Magazine pag altre 1-2_2002.pdf - Filcams - Cgil

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Tavoli di negoziato Il turismo tasta il terreno della disponibilità al dialogo le aziende. «Finora se n’è fatta poca di contrattazione decentrata – dice Caravella –, poca e a macchia di leopardo. Le aziende mettono avanti tanti alibi per non trattare. Il più grosso è la produttività, che nel settore è difficile da misurare proprio per le diversità esistenti tra i comparti e per la dimensione delle aziende che non permette, tranne che per le grandi catene nazionali, di farla a livello aziendale». C’è poi il capitolo inquadramento e professionalità, molto importante nel turismo per le profonde trasfomazioni avvenute. Alla luce dei nuovi profili introdotti da ristrutturazioni, concentrazioni e da una nuova organizzazione del lavoro, va affrontata la classificazione complessiva delle varie figure professionali. «In pratica – dice Caravella – si tratta di mettere mano in una struttura contrattuale vecchia di quattro contratti. In questo frattempo sono nate figure nuove, ben professionalizzate o al contrario poco professionalizzate. Bisogna armonizzare meglio la scala parametrale per valorizzare le singole professionalità». È qui che la formazione svolge il suo ruolo. La competitività si gioca anche con la qualità del servizio, è detto nella piattaforma. Bisogna agire rapidamente per garantire lo sviluppo della professionalità degli addetti. La formazione continua è il vero investimento del futuro, sia per le imprese che per i lavoratori. La richiesta è di prevedere, con scansioni periodiche e per le diverse professionalità e anzianità di servizio, programmi di qualificazione e di riqualificazione, utilizzando gli enti bilaterali. Il sistema della bilateralità va rivisto sul piano dell’organizzazione territoriale e delle azioni verso i lavoratori. La piattaforma punta ai consorzi di enti bilaterali per armonizzare i servizi e puntare a funzioni di sportello per la previdenza, l’assistenza complementare e di sostegno al reddito. È poi richiesta l’istituzione di una cassa di assistenza sanitaria integrativa. A partire dalle esperienze maturate dalla cassa assistenza dei quadri, l’obiettivo è di dare copertura a chi ora non è assistito dal servizio sanitario nazionale. Nella cassa dovrebbero entrare anche lavoratori temporanei e stagionali. I sindacati chiedono di destinare a questa finalità 10 euro, 8 a carico dell’impresa. Infine, il documento indica una serie di miglioramenti da ottenere, come alle voci: infortunio, 100% del trattamento; maternità, 100% e diritto al part-time; spese rimborsate per il libretto sanitario e il certificato di rientro dalla malattia; revisione delle indennità; rafforzamento degli strumenti contrattuali e dei diritti dei lavoratori impegnati nel sistema degli appalti. 13 Con le Casse Notariato e Forense Integrativo per portieri Anche i portieri possono avere un contratto integrativo. C’è riuscita la Filcams a firmare con la Cassa Previdenza Notariato e con la Cassa previdenza Forense. L’integrativo rinnova il precedente contratto scaduto nel 1995. Dal 1996 le casse sono state privatizzate e i portieri sono di conseguenza passati da dipendenti di enti pubblici a dipendenti privati. Il nuovo contratto integrativo regola le retribuzioni per i portieri che costudiscono più di uno stabile. Il compenso è in questi casi dal 10% al 30% del salario per ogni ulteriore stabile. Le indennità previste dal contratto nazionale sono maggiorate del 10%. Se il portiere ha riscaldamento autonomo nell’alloggio di servizio sarà rimborsato l’80% della spesa. Il premio annuo può essere da una a due mensilità del salario base a seconda dei parametri. Il periodo non coperto da contratto integrativo è risarcito una tantum con 361,52 euro.
Sindacato in progress La punta dell’iceberg volezza che, tutto sommato c’è solo la Cgil e, se tutto va bene, ci saranno i sindacati a reggere uno scontro per evitare di tornare a equilibri sociali del passato. Certo, accanto alla Cgil ci sono strati vasti di popolazione e, questi sì, molto articolati. Pur tuttavia sono forze che emergono dall’interno della società civile in modo molto fluido. La Filcams s’è mossa in questa congiuntura tenendo la sua azione e la sua analisi ben piantata in terra. Per il segretario generale Ivano Corraini, il congresso «ha saputo coniugare la lotta alle posizioni antisociali del governo con le specifiche esigenze della categoria, e il legame tra i due elementi ha reso possibile il suo esito unitario». Esito unitario descritto a sua volta da Bruno Rastelli, il coordinatore di “Lavoro e società”, come «un risultato dell’intelligenza». La Filcams ha letto – attraverso l’analisi condotta da Ivano Corraini - la posizione del governo come un attacco ai diritti dei lavoratori. Posizione che usa la “legge delega” per capovolgere la gerarchia di valori che finora ha uniformato il campo dei diritti. Per un sindacalista non è facile convincersi né accettare che su un progetto di legge o su una certa forma di contratto non è possibile esercitare il negoziato. Eppure, la vocazione dei sindacalisti a discutere punto per punto si è scontrata con «un filo conduttore unico, coerente» che punta «alla completa destrutturazione del mercato del lavoro, alla marginalizzazione del sindacato al ruolo di erogatore di servizi e di notaio delle scelte delle imprese e della accettazione da parte dei lavoratori». Questo salto indietro inaccettabile sconvolgerebbe il risultato di anni di contrattazione su temi quali il mercato del lavoro, delle flessibilità di impiego e dell’organizzazione del lavoro. Nei contratti del terziario si sono consolidati risultati normativi che rappresentano un equilibrio importante tra interessi delle imprese e condizioni di lavoro. Per la Filcams, quello della con- La scelta prioritaria sta nella difesa in ogni caso dei due livelli di contrattazione perché la difesa del contratto nazionale passa per l’estensione del secondo livello trattazione è un ruolo centrale ed è con questo strumento che il sindacato del terziario ha sviluppato la sua politica di settore. Propio attorno ai contratti e all’eventuale riforma dei modelli contrattuali si era sviluppata l’analisi di Corraini. Per la Filcams, il contratto collettivo nazionale di lavoro è irrinunciabile, è lo strumento con il quale il sindacato assolve al proprio ruolo in nome e per conto dei lavoratori, di chi ha voce e di chi non ne ha. Ma la fine della concertazione decretata dal governo fa saltare il 14 modello contrattuale fissato con il protocollo del luglio ’93. Questo vuol dire che «obbligati a discuterne» c’è «l’esigenza di fare delle scelte». E la scelta prioritaria, tra l’altro con una certa convergenza unitaria, «sta nella difesa in ogni caso dei due livelli di contrattazione, e dentro questo, la difesa del contratto nazionale come lo strumento più importante della affermazione di regole, diritti, normative, in un impianto solidaristico nazionale per l’insieme dei lavoratori». In questa analisi, «la disputa sulla durata e sulla cadenza del contratto nazionale diventa marginale e subordinata ai due livelli» e non c’è dubbio che, vista dal terziario, la difesa del contratto nazionale passa oggi per l’estensione della contrattazione di secondo livello, compresa la contrattazione territoriale come complementare alla contrattazione aziendale. Perché, «se la difesa del contratto nazionale non si realizza nel secondo livello, alla lunga potrebbe affermarsi la linea di chi pensa che ciò vada fatto sostituendo il contratto nazionale con tanti contratti provinciali». Dunque, attenzione. L’articolo 18 «rappresenta la punta dell’iceberg», e non possiamo pensare «di aver assolto al nostro impegno sui diritti minacciati con la sola difesa dell’articolo 18».
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