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Ski-Alper

Dallo scarpone che pesa 700 grammi a quello prodotto con plastica ecologica ricavata dal ricino. Per domani non sembra esserci più niente da inventare. Ecco come nasce un prodotto S.C.A.R.P.A. e quali saranno le prossime sfide

Dallo scarpone che pesa 700 grammi a quello
prodotto con plastica ecologica ricavata dal ricino. Per
domani non sembra esserci più niente da inventare.
Ecco come nasce un prodotto S.C.A.R.P.A. e quali
saranno le prossime sfide

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Uniti, dove i nostri prodotti venivano distribuiti<br />

da Chouinard Equipment, ho partecipato alla<br />

realizzazione dei primi scarponi da telemark, il<br />

Boot Sauvage e il Boot Extreme. Ricordo che una<br />

volta abbiamo avuto un problema con un soffietto<br />

di cuoio che, irrigidendosi, creava problemi ad<br />

un modello: le scarpe tornavano in fabbrica da<br />

tutto il mondo e il giorno successivo ripartivano,<br />

riparate, con corriere espresso. Rifarei tutto, certo<br />

con il cuoio era più facile, con la plastica il rischio<br />

è altissimo e ogni errore lo paghi».<br />

Cristina, lei è l’unica donna nel management,<br />

come è arrivata in S.C.A.R.P.A.?<br />

«Non volevo occuparmene, volevo essere libera<br />

e poi percepivo la fabbrica come un ambiente<br />

maschilista, ma mio padre mi persuase a iniziare:<br />

‘Scegli tu cosa fare, mi disse, inizia a lavorare, poi<br />

vedremo’. Avevano troppo bisogno del nostro<br />

apporto giovanile: senza l’azienda non sarebbe<br />

andata avanti. Certo, non sempre è stato facile,<br />

a volte ci hanno detto ‘Cosa pensate di fare?’. Per<br />

esempio quando abbiamo cambiato di corsa la<br />

collezione perché negli Stati Uniti si vendevano<br />

moltissime scarpe da trekking leggere e noi non<br />

ne avevamo o quando nel 1995 abbiamo fatto<br />

produrre, con ottimi risultati, una scarpa di corda<br />

in Cina. In questo caso l’hanno avuta vinta e ci<br />

siamo fermati».<br />

Qual è, secondo lei, Andrea, il segreto del<br />

successo?<br />

«S.C.A.R.P.A. è nata per servire l’utilizzatore della<br />

montagna più esigente e per questo è sempre stata<br />

all’avanguardia e ha sempre ascoltato i professionisti<br />

della montagna. Oggi depositiamo 4-5 brevetti<br />

europei all’anno, ma lo vede questo scarpone da sci<br />

in cuoio? Guardi bene, vede che sopra al tallone c’è<br />

un soffietto in cuoio più morbido? Ecco, già allora<br />

eravamo innovatori».<br />

Com’ è suddiviso oggi il fatturato? Auspicate<br />

che le proporzioni rimangano invariate?<br />

(risponde Sandro Parisotto)<br />

«Circa 2/3 della collezione riguardano la<br />

montagna e 1/3 la linea invernale, l’ideale sarebbe<br />

aumentare nella stessa maniera in entrambi<br />

i segmenti. Certo, S.C.A.R.P.A. copre tutti i<br />

settori della montagna, è un’azienda completa e<br />

ha dunque diversi competitor in ogni segmento,<br />

naturale dunque che non sia sempre facile<br />

rimanere in equilibrio ovunque, ma la storia<br />

insegna che siamo spesso stati innovatori».<br />

Davide, lei si occupa della ricerca e della<br />

produzione, quali sono state le innovazioni più<br />

importanti?<br />

«Direi il Terminator, il primo scarpone da<br />

telemark in materiale plastico, un modello<br />

monoiniezione che ci ha veramente impegnato.<br />

Poi nello scialpinismo non possiamo dimenticare,<br />

dopo Rally e Denali, grandi successi, F1, prima<br />

scarpa nella quale è apparso il soffietto, come<br />

nel telemark e primo modello con una forma<br />

più snella. Da quel momento lo scarpone da<br />

scialpinismo non sarebbe più stato lo stesso.<br />

Arriviamo infine all’ultima fatica, una lavoro<br />

veramente al limite, messo sul mercato in meno<br />

di un anno, Alien 1.0 e successivamente Alien.<br />

La ricerca che è stata fatta su questo modello ha<br />

portato a raggiungere veramente il limite estremo<br />

nell’utilizzo dei materiali e non faccio fatica a dire<br />

che nello sviluppo abbiamo speso tanti soldi che<br />

non ritorneranno, perché per essere innovativi<br />

bisogna anche provare e non sempre va bene».<br />

S.C.A.R.P.A. ha fatto del made in Italy, della<br />

qualità, una delle proprie armi, è possibile<br />

andare avanti ancora ignorando la Cina?<br />

(risponde Cristina Parisotto)<br />

«Il problema non è la Cina ma la qualità dei<br />

prodotti. Esiste una Cina ‘cheap’ ma ne esiste anche<br />

una tecnologicamente all’avanguardia, bisogna<br />

guardare a questo grande Paese non solo per la<br />

produzione, ma anche per il suo enorme mercato.<br />

Il mondo è cambiato e non si può fare finta di<br />

niente, noi andremo avanti fedeli alla nostra ricerca<br />

della qualità e della funzionalità sfruttando i fattori<br />

positivi, le opportunità della globalizzazione, la<br />

sfida del futuro è questa».<br />

Non temete i falsi?<br />

(risponde Cristina Parisotto)<br />

«Meglio essere copiati che copiare, meglio<br />

anticipare il mercato che seguirlo, veniamo copiati<br />

tutti i giorni, ma certi prodotti sono inimitabili».<br />

THE ART OF BOOTS | S.C.A.R.P.A.<br />

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