Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione
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impegni verso i cittadini - pazienti - utenti<br />
Chi è l’utente debole? Come<br />
dargli quella necessaria disponibilità<br />
che è contemplata<br />
in un <strong>progetto</strong> di ben essere<br />
mentale e relazionale?<br />
Rispondere alle richieste di<br />
informazioni o di aiuto rientra<br />
in un <strong>progetto</strong> di <strong>cura</strong> e<br />
di salute?<br />
Quando ci si trova in situazioni<br />
a forte coinvolgimento<br />
emotivo, anche le indicazioni<br />
più semplici diventano difficili<br />
da capire.<br />
L’aiuto dato personalmente<br />
risponde al profondo bisogno<br />
di sentirsi accompagnati<br />
e rassi<strong>cura</strong>ti che insorge in<br />
tali occasioni.<br />
24<br />
potrei chiamare io e dare al paziente l’indicazione giusta.<br />
Ma il telefono è sempre occupato, non si riesce a chiamare…<br />
Allora vedi questi vecchietti che partono, barcollano,<br />
si perdono e speriamo che incontrino qualcuno che possa<br />
dargli qualche indicazione…<br />
A fronte di chi chiede, il punto non è solo dare l’informazione<br />
corretta, ma rassi<strong>cura</strong>re. Il paziente ha bisogno di<br />
contatto umano. Quindi, al di là <strong>del</strong>le regole e dei cartelli,<br />
ha bisogno di qualcuno in carne e ossa che si prenda carico<br />
<strong>del</strong>la sua situazione, <strong>del</strong>la sua necessità di avere indicazioni.<br />
Poi magari lo si indirizza, non lo si accompagna,<br />
ma buona parte <strong>del</strong>la relazione è fatta.<br />
Ci sono quelli che chiedono a tutti, più volte. L’altro<br />
giorno uno mi vede, mi ferma, mi chiede. Io gli do l’informazione<br />
precisa, quella che serviva a lui. Se ne va. Poi<br />
trova una collega e le richiede la stessa cosa. Dopo un po’<br />
rivede me, si era dimenticato di avermelo già chiesto, e<br />
così mi chiede di nuovo la stessa cosa di prima. Dobbiamo<br />
considerare che abbiamo a che fare con persone spesso<br />
impaurite ed emotivamente coinvolte. Alle volte penso che<br />
queste persone chiedano più volte perché così si sentono<br />
come se venissero accompagnate…<br />
Le persone ti vedono in verde e ti chiedono, ti cercano.<br />
Siamo cambiati tutti, operatori e utenti: siamo più ansiosi.<br />
Io trovo scontato che in certe situazioni l’utente non capisca,<br />
non li veda neanche i cartelli: l’ansia ti porta a stati<br />
confusionali. L’utente ha bisogno di essere rassi<strong>cura</strong>to. Il<br />
nostro fine deve essere sì far capire alle persone una serie<br />
di cose, ma rispondendo innanzi tutto alle loro ansie.<br />
2.3 Alleggerire la fatica <strong>del</strong> vivere<br />
Spesso al mattino incontri qualcuno alla bollatrice, saluti,<br />
e quello manco sembra vederti. Pensi: cavolo, come<br />
farà ad arrivare fino alle 17.00? Il problema è che quello<br />
che non mi saluta nel corso <strong>del</strong>la giornata entrerà in contatto<br />
con pazienti che hanno bisogno di lui…<br />
Penso che la cortesia tra colleghi preceda la cortesia<br />
con i pazienti… Se tra noi ci si guarda in cagnesco è difficile<br />
che poi si riesca a sorridere all’utente…