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Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione

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impegni verso tutte le persone<br />

Quali sono le strutture che<br />

sono poco sotto i riflettori o<br />

che addirittura risultano semisconosciute<br />

a molti operatori?<br />

Come favorire una maggiore<br />

conoscenza reciproca circa<br />

compiti e funzioni?<br />

Che cosa è uno stereotipo?<br />

Il più <strong>del</strong>le volte è una gabbia<br />

in cui rinchiudiamo la nostra<br />

e l’altrui libertà di pensiero.<br />

vedi 2.4<br />

62<br />

chiamare il Pronto Soccorso, qualificarmi, chiedere la prognosi<br />

di qualche paziente, perché da quello dipende il mio<br />

intervento. Mi sono sentito rispondere: “No, guardi, c’è la<br />

privacy e noi alle ditte esterne non possiamo dire nulla”.<br />

Per molti <strong>del</strong>l’azienda praticamente noi non esistiamo.<br />

Abbiamo avuto un problema con i computer. Abbiamo<br />

telefonato a chi si occupa <strong>del</strong> sistema informatico, gli abbiamo<br />

spiegato chi siamo, dove ci troviamo e questi neanche<br />

sapevano <strong>del</strong>la nostra esistenza… Ci hanno detto “Ma<br />

voi chi siete? Dove siete? Da dove saltate fuori?”<br />

La conoscenza che abbiamo circa il lavoro dei colleghi<br />

di altre strutture sovente non va molto oltre una sigla: forse<br />

sarebbe necessario che ogni struttura o dipartimento<br />

avesse periodicamente l’occasione per spiegare agli altri<br />

le sue funzioni e i suoi compiti caratteristici.<br />

Io ho due pagine scritte fitte fitte di strutture che esistono<br />

su questo territorio enorme e sto cercando di vederle<br />

tutte, ma è davvero difficile. Certi operatori non sanno<br />

nemmeno che esistono certe strutture...<br />

Noi patiamo di quella che chiamo “la solitudine <strong>del</strong>l’informatico”.<br />

Le attese dei colleghi nei nostri confronti sono<br />

sovente sproporzionate ai nostri mezzi e ciò rischia sovente<br />

di inficiare il rapporto di fiducia nei nostri confronti.<br />

È molto importante considerare le persone al di là <strong>del</strong><br />

ruolo, perché spesso siamo accecati dai pregiudizi. Quando<br />

scattano questi meccanismi si resta ingabbiati lì, l’etichetta<br />

ti assorbe, non si riesce più a staccarsela di dosso…<br />

In passato abbiamo avuto rapporti di diffidenza con i<br />

CUP vicini: l’idea di ciascuno era che “da noi si lavora tanto,<br />

là non si fa nulla, laggiù non capiscono niente” e così via. È<br />

bastata una cena tra di noi e un altro CUP, ci siamo visti in<br />

faccia, ci siamo confrontati e le cose sono cambiate.<br />

Il cambiamento si gioca molto sulle rappresentazioni, e<br />

cioè sul fatto che io mi rappresento e penso di conoscere che<br />

cosa - chi sia l’altro. È difficile incontrarsi perché ci si basa su<br />

idee precostituite. Un esempio: a noi mancano due persone,<br />

non vuole venire nessuno da noi perché le rappresentazioni<br />

dicono che da noi si lavora troppo, che da noi i capi sono<br />

<strong>del</strong>la zona, che da noi non si sa cosa succederà…<br />

Sono molto utili i corsi di formazione fatti insieme: ci si<br />

conosce, si capiscono cose circa ruoli e funzioni, si vedono<br />

le persone sotto altri punti di vista, si capisce che molti sono<br />

in gamba nonostante le etichette che magari circolano…

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