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Ski-Alper

Dallo scarpone che pesa 700 grammi a quello prodotto con plastica ecologica ricavata dal ricino. Per domani non sembra esserci più niente da inventare. Ecco come nasce un prodotto S.C.A.R.P.A. e quali saranno le prossime sfide

Dallo scarpone che pesa 700 grammi a quello
prodotto con plastica ecologica ricavata dal ricino. Per
domani non sembra esserci più niente da inventare.
Ecco come nasce un prodotto S.C.A.R.P.A. e quali
saranno le prossime sfide

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qualcosa d’incredibile nella storia della<br />

S.C.A.R.P.A. A partire da quel nome C’è<br />

geniale e dal suo fondatore. Una storia da<br />

romanzo nella sua prima parte e da film nella seconda.<br />

Una saga famigliare degna di una sceneggiatura alla<br />

Ettore Scola, un esempio di capitalismo all’italiana<br />

con influssi veneti, giapponesi, calvinisti, gandhiani.<br />

Giapponesi per quell’ossessione per la qualità che<br />

è anche della tradizione artigiana veneta, calvinisti<br />

per quell’idea ‘religiosa’ del denaro da reinvestire<br />

nella produzione, gandhiana per la felicità che deriva<br />

dall’orgoglio del proprio lavoro piuttosto che dal<br />

possesso materiale e dalla ricchezza. È forse in questo<br />

condensato di saggezza il segreto del successo di un<br />

marchio che è passato da 17 a 180 dipendenti in<br />

50 anni, di una fabbrica che non ha mai conosciuto<br />

la parola cassa integrazione o disoccupazione e<br />

che continua a crescere anche in anni di crisi.<br />

La nascita della S.C.A.R.P.A. è stata da Guinness e non<br />

è un gioco di parole. Nel 1938, infatti, Rupert Edward<br />

Cecil Lee Guinness, lord anglo-irlandese, fonda la<br />

Società Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana<br />

Anonima. È il Guinness della famosa birra, uomo<br />

d’affari, politico, filantropo, inventore, per promuovere<br />

il marchio della sua birra, del libro del Guinness dei<br />

primati... e della prima industria calzaturiera di quello<br />

che diventerà il più importante distretto mondiale del<br />

settore. Lord Guinness aveva delle proprietà ad Asolo<br />

e, su richiesta del parroco e di un avvocato locale,<br />

accettò di creare la fabbrica per dare lavoro agli asolani,<br />

a patto che le quote fossero divise tra lui, il parroco e lo<br />

stesso avvocato, anche se questi ultimi non dovevano<br />

versare alcun capitale. Il coinvolgimento serviva a<br />

rendere responsabili e motivate queste due persone<br />

locali. È nel 1956 che il destino di S.C.A.R.P.A. e<br />

della famiglia Parisotto si incrociano. In quell’anno,<br />

infatti, a Luigi, Francesco e Antonio Parisotto viene<br />

proposto di rilevare l’azienda asolana. In realtà Luigi<br />

aveva già lavorato come apprendista alla S.C.A.R.P.A.<br />

Era il 1943 e, a soli 11 anni, durante la guerra,<br />

ottenne il lavoro spacciandosi per il fratello più grande<br />

Francesco... Allora la fabbrica produceva scarpe per<br />

i soldati tedeschi (erano gli anni della Repubblica di<br />

Salò) che presidiavano gli stabilimenti. Ecco dunque<br />

che dopo la guerra Luigi e Francesco fondano la<br />

fabbrica ‘San Giorgio’, specializzata nella lavorazione ‘a<br />

catena’ di scarpe ‘da montagna’, nella stalla della vecchia<br />

casa del parroco alle Coste di Maser. Si lavorava sodo,<br />

«anche 19-20 ore al giorno» dice Luigi. E il sabato e la<br />

domenica si andava dai contadini a prendere le misure<br />

o a vendere le scarpe. In bicicletta, zaino in spalla. Luigi<br />

e Francesco iniziarono da Lamòn, a una sessantina di<br />

chilometri dal paese, per poi arrivare fino a Levico, San<br />

Martino di Castrozza. Fu proprio a Lamòn che Luigi<br />

rischiò di essere arrestato. All’ingresso del paese due<br />

carabinieri lo fermarono e gli chiesero dove andava con<br />

quella merce. Luigi spiegò che stava portando degli<br />

scarponi fatti su misura. «E tu ce l’hai la licenza per<br />

vendere?» gli chiesero i carabinieri. «Il sindaco del paese,<br />

il signor Pante, era anche proprietario del negozio di<br />

scarpe e, su consiglio del maresciallo, andai a trovarlo<br />

per mostrargli i nostri scarponi; il prodotto era ottimo,<br />

di qualità, fu così che comprò lui lo zaino pieno di<br />

scarponi e divenne il nostro primo cliente». Il lavoro<br />

cresceva, le ordinazioni aumentavano e il vecchio<br />

laboratorio artigiano non bastava più. Nel 1956 ai<br />

Parisotto viene proposto di rilevare la S.C.A.R.P.A.<br />

«Con 250.000 lire abbiamo rilevato un’azienda con<br />

10 milioni di debiti» ricorda Francesco. «I proprietari<br />

erano nobili e signori ricchi, che non conoscevano<br />

il lavoro, per questo l’azienda aveva dei problemi».<br />

I Parisotto chiesero soldi a parenti e amici, sicuri di<br />

poterli restituire e la seconda vita di S.C.A.R.P.A.<br />

era iniziata. «Ai tempi era più facile di oggi, bastava<br />

avere voglia di lavorare, non avevamo concorrenza,<br />

anche se da S.C.A.R.P.A. sono nate poi 7/8 aziende<br />

di successo, fondate da nostri collaboratori» dice<br />

Luigi. Bastava avere voglia di lavorare, sì, ma sono i<br />

THE ART OF BOOTS | S.C.A.R.P.A.<br />

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