Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione

impegni verso tutte le persone
L’integrazione tra le persone
e i ruoli e il loro reciproco riconoscimento
sono alla base
dell’approccio terapeutico integrato.
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Ci deve essere comunicazione tra l’infermiere sul territorio
e la caposala, bisogna fare un lavoro di rete. Un
esempio concreto: c’è un paziente da dimettere, lunedì la
caposala contatta il servizio domiciliare, dice: “Lo dimettiamo
mercoledì, chi lo segue?” Se ci si parla, il mercoledì
è tutto pronto. Invece capita che chiami il medico e dica:
“Due giorni fa è stato dimesso un paziente, perché nessuno
è andato a vederlo?”
Lavoro alle cure palliative, penso che sia importante
l’équipe di lavoro, sia come modalità di approccio professionale,
sia come sostegno. Il mio è un lavoro molto
pesante dal punto di vista psicologico e il sostegno del
gruppo è fondamentale. Per anni abbiamo lavorato da soli,
adesso c’è una coordinatrice che ci sta un po’ rivoluzionando,
ed è uno stimolo per tutti. Certo, ci sono ancora
cose da migliorare. Per esempio, spesso l’affidare un
paziente al nostro servizio è una delega totale, il medico
sparisce. Altre volte è troppo presente, tanto da diventare
un’interferenza. Con gli altri reparti forse è questione di farci
conoscere. A volte possiamo essere visti come l’ultima
spiaggia, quando il paziente è alla fine, invece di essere
abbandonato lo mandano da noi. Da parte di altri servizi,
invece, c’è condivisione e collaborazione.
Ciò che noto di grave è che spesso non sentiamo la
mancanza di comunicazione, l’atteggiamento corrente è:
“È il mio paziente, me lo vedo io”.
Sono coordinatrice dei servizi palliativi domiciliari e
quindi ho contatto con diversi servizi. Il gruppo di lavoro
è l’elemento fondamentale che qualifica il servizio offerto
e non è dato dalla semplice somma degli elementi che lo
compongono. È qualcosa che si crea a seguito dell’integrazione
di una serie di specificità. Il nostro è un gruppo
multidisciplinare, che riunisce competenze diverse e che
possono entrare in conflitto tra di loro nella cura dello stesso
paziente. Abbiamo infatti un’utenza primaria, che è il
paziente; un’utenza secondaria, i familiari del paziente; e
un’utenza terziaria, che sono i colleghi degli altri servizi, le
associazioni di volontariato, servizi diversi con cui si può
entrare in contatto. Bisogna tener conto di tutto lavorando
tutti insieme!
7.6 Incontri istituzionalizzati
Da un anno e mezzo ho funzioni di caposala. È un bel
gruppo, mi sento fortunata a lavorare con loro. Adesso
stiamo cercando di crearci e pianificare dei momenti di
discussione perché parlare solo in corridoio lamentandosi
fa male al gruppo. Invece è di aiuto poter avere lo spazio