THE ART OF BOOTS | IERI | uNA sTORIA IRRIPETIBIlE 10 r La nascita nel 1938 grazie a Lord Guinness, l’ingresso di Luigi, Francesco e Antonio nel 1956, la scalata inarrestabile verso il successo. Il racconto delle vicende di un’azienda, dalle domeniche passate in bicicletta a vendere le scarpe prodotte all’arrivo della plastica THE ART OF BOOTS | S.C.A.R.P.A.
qualcosa d’incredibile nella storia della S.C.A.R.P.A. A partire da quel nome C’è geniale e dal suo fondatore. Una storia da romanzo nella sua prima parte e da film nella seconda. Una saga famigliare degna di una sceneggiatura alla Ettore Scola, un esempio di capitalismo all’italiana con influssi veneti, giapponesi, calvinisti, gandhiani. Giapponesi per quell’ossessione per la qualità che è anche della tradizione artigiana veneta, calvinisti per quell’idea ‘religiosa’ del denaro da reinvestire nella produzione, gandhiana per la felicità che deriva dall’orgoglio del proprio lavoro piuttosto che dal possesso materiale e dalla ricchezza. È forse in questo condensato di saggezza il segreto del successo di un marchio che è passato da 17 a 180 dipendenti in 50 anni, di una fabbrica che non ha mai conosciuto la parola cassa integrazione o disoccupazione e che continua a crescere anche in anni di crisi. La nascita della S.C.A.R.P.A. è stata da Guinness e non è un gioco di parole. Nel 1938, infatti, Rupert Edward Cecil Lee Guinness, lord anglo-irlandese, fonda la Società Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana Anonima. È il Guinness della famosa birra, uomo d’affari, politico, filantropo, inventore, per promuovere il marchio della sua birra, del libro del Guinness dei primati... e della prima industria calzaturiera di quello che diventerà il più importante distretto mondiale del settore. Lord Guinness aveva delle proprietà ad Asolo e, su richiesta del parroco e di un avvocato locale, accettò di creare la fabbrica per dare lavoro agli asolani, a patto che le quote fossero divise tra lui, il parroco e lo stesso avvocato, anche se questi ultimi non dovevano versare alcun capitale. Il coinvolgimento serviva a rendere responsabili e motivate queste due persone locali. È nel 1956 che il destino di S.C.A.R.P.A. e della famiglia Parisotto si incrociano. In quell’anno, infatti, a Luigi, Francesco e Antonio Parisotto viene proposto di rilevare l’azienda asolana. In realtà Luigi aveva già lavorato come apprendista alla S.C.A.R.P.A. Era il 1943 e, a soli 11 anni, durante la guerra, ottenne il lavoro spacciandosi per il fratello più grande Francesco... Allora la fabbrica produceva scarpe per i soldati tedeschi (erano gli anni della Repubblica di Salò) che presidiavano gli stabilimenti. Ecco dunque che dopo la guerra Luigi e Francesco fondano la fabbrica ‘San Giorgio’, specializzata nella lavorazione ‘a catena’ di scarpe ‘da montagna’, nella stalla della vecchia casa del parroco alle Coste di Maser. Si lavorava sodo, «anche 19-20 ore al giorno» dice Luigi. E il sabato e la domenica si andava dai contadini a prendere le misure o a vendere le scarpe. In bicicletta, zaino in spalla. Luigi e Francesco iniziarono da Lamòn, a una sessantina di chilometri dal paese, per poi arrivare fino a Levico, San Martino di Castrozza. Fu proprio a Lamòn che Luigi rischiò di essere arrestato. All’ingresso del paese due carabinieri lo fermarono e gli chiesero dove andava con quella merce. Luigi spiegò che stava portando degli scarponi fatti su misura. «E tu ce l’hai la licenza per vendere?» gli chiesero i carabinieri. «Il sindaco del paese, il signor Pante, era anche proprietario del negozio di scarpe e, su consiglio del maresciallo, andai a trovarlo per mostrargli i nostri scarponi; il prodotto era ottimo, di qualità, fu così che comprò lui lo zaino pieno di scarponi e divenne il nostro primo cliente». Il lavoro cresceva, le ordinazioni aumentavano e il vecchio laboratorio artigiano non bastava più. Nel 1956 ai Parisotto viene proposto di rilevare la S.C.A.R.P.A. «Con 250.000 lire abbiamo rilevato un’azienda con 10 milioni di debiti» ricorda Francesco. «I proprietari erano nobili e signori ricchi, che non conoscevano il lavoro, per questo l’azienda aveva dei problemi». I Parisotto chiesero soldi a parenti e amici, sicuri di poterli restituire e la seconda vita di S.C.A.R.P.A. era iniziata. «Ai tempi era più facile di oggi, bastava avere voglia di lavorare, non avevamo concorrenza, anche se da S.C.A.R.P.A. sono nate poi 7/8 aziende di successo, fondate da nostri collaboratori» dice Luigi. Bastava avere voglia di lavorare, sì, ma sono i THE ART OF BOOTS | S.C.A.R.P.A. 11