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I pionieri<br />

Migliaia di anni fa, esperti navigatori egizi, fenici, greci e vichinghi salparono lungo rotte ignote. Ma dove approdarono?<br />

Antichi esploratori<br />

Un greco<br />

tra i fiordi<br />

Il greco Pitea<br />

in un fiordo<br />

norvegese verso<br />

il 330 a. C. Il<br />

mercante greco<br />

osservò il mare<br />

trasformarsi “in<br />

una materia<br />

densa” (cioè in<br />

ghiaccio) e notò<br />

che il Sole non<br />

tramontava mai:<br />

forse aveva<br />

raggiunto il<br />

Circolo polare.<br />

Il Grande Nord e<br />

il Golfo di Guinea,<br />

Sumatra e<br />

il Nord America,<br />

il Capo di<br />

Buona Speranza<br />

e persino la Cina.<br />

A sentire alcuni<br />

interpreti dei loro<br />

racconti, Egizi, Fenici,<br />

Greci e Vichinghi<br />

visitarono quasi<br />

ogni angolo del<br />

globo. Ma fin dove<br />

giunsero davvero<br />

gli esploratori dell’antichità?<br />

«Le<br />

fonti di epoche<br />

così lontane sono<br />

poche e frammentarie»risponde<br />

Antonio Violante,<br />

Sarcofago fenicio<br />

da Cadice (Spagna),<br />

oltre le “colonne di<br />

Melkart” (Gibilterra).<br />

esperto di geografia antica dell’Università di<br />

Milano. «Non ci sono dubbi sul fatto che<br />

anche gli antichi si siano imbarcati alla volta<br />

di terre ignote. Il problema è capire dove<br />

si trovino le località che hanno descritto. I<br />

nomi di popoli e luoghi, da allora, sono tutti<br />

cambiati».<br />

In Africa Nera. Il più antico viaggio ampiamente<br />

documentato oltre i confini del<br />

mondo noto lo compirono gli Egizi 3.500<br />

anni fa per volere di una donna, la regina<br />

Hatshepsut. Fu lei a promuovere nel 1500 a.<br />

C. una spedizione navale in quella che i faraoni<br />

chiamavano Terra di Punt, una vasta<br />

regione lungo la costa orientale dell’Africa<br />

già nota agli Egizi da almeno mille anni. La<br />

spedizione è descritta nei bassorilievi che<br />

decorano la tomba della regina nella Valle<br />

dei Re, in cui si vedono i marinai caricare le<br />

navi di ogni ben di dio: animali esotici, pelli<br />

di giraffa, ambra, oro, avorio, ebano, mirra,<br />

incenso...<br />

Cinque grandi imbarcazioni (v. riquadro a<br />

pag. 35) approdarono a Punt dopo una difficile<br />

navigazione. Qui incontrarono la regina<br />

Eti, il cui aspetto secondo alcuni ricorda<br />

quello dei Boscimani dell’Africa meridionale.<br />

Del resto, già verso il 2240 a. C. un nobile<br />

egizio aveva riportato dai suoi viaggi<br />

(via terra) nell’Africa Nera “un nano danzante”,<br />

cioè un pigmeo.<br />

Acqua in bocca. «I viaggi degli antichi<br />

avevano quasi sempre fini commerciali»<br />

spiega lo storico delle esplorazioni Paolo<br />

Novaresio. «Si partiva solo se spinti dalla<br />

necessità. È una differenza importante rispetto<br />

alle spedizioni moderne, che sono<br />

spesso motivate dallo spirito di scoperta o di<br />

avventura». Anche per questo i resoconti<br />

degli esploratori più antichi, benché dettagliati,<br />

sono difficili da decifrare. «Il loro linguaggio<br />

è spesso volutamente oscuro: non si ▼<br />

<strong>Focus</strong> Storia 32 <strong>Focus</strong> Storia 33


▼<br />

Alessandro Magno<br />

ordinò al generale<br />

Nearco di esplorare<br />

l’Oceano Indiano<br />

con 150 navi<br />

potevano rivelare con leggerezza le rotte<br />

verso risorse preziose come l’oro, il ferro o lo<br />

stagno». Lo sapevano bene i Fenici, mercanti<br />

e dominatori dei mari a partire dal X<br />

secolo a. C. «Nel racconto del viaggio di Annone<br />

– il navigatore cartaginese che nel VI-<br />

V secolo a. C. superò con 60 navi le “colonne<br />

di Melkart” (Gibilterra) costeggiando l’Africa<br />

– le descrizioni si fanno più vaghe a<br />

mano a mano che ci si allontana dai luoghi<br />

noti» aggiunge Novaresio.<br />

«Annone giunse fino al fiume Senegal e<br />

forse al Golfo di Guinea» precisa Violante.<br />

Descrisse abitan-<br />

N<br />

Visti da vicino<br />

Impantanati<br />

lungo il Nilo<br />

el I secolo d. C.,<br />

per volere dell’imperatore<br />

Nerone, una<br />

spedizione militare romana<br />

tentò di raggiungere<br />

le sorgenti del<br />

Nilo. Come altri esploratori<br />

più tardi, fu fermata<br />

dalle paludi del<br />

Sudd, una vasta depressione<br />

che occupa<br />

il Sudan meridionale.<br />

<strong>Focus</strong> Storia 34<br />

ti “interamente<br />

coperti di capelli”<br />

(probabilmente<br />

scimpanzé) e fece<br />

catturare tre<br />

gorilla. «Partito<br />

per fondare nuove<br />

colonie, il suo<br />

viaggio restò un<br />

caso isolato. Non<br />

fu mai ripetuto, e<br />

le colonie si rivelarono<br />

effimere.<br />

Anche per questo<br />

non abbiamo<br />

alcuna prova archeologica<br />

di<br />

quell’impresa».<br />

Cancellando ogni<br />

traccia degli<br />

esploratori fenici,<br />

il tempo ha lasciato<br />

spazio alle<br />

“bufale” archeologiche.<br />

«Come la<br />

pietra trovata a<br />

Pangani, sulla costa<br />

africana pres-<br />

so Zanzibar (Tanzania)» racconta Novaresio.<br />

«Le sue iscrizioni somigliano al punico, la<br />

lingua dei Fenici. Ma ad avvalorare l’ipotesi<br />

c’è solo la tradizione orale che parla genericamente<br />

di gente venuta dal mare. O come la<br />

pietra in “simil-punico” trovata presso Cape<br />

Cod (Massachusetts, Usa) che spinse ad affermare<br />

che i Fenici avevano attraversato<br />

l’Atlantico».<br />

Negli Anni ’20 poi, presso Città del Capo<br />

(Sudafrica) si trovarono alcuni frammenti<br />

attribuiti al fasciame di una nave, il cui legno<br />

sarebbe di provenienza mediterranea. «Anche<br />

se la datazione li fa risalire ad almeno<br />

1.600 anni fa, non si può dimostrare che appartenessero<br />

a una nave fenicia».<br />

Il Sole a destra. Era stato lo storico greco<br />

Erodoto (V secolo a. C.) il primo a raccontare<br />

della circumnavigazione dell’Africa,<br />

dal Mar Rosso al Mediterraneo, compiuta<br />

da un equipaggio fenicio per volere del faraone<br />

Neko verso il 600 a. C. «Collegare via<br />

mare i due bacini era un sogno antico, realizzato<br />

solo con il canale di Suez nel 1869» dice<br />

Novaresio. La navigazione, si narra, durò<br />

3 anni perché i Fenici si fermarono due volte<br />

per seminare il grano e mietere il raccolto.<br />

Erodoto stesso però si mostra scettico, nonostante<br />

riporti un indizio forse decisivo: a un<br />

certo punto i marinai videro il Sole sorgere a<br />

destra della nave, anziché a sinistra. «Se questo<br />

fosse vero» dice Violante «significherebbe<br />

che doppiarono il Capo di Buona Speranza».Avrebbero<br />

poi risalito la costa occidentale<br />

spinti dalle correnti favorevoli.Ancora<br />

una volta, però, manca la prova diretta.<br />

A nord! Anche le speranze di scoprire dove<br />

fosse Thule, “il più lontano di tutti i Paesi”<br />

raggiunto dal greco Pitea nel IV secolo a.<br />

C. sono scarse. Il suo resoconto Intorno all’oceano<br />

è andato perduto, ma l’itinerario<br />

delle 3 navi, frutto di varie ipotesi, si è tramandato:<br />

da Massalia (Marsiglia, allora colonia<br />

greca) fino alla Bretagna (forse via fiume),<br />

poi via mare fino alle Ebridi toccando<br />

Ictis (l’attuale Isola di St. Michael, in Cornovaglia).<br />

Pitea fu il primo a descrivere gli<br />

abitanti delle isole britanniche, definiti amichevoli.<br />

«Al contrario di quanto accadrà con<br />

i colonialisti europei (v. articolo a pag. 112),<br />

l’incontro degli antichi con popolazioni indigene<br />

raramente si trasformava in uno<br />

scontro di civiltà» aggiunge Novaresio.<br />

Pitea fece rotta verso il Mare del Nord,<br />

raggiungendo le coste della Norvegia e, a<br />

giudicare dalle sue descrizioni dei ghiacci<br />

che ingombravano il mare, il Circolo polare<br />

artico. Le cronache dicono che proseguì poi<br />

verso settentrione, arrivando a Thule. Ma in<br />

che direzione navigò? «In Groenlandia oggi<br />

c’è una località che si chiama Thule» risponde<br />

Violante «ma non è quella di Pitea. In<br />

passato la misteriosa località fu identificata<br />

con l’Islanda, ma probabilmente si trovava<br />

nell’attuale Norvegia settentrionale. Siccome<br />

il mercante greco cercava l’ambra, si ipotizza<br />

che egli abbia poi raggiunto il Baltico, dove<br />

questo materiale abbonda».<br />

Tra guerre e scienza. È invece un fatto<br />

certo la campagna militare intrapresa da<br />

Alessandro Magno nel 334 a. C. Il suo obiettivo<br />

era allargare i confini dell’impero a<br />

oriente e stabilire i limiti del mondo. Alessandro<br />

si spinse fino agli attuali Afghanistan<br />

e Uzbekistan, superò il fiume Indo (Paki-<br />

stan) e raggiunse il Punjab (India). Ma le<br />

conseguenze dell’impresa andarono oltre le<br />

conquiste territoriali. «Del suo seguito faceva<br />

parte uno staff di geografi e sapienti greci»<br />

spiega Novaresio. Il giovane Alessandro<br />

era stato allievo del filosofo Aristotele, che<br />

gli aveva inculcato la passione per la cono-<br />

I “transatlantici” degli antichi Egizi riscrivono la Storia<br />

rano lunghe 25 metri e<br />

E avevano un albero alto<br />

8 metri. E questo era il loro<br />

equipaggio: 30 rematori,<br />

4 addetti per ritmare la<br />

vogata, 2 timonieri, un nocchiero,<br />

un sorvegliante dei<br />

rematori e un capitano.<br />

Ai remi. «Le grandi navi<br />

usate dagli Egizi per affrontare<br />

il mare non avevano<br />

ponti né cabine» racconta<br />

l’egittologa Stefania Sofra.<br />

«Il loro scafo era infatti<br />

studiato per l’utilizzo dei<br />

rematori in coperta; l’albero<br />

era un tronco di palma massiccio,<br />

legato alla chiglia,<br />

e aveva due pennoni (di cui<br />

uno ricurvo) su cui era<br />

montata una sola vela».<br />

Titanic d’altri tempi. Una di<br />

queste grandi imbarcazioni<br />

è stata di recente riportata<br />

alla luce dagli archeologi<br />

dell’Istituto Orientale di<br />

Napoli e della Boston<br />

University (Usa). La scoperta<br />

è avvenuta presso Mersa<br />

Gawasis, 25 km a sud di<br />

Safaga (Egitto), sulle rive<br />

del Mar Rosso. Forse lì c’era<br />

un porto di partenza delle<br />

grandi spedizioni: a 400<br />

metri dalla riva, due stele<br />

del Medio Regno (1900 a.<br />

C.) ricordano i viaggi a Punt,<br />

mentre corde, tavole e<br />

timoni in cedro sono databili<br />

al periodo di Hatshepsut<br />

o poco dopo (1450 a. C.).<br />

«Finora si pensava che gli<br />

Egizi fossero solo “marinai<br />

di fiume”» spiega l’egittologa.<br />

«Si è ora compreso<br />

che si spinsero più volte<br />

lungo le coste africane».<br />

Aristide Malnati<br />

▼<br />

Tornate a<br />

casa vostra!<br />

I Vichinghi di<br />

Leif Eriksson<br />

approdano a<br />

Vinland (l’isola<br />

di Terranova).<br />

Giunti a bordo<br />

di knorr (navi<br />

da carico lunghe<br />

16 m e larghe 5)<br />

con l’intenzione<br />

di fondare nuove<br />

colonie, furono<br />

respinti dai nativi,<br />

indiani di etnia<br />

algonchina.<br />

Imperatore<br />

palombaro<br />

Alessandro<br />

Magno (vestito<br />

all’orientale) si<br />

fa calare in mare<br />

in una campana<br />

di vetro, per<br />

osservare gli<br />

abissi, in una<br />

miniatura<br />

medievale.<br />

Questa impresa<br />

è solo leggenda,<br />

ma la spedizione<br />

compì anche<br />

vere scoperte.


▼<br />

Navi egizie potrebbero aver raggiunto l’attuale Mozambico. Da<br />

dove avrebbero riportato minerali di antimonio trovati in Egitto<br />

scenza. «Grazie ai suoi “scienziati” furono<br />

riportate le prime notizie sul Mar Caspio, si<br />

descrissero le emissioni di petrolio e gas in<br />

Mesopotamia e la periodicità delle maree<br />

nell’Oceano Indiano (un fenomeno poco<br />

evidente nel Mediterraneo). Discendendo<br />

l’Indo si comprese poi che era un fiume a sé,<br />

e non una parte del corso del Nilo, come si<br />

credeva allora». Ad Alessandro furono in<br />

seguito attribuite anche esplorazioni fantastiche,<br />

come una visita agli abissi marini dentro<br />

una campana di vetro e un “volo panoramico”<br />

appeso a due grifoni.<br />

La rotta del vino. Le saghe dei Vichinghi,<br />

invece, lasciano poco spazio alla fantasia.Almeno<br />

quelle che narrano del viaggio di Leif<br />

Eriksson, approdato verso il 992 sulle coste<br />

di Terranova (Canada), toccando l’America<br />

prima di ogni altro europeo. I Vichinghi affrontavano<br />

il mare con agili drakar, oppure<br />

(come nel caso della spedizione “americana”)<br />

con grandi knorr lunghi fino a 16 metri.<br />

Leif era figlio d’arte. Suo padre Erik il Rosso<br />

aveva scoperto 10 anni prima la Groenlandia,<br />

tentando di colonizzarla. Da lì salpò<br />

Leif, ispirato forse dai racconti di Bjorne<br />

Herjulfson, che per un errore di navigazione<br />

aveva “mancato” la Groenlandia approdando<br />

in una terra più a ovest. «Negli Anni ’60<br />

suscitò grande clamore la “mappa di Vinland”»<br />

racconta Novaresio. I Vichinghi chiamavano<br />

così (“Terra del vino”) l’attuale Terranova,<br />

dove crescevano bacche usate come<br />

l’uva. «La mappa raffigura una costa<br />

identificata con quella del Nord America,<br />

ma secondo molti è un falso. Da qualche decennio<br />

si sta invece scavando un sito presso<br />

L’Anse-aux-Meadows (Newfoundland, Canada)<br />

dove sono venuti alla luce i resti di<br />

un insediamento vichingo. Non si è trovata<br />

alcuna sepoltura, quindi non si trattava di<br />

una vera colonia. Ma l’insediamento c’è (7<br />

edifici che ospitavano un centinaio di persone,<br />

ndr) anche se era solo un avamposto<br />

temporaneo». I colonizzatori successivi, che<br />

forse si spinsero verso sud, dovettero infatti<br />

affrontare l’ostilità degli indigeni (che chiamavano<br />

skraeling, “la gente brutta”) e finirono<br />

per abbandonare le rotte per il Nuovo<br />

Mondo, presto dimenticato dagli europei. ❏<br />

Aldo Carioli<br />

Le mirabolanti avventure di Claudio Nebridio, il “Marco Polo dell’antichità”<br />

e tutti i suoi racconti fosse-<br />

S ro veri, sarebbe il più grande<br />

viaggiatore dell’antichità.<br />

Claudio Nebridio, nato in un vil-<br />

Sumatra, 391 d. C.<br />

Claudio Nebridio osserva gli unicorni<br />

(in realtà rinoceronti) a Sumatra.<br />

I suoi viaggi, però, sono molto dubbi.<br />

laggio della Grecia nel 347 d. C.,<br />

era un cristiano che – per sfuggire<br />

alle persecuzioni – nel 376<br />

lasciò l’impero romano ormai al<br />

Avorio, scimmie e pelli di giraffa<br />

Così forse avvenne l’incontro fra<br />

Boscimani ed Egizi, che nell’Africa<br />

Nera cercavano merci esotiche.<br />

tramonto incamminandosi sulle<br />

orme di Alessandro Magno.<br />

Unicorni. Superati i monti<br />

dell’Indukush, raggiunse<br />

Pechino nel 379,<br />

quasi 900 anni<br />

prima di Marco<br />

Polo. Si recò poi<br />

in Mongolia, in<br />

Giappone e nella<br />

Cambogia dei<br />

Khmer. A Sumatra<br />

si appostò due<br />

giorni e due notti<br />

per avvistare<br />

l’unicorno (in<br />

realtà un rinoceronte<br />

di Sumatra).<br />

Tornato in patria,<br />

dopo 5 anni ripartì<br />

alla volta dell’Africa:<br />

risalì il Nilo<br />

La regina dei Boscimani?<br />

La regina di Punt raffigurata nella<br />

tomba di Hatshepsut, in Egitto. Le sue<br />

fattezze ricordano quelle boscimane.<br />

e descrisse “una grande<br />

montagna innevata” (forse il<br />

Kilimangiaro). Ripartì infine<br />

verso nord, visitando, al seguito<br />

dei Vichinghi, la Lapponia, il Mar<br />

Glaciale Artico, le isole Svalbard<br />

e l’Islanda.<br />

Tutto vero? Tornò infine a Roma,<br />

dove scrisse oltre 50 opere<br />

storico-geografiche e un’autobiografia,<br />

prima di morire a 98<br />

anni. E qui iniziano i problemi.<br />

«Dei suoi scritti, assai immaginifici,<br />

resta molto poco. A volte<br />

soltanto i titoli» spiega Arturo<br />

Moretti, papirologo dell’Università<br />

di Strasburgo. «Oppure brevi<br />

riassunti di epoche successive<br />

o traduzioni frammentarie».<br />

Troppo poco per capire se<br />

Nebridio fu davvero il “Marco<br />

Polo dell’antichità”. (a. m.)

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