Numero 18: "Un robot per amico" - Fondazione Salvatore Maugeri
Numero 18: "Un robot per amico" - Fondazione Salvatore Maugeri
Numero 18: "Un robot per amico" - Fondazione Salvatore Maugeri
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NOTIZIE FSM<br />
Rivista trimestrale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> - Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />
Anno 9 - N. <strong>18</strong> - Dicembre 2009 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS PD<br />
Focus<br />
Il progresso della scienza medica<br />
passa da Marte<br />
La Rete<br />
Hepasphere: contro i tumori<br />
come un cavallo di Troia<br />
Attività e...<br />
Nasce la biobanca Bruno Boerci<br />
Il sollievo arriva dall’acqua<br />
Stili di vita<br />
Il peso della postura<br />
<strong>Un</strong> <strong>robot</strong><br />
<strong>per</strong> amico<br />
Il sistema <strong>robot</strong>izzato Lokomat fa il suo ingresso<br />
all’Istituto di Montescano
Plus Plu<br />
NOTIZIE FSM<br />
La <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> creata nel<br />
1965 dal professore <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, come<br />
“Clinica del lavoro”, o<strong>per</strong>a nelle aree istituzionali<br />
della tutela della salute nell’ambiente<br />
di lavoro e della Medicina Riabilitativa, con<br />
l’obiettivo di favorire il recu<strong>per</strong>o delle capacità<br />
residue funzionali e attitudinali della <strong>per</strong>sona,<br />
l’autonomia e la qualità della vita mediante<br />
una riabilitazione di Alta Specializzazione.<br />
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifi -<br />
co dal 1969 è oggi presente su tutto il territorio<br />
italiano con una rete di 11 Istituti Scientifi ci e<br />
3 Centri di Prevenzione. L’attività clinica, rivolta<br />
a soggetti post-acuti e cronici, è orientata<br />
alla diagnosi e alla cura delle malattie professionali,<br />
individuando e prevenendo i rischi legati<br />
ad attività produttive, e alla Riabilitazione<br />
di pazienti con menomazioni neuromotorie,<br />
cardiologiche, pneumologiche e di patologie<br />
croniche polisistemiche disabilitanti,<br />
favorendo il reinserimento della <strong>per</strong>sona al<br />
lavoro e alle attività quotidiane e prevenendone<br />
la disabilità. L’attività assistenziale è di supporto<br />
alla ricerca scientifi ca <strong>per</strong> l’elaborazione di<br />
protocolli diagnostici, linee guida e protocolli<br />
riabilitativi ad approccio multidisciplinare<br />
nell’ambito di patologie complesse, di grande<br />
rilevanza epidemiologica e ad elevato assorbimento<br />
di risorse. L’attività di ricerca si avvale<br />
di 48 Laboratori Scientifi ci e si sviluppa <strong>per</strong><br />
linee e tematiche sia specifi che che trasversali<br />
all’attività complessiva. La struttura a rete<br />
diffusa sul territorio nazionale <strong>per</strong>mette, da<br />
un lato di accedere a campioni signifi cativi<br />
dal punto di vista epidemiologico, dall’altro di<br />
garantire un continuo scambio di informazioni<br />
ed es<strong>per</strong>ienze in gruppi di lavoro omogenei,<br />
interdisciplinari e multiprofessionali che<br />
assicurano l’eccellenza dei <strong>per</strong>corsi clinicoassistenziali<br />
e della ricerca scientifi ca.<br />
editoriale<br />
un anno<br />
positivo<br />
Quando sfoglierete questo numero di NOTIZIE FSM saranno giorni di festa e<br />
di vacanza, giorni in cui è più facile poter dedicare tempo e attenzione alle<br />
<strong>per</strong>sone e alle passioni che più ci stanno a cuore.<br />
Si è ormai concluso un anno particolarmente impegnativo <strong>per</strong> tutti noi, sia<br />
<strong>per</strong> i fatti riguardanti la sanità che hanno trovato larga eco nelle cronache<br />
di tutti i quotidiani, italiani e non, sia <strong>per</strong> una crisi che ha interessato e sta<br />
interessando tutti i settori delle attività produttive, ma, non dimentichiamolo,<br />
anche di quelle legate all’ambito sanitario. Nonostante questo possiamo<br />
affermare che si è trattato di un anno positivo sotto molti aspetti. Come non<br />
ho mancato di sottolineare in occasione della nostra Giornata celebrativa di<br />
novembre, <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> gode oggi di un apprezzamento trasversale<br />
da parte delle Istituzioni nazionali e regionali che ne riconoscono, da un lato<br />
l’alta specializzazione delle prestazioni, dall’altro la capacità di individuare<br />
<strong>per</strong>corsi di interventi innovativi.<br />
È un risultato importante che premia il lavoro di tutti voi svolto<br />
quotidianamente con passione e dedizione.<br />
Ma non dobbiamo fermarci. Ciascun traguardo è da considerarsi un punto<br />
di partenza <strong>per</strong> individuare nuovi fi loni di ricerca e nuovi <strong>per</strong>corsi di cura.<br />
Questo si aspettano i nostri pazienti.<br />
E le sfi de che accogliamo a volte ci portano lontano, come è il caso<br />
della collaborazione avviata un anno fa con l’Accademia Russa delle<br />
Scienze che trovate in a<strong>per</strong>tura della rivista: un progetto che vede oggi<br />
<strong>Fondazione</strong> protagonista nell’applicazione in riabilitazione e nel campo<br />
delle nanotecnologie di s<strong>per</strong>imentazioni pensate ed utilizzate fi no ad oggi<br />
nell’ambito della Medicina spaziale.<br />
Altri sono gli esempi che sfogliando questo numero natalizio di NOTIZIE<br />
FSM ci danno la misura dell’impegno profuso: dalla nuova terapia contro il<br />
cancro al fegato s<strong>per</strong>imentata a Pavia alla riabilitazione con una tecnologia<br />
all’avanguardia come il Lokomat presente da qualche mese all’Istituto<br />
di Montescano, fi no all’assistenza complessa richiesta <strong>per</strong> un paziente<br />
trapiantato con cuore artifi ciale e messa in atto a Veruno.<br />
<strong>Un</strong> augurio di buone feste a tutti voi,<br />
buona lettura.<br />
Il Presidente<br />
NOTIZIE FSM<br />
1
NOTIZIE FSM<br />
Rivista trimestrale della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 4 - 27100 Pavia<br />
www.fsm.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Micaela Marcon<br />
Redazione<br />
UNOPUNTOTRE<br />
Via G.B. Im<strong>per</strong>iali, 13 - 36100 Vicenza<br />
Tel./Fax 0444 317974<br />
info@unopuntotre.it<br />
Stampato su carta contenente 100% di fi bre riciclate<br />
in conformità con RAL UZ 14- Blue Angel<br />
NOTIZIE FSM<br />
4 IL FOCUS<br />
Il progresso della scienza medica passa da Marte<br />
10 LA RETE<br />
Hepasphere: contro i tumori come un cavallo di Troia<br />
14 ATTIVITÀ E…<br />
<strong>Un</strong> aiuto alla ricerca: nasce la biobanca Bruno Boerci<br />
Il sollievo arriva dall’acqua<br />
<strong>Un</strong> ambulatorio dedicato<br />
20 PLUS<br />
Al servizio di pazienti speciali<br />
22 PAROLA DI<br />
L’inguaribile voglia di vivere<br />
24 IN CLASSE<br />
42 PARLANO DI NOI<br />
Il convegno di cui parlare: Qualità dell’aria e salute<br />
L’approccio bobathiano <strong>per</strong> il paziente emiparetico<br />
La <strong>Fondazione</strong> e i media<br />
2 Specialisti europei a lezione in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
44 NONSOLO FSM<br />
3<br />
Giornata <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> 2009<br />
Dai microgrammi ai quintali<br />
Foto<br />
Archivio <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Progetto Grafi co<br />
BtoB - Vicenza<br />
Stampa<br />
Tipografi a Nuova Jolly<br />
Viale dell’Industria, 28<br />
35030 Rubano (PD)<br />
Registrazione Tribunale di Padova<br />
n. 2120 del 25 febbraio 2008<br />
28 LO STUDIO GRAFICO<br />
Frattura del femore: l’importanza dei controlli nel tempo<br />
30 DENTRO LA QUALITÀ<br />
La qualità a confronto<br />
32 TECHNOLOGIE<br />
<strong>Un</strong> <strong>robot</strong> <strong>per</strong> amico<br />
34 STILI DI VITA<br />
Il peso della postura<br />
38 IL CASO<br />
<strong>Un</strong> cuore speciale<br />
40 NEWS<br />
NOTIZIE FSM
Il focus<br />
NON SOLO SPAZIO<br />
4 La medicina spaziale ha dato e continua a<br />
dare un contributo signifi cativo al progresso<br />
luoghi con condizioni di vita estreme come deserti,<br />
montagne e oceani, in Artico e Antartico e in<br />
5<br />
Ha un peso storico l’accordo sottoscritto in data<br />
della medicina terrestre e alla scienza medica<br />
laboratori terrestri. Gli es<strong>per</strong>imenti di simulazione<br />
<strong>18</strong>/12/2008 tra <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, con la<br />
partecipazione e l’assistenza di SIB Laboratories LTD,<br />
e il Centro Scientifi co Statale della Federazione Russa -<br />
Istituto <strong>per</strong> i Problemi Medico Biologici della Accademia<br />
Russa delle Scienze (IPBM). La collaborazione ha lo<br />
scopo di promuovere lo studio di tecnologie avanzate<br />
nei campi della medicina e della biologia. In particolare,<br />
i settori di interesse spaziano dalla fi siologia umana<br />
alla riabilitazione (neuromotoria, cardio-angiologica,<br />
pneumologica, integrativa) e alla psicologia, fi no alla<br />
biologia cellulare.<br />
Per quanto concerne le ricerche applicate, la collaborazione<br />
si realizza attraverso studi nel campo della tutela<br />
della salute <strong>per</strong> effetto di fattori estremi e sfavorevoli<br />
dell’ambiente esterno, nonché l’individuazione e<br />
prevenzione dei rischi legati all’attività professionale.<br />
Coinvolti anche il monitoraggio microbico, l’analisi<br />
chimica e fi sico-chimica, la fi siologia i<strong>per</strong>barica e la<br />
in generale. Nuove conoscenze, metodologie,<br />
strumentazioni, tecniche e mezzi della telemedicina<br />
si sono fatti strada verso l’applicazione<br />
nell’assistenza sanitaria. La ricerca biomedica<br />
sui biosatelliti in particolare, ha <strong>per</strong>messo di<br />
identifi care i meccanismi attraverso i quali i voli<br />
spaziali infl uenzano i differenti organismi viventi<br />
e, con la nascita della biologia e della fi siologia<br />
gravitazionale, ha gettato la base teorica <strong>per</strong><br />
l’indagine delle condizioni fi siche dell’uomo nello<br />
spazio. Gli es<strong>per</strong>ti hanno quindi focalizzato la loro<br />
attenzione sulla ricerca biomedica su cosmonauti<br />
in orbita <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi, indagando sulla<br />
sicurezza e l’ottimizzazione delle <strong>per</strong>formance<br />
umane in condizioni estreme, sviluppando le<br />
modalità di assistenza medica nel corso di missioni<br />
di lungo <strong>per</strong>iodo. L’obiettivo consiste nel realizzare<br />
(ipocinesia, immersione, isolamenti <strong>per</strong> lunghi<br />
<strong>per</strong>iodi ecc.) hanno <strong>per</strong>messo di studiare sistemi<br />
differenti di training locomotorio, testare nuovi<br />
esercizi da sforzo e diversi tipi di contromisure.<br />
Es<strong>per</strong>imenti di isolamento <strong>per</strong> lungo <strong>per</strong>iodo<br />
hanno fi ssato invece l’attenzione sulla evoluzione<br />
dello stato psicofi siologico del soggetto e sulla<br />
interazione umana con l’ambiente artifi ciale.<br />
Test biologici, d’altra parte, hanno reso possibile<br />
investigare i meccanismi attraverso i quali i<br />
sistemi viventi reagiscono alla microgravità, così<br />
da comprendere la logica di adattamento di un<br />
organismo all’impatto di un volo nello spazio,<br />
stimare il ruolo dei fattori genetici e in particolare<br />
il ruolo biologico della gravità consentendo<br />
signifi cativi progressi nelle scienze della vita. Per<br />
citare solo un esempio dei risvolti pratici della<br />
medicina sottomarina, la telemedicina e la medicina<br />
misure <strong>per</strong> la prevenzione di effetti collaterali sul medicina spaziale, si consideri che un’ampia<br />
spaziale.<br />
corpo umano <strong>per</strong> effetto della microgravità, e mira gamma di prodotti medicali studiati <strong>per</strong> indagini<br />
a far sì che i cosmonauti mantengano un buono a bordo di stazioni orbitali è stata impiegata in<br />
I protagonisti<br />
stato di salute e un buon livello di prestazioni.<br />
laboratori mobili <strong>per</strong> screening di massa sulla<br />
L’accordo porta la fi rma del Presidente di <strong>Fondazione</strong><br />
Gli effetti dei voli spaziali sul corpo umano sono popolazione e, su altro fronte, <strong>per</strong> stabilire la<br />
<strong>Maugeri</strong> Professor Umberto <strong>Maugeri</strong> e del Professor Igor<br />
stati esplorati non solo in missioni vere e proprie situazione ambientale in siti industriali di diverse<br />
Borosovich Ushakov, Direttore Accademico dell’Istituto<br />
<strong>per</strong> i Problemi Medico Biologici dell'Accademia Russa<br />
delle Scienze.<br />
ma anche in un ampio numero di spedizioni in<br />
regioni.<br />
NOTIZIE FSM<br />
Il progresso<br />
della<br />
scienza<br />
medica<br />
passa<br />
da Marte<br />
Siglato un importante accordo tra<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e Accademia Russa delle Scienze<br />
<strong>per</strong> favorire sviluppi innovativi<br />
nei campi della medicina e della biologia
6<br />
Il focus<br />
NOTIZIE FSM<br />
Nutrito il nucleo dei rappresentanti delle varie istituzioni incaricati di<br />
coordinare e valutare tutti i delicati aspetti scientifi ci, tecnici e legali che tali<br />
progetti comportano. Rappresentante di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> <strong>per</strong> gli aspetti<br />
tecnico-scientifi ci del progetto è il Professor Marcello Imbriani, Direttore<br />
Scientifi co di <strong>Fondazione</strong>. SIB Laboratories LTD, nelle fi gure del Dottor<br />
Olivier Raimond e del dottor Carlo Farina, supporta <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>,<br />
nella valutazione e nell’assistenza dei progetti di ricerca. Rappresentanti<br />
di IBMP il Professor Orlov Oleg Igorevich, vice direttore e Responsabile<br />
Scientifi co dell’Istituto, Belakovsky Mark Samuilovich, Direttore Uffi cio Esteri<br />
e Solodonikov Vladimir Alexandrovic, <strong>per</strong> le questioni di identifi cazione,<br />
valutazione degli oggetti di proprietà intellettuale e industriale.<br />
La visita<br />
Tra il 20 e il 23 settembre scorso una delegazione di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>,<br />
guidata dal Professor Imbriani, si è recata a Mosca. Nel suo intervento<br />
alla XIV Conferenza Internazionale della telemedicina, il vice Presidente<br />
dell’Accademia Russa delle Scienze Anatoly Ivanovich Grigoriev ha espresso<br />
vivo apprezzamento <strong>per</strong> i rapporti instaurati con <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> nel<br />
campo della ricerca scientifi ca ed ha auspicato un ampliamento della<br />
collaborazione in altri campi scientifi ci.<br />
Progetto Marte<br />
<strong>Un</strong> momento assolutamente memorabile della visita è consistito nella visita<br />
alla navicella spaziale “Progetto Marte 500”. Secondo il progetto, a marzo<br />
2010 avrà inizio il nuovo es<strong>per</strong>imento di simulazione del volo su Marte con la<br />
partecipazione di sei cosmonauti (quattro russi e due stranieri) <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo<br />
di 520 giorni. La visita della delegazione è stata occasione <strong>per</strong> la consegna a<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> del Diploma e medaglia d’argento <strong>per</strong> la partecipazione al<br />
Concours Lepin di Strasburgo Salone Europeo delle Invenzioni con il progetto<br />
di brevetto “Composizione Nanostrutturata Biocidi”. La visita ha portato inoltre<br />
alla costituzione di un Dipartimento <strong>per</strong> l’attività congiunta e la presentazione<br />
del tomo sulla Nanotecnologia; lo scorso 7 ottobre la delegazione Nanotech<br />
si è recata in visita a Pavia.<br />
UN CENTRO DI<br />
ECCELLENZA CON CUI<br />
COLLABORARE<br />
Il Centro Scientifi co Statale della<br />
Federazione Russa - Istituto <strong>per</strong> i<br />
Problemi medico Biologici della<br />
Accademia Russa delle Scienze<br />
(IBMP) è leader in Russia <strong>per</strong><br />
la ricerca in biologia spaziale<br />
e medicina, il supporto<br />
biomedico ai piloti<br />
impegnati in missioni<br />
spaziali, nonché <strong>per</strong> la<br />
sicurezza e l’assistenza<br />
degli equipaggi. IBMP<br />
dispone di attrezzature<br />
avveniristiche: una base<br />
terrestre s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong><br />
realizzare studi sull’essere<br />
umano in condizioni di<br />
isolamento prolungato e in<br />
ambienti artifi ciali; un centro<br />
<strong>per</strong> test fi siologici <strong>per</strong> le<br />
simulazioni e lo studio sugli<br />
effetti fi siologici e biologici<br />
della microgravità e non solo;<br />
una centrifuga radio di 9 metri; una<br />
vasca che simula le immersioni fi no a<br />
250 metri di profondità. L’Istituto conta uno<br />
staff di circa 300 ricercatori, dispone di una<br />
Commissione Accademica che su<strong>per</strong>visiona<br />
gli studi nei settori di aviazione, medicina<br />
spaziale e marina, biotecnologia, sicurezza<br />
nelle emergenze.<br />
NOTIZIE FSM<br />
7
8<br />
Il focus<br />
Dispositivo Regent<br />
NOTIZIE FSM<br />
LE ATTIVITÀ DI RICERCA: I PRIMI RISULTATI<br />
La collaborazione di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> con SIB LAB riguarda principalmente<br />
due aree di attività: riabilitazione e nanotecnologie.<br />
Riabilitazione<br />
Si indagano quindi le possibili applicazioni, nella pratica clinica riabilitativa,<br />
di tecnologie ed es<strong>per</strong>imenti condotti nel campo della Medicina spaziale.<br />
Questo signifi ca produzione, analisi e certifi cazione di nuovi dispositivi<br />
medicali, alcuni dei quali sono già realtà e in s<strong>per</strong>imentazione in <strong>Fondazione</strong><br />
presso i servizi di Terapia occupazionale e di Fisiatria dell'Istituto di Pavia.<br />
L’Istituto <strong>per</strong> i Problemi medico Biologici dell'Accademia Russa delle Scienze<br />
(IBMP) ha studiato la sindrome ipocinetica motoria sviluppata dai cosmonauti<br />
che soggiornano <strong>per</strong> un lungo <strong>per</strong>iodo nello spazio in uno stato di assenza<br />
di gravità. A causa dell’assenza di gravità, e conseguentemente dell’abituale<br />
attività fi sica, i muscoli dei cosmonauti si atrofi zzano; contestualmente la<br />
composizione delle fi bre muscolari si altera; le funzioni dei sensori motori<br />
si deteriorano o si alterano, <strong>per</strong> esempio nel caso delle funzioni vestibolari e<br />
delle strategie di controllo del movimento; la colonna vertebrale <strong>per</strong>de la sua<br />
naturale curvatura, e anche <strong>per</strong> questa ragione dopo il volo il corpo risulta più<br />
lungo.<br />
Axial loading suit - Lavorando a queste problematiche, attraverso studi su<br />
modelli di microgravità come il “Dry Immersion” e il “Bed rest”, il team del<br />
Prof. Kzlovkaya ha sviluppato uno speciale indumento chiamato “Penguin”,<br />
il quale crea un peso assiale artifi ciale sull’apparato muscolo-scheletrico<br />
compensando l’assenza di attività motoria. La <strong>per</strong>manenza <strong>per</strong> sette giorni<br />
di un essere umano in “Dry immersion” ha dato risultati signifi cativi: tra<br />
gli altri, l’atrofi a delle fi bre nei soggetti che vestivano “Penguin” non era<br />
signifi cativa, mentre nei soggetti che non lo indossavano veniva riscontrato<br />
un valore variabile da 5 a 10%. L’indumento vestito dai cosmonauti durante<br />
le missioni nello spazio è quindi in grado di compensare il defi cit di peso sul<br />
sistema muscolo-scheletrico, il defi cit di equilibrio di peso e la trasmissione<br />
propriocettiva di impulsi.<br />
Regent - Le ricerche svolte hanno provato che le anormalità nelle funzioni<br />
senso-motorie osservate nei cosmonauti sono sorprendentemente simili al<br />
deterioramento cui incorrono i pazienti dopo un evento acuto come ictus o un<br />
trauma cranio-cerebrale. Sulla base di questa premessa, la versione spaziale<br />
dell’indumento è stata adattata <strong>per</strong> i pazienti (terrestri) attraverso la messa a<br />
punto di “Regent”, un indumento utilizzato <strong>per</strong> ristabilire le funzioni motorie<br />
e la riabilitazione in pazienti colpiti da ictus o gravi traumi cranio-cerebrali.<br />
Il dispositivo funziona attraverso la produzione o l’incremento di carichi<br />
longitudinali sulle strutture scheletriche, l’aumento di resistenza muscolare<br />
durante il movimento e il contrasto di posture patologiche.<br />
Viene impiegato <strong>per</strong> indurre variazioni di postura e <strong>per</strong> la produzione di carichi<br />
sul sistema muscolo scheletrico nel trattamento neuro-riabilitativo non<br />
farmacologico. È destinato dunque a pazienti affetti da malattie del sistema<br />
nervoso centrale (SNC) e muscolo scheletrico, stroke ischemico e sequele di<br />
trauma spinali.<br />
Gli effetti riabilitativi dell’indumento sono stati testati con successo:<br />
es<strong>per</strong>imenti clinici hanno dimostrato che pazienti impegnati in esercizi<br />
quotidiani (da 20 minuti a un’ora e mezzo secondo l’età) <strong>per</strong> 10-15 giorni,<br />
indossando il Regent, registravano un signifi cativo aumento della stabilità<br />
dinamica e diminuzione del grado di paresi in confronto al gruppo di<br />
controllo, composto da pazienti riabilitati con metodi tradizionali. Dopo il<br />
trattamento, il 47% dei pazienti si muoveva con facilità, contro un 25% del<br />
gruppo di controllo. Il trattamento ripetuto <strong>per</strong> alcuni anni porta a risultati<br />
stabili e a miglioramenti non solo motori, ma anche delle funzioni legate al<br />
linguaggio. Attualmente il dispositivo è in fase di s<strong>per</strong>imentazione presso i<br />
servizi di Terapia occupazionale e di Fisiatria.<br />
Foot loading imitator “Korvit” - Gli studi svolti dal IBMP hanno evidenziato che<br />
il “Bed rest” causa lo stesso deterioramento in fatto di atrofi a, atonia e atassia<br />
muscolare, causati dall’assenza di gravità, ma più lentamente. Il lavoro sui<br />
risultati di questo test ha portato alla produzione del Korvit, uno stimolatore<br />
meccanico che funziona con la collocazione di recettori alla base del piede.<br />
Il dispositivo induce una stimolazione meccanica della base del piede,<br />
attivando le afferenze nervose; viene impiegato in Neurologia nella profi lassi e<br />
Alcuni momenti della visita della delegazione di<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> all'Accademia Russa delle Scienze<br />
riabilitazione di disturbi della postura e della locomozione,<br />
in casi di immobilità <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi.<br />
Il dispositivo imita la normale marcia stimolando<br />
meccanicamente le zone del piede abitualmente attivate<br />
in questo movimento. L’unicità del dispositivo consiste<br />
nel fatto che riproduce l’azione fi sica sul piede durante<br />
la deambulazione: pressione, durata dell’impulso,<br />
intervalli delle azioni tra calcagno e la parte anteriore<br />
ecc. Il ventaglio di campi di applicazione è estremamente<br />
ampio e va dallo stroke ischemico, trauma cerebrale,<br />
traumi midollari, malattie del Sistema Nervoso Centrale,<br />
a patologie cardiologiche e ridotta mobilità indotta<br />
da invecchiamento e malattie croniche. Anche questo<br />
dispositivo è in s<strong>per</strong>imentazione nei servizi di Terapia<br />
occupazionale e Fisiatria.<br />
Miostim - Si tratta di un elettrostimolatore, progettato<br />
congiuntamente da scienziati austriaci e russi, impiegato<br />
nella stimolazione primaria a lungo termine <strong>per</strong> la<br />
rigenerazione lenta delle fi bre muscolari e raccomandato<br />
<strong>per</strong> la riabilitazione di pazienti provati da un lungo <strong>per</strong>iodo<br />
di immobilità.<br />
Nanotecnologie<br />
In collaborazione con le principali attività dell’Institute of<br />
Applied Nanotechnology con cui <strong>Fondazione</strong> ha avviato<br />
la collaborazione, le ricerche attivate riguardano da<br />
un lato lo sviluppo di tecnologie <strong>per</strong> rivestimenti (con<br />
impiego di nano materiali battericidi o biocompatibili <strong>per</strong><br />
applicazioni mediche, igieniche e sanitarie), dall’altro lo<br />
sviluppo di vernici con caratteristiche ecologiche, anticorrosive<br />
e battericide. Le applicazioni in campo medico<br />
consentono invece la produzione di protesi ortopediche<br />
e altri dispositivi <strong>per</strong> la riabilitazione e strumentazione<br />
con proprietà battericide. La s<strong>per</strong>imentazione si svolge<br />
presso il CNIT (Centro Nazionale di Informazione<br />
Tossicologica), il Centro di Ricerche Ambientali di Padova,<br />
le <strong>Un</strong>ità di Terapia Occupazionale e Fisiatria, e prevede<br />
una collaborazione con l’<strong>Un</strong>iversità degli Studi di Pavia.<br />
9
10<br />
La rete<br />
Dr. Guido Poggi dell'U.O.<br />
Oncologia II dell'Istituto<br />
di Pavia<br />
Hepasphere in soluzione<br />
di Oxaliplatino<br />
NOTIZIE FSM<br />
Hepasphere:<br />
contro i tumori<br />
come un<br />
cavallo di Troia<br />
I medici ricercatori dell’U.O. di Oncologia Medica II dell’Istituto di Pavia<br />
dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, in collaborazione con il dipartimento<br />
di Radiologia Interventistica dell’IRCCS Policlinico San Matteo, hanno<br />
s<strong>per</strong>imentato una nuova terapia contro il cancro del fegato<br />
Immaginate un tumore primitivo del fegato che neppure la chemioterapia<br />
riesce a scalfi re; immaginate poi delle piccolissime sfere (50-200 mcm) in grado<br />
di caricarsi di agenti chemioterapici; immaginate infi ne un ipotetico Ulisse,<br />
che nel nostro caso non è un solo uomo ma un gruppo di medici ricercatori.<br />
Questi saranno i protagonisti della storia che stiamo <strong>per</strong> raccontarvi.<br />
Il nemico - I tumori primitivi del fegato che non rispondono alle tradizionali<br />
cure chemioterapiche e non sono asportabili chirurgicamente, in particolare<br />
l’epatocarcinoma ed il colangiocarcinoma. Il tumore al fegato è la quinta<br />
causa di morte a livello mondiale e la sua incidenza è in aumento; colpisce<br />
maggiormente i pazienti con cirrosi epatica correlata ad epatite C. Anche<br />
il colangiocarcinoma intraepatico, che ha origine dalla trasformazione<br />
neoplastica delle cellule delle vie biliari e rappresenta circa il 20% di tutti i<br />
tumori primitivi del fegato, è in aumento. Si tratta di tumori che reagiscono alle<br />
terapie embolizzanti, che ostruiscono i vasi sanguigni, <strong>per</strong>ché si alimentano<br />
<strong>per</strong> via arteriosa; il fegato, invece, ha un doppio ingresso di alimentazione:<br />
la vena porta (<strong>per</strong> il 70%) e l’arteria epatica (<strong>per</strong> il 30%). È<br />
possibile necrotizzare una parte di fegato, quella malata,<br />
senza danneggiare la restante parte sana dell’organo,<br />
<strong>per</strong>ché quest’ultima riceve la maggior quantità di sangue,<br />
e quindi di nutrimento, dalla vena porta, mentre il tumore,<br />
una volta ostruita la via arteriosa, viene ischemizzato e<br />
muore.<br />
Ulisse - L’equipe di medici ricercatori dell’U.O. Oncologia<br />
II dell’Istituto Scientifi co di Pavia-via <strong>Maugeri</strong> dell’IRCCS<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, diretta dal Dr. Giovanni Bernardo,<br />
in collaborazione con il Dipartimento di Radiologia<br />
Interventistica dell’IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia.<br />
Il gruppo di ricercatori ha s<strong>per</strong>imentato l’utilizzo della<br />
TACE (Transcatheter Arterial ChemoEmbolization) nel<br />
trattamento delle neoplasie primitive epatiche nell’ambito<br />
di studi clinici pubblicati sulle riviste scientifi che Anticancer<br />
Research e Cardiovascular and Interventional Radiology.<br />
Il cavallo - Transcatheter Arterial ChemoEmbolization<br />
(TACE), ovvero embolizzazione arteriosa con agenti<br />
chemioterapici; è il metodo attraverso il quale i farmaci<br />
che agiscono contro il tumore vengono trasportati<br />
all’interno del tumore stesso. Per mezzo di un catetere<br />
inserito nell’arteria che porta il sangue alla neoplasia,<br />
i farmaci chemioterapici raggiungono direttamente il<br />
tumore, colpendolo nella sua sede, mentre il materiale<br />
embolizzante chiude le sue vie di alimentazione. La<br />
procedura avviene miscelando il chemioterapico con una<br />
sostanza liquida oleosa, che veicola il farmaco attraverso<br />
la circolazione arteriosa direttamente nel tumore, e ne<br />
embolizza i vasi.<br />
NOTIZIE FSM<br />
11
12<br />
Plus La rete<br />
Dagli studi di farmacocinetica risulta tuttavia che buona<br />
parte del farmaco chemioterapico si ritrova nel torrente<br />
circolatorio dell’intero organismo, e non solo nei vasi<br />
del tumore. In sostanza, il canale è valido, ma bisogna<br />
individuare altri veicoli più adatti a trasportare il farmaco,<br />
in modo da non vanifi carne l’effi cacia e causare minore<br />
tossicità sistemica.<br />
I soldati - Le hepasphere. Le microsfere utilizzate <strong>per</strong><br />
veicolare i farmaci lungo le arterie svolgono una doppia<br />
azione: meccanica <strong>per</strong>ché bloccano fi sicamente il vaso<br />
che porta il nutrimento al tumore; farmacologica <strong>per</strong>ché<br />
rilasciano il chemioterapico che trasportano direttamente<br />
in sede tumorale. Ma le microsfere non sono tutte uguali.<br />
Le hepasphere, in virtù della loro duplice modalità di<br />
carica, assorbono dosi più elevate di farmaco (rispetto<br />
alle altre particelle), in particolare l’oxaliplatino, un<br />
potente chemioterapico dotato di marcata tossicità se<br />
somministrato <strong>per</strong> via sistemica.<br />
L’idea - La sco<strong>per</strong>ta dei ricercatori è legata all’associazione<br />
tra mezzo e farmaco: aver dunque verifi cato che<br />
l’oxaliplatino, non solo viene ben assorbito dalle<br />
hepasphere, ma viene rilasciato solo all’interno del<br />
tumore, senza dis<strong>per</strong>sioni, come evidenziato dagli studi<br />
di farmacocinetica eseguiti nel Laboratorio di Misure<br />
Ambientali e Tossicologiche diretto dal dr. Claudio Minoia.<br />
Per la prima volta si è provato a caricare le microsfere con<br />
Le hepasphere in azione in sede tumorale<br />
questo tipo di farmaco, intervenendo su un tumore, il<br />
colangiocarcinoma, che è solo parzialmente responsivo<br />
al trattamento sistemico con oxaliplatino. “Abbiamo<br />
applicato questa tecnica a tumori non o<strong>per</strong>abili e<br />
refrattari alle tradizionali cure chemioterapiche - afferma<br />
il dr. Guido Poggi dell’Oncologia Medica II - ottenendo<br />
un incoraggiante miglioramento della sopravvivenza<br />
dei pazienti in cura. Si tratta infatti di tumori che, se<br />
non o<strong>per</strong>abili, hanno una prognosi infausta a breve<br />
termine”.<br />
I risultati - Effetti collaterali minimizzati. Gli agenti<br />
chemioterapici vengono rilasciati solo una volta giunti<br />
in sede tumorale, senza essere dis<strong>per</strong>si nel sangue,<br />
quindi senza creare effetti collaterali sistemici. Il tumore,<br />
colpito al suo interno, viene necrotizzato.<br />
I possibili sviluppi futuri. Questa è una storia vera, e lascia<br />
s<strong>per</strong>are che in futuro si possano caricare le microsfere<br />
con nuovi farmaci, biologici o antiangiogenetici,<br />
oppure combinare più chemioterapici, <strong>per</strong> un risultato<br />
più effi cace; si potrà infi ne tentare di ampliare la sfera<br />
d’azione del trattamento agendo su altri tipi di tumore.<br />
C’è ancora molto da studiare, provare e verifi care,<br />
soprattutto <strong>per</strong> risolvere il problema delle recidive; si<br />
tratta in ogni caso di un traguardo importante.<br />
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14<br />
Attività e...<br />
NOTIZIE FSM<br />
<strong>Un</strong> aiuto<br />
alla ricerca:<br />
nasce la biobanca<br />
Bruno Boerci<br />
Grazie al contributo della <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci, il Laboratorio di Medicina<br />
S<strong>per</strong>imentale dell’Istituto Scientifi co di Pavia da novembre ospita il Centro di<br />
Risorse Biologiche (CRB), meglio noto come Biobanca tissutale<br />
È stata inaugurata lo scorso novembre, presso il Laboratorio di Medicina<br />
S<strong>per</strong>imentale dell’Istituto Scientifi co di Pavia, la Biobanca Oncologica “Bruno<br />
Boerci”: una sorta di ‘archivio’ nel quale vengono catalogati materiale biologico<br />
e informazioni di qualità certifi cata a supporto della ricerca biomedica, nel<br />
pieno rispetto delle normative nazionali ed internazionali, dei diritti dei<br />
pazienti e dei donatori. Si tratta nello specifi co di un luogo dove vengono<br />
stoccati e criopreservati a tempo indeterminato, e in refrigeratori dedicati,<br />
tessuti e cellule dei tumori asportati durante gli interventi chirurgici a pazienti<br />
che abbiano fornito il loro consenso. La Biobanca Oncologica è un’iniziativa di<br />
grande valore scientifi co resa possibile grazie alla donazione di una cospicua<br />
quota di fondi da parte della <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci nella <strong>per</strong>sona del suo<br />
presidente, la signora Giuseppina Bezzi Boerci. Il supporto della <strong>Fondazione</strong><br />
Boerci garantirà la sostenibilità del Progetto Biobanca Oncologica e <strong>per</strong>metterà<br />
di fi nanziare una Borsa di Studio a favore di un Biologo dedicato alla gestione<br />
del Centro.<br />
“<strong>Un</strong> riconoscimento alla competenza e all’umanità dimostrata dai professionisti<br />
di <strong>Fondazione</strong>, da tempo impegnati nella ricerca oncologica - ha affermato la<br />
Prof. Silvia Priori, Direttore Scientifi co dell’Istituto di Pavia e responsabile del<br />
progetto, all’inaugurazione -. <strong>Un</strong> disegno lungimirante che coinvolge i nostri<br />
pazienti che possono infatti donare parte del tessuto biologico eccedente la<br />
diagnosi a favore della Biobanca, in modo da fornire un materiale unico e<br />
prezioso <strong>per</strong> l’avanzamento della ricerca, sancendo una forte alleanza con i<br />
medici e i ricercatori nella comune lotta contro il cancro”.<br />
Nella pratica, si tratta di un progetto che prevede nella prima fase la messa a<br />
punto e la validazione di procedure condivise <strong>per</strong> le diverse fasi della raccolta<br />
e della criopreservazione del materiale tumorale e in una fase successiva<br />
lo sviluppo di studi, con metodiche di biologia molecolare, <strong>per</strong> l’analisi dei<br />
campioni conservati in Biobanca, sulla base di progetti di ricerca oncologica<br />
dedicati all’approfondimento dei meccanismi della cancerogenesi e alla<br />
validazione delle migliori terapie antitumorali.<br />
Sotto: il locale che ospita la biobanca<br />
BIOBANCA:<br />
COSA ACCADE NELLA PRATICA<br />
Dopo neppure 15 minuti dall’asportazione del tumore,<br />
il pezzo anatomico viene avviato, da un lato agli<br />
accurati esami cito-istologici di diagnosi, dall’altro<br />
alla preparazione di ‘aliquote’ di tessuto, tutelate da<br />
codifi cate procedure a difesa della privacy, da porre<br />
in vere e proprie casseforti di refrigeratori a - 80°C.<br />
In un ambiente sorvegliato da un sistema d’accesso<br />
a codici, le aliquote rese anonime potranno essere<br />
utilizzate <strong>per</strong> studi genetici e molecolari o <strong>per</strong> testare<br />
su un preciso tipo di tumore l’effi cacia di farmaci<br />
innovativi o di nuove modalità di combinazione.<br />
LA FONDAZIONE<br />
BRUNO BOERCI<br />
Nata quest’anno <strong>per</strong> onorare in modo<br />
degno e duraturo la memoria di Bruno<br />
Boerci, noto imprenditore pavese, su<br />
iniziativa della moglie Giuseppina Bezzi<br />
Boerci, la <strong>Fondazione</strong> Bruno Boerci è<br />
una O.N.L.U.S. con fi nalità di solidarietà<br />
sociale. I suoi obiettivi sono:<br />
aprovvedere al sostegno fi nanziario della<br />
ricerca scientifi ca nel campo dell’oncologia<br />
molecolare e s<strong>per</strong>imentale, delle discipline<br />
bio-mediche e delle loro implicazioni sociali,<br />
in particolare fi nanziando progetti di ricerca<br />
e borse di studio <strong>per</strong> il <strong>per</strong>fezionamento<br />
professionale dei ricercatori;<br />
apromuovere ed organizzare la raccolta di<br />
fondi necessari allo sviluppo della ricerca;<br />
adiffondere la conoscenza delle attività di<br />
studio e di ricerca oncologica<br />
asostenere ed incoraggiare lo studio di<br />
studenti meritevoli ma in diffi coltà.<br />
Il Centro sarà collegato ad analoghe iniziative sia a livello<br />
nazionale (Biobanca degli IRCCS oncologici RIBO) sia a<br />
livello Europeo. Coinvolti nel progetto anche Alleanza<br />
contro il Cancro, Rete Oncologica Lombarda (R.O.L.), Rete<br />
Nazionale delle Biobanche ed European Bio-banking and<br />
Biomolecular Resource Infrastructure.<br />
“Il valore scientifi co della Biobanca risiede anche nel<br />
fatto che si tratta di un’es<strong>per</strong>ienza trasferibile, che a<br />
cascata può generare benefi cio non soltanto in campo<br />
strettamente biologico ma anche in tanti ambiti<br />
dell’attività sanitaria pubblica e privata - ha affermato<br />
il Prof. Marcello Imbriani -. Senza dubbio il progetto<br />
rientra nel processo di medicina <strong>per</strong>sonalizzata, che<br />
pone la <strong>per</strong>sona al centro dell’evento che la coinvolge. È<br />
davvero importante affi ancare sempre alle competenze<br />
professionali l’umanità che deve contraddistinguere ogni<br />
o<strong>per</strong>atore”. Parole apprezzate e riprese nel commosso<br />
intervento della Presidente signora Bezzi Boerci. “È<br />
questo il primo gesto concreto con cui avviamo il nostro<br />
impegno nel sostenere la ricerca in ambito oncologico”.<br />
L'inaugurazione ha visto anche gli interventi del dr.<br />
Maurizio D’Incalci dell’Istituto Ricerche Farmacologiche<br />
Mario Negri, che ha illustrato il ruolo centrale della<br />
biobanca nella ricerca oncologica, e del Prof. Luciano<br />
Eusebi dell’<strong>Un</strong>iversità Cattolica di Piacenza, che ne ha<br />
approfondito gli aspetti etici e medico-legali. Quindi è stata<br />
consegnata la Borsa di Studio Bruno Boerci alla biologa<br />
selezionata <strong>per</strong> la gestione o<strong>per</strong>ativa della Biobanca.<br />
L’evento inaugurale si è concluso con lo svelamento della<br />
targa e la visita agli spazi del Laboratorio di Oncologia<br />
che ospiterà la Biobanca Oncologica.<br />
NOTIZIE FSM<br />
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Attività e...<br />
IDROTERAPIA<br />
Indicazioni<br />
aesiti di fratture<br />
adistorsioni, lussazioni<br />
apatologie alla cuffi a dei<br />
rotatori<br />
atonifi cazione muscolare<br />
in preparazione<br />
all’intervento chirurgico<br />
amal di schiena (lombalgia,<br />
sciatalgia, ernia ecc.)<br />
adolori cervicali<br />
adolori artrosici<br />
aosteoporosi avanzata<br />
apatologie reumatologiche<br />
ainterventi chirurgici<br />
ortopedici (protesi)<br />
Controindicazioni<br />
adiabete<br />
apiaghe da decubito<br />
ainfezioni<br />
amicosi<br />
ai<strong>per</strong>sensibilità al cloro<br />
afebbre<br />
aincontinenza urinaria e<br />
fecale<br />
ainsuffi cienza cardiaca<br />
o respiratoria<br />
ainsuffi cienza renale grave<br />
Il sollievo<br />
arriva dall’acqua<br />
Sono molte le patologie che possono benefi ciare dell’intervento riabilitativo in<br />
ambiente acquatico; a Pavia e a Mistretta le es<strong>per</strong>ienze di <strong>Fondazione</strong><br />
L’idrokinesiterapia e la riabilitazione in acqua sono entrate da pochi anni a far<br />
parte dei protocolli di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo, con crescente<br />
consenso sia da parte di medici e fi sioterapisti che da parte dei pazienti. In<br />
effetti negli ultimi trent’anni la terapia in acqua, conosciuta già dall’antichità,<br />
si è integrata sempre più nei <strong>per</strong>corsi di recu<strong>per</strong>o tradizionali e oggi, grazie<br />
anche ai suoi numerosi successi, possiamo fi nalmente affermare che tale forma<br />
di riabilitazione motoria è divenuta, a pieno titolo, parte integrante di molti<br />
programmi riabilitativi di patologie di origine osteoarticolare, muscolare e del<br />
sistema nervoso centrale e <strong>per</strong>iferico.<br />
L’idroterapia sfrutta importanti proprietà fi siche dell’acqua grazie alle quali<br />
si possono far svolgere ad un disabile movimenti ed esercizi che sarebbero<br />
impossibili, o comunque diffi cili, fuori dall’acqua: dalla parziale assenza di<br />
gravità alla densità relativa e la sua viscosità, fi no alla pressione e alla spinta<br />
idrostatica. Senza dimenticare che la tem<strong>per</strong>atura delle vasche è sempre tra i 30 e<br />
i 34°C, <strong>per</strong> cui l’organismo “rimane a riposo”, non mettendo in atto i meccanismi<br />
di termoregolazione: il tutto porta ad un’azione miorilassante globale sulla<br />
muscolatura liscia e striata e ad una migliore irrorazione sanguigna, con benefi ci<br />
a carico del sistema cardiovascolare e respiratorio.<br />
Anche in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si utilizza questa tecnica, con obiettivi e progetti<br />
diversifi cati. Due le es<strong>per</strong>ienze di rilievo, la prima presso l’<strong>Un</strong>ità di Risveglio<br />
dell’Istituto di Pavia, la seconda all’<strong>Un</strong>ità di Neuroriabilitazione Intensiva presente<br />
all’interno del Presidio Ospedaliero Santissimo <strong>Salvatore</strong> di Mistretta.<br />
L’interesse degli o<strong>per</strong>atori nei confronti dell’idrokinesiterapia è vivace e numerosi<br />
sono infatti i fi sioterapisti che stanno seguendo il corso abilitante organizzato<br />
dall’ANIK (Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti) unico riconosciuto <strong>per</strong><br />
l’abilitazione a livello nazionale.<br />
L’es<strong>per</strong>ienza in corso a Pavia, ad esempio, si confi gura come una s<strong>per</strong>imentazione<br />
unica nel suo genere, pare infatti che non ci siano altri esempi a livello<br />
internazionale, con un <strong>per</strong>corso di terapia in acqua mirato specifi camente a<br />
EFFETTI TERAPEUTICI<br />
aEffetto antalgico e riduzione delle<br />
contratture muscolari, miglioramento del<br />
trofi smo muscolare, riduzione della<br />
spasticità muscolare<br />
aAumento della mobilità articolare,<br />
prevenzione delle retrazioni muscolo-<br />
capsulo-legamentose<br />
aRiduzione dell’edema, miglioramento<br />
della circolazione locale, del trofi smo<br />
cutaneo e osteo-articolare<br />
aPotenziamento e allenamento muscolare<br />
aMiglioramento della motilità volontaria<br />
aRecu<strong>per</strong>o dello schema motorio<br />
aRilassamento generale con azioni di tipo<br />
psico-motorio, benefi ci effetti psicologici<br />
pazienti in coma (stato vegetativo e minimal responder) ed<br />
in quanto tali non collaborativi e quindi teoricamente meno<br />
adatti a questo tipo di lavoro.<br />
”È stata una scommessa che ha portato ad un vero e proprio<br />
progetto scientifi co“ afferma Alberto Caroli, fi sioterapista<br />
dell’<strong>Un</strong>ità di Risveglio e ideatore della s<strong>per</strong>imentazione, che<br />
ha voluto provare ad utilizzare la “vasca a farfalla” presente<br />
all’Istituto di Pavia <strong>per</strong> lavorare con i pazienti dell’<strong>Un</strong>ità<br />
guidata dalla dottoressa Caterina Pistarini che sin dall’inizio<br />
ha dato pieno supporto al progetto.<br />
Pur non essendo considerata propriamente adatta <strong>per</strong><br />
la idrokinesiterapia tradizionale, a causa delle piccole<br />
dimensioni, a luglio di quest’anno Caroli ha iniziato il suo<br />
lavoro con sei pazienti in coma, di cui due minimal responder<br />
e quattro in stato vegetativo completo, con i quali si sono<br />
già riscontrati buoni risultati. «Il trattamento ha una durata<br />
di circa mezz’ora, con una cadenza di una o due volte alla<br />
settimana - spiega Caroli -; l’acqua è ad una tem<strong>per</strong>atura<br />
compresa tra i 31 e i 33° e ci si avvale di diversi ausili tecnici,<br />
come galleggianti, salvagenti, tavolette, cavigliere, tubi,<br />
collari molto utili al lavoro in vasca, <strong>per</strong> un’attività che viene<br />
seguita sempre da due terapisti contemporaneamente,<br />
uno in vasca e uno fuori <strong>per</strong> garantire la piena sicurezza del<br />
paziente». Obiettivo primario dell’intervento: usare l’acqua<br />
come veicolo di stimolazione, <strong>per</strong> dare la possibilità di<br />
vivere es<strong>per</strong>ienze totalmente nuove e diverse a soggetti che<br />
si “stanno svegliando” (minima responsività), o che sono da<br />
tempo ancora in uno stato di coma (stato vegetativo).<br />
”L’idrokinesiterapia non si propone come approccio risolutivo<br />
o come sostituto della fi sioterapia, anzi è uno strumento<br />
che integra e prepara al trattamento fi sioterapico“, continua<br />
Alberto Caroli. Molti i vantaggi: la diminuzione della forza<br />
di gravità rende la motilità più naturale e meno stressante<br />
<strong>per</strong> le articolazioni, consentendo l’esecuzione di movimenti<br />
impensabili a secco; inoltre, la resistenza offerta dall’acqua<br />
è graduale, consentendo di mantenere una tensione<br />
muscolare uniforme durante i movimenti e favorendo il<br />
recu<strong>per</strong>o del tono e della fl essibilità muscolare. ”Ovviamente<br />
i benefi ci del trattamento in acqua sono molteplici e diversi<br />
a seconda della patologia che si va ad affrontare, ma <strong>per</strong> i<br />
pazienti in coma, viste le particolari caratteristiche psicofi<br />
sico-relazionali, si è cercato di <strong>per</strong>seguire obiettivi e benefi ci<br />
di un certo tipo, come favorire il rilassamento muscolare,<br />
molto utile su muscolature i<strong>per</strong>toniche, o far provare al<br />
paziente altre posizioni rispetto al solo appoggio del corpo<br />
sul letto, come la posizione semiseduta e seduta, arrivando<br />
a far <strong>per</strong>cepire sensazioni nuove e straordinarie. Si è visto<br />
che la s<strong>per</strong>imentazione <strong>per</strong>mette di raggiungere un range<br />
maggiore di articolarità rispetto alla posizione “a secco”<br />
e con i pazienti minimal responder possiamo utilizzare la<br />
respirazione (inspiro, emergo dall’acqua, espiro affondo)<br />
<strong>per</strong> dare loro maggiore consapevolezza del proprio corpo.<br />
Ovviamente - conclude Caroli - i nostri pazienti non sono<br />
collaborativi e l’effi cacia del risultato dipende in massima<br />
parte dalla capacità dell’o<strong>per</strong>atore di trovare le strategie <strong>per</strong><br />
sfruttare al meglio ogni posizione e attività“.<br />
Da nord a sud le es<strong>per</strong>ienze a contatto con l’acqua<br />
cambiano muovendosi <strong>per</strong>ò nell’unica direzione<br />
possibile: individuare modalità e <strong>per</strong>corsi che possano<br />
effettivamente offrire un giovamento al paziente. All’<strong>Un</strong>ità<br />
di Riabilitazione Intensiva di Mistretta l’attività in acqua<br />
viene proposta a completamento ed integrazione del<br />
programma riabilitativo tradizionale attuato in palestra<br />
ed è prevalentemente rivolta a pazienti con patologie<br />
ortopediche in fase post-acuta e post-o<strong>per</strong>atoria, è il caso<br />
ad esempio di pazienti o<strong>per</strong>ati di protesi d’anca e di protesi<br />
al ginocchio, con patologie artro-reumatiche (fi bromialgia)<br />
e con patologie neurologiche, pensiamo alle paralisi<br />
<strong>per</strong>iferiche (poliomieliti, neuriti), alle paresi post-ictali, alle<br />
medullolesioni, o a patologie neurodegenerative come<br />
SLA, Sclerosi Multipla o Malattia di Parkinson, patologie<br />
con importanti problemi di deambulazione ed equilibrio.<br />
“L’obiettivo - spiega il dottor Domenico De Cicco,<br />
responsabile dell’<strong>Un</strong>ità - è quello di raggiungere un miglior<br />
risultato riabilitativo in termini di autonomia funzionale e<br />
qualità di vita, oltre che di ridurre sensibilmente i tempi<br />
di recu<strong>per</strong>o”.<br />
A Mistretta il servizio viene offerto in regime di ricovero e il<br />
trattamento erogato è esclusivamente di tipo individuale,<br />
con cadenza bisettimanale, <strong>per</strong> un numero di prestazioni<br />
che va da un minimo di otto a un massimo di dodici. La<br />
durata della seduta è di circa 45-50 minuti e si svolge<br />
in una vasca di ampie dimensioni (4.20 m. x 2.30 m.)<br />
con una profondità di 1 metro e 20 centimetri e ad una<br />
tem<strong>per</strong>atura di 32°. È previsto l’accesso in vasca tramite<br />
una scala e un sollevatore a motore, che trasferisce il<br />
paziente dalla carrozzina direttamente in acqua grazie<br />
ad un’imbracatura. “È un’attività che comporta il training<br />
di un’équipe dedicata composta da un medico fi siatra,<br />
un medico neurologo, quattro fi sioterapisti, un o<strong>per</strong>atore<br />
OTA e un infermiere. Si tratta di un’es<strong>per</strong>ienza che si<br />
arricchisce giorno dopo giorno - conclude Domenico<br />
De Cicco - e che ha portato ad un progetto di studio,<br />
partito ad inizio anno, volto a comparare gli effetti<br />
della riabilitazione convenzionale rispetto a quelli della<br />
riabilitazione abbinata all’idroterapia sui pazienti affetti<br />
da patologie neurologiche caratterizzate da una marcata<br />
compromissione del I motoneurone“.<br />
NOTIZIE FSM<br />
NOTIZIE FSM<br />
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<strong>18</strong><br />
Attività e...<br />
NOTIZIE FSM<br />
Disfunzione<br />
del pavimento<br />
pelvico:<br />
un ambulatorio<br />
dedicato<br />
<strong>Un</strong> unico punto di riferimento, uno staff multispecialistico, un <strong>per</strong>corso<br />
più rapido: l’Ambulatorio <strong>per</strong> il trattamento delle disfunzioni del<br />
pavimento pelvico dell’Istituto di Pavia semplifi ca la vita ai pazienti e<br />
offre un’assistenza completa<br />
Coordinare, programmare, semplifi care i <strong>per</strong>corsi di accesso. Questi gli<br />
strumenti organizzativi che hanno <strong>per</strong>messo il successo dell’Ambulatorio <strong>per</strong><br />
il trattamento delle disfunzioni del pavimento pelvico inaugurato esattamente<br />
un anno fa e che conta al suo attivo già oltre 1500 pazienti visitati di cui il 73%<br />
ha necessitato di un intervento chirurgico.<br />
Le patologie del pavimento pelvico sono patologie complesse oltreché diffi cili<br />
da far emergere, vista la reticenza a parlarne da parte delle <strong>per</strong>sone che ne<br />
Gli obiettivi dell’ambulatorio<br />
multispecialistico<br />
Elaborare un <strong>per</strong>corso completo di prevenzione,<br />
diagnosi, terapia e riabilitazione<br />
Coordinare e ottimizzare le risorse strutturali ed<br />
umane presenti alla <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Adottare continuità e razionalità di gestione<br />
assistenziale nei <strong>per</strong>corsi e attenzione alle specifi cità<br />
dei bisogni di salute individuali<br />
Ridurre i tempi di attesa, in quanto affi dando ad un<br />
unico o<strong>per</strong>atore interno l’organizzazione degli esami,<br />
la successione di questi è ottimizzata<br />
Ottenere un buon grado di soddisfazione <strong>per</strong> il<br />
cittadino, offrendogli anche la possibilità di scegliere<br />
il Medico in relazione alle esigenze <strong>per</strong>sonali<br />
favorendo ad esempio una migliore compliance della<br />
popolazione femminile.<br />
Permettere la costruzione di un data base<br />
multidisciplinare <strong>per</strong> la ricerca scientifi ca<br />
soffrono. Il pavimento pelvico rappresenta una regione<br />
anatomica ove convergono in uno spazio esiguo tre diversi<br />
apparati strettamente collegati tra loro e qualunque<br />
patologia che vada ad alterarne uno solo, inevitabilmente<br />
si ri<strong>per</strong>cuote sulla funzionalità degli altri. Il crescente<br />
interesse degli ultimi anni <strong>per</strong> le patologie del pavimento<br />
pelvico ha portato ad una più stretta collaborazione fra<br />
specialisti di diversi settori proprio in considerazione del<br />
LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI<br />
aProlasso muco emorroidario<br />
aPatologie proctologiche (ragade; pruriti anali;<br />
dermatiti etc..)<br />
aRettocele, prolasso rettale<br />
aDisturbi della defecazione (stipsi cronica,<br />
sindrome da ostruita defecazione)<br />
aProlasso genitale<br />
aIncontinenza fecale e/o urinaria<br />
aAlterazioni della funzione sessuale<br />
aDolore pelvico cronico<br />
Tutte patologie che possono variamente<br />
associarsi tra loro; disturbi con manifestazioni<br />
cliniche opposte riconoscono origini comuni<br />
I FATTORI DI RISCHIO<br />
afattori di tipo generale acquisito:<br />
- età<br />
- sesso<br />
- patologie internistiche a carattere cronico<br />
- condizioni accompagnate da incrementi<br />
della pressione addominale (la stipsi cronica, la<br />
gravidanza, la bronchite cronica e l’obesità)<br />
afattori generali di tipo congenito legati ad<br />
alterazioni biochimiche delle fi bre collagene<br />
afattori locali acquisiti (i più importanti). Fra<br />
questi i fattori legati a precedenti ostetrici hanno<br />
un ruolo rilevante nell’insorgenza dei problemi<br />
uroginecologici, sia precocemente sia<br />
tardivamente<br />
riscontro che le patologie dei compartimenti anteriore e<br />
medio si associano spesso sia tra loro sia a quelle del<br />
compartimento posteriore, richiedendo <strong>per</strong>tanto un<br />
approccio multidisciplinare al loro trattamento.<br />
“Prima dell’attivazione del Centro multidisciplinare -<br />
spiega la dott.ssa Ruggiero, coordinatrice della struttura -,<br />
il <strong>per</strong>corso dei pazienti affetti da patologie del pavimento<br />
pelvico era estremamente frammentato e diffi coltoso,<br />
soprattutto <strong>per</strong>ché l’organizzazione era lasciata alla libera<br />
iniziativa del paziente stesso, costretto ad un numero<br />
minimo di 6 accessi in ospedale. I pazienti che richiedono<br />
prenotazioni multiple, spesso devono effettuare più fi le<br />
con più fasi di accettazione distinte e più accessi <strong>per</strong> il<br />
ritiro dei referti. Gli utenti sono talvolta costretti a fi ssare<br />
il primo appuntamento senza conoscere le disponibilità<br />
<strong>per</strong> le altre prestazioni con conseguente possibilità di<br />
dover modifi care la prenotazione. Ne conseguono la<br />
tendenza alla dis<strong>per</strong>sione delle prestazioni a causa dei<br />
tempi dilatati, il rischio di ritardi nella diagnosi, la scarsa<br />
continuità assistenziale/terapeutica, e il conseguente<br />
spreco di risorse”.<br />
“Il <strong>per</strong>corso diagnostico di un paziente che afferisce<br />
al Centro multidisciplinare inizia invece con una<br />
visita ambulatoriale chirurgica, gastroenterologica o<br />
ginecologica - continua la dott.ssa Ruggiero. Durante<br />
questa prima visita viene compilata una scheda<br />
ambulatoriale specifi ca che raccoglie i dati anagrafi ci<br />
e clinici del paziente (funzionalità urinaria, sessuale,<br />
intestinale, gravidanze ecc.) oltre all’elenco degli esami<br />
ematochimici e alle valutazioni strumentali da effettuare.<br />
Al termine della visita il paziente riceve il referto con<br />
le conclusioni dell’esame clinico (archiviato anche su<br />
sistema informatizzato accessibile in visione a tutta<br />
l’équipe dell’ambulatorio interdisciplinare), il sospetto<br />
diagnostico e l’elenco degli eventuali accertamenti<br />
necessari da consegnare al Medico di Medicina<br />
Generale; una copia di quest’ultimo viene consegnata<br />
alla segreteria che procede alla programmazione delle<br />
visite, alla prenotazione degli accertamenti e soprattutto<br />
a comunicare al paziente date e modalità di accesso. Si<br />
cerca sempre di programmare più accertamenti nello<br />
stesso giorno, in maniera da limitare il numero di accessi<br />
del paziente con conseguente riduzione dei tempi di<br />
attesa e minimizzazione del disagio.”<br />
Nell’articolata attività del centro multidisciplinare,<br />
lavorano a stretto contatto chirurghi, ginecologi,<br />
radiologi, gastroenterologi, endoscopisti, una dietista<br />
e una psicologa. “Il coordinamento e l’integrazione tra<br />
tutti questi specialisti garantisce le migliori possibilità<br />
di diagnosi e di cura in un settore spesso non facile<br />
da affrontare da parte sia del medico sia del paziente -<br />
conclude la dott.ssa Ruggiero -. A seconda dei singoli casi<br />
tutte le specializzazioni coinvolte hanno un’importanza<br />
decisiva nella risoluzione di specifi ci problemi che i<br />
pazienti possono presentare. È <strong>per</strong>ciò importante che<br />
una fi gura si faccia carico di coordinare tutto il <strong>per</strong>corso<br />
diagnostico e terapeutico del paziente, nell’ottica di<br />
una integrazione delle competenze dei vari specialisti,<br />
laddove l’elemento centrale è la <strong>per</strong>sona. È proprio nel<br />
rispetto della <strong>per</strong>sona nel suo più alto concetto che si<br />
tengono in particolare considerazione le implicazioni<br />
psicologiche legate alla malattia.”<br />
NOTIZIE FSM<br />
19
20<br />
Plus<br />
È attiva dal 2006 all’Istituto<br />
di Telese l’<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> le Gravi<br />
Cerebrolesioni e la<br />
Speciale <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> l’assistenza<br />
dei pazienti in Stato Vegetativo<br />
e in Stato di Minima Coscienza,<br />
30 posti letto sempre in corsa<br />
contro il tempo<br />
NOTIZIE FSM<br />
Al servizio<br />
di pazienti<br />
speciali<br />
Accogliere in famiglia il proprio caro dopo un grave trauma o un evento acuto<br />
che ne ha compromesso le funzioni cerebrali. Rimettersi in discussione e reinventare<br />
modalità di interazione attraverso dinamiche differenti in cui gli<br />
schemi abituali che tutti noi conosciamo lasciano il passo agli sguardi, al<br />
tatto ma anche ad azioni calibrate e precise di intervento apprese durante il<br />
<strong>per</strong>iodo di degenza del famigliare.<br />
È questo forse il fi lo conduttore di un <strong>per</strong>corso di assistenza capillare ed<br />
attento ad ogni sfumatura dedicato ai pazienti con grave cerebrolesione<br />
acquisita, accolti all’interno dell’<strong>Un</strong>ità Complessa di Neuroriabilitazione<br />
guidata dal dottor Bernardo Lanzillo. <strong>Un</strong> <strong>per</strong>corso che cerca di rispondere alle<br />
richieste provenienti non solo dalla Regione Campania ma anche dalle regioni<br />
limitrofe dove nel complesso sono insuffi cienti i posti letto dedicati a questa<br />
tipologia di pazienti.<br />
Coerente con i <strong>per</strong>corsi riabilitativi di alta specializzazione attuati all’interno<br />
della struttura, anche in quest’ambito l’<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> le Gravi Cerebrolesioni,<br />
inaugurata nel Giugno 2006 accoglie i pazienti colpiti da trauma cranico,<br />
vasculopatie cerebrali o anossia provenienti dalle unità di neurochirurgia o<br />
dai reparti di terapia intensiva di Campania, Basilicata e Calabria e Puglia.<br />
Il <strong>per</strong>corso prevede innanzitutto la stabilizzazione clinica <strong>per</strong> poi procedere<br />
all’attuazione di un programma di riabilitazione intensiva ed assistenziale <strong>per</strong><br />
un <strong>per</strong>iodo che va dai tre ai sei mesi.<br />
Il reparto è organizzato in due settori: <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> Gravi Cerebro Lesioni Acquisite<br />
(UGCLA) che dispone di 15 posti letto e l'<strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> pazienti in Stato Vegetativo<br />
e in Stato di Minima Coscienza (USV) anch'essa con 15 posti letto.<br />
”Nella UGCLA - spiega il dr. Lanzillo - accogliamo i pazienti nell’immediato<br />
post acuto (dalle rianimazioni e/o neurochirurgie). Considerata la complessità<br />
dei casi trattati l’intervento messo in atto coinvolge uno staff multidisciplinare<br />
di o<strong>per</strong>atori (composto da 8 medici, 45 infermieri professionali, 20 o<strong>per</strong>atori<br />
socio sanitari, <strong>18</strong> terapisti della riabilitazione, 2 assistenti sociali, 1 psicologa,<br />
1 logopedista <strong>per</strong> un reparto di complessivi 65 posti letto), coinvolti a vario<br />
titolo nella gestione paziente. La fi gura che maggiormente emerge è quella<br />
del <strong>per</strong>sonale infermieristico che è specifi camente formato <strong>per</strong> la gestione di<br />
questi casi complessi. In ogni caso va sottolineata l’azione di coinvolgimento<br />
della famiglia e l’interazione e le sinergie che si creano con il caregiver che<br />
rappresentano, in particolare dopo la dimissione, un supporto imprescindibile<br />
<strong>per</strong> il buon proseguimento del trattamento - conclude il dottor Lanzillo - ”.<br />
Nell’UGCLA nel <strong>per</strong>iodo giugno 2006 - settembre 2009 sono<br />
stati ricoverati <strong>18</strong>2 pazienti di cui 54 donne. L’età media è<br />
stata di 49 anni (come si vede abbastanza bassa); 1/3 erano<br />
postraumatici, 1/3 erano successivi ad eventi vascolari<br />
(emorragie in particolare); altra quota importante sono le<br />
anossie cerebrali successive ad infarto del miocardio.<br />
Qualora l’intervento non esiti in un miglioramento<br />
signifi cativo il <strong>per</strong>corso di cura può proseguire<br />
all’interno dell’<strong>Un</strong>ità Speciale <strong>per</strong> Stati Vegetativi e<br />
Stati di Minima Coscienza. Qui il paziente può essere<br />
ricoverato <strong>per</strong> ulteriori sei mesi e ci <strong>per</strong>mette soprattutto<br />
di organizzare il ritorno al domicilio. “È questa una fase<br />
molto delicata - afferma la dottoressa Anna Estraneo,<br />
Aiuto coordinatore dell’<strong>Un</strong>ità -. Nell’arco di circa sei<br />
mesi il team multi professionale del reparto aggiorna<br />
il programma riabilitativo omnicomprensivo, gestendo<br />
eventuali complicanze secondarie (lesioni da decubito,<br />
fenomeni infettivi intercorrenti, stato nutrizionale, sintomi<br />
disautonomici, gestione della spasticità e del dolore da<br />
calcifi cazioni articolari) e valuta in maniera accurata, anche<br />
con indagini strumentali neurofi siologiche la responsività<br />
complessiva del paziente. È in questo momento che<br />
l’addestramento della famiglia alla cura del proprio caro<br />
entra nel vivo: il caregiver viene coinvolto, gradatamente<br />
ma attivamente, nelle varie routine del trattamento<br />
riabilitativo introducendoli alle pratiche di stimolazione<br />
e di gestione che poi dovranno essere continuate con<br />
costanza dopo la dimissione”.<br />
I dati di dimissione testimoniano dell’importanza di queste<br />
<strong>Un</strong>ità. Nel <strong>per</strong>iodo giugno 2006 - marzo 2009 a fronte dei<br />
62 pazienti accolti (di cui 50 in Stato Vegetativo e 12 in Stato<br />
di Minima Coscienza ) 12 sono i pazienti oggi coscienti, 24<br />
quelli in Stato Vegetativo, 11 in Stato di Minima coscienza.<br />
15 sono le <strong>per</strong>sone decedute.<br />
Ultimo step è poi l’organizzazione dell’assistenza<br />
domiciliare attivando la procedura di “dimissioni<br />
protette” attraverso una forte integrazione con il team<br />
multiprofessionale del distretto di residenza e dei Servizi<br />
Sociali. “Non esistono in Campania, come in altre regioni<br />
d’Italia, le <strong>Un</strong>ità di Accoglienza Permanente dedicate<br />
ad ospitare questa tipologia di pazienti - precisano il dr.<br />
Lanzillo e la dr.ssa Estraneo -. Risultano quindi fondamentali<br />
i nostri servizi, integrati con quelli presenti sul territorio.<br />
L’<strong>Un</strong>ità garantisce, inoltre, l’organizzazione del rientro dei<br />
pazienti campani ricoverati in strutture di riabilitazione<br />
intensiva extra-regionali, che rappresentano circa il 30%<br />
dei pazienti; anche dopo il rientro al domicilio, il team<br />
dell’Istituto di Telese rimane il riferimento <strong>per</strong> il paziente e<br />
la sua famiglia anche <strong>per</strong> la rivalutazione del programma<br />
riabilitativo-assistenziale nel caso di modifi che del quadro<br />
clinico-funzionale“.<br />
ASSOCIAZIONE “AMICI DEI CEREBROLESI”<br />
Aiutare, in tutti i modi possibili, coloro che, <strong>per</strong><br />
qualsiasi causa, abbiano subito gravi lesioni cerebrali,<br />
e, soprattutto sostenere le loro famiglie durante<br />
il lungo, diffi cile e doloroso <strong>per</strong>corso terapeutico:<br />
dalla rianimazione alla domiciliazione. Questi gli<br />
obiettivi dell’associazione di volontari “Amici dei<br />
cerebrolesi - sezione Campania” costituita nel 2007<br />
con sede legale all’Istituto Scientifi co di Telese<br />
della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> presieduta dal dr. Tullio<br />
Furlan, papà di una paziente oggi in stato vegetativo<br />
che ben conosce quindi le problematiche connesse<br />
all’assistenza di questi pazienti molto speciali. “Con<br />
l’associazione cerchiamo di far sì che chi è colpito da<br />
un tale evento non si senta solo ma possa condividere<br />
dubbi, <strong>per</strong>plessità e ottenere tutte le informazioni<br />
che possono favorire la migliore assistenza possibile<br />
<strong>per</strong> il proprio caro. A tal proposito in Istituto a Telese,<br />
che sin dall’inizio ha accolto con favore la proposta<br />
di ospitare la sede dell’associazione, molte sono le<br />
iniziative volte ad evidenziare dei problemi delle<br />
<strong>per</strong>sone colpite da cerebrolesione. Grande è la<br />
collaborazione in occasione di iniziative <strong>per</strong> la raccolta<br />
di fondi o <strong>per</strong> la partecipazione a momenti formativi<br />
attinenti le tematiche delle gravi cerebrolesioni<br />
acquisite”. Al contempo l’associazione si muove a<br />
livello provinciale e regionale <strong>per</strong> sollecitare la nascita<br />
di un numero adeguato di <strong>Un</strong>ità <strong>per</strong> acuti, <strong>per</strong> le gravi<br />
cerebrolesioni acquisite e <strong>Un</strong>ità o<strong>per</strong>ative post-acute<br />
ad alta valenza riabilitativa, proprio come la struttura di<br />
Telese Terme. Ma anche <strong>per</strong> promuovere la creazione<br />
di case-famiglia ed altre strutture di accoglienza,<br />
centri diurni <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o, la riabilitazione ed il<br />
reinserimento sociale dei cerebrolesi.<br />
È un’attività instancabile che si avvale di un Comitato<br />
Tecnico Scientifi co e della consulenza, gratuita, di<br />
medici rianimatori, neurologici, fi siatri, psicologi,<br />
assistenti sociali, avvocati, ecc, che lavora affi nché le<br />
famiglie e i malati non siano lasciati soli.<br />
Dal 2008 è attivo all’ingresso dell’Istituto di Telese<br />
della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> lo “Sportello ascolto” dove<br />
volontari dell’Associazione Amici dei cerebrolesi e<br />
dell’Associazione EMMAUS forniscono ai pazienti ed<br />
ai loro familiari un prezioso supporto informativo. Lo<br />
sportello è attivo ogni martedì dalle 9,30 alle10,30, il<br />
mercoledì dalle 10,30 alle11,30 e dalle 16,00 alle <strong>18</strong>,00,<br />
il giovedì dalle 16,00 alle <strong>18</strong>,00.<br />
www.amicideicerebrolesi.it<br />
NOTIZIE FSM<br />
21
Non solo il titolo di un<br />
libro di cui è coautore,<br />
ma un vero e proprio<br />
motto <strong>per</strong> l’uomo<br />
e il professionista<br />
Mario Melazzini che,<br />
sco<strong>per</strong>to di essere<br />
malato, ha ripreso<br />
in mano la sua vita<br />
dedicandosi alla lotta<br />
contro la Sclerosi<br />
Laterale Amiotrofi ca,<br />
alla guida dell’Agenzia<br />
di Ricerca (AriSLA),<br />
dell’Associazione<br />
Italiana Sclerosi<br />
Laterale Amiotrofi ca<br />
(AISLA) e diventando<br />
Presidente della Consulta<br />
Ministeriale sulle<br />
Malattie Neuromuscolari<br />
Parola di...<br />
AriSLA mira a promuovere, fi nanziare e coordinare la ricerca sulla SLA e<br />
sostiene il trasferimento in tempi rapidi dei risultati alla pratica clinica. Ad un<br />
anno dalla nascita, facciamo il punto.<br />
AriSLA è stata la risposta a un bisogno della comunità dei malati di SLA ma<br />
anche dei ricercatori, dal momento che la SLA cade nel calderone delle oltre 5<br />
mila malattie rare cui vengono destinate risorse esigue che venivano distribuite<br />
a pioggia. C’era bisogno <strong>per</strong>ciò di costituire un soggetto giuridico unico che<br />
potesse convogliare quei fi nanziamenti. Quindi abbiamo coinvolto <strong>Fondazione</strong><br />
Cariplo, Telethon, <strong>Fondazione</strong> Vialli e Mauro e AISLA e recentemente abbiamo<br />
avuto i primi riscontri. “Call for ideas” è il primo bando di ricerca promosso da<br />
AriSLA cui hanno risposto 300 ricercatori, <strong>per</strong> un totale di 105 idee progettuali.<br />
I fondi richiesti sfi orano i 38,5 milioni di euro. Ne sono state selezionate 33<br />
<strong>per</strong> un totale di 131 ricercatori coinvolti. Questo risultato ha su<strong>per</strong>ato di gran<br />
italiani. La comunicazione ha un ruolo fondamentale <strong>per</strong> bisogni dell’uomo; in questi anni sto imparando a fare<br />
22 23<br />
La rubrica Parola di…<br />
di questo numero di Notizie FSM<br />
ospita l'intervista<br />
al Dr. Mario Melazzini<br />
Presidente AISLA e<br />
Dirigente di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
L’inguaribile<br />
voglia di vivere<br />
lunga le nostre aspettative e sigla un successo. Anche se si tratta di una goccia<br />
nell’oceano. Dal punto di vista tecnico-scientifi co, l’Agenzia vuole essere il<br />
soggetto di riferimento <strong>per</strong> le Istituzioni, il Ministero della Salute, ma anche<br />
l’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità e AIFA, che possono trovare in AriSLA un partner<br />
utile anche <strong>per</strong> la valutazione dei progetti che fi nanziano.<br />
Regione Lombardia è stata la prima sul territorio nazionale a farsi carico della<br />
<strong>per</strong>sona con SLA e dei suoi familiari attraverso forme di sostegno signifi cative,<br />
anche di assistenza domiciliare. Com'è la situazione nel resto d’Italia?<br />
Per le <strong>per</strong>sone affette da malattie croniche gravemente invalidanti l’assistenza<br />
al proprio domicilio è forse una delle criticità maggiori. Spesso si tratta di malati<br />
che vorrebbero stare a casa e vengono invece residenzializzati mancando<br />
le risposte organizzative. Bisogna realizzare che, in considerazione della<br />
cronicità e cronicizzazione di certe malattie, il futuro dei programmi sanitari<br />
deve passare attraverso l’assistenza domiciliare. Quello che ci vuole è uno<br />
sforzo congiunto <strong>per</strong> un’integrazione tra ospedale e territorio. In varie Regioni<br />
si sta lavorando e due sono i modi in cui è possibile agire: andando a istituire<br />
i piani assistenziali <strong>per</strong>sonalizzati, tenendo conto delle raccomandazioni<br />
oramai ben codifi cate. Parallelamente è necessario prendere atto che<br />
l’assistenza sul territorio è sanitaria <strong>per</strong> il 40% e in gran parte sociale (60%),<br />
riconoscendo anche economicamente il ruolo e il lavoro del care giver. Ci<br />
sono Regioni molto virtuose, talvolta con qualche criticità al loro interno, altre<br />
presentano carenze vistose. Spesso è una questione organizzativa oltre che<br />
di disponibilità economica. Ma gli esempi positivi non mancano: in Campania<br />
gli o<strong>per</strong>atori di una ASL napoletana hanno strutturato una organizzazione<br />
e una presa in carico del malato con SLA ad alta complessità, ottimali. La<br />
Toscana ha deliberato in questi giorni un piano d’intervento a supporto<br />
della famiglia; un’altra bella delibera recente è del Friuli Venezia Giulia,<br />
dove la grande sensibilità dell’assessore alla Salute e Protezione Sociale<br />
Vladimir Kosic ha <strong>per</strong>messo la nascita del progetto <strong>per</strong><br />
l’”Autonomia possibile”. In Piemonte si sta lavorando ad<br />
una delibera sui <strong>per</strong>corsi <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone con gravissime<br />
disabilità, senza dimenticare il buon lavoro della Regione<br />
Marche concretizzato in questi giorni con la delibera <strong>per</strong><br />
un assegno di supporto <strong>per</strong> il famigliare care giver.<br />
La collana “Vivere con la SLA”, presentata recentemente;<br />
i siti web di AriSLA e AISLA, ricchi di informazioni e<br />
suggerimenti; il notiziario AISLA; quattro libri portano<br />
anche il suo nome; alcune apparizioni in TV e il tour<br />
teatrale con Ron; il cd inciso dall’artista con altri colleghi<br />
tenere vivo l’interesse sulla malattia.<br />
La comunicazione è lo strumento vincente <strong>per</strong>ché una<br />
malattia orfana come la SLA possa sempre mantenere<br />
un livello d’attenzione verso la società ma soprattutto nei<br />
confronti di chi è deputato a prendersi cura dell’ammalato.<br />
La legge sulle cure palliative <strong>per</strong> esempio, contiene<br />
strumenti e risorse che <strong>per</strong>metteranno ad un’ampia parte<br />
dei nostri malati di essere presi in carico; il punto è che deve<br />
essere conosciuta da chi la deve applicare, cioè medici e<br />
o<strong>per</strong>atori. Dall’estate scorsa sono stanziati diversi milioni<br />
di euro <strong>per</strong> le cure palliative non ancora utilizzati, <strong>per</strong>ché<br />
non se ne conosce l’esistenza. L’informazione deve essere<br />
chiara, precisa, semplice senza medichese, mirata a far<br />
emergere il messaggio che tutte le malattie gravemente<br />
invalidanti, se correttamente supportate, <strong>per</strong>mettono un<br />
<strong>per</strong>corso di vita qualitativamente accettabile.<br />
Ha dichiarato “La carenza di una adeguata presa in<br />
carico, può portare il malato a scelte rinunciatarie” e “Si<br />
può parlare di testamento biologico, ma solo dopo aver<br />
fatto tutto il possibile <strong>per</strong> garantire ai malati le cure e gli<br />
strumenti necessari <strong>per</strong> vivere meglio”.<br />
Più vado avanti con la mia malattia e più mi accorgo che<br />
nella nostra società parlare di questi temi, di malattia,<br />
crea un disagio incredibile. Soprattutto, emerge sempre<br />
di più che alcune condizioni legate a malattia o a disabilità<br />
appaiono diffi cilmente coniugabili con una vita degna<br />
di essere vissuta e con qualità. Non possiamo rifi utare<br />
a priori che purtroppo alcune condizioni, la malattia,<br />
la disabilità, la fragilità, fanno parte del nostro vivere<br />
quotidiano. La stessa età anziana è fragile. La dignità<br />
della vita è un carattere ontologico che fa parte di noi,<br />
non può essere misurata secondo parametri utilitaristici.<br />
In occasione dell’incontro con il Ministro Fazio, lei<br />
ha ricordato che il problema assistenziale non è solo<br />
sanitario ma anche sociale. Va promossa una cultura<br />
verso la fragilità, la vulnerabilità, la disabilità. Come è<br />
possibile intervenire?<br />
È un <strong>per</strong>corso educativo e culturale quello che va fatto.<br />
Sicuramente bisogna partire dai ragazzi. Mi chiamano<br />
spesso a chiacchierare nei licei, in queste occasioni<br />
<strong>per</strong>cepisco la sete che hanno di questi temi, vogliono<br />
capire; riconoscono che la vita non sono i vestiti di marca<br />
o l’ultimo cellulare, che l’amico disabile è sì diverso, ma<br />
è importante che questi limiti non diventino un ulteriore<br />
ostacolo.<br />
Com’è cambiato Mario Melazzini, medico e uomo.<br />
L’aspetto professionale è cambiato radicalmente, non<br />
tanto dal punto di vista tecnico, <strong>per</strong>ché le competenze<br />
di prima le ho anche adesso e anzi ho qualche anno di<br />
es<strong>per</strong>ienza in più; è cambiato il modo di ascoltare. Ho<br />
sempre pensato di essere un medico molto attento al<br />
malato, ma ero concentrato sul bisogno della sua malattia<br />
e forse non sulla <strong>per</strong>sona. Ho imparato ad ascoltare i<br />
il medico: non passa giorno senza che vada a vedere i<br />
pazienti, <strong>per</strong>ché mi aiuta a ricordare il motivo <strong>per</strong> cui<br />
faccio questo mestiere. Il malato chiede sì di guarire, ma<br />
nello stesso tempo chiede di non essere lasciato solo, di<br />
poter tenere viva la s<strong>per</strong>anza. Noi medici lo dimentichiamo<br />
spesso, ma la rassegnazione non è la risposta. La<br />
s<strong>per</strong>anza di Melazzini, come di tutti i malati, è tornare<br />
sulle montagne dove arrampicava e in sella alla sua bici.<br />
Sappiamo di non guarire al momento, ma la s<strong>per</strong>anza di<br />
poter guarire un giorno è sempre in un angolo della nostra<br />
mente. Per <strong>per</strong>mettere che quella s<strong>per</strong>anza non si spenga,<br />
dobbiamo far sì che il malato si senta sempre coinvolto.<br />
Come uomo, la malattia mi ha <strong>per</strong>messo di raggiungere<br />
a cinquant’anni una serenità prima sconosciuta: prima<br />
di tutto ho imparato ad accettare il mio limite, prima mi<br />
infastidiva, ora mi dico: “È così”. Il fatto è che la malattia<br />
porta via tanto ma paradossalmente dà parecchio, aiuta a<br />
riscoprire il valore delle cose. Vivere la malattia come un<br />
valore aggiunto che ti <strong>per</strong>mette di vivere la quotidianità<br />
con serenità. Se siamo sereni, tutto diventa più semplice.<br />
Sembra paradossale, ma una malattia che mortifi ca nel<br />
fi sico, fa brillare maggiormente l’anima e fa capire che<br />
l’essere conta più del fare.<br />
Perché la malattia può davvero disegnare, nel bene e<br />
nel male, una linea incancellabile nel <strong>per</strong>corso di vita<br />
di una <strong>per</strong>sona. O, ancora meglio, edifi care una serie<br />
di Colonne d’Ercole su<strong>per</strong>ate le quali ci è impossibile<br />
tornare indietro, ma se lo si vuole, ci è ancora consentito<br />
di guardare avanti.<br />
NOTIZIE FSM
24<br />
Comune di Pavia<br />
In classe<br />
Il convegno di cui parlare<br />
Qualità dell’aria<br />
e salute<br />
Nell’ambito della sua attività di valutazione dei rischi <strong>per</strong> la salute sia in ambiente<br />
di lavoro sia in area urbana, il Centro di Ricerche Ambientali di Padova, diretto<br />
dal dr. Danilo Cottica, con il Progetto Comuni ha fornito il proprio contributo<br />
all'iniziativa Agenda 21 locale avviata nel 2002 dall’Amministrazione Comunale<br />
di Pavia e rivolto agli aspetti sanitari e di qualità ambientale. Si tratta di una<br />
proposta di monitoraggio ambientale ideata dal Centro Ricerche Ambientali<br />
della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e rivolta alle pubbliche amministrazioni, attiva già nei<br />
comuni di Pavia, Padova e Roma. I risultati dei monitoraggi svolti dal Centro nella<br />
provincia di Pavia sono stati presentati, assieme agli esiti delle analisi effettuate<br />
da <strong>Un</strong>iversità degli Studi, Comune e ARPA di Pavia, durante il convegno ”Qualità<br />
dell’aria e salute: risultati di un programma di sorveglianza nel Comune di Pavia“<br />
svoltosi il 5 novembre scorso presso il Centro Studi <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />
L’incontro aveva lo scopo di presentare i risultati delle ricerche svolte tra il 2007<br />
e il 2009 sulla qualità dell’aria nella provincia di Pavia e di confrontarli con quelli<br />
relativi alle campagne di misurazione svolte fi no all’anno 2002, <strong>per</strong> analizzare<br />
le differenze e proporre nuove attività volte al miglioramento della situazione<br />
ambientale. Sei i punti di vista dai quali si è osservata la qualità dell’aria: il<br />
monitoraggio tramite i licheni, l’utilizzo dei mezzi di trasporto <strong>per</strong> lo spostamento<br />
in città, il monitoraggio di alcuni inquinanti, le rilevazioni mediante centraline<br />
di monitoraggio continuo installate dall’ARPA di Pavia, la mortalità <strong>per</strong> malattie<br />
del sistema respiratorio e l’analisi dell’associazione tra inquinanti atmosferici e<br />
indicatori sanitari.<br />
Incoraggianti i dati emersi: i livelli medi di benzene sono diminuiti di circa il 60%<br />
rispetto al 2003, così come, anche se in <strong>per</strong>centuale minore, l’inquinamento da<br />
biossido di azoto e monossido di carbonio, stabile invece la concentrazione delle<br />
polveri sottili. Signifi cativa riduzione della mortalità <strong>per</strong> malattie cardiocircolatorie,<br />
<strong>per</strong> le quali si riscontrano solo deboli associazioni con gli indici di inquinamento,<br />
e maggiore il numero degli studenti che utilizzano la mobilità sostenibile.<br />
Individuata inoltre la fascia d’età 0-14 anni come la più sensibile all’anidride<br />
solforosa. “In sostanza, l’aria di Pavia è migliorata - afferma il dr. Cottica -. La<br />
Direttiva benzene, che impone il rispetto del valore limite di 5 µg·m -3 entro il<br />
2010, appare ampiamente soddisfatta poiché i livelli medi urbani di benzene<br />
sono risultati pari a 1,1 e 2,5 µg·m -3 rispettivamente nel corso delle campagne<br />
di luglio 2008 e marzo 2009 e in nessuna posizione sono stati rilevati valori<br />
L’approccio bobathiano <strong>per</strong> il paziente emiparetico<br />
L'approccio bobathiano si sintetizza, in riabilitazione, in una visione completa della <strong>per</strong>sonapaziente<br />
e che mira all’autonomia funzionale e all’indipendenza del paziente. L’o<strong>per</strong>atore deve<br />
conoscere il funzionamento del sistema nervoso e dell’apparato locomotore, <strong>per</strong> interpretare<br />
in modo corretto le deviazioni della patologia e della condizione di immobilità e precarietà. Alla<br />
spiegazione e all’apprendimento di tale approccio è dedicato il Corso Base Bobath, strutturato<br />
in tre parti, organizzato dal dr. Domenico De Cicco, primario dell’U.O. di Neuroriabilitazione<br />
Intensiva di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> presente all’interno dell’ASP di Agrigento, Ospedali Riuniti di<br />
Sciacca, e tenuto dal fi sioterapista Jacques Vernetti Mansin Honoré.<br />
Dal 3 al 7 febbraio 2010 si introdurranno il concetto Bobath, la posturazione e i trasferimenti<br />
del paziente, l’attività degli arti e del tronco, la valutazione del paziente emiparetico. La<br />
seconda parte, dal 17 al 21 marzo, approfondirà la verticalizzazione, la deambulazione e i<br />
disturbi cognitivi del paziente. Infi ne, tra il 22 e il 26 settembre, ci si concentrerà sull’uso delle<br />
mani, del corpo e della palla secondo il concetto Bobathiano, <strong>per</strong> concludere con accenni di<br />
neuro-ortopedia, neuro-tensioni adattive e chirurgia funzionale.<br />
Tali attività metodologiche <strong>per</strong>mettono al partecipante di esaminare le diffi coltà motorie<br />
del soggetto emiparetico secondo una precisa ed attenta valutazione sui diversi livelli che<br />
compongono l’essere umano: psico-relazionale, <strong>per</strong>cettivo-motorio e bio-strutturale.<br />
su<strong>per</strong>iori a 4 µg·m -3 . Ciò grazie alla concomitanza di più<br />
fattori, primi tra i quali l’adozione di scelte urbanistiche<br />
e di piani urbani del traffi co mirate a limitare la<br />
circolazione delle automobili o a deviare i fl ussi veicolari<br />
in aree extraurbane, la riduzione del tasso di benzene nei<br />
carburanti e l’adozione di motori più ecologici”.<br />
Le cinque campagne di rilevamento (estive ed invernali)<br />
messe in atto dal Centro di Ricerche Ambientali hanno<br />
determinato le concentrazioni di benzene, toluene, xileni,<br />
biossido di azoto ed ozono in più di 30 siti. L’indagine<br />
ha inoltre impegnato gli agenti della Polizia Municipale<br />
di Pavia che, indossando i sistemi di campionamento in<br />
continuo, <strong>per</strong> alcune giornate lavorative, nel corso delle<br />
diverse campagne di misura, si sono prestati a diventare<br />
“punti mobili” di rilevamento. Allo scopo, sia <strong>per</strong> i punti<br />
fi ssi di campionamento che <strong>per</strong> gli agenti di Polizia<br />
Municipale, si è utilizzato il Radiello®, campionatore a<br />
diffusione a simmetria radiale ideato e brevettato dal<br />
Centro di Ricerche Ambientali della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />
benzene (µg m 3 )<br />
7.0<br />
6.0<br />
5.0<br />
4.0<br />
3.0<br />
2.0<br />
1.0<br />
0.0<br />
P.za Duomo P.za Milano P.S. Giuseppe Vigentina Campari Vernavola<br />
Specialisti europei a lezione in <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
aprile-maggio 2003<br />
marzo 2009<br />
L’<strong>Un</strong>ità di Medicina del Dolore dell’Istituto Scientifi co di Pavia, da tempo considerata centro di<br />
riferimento italiano ed europeo nella lotta al dolore cronico, fa scuola agli specialisti europei.<br />
Nei primi giorni di novembre, due gruppi di medici europei, specialisti nella cura del dolore, hanno<br />
partecipato ai corsi organizzati dal dr. Cesare Bonezzi, Primario dell’U.O. di Medicina del Dolore, <strong>per</strong><br />
conoscere ed apprendere le procedure di cura s<strong>per</strong>imentali che l’<strong>Un</strong>ità ha introdotto con successo<br />
nel trattamento del dolore cronico. La dr.ssa Laura Demartini, Aiuto dell’<strong>Un</strong>ità di Medicina del<br />
Dolore con ventennale es<strong>per</strong>ienza nella cura della spasticità e nel trattamento di casi gravi di dolore<br />
cronico, ha illustrato le metodologie di cura mediante la somministrazione spinale di farmaci noti<br />
e di farmaci innovativi. Durante i primi due giorni di corso, 5 e 6 novembre, gli Specialisti hanno<br />
potuto apprendere le fasi del processo di cura ed in modo particolare le strategie <strong>per</strong> la gestione<br />
del paziente e <strong>per</strong> l’esecuzione della tecnica con la quale si è ottenuto il controllo del dolore o della<br />
spasticità senza interferire con le capacità funzionali e la vita quotidiana del paziente. Al centro<br />
di altre due giornate di corso, l’8 e 9 novembre, la nuova tecnica introdotta negli ultimi anni dal<br />
dr. Bonezzi, che già dal 1990 utilizza la neurostimolazione del midollo spinale <strong>per</strong> curare il dolore<br />
causato da lesioni nervose. Questa innovativa procedura <strong>per</strong>mette di stimolare direttamente i nervi<br />
<strong>per</strong>iferici che sono malati o danneggiati, togliendone il dolore. Durante il corso teorico-pratico, sono<br />
stati effettuati alcuni interventi trasmessi in diretta, a circuito chiuso, ai partecipanti.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM
24<br />
In classe<br />
4 RISPOSTE EFFICACI<br />
<strong>Un</strong> riconoscimento davvero speciale.<br />
L’<strong>Un</strong>ità di Chirurgia Senologica e la<br />
Certifi cazione Breast <strong>Un</strong>it di Eusoma<br />
Alberto Costa<br />
La qualità dell’aria <strong>per</strong> la tutela della salute<br />
a 360 gradi: nell’ambiente di lavoro, nelle nostre<br />
case, nelle città in cui viviamo<br />
Danilo Cottica<br />
Sconfi ggere la TBC: un impegno a tutti i livelli.<br />
Il ruolo internazionale del Centro Collaborativo<br />
OMS dell’Istituto Scientifi co di Tradate<br />
nella formazione, la cura, l’assistenza tecnica,<br />
la ricerca<br />
Giovanni Battista Migliori<br />
Struttura Intermedia: un nuovo strumento di cura<br />
Laura Dalla Vecchia<br />
Giornata<br />
<strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
2009<br />
Nuove esigenze sanitarie:<br />
4 risposte effi caci della <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Selezionare quattro es<strong>per</strong>ienze, quattro attività che in qualche modo<br />
rappresentino lo spirito che giorno dopo giorno muove gli o<strong>per</strong>atori di<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, non è stato facile, tanti sono gli esempi da cui attingere.<br />
In occasione della Giornata <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> celebrata lo scorso 17<br />
novembre si sono volute presentare le risposte che <strong>Fondazione</strong> ha negli anni<br />
messo in atto <strong>per</strong> gestire patologie complesse, tutelare l’ambiente, affrontare<br />
emergenze e curare con strumenti assistenziali innovativi. Sul podio si sono<br />
quindi alternati Alberto Costa, Danilo Cottica, Giovanni Battista Migliori e<br />
Laura Dalla Vecchia effi caci nel trasmettere al folto pubblico il messaggio di<br />
un impegno che affonda le proprie basi nella passione e nella consapevolezza<br />
di appartenere ad una struttura coinvolgente e sensibile.<br />
Concetti che trovano conferma nelle parole del Presidente, Prof. Umberto<br />
<strong>Maugeri</strong> che nel salutare la platea non ha mancato di sottolineare il<br />
riconoscimento che oggi le istituzioni nazionali e regionali attribuiscono a<br />
<strong>Fondazione</strong>; una struttura ormai punto di riferimento sicuro <strong>per</strong> un’assistenza<br />
di alta specializzazione e partner affi dabile nell’identifi care <strong>per</strong>corsi e modalità<br />
di intervento innovativi.<br />
Spazio quindi alla presentazione del nuovo video istituzionale “Dal 1965...<br />
l’impegno continua” ideato <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere a tutti gli o<strong>per</strong>atori una fruizione<br />
dei contenuti integrata, <strong>per</strong>sonalizzata e sempre in evoluzione.<br />
In chiusura, particolarmente ricco il momento dedicato alle premiazioni dei<br />
dipendenti con 25 e 30 anni di servizio che quest’anno hanno raggiunto quota<br />
69 e che ha riservato una piacevole novità: la consegna della targa da parte del<br />
Presidente è stata accompagnata dalla proiezione di foto passate e presenti<br />
dei premiati. Ricordi, immagini e luoghi a testimoniare tanti anni vissuti in<br />
<strong>Fondazione</strong>.<br />
PREMIATI CON 30 ANNI DI SERVIZIO<br />
Amministrazione Centrale di Pavia: Marcello Imbriani -<br />
Istituto Scientifi co di Pavia - Via <strong>Maugeri</strong>: Rosella Bargiggia,<br />
Massimo Bellinzona, Lucia Casarini, Claudio Gabriele Donati,<br />
Velia Greco, Immacolata Surianello, Ornella Vitti - Istituto<br />
Scientifi co di Montescano: Nicoletta Calvi, Roberto Casale,<br />
Vittoria Cicchelli, Giovanna Cosmai, Caterina Guarnaschelli,<br />
Giuseppina Majani, Angelo Riccardi, Carluccio Uberti, Isolina<br />
Zuffada - Istituto Scientifi co di Tradate: Lucia Martini -<br />
Istituto Scientifi co di Pavia - Via Boezio: Lorenza Pianetta<br />
- Centro Ricerche Ambientali - Padova: Danilo Cottica,<br />
Diego Pagani - Istituto Scientifi co di Nervi: Paolo Sessarego<br />
- Istituto Scientifi co di Cassano delle Murge: Maria Rosa<br />
Angelini, Domenica Caputo, Cosima Anna Carella, Leonardo<br />
Maria Casucci, Paolo Ciccarone, Vincenza Colavito, Giovanni<br />
D’Ambrosio, Marco De Nicolo’, <strong>Salvatore</strong> De Serio, Luigi De<br />
Toma, Teresa Fummo, Maria Giuseppa Lillo, Nicola Locorriere,<br />
Consiglia Anna Mancini, Angela Maria Mastrandrea, Calogera<br />
Noto, Mario Pesola, Agata Petrone, Atonia Petruzzellis,<br />
Tommaso Petruzzi, Cosimo Quatraro, Maria Riitano, Rosanna<br />
Sapienza, Domenico Scrutinio, Angela Tolve, Maria Pasqualina<br />
Raminga, Vito Zullo - Istituto Scientifi co di Veruno: Nicoletta<br />
Bacchetta, Paola Broggio, Carmela D’Iorio, Roberto Donis,<br />
Pantaleo Giannuzzi, Maria Grazia Godi, Sauro Domenico<br />
Murgia, Liliana Perini, Osvaldo Preti, Daniela Rela, Maura<br />
Ruspa, Valter Temporelli<br />
PREMIATI CON 25 ANNI DI SERVIZIO<br />
Istituto Scientifi co di Pavia - Via <strong>Maugeri</strong>: Antonino Neri -<br />
Istituto Scientifi co di Montescano: Pasqua Leo - Istituto<br />
Scientifi co di Cassano delle Murge: Sergio Calabrese, Anna<br />
Lucia Cu<strong>per</strong>tino, Concetta Lopane, Anna Maria Nuzzolese -<br />
Istituto Scientifi co di Veruno: Frediana Mattachini<br />
NOTIZIE FSM<br />
27
24<br />
Lo studio<br />
Frattura al femore:<br />
l’importanza dei<br />
controlli nel tempo<br />
<strong>Un</strong>o studio dell’Istituto Scientifi co di Nervi individua i fattori prognostici<br />
utili a defi nire programmi terapeutici adeguati e aspettative realistiche del<br />
processo di recu<strong>per</strong>o, e scopre gli elementi che rallentano la ripresa<br />
L’età, il grado di autosuffi cienza pre-frattura, lo stato cognitivo e la <strong>per</strong>cezione<br />
di disabilità del paziente stesso risultano essere aspetti fondamentali <strong>per</strong><br />
proporre, già all’ingresso del ricovero, strategie terapeutiche adeguate ai<br />
pazienti o<strong>per</strong>ati <strong>per</strong> frattura al femore e defi nire aspettative realistiche del<br />
processo di recu<strong>per</strong>o. Viceversa, tempi di degenza lunghi, ritardo nell’iter<br />
riabilitativo, presenza di più patologie rendono più complicata la ripresa<br />
della vita quotidiana. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto<br />
Scientifi co di Nervi presentato al 37° Congresso Nazionale SIMFER (Società<br />
Italiana Medicina Fisica E Riabilitativa) lo scorso settembre. L’analisi aveva<br />
l’obiettivo di individuare i fattori prognostici che <strong>per</strong>mettono di defi nire i<br />
criteri di appropriatezza del ricovero riabilitativo e di verifi care, a distanza di 6<br />
mesi e di 1 anno dalla dimissione, lo stato clinico e funzionale del paziente.<br />
“Osservare gli esiti nell’immediato e a distanza delle fratture femorali dopo<br />
trattamento riabilitativo in setting diversi si è dimostrato utile <strong>per</strong> individuare<br />
quelle variabili che, presumibilmente, infl uenzano il recu<strong>per</strong>o funzionale postfrattura<br />
- afferma il dr. Emilio Benevolo, fi siatra dello staff dell'U.O. di RRF -.<br />
Nel <strong>per</strong>iodo post-o<strong>per</strong>atorio, infatti, possono essere utilizzati effi cacemente<br />
<strong>per</strong>corsi diversi in pazienti con caratteristiche diverse. La messa a punto di<br />
un profi lo clinico e funzionale prima e dopo il trattamento, seguita da una<br />
valutazione a distanza dell’evoluzione del paziente, può aiutare a defi nire<br />
quegli indicatori prognostici che <strong>per</strong>mettono di individuare quale modalità<br />
di presa in carico sia più effi cace a seconda dello stato clinico e funzionale<br />
del paziente, al fi ne di un guadagno funzionale che avvicini il più possibile le<br />
prestazioni del paziente a quelle pre-frattura. La ricerca scientifi ca in questo<br />
settore si sta infatti dedicando particolarmente all’individuazione dei <strong>per</strong>corsi<br />
riabilitativi più idonei al fi ne di migliorare i risultati funzionali del paziente<br />
fratturato dopo l’intervento e la riabilitazione”.<br />
Lo studio ha coinvolto 135 pazienti (115 donne e 20 uomini, sono infatti le<br />
donne ad essere più soggette a fratture del femore), di età media 80 anni,<br />
sottoposti ad intervento chirurgico <strong>per</strong> frattura prossimale del femore generata<br />
da traumi a bassa energia. I pazienti sono stati ricoverati <strong>per</strong> effettuare un<br />
trattamento intensivo di riabilitazione volto al recu<strong>per</strong>o dei defi cit funzionali ed<br />
al reinserimento socio-familiare. Prima del <strong>per</strong>corso riabilitativo, al momento<br />
della dimissione e infi ne a distanza di 6 mesi e di 1 anno dal ritorno a casa,<br />
sono stati effettuati controlli dei parametri funzionali e clinici attraverso la<br />
somministrazione di una serie di test. È stata valutata anche l’autonomia<br />
funzionale antecedente la frattura, in base alla testimonianza diretta del<br />
paziente integrata da quella dei famigliari.<br />
Si è quindi osservato che i risultati della riabilitazione sono strettamente<br />
legati ad alcune particolari caratteristiche del paziente. Inoltre, la presenza<br />
di altre patologie rallenta o impedisce una ripresa ottimale, dato che<br />
i pazienti che a 6 mesi dalla dimissione riferivano ancora problemi a<br />
gestire la propria quotidianità (il 23%) sono gli stessi soggetti che hanno<br />
ritardato l’inizio della riabilitazione e <strong>per</strong> i quali la degenza si è prolungata<br />
a causa di comorbilità. Si può inoltre affermare che a 6 mesi dalla frattura<br />
le prestazioni funzionali motorie nel paziente fratturato di femore sono<br />
migliori che ad un anno. Per quanto riguarda l’obiettivo dello studio,<br />
ad un anno dal ricovero si confermano essere fattori predittivi:<br />
lo stato cognitivo dei pazienti e la precocità dell’intervento<br />
riabilitativo. Minor valenza predittiva assumono invece l’età e le<br />
comorbilità presenti all’ingresso del ricovero.<br />
OBIETTIVO DELLO STUDIO<br />
Individuare i fattori prognostici che <strong>per</strong>mettono di defi nire i criteri di<br />
appropriatezza del ricovero riabilitativo e di verifi care, a distanza di 6 mesi<br />
e di 1 anno dalla dimissione, lo stato clinico e funzionale del paziente<br />
LA CASISTICA<br />
135 pazienti<br />
115 donne<br />
+ 20 uomini<br />
con frattura prossimale del femore<br />
generata da traumi a bassa energia<br />
80 anni<br />
età media<br />
LA VALUTAZIONE<br />
somministrata ai pazienti una batteria di<br />
6 test valutativi<br />
<strong>per</strong> il livello funzionale, l’equilibrio, la presenza<br />
di comorbilità, lo stato cognitivo, la disabilità,<br />
la distanza <strong>per</strong>corsa in 6 minuti<br />
I RISULTATI<br />
al momento del ricovero i pazienti registrano una<br />
<strong>per</strong>dita del 48% delle prestazioni funzionali<br />
LA RIABILITAZIONE<br />
sedute di rieducazione <strong>per</strong><br />
6 giorni<br />
alla settimana<br />
a 6 mesi: recu<strong>per</strong>o del 91% dell’autonomia<br />
QUANDO<br />
a 1 anno: nel 55% dei casi<br />
il recu<strong>per</strong>o motorio peggiora;<br />
l’autonomia cognitiva <strong>per</strong> il 13% dei pazienti migliora<br />
<strong>per</strong> il 67% rimane stabile<br />
<strong>per</strong> il 20% peggiora<br />
prima del <strong>per</strong>corso riabilitativo<br />
al momento della dimissione<br />
a 6 mesi dal ritorno a casa<br />
a 1 anno dal ritorno a casa<br />
29
30<br />
Dentro la Qualità<br />
NOTIZIE FSM<br />
La qualità a confronto<br />
<strong>Un</strong> interessante studio a cura di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, Azienda Ospedaliera<br />
di Pavia e <strong>Un</strong>iversità di Pavia avvicina i sistemi qualità UNI EN ISO e Joint<br />
Commission International<br />
Il processo di accreditamento delle strutture sanitarie avviato da Regione<br />
Lombardia, espressione della volontà del legislatore di garantire la verifi ca ed<br />
il controllo delle strutture che forniscono prestazioni nell’ambito del Sistema<br />
Sanitario Nazionale, ha stimolato l’applicazione di Sistemi di gestione<br />
della Qualità. I modelli maggiormente impiegati sono quelli defi niti dagli<br />
standard delle Norme UNI EN ISO 9001e da Joint Commission International.<br />
Quest’ultima, nata come certifi cazione specifi ca degli ospedali negli Stati<br />
<strong>Un</strong>iti e redatta con il contributo di <strong>per</strong>sonale medico e infermieristico, prevede<br />
standard specifi ci <strong>per</strong> l’ambito sanitario. L’obiettivo è mettere in primo piano<br />
l’evidenza del miglioramento continuo possibile nella cura della salute. In<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> entrambi i modelli coesistono e in questa puntata della<br />
nostra rubrica vogliamo metterli a confronto. Le ISO 9000 (International<br />
Standards for Organizations) sono norme sui sistemi di gestione <strong>per</strong> la<br />
Qualità, di applicazione generale, che possono essere adattate a tutti i settori<br />
produttivi di beni e servizi. I requisiti di tali norme sono strutturati <strong>per</strong> fornire al<br />
cliente una garanzia di qualità non tanto attraverso un controllo sul risultato,<br />
ma piuttosto attraverso la certezza del rispetto di procedure predefi nite.<br />
Diverso è il cosiddetto “accreditamento all’eccellenza”<br />
delle Strutture Sanitarie, s<strong>per</strong>imentato in dieci strutture<br />
sanitarie della Regione Lombardia, in collaborazione con<br />
la Joint Commission International Accreditation. Defi nito<br />
come “modello di autoregolamentazione dell’industria<br />
sanitaria”, l’accreditamento all’eccellenza è inteso come<br />
abilitazione ad o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> conto dei sistemi di assistenza<br />
privata o pubblica, e l’adesione è di tipo volontaristico.<br />
La regione Lombardia ha predisposto inizialmente un<br />
progetto triennale Joint Commission (2005-2007) a cui<br />
hanno aderito le strutture ospedaliere pubbliche e private<br />
della Regione e che prevedeva l’applicazione di circa 60<br />
standard sul totale (368).<br />
Il progetto è stato riproposto <strong>per</strong> il triennio 2008-2010<br />
con l’implementazione di ulteriori Standard <strong>per</strong> Ospedali.<br />
Particolare rilievo viene dato agli obiettivi internazionali<br />
<strong>per</strong> la Sicurezza del Paziente, che nello specifi co si<br />
riferiscono alla identifi cazione corretta del paziente,<br />
al miglioramento della comunicazione, all’utilizzo in<br />
sicurezza dei farmaci ad alto rischio, e inoltre a garantire<br />
l’intervento chirurgico corretto, e a ridurre i <strong>per</strong>icoli di<br />
infezione e di caduta <strong>per</strong> i pazienti.<br />
Lo studio<br />
<strong>Un</strong>a indagine dal titolo “Impatti organizzativi e sul<br />
<strong>per</strong>sonale di due modelli di accreditamento a confronto:<br />
Joint Commission e ISO 9001 in reparti di riabilitazione<br />
della provincia di Pavia” condotta dall’Istituto Scientifi co<br />
di Pavia in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera della<br />
provincia di Pavia e <strong>Un</strong>iversità degli studi di Pavia ha<br />
cercato di evidenziare le differenze fra i due modelli ed<br />
i risultati in termini di prestazione sanitaria, e quindi di<br />
outcome.<br />
”I risultati - spiega Arturo Zancan, dell’<strong>Un</strong>ità di Recu<strong>per</strong>o<br />
e Rieducazione Funzionale e tra gli autori dello studio<br />
- hanno evidenziato che l’adozione degli standard UNI<br />
EN ISO 9001 ha portato vantaggi sostanziali in termini<br />
di esplicitazione dei ruoli e mansioni del <strong>per</strong>sonale, con<br />
possibilità di analisi ed azioni correttive, nell’ottica del<br />
miglioramento continuo. Dall’es<strong>per</strong>ienza di questo studio<br />
è risultato anche evidente che la motivazione del <strong>per</strong>sonale<br />
è indispensabile <strong>per</strong> una buona applicazione di un sistema<br />
di qualità: una migliore identifi cazione del proprio ruolo<br />
all’interno del sistema qualità porta a un atteggiamento<br />
attivo nelle azioni correttive e/o migliorative, che ricadono<br />
poi positivamente nella propria pratica quotidiana. <strong>Un</strong>a<br />
migliore comprensione del proprio ruolo nell’ambito<br />
del meccanismo produttivo generale ha portato quindi<br />
ad una migliore partecipazione alla vita del reparto”.<br />
L’uniformazione della gestione della modulistica, inoltre,<br />
favorisce coerenza negli scambi di informazioni fra <strong>Un</strong>ità<br />
O<strong>per</strong>ative e i processi trasversali come quelli di consulenza<br />
e di Guardia Medica. Contemporaneamente, i risultati<br />
hanno rilevato alcune criticità quali un’iniziale resistenza<br />
al cambiamento di un consolidato “modus o<strong>per</strong>andi”, lo<br />
sdoppiamento dei ruoli da parte di chi è anche responsabile<br />
qualità, e un impegno non trascurabile in termini di tempo<br />
<strong>per</strong> le fi gure deputate alla gestione ed all’applicazione del<br />
sistema. D’altro canto, l’implementazione degli standard<br />
JCI, parallelamente agli standard UNI EN ISO 9001, ha<br />
registrato una maggiore responsabilizzazione da parte<br />
del <strong>per</strong>sonale, ovvero la necessità di prendere visione del<br />
proprio ruolo in funzione di quello altrui. I questionari<br />
di gradimento, valido strumento <strong>per</strong> misurare la qualità<br />
<strong>per</strong>cepita da parte dell’utente, condotti presso l’<strong>Un</strong>ità<br />
O<strong>per</strong>ativa di Recu<strong>per</strong>o e Rieducazione Funzionale, hanno<br />
dato risultati sostanzialmente invariati: nel <strong>per</strong>iodo pre<br />
Joint Commission International<br />
Allo scopo di migliorare la qualità<br />
dell’assistenza sanitaria negli ospedali<br />
americani, nasce nel 1951 negli Usa un<br />
organismo autonomo no profi t, responsabile<br />
della valutazione di qualità in campo sanitario:<br />
la Joint Commision on Accreditation of<br />
Hospital. Nel 1997 viene istituita una nuova<br />
divisione, la Joint Commission International<br />
(JCI) appunto, istituendo la possibilità di<br />
accreditamento delle strutture sanitarie<br />
a livello internazionale. JCI ha attivato<br />
collaborazioni in più di 80 paesi del mondo,<br />
circa 50 ospedali solo in Europa. Si tratta di<br />
un processo di accreditamento volontario che<br />
garantisce che un’organizzazione sanitaria<br />
rispetta specifi ci standard. La <strong>Fondazione</strong><br />
ha risposto positivamente al progetto Joint<br />
Commission della Regione Lombardia.<br />
e post applicazione degli standards il punteggio medio<br />
resta a 6 (in una scala da 1-7). Diversifi cati invece i<br />
risultati dell’indagine condotta presso l’<strong>Un</strong>ità Spinale,<br />
con un incremento pari al 4% alla voce “cure prestate”,<br />
mentre rimane invariata la voce “disponibilità all’ascolto”<br />
e si registra un decremento nella “frequenza delle visite”.<br />
Se dunque applicare standard più complessi comporta<br />
resistenze e costi maggiorati in termini di tempo impiegato,<br />
lo sforzo iniziale viene premiato una volta messa a regime<br />
l’applicazione della nuova procedura. <strong>Un</strong> aspetto positivo<br />
è dato da una maggiore consapevolezza da parte degli<br />
o<strong>per</strong>atori sanitari di essere parte di un meccanismo<br />
complesso, il cui corretto funzionamento è senza dubbio<br />
legato alla trasparenza delle azioni. Più in generale,<br />
l’applicazione degli standard di qualità, secondo i dati della<br />
scala FIM (Functional Independence Measure), dimostra<br />
un valore di miglioramento statisticamente signifi cativo<br />
di circa 3,5-4 punti tra il <strong>per</strong>iodo pre-applicazione e<br />
post-applicazione. Ma non è il solo vantaggio, l’effi cacia<br />
dell’o<strong>per</strong>ato diventa misurabile e ciò innesca <strong>per</strong> esempio<br />
la possibilità di attuare manovre correttive, evitando che<br />
errori e disservizi si possano ripetere, a tutto vantaggio<br />
dell’utente. Ma signifi ca contemporaneamente maggiore<br />
coinvolgimento e consapevolezza da parte del <strong>per</strong>sonale<br />
del proprio contributo e della <strong>per</strong>sonale responsabilità<br />
nella pratica quotidiana. L’applicazione degli standard<br />
ha certamente comportato un maggiore impatto nella<br />
gestione documentale. D’altro canto, la corretta e<br />
organizzata gestione documentale ha posto solide<br />
basi dei criteri di uniformità <strong>per</strong> facilitare lo scambio di<br />
informazioni tra tutti gli attori del processo. I risultati<br />
in termini di effi cacia circa l’applicazione di standard di<br />
qualità in sanità indicano la necessità di proseguire su<br />
questa strada.<br />
NOTIZIE FSM<br />
31
32<br />
TecHnologie<br />
NOTIZIE FSM<br />
IL LOKOMAT, PER CHI<br />
aPAZIENTI NEUROLOGICI<br />
- esiti di ictus cerebrale<br />
- trauma cranico<br />
- lesione midollare<br />
aPAZIENTI CON DECONDIZIONAMENTO<br />
MOTORIO<br />
- traumatismi sportivi<br />
- allettamento prolungato<br />
- dolore cronico disabilitante<br />
Parola d’ordine riabilitare, con modalità manuali attraverso il prezioso apporto<br />
del fi sioterapista o attraverso l’uso di nuove tecnologie <strong>robot</strong>izzate in grado<br />
di garantire continuità e ripetizione del movimento. O entrambe le cose, in un<br />
mix vincente di interventi che può fare davvero la differenza laddove questa<br />
signifi ca maggior autonomia <strong>per</strong> la <strong>per</strong>sona disabile e una miglior qualità di<br />
vita.<br />
È questa la sfi da raccolta dall’istituto Scientifi co di Montescano che da un<br />
paio di mesi vanta nel panel di tecnologie riabilitative il nuovo Lokomat,<br />
un sistema <strong>robot</strong>izzato frutto di un importante lavoro di ricerca nel campo<br />
dell’ingegneria medica, che consente un effi cace supporto alla riabilitazione<br />
motoria di pazienti complessi colpiti da ictus cerebrale, trauma cranico o<br />
lesione midollare, ma anche di pazienti con dolore cronico disabilitante<br />
e sportivi. Pazienti un po’ speciali quindi <strong>per</strong> i quali le nuove tecnologie<br />
rappresentano una marcia in più verso un possibile miglioramento.<br />
“Le strategie riabilitative ad oggi attuate a Montescano, - afferma il dottor<br />
Roberto Casale responsabile dello staff della Divisione di Riabilitazione<br />
Neuromotoria III - Disturbi del movimento e del Servizio di Neurofi siologia<br />
che si occupa del progetto - andranno ad arricchirsi ulteriormente con l’arrivo<br />
di questa strumentazione che sin dall’inizio ha ottenuto il pieno supporto<br />
della nostra Presidenza. Sono, infatti, pochi i centri in Italia dove è presente<br />
un Lokomat. Le ricerche effettuate con questo dispositivo evidenziano che la<br />
<strong>Un</strong> <strong>robot</strong><br />
<strong>per</strong> amico<br />
Dopo Veruno, Pavia e Castel Goffredo,<br />
fa il suo ingresso anche all’Istituto di Montescano<br />
la riabilitazione <strong>robot</strong>izzata: dalla tecnologia più<br />
avanzata arriva il Lokomat, e la riabilitazione entra<br />
nel terzo millennio<br />
<strong>robot</strong>ica in riabilitazione ha ampio margine di applicazione<br />
potendo concorrere al recu<strong>per</strong>o di esiti di lesioni nervose,<br />
ma anche di migliorare il pattern motorio non solo in<br />
pazienti decondizionati, ma anche fungere da “trainer”<br />
nel decondizionamento dello sportivo. La precisione del<br />
Lokomat nell’evocare un movimento continuo e preciso<br />
è ovviamente diffi cilmente attuabile con le strategie<br />
riabilitative comuni. Va comunque sempre sottolineato<br />
che l’utilizzo di tecnologie <strong>robot</strong>izzate presuppone un<br />
addestramento particolare degli o<strong>per</strong>atori, una accurata<br />
selezione dei pazienti e una integrazione con il lavoro del<br />
fi sioterapista”.<br />
Ma come funziona nella pratica? “Il cervello del Lokomat<br />
- continua il dottor Casale - è rappresentato dal computer<br />
che imposta e guida l’attività sulla base dei parametri<br />
inseriti dallo staff. <strong>Un</strong>a imbracatura consente di supportare<br />
il peso dei pazienti non più in grado di sostenersi, mentre<br />
un esoscheletro applicato agli arti inferiori e guidato dal<br />
computer fa “camminare” il paziente su un tapis roulant,<br />
con parametri di velocità, lunghezza e carico del passo<br />
regolabili. In altri termini se il paziente non è in grado<br />
minimamente di deambulare il Lokomat fornirà ad esso<br />
una assistenza totale, mentre <strong>per</strong> pazienti a vario livello<br />
di recu<strong>per</strong>o l’assistenza da parte del <strong>robot</strong> sarà sempre<br />
meno e comunque proporzionale alle sue capacità;<br />
questo ovviamente sempre sotto stretto controllo da<br />
parte dell’équipe. Migliorando il recu<strong>per</strong>o al paziente<br />
verrà concesso sempre maggior carico sul tapis roulant,<br />
consentendo di rinforzare la muscolatura, riprendere le<br />
funzioni collegate alla marcia e soprattutto riacquisire<br />
una corretta dinamica del movimento. <strong>Un</strong>o schermo al<br />
plasma integrato frontalmente al tapis roulant <strong>per</strong>mette<br />
di ottenere un feedback sulla correttezza dell’esecuzione<br />
grazie all’avatar, una immagine virtuale che sul monitor<br />
rappresenta il paziente stesso e che ne riproduce i<br />
movimenti. Questa particolarità potrà <strong>per</strong>metterci di<br />
ampliare la sua utilizzazione come detto anche in atleti<br />
<strong>per</strong>formanti dove l’assoluta correttezza del movimento è<br />
fondamentale, ma anche in patologie dove è il dolore a<br />
generare e mantenere una alterazione del comportamento<br />
motorio”.<br />
NOTIZIE FSM
Il peso<br />
della postura<br />
Ambito elettivo <strong>per</strong> i servizi di Ergonomia, lo studio olistico della postura<br />
abbraccia tanto la sfera fi sica che quella relazionale<br />
Stili di vita<br />
<strong>Un</strong>a corretta postura è alla base di un benessere psico-fi sico complessivo.<br />
Non ce ne rendiamo conto, a volte assumiamo atteggiamenti posturali che a<br />
lungo andare condizionano il nostro fi sico, i nostri movimenti e anche la sfera<br />
relazionale. Dolori muscolari e osteoarticolari e mal di schiena nascondono<br />
spesso una postura scorretta, un mancato equilibrio del nostro corpo. Oggi<br />
la civilizzazione della vita moderna e le abitudini quotidiane sia in ambiente<br />
di vita sia di lavoro ci impongono atteggiamenti posturali che mettono<br />
continuamente alla prova il nostro fi sico. Passiamo almeno metà della nostra<br />
vita seduti in un confl itto continuo tra le esigenze dettate dal nostro vivere<br />
quotidiano e la ricerca di un equilibrio possibile.<br />
La postura dipende, infatti, da due fattori fondamentali quello anatomofunzionale,<br />
rappresentato dalla “struttura portante” della colonna vertebrale,<br />
POSTURA È<br />
34<br />
con muscoli, legamenti ed articolazioni; e quello ambientale, rappresentato<br />
dal nostro modo di interagire e di relazionarci con il mondo esterno; a questi<br />
due fattori se ne aggiungono altri quali l’ereditarietà, eventuali patologie<br />
che impediscono il mantenimento di una postura ottimale e infi ne la<br />
nostra <strong>per</strong>sonalità che interferisce nella postura a volte positivamente altre<br />
negativamente.<br />
Si tratta quindi di un miscela di fattori la cui combinazione può esitare in una<br />
condizione di <strong>per</strong>fetto equilibrio (rara), oppure in una sorta di compromesso tra<br />
ciò che possiamo fare e le modalità di attuazione che garantiscono l’o<strong>per</strong>atività<br />
quotidiana in assenza di dolore. La terza condizione, purtroppo, è caratterizzata<br />
da una postura ripetutamente ed evidentemente inadeguata tale da portare ad<br />
impedimento signifi cativo del movimento con comparsa di dolore.<br />
In questo contesto si inserisce l’ergonomia che si occupa dell’interazione<br />
è duplice: da un lato sulla <strong>per</strong>sona, riproducendo le<br />
attività domestiche e lavorative, esaminando non solo gli<br />
aspetti motori ma anche metabolici; dall’altro adattando<br />
1 La capacità del nostro corpo<br />
di assumere e cambiare posizione<br />
nell’ambiente di vita<br />
2 L’assetto tridimensionale spaziale dei<br />
vari piani e segmenti del corpo somatico<br />
3 La posizione che il corpo assume <strong>per</strong><br />
controbilanciare la forza di gravità in una<br />
situazione di riposo o in movimento<br />
4 La posizione che il corpo assume sia da<br />
35<br />
tra gli elementi e la funzione <strong>per</strong> cui vengono progettati, con l’obiettivo di<br />
l’ambiente di vita e di lavoro con continui sopralluoghi fermo che in movimento<br />
migliorare la soddisfazione dell’utente e l’insieme delle prestazioni del suo<br />
sistema, secondo la defi nizione dell’International Ergonomic Association.<br />
Nella pratica si occupa dello studio dell’interazione tra l’individuo, l’ambiente<br />
in cui esso si muove, gli strumenti che impiega, le tecnologie. Il requisito<br />
più importante <strong>per</strong> determinare la qualità del rapporto tra l’utente e il mezzo<br />
utilizzato è la sicurezza, seguito a ruota dall’adattabilità, l’usabilità, il comfort.<br />
Nell’ambito delle attività lavorative il problema dell’ergonomia è considerato<br />
dalla legislazione italiana prevalentemente in relazione alla difesa della salute<br />
del lavoratore.<br />
“Per alcuni l’ergonomia è una scienza autonoma - chiarisce il dottor Giacomo<br />
Bazzini, primario dei Servizi di Fisiatria occupazionale ed Ergonomia<br />
degli Istituti di Montescano e di Pavia, via <strong>Maugeri</strong> - <strong>per</strong> altri è un sa<strong>per</strong>e<br />
multidisciplinare, una modalità di approccio che riferisce a tutti gli ambiti<br />
di vita dell’uomo. In questo senso si indirizza al medico come all’architetto,<br />
al manager di un’impresa come al proprietario di un’azienda agricola che<br />
devono sentirsi chiamati a fare il possibile <strong>per</strong> adattare l’ambiente (postazioni<br />
di vita e di lavoro) all’uomo e non viceversa.<br />
Per i Servizi di ergonomia di <strong>Fondazione</strong> adottare un approccio ergonomico<br />
signifi ca non solo portare il paziente alla massima autonomia ma metterlo<br />
nelle condizioni di rientrare, <strong>per</strong> quanto possibile, nelle proprie capacità di vita<br />
quotidiana, sociale e lavorativa, <strong>per</strong>mettendogli di svolgere tali attività con<br />
della nostra équipe <strong>per</strong> verifi care l’esistenza di eventuali<br />
barriere architettoniche e suggerire gli interventi<br />
più opportuni. Obiettivo principale dell’approccio<br />
ergonomico è il reinserimento al posto di lavoro, che<br />
spesso va adattato con la collaborazione dei datori di<br />
lavoro, privato o istituzioni.<br />
Attenzione <strong>per</strong>ò a non incorrere in equivoci, l’ergonomia<br />
non è cosa <strong>per</strong> pochi, ma riguarda ciascuno di noi. Essa<br />
indaga e formula i miglioramenti degli utensili di cui<br />
l’individuo si serve e dei luoghi in cui vive, dalle maniglie<br />
dei mobili di casa alla possibilità di stare seduti o semi<br />
seduti quando la postazione di lavoro è in piedi; riguarda<br />
le tipologie di sedute al lavoro, delle scrivanie e <strong>per</strong>mette<br />
di intervenire riducendo le attività inutili o ripetitive.<br />
“Rispetto al passato certamente la sensibilità riguardo a<br />
questi temi è maggiore, anche se in concreto gli esiti sono<br />
ancora limitati rispetto alle potenzialità - conclude il dottor<br />
Bazzini -. In particolare gli ostacoli sono prevalentemente<br />
culturali: talvolta <strong>per</strong> ottimizzare il livello ergonomico<br />
degli ambienti e delle postazioni di lavoro, infatti, sono<br />
5 La posizione che il corpo assume nella<br />
vita di relazione ed è corretta quando<br />
le varie parti del corpo si dispongono in<br />
maniera fi siologica<br />
6 La scienza del corretto allineamento e<br />
della corretta gestione motoria del corpo<br />
umano in rapporto alla forza di gravità.<br />
7 La sinergia con cui le varie parti del<br />
corpo nella loro interezza psicofi sica<br />
concorrono all’attuazione di qualsiasi<br />
gesto<br />
8 Il linguaggio non verbale del soggetto<br />
9 Ciascuna delle posizioni assunte dal<br />
corpo contraddistinta da particolari<br />
rapporti tra i diversi segmenti somatici.<br />
modalità ottimali, con un dispendio energetico congruo senza sovraccarico<br />
suffi cienti interventi economici limitati, e spesso bastano<br />
<strong>per</strong> i sistemi funzionali motorio e cardio-respiratorio. L’intervento pratico<br />
buona volontà, sensibilità e un briciolo di fantasia”.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM
IL PARERE DELLO SPECIALISTA<br />
Stili di vita<br />
patologie del rachide dorso-lombare (lombo-sciatalgie, ernie discali),<br />
organizzazione (numero del <strong>per</strong>sonale, turni), spazi, arredi,<br />
36 37<br />
Dr. Giacomo Bazzini<br />
Ne parliamo con Giacomo Bazzini,<br />
primario dei Servizi di Fisiatria<br />
occupazionale ed Ergonomia degli<br />
Istituti di Montescano e di Pavia,<br />
via <strong>Maugeri</strong><br />
NOTIZIE FSM<br />
Le insidie<br />
del lavoro<br />
aQuali sono i principali fattori che in ambito lavorativo<br />
infl uenzano in maniera negativa la salute del nostro corpo?<br />
Il mantenimento di posture incongrue a volte prolungate, le azioni di forza<br />
(come sollevare/abbassare, spingere/tirare, portare), l’esecuzione con gli arti<br />
su<strong>per</strong>iori di gesti ripetitivi e soprattutto la durata dell’esposizione quotidiana<br />
a questi fattori possono determinare la comparsa di disturbi muscoloscheletrici.<br />
aCon quali conseguenze?<br />
Fra le più frequenti ricordiamo le patologie del collo (cervicobrachialgie),<br />
patologie della spalla (<strong>per</strong>iartriti, tendiniti), patologie del gomito<br />
(epicondiliti), patologie della mano e del polso (nevriti, tendiniti) che sono<br />
spesso la naturale conseguenza di queste condotte e si presentano con<br />
maggiore frequenza.<br />
aQuali regole adottare in questi casi?<br />
La legislazione precisa come la movimentazione manuale di un carico può<br />
costituire un rischio dorso-lombare quando il carico è troppo pesante, è<br />
ingombrante o diffi cile da afferrare, quando la movimentazione richiede una<br />
torsione o inclinazione del tronco può comportare lesioni <strong>per</strong> il lavoratore in<br />
particolare in caso di urto; quando è in equilibrio instabile o il suo contenuto<br />
rischia di spostarsi, il peso deve essere tenuto o maneggiato ad una certa<br />
distanza dal tronco.<br />
Il legislatore elenca inoltre i casi in cui lo sforzo fi sico può costituire un<br />
rischio dorso-lombare: ad esempio quando è eccessivo, in termini di carico<br />
e di durata, può essere effettuato soltanto con una torsione del tronco, può<br />
comportare un movimento brusco del carico, o ancora quando è compiuto<br />
con il corpo in posizione instabile.<br />
aQuali attività in particolare possono considerarsi insidiose?<br />
Per il calcolo della stima del rischio muscolo-scheletrico in attività di<br />
sollevamento il modello del National Institute for Occupational Safety and<br />
Health (NIOSH) considera signifi cativi alcuni fattori: altezza da terra delle<br />
mani all’inizio del sollevamento, distanza verticale del peso tra inizio e fi ne<br />
sollevamento, distanza massima del peso dal corpo durante il sollevamento,<br />
frequenza del sollevamento in atti/minuto, tipo di presa del carico.<br />
L’OCRA Index - Occupational Repetitive Actions individua altri fattori signifi cativi<br />
<strong>per</strong> il calcolo dell’indice di rischio degli arti su<strong>per</strong>iori quali ripetitività e frequenza<br />
del gesto, entità e modalità della forza applicata, posture e movimenti assunti da<br />
spalla, gomito, polso e dita, tipologia di presa necessaria,<br />
presenza di tempi di recu<strong>per</strong>o, fattori complementari<br />
come necessità di precisione, utilizzo di strumenti vibranti,<br />
presenza di movimenti bruschi (strappi).<br />
aQuali sono i rischi in ambiente sanitarioassistenziale?<br />
Per la stima del rischio in ambiente sanitario-assistenziale<br />
sono da considerarsi fattori importanti tipo e ambiente<br />
di lavoro, tipologia dei pazienti (collaboranti o meno),<br />
ausili (sollevatori, carrozzine, ausili minori), tecniche<br />
di spostamento utilizzate ed effettuazione di corsi di<br />
formazione. Gli ausili di tipo sanitario-assistenziale si<br />
distinguono in ‘maggiori’ (sollevatori, carrozzine, barelle)<br />
e ‘minori’, ovvero ausili che richiedono un intervento<br />
manuale dell’o<strong>per</strong>atore o del paziente, quali sostegni fi ssi<br />
agganciabili al letto o alla poltrona, pedane girevoli, assi di<br />
scivolamento, cinture pelviche con maniglie, girelli, tripodi.<br />
aCome è possibile ridurre questi rischi?<br />
I criteri generali di riduzione del rischio muscoloscheletrico<br />
al rachide nelle attività sanitarie-assistenziali<br />
che prevedono sollevamenti sono di tipo organizzativo<br />
(ottimizzazione del <strong>per</strong>sonale, riorganizzazione dei turni),<br />
di tipo ambientale (adozione di ausili, trasformazione di<br />
sollevamenti in traslazioni, ecc..), di tipo formativo (corsi di<br />
addestramento ed aggiornamento sulle tecniche, ecc.).<br />
La misura preventiva in caso di rischio muscolo-scheletrico<br />
da postura protratta è introdurre una pausa di 2-3 minuti<br />
ogni mezz’ora (nella quale eseguire semplici esercizi di<br />
mobilizzazione e di “stiramento” muscolare), mentre in<br />
caso di rischio da movimenti ripetitivi è importante ridurre<br />
la ripetitività dei compiti (non ripetendo lo stesso gesto<br />
lavorativo oltre i 2/3 del ciclo di lavoro), non su<strong>per</strong>are il<br />
50% dell’escursione massima dell’articolazione coinvolta<br />
oltre 1/3 del ciclo e non mantenere gli arti sollevati <strong>per</strong><br />
tempi su<strong>per</strong>iori ai 2/3 del ciclo di lavoro.<br />
Queste sono raccomandazioni chiare che purtroppo non<br />
sempre sono seguite con continuità.
Il caso<br />
“Da campione di bicicletta sono diventato campione di cyclette - racconta<br />
Mario Beltramea, il primo piemontese ad aver ricevuto un cuore artifi ciale<br />
di ultima generazione. Lo dice con ironia ma con un velo di comprensibile<br />
tristezza. - Ho quasi 72 anni e recu<strong>per</strong>are a questa età non è facile. Fino a<br />
“L’intervento di <strong>per</strong> sé è andato bene - continua Mario terapia ponte che ‘traghetta’ il paziente verso il trapianto<br />
38 39<br />
All’U.O. di Cardiologia Riabilitativa<br />
dell’Istituto Scientifi co di Veruno<br />
il primo paziente piemontese che<br />
ha ricevuto l’impianto di un cuore<br />
artifi ciale Jarvik 2000. <strong>Un</strong> device di<br />
ultima generazione di dimensioni<br />
talmente ridotte da essere collocato<br />
interamente all’interno del torace<br />
e risultare invisibile e con batterie<br />
esterne di piccole dimensioni<br />
<strong>Un</strong> cuore<br />
speciale<br />
65 anni ero un ciclista tesserato e partecipavo a gare ciclistiche competitive;<br />
prima dell’infarto <strong>per</strong>correvo in media 1000 km al mese su mountain-bike<br />
lungo strade boschive e <strong>per</strong>corsi sterrati. Quella mattina, era l’11 maggio del<br />
2007, ero appena partito <strong>per</strong> i miei 30 km quotidiani, ma un fortissimo dolore<br />
allo sterno mi ha obbligato a tornare a casa. Pensavo ad una congestione,<br />
invece i miei famigliari hanno capito che si trattava di qualcosa di più grave<br />
ed hanno chiamato il 1<strong>18</strong>; sono stato trasportato in elicottero all’ospedale di<br />
Novara dove mi hanno salvato la vita, ma i danni al cuore sono rimasti”.<br />
Il signor Beltramea viene seguito con dedizione quasi fraterna dai medici<br />
dell’U.O. di Cardiologia Riabilitativa dell’Istituto Scientifi co di Veruno, primi fra<br />
tutti i dottori Pantaleo Giannuzzi e Massimo Pistono, dove ha trascorso buona<br />
parte degli ultimi 7 mesi della sua nuova vita. Qui sta seguendo il programma<br />
di riabilitazione motoria in seguito all’impianto del cuore artifi ciale Jarvik 2000<br />
avvenuto il 26 marzo di quest’anno presso la Cardiochirurgia <strong>Un</strong>iversitaria di<br />
Torino, ad o<strong>per</strong>a dell’equipe del prof. Mauro Rinaldi, in alternativa al trapianto<br />
di cuore da donatore.<br />
“Il paziente, prima dell’esteso infarto miocardico, godeva di ottima salute ed<br />
era in ottima forma fi sica - afferma il dr. Pistono che ha seguito il caso sin<br />
dall’inizio -. Dopo un anno dall’evento acuto le sue condizioni erano ancora<br />
preoccupanti e la qualità di vita drasticamente compromessa. Nonostante<br />
ciò, a causa dell’età avanzata e della scarsa disponibilità di organi rispetto<br />
alle richieste, non poteva essere avviato al trapianto di cuore biologico.<br />
L’unica arma in queste situazioni, quando il trattamento farmacologico è<br />
insuffi ciente, è il trapianto di cuore artifi ciale. È stato così deciso, in accordo<br />
con il paziente, di effettuare un impianto di assistenza ventricolare sinistra<br />
con un cuore artifi ciale di ultima generazione. Non sono ancora molti in Italia<br />
coloro a cui è stato effettuato questo tipo di intervento, il signor Mario è il<br />
primo in Piemonte e proprio in questi giorni sono stati impiantati altri due<br />
pazienti provenienti da Liguria e Lombardia e sono in<br />
valutazione altri due pazienti piemontesi”.<br />
Beltramea - e al nuovo cuore mi sono abituato subito: mi<br />
sono adattato al cavetto, al computer, a spostarmi con le<br />
batterie sempre cariche e pronte, a dormire collegato alle<br />
batterie al piombo. Il vero problema sono state le varie<br />
complicazioni che si sono frapposte tra me e la ripresa<br />
di una vita quasi normale: “il rigetto”, le emorragie,<br />
l’emoglobina instabile, che mi hanno impedito di rimanere<br />
a casa <strong>per</strong> lunghi <strong>per</strong>iodi e quindi di organizzarmi una<br />
nuova quotidianità”.<br />
Il Jarvik 2000 è leggero e talmente piccolo da poter<br />
essere collocato interamente all’interno del torace;<br />
l’unico elemento visibile è il sottile cavetto che fuoriesce<br />
dall’osso mastoide, in sede retroauricolare, e che<br />
collega il device alla batteria e ad un piccolo computer<br />
comodamente trasportabile nelle tasche di un giubbino o<br />
legato alla cintura dei pantaloni. Le batterie portatili sono<br />
al litio, analoghe a quelle dei cellulari, ma specifi che, non<br />
re<strong>per</strong>ibili sul mercato, e hanno un’autonomia di circa 8<br />
ore. Le batterie da terra, al piombo, durano fi no a oltre 24<br />
ore, ma sono pesanti, non facilmente trasportabili, e si<br />
usano durante la notte. Questo materiale di consumo (cavi,<br />
batterie ecc.) viene sostituito con cadenze prestabilite<br />
dalla ditta produttrice (ad esempio il cavo retroauricolare<br />
ogni 6 mesi), mentre i controlli specialistici si eseguono<br />
mensilmente, salvo diverse necessità riscontrate. “Per<br />
ora è un rimedio destinato solo a pochi casi estremi e<br />
selezionati - continua il dr. Pistono -. Nel caso specifi co del<br />
nostro paziente, si è trattato di una destination-therapy,<br />
Lo staff dell' U.O. di Cardiologia Riabilitativa<br />
che ha seguito il paziente trapiantato<br />
ovvero una soluzione defi nitiva: non sono infatti previsti<br />
ulteriori interventi. Altri modelli di device possono essere<br />
invece usati come bridge-to transplantation, ovvero<br />
di cuore da donatore, appena sarà disponibile”. A fronte<br />
del crescente numero di soggetti bisognosi di un cuore<br />
nuovo, essendo lo scompenso cardiaco una vera e<br />
propria pandemia, l’impianto di un cuore artifi ciale può<br />
rappresentare una soluzione <strong>per</strong> coloro che non possono<br />
essere avviati al trapianto (<strong>per</strong> l’età avanzata o <strong>per</strong> la<br />
presenza di controindicazioni assolute) o non possono<br />
attendere l’arrivo di un cuore <strong>per</strong> l’estrema instabilità<br />
delle condizioni cliniche.<br />
Mentre scriviamo il signor Beltramea sta <strong>per</strong> essere<br />
dimesso dopo una nuova ricaduta. Ad attenderlo a casa,<br />
oltre ai suoi amati cani da caccia, ci sono la moglie, le<br />
fi glie e le nipoti, una delle quali ha ereditato da lui la<br />
passione <strong>per</strong> lo sport: “le cedo il passo, io sono felice<br />
di poter condurre una vita tranquilla, di fare qualche<br />
passeggiata, anche se la bicicletta mi manca...”<br />
“In questo campo, oggi fi nalmente si sono raggiunti<br />
livelli di specializzazione tali da <strong>per</strong>mettere di o<strong>per</strong>are<br />
casi complessi con sempre maggiore serenità. Rimane<br />
comunque un intervento delicato e non privo di<br />
complicazioni - conclude il dr. Pistono -: dopo l’impianto<br />
segue un lungo e diffi cile <strong>per</strong>corso di riabilitazione; ma se<br />
pensiamo al sempre crescente numero di pazienti affetti<br />
da scompenso cardiaco e che solo una piccola parte di<br />
questi può accedere al trapianto di cuore biologico, il<br />
ricorso ai cuori artifi ciali è una strada che vale la pena<br />
<strong>per</strong>correre e rappresenta una s<strong>per</strong>anza <strong>per</strong> il futuro”.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM
40<br />
News<br />
NOTIZIE FSM<br />
A LUMEZZANE TUTTI “GENITORI PER CASO”!<br />
Che c’azzecca un piccolo paesino della provincia di Brescia con l’Ecuador?<br />
C’entra eccome! Grazie alla dr.ssa Simonetta Scalvini, “la mente”, al<br />
dr. Michele Vitacca ed alla dr.ssa Margherita Penna, “le braccia”, tutti i<br />
dipendenti dell’Istituto di Lumezzane sono genitori a distanza di due bambini<br />
ecuadoriani: Jeremy Jordano e Camila Maribel. <strong>Un</strong>’iniziativa nata <strong>per</strong> caso nel<br />
2007 da un cd realizzato tra i dipendenti <strong>per</strong> scambiarsi in modo simpatico ed<br />
alternativo gli auguri di Natale e proseguita poi nel 2008 con la realizzazione<br />
di un cd musicale registrato da tutto il <strong>per</strong>sonale (vedere NOTIZIE FSM n.<br />
16). La richiesta di questi cd è stata tale da convincere le dottoresse a farli<br />
duplicare in grande quantità e metterli in vendita all’interno dell’istituto <strong>per</strong><br />
un fi ne davvero lodevole: i proventi, attraverso la <strong>Fondazione</strong> AVSI-ONLUS<br />
(Associazione Volontari <strong>per</strong> il Servizio Internazionale), vanno direttamente a<br />
sostegno della crescita di due bambini dell’Ecuador che si trovano in condizioni<br />
diffi cili. Jeremy e Camila Maribel hanno così un affi atato gruppo di “genitori a<br />
distanza” che ogni anno si impegna in un nuovo progetto <strong>per</strong> poter garantire<br />
loro cibo, farmaci e istruzione: <strong>per</strong>sone lontane fi sicamente ma che hanno a<br />
cuore la loro crescita e che partecipano alla loro vita. È questo un modo <strong>per</strong><br />
dare a questi bimbi la possibilità di crescere nel loro paese, rispettando la loro<br />
cultura e la loro identità.<br />
IL DR. GIOVANNI BERNARDO NUOVO SEGRETARIO<br />
NAZIONALE DELL’AIOM<br />
Il dr. Giovanni Bernardo (nella foto a fi anco), direttore dell’<strong>Un</strong>ità di Oncologia<br />
Medica II dell’Istituto di Pavia è stato nominato segretario nazionale dell’AIOM<br />
- Associazione Italiana di Oncologia Medica. Succede nell’incarico al dr.<br />
Marco Venturini, ora Presidente. L’elezione è avvenuta durante l’XI Congresso<br />
Nazionale della Società scientifi ca di Milano, alla presenza del viceministro<br />
alla salute prof. Ferruccio Fazio e di oltre tremila oncologi provenienti da tutta<br />
Italia. Il dr. Bernardo è tornato ad assumere un incarico all’interno dell’AIOM<br />
dopo sei anni di assenza dal Direttivo. “Avrò bisogno di un <strong>per</strong>iodo di ‘tirocinio’<br />
- ha affermato dopo la nomina -. Sono necessarie infatti competenza, dedizione<br />
e impegno <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere alla ‘macchina’ di funzionare in modo dinamico.<br />
Credo che questo sia il risultato che ci si attende da me, <strong>per</strong> poter <strong>per</strong>mettere<br />
un adeguato coordinamento della segreteria, capace di rispondere in maniera<br />
immediata e precisa alle diverse esigenze del socio”.<br />
L’AIOM è la più importante associazione di oncologia italiana e raggruppa<br />
oltre il 95% dei medici di questa disciplina.<br />
FONDAZIONE MAUGERI AL FESTIVAL DELLA<br />
SALUTE DELLA DONNA<br />
Tre giorni speciali dedicati alla salute della donna e<br />
vissuti con grande partecipazione dal <strong>per</strong>sonale del<br />
Centro di Senologia, dell’Ambulatorio <strong>per</strong> le patologie<br />
del pavimento pelvico, del Supporto Psicologico <strong>per</strong> le<br />
pazienti colpite da tumore al seno e dell’Ambulatorio<br />
della menopausa. <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> al Festival della<br />
Salute della Donna, organizzato da O.N.Da - Osservatorio<br />
Nazionale sulla salute della Donna - dal 2 al 4 ottobre scorsi<br />
presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia<br />
“Leonardo Da Vinci” di Milano, ha potuto mettere in luce<br />
la propria attività di riabilitazione specialistica così come<br />
i <strong>per</strong>corsi mirati ed organizzati intorno alla donna. Ma<br />
soprattutto, grazie agli specialisti che si sono avvicendati<br />
presso lo stand allestito lungo il chiostro del museo, ha<br />
potuto incontrare molte <strong>per</strong>sone che già ne conoscevano<br />
l’attività in ambito riabilitativo e che molto spesso hanno<br />
manifestato lusinghieri apprezzamenti <strong>per</strong> l’umanità e<br />
la professionalità che contraddistinguono l’o<strong>per</strong>ato di<br />
<strong>Fondazione</strong>. È stata questa un’occasione importante <strong>per</strong><br />
guardare negli occhi e parlare a quelle <strong>per</strong>sone che, <strong>per</strong><br />
curiosità o necessità, si sono interessate all’impegno e<br />
alla presenza della struttura nel territorio.<br />
Nella suggestiva Sala del Cenacolo, nell’avvicendarsi<br />
delle conferenze, il dr. Cesare Bonezzi, primario dell’<strong>Un</strong>ità<br />
O<strong>per</strong>ativa di Medicina del Dolore, con l’intervento ”Il dolore<br />
al femminile” ha chiarito il concetto di dolore, da intendersi<br />
come malattia vera e propria e non come sintomo, e ha<br />
approfondito le differenze di genere nella <strong>per</strong>cezione<br />
del dolore soffermandosi in particolare sull’incidenza<br />
delle diverse patologie sulla popolazione femminile e sui<br />
concetti di utilità fi siologica del dolore e di capacità di<br />
sopportazione, da distinguere dalla soglia del dolore.<br />
A PAVIA NUOVA UNITÀ<br />
DI COLOPROCTOLOGIA<br />
Nel mese di Ottobre la S.I.U.C.P. (Società Italiana<br />
<strong>Un</strong>itaria di Colon Proctologia), dopo un’attenta<br />
valutazione del modello organizzativo<br />
dell’ambulatorio interdisciplinare <strong>per</strong> le<br />
disfunzioni del pavimento pelvico dell’Istituto<br />
Scientifi co di Pavia, coordinato dalla dr.ssa<br />
Rubina Ruggiero, e della casistica di pazienti,<br />
ha espresso parere favorevole all’istituzione<br />
di una <strong>Un</strong>ità Coloproctologica (U.C.P.) presso<br />
la <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> di Pavia.<br />
Questo importante riconoscimento costituisce<br />
una cornice formale entro la quale svolgere<br />
e s<strong>per</strong>imentare l’attività interdisciplinare<br />
con la legittimazione ed il supporto di una<br />
importante società scientifi ca.<br />
NOTIZIE FSM<br />
41
42<br />
Parlano di noi<br />
Panorama<br />
novembre 2009<br />
La Repubblica<br />
novembre 2009<br />
L'Azione<br />
ottobre 2009<br />
Agenzie<br />
settembre 2009<br />
Il Corriere<br />
di Novara<br />
ottobre 2009<br />
La Repubblica<br />
ottobre 2009<br />
La Provincia Pavese<br />
novembre 2009<br />
L'espresso<br />
novembre 2009<br />
La Provincia<br />
Pavese<br />
ottobre 2009<br />
Come Stai<br />
novembre 2009<br />
Il Corriere della Sera<br />
ottobre 2009<br />
Vivere Sani<br />
novembre 2009<br />
Il Giorno<br />
ed. Lodi e Pavia<br />
novembre 2009<br />
La Provincia Pavese<br />
novembre 2009<br />
La Provincia Pavese<br />
settembre 2009<br />
Sanità News<br />
novembre 2009<br />
Il Giornale Umbria<br />
settembre 2009<br />
Vivere Sani<br />
novembre 2009<br />
Virgilio<br />
novembre 2009<br />
Agenzie<br />
novembre 2009<br />
L’Uffi cio Stampa è disponibile <strong>per</strong> accogliere richieste di intervento sui media <strong>per</strong> attività, studi, news.<br />
Per contatti: tel. 0444 317974 - info@unopuntotre.it<br />
Il Gazzettino<br />
settembre 2009<br />
La Gazzetta<br />
del Mezzogiorno<br />
settembre 2009<br />
Il Ticino<br />
novembre 2009<br />
La Provincia<br />
Pavese<br />
novembre 2009<br />
RAI UNO Sabato & Domenica<br />
settembre 2009 - Attenti agli integratori<br />
RETE 55 Tradate News<br />
novembre 2009 - Novità all'Istituto di Tradate<br />
RAI TRE Tg3 Lombardia<br />
novembre 2009 - Inquinamento atmosferico<br />
a Pavia<br />
RAI UNO <strong>Un</strong>omattina<br />
novembre 2009 - La riabilitazione<br />
respiratoria<br />
NOTIZIE FSM
Dai microgrammi<br />
ai quintali<br />
<strong>Un</strong> passione<br />
sulla cresta dell’onda<br />
<strong>per</strong> Diego Pagani<br />
del Centro di Ricerche<br />
Ambientali di Padova<br />
Nonsolo FSM<br />
Diego Pagani accanto<br />
a un esemplare di tonno<br />
appena pescato<br />
NOTIZIE FSM<br />
“...La lenza si alzò lentamente e regolarmente e poi la su<strong>per</strong>fi cie dell’oceano si<br />
sollevò davanti alla barca e il pesce uscì... La spada era lunga come una mazza da<br />
baseball e appuntita come un’alabarda e il pesce si alzò in tutta la sua lunghezza<br />
dall’acqua e poi vi rientrò, dolcemente come in un tuffo e il vecchio vide la grande<br />
lama falcata della coda andare sott’acqua e la lenza incominciò a fi lare...”,<br />
da “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway<br />
Ci vuole precisione, concentrazione e pazienza in laboratorio, tra provette e<br />
campioni, ma poi si esce in mare a<strong>per</strong>to e il contatto con la natura può liberare<br />
la mente da problemi e tensioni. È quello che succede a Diego Pagani, tecnico<br />
di laboratorio al Centro di Ricerche Ambientali di Padova della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, nonché es<strong>per</strong>to pescatore. Partito come analista di metalli,<br />
oggi Pagani concentra vari incarichi di laboratorio, oltre ad occuparsi della<br />
produzione di campionatori Radiello e di diversi lavori di ricerca. Ma il lavoro<br />
non è tutto: la pesca d’altura, <strong>per</strong> lui, è una grande passione e un impareggiabile<br />
sfogo rispetto alla routine quotidiana. ”Il contatto con la natura è molto<br />
salutare - dice -: in mezzo al mare, lontano da rumori e distrazioni, si ritrova<br />
la tranquillità. E poi è uno sport che dà grandi soddisfazioni!“. E a giudicare<br />
dalle prede catturate non lo si può dubitare: è arrivato a pescare addirittura due<br />
tonni da più di 300 chili e uno squalo da <strong>18</strong>0 chili!<br />
La pesca d’altura è un vero e proprio sport in cui sono necessari, oltre alla<br />
tecnica, una certa prestanza ed allenamento fi sico, specie se la preda, come<br />
spesso accade, su<strong>per</strong>a i cento chili. Richiede attrezzature di base adatte: canne<br />
di un certo libraggio, esche di vario tipo, una barca che regga la forza del mare.<br />
”Io, ad esempio, ho avuto una barca da 6.40 m con una motorizzazione potente<br />
che dava una relativa sicurezza anche nei giorni in cui il mare era mosso -<br />
racconta Pagani -. Ad ogni uscita si caricavano, oltre l’attrezzatura necessaria,<br />
fi no a 10 casse di sardine da 10 kg l’una! Le sardine sono, infatti, ottime <strong>per</strong><br />
la tecnica della pastura, ovverosia <strong>per</strong> richiamare il pesce in scia alla barca:<br />
una volta attirati gli esemplari si innescano le canne con sgombri e calamari, e<br />
comincia la vera avventura“.<br />
Pagani racconta di aver iniziato negli anni ’90, ”con una piccola imbarcazione<br />
<strong>per</strong> prendere le seppie in laguna“, <strong>per</strong> passare man mano a barche sempre più<br />
grandi. D’altra parte l’equipaggio ideale è composto da tre <strong>per</strong>sone, ognuna<br />
delle quali ha un preciso compito durante le fasi della cattura. ”<strong>Un</strong>a volta ho<br />
pescato un tonno da 300 chili, che era arrivato a due metri dalla barca e ad<br />
altrettanti di profondità. È stato emozionante! Il tonno è un animale che dopo<br />
aver abboccato riparte ad una velocità di circa 30 km/h ed è necessaria circa<br />
un’ora e mezza prima di poterlo raffi are ed issare in barca“. Ma l’avventura<br />
non fi nisce qui. ”Durante le battute di pesca non è raro incontrare, in mare<br />
a<strong>per</strong>to, gruppi di delfi ni o tartarughe che si avvicinano alla barca offrendo degli<br />
spettacoli indimenticabili“.<br />
E del pesce catturato che ne è?<br />
”Ho fatto parte di un club di pescatori di Albarella - conclude Pagani - e ciò<br />
che pescavamo lo davamo a una coo<strong>per</strong>ativa che <strong>per</strong> metà ce lo ripagava in<br />
buoni carburante e in casse di sardine, mentre il corrispettivo dell’altra metà lo<br />
divideva con alcune associazioni benefi che“.<br />
A volte, a preparativi fi niti succede che non si possa uscire in mare a<strong>per</strong>to a<br />
causa del maltempo: ”Avevamo una saggia massima: 'se gli affari vanno male<br />
il corpo non deve soffrire' ...<strong>per</strong> cui quando la fortuna non girava dalla nostra<br />
parte ci si riuniva tutti sulla barca più grande e si tiravano fuori soppresse,<br />
vino, salami, e quant’altro ognuno avesse portato, e si faceva grande festa, che<br />
rallegrava tutti e ci faceva tornare a casa comunque felici!“.<br />
Istituti Scientifi ci<br />
PAVIA<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10<br />
Via Palestro, 26 - 27100<br />
Tel. 0382 5921 fax 0382 592081<br />
Via Boezio, 28 - 27100<br />
Tel. 0382 5931 fax 0382 593081<br />
MILANO<br />
Via Clefi , 9 - 20146<br />
Tel. 02 43069511 fax 02 43069529<br />
MILANO<br />
Via Camaldoli, 64 - 20138<br />
Tel. 02 507259 fax 02 50725202<br />
MONTESCANO (PV)<br />
Via <strong>per</strong> Montescano - 27040<br />
Tel. 0385 2471 fax 0385 61386<br />
MEDE (PV)<br />
U.O. di Recu<strong>per</strong>o e Rieducazione Funzionale<br />
U.O. di Cure Palliative<br />
c/o Presidio di Mede<br />
Ospedale San Martino<br />
Viale dei Mille, 23 - 27035<br />
Tel. 0384 808324 fax 0384 808296<br />
CASORATE PRIMO (PV)<br />
U.O. di Riabilitazione Specialistica<br />
Pneumologica<br />
U.O. di Riabilitazione Generale Geriatrica<br />
c/o Presidio di Casorate Primo<br />
Ospedale C. Mira<br />
Largo Avis, 1 - 27022<br />
Tel. 02 90040207-313 fax 02 90040206<br />
LISSONE (MI)<br />
Via Mons. Bernasconi, 16 - 20035<br />
Tel. 039 4657235 fax 039 4657234<br />
LUMEZZANE (BS)<br />
Via Mazzini,129 - 25066<br />
Tel. 030 8253011 fax 030 8920262<br />
TRADATE (VA)<br />
Via Roncaccio, 16 - 21049<br />
Tel. 0331 829111 fax 0331 829555<br />
CASTEL GOFFREDO (MN)<br />
Via Ospedale, 36 - 46042<br />
Tel. 0376 77471 fax 0376 779886<br />
NERVI (GE)<br />
Genova-Nervi<br />
Via Missolungi, 14 - 16167<br />
Tel. 010 307911 fax 010 30791269<br />
VERUNO (NO)<br />
Via <strong>per</strong> Revislate, 13 - 28010<br />
Tel. 0322 884711 fax 0322 884816<br />
PRESIDIO DI TORINO<br />
Via Santa Giulia, 60 - 10124<br />
Tel. 011 8151611 fax 011 817<strong>18</strong>64<br />
TELESE TERME (BN)<br />
Via Bagni Vecchi, 1 - 82037<br />
Tel. 0824 909111 fax 0824 909614<br />
CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />
Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />
Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />
Sedi distaccate di Cassano delle Murge:<br />
SCIACCA (AG)<br />
U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />
c/o Azienda Ospedaliera O.C.R. di Sciacca<br />
Via Pompei c.da Seniazza - 92019<br />
Tel. 0925 962369 fax 0925 962359<br />
MISTRETTA (ME)<br />
U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />
c/o Presidio Ospedaliero<br />
Santissimo <strong>Salvatore</strong><br />
Via A. Salamone - 98073<br />
Tel. 0921 389562 fax 0921 389572<br />
Laboratori di Medicina del Lavoro<br />
e Igiene Industriale<br />
PAVIA<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10 - 27100<br />
Tel. 0382 592300 fax 0382 592072<br />
CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />
Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />
Tel. 080 781411 fax 080 7814310<br />
PADOVA<br />
Via Svizzera, 16 - 35127<br />
Tel. 049 8064511 fax 049 80645558