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La moda: FASHION WEEK - MAMAIA

Dietro le quinte della moda - LA MODA: Chi la fa, chi la indossa, chi ne parla. Per capire la natura specifica delle imprese del sistema moda è necessario partire dall'etimologia del termine e dalle definizioni che di questo concetto sono state date nel corso del tempo ... (continua)

Dietro le quinte della moda - LA MODA: Chi la fa, chi la indossa, chi ne parla. Per capire la natura specifica delle imprese del sistema moda è necessario partire dall'etimologia del termine e dalle definizioni che di questo concetto sono state date nel corso del tempo ... (continua)

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DIETRO: LE QUINTE DELLA MODA<br />

Le ragazze cominciano a<br />

svolgere la professione di<br />

modella già attorno ai 16 anni<br />

di età, in piena adolescenza,<br />

una fase del ciclo di vita di<br />

grandi trasformazioni che<br />

spinge alla ricerca di nuovi<br />

modelli di riferimento, al<br />

desiderio di rompere con<br />

tutto ciò che infantilizza<br />

(Onnis), di liberarsi<br />

del controllo degli<br />

adulti sulla propria vita<br />

alla ricerca di autonomia<br />

e di una definizione del sé.<br />

Il sentimento di onnipotenza<br />

legato all’età, alla natura di<br />

questa professione,<br />

all’esperienza della nuova<br />

situazione, alla novità del<br />

lavoro, alla libertà, all’aspetto<br />

fisico attraente, alle attenzioni<br />

ricevute, possono far perdere<br />

di vista il senso di realtà e di<br />

umiltà e condurre la ragazza<br />

verso situazioni pericolose ed<br />

abitudini dannose. Ecco<br />

perché è importante che ci sia<br />

molta serietà nelle persone<br />

che svolgono la professione di<br />

manager…ed ecco perché<br />

sono qui a presentare Morel<br />

Bolea fondatore di Kasta<br />

Morrely ( servizio a pagina 72)<br />

Per capire la natura specifica delle imprese del sistema <strong>moda</strong> è necessario partire dall’etimologia del termine<br />

e dalle definizioni che di questo concetto sono state date nel corso del tempo.<br />

CHI LA FA, CHI LA INDOSSA, CHI NE PARLA<br />

<strong>La</strong> <strong>moda</strong>:<br />

www.donnaimpresa.com 21


PER QUANTO ATTIENE ALL’ETIMOLOGIA DELLA<br />

PAROLA MODA, LE INTERPRETAZIONI NON SONO<br />

UNIVOCHE; ALCUNI FANNO RISALIRE IL TERMINE AL<br />

FRANCESE MODE E QUINDI AL LATINO MODUS CON IL<br />

SIGNIFICATO DI MODO, FOGGIA, MANIERA. ALTRI,<br />

INVECE, FAREBBERO DERIVARE LA PAROLA DAL<br />

LATINO MOS, ANZICHÉ MODUS, CON UN SIGNIFICATO<br />

DI USANZA, COSTUME, ABITUDINE, REGOLA<br />

PIUTTOSTO CHE DI MODO, MANIERA, NORMA COME<br />

INVECE LA PRIMA INTERPRETAZIONE INDURREBBE A<br />

PENSARE. DIFFERENTI SONO ANCHE LE DEFINIZIONI<br />

CHE SONO STATE DATE DEL CONCETTO MODA.<br />

Si è affermato che “nel linguaggio comune, un fenomeno è<br />

considerato di <strong>moda</strong> se, nell’istante in cui se ne parla, ha raggiunto un<br />

diffuso apprezzamento da parte di un certo pubblico e in un<br />

determinato contesto che può essere geografico o di tipo<br />

socioculturale”. Tale definizione centra l’attenzione sul fatto che un<br />

prodotto è di <strong>moda</strong>, quando è gradito da un gruppo abbastanza ampio<br />

di persone in uno specifico contesto. Il fatto che si faccia riferimento al<br />

concetto di fenomeno, sottolinea l’ampiezza e la diffusione del termine<br />

non più associato esclusivamente al settore dell’abbigliamento, come<br />

invece avveniva in passato. Oggi si può a buona ragione affermare<br />

che quasi tutto può essere o non essere di <strong>moda</strong>, da un’automobile,<br />

ad un vestito, ad una marca di computer. Resta, però, il fatto che solo<br />

nel campo dell’abbigliamento il continuo cambiamento negli stili e nelle<br />

mode è stato riconosciuto e sancito con tanta forza da divenire ormai<br />

un’abitudine irrinunciabile. Il termine <strong>moda</strong> è definito anche come<br />

“aspetto e comportamento di una comunità sociale secondo il gusto<br />

particolare del momento per lo più a proposito dell’abbigliamento sia<br />

maschile che femminile”, e come “foggia, corrente del vestire e<br />

dell’acconciarsi, legata ad una determinata epoca e al gusto di una<br />

determinata società” e, ancora, “modo, costume passeggero di vivere<br />

e di comportarsi”. Tali definizioni mostrano una caratteristica propria<br />

dei prodotti di <strong>moda</strong>: la temporaneità e la brevità; le mode sono per<br />

loro natura passeggere, destinate a rinnovarsi nel corso di una<br />

stagione. <strong>La</strong> stagionalità di queste attività, se, da una parte, le rende<br />

di difficile interpretazione, dall’altra, costituisce uno dei fattori<br />

fondamentali del loro successo; il continuo rinnovarsi di anno in anno,<br />

di stagione in stagione, offre sempre una nuova platea di potenziali<br />

clienti. Ciò si traduce in un notevole vantaggio anche per i nuovi<br />

entranti perché, dal momento che sorgono nuove mode<br />

continuamente, tutti, in teoria, possono concorrere a dettarne una<br />

nuova e, quindi, a giocare un ruolo nelle collezioni di quella stagione.<br />

TRATTARE DELL’EVOLUZIONE DEL FENOMENO MODA È<br />

QUESTIONE LUNGA E COMPLESSA POICHÉ SI PUÒ BEN<br />

AFFERMARE CHE L’ATTENZIONE ALLE DIVERSE<br />

MANIERE E FOGGE NEL VESTIRE RISALE A TEMPI<br />

ANTICHISSIMI ESSENDO QUESTO UN FATTO<br />

INDISSOLUBILMENTE LEGATO ALLA VANITÀ UMANA.<br />

LE PRIME TRACCE DI TALE MANIFESTAZIONE<br />

POSSONO ESSERE RISCONTRATE NELLE ANTICHE<br />

CIVILTÀ MEDITERRANEE; LE EVOLUZIONI STILISTICHE<br />

ERANO, PERÒ, PIUTTOSTO LENTE E CON DIFFERENZE<br />

MINIME TRA INDUMENTI MASCHILI E FEMMINILI. A<br />

QUEI TEMPI LA DISTINZIONE SOCIALE SULLA BASE DEI<br />

CAPI DI ABBIGLIAMENTO INDOSSATI ERA LIMITATA E<br />

SI PREFERIVA RICORRERE ALL’UTILIZZO DI ACCESSORI<br />

ED ORNAMENTI RICCHI E PREZIOSI PER SEGNARE<br />

L’APPARTENENZA AD UNA CASTA PIÙ IMPORTANTE<br />

DELLE ALTRE.<br />

Nell’antico Egitto si cominciò a delineare il gusto per i colori vivaci e le<br />

linee stilizzate: gonnellini per gli uomini e tuniche senza maniche per<br />

le donne sono i modelli più ricorrenti nelle numerose raffigurazioni<br />

giunte fino a noi della vita degli antichi faraoni. Stili e fogge nel vestire<br />

si sono susseguiti, poi, anche nell’antica Grecia e ai tempi dei romani<br />

anche se, per entrambe le civiltà, non si può ancora parlare di nascita<br />

del fenomeno <strong>moda</strong>; le vesti sono abbastanza semplici e non<br />

presentano particolari cambiamenti di stile nel corso degli anni. <strong>La</strong><br />

nascita vera e propria del fenomeno può essere fatta risalire al primo<br />

Rinascimento quando l’attenzione all’abito e alla distinzione sociale<br />

sulla base di esso diventa sistematica. Sarà con l’affermarsi della<br />

nuova classe dei commercianti che sorgeranno nuovi sistemi<br />

vestimentali caratterizzati dalla ricerca di una propria legittimazione<br />

sociale e non più distinti solo sulla base della loro funzione d’uso. <strong>La</strong><br />

<strong>moda</strong> ha così cominciato a significare distinzione e differenziazione tra<br />

classi più o meno benestanti; l’abito non è più solo un elemento di<br />

prima necessità per coprirsi dal caldo, dal freddo e dalle avversità<br />

delle stagioni, ma diventa strumento di ostentazione del proprio<br />

benessere, nonché della propria posizione sociale. Diverse sono le<br />

teorie elaborate nel corso del tempo sulle motivazioni del continuo<br />

susseguirsi di mode diverse nel corso degli anni e delle stagioni.<br />

Un’ipotesi interessante è quella così detta del trickle-down, vale a dire<br />

del “gocciolamento verso il basso” secondo la quale le mode vengono<br />

create perché le classi più abbienti possano così distinguersi dalle<br />

altre. Tale teoria ritiene che le stesse mode, che nascono e si<br />

sviluppano presso le classi più elevate e abbienti della società,<br />

passino, poi, ai livelli inferiori della società, in modo graduale,<br />

diventando così patrimonio di tutti. L’oggetto di <strong>moda</strong> costituisce,<br />

quindi, un elemento di differenziazione solo nei primi stadi del suo<br />

ciclo di vita; quando raggiunge il suo picco di successo, comincia già a<br />

covare dentro di sé i primi sintomi del suo declino. Tanto più il capo di<br />

abbigliamento o l’accessorio è diventato di <strong>moda</strong>, tanto più si diffonde<br />

tra i consumatori e tanto meno costituisce elemento di<br />

differenziazione. Nel momento in cui tutti possono disporne cessa<br />

necessariamente di essere alla <strong>moda</strong> perché ha ormai perso le<br />

caratteristiche di originalità, creatività e unicità che un tale prodotto<br />

deve avere. Ecco allora che, secondo la teoria del trickle-down, prima<br />

che ciò avvenga le classi più benestanti avranno nuovamente trovato<br />

un diverso gusto con il quale identificarsi e distinguersi che col tempo<br />

troverà anch’esso diffusione presso il resto della società. Se è a partire<br />

dal Rinascimento che il fenomeno inizia ad assumere una certa<br />

consistenza, ulteriori sviluppi si sono avuti poi nel corso dei secoli. <strong>La</strong><br />

<strong>moda</strong> si è, infatti, adeguata nel tempo ai filoni culturali e religiosi che di<br />

volta in volta hanno caratterizzato la vita sociale: una <strong>moda</strong> più<br />

estetica e fastosa ai tempi del Rinascimento, più austera e severa ai<br />

tempi della Riforma e della Controriforma. Dall’epoca di Luigi XIV e,<br />

poi, soprattutto nel diciannovesimo secolo, fulcro dell’alta <strong>moda</strong> è<br />

Parigi che accoglie alla metà dell’800 Charles Frederick Worth che<br />

può essere considerato il primo couturier indipendente. Si tratta di uno<br />

stilista che non realizza più solo abiti su commissione per le signore<br />

dell’aristocrazia, ma apre una vera e propria boutique. <strong>La</strong> Francia e,<br />

quindi, Parigi restano leader indiscussi del settore per<br />

più di un secolo almeno fino a quando, negli anni<br />

settanta del secolo scorso, nascono nuovi filoni nel<br />

settore; i profondi cambiamenti avvenuti nel secondo<br />

dopoguerra con l’emersione di nuove classi sociali,<br />

nonché la contestuale emancipazione della donna<br />

nella società e nel mondo del lavoro hanno prodotto<br />

una democratizzazione della <strong>moda</strong>. E’ di quegli anni<br />

la nascita e la rapida affermazione del prêt-à-porter. In<br />

quel periodo il nostro paese cominciò ad assumere<br />

un peso importante a livello mondiale attraverso le<br />

sfilate fiorentine di Palazzo Pitti e l’indissolubile<br />

legame <strong>moda</strong>-industria che si viene a creare a<br />

Milano. L’Italia, infatti, decise di concentrare<br />

l’attenzione su di un filone diverso rispetto a quello dei<br />

grandi couturier francesi, volto alla realizzazione di<br />

prodotti ricercati, dotati di elevato contenuto stilistico e<br />

creativo, ma più accessibili sia economicamente che<br />

dal punto di vista della portabilità del capo di<br />

abbigliamento, dedicato, quindi, non solo alle<br />

occasioni mondane, ma anche alle giornate di lavoro.<br />

NELLA SOCIETÀ OCCIDENTALE<br />

CONTEMPORANEA, QUASI NESSUNO PUÒ<br />

ORAMAI SOTTRARSI AI SUOI DETTAMI. E’<br />

LA MODA CHE È RITENUTA COSÌ TANTO<br />

IMPORTANTE DA SUSCITARE<br />

ATTENZIONE, O È TUTTA QUESTA<br />

ATTENZIONE PER LA MODA A RENDERLA<br />

IMPORTANTE?<br />

Vero è che la <strong>moda</strong> influenza la maggior parte delle<br />

relazioni delle persone, con se stesse e con gli altri.<br />

Evidenziamo dunque una rottura con la tradizione e<br />

costante visione al “nuovo”. Walter Benjamin parlerà<br />

di “eterno ritorno del nuovo”. <strong>La</strong> nuova <strong>moda</strong> ha una<br />

grande rilevanza nella comprensione della nostra<br />

identità. <strong>La</strong> parola “<strong>moda</strong>” deriva dal latino modees<br />

(misura, maniera, forma). Adam Smith affermava che<br />

la <strong>moda</strong> acquista valenza in ambiti dove il gusto è<br />

fondamentale: abiti, mobili, poesia, architettura, ma<br />

anche della morale. Secondo il grande filosofo Kant,<br />

tutte le mode sono maniera di vivere, poiché<br />

comportano cambiamenti generali nelle abitudini di<br />

vita. Lipovetsky parlò invece di un meccanismo<br />

sociale generale, non limitandosi ai vestiti, ovvero la<br />

<strong>moda</strong> nell’abbigliamento è una delle tante<br />

manifestazioni della <strong>moda</strong>. Definizione di “<strong>moda</strong>”: un<br />

oggetto è <strong>moda</strong> se e solo se funziona come elemento<br />

di distinzione sociale ed è parte di un sistema che lo<br />

sostituisce con relativa rapidità con qualcosa di<br />

nuovo. Tuttavia possiamo dare esempi di ciò che<br />

chiamiamo “<strong>moda</strong>” e di ciò che non chiamiamo tale,<br />

ma non possiamo dare una definizione. Secondo<br />

Thomas Carlyle, lo scopo originario dei vestiti non è il<br />

calore o la decenza, bensì l’abbellimento. Gli abiti<br />

dunque sono “chiave di lettura del mondo”, e ciò<br />

funzionerà se l’esteriorità corrisponde all’interiorità.<br />

Esiste un collegamento tra <strong>moda</strong> ed identità, poiché<br />

noi siamo attraverso la nostra apparenza esteriore.<br />

Le parole<br />

Director Woman&Bride _ www.womanbride.it<br />

ROMA _ ITALY<br />

della.<br />

MODA<br />

Impossibile piacere a tutti e soprattutto a tutte se<br />

non siamo lei. Brillante e arguta, bellissima,<br />

instancabile lavoratrice, respira e vive la <strong>moda</strong>. In<br />

molti addirittura sostengono che lei “sia” la <strong>moda</strong>.<br />

Ve la presentiamo: il suo nome è<br />

ERIKA<br />

GOTTARDI<br />

www.donnaimpresa.com 23


ERIKA GOTTARDI Direttrice di Woman & Bride, brillante e seguitissima blogger di <strong>moda</strong>, opinionista web tv, direttrice di<br />

produzione di shooting e campagne <strong>moda</strong>. <strong>La</strong> <strong>moda</strong> è la sua passione. L’eleganza la sua cifra stilistica che si fonda sulla<br />

conoscenza e la ricerca della storia del costume. <strong>La</strong> nascita dello stile e la sua evoluzione fino alle epoche più recenti,<br />

attraverso lo studio del grandi Maestri della Moda. nella foto con Anton Giulio Grande (a sinistra) e Massimiliano Piccinno<br />

tutto il fashion<br />

minuto per minuto<br />

FUCSIATV<br />

DOPO IL SUCCESSO DELLA VFNO TORNA IL FORMAT<br />

TUTTO IL <strong>FASHION</strong> MINUTO PER MINUTO, IL DOCU-<br />

REALITY SULLA MODA CHE QUESTA VOLTA SARÀ<br />

AMBIENTATO DURANTE LA SETTIMANA DELL’ALTA<br />

MODA ROMANA.DUE LE PROTAGONISTE, UNA <strong>FASHION</strong><br />

EDITOR, ERIKA GOTTARDI, DIRETTRICE DEL MAGAZINE<br />

WOMAN & BRIDE E UNA CONDUTTRICE TELEVISIVA<br />

ESPERTA DI MODA, MARZIA PONZI, VOLTO DELLA WEB<br />

TV FUCSIA TV.<br />

Le telecamere di Fucsia TV le seguiranno in giro per le sfilate, i<br />

backstage, gli eventi e le feste mondane senza tralasciare i momenti<br />

di pausa e relax registrati all’interno di una suite del The First Luxury<br />

Art Hotel in cui alloggeranno per tutta la durata della kermesse. Da qui<br />

le protagoniste partiranno ogni mattina per raccontarci la fashion week<br />

capitolina dall’interno: un inedito dietro le quinte visto dagli occhi di<br />

due speciali “addette ai lavori “che, tra ritmi serrati, continui cambi<br />

d’abito, fugaci pranzi con le amiche e riunioni di lavoro, promettono di<br />

farci respirare l’aria della fashion week romana! Il plot è originale:<br />

seguire le vicende professionali ed umane delle due protagoniste ed,<br />

allo stesso tempo, documentare in maniera minuziosa la settimana<br />

dell’AltaModa con annesse sfilate e presentazioni. Un modo nuovo<br />

anche per avvicinare il pubblico al mondo dell’Alta Moda e del lusso,<br />

facendogli conoscere da vicino i protagonisti, i luoghi e le esperienze<br />

umane che si celano dietro una Maison o un Ufficio Stampa.Le<br />

telecamere saranno onnipresenti e registreranno le intere giornate.<br />

Per questo sarà molto importante anche la parte “privata” del reality,<br />

ovvero i momenti di vita quotidiana delle protagoniste che saranno<br />

“coinquiline” per cinque giorni all’interno di una suite nell’esclusivo The<br />

First Luxury Art Hotel, che fungerà quindi da quartier generale. Qui<br />

saranno “spiate” come in una sorta di Grande Fratello in tutte le loro<br />

azioni: al mattino mentre decidono cosa indossare, nei momenti di<br />

“trucco e parrucco”, nella hall mentre si confrontano sui reciproci<br />

impegni o si interfacciano con i propri collaboratori mentre aspettano<br />

la macchina che le porterà ai vari eventi.Parallelamente alle riprese<br />

per il programma televisivo, il pubblico a casa avrà la possibilità di<br />

seguire, in tempo reale, le vicende delle due protagoniste che<br />

posteranno, con una certa frequenza, resoconti ed impressioni della<br />

loro esperienza attarverso un’apposita pagina Facebook e Twitter, il<br />

che servirà anche per avvincere il maggior pubblico possibile e creare<br />

curiosità ed aspettative nei confronti del programma che andrà in<br />

onda, nei giorni successivi, su Fucsia TV.<br />

LA MODA CHI LA FA, CHI LA INDOSSA<br />

CHI NE PARLA<br />

SENZA FIDUCIA SONO POSSIBILI SOLO FORME MOLTO SEMPLICI DI COOPERAZIONE UMANA, QUELLE CHE<br />

PREVEDONO UNA TRANSAZIONE IMMEDIATA. PERSINO L’AZIONE INDIVIDUALE È TROPPO SUSCETTIBILE DI<br />

DISORDINE E DISTRUZIONE PER POTER ESSERE PIANIFICATA, SENZA FIDUCIA, AL DI LÀ DELL’ISTANTE<br />

PASSEGGERO” AFFERMA N. LUHMANN IN TRUST AND POWER. L. ZUCHER RITIENE CHE LA FIDUCIA SIA UN<br />

ELEMENTO COSÌ IMPORTANTE PER LA COOPERAZIONE IN OGNI FORMA DI SOCIETÀ DA ASSERIRE CHE ESSA SIA<br />

“VITALE PER IL MANTENIMENTO DELLA COOPERAZIONE NELLA SOCIETÀ E NECESSARIA COME TERRENO DI BASE<br />

ANCHE PER LA PIÙ BANALE ATTIVITÀ QUOTIDIANA”. SENZA FIDUCIA NON PUÒ ESISTERE UNA RELAZIONE, DATO<br />

CHE VIENE MENO IL CANALE CHE<br />

COLLEGA TRA LORO LE PERSONE.<br />

LA SFIDA ETICA È APPENA<br />

COMINCIATA, LA RISORSA UMANA<br />

HA RICONQUISTATO IL CENTRO DEL<br />

MONDO DEL LAVORO, DI UN LAVORO<br />

CHE È STRUMENTO PER LA<br />

PERSONA E NON VICEVERSA E LA<br />

COMUNICAZIONE COME CANALE DI<br />

COSTRUZIONE DELLA RELAZIONE<br />

RICHIEDE NUOVI STRUMENTI. LA<br />

PERSONA DEVE RIDIVENTARE<br />

PROTAGONISTA DEL LAVORO: PER<br />

POTER RAGGIUNGERE QUESTO<br />

TRAGUARDO DEVE FARSI OGGETTO<br />

ETICO DEVE SFORZARSI DI FARE<br />

PROPRI E VIVERE QUEI VALORI CHE<br />

LE AZIENDE OGGI PROCLAMANO<br />

COME PROPRIO ELEMENTO<br />

QUALIFICANTE E CHE IN REALTÀ<br />

SONO VECCHI COME IL MONDO:<br />

ONESTÀ, LEALTÀ, MAGNANIMITÀ,<br />

PAZIENZA, FEDELTÀ, CORAGGIO,<br />

FERMEZZA, PRUDENZA, GIUSTIZIA,<br />

LUNGIMIRANZA, SACRIFICIO,<br />

GENEROSITÀ E COSÌ VIA. E’ GRAZIE<br />

A QUESTE QUALITÀ UMANE, A<br />

QUESTE VIRTÙ, CHE L’UOMO SARÀ<br />

IN GRADO DI OFFRIRE VANTAGGIO<br />

COMPETITIVO A SE STESSO, ALLA<br />

PROPRIA AZIENDA.<br />

Questa è la storia del mio rientro nel campo<br />

della <strong>moda</strong>, dove ho lavoarto e dato molto<br />

nel mio passato quando, dal 1985 al 2002<br />

circa ho lavorato con i marchi più prestigiosi<br />

del made in italy e dall'alta <strong>moda</strong>: sorelle<br />

Fontana, <strong>La</strong>ncetti, Biagiotti, Gattinoni e<br />

Gianni Versace, maestri e stili di vita che<br />

hanno frastagliato le mie giornate più o meno<br />

fortunate nel mondo dell'effimero e della<br />

bellezza. Mondo che ho trascurato per un<br />

periodo lungo, fino all'avvento dei social<br />

<strong>La</strong> fiducia, la comprensione reciprocaeivalori<br />

condivisieicomportamentichelegano fra loro le<br />

persone e le comunità e rendono la cooperazione<br />

possibile. E' con noi<br />

ARMANDO<br />

TERRIBILI<br />

www.donnaimpresa.com 25


network e dei fashion blog,<br />

frequentati da personaggi a<br />

volte non proprio ben<br />

preparati, non così come<br />

dovevamo esserlo noi in<br />

passarto quando<br />

affrontavamo il discorso<br />

<strong>moda</strong>. Quindi dopo aver<br />

letto strafalcioni e svarioni<br />

su vari post e editoriali ho<br />

deciso di rimettere in gioco<br />

le mie competenze nel<br />

settore e dire la mia, con<br />

l'occhio puntato<br />

specialmente alle nuove<br />

generazioni di stilisti. Su<br />

facebook ho fondato una<br />

Fashion academy Free, un<br />

accademia virtuale gratuita<br />

dove promuovo giovani<br />

designer e le loro strabilianti<br />

idee, ho varie fashion page<br />

dove mi occupo di<br />

passerelle, red carpet,<br />

profumi, <strong>moda</strong> maschile, ma<br />

il punto forte sono gli album<br />

di giornali vintage<br />

provenienti dal mio<br />

immenso archivio, dove<br />

ripropongo il meglio della<br />

fotografia di <strong>moda</strong> e delle<br />

collezioni del passato di<br />

grandi couturier come Dior<br />

Valentino Ferrè o le<br />

immagini delle mitiche top<br />

model che tanto turbarono i<br />

nostri sogni di adolescenti.<br />

Ebbene, le mie dissertazioni<br />

sono state noate da<br />

personaggi più o meno<br />

importanti del settore, Giancarlo Giammetti con il Valentino<br />

Museum e Rita Airaghi della Ferrè Foundation usano le mie<br />

immagini per integrare i loro archivi, il Gianni Versace tribute che<br />

amministro è il più grande blog fotografico mai dedicato alla figura<br />

di uno stilista, Michele Miglionico e Franco Ciambella mi hanno<br />

segnalato a questo gradito premio Città dei Sassi di Matera per la<br />

mia competenza messa a disposizione del vasto pubblico del<br />

Web. Grande onore ed emozione essere considerati dai<br />

professionisti di oggi e di ieri, scoprire ancora l'emozione negli<br />

occhi dei ragazzi che partecipano a questi concorsi di <strong>moda</strong> con<br />

le valigie piene di abiti e sogni, il tutto sullo sfondo di una città<br />

magica come Matera dal paesaggio naturale ricco di fascino.<br />

Essere premiati non per la mia arte o il mio stile, ma il bagaglio<br />

culturale che mi sono creato mi ha reso più forte nei confronti<br />

anche della quotidianità da affrontare tutti i giorni e mi gratifica e<br />

sprona ad andare avanti a cercare di fare del bello e del<br />

meraviglioso la ragione di vita di sempre più persone.<strong>La</strong> <strong>moda</strong><br />

che sfila in passerella è il risultato di ricerca e dedizione di grandi<br />

professionisti, che spesso inizia molto prima della stagione<br />

presentata, in epoche in cui bisogna creare tendenze, stili e colori<br />

azzeccando ogni volta quelli giusti affinchè diventino appunto... di<br />

<strong>moda</strong>. Dietro la realizzazione di una sfilata ci sono corse<br />

frenetiche, ricerche spasmodiche, grandi silenzi e piccoli tormenti,<br />

da sinistra nella foto:Michele Miglionico, Barbara Chiappini e Armando Teribili al Premio Moda Città dei Sassi<br />

il tutto per poco più di mezz'ora di spettacolo dove modelle senza<br />

tempo incedono altere con creazioni che sono state sognate,<br />

realizzate, trasformate, ricamate, smontate e ricostruite prima di<br />

ottenere l'idea finale giusta. E stai lì dietro le quinte, a sperare che<br />

l'applauso in platea coincida con l'abito con il quale volevi<br />

trasmettere il tuo messaggio stilistico. Solo allora si può<br />

considerarsi "arrivati", non tanto perchè la bella attrice ha<br />

indossato la tua creazione sul red carpet oppure hai conquistato<br />

la copertina di un magazine famoso, ma quando la "gente"<br />

capisce il messaggio che vuoi trasmettere, perchè per molti stilisti<br />

la <strong>moda</strong> è l'unica espressione che hanno per manifestare i propri<br />

ideali, non solo di "bello" e "raffinato". Ed arriviamo a coloro che<br />

parlano di <strong>moda</strong>, non sempre a ragione o con la dovuta<br />

preparazione, personaggi che neanche si rendono conto a volte<br />

con le loro parole di distruggere mesi di lavoro se una collezione<br />

a loro non è piaciuta più per noia che vero disprezzo. Certo,<br />

l'Italia è piena di firme prestigiose che hanno dato lustro a marchi<br />

importanti nel periodo d'oro della <strong>moda</strong> italiana, ma il problema è<br />

che la classe politica non ha mai appoggiato veramente il sistema<br />

<strong>moda</strong> come succede in altri pasesi come la Francia o gli Stati<br />

Uniti dove l'industria Moda è un vero business con regole e<br />

investimenti mirati a far crescere le aziende che producono e le<br />

persone che ci lavorano...<br />

LA MODA CHI LA FA, CHI LA INDOSSA<br />

CHI NE PARLA<br />

MARIAPIA<br />

DELLA VALLE<br />

È cambiato tutto. Io la chiamo "la democratizzazione del fashion".<br />

E non è solo un'informazione segreta per quelle centinaia di<br />

giornalisti sparsi nel mondo. Nelle passate stagioni le sfilate sono<br />

state trasmesse online in tempo reale, i blog aprono una finestra<br />

sulle nuove idee.<br />

www.donnaimpresa.com 27


<strong>La</strong> maggior parte dei blogger<br />

acquistano capi di <strong>moda</strong> e scrivono<br />

perché animati da una grande<br />

passione. Fra una rosa di candidate<br />

che svolgono questa professione, noi<br />

ne abbiamo scelta una, che incarna<br />

la donna contemporanea: una icona<br />

di stile ma anche tanto studio e<br />

determinazione nel raggiungere i<br />

propri obiettivi. In più, cosa che la<br />

rende irresistibile, è un'instancabile<br />

sognatrice.<br />

Ci parli un po' di lei, racconti al nostro pubblico di lettrici e lettori<br />

chi è Mariapia della Valle.<br />

Non è semplice parlare di sé, anche per chi, come me, gioca con le<br />

parole e le loro mille combinazioni come una bambina gioca con i<br />

corallini facendone collane e bracciali, in combinazioni e forme sempre<br />

nuove. Sono laureata in Comunicazione Istituzionale e d’Impresa, P.R.,<br />

opinionista televisiva, esperta di eventi non convenzionali e di guerrilla<br />

marketing, giornalista freelance e Fashion Blogger, una delle più lette<br />

d’Italia. Sono alcune delle cose che faccio con passione e<br />

determinazione. Tante, a volte credo troppe, perché il mio perfezionismo<br />

mi porta a chiedere sempre di più a me stessaeachiedermi se faccio<br />

tutto al meglio in cui potrei farlo, ma, fortunatamente, si tende<br />

infinitamente senza arrivarci mai davvero. Vivo a Caserta, anche se<br />

sono spesso in giro per l’Italia. <strong>La</strong> <strong>moda</strong> e i progetti che seguo mi<br />

portano su e giù per la nostra bella penisola. Che sia la Milan Fashion<br />

Week, Alta Roma, un concorso per stilisti emergenti o un evento che<br />

reputi interessante, il trolley è sempre a portata di mano e sono<br />

diventata anche abbastanza brava a fare la valigia, cosa non semplice<br />

per noi donne, che vorremmo farci entrare sempre tutto l’armadio. In<br />

definitiva mi descriverei come una persona semplice, sempre pronta a<br />

dire la sua, costantemente alla ricerca delle emozioni giuste e delle<br />

parole più corrette per raccontarle.<br />

Quali sono, a parer suo, le nuove chance per i fashion designer<br />

portate dalle nuove tecnologie? Ci racconti della sua esperienza<br />

maturata attraverso il suo Blog (Modi di Moda) e, non di meno,<br />

relativa ai social network che conferiscono a chiunque la<br />

possibilità di comunicare le proprie idee e visioni da qualsiasi parte<br />

del mondo. Una cosa che5o10anni fa non poteva succedere.<br />

L’avvento delle nuove tecnologie ha cambiato il modo di lavorare di interi<br />

settori: dall’organizzazione del lavoro alla produzione, dalla<br />

comunicazione alla gestione di fattori esterni non c’è nulla che non abbia<br />

risentito dell’evoluzione tecnologica (innovazioni di processo, di prodotto,<br />

informatizzazione, interconnessione, etc.). Uno dei settori che più ha<br />

vissuto questa evoluzione è proprio quello del fashion. Il settore della<br />

<strong>moda</strong> è particolare, bisogna essere costantemente informati, fare<br />

ricerca, cool hunting. E’ fondamentale, poi, intrattenere relazioni<br />

pubbliche, per fini sia commerciali che artistici. Bisogna essere sempre<br />

presenti, in contatto con colleghi, clienti, professionisti del settore di tutto<br />

il mondo. Tutto questo oggi è possibile con un click. I fashion designer<br />

oggi vivono ciò che lei stessa ha definito, proprio con parole che anche<br />

io amo adoperare, la “democratizzazione della <strong>moda</strong>”, che permette a<br />

chiunque di essere presente, sulla scena e sul mercato. Oggi come oggi<br />

un designer emergente, magari anche giovane e con poco investimento,<br />

può far conoscere al mondo il suo brand. <strong>La</strong> presenza sui social<br />

network, gestita con sapienza e costanza, può rendere moltissimo in<br />

termini di notorietà, un buon e-commerce può permettere la vendita in<br />

tutto il mondo.<br />

Com'è nata la sua passione per il web applicato al fashion?<br />

Nasce in realtà da un’esigenza precisa che è alla base di tutti i blog:<br />

condividere. Iniziai a sentire il bisogno di condividere con gli addetti al<br />

settore e gli appassionati di <strong>moda</strong> tutte quelle esperienze, quelle novità,<br />

quelle “chicche” che la mia vita da giornalista e responsabile relazioni<br />

esterne di un magazine mi portavano a fare. Il blog mi permetteva di<br />

raccontare aneddoti divertenti che mai avrei potuto inserire in un articolo,<br />

potevo scrivere la mia personale opinione su una precisa tendenza, o<br />

meglio su un “modo di <strong>moda</strong>” da qui nasce il nome del mio blog (Modi di<br />

Moda). <strong>La</strong> passione si moltiplicava post dopo post, commento dopo<br />

commento, condivisione dopo condivisione. Ora mi sento in colpa<br />

quando, per motivi di lavoro o personali, sono costretta a trascurare “la<br />

mia creatura” che da poco ha compiuto un anno e che dopo soli sette<br />

mesi di vita è entrata nella classifica dei blog più letti d’Italia.<br />

Per lei che cosa c'è di divertente nello scrivere di <strong>moda</strong>? Informare<br />

le persone, o avere il privilegio di andare per feste e vivere una vita<br />

favolosa (sorrido)?<br />

Di divertente c’è molto, tanto, anche perché il mio blog è un blog molto<br />

ironico, che prende un po’ in giro quelle esagerazioni che le tendenze e<br />

la <strong>moda</strong> stessa a volte ci impongono. <strong>La</strong> <strong>moda</strong> in realtà è una cosa molto<br />

più seria di quanto pensiamo, ma noi “fashionisti” o esperti del settore,<br />

finiamo sempre per essere bollati come persone superficiali, senza<br />

sapere quanto studio possa esserci nella <strong>moda</strong>. Io ho studiato materie<br />

economiche e la <strong>moda</strong> è un fenomeno sì di costume ma alla base c’è<br />

moltissima economia, non capisco perché le persone se ne dimentichino.<br />

<strong>La</strong> facciata è scintillante, brillante, affascinante … E’ un mondo dorato in<br />

cui però non è facile arrivare, ci vogliono anni di duro lavoro e sacrificio.<br />

Le sfilate e gli eventi sono la cosa più bella ma, anche in questo, sono<br />

una blogger sui generis. Andavo già a tutti questi eventi. Non nascondo<br />

però, che il blog mi ha dato la possibilità di far sapere chi sono, di<br />

mostrare le mie potenzialità.<br />

I social, lo sappiamo, sono "the place to be" sia per l'utente che per<br />

l'azienda: fashion blogger come lei, giornalisti, aziende e designer<br />

hanno pagine in cui dialogano costantemente con i fan ...<br />

Sono totalmente d’accordo con lei. I social network hanno rivoluzionato<br />

la nostra vita e il nostro approccio alla vita e ai contatti. Nel mondo in cui<br />

viviamo tutto ruota attorno al concetto di network, di rete. Avere una<br />

propria rete di contatti e gestirla al meglio fa davvero la differenza. E’<br />

fondamentale essere presenti e connessi con il mondo. Io stessa sono<br />

molto presente sui social network, che mi danno la possibilità di essere in<br />

contatto con tutti gli addetti ai lavori del fashion, di essere informata sulle<br />

loro iniziative e nuovi progetti. Il mio blog ha una vita molto attiva sui<br />

social network dove, sia tramite la mia pagina personale sia quella del<br />

blog, aggiorno tutti i follower delle iniziative, eventi o semplicemente del<br />

nuovo post. Ho anche un gruppo di social-opinionisti che “taggo” quando<br />

condivido un nuovo post e, commento dopo commento, nascono delle<br />

vere e proprie discussioni su tematiche come la <strong>moda</strong>, il costume, le<br />

tendenze, l’amore.<br />

Il settore <strong>moda</strong> si sta arricchendo di figure professionali simili alla<br />

sua: secondo lei quali sono i nuovi lavori su cui puntare?<br />

Il fashion è un settore sempre pieno di fermento e molto recettivo ai<br />

cambiamenti. Non è un caso che ci sia una continua evoluzione delle<br />

figure professionali, bisogna essere in continuo aggiornamento. Non<br />

credo che ci sia un ruolo professionale su cui puntare maggiormente.<br />

Bisogna seguire le proprie predisposizioni e proporsi in modi creativi,<br />

essendo al passo con i tempi. Un fotografo oggi può aprire un blog per<br />

rendere pubbliche le sue foto, realizzare uno shooting e pubblicarlo su<br />

face book in modo da renderlo visibile a milioni di contatti, cosa<br />

impensabile fino a qualche anno fa. Essere blogger per me è una cosa<br />

molto naturale, che ha unito alcune mie grandi passioni: la scrittura, la<br />

<strong>moda</strong> e il marketing. Ho fatto delle esperienze che non avrei potuto fare<br />

senza il mio blog. Sono stata una delle blogger protagoniste del progetto<br />

“Golden Curvy” di Golden <strong>La</strong>dy che mi ha portato in contatto con una<br />

grande azienda, vedere come lavora per poi essere coinvolta in prima<br />

persona dall’azienda nella co-creazione di una linea che tenesse conto<br />

delle esigenze delle donne curvy e plus size. Un’altra esperienza<br />

importante per me è stata tenere un workshop sul blog al Master Web<br />

Communication e Social Media all’Università degli Studi di Parma.<br />

Questa esperienza è stata particolarmente soddisfacente, perché è stato<br />

preso sul serio il fenomeno blogging sia da parte dei docenti che dei<br />

masteristi. Ho raccolto molte curiosità e molto interesse dalla classe, mi


IL CORPO DUNQUE È UN UNIVERSO SIMBOLICO<br />

IMMEDIATAMENTE DISPONIBILE E SPERIMENTABILE<br />

DA PARTE DELL'INDIVIDUO. LA CAPACITÀ DEL CORPO<br />

DI PRODURRE SIGNIFICAZIONE È LEGATA AL SUO<br />

ESSERE CENTRO DI OGNI PRODUZIONE IMMAGINIFICA<br />

DELL'UOMO, CENTRO DEL DESIDERIO E DELLE<br />

PULSIONI, PIÙ O MENO CONTROLLATE<br />

DALL'EDUCAZIONE E DALLA CULTURA<br />

(M.COMBI,1998). IL CORPO È QUINDI SEGNATO,<br />

DISEGNATO, GESTITO E MOSTRATO DALLA CULTURA DI<br />

APPARTENENZA. IN MOLTE SOCIETÀ NON<br />

OCCIDENTALI IL CORPO NON RAPPRESENTA LA<br />

FINITEZZA ANATOMICA, ALTRA RISPETTO AL MONDO<br />

CONTINGENTE, MA È IL CENTRO DI<br />

QUELL'IRRADIAZIONE SIMBOLICA PER CUI IL MONDO<br />

NATURALE E SOCIALE SI MODELLA SULLE<br />

POSSIBILITÀ DEL CORPO, E IL CORPO SI ORIENTA NEL<br />

MONDO TRAMITE QUELLA RETE DI SIMBOLI CON CUI<br />

DISTRIBUISCE LO SPAZIO, IL TEMPO E L'ORDINE DEL<br />

SENSO.<br />

Molti studiosi si sono sforzati di chiarire l'ultimo misterioso haiku del<br />

poeta Junichiro Kawasaki: "Senza rimpianti è la mela, non sa di non<br />

essere pesca". Fu scritto la mattina del 3 novembre 1996, poco prima<br />

che il vecchio poeta e sua moglie assumessero la dose di arsenico<br />

che li avrebbe ammazzati. Kawasaki parlava di sé, parlava di loro,<br />

parlava di noi con la voce di chi guarda la vita dal margine. <strong>La</strong><br />

parabola mi è ritornata alla mente leggendo di Bronnie Ware,<br />

l'infermiera australiana trapiantata a Londra che ha raccolto i rimpianti<br />

dei malati terminali che ha assistito e li ha pubblicati in un libro di<br />

successo: The top five regrets of the dying. "I cinque rimpianti di chi<br />

sta per morire" sono non avere vissuto secondo le proprie inclinazioni,<br />

ma secondo le aspettative degli altri (1); avere lavorato troppo (2), non<br />

avere avuto il coraggio di esprimere i propri sentimenti alle persone<br />

care (3); avere perso di vista gli amici (4); non essersi permessi di<br />

essere felici (5). È una la lista che sulle prime può avere effetti<br />

devastanti perché ti costringe a guardare la tua esistenza da fuori,<br />

tutta insieme, e a trarre un bilancio in corsa, probabilmente<br />

catastrofico. <strong>La</strong> tentazione è precipitarsi a dare le dimissioni o<br />

abbandonare figli e marito per coronare il sogno, mai inseguito<br />

davvero, di diventare cantante.<br />

LA VERITÀ È CHE I RIMPIANTI SONO SEMPRE<br />

ORIGINATI DALLA VITA E NON VICEVERSA. SONO LA<br />

METÀ MANCANTE DI QUELLO CHE SIAMO.<br />

Se l'indagine fosse fatta tra ergastolani, tossici e rockstar maledette in<br />

punto di morte si otterrebbero molto probabilmente opinioni contrarie:<br />

non avere dato retta ai consigli, avere lavorato poco, avere<br />

sovrastimato sentimenti, amici e felicità. Ma la storia personale di<br />

ognuno si presenta sempre al crocevia con la storia profonda degli<br />

uomini. Un contadino lucano del 1700, un gladiatore romano, una<br />

cortigiana assira difficilmente si sarebbero dispiaciuti di non avere<br />

avuto la vita che volevano. Una Storia universale dei rimpianti<br />

racconterebbe, forse, che in punto di morte gli antichi provavano<br />

rimorsi più pratici, legati a episodi specifici, per condotte sbagliate o<br />

occasioni perdute. Non rimpiangevano altre vite per la semplice<br />

ragione che non potevano neppure concepirle attraverso la fantasia. Il<br />

nodo da cui scaturisce la nostra idea di felicità si annida proprio qui.<br />

Oggi, è doloroso il peso delle strade non imboccate, delle scelte non<br />

fatte, delle vite che non abbiamo vissuto perché il Novecento è<br />

fondato sulla vastità della scelta. È questa la sua invenzione più<br />

immensa.<br />

OGNI UOMO È LIBERO DI DIVENTARE QUELLO CHE È<br />

DAVVERO. E ALLORA PERCHÉ GLI SCAFFALI DELLE<br />

NOSTRE VITE NON SONO STIPATI COME QUELLI DEL<br />

SUPERMARKET? LA TEORIA DEL MULTIVERSO - GLI<br />

INFINITI UNIVERSI PARALLELI DELLA MECCANICA<br />

QUANTISTICA-ÈLATRADUZIONE SCIENTIFICA DI<br />

QUESTA FANTASMAGORIA CULTURALE ED<br />

ECONOMICA. PER MILLENNI, POI, SI AVEVANO POCHE<br />

ESISTENZE-MODELLO, OGGI OGNUNO È SOTTOPOSTO<br />

A UN BOMBARDAMENTO DI VITE POSSIBILI. DI EROI E<br />

VITE IMITABILI. AVERE UN'UNICA VITA APPARE UNA<br />

LIMITAZIONE. IO SONO L'ARMONIA DI UNA VITA E LA<br />

SUA ELEGANZA RISIEDONO, INVECE, NELL'ADESIONE<br />

PERFETTA A SE STESSI, NELL'ACCETTARE<br />

QUELL'IRRIPETIBILE, DENSO, AGGLOMERATO CARICO<br />

DI MEMORIA E CONFINATO NELLO SPAZIO E NEL<br />

TEMPO IN CUI CONSISTE LA NOSTRA IDENTITÀ<br />

In fondo, è la storia narrata da Martin Buber di rabbi Sussja che in<br />

punto di morte, esclamò: "Dio non mi chiederà perché non sono stato<br />

Mosè, ma perché non sono stato Sussja". Tanto più la vita ci regala<br />

opportunità e attitudini, tanto più difficile è ricordarsi che siamo “umani<br />

troppo umani” e che la misura del nostro valore non coincide con il<br />

nostro successo o il nostro potere. Tanto più condizioniamo la vita<br />

degli altri, tanto più dobbiamo diventare persone migliori, dunque<br />

etiche, vere e modeste, capaci quindi di cavalcare e dominare il nostro<br />

narcisismo, cioè il nostro io. Troppo spesso successi professionali<br />

inducono una crescita a dismisura del nostro io e ci portano a<br />

trascurare il nostro essere “umani troppo umani”eaconsiderare i<br />

valori materiali della società (potere, ricchezza, visibilità) come valori<br />

centrali per la nostra crescita. E dunque il pericolo insito nella fortuna<br />

di avere e sviluppare delle capacità personali è quella di considerarsi<br />

esseri “superiori” e non semplicemente “umani troppo umani”,<br />

perdendo il valore centrale della modestia e della tolleranza verso gli<br />

altri. Avere dei talenti e svilupparli non è indice della nostra superiorità<br />

ma semplicemente della nostra fortuna, e non è indice del nostro<br />

valore come esseri umani ma della responsabilità di diventare migliori<br />

di ciò che siamo per mettere a disposizione noi stessi agli altri. <strong>La</strong><br />

parabola dei talenti del Vangelo esprime molto bene questa idea:<br />

avere di più, non vuol dire essere di più ma semplicemente di avere<br />

una responsabilità sempre maggiore verso un utilizzo etico e morale di<br />

ciò che abbiamo. Non che ciò sia facile, ma è necessario perché<br />

possiamo essere qualcosa e non semplicemente possedere tanto.<br />

DUNQUE TANTO PIÙ ABBIAMO POTERE, TANTO<br />

MAGGIORE DEVE ESSERE LA INDIVIDUALE<br />

RESPONSABILITÀ NEL RICORDARCI CHE SIAMO<br />

“UMANI TROPPO UMANI” E METTERE AL SERVIZIO<br />

QUESTO POTERE DEL BENESSERE DI TUTTI.<br />

Il Dalai <strong>La</strong>ma spiega bene questa idea in “Una<br />

Rivoluzione per la Pace”, titolo che forse non<br />

esprime bene il titolo originale “Ethics for a New<br />

Millennium” cioè “Etica per un Nuovo Millennio”<br />

indicativo della responsabilità di tutti noi verso lo<br />

sviluppo di un mondo migliore. Il valore di una<br />

persona non si misura da quanto guadagna, dal<br />

cose<br />

che<br />

CAMBIANO<br />

potere che ha o da quale ruolo abbia nella società,<br />

bensì da ciò che fa e come vive…. E qui tocchiamo<br />

un punto fondamentale: il come si vive. “Come si<br />

diventa ciò che si è…” cioè la ricerca di noi stessi<br />

che è, a mio modesto parere, legato alla necessità<br />

profonda di ognuno di noi di ritrovare una sintonia e<br />

armonia tra come viviamo e ciò che siamo, cioè alla<br />

necessità di vivere onestamente con noi stessi e<br />

con gli altri, che vuol dire in fin dei conti null’altro che<br />

il credere nel valore assoluto dell’onestà quale asse<br />

portante della nostra vita. Allora perché, pur in<br />

buona fede, siamo troppo spesso maschere di noi<br />

stessi? Perché la società ci porta a dover non<br />

essere noi stessi? Forse semplicemente perché i<br />

valori che la società sostiene, cioè potere, successo<br />

e ricchezza materiale non sono in comunione con le<br />

aspirazioni più profonde dell’essere umano e<br />

dunque ci obbligano a mascherarci e aver paura di<br />

mostrare noi stessi al confronto con la società<br />

moderna e i suoi falsi miti.<br />

L’INQUIETUDINE E L’ANSIA CHE<br />

ACCOMPAGNA IL NOSTRO VISSUTO<br />

QUOTIDIANO, QUANDO NON SIA LEGATO<br />

A MOTIVAZIONI PATOLOGICHE, PUÒ<br />

ESSERE IL RISULTATO SIA DELLE<br />

ETERNA RINCORSA VERSO L’AVERE<br />

SEMPRE DI PIÙ CHE DELLA DISSINTONIA<br />

TRA CIÒ CHE SIAMO COSTRETTI A<br />

ESSERE E CIÒ CHE SIAMO VERAMENTE.<br />

MA FORTUNATAMENTE QUALCOSA STA<br />

CAMBIANDO … LA SOCIETÀ SI STA<br />

PROGRESSIVAMENTE ORIENTANDO<br />

VERSO LA RICERCA DI UNA BENESSERE<br />

MENTALE E SPIRITUALE SEMPRE MENO<br />

LEGATA ALL’AVERE E SEMPRE PIÙ<br />

ORIENTATA ALL’ESSERE E, DUNQUE NOI<br />

TUTTI, ABBIAMO IL DOVERE DI<br />

GUARDARE NOI STESSI RECUPERANDO I<br />

VALORI DELLA UMILTÀ, CIOÈ DEL<br />

NOSTRO ESSERE “UMANI TROPPO<br />

UMANI” E DELLA NOSTRA ONESTÀ, E<br />

NON DIMENTICARCI MAI CHE LA VITA È<br />

UN PROCESSO CONTINUO DI RICERCA DI<br />

NOI STESSI E DELLA SINTONIA CON I<br />

VALORI PROFONDI CHE APPARTENGONO<br />

Scrittore, autore del libro: "Diario di una vecchia<br />

checca" edito da Minerva Edizioni (Bologna) è nato<br />

a Taurianova (RC), ma romano d’adozione, è ideatore di<br />

diversi format, tra i quali spiccano “<strong>La</strong> Fattoria”, “<strong>La</strong><br />

capitanessa” e “Forum” ha collaborato per 17 anni con<br />

quest’ultimo e all’età di 28 anni ha ottenuto un contratto al<br />

teatro “Du Campagnol” a Parigi, dove ha tenuto interessanti<br />

seminari su Goldoni e Pirandello.<br />

NINO<br />

SPIRLI<br />

ALLA NATURA UMANA.<br />

ROMA _ ITALY


"Ti ringrazio di avermi concesso la mia Meravigliosa Famiglia: mio Padre, che<br />

sicuramente Ti sta accanto, mia Madre, che mi da la forza con la sua forza, le mie<br />

Adorate Sorelle con le loro Famiglie, che mi assicurano l'Affetto, il Coraggio e il<br />

Conforto. Ti ringrazio per avermi regalato l'Amore, e per ben due volte: c'è chi non lo<br />

ha mai conosciuto. E Ti ringrazio per i miei Amici, che mi saldano a Te con la loro<br />

Fedeltà di Sentimento. Per tutti questi regali, Ti sono grato per sempre..."<br />

Liberamente tratto da "Lettera di Nino a Gesù Bambino" dell'anno 2010. Nella foto<br />

Nino con la mamma.<br />

il ruolo del corpo<br />

nel gioco<br />

DELLASEDUZIONE<br />

Non siamo che corpi con pochi diritti e<br />

tanti desideri. Ho sempre pensato che<br />

non solo non è giusto il ragionare<br />

pensando che la società sia<br />

dicotomicamente identificabile ma anche<br />

che questo dualismo tra santi e peccatori,<br />

tra donne e uomini, tra italiani e stranieri,<br />

tra moralismo e libertarismo, tra<br />

strumentalità e passione, tra vittime e<br />

carnefici, tra bene e male, tra giusto e<br />

sbagliato, tra etero e omosessuali, tra noi<br />

e l’altro, non è che un limite entro il quale<br />

espiare l’individuale incapacità di<br />

comprendere che ci sono infinite cose<br />

delle quali non teniamo conto nel nostro<br />

ragionare per ripartizione. Il pensare per<br />

opposizione porta a distinguere e dunque<br />

a regolamentare, a disciplinare. Rifiutare<br />

il dualismo vuol dire non rifiutare le<br />

differenze, non annullare le sfumature,<br />

non prendere posizione. Ed a me, le<br />

differenze piacciono.<br />

Mi piace che individui provenienti da percorsi diversi, nel loro<br />

dirigersi in direzioni anche opposte, abbiano l’occasione di<br />

incontrarsi e sostenersi vicendevolmente nelle loro differenze.<br />

Dalle differenze, e solo da quelle, nascono nuovi mondi.<br />

L’obiettivo primo di ciascuno dovrebbe essere la sua liberazione.<br />

Approfondisco questa tematica con lei, Nino, in quanto<br />

consapevole che, più di altri, possiede l’abilità di riconoscere ed<br />

esplicitare l’ambiguità e la complessità del reale, complice il suo<br />

tormentato vissuto del quale ognuno di noi può nutrirsi attraverso<br />

le pagine del suo libro “Diario di una vecchia checca” edito da<br />

Minerva Edizioni, affinché la sua sofferenza sia da monito al che<br />

non si compiano ancora sciagure a danno dell’individuo. Le dico<br />

questo perché penso che la società contemporanea si barcameni<br />

ancora, a volte, nonostante le conquiste sociali, nello spicciolo<br />

qualunquismo di dividere i comportamenti umani in maschili e<br />

femminili stereotipandoli entro cliché di massima ma soprattutto<br />

non considerando che il genere biologico (maschio o femmina) da<br />

solo, non basta per definire l'appartenenza ad un genere.<br />

Dovremmo cominciare a percepirci diversamente, a porci delle<br />

domande sulla costruzione sociale dell'identità e dei ruoli di<br />

genere smettendola di idolatrare un polo o l'altro in modo così<br />

campanilistico ma in particolare non attribuendo cliché di sorta.<br />

LA MODA CHI LA FA, CHI LA INDOSSA<br />

CHI NE PARLA<br />

Siamo individui, prima ancora che uomini e donne, sebbene anche la struttura molecolare consegni un’identificazione di genere.<br />

Niente di più drammatico, presumo, Nino, il vivere sulla propria pelle, così come è accaduto a lei, il disagio di porsi al cospetto del<br />

mondo in relazione a quello che gli altri si aspettavano da lei, e non sulla base di ciò che intimamente era, conscio che quel misto di<br />

nette opposizioni che popolano le menti puritane dei benpensanti non avrebbero accettato la sua omosessualità se non come<br />

espressione di quelle “torbide mescolanze” da cui l’uomo comune tende a prender le distanze, se non fosse altro, per status.<br />

Smontate alla grande le tentazioni di alcuni terapeuti di promettere impossibili conversioni, la comunità scientifica offre oggi nuove<br />

strade divergendo all’unisono su quanto di più, anche immediatamente scontato, si potesse intuire pur non possedendo nozioni da<br />

Cattedra (Sarà un pure un parallelismo coraggioso, il mio, però mi pone non poche curiosità il fatto che il sostantivo cattedra nella<br />

sua esemplificazione da dizionario indichi anche “trono papale” e/o vescovile ) ovvero che l’omosessualità non è una patologia da<br />

curare, e qualora vi fosse davvero interesse per un obiettivo da raggiungere, quello non può prescindere dal costruire<br />

sull’omosessualità un’apertura «su un orizzonte di valori» di giustizia e di eguaglianza. In ballo dunque c’è oggi per la comunità<br />

scientifica (e non solo) la sfida di liberare e<br />

sostenere l’omosessualità entro un orizzonte<br />

sociale e politico che tuteli la persona e<br />

legittimi la pluralità delle identità sessuali.<br />

L’esclusione è razzismo ...<br />

Ho avuto la grande fortuna, Cara Valeriana, di<br />

nascere in una famiglia, la mia, per la quale la<br />

differenza non era l’eccezione, ma la regola.<br />

Essere differenti, diceva il mio adorato Papà<br />

Mimmo, significa essere vivi. Per lui, come per<br />

me, esistono tante categorie quanti sono i viventi<br />

in quel momento sulla Terra. E, dunque, non<br />

esistono categorie. Le Società Umane, per<br />

esempio, quante sono? Una mi sembra poca,<br />

considerando usi, religioni, pensieri politici,<br />

sentimenti, comportamenti personali, e, visto che<br />

ormai è di <strong>moda</strong> parlarne, necessità sessuali. Ah!<br />

Il sesso! Quante pagine, quante riviste, quanti<br />

speciali tg, quante ciance su una cosa che<br />

dovrebbe rimanere privata … Ma io ho scritto il<br />

DIARIO DI UNA VECCHIA CHECCA che ne ha di<br />

sesso dentro … E, dunque? Parlo bene e agisco<br />

male? No: il DIARIO nasce proprio per affermare<br />

una cosa importante: volete sapere com’è un<br />

omosessuale? Come vive? Come mangia e<br />

cosa? ... <strong>La</strong> risposta è una, e spontanea: Un<br />

omosessuale, o, meglio, un omosentimentale è<br />

come è! Come qualsiasi altra persona. Non è un<br />

essere speciale. È solo diverso da un altro<br />

omosessuale, da un altro eterosessuale, da un<br />

altro asessuale e così via per circa sei miliardi di<br />

viventi … Io ho avuto una vita serenamente<br />

drammatica, tragironica, direi: fra gioie, dolori,<br />

violenze, cadute, risalite … Tutte in nome di un<br />

solo credo: vivere libero. Non ho mai dovuto<br />

lottare, per ottenere il rispetto per chi ero, sono e<br />

sarò. Ho lottato per ottenere lavoro, come tutti,<br />

per acquistare una casa, come tutti, per pagare<br />

un bollettino alla posta, come tutti. Ho lottato per<br />

amore, sofferto per amore, pianto per amore, riso<br />

per amore, come tutti. Vivo una vita normalmente<br />

omosentimentale, omosessuale, omomorale …<br />

Come tanti …<br />

Lo sviluppo di una compiuta personalità è<br />

indubbiamente assai più faticosa nella società<br />

di odierna. Una società complessa è molto più<br />

difficile da decifrare; una società fortemente<br />

pluralistica, in cui predomina la varietà dei<br />

modelli, rende più ardua l'identificazione<br />

secondo le proprie caratteristiche e<br />

aspirazioni; una società instabile esige<br />

continui adattamenti e mutazioni; una società<br />

caotica in cui sembra che il fare debba<br />

predominare sul pensare, l'avere debba<br />

prevalere sull'essere, fa apparire la ricerca<br />

della gratificazione personale più importante<br />

Alcuni momenti della<br />

presentazione del libro<br />

al White di Roma<br />

"Diario di una vecchia<br />

checca" vincitore<br />

Premio "Metauros<br />

2013" sezione<br />

narrativa. Nel<br />

prestigioso parterre di<br />

ospiti fra gli altri:<br />

l'Editore Roberto<br />

Mugavero, Luna<br />

Berlusconi, Riccardo<br />

Gubiani, Manuel<br />

Ferrarini, Marina Ripa<br />

di Meana, Rita Dalla<br />

Chiesa, Gianni<br />

Sapone, Marina<br />

Mansanta, Erika<br />

Gottardi, Valeriana<br />

MarianielostilistaGai<br />

Mattiolo.<br />

L'intervista continua a pagina 35 ne "<strong>La</strong> politica del corpo"

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