<br />

spostarsi a Udine, grazie anche a<br />

un servizio navetta, per<br />

ammirare gli affreschi nel<br />

Palazzo Patriarcale, opera di un<br />

giovane ma già promettente<br />

Tiepolo, che a Udine tornò poi<br />

negli anni della maturità,<br />

chiamato a decorare chiese e<br />

palazzi nobiliari. Per chi vuole<br />

completare l’evento, la visita<br />

prosegue ancora al Museo<br />

Sartorio di Trieste che del pittore<br />

possiede ben duecentocinquanta<br />

disegni. A testimonianza del<br />

fatto che l’intera regione Friuli<br />

si è mobilitata intorno a<br />

Giambattista Tiepolo, l’artista<br />

che ha affascinato il Settecento<br />

europeo.<br />

fino al 7 aprile<br />

Giambattista Tiepolo. Luce,<br />

forma, colore, emozione.<br />

Villa Manin<br />

Passariano di Codroipo (Ud)<br />

www.villamanin-eventi.it<br />

febbraio 2013<br />

97


l’italiainmostra<br />

Una cucina che... fàs<br />

ai muarts tirà il flàt<br />

È, quella servita sulle tavole<br />

udinesi, una saporita cucina<br />

popolare che si arricchisce con gli<br />

aromi delle erbe spontanee delle<br />

vicine montagne, ma che risente<br />

anche, rivisitandole<br />

opportunamente, di suggestioni<br />

e influenze soprattutto<br />

mitteleuropee, mediterranee e<br />

slave. Piatto principe è il frico,<br />

calda e fragrante frittata a base<br />

di formaggio – ottimo il<br />

Montasio di montagna – a cui si<br />

aggiungono a scelta altri<br />

ingredienti: patate, cipolle, mele,<br />

erbe aromatiche… Uno spuntino<br />

per tutte le ore del giorno, e<br />

anche della notte, visto che al fàs<br />

ai muarts tirà il flàt (fa rivivere i<br />

morti) come dicono da queste<br />

parti. Magari in compagnia di un<br />

taj (bicchiere) di profumato<br />

bianco o di robusto rosso, da<br />

scegliere tra le otto Doc e le tre<br />

Docg del territorio. Retaggio<br />

della cucina povera di un passato<br />

ormai dimenticato è invece la<br />

polenta, oggi diventata<br />

soprattutto uno sfizioso contorno<br />

per accompagnare la pitina,<br />

curioso insaccato a base di capra<br />

o di selvaggina, o un piatto caldo<br />

di muset, cotechino friulano che<br />

si serve con la tradizionale<br />

brovada, fatta di rape fermentate<br />

nelle vinacce.<br />

Una fetta di dolcissima gubana<br />

ripiena di frutta secca e canditi<br />

e una grappa locale, magari<br />

dei Nonino, distillatori a Udine fin<br />

dal 1897, per chiudere<br />

in bellezza.<br />

98 febbraio 2013<br />

L’opera Cacciatore con cervo di Giambattista Tiepolo è tra<br />

quelle in mostra presso Villa Manin fino al prossimo 7 aprile<br />

na e di artista. Tutti invece ricordano Ippolito<br />

Nievo, che trascorse l’infanzia tra Udine e il<br />

castello di Colloredo, divenuto poi luogo simbolo<br />

del suo immaginario, dove trovò l’ambiente<br />

adatto per fermarsi a scrivere Le Confessioni<br />

di un italiano. E nessuno ha certo<br />

ancora dimenticato Pier Paolo Pasolini, che a<br />

Udine, e soprattutto nella vicina Casarsa, dove<br />

ora è attivo un Centro Studi a lui dedicato,<br />

passò buona parte dell’infanzia e della giovinezza.<br />

Ma sono di Udine anche attori del calibro<br />

e della simpatia di Giuseppe Battiston<br />

e del fascino di Dalila di Lazzaro; e a Udine è<br />

nato il tennista Corrado Barazzutti, vincitore<br />

della Coppa Davis nel 1976. Per non parlare<br />

della mitica Udinese calcio, uno dei club più<br />

antichi d’Italia e quello con più presenze nel<br />

campionato di serie A. D’altronde, almeno<br />

secondo le annuali classifiche de Il Sole 24<br />

Ore, la città di Udine ha battuto anche Milano<br />

per qualità della vita e capacità di offerta<br />

per il tempo libero. Un risultato che merita<br />

almeno una visita di verifica.<br />

Scelti per voi<br />

dove<br />

mangiare<br />

Agli Amici<br />

Una secolare trattoria<br />

dove la tradizione è<br />

sempre aperta alle<br />

novità: imperdibili gli<br />

gnocchi di Godia, ma<br />

anche i ravioli di pernice.<br />

Prezzo medio senza<br />

vino: 80 euro<br />

Via Liguria, 252<br />

Godia (Ud)<br />

Tel. 0432.565411<br />

www.agliamici.it<br />

Ex Provinciali<br />

Una gestione giovane ed<br />

entusiasta per ridare vita<br />

a un luogo storico<br />

dell’enogastronomia<br />

cittadina. Da assaggiare<br />

il frico, classico o<br />

rivisitato. Prezzo medio<br />

senza vino: 30 euro<br />

Via della Prefettura, 3<br />

Udine<br />

Tel. 0432.512073<br />

www.exprovinciali.it<br />

Da Neto<br />

Ai margine del centro<br />

storico, un ambiente<br />

familiare dove la cucina<br />

friulana segue<br />

rigorosamente le<br />

stagioni. Prezzo medio<br />

senza vino: 25 euro<br />

Tel. 0432.283618<br />

www.da-neto.it<br />

dove<br />

dormire<br />

Best Western<br />

Là di Moret<br />

Un quattro stelle di<br />

tradizione, dotato di tutti<br />

i comfort e facilmente<br />

raggiungibile anche<br />

dallo svincolo<br />

autostradale. Camera<br />

doppia da: 99 euro<br />

Viale Tricesimo, 276<br />

Udine<br />

Tel. 0432.545096<br />

www.ladimoret.it<br />

Suite Inn<br />

Un tre stelle centrale e<br />

accogliente per vivere i<br />

ritmi della città. Doppia a<br />

partire da: 98 euro<br />

Via Di Toppo, 22 – Udine<br />

Tel. 0432.501683<br />

www.suiteinn.it<br />

Resort Villa Manin<br />

Struttura per non<br />

fumatori nel centro<br />

storico del paese, con<br />

centro benessere, piscina<br />

scoperta e spa<br />

attrezzata. Doppia a<br />

partire da: 80 euro<br />

Via Dei Dogi, 7<br />

Passariano di Codroipo<br />

www.villamaninresort.it<br />

dove<br />

comprare<br />

Fuocolento di Gusto<br />

Punto vendita<br />

di prodotti<br />

enogastronomici<br />

esclusivamente friulani<br />

di recente apertura,<br />

dove si organizzano<br />

anche serate a tema e<br />

degustazioni guidate.<br />

Via Castellana, 1 – Udine<br />

Tel. 0432.504573<br />

www.fuocolento.it<br />

Nonino<br />

Una secolare distilleria<br />

dove, per tradizione di<br />

famiglia, continuano le<br />

produzioni di eccellenza<br />

senza aggiunta di aromi<br />

e coloranti.<br />

Via Aquleia, 104<br />

Percoto (Ud)<br />

Tel. 0432.676331<br />

www.nonino.it<br />

Pezzetta<br />

Qui si produce il mitico<br />

Montasio, indispensabile<br />

ingrediente del frico, ma<br />

anche il Latteria e gli<br />

insaccati tipici.<br />

Via Spilimbergo, 220<br />

Fagagna (Ud)<br />

Tel. 0432.810825<br />

www.pezzetta.it


Italian tradition since 1681<br />

Candoni De Zan family<br />

WWW.TENUTAPOLVARO.COM<br />

VIA POLVARO 35 • 30020 ANNONE VENETO • VE • ITALY


inviaggio<br />

100 febbraio 2013<br />

Germania,<br />

non solo fiere<br />

Berlino e Monaco. Due città profondamente<br />

differenti, ma certamente due mete imprescindibili di<br />

un viaggio in terra tedesca. Un tour che le tocchi<br />

entrambe potrebbe essere un’ottima idea<br />

per capire davvero questo Paese e le sue diverse<br />

anime. Ancora meglio se il viaggio prevede<br />

una tappa alle prestigiose rassegne organizzate<br />

in questo periodo: Fruit Logistica e F.R.E.E<br />

Berlino<br />

di Benedetta Raso<br />

Germania<br />

Febbraio: tempo di fiere in Germania. Mai come<br />

in questo periodo dell’anno, la Repubblica<br />

Federale è meta di viaggiatori e operatori professionali<br />

che sbarcano sulle sponde dell’Isar<br />

e della Sprea investendo il loro tempo per aggiornarsi<br />

sulle più importanti novità offerte<br />

dal panorama fieristico internazionale. I riflettori,<br />

infatti, sono tutti puntati rispettivamente su<br />

Monaco di Baviera e Berlino, cornici di un variopinto<br />

scenario espositivo atteso con suspence dal<br />

loro pubblico. La visita di una fiera potrebbe essere<br />

un pretesto per unire l’utile al dilettevole: un bel<br />

viaggio può conciliare il desiderio di aggiornarsi, di<br />

essere competitivi e al passo con i tempi, con la<br />

curiosità di visitare e scoprire due città tra le più<br />

belle e ricche di storia di Germania. E allora munitevi<br />

di guanti, sciarpa e tutto ciò che avete di più<br />

caldo e preparatevi ad affrontare un affascinante<br />

viaggio alla scoperta dell’anima tedesca.


Destinazione Berlino<br />

Dal 6 all’8 febbraio nella capitale tedesca si terrà<br />

la Fruit Logistica, fiera leader nel settore ortofrutticolo,<br />

la cui importanza è riconosciuta a livello<br />

mondiale. Nel 2012 oltre 56 mila visitatori e più<br />

di 2500 espositori vi hanno preso parte e le previsioni<br />

per il 2013 sono altrettanto ottimistiche. La<br />

Fruit Logistica rappresenta un’opportunità unica<br />

per avere una panoramica generale sulla concorrenza<br />

in questo settore e per capire come potersi<br />

posizionare all’interno del mercato ortofrutticolo<br />

stesso; inoltre seminari, workshop e conferenze<br />

mirano a informare i visitatori sulle attuali tendenze<br />

(orari: 8 -19 per gli espositori; 9 -18 per i visitatori).<br />

Altro vantaggio da non sottovalutare è sicuramente<br />

il confronto internazionale: immergersi<br />

in un contesto multiculturale e riuscire a coglierne<br />

gli aspetti nuovi potrebbe rivelarsi un’ottima strategia<br />

per diventare più attenti e consapevoli nei<br />

confronti di se stessi, del proprio lavoro e degli al-<br />

tri. Naturalmente, oltre a visitare la fiera, vale la<br />

pena fare un giro in città. Berlino, centro politico<br />

e culturale della Germania contemporanea, vero<br />

e proprio agglomerato di diverse culture, colpisce<br />

per la sua dinamicità, la sua continua evoluzione<br />

e il suo fascino particolare, ricco di storia. Per avere<br />

una panoramica generale è consigliabile prendere<br />

l’autobus a due piani 100 oppure 200 (da<br />

Alexanderplatz), che alla modica cifra di 2,40 euro<br />

(la stessa degli autobus normali) percorre le<br />

principali attrazioni turistiche della città. Tuttavia<br />

si potrebbe anche iniziare un itinerario a piedi partendo<br />

dal quartiere governativo e dalla cupola del<br />

Reichstag (da visitare previa prenotazione sul sito<br />

del parlamento tedesco: www.bundestag.de) e<br />

proseguire poi a sud, verso la Porta di Brandeburgo,<br />

simbolo della Germania. Il percorso continua<br />

lungo l’affascinante Unter den Linden, che si<br />

estende per circa 1,5 km e che conduce nel cuore<br />

della Berlino est: Alexanderplatz. Ma prima di rag-<br />

Germania<br />

Monaco<br />

di Baviera<br />

febbraio 2013<br />

101


inviaggio<br />

Scelti per voi<br />

Berlino<br />

dove mangiare<br />

Die Zwölf Apostel<br />

Si trova a pochi passi dall’isola dei musei.<br />

Anche se apparentemente è molto chic,<br />

in realtà questo ristorante offre una<br />

deliziosa cucina italiana a prezzi<br />

accessibilissimi. Si cena con 8-16 euro<br />

Georgenstrasse, 2<br />

www.12-apostel.de<br />

Altes Zollhaus<br />

Situato sul canale di Kreuzberg, l’Altes<br />

Zollhaus (vecchia dogana) rappresenta<br />

un’ottima combinazione di raffinatezza e<br />

bon ton. I piatti proposti sono tipici della<br />

cucina tedesca. Da assaggiare<br />

assolutamente l’anatra arrosto.<br />

Menù da 25-39 euro<br />

Carl-Herz-Ufer, 20<br />

www.altes-zollhaus-berlin.de<br />

Margaux<br />

Si tratta di un vero e proprio laboratorio<br />

culinario (una stella Michelin). Le sue<br />

innovative creazioni hanno reso lo Chef,<br />

Michael Hoffmann, molto famoso.<br />

Si cena con 30-40 euro<br />

Unter den Linden, 78<br />

http://margaux-berlin.de<br />

dove dormire<br />

Clubhause Hostel<br />

È situato nello stesso edificio del<br />

Kalkenscheune, centro organizzativo<br />

della vita culturale e notturna di Berlino.<br />

L’ostello sorge in una posizione ideale<br />

per visitare le principali attrattive.<br />

Singola o doppia a 54 euro; 18 euro<br />

in camerata con 3 o 4 persone<br />

Kalkscheunenstrasse, 4-5<br />

www.clubhouse-hostel.de<br />

Hotel Transit Loft<br />

A 10 minuti dalla porta di Brandeburgo,<br />

questa sorta di bad&breakfast è<br />

accogliente e ben organizzato.<br />

Prezzi: 49 euro la singola, 59 la doppia<br />

Gteifswalder Strasse, 219<br />

www.transit-loft.de<br />

Myer’s Hotel<br />

All’interno di un palazzo del XIX secolo in<br />

una zona piuttosto tranquilla. Singola da<br />

80-130 euro, doppia da 100-165 euro<br />

Metzer Strasse, 26<br />

www.myershotel.de<br />

102 febbraio 2013<br />

A febbraio riflettori puntati su Monaco e Berlino,<br />

cornici di un variopinto scenario espositivo atteso con vivo<br />

interesse da un pubblico di esperti o appassionati<br />

di gastronomia e turismo<br />

Nelle due pagine precedenti: in apertura, una panoramica di Berlino con la Sprea e il Duomo in primo piano;<br />

a destra il Neues Rathaus di Monaco. Qui, la Porta di Brandeburgo, simbolo della capitale tedesca<br />

giungere questa piazza e la sua famosa Fernsehturm<br />

(torre della televisione), sono doverose alcune<br />

soste. Merita di essere visitato il Berliner Dom<br />

(Duomo di Berlino), struttura imponente dallo<br />

stile Rinascimentale, e anche il Museuminsel (l’isola<br />

dei musei), un complesso museale nominato<br />

patrimonio Unesco che sorge proprio sulla Sprea,<br />

il fiume che attraversa la città. Qui si trova anche<br />

il Pergamon Museum, un vero tesoro di arte e architettura<br />

classica greca, romana, islamica, babilonese.<br />

Tornando lungo il viale Unter den Linden è<br />

possibile proseguire per Alexanderplatz, teatro di<br />

innumerevoli vicende storiche, passando attraverso<br />

il suggestivo Nikolaiviertel e il Rotes Rathaus<br />

(municipio rosso). Il secondo giorno lo potete dedicare<br />

alla Berlino postbellica. Visitate il famoso<br />

Checkpoint Charlie, la vecchia zona di confine tra<br />

est e ovest della città. Qui, da non perdere è anche<br />

lo Jüdisches Museum, che ripercorre la storia degli<br />

ebrei tedeschi. Proseguite il vostro percorso verso<br />

Potzdamer Platz, uno straordinario esempio di<br />

architettura moderna in parte made in Italy (c’è<br />

anche lo zampino di Renzo Piano) per poi giungere<br />

al Denkmal für die ermordeten Juden Europas,<br />

l’impressionante monumento all’Olocausto.<br />

Last but not least c’è ancora la East Side<br />

Gallery, un tratto del muro reso galleria all’aperto.<br />

Per concludere questo fantastico itinerario,<br />

l’ultimo giorno potete visitare Berlino ovest:<br />

Schloss Charlottenburg, i musei della zona, come<br />

per esempio l’Ägyptisches Museum, e infine il<br />

Ku’damm, dove si può ammirare la Kaiser Wilhelm<br />

Gedächtniskirche, la chiesa della commemorazione<br />

dell’imperatore Wilhelm e dove potrete<br />

rilassarvi e dedicarvi allo shopping.<br />

Sempre festa, non solo a ottobre!<br />

E ora spostiamoci verso sud, nella vivace e incantevole<br />

Baviera. Altro appuntamento da non perdere<br />

è F.R.E.E., la più importante fiera del turismo<br />

e del tempo libero che si terrà a Monaco dal 20 al<br />

24 febbraio. Accessibile ai visitatori dalle 10 alle<br />

ore 18, questa fiera propone tutti gli itinerari possibili<br />

e immaginabili per gli amanti del viaggio:<br />

l’offerta copre ogni tipo di esigenza, dalle vacanze<br />

termali ai viaggi in famiglia, dalle vacanze in camper<br />

al turismo nautico e molto altro ancora. Un<br />

vero e proprio serbatoio di idee per chi è alla ricerca<br />

di informazioni o vuole organizzare un viaggio.<br />

Intanto che siete lì approfittatene per visitare Monaco,<br />

capoluogo della Baviera. Famosa soprattutto<br />

per l’Oktoberfest, la città è fortemente caratteriz-


zata dalla tradizione, dal folklore e dalla gioia di<br />

vivere. Le principali attrazioni turistiche sono concentrate<br />

nell’Altstadt, ovvero nel centro storico, e<br />

possono essere tranquillamente visitate a piedi.<br />

Punto di partenza è la centralissima Marienplatz,<br />

cuore della città dove si erge l’edificio neogotico<br />

del Neues Rathaus, molto famoso per il Glockenspiel,<br />

l’orologio con carillon animato, diventato ormai<br />

simbolo della città. Seguono poi l’Altes Rathaus,<br />

il municipio vecchio, la Frauenkirche e la<br />

chiesa di S. Peter. Nei dintorni c’è anche la birreria<br />

storica della città, la Hofbräuhaus. Se si prosegue<br />

verso nord, si giunge sulla Maximilianstrasse, una<br />

delle vie più lussuose di Monaco. Qui si può ammirare<br />

il Nationaltheater, dove si esibisce l’opera<br />

bavarese di Stato. Poi non perdetevi per nessuna<br />

ragione il Viktualienmarkt, uno dei più grandi mercati<br />

europei di generi alimentari. Dedicate gran<br />

parte della seconda giornata alla visita della Residenz,<br />

il palazzo reale, e al giardino e al museo annessi.<br />

Molto interessante è anche lo Schwabing, il<br />

quartiere artistico. L’ultimo giorno si potrebbe visitare<br />

uno dei tanti musei: come il BMW Museum,<br />

o una delle suggestive pinacoteche che<br />

completano l’offerta culturale di Monaco. Concludete<br />

la giornata nel rilassante Englischer Garten,<br />

uno dei parchi più belli della Germania. Tra una<br />

visita turistica e l’altra fate una sosta in una delle<br />

tante biergarten, birrerie all’aperto, e gustate una<br />

buonissima birra bavarese, magari accompagnata<br />

da specialità locali quali il weisswurst, la salsiccia<br />

bianca, e da una brezel, sorta di ciambella salata.<br />

Come dolce non rinunciate alla prinzregententorte,<br />

una lontana parente della torta Sacher viennese.<br />

E ora non resta che augurarvi gute reise und viel<br />

spass (buon viaggio e buon divertimento)!<br />

Per saperne di più:<br />

www.fruitlogistica.de<br />

www.free-muenchen.de<br />

www.monacobaviera.com<br />

www.visitberlin.de<br />

www.berlino.com<br />

www.tuttobaviera.it/monaco.html<br />

La torre dell’orologio del Municipio (Neues Rathaus) di Monaco<br />

Assaggi teutonici<br />

A Berlino, da provare assolutamente i tipici<br />

currywurst (pezzi di salsiccia immersi in una salsa al<br />

curry) e le boulette (polpette). Si trovano negli<br />

innumerevoli stand sparsi capillarmente in tutta la<br />

città. Per quanto riguarda le specialità bavaresi,<br />

invece, recatevi al Viktualienmarkt di Monaco per<br />

gustare i tipici weisswurst, oppure a prezzi più<br />

economici da Metzgerei Bauch (macelleria) nella<br />

Thalkirchner Strasse al 61-63. Per la birra locale,<br />

niente di meglio di un salto alla Hofbrauerei<br />

(www.hofbraeuhaus.de), mentre per i bretzel va<br />

benissimo uno dei qualsiasi bäckerei (panifici)<br />

della città. Un assaggio di prinzregententorte<br />

infine fatelo presso la Caspari Bäckerei Konditorei<br />

al 58 di Eversbuschstrasse.<br />

Scelti per voi<br />

Monaco<br />

dove mangiare<br />

Fraunhofer<br />

Molto popolare e animato,<br />

caratterizzato da un’atmosfera<br />

ottocentesca. Vengono serviti piatti tipici<br />

della cucina tedesca, spesso anche<br />

rivisitati con un pizzico di creatività. Si<br />

mangia con 6-12 euro<br />

Fraunhofer Strasse, 9<br />

www.fraunhofertheater.de<br />

Hundskugel<br />

Il locale più antico e quindi anche il più<br />

famoso e affollato di Monaco. La<br />

genuina cucina bavarese è il suo cavallo<br />

di battaglia. Date le dimensioni piuttosto<br />

limitate, è consigliabile prenotare in<br />

anticipo. Si mangia con 10-18 euro<br />

Hotter Strasse, 18<br />

Dukatz im Literaturhaus<br />

Elegante bistrò frequentato perlopiù da<br />

una clientela raffinata e intellettuale. È<br />

possibile prendere spuntini o portate più<br />

sostanziose. Si cena con 15-30 euro<br />

Salvatorplatz, 1<br />

dove dormire<br />

Hotel Jedermann<br />

Il buon rapporto qualità-prezzo fa di<br />

questo hotel uno dei più apprezzati della<br />

città. Da 49 euro la singola e 65 la doppia<br />

Bayer Strasse, 95<br />

www.hotel-jedermann.de<br />

Hotel Monaco<br />

Si trova a dieci minuti a piedi dal centro.<br />

Dispone di stanze per allergici.<br />

Da 45 euro la singola e 55 la doppia<br />

Schiller Strasse, 9<br />

www.hotel-monaco.de<br />

Deutscher Kaiser<br />

Affascinante albergo nei pressi della<br />

stazione e a 500 metri dal centro<br />

storico. È uno degli edifici più alti<br />

della città: quasi tutte le camere<br />

godono di una vista mozzafiato<br />

su Monaco. Singola da 100 euro,<br />

doppia da 140<br />

Arnulfstrasse, 2<br />

www.nh-hotels.de<br />

febbraio 2013<br />

103


104<br />

una città in 24 ore<br />

Dublino in 5 tappe<br />

Il 2013 è l’anno del The Gathering Ireland: eventi e festival che celebrano l’Irlanda e tutto<br />

ciò che è irlandese. Quale migliore occasione quindi per organizzare un fine settimana<br />

nella capitale? La città “più amichevole d’Europa” riesce sempre a stupire e a divertire<br />

1 - Passeggiare nei giardini di Trinity College<br />

È uno dei più prestigiosi istituti d’istruzione a livello<br />

europeo e sede dell’University of Dublin, la più antica<br />

d’Irlanda, istituita ai tempi della Regina Elisabetta<br />

I (nel 1592). Tra i suoi studenti più famosi c’è lo scrittore<br />

Samuel Beckett (1906-1991). Passeggiare tra i<br />

suoi giardini significa respirare un’atmosfera d’altri<br />

tempi, tra il via vai di studenti provenienti da ogni<br />

parte d’Europa e i Rubrics dai mattoni rosso rubino,<br />

in tipico stile georgiano. Da vedere anche la biblioteca:<br />

fiore all’occhiello è il Book of Kells, manoscritto<br />

illustrato dai monaci celtici contenente i quattro<br />

Vangeli e il Nuovo Testamento.<br />

2 – Fare un tour per Temple Bar<br />

Sicuramente il quartiere più popolare della città e<br />

cuore della movida, pullula di pub e locali di ritrovo.<br />

Ogni domenica mattina la zona si risveglia con il<br />

mercato dei produttori locali che aprono i banchetti<br />

di cibi biologici, frutta, fiori, salumi e ostriche. Per gli<br />

appassionati di fotografia, sempre in zona, c’è il National<br />

Photographic Archive (www.nli.ie). Oltre 600<br />

mila le fotografie in esposizione e mostre a tema.<br />

3 - Godere dell’arte a San Patrizio<br />

L’ingresso è a pagamento ma ne vale la pena. La<br />

St.Patrick’s Cathedral, meraviglia dell’arte gotica,<br />

spicca nel cielo con la sua torre che si eleva fino a 69<br />

metri di altezza. Si dice che la chiesa sia stata eretta<br />

febbraio 2013<br />

sul pozzo in cui San Patrizio (patrono della città e protagonista<br />

del grande Festival del 17 marzo), nel 450<br />

d.C., battezzava i convertiti al cristianesimo. Oggi è di<br />

fede protestante ed è il più grande edificio religioso di<br />

tutta l’Irlanda. www.stpatrickscathedral.ie<br />

4 - Sorseggiare una Guinness<br />

Il Guinness Storehouse è uno dei simboli cittadini.<br />

Qui, la birra dal sapore intenso e il colore rosso rubino<br />

scorre a fiumi. La visita all’edificio (ha la forma di<br />

una gigantesca pinta) fa scoprire curiosità sulla produzione,<br />

dagli ingredienti ai trucchi per la spillatura<br />

ad aneddoti e pubblicità del passato. Inclusa nel biglietto<br />

la consumazione presso il Gravity Bar, a 44<br />

metri di altezza, fatto completamente di vetrate per<br />

avere tutta la città ai piedi.<br />

5 – “Incontrare” Daniel O’Connell<br />

Inusuale ma ricca di emozioni è la visita al monumentale<br />

Glasnevin Cemetery (aperto nel 1832). Cinquantadue<br />

ettari colmi di lapidi e di alberi secolari, circondati<br />

da alte mura e protetti da torri di guardia degne<br />

di una fortezza. A orari prestabiliti ci sono anche tour<br />

guidati (www.glasnevintrust.ie). Si visita l’ultima dimora<br />

di Daniel O’Connell: la gigantesca torre circolare<br />

che, con i suoi 51 metri, è la più alta di tutta l’Irlanda.<br />

E c’è persino un bar, il Café Torre, proprio all’interno<br />

del cimitero con “vista” sulle tombe, dove gustare un<br />

tè caldo o alcuni piatti tipici.<br />

dove mangiare<br />

Elephant & Castle<br />

Noto per le prelibate ali di pollo da<br />

mangiare rigorosamente con le mani.<br />

Prezzo medio: 20 euro<br />

18 Temple Bar<br />

Tel. +353 (0)16793121<br />

Davy Byrne<br />

Celebre pub, citato nell’Ulisse di Joyce.<br />

21 Duke Street, Co Dublin, Dublin 2<br />

Tel. +353 (0)16775217<br />

www.davybyrnes.com<br />

dove dormire<br />

Temple Bar Hotel<br />

Comodo e centralissimo.<br />

Doppia da 64 euro<br />

13-17 Fleet Street, Temple Bar<br />

Tel. +353 (0)16773333<br />

www.templebarhotel.com<br />

The Gibson Hotel<br />

Design moderno nella zona dei<br />

Docklands. Doppia da 99 euro<br />

Point Village, Dublin 1<br />

www.thegibsonhotel.ie<br />

shopping<br />

Se sognate un copricapo scultura, da<br />

Philip al Design Center c’è l’imbarazzo<br />

della scelta. Si trovano anche scialli e<br />

coperte fatti a mano con la riproduzione<br />

di antichi simboli celtici.<br />

18 Kildare Street<br />

Tel. +353 (0)16761421<br />

www.designcentre.ie<br />

L’idea in più<br />

Se dopo il tour classico vi viene<br />

voglia di strafare, allora vale la<br />

pena raggiungere Forty Foot Pool,<br />

a Sandycove, promontorio a sud<br />

della capitale irlandese, poco fuori<br />

città. Nelle acqua della baia è<br />

possibile fare il bagno.<br />

Info: Turismo Irlandese<br />

www.discoverireland.com<br />

di Is a Gr a s s a n o


viaggipertutteletasche<br />

da 0 a 0 euro<br />

da 0 a 0 euro<br />

Una settimana che dura<br />

tutto l’anno<br />

Prezzo medio a notte: 0 euro<br />

Si chiama Settimana del baratto, ma i<br />

giorni in cui si può scambiare un pernottamento<br />

sono potenzialmente infiniti.<br />

Sì, perché se si spulcia per benino<br />

l’elenco di chi aderisce alla simpatica<br />

iniziativa, è possibile scovare alberghi,<br />

bed&breakfast e simili che offrono<br />

ospitalità in cambio di beni e servizi,<br />

udite-udite, all year long. Sono infatti<br />

circa 800 le strutture che aderiscono alla<br />

formula “baratto tutto l’anno”.<br />

Per saperne di più:<br />

www.settimanadelbaratto.com<br />

di Al b A De GA s p e r i s<br />

Per un febbraio<br />

favoloso<br />

C’era una volta un aereo che non voleva più volare<br />

e aveva aperto le sue porte agli amici. C’era anche un hotel,<br />

ma le sue pareti erano fatte di sale. C’era un bambino<br />

bisognoso che viveva lontano lontano e un cavaliere felice<br />

di andare ad aiutarlo. Sono solo fantasie? No, sono<br />

i protagonisti delle proposte viaggio di questo mese!<br />

Altruisti e felici<br />

Prezzo medio a notte: 0 euro<br />

Esistono network dedicati alle opportunità<br />

di volontariato low cost che permettono<br />

di fare del bene e... viaggiare<br />

a costo zero. Sistemi come Vaops, Se7en,<br />

Woofing, Winrock e tanti altri ancora<br />

offrono soggiorni gratuiti (o molto<br />

economici) in cambio di aiuti nella<br />

realizzazione di programmi diversificati<br />

a favore dell’ambiente, del sociale o del<br />

benessere di una realtà in difficoltà. Navigate<br />

i siti dedicati per scoprire la causa<br />

e il viaggio annesso più giusti per voi.<br />

Per saperne di più:<br />

www.vaops.com<br />

www.the7interchange.com<br />

www.wwoof.org<br />

www.winrock.org<br />

da 30 a 50 euro<br />

Comodo come… una roulotte<br />

Prezzo medio a notte: 30 euro<br />

Ecco la proposta dell’Huettenpalast Hotel di Berlino che offre ai suoi<br />

ospiti sistemazioni in camere nelle quali si ergono indisturbate, tra<br />

amache e sedie a dondolo, fedeli e curate riproduzioni di roulotte<br />

old style, piccole casette o capanne di legno. Ma a Berlino, si sa, le<br />

stramberie son di norma e spesso facilmente accessibili: il prezzo di<br />

una notte in una camera dotata di caravan doppio è di 65 euro.<br />

Per saperne di più:<br />

www.huettenpalast.de<br />

Com’è salato quell’albergo!<br />

Prezzo medio a notte: 50 euro<br />

È l’albergo più salato che ci sia, eppure il conto si aggira sui<br />

100 dollari a notte. Già, non si tratta di denaro, ma di un’altra<br />

materia: quella di cui è fatto. Si chiama Salt Palace e si<br />

trova nel bel mezzo della Salar de Uyuni in Bolivia, a 3.656<br />

metri slm, presso una delle saline più affascinanti al mondo.<br />

Montagne, gayser, fenicotteri, silenzi assordanti e tramonti<br />

mozzafiato completano il quadretto.<br />

Per saperne di più:<br />

www.palaciodesal.com.bo<br />

da 30 a 50 euro<br />

da 120 a 190 euro<br />

da 120 a 190 euro<br />

Sulle tracce dei fratelli Grimm<br />

Prezzo medio a notte: 120 euro<br />

Seicento chilometri da favola lungo la strada più famosa al mondo: da<br />

Hanau a Brema, la Marchenstrasse si snoda lungo una sessantina di tappe<br />

legate alla vita e all’epoca dei padri di Cenerentola, i fratelli Grimm. Sul sito<br />

è possibile pianificare il proprio itinerario o scegliere e acquistare uno dei<br />

pacchetti proposti. Ad esempio il Fairy-Tale to the Sea, che prevede sette<br />

notti in sistemazioni da fiaba, il noleggio di un’auto dotata di Gps e tutte<br />

le indicazioni per visitare e rivivere i luoghi delle vostre storie preferite.<br />

Per saperne di più:<br />

www.deutsche-maerchenstrasse.eu<br />

Allacciate le cinture, si parte<br />

Prezzo medio a notte: 190 euro<br />

Destinazione Costa Rica. Ad attendervi un boing 727 del 1965 trasformato<br />

in suite di lusso. Due le camere da letto ricavate all’interno della<br />

fusoliera immersa nella verde giungla del Parco Nazionale Manuel<br />

Antonio, con vista mozzafiato sull’Oceano Pacifico. I prezzi variano a<br />

seconda della stagione: una notte a bordo della jumbo suite, tra gennaio<br />

e aprile, costa 500 dollari (circa 380 euro) più tasse.<br />

Per saperne di più:<br />

www.costaverde.com<br />

Tutti i prezzi medi sono da intendersi a persona<br />

febbraio 2013 105


Vuoi lavorare<br />

con noi?<br />

magazine<br />

Cerca account di vendita nelle aree servite da Air One<br />

Veneto - Friuli Venezia Giulia - Lombardia - Piemonte - Toscana - Marche - Umbria -<br />

Campania - Puglia - Basilicata - Calabria - Sicilia<br />

La persona che cerchiamo deve avere un profilo culturale elevato e una forte capacità comunicativa.<br />

Dovrà interloquire, per conto del nostro giornale, con le istituzioni e con le più importanti aziende del territorio.<br />

L’inquadramento prevede un trattamento economico a provvigioni, con percentuali importanti.<br />

Gli strumenti consegnati all’account saranno di prim’ordine e con caratteristiche di esclusiva.<br />

La proposizione nei confronti delle aziende dovrà essere di alto livello professionale.<br />

Se siete davvero motivati e interessati, telefonate al numero 02.89053250<br />

oppure mandate il vostro curriculum via mail all’indirizzo trafficostampa@operaitaliasrl.net<br />

Opera Italia Srl - Via Pola, 15 - 20124 Milano - Tel: 02-89053250 - Fax: 02-89053291 - info@operaitaliasrl.net


121 114<br />

110<br />

Piaceri<br />

Piaceri<br />

108<br />

108 MascheraMenti ad arte<br />

Gu e r r i n o Lo vat o, m a s c a r i e r e<br />

v e n e z i a n o, c i r a c c o n ta<br />

quest’a n t i c a u s a n z a<br />

c a r n e va L e s c a<br />

110 i piaceri di Bacco<br />

au t o d i Lusso e b u o n v i n o<br />

i taL i a n o: u n binomio suGGestivo.<br />

Pa r o L a d i ra n G e ro v e r<br />

121<br />

da pag. 112<br />

Rubriche<br />

• Bellezza & benessere<br />

• Soste d’arte<br />

• Week-end relax<br />

• Week-end verde<br />

• Libri<br />

• Spettacoli<br />

• Shopping<br />

• Trendy<br />

febbraio 2013<br />

113<br />

107


Mascheramenti<br />

ad arte<br />

108<br />

artigianato<br />

di Alba De Gasperis<br />

È un mestiere<br />

che va scomparendo,<br />

quello del mascariere.<br />

Anche a Venezia,<br />

sono ormai poche<br />

le botteghe che<br />

creano, come<br />

tradizione vuole,<br />

gli splendidi “volti<br />

dipinti” da sempre<br />

protagonisti<br />

del nostro<br />

immaginario<br />

carnevalesco.<br />

A raccontarci la storia<br />

di questa tradizione<br />

da preservare<br />

Guerrino Lovato,<br />

padre della moderna<br />

arte della maschera<br />

artigiana<br />

febbraio 2013<br />

C’erano una volta i mascarieri. Era il lontano<br />

1436, quando un gruppo di artigiani<br />

fondò la corporazione dedicata all’arte<br />

della maschera. Queste fantasiose opere<br />

d’arte, in carta pesta o tela cerata, erano<br />

sottili e leggere, facilmente indossabili.<br />

Venivano principalmente impiegate nelle rappresentazioni<br />

teatrali e avevano il compito di<br />

sottolineare vizi e difetti, contribuendo così a<br />

“caricare” i personaggi di una specifica identità.<br />

Ed è proprio il teatro di Carlo Goldoni che<br />

ne decreta il successo, mettendo in scena quelle<br />

che saranno poi universalmente riconosciute<br />

come le classiche maschere della Commedia<br />

dell’Arte. Come Arlecchino o Pulcinella,<br />

ad esempio. Ma dal palcoscenico alla vita reale<br />

il passo è breve: nel 1700 l’usanza del travestimento,<br />

normale pratica quotidiana, rappresen-<br />

ta un gioco, una divertente libertà. Ecco allora<br />

che durante il carnevale il “mascheramento”,<br />

a Venezia ma non solo, raggiunge il suo massimo<br />

apice. Dopo quasi tre secoli, in concomitanza<br />

col Trattato di Campoformio del 1797<br />

che impone la cessione di Venezia all’Austria,<br />

questa festa smarrisce la sua anima e la sua vena<br />

artistica. Ma non per sempre. «Con la fine<br />

della Repubblica di Venezia, e per quasi tre secoli,<br />

quest’arte va perduta. È solo nel 1970 che<br />

si riscopre il tradizionale e il popolare: in questo<br />

periodo avviene il revival dell’arte dei mascarieri».<br />

È il maestro Guerrino Lovato, uno<br />

dei fautori della riscoperta di quest’usanza, a<br />

raccontarci il rifiorire dell’arte e dell’utilizzo<br />

delle maschere, non solo a uso teatrale ma anche<br />

carnevalesco. «Nel 1977, insieme a tre cari<br />

amici, aprii a Venezia un laboratorio artigia


Sogni (e incubi)<br />

di cartapesta<br />

Anche a Viareggio ogni<br />

anno entrano in gioco abili<br />

artigiani che, ispirati ai<br />

personaggi della politica,<br />

della cultura e dello<br />

spettacolo, si sfidano a suon<br />

di manualità, sapienza e<br />

creatività mettendo in scena<br />

enormi carri allegorici, il cui<br />

fil rouge è un mix di satira e<br />

ironia. Ma cosa significa<br />

preparare un carro? «Un<br />

buon progetto ben definito<br />

ha bisogno di almeno un<br />

mese e mezzo di tempo,<br />

mentre la realizzazione vera<br />

e propria dovrebbe,<br />

teoricamente, avere a<br />

disposizione cinque mesi.<br />

Molto dipende dal buon<br />

funzionamento della<br />

burocrazia. Quest’anno noi<br />

abbiamo potuto iniziare i<br />

lavori a fine ottobre. Per<br />

quanto riguarda l’impiego di<br />

risorse umane, ora la nostra<br />

squadra al completo conta<br />

nove persone, ma il numero<br />

di maestranze coinvolte<br />

varia in relazione al<br />

progetto: alcune volte<br />

servono più fabbri, altre<br />

volte più decoratori…»<br />

spiega Umberto Cinquini,<br />

che insieme al fratello<br />

Stefano, è autore di Guerra<br />

dei Poveri, uno dei carri in<br />

concorso alla sfilata. Ed è<br />

proprio il 3 di febbraio che<br />

ha inizio il mese di<br />

festeggiamenti per celebrare<br />

i 140 anni del Carnevale di<br />

Viareggio, una tradizione<br />

che risale al 1873, anno in<br />

cui alcuni ricchi borghesi<br />

decisero di mascherarsi e<br />

organizzare una parata di<br />

carrozze per protestare<br />

contro le tasse. Curiosità<br />

altrettanto interessante<br />

riguarda i materiali utilizzati<br />

nella realizzazione dei carri:<br />

quella della cartapesta, o<br />

carta da calco, è una tecnica<br />

utilizzata dal 1925 e rientra<br />

in una filosofia del recupero<br />

e del riciclo che è stata<br />

possibile grazie alla povertà<br />

dei materiali impiegati nella<br />

lavorazione (come giornali,<br />

colla di farina, creta, gesso…)<br />

ed è una caratteristica della<br />

tecnica viareggina, nonché<br />

parte integrante dello spirito<br />

di questa grande festa.<br />

In apertura e qui, in alto, due immagini del Carnevale<br />

di Venezia: protagoniste sono, come sempre, le maschere<br />

della tradizione con sorprendenti variazioni sul tema.<br />

Si tratta però di creazioni artigianali o di copie a basso<br />

costo? Sotto, un’immagine del Carnevale di Viareggio<br />

Oggi, ahinoi, sopravvivono<br />

a Venezia ancora poche<br />

botteghe artigiane,<br />

che andrebbero<br />

riconosciute e tutelate,<br />

sotto ogni punto di vista<br />

no. E fu così che quando scoppiò il boom del<br />

Carnevale, intorno al 1980, ci trovammo lì, in<br />

prima linea, tra i pochi a essere pronti a vendere<br />

le nostre belle maschere».<br />

La fine di un’era?<br />

Pochi anni dopo, nel 1983, Guerrino apre<br />

Mondonovo, una delle botteghe artigiane più<br />

famose della città, che, in trent’anni di attività,<br />

ha sfornato più di 800 tipi di maschere,<br />

alcune delle quali raccolte ed esposte nel<br />

Museo del Carnevale e del Teatro di Malo, in<br />

provincia di Vicenza. «Si tratta di antologie che<br />

spaziano dalle maschere classiche tipiche della<br />

Commedia dell’Arte e declinate in svariate<br />

versioni, a quelle egiziane, greche, romane, barocche,<br />

per poi approdare nel magico mondo<br />

dei cartoon e della Walt Disney», ci spiega. Ma<br />

non solo. La sua maestria ha incrociato interventi<br />

artistici per il grande Teatro della Fenice,<br />

per il Papa, per registi del calibro di Stanley<br />

Kubrick e Franco Zeffirelli. Mondonovo ha<br />

chiuso i battenti dopo quasi trent’anni di attività,<br />

nel 2010. «È cambiato il mondo. La concorrenza<br />

a basso costo è proposta a un prezzo<br />

dieci volte inferiore rispetto a quello di un<br />

manufatto artigiano. Un tempo la qualità dei<br />

prodotti era tutelata e controllata, non bastava<br />

esser commerciante per vendere le maschere,<br />

ma bisognava essere un vero e proprio artigiano.<br />

Oggi, ahimè, non è più così». E oggi, ahinoi,<br />

sopravvivono a Venezia ancora poche botteghe<br />

artigiane, che andrebbero riconosciute e<br />

tutelate, sotto ogni punto di vista.<br />

Per saperne di più:<br />

www.maskedart.com<br />

www.museialtovicentino.it<br />

www.fratellicinquini.com<br />

febbraio 2013 109


Stile, tradizione<br />

e amore per<br />

il territorio in tre<br />

itinerari a bordo<br />

della nuova Range<br />

Rover. Un viaggio<br />

tra Piemonte,<br />

Toscana<br />

e Campania<br />

per assegnare<br />

gli ambiti<br />

DiWine Award<br />

110<br />

ipiaceridiBacco<br />

febbraio 2013<br />

«La vita è troppo breve per bere del vino cattivo»<br />

scriveva, nel ’700, il tedesco Lessing, filosofo<br />

e umanista di rara arguzia letteraria, dando<br />

anima e poesia a un concetto da sempre<br />

caro – grazie a Dio! – a molta parte dell’umanità.<br />

Il buon vino, del resto, è uno dei piaceri che, da mille<br />

anni o giù di lì, accompagna la storia dell’uomo,<br />

a maggior ragione se abbinato – a piacer vostro –<br />

alla buona tavola, alla buona compagnia o ad altri<br />

sommi diletti della vita. Ma avete mai pensato a un<br />

ardito connubio tra il piacere del vino e quello dei<br />

motori? Ai tempi di Lessing, certo, sarebbe stato<br />

un po’ difficile ma, ai giorni nostri, ci ha pensato<br />

Land Rover, la storica casa automobilistica inglese<br />

che di piaceri della vita, oltre che di lusso, probabil-<br />

Vini & motori<br />

gioie e sapori<br />

di Piero Caltrin<br />

mente un po’ se ne intende. E che in occasione del<br />

40esimo compleanno della sua ammiraglia, quella<br />

Range Rover nota ai più come “il fuoristrada più<br />

lussuoso del pianeta”, un paio d’anni fa, anche per<br />

omaggiare l’Italia e le sue eccellenze enogastronomiche,<br />

cosa s’è inventata? Un suggestivo, emozionante<br />

e gustoso percorso a tappe su e giù per<br />

lo Stivale alla scoperta dei migliori vini emergenti<br />

italiani. Suggestivo, perché tocca tre affascinanti<br />

aree geografiche della nostra penisola, emozionante<br />

come la guida a bordo dei confortevoli e scattanti<br />

Suv marchiati Range Rover, gustoso infine<br />

appunto perché coronato (e qui ritorna il nostro<br />

buon Lessing…) dall’assaggio di vini straordinari<br />

legati ai territori e alle loro tradizioni.


Seguendo i profumi di Nebbiolo<br />

Provate a immaginarlo dunque, questo singolare<br />

viaggio turistico-degustativo che ormai dal 2010<br />

mette insieme il meglio delle auto di lusso internazionali<br />

con l’eccellenza dell’enologia del Belpaese.<br />

E che, alla fine del tour, riconosce ai migliori<br />

vini dell’anno – votati secondo il criterio del<br />

miglior rapporto qualità/prezzo – il premio finale<br />

Range Rover DiWine Award. Nel 2012, la prima<br />

tappa è stato il Monferrato. Partendo da Fubine,<br />

dove ha sede la Cascina Meraviglia, splendido<br />

edificio del ’600 trasformato dall’enologo-scienziato<br />

Donato Lanati in un moderno laboratorio<br />

per la ricerca e la cultura del vino, la flotta di Range<br />

Rover con a bordo alcuni dei più autorevoli<br />

sommelier italiani indicati dall’Ais (Associazione<br />

Italiana Sommelier), ha attraversato le Langhe in<br />

un percorso ricco di cantine sociali che sorgono<br />

tra le colline per giungere fino a Castiglione Falletto.<br />

È lì, nel cuore della zona del Barolo, che i<br />

sommelier ingaggiati da Range Rover hanno scovato<br />

e premiato con i 5 Grappoli dell’Ais il Barolo<br />

Millesimo 2007 prodotto dalla cantina di Livia<br />

Fontana e risultato vincitore dunque della prima<br />

tappa del DiWine Award. Un vino importante,<br />

risultato di un invecchiamento di 36 mesi in botti<br />

di rovere francese, carico di “profumi Nebbiolo”,<br />

dal gusto che sorprende e avvolge il naso con<br />

aromi di fiori e bacche, a cui si affiancano corpo<br />

pieno e tannini maturi.<br />

Direzione: Rosso di Montalcino<br />

Dalla terra del tartufo e del Barolo, un itinerario enogastronomico<br />

che si rispetti non poteva che portare le<br />

Range Rover tra le dolci colline toscane, in Val d’Or-<br />

cia. Qui, tra le molte realtà interessanti delle province<br />

di Siena e Grosseto, non è mancata una visita al Podere<br />

Forte nei pressi del borgo di Castiglione d’Orcia. Il<br />

Podere, appartenuto nei secoli allo storico casato senese<br />

dei Petrucci, è stato rilevato da Pasquale Forte,<br />

divenendo in poco tempo una realtà produttiva d’eccellenza,<br />

tra i cui vini spiccano Guardavigna e Orcia<br />

Rosso Petrucci. Proseguendo in direzione Montalcino,<br />

circondata da 50 ettari di vigneti e uliveti, si trova<br />

la cantina del Marchesato degli Aleramici, il cui Brunello<br />

riceve da anni menzioni speciali a Vinitaly ed<br />

è stato incluso nell’annuario dei migliori vini italiani.<br />

Ad aggiudicarsi il podio di questa seconda tappa è<br />

stato il Rosso di Montalcino 2009 della Cantina Baricci.<br />

Prodotto in 18 mila esemplari, questo vino dal<br />

sapore soave all’assaggio e dalla struttura equilibrata,<br />

si apre nel finale con una sensazione di freschezza e si<br />

eclissa su un richiamo minerale di sodio e di gesso.<br />

Un vino che sa di terra, fuoco e mare<br />

L’ultima tappa del viaggio tra vini e motori ha condotto<br />

quindi a Sorrento, dove percorrendo l’incantevole<br />

Costiera Amalfitana si arriva a Furore,<br />

fiordo tra Positano e Amalfi e set naturale di un<br />

film di Rossellini e dell’amore tra il regista e Anna<br />

Magnani. Qui, su 5 ettari di rocce dolomiticocalcaree,<br />

si trovano le cantine Cuomo, un esempio<br />

unico di vigne strappate alla roccia da cui nasce<br />

una produzione di 50 mila bottiglie, il cui 60% è<br />

costituito da vino bianco. Un esempio di vera sfida<br />

dell’uomo alla natura. A vincere la terza tappa<br />

del Diwine Award è l’Etna Rosso 2010, prodotto<br />

in 24 mila esemplari dalla famiglia Graci. Un altro<br />

vino il cui sapore è espressione del territorio in cui<br />

viene prodotto: crocevia di terra, fuoco e mare.<br />

In apertura, la silhouette della Range Rover<br />

che ha attraversato l’Italia alla ricerca<br />

di eccellenze enologiche da premiare<br />

(qui sopra i tre vini sul podio per il 2012)<br />

Un’icona ancora<br />

più performante<br />

La nuova Range Rover è la quarta<br />

generazione del Suv più lussuoso<br />

e capace del mondo. Riprogettato<br />

da zero, è il primo con scocca<br />

interamente in alluminio che,<br />

più leggera del 29% rispetto<br />

al modello precedente, ha permesso<br />

una riduzione sensibile di consumi<br />

ed emissioni. Un modello che<br />

racchiude tutto lo spirito innovativo<br />

e il design iconico della versione<br />

originale che cambiò il mondo<br />

dell’auto già dal suo lancio,<br />

più di quaranta anni fa.<br />

febbraio 2013<br />

111


Se la crema viso…<br />

è “verde”<br />

Non spaventatevi, non si tratta di una pozione magica. O forse sì?<br />

I cosmetici green, ovvero realizzati con prodotti certificati bio, ci fanno<br />

belle nel rispetto della natura. E del portafogli. Se non è magia questa!<br />

112<br />

bellezza&benessere<br />

febbraio 2013<br />

È noto a tutti che l’uso dei cosmetici risale all’epoca<br />

della pietra. Si possono citare passi importanti<br />

della Bibbia dove compare l’utilizzo di oli, profumi<br />

e creme prodotti con cardamomo, grasso animale,<br />

cannella, miele, henné e mirra. Nulla da eccepire:<br />

solo prodotti naturali! Oggi persino gli uomini ricorrono<br />

a ritocchi cosmetici più o meno appariscenti.<br />

Ma quanto incidono questi trattamenti di bellezza<br />

sulla nostra salute? Ciò che utilizziamo<br />

giornalmente per la cura della pelle o per truccarci<br />

viene assorbito dal nostro corpo, per non parlare<br />

dei rossetti che vengono anche ingeriti: alcuni studi<br />

hanno dimostrato che una donna mangia in media<br />

un rossetto intero nel corso della vita! Senza<br />

dimenticare che la scelta di “cosmetici giusti” è im-<br />

portante non solo per la tutela della nostra salute,<br />

ma anche per rispettare ambiente e natura. E mentre<br />

spesso anche le marche più prestigiose propongono<br />

soltanto miscele di sostanze chimiche, si sente<br />

sempre più parlare di cosmetici bio, vale a dire<br />

fatti con ingredienti certificati biologici, dai quali è<br />

stata eliminata una serie di fattori viscosizzanti,<br />

emollienti, conservanti, additivi, antiossidanti, filmanti<br />

e allergeni di profumo che sono la causa principale<br />

di una accentuata stanchezza della pelle dopo<br />

un uso costante, di irritazioni e allergie cutanee<br />

che in alcuni casi non sono facilmente curabili. Tra<br />

gli elementi sopracitati sono da evitare soprattutto<br />

la categoria dei conservanti tipo Parabene come<br />

per esempio Ethylparabene, Buthylparabene,<br />

Methylparabene e via dicendo. Nel medio periodo<br />

poi, i cosmetici bio costano anche molto meno di<br />

un vasetto di crema di una qualsiasi multinazionale,<br />

senza dimenticare che quest’ultima deve percorrere<br />

centinaia di chilometri prima di arrivare nella<br />

nostra trousse, mentre una crema elaborata con<br />

ingredienti bio coltivati, raccolti e certificati nel nostro<br />

territorio ci fa apparire più belle senza danni<br />

all’ambiente e alla nostra pelle. Infatti, principale<br />

pregio di un cosmetico “verde” è sostanzialmente<br />

quello di essere confezionato con materie prime di<br />

origine vegetale. Lo spiega bene Gian Luca Mortara,<br />

tecnico di laboratorio presso la Emmedue Cosmetics<br />

di Ozzano Monferrato (Al). «Nel caso di<br />

creme per la pelle vengono utilizzati esclusivamente<br />

oli vegetali come quello extravergine di oliva, di<br />

mandorle, di nocciola del Piemonte, di cocco o di<br />

karité. Questi oli hanno il compito di idratare la pelle,<br />

nutrendola e rendendola elastica. Se poi si vogliono<br />

ottenere, ad esempio, creme protettive, ristrutturanti<br />

o cicatrizzanti, gli oli vengono messi a<br />

contatto con aloe o iperico, ottenendo principi attivi<br />

con i quali poi si miscelano. Nel caso degli shampoo<br />

curativi della forfora invece, si utilizzano ad<br />

esempio tensioattivi (quindi agenti che procurano<br />

schiuma) vegetali provenienti da mais o cocco aggiunti<br />

a estratti con tecnologia a ultrasuoni da ortica<br />

e propoli. Come si intuisce, una volta utilizzati,<br />

questi prodotti non sono dannosi all’ambiente».<br />

Una scelta intelligente per la tutela della nostra salute<br />

e dell’ambiente che viviamo, per apparire sempre<br />

belle anche nei tempi di crisi, no?<br />

Per saperne di più:<br />

www.biodizionario.it<br />

www.antoscosmesi.it<br />

www.verdealternativa.it<br />

di Az A d e h AsgAri


arte soste d’arte di Gi l d a Ciaruffoli<br />

Wildlife Photographer of the Year<br />

Per il quarto anno, il principale<br />

polo culturale della Valle d’Aosta<br />

ospita in esclusiva la prima<br />

tappa italiana del tour mondiale<br />

della mostra fotografica che<br />

raccoglie oltre cento immagini,<br />

vincitrici nelle 18 categorie del<br />

concorso indetto dal Natural<br />

History Museum di Londra<br />

in collaborazione con il BBC<br />

Wildlife <strong>Magazine</strong> e giunto alla<br />

sua 48esima edizione, senz’altro<br />

Unica Fine Art Expo<br />

Torna la manifestazione che,<br />

da quasi 30 anni, dipinge un<br />

affresco completo e variegato<br />

dell’arte antica. Nucleo originario<br />

della Fiera è il Salone dell’alto<br />

antiquariato, dove ammirare<br />

e acquistare mobili dal ’500<br />

al Decò, dipinti, ceramiche e<br />

maioliche, oggetti d’arte, gioielli...<br />

Da non perdere anche la rassegna<br />

di pittura Excelsior, focalizzata<br />

il più prestigioso al mondo<br />

nel suo genere. Sabato 4 e<br />

domenica 5 maggio si svolgerà<br />

inoltre un Master dedicato<br />

all’approfondimento delle tecniche<br />

di fotografia naturalistica tenuto<br />

da professionisti del settore.<br />

Per prenotazioni: 0125.833886<br />

2 febbraio – 5 maggio<br />

Forte di Bard (Ao)<br />

www.fortedibard.it<br />

sulla produzione dell’800, le<br />

antichità per esterni di Petra<br />

e il nuovo salone dedicato<br />

all’artigianato di prestigio: Eytt,<br />

ovvero Excellence Yesterday<br />

Today Tomorrow.<br />

16-24 febbraio<br />

Quartiere Fieristico, Modena<br />

V.le Virgilio, 70/90<br />

www.unicaexpo.it<br />

Borderline<br />

Artisti tra normalità e follia. Da<br />

Bosch a Dalì, dall’Art brut a<br />

Basquiat è il sottotitolo di una<br />

mostra che intende esplorare<br />

gli incerti confini dell’esperienza<br />

artistica al di là delle categorie<br />

stabilite nel corso del XX secolo,<br />

individuando così un’area della<br />

creatività dai contorni mobili,<br />

dove trovano espressione artisti<br />

riconosciuti ma anche autori<br />

ritenuti “folli”, “alienati”.<br />

In mostra quindi le opere di<br />

Bacon, Basquiat, Dalì, Ernst i<br />

ritratti di Ghizzardi, Ligabue,<br />

Van Gogh… ai quali fanno da<br />

contrappunto i lavori di artisti<br />

dell’Art Brut, outsider della scena<br />

ufficiale, nel tentativo di stabilire<br />

confronti sull’ambiguo limite<br />

tra la creatività degli alienati<br />

Meraviglie dell’arte fiamminga<br />

Il Chiostro del Bramante ospita<br />

una grande mostra sui capolavori<br />

della dinastia Brueghel che<br />

ripercorre la storia e l’eccezionale<br />

talento della più importante<br />

stirpe di artisti fiamminghi<br />

attivi tra il XVI e il XVII secolo,<br />

attraverso oltre 100 opere tra<br />

dipinti, disegni e grafiche. La<br />

dinastia ha in Pieter Brueghel il<br />

Vecchio, la cui biografia nota è<br />

scarsa e dai tratti misteriosi, il suo<br />

capostipite, e si articola in modo<br />

complesso e per generazioni,<br />

esprimendosi artisticamente in<br />

e il disagio espresso dall’arte<br />

ufficiale dell’ultimo secolo.<br />

17 febbraio – 16 giugno<br />

MAR – Museo d’Arte<br />

Via di Roma, 13 – Ravenna<br />

www.museocitta.ra.it<br />

un cammino affascinante che si<br />

muove tra denuncia, allegoria e<br />

grottesco. Il percorso della mostra<br />

si focalizza attorno alle vicende<br />

di ciascun artista della famiglia e<br />

si sviluppa secondo una logica a<br />

rete, abbracciando i riferimenti<br />

internazionali e i fatti storici del<br />

periodo di riferimento.<br />

fino al 2 giugno<br />

Chiostro del Bramante<br />

Via Arco della Pace, 5<br />

Roma<br />

www.brueghelroma.it<br />

febbraio 2013 113


Cortina<br />

114<br />

week end relax<br />

Come una<br />

regina delle nevi<br />

Se amate le atmosfere da Primo Novecento,<br />

l’eleganza chic e ovattata delle dimore storiche<br />

che hanno ispirato artisti e letterati e, ovviamente,<br />

se siete disposti a farvi sedurre dal<br />

fascino di una città senza tempo come Cortina<br />

d’Ampezzo, allora questo è il posto che fa per<br />

voi. Dal 1923, da quando cioè Luigia Franceschi<br />

lo trasformò da vecchia casa colonica in piccola<br />

pensione, l’attuale Franceschi Park Hotel,<br />

conservando il fascino di un albergo dal tipico<br />

stile ampezzano, ha attraversato un secolo intero<br />

scalando le vette dell’ospitalità e dell’accoglienza<br />

di alto livello fino a conquistare, nel settembre<br />

2010, la quarta stella. Se decidete che<br />

vale la pena passare una o più notti in quello<br />

che ancora oggi ricorda un elegante castello,<br />

la prima cosa che vi colpirà, appena varcata la<br />

soglia, saranno gli ampi saloni impreziositi da<br />

pregiate stufe in maiolica, piccola anticipazione<br />

delle camere, arredate con raffinatezza e<br />

dotate di ogni comodità. A dominare – e riscaldare<br />

– è il legno, presente nei rivestimenti<br />

alle pareti e nei pavimenti: dalla classic alla junior<br />

suite, passando per la comfort, le stanze<br />

sono dotate di tv satellitare, wi-fi e alcune di<br />

vasca idromassaggio. Le finestre si affacciano<br />

sul più grande parco privato di Cortina, un’oasi<br />

di pace nell’abbraccio dei “maestri muti”, come<br />

amava chiamarli Goethe. Un giardino quasi<br />

incantato dove si può oziare ammirando un<br />

panorama che è patrimonio Unesco, lasciare liberi<br />

i bambini o, perché no, mettersi alla prova<br />

febbraio 2013<br />

di Piero Caltrin<br />

su un campo da tennis e in quello da bocce. A<br />

deliziarsi non solo gli occhi: il gusto di Cortina<br />

si scopre anche a tavola. È lasciata alla fantasia<br />

e alla maestria dello chef la creazione di percorsi<br />

gourmet, tra i sapori della montagna e<br />

quelli tipici italiani. Crocevia di culture, Cortina<br />

condensa nella propria tradizione gastronomica<br />

tipicità venete e tirolesi. Tra erbe spontanee<br />

e profumo di sottobosco, l’appuntamento fisso<br />

con la cena tipica ampezzana è fissato per<br />

il martedì. La quiete meditativa della vacanza<br />

soft, la suggestione evergreen della location<br />

di Cortina e la tradizione enogastronomica di<br />

qualità non sono però gli unici atout del Franceschi:<br />

l’hotel è anche punto di riferimento per<br />

gli sportivi. Membro dei Nordic Ski Hotel, fornisce<br />

agli appassionati della disciplina servizi<br />

ad hoc: colazione energetica, informazioni tecniche<br />

aggiornate ogni mattina, consigli sulla<br />

paraffina da usare e l’opportunità di scendere<br />

nella Waxroom, un ambiente creato appositamente<br />

per la sciolinatura. Mens sana in corpore<br />

sano, insomma. Niente di più vero qui, dove<br />

fino al 13 marzo si potrà approfittare anche del<br />

pacchetto “Nature & Wellness”. Un soggiorno<br />

di quattro notti, coccolati dai trattamenti del<br />

centro benessere. Sauna, bagno turco, Jacuzzi,<br />

doccia solare e massaggiatrice sono gli ingredienti<br />

giusti per lasciarsi alle spalle le fatiche<br />

quotidiane. E a chi preferisce l’avventura basterà<br />

mettersi le ciaspe e partire in escursioni nel<br />

Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.<br />

Sono quattro le stelle<br />

che illuminano la via<br />

verso il Franceschi<br />

Park Hotel, raffinata<br />

struttura che<br />

richiama, negli<br />

interni, l’eleganza<br />

tipica dei primi<br />

decenni del secolo<br />

scorso, e negli<br />

esterni un castello<br />

delle fiabe. La sua<br />

offerta poi fa sognare<br />

l’ospite gourmet<br />

come lo sportivo<br />

e chiunque ricerchi<br />

una pausa di relax<br />

dove&come<br />

Franceschi Parkhotel<br />

Via Cesare Battisti, 86<br />

Cortina d’Ampezzo (Bl)<br />

Tel. 0436.867041<br />

www.franceschiparkhotel.com<br />

www.cortina.dolomiti.org<br />

Pacchetto Nature & Wellness:<br />

due persone a mezza pensione<br />

da 400 euro


week end verde<br />

di Stefania Mo n a c o<br />

Nella terra delle streghe<br />

“Unguento unguento, mandame alla noce de Benevento. Supra acqua et supra vento et supra omne maltempo”.<br />

È come una malia: chi trascorre una notte all’Aquapetra Resort & Spa non può fare a meno di tornare...<br />

Janàre è il nome che qui danno alle streghe,<br />

figlie del culto, celebrato in epoca romana,<br />

di Iside e di Diana dea della caccia.<br />

Un tempo, il nome della città era Maleventum,<br />

cambiato poi dagli stessi romani<br />

in Benevento. È cambiato il nome ma<br />

la terra tuttavia è rimasta sempre quella<br />

dei folletti, dei monachelli e delle streghe<br />

che da queste parti sono di casa,<br />

almeno stando alle leggende della zona.<br />

Se chiedete in giro, qualche anziano<br />

signore sarà pronto persino a giurarvi di<br />

averne vista qualcuna, di queste strane<br />

creature. Il mito di “Benevento terra di<br />

streghe” ha ispirato anche il nome del più<br />

famoso liquore locale, uno tra i più storici<br />

d’Italia. Un infuso a base di 70 erbe e<br />

spezie provenienti da tutto il mondo tra<br />

cui cannella di Ceylon, Iride Fiorentino,<br />

ginepro dell’Appennino italiano e menta<br />

che cresce lungo i fiumi del Sannio. La<br />

Strega Alberti si riconosce sin dal colore<br />

giallo, dovuto allo zafferano. Questo liquore<br />

viene stagionato nei tini di rovere<br />

fino a raggiungere una gradazione di 40<br />

gradi: la riserva Strega può anche avere<br />

decine di anni sulle spalle senza avvertirne<br />

minimamente il peso.<br />

dove&come<br />

Aquapetra Resort & Spa<br />

S.S. Telesina, 1 - Telese Terme (Bn)<br />

Tel. 0824.941878/975007<br />

Doppia a partire da 160 euro<br />

www.aquapetra.com<br />

I misteri, la magia e gli aromi speziati<br />

di questa terra si miscelano perfettamente<br />

nell’atmosfera dell’Acquapetra<br />

Resort&Spa. Una delle migliori salus per<br />

aquam di tutto il Mezzogiorno, immersa<br />

nei boschi in località Telese Terme: una<br />

location nascosta, elegante ma non stucchevole,<br />

con accenti in puro stile meridionale<br />

che si ritrovano anche nella cucina<br />

della Locanda del Borgo, guidata dal giovanissimo<br />

chef Luciano Villani. Tra le sue<br />

proposte speciali la crema di zucca gialla<br />

con pancetta di palatello e crostini al timo,<br />

cicatielli con funghi porcini di Cusano<br />

Mutri e lamelle di mandorle tostate, rollè<br />

di coniglio con salsiccia di nero e castegne<br />

di Montella. E, per concludere, parfait<br />

al torrone di San Marco dei Cavoti, con<br />

salsa, ovviamente, allo Strega. Un menù<br />

territoriale ma anche creativo. Una cucina<br />

di alto profilo, quella dell’Acquapetra<br />

Resort&Spa, affidata a un giovane, una di<br />

quelle rare occasioni che si vedono in Italia:<br />

perché qui, a Telese Terme, sanno bene<br />

che l’esperienza ha un suo valore, certo,<br />

ma talvolta affidarsi a freschezza, istinto<br />

e voglia di fare porta a risultati ancora più<br />

soddisfacenti. Come in questo caso.<br />

febbraio 2013<br />

115<br />

Telese Terme


VdG promotion<br />

In Valle d’Aosta,<br />

nel comprensorio<br />

di Breuil-Cervinia,<br />

Valtournenche<br />

e Zermatt,<br />

inverno fa rima<br />

con sei mesi<br />

di neve garantita<br />

Ai piedi del Cervino<br />

la stagione non finisce mai<br />

Qual è il segreto del successo di un comprensorio come<br />

questo? Certamente i 360 chilometri di piste, l’internazionalità<br />

del domaine skiable, a cavallo tra due<br />

nazioni, Italia e Svizzera, la possibilità di scegliere tracciati<br />

per tutti i livelli, con ben 30 “nere” riservate ai bravissimi,<br />

e di essere serviti da impianti moderni, come la<br />

funivia per Plateau Rosà, panoramica e velocissima. Ma<br />

soprattutto il successo è decretato da un’area-ski che<br />

parte dai 1.500 metri di Valtournenche e arriva sino ai<br />

3.883 metri del Piccolo Cervino (Svizzera), passando<br />

per i 3.500 metri di Plateau Rosà, il che significa garanzia<br />

di ottima neve per tutta la stagione, proprio per le<br />

quote elevate su cui si sviluppa l’intero comprensorio. E<br />

allora non è un caso se la stagione dell’inverno termina<br />

il 5 maggio, in primavera. C’è poi un altro importante<br />

valore aggiunto che fa del Cervino Ski Paradise un posto<br />

unico al mondo: il fatto di avere tutte le piste del<br />

domaine skiable collegate tra loro, da Valtournenche<br />

a Breuil-Cervinia a Zermatt, così da non levarsi mai gli<br />

sci. Trecentosessanta chilometri no stop! E con rientro<br />

sempre in paese. Non solo sci in pista (sono 149 i tracciati!):<br />

qui, ai piedi del Cervino, il freeride è una religione<br />

(si può praticare anche l’Heliski - www.heliski.com),<br />

complice la neve polverosa; così come lo snowboard,<br />

nell’IndianPark di Breuil-Cervinia o nel Buffalo snow<br />

park di Valtournenche, luoghi di culto per i riders. E<br />

per chi decidesse di trascorrere una settimana bianca, il<br />

Consorzio Cervino Turismo propone pacchetti all inclusive<br />

con la formula “6+1”, un giorno è gratis, oppure<br />

“i tuoi 4 giorni più belli”, mini vacanza sulla neve allettante<br />

nel prezzo del soggiorno e dello ski-pass. Queste<br />

offerte partono dal 7 aprile 2013 e terminano con<br />

la chiusura degli impianti a Breuil-Cervinia il 5 maggio<br />

2013 (è escluso il periodo che va dal 24 al 28 aprile).<br />

Tutte le informazioni al sito www.cervinia.it


A neverending winter season<br />

at the foot of the Matterhorn<br />

Aosta Valley. In the ski area<br />

of Breuil-Cervinia, Valtournenche<br />

and Zermatt, winter means six<br />

months of guaranteed snow cover<br />

What is the secret of success? The 360 kilometres<br />

of runs and the international connection<br />

for a ski area over two nations; Italy and Switzerland.<br />

Choose runs for all levels of skier including<br />

30 “blacks” for the expert skiers, modern<br />

lifts like the panoramic and fast cable car to Plateau<br />

Rosà. Success is, above all, the guarantee<br />

of a ski area that ranges from 1,500 m asl of<br />

Valtournenche ascending up to 3,883 metres<br />

of Klein Matterhorn (Switzerland), passing the<br />

3,500 metres of Plateau Rosà, meaning optimum<br />

snow conditions all season long thanks<br />

to the high altitudes. The winter season lasts six<br />

months ending on the 5th May, in spring. Another<br />

important aspect of this resort that makes<br />

“Cervino Ski Paradise” unique is that the<br />

runs in the ski area are all connected, from Valtournenche<br />

to Breuil-Cervinia to Zermatt, you<br />

won’t ever need to take your skis off: 360 kilometres<br />

non-stop and return to the town centre.<br />

Not only downill skiing (on the 149 runs!):<br />

Here at the foot of the Matterhorn the freeriders<br />

will be right at home (and can try heli-skiing<br />

too www.heliskicervinia.com) with fantastic<br />

powder snow, snowboarders too will feel at home<br />

at the “Indianpark” in Breuil-Cervinia or the<br />

“Buffalo Snowpark” in Valtournenche, already<br />

well known by the riders. For those that choose<br />

a holiday in the resort, the Consortium Cervino<br />

Tourism Management offers all inclusive packa-<br />

ges such as “6+1” one day free or “the best of<br />

4 days”, great hotel prices and skipass prices for<br />

mini-breaks on the snow. These packages start<br />

on the 7th April 2013 and are valid until the<br />

closure of the lifts in Breuil-Cervinia on the 5th<br />

May 2013 (with exclusion of the period from the<br />

24th to the 28th April).<br />

Further information at www.cervinia.it


VdG promotion<br />

In Valle d’Aosta<br />

23 scuole<br />

con 1600 Maestri<br />

vi aspettano<br />

per una vacanza<br />

indimenticabile<br />

di Flavio Amadei<br />

Emozioni<br />

da vivere… sugli sci!<br />

Per gli appassionati della montagna e della neve,<br />

la Valle d’Aosta è sicuramente una meta ambita<br />

perché offre ben quattro giganti delle Alpi – Monte<br />

Bianco 4810 m, Monte Rosa 4634 m, Cervino<br />

4478 m e Gran Paradiso 4061 m – paesaggi maestosi,<br />

incontaminati e distese di neve che aspettano<br />

d’essere solcate con gli sci ai piedi; emozioni<br />

tutte da vivere! Divertirsi in sicurezza apprendendo<br />

la giusta tecnica per praticare gli sport della neve,<br />

dallo sci alpino allo sci nordico, dallo snowboard al<br />

free ride, dal carving al telemark, è la missione dei<br />

Maestri di Sci della Valle d’Aosta, capaci di soddisfare<br />

tutte le esigenze e le richieste, dal principiante<br />

al professionista. L’Associazione Valdostana<br />

Maestri di Sci, in oltre 50 anni di attività, ha avuto<br />

come obiettivo la formazione di figure altamente<br />

professionali, da sempre tra le più apprezzate e richieste<br />

della Valle d’Aosta. La loro competenza è<br />

indispensabile per l’insegnamento della tecnica e<br />

per dare o far nascere la passione per lo sci, ma<br />

è anche punto di riferimento per i turisti, ai quali<br />

il Maestro di Sci sa trasferire l’attaccamento al<br />

territorio, alle tradizioni, alla cultura, alla natura,<br />

all’enogastronomia e alle tipicità uniche della Valle<br />

d’Aosta. Ed è proprio per sviluppare un turismo<br />

sempre più internazionale, che veda la Valle d’Aosta<br />

non solo come una meta ideale per praticare<br />

gli sport invernali ma anche come un viaggio dei<br />

sensi che permetta di apprezzarne le bellezze paesaggistiche,<br />

che i Maestri di Sci, in collaborazio-


ne con l’Assessorato allo Sport e Turismo della<br />

Regione, organizzano trasferte in diverse stazioni<br />

sciistiche, in modo tale da favorire la conoscenza<br />

di diversi comprensori, presentando ai visitatori le<br />

particolarità che li contraddistinguono. È semplicemente<br />

fantastico fare una settimana bianca in Valle<br />

d’Aosta e ogni giorno sciare e conoscere località<br />

diverse come Cervinia, Courmayeur, La Thuile, Pila,<br />

Champoluc e Gressoney e, perché no, una trasferta<br />

anche a Chamonix: da provare! Tra gli oltre<br />

1600 Maestri di Sci valdostani, molti sono ex atleti<br />

di fama internazionale, allenatori delle squadre nazionali<br />

e istruttori nazionali di sci alpino, nordico,<br />

snowboard e telemark e tutti hanno in comune<br />

cortesia, competenza, professionalità e… la divisa.<br />

Sì, proprio la divisa! È questa il fiore all’occhiello<br />

dei Maestri valdostani che negli anni hanno saputo<br />

e voluto avere nell’abbigliamento il loro segno<br />

distintivo: tutti uguali e precisi nella loro uniforme.<br />

Ecco perché un Maestro di Sci valdostano si riconosce<br />

subito, anche in mezzo a mille. Grazie alla<br />

bella e positiva immagine che si sono costruiti nel<br />

tempo, EA7 Emporio Armani ha infatti scelto e voluto<br />

vestire i Maestri di Sci della Valle d’Aosta. Numerosi<br />

capi d’abbigliamento tecnico, sportivo, pratico<br />

ed elegante, griffato Emporio Armani, vestono<br />

quindi il Maestro di Sci della Valle d’Aosta, il professionista<br />

che sa darti emozioni da vivere. I Maestri<br />

di Sci della Valle d’Aosta e le loro 23 Scuole di<br />

sci vi aspettano per una vacanza indimenticabile!<br />

Associazione Valdostana<br />

Maestri di Sci<br />

www.maestridisci.com


120<br />

libri letti per voi di Gi l d a Ciaruffoli<br />

Come “coltivare naturale”<br />

... e perché<br />

Tra le novità editoriali LEF, due interessanti<br />

volumi dedicati alle pratiche di agricoltura<br />

bio. Da una parte il Manuale di orticoltura<br />

biodinamica, una guida completa alla<br />

coltivazione dell’orto, dall’altra Coltivare col<br />

cippato, manuale che introduce a questa<br />

innovativa tecnica. Proprio al suo autore,<br />

Sylvain Coquet, poniamo alcune domande.<br />

A chi sono dedicati i volumi?<br />

A chiunque sia interessato a coltivare<br />

in modo ecologico e abbia la giusta<br />

disponibilità, in termini di tempo e spazio<br />

(per lo meno alcuni metri quadri di terreno)<br />

per sperimentare.<br />

Tornare a coltivare secondo natura<br />

è complesso?<br />

In realtà non si “torna” ma si “va” a<br />

coltivare secondo natura. Coltivare in<br />

modo ecologico comporta conoscenze più<br />

profonde: il lavoro che impone non<br />

è maggiore rispetto a un’agricoltura classica,<br />

ma diverso. La scoperta dei processi naturali<br />

(ad esempio la vita dei lombrichi, la funzione<br />

delle micorrize…) compensano però la<br />

fatica, assieme a una produzione di cibo<br />

di qualità e al sentirsi parte dei cicli naturali.<br />

Libreria Editrice Fiorentina<br />

febbraio 2013<br />

Manuela di<br />

agricoltura<br />

biodinamica<br />

188 pg<br />

15 euro<br />

Coltivare<br />

col cippato<br />

160 pg<br />

14 euro<br />

Quando il bio è giallo<br />

Elena Accati ci racconta il volume (illustrato<br />

da Anna Curti) del quale è coautrice con<br />

Maria Pia Simonetti.<br />

Come è nata l’idea del libro?<br />

Il libro prende le mosse da un progetto<br />

che l’Unione Europea ha finanziato a<br />

dodici istituti di ricerca tra cui uno italiano,<br />

Agroinnova dell’Università di Torino,<br />

per studiare l’introduzione deliberata di<br />

patogeni delle piante da parte di uno<br />

stato nei confronti di un altro o da parte di<br />

singoli individui per bloccare la produzione<br />

di alcune derrate e quindi colpire il sistema<br />

agricolo per affamare un paese.<br />

Per chi è stato pensato?<br />

Per adulti e ragazzi a partire da 12-14 anni.<br />

Come si rende un argomento così tecnico<br />

interessante anche per i più giovani?<br />

Grazie all’espediente narrativo tipico del<br />

giallo e all’inserimento di storie ricche di<br />

colpi di scena, di vicende, alcune comiche<br />

altre grottesche, dove i protagonisti sono<br />

per lo più giovani. Così si coinvolge il<br />

lettore riuscendo anche a trasmettere<br />

argomenti scientifici.<br />

Lineadaria<br />

Editore<br />

240 pg<br />

14 euro<br />

Al ritmo<br />

di Madre Terra<br />

Strumento di fondamentale importanza<br />

per chi voglia intraprendere l’avventura<br />

di una agricoltura che rispetti tempi<br />

e modi della natura e delle stagioni.<br />

Il Calendario infatti indica le migliori<br />

pratiche per assicurare la fertilità del<br />

suolo e la crescita delle piante e può<br />

essere letto da tutti: esperti, amatori e<br />

neofiti. E cosa trovano al suo interno?<br />

Le pratiche per la regolazione e il<br />

controllo preventivo dei parassiti<br />

con l’uso di decotti, macerati, tisane<br />

e ceneri, ad esempio. O ancora, la<br />

precisazione dei ritmi lunari e quelli<br />

planetari che individuano i giorni<br />

favorevoli per le semine; l’allestimento<br />

del compost; le tecniche di lavorazione<br />

del suolo, dell’impianto e trapianto di<br />

viti e alberi, di potatura e cimatura. E<br />

poi grande attenzione all’interazione<br />

tra agricoltura, ambiente e paesaggio,<br />

e alla valorizzazione del ruolo di siepi,<br />

boschi, alberi isolati. Nel Calendario<br />

si trovano anche cadenzati i giorni<br />

utili per la trasformazione di prodotti<br />

come il pane e il latte. Il Calendario<br />

è per tutti, insomma, uno strumento<br />

utile e suggestivo che invita a sentire<br />

la vita quotidiana, attraverso il lavoro<br />

agricolo, importante in ogni singolo<br />

giorno, perché intimamente legata<br />

ai ritmi della Terra. L’autore, Pierre<br />

Masson, è uno dei più seguiti docenti<br />

europei del metodo biodinamico, il<br />

curatore dell’edizione italiana, Adriano<br />

Zago, è agronomo ed enologo.<br />

Terra Nuova Edizioni<br />

32 pg<br />

10 euro


spettacoli di Gi l d a Ciaruffoli<br />

I giorni della vendemmia<br />

«Un film delicato e intimo […] in cui la priorità è stata di trasmettere<br />

realismo a una pellicola che pone come protagonista la propria terra.<br />

Un film scritto e dedicato all’Emilia, crocevia della società italiana<br />

sempre sull’orlo di una rottura». A dichiararlo è Marco Righi, il regista<br />

di questo film indipendente, nelle sale dal 24 febbraio 2012. Un anno<br />

fa. E perché parlarne adesso? Perché a distanza di 12 mesi la pellicola,<br />

che racconta l’educazione sentimentale del sedicenne Elia – e assieme<br />

un’Emilia rurale, divisa tra cattolicesimo e socialismo – fa ancora parlare<br />

di sé. Per vederlo è necessario seguire l’aggiornamento delle proiezioni<br />

sulla pagina facebook del film, perché la pellicola piano piano<br />

sta facendo il giro d’Italia. www.igiornidellavendemmia.it<br />

Not Official San Valentino<br />

A fare da contraltare agli ufficiali festeggiamenti valentiniani, la cittadina<br />

natale del santo degli innamorati propone una serie di eventi, concerti<br />

e spettacoli teatrali, per festeggiare un San Valentino decisamente<br />

alternativo. In cartellone tanta musica e manifestazioni dedicate a un<br />

pubblico fortemente eterogeneo – dai giovani, ai bambini, alle coppie –,<br />

tutti pensati, organizzati e gestiti in modo indipendente per, e lo scrivono<br />

gli organizzatori stessi, “ridare prestigio e spirito creativo alla città”.<br />

13 febbraio – 12 marzo<br />

location varie – Terni<br />

www.notofficialsanvalentino.it<br />

One billion rising<br />

Da Palermo a Roma, da Brescia a Firenze a Bologna... donne d’Italia<br />

unitevi. E ballate! E se l’invito al flash mob arriva da Eve Ensler, autrice<br />

del celeberrimo I monologhi della vagina, ed è rivolto a tutte le<br />

donne, senza confini né barriere, non rispondere sarebbe impossibile.<br />

Anche perché la causa è decisamente buona. Lanciare un appello a<br />

livello planetario contro la violenza sulle donne, nel giorno di San Valentino:<br />

una vera dichiarazione d’amore per il genere femminile. Sul<br />

sito il video per imparare i passi (la coreografia è firmata Debbie Allen)<br />

e una cartina dove individuare il punto d’incontro più vicino.<br />

14 febbraio<br />

località varie - www.onebillionrising.org<br />

Canzo, cittadella d’arte e musica<br />

Per nove giorni mostre e concerti animano il piccolo borgo dell’Alta<br />

Brianza, offrendo l’occasione per visitare una zona forse poco<br />

nota, il Triangolo Lariano, ma ricca di spunti naturalistici e culturali.<br />

L’esposizione, dal titolo Incontri, presenta le opere di 6 artisti che si<br />

confrontano per la prima volta nella collettiva ospitata presso le sale<br />

della Villa ex Magni Rizzoli. Protagonisti delle serate musicali sono<br />

invece l’ensemble Cuartet, con la loro interpretazione della musica<br />

brasiliana del ’900, e Matteo Fedeli, “l’uomo degli Stradivari”.<br />

16-24 febbraio<br />

Villa ex Magni Rizzoli - Canzo (Co)<br />

www.nonsoloturismo.net<br />

febbraio 2013 121


shoppi<br />

La pochette<br />

San Valentino<br />

122<br />

shopping<br />

Per lettrici<br />

curiose<br />

Quello di Francesca Muci<br />

è un libro che narra la storia<br />

di una donna divisa tra un<br />

amore adulto, quello per Ettore,<br />

e un desiderio vitale, quello<br />

per Adriana. Edizioni Piemme.<br />

Prezzo: 12,50 euro<br />

Passione a km 0<br />

Cuori di sfoglia salati,<br />

pappardelle fatte in casa<br />

“rosate”… è un menu<br />

ispirato alla passione quello<br />

che l’Agriturismo Al Rocol di<br />

Ome (Bs), in Franciacorta,<br />

propone ai suoi ospiti in<br />

occasione della festa degli<br />

innamorati. Pacchetto di 3<br />

notti in B&B comprensivo di<br />

cena degli innamorati, visita<br />

guidata in cantina e, in<br />

regalo, una bottiglia di<br />

pregiato Franciacorta:<br />

155 euro a persona<br />

Tu che illumini il mio cammino…<br />

Gli iconici modelli Zizi e Cendrillon di Repetto sono stati impreziositi con<br />

una sfavillante nuvola di Swarovski Elements. Creano un delizioso gioco di<br />

luci a ogni passo. Le tonalità soft di celeste e tinta carne sono ispirate alle<br />

origini di Repetto nella danza e offrono un grazioso sfondo alla splendida<br />

luminescenza del cristallo. Prezzi: Zizi, 445 euro – Cendrillon, 375 euro<br />

febbraio 2013<br />

del cuore<br />

Liu Jo ha realizzato<br />

in limited edition<br />

una pochette lucida<br />

color rosa shocking<br />

con catenina-braccialetto<br />

staccabile, in vendita<br />

da inizio febbraio.<br />

Prezzo: 49 euro<br />

Un amore<br />

di cavallerizza<br />

Lacoste ci stupisce con un<br />

look insolito. Lo stivale<br />

da cavallerizza i cui<br />

confort e stile fanno di<br />

un trend di stagione la<br />

scarpa perfetta per ogni<br />

occasione. Pelle e maglia:<br />

due materiali insoliti in<br />

una calzatura. Uno<br />

stivale alto, elegante,<br />

dalla linea morbida che<br />

avvolge la gamba fino<br />

al ginocchio e la tiene<br />

calda. Prezzo: 179 euro<br />

di Lu c i a Li pa r i<br />

Idee (regalo)<br />

in viaggio<br />

Carpisa presenta il Trolley S<br />

e il Beauty Case in tessuto<br />

jacquard personalizzato<br />

con particolari in sintetico<br />

in contrasto colore,<br />

rispettivamente dal costo<br />

di 59,90 euro il primo e<br />

29,90 euro il secondo


ng<br />

Ti sei<br />

perso?<br />

A chi non è mai<br />

capitato di fare questa<br />

domanda a un<br />

bambino in lacrime in<br />

mezzo alla folla? Se il<br />

bambino è troppo<br />

piccolo per spiegarsi,<br />

ritrovare mamma e<br />

papà può rivelarsi<br />

un’impresa. Per questo<br />

Infoband (distribuito in<br />

Italia da Damblé)<br />

propone una colorata<br />

gamma di morbidi<br />

braccialetti SOS per<br />

bambini su cui scrivere<br />

i dati di contatto dei<br />

genitori. Prezzo: 4 euro<br />

Baci e coriandoli<br />

in Umbria<br />

Il Maniero di Melezzole, nei pressi di Terni, la<br />

Città di San Valentino, vi aspetta per un week<br />

end di festa che unisca il divertimento del<br />

Carnevale alla dolcezza del tempo passato in<br />

due. Ideale per la coppia è infatti il pacchetto<br />

“You and me” che prevede 3 giorni di relax, tra<br />

massaggi, acquagym, bagno turco e molto altro.<br />

Il prezzo a coppia è di 1300 euro.<br />

Carnevale<br />

Cruciani Style<br />

I deliziosi braccialetti, realizzati ad ago in<br />

pizzo macramè dalla Arnaldo Caprai<br />

Gruppo Tessile, garanzia e orgoglio del<br />

made in Italy dal 1955, sono stati lanciati lo<br />

scorso luglio facendo crescere del 34% il<br />

fatturato dell’azienda, con una vendita di<br />

circa 1000 pezzi al giorno. Di recente, il<br />

brand ha lavorato con Damiani a una<br />

capsule collection del braccialetto<br />

quadrifoglio, impreziosito dal particolare in<br />

oro e brillante. Così, l’imperdibile outfit è<br />

oggi al polso delle celebrities del globo e<br />

anche Dj PSY, l’uomo più cliccato della<br />

storia per il suo Gangnam Style, ne è<br />

innamorato. Gliene è stato regalato uno per<br />

il suo compleanno e Luca Caprai, inventore<br />

dei bracciali, ha pensato bene di dedicargli<br />

una serie nei colori del video.<br />

Verde smeraldo: nuance must 2013<br />

“Rosso e giallaccio pare bello ad ogni<br />

faccia, verde e turchino si deve essere più<br />

che bellino”. Sfatando questo detto<br />

popolare, il verde smeraldo sarà il colore<br />

moda del 2013. A decretarlo stilisti e noti<br />

istituti del colore. Verde, dal latino viridis:<br />

vivo, è lo smeraldo amato dalle donne, ma<br />

anche il colore del danaro, i famosi verdoni<br />

del gergo cinematografico dei gangster.<br />

Nelle sue differenti gradazioni, però, è la<br />

nuance must di quest’anno. Chic e raffinata,<br />

dà luce ai look troppo scuri dell’inverno e<br />

dona un tocco di classe a quelli estivi.<br />

Sovrano dei guardaroba, colorerà capi di<br />

abbigliamento, accessori e bijoux. Un<br />

esempio? L’allegro orologio dell’ultima<br />

collezione Liu Jo (in foto).<br />

style<br />

Praline rosso lacca firmate Armani<br />

Finite le feste di Natale, ci risiamo. È la volta<br />

però della ricorrenza dedicata a tutti gli<br />

innamorati, di questi tempi poco somiglianti<br />

a quelli di Peynet. Per festeggiare San<br />

Valentino da Terni, anche quest’anno,<br />

Armani/Dolci propone un cioccolatino<br />

super raffinato, ovviamente in edizione<br />

speciale. La pralina fondente dal guscio<br />

perfettamente quadrato, ha un cuore a<br />

rilievo di zucchero rosso e racchiude un<br />

morbido e goloso ripieno di crema al frutto<br />

della passione. Il packaging, arricchito da<br />

un charm in plexiglass, si ispira come<br />

sempre al colore dell’amore: rosso lacca.<br />

Gli stilosi bon bon sono in vendita fino al 14<br />

febbraio, in tutti i negozi Armani/Dolci e sul<br />

sito www.armanidolci.com.<br />

È Byker Boots mania<br />

Da qualche tempo in giro per il mondo<br />

impazza lo stile glam rock, che affascina<br />

migliaia di fashion addicted e non risparmia<br />

i volti dello spettacolo. Borchie, pelle,<br />

tonalità del nero e teschi sono l’elemento<br />

base di questo look che dunque si<br />

costruisce su un make up fatto di smalti<br />

scuri e smoky eyes, studded converse e<br />

jeans grigi a effetto usato. Uno degli<br />

elementi più recenti di questo stile, forse<br />

arrivato anche per proteggerci dal freddo,<br />

sono gli stivali da motociclista: i biker<br />

boots. E se pensate che siano fatti solo per<br />

bad-girls, è arrivato il momento di<br />

ricredersi. Esistono le versioni più disparate<br />

di biker boots, dai più romantici ai più rock<br />

(in foto: modello Zara).<br />

febbraio 2013 123


trendy di Cl a u d i a dagrada<br />

Semplicemente stilose:<br />

la primavera ci attende!<br />

Mancano poche settimane alla fine dell’inverno e il pensiero corre già al look perfetto per i primi caldi. Ma quali<br />

saranno le tendenze da seguire? A dominare sicuramente una certa “attitudine neat” di Emporio Armani<br />

Cosa ha in serbo per noi la collezione<br />

primavera/estate di Emporio Armani?<br />

Le mises disegnate dalla casa di moda milanese vedono il concetto<br />

di stile e pulizia portato all’estremo, per una donna che si pone in<br />

modo puro, naturale e mai lezioso. Con questo abito cangiante<br />

senza maniche in un delicato color cipria, ad esempio, non sarà<br />

certo difficile distinguersi per classe ed eleganza.<br />

124 febbraio 2013<br />

Come sempre,<br />

è di fondamentale<br />

importanza abbinare<br />

la scarpa giusta...<br />

Il must have<br />

di questa collezione<br />

è sicuramente<br />

il modello aperta<br />

e dal tacco vertiginoso<br />

di Emporio Armani,<br />

metafora assoluta<br />

di fascino ed eleganza.<br />

Questo sandalo in pelle<br />

laminata e scamosciata,<br />

color naturale<br />

e con cinturino<br />

alla caviglia, farà sentire<br />

ogni donna<br />

“all’altezza”<br />

della situazione!<br />

Per l’immancabile<br />

borsa invece,<br />

qual è la tendenza?<br />

Ancora una volta a imporsi<br />

è la ricerca di purezza e<br />

semplicità, sottolineata da<br />

accessori di pelle naturale o<br />

color cognac stile selleria,<br />

che esaltano ulteriormente<br />

la femminilità. Una<br />

compagna d’eccezione da<br />

indossare nelle stagioni<br />

calde che verranno? La<br />

comoda shopping in cuoio<br />

Emporio Armani.


Abbonati:12 numeri 35 euro - versione digitale 15 euro<br />

(Indicare con una X solo la casella prescelta. Data e firma sono obbligatorie.)<br />

Bonifico su conto corrente postale intestato a Opera Italia Srl<br />

c/o presso Poste Italiane IBAN: IT 35S0760101600001007876251<br />

<br />

Cognome<br />

Nome<br />

Via Cap<br />

Città Prov<br />

Telefono Professione<br />

E-mail**<br />

Sì, voglio ricevere gratuitamente la newsletter di Viaggi del Gusto<br />

all’indirizzo email sovraindicato**<br />

<br />

Rag. Soc. /Cognome Nome<br />

C. F.<br />

P. Iva<br />

Indirizzo<br />

PER REGALARE<br />

<strong>VDG</strong> MAGAZINE - VIAGGI DEL GUSTO<br />

<strong>VDG</strong> MAGAZINE - VIAGGI DEL GUSTO SFOGLIABILE ONLINE<br />

Cognome<br />

Nome<br />

Via<br />

Cap<br />

Città<br />

Prov<br />

Telefono<br />

E-mail**<br />

(Tutti i campi sono obbligatori)<br />

INSERIRE I DATI IN STAMPATELLO<br />

Data<br />

<br />

“Il trattamento dei dati personali che la riguardano viene svolto nell’ambito della banca dati elettronica di Opera Italia Srl, nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge sulla tutela dei<br />

dati, D. Igs 196/2003, di cui la garantiamo la massima riservatezza, al fine di aggiornarla su iniziative e offerte dell’Editore. I suoi dati non verranno comunicati o diffusi a terzi e per<br />

essi Lei potrà richiedere in qualsiasi momento la modifica e la cancellazione. Se non desidera comunicazioni dell’Editore lo segnali barrando l’apposita casellina a lato<br />

Firma<br />

Con bollettino postale<br />

sul c/c 001007876251


selezioni<br />

Vinisola: un vulcano di sapori<br />

L’amore per Pantelleria, per i suoi contrasti e per i suoi tesori, caratterizza la produzione<br />

di un’azienda votata alla qualità. Valori il cui profumo sale dai calici dei suoi vini, come gli Igp<br />

Barbacane e Margana, dai suoi capperi, dai pomodori, dall’uva passa e dalle sue marmellate<br />

È stato mosso dalla passione per Pantelleria il<br />

piccolo gruppo di persone che ha dato vita a<br />

Vinisola, realtà nata per contribuire alla valorizzazione<br />

dei prodotti dell’isola, forte di valori quali<br />

la territorialità e la tradizione in campo enologico.<br />

Ma non solo. Particolarmente adatta alla<br />

coltivazione della vite, infatti, la terra dell’isola è<br />

fertile e ricca di quei sali minerali che rendono<br />

inconfondibili anche capperi, pomodorini e olio<br />

extravergine. E l’azienda utilizza proprio questi<br />

prodotti per realizzare non solo vini, quindi, ma<br />

anche vasetti e marmellate che racchiudano tutto<br />

il profumo dell’isola. Così, a voi scoprire i giusti<br />

abbinamenti del Barbacane, per esempio,<br />

rosso Igp dal sapore caldo asciutto, o del bianco<br />

fresco e fruttato Margana, sempre Igp, con le<br />

prelibatezze in vetro firmate Vinisola. Se infatti il<br />

primo è perfetto con piatti a base di carne, insaccati<br />

e formaggi stagionati, e il Margana si accompagna<br />

con le specialità mediterranee a base<br />

di pesce, quale sarà l’abbinamento migliore<br />

per i capperi Vinisola? Protagonisti assoluti della<br />

tavola isolana, sono raccolti a mano da maggio<br />

a settembre e sono caratterizzati da un sapore<br />

aromatico e affatto sgarbato, esaltato dalle preparazioni<br />

Vinisola che li propone al sale o sotto<br />

forma di paté. Ricordiamo anche l’origano,<br />

dal profumo inconfondibile dovuto al ricco suolo<br />

vulcanico, o il gustoso mix di pomodoro ciliegino<br />

essiccato al sole, capperi e finocchio sott’olio<br />

extravergine da gustare da solo o su una fetta<br />

di pane bruscato, sulla pizza o come condimento<br />

per carne rossa o pesce alla griglia. Non meno<br />

deliziose le marmellate, fatte solo di frutta e<br />

zucchero, come quella di arance, o la confettura<br />

d’uva Zibibbo secondo la tipica ricetta pantesca,<br />

e l’elisir d’uva Zibibbo che si ottiene cuocendo<br />

il mosto con lo zucchero fino a raggiungere<br />

la consistenza gelatinosa: definito miele d’uva,<br />

viene ancora oggi usato dalle donne pantesche<br />

per la preparazione dei Mustaccioli di Natale. Immancabile<br />

ovviamente l’uva passa di Zibibbo e i<br />

Cantucci, da accompagnare con un buon Passito<br />

di Pantelleria… Arbaria, naturalmente!<br />

Vinisola - c/da Kazzen, 11<br />

91017 Pantelleria (Tp)<br />

Tel./Fax 0923.912078<br />

info@vinisola.it<br />

www.vinisola.it


Biodiversità:<br />

chiave d’accesso<br />

al futuro<br />

“Prodotti più ricchi di sapore e la consapevolezza di poter tramandare i terreni ai posteri, così come<br />

gli avi li hanno fatti avere a noi”. Sono queste le ragioni che hanno portato l’emiliana Antigola<br />

a intraprendere la via del biologico, 15 anni fa. Una scelta vincente, che ha dato solo buoni frutti<br />

È stata dettata dalla volontà di contribuire alla produzione<br />

di alimenti senza l’utilizzo di prodotti chimici,<br />

ma forse ancor più per rispettare il terreno e<br />

l’ambiente praticando rotazioni e coltivazioni non intensive,<br />

la scelta, da parte dell’azienda agricola Antigola,<br />

di praticate agricoltura biologica. Sono ormai<br />

15 anni che questa realtà, che si trova in provincia<br />

di Bologna alla confluenza dei comuni di Loiano,<br />

Pianoro e Monterenzio, e si estende su una superficie<br />

di oltre 200 ettari, ha intrapreso questa strada.<br />

Particolare rilievo viene dato al mantenimento della<br />

biodiversità. «Indubbiamente – dichiara il titolare,<br />

Paolo Parisini – le quantità che si ottengono per<br />

unità di superficie sono inferiori a quelle derivanti da<br />

coltivazioni intensive, ma i prodotti sono più ricchi<br />

di sapore e danno la consapevolezza di poter tramandare<br />

i nostri terreni ai posteri, così come i nostri<br />

avi li hanno fatti avere a noi». «Per poter contenere<br />

i costi di produzione – prosegue Parisini – abbiamo<br />

pensato di ridurre i passaggi che intercorrono tra<br />

agricoltori e consumatori effettuando la vendita diretta».<br />

I prodotti raccolti e trasformati in azienda sono<br />

farro, grano, orzo, mais, legumi (ceci lenticchie<br />

e piselli) singoli o miscelati per zuppe; le farine di<br />

grano tenero e di farro sia semintegrali sia integrali,<br />

di orzo, di grano duro, di ceci e di mais anche miscelate<br />

per pane, dolci e sfoglia, sono macinate a<br />

pietra. «Altri prodotti sono frutto non solo della nostra<br />

terra ma anche del lavoro artigianale di provetti<br />

trasformatori locali», prosegue il titolare. Fra questi<br />

l’azienda annovera tagliatelle di farro all’uovo, pasta<br />

di farro, pasta di farro e ceci, pasta di orzo, gallette,<br />

snack, bibite analcoliche di farro e zenzero e di orzo<br />

e menta. Altra linea è quella di paté ricavati dai ceci<br />

e zenzero o dai caki. Vengono poi raccolti frutti selvatici<br />

e trasformati in confetture di more, di fichi e di<br />

rosa canina, mentre una vicina cooperativa sociale<br />

produce birra con il farro Antigola.<br />

selezioni<br />

Antigola soc. agricola<br />

Via Barbarolo, 38<br />

Loiano (Bo)<br />

Tel. 0513.46578 – 339.1846164


selezioni<br />

Il vero carattere del Primitivo<br />

Tenuta Viglione fonda le proprie origini nelle antiche tradizioni<br />

della Famiglia Zullo che sin dal 1937 produce vini di qualità<br />

nella zona Dop Gioia del Colle, patria dell’autentico Primitivo<br />

Primitivo. Un antico vitigno il cui nome deriva<br />

dal suo particolare e breve ciclo biologico: infatti<br />

questa era l’uva che maturava prima, da<br />

qui l’antico appellativo di Primaticcio (in dialetto:<br />

Pr-ma-tè), oggi Primitivo. Nel suo DNA<br />

si intrecciano affascinanti storie di luoghi diversi,<br />

di viaggi, di scambi tra popolazioni, matrimoni<br />

e doti. Originario dell’Ungheria, arriva<br />

in Croazia da dove nel XII secolo viene introdotto<br />

in Italia a opera dei monaci Benedettini,<br />

che trovarono nel territorio di Gioia del Colle<br />

in Puglia le condizioni pedo-climatiche più favorevoli<br />

per la coltivazione di tale vite. Caratteristica<br />

di questo territorio è la Murgia, un altopiano<br />

calcareo costituito da residui fossili di<br />

organismi marini che, insieme ad argille e terre<br />

rosse silicee, assicurano al Primitivo di Gioia<br />

uno stile, un’armonia e una finezza unica e<br />

specifica. Il microclima di questa zona è l’ele-<br />

mento finale e determinante del suo carattere,<br />

con forti escursioni termiche tra il giorno e<br />

la notte, specie durante la maturazione e la<br />

raccolta delle uve, unitamente alla costante<br />

presenza del sole di Puglia e dei venti provenienti<br />

sia da Nord che da Sud. Ed è proprio in<br />

questa zona che sorge la Tenuta Viglione i cui<br />

vigneti in coltivazione biologica si trovano nel<br />

punto più alto della Dop Gioia del Colle, a circa<br />

450 metri sul livello del mare. Dalla cantina<br />

della Tenuta nascono vini che esprimono al<br />

meglio le caratteristiche del vitigno tipico, come<br />

il Pri-Mit-Ivo, che in questo territorio trova<br />

la sua più alta ed elegante identità. Oltre ai 40<br />

ettari di vigneti, la Tenuta Viglione comprende<br />

anche un’antica Masseria che oggi, completamente<br />

ristrutturata, si è aperta all’ospitalità<br />

di quanti desiderino godere del fascino di<br />

questo luogo incantevole.<br />

La curiosità<br />

E il Primitivo di Manduria, vi<br />

chiederete, da dove deriva? Da Gioia<br />

del Colle! La storia racconta, infatti,<br />

che una nobildonna del posto,<br />

promessa sposa a un ricco feudatario<br />

tarantino, portò con sè in dote alcuni<br />

esemplari di questo prezioso vitigno.<br />

Piantate nelle terre di proprietà<br />

della nuova famiglia, le piante<br />

dettero successivamente origine alla<br />

denominazione Primitivo di Manduria.<br />

Tenuta Viglione<br />

Uffici: Via Carlo Marx, 44<br />

Cantina: Via Appia Antica, 30<br />

Santeramo in Colle (Ba)<br />

Tel. 080.3022415<br />

www.tenutaviglione.it


Viaggio nel paradiso<br />

del gusto<br />

Sono artigianali, realizzate con materie prime<br />

selezionate, pensate nel rispetto del gusto, certo,<br />

ma anche del territorio. Sono le birre firmate<br />

HNT, Have a Nice Trip, birrificio modello<br />

piemontese dove acquistare ma anche trovarsi<br />

per degustare in compagnia pinte di gran qualità<br />

Frutto dell’iniziativa di un gruppo di amici, la birra Trip nasce<br />

a Carmagnola dove viene prodotta dal birrificio Have<br />

a Nice Trip (HNT). Per gli amici di HNT la birra è il punto<br />

di partenza di un viaggio iniziato nel 2011 e che vi porterà<br />

alla scoperta degli aromi e dei sapori di birre assolutamente<br />

genuine, prodotte artigianalmente con materie<br />

prime accuratamente selezionate e con l’attenzione<br />

di chi ama il suo territorio e le persone che lo abitano. I<br />

fiori all’occhiello di HNT sono due birre crude, rifermentate<br />

in bottiglia: la bionda Piedmont, stile Dortmunder-<br />

Helles, birra a bassa fermentazione, arricchita in dryhopping<br />

(ulteriore luppolatura a freddo), con spiccato<br />

profumo erbaceo e con sapore deciso ed equilibrato,<br />

frutto del giusto compromesso tra l’amaro del luppolo<br />

e il dolce del malto; e l’ambrata Sardinia, stile<br />

British Strong Ale, tipica rossa doppio malto ad alta<br />

fermentazione, dal colore rosso ramato, dal profumo<br />

agrumato e avvolgente e dal gusto caldo<br />

e rotondo con note di mandorla. Entrambe imperdibili,<br />

frutto di un continuo lavoro di ricerca,<br />

sperimentazione e affinamento. HNT sa anche<br />

innovare: la new-entry è rappresentata dalla<br />

freschissima Heaven Ice Trip, bionda, stile tedesco<br />

ma… aromatizzata con foglie fresche<br />

di menta piperita di Pancalieri (la menta migliore<br />

al mondo); un’esperienza di gusto<br />

unica e sorprendente che unisce sapientemente<br />

l’originale e il tradizionale, con un<br />

numero di estimatori in crescita esponenziale.<br />

Il gioiello degli amici di HNT è l’impianto<br />

produttivo: una sala cottura da<br />

12+12 ettolitri, fermentatori, maturatori<br />

e condutture completamente in acciaio<br />

inox, sale di maturazione e stoccaggio<br />

a temperatura controllata, in uno spazio<br />

di 750 mq razionalmente suddiviso,<br />

ne fanno un vero e proprio birrificio modello.<br />

Visitabile su appuntamento, il birrificio<br />

ha sede a Carmagnola (To) in Via<br />

Castellero, 6/A. Il locale annesso, adibito<br />

alla vendita e alla degustazione, ospita il<br />

pubblico durante la settimana con un’atmosfera<br />

amichevole e accogliente.<br />

Have a Nice Trip<br />

Via Castellero 6/A<br />

Carmagnola (To)<br />

www.haveanicetrip.it<br />

selezioni


selezioni<br />

Tutto sul progetto Spiridione<br />

Dalla Cantina Berioli, azienda agricola di secolare tradizione lanciata<br />

da qualche anno nella produzione vinicola con grande passione<br />

e competenza, arriva un vino complesso, che affascina, il cui nome<br />

è un omaggio a un celebre avo, vescovo a Urbino nel XVIII secolo<br />

È il fiore all’occhiello della produzione della Cantina<br />

Berioli, lo Spiridione. Il progetto che lo riguarda<br />

nasce già nel 1998 quando viene impiantato<br />

il primo vigneto destinato alla produzione di un<br />

vino invecchiato nel legno e ottenuto da sole uve<br />

Merlot. La scelta cade sul Merlot clone bordolese<br />

181 che viene messo a dimora a filari con il sesto<br />

d’impianto di 2,4 m fra le file e 0,80 m sul filare con<br />

5.208 piante per ettaro. L’appezzamento di terreno<br />

scelto è collinare sassoso e già in precedenza<br />

impiantato a vigneto, frammisto a piante di olivo, e<br />

già dava uve di grande qualità con cui si facevano<br />

eccellenti vini rossi. La produzione a ettaro in vendemmia<br />

è di circa 5.500 kg di uva: quindi circa 1<br />

kg di uva per pianta ottenuto da almeno 6 piccoli<br />

grappoli, con acini simili a mirtilli. Tutti presupposti<br />

per creare dalla vigna un grande vino. Il mosto<br />

ottenuto da queste uve è un concentrato non solo<br />

di zuccheri, ma anche di polifenoli e antociani,<br />

in sostanza ricchissimo di sostanze antiossidanti.<br />

Dopo aver lasciato un po’ invecchiare le piante, la<br />

prima vinificazione dello Spiridione si fa nella vendemmia<br />

2007. La fermentazione avviene con la<br />

macerazione del mosto a contatto con le bucce<br />

per un periodo lungo almeno 20 giorni durante<br />

i quali gran parte delle sostanze contenute nella<br />

buccia passano in soluzione nel mosto ormai<br />

completamente trasformato in vino. Per degustare<br />

questo eccellente vino – il cui nome è un<br />

omaggio al vescovo di Urbino Spiridione Berioli<br />

(XVIII secolo) e che affascina per l’equilibrio di<br />

frutti rossi maturi e note terziarie leggermente<br />

speziate, ottimo con carni rosse, cacciagione e<br />

carpa regina in porchetta – non c’è scelta migliore<br />

di quella di recarsi direttamente presso<br />

l’azienda agricola Berioli a Montesperello di Magione,<br />

inserita in un’incantevole cornice ricca di<br />

verdi colline e affacciata sul lago Trasimeno.<br />

Roberto Berioli<br />

Cantina Berioli<br />

Case Sparse, 21<br />

Montesperello di Magione (Pg)<br />

Tel. 075.5007666<br />

www.cantinaberioli.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!