Controversie in materia di intermediazione ... - Paolo Baffi Centre
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Controversie in materia di intermediazione finanziaria e tutela dell’investitore La nuova disciplina dell’arbitrato e della conciliazione a cura di Marco Ventoruzzo
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<strong>Controversie</strong> <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria e<br />
tutela dell’<strong>in</strong>vestitore<br />
La nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’arbitrato e della<br />
conciliazione<br />
a cura <strong>di</strong> Marco Ventoruzzo
Giorgio De Nova<br />
“La clausola compromissoria <strong>di</strong> cui all’art. 6 D.lg 8 ottobre 2007 n. 179”.<br />
1. Premessa. – Per affrontare il tema della clausola compromissoria “<strong>in</strong>serita nei<br />
contratti stipulati con gli <strong>in</strong>vestitori, relativi ai servizi e attività <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimenti, compresi<br />
quelli accessori, nonché i contratti <strong>di</strong> gestione collettiva <strong>di</strong> risparmio” <strong>di</strong> cui all’art. 6 del<br />
Decreto legislativo n. 179 del 2007 è necessario ricostruire <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi <strong>di</strong> quale arbitrato<br />
stiamo parlando.<br />
Stiamo parlando:<br />
a) <strong>di</strong> un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato dalla “Camera <strong>di</strong> Conciliazione e <strong>di</strong> Arbitrato<br />
presso la Consob” (art. 2.1);<br />
b) <strong>di</strong> un arbitrato che ha ad oggetto le controversie tra <strong>in</strong>vestitori (<strong>di</strong>versi dai clienti<br />
professionali, identificati questi ultimi ex art. 6.2 qu<strong>in</strong>quies e 6.2 sexies TUF dalla<br />
Consob, con deliberazione 29 ottobre 2007, n. 16190), e cioè i cosiddetti “clienti al<br />
dettaglio” <strong>di</strong> cui parla l’art. 37 del regolamento 16190 del 2007, <strong>in</strong>vestitori che<br />
possono essere sia persone fisiche, sia persone giuri<strong>di</strong>che che non super<strong>in</strong>o<br />
determ<strong>in</strong>ati parametri economici, e <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari, come def<strong>in</strong>iti dall’art. 1.2, e<br />
cioè: “i soggetti abilitati alla prestazione <strong>di</strong> servizi e attività <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 1, comma 1, lettera r), del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 e successive<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni” () ;<br />
c) <strong>di</strong> un arbitrato relativo appunto a controversie concernenti la “prestazione <strong>di</strong><br />
servizi e attività <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento” come def<strong>in</strong>iti dall’art. 1.5 TUF e così: “a)<br />
negoziazione per conto proprio; b)esecuzione <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>i per conto dei clienti; c)<br />
sottoscrizione e/o collocamento con assunzione a fermo ovvero con assunzione<br />
<strong>di</strong> garanzia nei confronti dell'emittente; c-bis) collocamento senza assunzione a<br />
fermo né assunzione <strong>di</strong> garanzia nei confronti dell'emittente; d) gestione <strong>di</strong><br />
portafogli; e) ricezione e trasmissione <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>i; f) consulenza <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>vestimenti; g) gestione <strong>di</strong> sistemi multilaterali <strong>di</strong> negoziazione” (ma qui si<br />
pone un problema <strong>di</strong> coord<strong>in</strong>amento, perché l’art. 6 sembra ampliare l’ambito<br />
soggettivo e oggettivo delle controversie, estendendo ai servizi “accessori” e ai<br />
“contratti <strong>di</strong> gestione collettiva <strong>di</strong> risparmio”). Con l’ulteriore precisazione che<br />
deve trattarsi <strong>di</strong> controversie “<strong>in</strong>sorte tra gli <strong>in</strong>vestitori e gli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari per la<br />
violazione da parte <strong>di</strong> questi degli obblighi <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione, correttezza e trasparenza<br />
previsti nei rapporti contrattuali con gli <strong>in</strong>vestitori” (art. 2.1), volte, <strong>in</strong> particolare, a<br />
far “riconoscere un <strong>in</strong>dennizzo a favore dell’<strong>in</strong>vestitore per il ristoro delle<br />
conseguenze pregiu<strong>di</strong>zievoli derivanti” dall’<strong>in</strong>adempimento alle regole <strong>di</strong><br />
2
comportamento sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>cate (art. 3.1), <strong>in</strong>dennizzo che viene stabilito <strong>in</strong> base a<br />
criteri determ<strong>in</strong>ati dalla Consob con regolamento (art. 3.2);<br />
d) <strong>di</strong> un arbitrato che sarà regolato da un regolamento della Consob avente ad<br />
oggetto:<br />
« a) l’organizzazione della Camera <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato;<br />
b) le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a dei componenti dell’elenco dei conciliatori e degli arbitri,<br />
prevedendo anche forme <strong>di</strong> consultazione delle associazioni dei consumatori e degli utenti<br />
<strong>di</strong> cui all’art. 137 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e delle categorie<br />
<strong>in</strong>teressate, e perseguendo la presenza paritaria <strong>di</strong> donne e uom<strong>in</strong>i;<br />
c) i requisiti <strong>di</strong> imparzialità, <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza, professionalità e onorabilità dei componenti<br />
dell’elenco dei conciliatori e degli arbitri;<br />
d) la perio<strong>di</strong>cità dell’aggiornamento dell’elenco dei conciliatori e degli arbitri;<br />
e) le altre funzioni attribuite alla Camera <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato;<br />
f) le norme per i proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> conciliazione e <strong>di</strong> arbitrato;<br />
g) le altre norme <strong>di</strong> attuazione del presente capo» (art. 2.5);<br />
e) <strong>di</strong> un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato dalla Consob che con il suddetto regolamento<br />
<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a la procedura <strong>di</strong> arbitrato, una procedura semplificata per il<br />
riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo anche con lodo “non def<strong>in</strong>itivo” (“ferma restando<br />
l’applicazione dei commi 4 e 5 del medesimo articolo 3”: peccato che l’art. 3 abbia solo<br />
quattro commi), le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a del collegio arbitrale o dell’arbitro unico,<br />
gli onorari degli arbitri e le tariffe dell’arbitrato (art. 5, comm. 1,2,3) ( <strong>in</strong> realtà<br />
non si tratta <strong>di</strong> un lodo non def<strong>in</strong>itivo, almeno non del lodo non def<strong>in</strong>itivo <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 816 bis, 3° comma, cod. proc. civ.) ;<br />
f) <strong>di</strong> un arbitrato rituale, e ispirato a criteri <strong>di</strong> economicità, rapi<strong>di</strong>tà ed efficienza,<br />
che si conclude con un lodo impugnabile per violazione <strong>di</strong> norme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto (art.<br />
5.4);<br />
g) <strong>di</strong> un arbitrato che fa salvo il <strong>di</strong>ritto dell’<strong>in</strong>vestitore <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria<br />
ord<strong>in</strong>aria, anche per il riconoscimento del maggior danno subito <strong>in</strong> conseguenza<br />
dell’<strong>in</strong>adempimento, oltre all’<strong>in</strong>dennizzo già stabilito (art. 3.3) e fa salva la<br />
legittimazione delle associazione dei consumatori e degli utenti <strong>di</strong> agire ai sensi<br />
dell’art. 140 del co<strong>di</strong>ce del consumo, e cioè con le azioni <strong>in</strong>ibitorie (art. 7).<br />
2. La scelta <strong>di</strong> <strong>in</strong>serire o non <strong>in</strong>serire nei contratti la clausola compromissoria. –<br />
Dato che i contratti relativi ai servizi <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento sono pre<strong>di</strong>sposti dagli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari la<br />
scelta se <strong>in</strong>serire o non <strong>in</strong>serire la clausola compromissoria riguarda appunto gli<br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari. L’ipotesi che l’<strong>in</strong>vestitore proponga e ottenga nella negoziazione<br />
l’<strong>in</strong>serimento della clausola compromissoria non può essere esclusa, ma è marg<strong>in</strong>ale.<br />
3
Si tratta <strong>di</strong> una scelta, perché, essendo l’arbitrato obbligatorio considerato dalla Corte<br />
Costituzionale contrario all’art. 24.1 della Costituzione 1 , nulla impone all’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario <strong>di</strong><br />
r<strong>in</strong>unciare al giu<strong>di</strong>ce ord<strong>in</strong>ario e <strong>di</strong> <strong>in</strong>trodurre una clausola siffatta.<br />
Trattandosi <strong>di</strong> una questione <strong>di</strong> opportunità ve<strong>di</strong>amo quali vantaggi può portare<br />
all’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario l’<strong>in</strong>troduzione della clausola.<br />
Vantaggio riconosciuto all’arbitrato è la rapi<strong>di</strong>tà, qui ulteriormente sottol<strong>in</strong>eata<br />
dall’art. 5.4. Occorre però considerare che l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario <strong>in</strong> questo arbitrato, che<br />
chiameremo d’ora <strong>in</strong> poi per rapi<strong>di</strong>tà “arbitrato Consob”, è necessariamente convenuto,<br />
posto che si parla <strong>di</strong> controversie relative soltanto alla violazione delle regole <strong>di</strong><br />
comportamento degli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari, sicché è da chiedersi se la rapi<strong>di</strong>tà sia per lui davvero<br />
un vantaggio.<br />
Ulteriore vantaggio riconosciuto all’arbitrato è quello <strong>di</strong> potere scegliere un arbitro<br />
che, per competenza ed esperienza, meriti la fiducia della parte che lo nom<strong>in</strong>a. Non<br />
conosciamo come la Consob pensi <strong>di</strong> identificare gli arbitri dell’arbitrato Consob, né quali<br />
saranno la modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a. Certo è che se vi fossero v<strong>in</strong>coli eccessivi anche la<br />
sussistenza <strong>di</strong> questo vantaggio sarebbe dubbia.<br />
Un vantaggio dell’<strong>in</strong>serimento della clausola potrebbe apparire quello <strong>di</strong> concentrare<br />
tutte le controversie de quibus presso l’arbitrato Consob, così ottenendo una uniformità <strong>di</strong><br />
gestione delle controversie a fronte della molteplicità anche territoriale delle controversie<br />
giu<strong>di</strong>cate dal giu<strong>di</strong>ce ord<strong>in</strong>ario. Questo vantaggio è però messo <strong>in</strong> grave dubbio dal fatto<br />
che l’art. 6 <strong>di</strong>spone che la clausola compromissoria “è v<strong>in</strong>colante solo per l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario, a<br />
meno che questo non provi che sia frutto <strong>di</strong> una trattativa <strong>di</strong>retta”, sicché l’<strong>in</strong>serimento della<br />
clausola compromissoria non garantisce che i s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong>vestitori attiv<strong>in</strong>o la procedura<br />
arbitrale, perché essi ben possono agire presso il giu<strong>di</strong>ce ord<strong>in</strong>ario.<br />
Osservo per <strong>in</strong>ciso che la norma dell’art. 6 ripropone, nella sostanza, quanto previsto<br />
dal comb<strong>in</strong>ato <strong>di</strong>sposto dagli artt. 33.2 e 34.4 del co<strong>di</strong>ce del consumo (la clausola<br />
compromissorie è nulla se il professionista non prova che vi è stata trattativa <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale), e<br />
ciò oltre al caso del consumatore persona fisica.<br />
Né sarà facile per l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario dare prova che la clausola compromissoria è stata<br />
frutto <strong>di</strong> una trattativa <strong>di</strong>retta: non basterebbero <strong>di</strong>chiarazioni <strong>in</strong> tal senso dell’<strong>in</strong>vestitore,<br />
né la circostanza che l’<strong>in</strong>vestitore abbia scelto tra un contratto senza clausola<br />
compromissoria e un contratto con clausola compromissoria a garantire all’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario la<br />
necessaria tranquillità sul piano probatorio. D’altra parte contratto standard e trattativa<br />
sono ant<strong>in</strong>omici.<br />
Ma non è tutto, perché se l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario <strong>in</strong>serisce la clausola compromissoria e<br />
l’<strong>in</strong>vestitore attiva l’arbitrato Consob per ottenere l’<strong>in</strong>dennizzo la questione non è f<strong>in</strong>ita<br />
perché, come si è detto, l’<strong>in</strong>vestitore può rivolgersi alla autorità giu<strong>di</strong>ziaria ord<strong>in</strong>aria per<br />
ottenere il riconoscimento del risarcimento del maggior danno.<br />
1 Da ultimo Corte Cost. 8 giugno 2005, n. 221, <strong>in</strong> Riv. arb. 2005, 515, che riba<strong>di</strong>sce il pr<strong>in</strong>cipio secondo cui solo la libera<br />
scelta delle parti, <strong>in</strong>tesa come uno dei possibili mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, anche <strong>in</strong> negativo, del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> agire <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 24.1 Cost., può derogare al <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> istituzione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci speciali <strong>di</strong> cui all’art. 102.2 Cost.<br />
4
3. Redazione della clausola compromissoria. – Se, nonostante queste considerazioni,<br />
l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario decide <strong>di</strong> <strong>in</strong>serire la clausola compromissoria, posto che tale clausola deve,<br />
a pena <strong>di</strong> nullità, essere redatta per iscritto, potrà <strong>in</strong>serirla <strong>in</strong> quel contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento<br />
che deve avere forma scritta ex art 23 TUF, confermato dall’art. 37 del regolamento 16190<br />
del 2007 per il caso <strong>di</strong> contratti con clienti al dettaglio, che è il nostro.<br />
Inserita nel contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento, la clausola compromissoria a mio avviso potrà<br />
reggere tutte le controversie che riguardano le operazioni che fanno riferimento a tale<br />
contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento pur se rette da atti o contratti successivi e separati.<br />
La clausola <strong>di</strong> cui all’art. 6 non consentirà ampi marg<strong>in</strong>i <strong>di</strong> autonomia, dato che<br />
l’arbitrato Consob è rigidamente pre<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato dal Decreto legislativo e domani lo sarà<br />
ancor più dal regolamento Consob.<br />
4. Alternative all’arbitrato Consob. – Il Decreto legislativo 179 del 2007 <strong>in</strong>troduce un<br />
arbitrato speciale, che ha cioè una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong>versa da quella dell’arbitrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
comune <strong>di</strong> cui agli artt. 806 ss. cod. proc. civ. (preferisco parlare <strong>di</strong> arbitrato speciale, e non<br />
<strong>di</strong> arbitrato “da legge”, come fanno alcuni per <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guerlo dall’arbitrato obbligatorio 2 ,<br />
perché la formula “da legge” è equivoca).<br />
Dobbiamo ritenere che si tratti <strong>di</strong> un arbitrato facoltativo nell’an, ma v<strong>in</strong>colato nel<br />
quomodo ? O <strong>in</strong>vece possono le parti liberamente ricorrere all’arbitrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto comune,<br />
non solo, come è ovvio, per le controversie che esulano dall’ambito <strong>di</strong> applicazione del<br />
decreto legislativo, ma anche per le controversie che ricadono nell’arbitrato Consob 3 ?<br />
Ritengo che anche domani le parti possano <strong>in</strong>serire nel contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento una<br />
clausola per arbitrato ad hoc (o per arbitrato amm<strong>in</strong>istrato da altra camera arbitrale <strong>di</strong>versa<br />
da quella Consob) come pure ritengo, ancora a maggior ragione, che cont<strong>in</strong>u<strong>in</strong>o ad essere<br />
operanti le clausole per arbitrato ad hoc (o per arbitrato amm<strong>in</strong>istro da altra camera<br />
arbitrale <strong>di</strong>versa da quella Consob) <strong>in</strong>serite nei contratti prima dell’entrata <strong>in</strong> vigore della<br />
<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a che commentiamo.<br />
Data la <strong>di</strong>fficoltà, <strong>di</strong> cui si è detto, <strong>di</strong> provare l’<strong>in</strong>tervenuta trattativa, l’<strong>in</strong>serimento <strong>di</strong><br />
una clausola compromissoria per arbitrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto comune porta senso, <strong>in</strong> concreto, se il<br />
cliente è una persona giuri<strong>di</strong>ca.<br />
5. Una considerazione conclusiva. – Se quanto detto ha fondamento, a me pare<br />
ragionevole prevedere che l’arbitrato Consob sia dest<strong>in</strong>ato ad avere ad oggetto controversie<br />
<strong>di</strong> tipo seriale e <strong>di</strong> non particolare valore economico e <strong>di</strong> non particolare complessità, che<br />
gli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari e gli <strong>in</strong>vestitori possano entrambi considerare utilmente composte <strong>in</strong><br />
term<strong>in</strong>i semplificati e <strong>in</strong> tempi brevi, sicchè accertata la violazione delle regole <strong>di</strong><br />
comportamento possa essere agevolmente applicato il criterio predeterm<strong>in</strong>ato <strong>di</strong><br />
quantificazione dell’<strong>in</strong>dennizzo.<br />
2 BREGUGLIO, Gli arbitrati obbligatori e gli arbitrati da legge, <strong>in</strong> Riv. trim. <strong>di</strong>r. proc. civ., 2003, 81 ss.<br />
3 Si pone, <strong>in</strong> generale, il problema se, <strong>in</strong> materie devolute ad arbitrato obbligatorio, sia permesso alle parti <strong>di</strong> esprimere la<br />
volontà <strong>di</strong> attuare un arbitrato “tra<strong>di</strong>zionale” E. GALLI FONSECA, <strong>in</strong> Carpi, Arbitrato, Zanichelli, 2° ed., 2007, 13, che<br />
<strong>in</strong>voca l’autonomia privata a favore della risposta positiva.<br />
5
Per le controversie più complesse e <strong>di</strong> maggiore valore economico sarà <strong>in</strong>vece<br />
necessario cont<strong>in</strong>uare a scontrarsi <strong>in</strong> tribunale o, qualora l’<strong>in</strong>vestitore sia una persona<br />
giuri<strong>di</strong>ca, <strong>in</strong>nanzi ad un Collegio Arbitrale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto comune, <strong>in</strong> relazione al quale<br />
l’attivazione è v<strong>in</strong>colante per entrambe le parti, gli arbitri sono scelti liberamente dalle parti<br />
e le controversia può essere affrontata <strong>in</strong> tutti i suoi aspetti, senza una limitazione ex ante<br />
della causa peten<strong>di</strong>, e senza una scissione <strong>in</strong>naturale tra giu<strong>di</strong>zio sull’an e determ<strong>in</strong>azione<br />
delle conseguenze.<br />
6
Cesare Cavall<strong>in</strong>i<br />
L’arbitrato istituzionalizzato presso la Consob<br />
nel D. Lgs 8 ottobre 2007, n. 179. Profili critici.<br />
1. Premessa. - Con il D. L.vo 8 ottobre 2007, n. 179, sembra volersi avviare a<br />
completamento il lungo iter legislativo – avviatosi nei primi mesi del 2004 – preord<strong>in</strong>ato<br />
alla c.d. “tutela del risparmio”: accelerazione dovuta proprio a seguito <strong>di</strong> alcune note<br />
vicende f<strong>in</strong>anziarie co<strong>in</strong>volgenti gli <strong>in</strong>teressi <strong>di</strong> un ampio numero <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestitori, istituzionali<br />
e non.<br />
Mette qu<strong>in</strong><strong>di</strong> conto <strong>di</strong> segnalare, sia pur “a prima lettura”, l’<strong>in</strong>tervento legislativo<br />
<strong>in</strong>erente all’istituzione <strong>di</strong> una Camera <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato presso la Consob, già<br />
previsto, come criterio precettivo del legislatore delegante, dall’art. 27 della L. 28 <strong>di</strong>cembre<br />
2005, n. 262, meglio conosciuta come “legge sul risparmio”. In realtà, va subito precisato, si<br />
tratta <strong>di</strong> una normativa che fissa i pr<strong>in</strong>cipi che devono ispirare l’attuazione della legge<br />
istitutiva <strong>di</strong> tale Camera arbitrale ad hoc; attuazione che si dovrà concretizzare con<br />
l’emanazione, da parte della stessa Consob, <strong>di</strong> un apposito regolamento, previa assunzione<br />
del parere della Banca d’Italia.<br />
In l<strong>in</strong>ea generale, è opportuno precisare che con tale ultimo Decreto L.vo si vuole<br />
provvedere a molteplici esigenze <strong>di</strong> tutela del risparmiatore – <strong>in</strong>vestitore (dunque non<br />
professionale), che vedono la Consob come autorità garante del corretto e concreto<br />
funzionamento: dalla già rammentata istituzione <strong>di</strong> una Camera <strong>di</strong> conciliazione e<br />
arbitrato, alla previsione <strong>di</strong> un c.d. sistema <strong>di</strong> <strong>in</strong>dennizzo, cui si correla la creazione <strong>di</strong> un<br />
fondo <strong>di</strong> garanzia, tutto è <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato dalla Consob, che accerta l’<strong>in</strong>adempimento<br />
dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario f<strong>in</strong>anziario e “f<strong>in</strong>anzia”, per così <strong>di</strong>re, la capienza <strong>di</strong> tale fondo per<br />
consentire il risarcimento <strong>di</strong>retto illico et imme<strong>di</strong>ate del risparmiatore – e per tale via<br />
evitando l’<strong>in</strong>izio <strong>di</strong> una frustrante procedura esecutiva 4 -, me<strong>di</strong>ante il versamento delle<br />
sanzioni pecuniarie irrogate per violazione delle norme che <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ano l’attività degli<br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari stessi.<br />
Ed a tal proposito, prim’ancora <strong>di</strong> valutare le l<strong>in</strong>ee generali <strong>di</strong> questo nuovo “tipo”<br />
<strong>di</strong> arbitrato istituzionalizzato, emerge chiaramente un profilo <strong>di</strong> dubbia opportunità, che<br />
rasenta probabilmente un troppo latente conflitto d’<strong>in</strong>tetessi: da un lato la Consob, che<br />
rappresenta un’autorità amm<strong>in</strong>istrativa <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente, procede nelle forme del<br />
4 In proposito, va sottol<strong>in</strong>eato che l’accesso al Fondo <strong>di</strong> garanzia, <strong>in</strong> funzione <strong>di</strong> risarcimento <strong>di</strong>retto da parte<br />
del risparmiatore, non è affatto con<strong>di</strong>zionato – e giustamente, nelle situazioni de quibus – all’<strong>in</strong>utile<br />
esperimento dell’azione esecutiva nei confronti dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario; previsione, questa, per vero contenuta<br />
nello Schema <strong>di</strong> Decreto L.vo, ma correttamente emendata su pert<strong>in</strong>ente osservazione della VI Commissione<br />
(F<strong>in</strong>anze) della Camera dei Deputati, <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> formulazione del parere favorevole allo schema stesso,<br />
motivata dall’estraneità <strong>di</strong> presupposti con<strong>di</strong>zionanti l’accesso al fondo <strong>di</strong> garanzia nel testo della legge<br />
delega n.262/2005.<br />
7
proce<strong>di</strong>mento amm<strong>in</strong>istrativo, ad erogare la sanzione, a seguito <strong>di</strong> un’istruttoria ad hoc 5 ;<br />
dall’altro, l’importo della confluisce (per metà) proprio nel fondo che garantisce<br />
l’<strong>in</strong>dennizzo <strong>di</strong>retto del risparmiatore danneggiato, come tale “accertato” vuoi da una<br />
sentenza passata <strong>in</strong> giu<strong>di</strong>cato, vuoi e soprattutto da un lodo <strong>in</strong>controvertibile, pronunciato<br />
a seguito <strong>di</strong> un arbitrato regolamentato dalla stessa Consob, a com<strong>in</strong>ciare dalla costituzione<br />
del collegio giu<strong>di</strong>cante. Una sorta <strong>di</strong> “circuito” <strong>di</strong> poteri, amm<strong>in</strong>istrativi e propriamente<br />
giuris<strong>di</strong>zionali, <strong>in</strong> capo alla stessa Autorità, comunque amm<strong>in</strong>istrativa, che si manifesta<br />
ogni qualvolta si proceda all’accertamento <strong>di</strong> fatto lesivi “comuni”; sarebbe a <strong>di</strong>re lesivi e<br />
dal punto <strong>di</strong> vista della condotta dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario come tale, oggetto della sanzione<br />
amm<strong>in</strong>istrativa pecuniaria, e del riflesso <strong>di</strong> tale condotta sul patrimonio del risparmiatore –<br />
<strong>in</strong>vestitore, come tale danneggiato e legittimato a chiedere il risarcimento.<br />
In questo senso vanno analizzati i pr<strong>in</strong>cipi <strong>di</strong>rettivi contenuti nel decreto legislativo<br />
<strong>in</strong> commento, <strong>in</strong> attesa del regolamento attuativo proprio da parte della stessa Consob.<br />
2. Conflitto d’<strong>in</strong>teressi ? - Innanzi tutto, va subito messo <strong>in</strong> evidenza un punto. L’art.<br />
2 del D. L.vo afferma che viene istituita una Camera <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato presso la<br />
Consob per l’amm<strong>in</strong>istrazione dei proce<strong>di</strong>menti de quibus, la quale (Camera) svolge la<br />
propria attività “avvalendosi delle strutture e risorse <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate dalla Consob” (commi 1 e<br />
2). In prima battuta, sembrerebbe che tale camera trovi allocazione e risorse presso la<br />
Consob, ma da questi risulti autonoma, soprattutto quanto a dotazione delle regole <strong>di</strong><br />
funzionamento delle procedure <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato.<br />
In realtà questa “autonomia” non si concreta appieno, già per le procedure <strong>di</strong><br />
conciliazione, giacché, <strong>in</strong> buona sostanza, è proprio la Consob che svolge attività <strong>di</strong><br />
conciliazione e arbitrato, me<strong>di</strong>ante la Camera ad hoc istituita (che dunque <strong>di</strong>viene organo<br />
istituzionale della stessa Commissione). Se, <strong>in</strong>fatti, si prosegue nella lettura comb<strong>in</strong>ata<br />
dell’art. 2 e dell’art. 4, si trovano <strong>di</strong>sposizioni che, pur facendo r<strong>in</strong>vio all’utilizzo degli<br />
organismi <strong>di</strong> conciliazione iscritti nell’apposito registro previsto nel secondo comma<br />
dell’art. 38 del D. L.vo n. 5/2003 (vertente <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> arbitrato e conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale<br />
<strong>in</strong> materie commerciali), <strong>di</strong>spongono che “il regolamento <strong>di</strong> procedura” sia quello previsto<br />
dettagliatamente dall’art. 40 dello stesso Decreto, ma limitatamente al vero e proprio<br />
proce<strong>di</strong>mento conciliativo: le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a del conciliatore vengono però eccettuate e<br />
demandate ad un <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to regolamento da pre<strong>di</strong>sporsi da parte della Consob medesima,<br />
previo parere della Banca d’Italia.<br />
Il contenuto <strong>di</strong> questo regolamento, che aspira ad essere un equivalente <strong>di</strong> un<br />
regolamento “tipo” <strong>di</strong> un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato, prevede due aspetti molto delicati, che<br />
toccano l’essenza del processo arbitrale <strong>in</strong> quanto tale: le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a dei<br />
componenti l’elenco dei conciliatori e degli arbitri, da un lato, e, dall’altro, le norme per<br />
proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato. Aspetti delicati, si è detto, perché vengono<br />
pre<strong>di</strong>sposti dalla Stessa Autorità amm<strong>in</strong>istrativa che, sul versante della repressione degli<br />
illeciti commessi dagli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari f<strong>in</strong>anziari, <strong>di</strong>viene parte attiva del proce<strong>di</strong>mento<br />
amm<strong>in</strong>istrativo preord<strong>in</strong>ato comm<strong>in</strong>are la sanzione e potenzialmente culm<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> sede<br />
5 Provve<strong>di</strong>mento sanzionatorio che <strong>di</strong>viene oggetto <strong>di</strong> accertamento giuris<strong>di</strong>zionale vero e proprio solo a<br />
seguito dell’eventuale impugnazione – opposizione avanti la Corte d’Appello, alla stessa stregua delle<br />
sanzioni irrogate dalla Banca d’Italia, secondo il <strong>di</strong>sposto dell’art. 195 del T.U.F.<br />
8
giuris<strong>di</strong>zionale ord<strong>in</strong>aria a seguito dell’<strong>in</strong>staurazione del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> opposizione alla<br />
sanzione comm<strong>in</strong>ata. E’ pur vero che il decreto de quo prevede che nella compilazione<br />
dell’elenco degli arbitri possano anche essere consultate le associazioni dei consumatori e<br />
degli utenti previste dalla c.d. legge sul risparmio; ma questo profilo, per così <strong>di</strong>re,<br />
“<strong>in</strong>terno” al meccanismo <strong>di</strong> costituzione del collegio arbitrale non esime dal prospettare<br />
qualche rilievo <strong>di</strong> opportunità sul profilo <strong>in</strong>vero più “esterno”, vale a <strong>di</strong>re la fonte <strong>di</strong><br />
provenienza delle regole. Da qui, cedo, si rende altrettanto opportuna una mo<strong>di</strong>fica dello<br />
stesso D. lgs. , volta a sancire, <strong>in</strong> <strong>materia</strong> così delicata e <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>e pubblico, il pr<strong>in</strong>cipio<br />
basilare ed essenziale dell’arbitrato: quello per cui spetta alle parti nom<strong>in</strong>are il collegio<br />
arbitrale, senza alcuna preoccupante predeterm<strong>in</strong>azione del medesimo <strong>in</strong> un elenco; ma<br />
semmai me<strong>di</strong>ante tecniche che prevedono, <strong>in</strong> questa <strong>di</strong>rezione, l’ausilio delle istituzioni<br />
arbitrali terze, ma veramente terze, rispetto ai compromittenti ed all’oggetto della lite<br />
compromessa.<br />
3. Il proce<strong>di</strong>mento arbitrale ed il riconoscimento dell’<strong>in</strong>denizzo: profili e dubbi<br />
applicativi. - L’art. 3 del Decreto <strong>in</strong> esame si propone <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are il c.d. <strong>in</strong>dennizzo da<br />
riconoscere ai risparmiatori. In buona sostanza, tutto ruota <strong>in</strong>torno al nomen “<strong>in</strong>dennizzo”,<br />
che viene <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to dal “risarcimento” vero e proprio. La stessa Consob – ancora una volta –<br />
determ<strong>in</strong>a i criteri <strong>di</strong> calcolo della somma da corrispondere ai risparmiatori a titolo, per<br />
l’appunto, <strong>di</strong> <strong>in</strong>dennizzo, più precisamente “per il ristoro delle conseguenze<br />
pregiu<strong>di</strong>zievoli” derivanti dall’accertato <strong>in</strong>adempimento dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario, compiuto<br />
nell’ambito della procedura <strong>di</strong> arbitrato 6 : non <strong>in</strong> ultimo, si <strong>di</strong>spone che tale <strong>in</strong>dennizzo<br />
venga riconosciuto <strong>in</strong> un lodo rituale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto cui si applica l’art. 825 c.p.c., non<strong>di</strong>meno<br />
preceduto da un previo controllo <strong>di</strong> regolarità formale da parte della stessa Consob;<br />
previsione che, presa alla lettera, sembrerebbe ad<strong>di</strong>rittura assegnare alla Consob un potere<br />
omologatorio formalmente prodromico e sostanzialmente identico a quello dell’A.g.o.<br />
Anche per la determ<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> tale <strong>in</strong>dennizzo, il Decreto r<strong>in</strong>via ad un regolamento<br />
da emanare sempre dalla Consob; nel quale sono fissati i criteri <strong>di</strong> calcolo, per così <strong>di</strong>re, che<br />
6 Nel caso venga <strong>in</strong>trapresa la via della conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale, l’art. 4, sesto comma, prevede che il<br />
conciliatore “tenga conto” dei criteri de quibus, ferma la possibilità delle parti <strong>di</strong> assumere “autonome<br />
determ<strong>in</strong>azioni volontarie”: aspetto che dovrebbe favorire il raggiungimento della conciliazione, sul piano<br />
squisitamente privatistico dello schema transattivo dell’aliquid datum e dell’aliquid retentum.<br />
D’altro canto, questa previsione appare coerente con la sussunzione della conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale<br />
nello schema dell’autonomia privata, come rivelano altre previsioni <strong>di</strong> legge, con<strong>di</strong>zionanti l’attivazione<br />
stessa della procedura: l’istanza <strong>di</strong> conciliazione, <strong>in</strong>fatti, non è presentabile se l’<strong>in</strong>vestitore ha previamente<br />
presentato un reclamo all’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario e, contestualmente, sia già prescritta o decaduta l’azione <strong>di</strong><br />
impugnativa del contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento.<br />
A conferma del <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to piano <strong>di</strong> tutela tra la conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale e il più complesso sistema<br />
sanzionatorio spettante alla Consob, si pone l’op<strong>in</strong>abile <strong>di</strong>sposizione contenuta nell’art. 4, settimo comma, a<br />
ragione della quale “le <strong>di</strong>chiarazioni rese dalle parti nel corso del tentativo <strong>di</strong> conciliazione non potranno<br />
essere utilizzate <strong>in</strong> un eventuale proce<strong>di</strong>mento sanzionatorio nei confronti dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario”. Tale<br />
<strong>di</strong>sposizione dovrebbe voler significare che nell’istruttoria, che si svolge nel contesto del proce<strong>di</strong>mento<br />
amm<strong>in</strong>istrativo dest<strong>in</strong>ato all’applicazione della sanzione, le <strong>di</strong>chiarazioni rese dalle parti (e primariamente<br />
dall’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario) non possono valere alla stregua <strong>di</strong> una confessione stragiu<strong>di</strong>ziale, da allegare <strong>in</strong> tale<br />
proce<strong>di</strong>mento. D’altro canto, la <strong>di</strong>sposizione si spiega con il fatto che la proposta <strong>di</strong> irrogazione della<br />
sanzione da parte della Consob effettuata sulla base <strong>di</strong> tale attività ispettiva – istruttoria, non viene<br />
obbligatoriamente portata a conoscenza dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario prima della formulazione della stessa proposta <strong>di</strong><br />
sanzione.<br />
9
dovranno essere applicati <strong>in</strong> sede <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, primariamente dest<strong>in</strong>ati all’accertamento<br />
dell’<strong>in</strong>adempimento degli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari agli obblighi <strong>di</strong> legge. Ben<strong>in</strong>teso, gli arbitri possono<br />
anche non corrispondere l’<strong>in</strong>dennizzo e procedere alla condanna restitutoria secondo lo<br />
schema classico <strong>di</strong> tutela (si ev<strong>in</strong>ce chiaramente dal testo del primo comma dell’art. 3, ove si<br />
legge che “l’arbitro o il collegio arbitrale possono…, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> demandando il riconoscimento<br />
dell’<strong>in</strong>dennizzo al <strong>di</strong>screzionale potere del giu<strong>di</strong>cante, e non subord<strong>in</strong>andolo alla mera<br />
richiesta del risparmiatore) 7 ; ma ciò che non conv<strong>in</strong>ce è il testo complessivo dell’art. 3, che<br />
fa salvo il <strong>di</strong>ritto dell’<strong>in</strong>vestitore <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re l’A.g.o. “anche per il riconoscimento del<br />
risarcimento del maggior danno subito <strong>in</strong> conseguenza dell’<strong>in</strong>adempimento, oltre l’<strong>in</strong>dennizzo<br />
già stabilito).<br />
Sembra emergere, <strong>in</strong>fatti, che il risparmiatore, parte della procedura arbitrale che<br />
dovrebbe accertare l’<strong>in</strong>adempimento dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario, avrà dall’arbitrato una somma a<br />
titolo <strong>di</strong> <strong>in</strong>dennizzo; se vuole, … può <strong>in</strong>iziare un processo ord<strong>in</strong>ario per ottenere il maggior<br />
danno, a titolo <strong>di</strong> risarcimento, dunque con gli <strong>in</strong>combenti oneri probatori, come se la<br />
convenzione arbitrale non comprendesse l’arbitrabilità della pretesa risarcitoria <strong>di</strong>pendente<br />
dalla risoluzione del contratto <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento accertato con il precedente lodo. Senza<br />
considerare il sempre complesso coord<strong>in</strong>amento tra il giu<strong>di</strong>zio ord<strong>in</strong>ario de quo e la<br />
pendenza dell’arbitrato nell’eventuale fase impugnatoria.<br />
E’ questo il «cuore» del D. lgs., che suscita molte perplessità. La previsione contenuta<br />
nel secondo comma dell’art. 5, vale a <strong>di</strong>re la regolamentazione <strong>di</strong> una procedura semplificata<br />
per il riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo me<strong>di</strong>ante la pronuncia <strong>di</strong> un lodo non def<strong>in</strong>itivo,<br />
appare <strong>in</strong>fatti s<strong>in</strong>golare e curiosa.<br />
S<strong>in</strong>golare, perché la previsione <strong>di</strong> una procedura semplificata all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> un<br />
giu<strong>di</strong>zio arbitrale rappresenterebbe comunque un novum, per non <strong>di</strong>re una stranezza: vien<br />
da chiedersi quale sia l’oggetto della semplificazione, posto che l’<strong>in</strong>adempimento, alla base<br />
del riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo, va accertato pienamente, e le conseguenze<br />
pregiu<strong>di</strong>zievoli vanno <strong>di</strong>mostrate <strong>in</strong> fatto 8 . Ed allora, chiedersi quale sia l’oggetto <strong>di</strong> tale<br />
“semplificazione” significa, se non m’<strong>in</strong>ganno, volgere l’attenzione alla domanda arbitrale<br />
proposta dall’<strong>in</strong>vestitore. La domanda ha come oggetto, <strong>in</strong> apicibus, la postulazione <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>ritto risarcitorio, gravato dall’onus proban<strong>di</strong> agevolato, <strong>in</strong> subiecta <strong>materia</strong>, dalla previsione<br />
dell’art. 23, comma sesto, del D. Lgs. n.58/1998 (c.d. T.U.F.), che prevede che spetti<br />
all’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario la prova <strong>di</strong> aver osservato le regole <strong>di</strong> comportamento ritenute violate<br />
secondo la specifica <strong>di</strong>ligenza richiesta; non<strong>di</strong>meno, sulla base <strong>di</strong> un’<strong>in</strong>terpretazione<br />
letterale della norma stessa, spetta comunque all’<strong>in</strong>vestitore provare l’esistenza del danno e<br />
soprattutto il nesso causale tra questo ed il comportamento dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario.<br />
7 L’ipotesi, pur se remota, <strong>di</strong> una tale evenienza può essere data dalla situazione <strong>in</strong> cui il collegio arbitrale, pur<br />
accertando un <strong>in</strong>adempimento dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario, valuti da subito che il danno risarcibile possa risultare<br />
<strong>in</strong>feriore a quello che risulterebbe dai parametri <strong>di</strong> calcolo previsti per il riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo.<br />
8 Né la procedura semplificata dest<strong>in</strong>ata al riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo può assimilarsi all’istituto della<br />
condanna generica (art. 278 c.p.c.), dato che all’accertamento dell’an comunque segue una liquidazione<br />
<strong>in</strong>dennitaria a titolo <strong>di</strong> “ristoro” delle conseguenze pregiu<strong>di</strong>zievoli dell’<strong>in</strong>adempimento (comunque accertato)<br />
dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario f<strong>in</strong>anziario; più consono sarebbe il r<strong>in</strong>vio all’istituto della condanna provvisionale, nei<br />
limiti <strong>in</strong> cui il collegio arbitrale ritenga raggiunta la prova, sebbene <strong>in</strong> tal caso non vi sia alcun accertamento<br />
probatorio alla base del riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo, neppur parziale, ma una semplice valutazione del<br />
quantum sulla scorta <strong>di</strong> parametri oggettivi fissati dalla stessa Consob.<br />
10
Ne consegue, pertanto, che a fronte della probatio <strong>di</strong>abolica <strong>in</strong>combente sull’<strong>in</strong>vestitore<br />
– attore (per def<strong>in</strong>izione), questi ritenga opportuno fare istanza per la “procedura<br />
semplificata” <strong>di</strong> riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo, da <strong>in</strong>tendersi con Giorgio De Nova, quale<br />
clausola penale <strong>di</strong> natura legale; tale via è semplificata, per l’appunto, perché esonera<br />
l’attore <strong>in</strong> arbitrato dalla prova (nell’arbitrato stesso) del quantum e soprattutto dello stesso<br />
nesso causale, posto che il riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo segue automaticamente<br />
(sembrerebbe) all’accertato <strong>in</strong>adempimento. Di seguito a tale istanza, da parte<br />
dell’<strong>in</strong>vestitore –attore <strong>in</strong> arbitrato, il D. Lgs prevede che il collegio arbitrale possa<br />
pronunciarsi «anche con lodo non def<strong>in</strong>itivo», si è detto; <strong>di</strong>sposizione questa che deve<br />
coord<strong>in</strong>arsi con la previsione per cui «è fatto salvo il <strong>di</strong>ritto dell’<strong>in</strong>vestitore <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re<br />
l’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria ord<strong>in</strong>aria, anche per il riconoscimento del risarcimento del maggior<br />
danno subito <strong>in</strong> conseguenza dell’<strong>in</strong>adempimento, oltre l’<strong>in</strong>dennizzo già stabilito».<br />
Il f<strong>in</strong>e «curioso» della semplificazione sembrerebbe essere qu<strong>in</strong><strong>di</strong> una pronuncia<br />
arbitrale non def<strong>in</strong>itiva … rispetto al proseguimento <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio che non ha più, dopo<br />
tale riconoscimento, <strong>materia</strong> del contendere. Ed <strong>in</strong>fatti, il “maggior danno”, a titolo<br />
risarcitorio contrattuale, può essere fatto valere avanti l’A.g.o.; <strong>in</strong> realtà l’oggetto<br />
dell’arbitrato si è esaurito e l’<strong>in</strong>dennizzo tien luogo dell’accertamento del <strong>di</strong>ritto risarcitorio<br />
postulato nella domanda <strong>di</strong> arbitrato 9 . La procedura semplificata è <strong>in</strong>fatti basata<br />
sull’istanza dell’<strong>in</strong>vestitore, che così <strong>di</strong>spone del <strong>di</strong>ritto compromesso <strong>in</strong> arbitri,<br />
r<strong>in</strong>unciando a farlo valere nei mo<strong>di</strong> postulati nella domanda arbitrale (variazione <strong>di</strong><br />
petitum).<br />
Di tal guisa, la pronuncia con un lodo (parziale <strong>di</strong> merito, semmai), dell’<strong>in</strong>dennizzo<br />
potrebbe ammettersi nellea sola ipotesi <strong>in</strong> cui, proposta una domanda non meramente<br />
risarcitoria, ma proprio e pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>di</strong> risoluzione per <strong>in</strong>adempimento (e quella<br />
consequenziale risarcitoria), il Collegio arbitrale accerti che comunque un <strong>in</strong>adempimento<br />
vi sia stato, <strong>di</strong>sponga (… su richiesta attorea) l’<strong>in</strong>dennizzo, per poi proseguire il giu<strong>di</strong>zio<br />
per valutare la “gravità” dell’<strong>in</strong>adempimento ai sensi dell’art. 1455 c.c. ai f<strong>in</strong>i della<br />
pronuncia sulla risoluzione; fermo restando che, proprio e solo per effetto dell’<strong>in</strong>dennizzo,<br />
la domanda risarcitoria viene espunta dalla convenzione arbitrale e resa riproponibile, per i<br />
danni ulteriori, avanti il giu<strong>di</strong>ce ord<strong>in</strong>ario. In def<strong>in</strong>itiva, si assiste ad un percorso sui generis<br />
nel panorama degli arbitrati anche istituzionalizzati, un po’ tortuoso e f<strong>in</strong>alizzato a<br />
»chiudere la partita», se è lecita l’espressione, con la richiesta dell’<strong>in</strong>dennizzo, la cui<br />
riscossione per l’<strong>in</strong>vestitore è imme<strong>di</strong>ata e non necessita del previo esperimento dell’azione<br />
esecutiva.<br />
9 Per non <strong>di</strong>re dell’<strong>in</strong>idoneità della forma del lodo non def<strong>in</strong>itivo per la decisione del merito (o <strong>di</strong> parte del<br />
merito) della lite. Il lodo non def<strong>in</strong>itivo racchiude la soluzione <strong>di</strong> questioni prelim<strong>in</strong>ari <strong>di</strong> merito o<br />
pregiu<strong>di</strong>ziali <strong>di</strong> rito <strong>in</strong>sorte nell’arbitrato; è il lodo parziale <strong>di</strong> merito che, semmai, rappresenterebbe l’unico<br />
provve<strong>di</strong>mento formale <strong>in</strong>terlocutorio idoneo al riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo, anche perché (unico)<br />
suscettibile <strong>di</strong> deposito e attribuzione <strong>di</strong> esecutorietà, come per vero esige, “a monte”, l’art. 3, quarto comma,<br />
dello stesso Decreto e <strong>di</strong> impugnazione imme<strong>di</strong>ata per errores <strong>in</strong> ju<strong>di</strong>cando. Anche se, vien da chiedersi, possa<br />
risultare coerente l’impugnazione del provve<strong>di</strong>mento che ha riconosciuto l’<strong>in</strong>dennizzo a seguito della c.d.<br />
procedura semplificata.<br />
11
4. Un particolare modello <strong>di</strong> convenzione arbitrale. - Gli artt. 5 e 6 del Decreto si<br />
propongono <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>are, <strong>di</strong>rettamente o per il tramite del surriferito regolamento da<br />
adottare da parte della stessa Consob, i pr<strong>in</strong>cipi <strong>in</strong>formatori dell’arbitrato amm<strong>in</strong>istrato.<br />
Va <strong>in</strong>nanzi tutto evidenziato l’art. 6, che prevede la non v<strong>in</strong>colatività della clausola<br />
arbitrale – <strong>in</strong>serita nei contratti <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento – per l’<strong>in</strong>vestitore, a meno che<br />
l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario, convenuto nel giu<strong>di</strong>zio ord<strong>in</strong>ario, non fon<strong>di</strong> l’exceptio compromissi sulla<br />
prova della trattativa <strong>di</strong>retta con l’<strong>in</strong>vestitore medesimo volta alla conclusione del contratto<br />
de quo. Mi pare che tale <strong>di</strong>sposizione, risultando <strong>in</strong> parte qua coerente con la più generale<br />
<strong>di</strong>sposizione dell’art. 1469 bis, comma terzo, c.c. – per la quale, f<strong>in</strong>o a prova contraria, si<br />
consider<strong>in</strong>o vessatorie, e pertanto <strong>in</strong>efficaci, le clausole che sanciscano deroghe alla<br />
competenza dell’A.g.o. 10 – esplicitamente prenda una (giusta) posizione <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e all’esatta<br />
valenza del pr<strong>in</strong>cipio dell’autonomia della clausola arbitrale, <strong>in</strong>tesa come vero e proprio<br />
accordo delle parti per la sottrazione della lite futura alla giuris<strong>di</strong>zione del giu<strong>di</strong>ce ord<strong>in</strong>ario.<br />
In particolare, viene espressamente <strong>di</strong>satteso un risalente orientamento giurisprudenziale a<br />
tenor del quale non debba considerarsi vessatoria, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> oggetto <strong>di</strong> specifica<br />
approvazione per iscritto, una clausola arbitrale <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> un contratto redatto<br />
unilateralmente da una delle parti ma concluso a seguito delle trattative <strong>in</strong>tercorse tra<br />
entrambi contraenti 11 : l’art. 6 richiede <strong>in</strong>fatti che la v<strong>in</strong>colatività della clausola per<br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario e <strong>in</strong>vestitore risulti frutto <strong>di</strong> una trattativa ad hoc e culm<strong>in</strong>ante nell’accordo<br />
per devoluzione della lite all’arbitrato amm<strong>in</strong>istrato, <strong>in</strong> <strong>di</strong>fetto della quale l’<strong>in</strong>vestitore si<br />
può ritenere libero <strong>di</strong> a<strong>di</strong>re comunque l’A.g.o. In <strong>di</strong>fetto della trattativa (o, meglio, della<br />
<strong>di</strong>mostrazione che sia avvenuta), la convenzione arbitrale, così non risultando frutto <strong>di</strong> un<br />
accordo, non v<strong>in</strong>cola il c.d. “contraente debole”.<br />
In altri term<strong>in</strong>i, il legislatore, <strong>in</strong>vece <strong>di</strong> sanzionare <strong>di</strong> nullità la clausola arbitrale<br />
(come prevede per vero l’art. 1469 bis c.c.), <strong>in</strong> tale situazione preferisce limitarne<br />
l’operatività solo per l’<strong>in</strong>vestitore: certo è che la previsione <strong>di</strong> un <strong>in</strong>dennizzo <strong>in</strong> breve tempo<br />
potrebbe <strong>in</strong>durre facilmente l’<strong>in</strong>vestitore ad accettare comunque il giu<strong>di</strong>zio arbitrale, <strong>in</strong><br />
luogo dell’<strong>in</strong>certa def<strong>in</strong>izione della controversia avanti l’A.g.o., vuoi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> tempo,<br />
vuoi <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> recupero delle somme <strong>in</strong>vestite.<br />
5. Il r<strong>in</strong>vio alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’arbitrato societario ed il problema dell’<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong><br />
arbitrato. - L’art. 5 si occupa precisamente dell’arbitrato amm<strong>in</strong>istrato dalla Consob. Si<br />
tratta, ovviamente, dell’aspetto più importante e delicato del Decreto <strong>in</strong> commento:<br />
ve<strong>di</strong>amone i profili salienti e le implicazioni.<br />
L’<strong>in</strong>cipit della norma non è certo dei più “felici” e subito pone rilevanti problemi <strong>di</strong><br />
coord<strong>in</strong>amento, resi ancor più str<strong>in</strong>genti se si pensa che dovranno essere tradotti <strong>in</strong> un<br />
regolamento arbitrale ad hoc da parte della Consob. Mi riferisco, chiaramente, al generico<br />
r<strong>in</strong>vio, operato nella norma, agli artt. 34, 35 e 36 del D. Lvo n. 5/2003, <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> c.d.<br />
10 Ma ciò nella misura <strong>in</strong> cui si possano considerare “consumatori” ai sensi della presente norma, i<br />
risparmiatori – <strong>in</strong>vestitori, vale a <strong>di</strong>re le persone fisiche che stipulano contratti <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento non per la<br />
produzione <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to d’impresa: <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i, i c.d. “<strong>in</strong>vestitori occasionali”.<br />
11 V., ad es., Cass. 29 luglio 1986, n. 4847, <strong>in</strong> Foro it, Mass., 1987.<br />
12
“arbitrato societario”, contestualmente al richiamo della riformata <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’arbitrato<br />
rituale c.d. “<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto comune”, alla stregua degli artt. 806 ss. c.p.c. 12 .<br />
Di questo generico richiamo, vanno escluse le s<strong>in</strong>gole e peculiari <strong>di</strong>sposizioni che<br />
negli artt. 34 ss fanno riferimento alle società, come l’<strong>in</strong>serimento della clausola negli atti<br />
costitutivi, l’ambito oggettivo della medesima <strong>in</strong> relazione alle liti aventi ad oggetto <strong>di</strong>ritti<br />
<strong>di</strong>sponibili relativi al rapporto sociale (aspetto cui si sovrappone il contratto<br />
d’<strong>in</strong>vestimento), e così via (v., <strong>in</strong>fatti, la non compatibilità del comma terzo, superato dalla<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui all’art. 6 del Decreto 179/07, e dei commi 4,5 e 6).<br />
Più delicata appare la valutazione <strong>di</strong> non compatibilità del comma secondo dell’art.<br />
34, <strong>in</strong>erente all’<strong>in</strong>serimento nella clausola arbitrale, del numero e delle modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a<br />
degli arbitri, comunque spettanti – <strong>in</strong> chiave <strong>di</strong> esercizio del potere <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a – a soggetto<br />
estraneo alla società. L’art. 3 del presente Decreto, si è visto, prevede espressamente che la<br />
Consob determ<strong>in</strong>i le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a e il numero degli arbitri; l’art. 5 altresì le situazioni<br />
<strong>di</strong> <strong>in</strong>compatibilità, ricusazione e sostituzione degli arbitri, la responsabilità dei medesimi e<br />
gli onorari loro dovuti. Tali <strong>di</strong>sposizioni sono alquanto <strong>di</strong>verse dalla previsione dell’art. 34,<br />
secondo comma, che <strong>in</strong>vece sancisce che il numero e le modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a siano oggetto<br />
della convenzione arbitrale <strong>in</strong>serita nell’atto costitutivo; nell’arbitrato <strong>in</strong> esame, <strong>in</strong>vece le<br />
stesse modalità sono demandate alla previsione regolamentare def<strong>in</strong>ita dalla stessa Consob,<br />
che procede anche alla costituzione del collegio giu<strong>di</strong>cante att<strong>in</strong>gendo all’elenco degli<br />
arbitri all’uopo pre<strong>di</strong>sposto. Se poi si considera che il presupposto primario <strong>di</strong> applicazione<br />
dell’art. 34 è la previsione che le società non siano “quotate” – presupposto che non pare<br />
assumere rilevanza nell’arbitrato Consob, atteso il peculiare oggetto delle controversie,<br />
att<strong>in</strong>enti non alle liti tra soci o tra soci e società, ma all’<strong>in</strong>adempimento <strong>di</strong> un contratto <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>vestimento tra la società e l’<strong>in</strong>vestitore -, si può concludere che il r<strong>in</strong>vio all’art. 34 si riveli<br />
nulla più che un … flatus vocis, non <strong>in</strong> quanto tale, ma <strong>in</strong> relazione alle stesse <strong>di</strong>verse<br />
previsioni contenute nel D. Lgs. 179/07.<br />
Più confacente alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dell’arbitrato istituzionalizzato presso la Consob<br />
appare la previsione dell’art. 35, nella parte <strong>in</strong> cui prevede il potere <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento dei terzi<br />
nell’arbitrato societario, volontario e coatto. L’oggetto del nostro arbitrato è <strong>in</strong>fatti dato<br />
dall’accertamento dell’<strong>in</strong>adempimento contrattuale dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario; i s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong>vestitori<br />
sono <strong>in</strong>fatti titolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong>versi, connessi per petitum (<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> restituzione della<br />
somma <strong>in</strong>vestita oltre al risarcimento del danno, a fronte dell’identica lesione arrecata ad<br />
una pluralità <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestitori da parte dello stesso <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario) : <strong>in</strong> concreto, potrebbero<br />
<strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> via c.d. litisconsortile per ottenere <strong>in</strong> restituzione la somma. La conseguenza<br />
<strong>di</strong> tali <strong>in</strong>terventi (che “a monte”, per così <strong>di</strong>re, postulerebbero un’adeguata pubblicità<br />
dell’arbitrato pendente e della domanda arbitrale), sarebbe l’avvic<strong>in</strong>amento <strong>di</strong> tale forma <strong>di</strong><br />
tutela con l’azione (arbitrale) c.d. <strong>di</strong> massa: esigenza non lontana dalla realtà e dal “reale<br />
sentire” dell’<strong>in</strong>troduzione del nostro sistema delle azioni collettive <strong>di</strong> risarcimento, che per<br />
questa via <strong>di</strong>verrebbero altresì arbitrabili, nei limiti della v<strong>in</strong>colatività “a senso unico” della<br />
clausola prevista nell’art. 6 del Decreto. Certo è che, così op<strong>in</strong>ando, l’arbitrato pendente<br />
verrebbe ad ampliarsi notevolmente dal punto <strong>di</strong> vista oggettivo; la stessa “procedura<br />
semplificata” per il riconoscimento dell’<strong>in</strong>dennizzo deve contenere più <strong>in</strong>dennizzi <strong>di</strong>versi, a<br />
12 Sembrerebbe veramente superflua la <strong>di</strong>sposizione f<strong>in</strong>ale che sancisce che l’emanando regolamento arbitrale<br />
debba <strong>in</strong> ogni caso far osservare il pr<strong>in</strong>cipio del contrad<strong>di</strong>ttorio: ma forse non è del tutto <strong>in</strong>opportuna, se si<br />
considera che la procedura arbitrale dovrà <strong>in</strong>nanzi tutto ispirarsi a criteri <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong>tà.<br />
13
secondo del s<strong>in</strong>golo “ristoro” dovuto agli <strong>in</strong>vestitori <strong>di</strong>venti parte dell’arbitrato. L’arbitrato<br />
non sarebbe più ispirato almeno al criterio della rapi<strong>di</strong>tà, ma riuscirebbe attesa l’esigenza <strong>di</strong><br />
efficienza che comunque deve ispirare l’emanando regolamento <strong>di</strong> procedura da parte della<br />
Consob.<br />
Del tutto superfluo poi appare il richiamo all’art. 36, nel momento <strong>in</strong> cui è lo stesso<br />
Decreto che sancisce che l’arbitrato è rituale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, tanto che, per dettato<br />
“necessario”del legislatore, coerentemente all’ultima riforma dell’arbitrato, si prevede<br />
l’impugnabilità del lodo per errores <strong>in</strong> ju<strong>di</strong>cando, ulteriore a quella per nullità <strong>in</strong> senso<br />
stretto: anche perché il regolamento non potrebbe derogare, <strong>in</strong> punto <strong>di</strong> lodo rituale <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto, alla previsione ex lege <strong>di</strong> irr<strong>in</strong>unciabilità dell’impugnazione per i casi previsti<br />
dall’art. 829 c.p.c., e, prim’ancora, ad assicurare un controllo <strong>in</strong> iure ogni qual volta vengano<br />
violate norme <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>e pubblico (economico).<br />
14
Stefano Azzali<br />
La soluzione extragiu<strong>di</strong>ziale delle controversie <strong>in</strong> <strong>materia</strong> f<strong>in</strong>anziaria alla<br />
luce dell'esperienza della Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano:<br />
profili applicativi e proposte.<br />
1. Introduzione. – Il mio compito, oggi, non è quello <strong>di</strong> entrare nel merito della<br />
nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>trodotta con il D. Lgs. 8 ottobre 2007, n. 179, bensì <strong>di</strong> focalizzare<br />
l’attenzione sui più delicati profili applicativi legati a tale normativa, formulando, laddove<br />
possibile, alcune proposte.<br />
Profili applicativi e proposte che si fondano sull’esperienza maturata <strong>in</strong> questi ultimi<br />
20 anni presso la Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano, organismo deputato alla gestione e<br />
all’amm<strong>in</strong>istrazione <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti arbitrali e <strong>di</strong> conciliazione.<br />
Prima <strong>di</strong> concentrarci sulla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>trodotta <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> liti fra <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari e<br />
risparmiatori, vale tuttavia la pena soffermarsi brevemente sull’impatto che la gestione e<br />
l’amm<strong>in</strong>istrazione <strong>di</strong> una Camera Arbitrale ha sui proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong><br />
conciliazione. Credo <strong>in</strong>fatti che sia utile approfon<strong>di</strong>re il significato <strong>di</strong> “arbitrato<br />
amm<strong>in</strong>istrato” (e, mutatis mutan<strong>di</strong>s, <strong>di</strong> “conciliazione amm<strong>in</strong>istrata”) e le sue <strong>di</strong>fferenze<br />
rispetto ai corrispondenti proce<strong>di</strong>menti cosiddetti “ad hoc”, avendo il legislatore operato –<br />
nella <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong> cui ci occupiamo oggi -una precisa scelta a favore del primo modello.<br />
2. Arbitrato amm<strong>in</strong>istrato e arbitrato ad hoc. – La nuova legge sull’arbitrato,<br />
<strong>in</strong>trodotta dal D. Lgs. n. 40/2006, ha espressamente sancito il pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong> base al quale le<br />
parti, una volta preferita la strada arbitrale rispetto a quella del giu<strong>di</strong>zio ord<strong>in</strong>ario, possono<br />
scegliere un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato o, come lo def<strong>in</strong>isce la legge, “secondo regolamenti<br />
precostituiti”. L’art. 816bis c.p.c. consente alle parti <strong>di</strong> stabilire “le norme che gli arbitri<br />
debbono osservare nel proce<strong>di</strong>mento”. Si tratta <strong>di</strong> norme <strong>di</strong> natura procedurale che possono<br />
essere contenute <strong>in</strong> un regolamento preconfezionato, dettato da un organismo arbitrale. In<br />
questo caso, ci troveremo <strong>di</strong> fronte ad un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato (<strong>in</strong><strong>di</strong>cato anche come<br />
“istituzionale” o “pre-organizzato”). Il 1° comma dell’art. 832 c.p.c. <strong>di</strong>spone <strong>in</strong>fatti che “la<br />
convenzione d’arbitrato può fare r<strong>in</strong>vio a un regolamento arbitrale precostituito”.<br />
Nell’arbitrato amm<strong>in</strong>istrato qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, le parti affidano l’organizzazione del<br />
proce<strong>di</strong>mento ad una Camera Arbitrale e alla <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, contenuta <strong>in</strong> un regolamento, da<br />
questa pre<strong>di</strong>sposta. Camera Arbitrale che deve garantire una procedura <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con quanto<br />
concordato dalle parti, un giu<strong>di</strong>zio rapido, arbitri competenti, professionali, <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenti<br />
ed imparziali.<br />
Affidarsi ad un arbitrato amm<strong>in</strong>istrato non priva le parti della libertà <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are<br />
personalmente alcuni aspetti del proce<strong>di</strong>mento, essendo le norme dei regolamenti dalle<br />
stesse derogabili. Il 2° comma del nuovo art. 832 c.p.c. <strong>di</strong>spone <strong>in</strong>fatti che <strong>in</strong> caso “<strong>di</strong><br />
contrasto tra quanto previsto nella convenzione <strong>di</strong> arbitrato e quanto previsto dal regolamento,<br />
prevale la convenzione <strong>di</strong> arbitrato”.<br />
15
Dal punto <strong>di</strong> vista pratico, gli arbitrati amm<strong>in</strong>istrati offrono una serie <strong>di</strong> vantaggi,<br />
alcuni dei quali rilevano prima dell’<strong>in</strong>sorgere della lite o dell’avvio del proce<strong>di</strong>mento, altri<br />
successivamente, ad arbitrato <strong>in</strong> corso.<br />
Prima dell’avvio del proce<strong>di</strong>mento, il maggior vantaggio è rappresentato dalla<br />
messa a <strong>di</strong>sposizione degli operatori <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> clausole arbitrali-tipo da utilizzare al<br />
momento della redazione del contratto. E’ <strong>in</strong>fatti frequente trovare nei contratti clausole<br />
arbitrali poco dettagliate ed <strong>in</strong>complete, le quali possono dar luogo a conflitti <strong>in</strong>terpretativi<br />
utilizzati spesso dalla parte meno <strong>in</strong>teressata ad una rapida soluzione della lite per<br />
ostacolare il buon andamento dell’arbitrato. Richiamare una clausola standard suggerita da<br />
un determ<strong>in</strong>ato centro arbitrale, oltre a presentare <strong>in</strong>dubbi vantaggi sul piano redazionale,<br />
offre la certezza della sua vali<strong>di</strong>tà, rendendo <strong>in</strong> sostanza quasi nullo il rischio <strong>di</strong> vedersi<br />
successivamente preclusa la strada arbitrale per vizi della clausola stessa.<br />
Ma i pr<strong>in</strong>cipali vantaggi della scelta per arbitrato amm<strong>in</strong>istrato rilevano nel corso del<br />
proce<strong>di</strong>mento. E’ <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong> questa fase che l’aver richiamato preventivamente la <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />
dettagliata <strong>di</strong> un certo organismo arbitrale <strong>in</strong>cide maggiormente sullo spe<strong>di</strong>to ed<br />
equilibrato svolgimento del proce<strong>di</strong>mento. L’arbitrato, se amm<strong>in</strong>istrato da una istituzione<br />
secondo il proprio regolamento, garantisce <strong>in</strong> primo luogo a parti ed arbitri maggiore<br />
“trasparenza”, soprattutto relativamente ad aspetti del proce<strong>di</strong>mento quali la nom<strong>in</strong>a degli<br />
arbitri, i costi ed i tempi <strong>di</strong> svolgimento dell’arbitrato.<br />
3. Nom<strong>in</strong>a degli arbitri. – Per quel che riguarda la nom<strong>in</strong>a degli arbitri, gli artt. 809,<br />
810 e 832 c.p.c. assegnano alle parti il potere <strong>di</strong> designare <strong>di</strong>rettamente gli arbitri, pur<br />
riconoscendo alle parti stesse la possibilità <strong>di</strong> concordare modalità <strong>di</strong> nom<strong>in</strong>a <strong>di</strong>verse<br />
(compresa quella <strong>di</strong> rivolgersi ad una Camera Arbitrale secondo il Regolamento dalla stessa<br />
pre<strong>di</strong>sposto). Al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> procedere alla nom<strong>in</strong>a <strong>di</strong> arbitri, alcune Camere Arbitrali ricorrono<br />
alla pre<strong>di</strong>sposizione preventiva <strong>di</strong> liste <strong>di</strong> esperti, talvolta organizzati secondo aree <strong>di</strong><br />
specializzazione, nazionalità, provenienze geografiche. Altre Camere Arbitrali <strong>in</strong>vece<br />
prevedono che le eventuali nom<strong>in</strong>e vengano affrontate volta per volta sulla base delle<br />
caratteristiche specifiche del proce<strong>di</strong>mento, quali l’oggetto della lite, il <strong>di</strong>ritto sostanziale<br />
applicabile, il valore delle domande, la l<strong>in</strong>gua del proce<strong>di</strong>mento. In questo modo,<br />
l’istituzione arbitrale prescelta ha la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare, caso per caso, i soggetti più<br />
adatti allo specifico e delicato ruolo affidato loro.<br />
Oltre all’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduazione degli arbitri, alcuni organismi arbitrali esercitano un<br />
controllo sull’<strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza e sull’imparzialità <strong>di</strong> tutti gli arbitri, a presc<strong>in</strong>dere dal soggetto<br />
che li ha nom<strong>in</strong>ati, e ad una verifica della loro equi<strong>di</strong>stanza rispetto alle parti e alla lite<br />
oggetto dell’arbitrato.<br />
4. Costi, tempi e "stabilità" della procedura. – Relativamente ai costi, la quasi<br />
totalità delle istituzioni determ<strong>in</strong>ano preventivamente un proprio tariffario per il calcolo<br />
degli onorari degli arbitri e delle spese <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrazione del proce<strong>di</strong>mento. Tali tariffari,<br />
<strong>di</strong> regola legati al valore della lite oggetto dell’arbitrato, oltre a calmierare i costi della<br />
16
procedura, consentono <strong>di</strong> conoscere preventivamente le spese che parti dovranno<br />
affrontare.<br />
Per quel che riguarda i tempi, il centro arbitrale deputato ad amm<strong>in</strong>istrare l’arbitrato<br />
opera una sorta <strong>di</strong> supervisione dell’attività delle parti, dei rispettivi legali e soprattutto <strong>di</strong><br />
quella svolta dagli arbitri, <strong>in</strong>tervenendo laddove necessario per rimuovere eventuali<br />
ostacoli legati a condotte omissive o negligenti <strong>di</strong> parti ed arbitri. Ruolo propulsivo<br />
particolarmente utile qu<strong>in</strong><strong>di</strong> per rendere il proce<strong>di</strong>mento più rapido.<br />
La supervisione dell’istituzione sull’operato delle parti e degli arbitri può poi <strong>in</strong>fluire<br />
positivamente sulla efficienza della procedura e sulla successiva efficacia della decisione. E’<br />
chiaro che la presenza <strong>di</strong> un ente amm<strong>in</strong>istratore <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> “osservare” con competenza<br />
tutto il proce<strong>di</strong>mento riduce al mim<strong>in</strong>o la presenza <strong>di</strong> quei vizi <strong>di</strong> forma sulla base dei quali<br />
la parte soccombente può tentare <strong>di</strong> impugnare il lodo, rifiutandone l’esecuzione. Ecco<br />
perché comunemente si ritiene che i lo<strong>di</strong> arbitrali scaturenti dagli arbitrati amm<strong>in</strong>istrati<br />
siano più “stabili”.<br />
Inf<strong>in</strong>e, non vanno trascurati i risvolti logistici <strong>di</strong> un arbitrato e l’importanza <strong>di</strong> poter<br />
far affidamento su un ente professionalmente preposto all’amm<strong>in</strong>istrazione e<br />
all’organizzazione <strong>di</strong> arbitrati. Tale presenza <strong>in</strong>fatti migliora il grado <strong>di</strong> “efficienza”<br />
dell’arbitrato.<br />
Relativamente alla conciliazione, la situazione è concettualmente analoga, anche se,<br />
trattandosi <strong>di</strong> un istituto meno proce<strong>di</strong>mentalizzato, il ruolo dell’istituzione è soprattutto<br />
quello <strong>di</strong> organizzare il tentativo, <strong>di</strong> garantire la qualità del conciliatore, <strong>di</strong> fissare costi<br />
contenuti e, <strong>in</strong> generale, <strong>di</strong> operare una sorta <strong>di</strong> supervisione sul buon andamento del<br />
tentativo.<br />
5. I pr<strong>in</strong>cipali profili applicativi del sistema <strong>in</strong>trodotto con D. Lgs. 8 ottobre 2007, n.<br />
179. – Quali sono i “profili applicativi” <strong>in</strong>torno ai quali ruota la bontà dell’<strong>in</strong>tervento <strong>di</strong> un<br />
centro arbitrale e conciliativo? Quali sono gli aspetti ai quali è opportuno che un’istituzione<br />
(soprattutto se <strong>di</strong> nuova costituzione, come nel caso specifico, quella che andrà ad operare<br />
presso la Consob) presti massima attenzione?<br />
Sulla base dell’esperienza vissuta presso la Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano e della<br />
conoscenza dei pr<strong>in</strong>cipali centri arbitrali e conciliativi <strong>in</strong>ternazionali, i temi a mio avviso <strong>di</strong><br />
maggior rilievo sono i seguenti:<br />
- mezzi e <strong>di</strong> risorse adeguate, sia umane che logistiche e “<strong>materia</strong>li” (si tratta <strong>di</strong><br />
quelle risorse che spetta alla Consob <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare ex art. 2.2 del Decreto);<br />
- alta “qualità” degli arbitri e dei conciliatori (artt. 2.3, 2.5 lett. B, C e D del Decreto);<br />
- regolamento arbitrale e conciliativo tecnicamente impeccabile (art. 2.5 lett. F del<br />
Decreto);<br />
- controllo <strong>di</strong> regolarità del lodo competente, come richiesto dall’art. 3.4 del<br />
Decreto;<br />
17
- <strong>in</strong> generale, ruolo attivo e propulsivo da parte del centro <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong><br />
conciliazione attraverso, laddove utile e/o <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile, decisioni anche<br />
impopolari, talvolta mal <strong>di</strong>gerite dalle parti, dagli arbitri e dai conciliatori.<br />
Quando <strong>in</strong>vochiamo mezzi e risorse adeguate, penso, solo per citare qualche<br />
esempio, alle sale presso le quali svolgere le u<strong>di</strong>enze (e, per la conciliazione, gli <strong>in</strong>contri<br />
separati), a spazi dove archiviare i fascicoli d’ufficio dei s<strong>in</strong>goli proce<strong>di</strong>menti, a mezzi <strong>di</strong><br />
comunicazione moderni ed efficienti, a funzionari (<strong>di</strong> formazione giuri<strong>di</strong>ca) esperti <strong>di</strong><br />
procedura. In altri term<strong>in</strong>i, ad una segreteria/cancelleria <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> svolgere efficacemente<br />
il proprio ruolo <strong>in</strong> ausilio a parti, loro <strong>di</strong>fensori, arbitri e conciliatori.<br />
Garantire la qualità degli arbitri e dei conciliatori è forse il compito più <strong>di</strong>fficile ed<br />
impegnativo per un centro arbitrale e <strong>di</strong> conciliazione. Particolare attenzione andrà<br />
riservata alla formazione degli elenchi <strong>di</strong> cui all’art. 2.3 del Decreto, <strong>in</strong> modo da poter<br />
<strong>di</strong>sporre – per quel che riguarda gli arbitri – <strong>di</strong> soggetti esperti delle materie tipicamente<br />
toccate dalle controversie risparmiatori-<strong>in</strong>vestitori e - relativamente ai conciliatori – <strong>di</strong><br />
soggetti specializzati nelle cosiddette “tecniche <strong>di</strong> risoluzione negoziata dei conflitti”.<br />
Compito non impossibile per l’istituzione (la <strong>materia</strong> del contendere oggetto del Decreto è<br />
<strong>in</strong>fatti abbastanza predeterm<strong>in</strong>abile e comunque circoscritta, mentre le tecniche <strong>di</strong><br />
conciliazione possono essere efficacemente <strong>in</strong>segnate ed apprese) ma senza dubbio delicato<br />
e complesso. L’attenzione si sposta qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, <strong>in</strong>evitabilmente, sui soggetti chiamati a<br />
selezionare i componenti dei due elenchi e sui criteri, auspicabilmente trasparenti, <strong>di</strong><br />
selezione.<br />
Un altro tema <strong>di</strong> fondamentale importanza, relativo alla qualità dei neutrals (arbitri e<br />
conciliatori), è quello della loro <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza, imparzialità, equi<strong>di</strong>stanza. Caratteristiche<br />
queste che vanno necessariamente verificate e valutate volta per volta, caso per caso,<br />
tenendo conto delle specifiche caratteristiche della controversia e dei soggetti <strong>in</strong> essa<br />
co<strong>in</strong>volti. Questo comporta l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> precisi meccanismi <strong>di</strong> controllo e la presenza<br />
<strong>di</strong> un soggetto (possibilmente collegiale) <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> valutare i risultati <strong>di</strong> tale verifica.<br />
A tale proposito, la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui all’art. 2.5 lett. B del Decreto suscita, almeno<br />
nel sottoscritto, qualche perplessità. Prevedere <strong>in</strong>fatti la possibilità <strong>di</strong> “consultare” le<br />
associazioni portatrici degli <strong>in</strong>teressi contrapposti (le associazioni dei consumatori e degli<br />
utenti, da un lato, e le associazioni “delle categorie <strong>in</strong>teressate” dall’altro) ai f<strong>in</strong>i della<br />
costituzione degli elenchi non depone, almeno a prima vista, a favore dell’equi<strong>di</strong>stanza dei<br />
componenti <strong>di</strong> tali elenchi. Equi<strong>di</strong>stanza quale elemento impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile, che non può<br />
essere garantita a priori ed <strong>in</strong> modo astratto, ma volta per volta rispetto al caso concreto.<br />
Dotarsi <strong>di</strong> un Regolamento <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong> conciliazione adeguato è <strong>in</strong>vece un<br />
compito relativamente più semplice (non fosse altro per la presenza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> modelli,<br />
alcuni dei quali pluri-collaudati e testati sul campo, ai quali ispirarsi).<br />
L’art. 3.4 del Decreto <strong>di</strong>spone che “il lodo arbitrale con il quale viene <strong>di</strong>sposto l’<strong>in</strong>dennizzo<br />
<strong>di</strong> cui al comma 1 acquista efficacia a seguito del visto <strong>di</strong> regolarità formale della Consob”. Si tratta<br />
<strong>di</strong> una attività che, salvo qualche raro caso (la Corte <strong>di</strong> Arbitrato presso la Camera <strong>di</strong><br />
Commercio Internazionale <strong>di</strong> Parigi e la Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano), le pr<strong>in</strong>cipali<br />
istituzioni arbitrali operanti a livello <strong>in</strong>ternazionale preferiscono non svolgere, vista non<br />
18
solo la delicatezza ed i possibili profili <strong>di</strong> responsabilità dell’ente, ma anche la <strong>materia</strong>le<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> assicurare un controllo accurato <strong>di</strong> tali requisiti. Si tratta qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>sposizione potenzialmente <strong>di</strong> grande impatto applicativo per la Camera Arbitrale<br />
Consob, dovendo essa dotarsi <strong>di</strong> strumenti procedurali adeguati a garantire tale controllo<br />
(che, ricor<strong>di</strong>amo, è un controllo <strong>di</strong> natura tecnico-giuri<strong>di</strong>ca altamente specializzato).<br />
Tutti gli elementi qui sopra s<strong>in</strong>teticamente descritti trovano quasi <strong>in</strong>tegrale riscontro,<br />
ancorché formulato <strong>in</strong> modo generico e come semplice affermazioni <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipio, nel<br />
Decreto n. 179. Essi <strong>in</strong>fatti andranno decl<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> modo specifico negli emanan<strong>di</strong><br />
Regolamenti a cura della Consob, sentita la Banca d’Italia laddove richiesto, entro 12 mesi<br />
dall’entrata <strong>in</strong> vigore del Decreto (art. 9.1). Quello sarà qu<strong>in</strong><strong>di</strong> lo strumento attraverso il<br />
quale verrà data completa attuazione alla nuova <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, dovendo esso comprendere<br />
quei “profili applicativi” <strong>di</strong> natura tecnica ed organizzativa, qui del<strong>in</strong>eati <strong>in</strong> modo s<strong>in</strong>tetico,<br />
<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili per il funzionamento del sistema <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong> conciliazione Consob.<br />
6. Alcune proposte. – Le pr<strong>in</strong>cipali proposte sono <strong>in</strong> realtà già implicite nei rilievi<br />
applicativi appena descritti. I tempi ristretti <strong>di</strong> questo mio <strong>in</strong>tervento non mi consentono <strong>di</strong><br />
sviluppare <strong>in</strong> dettaglio i s<strong>in</strong>goli punti trattati. Credo sia comunque importante non tanto<br />
suggerire alla Consob e agli operatori soluzioni operative specifiche, quanto del<strong>in</strong>eare un<br />
modus operan<strong>di</strong> da seguire nell’affrontare ex novo la <strong>materia</strong> della “giustizia alternativa”.<br />
A tale proposito, ritengo che la Consob potrebbe trarre utili spunti sfruttando<br />
l’esperienza accumulata <strong>in</strong> questi anni dai pr<strong>in</strong>cipali centri italiani <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong><br />
conciliazione. Fra questi, ovviamente, la Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano, operante dal 1987 ed<br />
impegnata, solo per citare i dati del triennio 2005-2007, nella gestione e<br />
nell’amm<strong>in</strong>istrazione <strong>di</strong> 300 nuovi proce<strong>di</strong>menti arbitrali e <strong>di</strong> 1.265 nuove domande <strong>di</strong><br />
conciliazione. Tale collaborazione potrebbe partire da un semplice, ancorché prezioso,<br />
scambio <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni f<strong>in</strong>o ad arrivare alla co-gestione operativa del servizio, sorta <strong>di</strong><br />
vero e proprio outsourc<strong>in</strong>g (sperimentato positivamente dalla Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano <strong>in</strong><br />
altri settori e previsto dallo stesso Decreto n. 179 all’art. 2.4).<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamo <strong>in</strong>fatti che le Camere <strong>di</strong> Commercio sono enti pubblici,<br />
capillarmente attivi su tutto il territorio, deputati ex lege alla gestione <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti<br />
arbitrali e conciliativi. La legge <strong>di</strong> riord<strong>in</strong>o degli enti camerali (legge n. 580 del 1993)<br />
annovera <strong>in</strong>fatti questo tipo <strong>di</strong> attività fra quelle “tipiche” svolte dalle riformate Camere <strong>di</strong><br />
Commercio, proprio <strong>in</strong> quanto enti <strong>di</strong> regolazione del mercato dotati delle caratteristiche<br />
<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabili per una corretta, equi<strong>di</strong>stante, neutrale e trasparente offerta agli operatori<br />
del mercato <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> arbitrato e <strong>di</strong> conciliazione.<br />
Tale funzione è stata peraltro riaffermata da una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti legislativi<br />
successivi alla legge n. 580 del 1993: dalla legge n. 481 del 1995 (istitutiva dell’Authority<br />
dell’Energia Elettrica e del Gas) alla legge n. 192 del 1998 <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> subfornitura, dalla<br />
legge n. 281 sempre del 1998 <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a dei <strong>di</strong>ritti dei consumatori alla legge n.<br />
135 del 2001 <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> turismo, dalla legge n. 129 del 2004 sul franchis<strong>in</strong>g f<strong>in</strong>o al più<br />
recente Decreto n. 5 del 2003 <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto societario (richiamato anche dal Decreto<br />
n. 179 <strong>di</strong> cui trattiamo oggi).<br />
19
Proprio con riferimento a tale richiamo (operato all’art. 2.4 del Decreto), la Consob<br />
ha oggi la possibilità <strong>di</strong> avvalersi <strong>di</strong> uno (o più) degli organismi iscritti nel registro previsto<br />
dall’art. 38, comma 2 del Decreto n. 5 del 2003, il quale annovera ovviamente <strong>di</strong>verse<br />
Camere <strong>di</strong> Commercio.<br />
A loro volta, gli operatori (<strong>in</strong>vestitori e <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari) avranno la possibilità, <strong>in</strong> attesa<br />
<strong>di</strong> veder emanati i relativi Regolamenti <strong>di</strong> attuazione e la piena (e conv<strong>in</strong>cente) operatività<br />
della Camera <strong>di</strong> Arbitrato e <strong>di</strong> Conciliazione Consob, <strong>di</strong> utilizzare i “normali” servizi offerti<br />
da organismi pubblici (come appunto le Camere <strong>di</strong> Commercio) e privati. Nulla <strong>in</strong>fatti vieta<br />
(e potrà <strong>in</strong> futuro vietare) che due operatori legati da un contratto “<strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento” (<strong>di</strong> cui<br />
all’art. 1, comma 1, lettera R del Decreto n. 58 del 1998) rimettano la soluzione <strong>di</strong> eventuali<br />
loro controversie ad un arbitrato, o ad una conciliazione, amm<strong>in</strong>istrato da una Camera<br />
Arbitrale <strong>di</strong>versa da quella presso la Consob, applicando la normale <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
comune dell’arbitrato e della conciliazione. Tale ipotesi è consentita - per la conciliazione <strong>in</strong><br />
modo espresso, per l’arbitrato implicitamente - dallo stesso Decreto n. 179, laddove prevede<br />
che l’istanza <strong>di</strong> conciliazione non possa essere presentata alla Camera <strong>di</strong> Conciliazione<br />
Consob qualora la lite sia già stata portata “all’esame <strong>di</strong> altro organismo <strong>di</strong> conciliazione”. (art.<br />
4.2 lett. A).<br />
7. Conclusione. – Gestire proce<strong>di</strong>menti arbitrali e <strong>di</strong> conciliazione (strumenti<br />
cosiddetti <strong>di</strong> ADR, Alternative Dispute Resolution) è senza dubbio attività complessa ed<br />
altamente tecnica anche sul piano organizzativo. Per questi motivi, l’arbitrato e la<br />
conciliazione richiedono un approccio professionale, qualificato e specializzato sia da parte<br />
degli arbitri e dei conciliatori, sia da parte dell’organismo chiamato ad amm<strong>in</strong>istrare la<br />
procedura. E’ qu<strong>in</strong><strong>di</strong> fondamentale poter contare, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong> modelli amm<strong>in</strong>istrati, su centri<br />
realmente <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrare il proce<strong>di</strong>mento con competenza, professionalità,<br />
imparzialità ed efficienza, attraverso un regolamento e grazie ad una struttura logistica e<br />
segretariale.<br />
Una scelta attenta e ponderata a favore dell’arbitrato o della conciliazione<br />
amm<strong>in</strong>istrata (come modalità organizzativa dei due strumenti) e <strong>di</strong> uno specifico Centro<br />
Arbitrale o <strong>di</strong> Conciliazione (come sistema <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> costi) può attribuire all’opzione<br />
“arbitrato” ovvero “conciliazione” un particolare, e spesso determ<strong>in</strong>ante, valore aggiunto.<br />
L’esperienza ultraventennale <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> ADR della Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano<br />
potrebbe rappresentare per la Consob un importante supporto tecnico complementare alla<br />
sua comprovata conoscenza del mercato e dei suoi operatori, fornendo un contributo<br />
decisivo per il successo dell’arbitrato e della conciliazione anche <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimenti.<br />
20
R<strong>in</strong>aldo Sali<br />
La nuova conciliazione <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria<br />
1. Premessa. – Premessa <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile del <strong>di</strong>scorso è riba<strong>di</strong>re il carattere<br />
volontario e non decisorio della conciliazione anche nella <strong>materia</strong><br />
dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria (d. lgs. 8 ottobre 2007 n. 179, più avanti<br />
decreto), che tratto <strong>in</strong> questa sede.<br />
Quando si parla <strong>di</strong> conciliazione ci si riferisce ad una procedura – <strong>in</strong><br />
questo caso: stragiu<strong>di</strong>ziale - caratterizzata dal più ampio grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>formalità,<br />
<strong>in</strong> cui il terzo tra le parti, il conciliatore, non valuta torti e ragioni e non decide<br />
nulla nel merito, bensì svolge un ruolo <strong>di</strong> facilitatore ed ausiliario delle parti<br />
nella risoluzione consensuale della loro controversia. La controversia sorge tra<br />
due parti, rimane nella loro <strong>di</strong>sponibilità e da loro – me<strong>di</strong>ante un trattamento <strong>di</strong><br />
omeopatia giuri<strong>di</strong>ca - deve essere risolta. Con l’aiuto, appunto, del conciliatore.<br />
Questo modello <strong>di</strong> conciliazione è confermato anche <strong>in</strong> <strong>materia</strong><br />
f<strong>in</strong>anziaria.<br />
Il decreto, dopo aver dato una def<strong>in</strong>izione piuttosto chiara <strong>di</strong> soggetti<br />
(art.1) ed oggetto (art.2.1) delle controversie <strong>di</strong> <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria,<br />
prevede che ad occuparsene sarà la Consob, con una nuova Camera <strong>di</strong><br />
conciliazione e arbitrato (più avanti, CCA Consob).<br />
Si tratterà dunque <strong>di</strong> conciliazioni e <strong>di</strong> arbitrati cosiddetti amm<strong>in</strong>istrati o<br />
istituzionali: sono così def<strong>in</strong>ibili quelle procedure caratterizzate, appunto, dalla<br />
presenza <strong>di</strong> un’istituzione che gestisce l’<strong>in</strong>tera procedura conciliativa e/o<br />
arbitrale.<br />
La parte strutturale-organizzativa relativa alla nuova CCA Consob è<br />
trattata all’art.2, commi 2-5, mentre la parte procedurale della conciliazione<br />
f<strong>in</strong>anziaria è prevista all’art.4.<br />
Occorre <strong>di</strong>re che il decreto, sia nella parte organizzativa sia nella parte<br />
procedurale, si limita a dare <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni generali, r<strong>in</strong>viando ad un regolamento<br />
attuativo che dovrà stabilire specifiche norme <strong>di</strong> funzionamento e <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>mento della nuova CCA Consob. Tale regolamento attuativo deve essere<br />
emanato dalla Consob entro un anno dall’entrata <strong>in</strong> vigore della legge (ossia<br />
entro il 14 novembre 2008).<br />
Analizzerò s<strong>in</strong>goli aspetti della <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a, evidenziandone sia i punti<br />
fermi sia alcune questioni aperte cui tenterò <strong>di</strong> dare risposta sulla base<br />
dell’esperienza pratica <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istratore della Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano,<br />
istituzione che da anni gestisce procedure conciliative (e arbitrali) tra imprese<br />
ovvero tra imprese e consumatori.<br />
21
2. Soggetti ed oggetto della conciliazione f<strong>in</strong>anziaria. – I soggetti della<br />
lite, def<strong>in</strong>iti all’art. 1 del decreto, sono:<br />
a) gli <strong>in</strong>vestitori-risparmiatori che possono essere sia persone fisiche sia<br />
giuri<strong>di</strong>che (<strong>di</strong>versi dai clienti professionali <strong>di</strong> cui all’articolo 6, commi<br />
2-qu<strong>in</strong>quies e 2-sexies, del d. lgs. 24 febbraio 1998 n.58, e successive<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni);<br />
b) gli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari ossia i “soggetti abilitati alla prestazione <strong>di</strong> servizi e<br />
attività <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento <strong>di</strong> cui all’art. 1, comma 1, lettera r), del d. lgs.<br />
24 febbraio 1998, n.58, e successive mo<strong>di</strong>ficazioni”. Si tratta delle<br />
imprese <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento, le SGR, le società <strong>di</strong> gestione armonizzate, le<br />
SICAV nonché gli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari f<strong>in</strong>anziari iscritti nell’elenco previsto<br />
dall’articolo 107 del T.U. bancario e le banche autorizzate all’esercizio<br />
dei servizi <strong>di</strong> <strong>in</strong>vestimento.<br />
L’oggetto della conciliazione amm<strong>in</strong>istrata dalla Consob pare altrettanto<br />
chiaramente <strong>in</strong><strong>di</strong>viduato e delimitato: le controversie tra <strong>in</strong>vestitori e<br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari relative alla violazione da parte <strong>di</strong> questi ultimi degli obblighi <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>formazione, correttezza e trasparenza.<br />
Ma se l’oggetto è ben def<strong>in</strong>ito mi pare tuttavia che si pongano un paio <strong>di</strong><br />
problemi <strong>in</strong>terpretativi. Il primo è il coord<strong>in</strong>amento tra il decreto che qui<br />
commentiamo e il d. lgs. n. 5/2003, ossia la parte processuale della riforma<br />
societaria. Come è noto, la riforma non si limita <strong>in</strong>fatti al campo societario<br />
classico (quello endosocietario). Il decreto n. 5/2003 è <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>titolato<br />
“Def<strong>in</strong>izione dei proce<strong>di</strong>menti <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto societario e <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria, nonché <strong>in</strong> <strong>materia</strong> bancaria e cre<strong>di</strong>tizia…”. E allora<br />
pare chiaro che se la conciliazione della CCA Consob troverà applicazione solo,<br />
come già detto, per le liti <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong> violazione degli obblighi <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione,<br />
correttezza e trasparenza da parte degli <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ari, fuori da tale ipotesi la<br />
conciliazione tra <strong>in</strong>vestitore e <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario troverà il proprio campo <strong>di</strong> gioco<br />
nella conciliazione del<strong>in</strong>eata dagli artt. 38-40 del decreto n. 5/2003.<br />
I maggiori dubbi riguardano quelle situazioni a conf<strong>in</strong>e <strong>in</strong> cui una s<strong>in</strong>gola<br />
controversia riguarderà violazioni specifiche degli obblighi sopra richiamati ma<br />
anche contestazioni relative a vari altri profili del rapporto tra risparmiatore e<br />
<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario. In quei casi è auspicabile, a beneficio dello stesso buon uso della<br />
conciliazione, un’applicazione meno formalistica possibile da parte degli<br />
organismi co<strong>in</strong>volti (Consob o altri organismi conciliativi societari; conciliatori e<br />
parti stesse) che consenta <strong>di</strong> risolvere tutti i profili del contenzioso <strong>in</strong> un’unica<br />
procedura, con risparmio <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> spese.<br />
Il secondo problema <strong>in</strong>terpretativo è capire se la conciliazione<br />
amm<strong>in</strong>istrata Consob (ovvero quella dell’organismo <strong>in</strong>caricato dalla CCA<br />
Consob con l’outsourc<strong>in</strong>g previsto all’art. 2.4 del decreto) debba considerarsi<br />
esclusiva nella <strong>materia</strong> che rientra nell’ambito <strong>di</strong> applicazione del decreto<br />
ovvero se si possa pensare, nella stessa <strong>materia</strong>, a conciliazioni <strong>di</strong>verse, affidate<br />
ad enti conciliativi <strong>di</strong>versi da Consob o a s<strong>in</strong>goli conciliatori. La risposta mi pare<br />
che debba andare nella seconda <strong>di</strong>rezione, verso la pluralità <strong>di</strong> <strong>in</strong>terventi, visto<br />
22
che l’art. 4.2, ravvisando un’ipotesi <strong>di</strong> improce<strong>di</strong>bilità della conciliazione<br />
Consob, parla manifestamente <strong>di</strong> controversia “già portata … all’esame <strong>di</strong> altro<br />
organismo <strong>di</strong> conciliazione”.<br />
3. La struttura organizzativa della conciliazione f<strong>in</strong>anziaria (la CCA<br />
Consob). – Come già si <strong>di</strong>ceva, è prevista una Camera <strong>di</strong> conciliazione e arbitrato<br />
presso Consob, istituita con risorse e strutture <strong>in</strong>terne <strong>in</strong><strong>di</strong>viduate dalla Consob<br />
stessa (art.2.2).<br />
In alternativa alla soluzione strutturale <strong>in</strong>terna è prevista una vera e<br />
propria esternalizzazione del servizio: la CCA Consob può decidere <strong>di</strong> avvalersi<br />
<strong>di</strong> organismi esterni per la gestione delle procedure conciliative. Può trattarsi,<br />
ritengo, <strong>di</strong> un outsourc<strong>in</strong>g totale o parziale: la CCA Consob potrebbe ben<br />
prevedere, ad esempio, <strong>di</strong> esternalizzare solo determ<strong>in</strong>ati tipi <strong>di</strong> controversie, ad<br />
esempio sulla base del valore economico ovvero operando un criterio<br />
geografico. Così come l’esternalizzazione delle procedure conciliative potrebbe<br />
riguardare uno ma anche più organismi contemporaneamente.<br />
Insomma, non mi pare si possano - almeno potenzialmente - vedere<br />
ostacoli a tali opzioni. Piuttosto è auspicabile che ne esca complessivamente un<br />
sistema efficiente e accessibile, evitando una moltiplicazione <strong>di</strong> organismi<br />
(magari pubblici, con relativi sprechi <strong>di</strong> risorse pubbliche) che si occup<strong>in</strong>o della<br />
stessa funzione.<br />
In<strong>di</strong>viduo tre limitazioni all’outsourc<strong>in</strong>g: la prima è che la designazione<br />
può avvenire solo per la conciliazione, non anche per l’arbitrato. Così si spiega il<br />
riferimento agli organismi conciliativi societari (che non sono necessariamente<br />
anche camere arbitrali) ma soprattutto così si legge chiaramente all’art. 2.4 del<br />
decreto (“la CCA (Consob) può avvalersi <strong>di</strong> organismi <strong>di</strong> conciliazione...”) e<br />
all’art. 4.8 <strong>in</strong> cui si stabilisce che il regolamento attuativo Consob determ<strong>in</strong>i “i<br />
criteri <strong>in</strong> base ai quali la CCA (Consob) può designare un <strong>di</strong>verso organismo <strong>di</strong><br />
conciliazione”.<br />
La seconda limitazione è che l’organismo prescelto sia iscritto al registro<br />
m<strong>in</strong>isteriale previsto dalla riforma societaria (art.38.2 del d. lgs. n.5/2003).<br />
La terza limitazione è che l’organismo prescelto, che evidentemente sarà<br />
munito <strong>di</strong> un proprio regolamento e <strong>di</strong> un proprio tariffario (altrimenti non<br />
potrebbe nemmeno stare <strong>in</strong> quell’elenco m<strong>in</strong>isteriale), gestisca - comunque - le<br />
controversie <strong>di</strong> <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria applicando il regolamento <strong>di</strong><br />
procedura e le <strong>in</strong>dennità (che saranno) stabilite con apposito regolamento dalla<br />
stessa Consob. Sotto questo profilo la normativa <strong>in</strong> esame genera qualche<br />
perplessità perché l’autonomia operativa dell’organismo prescelto verrebbe<br />
fortemente limitata. Una lettura correttiva potrebbe allora <strong>in</strong>terpretare il già<br />
richiamato art. 4.8 con cui si prevede che il regolamento attuativo determ<strong>in</strong>i “i<br />
criteri <strong>in</strong> base ai quali la CCA (Consob) può designare un <strong>di</strong>verso organismo”<br />
nel senso che lo stesso regolamento possa r<strong>in</strong>viare alle norme proce<strong>di</strong>mentali<br />
dell’organismo delegato, scelto proprio perchè <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> garantire i requisiti <strong>di</strong><br />
23
iservatezza, imparzialità, celerità e rispetto del contrad<strong>di</strong>ttorio richiamati come<br />
essenziali all’art. 4.3 del decreto.<br />
Il regolamento attuativo dovrà, dunque, sentito il parere della Banca<br />
d’Italia:<br />
- def<strong>in</strong>ire l’organizzazione della CCA Consob ovvero i criteri <strong>in</strong> base ai<br />
quali la stessa CCA Consob possa designare un <strong>di</strong>verso organismo<br />
conciliativo;<br />
- stabilire le norme dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> conciliazione (e arbitrato), con le<br />
tariffe e i compensi previsti per il conciliatore;<br />
- def<strong>in</strong>ire l’elenco dei conciliatori e degli arbitri della CCA Consob e<br />
stabilirne i requisiti <strong>di</strong> imparzialità e <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza, <strong>di</strong> professionalità e<br />
<strong>di</strong> onorabilità. Qui occorre <strong>di</strong>re che se gli ultimi due requisiti appaiono<br />
agevolmente o, meglio, oggettivamente determ<strong>in</strong>abili, i primi due<br />
requisiti sfuggono a una facile predeterm<strong>in</strong>azione e si decl<strong>in</strong>ano<br />
sempre più spesso alla luce del caso concreto (per def<strong>in</strong>ire un<br />
conciliatore o un arbitro <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente e imparziale serve verificarne la<br />
situazione e le relazioni rispetto a una specifica controversia e alle parti<br />
contendenti).<br />
Dovranno essere previsti i criteri <strong>di</strong> scelta del conciliatore o dell’arbitro<br />
per la s<strong>in</strong>gola controversia e forme <strong>di</strong> consultazione delle associazioni dei<br />
consumatori e delle categorie <strong>in</strong>teressate <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e alla formazione <strong>di</strong> tali<br />
elenchi. Andrà, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, promossa - e questa si segnala come novità nel campo<br />
dell’ADR - una presenza paritaria <strong>di</strong> donne e uom<strong>in</strong>i negli elenchi. Per i fans e<br />
per i detrattori delle quote garantite - rosa o <strong>di</strong> altro colore - vi è un nuovo<br />
s<strong>in</strong>golare campo <strong>di</strong> battaglia.<br />
In ogni caso, al <strong>di</strong> là delle s<strong>in</strong>gole previsioni del decreto, mi preme<br />
sottol<strong>in</strong>eare come la questione degli elenchi sia un nodo cruciale per l’opera <strong>di</strong><br />
un organismo <strong>di</strong> risoluzione dei conflitti. La tenuta degli elenchi è, da un lato,<br />
un fattore <strong>di</strong> trasparenza per un’istituzione, dall’altro lato, tuttavia, rischia <strong>di</strong><br />
irrigi<strong>di</strong>rne l’<strong>in</strong>tervento: la competenza altamente specifica e tecnica della s<strong>in</strong>gola<br />
controversia potrebbe richiedere esperienze e professionalità non <strong>in</strong>cluse negli<br />
elenchi. E dunque non avere elenchi può risultare più elastico per l’istituzione.<br />
Va anche detto che gestire un elenco <strong>di</strong> conciliatori e gestire un elenco <strong>di</strong><br />
arbitri risponde a logiche <strong>di</strong>verse. Il primo, quello dei conciliatori, può essere<br />
costituito <strong>in</strong> modo più l<strong>in</strong>eare poichè la competenza richiesta al conciliatore è<br />
una competenza metodologica, più organica e unitaria: il conciliatore è un<br />
esperto <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> composizione del conflitto e <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> avvic<strong>in</strong>amento<br />
delle posizioni delle parti. E questa competenza può essere oggetto <strong>di</strong> una<br />
formazione (e <strong>di</strong> una selezione) ben <strong>in</strong><strong>di</strong>viduata e delimitata. Più variegata è la<br />
competenza <strong>di</strong> merito degli arbitri: l’arbitro, oltre a conoscere il <strong>di</strong>ritto<br />
processuale dell’arbitrato, deve avere una profonda conoscenza della <strong>materia</strong><br />
oggetto del contendere. E tale competenza si costruisce, forse, <strong>in</strong> modo meno<br />
organico e circoscritto rispetto a quella del conciliatore.<br />
24
4. La procedura della conciliazione f<strong>in</strong>anziaria. – La <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a<br />
procedurale è contenuta nell’art. 4 del decreto. Sono anzitutto previste due<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>bilità dell’istanza <strong>di</strong> conciliazione davanti alla CCA<br />
Consob: la prima (art.4.2 lett.a) è che la medesima istanza non sia stata già<br />
presentata davanti ad altro organismo <strong>di</strong> conciliazione (non si precisa se iscritto<br />
al registro m<strong>in</strong>isteriale societario o meno) da parte dell’<strong>in</strong>vestitore-risparmiatore<br />
ovvero che lo stesso non abbia già aderito a quella stessa istanza presentata<br />
dall’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario. Come si vede, la scelta tra CCA Consob e altro organismo<br />
spetta sempre all’<strong>in</strong>vestitore.<br />
La seconda è che occorre che prima sia stato presentato un reclamo<br />
<strong>di</strong>retto nei confronti dell’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario (e questi abbia evidentemente risposto <strong>in</strong><br />
term<strong>in</strong>i ritenuti <strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfacenti dall’<strong>in</strong>vestitore) ovvero che siano trascorsi<br />
almeno 90 giorni senza che l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>ario abbia comunicato alcunché (“le<br />
proprie determ<strong>in</strong>azioni”) <strong>in</strong> risposta al reclamo.<br />
All’art. 4.4 si fa poi riferimento al fattore tempo, <strong>in</strong><strong>di</strong>viduando <strong>in</strong> 60 giorni<br />
dall’istanza il term<strong>in</strong>e massimo entro cui concludere il proce<strong>di</strong>mento. Il term<strong>in</strong>e<br />
mi pare del tutto congruo. Cito a questo proposito l’esperienza del Servizio <strong>di</strong><br />
Conciliazione della Camera Arbitrale <strong>di</strong> Milano che, ormai dal 1996, presenta<br />
come dato costante un tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 30-35 giorni per l’esperimento del<br />
tentativo e la conclusione del proce<strong>di</strong>mento. Tale dato è formato dai 10 giorni<br />
<strong>in</strong>iziali a <strong>di</strong>sposizione della controparte (la parte B) per aderire al tentativo <strong>di</strong><br />
conciliazione proposto dalla parte A (il proponente) e dai successivi 15-20 giorni<br />
entro i quali fissare la data per l’<strong>in</strong>contro <strong>di</strong> conciliazione che ha quasi sempre<br />
esito positivo (<strong>in</strong> circa il 90% dei casi), senza necessità <strong>di</strong> ulteriori <strong>in</strong>contri tra le<br />
parti.<br />
Si prevede poi, <strong>in</strong> generale, un forte richiamo all’esperienza procedurale,<br />
ancora debole e <strong>in</strong>iziale per la verità, della conciliazione societaria. All’art. 4.5 si<br />
fa <strong>in</strong>fatti r<strong>in</strong>vio a talune previsioni che riguardano la conciliazione societaria per<br />
applicarle anche alla conciliazione f<strong>in</strong>anziaria. Mi limito qui a sottol<strong>in</strong>eare il<br />
riferimento all’art. 39, commi 1 e 2, del d. lgs. 5/2003 e alle relative esenzioni<br />
fiscali dall’imposta <strong>di</strong> bollo sugli atti, documenti e provve<strong>di</strong>menti della<br />
conciliazione e dall’imposta <strong>di</strong> registro per i verbali <strong>di</strong> conciliazione (almeno<br />
entro il limite <strong>di</strong> 25.000 euro)<br />
Segnalo come particolarmente importante il riferimento all’art. 40.6 del<br />
decreto societario <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> efficacia v<strong>in</strong>colante della clausola conciliativa: se il<br />
giu<strong>di</strong>ce si troverà davanti ad una clausola <strong>di</strong> conciliazione presso la CCA<br />
Consob sospenderà il proce<strong>di</strong>mento pendente davanti a lui e r<strong>in</strong>vierà al<br />
tentativo <strong>di</strong> conciliazione davanti alla Consob stessa, fissando un term<strong>in</strong>e entro<br />
il quale presentare l’istanza. E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e va menzionato il r<strong>in</strong>vio all’art. 40.8 del<br />
decreto con il quale il verbale <strong>di</strong> conciliazione <strong>di</strong>viene titolo esecutivo.<br />
In tema <strong>di</strong> modalità conciliative della controversia l’art. 4.6 richiama poi<br />
espressamente la proposta del conciliatore come fattore <strong>di</strong> composizione. Tale<br />
proposta è una modalità procedurale ricorrente della conciliazione, peraltro<br />
25
accennata anche nel modello societario (lì, però, è semplicemente strumentale<br />
alla certificazione <strong>di</strong> un mancato accordo utilizzabile poi <strong>in</strong> sede giu<strong>di</strong>ziale). Il<br />
metodo del conciliatore è <strong>in</strong>fatti tra<strong>di</strong>zionalmente <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to <strong>in</strong> valutativo e<br />
facilitativo. Il primo prevede una partecipazione più <strong>in</strong>vasiva del conciliatore al<br />
processo compositivo: il conciliatore conclude il suo <strong>in</strong>tervento con una<br />
proposta rispetto alla quale, pur senza imposizioni, le parti sono chiamate a<br />
esprimersi. Il metodo facilitativo, <strong>in</strong>vece, esalta sempre il ruolo delle parti e<br />
assegna al conciliatore una funzione maieutica <strong>di</strong> ausilio alle stesse, senza<br />
sp<strong>in</strong>gersi ad una proposta da presentare loro.<br />
L’art. 4.6 richiama, <strong>di</strong>rei con buon equilibrio e con una prospettiva<br />
liberale, l’uso <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta <strong>di</strong> entrambi gli schemi dentro la conciliazione<br />
f<strong>in</strong>anziaria: “il conciliatore tiene conto dei criteri <strong>di</strong> cui all’articolo 3, comma 2<br />
(ndr: i criteri <strong>in</strong> base ai quali viene stabilito un eventuale <strong>in</strong>dennizzo a favore<br />
dell’<strong>in</strong>vestitore) nella proposta conciliativa. Le parti sono <strong>in</strong> ogni caso libere <strong>di</strong><br />
assumere autonome determ<strong>in</strong>azioni volontarie”.<br />
5. Conclusioni. – La conciliazione, <strong>in</strong> generale, non ha mai avuto grande<br />
fortuna nel nostro Paese. E questo per varie ragioni. Da un lato, la conciliazione<br />
giu<strong>di</strong>ziale è sempre stata vissuta dal giu<strong>di</strong>ce come un ulteriore automatismo<br />
procedurale <strong>di</strong> cui liberarsi velocemente: le sue potenzialità non sono mai state<br />
utilizzate a fondo nei tribunali. Ma anche come strumento stragiu<strong>di</strong>ziale la<br />
conciliazione ha sempre <strong>in</strong>contrato numerosi ostacoli.<br />
A livello normativo, ad esempio, la conciliazione non ha mai avuto<br />
trattamenti <strong>di</strong> particolare favore. Ci sono sempre stati, <strong>in</strong> tema <strong>di</strong> conciliazione,<br />
<strong>in</strong>terventi settoriali, parziali, <strong>in</strong>cidentali che non ne hanno favorito lo sviluppo<br />
armonico. Non sono dunque certo che <strong>in</strong>tervenire settorialmente moltiplicando<br />
le tipologie conciliative (cito solo le ultime: la conciliazione <strong>in</strong> <strong>materia</strong> <strong>di</strong><br />
subformitura, quella societaria, ora, appunto, l’<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>azione f<strong>in</strong>anziaria) sia<br />
la strada più l<strong>in</strong>eare. Soprattutto quando alle varie tipologie conciliative si<br />
attribuiscono qualità e caratteristiche <strong>di</strong> efficacia <strong>di</strong>fferenti.<br />
Piuttosto non c’è ancora oggi una <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>a generale – a <strong>di</strong>fferenza<br />
dell’arbitrato – che <strong>in</strong>quadri il fenomeno conciliativo e, senza irrigi<strong>di</strong>rlo, ne dìa<br />
un quadro def<strong>in</strong>itorio <strong>di</strong> <strong>in</strong>sieme, <strong>di</strong>ca come si deve svolgere e quali risultati <strong>in</strong><br />
term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> efficacia può comportare.<br />
Una legge quadro sulla conciliazione potrebbe aiutare la prospettiva <strong>di</strong><br />
una maggiore e più ord<strong>in</strong>ata sua <strong>di</strong>ffusione. Ma <strong>di</strong> certo non basterebbe. Quello<br />
che mi pare irr<strong>in</strong>unciabile è una crescita <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione e <strong>di</strong> conoscenza dello<br />
strumento presso i cittad<strong>in</strong>i, le imprese e i professionisti, capace <strong>di</strong> sottol<strong>in</strong>earne<br />
l’elemento <strong>di</strong> risparmio <strong>di</strong> tempi e costi e l’elemento <strong>di</strong> responsabilità delle parti<br />
nella costruzione <strong>di</strong> una giustizia più rispondente agli <strong>in</strong>teressi sottesi al caso<br />
concreto.<br />
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