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Coordinamento del progetto a cura della S.C. Comunicazione

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impegni verso i cittadini - pazienti - utenti<br />

valore:<br />

Cura<br />

Quanto conta la complicità<br />

e la fiducia tra operatore e<br />

paziente in vista di una relazione<br />

di <strong>cura</strong> reciprocamente<br />

soddisfacente?<br />

Dobbiamo essere consapevoli<br />

<strong>del</strong>l’inscindibilità fra valutazione<br />

clinica <strong>del</strong> medico referente<br />

e compliance che deve essere<br />

a <strong>cura</strong> tanto <strong>del</strong> medico quanto<br />

<strong>del</strong>l’infermiere.<br />

14<br />

1 Costruire il rapporto<br />

1.1 Parole dette che <strong>cura</strong>no<br />

Noi facciamo incontri tra pazienti che dializzano e pazienti<br />

che dovranno dializzare: è bello perché così riusciamo<br />

a capire come i pazienti ci giudicano e colui che deve<br />

iniziare il percorso si sente più tranquillo, <strong>cura</strong>to e protetto.<br />

Non hanno solo bisogno <strong>del</strong>le pastiglie, hanno bisogno di<br />

te che li chiami e dici: “Si ricordi l’esame di domani”, hanno<br />

bisogno che tu sia disponibile quando occorre. Ci sono<br />

<strong>del</strong>le nonnine che si presentano con le foto <strong>del</strong>le nipoti, la<br />

nostra nefrologa le visita, scrive la prescrizione e poi magari<br />

si ferma qualche minuto a guardare le foto.<br />

Quando ho iniziato l’obiettivo chiaro ed esplicito era<br />

<strong>cura</strong>re il malato. Oggi lo scopo rischia di diventare quello<br />

di “liberarsi” <strong>del</strong> paziente, questo anche a fronte di un’alta<br />

conflittualità con l’utenza. Nel rapporto con il paziente e<br />

con il parente c’è una forte dimensione di medicina difensiva.<br />

Si dice: “Attenzione a quello che dite e fate perché<br />

qui partono le denunce”. Il rischio è che la mancanza di<br />

fiducia reciproca generi un pericoloso circolo vizioso che<br />

si autoalimenta.<br />

Parlare con i familiari non deve essere una cosa lasciata<br />

alla volontà <strong>del</strong> singolo o fatta “in più”, ma è richiesto<br />

dalla nostra professione. Forse una volta c’era l’idea<br />

che l’infermiere fosse un esecutore legato alle tecniche,<br />

ma oggi è tutt’altro: è sì uno che fa le tecniche ma deve<br />

anche sapersi relazionare, è richiesto dal suo ruolo, dal<br />

suo profilo.<br />

In rianimazione, noi prima ricoveriamo il paziente, ci<br />

vogliono circa 15-20 minuti, lo sistemiamo, poi chiamiamo<br />

il parente - ci sono stanze apposta - lo si fa sedere, gli si<br />

spiega la situazione e gli si presenta anche il reparto, gli<br />

orari, ecc.. I parenti in genere sono agitati, non capiscono<br />

nulla: vediamo questi sguardi persi nel vuoto, anche perché<br />

i medici sovente parlano in modo tecnico. Quando va<br />

via il medico cominciano a chiederti: “Ha un tubo, ma dove<br />

ce l’ha, ma dove va a finire?” Allora ti metti lì e cerchi di<br />

spiegargli in modo semplice come stanno le cose.

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