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speciale arte - fleming press

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Emma ciardi 1879-1933<br />

IMprEssIonIsMo vEnEzIAno<br />

Il Museo Nazionale di Villa Pisani ospita dal<br />

22 febbraio al 23 maggio 2009 la mostra<br />

antologica dedicata a Emma Ciardi (Venezia<br />

1879-1933), promossa dalla Soprintendenza<br />

per i Beni Architettonici e Paesaggistici<br />

per le province di Venezia, Belluno,<br />

Padova e Treviso con il patrocinio e il contributo<br />

della Regione Veneto, organizzata<br />

da Munus e curata da Myriam Zerbi. La<br />

splendida villa, fatta costruire nel Settecento<br />

dal 114simo doge della Serenissima Almorò<br />

Pisani a Stra, sulle rive del Brenta, dove<br />

natura e opera dell’uomo si uniscono, è<br />

la cornice ideale per far rivivere l’<strong>arte</strong><br />

di Emma Ciardi e la sua pittura che, come<br />

dicevano i suoi contemporanei, sa “affascinare<br />

e sedurre”.<br />

Emma Ciardi, che ha spesso passeggiato,<br />

fotografato (come molti pittori del suo tempo<br />

usava la fotografia come strumento di lavoro<br />

per fissare luci e tagli prospettici) o fatto<br />

veloci schizzi dal vero nel magnifico<br />

parco di Villa Pisani, vincitore del premio<br />

“Parco più bello d’Italia 2008”, torna<br />

cent’anni dopo a raccontare il suo Settecento<br />

con ville e giardini popolati di damine<br />

e cavalieri in un colorito svolazzare di sete<br />

cangianti che, nelle differenti gradazioni<br />

di verde, danno vita, in ogni dipinto, ad una<br />

festa per gli occhi. In un turbinio di idoli cristallini<br />

dalle lunghe vesti a coda e dai neri<br />

tricorni, Emma miscela sulla tavolozza brani<br />

di realtà e tocchi di artificio e rinnova di<br />

un’epoca trascorsa ciò che le appare come<br />

metafora di leggerezza e serenità.<br />

La sua creatività, libera da steccati ideologici,<br />

prosegue sulla traccia del vedutismo<br />

veneziano, nutrendosi delle esperienze<br />

macchiaiole, im<strong>press</strong>ioniste e post im<strong>press</strong>ioniste,<br />

rielaborate in modo personale, e<br />

trova ben presto una sua via es<strong>press</strong>iva originale<br />

che la distingue anche dal lirismo vedutistico<br />

del padre e dal naturalismo bucolico<br />

del fratello.<br />

La mostra offre un quadro esauriente dell’intenso<br />

itinerario creativo della Ciardi attraverso<br />

una preziosa selezione di oltre<br />

sessanta opere, alcune delle quali assoluti<br />

inediti, mai uscite prima d’ora dalle collezioni<br />

e concesse per la prima volta in esposizione.<br />

In una vivace sarabanda narrativa lo<br />

spettatore viene condotto a conoscere una<br />

personalità artistica la cui tavolozza unisce<br />

la vaporosa leggerezza e luminosità di tocco<br />

di Guardi alla corposità d’impasti e alla<br />

frammentarietà di pennellata che rende così<br />

caratteristica e riconoscibile la sua <strong>arte</strong>.<br />

La rassegna di Villa Pisani ripercorre tutti i<br />

filoni privilegiati dalla pittura di Emma, dal-<br />

pag. 56<br />

le vedute di parchi con ambientazioni settecentesche,<br />

alle sue Venezie, ai ritratti dei<br />

luoghi incontrati durante i suoi viaggi che<br />

la portano ad esporre sulle ribalte nazionali<br />

(Torino, Firenze Roma, Napoli, Biennale di<br />

Venezia) e internazionali (Monaco di Baviera,<br />

Parigi, Barcellona, Bruxelles, Pittsburgh,<br />

Atene, San Francisco), e a tenere con successo<br />

personali a Londra (1910, 1913, 1928,<br />

1933), Parigi (1914), New York e Chicago<br />

(1924).<br />

La Venezia di Emma è la «primadonna»<br />

di vedute cristalline, vitali e energiche in<br />

cui le gondole, insieme ai bragozzi scomparsi<br />

oggi dal Bacino di San Marco, voltano<br />

noncuranti lo sguardo ai segni del moderno,<br />

che si susseguono in quegli anni in laguna,<br />

dall’interramento dei rii ai battelli a vapore<br />

che iniziano a solcare le acque del Canal<br />

Grande.. Le figure umane p<strong>arte</strong>cipano alla<br />

resa del luogo, come già nei teleri del Giambellino,<br />

infondendo vita a calli, campi, vie<br />

d’acqua e forza dinamica all’ambiente circostante.<br />

Esposte al Museo Nazionale di Villa Pisani<br />

vedute di Asiago, scorci di Cortina, di città<br />

quali Londra, Firenze, Parigi, Amalfi, Vicenza,<br />

dei vasti prati d’Inghilterra e della campagna<br />

di Refrontolo (Treviso), rifugio dell’ultimo<br />

periodo della sua esistenza. Se nella<br />

natura addomesticata le sue damine sognano,<br />

del Settecento, convegni al parco e minuetti<br />

in smaglianti improvvisazioni cromatiche,<br />

nella campagna inglese e trevigiana<br />

la natura ariosa, limpida, senza ridondanze,<br />

appare austera, bella, semplice e senza pose<br />

come tante volte è stata descritta la Ciardi<br />

da chi la conosceva.<br />

La mostra viene inaugurata in occasione<br />

dell’uscita del catalogo / volume monografico<br />

di Emma Ciardi Emma Ciardi. Vita e<br />

opere a cura di Myriam Zerbi, edito da Umberto<br />

Allemandi & C., ricognizione storico<br />

artistica sulla pittrice e approfondimento<br />

degli studi sul personaggio e sull’ambiente<br />

in cui ha vissuto e operato.<br />

A cinque anni di distanza dalla prima esposizione<br />

in tempi moderni della pittrice, organizzata<br />

nella ex Barchessa Morosini a Mirano<br />

nel 2003, l’antologica di Villa Pisani<br />

viene ad integrare la ricostruzione storico<br />

artistica della sua attività per poter dare la<br />

possibilità di conoscere un’artista apostrofata<br />

dai suoi contemporanei come “una delle<br />

pittrici più valide d’Europa” e tra le rarissime<br />

donne artiste che, a cavallo tra i due secoli,<br />

guadagnarono fama internazionale, in<br />

compagnia delle im<strong>press</strong>ioniste Berthe Morisot<br />

e Mary Cassatt.<br />

Museo Nazionale<br />

di Villa Pisani<br />

Via Doge Pisani 7<br />

30039 Stra (Venezia)<br />

fino al 23 maggio 2009<br />

Organizzazione:<br />

Munus S.p.A.<br />

Via Alessandro Fleming 55<br />

00191 Roma<br />

cromofobie<br />

pErcorsI DEl bIAnco<br />

E DEl nEro<br />

nEll’ArtE ItAlIAnA<br />

contEMporAnEA<br />

Dal 14 febbraio al 31 maggio 2009 l’EX<br />

AURUM di Pescara, affascinante struttura<br />

progettata da Giovanni Michelucci negli<br />

anni Trenta, ospita la mostra “CROMOFO-<br />

BIE, percorsi del bianco e del nero nell’<strong>arte</strong><br />

italiana contemporanea”. La mostra, curata<br />

da Silvia Pegoraro, è realizzata dalla Regione<br />

Abruzzo e dal Comune di Pescara nell’ambito<br />

di un progetto pilota della PARC - Direzione<br />

generale per la qualità e la tutela del<br />

paesaggio, l’architettura e l’<strong>arte</strong> contemporanee<br />

del Ministero per i Beni e le Attività<br />

Culturali, intitolato “SENSI CONTEMPO-<br />

RANEI”, con la collaborazione del Ministero<br />

per lo Sviluppo Economico e della Biennale<br />

di Venezia. L’idea della mostra dedicata ai<br />

“Percorsi del bianco e del nero nell’<strong>arte</strong><br />

italiana contemporanea” è nata dalla fascinazione<br />

esercitata sulla curatrice dal grande<br />

“Tunnel” optical di Getulio Alviani, presente<br />

all’interno dell’Ex Aurum di Pescara. Si<br />

tratta di una grande opera-ambiente, fondata<br />

su una semplicissima e complessa interazione<br />

ottico-mentale tra il bianco e il nero. ”La<br />

mostra “CROMOFOBIE” vuole essere una<br />

panoramica significativa della presenza<br />

del bianco e del nero nell’<strong>arte</strong> italiana<br />

contemporanea, dal dopoguerra ad oggi,<br />

a partire cioè da es<strong>press</strong>ioni storicizzate<br />

del bianco e del nero nell’<strong>arte</strong>, sia iconica che<br />

aniconica, sino ad arrivare agli sviluppi più<br />

attuali delle ricerche sul bianco e il nero, nelle<br />

giovani generazioni. Saranno presenti 76<br />

artisti, ed esposte circa 130 opere, per costruire<br />

un percorso storico-tematico che vada,<br />

appunto, da lavori già “storicizzati” ai lavori<br />

di artisti delle ultime generazioni.<br />

Il bianco e il nero possono significare l’assenza<br />

o la somma di tutti i colori, e nel Novecento<br />

assurgono a simbolo della tautologia, categoria<br />

fondamentale e fondante di tanta <strong>arte</strong><br />

del XX secolo, tutta più o meno legata a una<br />

radice “concettuale” in senso lato, dal Quadrato<br />

bianco su fondo bianco di Malevic al<br />

bianco “assoluto” di Ryman, ai neri di Burri e<br />

di Reinhardt.<br />

Molti artisti contemporanei usano il bianco<br />

e il nero con una forte consapevolezza della<br />

tensione che questi non-colori determinano,<br />

perché di fronte al vuoto o al silenzio lo spettatore<br />

è preso da una sorta di vertigine che<br />

può sgomentare oppure può innescare uno<br />

stimolante meccanismo di ricerca, inconscia<br />

o consapevole, tale da mettere in moto tutte<br />

le sensibilità emotive e logiche, evocative e<br />

mnemoniche, come in una sorta di percorso<br />

iniziatico. L’“assenza visibile di colore” e “la<br />

fusione di tutti i colori”, parimenti rintracciabili<br />

nel bianco e nel nero, diverranno per Vasilij<br />

Kandinskij e Kazimir Malevic oggetto di<br />

una costante riflessione che, trascendendo le<br />

considerazioni puramente coloristiche, coinvolgerà<br />

il gesto artistico nella sua interezza.<br />

E così pure per Paul Klee, nel suo continuo<br />

parallelismo tra pittura e musica, che lo porta<br />

alla realizzazione di opere celebri come Bianco<br />

polifonicamente incorniciato (1930).<br />

Nel dopoguerra trovano es<strong>press</strong>ioni di straordinario<br />

interesse, soprattutto nelle varie forme<br />

di “astrattismo”: dal primo Rauschenberg<br />

a Tobey, a Twombly, dal materismo di Burri al<br />

segno-scrittura di Novelli, allo spazialismo di<br />

Fontana, con le sue derivazioni in Manzoni,<br />

Castellani, Bonalumi, Scheggi, e nell’<strong>arte</strong> optical,<br />

con Alviani o Colombo.<br />

Ma anche nella figurazione la presenza del<br />

bianco e del nero è oltremodo significativa e<br />

suggestiva, come in certe esperienze legate<br />

in qualche modo al “Pop”, come quelle di<br />

Schifano e di Lombardo, o in grandi “inclassificabili”<br />

come De Dominicis.<br />

ex Aurum<br />

via F.F. d’Avalos, Pescara<br />

fino al 31 maggio 2009<br />

dal lunedì al sabato<br />

dalle 9.30 alle 13.30<br />

e dalle 15.30 alle 19.30.<br />

Domenica<br />

dalle 15.30 alle 19.30

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