Riclassificazione e Analisi di Bilancio.pdf - Liceo Norberto Rosa
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DISPENSA<br />
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO<br />
E BUSINESS DEVELOPMENT<br />
DOCENTE: NICOLA CALZAGHE
RICLASSIFICAZIONE E ANALISI DI BILANCIO<br />
1. L’analisi <strong>di</strong> bilancio: finalità e strumenti<br />
L’analisi <strong>di</strong> bilancio è una tecnica utilizzata per osservare e comprendere la gestione<br />
aziendale, attraverso l’esame dei dati riportati nel bilancio d’esercizio.<br />
Essa ha una duplice funzione: storica e prospettica.<br />
Ha una funzione storica in quanto consente <strong>di</strong> conoscere e giu<strong>di</strong>care la gestione passata;<br />
ha una funzione prospettica poiché fornisce informazioni utili per programmare la<br />
gestione, e quin<strong>di</strong> per prendere decisioni destinate ad influenzare il futuro dell’azienda.<br />
In quanto analisi storica essa è basata su un confronto dei dati dell’ultimo esercizio con<br />
quelli relativi ai passati esercizi, allo scopo <strong>di</strong> valutare i miglioramenti conseguiti e, sulla<br />
base <strong>di</strong> questi, decidere come l’azienda dovrà comportarsi nel periodo successivo 1 .<br />
L’analisi <strong>di</strong> bilancio viene anche detta “analisi economico-finanziaria” in quanto è tesa ad<br />
osservare la gestione aziendale nei suoi due aspetti fondamentali, l’aspetto economico e<br />
l’aspetto finanziario, con l’obiettivo <strong>di</strong> cogliere non solo i <strong>di</strong>versi aspetti della gestione,<br />
ma anche con l’intento <strong>di</strong> verificare l’esistenza dei relativi equilibri fra le due gestioni.<br />
In sostanza si può affermare che la gestione viene osservata sia dal punto <strong>di</strong> vista dei<br />
fabbisogni <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà (aspetto finanziario), sia da quello della corretta remunerazione<br />
del capitale e del rischio impren<strong>di</strong>toriale(aspetto economico).<br />
Questi due aspetti sono strettamente interconnessi : basti pensare, ad esempio, come la<br />
presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà finanziarie - come l’insufficiente <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorse liquide -<br />
può ingenerare ripercussioni sotto il profilo economico (ad es. limitare la realizzazione <strong>di</strong><br />
nuovi investimenti necessari a migliorare la produttività aziendale o la sua capacità <strong>di</strong><br />
innovare la gamma prodotti dell’azienda), <strong>di</strong>minuendo <strong>di</strong> fatto lo l’efficacia delle attività<br />
operative; oppure, si pensi ad una situazione <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività negativa che, protratta per<br />
<strong>di</strong>versi anni, può assottigliare notevolmente la <strong>di</strong>mensione del capitale <strong>di</strong> rischio (capitale<br />
netto), provocando maggiori <strong>di</strong>fficoltà nel reperimento <strong>di</strong> nuove fonti finanziarie.<br />
1 Carlo Caramiello, In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> bilancio, Giuffrè, Milano, 1993.<br />
2
Da questi esempi si comprende come nella gestione aziendale i problemi <strong>di</strong> tipo<br />
finanziario siano anche problemi <strong>di</strong> tipo economico, e viceversa.<br />
La bibliografia dei casi aziendali è ricca <strong>di</strong> aziende che nonostante i buoni livelli <strong>di</strong><br />
red<strong>di</strong>tività e la fase <strong>di</strong> sviluppo che attraversavano, sono riuscite a fallire per l’incapacità<br />
del management <strong>di</strong> operare una corretta pianificazione finanziaria degli investimenti.<br />
Sono situazione in cui l’azienda non si prepara a gestire correttamente il gap temporale<br />
che esiste tra la <strong>di</strong>namica finanziaria (tempi <strong>di</strong> restituzione dei prestiti contratti) e la<br />
<strong>di</strong>namica red<strong>di</strong>tuale (che <strong>di</strong>pende dalla lunghezza dei cicli produttivi, dal “time to<br />
market 2 ” e dalla potere contrattuale nella gestione del cre<strong>di</strong>to).<br />
Per questo motivo l’analisi della gestione deve essere orientata a valutare entrambi gli<br />
aspetti e a verificarne la sussistenza degli equilibri 3 .<br />
Nello svolgimento dell’analisi <strong>di</strong> bilancio ci si può avvalere, inoltre, <strong>di</strong> due tecniche<br />
<strong>di</strong>fferenti, tra loro complementari: l’analisi per in<strong>di</strong>ci e l’analisi per flussi.<br />
L’analisi per in<strong>di</strong>ci, si sviluppa attraverso comparazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> performance<br />
delle <strong>di</strong>verse attività aziendale. Gli in<strong>di</strong>ci sono solitamente dei rapporti (“ratios” in<br />
linguaggio anglossassone) che, mettendo a confronto due valori assoluti, hanno il grande<br />
vantaggio <strong>di</strong> relativizzare i dati <strong>di</strong> performance. Questo metodologia ci permette <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> valutazione comparabili sia con quelli <strong>di</strong> altre aziende <strong>di</strong> settore<br />
o sia con i risultati degli esercizi precedenti.<br />
Per meglio capire il concetto ricorriamo ad un esemplificazione numerica.<br />
La conoscenza del valore assoluto del red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> esercizio non è sufficiente a valutare le<br />
nostre capacità gestionali, soprattutto se noi amiamo la competizione e vogliamo sapere<br />
se siamo noi i più bravi del reame. L’informazione che abbiamo un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> 500.000<br />
mila euro, non ci aiuta a rispondere alla nostra domanda, se non la raffrontiamo con altri<br />
in<strong>di</strong>catori che ci permettano <strong>di</strong> creare una scala <strong>di</strong> valori comparabile. Molto più<br />
significativo sarebbe poter misurare il rapporto esistente tra il red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> esercizio ed il<br />
capitale investito nella gestione per ottenere tale risultato.<br />
2 Per Time to Market si intende il tempo che trascorre tra il momento in cui il prodotto è lavorato e il<br />
momento in cui esso è acquistato. Questo gap <strong>di</strong>pende principalmente da fattori <strong>di</strong> mercato e da capacità<br />
commerciali dell’azienda. Tanto più è lungo il canale <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta utilizzato, tanto più ad esempio aumenta il<br />
time to market. Così come esso è sicuramente più lungo per un azienda che lavoro a magazzino, rispetto ad<br />
un’altra che lavora su commessa.<br />
3 G. Ferrero, F. Dezzani, P. Pisoni, L. Puddu, Le analisi <strong>di</strong> bilancio - In<strong>di</strong>ci e flussi, Giuffrè, Milano, 1998.<br />
3
In questo modo, se il nostro capitale investito fosse <strong>di</strong> 10.000.000 <strong>di</strong> euro, noi potremmo<br />
<strong>di</strong>re che la nostra capacità è quella <strong>di</strong> ottenere, per effetto della gestione, una red<strong>di</strong>tività<br />
del 5% del nostro investimento.<br />
Il dato così strutturato, ci permette <strong>di</strong> confrontarci con contesti <strong>di</strong>versi, e possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
essere più bravi <strong>di</strong> coloro che, pur generando un red<strong>di</strong>to in valore assoluto <strong>di</strong> 700.000<br />
euro (quin<strong>di</strong> maggiore del nostro), hanno una red<strong>di</strong>tività del 3%, avendo dovuto investire<br />
nella propria azienda oltre 23.000.000 <strong>di</strong> euro.<br />
Se avessimo confrontato solo i valori assoluti, saremo sicuramente incorsi in un errore.<br />
L’esempio <strong>di</strong> cui sopra, può essere trasposto anche all’interno della nostra struttura, se<br />
avessimo necessità <strong>di</strong> confrontare il red<strong>di</strong>to della gestione corrente con quelle degli<br />
esercizi precedenti. Anche in questo caso, l’in<strong>di</strong>ce composto dal rapporto del red<strong>di</strong>to<br />
netto su capitale investito nel corso del medesimo esercizio renderebbe i valori dei <strong>di</strong>versi<br />
esercizi omogenei e <strong>di</strong> conseguenza comparabili.<br />
L’analisi per flussi, <strong>di</strong> cui faremo solo dei brevi cenni, è una analisi che ci aiuta a capire<br />
la <strong>di</strong>namica finanziaria e patrimoniale della nostra impresa .<br />
La sua utilità è quella <strong>di</strong> colmare una lacuna informativa del bilancio.<br />
Infatti, come ogni buon amministrativo sa bene, lo Stato Patrimoniale, fornisce una<br />
fotografia istantanea della consistenza Patrimoniale della nostra azienda e della<br />
composizione finanziaria del nostro indebitamento. Dalla sua lettura, nessun<br />
informazione può essere tratta sulle variazioni che il nostro patrimonio ha subito durante<br />
l’esercizio per effetto della gestione. Questo è possibile solo se noi confrontiamo ed<br />
elaboriamo i dati <strong>di</strong> stato patrimoniale registrati nei <strong>di</strong>versi momenti dell’anno.<br />
L’analisi per flussi, svolge questo prezioso compito, aumentando il bagaglio <strong>di</strong><br />
informazioni utili a valutare la gestione in tutte le sue sfaccettature.<br />
Essa ci aiuta, per esempio, a capire che forma finanziaria ha assunto il nostro utile. Molto<br />
spesso l’impren<strong>di</strong>tore si domanda come mai pur in presenza <strong>di</strong> un utile consistente<br />
l’azienda navighi in <strong>di</strong>fficoltà finanziarie.<br />
In realtà egli non è in grado <strong>di</strong> comprendere la <strong>di</strong>fferente <strong>di</strong>namica che esiste tra i flussi<br />
economici - dati dalla <strong>di</strong>fferenza tra i ricavi e i costi <strong>di</strong> “competenza” dell’esercizio - e i<br />
flussi finanziari che <strong>di</strong>pendono da esborsi finanziari <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong> esercizi futuri<br />
(investimenti), dalle politiche <strong>di</strong> gestione della liqui<strong>di</strong>tà (in parte determinate dalla<br />
<strong>di</strong>fferenza tra i tempi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> riscossione dei cre<strong>di</strong>ti e tempi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> pagamento dei<br />
4
fornitori) e dalla strutturazione temporale dell’indebitamento finanziario (utilizzo <strong>di</strong> fonti<br />
finanziamento a breve termine piuttosto che <strong>di</strong> finanziamenti a lungo).<br />
Nonostante l’utilità <strong>di</strong> questa analisi, per un principio <strong>di</strong> propedeuticità dell’argomento, in<br />
questa <strong>di</strong>spensa approfon<strong>di</strong>remo l’analisi per in<strong>di</strong>ci, rinviando i nostri lettori più<br />
interessati a approfon<strong>di</strong>re l’analisi per flussi, alla vasta letture presente in materia 4 .<br />
Come svilupperemo più approfon<strong>di</strong>tamente nel corso <strong>di</strong> questo capitolo, l’analisi per<br />
in<strong>di</strong>ci può servirsi <strong>di</strong> più meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> calcolo degli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong> equilibrio<br />
economico-finanzario. Principalmente possiamo <strong>di</strong>videre gli in<strong>di</strong>ci in due macroclassi:<br />
- i quozienti;<br />
- i margini.<br />
I primi, come abbiamo già detto, vengono utilizzati più frequentemente dei secon<strong>di</strong><br />
perché hanno il vantaggio <strong>di</strong> fornire dei valori relativi e, in quanto tali, si prestano<br />
maggiormente ad essere impiegati come termini <strong>di</strong> confronto; i secon<strong>di</strong>, detti anche<br />
in<strong>di</strong>ci-<strong>di</strong>fferenze, invece, forniscono valori assoluti, quin<strong>di</strong> vali<strong>di</strong> solamente in<br />
considerazione delle caratteristiche del contesto considerato, mentre risultano meno utili<br />
per effettuare confronti.<br />
Questo accento posto sulla possibilità <strong>di</strong> raffronto tra in<strong>di</strong>ci è dovuto al fatto che gli in<strong>di</strong>ci<br />
<strong>di</strong> bilancio assumono la loro piena ragion d’essere se utilizzati come termini <strong>di</strong> paragone,<br />
mentre non un significato limitato se considerati in sé e per sé. Essi, infatti, devono<br />
servire per effettuare dei confronti nel tempo o nello spazio. Nel primo caso (confronti<br />
nel tempo) si parla <strong>di</strong> effettuare un raffronto tra gli in<strong>di</strong>ci costruiti sui bilanci <strong>di</strong> un’unica<br />
azienda, riferiti a più anni consecutivi; in questo modo si può osservare l’evoluzione della<br />
gestione aziendale nel corso degli anni presi in esame, e acquisire elementi utili a<br />
pianificare (prevedere) percorsi <strong>di</strong> sviluppo. Infatti, possedere le serie storiche degli<br />
andamenti dei parametri critici <strong>di</strong> performance aziendale, aumenta significativamente le<br />
nostre capacità, <strong>di</strong> svolgere attraverso tecniche econometriche, <strong>di</strong> attuare delle previsioni<br />
atten<strong>di</strong>bili.<br />
4 Si veda in proposito: C. Caramiello, Il ren<strong>di</strong>conto finanziario, Giuffrè, Milano, 1993; G. Ferrero, F.<br />
Dezzani, P. Pisoni, L. Puddu, Le analisi <strong>di</strong> bilancio … op. cit.; P. Pratali, Le analisi economico-finanziarie<br />
della gestione, FrancoAngeli, Milano, 1996.<br />
5
Nel secondo caso (confronto nello spazio), vengono raffrontati gli in<strong>di</strong>ci relativi ai bilanci<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse aziende, in genere dello stesso settore, allo scopo <strong>di</strong> migliorare l’analisi dei<br />
contesti concorrenziali in cui l’aziende opera, e al fine <strong>di</strong> costruire strategie competitive<br />
che tengano in debita considerazione le performance, e quin<strong>di</strong> le capacità <strong>di</strong> reazione,<br />
della concorrenza.<br />
In conclusione, l’analisi <strong>di</strong> bilancio, quin<strong>di</strong>, perché sia in grado <strong>di</strong> fornire informazioni<br />
utili ad in<strong>di</strong>care gli andamenti <strong>di</strong> gestione, deve essere condotta sui bilanci riferiti a più<br />
anni consecutivi (almeno tre se possibile) e i risultati ottenuti confrontati con gli in<strong>di</strong>ci<br />
me<strong>di</strong> <strong>di</strong> settore, al fine <strong>di</strong> evidenziare le eventuali <strong>di</strong>vergenze tra la gestione aziendale e<br />
l’andamento me<strong>di</strong>o del settore <strong>di</strong> appartenenza 5 .<br />
In ogni caso, comunque venga condotta l’analisi e quali che siano i termini <strong>di</strong> paragone<br />
utilizzati, gli in<strong>di</strong>ci risultanti dai calcoli e dalle elaborazioni compiute, devono costituire il<br />
punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un processo volto all’in<strong>di</strong>viduazione e comprensione delle cause che<br />
hanno determinato i valori espressi dalla gestione.<br />
5 Gli in<strong>di</strong>ci me<strong>di</strong> <strong>di</strong> settore sono costruiti sulla me<strong>di</strong>a degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> bilancio rilevati su un campione<br />
rappresentativo, o sull’intera popolazione, <strong>di</strong> imprese appartenenti ad un determinato settore <strong>di</strong> attività. Tali<br />
in<strong>di</strong>ci possono essere trovati, per esempio, su riviste economiche, riviste specialistiche <strong>di</strong> settore, o<br />
nell’ambito delle ricerche effettuate da enti <strong>di</strong> ricerca, o <strong>di</strong> altro genere, come ISTAT, Camere <strong>di</strong> Commercio,<br />
ecc..<br />
6
2. Il bilancio d’esercizio<br />
Il bilancio d’esercizio è il documento redatto dalla contabilità generale al termine <strong>di</strong> ogni<br />
periodo amministrativo, e ha la finalità <strong>di</strong> rappresentare la situazione finanziaria e<br />
patrimoniale dell’azienda ed il risultato economico dell’esercizio.<br />
Il bilancio svolge due funzioni principali:<br />
da una parte, fornisce alla <strong>di</strong>rezione aziendale le informazioni circa l’andamento<br />
della gestione ed i suoi risultati perio<strong>di</strong>ci (funzione informativa interna);<br />
dall’altra, svolge una funzione informativa nei confronti <strong>di</strong> quei soggetti che a<br />
vario titolo (soci, banche, finanziatori, enti pubblici, ecc.) sono interessati agli<br />
andamenti <strong>di</strong> gestione (funzione informativa esterna).<br />
Il bilancio d’esercizio si compone <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi documenti, tra cui i principali (ai fini<br />
dell’analisi economico finanziaria) sono lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico.<br />
Lo Stato Patrimoniale rappresenta la “fotografia” del patrimonio aziendale, in quanto ha<br />
il compito <strong>di</strong> illustrarne la composizione quantitativa e qualitativa al termine del periodo<br />
amministrativo. Si parla <strong>di</strong> “fotografia” del patrimonio in quanto, proprio come una<br />
fotografia, fornisce una descrizione statica degli elementi patrimoniali in un dato istante<br />
della vita dell’azienda.<br />
Inoltre, la rappresentazione del patrimonio è qualitativa, in quanto vengono descritte la<br />
natura e le caratteristiche degli elementi che ne fanno parte (fabbricati, macchinari, merci,<br />
cre<strong>di</strong>ti, debiti, ecc.); ed è anche quantitativa poiché ne viene in<strong>di</strong>cata l’entità in termini <strong>di</strong><br />
valore monetario.<br />
Il Conto Economico, invece, illustra come il risultato economico d’esercizio si è venuto<br />
a formare durante il periodo amministrativo. In altre parole, descrive il modo in cui i<br />
componenti positivi e negativi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to (ricavi e costi <strong>di</strong> competenza dell’esercizio)<br />
hanno contribuito durante l’anno a determinare il risultato finale (utile o per<strong>di</strong>ta<br />
d’esercizio).<br />
Stato Patrimoniale e Conto Economico costituiscono insieme il resoconto della gestione<br />
aziendale, riassumendo il complesso delle operazioni poste in essere nell’esercizio <strong>di</strong><br />
riferimento.<br />
7
La struttura ed il contenuto che debbono presentare lo Stato Patrimoniale ed il Conto<br />
Economico sono dettati dal co<strong>di</strong>ce civile. In particolare, l’articolo 2423 ter stabilisce che<br />
“nello stato Patrimoniale e nel Conto Economico devono essere iscritte separatamente e<br />
nell’or<strong>di</strong>ne in<strong>di</strong>cato, le voci previste negli articoli 2424 e 2425”. Questi ultimi due articoli<br />
descrivono gli schemi che i due conti <strong>di</strong> bilancio devono seguire in modo rigido.<br />
Inoltre l’articolo 2423 ter in<strong>di</strong>ca come gli schemi dettati devono essere utilizzati; in<br />
particolare:<br />
- le voci precedute da numeri arabi (che sono le più analitiche) possono essere<br />
ulteriormente sud<strong>di</strong>vise, ma senza eliminare la voce complessiva e il suo importo;<br />
in altri casi possono essere raggruppate, ma soltanto se il loro importo è<br />
irrilevante ai fini della chiarezza del bilancio;<br />
- devono essere aggiunte altre voci nello schema <strong>di</strong> bilancio, qualora il loro<br />
contenuto non sia compreso in alcuna <strong>di</strong> quelle già previste;<br />
- la denominazione delle voci precedute da numeri arabi deve essere adattata<br />
quando lo esige la natura dell’attività esercitata;<br />
- per ogni voce dello stato patrimoniale e del conto economico deve essere in<strong>di</strong>cato<br />
anche l’importo relativo all’esercizio precedente (al fine <strong>di</strong> consentire il<br />
confronto tra gli ultimi due esercizi)<br />
- infine, sono vietati i compensi <strong>di</strong> partite.<br />
3. Il contenuto dello Stato Patrimoniale : schema civilistico<br />
Le voci iscritte nello Stato Patrimoniale seguono, secondo l’articolo 2424 del co<strong>di</strong>ce<br />
civile, lo schema sintetizzato nella seguente tabella:<br />
tab. 1<br />
A) Cre<strong>di</strong>ti verso soci<br />
B) Immobilizzazioni<br />
C) Attivo circolante<br />
D) Ratei e risconti attivi<br />
Attivo Passivo<br />
A) Patrimonio netto<br />
B) Fon<strong>di</strong> per rischi e oneri<br />
C) Trattamento <strong>di</strong> fine Rapporto <strong>di</strong> lavoro<br />
D) Debiti<br />
E) Ratei e risconti passivi<br />
8
Tale schema in<strong>di</strong>vidua i raggruppamenti principali dell’attivo e del passivo, i quali<br />
vengono contrad<strong>di</strong>stinti da lettere maiuscole.<br />
Relativamente all’attivo, la <strong>di</strong>stinzione principale riguarda le immobilizzazioni e l’attivo<br />
circolante.<br />
Il co<strong>di</strong>ce civile, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un criterio <strong>di</strong>stintivo tra gli elementi riconducibili a<br />
ciascuno dei due raggruppamenti, stabilisce che “gli elementi patrimoniali destinati ad<br />
essere utilizzati durevolmente (investimenti) devono essere iscritti tra le<br />
immobilizzazioni” 6 ; mentre, tra le attività circolanti andranno iscritte le voci riguardanti<br />
gli elementi del patrimonio non destinati ad un impiego durevole. Andranno cioè<br />
contemplate quelle voci che in “gergo gestionale” vengono definite “capitale circolante”<br />
perché descrivono le forme in cui il capitale investito si trasforma al fine <strong>di</strong> sostenere le<br />
spese correnti <strong>di</strong> gestione ( prestiti a clienti sotto forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>lazione, <strong>di</strong>sponibilità liquide<br />
per far fronte a “scadenze fiscali, restituzione <strong>di</strong> quote <strong>di</strong> prestiti, pagamento <strong>di</strong> utenze,<br />
canoni e stipen<strong>di</strong>, pagamenti per acquisti”, valore della merce magazzino in quanto<br />
patrimonio <strong>di</strong>sponibile per sostenere le attività commerciali e <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dell’azienda,<br />
valore delle materie prime e dei semilavorati per sostenere le attività produttive.)<br />
In sostanza, l’iscrizione degli elementi patrimoniali nei due raggruppamenti considerati<br />
segue il criterio della destinazione dello specifico elemento.<br />
Tra le <strong>di</strong>sposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale (art. 2424 bis), il co<strong>di</strong>ce<br />
civile stabilisce che “nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i ricavi <strong>di</strong><br />
competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi (ratei attivi), e i costi sostenuti<br />
entro la chiusura dell’esercizio, ma <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong> esercizi successivi” (risconti attivi);<br />
Si tratta anche in questo caso <strong>di</strong> salvaguardare il principio della competenza,<br />
riconoscendo i ratei e risconti attivi come cre<strong>di</strong>ti maturati nei confronti dell’esercizio<br />
successivo al pari dei cre<strong>di</strong>ti nei confronti dei clienti.<br />
Inoltre, sempre secondo quanto in<strong>di</strong>cato dal co<strong>di</strong>ce civile, le attività vanno iscritte al netto<br />
delle eventuali “rettifiche <strong>di</strong> valore”.<br />
Questo vale soprattutto per i beni <strong>di</strong> investimento a utilizzo pluriennale (macchine,<br />
impianti) il cui controvalore non va iscritto a “valore storico” (cioè al prezzo del bene al<br />
momento dell’acquisto) ma al valore reale o valore presunto <strong>di</strong> realizzo (inteso come<br />
6 Art. 2424 bis c.c.: Disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale.<br />
9
valore attuale che tiene conto della svalutazione del bene per effetto dell’uso e<br />
dell’obsolescenza tecnologica).<br />
Riportiamo a titolo esemplificativo lo schema principale dell’attivo previsto dal co<strong>di</strong>ce<br />
civile, per dare un idea puntuale della tipologie <strong>di</strong> conti incluse nelle macroaree riportate<br />
in tab.1.<br />
Tab. 2<br />
ATTIVO<br />
A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI, CON SEPARATA INDICAZIONE DELLA<br />
PARTE GIÀ RICHIAMATA<br />
B) IMMOBILIZZAZIONI:<br />
I. Immobilizzazioni immateriali:<br />
1) Costi <strong>di</strong> impianto e <strong>di</strong> ampliamento;<br />
2) costi <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> pubblicità;<br />
3) <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> brevetto industriale e <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> utilizzazione delle opere dell’ingegno;<br />
4) concessioni, licenze, marchi e <strong>di</strong>ritti simili;<br />
5) avviamento;<br />
6) immobilizzazioni in corso e acconti;<br />
7) altre.<br />
TOTALE<br />
II. Immobilizzazioni materiali:<br />
1) terreni e fabbricati;<br />
2) impianti e macchinario;<br />
3) attrezzature industriali e commerciali<br />
4) altri beni;<br />
5) immobilizzazioni in corso e acconti.<br />
TOTALE<br />
III. Immobilizzazioni finanziarie, con separata in<strong>di</strong>cazione, per ciascuna voce dei cre<strong>di</strong>ti,<br />
degli importi esigibili entro l’esercizio successivo:<br />
1) partecipazioni in:<br />
a) imprese controllate;<br />
b) imprese collegate;<br />
c) imprese controllanti;<br />
d) altre imprese;<br />
2) cre<strong>di</strong>ti:<br />
a) verso imprese controllate;<br />
b) verso imprese collegate;<br />
c) verso controllanti;<br />
d) verso altri;<br />
3) altri titoli;<br />
4) azioni proprie, con in<strong>di</strong>cazione anche del valore nominale complessivo.<br />
TOTALE<br />
TOTALE IMMOBILIZZAZIONI (B)<br />
C) ATTIVO CIRCOLANTE:<br />
I. Rimanenze:<br />
1) materie prime, sussi<strong>di</strong>arie e <strong>di</strong> consumo;<br />
2) prodotti in corso <strong>di</strong> lavorazione e semilavorati;<br />
3) lavori in corso su or<strong>di</strong>nazione;<br />
4) prodotti finiti e merci;<br />
10
5) acconti.<br />
TOTALE<br />
II. Cre<strong>di</strong>ti, con separata in<strong>di</strong>cazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre<br />
l’esercizio successivo:<br />
1) Verso clienti;<br />
2) verso imprese controllate;<br />
3) verso imprese collegate;<br />
4) verso controllanti;<br />
5) verso altri.<br />
TOTALE<br />
III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:<br />
1) partecipazioni in imprese controllate;<br />
2) partecipazioni in imprese collegate;<br />
3) partecipazioni in imprese controllanti;<br />
4) altre partecipazioni;<br />
5) azioni proprie, con in<strong>di</strong>cazione anche del valore nominale complessivo;<br />
6) altri titoli.<br />
TOTALE<br />
IV. Disponibilità liquide:<br />
1) Depositi bancari e postali;<br />
2) assegni;<br />
3) danaro e valori in cassa.<br />
TOTALE<br />
TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE (C)<br />
D) RATEI E RISCONTI, CON SEPARATA INDICAZIONE DEL DISAGGIO SU PRESTITI<br />
In merito al passivo, la <strong>di</strong>stinzione principale viene fatta tra capitale netto, fon<strong>di</strong> rischi ed<br />
oneri, debiti. Tali raggruppamenti vengono <strong>di</strong>stinti in base all’origine dei mezzi finanziari<br />
utilizzati per acquisire il capitale investito o attivo patrimoniale, e in particolare a seconda<br />
che si tratti <strong>di</strong> mezzi propri o mezzi <strong>di</strong> terzi.<br />
La grande <strong>di</strong>stinzione è quin<strong>di</strong> tra il capitale <strong>di</strong> finanziamento apportato dai soci sotto<br />
forma <strong>di</strong> conferimenti o <strong>di</strong> accantonamento a riserva degli utili maturati nei <strong>di</strong>versi<br />
esercizi, e il capitale <strong>di</strong> finanziamento apportato dai terzi, con particolare evidenza dei<br />
finanziamenti apportati dai lavoratori sotto forma <strong>di</strong> “Fondo <strong>di</strong> Trattamento <strong>di</strong> Fine<br />
Rapporto” e<br />
Anche in questo caso, sempre per rispettare il principio della competenza “nella voce<br />
ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi <strong>di</strong> competenza dell’esercizio esigibili<br />
in esercizi successivi (ratei passivi) e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio<br />
ma <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong> esercizi successivi” (risconti passivi). Essi rappresentano <strong>di</strong> fatto,<br />
una forma <strong>di</strong> debito <strong>di</strong> finanziamento che l’esercizio in corso ha nei confronti degli<br />
esercizi futuri.<br />
11
Lo schema civilistico adottato per il passivo dello stato patrimoniale è riportato in tabella<br />
3.<br />
Tab. 3<br />
PASSIVO<br />
A) PATRIMONIO NETTO:<br />
I. Capitale<br />
II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni<br />
III. Riserve <strong>di</strong> rivalutazione<br />
IV. Riserva legale<br />
V. Riserva per azioni proprie in portafoglio<br />
VI. Riserve statutarie<br />
VII. Altre riserve, <strong>di</strong>stintamente in<strong>di</strong>cate<br />
VIII. Utili (per<strong>di</strong>te) portati a nuovo<br />
IX. Utile (per<strong>di</strong>ta) dell’esercizio<br />
TOTALE<br />
B) FONDI PER RISCHI E ONERI:<br />
1) per trattamento <strong>di</strong> quiescenza e obblighi simili;<br />
2) per imposte;<br />
3) altri.<br />
TOTALE<br />
C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO<br />
D) DEBITI, CON SEPARATA INDICAZIONE, PER CIASCUNA VOCE, DEGLI IMPORTI ESIGIBILI OLTRE<br />
L’ESERCIZIO SUCCESSIVO:<br />
1) obbligazioni;<br />
2) obbligazioni convertibili;<br />
3) debiti verso banche;<br />
4) debiti verso altri finanziatori;<br />
5) acconti;<br />
6) debiti verso fornitori;<br />
7) debiti rappresentati da titoli <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to;<br />
8) debiti verso imprese controllate;<br />
9) debiti verso imprese collegate;<br />
10) debiti verso controllanti;<br />
11) debiti tributari;<br />
12) debiti verso istituti <strong>di</strong> previdenza e <strong>di</strong> sicurezza sociale;<br />
13) altri debiti.<br />
TOTALE<br />
E) RATEI E RISCONTI CON SEPARATA INDICAZIONE DELL’AGGIO SU PRESTITI<br />
12
4. Il contenuto del Conto Economico: : schema civilistico<br />
Il co<strong>di</strong>ce civile (art. 2425) in<strong>di</strong>ca le voci che devono essere inserite nel Conto Economico<br />
secondo lo schema sintetizzato in tabella 4. Anche in questo caso, come per lo Stato<br />
Patrimoniale, il legislatore interviene per far si che il bilancio dell’azienda risponda a<br />
criteri <strong>di</strong> leggibilità e trasparenza al fine <strong>di</strong> permettere a terzi, siano essi finanziatori,<br />
fornitori, clienti o soci potenziali, <strong>di</strong> valutare la consistenza patrimoniale, il grado <strong>di</strong><br />
solvibilità e la capacità <strong>di</strong> produrre red<strong>di</strong>to della stessa.<br />
La struttura <strong>di</strong> Conto Economico (C.E.) illustrata dal co<strong>di</strong>ce adotta la classificazione dei<br />
costi per natura, unitamente alla forma espositiva scalare.<br />
Tale forma espositiva ha il pregio <strong>di</strong> fornire una serie <strong>di</strong> risultati parziali <strong>di</strong> notevole<br />
valore informativo.<br />
tab. 4<br />
A) Valore della produzione<br />
B) Costi della produzione<br />
Differenza tra valore e costi della produzione<br />
C) Proventi ed oneri finanziari<br />
D) Rettifiche <strong>di</strong> valore <strong>di</strong> attività finanziarie<br />
E) Proventi ed oneri straor<strong>di</strong>nari<br />
Risultato prima delle imposte<br />
Imposte sul red<strong>di</strong>to<br />
Utile (per<strong>di</strong>ta) dell’esercizio<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
…………………..<br />
Il primo risultato parziale previsto nello schema dettato dal co<strong>di</strong>ce civile è costituito dalla<br />
<strong>di</strong>fferenza tra valore e costi della produzione, che rappresenta il risultato ottenuto dalla<br />
gestione senza considerare né i componenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to derivanti dalle gestioni finanziaria<br />
e straor<strong>di</strong>naria, né le imposte sul red<strong>di</strong>to dell’esercizio.<br />
Il secondo risultato parziale è rappresentato dal risultato prima delle imposte, che include<br />
tutti i componenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to derivanti dall’intera gestione aziendale, ad esclusione delle<br />
sole imposte sul red<strong>di</strong>to.<br />
Ed infine, l’utile (per<strong>di</strong>ta) dell’esercizio che rappresenta il risultato netto finale, e che<br />
viene anche iscritto nello Stato Patrimoniale tra le voci del patrimonio netto, in quanto<br />
13
valore <strong>di</strong> remunerazione del capitale investito dai soci per aver sopportato il rischio <strong>di</strong><br />
impresa.<br />
Le in<strong>di</strong>cazioni che il co<strong>di</strong>ce civile fornisce riguardo al comportamento da adottare in<br />
relazione a determinate voci in esso contenute sono principalmente due:<br />
- i ricavi e i proventi, i costi e gli oneri devono essere in<strong>di</strong>cati al netto dei resi,<br />
degli sconti, abbuoni e premi, nonché delle imposte <strong>di</strong>rettamente connesse con la<br />
compraven<strong>di</strong>ta dei prodotti e la prestazione dei servizi;<br />
- i contributi in conto esercizio (finanziamenti Comunitari, Nazionali e Regionali<br />
finalizzati ad abbattere i costi <strong>di</strong> gestione) devono essere imputati alla voce “altri<br />
ricavi e proventi”.<br />
Lo schema adottato dal legislatore italiano per il conto economico in recepimento della<br />
cosiddetta IV Direttiva CE, che lo rende confrontabile a livello Comunitario è riportato in<br />
tabella 5.<br />
Tab. 5<br />
CONTO ECONOMICO<br />
A) Valore della produzione<br />
1) ricavi delle ven<strong>di</strong>te e delle prestazioni …<br />
2) variazioni delle rimanenze <strong>di</strong> prodotti in corso <strong>di</strong> lavorazione,<br />
…<br />
semilavorati e finiti<br />
3) variazione dei lavori in corso su or<strong>di</strong>nazione …<br />
4) incrementi <strong>di</strong> immobilizzazioni per lavori interni …<br />
5) altri ricavi e proventi, con separata in<strong>di</strong>cazione dei contributi in conto<br />
esercizio<br />
…<br />
Totale …<br />
B) Costi della produzione<br />
6) per materie prime, sussi<strong>di</strong>arie, <strong>di</strong> consumo e <strong>di</strong> merci …<br />
7) per servizi …<br />
8) per go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> terzi …<br />
9) per il personale …<br />
a) salari e stipen<strong>di</strong> …<br />
b) oneri sociali …<br />
c) trattamento <strong>di</strong> fine rapporto …<br />
d) trattamento <strong>di</strong> quiescenza e simili …<br />
e) altri costi …<br />
10) ammortamenti e svalutazioni …<br />
a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali …<br />
b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali …<br />
c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni …<br />
d) svalutazione dei cre<strong>di</strong>ti compresi all’attivo circolante e delle <strong>di</strong>sponibilità<br />
liquide<br />
…<br />
14
11) variazioni delle rimanenze <strong>di</strong> materie prime, sussi<strong>di</strong>arie, <strong>di</strong> consumo e<br />
merci<br />
…<br />
12) accantonamenti per rischi …<br />
13) altri accantonamenti …<br />
14) oneri <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> gestione …<br />
Totale …<br />
Differenza tra valore e costi della produzione (A - B) …<br />
C) Proventi e oneri finanziari<br />
15) proventi da partecipazioni, con separata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> quelli relativi<br />
ad imprese controllate e collegate<br />
…<br />
16) altri proventi finanziari …<br />
a) da cre<strong>di</strong>ti iscritti nelle immobilizzazioni, con separata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
quelli da imprese controllate e collegate e <strong>di</strong> quelli da controllanti<br />
…<br />
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono<br />
partecipazioni<br />
…<br />
c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni …<br />
d) proventi <strong>di</strong>versi dai precedenti, con separata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> quelli da<br />
imprese controllate e collegate e <strong>di</strong> quelli da controllanti<br />
…<br />
17) interessi e altri oneri finanziari, con separata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> quelli<br />
verso imprese controllate e collegate e verso controllanti<br />
(…)<br />
Totale (15 + 16 - 17) …<br />
D) Rettifiche <strong>di</strong> valore <strong>di</strong> attività finanziarie<br />
18) rivalutazioni …<br />
a) <strong>di</strong> partecipazioni …<br />
b) <strong>di</strong> immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni …<br />
c) <strong>di</strong> titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni …<br />
19) svalutazioni (…)<br />
a) <strong>di</strong> partecipazioni (…)<br />
b) <strong>di</strong> immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni (…)<br />
c) <strong>di</strong> titoli iscritti all’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni (…)<br />
Totale delle rettifiche (18 - 19) …<br />
E) Proventi e oneri straor<strong>di</strong>nari<br />
20) proventi, con separata in<strong>di</strong>cazione delle plusvalenze da alienazioni i<br />
cui ricavi non sono iscrivibili al n. 5)<br />
21) oneri, con separata in<strong>di</strong>cazione delle minusvalenze da alienazioni i cui<br />
effetti contabili non sono iscrivibili al n. 14), e delle imposte relative a<br />
esercizi precedenti<br />
(…)<br />
Totale delle partite straor<strong>di</strong>narie (20 - 21) …<br />
Risultato prima delle imposte (A - B +/- C +/- D +/- E) …<br />
22) imposte sul red<strong>di</strong>to dell’esercizio (…)<br />
Utile (per<strong>di</strong>ta) dell’esercizio …<br />
…<br />
15
5. Limiti del bilancio civile ai fini dell’analisi <strong>di</strong> gestione: la riclassificazione.<br />
La struttura ed il contenuto del bilancio, così come dettati dal co<strong>di</strong>ce civile, hanno<br />
l’obiettivo principale <strong>di</strong> rendere conto della gestione aziendale, relativamente ad un<br />
determinato periodo amministrativo, nei confronti <strong>di</strong> quanti, soprattutto all’esterno<br />
dell’azienda, siano interessati ad averne informazione (banche, finanziatori, enti pubblici,<br />
ecc.); e a tale scopo il bilancio civile è idoneo.<br />
La struttura dettata dal co<strong>di</strong>ce civile non è idonea, invece, a consentire l’analisi più<br />
analitica dei fattori critici che hanno contribuito al raggiungimento del risultato finale <strong>di</strong><br />
gestione. Pertanto, <strong>di</strong>venta necessario compiere una operazione <strong>di</strong> “ristrutturazione del<br />
bilancio” per conferirgli una nuova struttura, finalizzata all’analisi della gestione. Tale<br />
operazione è denominata riclassificazione del bilancio 7 .<br />
La riclassificazione del bilancio viene compiuta mo<strong>di</strong>ficando con gli opportuni criteri<br />
(che verranno descritti nei paragrafi successivi) la posizione delle voci che compongono<br />
lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico, allo scopo <strong>di</strong> ottenere delle classi <strong>di</strong> valori<br />
<strong>di</strong> bilancio sulle quali sia possibile impostare l’analisi per in<strong>di</strong>ci, e che abbiano la capacità<br />
<strong>di</strong> descrivere il patrimonio e la gestione aziendale in modo più coerente con le esigenze<br />
della Direzione Aziendale, cioè ottenere le informazioni necessarie per supportare quelle<br />
decisioni che hanno maggiore impatto sul futuro dell’azienda.<br />
Nonostante la riclassificazione dello Stato Patrimoniale aumenti la leggibilità a fini<br />
gestionali dei dati presentati nella struttura prevista dal Co<strong>di</strong>ce Civile, è forse la<br />
riclassificazione dei dati contenuti nel Conto Economico, quella che contribuisce<br />
maggiormente all’arricchimento del nostro sistema informativo interno.<br />
Quest’ultima, attraverso un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>saggregazione dei dati economici e <strong>di</strong> un<br />
riaccorpamento degli stessi secondo logiche coerenti con l’archittetura organizzativa<br />
prescelta dalla Direzione, rende <strong>di</strong>sponibili informazioni utili a comprendere il contributo<br />
che le <strong>di</strong>verse attività o processi interni e ed esterni (<strong>di</strong> mercato) hanno apportato alla<br />
formazione del red<strong>di</strong>to complessivo dell’esercizio.<br />
Nei paragrafi successivi, introdurremo le varie modalità <strong>di</strong> riclassificazione <strong>di</strong> un<br />
bilancio, evidenziandone le <strong>di</strong>fferenze con il prospetto informativo previsto dalla<br />
normativa civilistica. Di seguito analizzeremo i principali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> analisi del<br />
7 Carlo Caramiello, In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> bilancio … op. cit..<br />
16
iclassificato, per evidenziarne il valore informativo rispetto alla misurazione dei<br />
principali in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> performance aziendali.<br />
17
3. La riclassificazione dello Stato Patrimoniale<br />
L’operazione <strong>di</strong> riclassificazione dello Stato Patrimoniale viene svolta allo scopo <strong>di</strong><br />
evidenziare la struttura finanziaria dell’azienda, ossia il modo in cui si compongono e si<br />
rapportano tra loro gli impieghi <strong>di</strong> capitale, o investimenti, e le fonti <strong>di</strong> finanziamento.<br />
L’analisi della struttura finanziaria consentirà poi <strong>di</strong> verificare l’esistenza o meno<br />
dell’equilibrio finanziario della gestione.<br />
Gli impieghi <strong>di</strong> capitale, corrispondenti al totale dell’attivo <strong>di</strong> Stato Patrimoniale,<br />
rappresentano il fabbisogno finanziario dell’azienda in un dato momento (es. al 31/12);<br />
mentre le fonti <strong>di</strong> finanziamento, corrispondenti al passivo, rappresentano i mezzi <strong>di</strong><br />
copertura <strong>di</strong> quel fabbisogno.<br />
Per consentire il raffronto tra impieghi e fonti, e valutare l’adeguatezza dei mezzi <strong>di</strong><br />
copertura rispetto ai fabbisogni finanziari, <strong>di</strong>venta necessario riclassificare le voci dello<br />
Stato Patrimoniale <strong>di</strong>stinguendo gli elementi dell’attivo e del passivo in base ad un<br />
criterio temporale. Come si è già potuto vedere nel capitolo precedente, si <strong>di</strong>stingueranno<br />
gli impieghi in base alla loro liqui<strong>di</strong>tà o liquidabilità (cioè al tempo loro necessario per<br />
realizzarsi in moneta liquida), e le fonti in base alla loro esigibilità (ossia al tempo loro<br />
necessario per giungere a scadenza ed essere rimborsate).<br />
Per cui si avrà:<br />
da una parte, attività correnti (o circolanti) e attività consolidate (o fisse, o<br />
immobilizzate);<br />
e dall’altra, passività correnti, passività fisse (o consolidate) e capitale netto.<br />
La figura 1 descrive a gran<strong>di</strong> linee lo schema che lo Stato Patrimoniale riclassificato<br />
dovrà assumere per mettere in evidenza la struttura finanziaria aziendale.<br />
Tale schema espone le <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> valori secondo il criterio <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà/esigibilità<br />
decrescente 8 (cioè dalle voci più liquide o esigibili a quelle che lo sono <strong>di</strong> meno); allo<br />
stesso tempo, lo schema evidenzia la <strong>di</strong>stinzione tra le fonti interne, rappresentate dal<br />
capitale proprio, e le fonti esterne, rappresentate dal capitale dei terzi.<br />
8 Il criterio della liqui<strong>di</strong>tà/esigibilità può essere usato sia in senso crescente (or<strong>di</strong>nando le voci dalla meno<br />
liquida o esigibile alla più liquida o esigibile) oppure in senso decrescente (dalla più liquida/esigibile alla<br />
meno liquida/esigibile).<br />
18
fig. 1<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
3.1 La riclassificazione dell’attivo<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
PASSIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
CAPITALE<br />
NETTO<br />
Capitale <strong>di</strong> Terzi<br />
(o Fonti esterne)<br />
Capitale Proprio (o<br />
Fonti interne)<br />
La gestione aziendale, osservata sotto l’aspetto finanziario, si svolge in un continuo<br />
sistema <strong>di</strong> flussi monetari in entrata e in uscita, determinati dalle operazioni <strong>di</strong> riscossione<br />
e pagamento <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti e debiti commerciali, e dall’ottenimento e rimborso <strong>di</strong><br />
finanziamenti. Pertanto l’azienda, nel normale svolgimento della propria attività,<br />
necessita <strong>di</strong> mezzi finanziari da destinare alla copertura del fabbisogno derivante dal<br />
susseguirsi delle operazioni <strong>di</strong> gestione (per le quali è necessario realizzare investimenti e<br />
sostenerne i costi). Tali mezzi <strong>di</strong> copertura vengono, in parte, generati dalla gestione, e<br />
per il resto provengono dai finanziamenti esterni.<br />
Il fabbisogno finanziario si viene a formare perché gli investimenti ed i costi (da cui<br />
derivano uscite monetarie) precedono in senso temporale i ricavi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta (che<br />
determinano le entrate monetarie).<br />
Il fabbisogno rappresenta quin<strong>di</strong> l’ammontare dei mezzi finanziari <strong>di</strong> cui l’azienda deve<br />
<strong>di</strong>sporre in un dato momento per garantire lo svolgimento della gestione.<br />
In questo senso il fabbisogno coincide con l’ammontare degli impieghi (o investimenti in<br />
corso), cioè con la somma delle attività reali (beni materiali e immateriali) e delle attività<br />
19
finanziarie (o mezzi finanziari: cre<strong>di</strong>ti, liqui<strong>di</strong>tà, ecc.) presenti nello Stato Patrimoniale<br />
dell’azienda 9 .<br />
Lo Stato Patrimoniale fornisce la misura del fabbisogno in un determinato istante della<br />
vita dell’azienda (31/12), ma lo stesso fabbisogno muta continuamente per effetto delle<br />
operazioni <strong>di</strong> gestione. Diventa perciò importante, in<strong>di</strong>viduare quale parte del fabbisogno<br />
finanziario descritto dal bilancio è qualificabile come durevole (o <strong>di</strong> lungo periodo), e<br />
quale invece deve essere considerata <strong>di</strong> breve periodo, in quanto quest’ultima sarà<br />
soggetta (nel breve periodo) a variazioni del suo ammontare determinate dalle operazioni<br />
<strong>di</strong> gestione 10 .<br />
La quota <strong>di</strong> fabbisogno considerata durevole è rappresentata dalle attività consolidate,<br />
cioè dalle immobilizzazioni (materiali, immateriali e finanziarie) e da tutte quelle voci<br />
dell’attivo <strong>di</strong> Stato Patrimoniale destinati a rendersi <strong>di</strong>sponibile in forma liquida nel lungo<br />
periodo (cauzioni, cre<strong>di</strong>ti verso clienti con scadenza oltre l’anno, partecipazioni azionarie<br />
o obbligazionarie, cre<strong>di</strong>ti in contenzioso ecc.).<br />
I rimanenti valori dell’attivo invece costituiscono la parte <strong>di</strong> fabbisogno finanziario<br />
soggetta a mutare nel breve periodo, e sono rappresentati dalle attività correnti.<br />
In definitiva la riclassificazione dell’attivo patrimoniale seguirà il criterio <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà<br />
decrescente, <strong>di</strong>stinguendo:<br />
attività correnti:<br />
o liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate,<br />
o liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite,<br />
o rimanenze;<br />
attività consolidate:<br />
o immobilizzazioni materiali,<br />
o immobilizzazioni immateriali,<br />
o immobilizzazioni finanziarie.<br />
La <strong>di</strong>stinzione tra gli elementi che andranno a costituire le due macro-componenti<br />
dell’attivo riclassificato si basa esclusivamente sul criterio <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà, prescindendo dalla<br />
9 I. Facchinetti, Le analisi <strong>di</strong> bilancio. Logica e metodologia delle analisi per margini, in<strong>di</strong>ci e flussi per la<br />
conoscenza della realtà aziendale, Il Sole 24 ORE, Milano, 2000.<br />
10 I. Facchinetti, Le analisi <strong>di</strong> bilancio … op. cit..<br />
20
terminologia impiegata per denominare le voci; per essere più chiari, pren<strong>di</strong>amo ad<br />
esempio il raggruppamento “C) attivo circolante” in<strong>di</strong>viduato dallo schema civilistico (v.<br />
tab 6), il quale non coinciderà col raggruppamento “attività correnti” (o circolanti) del<br />
riclassificato, in quanto nella classe <strong>di</strong> voci in<strong>di</strong>viduata dal co<strong>di</strong>ce civile sono compresi<br />
anche valori destinati a realizzarsi in moneta solo nel lungo periodo (ad esempio, cre<strong>di</strong>ti<br />
verso clienti con scadenza oltre l’anno); inoltre, nell’attivo corrente riclassificato<br />
dovranno essere inserite anche alcune voci facenti parte delle “immobilizzazioni” dello<br />
schema civilistico (ad esempio, le immobilizzazioni finanziarie che si realizzeranno in<br />
forma liquida entro l’anno).<br />
La tabella 6 illustra il passaggio dallo schema dettato dal co<strong>di</strong>ce civile all’attivo<br />
riclassificato, in<strong>di</strong>viduando la nuova posizione che le voci dovranno assumere.<br />
Nel compiere la riclassificazione si dovranno <strong>di</strong>stinguere le due parti e inserirle nei nuovi<br />
raggruppamenti <strong>di</strong> valori.<br />
tab. 6<br />
Schema civilistico Attivo riclassificato<br />
A) CREDITI VERSO SOCI, CON SEPARATA<br />
INDICAZIONE DELLA PARTE RICHIAMATA<br />
parte non ancora richiamata ----------------><br />
ATTIVITÀ CONSOLIDATE: tra le immob.ni<br />
finanziarie<br />
parte richiamata ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
B) IMMOBILIZZAZIONI<br />
I. Immobilizzazioni immateriali ----------------> ATTIVITÀ CONSOLIDATE<br />
II. Immobilizzazioni materiali ----------------> ATTIVITÀ CONSOLIDATE<br />
III. Immobilizzazioni finanziarie, con<br />
separata in<strong>di</strong>cazione degli importi esigibili<br />
entro l’esercizio successivo<br />
cre<strong>di</strong>ti esigibili oltre l’esercizio ----------------><br />
ATTIVITÀ CONSOLIDATE: tra le immob.ni<br />
finanziarie<br />
cre<strong>di</strong>ti esigibili entro l’esercizio ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
C) ATTIVO CIRCOLANTE<br />
I. Rimanenze ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le rimanenze<br />
II. Cre<strong>di</strong>ti, con separata in<strong>di</strong>cazione degli<br />
importi esigibili entro l’esercizio successivo<br />
cre<strong>di</strong>ti esigibili entro l’esercizio ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
21
cre<strong>di</strong>ti esigibili oltre l’esercizio ----------------><br />
III. Attività finanziarie che non<br />
costituiscono immobilizzazioni<br />
ATTIVITÀ CONSOLIDATE: tra le immob.ni<br />
finanziarie<br />
----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
IV. Disponibilità liquide ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI: tra le liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate<br />
D) RATEI E RISCONTI<br />
Ratei e risconti annuali ----------------> ATTIVITÀ CORRENTI<br />
Ratei e risconti pluriennali ----------------> ATTIVITÀ CONSOLIDATE<br />
Dalla tabella 6 risulta chiara la <strong>di</strong>stinzione che è necessario fare all’interno <strong>di</strong> ogni<br />
raggruppamento dello schema civilistico, per poi riclassificare le singole parti in base al<br />
grado <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà. Ve<strong>di</strong>amo più in particolare i <strong>di</strong>versi “spostamenti” necessari per<br />
passare da uno schema all’altro, e quali considerazioni stanno alla loro base:<br />
- i cre<strong>di</strong>ti verso i soci per versamenti ancora dovuti riguardano quella parte <strong>di</strong><br />
capitale sottoscritta dai soci ma non ancora conferita all’azienda; la parte<br />
richiamata <strong>di</strong> tali cre<strong>di</strong>ti deve essere considerata <strong>di</strong> breve periodo e quin<strong>di</strong><br />
compresa tra le attività correnti, sempre che l’epoca stabilita per il versamento<br />
non cada oltre l’anno successivo; la parte non ancora richiamata deve essere<br />
inserita tra le attività consolidate o, in alternativa portata in detrazione dal<br />
capitale sociale;<br />
- le immobilizzazioni materiali ed immateriali, essendo impieghi <strong>di</strong> lunga durata,<br />
sono da inserire nell’attivo consolidato; per le immobilizzazioni finanziarie,<br />
invece, bisogna <strong>di</strong>stinguere la parte <strong>di</strong> breve periodo (cioè i cre<strong>di</strong>ti esigibili entro<br />
l’anno successivo) da portare tra le attività correnti, dalla parte a lungo termine<br />
(cre<strong>di</strong>ti esigibili oltre l’anno successivo) da attribuire alle attività consolidate;<br />
- per quanto riguarda l’attivo circolante dello schema civilistico, le rimanenze, le<br />
attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni e le <strong>di</strong>sponibilità<br />
liquide devono essere inserite tra le attività correnti; invece i cre<strong>di</strong>ti devono<br />
essere <strong>di</strong>stinti a seconda della durata, e conseguentemente assegnati all’attivo<br />
corrente o consolidato;<br />
- gli anticipi a fornitori (o acconti), che nei bilanci delle <strong>di</strong>tte in<strong>di</strong>viduali e nelle<br />
società <strong>di</strong> persone possono essere iscritti tra i cre<strong>di</strong>ti, devono essere inseriti tra le<br />
22
imanenze o tra le attività consolidate a seconda che riguar<strong>di</strong>no, rispettivamente,<br />
l’acquisto <strong>di</strong> merci e materie oppure <strong>di</strong> immobilizzazioni;<br />
- in considerazione dei lunghi tempi necessari per ottenere i rimborsi delle imposte<br />
<strong>di</strong>rette e dell’Iva, i relativi cre<strong>di</strong>ti verso lo Stato andrebbero considerati tra le<br />
attività consolidate, salvo il caso in cui il rimborso sia previsto con certezza entro<br />
l’esercizio successivo;<br />
- i cre<strong>di</strong>ti per cauzioni vanno generalmente compresi tra le attività consolidate,<br />
salvo il caso in cui sia ragionevolmente preve<strong>di</strong>bile il loro rimborso nel breve<br />
periodo;<br />
- anche i ratei e i risconti attivi devono essere attentamente osservati, in modo da<br />
<strong>di</strong>stinguere la parte <strong>di</strong> breve da quella riferita al lungo periodo.<br />
23
La figura 2 riepiloga la composizione dell’attivo riclassificato secondo il criterio <strong>di</strong><br />
liqui<strong>di</strong>tà decrescente.<br />
fig. 2<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate<br />
liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
rimanenze (o<br />
<strong>di</strong>sponibilità)<br />
ATTIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
immob.ni materiali<br />
immob.ni immat.<br />
immob.ni finanz.<br />
3.2 La riclassificazione del passivo<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
PASSIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
CAPITALE<br />
NETTO<br />
Capitale <strong>di</strong> Terzi<br />
(o Fonti esterne)<br />
Capitale Proprio (o<br />
Fonti interne)<br />
Il fabbisogno finanziario, come abbiamo visto, si sud<strong>di</strong>vide in una parte durevole (a lungo<br />
termine) e una parte variabile (a breve temine). Il fabbisogno così espresso deve essere<br />
coperto me<strong>di</strong>ante il ricorso alle fonti <strong>di</strong> finanziamento. Una parte <strong>di</strong> tali fonti è costituita<br />
dalle risorse generate per effetto della gestione, mentre la parte rimanente deve essere<br />
reperita me<strong>di</strong>ante il ricorso ai soci, che conferiscono il capitale <strong>di</strong> rischio, e ai terzi, da cui<br />
provengono i capitali <strong>di</strong> debito. Questi ultimi sono rappresentati sia dai finanziamenti<br />
<strong>di</strong>retti, derivanti dall’ottenimento <strong>di</strong> prestiti sul mercato finanziario, sia dai debiti <strong>di</strong><br />
fornitura o commerciali, derivanti dalla concessione <strong>di</strong> <strong>di</strong>lazioni <strong>di</strong> pagamento da parte<br />
dei fornitori.<br />
Sappiamo che l’ammontare delle fonti <strong>di</strong> finanziamento coincide con quello degli<br />
investimenti (impieghi) che determinano il fabbisogno. Però, oltre a sod<strong>di</strong>sfare l’aspetto<br />
quantitativo, occorre fare in modo che esista anche una certa corrispondenza temporale<br />
24
tra la durata degli impieghi e quella delle fonti <strong>di</strong> finanziamento. La copertura del<br />
fabbisogno avviene perciò attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> fonti a breve e a me<strong>di</strong>o/lungo termine.<br />
La conoscenza della durata delle fonti finanziarie è molto importante per l’azienda, in<br />
quanto deve costantemente conservare l’equilibrio finanziario, facendo fronte al<br />
pagamento dei debiti in scadenza.<br />
La copertura del fabbisogno deve avvenire, da un lato, tenendo conto l’esigenza <strong>di</strong><br />
coor<strong>di</strong>nare la scadenza delle fonti con quella degli impieghi e, dall’altro, <strong>di</strong> combinare in<br />
modo adeguato le <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> fonti 11 .<br />
Tendenzialmente i fabbisogni <strong>di</strong> lungo periodo determinati dalle immobilizzazioni<br />
devono essere coperti da fonti finanziarie <strong>di</strong> lungo periodo (mezzi propri più altri<br />
finanziamenti), così come i fabbisogni <strong>di</strong> breve periodo vanno coperti con debiti della<br />
stessa durata (sia finanziari che <strong>di</strong> fornitura).<br />
La riclassificazione delle passività dello Stato Patrimoniale, come già accennato, seguirà<br />
il criterio <strong>di</strong> esigibilità decrescente, <strong>di</strong>stinguendo:<br />
passività correnti,<br />
passività consolidate,<br />
capitale netto.<br />
11 I. Facchinetti, Le analisi <strong>di</strong> bilancio … op. cit..<br />
25
La tabella 7 illustra il passaggio dallo schema civilistico al passivo riclassificato.<br />
tab. 7<br />
Schema civilistico Passivo riclassificato<br />
A) PATRIMONIO NETTO ----------------> CAPITALE NETTO<br />
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI<br />
fon<strong>di</strong> per rischi ed oneri la cui scadenza è inferiore all’anno ----------------> PASSIVITÀ CORRENTI<br />
fon<strong>di</strong> per rischi ed oneri la cui scadenza è superiore<br />
all’anno<br />
C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO<br />
SUBORDINATO<br />
D) DEBITI, CON SEPARATA INDICAZIONE DEGLI IMPORTI<br />
ESIGIBILI OLTRE L’ESERCIZIO SUCCESSIVO<br />
----------------> PASSIVITÀ CONSOLIDATE<br />
----------------> PASSIVITÀ CONSOLIDATE<br />
debiti esigibili entro l’esercizio ----------------> PASSIVITÀ CORRENTI<br />
debiti esigibili oltre l’esercizio ----------------> PASSIVITÀ CONSOLIDATE<br />
E) RATEI E RISCONTI<br />
ratei e risconti annuali ----------------> PASSIVITÀ CORRENTI<br />
ratei e risconti pluriennali ----------------> PASSIVITÀ CONSOLIDATE<br />
In merito agli spostamenti evidenziati in tabella, si possono fare alcune considerazioni:<br />
- gli eventuali fon<strong>di</strong> rischi ed oneri presenti tra le passività devono essere<br />
attentamente esaminati per in<strong>di</strong>viduare quelli <strong>di</strong> essi costituiti per fare fronte ad<br />
uscite monetarie che si verificheranno nell’esercizio successivo, e quelli che<br />
invece daranno luogo ad uscite nel lungo periodo, in modo tale da includere i<br />
primi tra le passività correnti ed i secon<strong>di</strong> tra le passività consolidate;<br />
- il trattamento <strong>di</strong> fine rapporto deve essere attribuito alle passività consolidate,<br />
salvo il caso in cui siano previsti, per l’esercizio successivo, dei<br />
ri<strong>di</strong>mensionamenti del personale dovuti a pensionamenti, <strong>di</strong>missioni o<br />
licenziamenti; in tal caso si dovrà stimare la parte <strong>di</strong> valore che si prevede dovrà<br />
essere corrisposta nel breve periodo ed inserirla tra le passività correnti;<br />
- tra i debiti devono essere <strong>di</strong>stinti quelli che scadono nel breve periodo da quelli a<br />
lungo termine e, conseguentemente, attribuiti alle passività correnti o consolidate;<br />
quin<strong>di</strong>, alle passività correnti dovranno essere attribuite anche le quote <strong>di</strong> debiti a<br />
26
lungo da rimborsate nell’esercizio successivo (ad esempio le rate in scadenza dei<br />
mutui);<br />
- gli anticipi versati dai clienti, generalmente compresi tra le passività correnti, in<br />
alternativa possono essere portati in <strong>di</strong>minuzione del magazzino (attività<br />
correnti);<br />
- come già accennato altrove, le rettifiche <strong>di</strong> valore (fon<strong>di</strong> ammortamento, fon<strong>di</strong><br />
svalutazione cre<strong>di</strong>t, ecc.) eventualmente in<strong>di</strong>cate nel passivo, devono essere<br />
portate in <strong>di</strong>minuzione dei corrispondenti valori dell’attivo;<br />
- i ratei e i risconti passivi devono essere <strong>di</strong>stinti a seconda che siano da attribuire<br />
alle passività correnti o consolidate; sono a breve i ratei e i risconti riferiti a costi<br />
e ricavi riguardanti l’esercizio appena concluso e quello successivo, e sono a<br />
lungo quelli riguardanti più esercizio successivi.<br />
27
3.3 La struttura finanziaria e l’equilibrio finanziario<br />
Una volta compiuta la riclassificazione dello Stato Patrimoniale, <strong>di</strong>venta possibile<br />
evidenziare le caratteristiche della struttura finanziaria <strong>di</strong> una determinata azienda.<br />
Abbiamo detto che essa descrive il modo in cui si compongono e si rapportano tra <strong>di</strong> essi<br />
gli impieghi <strong>di</strong> capitale e le fonti <strong>di</strong> finanziamento. Graficamente la struttura finanziaria<br />
<strong>di</strong> una generica azienda può essere rappresentata come in figura 3.<br />
fig. 3<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CORRENTI:<br />
liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate,<br />
liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite,<br />
rimanenze<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI:<br />
debiti a breve termine<br />
PASSIVITÀ<br />
CONSOLIDATE:<br />
debiti a me<strong>di</strong>o<br />
ATTIVITÀ<br />
lungo termine<br />
CONSOLIDATE:<br />
immobilizzazioni<br />
materiali, immateriali e<br />
finanziarie CAPITALE<br />
NETTO:<br />
capitale sociale,<br />
riserve e utile<br />
La struttura finanziaria <strong>di</strong> ogni azienda si caratterizza per la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>mensione relativa<br />
degli aggregati <strong>di</strong> valore che la compongono.<br />
A loro volta, questi <strong>di</strong>penderanno dalle caratteristiche specifiche dell’azienda, quali:<br />
<strong>di</strong>mensione, attività esercitata, struttura organizzativa, politiche commerciali, <strong>di</strong>mensione<br />
relativa dei mezzi propri rispetto ai mezzi <strong>di</strong> terzi, ecc..<br />
Un impresa <strong>di</strong> ristorazione, per esempio, presenterà un ammontare <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite<br />
(cre<strong>di</strong>ti) molto contenuto, in quanto i propri clienti (consumatori finali) pagano al<br />
momento della consumazione, senza che ci sia generazione <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti commerciali; invece<br />
un’azienda, cui viene affidata in appalto la gestione ed erogazione <strong>di</strong> determinati servizi<br />
<strong>di</strong> interesse pubblico, probabilmente avrà tra i suoi impieghi un consistente ammontare <strong>di</strong><br />
28
cre<strong>di</strong>ti (anche <strong>di</strong> lungo periodo) nei confronti dell’ente appaltatore, dovuti ai lunghi tempi<br />
<strong>di</strong> attesa necessari per ottenere i pagamenti. Di conseguenza le due aziende, avendo degli<br />
impieghi con caratteristiche <strong>di</strong>fferenti, dovranno anche fare ricorso a <strong>di</strong>fferenti fonti <strong>di</strong><br />
finanziamento.<br />
Dall’esame della struttura finanziaria possiamo verificare se sussistono in essa con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> equilibrio finanziario. Abbiamo detto che tali con<strong>di</strong>zioni sono sod<strong>di</strong>sfatte quando la<br />
gestione è in grado, sia nel breve che nel me<strong>di</strong>o lungo periodo, <strong>di</strong> far fronte al pagamento<br />
dei propri debiti al momento della loro scadenza, e allo stesso tempo <strong>di</strong> consentire la<br />
copertura dei fabbisogni derivanti dalla normale prosecuzione delle attività aziendali.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni ottimali <strong>di</strong> equilibrio necessitano, da un lato, che l’ammontare dei<br />
finanziamenti sia pari all’ammontare degli investimenti; dall’altro, gli investimenti in<br />
attività <strong>di</strong> lungo termine (immobilizzazioni) dovrebbero essere coperti da finanziamenti a<br />
lunga scadenza, così come gli investimenti a breve da finanziamenti <strong>di</strong> pari durata.<br />
In sostanza, è necessario sincronizzare il tempo <strong>di</strong> scadenza delle fonti con il tempo <strong>di</strong><br />
recupero degli impieghi 12 ; in questo modo sarà possibile pagare i debiti in scadenza con i<br />
mezzi derivanti dalla graduale trasformazione degli investimenti in forma liquida.<br />
Tornando ai rapporti tra gli aggregati <strong>di</strong> valori della struttura finanziaria, possiamo <strong>di</strong>re<br />
che:<br />
I. le attività consolidate dovrebbero essere finanziate dalle passività consolidate più il<br />
capitale netto (che insieme rappresentano l’ammontare delle fonti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o/lungo<br />
termine); infatti gli impieghi <strong>di</strong> lungo termine si ritrasformano in liqui<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong>sponibile, attraverso il meccanismo degli ammortamenti 13 , in tempi superiori<br />
all’anno; quin<strong>di</strong>, se le fonti necessarie alla loro copertura avessero una scadenza<br />
inferiore, l’azienda sarebbe impossibilitata ad affrontare i relativi pagamenti;<br />
II. le attività correnti dovrebbero essere finanziate in prevalenza dalle passività<br />
correnti; in caso contrario si creerebbe una situazione <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà fittizia, dovuta al<br />
fatto che mentre gli impieghi correnti si trasformano in moneta nel breve periodo<br />
12 Carlo Caramiello, In<strong>di</strong>ci … op. cit.<br />
13 Gli ammortamenti rappresentano un costo figurativo (cioè finanziariamente sostenuto negli anni<br />
precedente), che viene annualmente inserita in C.E. per recuperare la liqui<strong>di</strong>tà necessaria a ricostituire nel<br />
lungo periodo gli impianti e macchinari <strong>di</strong> sostituzione.<br />
29
(creando liqui<strong>di</strong>tà), i debiti <strong>di</strong> copertura invece non devono essere ancora rimborsati<br />
perché a lungo termine.<br />
Tali considerazioni stanno alla base dell’analisi finanziaria per in<strong>di</strong>ci, finalizzata a<br />
verificare l’adeguatezza delle relazioni tra impieghi e fonti <strong>di</strong> finanziamento, sia nel breve<br />
che nel me<strong>di</strong>o/lungo periodo attraverso in<strong>di</strong>catori sintetici.<br />
30
4. Principali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> analisi finanziaria<br />
Una volta effettuata la riclassificazione dei valori dello Stato Patrimoniale, si può<br />
procedere a effettuare l’analisi.<br />
L’analisi per in<strong>di</strong>ci, come abbiamo detto all’inizio del capitolo, può essere svolta<br />
attraverso la costruzione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci-quozienti ed in<strong>di</strong>ci-<strong>di</strong>fferenze, questi ultimi detti anche<br />
margini. I primi sono più utilizzati perché, fornendo valori relativi, consentono una<br />
maggiore possibilità <strong>di</strong> confronto; i secon<strong>di</strong> però, anche se meno utilizzati, sono molto<br />
importanti in quanto rappresentano la base logica dei primi.<br />
I margini<br />
L’analisi per margini si svolge attraverso il confronto tra i <strong>di</strong>versi raggruppamenti degli<br />
impieghi e delle fonti, mettendo in evidenza degli in<strong>di</strong>ci-<strong>di</strong>fferenze in grado <strong>di</strong> dare<br />
informazioni sulle caratteristiche della struttura finanziaria in un dato istante. I principali<br />
<strong>di</strong> essi sono:<br />
fig. 4<br />
- margine <strong>di</strong> struttura (MS),<br />
- capitale circolante netto (CCN),<br />
- margine <strong>di</strong> tesoreria (MT).<br />
CCN (+)<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
LIQUIDITÀ IMMEDIATE<br />
LIQUIDITÀ<br />
DIFFERITE<br />
RIMANENZE<br />
ATTIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
PASSIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
CAPITALE<br />
NETTO<br />
MT (+)<br />
MS (-)<br />
31
La figura 4 rappresenta la struttura finanziaria <strong>di</strong> una generica azienda, con<br />
l’evidenziazione grafica dei margini; la figura mostra il segno, positivo o negativo, che i<br />
margini assumono nella situazione specifica delineata.<br />
Il margine <strong>di</strong> struttura è rappresentato dalla <strong>di</strong>fferenza tra il capitale netto (CN) e le<br />
attività consolidate o fisse (AF):<br />
MS = CN - AF<br />
Questo margine consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re se i mezzi propri (apporti dei soci) sono in grado <strong>di</strong><br />
finanziare il fabbisogno <strong>di</strong> lungo termine; la situazione ottimale si ha quando il margine è<br />
positivo, poiché le immobilizzazioni sono finanziate da quella parte <strong>di</strong> fonti (capitale <strong>di</strong><br />
rischio) che non ha una scadenza. Se il suo valore è negativo vuol <strong>di</strong>re che una parte degli<br />
investimenti fissi è finanziata dall’indebitamento nei confronti dei terzi; questa situazione<br />
è da considerarsi normale, purché la <strong>di</strong>fferenza non sia troppo elevata e, soprattutto, sia<br />
coperta dalle passività consolidate (indebitamento a lungo). La figura 5 illustra<br />
graficamente il margine <strong>di</strong> struttura.<br />
fig. 5<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CONSOLIDATE (AF)<br />
Margine <strong>di</strong> Struttura<br />
CAPITALE<br />
NETTO (CN)<br />
MS (-)<br />
Per verificare che la copertura del fabbisogno <strong>di</strong> lungo periodo avvenga tramite l’utilizzo<br />
<strong>di</strong> fonti a lungo termine si può ricorrere ad un’estensione <strong>di</strong> questo margine, detto<br />
margine <strong>di</strong> struttura secondario (MSS), pari alla <strong>di</strong>fferenza tra le fonti <strong>di</strong> lungo termine<br />
(capitale netto più passività consolidate) e le attività consolidate:<br />
32
MSS = (CN + PF) - AF.<br />
Perché la situazione finanziaria sia in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio, il margine <strong>di</strong> struttura<br />
secondario deve essere positivo (figura 6).<br />
fig. 6<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
ATTIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
PASSIVITÀ<br />
CONSOLIDATE<br />
+<br />
CAPITALE<br />
NETTO<br />
MSS (+)<br />
Il capitale circolante netto è una grandezza molto usata nelle analisi finanziarie. È dato<br />
dalla <strong>di</strong>fferenza tra le attività correnti (AC) e le passività correnti (PC):<br />
CCN = AC - PC<br />
dove le attività correnti, ricor<strong>di</strong>amo, sono date dalla somma delle liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate,<br />
liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>fferite e delle rimanenze. Il suo valore è pari al margine <strong>di</strong> struttura secondario,<br />
come risulta più evidente dalla figura 7.<br />
fig. 7<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
LIQUIDITÀ<br />
IMMEDIATE (LI)<br />
+<br />
LIQUIDITÀ<br />
DIFFERITE (LD)<br />
+<br />
RIMANENZE (RIM)<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
33
CCN (+)<br />
MSS (+)<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista finanziario, il capitale circolante netto rappresenta la parte <strong>di</strong><br />
fabbisogno corrente finanziata dalle fonti a lungo termine. È bene che il valore del<br />
capitale circolante netto sia positivo in quanto, in caso contrario le attività correnti<br />
sarebbero inferiori alle passività a breve; ciò potrebbe condurre l’azienda in una<br />
situazione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà (insufficienza <strong>di</strong> risorse liquide <strong>di</strong>sponibili per far fronte ai<br />
pagamenti delle passività in scadenza), con il conseguente aumento del rischio <strong>di</strong><br />
insolvenza.<br />
Un in<strong>di</strong>ce ancora più severo per misurare il rischio <strong>di</strong> insolvenza della azienda è il<br />
margine <strong>di</strong> tesoreria. Infatti nel valutare la capacità della azienda <strong>di</strong> assolvere alle<br />
scadenze <strong>di</strong> pagamenti a breve (solitamente nel corso dell’esercizio) non teniamo conto<br />
delle <strong>di</strong>sponibilità (rimanenze) che sono quella parte <strong>di</strong> attivo circolante che più <strong>di</strong> altre<br />
rischia <strong>di</strong> non trasformarsi in liqui<strong>di</strong>tà nel breve periodo.<br />
Il margine <strong>di</strong> tesoreria è quin<strong>di</strong> dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra le liqui<strong>di</strong>tà (imme<strong>di</strong>ate e<br />
<strong>di</strong>fferite) e le passività correnti:<br />
MT = (LI + LD) - PC.<br />
In una situazione <strong>di</strong> equilibrio, il margine <strong>di</strong> tesoreria sarà positivo o uguale a zero; se è<br />
negativo l’azienda si trova in una situazione <strong>di</strong> rischio finanziario in quanto, nel caso <strong>di</strong><br />
una richiesta <strong>di</strong> pagamento imme<strong>di</strong>ato dei debiti correnti, non sarebbe in grado <strong>di</strong> farvi<br />
fronte, senza ricorrere alla smobilizzazione coatta delle immobilizzazioni o delle<br />
<strong>di</strong>sponibilità; La figura 8 rappresenta graficamente il margine quando è positivo.<br />
fig. 8<br />
IMPIEGHI FONTI<br />
LIQUIDITÀ<br />
IMMEDIATE<br />
PASSIVITÀ<br />
CORRENTI<br />
34
+<br />
LIQUIDITÀ<br />
DIFFERITE<br />
MT (+)<br />
Per avere una visione complessiva sullo stato <strong>di</strong> salute della struttura finanziaria<br />
aziendale, sarebbe opportuno utilizzare i margini appena visti in modo congiunto.<br />
Ve<strong>di</strong>amo adesso quali situazioni si possono verificare a seconda dei valori che i tre<br />
margini principali assumono contemporaneamente; consideriamo quin<strong>di</strong>: il margine <strong>di</strong><br />
struttura (MS), il capitale circolante netto (CCN) ed il margine <strong>di</strong> tesoreria (MT).<br />
MS (+), CCN (+), MT (+): se tutti i margini sono positivi, si tratta certamente<br />
della situazione ideale, in quanto l’azienda ha un buon livello <strong>di</strong> capitalizzazione<br />
ed una buona liqui<strong>di</strong>tà che le consente <strong>di</strong> evitare rischi <strong>di</strong> insolvenza; <strong>di</strong><br />
conseguenza avrà anche un’ottima capacità <strong>di</strong> reperimento <strong>di</strong> finanziamenti a<br />
titolo <strong>di</strong> capitale <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to per finanziare il proprio sviluppo.<br />
MS (+), CCN (+), MT (-): in questo caso è negativo il solo margine <strong>di</strong> tesoreria;<br />
si tratta <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> scarsa liqui<strong>di</strong>tà con possibile rischio insolvenza, che<br />
potrebbe essere dovuta a qualche <strong>di</strong>fficoltà nella gestione delle entrate e delle<br />
uscite monetarie o ad un eccessivo ricorso all’indebitamento a breve termine (il<br />
che potrebbe anche comportare una certa incidenza degli oneri finanziari che<br />
andrebbe a ripercuotersi sul red<strong>di</strong>to d’esercizio).<br />
MS (-), CCN (+), MT (+): solo il margine <strong>di</strong> struttura è negativo; la situazione<br />
non è particolarmente critica anche se l’azienda si manifesta sottocapitalizzata, il<br />
che può provocare qualche <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso al cre<strong>di</strong>to.<br />
MS (-), CCN (+), MT (-): solo il capitale circolante netto è positivo; come prima<br />
l’azienda non è sufficientemente capitalizzata, ma in più si trova in situazione <strong>di</strong><br />
35
ischio <strong>di</strong> insolvenza; in questo caso si possono verificare notevoli <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
accesso al cre<strong>di</strong>to, unitamente ad una certa incidenza degli oneri finanziari;<br />
MS (-), CCN (-), MT (-): la situazione in cui tutti i margini sono negativi denota<br />
uno squilibrio generale tra impieghi e fonti; l’azienda necessita <strong>di</strong> un incremento<br />
dei mezzi propri, ma soprattutto deve cercare <strong>di</strong> convertire una parte delle<br />
passività correnti in finanziamenti a lungo termine in modo da evitare problemi <strong>di</strong><br />
liqui<strong>di</strong>tà.<br />
Gli in<strong>di</strong>ci-quozienti<br />
Come abbiamo già accennato, l’analisi per in<strong>di</strong>ci-quozienti si basa sulla costruzione <strong>di</strong><br />
rapporti tra grandezze significative dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico, ed è<br />
maggiormente utilizzata dell’analisi per margini in quanto gli in<strong>di</strong>ci-quozienti (che da qui<br />
in poi chiameremo semplicemente “in<strong>di</strong>ci”) consentono una maggiore possibilità <strong>di</strong><br />
effettuare confronti.<br />
In generale nella costruzione degli in<strong>di</strong>ci si tende ad istituire delle “relazioni che abbiano<br />
una logica aziendale, ossia un probabile legame <strong>di</strong> causa/effetto” 14 rinvenibile tra gli<br />
aggregati <strong>di</strong> valori su cui il quoziente viene calcolato; allo stesso tempo ogni in<strong>di</strong>ce deve<br />
essere costruito puntando ad indagare uno specifico aspetto della realtà aziendale, allo<br />
scopo <strong>di</strong> ottenere un’informazione complementare a quelle fornite dagli altri in<strong>di</strong>ci. In tal<br />
modo sarà possibile delineare un quadro generale dello stato <strong>di</strong> salute dell’azienda,<br />
raccogliendo le informazioni ottenibili attraverso l’utilizzo congiunto <strong>di</strong> più in<strong>di</strong>ci.<br />
Nello specifico, gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> analisi finanziaria ci consentono <strong>di</strong> esaminare l’aspetto della<br />
soli<strong>di</strong>tà dell’azienda e quello della sua liqui<strong>di</strong>tà.<br />
La soli<strong>di</strong>tà può essere intesa come la capacità dell’azienda <strong>di</strong> sopravvivere nel<br />
lungo periodo e <strong>di</strong> svilupparsi in un contesto <strong>di</strong> forte <strong>di</strong>namicità ambientale,<br />
grazie alla sua capacità <strong>di</strong> adattamento; la soli<strong>di</strong>tà e adattabilità dell’azienda<br />
<strong>di</strong>pendono principalmente:<br />
o dall’adeguato equilibrio tra impieghi e fonti <strong>di</strong> finanziamento,<br />
o nonché dal grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza dell’azienda dai finanziatori esterni.<br />
14 I. Facchinetti, Le analisi <strong>di</strong> bilancio … op. cit..<br />
36
La liqui<strong>di</strong>tà invece riguarda la capacità <strong>di</strong> far fronte agli impegni in modo<br />
tempestivo e con i mezzi a propria <strong>di</strong>sposizione; essa <strong>di</strong>pende principalmente da:<br />
o un’adeguata struttura finanziaria (rapporto fonti/impieghi),<br />
o e dalla velocità <strong>di</strong> ritorno (o realizzo) del capitale investito.<br />
Esaminiamo ora l’aspetto della soli<strong>di</strong>tà finanziaria. Con riferimento all’analisi del<br />
rapporto tra fonti e impieghi, possiamo impiegare due in<strong>di</strong>ci principali i quali, peraltro,<br />
seguono la stessa logica dei margini visti in precedenza, secondo la quale gli investimenti<br />
durevoli devono essere finanziati con fonti a lungo termine. Il primo <strong>di</strong> questi è l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
copertura delle immobilizzazioni con fonti durevoli:<br />
CN + PF<br />
AF<br />
Esso rappresenta la trasformazione in quoziente del margine <strong>di</strong> struttura secondario,<br />
quin<strong>di</strong> è dato dal rapporto tra la somma delle fonti <strong>di</strong> lungo termine (capitale netto più<br />
passività consolidate) e le attività consolidate. Il grado <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà finanziaria si presenta<br />
sod<strong>di</strong>sfacente quando il valore dell’in<strong>di</strong>ce è uguale o maggiore <strong>di</strong> 1, poiché in tal caso gli<br />
investimenti <strong>di</strong> lungo periodo sono coperti interamente da fonti <strong>di</strong> uguale durata.<br />
Se invece il suo valore è compreso tra 0 e 1 significa che parte degli investimenti fissi<br />
sono finanziati da fonti a breve scadenza. Ovviamente non è tanto il valore dell’in<strong>di</strong>ce in<br />
sé che deve essere considerato, quanto la sua evoluzione nel corso del tempo; perciò, se<br />
l’in<strong>di</strong>ce è maggiore <strong>di</strong> 1 ma continua a <strong>di</strong>minuire da un anno all’altro, sarà necessario<br />
prendere le opportune contromisure in merito. Per esempio, il valore dell’in<strong>di</strong>ce può<br />
<strong>di</strong>minuire in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong>mensionale dell’azienda (a causa dell’aumento delle<br />
attività consolidate) se non si presta la dovuta attenzione nel reperimento delle fonti <strong>di</strong><br />
copertura dei nuovi investimenti; sarà quin<strong>di</strong> necessario rivedere le politiche finanziarie<br />
nel caso in cui parte degli investimenti fissi siano stati coperti con fonti a breve, cercando<br />
<strong>di</strong> convertire queste ultime in finanziamenti a lunga scadenza 15 .<br />
15 L’attività finalizzata a convertire l’indebitamento a breve in forme <strong>di</strong> finanziamento a me<strong>di</strong>o e lungo<br />
termine viene definita consolidamento del debito.<br />
37
Il secondo è l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> copertura delle immobilizzazioni con il capitale proprio (o in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> autocopertura del capitale fisso):<br />
CN<br />
AF<br />
È dato dal rapporto tra capitale netto e attività consolidate, ed è <strong>di</strong> <strong>di</strong>retta derivazione del<br />
margine <strong>di</strong> struttura. In questo caso la situazione può essere considerata positiva quando<br />
l’in<strong>di</strong>ce presenta valori che si avvicinano ad 1, in quanto il capitale netto è vicino al<br />
valore delle attività consolidate (margine <strong>di</strong> struttura positivo). Questo in<strong>di</strong>ce, in pratica,<br />
fornisce un’informazione sul grado <strong>di</strong> capitalizzazione dell’azienda, il quale è bene che<br />
sia tenuto sotto controllo in quanto da esso <strong>di</strong>pende in buona parte la capacità<br />
dell’azienda <strong>di</strong> reperire nuovi finanziamenti nel mercato dei capitali, specie per la<br />
copertura dei fabbisogni <strong>di</strong> lungo periodo.<br />
Per quanto riguarda il grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza dell’azienda dai terzi (secondo elemento da<br />
cui <strong>di</strong>pende la soli<strong>di</strong>tà finanziaria), possiamo <strong>di</strong>re che se le fonti <strong>di</strong> finanziamento<br />
costituite dai debiti verso i terzi sono eccessivamente elevate rispetto al totale del capitale<br />
investiro, l’azienda è maggiormente esposta al rischio <strong>di</strong> richieste <strong>di</strong> rimborso imme<strong>di</strong>ato.<br />
Un in<strong>di</strong>ce per valutare se esiste una corretta relazione tra fonti interne ed esterne è<br />
costituito dall’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza finanziaria, che è dato appunto dal rapporto tra<br />
mezzi propri (capitale netto) ed il totale delle fonti (capitale netto più passività<br />
consolidate e correnti):<br />
CN<br />
CN + PF + PC<br />
Questo in<strong>di</strong>ce mostra in che misura il totale dei mezzi finanziari investiti nell’azienda è<br />
rappresentato dai mezzi propri. Si parla <strong>di</strong> “in<strong>di</strong>pendenza finanziaria” perché un basso<br />
valore del rapporto in<strong>di</strong>ca un elevato indebitamento, il che comporta maggiori<br />
con<strong>di</strong>zionamenti dall’esterno ed una potenziale o effettiva limitazione della autonomia<br />
gestionale dell’azienda 16 .<br />
Non ci sono dei valori <strong>di</strong> riferimento in base ai quali poter affermare se la situazione si<br />
presenta positivamente oppure no; ciò <strong>di</strong>pende dalla situazione specifica in cui l’azienda<br />
16 G. Ferrero, F. Dezzani, P. Pisoni, L. Puddu, Le analisi <strong>di</strong> bilancio - In<strong>di</strong>ci e flussi, Giuffrè, Milano, 1998.<br />
38
si trova e dall’ottimale rapporto tra mezzi propri e fonti <strong>di</strong> finanziamento che essa riesce<br />
ad instaurare; in ogni caso, si tenga presente che quanto maggiore è l’indebitamento tanto<br />
più consistenti saranno gli oneri finanziari che andranno a riflettersi sul risultato<br />
economico della gestione. Ovviamente, il valore dell’in<strong>di</strong>ce va comunque monitorato<br />
costantemente per poterne osservare e valutare l’evoluzione nel corso del tempo.<br />
////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////<br />
Per quanto concerne l’aspetto della liqui<strong>di</strong>tà aziendale, abbiamo detto che esso <strong>di</strong>pende in<br />
primo luogo, come per la soli<strong>di</strong>tà, dall’adeguatezza del rapporto tra fonti e impieghi e, in<br />
secondo luogo, dalla velocità <strong>di</strong> realizzo degli investimenti aziendali.<br />
In merito all’adeguatezza del rapporto tra fonti e impieghi <strong>di</strong> breve periodo, i due in<strong>di</strong>ci<br />
maggiormente impiegati sono rappresentati dall’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità e dall’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
liqui<strong>di</strong>tà, derivanti entrambi da due margini visti in precedenza, ossia rispettivamente dal<br />
capitale circolante netto e dal margine <strong>di</strong> tesoreria.<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità è dato dal rapporto tra le attività correnti (liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate e<br />
<strong>di</strong>fferite più rimanenze) e le passività correnti, ovvero:<br />
LI + LD + RIM<br />
PC<br />
Questo in<strong>di</strong>ce rappresenta la capacità dell’azienda <strong>di</strong> fare fronte al pagamento dei debiti<br />
in scadenza entro l’anno con i mezzi già liqui<strong>di</strong> e con quelli trasformabili in liqui<strong>di</strong>tà<br />
(realizzabili) nel breve periodo (cre<strong>di</strong>ti e rimanenze). Per dare un giu<strong>di</strong>zio positivo allo<br />
stato <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà dell’azienda, l’in<strong>di</strong>ce deve essere almeno maggiore <strong>di</strong> 1, ma non si può<br />
<strong>di</strong>re a priori <strong>di</strong> quanto deve essere maggiore; ciò <strong>di</strong>penderà dall’entità delle rimanenze<br />
(che rappresentano la parte meno liquida delle passività correnti) e dalla loro velocità <strong>di</strong><br />
tramutarsi in moneta. Invece, possiamo <strong>di</strong>re che la situazione è sicuramente negativa, ed è<br />
presente un rischio <strong>di</strong> insolvenza, quando l’in<strong>di</strong>ce è minore <strong>di</strong> 1.<br />
Per integrare l’informazione fornita dall’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità, viene utilizzato l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
liqui<strong>di</strong>tà (o quoziente <strong>di</strong> tesoreria), dato dal rapporto tra la somma delle liqui<strong>di</strong>tà e le<br />
passività correnti:<br />
LI + LD<br />
PC<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà esprime la capacità dell’azienda <strong>di</strong> far fronte al pagamento dei debiti<br />
correnti con le sole liqui<strong>di</strong>tà imme<strong>di</strong>ate e <strong>di</strong>fferite (moneta e cre<strong>di</strong>ti a breve). Si può<br />
39
affermare che il giu<strong>di</strong>zio sulla liqui<strong>di</strong>tà è positivo se il valore dell’in<strong>di</strong>ce è maggiore <strong>di</strong> 1,<br />
o tutt’al più leggermente minore. Se si rivela inferiore all’unità in misura rilevante,<br />
l’azienda è in rischio <strong>di</strong> insolvenza.<br />
Per quanto riguarda la velocità <strong>di</strong> realizzo, o <strong>di</strong> trasformazione in denaro, degli<br />
investimenti aziendali, vengono presi in considerazione dei particolari in<strong>di</strong>ci, che sono<br />
rappresentati dagli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> durata e dagli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> rotazione. Questi in<strong>di</strong>ci vengono<br />
costruiti sulla base <strong>di</strong> rapporti tra valori <strong>di</strong> Stato Patrimoniale e <strong>di</strong> Conto Economico, e<br />
vengono utilizzati perché, per avere una buona liqui<strong>di</strong>tà non è sufficiente avere un<br />
adeguato rapporto tra impieghi e fonti, ma è anche necessario che gli investimenti<br />
effettuati siano in grado <strong>di</strong> realizzarsi in moneta nel tempo più breve possibile.<br />
Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> durata vengono utilizzati per determinare il tempo me<strong>di</strong>o necessario ad un<br />
determinato elemento degli impieghi o delle fonti per convertirsi in moneta (cre<strong>di</strong>ti,<br />
rimanenze, ecc.) o per giungere a scadenza (debiti) ed essere pagato.<br />
Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> rotazione consentono invece <strong>di</strong> determinare quante volte un determinato<br />
elemento degli impieghi o delle fonti si è rinnovato nell’esercizio.<br />
Tra i molteplici in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questo tipo che è possibile costruire, prenderemo in<br />
considerazione solo quelli riferiti alla durata e rotazione dei debiti verso i fornitori e dei<br />
cre<strong>di</strong>ti verso i clienti, rinviando per approfon<strong>di</strong>menti ai numerosi testi presenti in<br />
materia 17 .<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> durata dei cre<strong>di</strong>ti verso i clienti, denominato tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> incasso (o<br />
giacenza me<strong>di</strong>a dei cre<strong>di</strong>ti), è dato dal rapporto tra i cre<strong>di</strong>ti verso i clienti ed il fatturato<br />
giornaliero (fatturato complessivo <strong>di</strong>viso 365 giorni):<br />
Cre<strong>di</strong>ti verso clienti<br />
Fatturato giornaliero<br />
Essendo un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> durata, ci <strong>di</strong>ce quanti giorni trascorrono me<strong>di</strong>amente tra il momento<br />
della ven<strong>di</strong>ta e quello dell’incasso, evidenziando la capacità dell’azienda nella riscossione<br />
17 I. Facchinetti, Le analisi <strong>di</strong> bilancio. Logica e metodologia delle analisi per margini, in<strong>di</strong>ci e flussi per la<br />
conoscenza della realtà aziendale, Il Sole 24 ORE, Milano, 2000.; G. Ferrero, F. Dezzani, P. Pisoni, L.<br />
Puddu, Le analisi <strong>di</strong> bilancio - In<strong>di</strong>ci e flussi, Giuffrè, Milano, 1998; G. Lo Martire, L'analisi <strong>di</strong> bilancio con<br />
la metodologia degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> gestione, FrancoAngeli, Milano, 2000; P. Mella, In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> bilancio : guida alla<br />
procedura per l'analisi e il controllo della gestione aziendale, Il Sole 24 Ore, Milano, 1998; P. Pratali, Le<br />
analisi economico-finanziarie della gestione, FrancoAngeli, Milano, 1996.<br />
40
dei cre<strong>di</strong>ti. Un elevato tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> incasso, a prescindere da quelle che possono<br />
essere le sue cause gestionali (scarso potere contrattuale verso i clienti, presenza <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti<br />
inesigibili, o altro), dal punto <strong>di</strong> vista finanziario provoca, a parità <strong>di</strong> altre con<strong>di</strong>zioni, un<br />
aumento delle attività correnti, e quin<strong>di</strong> un maggior fabbisogno per il quale sono<br />
necessarie maggiori fonti <strong>di</strong> copertura; inoltre, l’aumento delle fonti causa maggiori oneri<br />
finanziari che si riflettono sul red<strong>di</strong>to netto <strong>di</strong> periodo. È quin<strong>di</strong> opportuno che il valore<br />
dell’in<strong>di</strong>ce sia mantenuto il più basso possibile, cercando <strong>di</strong> ridurre le <strong>di</strong>lazioni concesse<br />
ai clienti. Si tenga comunque in considerazione che il presente in<strong>di</strong>ce può risultare<br />
inatten<strong>di</strong>bile in presenza <strong>di</strong> sensibili fluttuazioni stagionali delle ven<strong>di</strong>te; in tali casi sarà<br />
necessario rilevare l’ammontare dei cre<strong>di</strong>ti in <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> dell’anno (ad esempio<br />
mensilmente), in modo tale da calcolarne l’ammontare me<strong>di</strong>o durante l’esercizio<br />
considerato.<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rotazione dei cre<strong>di</strong>ti (o turnover dei cre<strong>di</strong>ti) è dato dal rapporto tra il fatturato<br />
totale e i cre<strong>di</strong>ti verso i clienti:<br />
Fatturato<br />
Cre<strong>di</strong>ti verso clienti<br />
Ovviamente, lo stesso risultato si può ottenere <strong>di</strong>videndo i 365 giorni dell’anno per il<br />
tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> incasso. Questo in<strong>di</strong>ce ci <strong>di</strong>ce quante volte i cre<strong>di</strong>ti verso i clienti si sono<br />
rinnovati durante l’anno, quin<strong>di</strong> fornisce una misura della velocità <strong>di</strong> rotazione dei cre<strong>di</strong>ti.<br />
Non è importante conoscere il valore assoluto dell’in<strong>di</strong>ce, quanto piuttosto il modo in cui<br />
esso si mo<strong>di</strong>fica nel tempo.<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> durata dei debiti verso i fornitori, denominato tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pagamento, è<br />
dato dal rapporto tra i debiti verso i fornitori e gli acquisti giornalieri (acquisti<br />
complessivi <strong>di</strong>viso 365 giorni):<br />
Debiti verso fornitori<br />
Acquisti giornalieri<br />
Questo in<strong>di</strong>ce esprime il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> giorni intercorrenti tra l’acquisto dei fattori<br />
produttivi ed il pagamento del relativo debito <strong>di</strong> fornitura. Il valore assunto<br />
dall’in<strong>di</strong>catore, analogamente al precedente, può essere interpretato come parametro <strong>di</strong><br />
41
giu<strong>di</strong>zio sulle capacità <strong>di</strong> contrattazione dell’azienda nei confronti dei fornitori<br />
(specialmente se tale valore viene confrontato con i valori me<strong>di</strong> del settore in cui<br />
l’azienda opera). Un elevato tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pagamento, sempre che derivi da accor<strong>di</strong><br />
contrattuali <strong>di</strong> fornitura e non da situazioni <strong>di</strong> insolvenza, è un fatto positivo, poiché in tal<br />
modo si utilizzano i debiti verso i fornitori come fonte <strong>di</strong> finanziamento per le attività<br />
correnti, e si <strong>di</strong>minuisce il ricorso ad altre fonti più onerose. Anche in questo caso vale la<br />
tessa considerazione fatta prima, in merito all’eventualità <strong>di</strong> forti fluttuazioni perio<strong>di</strong>che<br />
degli acquisti.<br />
Il corrispondente in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rotazione dei debiti (o turnover dei debiti), è dato dal rapporto<br />
tra l’ammontare totale degli acquisti dell’esercizio e i debiti verso i fornitori:<br />
Acquisti<br />
Debiti verso fornitori<br />
Anche in questo caso, lo stesso valore dell’in<strong>di</strong>ce si può ottenere calcolando il rapporto<br />
tra i giorni dell’anno (365) ed il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pagamento. Il presente in<strong>di</strong>ce esprime<br />
una misura della velocità <strong>di</strong> rotazione dei debiti <strong>di</strong> fornitura.<br />
È utile considerare congiuntamente i due in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> durata appena visti, il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
incasso e il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pagamento. Questi possono essere impiegati per impostare<br />
una corretta politica <strong>di</strong> gestione finanziaria <strong>di</strong> breve periodo, attraverso la riduzione dei<br />
fabbisogni correnti e delle relative fonti <strong>di</strong> copertura onerose. Se si tiene presente che:<br />
- la <strong>di</strong>minuzione dei cre<strong>di</strong>ti commerciali determina la riduzione del fabbisogno<br />
finanziario a breve, e<br />
- l’aumento dei debiti <strong>di</strong> fornitura determina l’incremento delle fonti <strong>di</strong> copertura a<br />
breve,<br />
se ne trae la conclusione che, nel rapporto tra debiti e cre<strong>di</strong>ti, la situazione ottimale<br />
consiste nel fare in modo che il tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> incasso dei cre<strong>di</strong>ti sia minore del tempo<br />
me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> pagamento dei debiti; in questo modo l’incasso dei cre<strong>di</strong>ti avviene prima della<br />
scadenza dei debiti, e <strong>di</strong>venta possibile fronteggiare i pagamenti utilizzando per lo più i<br />
flussi provenienti dagli incassi; <strong>di</strong> conseguenza si ottiene una riduzione nell’impiego <strong>di</strong><br />
fonti onerose per la copertura dei fabbisogni <strong>di</strong> breve periodo, e allo stesso tempo si<br />
riduce il peso degli oneri finanziari sul red<strong>di</strong>to del periodo.<br />
42
5. La riclassificazione del Conto Economico<br />
Abbiamo visto che la gestione aziendale opera in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economico<br />
quando il complesso dei ricavi conseguiti è sufficiente a garantire, oltre la copertura dei<br />
costi <strong>di</strong> gestione, anche un sod<strong>di</strong>sfacente margine <strong>di</strong> utile per la remunerazione dei fattori<br />
apportati dai soci.<br />
Conoscere unicamente il risultato finale dell’esercizio, però, non è sufficiente per<br />
consentire un’accurata analisi e valutazione della gestione aziendale. Per capire se la<br />
gestione aziendale è in grado o meno <strong>di</strong> mantenere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economico nel<br />
lungo periodo, è necessario conoscere gli elementi che hanno contribuito al suo risultato.<br />
Per alcune imprese inoltre, ad esempio quelle costituite in forma cooperativa, sappiamo<br />
che esistono dei limiti alla <strong>di</strong>stribuzione degli utili tra i soci, coerentemente con le finalità<br />
non lucrative <strong>di</strong> tale forma d’impresa. Conseguentemente l’utile d’esercizio non può<br />
rappresentare per esse un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> equilibrio economico, e a maggior ragione la<br />
gestione dovrà essere indagata puntando ad osservare altri parametri <strong>di</strong> riferimento,<br />
<strong>di</strong>versi dall’utile d’esercizio e più significativi <strong>di</strong> questo.<br />
L’obiettivo della riclassificazione del Conto Economico consiste appunto nella<br />
costruzione <strong>di</strong> parametri che consentano <strong>di</strong> osservare l’aspetto economico della gestione<br />
aziendale da <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista e che, allo stesso tempo, forniscono alla Direzione<br />
importanti informazioni <strong>di</strong> supporto all’attività decisionale.<br />
Per analizzare l’aspetto economico della gestione è necessario innanzitutto in<strong>di</strong>viduare le<br />
<strong>di</strong>verse parti <strong>di</strong> cui essa si compone. Abbiamo già visto, nel precedente capitolo, che la<br />
gestione può essere idealmente <strong>di</strong>visa in <strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> attività:<br />
- la gestione caratteristica (o tipica, o operativa),<br />
- la gestione finanziaria,<br />
- la gestione extracaratteristica,<br />
- la gestione straor<strong>di</strong>naria.<br />
Ognuna <strong>di</strong> queste gestioni in<strong>di</strong>vidua un certo tipo <strong>di</strong> operazioni aziendali, dalle quali<br />
derivano costi e ricavi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura. Attraverso la riclassificazione, le voci presenti<br />
nello schema civilistico <strong>di</strong> Conto Economico vengono riposizionate in modo tale da<br />
formare dei gruppi <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> costi e ricavi, che riflettano le operazioni compiute e il<br />
risultato ottenuto dalle singole aree <strong>di</strong> gestione.<br />
44
Una volta in<strong>di</strong>viduati i componenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e i risultati attribuibili a ciascuna area <strong>di</strong><br />
gestione, <strong>di</strong>venta possibile rilevare il contributo apportato da ognuna <strong>di</strong> esse alla<br />
formazione del red<strong>di</strong>to complessivo; ma soprattutto <strong>di</strong>venta possibile porre in evidenza il<br />
risultato della gestione caratteristica, rappresentato dal red<strong>di</strong>to operativo, ed il processo<br />
che ha portato alla sua formazione.<br />
L’area caratteristica rappresenta il fulcro dell’attività svolta dall’azienda, pertanto<br />
l’analisi economica della gestione deve essere focalizzata sul processo <strong>di</strong> formazione del<br />
suo risultato. Come vedremo più avanti, sono <strong>di</strong>versi i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagine ed i criteri <strong>di</strong><br />
riclassificazione del Conto Economico finalizzati ad indagare le determinanti del red<strong>di</strong>to<br />
operativo. Ognuno <strong>di</strong> questi criteri consente, in modo <strong>di</strong>verso, <strong>di</strong> osservare il processo <strong>di</strong><br />
formazione del red<strong>di</strong>to attraverso l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> risultati parziali <strong>di</strong><br />
grande valore informativo, che aiutano a capire come si è prodotto il risultato finale.<br />
Per quanto riguarda il contributo apportato alla formazione del red<strong>di</strong>to d’esercizio dalle<br />
singole aree <strong>di</strong> gestione, la tabella 8 rappresenta sinteticamente il Conto Economico<br />
riclassificato <strong>di</strong>stinguendo i componenti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to a seconda delle aree da cui derivano.<br />
L’obiettivo principale <strong>di</strong> questo schema è quello <strong>di</strong> evidenziare i risultati delle singole<br />
gestioni, e al tempo stesso depurare il risultato della gestione caratteristica dai costi e<br />
ricavi non tipici.<br />
45
Tab. 8<br />
CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO PER AREE DI GESTIONE<br />
Fatturato ……………..<br />
- Costi della gestione caratteristica ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to operativo …………….. ……………..<br />
+ Proventi finanziari ……………..<br />
- Oneri finanziari ……………..<br />
= Saldo della gestione finanziaria …………….. ……………..<br />
+ Proventi extracaratteristici ……………..<br />
- Oneri extracaratteristici ……………..<br />
= Saldo della gestione extracaratteristica …………….. ……………..<br />
+ Proventi straor<strong>di</strong>nari ……………..<br />
- Oneri straor<strong>di</strong>nari ……………..<br />
= Saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria …………….. ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to ante imposte ……………..<br />
- Imposte d’esercizio ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to netto …………..<br />
I singoli risultati sono rappresentati da:<br />
red<strong>di</strong>to operativo, il quale misura la capacità dell’azienda <strong>di</strong> compiere la propria<br />
mission conservando capacità <strong>di</strong> ottenere una remunerazione significativa<br />
dall’esercizio dell’attività. Questo parametro misura la nostra capacità <strong>di</strong> gestire<br />
in maniera efficiente e professionale il nostro business e <strong>di</strong> valorizzare nel lungo<br />
periodo le nostre attività sul mercato <strong>di</strong> riferimento. In sintesi ci <strong>di</strong>ce quanto<br />
siamo bravi a fare il nostro lavoro e in che misura riusciamo ad ottenere dal suo<br />
esercizio adeguate gratificazioni economiche. Il dato si ottiene dalla <strong>di</strong>fferenza<br />
tra i ricavi ed i costi derivanti dall’attività caratteristica dell’azienda (acquisizione<br />
dei fattori produttivi, trasformazione e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> beni e servizi e gestione dei<br />
servizi ausiliari). Se ad esempio la nostra azienda operasse nel settore del servizi<br />
46
<strong>di</strong> consulenza ambientali , il red<strong>di</strong>to operativo sarebbe un in<strong>di</strong>catore della nostra<br />
capacità <strong>di</strong> gestire in maniera efficiente e competitiva i processi <strong>di</strong> acquisizione,<br />
gestione e controllo <strong>di</strong> commesse inerenti la consulenza in materia ambientale.<br />
saldo delle gestione finanziaria, dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra proventi ed oneri <strong>di</strong><br />
natura finanziaria, derivanti, i primi, dalla gestione delle liqui<strong>di</strong>tà (ad esempio<br />
interessi attivi bancari) e, i secon<strong>di</strong>, dell’acquisizione dei finanziamenti esterni<br />
(interessi passivi sui mutui o sulle aperture <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to). In questo caso, il risultato<br />
non <strong>di</strong>pende dalla nostre capacità professionali connaturate al nostro business, ma<br />
da competenze tipicamente impren<strong>di</strong>toriali quali: a) la capacità <strong>di</strong> selezionare le<br />
fonti finanziarie più convenienti; b) l’efficienza nella gestione del cre<strong>di</strong>to; c) la<br />
possibilità della proprietà <strong>di</strong> conferire capitale <strong>di</strong> rischio o <strong>di</strong> attrarre nuovi soci;<br />
d) ultima, ma non meno importante, la capacità <strong>di</strong> attivare i canali <strong>di</strong> finanza<br />
agevolata che, soprattutto nelle aree del mezzogiorno d’Italia, hanno influenzato<br />
notevolmente lo sviluppo delle aziende più intraprendenti e capaci <strong>di</strong> cogliere le<br />
innumerevoli opportunità offerte dalla legislazione corrente.<br />
saldo della gestione extracaratteristica o patrimoniale, che rappresenta la<br />
<strong>di</strong>fferenza tra proventi ed oneri derivanti da quelle operazioni non strettamente<br />
attinenti alla gestione caratteristica o finanziaria ma riconducibili alla gestione del<br />
nostro patrimonio (ad esempio costi e ricavi derivanti dalla gestione <strong>di</strong> immobili<br />
non impiegati nell’attività operativa, le plusvalenze o le minusvalenze derivanti<br />
dalla cessione <strong>di</strong> un macchinario da sostituire; etc); Questa gestione può<br />
presentare valori molto significativi per quelle aziende che gestiscono patrimoni<br />
significativi, ma risulta meno rilevante per piccole aziende che svolgono attività<br />
<strong>di</strong> erogazione servizi, i quali solitamente non richiedono gran<strong>di</strong> investimenti in<br />
attività patrimoniali fisse.<br />
saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria, dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra proventi ed oneri<br />
straor<strong>di</strong>nari, cioè derivanti da operazioni <strong>di</strong> gestione non riconducibili alla<br />
gestione tipica dell’azienda ed aventi carattere <strong>di</strong> contingenza (ad esempio gli<br />
oneri per i danni derivanti da un incen<strong>di</strong>o; gli ammanchi <strong>di</strong> merce; o<br />
finanziamenti occasionali in conto esercizio ecc.).<br />
47
La capacità informativa del red<strong>di</strong>to netto è sicuramente insufficiente a compiere una<br />
valutazione approfon<strong>di</strong>ta della capacità dell’azienda <strong>di</strong> garantire un <strong>di</strong>screto livello <strong>di</strong><br />
red<strong>di</strong>tività al capitale investito.<br />
In un ottica <strong>di</strong> lungo periodo, il red<strong>di</strong>to operativo ha un valore sicuramente superiore, in<br />
quanto fornisce informazioni più appropriate sulla capacità competitiva dell’azienda nel<br />
gestire la sua attività caratteristica.<br />
Un giu<strong>di</strong>zio sulla gestione basato soltanto sul red<strong>di</strong>to complessivo dell’esercizio, potrebbe<br />
essere non solo limitativo, ma a volte ad<strong>di</strong>rittura fuorviante.<br />
Ve<strong>di</strong>amo in proposito il seguente esempio numerico.<br />
tab. 9<br />
Red<strong>di</strong>to operativo - 1.500<br />
+ PROVENTI FINANZIARI 100<br />
- ONERI FINANZIARI 500<br />
Saldo della gestione finanziaria - 400 - 400<br />
+ PROVENTI STRAORDINARI 2.300<br />
- ONERI STRAORDINARI 150<br />
Saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria 2.150 2.150<br />
= Red<strong>di</strong>to ante imposte 250<br />
- IMPOSTE D’ESERCIZIO 100<br />
= Red<strong>di</strong>to netto 150<br />
Osservando la tabella 11 risulta chiaro come il giu<strong>di</strong>zio sulla gestione possa cambiare<br />
notevolmente a seconda delle informazioni <strong>di</strong>sponibili: basandosi unicamente sul red<strong>di</strong>to<br />
netto (+ 150) si potrebbe pensare che la situazione sia positiva; invece, grazie alla<br />
riclassificazione dei dati è stato possibile evidenziare che la positività del red<strong>di</strong>to netto<br />
non deriva dal buon andamento della gestione caratteristica, come risulta dal valore del<br />
red<strong>di</strong>to operativo (- 1.500), ma è dovuta al valore particolarmente elevato dei proventi<br />
straor<strong>di</strong>nari, quin<strong>di</strong> ad una situazione che probabilmente non si ripeterà a lungo. Tali<br />
situazioni si possono presentare, per esempio, nei casi in cui l’azienda ottiene dei<br />
contributi in conto esercizio; detti contributi producono l’effetto <strong>di</strong> influenzare il risultato<br />
48
finale, ma non corrispondono a valori creati per effetto della gestione caratteristica; un<br />
altro esempio può essere rappresentato dalla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un immobile <strong>di</strong> proprietà<br />
dell’azienda, ma anche in questo caso si tratta <strong>di</strong> un’operazione <strong>di</strong> gestione straor<strong>di</strong>naria<br />
(sempre che non si stia osservando il bilancio <strong>di</strong> un’azienda che opera nel settore<br />
immobiliare).<br />
Un red<strong>di</strong>to negativo per un periodo prolungato della gestione operativa, potrebbe<br />
significare che l’azienda non è in grado <strong>di</strong> svolgere in modo economicamente<br />
vantaggioso la propria attività caratteristica. Una tale situazione è generalmente<br />
sostenibile solamente per brevi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo, anche quando, in presenza <strong>di</strong> un<br />
risultato positivo delle gestioni finanziaria e straor<strong>di</strong>naria, continui a sussistere un red<strong>di</strong>to<br />
netto positivo. Bisogna, nonostante un risultato complessivamente positivo, cogliere il<br />
segnale <strong>di</strong> allarme che deriva dalla scomposizione del dato globale.<br />
Essendo il red<strong>di</strong>to operativo il parametro più significativo, tra quelli finora visti, per<br />
valutare la capacità dell’azienda <strong>di</strong> mantenere con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economico,<br />
<strong>di</strong>venta in<strong>di</strong>spensabile osservare in modo più approfon<strong>di</strong>to i componenti che determinano<br />
il suo risultato, nonché il processo che porta alla sua formazione.<br />
È possibile <strong>di</strong>stinguere tre principali criteri <strong>di</strong> riclassificazione del Conto Economico,<br />
ognuno dei quali si <strong>di</strong>fferenzia per le modalità che vengono impiegate nel raggruppare in<br />
classi <strong>di</strong>stinte i costi e i ricavi della gestione caratteristica. Ogni criterio rappresenta<br />
infatti un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> analizzare le determinanti del red<strong>di</strong>to operativo, mentre tutti<br />
adoperano gli stessi termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione delle altre aree <strong>di</strong> gestione. I tre criteri sono:<br />
- la riclassificazione a ricavi e costo del venduto;<br />
- la riclassificazione a valore aggiunto;<br />
- la riclassificazione a margine lordo <strong>di</strong> contribuzione.<br />
Ognuno <strong>di</strong> questi criteri persegue obiettivi informativi <strong>di</strong>fferenti; <strong>di</strong> conseguenza, la scelta<br />
<strong>di</strong> un criterio piuttosto che <strong>di</strong> un altro deriva dal tipo <strong>di</strong> informazioni che si vogliono<br />
ottenere.<br />
Ogni criterio, inoltre, si <strong>di</strong>fferenzia per il tipo <strong>di</strong> classificazione dei costi aziendali cui fa<br />
riferimento; in particolare, il primo criterio <strong>di</strong>stingue i costi in relazione alla funzione<br />
aziendale che li origina, il secondo li <strong>di</strong>stingue in base alla provenienza dei fattori (interna<br />
o esterna), ed il terzo in base alla loro struttura (fissa o variabile).<br />
49
Nei paragrafi successivi vedremo i tre criteri in<strong>di</strong>cati, le specifiche informazioni ottenibili<br />
tramite il loro impiego, e i dati necessari per il loro utilizzo.<br />
<strong>Riclassificazione</strong> del Conto Economico “a ricavi e costo del venduto”<br />
Il presente criterio <strong>di</strong> riclassificazione, come abbiamo già detto, ricostruisce il processo <strong>di</strong><br />
formazione del red<strong>di</strong>to operativo basandosi sulla <strong>di</strong>stinzione dei costi per funzione.<br />
La tabella 10 riporta lo schema <strong>di</strong> CE riclassificato secondo tale criterio.<br />
Lo schema mette in evidenza <strong>di</strong>versi aggregati <strong>di</strong> valori, la cui somma algebrica produce<br />
alcuni risultati parziali (margini), che fondamentalmente servono ad evidenziare<br />
l’incidenza economica delle <strong>di</strong>verse funzioni organizzative sul risultato della gestione<br />
operativa tipica;<br />
Tab. 10<br />
RICLASSIFICAZIONE “A RICAVI E COSTO DEL VENDUTO”<br />
+A FATTURATO NETTO; XXXXXX<br />
- B COSTO DEL VENDUTO:<br />
+ Rimanenze iniziali ……………..<br />
+ Acquisti materie prime e materiali <strong>di</strong> consumo ……………..<br />
- Rimanenze finali …………….<br />
B1 Costo del Consumato yyyyyyy<br />
+ Energia ……………..<br />
+ Affitti passivi ……………..<br />
+ Servizi ……………..<br />
+ Manutenzioni ……………..<br />
+ Personale <strong>di</strong> produzione ……………..<br />
+ Ammortamenti <strong>di</strong> produzione ……………..<br />
B2 Costi <strong>di</strong> Trasformazione yyyyyyy<br />
……………..<br />
(B1 + B2) Totale costo del venduto …………….. YYYYYYY<br />
= C =MARGINE LORDO DI PRODUZIONE (A-B) Marg. 1°livello<br />
- COSTI COMMERCIALI<br />
+ Viaggi e trasferte ……………..<br />
+ Pubblicità e promozioni ……………..<br />
+ Provvigioni ……………..<br />
+ Personale commerciale ……………..<br />
+ Ammortamenti ……………..<br />
+ …… ……………..<br />
D -Totale costi commerciali …………….. VVVVVVV<br />
- COSTI AMMINISTRATIVI E GENERALI<br />
+ Cancelleria e stampati ……………..<br />
+ Valori bollati ……………..<br />
50
+ Postali e Telefoniche ……………..<br />
+ Personale <strong>di</strong> amministrazione ……………..<br />
+ Ammortamenti ……………..<br />
+ …… ……………..<br />
E -Totale amministrativi e generali …………….. AAAAAAAAA<br />
F = Margine operativo (C-D-E) RO<br />
+ PROVENTI FINANZIARI ……………..<br />
- ONERI FINANZIARI ……………..<br />
G) Saldo della gestione finanziaria …………….. ……………..<br />
+ PROVENTI STRAORDINARI ……………..<br />
- ONERI STRAORDINARI ……………..<br />
E ) Saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria …………….. ……………..<br />
= H =Red<strong>di</strong>to ante imposte (F-G-E) R.A.I.<br />
I) - IMPOSTE D’ESERCIZIO ……………..<br />
L = Red<strong>di</strong>to Netto R.N.<br />
I risultati parziali (più il risultato complessivo) in<strong>di</strong>viduati dal riclassificato sono:<br />
- il risultato lordo <strong>di</strong> produzione,<br />
- il red<strong>di</strong>to operativo,<br />
- il red<strong>di</strong>to ante imposte,<br />
- il red<strong>di</strong>to netto.<br />
Ve<strong>di</strong>amo ora come tali risultati si vengono a formare.<br />
Lo schema inizia dal valore del fatturato netto, il quale è composto dalla sommatoria dei<br />
soli ricavi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta della gestione caratteristica (al netto <strong>di</strong> eventuali sconti, abbuoni,<br />
ecc.).<br />
Dal fatturato si deve sottrarre in primo luogo il costo del venduto, rappresentato dalla<br />
somma <strong>di</strong> due classi <strong>di</strong> costo:<br />
costi <strong>di</strong> acquisto delle materie prime (costo del consumato) utilizzate in via <strong>di</strong>retta nel<br />
processo <strong>di</strong> creazione del prodotto o <strong>di</strong> erogazione del servizio dei beni. Per una attività<br />
<strong>di</strong> ristorazione essi sono rappresentati dal valore delle materie prime utilizzate per<br />
elaborare le pietanza servite.<br />
costi <strong>di</strong> trasformazione; questa categorie comprende tutti quei costi <strong>di</strong>retti o in<strong>di</strong>retti<br />
finalizzati all’erogazione del servizio o alla trasformazione delle materie prime in<br />
prodotto finito. I costi del personale <strong>di</strong> produzione (camerieri, cuochi, lavapiatti, cassiere,<br />
51
etc), costi <strong>di</strong> utenze energetiche (illuminazione locale, con<strong>di</strong>zionamento, gas per le<br />
cucine), i costi per servizi ( assistenza esterna per la manutenzione or<strong>di</strong>naria e<br />
straor<strong>di</strong>naria delle macchine e impianti <strong>di</strong> cucina e <strong>di</strong> sala, servizio lavaggio biancheria,<br />
servizio <strong>di</strong> guardavia notturna) acquisti <strong>di</strong> produzione (<strong>di</strong>vise camerieri, acquisto<br />
detersivi, acquisti materiale <strong>di</strong> manutenzione, gli ammortamenti <strong>di</strong> macchinari e impianti<br />
usati in produzione, gli affitti inerenti i locali destinati alla sola attività produttiva; ecc..<br />
Dalla <strong>di</strong>fferenza tra fatturato e costo del venduto si ottiene il primo risultato parziale,<br />
rappresentato dal risultato lordo <strong>di</strong> produzione o margine <strong>di</strong> produzione, che ci in<strong>di</strong>ca<br />
quale margine rimane a <strong>di</strong>sposizione dell’azienda dopo aver remunerato i fattori <strong>di</strong><br />
produzione A scalare, vengono dedotti i costi inerenti le altre funzioni aziendali,<br />
anch’esse facenti parte della gestione caratteristica: costi commerciali, costi<br />
amministrativi e costi generali.<br />
I costi commerciali includono: spese per viaggi e trasferte, per pubblicità e promozioni,<br />
costi del personale commerciale, ammortamenti automezzi commerciali, ecc.. I costi<br />
amministrativi e generali: spese postali e telefoniche, costi per cancelleria e stampati, per<br />
il personale amministrativo, ammortamenti per i beni strumentali d’amministrazione,<br />
costi iscrizione ad associazione <strong>di</strong> categoria, ecc..<br />
Si giunge così a determinare il red<strong>di</strong>to operativo.<br />
Il criterio <strong>di</strong> riclassificazione a ricavi e costo del venduto non presenta particolari<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> applicazione, a patto che il sistema <strong>di</strong> contabilità impiegato dalla specifica<br />
azienda sia messo in grado <strong>di</strong> fornire i dati <strong>di</strong> costo <strong>di</strong>stinti per funzione. Questo comporta<br />
un lavoro a monte, fatto da chi governa il sistema informativo per personalizzazione il<br />
piano dei conti aziendale, al fine <strong>di</strong> includere tutti quei sottoconti che permetteranno, al<br />
contabile <strong>di</strong> turno, <strong>di</strong> scomporre le registrazioni dei fatti gestionali in coerenza con<br />
l’architettura organizzativa della società.<br />
Nella pratica, se un azienda è organizzata per funzione, è corretto che il conto “costo del<br />
personale” sia sud<strong>di</strong>viso in tanti sottoconti quante sono le funzioni aziendali. In questo<br />
modo, quando il nostro contabile dovrà registrare gli stipen<strong>di</strong> maturati dal personale, non<br />
farà l’errore <strong>di</strong> aggregare l’intero importo nella voce “Salari e stipen<strong>di</strong>”, ma si<br />
organizzerà per scomporla in Salari personale Produzione, Stipen<strong>di</strong> personale Acquisti,<br />
Stipen<strong>di</strong> personale commerciale etc.<br />
I vantaggi <strong>di</strong> questo schema <strong>di</strong> riclassificazione sono sostanzialmente due.<br />
52
Ci aiuta a costruire uno storico dei costi <strong>di</strong> ciascuna funzione, utile soprattutto a<br />
supportarci nel processo <strong>di</strong> pianificazione strategica ed in particolare nell’elaborazione<br />
dei budget preventivi.<br />
La <strong>di</strong>stinzione dei costi nell’ambito della gestione caratteristica, inoltre, ci consente <strong>di</strong><br />
evidenziare l’incidenza delle <strong>di</strong>verse funzioni sul fatturato, allo scopo <strong>di</strong> monitorarne<br />
l’andamento nel corso del tempo (su più esercizi), e <strong>di</strong> confrontarla con i valori delle<br />
imprese appartenenti allo stesso settore e aventi caratteristiche organizzative similari.<br />
Tale schema separa in maniera netta i costi attribuibili ad ogni funzione, dando quin<strong>di</strong> la<br />
possibilità <strong>di</strong> esprimere dei giu<strong>di</strong>zi circa le loro con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> efficienza (o inefficienza)<br />
operativa, anche ai fini del controllo <strong>di</strong> gestione.<br />
Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> uno strumento in grado <strong>di</strong> supportare l’analisi dell’equilibrio<br />
economico sotto il profilo della capacità della gestione <strong>di</strong> produrre red<strong>di</strong>to (sia operativo<br />
che globale), nonché sotto il profilo dell’efficienza nella conduzione delle <strong>di</strong>verse aree<br />
aziendali (sia caratteristiche - funzione produttiva, commerciale, amministrativa - che non<br />
caratteristiche). Attraverso la determinazione dei loro risultati infatti, è possibile<br />
analizzare le performance ottenute dai <strong>di</strong>versi centri operativi aziendali e dai loro<br />
responsabili.<br />
<strong>Riclassificazione</strong> del Conto Economico “a valore aggiunto”<br />
L’obiettivo <strong>di</strong> questo criterio <strong>di</strong> riclassificazione consiste nel determinare il maggior<br />
valore che l’azienda, attraverso la sua attività, è stata capace <strong>di</strong> aggiungere (quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
realizzare) rispetto al valore dei beni e servizi acquisiti dall’esterno durante il periodo<br />
amministrativo trascorso.<br />
Tale maggior valore, o valore aggiunto, deriva quin<strong>di</strong> dal contributo apportato dai<br />
seguenti fattori:<br />
- il lavoro che è stato necessario per realizzare prodotti e servizi;<br />
- il consumo dei beni strumentali;<br />
- il capitale preso a prestito dai terzi e quello conferito dai soci;<br />
Per la riclassificazione del Conto Economico secondo tale criterio, è necessario fare<br />
riferimento alla <strong>di</strong>stinzione tra costi esterni e costi interni:<br />
- i costi esterni rappresentano i costi sostenuti per l’utilizzo <strong>di</strong> beni e servizi<br />
acquistati all’esterno, quali merci, materie, servizi, energia, ecc.;<br />
53
- i costi interni invece sono i costi relativi all’utilizzazione dei fattori produttivi<br />
interni, cioè: personale, beni strumentali e capitali.<br />
La <strong>di</strong>stinzione tra costi esterni ed interni viene fatta in quanto il valore aggiunto prodotto<br />
dall’azienda è dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra i ricavi netti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta ed i costi esterni della<br />
gestione caratteristica; per essere più precisi si dovrebbe parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza tra il valore<br />
della produzione dell’esercizio e i costi esterni (tale precisazione non è necessaria per le<br />
aziende <strong>di</strong> servizi, le quali, non potendo produrre per il magazzino, producono ciò che<br />
vendono).<br />
La tabella 12 riporta lo schema <strong>di</strong> riclassificazione a valore aggiunto.<br />
I risultati parziali (più quello complessivo) in<strong>di</strong>viduati dal presente schema sono:<br />
- il valore della produzione,<br />
- il valore aggiunto,<br />
- il red<strong>di</strong>to operativo,<br />
- il red<strong>di</strong>to ante imposte,<br />
- il red<strong>di</strong>to netto.<br />
54
- Tab. 11<br />
RICLASSIFICAZIONE “A VALORE AGGIUNTO”<br />
FATTURATO NETTO ……………..<br />
+ Rimanenze finali <strong>di</strong> prodotti ……………..<br />
- Rimanenze iniziali <strong>di</strong> prodotti ……………..<br />
= VALORE DELLA PRODUZIONE ……………..<br />
- COSTI ESTERNI DI PRODUZIONE<br />
+ Rimanenze iniziali <strong>di</strong> merci e materie ……………..<br />
+ Acquisti <strong>di</strong> merci e materie ……………..<br />
+ Affitti passivi ……………..<br />
+ Servizi ……………..<br />
- Rimanenze finali <strong>di</strong> merci e materie ……………..<br />
Totale costi esterni <strong>di</strong> produzione …………….. ……………..<br />
- COSTI ESTERNI COMMERCIALI<br />
+ Pubblicità e promozioni ……………..<br />
+ …… ……………..<br />
Totale costi esterni commerciali …………….. ……………..<br />
- COSTI ESTERNI AMMINISTRATIVI E GENERALI<br />
+ Cancelleria e stampati ……………..<br />
+ Telefoniche ……………..<br />
+ …… ……………..<br />
Totale costi esterni amm.vi e gen.li …………….. ……………..<br />
= VALORE AGGIUNTO ……………..<br />
- COSTO DEL PERSONALE<br />
+ Personale <strong>di</strong> produzione ……………..<br />
+ Personale commerciale ……………..<br />
+ Personale amministrativo ……………..<br />
Totale costi del personale …………….. ……………..<br />
- AMMORTAMENTI<br />
+ Ammortamenti <strong>di</strong> produzione ……………..<br />
+ Ammortamenti area commerciale ……………..<br />
+ Ammortamenti area amministrativa ……………..<br />
Totale ammortamenti …………….. ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to operativo ……………..<br />
+ PROVENTI FINANZIARI ……………..<br />
- ONERI FINANZIARI ……………..<br />
Saldo della gestione finanziaria …………….. ……………..<br />
+ PROVENTI STRAORDINARI ……………..<br />
- ONERI STRAORDINARI ……………..<br />
Saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria …………….. ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to ante imposte ……………..<br />
- IMPOSTE D’ESERCIZIO ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to netto …………..<br />
55
Lo schema inizia in<strong>di</strong>cando il valore del fatturato netto, al quale viene sommata<br />
algebricamente la variazione delle rimanenze <strong>di</strong> prodotti finiti. In tal modo si ottiene il<br />
primo dei risultati parziali in<strong>di</strong>cati, il valore della produzione; si tenga comunque<br />
presente che, come già accennato, le aziende <strong>di</strong> servizi non hanno rimanenze <strong>di</strong> prodotti,<br />
perciò il fatturato netto e il valore della produzione nel loro caso coincidono.<br />
Dal valore della produzione dell’esercizio si sottraggono tutti i costi relativi ai beni e<br />
servizi acquisiti dall’esterno (costi esterni), e che ovviamente siano imputabili alla<br />
gestione caratteristica, ottenendo così il valore aggiunto.<br />
Il valore aggiunto, come già accennato, misura l’incremento <strong>di</strong> valore che l’azienda, con<br />
la propria attività e struttura (formata da lavoro, impianti e capitale), realizza rispetto ai<br />
fattori produttivi acquisiti dall’esterno 18 ; oppure, da un altro punto <strong>di</strong> vista potremmo <strong>di</strong>re<br />
che il valore aggiunto in<strong>di</strong>ca la parte <strong>di</strong> produzione o <strong>di</strong> fatturato che, una volta coperti i<br />
costi esterni, serve per coprire i costi interni più gli oneri delle aree <strong>di</strong> gestione non<br />
tipiche.<br />
Sottraendo dal valore aggiunto i costi interni attinenti alla gestione caratteristica, cioè i<br />
costi del personale e gli ammortamenti, si ottiene il red<strong>di</strong>to operativo.<br />
Con riferimento al red<strong>di</strong>to operativo, ai sal<strong>di</strong> delle gestioni finanziaria e straor<strong>di</strong>naria, e<br />
agli altri risultati parziali, valgono le stesse considerazioni fatte per il precedente criterio<br />
<strong>di</strong> riclassificazione, in quanto tali parametri rimangono invariati.<br />
Il criterio <strong>di</strong> riclassificazione a valore aggiunto viene utilizzato principalmente per<br />
valutare la capacità della gestione aziendale <strong>di</strong> generare red<strong>di</strong>ti e remunerare<br />
adeguatamente i fattori produttivi utilizzati. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economico<br />
dell’impresa, infatti, non sono riconducibili unicamente alla sua capacità <strong>di</strong> produrre<br />
red<strong>di</strong>to (con<strong>di</strong>zione comunque necessaria), ma anche alla sua capacità <strong>di</strong> sopravvivere nel<br />
tempo e <strong>di</strong> svilupparsi. Queste capacità sono strettamente legate al conveniente rapporto<br />
che l’azienda riesce ad instaurare con i propri clienti e con coloro che apportano i fattori<br />
produttivi <strong>di</strong> base (lavoro e capitali). Perché l’azienda possa durare nel tempo e<br />
svilupparsi, è necessario che lavoro e capitali impiegati vengano attratti stabilmente<br />
nell’economia dell’impresa, e a tale scopo devono essere adeguatamente remunerati 19 .<br />
18 Carlo Caramiello, In<strong>di</strong>ci … op. cit..<br />
19 F. Cescon, L’analisi finanziaria nella gestione aziendale. Teoria, strumenti, applicazioni, UTET Libreria,<br />
Torino, 1995.<br />
56
In tal senso il valore aggiunto rappresenta un parametro <strong>di</strong> riferimento utile per osservare<br />
la capacità dall’azienda <strong>di</strong> generare risorse sufficienti a consentire una adeguata<br />
remunerazione dei portatori <strong>di</strong> lavoro e capitale (<strong>di</strong> rischio e <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to).<br />
In definitiva, il valore aggiunto rappresenta la ricchezza prodotta dall’azienda e destinata<br />
ad essere <strong>di</strong>stribuita per la remunerazione dei fattori produttivi “interni” e per sostenere lo<br />
sviluppo. Il valore aggiunto dovrà quin<strong>di</strong> essere tale da coprire:<br />
- le retribuzioni e i compensi per il lavoro, sia operativo (<strong>di</strong>pendenti e<br />
collaboratori), che <strong>di</strong>rezionale (anche l’impren<strong>di</strong>tore o i soci, che svolgono<br />
attività <strong>di</strong>rezionale, devono essere remunerati per il loro lavoro);<br />
- gli ammortamenti dei beni strumentali;<br />
- le remunerazioni dei capitali, rappresentati dagli interessi sui debiti per il capitale<br />
<strong>di</strong> terzi, e dagli utili <strong>di</strong>stribuiti per il capitale proprio;<br />
- le imposte da destinare alla pubblica amministrazione;<br />
- ed infine, la parte <strong>di</strong> utili non <strong>di</strong>stribuita e reinvestita per migliorare la soli<strong>di</strong>tà<br />
aziendale e per finanziare lo sviluppo.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista del sistema informativo aziendale, esso ci fornisce, oltre al valore<br />
aggiunto, inoltre alcuni valori aggregati che non si ritrovano negli altri schemi <strong>di</strong><br />
riclassificazione, quale il costo complessivo del personale, il costo complessivo degli<br />
ammortamenti e canoni <strong>di</strong> locazione, il valore effettivo della produzione dell’anno.<br />
<strong>Riclassificazione</strong> del Conto Economico “a margine lordo <strong>di</strong> contribuzione”<br />
Questo criterio <strong>di</strong> riclassificazione si basa sulla <strong>di</strong>stinzione tra costi variabili e costi fissi,<br />
allo scopo <strong>di</strong> evidenziare il “margine lordo <strong>di</strong> contribuzione” totale dell’azienda.<br />
Come abbiamo visto nel capitolo precedente, in merito alle classificazioni <strong>di</strong> costo e al<br />
loro impiego nei processi decisionali, il margine lordo <strong>di</strong> contribuzione (o più<br />
semplicemente margine <strong>di</strong> contribuzione) è dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra i ricavi netti e i costi<br />
variabili <strong>di</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta (riferiti ovviamente alla gestione caratteristica). Esso<br />
esprime la capacità della gestione operativa <strong>di</strong> contribuire alla copertura dei costi fissi e<br />
dell’utile operativo, una volta coperti i costi variabili <strong>di</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta.<br />
La seguente tabella 13 riporta lo schema <strong>di</strong> riclassificazione del Conto Economico a<br />
margine lordo <strong>di</strong> contribuzione, evidenziando i risultati parziali che lo caratterizzano.<br />
57
tab. 12<br />
RICLASSIFICAZIONE “A MARGINE LORDO DI CONTRIBUZIONE<br />
FATTURATO NETTO ……………..<br />
- COSTI VARIABILI<br />
+Rimanenze iniziali ……………..<br />
+ Acquisti <strong>di</strong> merci e materie ……………..<br />
+ Costi del personale <strong>di</strong>rettamente impiegato ……………..<br />
+ Altri costi variabili <strong>di</strong> produzione ……………..<br />
+ Carburanti per trasporto ……………..<br />
+ Provvigioni ……………..<br />
+ Altri costi variabili commerciali ……………..<br />
+ …… ……………..<br />
- Rimanenze finali ……………..<br />
Totale costi variabili del venduto …………….. ……………..<br />
= MARGINE DI CONTRIBUZIONE<br />
……………..<br />
- COSTI FISSI DI PRODUZIONE ……………..<br />
- COSTI FISSI COMMERCIALI ……………..<br />
- COSTI AMMINISTRATIVI E GENERALI ……………..<br />
Totale costi fissi …………….. ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to operativo ……………..<br />
+ PROVENTI FINANZIARI ……………..<br />
- ONERI FINANZIARI ……………..<br />
Saldo della gestione finanziaria …………….. ……………..<br />
+ PROVENTI STRAORDINARI ……………..<br />
- ONERI STRAORDINARI ……………..<br />
Saldo della gestione straor<strong>di</strong>naria …………….. ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to ante imposte ……………..<br />
- IMPOSTE D’ESERCIZIO ……………..<br />
= Red<strong>di</strong>to netto …………..<br />
I risultati parziali (insieme a quello complessivo) in<strong>di</strong>viduati dallo schema sono:<br />
- il margine <strong>di</strong> contribuzione,<br />
- il red<strong>di</strong>to operativo,<br />
- il red<strong>di</strong>to ante imposte,<br />
- il red<strong>di</strong>to netto.<br />
Dai ricavi netti caratteristici <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta si sottrae il costo complessivo variabile del<br />
venduto, al fine <strong>di</strong> ottenere il margine lordo <strong>di</strong> contribuzione, ossia il margine da<br />
destinare alla copertura dei costi fissi caratteristici. Tale margine, come abbiamo già<br />
visto, può essere utilizzato per valutare le conseguenze, in termini <strong>di</strong> variazione del<br />
red<strong>di</strong>to, derivanti da un aumento o da una <strong>di</strong>minuzione della produzione venduta; ciò è<br />
58
eso possibile dal fatto che una variazione della produzione non comporta alcun effetto<br />
sull’ammontare dei costi fissi, ma soltanto su quelli variabili.<br />
Si tenga presente che i costi variabili in<strong>di</strong>cati nello schema <strong>di</strong> riclassificato hanno valore<br />
meramente esemplificativo, in quanto ciò che rappresenta un costo variabile per<br />
un’azienda può essere un costo fisso per un’altra. Si prendano ad esempio i costi del<br />
personale <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> produzione: tali costi possono essere considerati variabili per<br />
l’impresa che effettivamente ne varia l’impiego in relazione ai volumi <strong>di</strong> attività; non<br />
possono invece essere considerati costi fissi per l’azienda che non ha la possibilità <strong>di</strong><br />
variarne l’impiego.<br />
Sottraendo tutti i costi fissi caratteristici dal margine <strong>di</strong> contribuzione si ottiene il red<strong>di</strong>to<br />
operativo. Anche in questo caso, vale quanto abbiamo già detto nei precedenti paragrafi<br />
in merito al suo significato e a quello dei successivi risultati parziali.<br />
Per ciò che riguarda i costi fissi, questi in genere sono rappresentati dagli ammortamenti,<br />
dal personale in<strong>di</strong>retto, dalle manutenzioni perio<strong>di</strong>che, ecc., relativi alle funzioni <strong>di</strong><br />
produzione e commerciale; a questi vanno aggiunti tutti i costi amministrativi e generali,<br />
considerati fissi nel loro complesso, in quanto generalmente non subiscono variazioni<br />
correlate con i volumi <strong>di</strong> produzione e ven<strong>di</strong>ta.<br />
L’adozione del criterio <strong>di</strong> riclassificazione del Conto Economico a margine lordo <strong>di</strong><br />
contribuzione presuppone che l’azienda sia dotata <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> contabilità in grado <strong>di</strong><br />
rilevare nel dettaglio le operazioni interne <strong>di</strong> gestione; si tratta <strong>di</strong> operazioni che in genere<br />
la contabilità generale non rileva, limitandosi questa alla sola registrazione dei fatti<br />
esterni <strong>di</strong> gestione (che riguardano cioè gli scambi tra azienda e ambiente). In altre parole<br />
l’azienda dovrebbe essere dotata <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> contabilità dei costi (o contabilità<br />
analitica) in grado <strong>di</strong> rilevare:<br />
- i costi variabili <strong>di</strong>retti <strong>di</strong> ogni prodotto;<br />
- i costi variabili in<strong>di</strong>retti, per i quali siano previsti idonei criteri <strong>di</strong> ripartizione tra i<br />
prodotti (rispetto ai quali tali costi sono comuni);<br />
- i costi fissi, <strong>di</strong>stinguendo eventualmente tra quelli comuni e quelli <strong>di</strong>rettamente<br />
imputabili a determinate aree aziendali o produzioni.<br />
In tal modo sarebbe possibile adottare il presente riclassificato sfruttandone appieno le<br />
sue potenzialità informative.<br />
In particolare, tale criterio consente <strong>di</strong> osservare, per ogni prodotto o gruppo <strong>di</strong> prodotti,<br />
l’andamento dei relativi costi variabili e quin<strong>di</strong> i mutamenti dell’efficienza della gestione<br />
59
caratteristica nel corso del tempo; inoltre, consente <strong>di</strong> esaminare le relazioni tra costi,<br />
volumi <strong>di</strong> produzione e risultati operativi 20 . In pratica, la <strong>di</strong>stinzione tra costi fissi e<br />
variabili permette <strong>di</strong> verificare se i fattori produttivi variabili sono stati utilizzati in modo<br />
efficiente, e quin<strong>di</strong> se le decisioni dei responsabili <strong>di</strong> funzione (produttiva e commerciale)<br />
sono state in grado <strong>di</strong> contenerne i consumi entro livelli <strong>di</strong> efficienza. L’analisi<br />
dell’andamento dei costi variabili nel corso del tempo consente dunque <strong>di</strong> verificare quali<br />
aree aziendali abbiano fatto registrare miglioramenti <strong>di</strong> efficienza e quali <strong>di</strong> esse abbiano<br />
invece mostrato dei peggioramenti.<br />
Questa metodologia <strong>di</strong> riclassificato può risultare particolarmente utile a quelle aziende<br />
organizzate per aree strategiche <strong>di</strong> affari, perché permetterebbe loro <strong>di</strong> confrontare i<br />
margini <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> ciascuna area <strong>di</strong> business.<br />
Sempre ritornando all’esempio nel settore turistico, possiamo fare l’esempio <strong>di</strong> un<br />
azienda che opera in una località balneare e che, oltre il servizio <strong>di</strong> ristorante-pizzeria,<br />
gestisce il servizio bar, il servizi spiaggia.<br />
In questo caso, se opportunamente pre<strong>di</strong>sposto il piano dei conti e se attivato una serie <strong>di</strong><br />
accorgimenti nelle rilevazione dei fatti <strong>di</strong> gestione, l’azienda potrebbe scomporre i ricavi<br />
totali nei sub totali dei singoli servizi, e registrare i costi variabili secondo le tre aree <strong>di</strong><br />
business. Questo permetterebbe alla Direzione, all’interno del riclassificato <strong>di</strong> bilancio <strong>di</strong><br />
scomporre il margine <strong>di</strong> contribuzione totale, nel margine <strong>di</strong> contribuzione dei vari<br />
servizi, in modo da conoscere in che misura ciascuno <strong>di</strong> essi contribuisce alla coperture<br />
dei costi fissi.<br />
L’informazione sui margini <strong>di</strong> contribuzione, fornisce inoltre tutta una serie <strong>di</strong><br />
informazioni utili per formulare programmi <strong>di</strong> sviluppo o <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionamento delle<br />
<strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> business o, come abbiamo già visto nel precedente capitolo, quando<br />
abbiamo trattato l’analisi del Break-even point, per costruire alternative strategiche in<br />
fase <strong>di</strong> pianificazione strategica.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> analisi costituiscono il punto <strong>di</strong> partenza per prendere decisioni operative<br />
riguardanti ad esempio: l’eliminazione o il mantenimento <strong>di</strong> determinati servizi; la<br />
realizzazione interna o l’acquisto dall’esterno <strong>di</strong> particolari beni, attività o servizi,<br />
strumentali all’attività aziendale; Nell’esempio <strong>di</strong> cui sopra, potremmo scoprire che il<br />
margine <strong>di</strong> contribuzione dell’area strategica Ristorante-Pizzeria è molto debole per<br />
20 F. Corno, G. Ghelfi, G. Lombar<strong>di</strong> Stocchetti, S. Fossati, P. Tettamanzi, Il bilancio d’esercizio: lettura e<br />
interpretazione, Guerini Stu<strong>di</strong>o, Milano, 1999.<br />
60
effetto dei risultati prodotti dal ristorante e che potrebbe essere più conveniente<br />
mantenere solo il servizio <strong>di</strong> Pizzeria; o che il margine <strong>di</strong> contribuzione del servizio<br />
spiaggia è talmente basso che potrebbe essere conveniente affittarlo ad una <strong>di</strong>tta esterna.<br />
In conclusione possiamo <strong>di</strong>re che attraverso l’analisi delle relazioni tra prezzi, volumi <strong>di</strong><br />
produzione, che il sistema informativo a costi fissi e variabili ci consente <strong>di</strong> operare,<br />
<strong>di</strong>venta possibile verificare la capacità della gestione <strong>di</strong> migliorare o mantenere le proprie<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economico.<br />
Tale criterio <strong>di</strong> riclassificazione in definitiva racchiude in sé elevate potenzialità<br />
informative, ma d’altra parte richiede la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> costo molto<br />
dettagliate, necessarie per la sua efficace adozione.<br />
61
6. L’analisi economica per in<strong>di</strong>ci.<br />
La riclassificazione dei dati <strong>di</strong> bilancio attraverso i meto<strong>di</strong> su esposti, permette<br />
all’azienda <strong>di</strong> incrementare notevolmente il proprio sistema informativo. Attraverso<br />
processi <strong>di</strong> registrazione contabili più analitici riusciamo ad creare nuovi aggregati <strong>di</strong><br />
valori, possiamo ottenere informazioni sulla genesi dei costi aziendali e sui contributi<br />
forniti dai settori dell’organizzazione (funzioni o processi) o dai singoli fattori produttivi<br />
(lavoro, capitale) alla formazione del red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> esercizio.<br />
L’analisi economica per in<strong>di</strong>ci, rapportando e confrontando le informazioni generate dalle<br />
<strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> riclassificato costruisce parametri <strong>di</strong> misurazione della performance<br />
complessive dell’azienda o della performance <strong>di</strong> aree operative <strong>di</strong> gestione.<br />
In questa <strong>di</strong>spensa ci interesseremo <strong>di</strong> due tipologie <strong>di</strong> analisi per in<strong>di</strong>ci, quella<br />
denominata <strong>di</strong> “red<strong>di</strong>tività” e quella <strong>di</strong> produttività.<br />
La prima, misura tramite un set <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori le capacità della gestione aziendale <strong>di</strong><br />
remunerare i capitali impiegati, sia nel loro valore totale (capitale investito o attivo<br />
patrimoniale), come, riguardo a quelli propri ( o <strong>di</strong> rischio) ed a quelli <strong>di</strong> terzi (o <strong>di</strong><br />
cre<strong>di</strong>to).<br />
L’obiettivo dell’analisi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività consiste, quin<strong>di</strong>, nel valutare l’attitu<strong>di</strong>ne della<br />
gestione a remunerare i fattori produttivi da essa impiegati.<br />
Come per l’analisi finanziaria, gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività vengono costruiti mettendo in<br />
relazione alcuni dei risultati parziali in<strong>di</strong>viduati per mezzo dei riclassificati <strong>di</strong> Conto<br />
Economico, con determinati raggruppamenti <strong>di</strong> valori dello Stato Patrimoniale (anch’esso<br />
riclassificato).<br />
L’analisi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività <strong>di</strong>stingue tre tipi fondamentali <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, in relazione ai <strong>di</strong>versi tipi<br />
<strong>di</strong> capitale impiegati in azienda:<br />
In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività operativa<br />
In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività globale<br />
In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> remuneratività del capitale dei terzi.<br />
La seconda, analisi <strong>di</strong> produttività, pur esulando dalle analisi sugli squilibri economico<br />
finanziari dell’azienda in senso stretto, attraverso i suoi in<strong>di</strong>catori mette in risalto alcuni<br />
aspetti <strong>di</strong> efficienza della struttura e della politica aziendale. Essa infatti ha lo scopo<br />
precipuo, <strong>di</strong> misurare il grado <strong>di</strong> produttività e/o efficienza della gestione<br />
62
nell’utilizzazione <strong>di</strong> alcuni fattori produttivi. Di questa seconda tipologia faremo alcuni<br />
cenni per dare una visione più completa dell’analisi per in<strong>di</strong>ci, che risulta essere assai<br />
vasta e complessa.<br />
Il capitolo si concluderà con la descrizione dell’albero del R.O.I. che ci fornirà una<br />
<strong>di</strong>mostrazione come esista una stretta interconnessione tra i principali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
valutazione economica finanziaria, e come l’analisi <strong>di</strong> pochi in<strong>di</strong>ci possa incrementare<br />
notevolmente la leggibilità delle informazioni che ci derivano dalla semplice lettura dei<br />
dati <strong>di</strong> bilancio.<br />
<strong>Analisi</strong> <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività.<br />
La red<strong>di</strong>tività del capitale investito: il ROI<br />
La red<strong>di</strong>tività operativa è espressa dal rapporto tra il red<strong>di</strong>to operativo del periodo<br />
considerato ed il capitale me<strong>di</strong>amente investito nello stesso periodo, e in<strong>di</strong>ca l’attitu<strong>di</strong>ne<br />
della gestione aziendale a remunerare il capitale investito nell’area caratteristica.<br />
Abbiamo parlato <strong>di</strong> “valore me<strong>di</strong>o” del capitale investito in quanto mentre il red<strong>di</strong>to<br />
rappresenta un dato <strong>di</strong> periodo (<strong>di</strong> flusso), cioè riferito all’intero anno preso in<br />
considerazione, il capitale è invece un dato puntuale (<strong>di</strong> stato), cioè riferito ad un<br />
momento preciso (data <strong>di</strong> chiusura dell’esercizio); quin<strong>di</strong> per poterli rapportare uno<br />
all’altro, il capitale investito deve essere assunto come me<strong>di</strong>a del dato iniziale e <strong>di</strong> quello<br />
finale del periodo cui il red<strong>di</strong>to si riferisce. Nel riportarne l’espressione algebrica,<br />
comunque, sia riguardo al presente in<strong>di</strong>ce che ai successivi, per semplicità espositiva non<br />
si farà riferimento alla me<strong>di</strong>a.<br />
L’in<strong>di</strong>ce che misura la red<strong>di</strong>tività operativa prende l’acronimo anglossassone <strong>di</strong> R.O.I.<br />
(Return On Investment), in italiano traducibile come “Remunerazione dell’investimento”.<br />
Il ROI è espresso dalla seguente formula:<br />
dove:<br />
- R.O. = red<strong>di</strong>to operativo,<br />
RO<br />
ROI = CI<br />
63
- C.I. = capitale investito nella gestione caratteristica<br />
Per determinare C.I., devono essere esclusi dalle attività dello Stato Patrimoniale i valori<br />
degli investimenti non tipici (ad esempio gli immobili non impiegati nella gestione<br />
operativa), nonché le eventuali immobilizzazioni finanziarie presenti in bilancio non<br />
strettamente riferibili alla gestione caratteristica.<br />
Il ROI, così come gli altri in<strong>di</strong>ci costruiti su quozienti, viene generalmente espresso in<br />
forma percentuale, allo scopo <strong>di</strong> consentirne una più imme<strong>di</strong>ata lettura ed interpretazione.<br />
Così espresso il ROI rappresenta il tasso <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività del capitale investito nella gestione<br />
caratteristica. Esso consente <strong>di</strong> valutare l’efficienza delle attività operative, nonché la<br />
capacità dell’azienda <strong>di</strong> remunerare le fonti <strong>di</strong> finanziamento acquisite a <strong>di</strong>verso titolo,<br />
siano esse fonti proprie o fonti <strong>di</strong> terzi; infatti, il ROI può essere interpretato anche come<br />
tasso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento delle fonti <strong>di</strong> copertura degli investimenti operativi.<br />
Esso per esprimere una situazione positiva, dovrà assumere un valore superiore al costo<br />
me<strong>di</strong>o del capitale <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to. Il costo me<strong>di</strong>o del cre<strong>di</strong>to è determinato dal tasso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
interesse praticato dalle banche, che <strong>di</strong>venta in questo caso un elemento <strong>di</strong> riferimento. Se<br />
il nostro ROI fosse dell’8%, significherebbe che per ogni 100 euro <strong>di</strong> investimento<br />
l’attività caratteristica sarebbe in grado <strong>di</strong> produrre un red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> 8 euro. Nel caso in cui il<br />
tasso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> interesse praticato dalle banche per concedere finanziamenti fosse<br />
inferiore, supponiamo 6%, sappiamo che la nostra attività caratteristica sarebbe e in grado<br />
<strong>di</strong> remunerare il capitale dei terzi lasciando alla gestione un ulteriore 2% del valore<br />
investito. Questa situazione ci incoraggerebbe ad accrescere gli investimenti e lo sviluppo<br />
aziendale anche in mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> capitale proprio. Questo situazione<br />
positiva, pur essendo con<strong>di</strong>zione necessaria per produrre in<strong>di</strong>spensabile remunerazione<br />
del capitale <strong>di</strong> terzi senza intaccare il capitale proprio, non è sufficiente a valutare<br />
compiutamente la red<strong>di</strong>tività economica della gestione. Per far ciò necessiterebbe<br />
confrontare il valore del ROI realizzato con quello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> settore, o ancora meglio, con<br />
quello della miglior impresa concorrente. (benchmarking 21 )<br />
21 Il benchmarking è un processo d’identificazione , comprensione e adattamento delle migliori pratiche ,<br />
proprie o <strong>di</strong> altre organizzazioni, allo scopo <strong>di</strong> migliorare la performance. È un attività attraverso il quale in<br />
un settore si fissano standard e parametri <strong>di</strong> eccellenza mutuati dalle imprese che gestiscono con successo le<br />
pratiche aziendali che stanno alla base <strong>di</strong> queste performance.<br />
64
Il ROI è un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> valutazione complessiva della gestione, e come tutti gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
questa categoria è il prodotto <strong>di</strong> altri in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> misurazione delle performance gestionale<br />
interne.<br />
Un altro modo per esprimere il ROI consiste infatti nello scomporre la sua espressione in<br />
due rapporti, ciascuno dei quali rappresenta un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>stinto. Moltiplicando numeratore<br />
e denominatore per l’importo dei ricavi caratteristici <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, il ROI si trasforma nella<br />
seguente espressione:<br />
dove:<br />
- RO = red<strong>di</strong>to operativo,<br />
ROI =<br />
- V = Ricavi caratteristici <strong>di</strong> Ven<strong>di</strong>ta,<br />
RO<br />
.<br />
V<br />
V CI<br />
- CI = Capitale Investito nella gestione caratteristica.<br />
Vista sotto questo aspetto, la red<strong>di</strong>tività del capitale investito nella gestione operativa<br />
<strong>di</strong>pende da due fattori:<br />
l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività delle ven<strong>di</strong>te;<br />
il tasso <strong>di</strong> rotazione del capitale investito (o produttività del capitale investito).<br />
In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività delle ven<strong>di</strong>te<br />
L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività delle ven<strong>di</strong>te, denominato ROS (Return On Sales), viene espresso<br />
dal rapporto tra il red<strong>di</strong>to operativo ed i ricavi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta della gestione caratteristica:<br />
ROS =<br />
RO<br />
V<br />
Il ROS esprime il tasso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento sul fatturato realizzato nell’esercizio, ossia la<br />
misura del red<strong>di</strong>to operativo prodotto per ogni unità <strong>di</strong> ricavo realizzata; o ancora, quanta<br />
parte delle ven<strong>di</strong>te si è tradotta in red<strong>di</strong>to operativo.<br />
65
Quando assume valore positivo (ROS>0), l’in<strong>di</strong>ce esprime la parte <strong>di</strong> ricavi che<br />
rimangono a <strong>di</strong>sposizione dopo la copertura dei costi caratteristici (<strong>di</strong> produzione,<br />
commerciali, amministrativi e generali); perciò in<strong>di</strong>ca quanta parte dei ricavi residuano<br />
per coprire i costi non tipici e l’utile.<br />
Quando il suo valore si annulla (ROS = 0), significa che i ricavi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta sono stati<br />
sufficienti a coprire i soli costi caratteristici; pertanto restano scoperti i costi non tipici<br />
che provocano una per<strong>di</strong>ta netta (salvo la presenza <strong>di</strong> proventi finanziari e straor<strong>di</strong>nari<br />
maggiori dei relativi oneri).<br />
Infine quando assume valore negativo (ROS
Approfondendo l’analisi, la rotazione del capitale investito viene influenzata<br />
prevalentemente dalla velocità <strong>di</strong> rotazione della sua parte corrente, cioè dalla rotazione<br />
delle attività a breve.<br />
A tal proposito si possono prendere in considerazione gli in<strong>di</strong>ci seguenti.<br />
- L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rotazione delle attività correnti, espresso dal rapporto tra le ven<strong>di</strong>te<br />
caratteristiche (V) e gli investimenti operativi a breve termine, o attività correnti<br />
(AC):<br />
V<br />
AC<br />
- L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rotazione delle scorte, dato dal rapporto tra ven<strong>di</strong>te e rimanenze <strong>di</strong><br />
magazzino (Rim):<br />
V<br />
Rim<br />
- L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rotazione dei cre<strong>di</strong>ti verso i clienti, peraltro già visto in precedenza,<br />
dato dal rapporto tra ven<strong>di</strong>te e consistenza dei cre<strong>di</strong>ti commerciali (Cr):<br />
V<br />
Cr<br />
Tali in<strong>di</strong>ci consentono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutare la velocità <strong>di</strong> trasformazione in ricavi <strong>di</strong> quella<br />
parte degli investimenti il cui tempo <strong>di</strong> realizzo è inferiore all’anno, e che pertanto<br />
contribuiscono in maggior misura al valore del tasso <strong>di</strong> rotazione del capitale investito.<br />
La scomposizione del ROI nei due in<strong>di</strong>ci principali appena visti (red<strong>di</strong>tività delle ven<strong>di</strong>te<br />
e rotazione del capitale investito) permette <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re l’analisi della red<strong>di</strong>tività del<br />
capitale impiegato nella gestione caratteristica, in quanto aggiunge un altro elemento <strong>di</strong><br />
osservazione facente parte della molteplicità <strong>di</strong> variabili da cui la red<strong>di</strong>tività operativa è<br />
influenzata, consentendoci in sostanza una maggiore comprensione del fenomeno.<br />
In particolare, introducendo la variabile delle ven<strong>di</strong>te, possiamo capire come il ROI sia<br />
influenzato, da un lato, dall’attività <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, e quin<strong>di</strong> da: volumi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta, prezzi,<br />
margini tra prezzi praticati e costi <strong>di</strong> produzione (elementi che influiscono tanto sulle<br />
ven<strong>di</strong>te quanto sul red<strong>di</strong>to); dall’altro lato, è influenzato dalla produttività del capitale<br />
67
investito, e quin<strong>di</strong> dall’efficienza della gestione nell’impiego delle risorse <strong>di</strong>sponibili e<br />
dalla sua capacità <strong>di</strong> farle fruttare rapidamente.<br />
Il seguente schema 22 , rappresentato in figura 9, riassume gli in<strong>di</strong>catori della red<strong>di</strong>tività<br />
operativa visti sinora, e i fattori da cui essi <strong>di</strong>pendono.<br />
fig. 9<br />
Red<strong>di</strong>tività del<br />
capitale investito:<br />
ROI = RO/CI<br />
La red<strong>di</strong>tività complessiva: il ROE<br />
Red<strong>di</strong>tività<br />
delle ven<strong>di</strong>te:<br />
ROS = RO/V<br />
Rotazione del<br />
capitale investito<br />
V/CI<br />
----------><br />
----------><br />
- Relazioni tra ricavi e costi<br />
operativi<br />
- Rotazione delle attività<br />
correnti<br />
- Rotazione del magazzino<br />
- Rotazione dei cre<strong>di</strong>ti<br />
Il ROE (Return on Equity), è in<strong>di</strong>viduato dal rapporto tra il red<strong>di</strong>to netto risultante dal<br />
bilancio d’esercizio ed il patrimonio netto dello steso periodo amministrativo:<br />
dove:<br />
- RN = red<strong>di</strong>to netto,<br />
RN<br />
ROE = CN<br />
- CN = patrimonio netto o capitale netto.<br />
22 G. Ferrero, F. Dezzani, P. Pisoni, L. Puddu, Le analisi <strong>di</strong> bilancio … op. cit.<br />
68
Questo in<strong>di</strong>ce viene interpretato come tasso <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività del capitale proprio, pertanto<br />
esprime la misura della remunerazione spettante agli apportatori del capitale <strong>di</strong> rischio,<br />
cioè all’impren<strong>di</strong>tore o ai soci.<br />
Il ROE, utilizzando il red<strong>di</strong>to netto come riferimento del risultato economico, dà una<br />
misura del ren<strong>di</strong>mento della gestione nel suo complesso, senza cioè <strong>di</strong>stinguere quanta<br />
parte <strong>di</strong> tale ren<strong>di</strong>mento è dovuta alla gestione caratteristica e quanta alle altre gestioni. In<br />
questo senso il ROE può essere analizzato attraverso le sue <strong>di</strong>verse componenti, per cui<br />
risulta:<br />
RO CI RN<br />
ROE = CI x CN x RO<br />
Il primo componente lo abbiamo già visto, ed è rappresentato dall’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività<br />
operativa (ROI).<br />
Il secondo invece rappresenta il grado <strong>di</strong> indebitamento, dato dal rapporto tra il capitale<br />
investito ed il capitale netto. Tale quoziente si identifica con il reciproco dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>pendenza finanziaria, <strong>di</strong> cui abbiamo parlato a proposito degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> analisi<br />
finanziaria.<br />
Infine, il terzo rapporto esprime l’incidenza del red<strong>di</strong>to netto sul red<strong>di</strong>to operativo, e<br />
fornisce un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> quanto i risultati delle gestioni non operative abbiano pesato<br />
sul risultato finale.<br />
Dall’osservazione dei singoli rapporti ne deriva che la red<strong>di</strong>tività del capitale proprio<br />
(ROE) è <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente influenzata:<br />
dalla red<strong>di</strong>tività operativa;<br />
dalla composizione delle fonti <strong>di</strong> finanziamento, rappresentata appunto dal<br />
rapporto tra il totale delle fonti ed il capitale proprio;<br />
dall’incidenza dei sal<strong>di</strong> della gestione finanziaria e delle altre gestioni non<br />
caratteristiche sul red<strong>di</strong>to netto <strong>di</strong> periodo.<br />
In quanto tasso <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività del capitale <strong>di</strong> rischio, il ROE fornisce una misura del<br />
red<strong>di</strong>to netto prodotto per ogni unità <strong>di</strong> patrimonio netto apportato dai soci o autoprodotto<br />
69
dalla gestione; se in forma percentuale, esso esprime il ren<strong>di</strong>mento percentuale del<br />
capitale proprio. In questo senso il ROE viene anche impiegato come in<strong>di</strong>catore della<br />
capacità dell’azienda <strong>di</strong> attrarre capitale <strong>di</strong> rischio attraverso nuovi conferimenti; questo<br />
tipo <strong>di</strong> interpretazione però può essere adatta a realtà aziendali <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e<br />
molto evolute, in relazione alle quali gran parte dei soci sono meri investitori <strong>di</strong> capitali,<br />
interessati esclusivamente al ren<strong>di</strong>mento del capitale da essi apportato, e non interessati o<br />
coinvolti nella gestione e nei processi aziendali. Perciò il ROE in tali casi costituisce la<br />
misura del ren<strong>di</strong>mento dei capitali investiti, e in quanto tale viene raffrontato al<br />
ren<strong>di</strong>mento degli investimenti alternativi <strong>di</strong>sponibili nei mercati finanziari, al fine <strong>di</strong><br />
valutarne la convenienza.<br />
Nelle piccole aziende invece le relazioni tra soci ed impresa sono regolate da logiche<br />
<strong>di</strong>fferenti da quelle appena viste, quin<strong>di</strong> in tali casi utilizzare il ROE per misurare la<br />
convenienza ad investire nell’azienda piuttosto che nei mercati finanziari non ha molto<br />
senso, poiché l’impren<strong>di</strong>tore o i soci non sono solamente degli investitori <strong>di</strong> capitali<br />
finanziari. Inoltre, le caratteristiche patrimoniali e finanziarie della piccola o piccolissima<br />
azienda denotano in genere un rilevante sbilanciamento delle fonti <strong>di</strong> finanziamento verso<br />
l’indebitamento, con una evidente sottocapitalizzazione della struttura finanziaria. Quin<strong>di</strong><br />
nelle realtà <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni c’è un problema opposto a quello della ricerca <strong>di</strong><br />
investimenti alternativi più red<strong>di</strong>tizi, cioè quello della scarsa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> capitali da<br />
investire come mezzi propri liberi da vincoli nei confronti <strong>di</strong> terzi.<br />
Pertanto, in tali situazioni si dovrà prestare molta attenzione nell’interpretare il valore<br />
assunto dal ROE: infatti in presenza <strong>di</strong> modeste entità dei capitali <strong>di</strong> rischio, l’in<strong>di</strong>ce<br />
tende ad assumere valori molto elevati anche per misure modeste dell’utile netto. Sarà<br />
quin<strong>di</strong> più utile impiegare il ROE unitamente alle sue tre componenti viste prima,<br />
piuttosto che come valore isolato.<br />
Il costo del denaro: il ROD<br />
Il ROD (Return on Debts) esprime l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> remuneratività del capitale <strong>di</strong> terzi, o costo<br />
me<strong>di</strong>o delle fonti esterne, ed è dato dal rapporto tra gli oneri finanziari sostenuti<br />
nell’esercizio e il capitale <strong>di</strong> terzi (somma <strong>di</strong> passività correnti e passività consolidate):<br />
OF<br />
ROD = PC+PF<br />
70
L’in<strong>di</strong>ce calcola il costo me<strong>di</strong>o dei debiti, i quali presentano <strong>di</strong>versa onerosità a seconda<br />
della loro durata e provenienza: solitamente i debiti finanziari a breve sono più onerosi<br />
dei debiti a lungo; mentre i debiti <strong>di</strong> fornitura sono in genere non onerosi (in caso<br />
contrario il loro costo andrebbe considerato tra gli oneri finanziari). In sostanza il ROD<br />
pone in evidenza gli effetti che la composizione delle fonti <strong>di</strong> finanziamento determina<br />
sull’onerosità me<strong>di</strong>a dell’indebitamento. Visto il maggior costo dei finanziamenti a breve<br />
termine, la composizione delle fonti <strong>di</strong> terzi dovrebbe in generale essere caratterizzata da<br />
una maggiore incidenza dei debiti a me<strong>di</strong>o lungo termine rispetto ai finanziamenti a<br />
breve, allo scopo <strong>di</strong> ridurre il più possibile il costo me<strong>di</strong>o del denaro, cioè il ROD.<br />
Il ROD viene in genere confrontato con il ROI per conoscere il <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> valore<br />
esistente tra i due in<strong>di</strong>ci: l’azienda deve infatti cercare <strong>di</strong> mantenere il valore del costo<br />
me<strong>di</strong>o del denaro al <strong>di</strong> sotto della red<strong>di</strong>tività degli investimenti; in caso contrario gli oneri<br />
finanziari incideranno in misura considerevole sul red<strong>di</strong>to netto provocandone in modo<br />
rilevante la <strong>di</strong>minuzione e, a lungo andare, potrebbero aumentare il rischio <strong>di</strong> insolvenza<br />
dell’azienda.<br />
I valori assunti dal ROD sono quin<strong>di</strong> espressivi della composizione della struttura dei<br />
finanziamenti adottata dall’azienda. Infatti, valori del ROD elevati sono in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> un<br />
maggiore ricorso a fonti più onerose, quali sono i debiti a breve; valori contenuti invece<br />
segnalano il maggior ricorso alle fonti a me<strong>di</strong>o lungo termine. Di conseguenza, le<br />
variazioni dell’in<strong>di</strong>ce nel corso del tempo forniscono in<strong>di</strong>cazioni sul modo in cui la<br />
composizione delle fonti esterne si sta mo<strong>di</strong>ficando.<br />
Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> produttività<br />
Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> produttività sono in<strong>di</strong>catori che vanno oltre l’analisi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività in senso<br />
stretto, e ne rappresentano un utile complemento; essi vengono utilizzati allo scopo <strong>di</strong><br />
evidenziare alcuni aspetti <strong>di</strong> efficienza della struttura e delle politiche aziendali.<br />
71
Tali in<strong>di</strong>ci misurano la produttività e l’efficienza dei fattori produttivi più significativi<br />
impiegati dalla struttura operativa aziendale. In genere, sono costruiti sulla base <strong>di</strong><br />
quozienti tra particolari voci <strong>di</strong> bilancio e dati ad esso esterni 23 .<br />
Tra i principali in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> produttività, in<strong>di</strong>chiamo i seguenti:<br />
- il fatturato per <strong>di</strong>pendente, dato dal rapporto tra i ricavi netti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta (V) e il<br />
numero <strong>di</strong> addetti (NA), il quale deve essere calcolato sulla me<strong>di</strong>a degli addetti<br />
presenti nel periodo considerato; è un in<strong>di</strong>catore del livello <strong>di</strong> produttività del<br />
personale:<br />
V<br />
NA<br />
- il valore aggiunto per <strong>di</strong>pendente, che rappresenta anch’esso il livello <strong>di</strong><br />
produttività del personale impiegato in azienda, ma espresso in termini <strong>di</strong> valore<br />
aggiunto prodotto per ogni addetto; è dato dal rapporto tra valore aggiunto (VA) e<br />
numero <strong>di</strong> addetti (NA):<br />
VA<br />
NA<br />
- infine, l’ultimo in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> questo tipo che in<strong>di</strong>chiamo è dato dal rapporto tra ricavi<br />
netti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta (V) e valore delle immobilizzazioni tecniche nette (IN), cioè al<br />
netto dei relativi fon<strong>di</strong> ammortamento (ed escludendo anche le immobilizzazioni<br />
finanziarie che non partecipano alla produttività aziendale); tale rapporto è<br />
in<strong>di</strong>cativo del livello <strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong> produttività degli investimenti fissi:<br />
V<br />
IN<br />
Ovviamente tali in<strong>di</strong>ci, come del resto tutti gli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> bilancio,<br />
manifestano la loro utilità se impiegati per evidenziare il mutamento dei loro valori nel<br />
corso del tempo, e quin<strong>di</strong> le variazioni dei livelli <strong>di</strong> produttività.<br />
23 P. Pratali, Le analisi economico-finanziarie … op. cit.<br />
72
Approfon<strong>di</strong>mento: Costi variabili e costi fissi.<br />
Questa <strong>di</strong>stinzione si basa sul comportamento che i fattori produttivi hanno al variare<br />
delle quantità prodotte. Sono detti variabili quei costi il cui ammontare varia in modo<br />
proporzionale al variare del volume <strong>di</strong> produzione; ad esempio sono variabili i costi delle<br />
materie prime, che aumentano in modo proporzionale all’aumentare della produzione. In<br />
un ristorante o in un bar le materie prime utilizzate per i pasti o per bevande sono<br />
tipicamente un costo variabile, perché crescono in misura proporzionale ai clienti serviti,<br />
cioè al servizio erogato. Graficamente l’andamento dei costi variabili può essere<br />
rappresentato come in figura 3.<br />
fig. 10<br />
Costi (y)<br />
Costi variabili<br />
0 Volume <strong>di</strong> produzione (x)<br />
I costi variabili possono essere rappresentati dall’equazione: y = a ⋅ x , dove:<br />
- y = costo variabile totale<br />
- a = costo della quantità <strong>di</strong> fattore variabile necessario per unità <strong>di</strong> prodotto (es.:<br />
costo della materia prima necessaria per realizzare ogni prodotto),<br />
- x = volume <strong>di</strong> produzione.<br />
Dal grafico è imme<strong>di</strong>ato notare come al crescere del volume <strong>di</strong> produzione (x) cresce<br />
proporzionalmente l’entità del costo variabile totale (y); è inoltre evidente che se il livello<br />
<strong>di</strong> produzione è zero, anche i costi variabili sono pari a zero.<br />
73
Sono definiti fissi i costi il cui ammontare, nei limiti <strong>di</strong> una data capacità produttiva 24 , non<br />
varia al variare della produzione; esempi <strong>di</strong> costi fissi sono gli ammortamenti e, in genere,<br />
le spese amministrative e generali, che rimangono stabili al variare del volume <strong>di</strong><br />
produzione. Sempre nell’esempio <strong>di</strong> un ristorante, è facile intuire che la presenza in sala<br />
<strong>di</strong> 100 persone, piuttosto che <strong>di</strong> 20 non mo<strong>di</strong>fica i costi <strong>di</strong> ammortamento della cella frigo<br />
o dell’impianto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento. Nella figura 4 viene rappresentato l’andamento dei<br />
costi fissi.<br />
fig. 11<br />
Costi (y)<br />
Costi fissi<br />
0 Volume <strong>di</strong> produzione (x)<br />
I costi fissi possono essere rappresentati con l’equazione: y = K , dove:<br />
- K = costi fissi.<br />
Il grafico evidenzia come l’entità dei costi fissi rimanga costante al variare del volume <strong>di</strong><br />
produzione, anche nel caso in cui questa sia pari a zero.<br />
Infine, nella presente classificazione esiste un’altra tipologia <strong>di</strong> costi, che vengono definiti<br />
misti o semivariabili. Tali costi presentano una componente fissa, che verrebbe sostenuta<br />
anche se la produzione fosse nulla, ed una componente varabile, la cui entità è<br />
proporzionale al volume <strong>di</strong> produzione. Per esempio, sono semivariabili i costi <strong>di</strong> energia<br />
elettrica e le spese telefoniche, in quanto nel loro importo è presente un costo relativo ai<br />
consumi (componente variabile) ed un costo relativo al canone perio<strong>di</strong>co (componente<br />
fissa). Rappresentiamo graficamente l’andamento dei costi semivariabili in figura 5.<br />
fig. 12<br />
Costi semivariabili<br />
24 I costi fissi derivano dalla pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una certa capacità produttiva, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendono dalla<br />
<strong>di</strong>mensione della struttura aziendale precedentemente posta in essere (fabbricati, impianti, macchinari,<br />
attrezzature, arre<strong>di</strong>, ecc.); per questo motivo entro una data capacità produttiva (cioè senza mo<strong>di</strong>ficare la<br />
struttura aziendale), non variano al variare del volume <strong>di</strong> produzione.<br />
74
Costi (y)<br />
0 Volume <strong>di</strong> produzione (x)<br />
L’equazione che rappresenta i costi semivariabili è: y = k + a ⋅ x , dove:<br />
- K = componente fissa,<br />
- A = componente variabile.<br />
Il grafico mette il evidenza il fatto che, pur in corrispondenza <strong>di</strong> un volume <strong>di</strong> produzione<br />
pari a zero, il costo semivariabile non è nullo, ma parte da un certo livello, in<strong>di</strong>viduabile<br />
nell’intersezione della retta con l’asse delle or<strong>di</strong>nate (y), e corrispondente all’importo<br />
della componente fissa.<br />
Impiego delle <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> costo costi nei processi decisionali (cenni).<br />
La conoscenza della struttura dei costi aziendali rappresenta per la Direzione un<br />
presupposto in<strong>di</strong>spensabile per poter prendere decisioni basate su calcoli <strong>di</strong> convenienza<br />
economica. Come già accennato precedentemente, prendere una decisione significa fare<br />
una scelta tra più alternative, in<strong>di</strong>viduando, sulla base dei costi e dei ricavi derivanti da<br />
ciascuna <strong>di</strong> esse, quella più conveniente per l’azienda.<br />
Fra le tante applicazioni che possono avere le conoscenze sulle classificazioni e sulla<br />
specifica struttura dei costi aziendali, assumono particolare importanza le seguenti:<br />
analisi del punto <strong>di</strong> pareggio;<br />
formulazione dei prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta;<br />
analisi <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività delle produzioni aziendali.<br />
<strong>Analisi</strong> del “punto <strong>di</strong> pareggio”<br />
L’analisi del punto <strong>di</strong> pareggio consiste nell’in<strong>di</strong>viduare il volume <strong>di</strong> produzione in<br />
corrispondenza del quale i ricavi eguagliano i costi, ed il profitto è pari a zero; quin<strong>di</strong>, per<br />
75
volumi <strong>di</strong> produzione maggiori l’azienda conseguirà un utile, per volumi minori<br />
sopporterà una per<strong>di</strong>ta.<br />
Lo svolgimento <strong>di</strong> questa analisi comporta una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta della struttura<br />
dei costi e ricavi aziendali. Essa si fonda sull’ipotesi che l’azienda sia in grado <strong>di</strong><br />
determinare l’ammontare globale dei suoi costi fissi, la componente variabile <strong>di</strong> costo<br />
intrinseca ad un unità <strong>di</strong> prodotto o <strong>di</strong> servizio erogato, e che sia definito il prezzo del<br />
prodotto o servizio erogato.<br />
Per evitare complicate formule matematiche, considereremo l’ipotesi <strong>di</strong> un azienda che<br />
produce un solo prodotto o servizio.<br />
Graficamente l’analisi del punto <strong>di</strong> pareggio viene rappresentata come in figura 6.<br />
fig. 13<br />
Dove:<br />
(y)<br />
Ricavi<br />
e Costi<br />
CF<br />
0<br />
- R = ricavi,<br />
- p = prezzo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta,<br />
- Q = quantità venduta,<br />
- CT = costi totali,<br />
Punto <strong>di</strong> pareggio<br />
Q*<br />
- a = costo variabile unitario,<br />
- CF = costi fissi.<br />
R = p ⋅ Q<br />
CT = a ⋅ Q + CF<br />
Volume <strong>di</strong> produzione (x)<br />
Il grafico mostra l’andamento dei costi e dei ricavi all’aumentare della produzione.<br />
76
Il valore Q* rappresenta quel punto in cui la curva dei costi totali incontra la curva dei<br />
ricavi totali. A quel volume <strong>di</strong> produzione, detto punto <strong>di</strong> pareggio o break even-point, i<br />
costi sono uguale ai ricavi quin<strong>di</strong> l’utile è uguale a zero.<br />
L’azienda a questo punto un idea quantitativa certa <strong>di</strong> ciò che deve produrre e vendere per<br />
evitare una situazione <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta e garantire quanto meno la sopravvivenza dell’azienda.<br />
Utilizzando lo stesso impianto concettuale ed informativo, l’azienda può determinare<br />
quali dovrebbero essere i volumi <strong>di</strong> produzione da vendere per garantirsi il livello <strong>di</strong><br />
red<strong>di</strong>to desiderato, che convenzionalmente chiamiamo U.<br />
Il calcolo dell’utile (U) in questo caso, oltre che graficamente, può essere determinato<br />
dalla <strong>di</strong>fferenza tra ricavi ( R = p ⋅ Q ) e costi totali ( CT = a ⋅ Q + CF ), attraverso<br />
l’equazione:<br />
da cui, sviluppando l’espressione, si ottiene:<br />
( a ⋅ Q CF )<br />
U = p ⋅ Q − + ,<br />
( p − a)<br />
⋅ Q CF<br />
U = − ,<br />
dove la <strong>di</strong>fferenza (p - a) è detta margine lordo unitario <strong>di</strong> contribuzione. Questo margine<br />
è particolarmente significativo in quanto in<strong>di</strong>ca il contributo dato da ciascun unità <strong>di</strong><br />
prodotto alla copertura dei costi fissi e al conseguimento dell’utile.<br />
Usando questa espressione è possibile determinare il punto <strong>di</strong> pareggio, in corrispondenza<br />
del quale il profitto (U) è pari a zero, e il volume <strong>di</strong> utili in corrispondenza <strong>di</strong> U= Valore<br />
<strong>di</strong> utile atteso.<br />
Per calcolare il punto <strong>di</strong> pareggio è sufficiente sviluppare la precedente equazione,<br />
( p − a)<br />
⋅ Q CF<br />
U = − , ponendo: U = 0 ; per cui:<br />
( − a)<br />
⋅ Q − CF = 0<br />
p ,<br />
( p a)<br />
⋅ Q = CF<br />
− ,<br />
CF<br />
Q = .<br />
p − a<br />
77
Quest’ultima espressione ci <strong>di</strong>ce che il punto <strong>di</strong> pareggio si ha per un volume <strong>di</strong><br />
produzione pari al rapporto tra i costi fissi e il margine lordo unitario <strong>di</strong> contribuzione.<br />
Per esempio, supponiamo che un’azienda presenti i seguenti dati:<br />
- costi fissi (CF) = 5.000,<br />
- costi variabili unitari = 3,<br />
- prezzo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta = 5.<br />
Il livello <strong>di</strong> produzione in corrispondenza del quale otterrebbe un profitto pari a zero<br />
sarebbe:<br />
5.<br />
000 5.<br />
000<br />
Q = = = 2.<br />
500 .<br />
5 − 3 2<br />
Ovviamente l’impresa non è interessata tanto al volume <strong>di</strong> pareggio, quanto piuttosto al<br />
volume necessario per conseguire un determinato livello <strong>di</strong> profitto. Quin<strong>di</strong>, considerando<br />
gli stessi dati, se l’azienda avesse come obiettivo un utile <strong>di</strong> 2.000 euro, utilizzando la<br />
formula U ( p − a)<br />
⋅ Q − CF<br />
= vista in precedenza, si avrà:<br />
( 5 − 3)<br />
⋅ 5.<br />
000<br />
2. 000 = Q − , da cui<br />
5.<br />
000 + 2.<br />
000 7.<br />
000<br />
Q =<br />
= = 3.<br />
500 ,<br />
5 − 3 2<br />
che rappresenta il volume <strong>di</strong> produzione necessario per raggiungere l’obiettivo <strong>di</strong> utile<br />
prefissato.<br />
Questa analisi è particolarmente utili in fase <strong>di</strong> pianificazione perché aiuta alla azienda a<br />
costruire scenari <strong>di</strong> mercato tenendo in considerazione la struttura <strong>di</strong> costi e <strong>di</strong> ricavi<br />
dell’azienda, ed incrociandola con gli altri dati significativi relativi alle capacità<br />
produttiva interna e alla <strong>di</strong>namica competitiva <strong>di</strong> mercato.<br />
Nell’esempio <strong>di</strong> cui sopra, abbiamo rilevato che l’azienda dovrebbe produrre e vendere,<br />
data la sua struttura dei costi e dei ricavi, circa 3.500 unità <strong>di</strong> prodotto o <strong>di</strong> servizio in un<br />
esercizio produttivo. Se il caso reale fosse quello <strong>di</strong> un istituto <strong>di</strong> accoglienza per anziani,<br />
questo potrebbe significare per esempio che l’istituto dovrebbe ospitare 3.500 anziani per<br />
raggiungere l’utile desiderato. Ora è chiaro che il dato è valido se noi manteniamo<br />
invariato il prezzo della retta <strong>di</strong> accoglienza (valore “p”=5 nella formula) e se non<br />
variamo il livello <strong>di</strong> efficienza nelle spese variabili <strong>di</strong> gestione (valore “a”=3 nella<br />
formula). Infatti se noi mo<strong>di</strong>ficassimo <strong>di</strong> un 20% il prezzo del servizio <strong>di</strong> ospitalità,<br />
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portando il suo valore <strong>di</strong> “p2= 6, sarebbero sufficienti 2.330 pazienti per raggiungere<br />
l’obiettivo desiderato. Questo ci pone <strong>di</strong> fronte a due alternative strategiche da prendere<br />
in considerazione per raggiungere lo stesso risultato:<br />
1) la prima prevede più pazienti (quasi 1200 pazienti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza tra le due ipotesi)<br />
e quin<strong>di</strong> un uso più intensivo della struttura che potrebbe generare maggiori<br />
<strong>di</strong>sfunzioni ed un immagine <strong>di</strong> caso <strong>di</strong> riposo più popolare.<br />
2) la seconda prevede meno pazienti, quin<strong>di</strong> un uso più confortevole della struttura<br />
fissa ma una retta più impegnativa che potrebbe ridurre il segmento <strong>di</strong> domanda<br />
capace <strong>di</strong> sopportare determinati livelli <strong>di</strong> prezzo.<br />
Chiaramente le due alternative <strong>di</strong>pendono anche da altri fattori: l’immagine pregressa<br />
della casa <strong>di</strong> cura, il posizionamento e l’immagine dei competitors nei <strong>di</strong>versi segmenti <strong>di</strong><br />
offerta, la capacità recettiva della struttura attuale, le eventuali economie <strong>di</strong> scale che<br />
potremmo ottenere con un numero maggiore <strong>di</strong> utenti e che potrebbero incidere<br />
positivamente sul livello dei costi variabile, e così via.<br />
Questo metodologia per quanto semplice e da noi appena accennata, risulta uno strumento<br />
utile soprattutto per le piccole aziende ed in particolari per quelle del terziario che non<br />
commercializzano una gamma troppo vasta <strong>di</strong> servizi.<br />
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