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Numero 18: "Un robot per amico" - Fondazione Salvatore Maugeri

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NOTIZIE FSM<br />

Rivista trimestrale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> - Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />

Anno 9 - N. <strong>18</strong> - Dicembre 2009 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS PD<br />

Focus<br />

Il progresso della scienza medica<br />

passa da Marte<br />

La Rete<br />

Hepasphere: contro i tumori<br />

come un cavallo di Troia<br />

Attività e...<br />

Nasce la biobanca Bruno Boerci<br />

Il sollievo arriva dall’acqua<br />

Stili di vita<br />

Il peso della postura<br />

<strong>Un</strong> <strong>robot</strong><br />

<strong>per</strong> amico<br />

Il sistema <strong>robot</strong>izzato Lokomat fa il suo ingresso<br />

all’Istituto di Montescano


Plus Plu<br />

NOTIZIE FSM<br />

La <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> creata nel<br />

1965 dal professore <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, come<br />

“Clinica del lavoro”, o<strong>per</strong>a nelle aree istituzionali<br />

della tutela della salute nell’ambiente<br />

di lavoro e della Medicina Riabilitativa, con<br />

l’obiettivo di favorire il recu<strong>per</strong>o delle capacità<br />

residue funzionali e attitudinali della <strong>per</strong>sona,<br />

l’autonomia e la qualità della vita mediante<br />

una riabilitazione di Alta Specializzazione.<br />

Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifi -<br />

co dal 1969 è oggi presente su tutto il territorio<br />

italiano con una rete di 11 Istituti Scientifi ci e<br />

3 Centri di Prevenzione. L’attività clinica, rivolta<br />

a soggetti post-acuti e cronici, è orientata<br />

alla diagnosi e alla cura delle malattie professionali,<br />

individuando e prevenendo i rischi legati<br />

ad attività produttive, e alla Riabilitazione<br />

di pazienti con menomazioni neuromotorie,<br />

cardiologiche, pneumologiche e di patologie<br />

croniche polisistemiche disabilitanti,<br />

favorendo il reinserimento della <strong>per</strong>sona al<br />

lavoro e alle attività quotidiane e prevenendone<br />

la disabilità. L’attività assistenziale è di supporto<br />

alla ricerca scientifi ca <strong>per</strong> l’elaborazione di<br />

protocolli diagnostici, linee guida e protocolli<br />

riabilitativi ad approccio multidisciplinare<br />

nell’ambito di patologie complesse, di grande<br />

rilevanza epidemiologica e ad elevato assorbimento<br />

di risorse. L’attività di ricerca si avvale<br />

di 48 Laboratori Scientifi ci e si sviluppa <strong>per</strong><br />

linee e tematiche sia specifi che che trasversali<br />

all’attività complessiva. La struttura a rete<br />

diffusa sul territorio nazionale <strong>per</strong>mette, da<br />

un lato di accedere a campioni signifi cativi<br />

dal punto di vista epidemiologico, dall’altro di<br />

garantire un continuo scambio di informazioni<br />

ed es<strong>per</strong>ienze in gruppi di lavoro omogenei,<br />

interdisciplinari e multiprofessionali che<br />

assicurano l’eccellenza dei <strong>per</strong>corsi clinicoassistenziali<br />

e della ricerca scientifi ca.<br />

editoriale<br />

un anno<br />

positivo<br />

Quando sfoglierete questo numero di NOTIZIE FSM saranno giorni di festa e<br />

di vacanza, giorni in cui è più facile poter dedicare tempo e attenzione alle<br />

<strong>per</strong>sone e alle passioni che più ci stanno a cuore.<br />

Si è ormai concluso un anno particolarmente impegnativo <strong>per</strong> tutti noi, sia<br />

<strong>per</strong> i fatti riguardanti la sanità che hanno trovato larga eco nelle cronache<br />

di tutti i quotidiani, italiani e non, sia <strong>per</strong> una crisi che ha interessato e sta<br />

interessando tutti i settori delle attività produttive, ma, non dimentichiamolo,<br />

anche di quelle legate all’ambito sanitario. Nonostante questo possiamo<br />

affermare che si è trattato di un anno positivo sotto molti aspetti. Come non<br />

ho mancato di sottolineare in occasione della nostra Giornata celebrativa di<br />

novembre, <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> gode oggi di un apprezzamento trasversale<br />

da parte delle Istituzioni nazionali e regionali che ne riconoscono, da un lato<br />

l’alta specializzazione delle prestazioni, dall’altro la capacità di individuare<br />

<strong>per</strong>corsi di interventi innovativi.<br />

È un risultato importante che premia il lavoro di tutti voi svolto<br />

quotidianamente con passione e dedizione.<br />

Ma non dobbiamo fermarci. Ciascun traguardo è da considerarsi un punto<br />

di partenza <strong>per</strong> individuare nuovi fi loni di ricerca e nuovi <strong>per</strong>corsi di cura.<br />

Questo si aspettano i nostri pazienti.<br />

E le sfi de che accogliamo a volte ci portano lontano, come è il caso<br />

della collaborazione avviata un anno fa con l’Accademia Russa delle<br />

Scienze che trovate in a<strong>per</strong>tura della rivista: un progetto che vede oggi<br />

<strong>Fondazione</strong> protagonista nell’applicazione in riabilitazione e nel campo<br />

delle nanotecnologie di s<strong>per</strong>imentazioni pensate ed utilizzate fi no ad oggi<br />

nell’ambito della Medicina spaziale.<br />

Altri sono gli esempi che sfogliando questo numero natalizio di NOTIZIE<br />

FSM ci danno la misura dell’impegno profuso: dalla nuova terapia contro il<br />

cancro al fegato s<strong>per</strong>imentata a Pavia alla riabilitazione con una tecnologia<br />

all’avanguardia come il Lokomat presente da qualche mese all’Istituto<br />

di Montescano, fi no all’assistenza complessa richiesta <strong>per</strong> un paziente<br />

trapiantato con cuore artifi ciale e messa in atto a Veruno.<br />

<strong>Un</strong> augurio di buone feste a tutti voi,<br />

buona lettura.<br />

Il Presidente<br />

NOTIZIE FSM<br />

1


NOTIZIE FSM<br />

Rivista trimestrale della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 4 - 27100 Pavia<br />

www.fsm.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Micaela Marcon<br />

Redazione<br />

UNOPUNTOTRE<br />

Via G.B. Im<strong>per</strong>iali, 13 - 36100 Vicenza<br />

Tel./Fax 0444 317974<br />

info@unopuntotre.it<br />

Stampato su carta contenente 100% di fi bre riciclate<br />

in conformità con RAL UZ 14- Blue Angel<br />

NOTIZIE FSM<br />

4 IL FOCUS<br />

Il progresso della scienza medica passa da Marte<br />

10 LA RETE<br />

Hepasphere: contro i tumori come un cavallo di Troia<br />

14 ATTIVITÀ E…<br />

<strong>Un</strong> aiuto alla ricerca: nasce la biobanca Bruno Boerci<br />

Il sollievo arriva dall’acqua<br />

<strong>Un</strong> ambulatorio dedicato<br />

20 PLUS<br />

Al servizio di pazienti speciali<br />

22 PAROLA DI<br />

L’inguaribile voglia di vivere<br />

24 IN CLASSE<br />

42 PARLANO DI NOI<br />

Il convegno di cui parlare: Qualità dell’aria e salute<br />

L’approccio bobathiano <strong>per</strong> il paziente emiparetico<br />

La <strong>Fondazione</strong> e i media<br />

2 Specialisti europei a lezione in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

44 NONSOLO FSM<br />

3<br />

Giornata <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> 2009<br />

Dai microgrammi ai quintali<br />

Foto<br />

Archivio <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Progetto Grafi co<br />

BtoB - Vicenza<br />

Stampa<br />

Tipografi a Nuova Jolly<br />

Viale dell’Industria, 28<br />

35030 Rubano (PD)<br />

Registrazione Tribunale di Padova<br />

n. 2120 del 25 febbraio 2008<br />

28 LO STUDIO GRAFICO<br />

Frattura del femore: l’importanza dei controlli nel tempo<br />

30 DENTRO LA QUALITÀ<br />

La qualità a confronto<br />

32 TECHNOLOGIE<br />

<strong>Un</strong> <strong>robot</strong> <strong>per</strong> amico<br />

34 STILI DI VITA<br />

Il peso della postura<br />

38 IL CASO<br />

<strong>Un</strong> cuore speciale<br />

40 NEWS<br />

NOTIZIE FSM


Il focus<br />

NON SOLO SPAZIO<br />

4 La medicina spaziale ha dato e continua a<br />

dare un contributo signifi cativo al progresso<br />

luoghi con condizioni di vita estreme come deserti,<br />

montagne e oceani, in Artico e Antartico e in<br />

5<br />

Ha un peso storico l’accordo sottoscritto in data<br />

della medicina terrestre e alla scienza medica<br />

laboratori terrestri. Gli es<strong>per</strong>imenti di simulazione<br />

<strong>18</strong>/12/2008 tra <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, con la<br />

partecipazione e l’assistenza di SIB Laboratories LTD,<br />

e il Centro Scientifi co Statale della Federazione Russa -<br />

Istituto <strong>per</strong> i Problemi Medico Biologici della Accademia<br />

Russa delle Scienze (IPBM). La collaborazione ha lo<br />

scopo di promuovere lo studio di tecnologie avanzate<br />

nei campi della medicina e della biologia. In particolare,<br />

i settori di interesse spaziano dalla fi siologia umana<br />

alla riabilitazione (neuromotoria, cardio-angiologica,<br />

pneumologica, integrativa) e alla psicologia, fi no alla<br />

biologia cellulare.<br />

Per quanto concerne le ricerche applicate, la collaborazione<br />

si realizza attraverso studi nel campo della tutela<br />

della salute <strong>per</strong> effetto di fattori estremi e sfavorevoli<br />

dell’ambiente esterno, nonché l’individuazione e<br />

prevenzione dei rischi legati all’attività professionale.<br />

Coinvolti anche il monitoraggio microbico, l’analisi<br />

chimica e fi sico-chimica, la fi siologia i<strong>per</strong>barica e la<br />

in generale. Nuove conoscenze, metodologie,<br />

strumentazioni, tecniche e mezzi della telemedicina<br />

si sono fatti strada verso l’applicazione<br />

nell’assistenza sanitaria. La ricerca biomedica<br />

sui biosatelliti in particolare, ha <strong>per</strong>messo di<br />

identifi care i meccanismi attraverso i quali i voli<br />

spaziali infl uenzano i differenti organismi viventi<br />

e, con la nascita della biologia e della fi siologia<br />

gravitazionale, ha gettato la base teorica <strong>per</strong><br />

l’indagine delle condizioni fi siche dell’uomo nello<br />

spazio. Gli es<strong>per</strong>ti hanno quindi focalizzato la loro<br />

attenzione sulla ricerca biomedica su cosmonauti<br />

in orbita <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi, indagando sulla<br />

sicurezza e l’ottimizzazione delle <strong>per</strong>formance<br />

umane in condizioni estreme, sviluppando le<br />

modalità di assistenza medica nel corso di missioni<br />

di lungo <strong>per</strong>iodo. L’obiettivo consiste nel realizzare<br />

(ipocinesia, immersione, isolamenti <strong>per</strong> lunghi<br />

<strong>per</strong>iodi ecc.) hanno <strong>per</strong>messo di studiare sistemi<br />

differenti di training locomotorio, testare nuovi<br />

esercizi da sforzo e diversi tipi di contromisure.<br />

Es<strong>per</strong>imenti di isolamento <strong>per</strong> lungo <strong>per</strong>iodo<br />

hanno fi ssato invece l’attenzione sulla evoluzione<br />

dello stato psicofi siologico del soggetto e sulla<br />

interazione umana con l’ambiente artifi ciale.<br />

Test biologici, d’altra parte, hanno reso possibile<br />

investigare i meccanismi attraverso i quali i<br />

sistemi viventi reagiscono alla microgravità, così<br />

da comprendere la logica di adattamento di un<br />

organismo all’impatto di un volo nello spazio,<br />

stimare il ruolo dei fattori genetici e in particolare<br />

il ruolo biologico della gravità consentendo<br />

signifi cativi progressi nelle scienze della vita. Per<br />

citare solo un esempio dei risvolti pratici della<br />

medicina sottomarina, la telemedicina e la medicina<br />

misure <strong>per</strong> la prevenzione di effetti collaterali sul medicina spaziale, si consideri che un’ampia<br />

spaziale.<br />

corpo umano <strong>per</strong> effetto della microgravità, e mira gamma di prodotti medicali studiati <strong>per</strong> indagini<br />

a far sì che i cosmonauti mantengano un buono a bordo di stazioni orbitali è stata impiegata in<br />

I protagonisti<br />

stato di salute e un buon livello di prestazioni.<br />

laboratori mobili <strong>per</strong> screening di massa sulla<br />

L’accordo porta la fi rma del Presidente di <strong>Fondazione</strong><br />

Gli effetti dei voli spaziali sul corpo umano sono popolazione e, su altro fronte, <strong>per</strong> stabilire la<br />

<strong>Maugeri</strong> Professor Umberto <strong>Maugeri</strong> e del Professor Igor<br />

stati esplorati non solo in missioni vere e proprie situazione ambientale in siti industriali di diverse<br />

Borosovich Ushakov, Direttore Accademico dell’Istituto<br />

<strong>per</strong> i Problemi Medico Biologici dell'Accademia Russa<br />

delle Scienze.<br />

ma anche in un ampio numero di spedizioni in<br />

regioni.<br />

NOTIZIE FSM<br />

Il progresso<br />

della<br />

scienza<br />

medica<br />

passa<br />

da Marte<br />

Siglato un importante accordo tra<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e Accademia Russa delle Scienze<br />

<strong>per</strong> favorire sviluppi innovativi<br />

nei campi della medicina e della biologia


6<br />

Il focus<br />

NOTIZIE FSM<br />

Nutrito il nucleo dei rappresentanti delle varie istituzioni incaricati di<br />

coordinare e valutare tutti i delicati aspetti scientifi ci, tecnici e legali che tali<br />

progetti comportano. Rappresentante di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> <strong>per</strong> gli aspetti<br />

tecnico-scientifi ci del progetto è il Professor Marcello Imbriani, Direttore<br />

Scientifi co di <strong>Fondazione</strong>. SIB Laboratories LTD, nelle fi gure del Dottor<br />

Olivier Raimond e del dottor Carlo Farina, supporta <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>,<br />

nella valutazione e nell’assistenza dei progetti di ricerca. Rappresentanti<br />

di IBMP il Professor Orlov Oleg Igorevich, vice direttore e Responsabile<br />

Scientifi co dell’Istituto, Belakovsky Mark Samuilovich, Direttore Uffi cio Esteri<br />

e Solodonikov Vladimir Alexandrovic, <strong>per</strong> le questioni di identifi cazione,<br />

valutazione degli oggetti di proprietà intellettuale e industriale.<br />

La visita<br />

Tra il 20 e il 23 settembre scorso una delegazione di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>,<br />

guidata dal Professor Imbriani, si è recata a Mosca. Nel suo intervento<br />

alla XIV Conferenza Internazionale della telemedicina, il vice Presidente<br />

dell’Accademia Russa delle Scienze Anatoly Ivanovich Grigoriev ha espresso<br />

vivo apprezzamento <strong>per</strong> i rapporti instaurati con <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> nel<br />

campo della ricerca scientifi ca ed ha auspicato un ampliamento della<br />

collaborazione in altri campi scientifi ci.<br />

Progetto Marte<br />

<strong>Un</strong> momento assolutamente memorabile della visita è consistito nella visita<br />

alla navicella spaziale “Progetto Marte 500”. Secondo il progetto, a marzo<br />

2010 avrà inizio il nuovo es<strong>per</strong>imento di simulazione del volo su Marte con la<br />

partecipazione di sei cosmonauti (quattro russi e due stranieri) <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo<br />

di 520 giorni. La visita della delegazione è stata occasione <strong>per</strong> la consegna a<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> del Diploma e medaglia d’argento <strong>per</strong> la partecipazione al<br />

Concours Lepin di Strasburgo Salone Europeo delle Invenzioni con il progetto<br />

di brevetto “Composizione Nanostrutturata Biocidi”. La visita ha portato inoltre<br />

alla costituzione di un Dipartimento <strong>per</strong> l’attività congiunta e la presentazione<br />

del tomo sulla Nanotecnologia; lo scorso 7 ottobre la delegazione Nanotech<br />

si è recata in visita a Pavia.<br />

UN CENTRO DI<br />

ECCELLENZA CON CUI<br />

COLLABORARE<br />

Il Centro Scientifi co Statale della<br />

Federazione Russa - Istituto <strong>per</strong> i<br />

Problemi medico Biologici della<br />

Accademia Russa delle Scienze<br />

(IBMP) è leader in Russia <strong>per</strong><br />

la ricerca in biologia spaziale<br />

e medicina, il supporto<br />

biomedico ai piloti<br />

impegnati in missioni<br />

spaziali, nonché <strong>per</strong> la<br />

sicurezza e l’assistenza<br />

degli equipaggi. IBMP<br />

dispone di attrezzature<br />

avveniristiche: una base<br />

terrestre s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong><br />

realizzare studi sull’essere<br />

umano in condizioni di<br />

isolamento prolungato e in<br />

ambienti artifi ciali; un centro<br />

<strong>per</strong> test fi siologici <strong>per</strong> le<br />

simulazioni e lo studio sugli<br />

effetti fi siologici e biologici<br />

della microgravità e non solo;<br />

una centrifuga radio di 9 metri; una<br />

vasca che simula le immersioni fi no a<br />

250 metri di profondità. L’Istituto conta uno<br />

staff di circa 300 ricercatori, dispone di una<br />

Commissione Accademica che su<strong>per</strong>visiona<br />

gli studi nei settori di aviazione, medicina<br />

spaziale e marina, biotecnologia, sicurezza<br />

nelle emergenze.<br />

NOTIZIE FSM<br />

7


8<br />

Il focus<br />

Dispositivo Regent<br />

NOTIZIE FSM<br />

LE ATTIVITÀ DI RICERCA: I PRIMI RISULTATI<br />

La collaborazione di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> con SIB LAB riguarda principalmente<br />

due aree di attività: riabilitazione e nanotecnologie.<br />

Riabilitazione<br />

Si indagano quindi le possibili applicazioni, nella pratica clinica riabilitativa,<br />

di tecnologie ed es<strong>per</strong>imenti condotti nel campo della Medicina spaziale.<br />

Questo signifi ca produzione, analisi e certifi cazione di nuovi dispositivi<br />

medicali, alcuni dei quali sono già realtà e in s<strong>per</strong>imentazione in <strong>Fondazione</strong><br />

presso i servizi di Terapia occupazionale e di Fisiatria dell'Istituto di Pavia.<br />

L’Istituto <strong>per</strong> i Problemi medico Biologici dell'Accademia Russa delle Scienze<br />

(IBMP) ha studiato la sindrome ipocinetica motoria sviluppata dai cosmonauti<br />

che soggiornano <strong>per</strong> un lungo <strong>per</strong>iodo nello spazio in uno stato di assenza<br />

di gravità. A causa dell’assenza di gravità, e conseguentemente dell’abituale<br />

attività fi sica, i muscoli dei cosmonauti si atrofi zzano; contestualmente la<br />

composizione delle fi bre muscolari si altera; le funzioni dei sensori motori<br />

si deteriorano o si alterano, <strong>per</strong> esempio nel caso delle funzioni vestibolari e<br />

delle strategie di controllo del movimento; la colonna vertebrale <strong>per</strong>de la sua<br />

naturale curvatura, e anche <strong>per</strong> questa ragione dopo il volo il corpo risulta più<br />

lungo.<br />

Axial loading suit - Lavorando a queste problematiche, attraverso studi su<br />

modelli di microgravità come il “Dry Immersion” e il “Bed rest”, il team del<br />

Prof. Kzlovkaya ha sviluppato uno speciale indumento chiamato “Penguin”,<br />

il quale crea un peso assiale artifi ciale sull’apparato muscolo-scheletrico<br />

compensando l’assenza di attività motoria. La <strong>per</strong>manenza <strong>per</strong> sette giorni<br />

di un essere umano in “Dry immersion” ha dato risultati signifi cativi: tra<br />

gli altri, l’atrofi a delle fi bre nei soggetti che vestivano “Penguin” non era<br />

signifi cativa, mentre nei soggetti che non lo indossavano veniva riscontrato<br />

un valore variabile da 5 a 10%. L’indumento vestito dai cosmonauti durante<br />

le missioni nello spazio è quindi in grado di compensare il defi cit di peso sul<br />

sistema muscolo-scheletrico, il defi cit di equilibrio di peso e la trasmissione<br />

propriocettiva di impulsi.<br />

Regent - Le ricerche svolte hanno provato che le anormalità nelle funzioni<br />

senso-motorie osservate nei cosmonauti sono sorprendentemente simili al<br />

deterioramento cui incorrono i pazienti dopo un evento acuto come ictus o un<br />

trauma cranio-cerebrale. Sulla base di questa premessa, la versione spaziale<br />

dell’indumento è stata adattata <strong>per</strong> i pazienti (terrestri) attraverso la messa a<br />

punto di “Regent”, un indumento utilizzato <strong>per</strong> ristabilire le funzioni motorie<br />

e la riabilitazione in pazienti colpiti da ictus o gravi traumi cranio-cerebrali.<br />

Il dispositivo funziona attraverso la produzione o l’incremento di carichi<br />

longitudinali sulle strutture scheletriche, l’aumento di resistenza muscolare<br />

durante il movimento e il contrasto di posture patologiche.<br />

Viene impiegato <strong>per</strong> indurre variazioni di postura e <strong>per</strong> la produzione di carichi<br />

sul sistema muscolo scheletrico nel trattamento neuro-riabilitativo non<br />

farmacologico. È destinato dunque a pazienti affetti da malattie del sistema<br />

nervoso centrale (SNC) e muscolo scheletrico, stroke ischemico e sequele di<br />

trauma spinali.<br />

Gli effetti riabilitativi dell’indumento sono stati testati con successo:<br />

es<strong>per</strong>imenti clinici hanno dimostrato che pazienti impegnati in esercizi<br />

quotidiani (da 20 minuti a un’ora e mezzo secondo l’età) <strong>per</strong> 10-15 giorni,<br />

indossando il Regent, registravano un signifi cativo aumento della stabilità<br />

dinamica e diminuzione del grado di paresi in confronto al gruppo di<br />

controllo, composto da pazienti riabilitati con metodi tradizionali. Dopo il<br />

trattamento, il 47% dei pazienti si muoveva con facilità, contro un 25% del<br />

gruppo di controllo. Il trattamento ripetuto <strong>per</strong> alcuni anni porta a risultati<br />

stabili e a miglioramenti non solo motori, ma anche delle funzioni legate al<br />

linguaggio. Attualmente il dispositivo è in fase di s<strong>per</strong>imentazione presso i<br />

servizi di Terapia occupazionale e di Fisiatria.<br />

Foot loading imitator “Korvit” - Gli studi svolti dal IBMP hanno evidenziato che<br />

il “Bed rest” causa lo stesso deterioramento in fatto di atrofi a, atonia e atassia<br />

muscolare, causati dall’assenza di gravità, ma più lentamente. Il lavoro sui<br />

risultati di questo test ha portato alla produzione del Korvit, uno stimolatore<br />

meccanico che funziona con la collocazione di recettori alla base del piede.<br />

Il dispositivo induce una stimolazione meccanica della base del piede,<br />

attivando le afferenze nervose; viene impiegato in Neurologia nella profi lassi e<br />

Alcuni momenti della visita della delegazione di<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> all'Accademia Russa delle Scienze<br />

riabilitazione di disturbi della postura e della locomozione,<br />

in casi di immobilità <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi.<br />

Il dispositivo imita la normale marcia stimolando<br />

meccanicamente le zone del piede abitualmente attivate<br />

in questo movimento. L’unicità del dispositivo consiste<br />

nel fatto che riproduce l’azione fi sica sul piede durante<br />

la deambulazione: pressione, durata dell’impulso,<br />

intervalli delle azioni tra calcagno e la parte anteriore<br />

ecc. Il ventaglio di campi di applicazione è estremamente<br />

ampio e va dallo stroke ischemico, trauma cerebrale,<br />

traumi midollari, malattie del Sistema Nervoso Centrale,<br />

a patologie cardiologiche e ridotta mobilità indotta<br />

da invecchiamento e malattie croniche. Anche questo<br />

dispositivo è in s<strong>per</strong>imentazione nei servizi di Terapia<br />

occupazionale e Fisiatria.<br />

Miostim - Si tratta di un elettrostimolatore, progettato<br />

congiuntamente da scienziati austriaci e russi, impiegato<br />

nella stimolazione primaria a lungo termine <strong>per</strong> la<br />

rigenerazione lenta delle fi bre muscolari e raccomandato<br />

<strong>per</strong> la riabilitazione di pazienti provati da un lungo <strong>per</strong>iodo<br />

di immobilità.<br />

Nanotecnologie<br />

In collaborazione con le principali attività dell’Institute of<br />

Applied Nanotechnology con cui <strong>Fondazione</strong> ha avviato<br />

la collaborazione, le ricerche attivate riguardano da<br />

un lato lo sviluppo di tecnologie <strong>per</strong> rivestimenti (con<br />

impiego di nano materiali battericidi o biocompatibili <strong>per</strong><br />

applicazioni mediche, igieniche e sanitarie), dall’altro lo<br />

sviluppo di vernici con caratteristiche ecologiche, anticorrosive<br />

e battericide. Le applicazioni in campo medico<br />

consentono invece la produzione di protesi ortopediche<br />

e altri dispositivi <strong>per</strong> la riabilitazione e strumentazione<br />

con proprietà battericide. La s<strong>per</strong>imentazione si svolge<br />

presso il CNIT (Centro Nazionale di Informazione<br />

Tossicologica), il Centro di Ricerche Ambientali di Padova,<br />

le <strong>Un</strong>ità di Terapia Occupazionale e Fisiatria, e prevede<br />

una collaborazione con l’<strong>Un</strong>iversità degli Studi di Pavia.<br />

9


10<br />

La rete<br />

Dr. Guido Poggi dell'U.O.<br />

Oncologia II dell'Istituto<br />

di Pavia<br />

Hepasphere in soluzione<br />

di Oxaliplatino<br />

NOTIZIE FSM<br />

Hepasphere:<br />

contro i tumori<br />

come un<br />

cavallo di Troia<br />

I medici ricercatori dell’U.O. di Oncologia Medica II dell’Istituto di Pavia<br />

dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, in collaborazione con il dipartimento<br />

di Radiologia Interventistica dell’IRCCS Policlinico San Matteo, hanno<br />

s<strong>per</strong>imentato una nuova terapia contro il cancro del fegato<br />

Immaginate un tumore primitivo del fegato che neppure la chemioterapia<br />

riesce a scalfi re; immaginate poi delle piccolissime sfere (50-200 mcm) in grado<br />

di caricarsi di agenti chemioterapici; immaginate infi ne un ipotetico Ulisse,<br />

che nel nostro caso non è un solo uomo ma un gruppo di medici ricercatori.<br />

Questi saranno i protagonisti della storia che stiamo <strong>per</strong> raccontarvi.<br />

Il nemico - I tumori primitivi del fegato che non rispondono alle tradizionali<br />

cure chemioterapiche e non sono asportabili chirurgicamente, in particolare<br />

l’epatocarcinoma ed il colangiocarcinoma. Il tumore al fegato è la quinta<br />

causa di morte a livello mondiale e la sua incidenza è in aumento; colpisce<br />

maggiormente i pazienti con cirrosi epatica correlata ad epatite C. Anche<br />

il colangiocarcinoma intraepatico, che ha origine dalla trasformazione<br />

neoplastica delle cellule delle vie biliari e rappresenta circa il 20% di tutti i<br />

tumori primitivi del fegato, è in aumento. Si tratta di tumori che reagiscono alle<br />

terapie embolizzanti, che ostruiscono i vasi sanguigni, <strong>per</strong>ché si alimentano<br />

<strong>per</strong> via arteriosa; il fegato, invece, ha un doppio ingresso di alimentazione:<br />

la vena porta (<strong>per</strong> il 70%) e l’arteria epatica (<strong>per</strong> il 30%). È<br />

possibile necrotizzare una parte di fegato, quella malata,<br />

senza danneggiare la restante parte sana dell’organo,<br />

<strong>per</strong>ché quest’ultima riceve la maggior quantità di sangue,<br />

e quindi di nutrimento, dalla vena porta, mentre il tumore,<br />

una volta ostruita la via arteriosa, viene ischemizzato e<br />

muore.<br />

Ulisse - L’equipe di medici ricercatori dell’U.O. Oncologia<br />

II dell’Istituto Scientifi co di Pavia-via <strong>Maugeri</strong> dell’IRCCS<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, diretta dal Dr. Giovanni Bernardo,<br />

in collaborazione con il Dipartimento di Radiologia<br />

Interventistica dell’IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia.<br />

Il gruppo di ricercatori ha s<strong>per</strong>imentato l’utilizzo della<br />

TACE (Transcatheter Arterial ChemoEmbolization) nel<br />

trattamento delle neoplasie primitive epatiche nell’ambito<br />

di studi clinici pubblicati sulle riviste scientifi che Anticancer<br />

Research e Cardiovascular and Interventional Radiology.<br />

Il cavallo - Transcatheter Arterial ChemoEmbolization<br />

(TACE), ovvero embolizzazione arteriosa con agenti<br />

chemioterapici; è il metodo attraverso il quale i farmaci<br />

che agiscono contro il tumore vengono trasportati<br />

all’interno del tumore stesso. Per mezzo di un catetere<br />

inserito nell’arteria che porta il sangue alla neoplasia,<br />

i farmaci chemioterapici raggiungono direttamente il<br />

tumore, colpendolo nella sua sede, mentre il materiale<br />

embolizzante chiude le sue vie di alimentazione. La<br />

procedura avviene miscelando il chemioterapico con una<br />

sostanza liquida oleosa, che veicola il farmaco attraverso<br />

la circolazione arteriosa direttamente nel tumore, e ne<br />

embolizza i vasi.<br />

NOTIZIE FSM<br />

11


12<br />

Plus La rete<br />

Dagli studi di farmacocinetica risulta tuttavia che buona<br />

parte del farmaco chemioterapico si ritrova nel torrente<br />

circolatorio dell’intero organismo, e non solo nei vasi<br />

del tumore. In sostanza, il canale è valido, ma bisogna<br />

individuare altri veicoli più adatti a trasportare il farmaco,<br />

in modo da non vanifi carne l’effi cacia e causare minore<br />

tossicità sistemica.<br />

I soldati - Le hepasphere. Le microsfere utilizzate <strong>per</strong><br />

veicolare i farmaci lungo le arterie svolgono una doppia<br />

azione: meccanica <strong>per</strong>ché bloccano fi sicamente il vaso<br />

che porta il nutrimento al tumore; farmacologica <strong>per</strong>ché<br />

rilasciano il chemioterapico che trasportano direttamente<br />

in sede tumorale. Ma le microsfere non sono tutte uguali.<br />

Le hepasphere, in virtù della loro duplice modalità di<br />

carica, assorbono dosi più elevate di farmaco (rispetto<br />

alle altre particelle), in particolare l’oxaliplatino, un<br />

potente chemioterapico dotato di marcata tossicità se<br />

somministrato <strong>per</strong> via sistemica.<br />

L’idea - La sco<strong>per</strong>ta dei ricercatori è legata all’associazione<br />

tra mezzo e farmaco: aver dunque verifi cato che<br />

l’oxaliplatino, non solo viene ben assorbito dalle<br />

hepasphere, ma viene rilasciato solo all’interno del<br />

tumore, senza dis<strong>per</strong>sioni, come evidenziato dagli studi<br />

di farmacocinetica eseguiti nel Laboratorio di Misure<br />

Ambientali e Tossicologiche diretto dal dr. Claudio Minoia.<br />

Per la prima volta si è provato a caricare le microsfere con<br />

Le hepasphere in azione in sede tumorale<br />

questo tipo di farmaco, intervenendo su un tumore, il<br />

colangiocarcinoma, che è solo parzialmente responsivo<br />

al trattamento sistemico con oxaliplatino. “Abbiamo<br />

applicato questa tecnica a tumori non o<strong>per</strong>abili e<br />

refrattari alle tradizionali cure chemioterapiche - afferma<br />

il dr. Guido Poggi dell’Oncologia Medica II - ottenendo<br />

un incoraggiante miglioramento della sopravvivenza<br />

dei pazienti in cura. Si tratta infatti di tumori che, se<br />

non o<strong>per</strong>abili, hanno una prognosi infausta a breve<br />

termine”.<br />

I risultati - Effetti collaterali minimizzati. Gli agenti<br />

chemioterapici vengono rilasciati solo una volta giunti<br />

in sede tumorale, senza essere dis<strong>per</strong>si nel sangue,<br />

quindi senza creare effetti collaterali sistemici. Il tumore,<br />

colpito al suo interno, viene necrotizzato.<br />

I possibili sviluppi futuri. Questa è una storia vera, e lascia<br />

s<strong>per</strong>are che in futuro si possano caricare le microsfere<br />

con nuovi farmaci, biologici o antiangiogenetici,<br />

oppure combinare più chemioterapici, <strong>per</strong> un risultato<br />

più effi cace; si potrà infi ne tentare di ampliare la sfera<br />

d’azione del trattamento agendo su altri tipi di tumore.<br />

C’è ancora molto da studiare, provare e verifi care,<br />

soprattutto <strong>per</strong> risolvere il problema delle recidive; si<br />

tratta in ogni caso di un traguardo importante.<br />

13


14<br />

Attività e...<br />

NOTIZIE FSM<br />

<strong>Un</strong> aiuto<br />

alla ricerca:<br />

nasce la biobanca<br />

Bruno Boerci<br />

Grazie al contributo della <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci, il Laboratorio di Medicina<br />

S<strong>per</strong>imentale dell’Istituto Scientifi co di Pavia da novembre ospita il Centro di<br />

Risorse Biologiche (CRB), meglio noto come Biobanca tissutale<br />

È stata inaugurata lo scorso novembre, presso il Laboratorio di Medicina<br />

S<strong>per</strong>imentale dell’Istituto Scientifi co di Pavia, la Biobanca Oncologica “Bruno<br />

Boerci”: una sorta di ‘archivio’ nel quale vengono catalogati materiale biologico<br />

e informazioni di qualità certifi cata a supporto della ricerca biomedica, nel<br />

pieno rispetto delle normative nazionali ed internazionali, dei diritti dei<br />

pazienti e dei donatori. Si tratta nello specifi co di un luogo dove vengono<br />

stoccati e criopreservati a tempo indeterminato, e in refrigeratori dedicati,<br />

tessuti e cellule dei tumori asportati durante gli interventi chirurgici a pazienti<br />

che abbiano fornito il loro consenso. La Biobanca Oncologica è un’iniziativa di<br />

grande valore scientifi co resa possibile grazie alla donazione di una cospicua<br />

quota di fondi da parte della <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci nella <strong>per</strong>sona del suo<br />

presidente, la signora Giuseppina Bezzi Boerci. Il supporto della <strong>Fondazione</strong><br />

Boerci garantirà la sostenibilità del Progetto Biobanca Oncologica e <strong>per</strong>metterà<br />

di fi nanziare una Borsa di Studio a favore di un Biologo dedicato alla gestione<br />

del Centro.<br />

“<strong>Un</strong> riconoscimento alla competenza e all’umanità dimostrata dai professionisti<br />

di <strong>Fondazione</strong>, da tempo impegnati nella ricerca oncologica - ha affermato la<br />

Prof. Silvia Priori, Direttore Scientifi co dell’Istituto di Pavia e responsabile del<br />

progetto, all’inaugurazione -. <strong>Un</strong> disegno lungimirante che coinvolge i nostri<br />

pazienti che possono infatti donare parte del tessuto biologico eccedente la<br />

diagnosi a favore della Biobanca, in modo da fornire un materiale unico e<br />

prezioso <strong>per</strong> l’avanzamento della ricerca, sancendo una forte alleanza con i<br />

medici e i ricercatori nella comune lotta contro il cancro”.<br />

Nella pratica, si tratta di un progetto che prevede nella prima fase la messa a<br />

punto e la validazione di procedure condivise <strong>per</strong> le diverse fasi della raccolta<br />

e della criopreservazione del materiale tumorale e in una fase successiva<br />

lo sviluppo di studi, con metodiche di biologia molecolare, <strong>per</strong> l’analisi dei<br />

campioni conservati in Biobanca, sulla base di progetti di ricerca oncologica<br />

dedicati all’approfondimento dei meccanismi della cancerogenesi e alla<br />

validazione delle migliori terapie antitumorali.<br />

Sotto: il locale che ospita la biobanca<br />

BIOBANCA:<br />

COSA ACCADE NELLA PRATICA<br />

Dopo neppure 15 minuti dall’asportazione del tumore,<br />

il pezzo anatomico viene avviato, da un lato agli<br />

accurati esami cito-istologici di diagnosi, dall’altro<br />

alla preparazione di ‘aliquote’ di tessuto, tutelate da<br />

codifi cate procedure a difesa della privacy, da porre<br />

in vere e proprie casseforti di refrigeratori a - 80°C.<br />

In un ambiente sorvegliato da un sistema d’accesso<br />

a codici, le aliquote rese anonime potranno essere<br />

utilizzate <strong>per</strong> studi genetici e molecolari o <strong>per</strong> testare<br />

su un preciso tipo di tumore l’effi cacia di farmaci<br />

innovativi o di nuove modalità di combinazione.<br />

LA FONDAZIONE<br />

BRUNO BOERCI<br />

Nata quest’anno <strong>per</strong> onorare in modo<br />

degno e duraturo la memoria di Bruno<br />

Boerci, noto imprenditore pavese, su<br />

iniziativa della moglie Giuseppina Bezzi<br />

Boerci, la <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci è<br />

una O.N.L.U.S. con fi nalità di solidarietà<br />

sociale. I suoi obiettivi sono:<br />

aprovvedere al sostegno fi nanziario della<br />

ricerca scientifi ca nel campo dell’oncologia<br />

molecolare e s<strong>per</strong>imentale, delle discipline<br />

bio-mediche e delle loro implicazioni sociali,<br />

in particolare fi nanziando progetti di ricerca<br />

e borse di studio <strong>per</strong> il <strong>per</strong>fezionamento<br />

professionale dei ricercatori;<br />

apromuovere ed organizzare la raccolta di<br />

fondi necessari allo sviluppo della ricerca;<br />

adiffondere la conoscenza delle attività di<br />

studio e di ricerca oncologica<br />

asostenere ed incoraggiare lo studio di<br />

studenti meritevoli ma in diffi coltà.<br />

Il Centro sarà collegato ad analoghe iniziative sia a livello<br />

nazionale (Biobanca degli IRCCS oncologici RIBO) sia a<br />

livello Europeo. Coinvolti nel progetto anche Alleanza<br />

contro il Cancro, Rete Oncologica Lombarda (R.O.L.), Rete<br />

Nazionale delle Biobanche ed European Bio-banking and<br />

Biomolecular Resource Infrastructure.<br />

“Il valore scientifi co della Biobanca risiede anche nel<br />

fatto che si tratta di un’es<strong>per</strong>ienza trasferibile, che a<br />

cascata può generare benefi cio non soltanto in campo<br />

strettamente biologico ma anche in tanti ambiti<br />

dell’attività sanitaria pubblica e privata - ha affermato<br />

il Prof. Marcello Imbriani -. Senza dubbio il progetto<br />

rientra nel processo di medicina <strong>per</strong>sonalizzata, che<br />

pone la <strong>per</strong>sona al centro dell’evento che la coinvolge. È<br />

davvero importante affi ancare sempre alle competenze<br />

professionali l’umanità che deve contraddistinguere ogni<br />

o<strong>per</strong>atore”. Parole apprezzate e riprese nel commosso<br />

intervento della Presidente signora Bezzi Boerci. “È<br />

questo il primo gesto concreto con cui avviamo il nostro<br />

impegno nel sostenere la ricerca in ambito oncologico”.<br />

L'inaugurazione ha visto anche gli interventi del dr.<br />

Maurizio D’Incalci dell’Istituto Ricerche Farmacologiche<br />

Mario Negri, che ha illustrato il ruolo centrale della<br />

biobanca nella ricerca oncologica, e del Prof. Luciano<br />

Eusebi dell’<strong>Un</strong>iversità Cattolica di Piacenza, che ne ha<br />

approfondito gli aspetti etici e medico-legali. Quindi è stata<br />

consegnata la Borsa di Studio Bruno Boerci alla biologa<br />

selezionata <strong>per</strong> la gestione o<strong>per</strong>ativa della Biobanca.<br />

L’evento inaugurale si è concluso con lo svelamento della<br />

targa e la visita agli spazi del Laboratorio di Oncologia<br />

che ospiterà la Biobanca Oncologica.<br />

NOTIZIE FSM<br />

15


Attività e...<br />

IDROTERAPIA<br />

Indicazioni<br />

aesiti di fratture<br />

adistorsioni, lussazioni<br />

apatologie alla cuffi a dei<br />

rotatori<br />

atonifi cazione muscolare<br />

in preparazione<br />

all’intervento chirurgico<br />

amal di schiena (lombalgia,<br />

sciatalgia, ernia ecc.)<br />

adolori cervicali<br />

adolori artrosici<br />

aosteoporosi avanzata<br />

apatologie reumatologiche<br />

ainterventi chirurgici<br />

ortopedici (protesi)<br />

Controindicazioni<br />

adiabete<br />

apiaghe da decubito<br />

ainfezioni<br />

amicosi<br />

ai<strong>per</strong>sensibilità al cloro<br />

afebbre<br />

aincontinenza urinaria e<br />

fecale<br />

ainsuffi cienza cardiaca<br />

o respiratoria<br />

ainsuffi cienza renale grave<br />

Il sollievo<br />

arriva dall’acqua<br />

Sono molte le patologie che possono benefi ciare dell’intervento riabilitativo in<br />

ambiente acquatico; a Pavia e a Mistretta le es<strong>per</strong>ienze di <strong>Fondazione</strong><br />

L’idrokinesiterapia e la riabilitazione in acqua sono entrate da pochi anni a far<br />

parte dei protocolli di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo, con crescente<br />

consenso sia da parte di medici e fi sioterapisti che da parte dei pazienti. In<br />

effetti negli ultimi trent’anni la terapia in acqua, conosciuta già dall’antichità,<br />

si è integrata sempre più nei <strong>per</strong>corsi di recu<strong>per</strong>o tradizionali e oggi, grazie<br />

anche ai suoi numerosi successi, possiamo fi nalmente affermare che tale forma<br />

di riabilitazione motoria è divenuta, a pieno titolo, parte integrante di molti<br />

programmi riabilitativi di patologie di origine osteoarticolare, muscolare e del<br />

sistema nervoso centrale e <strong>per</strong>iferico.<br />

L’idroterapia sfrutta importanti proprietà fi siche dell’acqua grazie alle quali<br />

si possono far svolgere ad un disabile movimenti ed esercizi che sarebbero<br />

impossibili, o comunque diffi cili, fuori dall’acqua: dalla parziale assenza di<br />

gravità alla densità relativa e la sua viscosità, fi no alla pressione e alla spinta<br />

idrostatica. Senza dimenticare che la tem<strong>per</strong>atura delle vasche è sempre tra i 30 e<br />

i 34°C, <strong>per</strong> cui l’organismo “rimane a riposo”, non mettendo in atto i meccanismi<br />

di termoregolazione: il tutto porta ad un’azione miorilassante globale sulla<br />

muscolatura liscia e striata e ad una migliore irrorazione sanguigna, con benefi ci<br />

a carico del sistema cardiovascolare e respiratorio.<br />

Anche in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si utilizza questa tecnica, con obiettivi e progetti<br />

diversifi cati. Due le es<strong>per</strong>ienze di rilievo, la prima presso l’<strong>Un</strong>ità di Risveglio<br />

dell’Istituto di Pavia, la seconda all’<strong>Un</strong>ità di Neuroriabilitazione Intensiva presente<br />

all’interno del Presidio Ospedaliero Santissimo <strong>Salvatore</strong> di Mistretta.<br />

L’interesse degli o<strong>per</strong>atori nei confronti dell’idrokinesiterapia è vivace e numerosi<br />

sono infatti i fi sioterapisti che stanno seguendo il corso abilitante organizzato<br />

dall’ANIK (Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti) unico riconosciuto <strong>per</strong><br />

l’abilitazione a livello nazionale.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza in corso a Pavia, ad esempio, si confi gura come una s<strong>per</strong>imentazione<br />

unica nel suo genere, pare infatti che non ci siano altri esempi a livello<br />

internazionale, con un <strong>per</strong>corso di terapia in acqua mirato specifi camente a<br />

EFFETTI TERAPEUTICI<br />

aEffetto antalgico e riduzione delle<br />

contratture muscolari, miglioramento del<br />

trofi smo muscolare, riduzione della<br />

spasticità muscolare<br />

aAumento della mobilità articolare,<br />

prevenzione delle retrazioni muscolo-<br />

capsulo-legamentose<br />

aRiduzione dell’edema, miglioramento<br />

della circolazione locale, del trofi smo<br />

cutaneo e osteo-articolare<br />

aPotenziamento e allenamento muscolare<br />

aMiglioramento della motilità volontaria<br />

aRecu<strong>per</strong>o dello schema motorio<br />

aRilassamento generale con azioni di tipo<br />

psico-motorio, benefi ci effetti psicologici<br />

pazienti in coma (stato vegetativo e minimal responder) ed<br />

in quanto tali non collaborativi e quindi teoricamente meno<br />

adatti a questo tipo di lavoro.<br />

”È stata una scommessa che ha portato ad un vero e proprio<br />

progetto scientifi co“ afferma Alberto Caroli, fi sioterapista<br />

dell’<strong>Un</strong>ità di Risveglio e ideatore della s<strong>per</strong>imentazione, che<br />

ha voluto provare ad utilizzare la “vasca a farfalla” presente<br />

all’Istituto di Pavia <strong>per</strong> lavorare con i pazienti dell’<strong>Un</strong>ità<br />

guidata dalla dottoressa Caterina Pistarini che sin dall’inizio<br />

ha dato pieno supporto al progetto.<br />

Pur non essendo considerata propriamente adatta <strong>per</strong><br />

la idrokinesiterapia tradizionale, a causa delle piccole<br />

dimensioni, a luglio di quest’anno Caroli ha iniziato il suo<br />

lavoro con sei pazienti in coma, di cui due minimal responder<br />

e quattro in stato vegetativo completo, con i quali si sono<br />

già riscontrati buoni risultati. «Il trattamento ha una durata<br />

di circa mezz’ora, con una cadenza di una o due volte alla<br />

settimana - spiega Caroli -; l’acqua è ad una tem<strong>per</strong>atura<br />

compresa tra i 31 e i 33° e ci si avvale di diversi ausili tecnici,<br />

come galleggianti, salvagenti, tavolette, cavigliere, tubi,<br />

collari molto utili al lavoro in vasca, <strong>per</strong> un’attività che viene<br />

seguita sempre da due terapisti contemporaneamente,<br />

uno in vasca e uno fuori <strong>per</strong> garantire la piena sicurezza del<br />

paziente». Obiettivo primario dell’intervento: usare l’acqua<br />

come veicolo di stimolazione, <strong>per</strong> dare la possibilità di<br />

vivere es<strong>per</strong>ienze totalmente nuove e diverse a soggetti che<br />

si “stanno svegliando” (minima responsività), o che sono da<br />

tempo ancora in uno stato di coma (stato vegetativo).<br />

”L’idrokinesiterapia non si propone come approccio risolutivo<br />

o come sostituto della fi sioterapia, anzi è uno strumento<br />

che integra e prepara al trattamento fi sioterapico“, continua<br />

Alberto Caroli. Molti i vantaggi: la diminuzione della forza<br />

di gravità rende la motilità più naturale e meno stressante<br />

<strong>per</strong> le articolazioni, consentendo l’esecuzione di movimenti<br />

impensabili a secco; inoltre, la resistenza offerta dall’acqua<br />

è graduale, consentendo di mantenere una tensione<br />

muscolare uniforme durante i movimenti e favorendo il<br />

recu<strong>per</strong>o del tono e della fl essibilità muscolare. ”Ovviamente<br />

i benefi ci del trattamento in acqua sono molteplici e diversi<br />

a seconda della patologia che si va ad affrontare, ma <strong>per</strong> i<br />

pazienti in coma, viste le particolari caratteristiche psicofi<br />

sico-relazionali, si è cercato di <strong>per</strong>seguire obiettivi e benefi ci<br />

di un certo tipo, come favorire il rilassamento muscolare,<br />

molto utile su muscolature i<strong>per</strong>toniche, o far provare al<br />

paziente altre posizioni rispetto al solo appoggio del corpo<br />

sul letto, come la posizione semiseduta e seduta, arrivando<br />

a far <strong>per</strong>cepire sensazioni nuove e straordinarie. Si è visto<br />

che la s<strong>per</strong>imentazione <strong>per</strong>mette di raggiungere un range<br />

maggiore di articolarità rispetto alla posizione “a secco”<br />

e con i pazienti minimal responder possiamo utilizzare la<br />

respirazione (inspiro, emergo dall’acqua, espiro affondo)<br />

<strong>per</strong> dare loro maggiore consapevolezza del proprio corpo.<br />

Ovviamente - conclude Caroli - i nostri pazienti non sono<br />

collaborativi e l’effi cacia del risultato dipende in massima<br />

parte dalla capacità dell’o<strong>per</strong>atore di trovare le strategie <strong>per</strong><br />

sfruttare al meglio ogni posizione e attività“.<br />

Da nord a sud le es<strong>per</strong>ienze a contatto con l’acqua<br />

cambiano muovendosi <strong>per</strong>ò nell’unica direzione<br />

possibile: individuare modalità e <strong>per</strong>corsi che possano<br />

effettivamente offrire un giovamento al paziente. All’<strong>Un</strong>ità<br />

di Riabilitazione Intensiva di Mistretta l’attività in acqua<br />

viene proposta a completamento ed integrazione del<br />

programma riabilitativo tradizionale attuato in palestra<br />

ed è prevalentemente rivolta a pazienti con patologie<br />

ortopediche in fase post-acuta e post-o<strong>per</strong>atoria, è il caso<br />

ad esempio di pazienti o<strong>per</strong>ati di protesi d’anca e di protesi<br />

al ginocchio, con patologie artro-reumatiche (fi bromialgia)<br />

e con patologie neurologiche, pensiamo alle paralisi<br />

<strong>per</strong>iferiche (poliomieliti, neuriti), alle paresi post-ictali, alle<br />

medullolesioni, o a patologie neurodegenerative come<br />

SLA, Sclerosi Multipla o Malattia di Parkinson, patologie<br />

con importanti problemi di deambulazione ed equilibrio.<br />

“L’obiettivo - spiega il dottor Domenico De Cicco,<br />

responsabile dell’<strong>Un</strong>ità - è quello di raggiungere un miglior<br />

risultato riabilitativo in termini di autonomia funzionale e<br />

qualità di vita, oltre che di ridurre sensibilmente i tempi<br />

di recu<strong>per</strong>o”.<br />

A Mistretta il servizio viene offerto in regime di ricovero e il<br />

trattamento erogato è esclusivamente di tipo individuale,<br />

con cadenza bisettimanale, <strong>per</strong> un numero di prestazioni<br />

che va da un minimo di otto a un massimo di dodici. La<br />

durata della seduta è di circa 45-50 minuti e si svolge<br />

in una vasca di ampie dimensioni (4.20 m. x 2.30 m.)<br />

con una profondità di 1 metro e 20 centimetri e ad una<br />

tem<strong>per</strong>atura di 32°. È previsto l’accesso in vasca tramite<br />

una scala e un sollevatore a motore, che trasferisce il<br />

paziente dalla carrozzina direttamente in acqua grazie<br />

ad un’imbracatura. “È un’attività che comporta il training<br />

di un’équipe dedicata composta da un medico fi siatra,<br />

un medico neurologo, quattro fi sioterapisti, un o<strong>per</strong>atore<br />

OTA e un infermiere. Si tratta di un’es<strong>per</strong>ienza che si<br />

arricchisce giorno dopo giorno - conclude Domenico<br />

De Cicco - e che ha portato ad un progetto di studio,<br />

partito ad inizio anno, volto a comparare gli effetti<br />

della riabilitazione convenzionale rispetto a quelli della<br />

riabilitazione abbinata all’idroterapia sui pazienti affetti<br />

da patologie neurologiche caratterizzate da una marcata<br />

compromissione del I motoneurone“.<br />

NOTIZIE FSM<br />

NOTIZIE FSM<br />

17


<strong>18</strong><br />

Attività e...<br />

NOTIZIE FSM<br />

Disfunzione<br />

del pavimento<br />

pelvico:<br />

un ambulatorio<br />

dedicato<br />

<strong>Un</strong> unico punto di riferimento, uno staff multispecialistico, un <strong>per</strong>corso<br />

più rapido: l’Ambulatorio <strong>per</strong> il trattamento delle disfunzioni del<br />

pavimento pelvico dell’Istituto di Pavia semplifi ca la vita ai pazienti e<br />

offre un’assistenza completa<br />

Coordinare, programmare, semplifi care i <strong>per</strong>corsi di accesso. Questi gli<br />

strumenti organizzativi che hanno <strong>per</strong>messo il successo dell’Ambulatorio <strong>per</strong><br />

il trattamento delle disfunzioni del pavimento pelvico inaugurato esattamente<br />

un anno fa e che conta al suo attivo già oltre 1500 pazienti visitati di cui il 73%<br />

ha necessitato di un intervento chirurgico.<br />

Le patologie del pavimento pelvico sono patologie complesse oltreché diffi cili<br />

da far emergere, vista la reticenza a parlarne da parte delle <strong>per</strong>sone che ne<br />

Gli obiettivi dell’ambulatorio<br />

multispecialistico<br />

Elaborare un <strong>per</strong>corso completo di prevenzione,<br />

diagnosi, terapia e riabilitazione<br />

Coordinare e ottimizzare le risorse strutturali ed<br />

umane presenti alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Adottare continuità e razionalità di gestione<br />

assistenziale nei <strong>per</strong>corsi e attenzione alle specifi cità<br />

dei bisogni di salute individuali<br />

Ridurre i tempi di attesa, in quanto affi dando ad un<br />

unico o<strong>per</strong>atore interno l’organizzazione degli esami,<br />

la successione di questi è ottimizzata<br />

Ottenere un buon grado di soddisfazione <strong>per</strong> il<br />

cittadino, offrendogli anche la possibilità di scegliere<br />

il Medico in relazione alle esigenze <strong>per</strong>sonali<br />

favorendo ad esempio una migliore compliance della<br />

popolazione femminile.<br />

Permettere la costruzione di un data base<br />

multidisciplinare <strong>per</strong> la ricerca scientifi ca<br />

soffrono. Il pavimento pelvico rappresenta una regione<br />

anatomica ove convergono in uno spazio esiguo tre diversi<br />

apparati strettamente collegati tra loro e qualunque<br />

patologia che vada ad alterarne uno solo, inevitabilmente<br />

si ri<strong>per</strong>cuote sulla funzionalità degli altri. Il crescente<br />

interesse degli ultimi anni <strong>per</strong> le patologie del pavimento<br />

pelvico ha portato ad una più stretta collaborazione fra<br />

specialisti di diversi settori proprio in considerazione del<br />

LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI<br />

aProlasso muco emorroidario<br />

aPatologie proctologiche (ragade; pruriti anali;<br />

dermatiti etc..)<br />

aRettocele, prolasso rettale<br />

aDisturbi della defecazione (stipsi cronica,<br />

sindrome da ostruita defecazione)<br />

aProlasso genitale<br />

aIncontinenza fecale e/o urinaria<br />

aAlterazioni della funzione sessuale<br />

aDolore pelvico cronico<br />

Tutte patologie che possono variamente<br />

associarsi tra loro; disturbi con manifestazioni<br />

cliniche opposte riconoscono origini comuni<br />

I FATTORI DI RISCHIO<br />

afattori di tipo generale acquisito:<br />

- età<br />

- sesso<br />

- patologie internistiche a carattere cronico<br />

- condizioni accompagnate da incrementi<br />

della pressione addominale (la stipsi cronica, la<br />

gravidanza, la bronchite cronica e l’obesità)<br />

afattori generali di tipo congenito legati ad<br />

alterazioni biochimiche delle fi bre collagene<br />

afattori locali acquisiti (i più importanti). Fra<br />

questi i fattori legati a precedenti ostetrici hanno<br />

un ruolo rilevante nell’insorgenza dei problemi<br />

uroginecologici, sia precocemente sia<br />

tardivamente<br />

riscontro che le patologie dei compartimenti anteriore e<br />

medio si associano spesso sia tra loro sia a quelle del<br />

compartimento posteriore, richiedendo <strong>per</strong>tanto un<br />

approccio multidisciplinare al loro trattamento.<br />

“Prima dell’attivazione del Centro multidisciplinare -<br />

spiega la dott.ssa Ruggiero, coordinatrice della struttura -,<br />

il <strong>per</strong>corso dei pazienti affetti da patologie del pavimento<br />

pelvico era estremamente frammentato e diffi coltoso,<br />

soprattutto <strong>per</strong>ché l’organizzazione era lasciata alla libera<br />

iniziativa del paziente stesso, costretto ad un numero<br />

minimo di 6 accessi in ospedale. I pazienti che richiedono<br />

prenotazioni multiple, spesso devono effettuare più fi le<br />

con più fasi di accettazione distinte e più accessi <strong>per</strong> il<br />

ritiro dei referti. Gli utenti sono talvolta costretti a fi ssare<br />

il primo appuntamento senza conoscere le disponibilità<br />

<strong>per</strong> le altre prestazioni con conseguente possibilità di<br />

dover modifi care la prenotazione. Ne conseguono la<br />

tendenza alla dis<strong>per</strong>sione delle prestazioni a causa dei<br />

tempi dilatati, il rischio di ritardi nella diagnosi, la scarsa<br />

continuità assistenziale/terapeutica, e il conseguente<br />

spreco di risorse”.<br />

“Il <strong>per</strong>corso diagnostico di un paziente che afferisce<br />

al Centro multidisciplinare inizia invece con una<br />

visita ambulatoriale chirurgica, gastroenterologica o<br />

ginecologica - continua la dott.ssa Ruggiero. Durante<br />

questa prima visita viene compilata una scheda<br />

ambulatoriale specifi ca che raccoglie i dati anagrafi ci<br />

e clinici del paziente (funzionalità urinaria, sessuale,<br />

intestinale, gravidanze ecc.) oltre all’elenco degli esami<br />

ematochimici e alle valutazioni strumentali da effettuare.<br />

Al termine della visita il paziente riceve il referto con<br />

le conclusioni dell’esame clinico (archiviato anche su<br />

sistema informatizzato accessibile in visione a tutta<br />

l’équipe dell’ambulatorio interdisciplinare), il sospetto<br />

diagnostico e l’elenco degli eventuali accertamenti<br />

necessari da consegnare al Medico di Medicina<br />

Generale; una copia di quest’ultimo viene consegnata<br />

alla segreteria che procede alla programmazione delle<br />

visite, alla prenotazione degli accertamenti e soprattutto<br />

a comunicare al paziente date e modalità di accesso. Si<br />

cerca sempre di programmare più accertamenti nello<br />

stesso giorno, in maniera da limitare il numero di accessi<br />

del paziente con conseguente riduzione dei tempi di<br />

attesa e minimizzazione del disagio.”<br />

Nell’articolata attività del centro multidisciplinare,<br />

lavorano a stretto contatto chirurghi, ginecologi,<br />

radiologi, gastroenterologi, endoscopisti, una dietista<br />

e una psicologa. “Il coordinamento e l’integrazione tra<br />

tutti questi specialisti garantisce le migliori possibilità<br />

di diagnosi e di cura in un settore spesso non facile<br />

da affrontare da parte sia del medico sia del paziente -<br />

conclude la dott.ssa Ruggiero -. A seconda dei singoli casi<br />

tutte le specializzazioni coinvolte hanno un’importanza<br />

decisiva nella risoluzione di specifi ci problemi che i<br />

pazienti possono presentare. È <strong>per</strong>ciò importante che<br />

una fi gura si faccia carico di coordinare tutto il <strong>per</strong>corso<br />

diagnostico e terapeutico del paziente, nell’ottica di<br />

una integrazione delle competenze dei vari specialisti,<br />

laddove l’elemento centrale è la <strong>per</strong>sona. È proprio nel<br />

rispetto della <strong>per</strong>sona nel suo più alto concetto che si<br />

tengono in particolare considerazione le implicazioni<br />

psicologiche legate alla malattia.”<br />

NOTIZIE FSM<br />

19


20<br />

Plus<br />

È attiva dal 2006 all’Istituto<br />

di Telese l’<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> le Gravi<br />

Cerebrolesioni e la<br />

Speciale <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> l’assistenza<br />

dei pazienti in Stato Vegetativo<br />

e in Stato di Minima Coscienza,<br />

30 posti letto sempre in corsa<br />

contro il tempo<br />

NOTIZIE FSM<br />

Al servizio<br />

di pazienti<br />

speciali<br />

Accogliere in famiglia il proprio caro dopo un grave trauma o un evento acuto<br />

che ne ha compromesso le funzioni cerebrali. Rimettersi in discussione e reinventare<br />

modalità di interazione attraverso dinamiche differenti in cui gli<br />

schemi abituali che tutti noi conosciamo lasciano il passo agli sguardi, al<br />

tatto ma anche ad azioni calibrate e precise di intervento apprese durante il<br />

<strong>per</strong>iodo di degenza del famigliare.<br />

È questo forse il fi lo conduttore di un <strong>per</strong>corso di assistenza capillare ed<br />

attento ad ogni sfumatura dedicato ai pazienti con grave cerebrolesione<br />

acquisita, accolti all’interno dell’<strong>Un</strong>ità Complessa di Neuroriabilitazione<br />

guidata dal dottor Bernardo Lanzillo. <strong>Un</strong> <strong>per</strong>corso che cerca di rispondere alle<br />

richieste provenienti non solo dalla Regione Campania ma anche dalle regioni<br />

limitrofe dove nel complesso sono insuffi cienti i posti letto dedicati a questa<br />

tipologia di pazienti.<br />

Coerente con i <strong>per</strong>corsi riabilitativi di alta specializzazione attuati all’interno<br />

della struttura, anche in quest’ambito l’<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> le Gravi Cerebrolesioni,<br />

inaugurata nel Giugno 2006 accoglie i pazienti colpiti da trauma cranico,<br />

vasculopatie cerebrali o anossia provenienti dalle unità di neurochirurgia o<br />

dai reparti di terapia intensiva di Campania, Basilicata e Calabria e Puglia.<br />

Il <strong>per</strong>corso prevede innanzitutto la stabilizzazione clinica <strong>per</strong> poi procedere<br />

all’attuazione di un programma di riabilitazione intensiva ed assistenziale <strong>per</strong><br />

un <strong>per</strong>iodo che va dai tre ai sei mesi.<br />

Il reparto è organizzato in due settori: <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> Gravi Cerebro Lesioni Acquisite<br />

(UGCLA) che dispone di 15 posti letto e l'<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> pazienti in Stato Vegetativo<br />

e in Stato di Minima Coscienza (USV) anch'essa con 15 posti letto.<br />

”Nella UGCLA - spiega il dr. Lanzillo - accogliamo i pazienti nell’immediato<br />

post acuto (dalle rianimazioni e/o neurochirurgie). Considerata la complessità<br />

dei casi trattati l’intervento messo in atto coinvolge uno staff multidisciplinare<br />

di o<strong>per</strong>atori (composto da 8 medici, 45 infermieri professionali, 20 o<strong>per</strong>atori<br />

socio sanitari, <strong>18</strong> terapisti della riabilitazione, 2 assistenti sociali, 1 psicologa,<br />

1 logopedista <strong>per</strong> un reparto di complessivi 65 posti letto), coinvolti a vario<br />

titolo nella gestione paziente. La fi gura che maggiormente emerge è quella<br />

del <strong>per</strong>sonale infermieristico che è specifi camente formato <strong>per</strong> la gestione di<br />

questi casi complessi. In ogni caso va sottolineata l’azione di coinvolgimento<br />

della famiglia e l’interazione e le sinergie che si creano con il caregiver che<br />

rappresentano, in particolare dopo la dimissione, un supporto imprescindibile<br />

<strong>per</strong> il buon proseguimento del trattamento - conclude il dottor Lanzillo - ”.<br />

Nell’UGCLA nel <strong>per</strong>iodo giugno 2006 - settembre 2009 sono<br />

stati ricoverati <strong>18</strong>2 pazienti di cui 54 donne. L’età media è<br />

stata di 49 anni (come si vede abbastanza bassa); 1/3 erano<br />

postraumatici, 1/3 erano successivi ad eventi vascolari<br />

(emorragie in particolare); altra quota importante sono le<br />

anossie cerebrali successive ad infarto del miocardio.<br />

Qualora l’intervento non esiti in un miglioramento<br />

signifi cativo il <strong>per</strong>corso di cura può proseguire<br />

all’interno dell’<strong>Un</strong>ità Speciale <strong>per</strong> Stati Vegetativi e<br />

Stati di Minima Coscienza. Qui il paziente può essere<br />

ricoverato <strong>per</strong> ulteriori sei mesi e ci <strong>per</strong>mette soprattutto<br />

di organizzare il ritorno al domicilio. “È questa una fase<br />

molto delicata - afferma la dottoressa Anna Estraneo,<br />

Aiuto coordinatore dell’<strong>Un</strong>ità -. Nell’arco di circa sei<br />

mesi il team multi professionale del reparto aggiorna<br />

il programma riabilitativo omnicomprensivo, gestendo<br />

eventuali complicanze secondarie (lesioni da decubito,<br />

fenomeni infettivi intercorrenti, stato nutrizionale, sintomi<br />

disautonomici, gestione della spasticità e del dolore da<br />

calcifi cazioni articolari) e valuta in maniera accurata, anche<br />

con indagini strumentali neurofi siologiche la responsività<br />

complessiva del paziente. È in questo momento che<br />

l’addestramento della famiglia alla cura del proprio caro<br />

entra nel vivo: il caregiver viene coinvolto, gradatamente<br />

ma attivamente, nelle varie routine del trattamento<br />

riabilitativo introducendoli alle pratiche di stimolazione<br />

e di gestione che poi dovranno essere continuate con<br />

costanza dopo la dimissione”.<br />

I dati di dimissione testimoniano dell’importanza di queste<br />

<strong>Un</strong>ità. Nel <strong>per</strong>iodo giugno 2006 - marzo 2009 a fronte dei<br />

62 pazienti accolti (di cui 50 in Stato Vegetativo e 12 in Stato<br />

di Minima Coscienza ) 12 sono i pazienti oggi coscienti, 24<br />

quelli in Stato Vegetativo, 11 in Stato di Minima coscienza.<br />

15 sono le <strong>per</strong>sone decedute.<br />

Ultimo step è poi l’organizzazione dell’assistenza<br />

domiciliare attivando la procedura di “dimissioni<br />

protette” attraverso una forte integrazione con il team<br />

multiprofessionale del distretto di residenza e dei Servizi<br />

Sociali. “Non esistono in Campania, come in altre regioni<br />

d’Italia, le <strong>Un</strong>ità di Accoglienza Permanente dedicate<br />

ad ospitare questa tipologia di pazienti - precisano il dr.<br />

Lanzillo e la dr.ssa Estraneo -. Risultano quindi fondamentali<br />

i nostri servizi, integrati con quelli presenti sul territorio.<br />

L’<strong>Un</strong>ità garantisce, inoltre, l’organizzazione del rientro dei<br />

pazienti campani ricoverati in strutture di riabilitazione<br />

intensiva extra-regionali, che rappresentano circa il 30%<br />

dei pazienti; anche dopo il rientro al domicilio, il team<br />

dell’Istituto di Telese rimane il riferimento <strong>per</strong> il paziente e<br />

la sua famiglia anche <strong>per</strong> la rivalutazione del programma<br />

riabilitativo-assistenziale nel caso di modifi che del quadro<br />

clinico-funzionale“.<br />

ASSOCIAZIONE “AMICI DEI CEREBROLESI”<br />

Aiutare, in tutti i modi possibili, coloro che, <strong>per</strong><br />

qualsiasi causa, abbiano subito gravi lesioni cerebrali,<br />

e, soprattutto sostenere le loro famiglie durante<br />

il lungo, diffi cile e doloroso <strong>per</strong>corso terapeutico:<br />

dalla rianimazione alla domiciliazione. Questi gli<br />

obiettivi dell’associazione di volontari “Amici dei<br />

cerebrolesi - sezione Campania” costituita nel 2007<br />

con sede legale all’Istituto Scientifi co di Telese<br />

della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> presieduta dal dr. Tullio<br />

Furlan, papà di una paziente oggi in stato vegetativo<br />

che ben conosce quindi le problematiche connesse<br />

all’assistenza di questi pazienti molto speciali. “Con<br />

l’associazione cerchiamo di far sì che chi è colpito da<br />

un tale evento non si senta solo ma possa condividere<br />

dubbi, <strong>per</strong>plessità e ottenere tutte le informazioni<br />

che possono favorire la migliore assistenza possibile<br />

<strong>per</strong> il proprio caro. A tal proposito in Istituto a Telese,<br />

che sin dall’inizio ha accolto con favore la proposta<br />

di ospitare la sede dell’associazione, molte sono le<br />

iniziative volte ad evidenziare dei problemi delle<br />

<strong>per</strong>sone colpite da cerebrolesione. Grande è la<br />

collaborazione in occasione di iniziative <strong>per</strong> la raccolta<br />

di fondi o <strong>per</strong> la partecipazione a momenti formativi<br />

attinenti le tematiche delle gravi cerebrolesioni<br />

acquisite”. Al contempo l’associazione si muove a<br />

livello provinciale e regionale <strong>per</strong> sollecitare la nascita<br />

di un numero adeguato di <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> acuti, <strong>per</strong> le gravi<br />

cerebrolesioni acquisite e <strong>Un</strong>ità o<strong>per</strong>ative post-acute<br />

ad alta valenza riabilitativa, proprio come la struttura di<br />

Telese Terme. Ma anche <strong>per</strong> promuovere la creazione<br />

di case-famiglia ed altre strutture di accoglienza,<br />

centri diurni <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o, la riabilitazione ed il<br />

reinserimento sociale dei cerebrolesi.<br />

È un’attività instancabile che si avvale di un Comitato<br />

Tecnico Scientifi co e della consulenza, gratuita, di<br />

medici rianimatori, neurologici, fi siatri, psicologi,<br />

assistenti sociali, avvocati, ecc, che lavora affi nché le<br />

famiglie e i malati non siano lasciati soli.<br />

Dal 2008 è attivo all’ingresso dell’Istituto di Telese<br />

della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> lo “Sportello ascolto” dove<br />

volontari dell’Associazione Amici dei cerebrolesi e<br />

dell’Associazione EMMAUS forniscono ai pazienti ed<br />

ai loro familiari un prezioso supporto informativo. Lo<br />

sportello è attivo ogni martedì dalle 9,30 alle10,30, il<br />

mercoledì dalle 10,30 alle11,30 e dalle 16,00 alle <strong>18</strong>,00,<br />

il giovedì dalle 16,00 alle <strong>18</strong>,00.<br />

www.amicideicerebrolesi.it<br />

NOTIZIE FSM<br />

21


Non solo il titolo di un<br />

libro di cui è coautore,<br />

ma un vero e proprio<br />

motto <strong>per</strong> l’uomo<br />

e il professionista<br />

Mario Melazzini che,<br />

sco<strong>per</strong>to di essere<br />

malato, ha ripreso<br />

in mano la sua vita<br />

dedicandosi alla lotta<br />

contro la Sclerosi<br />

Laterale Amiotrofi ca,<br />

alla guida dell’Agenzia<br />

di Ricerca (AriSLA),<br />

dell’Associazione<br />

Italiana Sclerosi<br />

Laterale Amiotrofi ca<br />

(AISLA) e diventando<br />

Presidente della Consulta<br />

Ministeriale sulle<br />

Malattie Neuromuscolari<br />

Parola di...<br />

AriSLA mira a promuovere, fi nanziare e coordinare la ricerca sulla SLA e<br />

sostiene il trasferimento in tempi rapidi dei risultati alla pratica clinica. Ad un<br />

anno dalla nascita, facciamo il punto.<br />

AriSLA è stata la risposta a un bisogno della comunità dei malati di SLA ma<br />

anche dei ricercatori, dal momento che la SLA cade nel calderone delle oltre 5<br />

mila malattie rare cui vengono destinate risorse esigue che venivano distribuite<br />

a pioggia. C’era bisogno <strong>per</strong>ciò di costituire un soggetto giuridico unico che<br />

potesse convogliare quei fi nanziamenti. Quindi abbiamo coinvolto <strong>Fondazione</strong><br />

Cariplo, Telethon, <strong>Fondazione</strong> Vialli e Mauro e AISLA e recentemente abbiamo<br />

avuto i primi riscontri. “Call for ideas” è il primo bando di ricerca promosso da<br />

AriSLA cui hanno risposto 300 ricercatori, <strong>per</strong> un totale di 105 idee progettuali.<br />

I fondi richiesti sfi orano i 38,5 milioni di euro. Ne sono state selezionate 33<br />

<strong>per</strong> un totale di 131 ricercatori coinvolti. Questo risultato ha su<strong>per</strong>ato di gran<br />

italiani. La comunicazione ha un ruolo fondamentale <strong>per</strong> bisogni dell’uomo; in questi anni sto imparando a fare<br />

22 23<br />

La rubrica Parola di…<br />

di questo numero di Notizie FSM<br />

ospita l'intervista<br />

al Dr. Mario Melazzini<br />

Presidente AISLA e<br />

Dirigente di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

L’inguaribile<br />

voglia di vivere<br />

lunga le nostre aspettative e sigla un successo. Anche se si tratta di una goccia<br />

nell’oceano. Dal punto di vista tecnico-scientifi co, l’Agenzia vuole essere il<br />

soggetto di riferimento <strong>per</strong> le Istituzioni, il Ministero della Salute, ma anche<br />

l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità e AIFA, che possono trovare in AriSLA un partner<br />

utile anche <strong>per</strong> la valutazione dei progetti che fi nanziano.<br />

Regione Lombardia è stata la prima sul territorio nazionale a farsi carico della<br />

<strong>per</strong>sona con SLA e dei suoi familiari attraverso forme di sostegno signifi cative,<br />

anche di assistenza domiciliare. Com'è la situazione nel resto d’Italia?<br />

Per le <strong>per</strong>sone affette da malattie croniche gravemente invalidanti l’assistenza<br />

al proprio domicilio è forse una delle criticità maggiori. Spesso si tratta di malati<br />

che vorrebbero stare a casa e vengono invece residenzializzati mancando<br />

le risposte organizzative. Bisogna realizzare che, in considerazione della<br />

cronicità e cronicizzazione di certe malattie, il futuro dei programmi sanitari<br />

deve passare attraverso l’assistenza domiciliare. Quello che ci vuole è uno<br />

sforzo congiunto <strong>per</strong> un’integrazione tra ospedale e territorio. In varie Regioni<br />

si sta lavorando e due sono i modi in cui è possibile agire: andando a istituire<br />

i piani assistenziali <strong>per</strong>sonalizzati, tenendo conto delle raccomandazioni<br />

oramai ben codifi cate. Parallelamente è necessario prendere atto che<br />

l’assistenza sul territorio è sanitaria <strong>per</strong> il 40% e in gran parte sociale (60%),<br />

riconoscendo anche economicamente il ruolo e il lavoro del care giver. Ci<br />

sono Regioni molto virtuose, talvolta con qualche criticità al loro interno, altre<br />

presentano carenze vistose. Spesso è una questione organizzativa oltre che<br />

di disponibilità economica. Ma gli esempi positivi non mancano: in Campania<br />

gli o<strong>per</strong>atori di una ASL napoletana hanno strutturato una organizzazione<br />

e una presa in carico del malato con SLA ad alta complessità, ottimali. La<br />

Toscana ha deliberato in questi giorni un piano d’intervento a supporto<br />

della famiglia; un’altra bella delibera recente è del Friuli Venezia Giulia,<br />

dove la grande sensibilità dell’assessore alla Salute e Protezione Sociale<br />

Vladimir Kosic ha <strong>per</strong>messo la nascita del progetto <strong>per</strong><br />

l’”Autonomia possibile”. In Piemonte si sta lavorando ad<br />

una delibera sui <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone con gravissime<br />

disabilità, senza dimenticare il buon lavoro della Regione<br />

Marche concretizzato in questi giorni con la delibera <strong>per</strong><br />

un assegno di supporto <strong>per</strong> il famigliare care giver.<br />

La collana “Vivere con la SLA”, presentata recentemente;<br />

i siti web di AriSLA e AISLA, ricchi di informazioni e<br />

suggerimenti; il notiziario AISLA; quattro libri portano<br />

anche il suo nome; alcune apparizioni in TV e il tour<br />

teatrale con Ron; il cd inciso dall’artista con altri colleghi<br />

tenere vivo l’interesse sulla malattia.<br />

La comunicazione è lo strumento vincente <strong>per</strong>ché una<br />

malattia orfana come la SLA possa sempre mantenere<br />

un livello d’attenzione verso la società ma soprattutto nei<br />

confronti di chi è deputato a prendersi cura dell’ammalato.<br />

La legge sulle cure palliative <strong>per</strong> esempio, contiene<br />

strumenti e risorse che <strong>per</strong>metteranno ad un’ampia parte<br />

dei nostri malati di essere presi in carico; il punto è che deve<br />

essere conosciuta da chi la deve applicare, cioè medici e<br />

o<strong>per</strong>atori. Dall’estate scorsa sono stanziati diversi milioni<br />

di euro <strong>per</strong> le cure palliative non ancora utilizzati, <strong>per</strong>ché<br />

non se ne conosce l’esistenza. L’informazione deve essere<br />

chiara, precisa, semplice senza medichese, mirata a far<br />

emergere il messaggio che tutte le malattie gravemente<br />

invalidanti, se correttamente supportate, <strong>per</strong>mettono un<br />

<strong>per</strong>corso di vita qualitativamente accettabile.<br />

Ha dichiarato “La carenza di una adeguata presa in<br />

carico, può portare il malato a scelte rinunciatarie” e “Si<br />

può parlare di testamento biologico, ma solo dopo aver<br />

fatto tutto il possibile <strong>per</strong> garantire ai malati le cure e gli<br />

strumenti necessari <strong>per</strong> vivere meglio”.<br />

Più vado avanti con la mia malattia e più mi accorgo che<br />

nella nostra società parlare di questi temi, di malattia,<br />

crea un disagio incredibile. Soprattutto, emerge sempre<br />

di più che alcune condizioni legate a malattia o a disabilità<br />

appaiono diffi cilmente coniugabili con una vita degna<br />

di essere vissuta e con qualità. Non possiamo rifi utare<br />

a priori che purtroppo alcune condizioni, la malattia,<br />

la disabilità, la fragilità, fanno parte del nostro vivere<br />

quotidiano. La stessa età anziana è fragile. La dignità<br />

della vita è un carattere ontologico che fa parte di noi,<br />

non può essere misurata secondo parametri utilitaristici.<br />

In occasione dell’incontro con il Ministro Fazio, lei<br />

ha ricordato che il problema assistenziale non è solo<br />

sanitario ma anche sociale. Va promossa una cultura<br />

verso la fragilità, la vulnerabilità, la disabilità. Come è<br />

possibile intervenire?<br />

È un <strong>per</strong>corso educativo e culturale quello che va fatto.<br />

Sicuramente bisogna partire dai ragazzi. Mi chiamano<br />

spesso a chiacchierare nei licei, in queste occasioni<br />

<strong>per</strong>cepisco la sete che hanno di questi temi, vogliono<br />

capire; riconoscono che la vita non sono i vestiti di marca<br />

o l’ultimo cellulare, che l’amico disabile è sì diverso, ma<br />

è importante che questi limiti non diventino un ulteriore<br />

ostacolo.<br />

Com’è cambiato Mario Melazzini, medico e uomo.<br />

L’aspetto professionale è cambiato radicalmente, non<br />

tanto dal punto di vista tecnico, <strong>per</strong>ché le competenze<br />

di prima le ho anche adesso e anzi ho qualche anno di<br />

es<strong>per</strong>ienza in più; è cambiato il modo di ascoltare. Ho<br />

sempre pensato di essere un medico molto attento al<br />

malato, ma ero concentrato sul bisogno della sua malattia<br />

e forse non sulla <strong>per</strong>sona. Ho imparato ad ascoltare i<br />

il medico: non passa giorno senza che vada a vedere i<br />

pazienti, <strong>per</strong>ché mi aiuta a ricordare il motivo <strong>per</strong> cui<br />

faccio questo mestiere. Il malato chiede sì di guarire, ma<br />

nello stesso tempo chiede di non essere lasciato solo, di<br />

poter tenere viva la s<strong>per</strong>anza. Noi medici lo dimentichiamo<br />

spesso, ma la rassegnazione non è la risposta. La<br />

s<strong>per</strong>anza di Melazzini, come di tutti i malati, è tornare<br />

sulle montagne dove arrampicava e in sella alla sua bici.<br />

Sappiamo di non guarire al momento, ma la s<strong>per</strong>anza di<br />

poter guarire un giorno è sempre in un angolo della nostra<br />

mente. Per <strong>per</strong>mettere che quella s<strong>per</strong>anza non si spenga,<br />

dobbiamo far sì che il malato si senta sempre coinvolto.<br />

Come uomo, la malattia mi ha <strong>per</strong>messo di raggiungere<br />

a cinquant’anni una serenità prima sconosciuta: prima<br />

di tutto ho imparato ad accettare il mio limite, prima mi<br />

infastidiva, ora mi dico: “È così”. Il fatto è che la malattia<br />

porta via tanto ma paradossalmente dà parecchio, aiuta a<br />

riscoprire il valore delle cose. Vivere la malattia come un<br />

valore aggiunto che ti <strong>per</strong>mette di vivere la quotidianità<br />

con serenità. Se siamo sereni, tutto diventa più semplice.<br />

Sembra paradossale, ma una malattia che mortifi ca nel<br />

fi sico, fa brillare maggiormente l’anima e fa capire che<br />

l’essere conta più del fare.<br />

Perché la malattia può davvero disegnare, nel bene e<br />

nel male, una linea incancellabile nel <strong>per</strong>corso di vita<br />

di una <strong>per</strong>sona. O, ancora meglio, edifi care una serie<br />

di Colonne d’Ercole su<strong>per</strong>ate le quali ci è impossibile<br />

tornare indietro, ma se lo si vuole, ci è ancora consentito<br />

di guardare avanti.<br />

NOTIZIE FSM


24<br />

Comune di Pavia<br />

In classe<br />

Il convegno di cui parlare<br />

Qualità dell’aria<br />

e salute<br />

Nell’ambito della sua attività di valutazione dei rischi <strong>per</strong> la salute sia in ambiente<br />

di lavoro sia in area urbana, il Centro di Ricerche Ambientali di Padova, diretto<br />

dal dr. Danilo Cottica, con il Progetto Comuni ha fornito il proprio contributo<br />

all'iniziativa Agenda 21 locale avviata nel 2002 dall’Amministrazione Comunale<br />

di Pavia e rivolto agli aspetti sanitari e di qualità ambientale. Si tratta di una<br />

proposta di monitoraggio ambientale ideata dal Centro Ricerche Ambientali<br />

della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e rivolta alle pubbliche amministrazioni, attiva già nei<br />

comuni di Pavia, Padova e Roma. I risultati dei monitoraggi svolti dal Centro nella<br />

provincia di Pavia sono stati presentati, assieme agli esiti delle analisi effettuate<br />

da <strong>Un</strong>iversità degli Studi, Comune e ARPA di Pavia, durante il convegno ”Qualità<br />

dell’aria e salute: risultati di un programma di sorveglianza nel Comune di Pavia“<br />

svoltosi il 5 novembre scorso presso il Centro Studi <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />

L’incontro aveva lo scopo di presentare i risultati delle ricerche svolte tra il 2007<br />

e il 2009 sulla qualità dell’aria nella provincia di Pavia e di confrontarli con quelli<br />

relativi alle campagne di misurazione svolte fi no all’anno 2002, <strong>per</strong> analizzare<br />

le differenze e proporre nuove attività volte al miglioramento della situazione<br />

ambientale. Sei i punti di vista dai quali si è osservata la qualità dell’aria: il<br />

monitoraggio tramite i licheni, l’utilizzo dei mezzi di trasporto <strong>per</strong> lo spostamento<br />

in città, il monitoraggio di alcuni inquinanti, le rilevazioni mediante centraline<br />

di monitoraggio continuo installate dall’ARPA di Pavia, la mortalità <strong>per</strong> malattie<br />

del sistema respiratorio e l’analisi dell’associazione tra inquinanti atmosferici e<br />

indicatori sanitari.<br />

Incoraggianti i dati emersi: i livelli medi di benzene sono diminuiti di circa il 60%<br />

rispetto al 2003, così come, anche se in <strong>per</strong>centuale minore, l’inquinamento da<br />

biossido di azoto e monossido di carbonio, stabile invece la concentrazione delle<br />

polveri sottili. Signifi cativa riduzione della mortalità <strong>per</strong> malattie cardiocircolatorie,<br />

<strong>per</strong> le quali si riscontrano solo deboli associazioni con gli indici di inquinamento,<br />

e maggiore il numero degli studenti che utilizzano la mobilità sostenibile.<br />

Individuata inoltre la fascia d’età 0-14 anni come la più sensibile all’anidride<br />

solforosa. “In sostanza, l’aria di Pavia è migliorata - afferma il dr. Cottica -. La<br />

Direttiva benzene, che impone il rispetto del valore limite di 5 µg·m -3 entro il<br />

2010, appare ampiamente soddisfatta poiché i livelli medi urbani di benzene<br />

sono risultati pari a 1,1 e 2,5 µg·m -3 rispettivamente nel corso delle campagne<br />

di luglio 2008 e marzo 2009 e in nessuna posizione sono stati rilevati valori<br />

L’approccio bobathiano <strong>per</strong> il paziente emiparetico<br />

L'approccio bobathiano si sintetizza, in riabilitazione, in una visione completa della <strong>per</strong>sonapaziente<br />

e che mira all’autonomia funzionale e all’indipendenza del paziente. L’o<strong>per</strong>atore deve<br />

conoscere il funzionamento del sistema nervoso e dell’apparato locomotore, <strong>per</strong> interpretare<br />

in modo corretto le deviazioni della patologia e della condizione di immobilità e precarietà. Alla<br />

spiegazione e all’apprendimento di tale approccio è dedicato il Corso Base Bobath, strutturato<br />

in tre parti, organizzato dal dr. Domenico De Cicco, primario dell’U.O. di Neuroriabilitazione<br />

Intensiva di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> presente all’interno dell’ASP di Agrigento, Ospedali Riuniti di<br />

Sciacca, e tenuto dal fi sioterapista Jacques Vernetti Mansin Honoré.<br />

Dal 3 al 7 febbraio 2010 si introdurranno il concetto Bobath, la posturazione e i trasferimenti<br />

del paziente, l’attività degli arti e del tronco, la valutazione del paziente emiparetico. La<br />

seconda parte, dal 17 al 21 marzo, approfondirà la verticalizzazione, la deambulazione e i<br />

disturbi cognitivi del paziente. Infi ne, tra il 22 e il 26 settembre, ci si concentrerà sull’uso delle<br />

mani, del corpo e della palla secondo il concetto Bobathiano, <strong>per</strong> concludere con accenni di<br />

neuro-ortopedia, neuro-tensioni adattive e chirurgia funzionale.<br />

Tali attività metodologiche <strong>per</strong>mettono al partecipante di esaminare le diffi coltà motorie<br />

del soggetto emiparetico secondo una precisa ed attenta valutazione sui diversi livelli che<br />

compongono l’essere umano: psico-relazionale, <strong>per</strong>cettivo-motorio e bio-strutturale.<br />

su<strong>per</strong>iori a 4 µg·m -3 . Ciò grazie alla concomitanza di più<br />

fattori, primi tra i quali l’adozione di scelte urbanistiche<br />

e di piani urbani del traffi co mirate a limitare la<br />

circolazione delle automobili o a deviare i fl ussi veicolari<br />

in aree extraurbane, la riduzione del tasso di benzene nei<br />

carburanti e l’adozione di motori più ecologici”.<br />

Le cinque campagne di rilevamento (estive ed invernali)<br />

messe in atto dal Centro di Ricerche Ambientali hanno<br />

determinato le concentrazioni di benzene, toluene, xileni,<br />

biossido di azoto ed ozono in più di 30 siti. L’indagine<br />

ha inoltre impegnato gli agenti della Polizia Municipale<br />

di Pavia che, indossando i sistemi di campionamento in<br />

continuo, <strong>per</strong> alcune giornate lavorative, nel corso delle<br />

diverse campagne di misura, si sono prestati a diventare<br />

“punti mobili” di rilevamento. Allo scopo, sia <strong>per</strong> i punti<br />

fi ssi di campionamento che <strong>per</strong> gli agenti di Polizia<br />

Municipale, si è utilizzato il Radiello®, campionatore a<br />

diffusione a simmetria radiale ideato e brevettato dal<br />

Centro di Ricerche Ambientali della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />

benzene (µg m 3 )<br />

7.0<br />

6.0<br />

5.0<br />

4.0<br />

3.0<br />

2.0<br />

1.0<br />

0.0<br />

P.za Duomo P.za Milano P.S. Giuseppe Vigentina Campari Vernavola<br />

Specialisti europei a lezione in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

aprile-maggio 2003<br />

marzo 2009<br />

L’<strong>Un</strong>ità di Medicina del Dolore dell’Istituto Scientifi co di Pavia, da tempo considerata centro di<br />

riferimento italiano ed europeo nella lotta al dolore cronico, fa scuola agli specialisti europei.<br />

Nei primi giorni di novembre, due gruppi di medici europei, specialisti nella cura del dolore, hanno<br />

partecipato ai corsi organizzati dal dr. Cesare Bonezzi, Primario dell’U.O. di Medicina del Dolore, <strong>per</strong><br />

conoscere ed apprendere le procedure di cura s<strong>per</strong>imentali che l’<strong>Un</strong>ità ha introdotto con successo<br />

nel trattamento del dolore cronico. La dr.ssa Laura Demartini, Aiuto dell’<strong>Un</strong>ità di Medicina del<br />

Dolore con ventennale es<strong>per</strong>ienza nella cura della spasticità e nel trattamento di casi gravi di dolore<br />

cronico, ha illustrato le metodologie di cura mediante la somministrazione spinale di farmaci noti<br />

e di farmaci innovativi. Durante i primi due giorni di corso, 5 e 6 novembre, gli Specialisti hanno<br />

potuto apprendere le fasi del processo di cura ed in modo particolare le strategie <strong>per</strong> la gestione<br />

del paziente e <strong>per</strong> l’esecuzione della tecnica con la quale si è ottenuto il controllo del dolore o della<br />

spasticità senza interferire con le capacità funzionali e la vita quotidiana del paziente. Al centro<br />

di altre due giornate di corso, l’8 e 9 novembre, la nuova tecnica introdotta negli ultimi anni dal<br />

dr. Bonezzi, che già dal 1990 utilizza la neurostimolazione del midollo spinale <strong>per</strong> curare il dolore<br />

causato da lesioni nervose. Questa innovativa procedura <strong>per</strong>mette di stimolare direttamente i nervi<br />

<strong>per</strong>iferici che sono malati o danneggiati, togliendone il dolore. Durante il corso teorico-pratico, sono<br />

stati effettuati alcuni interventi trasmessi in diretta, a circuito chiuso, ai partecipanti.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM


24<br />

In classe<br />

4 RISPOSTE EFFICACI<br />

<strong>Un</strong> riconoscimento davvero speciale.<br />

L’<strong>Un</strong>ità di Chirurgia Senologica e la<br />

Certifi cazione Breast <strong>Un</strong>it di Eusoma<br />

Alberto Costa<br />

La qualità dell’aria <strong>per</strong> la tutela della salute<br />

a 360 gradi: nell’ambiente di lavoro, nelle nostre<br />

case, nelle città in cui viviamo<br />

Danilo Cottica<br />

Sconfi ggere la TBC: un impegno a tutti i livelli.<br />

Il ruolo internazionale del Centro Collaborativo<br />

OMS dell’Istituto Scientifi co di Tradate<br />

nella formazione, la cura, l’assistenza tecnica,<br />

la ricerca<br />

Giovanni Battista Migliori<br />

Struttura Intermedia: un nuovo strumento di cura<br />

Laura Dalla Vecchia<br />

Giornata<br />

<strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

2009<br />

Nuove esigenze sanitarie:<br />

4 risposte effi caci della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Selezionare quattro es<strong>per</strong>ienze, quattro attività che in qualche modo<br />

rappresentino lo spirito che giorno dopo giorno muove gli o<strong>per</strong>atori di<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, non è stato facile, tanti sono gli esempi da cui attingere.<br />

In occasione della Giornata <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> celebrata lo scorso 17<br />

novembre si sono volute presentare le risposte che <strong>Fondazione</strong> ha negli anni<br />

messo in atto <strong>per</strong> gestire patologie complesse, tutelare l’ambiente, affrontare<br />

emergenze e curare con strumenti assistenziali innovativi. Sul podio si sono<br />

quindi alternati Alberto Costa, Danilo Cottica, Giovanni Battista Migliori e<br />

Laura Dalla Vecchia effi caci nel trasmettere al folto pubblico il messaggio di<br />

un impegno che affonda le proprie basi nella passione e nella consapevolezza<br />

di appartenere ad una struttura coinvolgente e sensibile.<br />

Concetti che trovano conferma nelle parole del Presidente, Prof. Umberto<br />

<strong>Maugeri</strong> che nel salutare la platea non ha mancato di sottolineare il<br />

riconoscimento che oggi le istituzioni nazionali e regionali attribuiscono a<br />

<strong>Fondazione</strong>; una struttura ormai punto di riferimento sicuro <strong>per</strong> un’assistenza<br />

di alta specializzazione e partner affi dabile nell’identifi care <strong>per</strong>corsi e modalità<br />

di intervento innovativi.<br />

Spazio quindi alla presentazione del nuovo video istituzionale “Dal 1965...<br />

l’impegno continua” ideato <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere a tutti gli o<strong>per</strong>atori una fruizione<br />

dei contenuti integrata, <strong>per</strong>sonalizzata e sempre in evoluzione.<br />

In chiusura, particolarmente ricco il momento dedicato alle premiazioni dei<br />

dipendenti con 25 e 30 anni di servizio che quest’anno hanno raggiunto quota<br />

69 e che ha riservato una piacevole novità: la consegna della targa da parte del<br />

Presidente è stata accompagnata dalla proiezione di foto passate e presenti<br />

dei premiati. Ricordi, immagini e luoghi a testimoniare tanti anni vissuti in<br />

<strong>Fondazione</strong>.<br />

PREMIATI CON 30 ANNI DI SERVIZIO<br />

Amministrazione Centrale di Pavia: Marcello Imbriani -<br />

Istituto Scientifi co di Pavia - Via <strong>Maugeri</strong>: Rosella Bargiggia,<br />

Massimo Bellinzona, Lucia Casarini, Claudio Gabriele Donati,<br />

Velia Greco, Immacolata Surianello, Ornella Vitti - Istituto<br />

Scientifi co di Montescano: Nicoletta Calvi, Roberto Casale,<br />

Vittoria Cicchelli, Giovanna Cosmai, Caterina Guarnaschelli,<br />

Giuseppina Majani, Angelo Riccardi, Carluccio Uberti, Isolina<br />

Zuffada - Istituto Scientifi co di Tradate: Lucia Martini -<br />

Istituto Scientifi co di Pavia - Via Boezio: Lorenza Pianetta<br />

- Centro Ricerche Ambientali - Padova: Danilo Cottica,<br />

Diego Pagani - Istituto Scientifi co di Nervi: Paolo Sessarego<br />

- Istituto Scientifi co di Cassano delle Murge: Maria Rosa<br />

Angelini, Domenica Caputo, Cosima Anna Carella, Leonardo<br />

Maria Casucci, Paolo Ciccarone, Vincenza Colavito, Giovanni<br />

D’Ambrosio, Marco De Nicolo’, <strong>Salvatore</strong> De Serio, Luigi De<br />

Toma, Teresa Fummo, Maria Giuseppa Lillo, Nicola Locorriere,<br />

Consiglia Anna Mancini, Angela Maria Mastrandrea, Calogera<br />

Noto, Mario Pesola, Agata Petrone, Atonia Petruzzellis,<br />

Tommaso Petruzzi, Cosimo Quatraro, Maria Riitano, Rosanna<br />

Sapienza, Domenico Scrutinio, Angela Tolve, Maria Pasqualina<br />

Raminga, Vito Zullo - Istituto Scientifi co di Veruno: Nicoletta<br />

Bacchetta, Paola Broggio, Carmela D’Iorio, Roberto Donis,<br />

Pantaleo Giannuzzi, Maria Grazia Godi, Sauro Domenico<br />

Murgia, Liliana Perini, Osvaldo Preti, Daniela Rela, Maura<br />

Ruspa, Valter Temporelli<br />

PREMIATI CON 25 ANNI DI SERVIZIO<br />

Istituto Scientifi co di Pavia - Via <strong>Maugeri</strong>: Antonino Neri -<br />

Istituto Scientifi co di Montescano: Pasqua Leo - Istituto<br />

Scientifi co di Cassano delle Murge: Sergio Calabrese, Anna<br />

Lucia Cu<strong>per</strong>tino, Concetta Lopane, Anna Maria Nuzzolese -<br />

Istituto Scientifi co di Veruno: Frediana Mattachini<br />

NOTIZIE FSM<br />

27


24<br />

Lo studio<br />

Frattura al femore:<br />

l’importanza dei<br />

controlli nel tempo<br />

<strong>Un</strong>o studio dell’Istituto Scientifi co di Nervi individua i fattori prognostici<br />

utili a defi nire programmi terapeutici adeguati e aspettative realistiche del<br />

processo di recu<strong>per</strong>o, e scopre gli elementi che rallentano la ripresa<br />

L’età, il grado di autosuffi cienza pre-frattura, lo stato cognitivo e la <strong>per</strong>cezione<br />

di disabilità del paziente stesso risultano essere aspetti fondamentali <strong>per</strong><br />

proporre, già all’ingresso del ricovero, strategie terapeutiche adeguate ai<br />

pazienti o<strong>per</strong>ati <strong>per</strong> frattura al femore e defi nire aspettative realistiche del<br />

processo di recu<strong>per</strong>o. Viceversa, tempi di degenza lunghi, ritardo nell’iter<br />

riabilitativo, presenza di più patologie rendono più complicata la ripresa<br />

della vita quotidiana. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto<br />

Scientifi co di Nervi presentato al 37° Congresso Nazionale SIMFER (Società<br />

Italiana Medicina Fisica E Riabilitativa) lo scorso settembre. L’analisi aveva<br />

l’obiettivo di individuare i fattori prognostici che <strong>per</strong>mettono di defi nire i<br />

criteri di appropriatezza del ricovero riabilitativo e di verifi care, a distanza di 6<br />

mesi e di 1 anno dalla dimissione, lo stato clinico e funzionale del paziente.<br />

“Osservare gli esiti nell’immediato e a distanza delle fratture femorali dopo<br />

trattamento riabilitativo in setting diversi si è dimostrato utile <strong>per</strong> individuare<br />

quelle variabili che, presumibilmente, infl uenzano il recu<strong>per</strong>o funzionale postfrattura<br />

- afferma il dr. Emilio Benevolo, fi siatra dello staff dell'U.O. di RRF -.<br />

Nel <strong>per</strong>iodo post-o<strong>per</strong>atorio, infatti, possono essere utilizzati effi cacemente<br />

<strong>per</strong>corsi diversi in pazienti con caratteristiche diverse. La messa a punto di<br />

un profi lo clinico e funzionale prima e dopo il trattamento, seguita da una<br />

valutazione a distanza dell’evoluzione del paziente, può aiutare a defi nire<br />

quegli indicatori prognostici che <strong>per</strong>mettono di individuare quale modalità<br />

di presa in carico sia più effi cace a seconda dello stato clinico e funzionale<br />

del paziente, al fi ne di un guadagno funzionale che avvicini il più possibile le<br />

prestazioni del paziente a quelle pre-frattura. La ricerca scientifi ca in questo<br />

settore si sta infatti dedicando particolarmente all’individuazione dei <strong>per</strong>corsi<br />

riabilitativi più idonei al fi ne di migliorare i risultati funzionali del paziente<br />

fratturato dopo l’intervento e la riabilitazione”.<br />

Lo studio ha coinvolto 135 pazienti (115 donne e 20 uomini, sono infatti le<br />

donne ad essere più soggette a fratture del femore), di età media 80 anni,<br />

sottoposti ad intervento chirurgico <strong>per</strong> frattura prossimale del femore generata<br />

da traumi a bassa energia. I pazienti sono stati ricoverati <strong>per</strong> effettuare un<br />

trattamento intensivo di riabilitazione volto al recu<strong>per</strong>o dei defi cit funzionali ed<br />

al reinserimento socio-familiare. Prima del <strong>per</strong>corso riabilitativo, al momento<br />

della dimissione e infi ne a distanza di 6 mesi e di 1 anno dal ritorno a casa,<br />

sono stati effettuati controlli dei parametri funzionali e clinici attraverso la<br />

somministrazione di una serie di test. È stata valutata anche l’autonomia<br />

funzionale antecedente la frattura, in base alla testimonianza diretta del<br />

paziente integrata da quella dei famigliari.<br />

Si è quindi osservato che i risultati della riabilitazione sono strettamente<br />

legati ad alcune particolari caratteristiche del paziente. Inoltre, la presenza<br />

di altre patologie rallenta o impedisce una ripresa ottimale, dato che<br />

i pazienti che a 6 mesi dalla dimissione riferivano ancora problemi a<br />

gestire la propria quotidianità (il 23%) sono gli stessi soggetti che hanno<br />

ritardato l’inizio della riabilitazione e <strong>per</strong> i quali la degenza si è prolungata<br />

a causa di comorbilità. Si può inoltre affermare che a 6 mesi dalla frattura<br />

le prestazioni funzionali motorie nel paziente fratturato di femore sono<br />

migliori che ad un anno. Per quanto riguarda l’obiettivo dello studio,<br />

ad un anno dal ricovero si confermano essere fattori predittivi:<br />

lo stato cognitivo dei pazienti e la precocità dell’intervento<br />

riabilitativo. Minor valenza predittiva assumono invece l’età e le<br />

comorbilità presenti all’ingresso del ricovero.<br />

OBIETTIVO DELLO STUDIO<br />

Individuare i fattori prognostici che <strong>per</strong>mettono di defi nire i criteri di<br />

appropriatezza del ricovero riabilitativo e di verifi care, a distanza di 6 mesi<br />

e di 1 anno dalla dimissione, lo stato clinico e funzionale del paziente<br />

LA CASISTICA<br />

135 pazienti<br />

115 donne<br />

+ 20 uomini<br />

con frattura prossimale del femore<br />

generata da traumi a bassa energia<br />

80 anni<br />

età media<br />

LA VALUTAZIONE<br />

somministrata ai pazienti una batteria di<br />

6 test valutativi<br />

<strong>per</strong> il livello funzionale, l’equilibrio, la presenza<br />

di comorbilità, lo stato cognitivo, la disabilità,<br />

la distanza <strong>per</strong>corsa in 6 minuti<br />

I RISULTATI<br />

al momento del ricovero i pazienti registrano una<br />

<strong>per</strong>dita del 48% delle prestazioni funzionali<br />

LA RIABILITAZIONE<br />

sedute di rieducazione <strong>per</strong><br />

6 giorni<br />

alla settimana<br />

a 6 mesi: recu<strong>per</strong>o del 91% dell’autonomia<br />

QUANDO<br />

a 1 anno: nel 55% dei casi<br />

il recu<strong>per</strong>o motorio peggiora;<br />

l’autonomia cognitiva <strong>per</strong> il 13% dei pazienti migliora<br />

<strong>per</strong> il 67% rimane stabile<br />

<strong>per</strong> il 20% peggiora<br />

prima del <strong>per</strong>corso riabilitativo<br />

al momento della dimissione<br />

a 6 mesi dal ritorno a casa<br />

a 1 anno dal ritorno a casa<br />

29


30<br />

Dentro la Qualità<br />

NOTIZIE FSM<br />

La qualità a confronto<br />

<strong>Un</strong> interessante studio a cura di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, Azienda Ospedaliera<br />

di Pavia e <strong>Un</strong>iversità di Pavia avvicina i sistemi qualità UNI EN ISO e Joint<br />

Commission International<br />

Il processo di accreditamento delle strutture sanitarie avviato da Regione<br />

Lombardia, espressione della volontà del legislatore di garantire la verifi ca ed<br />

il controllo delle strutture che forniscono prestazioni nell’ambito del Sistema<br />

Sanitario Nazionale, ha stimolato l’applicazione di Sistemi di gestione<br />

della Qualità. I modelli maggiormente impiegati sono quelli defi niti dagli<br />

standard delle Norme UNI EN ISO 9001e da Joint Commission International.<br />

Quest’ultima, nata come certifi cazione specifi ca degli ospedali negli Stati<br />

<strong>Un</strong>iti e redatta con il contributo di <strong>per</strong>sonale medico e infermieristico, prevede<br />

standard specifi ci <strong>per</strong> l’ambito sanitario. L’obiettivo è mettere in primo piano<br />

l’evidenza del miglioramento continuo possibile nella cura della salute. In<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> entrambi i modelli coesistono e in questa puntata della<br />

nostra rubrica vogliamo metterli a confronto. Le ISO 9000 (International<br />

Standards for Organizations) sono norme sui sistemi di gestione <strong>per</strong> la<br />

Qualità, di applicazione generale, che possono essere adattate a tutti i settori<br />

produttivi di beni e servizi. I requisiti di tali norme sono strutturati <strong>per</strong> fornire al<br />

cliente una garanzia di qualità non tanto attraverso un controllo sul risultato,<br />

ma piuttosto attraverso la certezza del rispetto di procedure predefi nite.<br />

Diverso è il cosiddetto “accreditamento all’eccellenza”<br />

delle Strutture Sanitarie, s<strong>per</strong>imentato in dieci strutture<br />

sanitarie della Regione Lombardia, in collaborazione con<br />

la Joint Commission International Accreditation. Defi nito<br />

come “modello di autoregolamentazione dell’industria<br />

sanitaria”, l’accreditamento all’eccellenza è inteso come<br />

abilitazione ad o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> conto dei sistemi di assistenza<br />

privata o pubblica, e l’adesione è di tipo volontaristico.<br />

La regione Lombardia ha predisposto inizialmente un<br />

progetto triennale Joint Commission (2005-2007) a cui<br />

hanno aderito le strutture ospedaliere pubbliche e private<br />

della Regione e che prevedeva l’applicazione di circa 60<br />

standard sul totale (368).<br />

Il progetto è stato riproposto <strong>per</strong> il triennio 2008-2010<br />

con l’implementazione di ulteriori Standard <strong>per</strong> Ospedali.<br />

Particolare rilievo viene dato agli obiettivi internazionali<br />

<strong>per</strong> la Sicurezza del Paziente, che nello specifi co si<br />

riferiscono alla identifi cazione corretta del paziente,<br />

al miglioramento della comunicazione, all’utilizzo in<br />

sicurezza dei farmaci ad alto rischio, e inoltre a garantire<br />

l’intervento chirurgico corretto, e a ridurre i <strong>per</strong>icoli di<br />

infezione e di caduta <strong>per</strong> i pazienti.<br />

Lo studio<br />

<strong>Un</strong>a indagine dal titolo “Impatti organizzativi e sul<br />

<strong>per</strong>sonale di due modelli di accreditamento a confronto:<br />

Joint Commission e ISO 9001 in reparti di riabilitazione<br />

della provincia di Pavia” condotta dall’Istituto Scientifi co<br />

di Pavia in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera della<br />

provincia di Pavia e <strong>Un</strong>iversità degli studi di Pavia ha<br />

cercato di evidenziare le differenze fra i due modelli ed<br />

i risultati in termini di prestazione sanitaria, e quindi di<br />

outcome.<br />

”I risultati - spiega Arturo Zancan, dell’<strong>Un</strong>ità di Recu<strong>per</strong>o<br />

e Rieducazione Funzionale e tra gli autori dello studio<br />

- hanno evidenziato che l’adozione degli standard UNI<br />

EN ISO 9001 ha portato vantaggi sostanziali in termini<br />

di esplicitazione dei ruoli e mansioni del <strong>per</strong>sonale, con<br />

possibilità di analisi ed azioni correttive, nell’ottica del<br />

miglioramento continuo. Dall’es<strong>per</strong>ienza di questo studio<br />

è risultato anche evidente che la motivazione del <strong>per</strong>sonale<br />

è indispensabile <strong>per</strong> una buona applicazione di un sistema<br />

di qualità: una migliore identifi cazione del proprio ruolo<br />

all’interno del sistema qualità porta a un atteggiamento<br />

attivo nelle azioni correttive e/o migliorative, che ricadono<br />

poi positivamente nella propria pratica quotidiana. <strong>Un</strong>a<br />

migliore comprensione del proprio ruolo nell’ambito<br />

del meccanismo produttivo generale ha portato quindi<br />

ad una migliore partecipazione alla vita del reparto”.<br />

L’uniformazione della gestione della modulistica, inoltre,<br />

favorisce coerenza negli scambi di informazioni fra <strong>Un</strong>ità<br />

O<strong>per</strong>ative e i processi trasversali come quelli di consulenza<br />

e di Guardia Medica. Contemporaneamente, i risultati<br />

hanno rilevato alcune criticità quali un’iniziale resistenza<br />

al cambiamento di un consolidato “modus o<strong>per</strong>andi”, lo<br />

sdoppiamento dei ruoli da parte di chi è anche responsabile<br />

qualità, e un impegno non trascurabile in termini di tempo<br />

<strong>per</strong> le fi gure deputate alla gestione ed all’applicazione del<br />

sistema. D’altro canto, l’implementazione degli standard<br />

JCI, parallelamente agli standard UNI EN ISO 9001, ha<br />

registrato una maggiore responsabilizzazione da parte<br />

del <strong>per</strong>sonale, ovvero la necessità di prendere visione del<br />

proprio ruolo in funzione di quello altrui. I questionari<br />

di gradimento, valido strumento <strong>per</strong> misurare la qualità<br />

<strong>per</strong>cepita da parte dell’utente, condotti presso l’<strong>Un</strong>ità<br />

O<strong>per</strong>ativa di Recu<strong>per</strong>o e Rieducazione Funzionale, hanno<br />

dato risultati sostanzialmente invariati: nel <strong>per</strong>iodo pre<br />

Joint Commission International<br />

Allo scopo di migliorare la qualità<br />

dell’assistenza sanitaria negli ospedali<br />

americani, nasce nel 1951 negli Usa un<br />

organismo autonomo no profi t, responsabile<br />

della valutazione di qualità in campo sanitario:<br />

la Joint Commision on Accreditation of<br />

Hospital. Nel 1997 viene istituita una nuova<br />

divisione, la Joint Commission International<br />

(JCI) appunto, istituendo la possibilità di<br />

accreditamento delle strutture sanitarie<br />

a livello internazionale. JCI ha attivato<br />

collaborazioni in più di 80 paesi del mondo,<br />

circa 50 ospedali solo in Europa. Si tratta di<br />

un processo di accreditamento volontario che<br />

garantisce che un’organizzazione sanitaria<br />

rispetta specifi ci standard. La <strong>Fondazione</strong><br />

ha risposto positivamente al progetto Joint<br />

Commission della Regione Lombardia.<br />

e post applicazione degli standards il punteggio medio<br />

resta a 6 (in una scala da 1-7). Diversifi cati invece i<br />

risultati dell’indagine condotta presso l’<strong>Un</strong>ità Spinale,<br />

con un incremento pari al 4% alla voce “cure prestate”,<br />

mentre rimane invariata la voce “disponibilità all’ascolto”<br />

e si registra un decremento nella “frequenza delle visite”.<br />

Se dunque applicare standard più complessi comporta<br />

resistenze e costi maggiorati in termini di tempo impiegato,<br />

lo sforzo iniziale viene premiato una volta messa a regime<br />

l’applicazione della nuova procedura. <strong>Un</strong> aspetto positivo<br />

è dato da una maggiore consapevolezza da parte degli<br />

o<strong>per</strong>atori sanitari di essere parte di un meccanismo<br />

complesso, il cui corretto funzionamento è senza dubbio<br />

legato alla trasparenza delle azioni. Più in generale,<br />

l’applicazione degli standard di qualità, secondo i dati della<br />

scala FIM (Functional Independence Measure), dimostra<br />

un valore di miglioramento statisticamente signifi cativo<br />

di circa 3,5-4 punti tra il <strong>per</strong>iodo pre-applicazione e<br />

post-applicazione. Ma non è il solo vantaggio, l’effi cacia<br />

dell’o<strong>per</strong>ato diventa misurabile e ciò innesca <strong>per</strong> esempio<br />

la possibilità di attuare manovre correttive, evitando che<br />

errori e disservizi si possano ripetere, a tutto vantaggio<br />

dell’utente. Ma signifi ca contemporaneamente maggiore<br />

coinvolgimento e consapevolezza da parte del <strong>per</strong>sonale<br />

del proprio contributo e della <strong>per</strong>sonale responsabilità<br />

nella pratica quotidiana. L’applicazione degli standard<br />

ha certamente comportato un maggiore impatto nella<br />

gestione documentale. D’altro canto, la corretta e<br />

organizzata gestione documentale ha posto solide<br />

basi dei criteri di uniformità <strong>per</strong> facilitare lo scambio di<br />

informazioni tra tutti gli attori del processo. I risultati<br />

in termini di effi cacia circa l’applicazione di standard di<br />

qualità in sanità indicano la necessità di proseguire su<br />

questa strada.<br />

NOTIZIE FSM<br />

31


32<br />

TecHnologie<br />

NOTIZIE FSM<br />

IL LOKOMAT, PER CHI<br />

aPAZIENTI NEUROLOGICI<br />

- esiti di ictus cerebrale<br />

- trauma cranico<br />

- lesione midollare<br />

aPAZIENTI CON DECONDIZIONAMENTO<br />

MOTORIO<br />

- traumatismi sportivi<br />

- allettamento prolungato<br />

- dolore cronico disabilitante<br />

Parola d’ordine riabilitare, con modalità manuali attraverso il prezioso apporto<br />

del fi sioterapista o attraverso l’uso di nuove tecnologie <strong>robot</strong>izzate in grado<br />

di garantire continuità e ripetizione del movimento. O entrambe le cose, in un<br />

mix vincente di interventi che può fare davvero la differenza laddove questa<br />

signifi ca maggior autonomia <strong>per</strong> la <strong>per</strong>sona disabile e una miglior qualità di<br />

vita.<br />

È questa la sfi da raccolta dall’istituto Scientifi co di Montescano che da un<br />

paio di mesi vanta nel panel di tecnologie riabilitative il nuovo Lokomat,<br />

un sistema <strong>robot</strong>izzato frutto di un importante lavoro di ricerca nel campo<br />

dell’ingegneria medica, che consente un effi cace supporto alla riabilitazione<br />

motoria di pazienti complessi colpiti da ictus cerebrale, trauma cranico o<br />

lesione midollare, ma anche di pazienti con dolore cronico disabilitante<br />

e sportivi. Pazienti un po’ speciali quindi <strong>per</strong> i quali le nuove tecnologie<br />

rappresentano una marcia in più verso un possibile miglioramento.<br />

“Le strategie riabilitative ad oggi attuate a Montescano, - afferma il dottor<br />

Roberto Casale responsabile dello staff della Divisione di Riabilitazione<br />

Neuromotoria III - Disturbi del movimento e del Servizio di Neurofi siologia<br />

che si occupa del progetto - andranno ad arricchirsi ulteriormente con l’arrivo<br />

di questa strumentazione che sin dall’inizio ha ottenuto il pieno supporto<br />

della nostra Presidenza. Sono, infatti, pochi i centri in Italia dove è presente<br />

un Lokomat. Le ricerche effettuate con questo dispositivo evidenziano che la<br />

<strong>Un</strong> <strong>robot</strong><br />

<strong>per</strong> amico<br />

Dopo Veruno, Pavia e Castel Goffredo,<br />

fa il suo ingresso anche all’Istituto di Montescano<br />

la riabilitazione <strong>robot</strong>izzata: dalla tecnologia più<br />

avanzata arriva il Lokomat, e la riabilitazione entra<br />

nel terzo millennio<br />

<strong>robot</strong>ica in riabilitazione ha ampio margine di applicazione<br />

potendo concorrere al recu<strong>per</strong>o di esiti di lesioni nervose,<br />

ma anche di migliorare il pattern motorio non solo in<br />

pazienti decondizionati, ma anche fungere da “trainer”<br />

nel decondizionamento dello sportivo. La precisione del<br />

Lokomat nell’evocare un movimento continuo e preciso<br />

è ovviamente diffi cilmente attuabile con le strategie<br />

riabilitative comuni. Va comunque sempre sottolineato<br />

che l’utilizzo di tecnologie <strong>robot</strong>izzate presuppone un<br />

addestramento particolare degli o<strong>per</strong>atori, una accurata<br />

selezione dei pazienti e una integrazione con il lavoro del<br />

fi sioterapista”.<br />

Ma come funziona nella pratica? “Il cervello del Lokomat<br />

- continua il dottor Casale - è rappresentato dal computer<br />

che imposta e guida l’attività sulla base dei parametri<br />

inseriti dallo staff. <strong>Un</strong>a imbracatura consente di supportare<br />

il peso dei pazienti non più in grado di sostenersi, mentre<br />

un esoscheletro applicato agli arti inferiori e guidato dal<br />

computer fa “camminare” il paziente su un tapis roulant,<br />

con parametri di velocità, lunghezza e carico del passo<br />

regolabili. In altri termini se il paziente non è in grado<br />

minimamente di deambulare il Lokomat fornirà ad esso<br />

una assistenza totale, mentre <strong>per</strong> pazienti a vario livello<br />

di recu<strong>per</strong>o l’assistenza da parte del <strong>robot</strong> sarà sempre<br />

meno e comunque proporzionale alle sue capacità;<br />

questo ovviamente sempre sotto stretto controllo da<br />

parte dell’équipe. Migliorando il recu<strong>per</strong>o al paziente<br />

verrà concesso sempre maggior carico sul tapis roulant,<br />

consentendo di rinforzare la muscolatura, riprendere le<br />

funzioni collegate alla marcia e soprattutto riacquisire<br />

una corretta dinamica del movimento. <strong>Un</strong>o schermo al<br />

plasma integrato frontalmente al tapis roulant <strong>per</strong>mette<br />

di ottenere un feedback sulla correttezza dell’esecuzione<br />

grazie all’avatar, una immagine virtuale che sul monitor<br />

rappresenta il paziente stesso e che ne riproduce i<br />

movimenti. Questa particolarità potrà <strong>per</strong>metterci di<br />

ampliare la sua utilizzazione come detto anche in atleti<br />

<strong>per</strong>formanti dove l’assoluta correttezza del movimento è<br />

fondamentale, ma anche in patologie dove è il dolore a<br />

generare e mantenere una alterazione del comportamento<br />

motorio”.<br />

NOTIZIE FSM


Il peso<br />

della postura<br />

Ambito elettivo <strong>per</strong> i servizi di Ergonomia, lo studio olistico della postura<br />

abbraccia tanto la sfera fi sica che quella relazionale<br />

Stili di vita<br />

<strong>Un</strong>a corretta postura è alla base di un benessere psico-fi sico complessivo.<br />

Non ce ne rendiamo conto, a volte assumiamo atteggiamenti posturali che a<br />

lungo andare condizionano il nostro fi sico, i nostri movimenti e anche la sfera<br />

relazionale. Dolori muscolari e osteoarticolari e mal di schiena nascondono<br />

spesso una postura scorretta, un mancato equilibrio del nostro corpo. Oggi<br />

la civilizzazione della vita moderna e le abitudini quotidiane sia in ambiente<br />

di vita sia di lavoro ci impongono atteggiamenti posturali che mettono<br />

continuamente alla prova il nostro fi sico. Passiamo almeno metà della nostra<br />

vita seduti in un confl itto continuo tra le esigenze dettate dal nostro vivere<br />

quotidiano e la ricerca di un equilibrio possibile.<br />

La postura dipende, infatti, da due fattori fondamentali quello anatomofunzionale,<br />

rappresentato dalla “struttura portante” della colonna vertebrale,<br />

POSTURA È<br />

34<br />

con muscoli, legamenti ed articolazioni; e quello ambientale, rappresentato<br />

dal nostro modo di interagire e di relazionarci con il mondo esterno; a questi<br />

due fattori se ne aggiungono altri quali l’ereditarietà, eventuali patologie<br />

che impediscono il mantenimento di una postura ottimale e infi ne la<br />

nostra <strong>per</strong>sonalità che interferisce nella postura a volte positivamente altre<br />

negativamente.<br />

Si tratta quindi di un miscela di fattori la cui combinazione può esitare in una<br />

condizione di <strong>per</strong>fetto equilibrio (rara), oppure in una sorta di compromesso tra<br />

ciò che possiamo fare e le modalità di attuazione che garantiscono l’o<strong>per</strong>atività<br />

quotidiana in assenza di dolore. La terza condizione, purtroppo, è caratterizzata<br />

da una postura ripetutamente ed evidentemente inadeguata tale da portare ad<br />

impedimento signifi cativo del movimento con comparsa di dolore.<br />

In questo contesto si inserisce l’ergonomia che si occupa dell’interazione<br />

è duplice: da un lato sulla <strong>per</strong>sona, riproducendo le<br />

attività domestiche e lavorative, esaminando non solo gli<br />

aspetti motori ma anche metabolici; dall’altro adattando<br />

1 La capacità del nostro corpo<br />

di assumere e cambiare posizione<br />

nell’ambiente di vita<br />

2 L’assetto tridimensionale spaziale dei<br />

vari piani e segmenti del corpo somatico<br />

3 La posizione che il corpo assume <strong>per</strong><br />

controbilanciare la forza di gravità in una<br />

situazione di riposo o in movimento<br />

4 La posizione che il corpo assume sia da<br />

35<br />

tra gli elementi e la funzione <strong>per</strong> cui vengono progettati, con l’obiettivo di<br />

l’ambiente di vita e di lavoro con continui sopralluoghi fermo che in movimento<br />

migliorare la soddisfazione dell’utente e l’insieme delle prestazioni del suo<br />

sistema, secondo la defi nizione dell’International Ergonomic Association.<br />

Nella pratica si occupa dello studio dell’interazione tra l’individuo, l’ambiente<br />

in cui esso si muove, gli strumenti che impiega, le tecnologie. Il requisito<br />

più importante <strong>per</strong> determinare la qualità del rapporto tra l’utente e il mezzo<br />

utilizzato è la sicurezza, seguito a ruota dall’adattabilità, l’usabilità, il comfort.<br />

Nell’ambito delle attività lavorative il problema dell’ergonomia è considerato<br />

dalla legislazione italiana prevalentemente in relazione alla difesa della salute<br />

del lavoratore.<br />

“Per alcuni l’ergonomia è una scienza autonoma - chiarisce il dottor Giacomo<br />

Bazzini, primario dei Servizi di Fisiatria occupazionale ed Ergonomia<br />

degli Istituti di Montescano e di Pavia, via <strong>Maugeri</strong> - <strong>per</strong> altri è un sa<strong>per</strong>e<br />

multidisciplinare, una modalità di approccio che riferisce a tutti gli ambiti<br />

di vita dell’uomo. In questo senso si indirizza al medico come all’architetto,<br />

al manager di un’impresa come al proprietario di un’azienda agricola che<br />

devono sentirsi chiamati a fare il possibile <strong>per</strong> adattare l’ambiente (postazioni<br />

di vita e di lavoro) all’uomo e non viceversa.<br />

Per i Servizi di ergonomia di <strong>Fondazione</strong> adottare un approccio ergonomico<br />

signifi ca non solo portare il paziente alla massima autonomia ma metterlo<br />

nelle condizioni di rientrare, <strong>per</strong> quanto possibile, nelle proprie capacità di vita<br />

quotidiana, sociale e lavorativa, <strong>per</strong>mettendogli di svolgere tali attività con<br />

della nostra équipe <strong>per</strong> verifi care l’esistenza di eventuali<br />

barriere architettoniche e suggerire gli interventi<br />

più opportuni. Obiettivo principale dell’approccio<br />

ergonomico è il reinserimento al posto di lavoro, che<br />

spesso va adattato con la collaborazione dei datori di<br />

lavoro, privato o istituzioni.<br />

Attenzione <strong>per</strong>ò a non incorrere in equivoci, l’ergonomia<br />

non è cosa <strong>per</strong> pochi, ma riguarda ciascuno di noi. Essa<br />

indaga e formula i miglioramenti degli utensili di cui<br />

l’individuo si serve e dei luoghi in cui vive, dalle maniglie<br />

dei mobili di casa alla possibilità di stare seduti o semi<br />

seduti quando la postazione di lavoro è in piedi; riguarda<br />

le tipologie di sedute al lavoro, delle scrivanie e <strong>per</strong>mette<br />

di intervenire riducendo le attività inutili o ripetitive.<br />

“Rispetto al passato certamente la sensibilità riguardo a<br />

questi temi è maggiore, anche se in concreto gli esiti sono<br />

ancora limitati rispetto alle potenzialità - conclude il dottor<br />

Bazzini -. In particolare gli ostacoli sono prevalentemente<br />

culturali: talvolta <strong>per</strong> ottimizzare il livello ergonomico<br />

degli ambienti e delle postazioni di lavoro, infatti, sono<br />

5 La posizione che il corpo assume nella<br />

vita di relazione ed è corretta quando<br />

le varie parti del corpo si dispongono in<br />

maniera fi siologica<br />

6 La scienza del corretto allineamento e<br />

della corretta gestione motoria del corpo<br />

umano in rapporto alla forza di gravità.<br />

7 La sinergia con cui le varie parti del<br />

corpo nella loro interezza psicofi sica<br />

concorrono all’attuazione di qualsiasi<br />

gesto<br />

8 Il linguaggio non verbale del soggetto<br />

9 Ciascuna delle posizioni assunte dal<br />

corpo contraddistinta da particolari<br />

rapporti tra i diversi segmenti somatici.<br />

modalità ottimali, con un dispendio energetico congruo senza sovraccarico<br />

suffi cienti interventi economici limitati, e spesso bastano<br />

<strong>per</strong> i sistemi funzionali motorio e cardio-respiratorio. L’intervento pratico<br />

buona volontà, sensibilità e un briciolo di fantasia”.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM


IL PARERE DELLO SPECIALISTA<br />

Stili di vita<br />

patologie del rachide dorso-lombare (lombo-sciatalgie, ernie discali),<br />

organizzazione (numero del <strong>per</strong>sonale, turni), spazi, arredi,<br />

36 37<br />

Dr. Giacomo Bazzini<br />

Ne parliamo con Giacomo Bazzini,<br />

primario dei Servizi di Fisiatria<br />

occupazionale ed Ergonomia degli<br />

Istituti di Montescano e di Pavia,<br />

via <strong>Maugeri</strong><br />

NOTIZIE FSM<br />

Le insidie<br />

del lavoro<br />

aQuali sono i principali fattori che in ambito lavorativo<br />

infl uenzano in maniera negativa la salute del nostro corpo?<br />

Il mantenimento di posture incongrue a volte prolungate, le azioni di forza<br />

(come sollevare/abbassare, spingere/tirare, portare), l’esecuzione con gli arti<br />

su<strong>per</strong>iori di gesti ripetitivi e soprattutto la durata dell’esposizione quotidiana<br />

a questi fattori possono determinare la comparsa di disturbi muscoloscheletrici.<br />

aCon quali conseguenze?<br />

Fra le più frequenti ricordiamo le patologie del collo (cervicobrachialgie),<br />

patologie della spalla (<strong>per</strong>iartriti, tendiniti), patologie del gomito<br />

(epicondiliti), patologie della mano e del polso (nevriti, tendiniti) che sono<br />

spesso la naturale conseguenza di queste condotte e si presentano con<br />

maggiore frequenza.<br />

aQuali regole adottare in questi casi?<br />

La legislazione precisa come la movimentazione manuale di un carico può<br />

costituire un rischio dorso-lombare quando il carico è troppo pesante, è<br />

ingombrante o diffi cile da afferrare, quando la movimentazione richiede una<br />

torsione o inclinazione del tronco può comportare lesioni <strong>per</strong> il lavoratore in<br />

particolare in caso di urto; quando è in equilibrio instabile o il suo contenuto<br />

rischia di spostarsi, il peso deve essere tenuto o maneggiato ad una certa<br />

distanza dal tronco.<br />

Il legislatore elenca inoltre i casi in cui lo sforzo fi sico può costituire un<br />

rischio dorso-lombare: ad esempio quando è eccessivo, in termini di carico<br />

e di durata, può essere effettuato soltanto con una torsione del tronco, può<br />

comportare un movimento brusco del carico, o ancora quando è compiuto<br />

con il corpo in posizione instabile.<br />

aQuali attività in particolare possono considerarsi insidiose?<br />

Per il calcolo della stima del rischio muscolo-scheletrico in attività di<br />

sollevamento il modello del National Institute for Occupational Safety and<br />

Health (NIOSH) considera signifi cativi alcuni fattori: altezza da terra delle<br />

mani all’inizio del sollevamento, distanza verticale del peso tra inizio e fi ne<br />

sollevamento, distanza massima del peso dal corpo durante il sollevamento,<br />

frequenza del sollevamento in atti/minuto, tipo di presa del carico.<br />

L’OCRA Index - Occupational Repetitive Actions individua altri fattori signifi cativi<br />

<strong>per</strong> il calcolo dell’indice di rischio degli arti su<strong>per</strong>iori quali ripetitività e frequenza<br />

del gesto, entità e modalità della forza applicata, posture e movimenti assunti da<br />

spalla, gomito, polso e dita, tipologia di presa necessaria,<br />

presenza di tempi di recu<strong>per</strong>o, fattori complementari<br />

come necessità di precisione, utilizzo di strumenti vibranti,<br />

presenza di movimenti bruschi (strappi).<br />

aQuali sono i rischi in ambiente sanitarioassistenziale?<br />

Per la stima del rischio in ambiente sanitario-assistenziale<br />

sono da considerarsi fattori importanti tipo e ambiente<br />

di lavoro, tipologia dei pazienti (collaboranti o meno),<br />

ausili (sollevatori, carrozzine, ausili minori), tecniche<br />

di spostamento utilizzate ed effettuazione di corsi di<br />

formazione. Gli ausili di tipo sanitario-assistenziale si<br />

distinguono in ‘maggiori’ (sollevatori, carrozzine, barelle)<br />

e ‘minori’, ovvero ausili che richiedono un intervento<br />

manuale dell’o<strong>per</strong>atore o del paziente, quali sostegni fi ssi<br />

agganciabili al letto o alla poltrona, pedane girevoli, assi di<br />

scivolamento, cinture pelviche con maniglie, girelli, tripodi.<br />

aCome è possibile ridurre questi rischi?<br />

I criteri generali di riduzione del rischio muscoloscheletrico<br />

al rachide nelle attività sanitarie-assistenziali<br />

che prevedono sollevamenti sono di tipo organizzativo<br />

(ottimizzazione del <strong>per</strong>sonale, riorganizzazione dei turni),<br />

di tipo ambientale (adozione di ausili, trasformazione di<br />

sollevamenti in traslazioni, ecc..), di tipo formativo (corsi di<br />

addestramento ed aggiornamento sulle tecniche, ecc.).<br />

La misura preventiva in caso di rischio muscolo-scheletrico<br />

da postura protratta è introdurre una pausa di 2-3 minuti<br />

ogni mezz’ora (nella quale eseguire semplici esercizi di<br />

mobilizzazione e di “stiramento” muscolare), mentre in<br />

caso di rischio da movimenti ripetitivi è importante ridurre<br />

la ripetitività dei compiti (non ripetendo lo stesso gesto<br />

lavorativo oltre i 2/3 del ciclo di lavoro), non su<strong>per</strong>are il<br />

50% dell’escursione massima dell’articolazione coinvolta<br />

oltre 1/3 del ciclo e non mantenere gli arti sollevati <strong>per</strong><br />

tempi su<strong>per</strong>iori ai 2/3 del ciclo di lavoro.<br />

Queste sono raccomandazioni chiare che purtroppo non<br />

sempre sono seguite con continuità.


Il caso<br />

“Da campione di bicicletta sono diventato campione di cyclette - racconta<br />

Mario Beltramea, il primo piemontese ad aver ricevuto un cuore artifi ciale<br />

di ultima generazione. Lo dice con ironia ma con un velo di comprensibile<br />

tristezza. - Ho quasi 72 anni e recu<strong>per</strong>are a questa età non è facile. Fino a<br />

“L’intervento di <strong>per</strong> sé è andato bene - continua Mario terapia ponte che ‘traghetta’ il paziente verso il trapianto<br />

38 39<br />

All’U.O. di Cardiologia Riabilitativa<br />

dell’Istituto Scientifi co di Veruno<br />

il primo paziente piemontese che<br />

ha ricevuto l’impianto di un cuore<br />

artifi ciale Jarvik 2000. <strong>Un</strong> device di<br />

ultima generazione di dimensioni<br />

talmente ridotte da essere collocato<br />

interamente all’interno del torace<br />

e risultare invisibile e con batterie<br />

esterne di piccole dimensioni<br />

<strong>Un</strong> cuore<br />

speciale<br />

65 anni ero un ciclista tesserato e partecipavo a gare ciclistiche competitive;<br />

prima dell’infarto <strong>per</strong>correvo in media 1000 km al mese su mountain-bike<br />

lungo strade boschive e <strong>per</strong>corsi sterrati. Quella mattina, era l’11 maggio del<br />

2007, ero appena partito <strong>per</strong> i miei 30 km quotidiani, ma un fortissimo dolore<br />

allo sterno mi ha obbligato a tornare a casa. Pensavo ad una congestione,<br />

invece i miei famigliari hanno capito che si trattava di qualcosa di più grave<br />

ed hanno chiamato il 1<strong>18</strong>; sono stato trasportato in elicottero all’ospedale di<br />

Novara dove mi hanno salvato la vita, ma i danni al cuore sono rimasti”.<br />

Il signor Beltramea viene seguito con dedizione quasi fraterna dai medici<br />

dell’U.O. di Cardiologia Riabilitativa dell’Istituto Scientifi co di Veruno, primi fra<br />

tutti i dottori Pantaleo Giannuzzi e Massimo Pistono, dove ha trascorso buona<br />

parte degli ultimi 7 mesi della sua nuova vita. Qui sta seguendo il programma<br />

di riabilitazione motoria in seguito all’impianto del cuore artifi ciale Jarvik 2000<br />

avvenuto il 26 marzo di quest’anno presso la Cardiochirurgia <strong>Un</strong>iversitaria di<br />

Torino, ad o<strong>per</strong>a dell’equipe del prof. Mauro Rinaldi, in alternativa al trapianto<br />

di cuore da donatore.<br />

“Il paziente, prima dell’esteso infarto miocardico, godeva di ottima salute ed<br />

era in ottima forma fi sica - afferma il dr. Pistono che ha seguito il caso sin<br />

dall’inizio -. Dopo un anno dall’evento acuto le sue condizioni erano ancora<br />

preoccupanti e la qualità di vita drasticamente compromessa. Nonostante<br />

ciò, a causa dell’età avanzata e della scarsa disponibilità di organi rispetto<br />

alle richieste, non poteva essere avviato al trapianto di cuore biologico.<br />

L’unica arma in queste situazioni, quando il trattamento farmacologico è<br />

insuffi ciente, è il trapianto di cuore artifi ciale. È stato così deciso, in accordo<br />

con il paziente, di effettuare un impianto di assistenza ventricolare sinistra<br />

con un cuore artifi ciale di ultima generazione. Non sono ancora molti in Italia<br />

coloro a cui è stato effettuato questo tipo di intervento, il signor Mario è il<br />

primo in Piemonte e proprio in questi giorni sono stati impiantati altri due<br />

pazienti provenienti da Liguria e Lombardia e sono in<br />

valutazione altri due pazienti piemontesi”.<br />

Beltramea - e al nuovo cuore mi sono abituato subito: mi<br />

sono adattato al cavetto, al computer, a spostarmi con le<br />

batterie sempre cariche e pronte, a dormire collegato alle<br />

batterie al piombo. Il vero problema sono state le varie<br />

complicazioni che si sono frapposte tra me e la ripresa<br />

di una vita quasi normale: “il rigetto”, le emorragie,<br />

l’emoglobina instabile, che mi hanno impedito di rimanere<br />

a casa <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi e quindi di organizzarmi una<br />

nuova quotidianità”.<br />

Il Jarvik 2000 è leggero e talmente piccolo da poter<br />

essere collocato interamente all’interno del torace;<br />

l’unico elemento visibile è il sottile cavetto che fuoriesce<br />

dall’osso mastoide, in sede retroauricolare, e che<br />

collega il device alla batteria e ad un piccolo computer<br />

comodamente trasportabile nelle tasche di un giubbino o<br />

legato alla cintura dei pantaloni. Le batterie portatili sono<br />

al litio, analoghe a quelle dei cellulari, ma specifi che, non<br />

re<strong>per</strong>ibili sul mercato, e hanno un’autonomia di circa 8<br />

ore. Le batterie da terra, al piombo, durano fi no a oltre 24<br />

ore, ma sono pesanti, non facilmente trasportabili, e si<br />

usano durante la notte. Questo materiale di consumo (cavi,<br />

batterie ecc.) viene sostituito con cadenze prestabilite<br />

dalla ditta produttrice (ad esempio il cavo retroauricolare<br />

ogni 6 mesi), mentre i controlli specialistici si eseguono<br />

mensilmente, salvo diverse necessità riscontrate. “Per<br />

ora è un rimedio destinato solo a pochi casi estremi e<br />

selezionati - continua il dr. Pistono -. Nel caso specifi co del<br />

nostro paziente, si è trattato di una destination-therapy,<br />

Lo staff dell' U.O. di Cardiologia Riabilitativa<br />

che ha seguito il paziente trapiantato<br />

ovvero una soluzione defi nitiva: non sono infatti previsti<br />

ulteriori interventi. Altri modelli di device possono essere<br />

invece usati come bridge-to transplantation, ovvero<br />

di cuore da donatore, appena sarà disponibile”. A fronte<br />

del crescente numero di soggetti bisognosi di un cuore<br />

nuovo, essendo lo scompenso cardiaco una vera e<br />

propria pandemia, l’impianto di un cuore artifi ciale può<br />

rappresentare una soluzione <strong>per</strong> coloro che non possono<br />

essere avviati al trapianto (<strong>per</strong> l’età avanzata o <strong>per</strong> la<br />

presenza di controindicazioni assolute) o non possono<br />

attendere l’arrivo di un cuore <strong>per</strong> l’estrema instabilità<br />

delle condizioni cliniche.<br />

Mentre scriviamo il signor Beltramea sta <strong>per</strong> essere<br />

dimesso dopo una nuova ricaduta. Ad attenderlo a casa,<br />

oltre ai suoi amati cani da caccia, ci sono la moglie, le<br />

fi glie e le nipoti, una delle quali ha ereditato da lui la<br />

passione <strong>per</strong> lo sport: “le cedo il passo, io sono felice<br />

di poter condurre una vita tranquilla, di fare qualche<br />

passeggiata, anche se la bicicletta mi manca...”<br />

“In questo campo, oggi fi nalmente si sono raggiunti<br />

livelli di specializzazione tali da <strong>per</strong>mettere di o<strong>per</strong>are<br />

casi complessi con sempre maggiore serenità. Rimane<br />

comunque un intervento delicato e non privo di<br />

complicazioni - conclude il dr. Pistono -: dopo l’impianto<br />

segue un lungo e diffi cile <strong>per</strong>corso di riabilitazione; ma se<br />

pensiamo al sempre crescente numero di pazienti affetti<br />

da scompenso cardiaco e che solo una piccola parte di<br />

questi può accedere al trapianto di cuore biologico, il<br />

ricorso ai cuori artifi ciali è una strada che vale la pena<br />

<strong>per</strong>correre e rappresenta una s<strong>per</strong>anza <strong>per</strong> il futuro”.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM


40<br />

News<br />

NOTIZIE FSM<br />

A LUMEZZANE TUTTI “GENITORI PER CASO”!<br />

Che c’azzecca un piccolo paesino della provincia di Brescia con l’Ecuador?<br />

C’entra eccome! Grazie alla dr.ssa Simonetta Scalvini, “la mente”, al<br />

dr. Michele Vitacca ed alla dr.ssa Margherita Penna, “le braccia”, tutti i<br />

dipendenti dell’Istituto di Lumezzane sono genitori a distanza di due bambini<br />

ecuadoriani: Jeremy Jordano e Camila Maribel. <strong>Un</strong>’iniziativa nata <strong>per</strong> caso nel<br />

2007 da un cd realizzato tra i dipendenti <strong>per</strong> scambiarsi in modo simpatico ed<br />

alternativo gli auguri di Natale e proseguita poi nel 2008 con la realizzazione<br />

di un cd musicale registrato da tutto il <strong>per</strong>sonale (vedere NOTIZIE FSM n.<br />

16). La richiesta di questi cd è stata tale da convincere le dottoresse a farli<br />

duplicare in grande quantità e metterli in vendita all’interno dell’istituto <strong>per</strong><br />

un fi ne davvero lodevole: i proventi, attraverso la <strong>Fondazione</strong> AVSI-ONLUS<br />

(Associazione Volontari <strong>per</strong> il Servizio Internazionale), vanno direttamente a<br />

sostegno della crescita di due bambini dell’Ecuador che si trovano in condizioni<br />

diffi cili. Jeremy e Camila Maribel hanno così un affi atato gruppo di “genitori a<br />

distanza” che ogni anno si impegna in un nuovo progetto <strong>per</strong> poter garantire<br />

loro cibo, farmaci e istruzione: <strong>per</strong>sone lontane fi sicamente ma che hanno a<br />

cuore la loro crescita e che partecipano alla loro vita. È questo un modo <strong>per</strong><br />

dare a questi bimbi la possibilità di crescere nel loro paese, rispettando la loro<br />

cultura e la loro identità.<br />

IL DR. GIOVANNI BERNARDO NUOVO SEGRETARIO<br />

NAZIONALE DELL’AIOM<br />

Il dr. Giovanni Bernardo (nella foto a fi anco), direttore dell’<strong>Un</strong>ità di Oncologia<br />

Medica II dell’Istituto di Pavia è stato nominato segretario nazionale dell’AIOM<br />

- Associazione Italiana di Oncologia Medica. Succede nell’incarico al dr.<br />

Marco Venturini, ora Presidente. L’elezione è avvenuta durante l’XI Congresso<br />

Nazionale della Società scientifi ca di Milano, alla presenza del viceministro<br />

alla salute prof. Ferruccio Fazio e di oltre tremila oncologi provenienti da tutta<br />

Italia. Il dr. Bernardo è tornato ad assumere un incarico all’interno dell’AIOM<br />

dopo sei anni di assenza dal Direttivo. “Avrò bisogno di un <strong>per</strong>iodo di ‘tirocinio’<br />

- ha affermato dopo la nomina -. Sono necessarie infatti competenza, dedizione<br />

e impegno <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere alla ‘macchina’ di funzionare in modo dinamico.<br />

Credo che questo sia il risultato che ci si attende da me, <strong>per</strong> poter <strong>per</strong>mettere<br />

un adeguato coordinamento della segreteria, capace di rispondere in maniera<br />

immediata e precisa alle diverse esigenze del socio”.<br />

L’AIOM è la più importante associazione di oncologia italiana e raggruppa<br />

oltre il 95% dei medici di questa disciplina.<br />

FONDAZIONE MAUGERI AL FESTIVAL DELLA<br />

SALUTE DELLA DONNA<br />

Tre giorni speciali dedicati alla salute della donna e<br />

vissuti con grande partecipazione dal <strong>per</strong>sonale del<br />

Centro di Senologia, dell’Ambulatorio <strong>per</strong> le patologie<br />

del pavimento pelvico, del Supporto Psicologico <strong>per</strong> le<br />

pazienti colpite da tumore al seno e dell’Ambulatorio<br />

della menopausa. <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> al Festival della<br />

Salute della Donna, organizzato da O.N.Da - Osservatorio<br />

Nazionale sulla salute della Donna - dal 2 al 4 ottobre scorsi<br />

presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia<br />

“Leonardo Da Vinci” di Milano, ha potuto mettere in luce<br />

la propria attività di riabilitazione specialistica così come<br />

i <strong>per</strong>corsi mirati ed organizzati intorno alla donna. Ma<br />

soprattutto, grazie agli specialisti che si sono avvicendati<br />

presso lo stand allestito lungo il chiostro del museo, ha<br />

potuto incontrare molte <strong>per</strong>sone che già ne conoscevano<br />

l’attività in ambito riabilitativo e che molto spesso hanno<br />

manifestato lusinghieri apprezzamenti <strong>per</strong> l’umanità e<br />

la professionalità che contraddistinguono l’o<strong>per</strong>ato di<br />

<strong>Fondazione</strong>. È stata questa un’occasione importante <strong>per</strong><br />

guardare negli occhi e parlare a quelle <strong>per</strong>sone che, <strong>per</strong><br />

curiosità o necessità, si sono interessate all’impegno e<br />

alla presenza della struttura nel territorio.<br />

Nella suggestiva Sala del Cenacolo, nell’avvicendarsi<br />

delle conferenze, il dr. Cesare Bonezzi, primario dell’<strong>Un</strong>ità<br />

O<strong>per</strong>ativa di Medicina del Dolore, con l’intervento ”Il dolore<br />

al femminile” ha chiarito il concetto di dolore, da intendersi<br />

come malattia vera e propria e non come sintomo, e ha<br />

approfondito le differenze di genere nella <strong>per</strong>cezione<br />

del dolore soffermandosi in particolare sull’incidenza<br />

delle diverse patologie sulla popolazione femminile e sui<br />

concetti di utilità fi siologica del dolore e di capacità di<br />

sopportazione, da distinguere dalla soglia del dolore.<br />

A PAVIA NUOVA UNITÀ<br />

DI COLOPROCTOLOGIA<br />

Nel mese di Ottobre la S.I.U.C.P. (Società Italiana<br />

<strong>Un</strong>itaria di Colon Proctologia), dopo un’attenta<br />

valutazione del modello organizzativo<br />

dell’ambulatorio interdisciplinare <strong>per</strong> le<br />

disfunzioni del pavimento pelvico dell’Istituto<br />

Scientifi co di Pavia, coordinato dalla dr.ssa<br />

Rubina Ruggiero, e della casistica di pazienti,<br />

ha espresso parere favorevole all’istituzione<br />

di una <strong>Un</strong>ità Coloproctologica (U.C.P.) presso<br />

la <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> di Pavia.<br />

Questo importante riconoscimento costituisce<br />

una cornice formale entro la quale svolgere<br />

e s<strong>per</strong>imentare l’attività interdisciplinare<br />

con la legittimazione ed il supporto di una<br />

importante società scientifi ca.<br />

NOTIZIE FSM<br />

41


42<br />

Parlano di noi<br />

Panorama<br />

novembre 2009<br />

La Repubblica<br />

novembre 2009<br />

L'Azione<br />

ottobre 2009<br />

Agenzie<br />

settembre 2009<br />

Il Corriere<br />

di Novara<br />

ottobre 2009<br />

La Repubblica<br />

ottobre 2009<br />

La Provincia Pavese<br />

novembre 2009<br />

L'espresso<br />

novembre 2009<br />

La Provincia<br />

Pavese<br />

ottobre 2009<br />

Come Stai<br />

novembre 2009<br />

Il Corriere della Sera<br />

ottobre 2009<br />

Vivere Sani<br />

novembre 2009<br />

Il Giorno<br />

ed. Lodi e Pavia<br />

novembre 2009<br />

La Provincia Pavese<br />

novembre 2009<br />

La Provincia Pavese<br />

settembre 2009<br />

Sanità News<br />

novembre 2009<br />

Il Giornale Umbria<br />

settembre 2009<br />

Vivere Sani<br />

novembre 2009<br />

Virgilio<br />

novembre 2009<br />

Agenzie<br />

novembre 2009<br />

L’Uffi cio Stampa è disponibile <strong>per</strong> accogliere richieste di intervento sui media <strong>per</strong> attività, studi, news.<br />

Per contatti: tel. 0444 317974 - info@unopuntotre.it<br />

Il Gazzettino<br />

settembre 2009<br />

La Gazzetta<br />

del Mezzogiorno<br />

settembre 2009<br />

Il Ticino<br />

novembre 2009<br />

La Provincia<br />

Pavese<br />

novembre 2009<br />

RAI UNO Sabato & Domenica<br />

settembre 2009 - Attenti agli integratori<br />

RETE 55 Tradate News<br />

novembre 2009 - Novità all'Istituto di Tradate<br />

RAI TRE Tg3 Lombardia<br />

novembre 2009 - Inquinamento atmosferico<br />

a Pavia<br />

RAI UNO <strong>Un</strong>omattina<br />

novembre 2009 - La riabilitazione<br />

respiratoria<br />

NOTIZIE FSM


Dai microgrammi<br />

ai quintali<br />

<strong>Un</strong> passione<br />

sulla cresta dell’onda<br />

<strong>per</strong> Diego Pagani<br />

del Centro di Ricerche<br />

Ambientali di Padova<br />

Nonsolo FSM<br />

Diego Pagani accanto<br />

a un esemplare di tonno<br />

appena pescato<br />

NOTIZIE FSM<br />

“...La lenza si alzò lentamente e regolarmente e poi la su<strong>per</strong>fi cie dell’oceano si<br />

sollevò davanti alla barca e il pesce uscì... La spada era lunga come una mazza da<br />

baseball e appuntita come un’alabarda e il pesce si alzò in tutta la sua lunghezza<br />

dall’acqua e poi vi rientrò, dolcemente come in un tuffo e il vecchio vide la grande<br />

lama falcata della coda andare sott’acqua e la lenza incominciò a fi lare...”,<br />

da “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway<br />

Ci vuole precisione, concentrazione e pazienza in laboratorio, tra provette e<br />

campioni, ma poi si esce in mare a<strong>per</strong>to e il contatto con la natura può liberare<br />

la mente da problemi e tensioni. È quello che succede a Diego Pagani, tecnico<br />

di laboratorio al Centro di Ricerche Ambientali di Padova della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, nonché es<strong>per</strong>to pescatore. Partito come analista di metalli,<br />

oggi Pagani concentra vari incarichi di laboratorio, oltre ad occuparsi della<br />

produzione di campionatori Radiello e di diversi lavori di ricerca. Ma il lavoro<br />

non è tutto: la pesca d’altura, <strong>per</strong> lui, è una grande passione e un impareggiabile<br />

sfogo rispetto alla routine quotidiana. ”Il contatto con la natura è molto<br />

salutare - dice -: in mezzo al mare, lontano da rumori e distrazioni, si ritrova<br />

la tranquillità. E poi è uno sport che dà grandi soddisfazioni!“. E a giudicare<br />

dalle prede catturate non lo si può dubitare: è arrivato a pescare addirittura due<br />

tonni da più di 300 chili e uno squalo da <strong>18</strong>0 chili!<br />

La pesca d’altura è un vero e proprio sport in cui sono necessari, oltre alla<br />

tecnica, una certa prestanza ed allenamento fi sico, specie se la preda, come<br />

spesso accade, su<strong>per</strong>a i cento chili. Richiede attrezzature di base adatte: canne<br />

di un certo libraggio, esche di vario tipo, una barca che regga la forza del mare.<br />

”Io, ad esempio, ho avuto una barca da 6.40 m con una motorizzazione potente<br />

che dava una relativa sicurezza anche nei giorni in cui il mare era mosso -<br />

racconta Pagani -. Ad ogni uscita si caricavano, oltre l’attrezzatura necessaria,<br />

fi no a 10 casse di sardine da 10 kg l’una! Le sardine sono, infatti, ottime <strong>per</strong><br />

la tecnica della pastura, ovverosia <strong>per</strong> richiamare il pesce in scia alla barca:<br />

una volta attirati gli esemplari si innescano le canne con sgombri e calamari, e<br />

comincia la vera avventura“.<br />

Pagani racconta di aver iniziato negli anni ’90, ”con una piccola imbarcazione<br />

<strong>per</strong> prendere le seppie in laguna“, <strong>per</strong> passare man mano a barche sempre più<br />

grandi. D’altra parte l’equipaggio ideale è composto da tre <strong>per</strong>sone, ognuna<br />

delle quali ha un preciso compito durante le fasi della cattura. ”<strong>Un</strong>a volta ho<br />

pescato un tonno da 300 chili, che era arrivato a due metri dalla barca e ad<br />

altrettanti di profondità. È stato emozionante! Il tonno è un animale che dopo<br />

aver abboccato riparte ad una velocità di circa 30 km/h ed è necessaria circa<br />

un’ora e mezza prima di poterlo raffi are ed issare in barca“. Ma l’avventura<br />

non fi nisce qui. ”Durante le battute di pesca non è raro incontrare, in mare<br />

a<strong>per</strong>to, gruppi di delfi ni o tartarughe che si avvicinano alla barca offrendo degli<br />

spettacoli indimenticabili“.<br />

E del pesce catturato che ne è?<br />

”Ho fatto parte di un club di pescatori di Albarella - conclude Pagani - e ciò<br />

che pescavamo lo davamo a una coo<strong>per</strong>ativa che <strong>per</strong> metà ce lo ripagava in<br />

buoni carburante e in casse di sardine, mentre il corrispettivo dell’altra metà lo<br />

divideva con alcune associazioni benefi che“.<br />

A volte, a preparativi fi niti succede che non si possa uscire in mare a<strong>per</strong>to a<br />

causa del maltempo: ”Avevamo una saggia massima: 'se gli affari vanno male<br />

il corpo non deve soffrire' ...<strong>per</strong> cui quando la fortuna non girava dalla nostra<br />

parte ci si riuniva tutti sulla barca più grande e si tiravano fuori soppresse,<br />

vino, salami, e quant’altro ognuno avesse portato, e si faceva grande festa, che<br />

rallegrava tutti e ci faceva tornare a casa comunque felici!“.<br />

Istituti Scientifi ci<br />

PAVIA<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10<br />

Via Palestro, 26 - 27100<br />

Tel. 0382 5921 fax 0382 592081<br />

Via Boezio, 28 - 27100<br />

Tel. 0382 5931 fax 0382 593081<br />

MILANO<br />

Via Clefi , 9 - 20146<br />

Tel. 02 43069511 fax 02 43069529<br />

MILANO<br />

Via Camaldoli, 64 - 20138<br />

Tel. 02 507259 fax 02 50725202<br />

MONTESCANO (PV)<br />

Via <strong>per</strong> Montescano - 27040<br />

Tel. 0385 2471 fax 0385 61386<br />

MEDE (PV)<br />

U.O. di Recu<strong>per</strong>o e Rieducazione Funzionale<br />

U.O. di Cure Palliative<br />

c/o Presidio di Mede<br />

Ospedale San Martino<br />

Viale dei Mille, 23 - 27035<br />

Tel. 0384 808324 fax 0384 808296<br />

CASORATE PRIMO (PV)<br />

U.O. di Riabilitazione Specialistica<br />

Pneumologica<br />

U.O. di Riabilitazione Generale Geriatrica<br />

c/o Presidio di Casorate Primo<br />

Ospedale C. Mira<br />

Largo Avis, 1 - 27022<br />

Tel. 02 90040207-313 fax 02 90040206<br />

LISSONE (MI)<br />

Via Mons. Bernasconi, 16 - 20035<br />

Tel. 039 4657235 fax 039 4657234<br />

LUMEZZANE (BS)<br />

Via Mazzini,129 - 25066<br />

Tel. 030 8253011 fax 030 8920262<br />

TRADATE (VA)<br />

Via Roncaccio, 16 - 21049<br />

Tel. 0331 829111 fax 0331 829555<br />

CASTEL GOFFREDO (MN)<br />

Via Ospedale, 36 - 46042<br />

Tel. 0376 77471 fax 0376 779886<br />

NERVI (GE)<br />

Genova-Nervi<br />

Via Missolungi, 14 - 16167<br />

Tel. 010 307911 fax 010 30791269<br />

VERUNO (NO)<br />

Via <strong>per</strong> Revislate, 13 - 28010<br />

Tel. 0322 884711 fax 0322 884816<br />

PRESIDIO DI TORINO<br />

Via Santa Giulia, 60 - 10124<br />

Tel. 011 8151611 fax 011 817<strong>18</strong>64<br />

TELESE TERME (BN)<br />

Via Bagni Vecchi, 1 - 82037<br />

Tel. 0824 909111 fax 0824 909614<br />

CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />

Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />

Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />

Sedi distaccate di Cassano delle Murge:<br />

SCIACCA (AG)<br />

U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />

c/o Azienda Ospedaliera O.C.R. di Sciacca<br />

Via Pompei c.da Seniazza - 92019<br />

Tel. 0925 962369 fax 0925 962359<br />

MISTRETTA (ME)<br />

U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />

c/o Presidio Ospedaliero<br />

Santissimo <strong>Salvatore</strong><br />

Via A. Salamone - 98073<br />

Tel. 0921 389562 fax 0921 389572<br />

Laboratori di Medicina del Lavoro<br />

e Igiene Industriale<br />

PAVIA<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10 - 27100<br />

Tel. 0382 592300 fax 0382 592072<br />

CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />

Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />

Tel. 080 781411 fax 080 7814310<br />

PADOVA<br />

Via Svizzera, 16 - 35127<br />

Tel. 049 8064511 fax 049 80645558

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