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Seconda guerra mondiale: al largo dell'Eritrea l'Italia perse ... - Focus

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Cadeva la piazzaforte di Massaua: le navi<br />

non si arresero e molte scelsero gli abissi<br />

la volta del Manin: circa 100 morti.<br />

I cacciatorpediniere superstiti<br />

(Battisti, Pantera e Tigre) raggiunsero<br />

la costa saudita e si autoaffondarono.<br />

Quando venne<br />

conquistata dagli inglesi la base di<br />

Massaua, si moltiplicarono i “suicidi”<br />

di navi: le torpediniere Acerbi<br />

e Orsini, le cannoniere Porto<br />

Corsini e Biglieri, il posamine<br />

Ostia e molti piroscafi. Prima della<br />

caduta di Massaua, a causa degli<br />

attacchi aerei <strong>al</strong>le navi ancorate <strong>al</strong><br />

porto, venne l’ordine di Supermarina<br />

di trasferirne un buon numero<br />

nella baia di Ghubbet, presso Dah-<br />

▲<br />

Non proprio<br />

un paradiso<br />

L’isola maggiore<br />

delle Dahlak,<br />

Dahlak Kebir.<br />

Nella sua baia,<br />

nell’aprile del<br />

1941, si<br />

autoaffondarono,<br />

per non finire<br />

agli inglesi, 7<br />

grandi navi e<br />

<strong>al</strong>meno 7 nostri<br />

rimorchiatori.<br />

46<br />

Alpini d’Africa<br />

Massaua: scarico di mezzi<br />

terrestri per gli <strong>al</strong>pini. Il blocco<br />

inglese impedì i rifornimenti.<br />

10/2005<br />

Per mille lire<br />

<strong>al</strong> mese<br />

Ricostruzione di<br />

una camera da<br />

letto di prima<br />

classe della<br />

Nazario Sauro.<br />

Gli arredi erano<br />

di lusso.<br />

lak Kebir, nelle isole Dahlak.<br />

Quando il nascondiglio fu individuato<br />

dagli inglesi, molte di queste<br />

navi tentarono la fuga o si autoaffondarono.<br />

Per esempio il Giove,<br />

piroscafo cisterna da 5 mila t,<br />

venne autoaffondato il 12 aprile<br />

Sculture<br />

marine<br />

Una delle<br />

camere di<br />

prima classe<br />

sommersa da<br />

60 anni. Si vede<br />

la testata di un<br />

letto di ottone.<br />

del 1941. Il Prometeo, <strong>al</strong>tra nave<br />

cisterna di pari stazza, risulta autoaffondato<br />

giorni prima. Stessa<br />

sorte per la nave da carico Capitan<br />

Bottego e il piroscafo misto Tripolitania.<br />

Oltre a queste navi di grande<br />

stazza risultano autoaffondati<br />

<strong>al</strong>meno 8 rimorchiatori.Tutti questi<br />

“suicidi” avevano un obiettivo:<br />

dopo che la <strong>guerra</strong> dei sommergibili<br />

aveva ridotto il naviglio militare<br />

e civile inglese, si doveva evitare<br />

che le nostre navi cadessero<br />

nelle mani del nemico rimpolpando<br />

la sua flotta con semplici cambi<br />

di bandiera.<br />

● L’<strong>al</strong>bero scomparso<br />

Il cimitero delle “navi suicide” è<br />

ancora lì, sotto il mare di Ghubbet,<br />

nelle Dahlak. Ce ne sono 7<br />

1 mare, 2 colli di bottiglia<br />

Con le uscite d<strong>al</strong> Mar Rosso<br />

bloccate, <strong>al</strong>cune navi attaccarono,<br />

<strong>al</strong>tre riuscirono a passare a sud.<br />

grandi e 8 più piccole. Alcune risultano<br />

uffici<strong>al</strong>mente recuperate<br />

dagli inglesi, ma si è trattato solo<br />

del recupero, effettuato da p<strong>al</strong>ombari,<br />

di bronzo e di rame per motivi<br />

economici. I loro scheletri sono<br />

ancora sul fondo.Visitatori illustri<br />

di questi relitti, ricoperti di gorgonie<br />

a frusta e popolati dai pesci<br />

delle barriere madreporiche, furono<br />

nel dopo<strong>guerra</strong> Folco Quilici e<br />

Jacques Cousteau.Venne tracciata<br />

anche una carta basata sulla loc<strong>al</strong>izzazione<br />

dell’<strong>al</strong>bero del Nazario<br />

Sauro, che spuntava in superficie. I<br />

due sub inviati da <strong>Focus</strong> erano in<br />

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