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— 171 — I LEPIDOTTERI IN BASILICATA - Consiglio Regionale ...

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I <strong>LEPIDOTTERI</strong> <strong>IN</strong> <strong>BASILICATA</strong><br />

Premessa<br />

Pe rché si studiano gli<br />

Insetti, e nel caso specifico<br />

i Lepidotteri, meglio noti<br />

come farfalle? Cercherò di<br />

e s p o r re bre vemente le<br />

finalità degli studi in atto,<br />

prima di passare all’ a r g omento<br />

dell’ a rticolo: i Lepidotteri<br />

della Basilicata.<br />

Un ecosistema (prato,<br />

spiaggia, querceto, lago,<br />

ecc.) è come un singolo<br />

organismo vivente costituito<br />

da una componente<br />

abiotica o biotopo (il substrato<br />

minerale, solido<br />

(terra), liquido (acqua) e<br />

gassoso (aria)) e da una<br />

componente organica o<br />

biocenosi, costituita dall’insieme<br />

delle piante (fitocenosi)<br />

e degli animali<br />

( zoocenosi); queste tre<br />

componenti sono stre t t amente<br />

connesse e le biocenosi,<br />

come le cellule dell’organismo<br />

umano, nascono,<br />

si accrescono, invecchiano<br />

e muoiono; nell’arco<br />

del ciclo biologico si<br />

attua il ringiova n i m e n t o<br />

mediante la riproduzione.<br />

Le biocenosi devo n o<br />

e s s e re costituite da una<br />

serie ben precisa di elementi<br />

che va dagli alberi<br />

di alto fusto alle erbe ed ai<br />

batteri per quanto riguarda<br />

le piante, dai predatori<br />

di grossa taglia agli erbivori,<br />

agli insetti, ai lombrichi<br />

ed ai batteri degradatori<br />

della lettiera per quanto<br />

r i g u a rda gli animali, pertanto<br />

la presenza o assenza<br />

di un organismo caratterizzante<br />

un dato ambiente<br />

consente di stabilire lo<br />

stato di salute o di degrado<br />

dello stesso (prato,<br />

bosco, ecc.).<br />

Per una lettura del territorio<br />

e una va l u t a z i o n e<br />

dello stato di salute ambientale<br />

si svolgono indagini<br />

sulle biocenosi, cioè<br />

sugli organismi vive n t i<br />

p resenti in un dato ecosistema,<br />

sia vegetali (costituenti<br />

le fitocenosi) che<br />

animali (costituenti le<br />

zoocenosi).<br />

Per ovvi motivi di praticità<br />

(e di propaganda, in<br />

quanto è facile commuoversi<br />

di fronte ad un piccolo<br />

Panda, mentre difficilmente<br />

ve r rebbe vo t a t o<br />

un programma per la prot<br />

ezione di centinaia o<br />

migliaia di specie di<br />

Insetti: mosche, cavallette,<br />

f a rfalle, formiche, scarafaggi,<br />

ecc. altrettanto a<br />

rischio) vengono utilizzati<br />

in prevalenza quali indicatori<br />

ambientali organismi<br />

di grande taglia: alberi,<br />

mammiferi, uccelli; si<br />

enfatizza la scomparsa di<br />

una Qu e rcia secolare, del<br />

C a va l i e re d’ Italia o del<br />

Daino da alcune aree, trascurando<br />

gli Insetti e le<br />

piante erbacee pre s e n t i ,<br />

<strong>—</strong> <strong>171</strong> <strong>—</strong><br />

che invece costituiscono la<br />

vera e propria biodiversità<br />

d e l l’ambiente, con una<br />

miriade di specie sparse<br />

nel territorio a fronte di<br />

poche specie di alberi o<br />

grandi animali.<br />

Basta lanciare qualche<br />

coppia di Falchi e liberare<br />

un’Aquila o peggio ancora<br />

r i p o p o l a re un’ a rea con<br />

alcune coppie di Daini o<br />

Cinghiali per essere in<br />

pace con la coscienza ambientalistica;<br />

così agendo<br />

si arrecano talvolta gravi<br />

danni all’ambiente in<br />

quanto ogni specie deve<br />

e s s e re inserita solo in un<br />

contesto in cui siano presenti<br />

anche i suoi nemici<br />

naturali, altrimenti finisce<br />

con il dive n t a re dannosa.....<br />

.<br />

Ma queste sono diva g azioni<br />

di un Na t u r a l i s t a<br />

vecchio stampo......<br />

Per una lettura del territorio,<br />

come dicevamo, gli<br />

animali di grandi dimensioni<br />

sono poco attendibili<br />

in quanto sono in grado di<br />

a ve re solo una perc ez i o n e<br />

d e l l’ambiente poco dettagliata<br />

(quella che viene<br />

chiamata in ecologia “perc<br />

ezione fine-grained” ) ,<br />

mentre gli insetti, essendo<br />

tipicamente di piccola<br />

taglia sono in grado di<br />

e f f e t t u a re una analisi dettagliata<br />

ed accurata del<br />

territorio (in ecologia<br />

di Paolo Parenzan


detta “p e rc ezione coarsegrained”<br />

dell’ambiente); le<br />

specie di grandi dimensioni<br />

infatti hanno la tendenza<br />

a considerare uniforme<br />

una certa area, pert a n t o<br />

un Capriolo, che perc e p isce<br />

un prato come uno<br />

spazio monotono, indica<br />

solo la presenza di un’area<br />

p r a t i va, mentre per gli<br />

Insetti lo stesso prato<br />

apparirà come un mosaico<br />

di settori favorevoli e ostili:<br />

i fiori gialli attire r a n n o<br />

le specie dello stesso colore,<br />

che vi si mimetizzano,<br />

le bacche gli insetti carpofagi,<br />

una ceppaia attire r à<br />

gli insetti xilofagi, gli individui<br />

di una specie fitofaga<br />

che si alimenta di una<br />

singola specie vegetale tenderanno<br />

a frequentare solo<br />

le aree dove tale pianta è<br />

presente, ecc..<br />

Pe rtanto la presenza ad<br />

esempio di determinate<br />

f a rfalle in un pascolo<br />

montano può costituire<br />

un dato di maggiore contenuto<br />

informativo sulle<br />

potenzialità foraggere di<br />

q u e l l’ambiente che non la<br />

presenza stessa di ungulati<br />

erbivori.<br />

Ad esempio nel Pa rc o<br />

delle Pianelle (Ma rt i n a<br />

Franca) venne catturato<br />

un esemplare di Li by t h e a<br />

c e l t i s, specie stre t t a m e n t e<br />

infeudata al Celtis australis,<br />

pianta non nota per la<br />

zona; ebbene, in una va lletta<br />

sperduta, dopo attente<br />

ricerche, venne rinvenuto<br />

un gruppetto di esemplari<br />

di questa pianta.<br />

I Lepidotteri della Ba s ilicata<br />

Le ricerche lepidotterologiche<br />

in Italia meridionale<br />

sono sempre state<br />

molto limitate, tanto che<br />

negli anni quaranta le specie<br />

riportate nel Catalogo<br />

di Mariani (1941) come<br />

L.<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

p resenti nel Mez zo g i o r n o<br />

a s s o m m a vano a 349. La<br />

c a renza di dati emerge più<br />

netta se si considera che<br />

delle 349 specie conteggiate<br />

solo 106 sono riport a t e<br />

per singole regioni meridionali,<br />

190 genericamente<br />

per “tutta It a l i a” e 53<br />

come presenti in “It a l i a<br />

m e r i d i o n a l e”, nessuna indicata<br />

specificatamente per<br />

la Basilicata; gran parte di<br />

tali segnalazioni non trovano<br />

riscontro in letteratura<br />

o si riferiscono a catture<br />

isolate in solo una o due<br />

regioni meridionali: un<br />

caso eclatante è il Pa rn a s -<br />

sius apollo r i p o rtato dal<br />

Mariani (1940-42) come<br />

p resente in tutta It a l i a ,<br />

m e n t re per l’ Italia meridionale<br />

dalla letteratura<br />

risultano solo due colonie<br />

in Calabria (Sila e Aspromonte),<br />

di cui quella silana<br />

oggi risulta estinta.<br />

Ne l l’ultimo dopoguerra<br />

la Basilicata è stata meta di<br />

sporadiche escursioni i cui<br />

risultati sono stati resi noti<br />

in alcune pubblicazioni<br />

(Zangheri, 1960; Gallo E.<br />

& Della Bruna C., 1974,<br />

1977; Balletto E. et al.,<br />

1977 e 1979; Zilli A. et<br />

al., 1988) e segnalazioni<br />

sporadiche in lavori di De<br />

<strong>—</strong> 172 <strong>—</strong><br />

L a e ver E., Sbordoni V. ,<br />

Zilli A., Berio, Lastuvka,<br />

Wolfsberger ed altri ancora;<br />

ricerche pluriennali<br />

ve n n e ro svolte dal Conte<br />

Ha rtig nella zona del<br />

Vulture all’inizio degli anni<br />

sessanta, ma i risultati<br />

non sono stati pubblicati,<br />

ad eccezione di alcune<br />

note con la descrizione di<br />

specie o sottospecie nuove<br />

per la scienza (Ha rt i g<br />

1963, 1968).<br />

Questa carenza di conos<br />

c e n ze ave va come conseguenza<br />

che fino agli anni<br />

sessanta la Basilicata era<br />

considerata come una delle<br />

più povere regioni italiane,<br />

anche per l’ a s p e t t o<br />

ambientalistico, in quanto<br />

una secolare azione di<br />

rapina delle sue ricchez ze<br />

naturali ave va ridotto il<br />

patrimonio boschivo a ben<br />

poca cosa rispetto al passato<br />

(basti pensare che nel<br />

1972 presentava un indice<br />

di boscosità del 18,3%,<br />

i n f e r i o re a quello medio<br />

nazionale che era del<br />

22,9%).<br />

Pe rtanto, al fine di<br />

a c q u i s i re notizie sui Lepidotteri<br />

presenti in Basilicata,<br />

per oltre un quarto<br />

di secolo ho percorso in<br />

lungo e in largo la regione,<br />

limitando le mie ricerc h e<br />

ai Ma c rolepidotteri, comp<br />

rendenti 33 famiglie per<br />

un complesso di 2220 specie<br />

presenti in Italia; qui<br />

di seguito cercherò di<br />

esporre brevemente i risultati<br />

di tali indagini, che<br />

sono stati pubblicati in<br />

una serie di oltre quaranta<br />

note scientifiche e monografie,<br />

alcune riportate in<br />

bibliografia.<br />

Oggi per l’ Italia meridionale<br />

si conoscono 1195<br />

specie, di cui 1038 rinvenute<br />

in Basilicata; un tale<br />

complesso faunistico, impensabile<br />

solo pochi anni<br />

a d d i e t ro, è ancora più<br />

significativo se si considera<br />

che:<br />

a) La Basilicata è una<br />

regione part i c o l a re, presentando<br />

fenomeni geologici<br />

estremamente va r i ,<br />

dalle rupi scoscese delle<br />

“piccole Dolomiti Lucane”<br />

di Castelmezzano alle fium<br />

a re, dal Massiccio del<br />

Pollino con il piano alpino<br />

di Piano Ruggio, le secolari<br />

Faggete, il Pino loricato<br />

ed i Castagneti di Cropani<br />

ai querceti con frammisto<br />

l’Agrifoglio del Mo n t e<br />

Caperino, dalla pineta<br />

costiera ionica che da<br />

Metaponto giunge quasi<br />

fino a Taranto al Bosco<br />

Pantano di Po l i c o ro, dalle<br />

a ree umide di Pantano di<br />

Pignola alle zone predesertiche<br />

dei calanchi di Fe rrandina<br />

ai fenomeni carsici<br />

che culminano con la<br />

gravina di Matera.<br />

b) Gran parte della re g i one<br />

è ancora da esplorare, in<br />

quanto diversi ecosistemi<br />

tipici sono stati oggetto<br />

solo di isolate puntate<br />

e s p l o r a t i ve e numero s e<br />

sono le specie ad ampia<br />

diffusione non ancora rinvenute<br />

nella re g i one.<br />

c) Le popolazioni, che<br />

nelle regioni settentrionali


presentano spesso solo una<br />

generazione nel periodo<br />

estivo e sono molto numerose,<br />

nelle regioni meridionali<br />

sono polivo l t i n e ,<br />

cioè presentano due, tre o<br />

più generazioni generalmente<br />

poco numero s e ;<br />

i n o l t re, per la mitezza del<br />

clima, gli sfarf a l l a m e n t i<br />

sono distribuiti nell’ a rc o<br />

dei dodici mesi ed hanno<br />

luogo in periodi che variano<br />

in funzione dell’ a n d amento<br />

climatico, per cui<br />

sfuggono a ricerche limitate<br />

nel tempo e nello spazio.<br />

d) Le popolazioni sono<br />

spesso estremamente localizzate<br />

per la notevo l e<br />

a n t ropizzazione del territorio;<br />

a tale pro p o s i t o ,<br />

n o t e vole rilevanza per le<br />

r i c e rche faunistiche assumono<br />

quei biotopi che<br />

p resentano dimensioni<br />

s e m p re più ridotte, puntiformi,<br />

subendo ogni<br />

anno vicissitudini negative<br />

quali incendi e trattamenti<br />

con antiparassitari; malgrado<br />

tali ingiurie, in questi<br />

biotopi sono ancora<br />

presenti numerosi elementi<br />

faunistici relitti, che<br />

testimoniano la capacità di<br />

ripopolamento o di sop<br />

r a v v i venza dei Lepidotteri<br />

anche in aree limitate,<br />

p u rché siano presenti le<br />

piante alimentari.<br />

e) In Italia meridionale<br />

viene ad elevarsi la zo n azione<br />

climatica, con conseguente<br />

limitata pre s e n z a<br />

delle specie orofile; in part<br />

i c o l a re gli elementi eualpini,<br />

cioè che popolano i<br />

monti dai pascoli in su, in<br />

Italia meridionale trova n o<br />

nel Pollino l’ultima stazione<br />

appenninica, mancando<br />

completamente nei massicci<br />

della Calabria, anche<br />

alle quote più elevate.<br />

Le ricerche hanno portato<br />

alla scoperta e descrizio-<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

ne di alcune nuove specie<br />

e sottospecie: Po l y p l o c a<br />

n e o r i d e n s Pa renzan, 1976;<br />

D ryobotodes servadeii Parenzan,<br />

1982, Xy l o c a m p a<br />

mustapha italica Pa re n z a n<br />

1982; Ag rochola ore n j o n i<br />

terranovae Parenzan, 1982;<br />

inoltre su materiale da me<br />

raccolto sono state descritte<br />

Al l o p h yes pare n z a n i d e<br />

Laever, 1976, Peribathodes<br />

d ra g o n e de Laeve r, 1985,<br />

nonché C o n i s t ra camastra<br />

de Laeve r, 1979, posta<br />

successivamente in sinonimia<br />

di C. veronicae (Berio,<br />

1985).<br />

La zona del Vu l t u re<br />

come si è detto è stata<br />

indagata dallo scomparso<br />

Conte Federico Ha rt i g ,<br />

che nel 1968 ha descritto<br />

n u m e rosi endemismi su<br />

popolazioni di tale are a ,<br />

fra cui: Melitaea diamina<br />

s s p. n i g rov u l t u r i s, Pt i l o -<br />

phora plumigera ssp. varia -<br />

b i l i s, Schistostege decussata<br />

s s p. l u g u b ra t a, Da s y p o l i a<br />

templi ssp. calabrolucana e<br />

nel 1963 la celeberrima<br />

Brahmaea euro p a e a, per la<br />

quale è stato istituito addirittura<br />

il nuovo genere<br />

Acanthobrahmaea.<br />

Sul Pollino, oltre ad un<br />

folto gruppo di specie orofile,<br />

sono stati rinvenuti e<br />

<strong>—</strong> 173 <strong>—</strong><br />

descritti due nuovi endemismi:<br />

Po l yommatus galloi<br />

Balletto & Toso, 1979<br />

( Lycaenidae) e He t e ro gy n i s<br />

e re m i t a Zilli et al., 1988<br />

(Heterogynidae).<br />

Alla luce dei dati acquisiti<br />

a tutt’oggi, la Ba s i l icata<br />

presenta una connotazione<br />

ben diversa da<br />

quella considerata fino a<br />

pochi anni fa, risultando<br />

p a rticolarmente ricca di<br />

elementi faunistici peculiari;<br />

le componenti più<br />

s i g n i f i c a t i ve sono le<br />

seguenti:<br />

a) Elementi faunistici a<br />

gravitazione orientale che<br />

p resentano una diffusione<br />

ascrivibile al tipo transadriatico;<br />

sono specie dell’<br />

Eu ropa sudorientale e/o<br />

delle regioni del Me d iterraneo<br />

orientale, presenti<br />

in Italia solo nelle re g i o n i<br />

centro-meridionali, alcune<br />

anche in Sicilia; queste<br />

specie sono giunte in Italia<br />

attraverso un ponte faunistico<br />

che collegava la<br />

Dalmazia all’ Italia meridionale,<br />

di cui oggi il<br />

Gargano e le Isole Tremiti<br />

sono i testimoni: Sl o p e r i a<br />

proto Ochs. (Hesperiidae),<br />

Melanargia ru s s i a e E s p.<br />

(Satyridae), Ocneria ledere -<br />

r i Mill. (Ly m a n t r i i d a e ) ,<br />

Oiketicoides lutea St d g r.<br />

( Ps ychidae), C h a m a e s p h e -<br />

cia doleriform i s H . - S .<br />

( Sesiidae), Idaea consanguinaria<br />

Led., Ce l o n o p t e ra<br />

m i r i f i c a r i a Led., Hy p o m e -<br />

cis viertlii Boh., D i c ro g n o -<br />

phos sart a t u s Tr. (Ge o m etridae),<br />

Hadena armeriae<br />

Gn., C o n i s t ra ra g u s a e F. -<br />

T., Ps e u d oxestia apfelbecki<br />

Rbl., Zethes insularis R b r.<br />

(Noctuidae).<br />

b) Specie con una diffusione<br />

di tipo transionico,<br />

p resenti nelle regioni del<br />

Mediterraneo orientale e<br />

in Italia meridionale e/o in<br />

Sicilia; queste specie si<br />

sono diffuse attraverso il<br />

ponte paleoegeico meridionale<br />

che collegava la<br />

Sicilia e l’Italia meridionale<br />

alle regioni meridionali<br />

della Penisola Balcanica ed<br />

a l l’Asia Mi n o re: Ort o s t i x i s<br />

c r i b ra r i a H b., Idaea albi -<br />

torquata Pglr., Idaea deter -<br />

m i n a t a St d g r., (Ge o m e t r idae),<br />

Eg i ra anatolica He r. ,<br />

D ryobotodes serva d e i i Parenzan,<br />

Antitype jonis Led.,<br />

Xanthia cypre a g o H m p s . ,<br />

Autophila limbata St d g r.<br />

(Noctuidae).<br />

c) Specie sudmediterranee,<br />

originarie dell’ A f r i c a<br />

settentrionale, che sono<br />

giunte in Basilicata attraverso<br />

il ponte faunistico<br />

s i c u l o - m a g h re b i n o :<br />

Miynodes interpunctaria<br />

H.-S., presente in Ba s i l icata,<br />

Puglia, Calabria e<br />

Sicilia, Scopula decolor<br />

St d g r., rinvenuta finora<br />

solo in Basilicata e Sa rdegna,<br />

Crocallis boisduva -<br />

laria Luc., nota solo per il<br />

Pollino e la Sicilia, Se l i -<br />

dosema ambustaria H b.<br />

( Geometridae), Lu p e r i n a<br />

irritaria B.-H., Metapocera<br />

o m a r Obth., Me t a c h ro s t i s<br />

ve l o c i o r St d g r. (No c t u idae).<br />

d) Specie di origine subt<br />

ropicale o tropicale, pre-


senti in Italia solo in Sicilia<br />

e nelle regioni meridionali;<br />

a questo gru p p o<br />

a p p a rtengono i No t t u i d i<br />

Sp o d o p t e ra cilium Gn . ,<br />

r i n venuta solo sul Po l l i n o<br />

a Rotonda ed Earias insu -<br />

lana Bsd. presente solo sul<br />

Vu l t u re; da alcuni anni<br />

u n’altra specie di provenienza<br />

africana, il Danaide<br />

Danaus chry s i p p u s L., migratrice,<br />

riesce a riprodursi<br />

sulle Asclepiadacee presenti<br />

nelle nostre re g i o n i ,<br />

indice di variazioni climatiche<br />

in atto; esemplari di<br />

questa specie sono stati<br />

catturati nel Bosco Pa ntano<br />

di Po l i c o ro nell’ a g osto<br />

del 1995; sarà interessante<br />

ve r i f i c a re se tali<br />

popolazioni si insedieranno<br />

stabilmente.<br />

e) Endemismi appenninici<br />

meridionali o centromeridionali<br />

compre n d e n t i<br />

n u m e rose entità per la<br />

maggior parte descritte<br />

negli ultimi anni: Lyc a e n a<br />

i ta l i c a Calberla, 1887,<br />

Po l yommatus galloi Ba l l e t t o<br />

& Toso, 1979 (Lyc a enidae),<br />

endemico del Po llino,<br />

Polyploca neoridens<br />

Pa renzan, 1976 (T h y a t iridae),<br />

He t e ro gynis ere m i t a<br />

Zilli et al., 1988 (He t erogynidae)<br />

endemismo del<br />

Pollino, Ac a n t h o b ra h m a e a<br />

e u ro p a e a Ha rtig, 1963<br />

( Brahmaeidae) endemismo<br />

del Vulture, Agrochola pro -<br />

l a i Berio, 1976 (No c t u idae)<br />

particolarmente frequente<br />

a Pantano di Pignola,<br />

Al l o p h yes pare n z a n i<br />

de Laeve r, 1976 (No c t u idae),<br />

endemismo Ap p e nninico,<br />

rinvenuto re c e n t emente<br />

anche in Sicilia.<br />

f) In Basilicata numerose<br />

specie hanno differe nziato<br />

popolazioni caratteristiche,<br />

per le quali sono<br />

state istituite nuove sottospecie:<br />

Ep h yd ryas aurinia<br />

s s p. lucana Ha rtig, 1968,<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

Melitaea diamina nigrov u l -<br />

t u r i s Ha rtig, 1968 (Ny mphalidae),<br />

che vola sulla<br />

vetta del Vu l t u re, Pt i l o -<br />

p h o ra plumigera s s p. va r i a -<br />

b i l i s Ha rtig, 1968 (No t odontidae),<br />

Schistostege de -<br />

c u s s a t a s s p. l u g u b ra t a Ha rtig,<br />

1968 (Ge o m e t r i d a e ) ,<br />

endemica del Vu l t u re ,<br />

Dasypolia templi s s p. c a l a -<br />

b ro l u c a n a Ha rtig, 1968,<br />

Cra n i o p h o ra ligustri s s p.<br />

c a l a b ro l u c a n a Ha rt i g ,<br />

1968, Ag rochola ore n j o n i<br />

s s p. t e r ra n ovae Pa re n z a n ,<br />

1982, rinvenuta solo a<br />

Te r r a n ova del Po l l i n o ,<br />

Xylocampa mustapha italica<br />

Pa renzan, 1982 (No c t u idae)<br />

ed altre ancora.<br />

g) Specie orofile ad<br />

ampia diffusione eurasiatica,<br />

il cui areale si riteneva<br />

che si arrestasse ai massicci<br />

montani dell’ Italia centrale,<br />

spostando così notevolmente<br />

a sud la loro penetrazione<br />

lungo la penisola;<br />

fra le specie appartenenti a<br />

questo gruppo fanno spicco:<br />

Lycaena hippothoe,<br />

Erebia gorge, Erebia cassioi -<br />

des, Odezia atrata, Chelis<br />

maculosa, Eucharia casta,<br />

Miltochrista miniata, En -<br />

d romis ve r s i c o l o ra, Ga s t ro -<br />

pacha populifolia, Xanthia<br />

togata, Heliophobus re t i c u -<br />

<strong>—</strong> 174 <strong>—</strong><br />

lata, Hadena caesia, Bra -<br />

chionycha sphinx, ecc.<br />

h) In Basilicata si ha la<br />

contemporanea pre s e n z a<br />

di specie euroasiatiche, di<br />

clima fresco e igrofile, e<br />

delle specie gemelle (per<br />

l’aspetto esteriore pre s s oché<br />

indistinguibili, ma<br />

con caratteristiche anatomiche<br />

e bio-etologiche<br />

ben distinte) sudeuro p e e<br />

e/o mediterranee, più termofile<br />

e xerofile; le prime<br />

popolano generalmente le<br />

regioni montane, le seconde<br />

quelle collinari e di pianura;<br />

a tale gruppo appartengono:<br />

i No t o d o n t i d i<br />

Ph a l e ra bucephala - Ph a -<br />

l e ra bucephaloides, ed i<br />

Nottuidi Am p h i py ra py ra -<br />

midea - Am p h i py ra berbe -<br />

ra, Noctua fimbriata -<br />

Noctua tirrenica, Ap a m e a<br />

monoglypha - Apamea sicu -<br />

la, Mesapamea secalis -<br />

Mesapamea didyma, Eg i ra<br />

conspicillaris - Egira anato -<br />

lica.<br />

i) Nelle regioni centromeridionali,<br />

e quindi<br />

anche in Basilicata, sono<br />

p resenti numerose specie,<br />

spesso endemismi, vicarianti<br />

di specie gemelle<br />

p resenti invece in It a l i a<br />

settentrionale, diffuse più<br />

o meno ampiamente in<br />

Europa ed Asia; il confine<br />

fra gli areali di queste due<br />

categorie di specie, individuabile<br />

all’ i n c i rca con la<br />

linea congiungente l’ A rgentario<br />

con il Mo n t e<br />

C o n e ro, corrisponde alla<br />

zona di confine fra la<br />

fascia bioclimatica medioe<br />

u ropea e quella mediterranea;<br />

a tale gruppo appartengono:<br />

Polyploca neo -<br />

ridens - Polyploca ridens<br />

(Thyatiridae), Al l o p h ye s<br />

parenzani - Allophyes oxya -<br />

canthae, Xylocampa musta -<br />

pha - Xylocampa are o l a<br />

(Noctuidae).<br />

Ritengo di ave re sufficientemente<br />

esposto la<br />

varietà e ricchezza faunistica<br />

presente in Basilicata;<br />

passo quindi a descrive re<br />

le caratteristiche peculiari<br />

di alcuni ambienti più<br />

indagati, anche se è difficile<br />

in tanta varietà di<br />

ambienti individuare quelli<br />

più interessanti ed eccezionali.<br />

Oasi Faunistica del WWF<br />

di San Giuliano<br />

Se per raggiungere la<br />

Basentana da Matera si<br />

percorre la Statale n. 7, si<br />

a t t r a versa un territorio<br />

quasi completamente coltivato<br />

a cereali; di tanto in<br />

tanto peraltro la strada<br />

supera profonde incisioni<br />

nella roccia calcarea prodotte<br />

dal millenario scorre<br />

re di torrenti e affluenti<br />

del fiume Bradano, che<br />

scorre nel fondo del magg<br />

i o re di tali “c a n yo n” in<br />

miniatura; questi canaloni<br />

costituiscono preziose aree<br />

rifugio, in quanto la presenza<br />

nel loro interno di<br />

resti della vegetazione che<br />

un tempo copriva tutto il<br />

territorio ed il microclima<br />

p a rt i c o l a re hanno consentito<br />

la sopravvivenza di<br />

specie scomparse in tutto<br />

il territorio circostante.


Questi “c a n yo n” ospitano<br />

una vegetazione lussureggiante,<br />

igrofila nell’alveo,<br />

con Pioppi e Salici<br />

secolari, avviluppati da un<br />

fitto intreccio di Sm i l a x<br />

a s p e ra, Ru b u s s p., As p a -<br />

ragus acutifolius, mentre<br />

lungo le pareti scoscese ed<br />

i bordi è presente una fitta<br />

vegetazione xe ro t e r m o f i l a ,<br />

con il caratteristico Pa -<br />

l i u rus spina-Christi, il<br />

Lentisco, Rosacee, con<br />

frammisti Ulmus campe -<br />

stris, Olea oleaster e Py ru s<br />

a m y g d a l i f o rm i s; la ve g e t azione<br />

erbacea è caratterizzata<br />

da Inula viscosa, Hip -<br />

p o c repis comosa, He l yc h ry -<br />

s u m s p., Ma r ru b i u m s p. ,<br />

Scabiosa crenata, Coro n i l l a<br />

emerus, Ferula communis e<br />

n u m e rose Carduacee, Omb<br />

re l l i f e re e Graminacee.<br />

Ne l l’ Oasi Faunistica del<br />

WWF di S. Giuliano, che<br />

comprende anche il tratto<br />

s u p e r i o re della fossa bradanica,<br />

grazie alla fattiva<br />

collaborazione dei responsabili<br />

locali del WWF<br />

sono state effettuate raccolte<br />

con trappole luminose<br />

attivate in pro s s i m i t à<br />

del Centro Visita, in località<br />

Ponte Cagnolino e sul<br />

b o rdo della fossa del Br adano;<br />

complessivamente le<br />

specie catturate sono re l ativamente<br />

poco numerose,<br />

circa 200, ma comprendono<br />

alcuni degli elementi<br />

faunistici più intere s s a n t i<br />

r i n venuti in Ba s i l i c a t a ,<br />

quali i Geometridi Myino -<br />

des interpunctaria, specie<br />

di ambienti caldo-aridi di<br />

Ma rocco, Algeria e Tu n isia,<br />

presente anche nella<br />

Penisola iberica, giunta in<br />

Italia attraverso il ponte<br />

faunistico siculo-tunisino;<br />

Scopula decolor, specie<br />

steppica presente in It a l i a<br />

solo qui e sui calanchi di<br />

Ferrandina, nonché in<br />

Sardegna; Scopula vigilata,<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

Hartig<br />

endemismo appenninicosiculo<br />

noto solo per la<br />

fossa Bradanica ed il<br />

Bosco Pantano di Po l ic<br />

o ro; l’ A rctiide Ap a i d i a<br />

ru f e o l a, elemento faunistico<br />

Ti r re n i c o - m a g h re b i n o ,<br />

p resente in Italia solo qui<br />

e nel Bosco Pantano di<br />

Policoro.<br />

Questa località è la sola<br />

stazione per l’ Italia meridionale<br />

del Ge o m e t r i d e<br />

Eupithecia ultimaria, noto<br />

in Italia solo per la<br />

Toscana e il Lazio; è la sola<br />

località peninsulare dove è<br />

presente il Nottuide Meta -<br />

chrostis velocior; qui il Nottuide<br />

Meganephria bima -<br />

culosa, noto in Italia meridionale<br />

solo per Pa l a z zo<br />

d’Ascoli Satriano (Foggia),<br />

<strong>—</strong> 175 <strong>—</strong><br />

presenta il limite meridionale<br />

di diffusione.<br />

Reperti eccezionali sono<br />

i Nottuidi Ere m o d r i n a<br />

v i c i n a St d g r., elemento<br />

t u r a n i c o - e u ropeo xe ro t e rmofilo,<br />

in Italia noto solo<br />

per la Romagna e Gortyna<br />

borelii Pierr., noto solo per<br />

poche catture in Liguria<br />

ed Emilia, che qui raggiunge<br />

il limite meridionale<br />

di diffusione.<br />

Ultima scoperta inedita,<br />

la presenza del No t t u i d e<br />

Pa rascotia nisseni Tu r a t i ,<br />

1905, sola località dell’<br />

Italia continentale nota<br />

per questo elemento medit<br />

e r r a n e o - o c c i d e n t a l e -<br />

atlantico rinvenuto in precedenza<br />

solo in Sicilia e<br />

Sardegna.<br />

Bosco Pantano di Po l i c o ro<br />

Lungo la costa ionica,<br />

nel tratto compreso fra le<br />

foci dei fiumi Agri e Sinni,<br />

sono ancora presenti i<br />

lembi residui del Bosco<br />

Pantano di Po l i c o ro, un<br />

bosco mesofilo-igro f i l o<br />

giustamente famoso sia<br />

per la vasta estensione<br />

( c o p r i va circa 1.500 ha)<br />

che per la rigogliosa vegetazione,<br />

nella quale primeggiano<br />

alberi secolari di<br />

Qu e rcus cerris, Qu e rc u s<br />

ro b u r, Qu e rcus tro j a n a ,<br />

Fraxinus excelsior e, lungo i<br />

corsi d’acqua, Po p u l u s<br />

alba, Alnus glutinosa, Salix<br />

sp., Ulmus, ecc.; il bosco si<br />

era sviluppato così rigoglioso<br />

in quanto sviluppatosi<br />

in una zona molto<br />

umida, essendo la falda<br />

f reatica superficiale ed in<br />

alcuni tratti affiorante, e<br />

per diversi mesi all’ a n n o<br />

r i s u l t a va parz i a l m e n t e<br />

inondato; oggi di tale<br />

monumento della Na t u r a<br />

restano poche centinaia di<br />

ettari, la superficie boscata<br />

residua è frammentata in<br />

piccole parcelle da canali<br />

di drenaggio che riducono<br />

l’umidità del sottobosco e<br />

ne impediscono l’ a l l a g amento<br />

ed inoltre è attraversata<br />

e fiancheggiata da<br />

strade e sentieri che consentono<br />

ai gitanti della<br />

domenica di giungere con<br />

le loro auto fin nei più<br />

remoti recessi della foresta<br />

e la discarica abusiva di<br />

materiali vari, alcuni<br />

anche altamente inquinanti.<br />

In questo bosco è ancora<br />

possibile osserva re la stupenda<br />

Nymphalis antiopa,<br />

in Italia meridionale presente<br />

solo in località montane<br />

e tante altre specie<br />

vistose; ma l’ i m p o rt a n z a<br />

del biotopo deriva dal<br />

fatto che in Italia meridionale<br />

solo nel Bosco Pa n-


tano di Policoro sono state<br />

rinvenute numerose specie<br />

quali: Ga s t ropacha popu -<br />

lifolia, Sp h rageidus similis,<br />

Pelosia muscerda, Pe l o s i a<br />

obtusa, Idaea albitorq u a t a ,<br />

Me t o p o c e ras omar, Hy -<br />

draecia osseola, ecc.; infine,<br />

questa è la sola località per<br />

l’ Italia continentale nota<br />

per Nola squalida St d g r. ,<br />

elemento subcosmopolita<br />

igrofilo-termofilo.<br />

Serra di Calvello, Serra di<br />

Rifreddo, La Sellata<br />

È il complesso montano<br />

centrale dell’ Ap p e n n i n o<br />

lucano, che raggiunge nel<br />

Monte Pi e rfaone la quota<br />

di 1744 m; tutto il complesso<br />

è ricoperto da foreste<br />

secolari, costituiti prevalentemente<br />

dalla Cerreta,<br />

cui si affiancano<br />

Faggeti, Qu e rceti, Castagneti,<br />

con la presenza di<br />

Roverella, Carpino, Tiglio,<br />

Orniello, Farnetto, Leccio,<br />

ecc., ed in part i c o l a re<br />

l’endemico Acero di Lobel<br />

(Acer lobelii) e l’Agrifoglio<br />

(Ilex aquifolium), con<br />

ampie radure dove prospera<br />

una fitta ve g e t a z i o n e<br />

a r b u s t i va e erbacea, con<br />

numerosi endemismi lucani<br />

come l’Onosma luca -<br />

num e la Knautia lucana e<br />

zone di pascolo. Nelle valli<br />

la vegetazione è part i c o l a rmente<br />

lussureggiante, costituita<br />

da splendidi esemplari<br />

di Ac e ro, Fa g g i o ,<br />

Olmo, Frassino, Qu e rc i a<br />

ed il sottobosco costituito<br />

da un intreccio impenetrabile<br />

di Rovo, Biancospino,<br />

Rosacee, Mi rtillo, Sm i l a x<br />

a s p e ra, ecc.; lungo le strade<br />

prosperano il Sa m b u -<br />

cus, l’Hypericum, la Scabio -<br />

sa e il Rovo.<br />

Su questi monti si ha la<br />

presenza della tipica fauna<br />

Appenninica, ricca per<br />

specie e in popolazioni<br />

molto numerose; inoltre<br />

L.<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

in questi boschi sono presenti<br />

molte specie peculiari,<br />

quali la Ortostixis cri -<br />

b ra r i a H b. (Ge o m e t r i d e )<br />

di provenienza transionica,<br />

essendo originaria dei<br />

Paesi del Me d i t e r r a n e o<br />

orientale; qui sono stati<br />

r i n venuti i soli esemplari<br />

per l’ Italia meridionale di<br />

Eupithecia extra ve r s a r i a<br />

H.-S. elemento palearticooccidentale<br />

(Geometride).<br />

Oasi Faunistica del WWF<br />

Pantano di Pignola<br />

L’ Oasi Faunistica del<br />

WWF di Pantano, nel<br />

Comune di Pignola, è uno<br />

degli esempi di efficiente<br />

collaborazione fra ricerc atori<br />

e Enti Pu b b l i c i .<br />

Grazie alla preziosa collaborazione<br />

dell’amico Prof.<br />

Luigi De Ma rzo dell’ Un iversità<br />

della Basilicata ed<br />

alla collaborazione del<br />

Dott. Bavusi, responsabile<br />

del WWF per l’ a rea di<br />

Potenza, è stato possibile<br />

i s t i t u i re un posto fisso di<br />

raccolta dei Lepidotteri<br />

p resso il Centro visite<br />

d e l l’ Oasi. Per circa un<br />

anno e mez zo sono stati<br />

effettuati campionamenti<br />

con cadenza quasi giornaliera,<br />

ed i risultati non<br />

sono mancati!<br />

<strong>—</strong> 176 <strong>—</strong><br />

C o m p l e s s i vamente sono<br />

state censite 483 specie; si<br />

tratta di un complesso<br />

faunistico notevole, il più<br />

ricco d’ Italia, in quanto<br />

nella Fo resta di Campigna,<br />

uno degli ambienti<br />

più integri dell’Appennino<br />

settentrionale, sono presenti<br />

circa 400 specie; per<br />

f a re un raffronto indicativo,<br />

ricordo che per l’ Appennino<br />

modenese ed<br />

anche per l’ Ap p e n n i n o<br />

lucchese sono censite circa<br />

600 specie, ma rinve n u t e<br />

in diversi ambienti che<br />

vanno dal fondovalle a<br />

clima umido con latifoglie<br />

mesofile al piano montano,<br />

fino a 1700 m di<br />

quota, con le faggete e le<br />

praterie cacuminali.<br />

Tale biotopo è intere ssante<br />

non solo quantitativamente,<br />

ma anche qualitativamente,<br />

in quanto qui<br />

sono stati raccolti i soli<br />

reperti per l’Italia meridionale<br />

di Pharmacis aemilia -<br />

n a Cost. (He p i a l i d a e ) ,<br />

Ep i r rhoë riva t a H b., T h e -<br />

ria primaria Hw. (Geometridi),<br />

Euchalcia modestoi -<br />

d e s Poole, Dichonia con -<br />

ve r g e n s D. & S., Lu p e r i n a<br />

s a m n i i Sohn-R., endemismo<br />

Appenninico noto in<br />

p recedenza solo per il<br />

Lazio e l’ Ab ru z zo, Ph ra -<br />

gmitiphila nexa Hb. (Nottuidi).<br />

In o l t re sono pre s e n t i<br />

specie molto rare e localizzate,<br />

come Proserpinus pro -<br />

serpinus Pall. (Sfingide), la<br />

Hy p h o raia testudinaria<br />

Ge o f f r. (Arctiide), Id a e a<br />

c i rc u i t a r i a H b. (Ge o m etride).<br />

Il Vulture<br />

Il Monte Vu l t u re, che<br />

raggiunge la quota di<br />

1262 metri, presenta a<br />

quota 856 un complesso<br />

di due laghetti di origine<br />

vulcanica, i laghi di Monticchio,<br />

celeberrimi fin<br />

dall’antichità, con la solita<br />

vegetazione lussure g g i a nte,<br />

ancor più ricca e florida<br />

in quanto vegeta su terreni<br />

vulcanici notoriamente<br />

ricchi di sali minerali e<br />

fertilissimi.<br />

Sulla vetta del monte<br />

vegeta una splendida pineta,<br />

nelle cui radure vo l a<br />

una sottospecie part i c o l are,<br />

la Melitaea diamina<br />

nigrovulturis Hartig, 1968;<br />

s e m p re su esemplari del<br />

Vulture è stata descritta la<br />

Pt i l o p h o ra plumigera s s p.<br />

variabilis Ha rtig, 1968<br />

(Notodontide); qui vola la<br />

Proserpinus pro s e r p i n u s<br />

Pall. (Sfingide), la Hy p o -<br />

mecis roboraria Denis & S.<br />

(Geometride) e tante altre<br />

rarità, quali i No t t u i d i<br />

Earias insulana Bsd., elemento<br />

Subcosmopolita, in<br />

Italia noto solo per questa<br />

località continentale e la<br />

Sicilia, Cucullia gnaphalii<br />

H b., elemento centro a s i at<br />

i c o - e u ropeo, sola località<br />

meridionale e limite di<br />

diffusione, Om p h a l o p h a n a<br />

s e r ra t a Tr., sola località in<br />

Italia peninsulare nota per<br />

questo elemento mediterr<br />

a n e o - o c c i d e n t a l e - a t l a n t ico,<br />

noto per Sicilia e<br />

Sardegna, ecc.


Ma del Vu l t u re non mi<br />

soffermerò ad elencare il<br />

gran numero di specie<br />

i n t e ressanti presenti; basta<br />

r a c c o n t a re la storia della<br />

più celebre ed eccez i o n a l e<br />

farfalla del complesso faunistico<br />

italiano, la Ac a n -<br />

t h o b rahmaea euro p a e a,<br />

descritta da Ha rtig nel<br />

1963.<br />

Il Conte Federico Ha rtig,<br />

nobile altoatesino che<br />

dedicò la vita allo studio<br />

dei Lepidotteri, ave n d o<br />

ottenuto dal Corpo Forestale<br />

dello Stato l’ a u t orizzazione<br />

ad utilizzare la<br />

f o resteria di Mo n t i c c h i o<br />

Laghi per allestire un laboratorio<br />

di entomologia,<br />

trascorse un intero lustro a<br />

r a c c o g l i e re, catalogare e<br />

s t u d i a re i Lepidotteri del<br />

Monte Vulture (a tale proposito<br />

ricordo che i dati<br />

raccolti da Hartig in tanti<br />

anni di ricerche non sono<br />

ancora stati pubblicati!).<br />

Essendo Hartig un lepid<br />

o t t e rologo celeberrimo,<br />

stimato soprattutto all’<br />

e s t e ro (nemo profeta in<br />

Patria..), ben presto la<br />

foresteria divenne meta di<br />

pellegrinaggi da parte di<br />

l e p i d o t t e rologi italiani e<br />

stranieri, che ve n i va n o<br />

puntualmente accolti,<br />

ospitati ed invitati al ristorante.<br />

All’inizio di aprile<br />

del 1963 (se ben ricordo la<br />

storia raccontatami dallo<br />

stesso Ha rtig), durante<br />

una ennesima cena insieme<br />

ad un entomologo, il<br />

collega gli fece notare che<br />

sulla parete era posata una<br />

g rossa farfalla; Ha rtig si<br />

alzò dal tavolo, la esaminò<br />

e, notando che si trattava<br />

di una Bra h m a e a, genere<br />

non appartenente alla<br />

fauna europea, pensando<br />

ad uno scherzo dell’amico,<br />

la catturò e fece finta di<br />

niente; al chè il collega gli<br />

chiese che specie fosse e,<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

a l l o rquando Ha rtig gli<br />

disse che ogni scherzo è<br />

bello se dura poco, negò<br />

trattarsi di uno scherzo.<br />

Non è possibile descrivere<br />

cosa provò Hartig quando<br />

si accorse di trovarsi di<br />

f ronte non solo ad una<br />

specie nuova, ma al primo<br />

e s e m p l a re di un genere<br />

n u ovo per la fauna europea!!<br />

Ovviamente, come tutte<br />

le scoperte eccez i o n a l i ,<br />

p roprio a Monticchio Laghi<br />

la Bra h m a e a non è di<br />

casa e quell’ e s e m p l a re si<br />

t rova va lì per caso. . . . . ;<br />

dopo indagini spasmodiche,<br />

esplorando a tappeto<br />

le aree limitrofe, ve n n e<br />

individuata una popolazione<br />

numerosa in località<br />

Grotticelle, ad una diecina<br />

di km da Monticchio; tale<br />

località per interessamento<br />

di Hartig e grazie alla sensibilità<br />

delle Autorità competenti,<br />

è diventata la<br />

prima Riserva al mondo<br />

istituita per pro t e g g e re<br />

una farfalla!<br />

La Brahmaea, oggi Acan -<br />

t h o b ra h m a e a, in quanto si<br />

è scoperto che non solo<br />

era una specie nuova, ma<br />

che anche il genere era<br />

n u ovo per la scienza, era<br />

sfuggita per anni alle ricer-<br />

L.<br />

<strong>—</strong> 177 <strong>—</strong><br />

che quotidiane di Hartig a<br />

causa del periodo di vo l o<br />

p a rticolarmente bre ve e<br />

anticipato rispetto alla stagione<br />

primaverile; essa<br />

infatti compare solo per<br />

pochi giorni dalla fine di<br />

marzo ai primi di aprile.<br />

Dopo tale scoperta, per<br />

anni, fino alla istituzione<br />

della riserva, era possibile<br />

nella prima settimana di<br />

aprile, talvolta anche con<br />

la neve, assistere allo spettacolo<br />

della collinetta illuminata<br />

da numerose lampade<br />

accese da lepidotterologi<br />

accorsi da tutto il<br />

mondo per catturarne<br />

qualche esemplare della<br />

nuova specie.<br />

Oggi la Ac a n t h o b ra h -<br />

maea è protetta e ne è vietata<br />

la cattura in natura;<br />

p e r a l t ro viene abbastanza<br />

a g e volmente allevata e<br />

non costituisce più la<br />

rarità degli anni sessanta,<br />

quando un solo esemplare<br />

era valutato oltre 100 dollari<br />

USA alla Borsa degli<br />

Insetti di Monaco di<br />

Baviera.<br />

Il Pollino<br />

Il Massiccio del Pollino,<br />

che si erge maestoso al<br />

confine con la Calabria,<br />

con vette superanti i 2200<br />

m, presenta una va r i e t à<br />

enorme di habitat con<br />

specie arboree peculiari,<br />

quali il Pino loricato<br />

(Pinus leucoderm i s), l’ Ab ete<br />

appenninico (Ab i e s<br />

a l b a), il Tasso (Taxus bac -<br />

c a t a), l’ Ontano napoletano<br />

(Alnus cordata), l’Acero<br />

di Lobel (Acer lobelii) ,<br />

nonché ovviamente va s t e<br />

estensioni di secolari Fa ggete,<br />

Castagneti, Querceti,<br />

ecc.<br />

A Piano Ruggio è presente<br />

l’unico ve ro e proprio<br />

piano alpino di tutta<br />

l’ Italia meridionale, dove<br />

in piena estate i cardi sono<br />

affollati di farfalle, soprattutto<br />

Ninfalidi (Ar gy n n i s<br />

s p.) e Licenidi, quali Ly -<br />

caena virgaure a e L. e<br />

Lycaena italica C a l b., dal<br />

c o l o re arancio-dorato metallico,<br />

sulle rocce affioranti<br />

sono frequenti i<br />

caratteristici follicoli elicoidali<br />

dello Ps yc h i d e<br />

Ap t e rona stauderi W h r l . ,<br />

endemismo Sud Ap p e nninico,<br />

noto solo per l’Asp<br />

romonte e il Pollino; in<br />

due o tre punti al margine<br />

settentrionale del pianoro,<br />

dove si hanno pozze umide,<br />

sono presenti piccole<br />

colonie di Maculinea arion<br />

L., che necessiterebbero di<br />

una efficace pro t ez i o n e ,<br />

m e n t re svolazzanti sul<br />

manto erboso è possibile<br />

r i n ve n i re nelle prime ore<br />

del mattino i Ge o m e t r i d i<br />

Lythria cruentaria Hufn. e<br />

la Odezia atrata L. che qui<br />

raggiungono il limite di<br />

espansione verso il sud.<br />

Sul Massiccio del Po llino<br />

in zone al di sopra<br />

degli 800 m è stata rinvenuta<br />

una nuova specie, il<br />

Po l yommatus galloi ( Ba lletto<br />

& Toso, 1979), ment<br />

re sui costoni aridi è<br />

molto frequente lo strano<br />

Et e ro c e ro He t e ro gynis ere -<br />

m i t a Zilli et al., 1988,


descritto su esemplari raccolti<br />

sul Timpone della<br />

Capanna, caratterizzato<br />

d a l l’ e s s e re la femmina<br />

attera.<br />

Il Pollino è una miniera<br />

di rarità, soprattutto specie<br />

di alta montagna come<br />

le due sole Erebia presenti<br />

in Italia meridionale,<br />

Erebia carmenta Fruhst. ed<br />

Erebia gorge Esp., elementi<br />

faunistici relitti delle ere<br />

glaciali, l’ A rctiidae C h e l i s<br />

m a c u l o s a Gern., i rari<br />

Geometridi Pe r i b a t o d e s<br />

s e c u n d a r i u s E s p. e Dy s c i a<br />

raunaria Frr., quest’ultimo<br />

a diffusione periadriatica;<br />

i n o l t re è da segnalare la<br />

p resenza di Antitype jonis<br />

Led., elemento mediterraneo<br />

orientale-pontico a<br />

diffusione transionica,<br />

Heliophobus re t i c u l a t a<br />

G ze., elemento asiatico-<br />

Eu ropeo; limite meridionale<br />

e sola località per il<br />

Sud, D i c h a gyris candelise -<br />

qua D. & S., ecc.<br />

A Cropani, nel ve r s a n t e<br />

settentrionale, sul Rovo è<br />

possibile incontrare qualche<br />

esemplare di Lyc a e n a<br />

t h e r s a m o n E s p. un raro<br />

Licenide diffuso nelle<br />

regioni del Me d i t e r r a n e o<br />

orientale, ov ve ro svo l a z z are<br />

sulla chioma del Ce l t i s<br />

a u s t ra l i s la Li bythea celtis<br />

Laich., infeudata a tale<br />

pianta.<br />

A Rotonda, sul Ti mpone<br />

Castellana sono stati<br />

catturati i soli esemplari<br />

per l’ Italia meridionale di<br />

En d romis ve r s i c o l o ra L . ,<br />

nonché è presente una<br />

n u m e rosa colonia di<br />

Ha e m e rosia re n a l i s H b. ,<br />

elemento faunistico turan<br />

i c o - e u ropeo, noto per<br />

poche altre località di<br />

Umbria, Lazio, Ab ru z zo e<br />

Sicilia.<br />

A Te r r a n ova, dove nel<br />

recinto della Fo restale era<br />

stata attivata una trappola<br />

L. e Esp.<br />

(Foto Paolo Parenzan)<br />

luminosa, sono state rinvenute<br />

Calymma commu -<br />

n i m a c u l a D. & S., sola<br />

località meridionale nota<br />

per questo elemento sude<br />

u ro p e o - o r i e n t a l e - p o n t i c o ;<br />

Xanthia cypre a g o H m p s . ,<br />

elemento est-mediterraneo<br />

a diffusione transionica, in<br />

Italia presente solo sul<br />

Pollino ed in Si c i l i a ,<br />

Agrochola orejoni ssp. terra -<br />

n ova e Pa renzan, 1982,<br />

eccezionale reperto di una<br />

specie pre c e d e n t e m e n t e<br />

nota solo per la Sp a g n a<br />

(gli esemplari del Po l l i n o<br />

a p p a rtengono ad una sottospecie<br />

endemica); Go r -<br />

tyna püngeleri Turati, elemento<br />

sud-europeo, solo<br />

re p e rto per tutta l’ It a l i a<br />

centro-meridionale.<br />

<strong>—</strong> 178 <strong>—</strong><br />

In diverse località del<br />

Pollino è stato catturato il<br />

raro elemento a diffusione<br />

transadriatica, il Ge o m etride<br />

Hypomecis viert l i i<br />

Boh., mentre lungo la<br />

strada per Te r r a n ova è<br />

possibile ve d e re vo l a re la<br />

azzurra Iolana iolas Ochs.,<br />

il più grande Licenide italiano.<br />

Il versante meridionale,<br />

in territorio calabrese, che<br />

p resenta fenomeni di<br />

accentuato carsismo, è<br />

caratterizzato da una flora<br />

xe rotermofila, con macchia<br />

mediterranea e Leccete.<br />

Qui, nelle pietraie<br />

più aride e assolate, è possibile<br />

incontrare il Ca r -<br />

charodus lavatherae Esp., la<br />

Sloperia proto Musch., e la<br />

rarissima C o e n o n y m p h a<br />

d o rus E s p., elemento nordafricano<br />

presente anche<br />

nella penisola iberica,<br />

m e n t re nel tratto sopra<br />

l’abitato di Civita è presente<br />

una piccola colonia<br />

di Anthocharis euphenoides<br />

St d g r., unica in It a l i a<br />

meridionale.<br />

Conclusioni<br />

Credo di essere riuscito<br />

a dare una pallida idea<br />

della ricchezza faunistica<br />

dei biotopi presenti in<br />

Basilicata, per usare un<br />

termine alla moda, della<br />

b i o d i versità estre m a m e n t e<br />

ampia e molteplice; ritengo<br />

comunque che sia utile<br />

f a re un quadro riassuntivo<br />

sui Ma c rolepidotteri della<br />

Ba s i l i c a t a .<br />

In Basilicata a tutt’ o g g i<br />

sono segnalate 1038 specie<br />

di Ma c rolepidotteri, di<br />

c u i<br />

Nelle località studiate<br />

più a fondo sono stati rinvenuti<br />

complessi faunistici<br />

peculiari, con caratteristiche<br />

specifiche e gruppi di<br />

specie caratterizzanti la<br />

storia evo l u t i va dell’ a mbiente,<br />

con una notevo l e<br />

b i o d i ve r s i t à .<br />

In part i c o l a re nelle località<br />

di seguito elencate, sono<br />

stati rinvenuti i se-<br />

<strong>BASILICATA</strong> ITALIA<br />

Ropaloceri 127 375<br />

Bombici e Sfingi 188 410<br />

Geometridi 283 621<br />

Nottuidi 440 814<br />

Totale 1038 2220


guenti popolamenti di<br />

s p e c i e :<br />

Per il Pollino, le specie<br />

individuate nei territori<br />

dei comuni della Basilicata<br />

sono 793; in questo settore<br />

sono comprese tutte le<br />

specie di alta montagna e<br />

gli elementi sibirici o i<br />

relitti glaciali.<br />

Nel versante della Calabria<br />

(Civita, M. Mo sc<br />

h e reto, Colle del Dr agone,<br />

Mormanno, Campotenese,<br />

Castrovillari, M.<br />

Manfriana, ecc.) le specie<br />

individuate sono 488, di<br />

cui 48 non presenti in<br />

Basilicata; queste specie<br />

comprendono tutti gli elementi<br />

xerotermofili anatolici<br />

e nordafricani.<br />

Anche se utilizzando talvolta,<br />

per deformazione<br />

p rofessionale, una terminologia<br />

scientifica di per<br />

sé alquanto arida, ritengo<br />

di essere riuscito a dare<br />

un’idea della ricchezza faunistica,<br />

che giustifica ampiamente<br />

tutti gli sforz i<br />

tesi alla conservazione e<br />

protezione di un patrimonio<br />

naturalistico così eccezionale.<br />

GALLO E. & DELLA BRUNA<br />

C ., 1974 - Recherches lépidoptèrologiques<br />

en Italia<br />

Méridionale (Rhopalocera) -<br />

Alexanor, VIII (5): 249-255.<br />

GALLO E. & DELLA BRUNA<br />

RHOPAL. BOMB. GEOM. NOCT. TOTALE<br />

Pignola 54 88 123 222 487<br />

San Giuliano 5 103 21 128<br />

Serre di<br />

Calvello, ecc.<br />

58 61 67 87 273<br />

Policoro 34 58 66 131 289<br />

Vulture 48 763 85 153 359<br />

Pollino: Acquafredda 18 57 63 66 204<br />

Lago Duglia 10 38 55 46 149<br />

Piano Ruggio 89 46 53 116 296<br />

Terranova 31 54 85 112 277<br />

Rotonda 11 88 119 186 404<br />

Timpone Castellana 14 70 90 181 355<br />

Pollino: settore lucano 112 132 211 339 793<br />

Pollino: Civita/Moschereto 78 58 72 135 343<br />

Pollino: settore calabro 99 84 115 190 488<br />

Pollino: Basilicata+Calabria 121 144 224 353 841<br />

C ., 1977 - Recherches lépidoptérologiques<br />

en Italie<br />

méridionale (Rhopalocères).<br />

II. Nouvelles captures sur le<br />

Massif du Pollino (Apennin<br />

de Lucanie) - Alexanor, X (2):<br />

9 pp.<br />

HARTIG F., 1963 - Per la prima<br />

volta una Bramaea in<br />

Europa - Boll. Ass. Romana<br />

Entomol., XVII (1): 5-7.<br />

HARTIG F., 1970 - Einige<br />

neue Lepidopterenrassen und<br />

- formen und eine wiederentdeckte<br />

Noctuide aus Süditalien<br />

- Reichenbachia, 12<br />

(1): 1-13.<br />

HAUSMANN A. & PAREN-<br />

ZAN P., 1990 - Neue und interessante<br />

Geometridenarten<br />

für die Süditalien-Fauna<br />

(Lepidoptera, Geometridae) -<br />

Entomofauna, 11 (29): 497-<br />

503.<br />

MARIANI M., 1940/42 -<br />

Fauna Lepidopterorum Italiae.<br />

Parte I. Catalogo ragionato<br />

dei Lepidotteri d’Italia -<br />

Giorn. Sc. Nat. Econ., 42,<br />

Mem. 3, 227 pp, Palermo.<br />

PARENZAN P., 1975 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. I. Rhopalocera<br />

di Puglia e Lucania - Entomologica,<br />

Bari, XI: 87-154.<br />

PARENZAN P., 1976 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. III. Polyploca<br />

neoridens n.sp. (Lepidoptera,<br />

<strong>—</strong> 179 <strong>—</strong><br />

Thyatiridae) - Entomologica,<br />

Bari, XII: 203-211.<br />

PARENZAN P., 1977 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. IV. Heterocera<br />

(Bombyces et Sphinges) di<br />

Puglia e Lucania - Entomologica,<br />

Bari, XIII: 183-245.<br />

PARENZAN P., 1979 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. V. Heterocera:<br />

Noctuidae - Entomologica,<br />

Bari, XV: 159-278.<br />

PARENZAN P., 1980 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. VI. 15) Rhopalocera<br />

(addenda) - Entomologica,<br />

Bari, XVI: 17-30.<br />

PARENZAN P., 1981 (1982)<br />

- Contributi alla conoscenza<br />

della Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. IX.<br />

Dryobotodes servadeii n.sp.<br />

(Lepidoptera, Noctuidae -<br />

Cuculliinae) - Mem. Soc. ent.<br />

ital., Genova, 60: 279-287.<br />

PARENZAN P., 1982 - Bombyces<br />

et Sphinges dell’Italia<br />

meridionale (addenda) (Lepidoptera<br />

- Heterocera) - Entomologica,<br />

Bari, XVII: 103-<br />

125.<br />

PARENZAN P., 1982 - Segnalazione<br />

di alcune specie<br />

di Nottuidi nuove per la<br />

fauna italiana e descrizione<br />

di due nuove sottospecie<br />

(Lepidoptera - Noctuidae) -<br />

Entomologica, Bari, XVII:<br />

127-147.<br />

PARENZAN P., 1984 - Noctuidae<br />

(Lepidoptera, Heterocera)<br />

dell’Italia meridionale<br />

(addenda) - Entomologica,<br />

Bari, XIX: 97-134.<br />

PARENZAN P., 1991 - La<br />

macrolepidotterofauna italiana<br />

con particolare riferimento<br />

all’Italia meridionale e alla<br />

Puglia - Atti XVI Congresso<br />

Nazionale Italiano di Entomologia,<br />

Bari/Martina Fran-<br />

ca, 23-28 settembre 1991: 3-<br />

32.<br />

PARENZAN P. & HAUS-<br />

MANN A., 1992 - Nuovi interessanti<br />

reperti di Geometridi<br />

(Lepidoptera) in Italia<br />

Meridionale - Entomofauna,<br />

Ansfelden, 13 (8): 157-172.<br />

PARENZAN P., 1993 - Aggiunte<br />

e correzioni ai Nottuidi<br />

dell’Italia meridionale<br />

(Lepidoptera) - Entomologica,<br />

Bari, XXVII: 181-210.<br />

PARENZAN P., 1994 - Specie<br />

del genere Xanthorhoe<br />

presenti in Italia meridionale<br />

e descrizione di Xanthorhoe<br />

v idanoi n. sp. (Lepidoptera,<br />

Geometridae) - Mem. Soc.<br />

Entomol. Ital., Genova (1993),<br />

72: 491-497 (in coll. con<br />

Hausmann A.).<br />

PARENZAN P., 1994 - Contributi<br />

alla conoscenza della<br />

Lepidotterofauna dell’Italia<br />

meridionale. XVII. Heterocera:<br />

Geometridae - Entomologica,<br />

Bari, XXVIII: 99-246.<br />

ZANGHERI S., 1960 - Ricerche<br />

faunistiche e zoogeografiche<br />

sui Lepidotteri delle<br />

Puglie e della Lucania - Mem.<br />

Soc. Ent. It., XXXIX: 5-35,<br />

Genova.


Località Sellata<br />

(Foto Ottavio Chiaradia)<br />

<strong>—</strong> 180 <strong>—</strong>

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