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Per il "Re di Roma" RNALE .

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Difatti, al ritorno dal baccanale campestre i duecento « superstiti»,<br />

a lume <strong>di</strong> fiaccole, trovarono le porte della città chiuse e custo<strong>di</strong>te da<br />

sentinelle a cavallo. Costò fatica convincere i « <strong>di</strong>fensori» dello scherzo<br />

commesso dagli stranieri. Di conseguenza fu proibito mascherarsi<br />

intra muras ai partecipanti della prossima olimpiade che ebbe luogo<br />

<strong>il</strong> 23 apr<strong>il</strong>e del 1835.<br />

Una volta « fuori le mura» <strong>il</strong> « generale», seduto in veste scozzese<br />

sul corriero bianco, <strong>di</strong>ede l'esempio ai sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> camuffarsi. p.rovvigioniere<br />

e capocuoco era <strong>il</strong> grasso e gioviale pittore norvegese<br />

Thomas Fearnley, che indossava un'ampia « <strong>di</strong>visa» con spallette <strong>di</strong><br />

prezzemolo e cinta intrecciata <strong>di</strong> finocchi e ravanelli. Costui, in groppa<br />

al somaro, accompagnava <strong>il</strong> carro dei viveri; seguita <strong>il</strong> « coppiere»<br />

addetto alla tutela delle preziose botticelle, « <strong>il</strong> sole dell'intera armata»,<br />

narra <strong>il</strong> nostro testimonio oculare Martinus Rorbye, compagno del<br />

Fearnley (Iet,tera al fratello John R., Roma 3 maggio 18,4, ve<strong>di</strong> J.B.H.,<br />

Fra maleren M. Rorbyes vandreaar, Kbh. 1950, pp. 47-48). « Que-<br />

st'anno l'appuntamento era presso Torre de' Schiavi», scrive <strong>il</strong> Rorbye:<br />

« I partecipanti giungevano da ogni parte <strong>di</strong> Roma per non attirare<br />

l'attenzione delle autorità. Dopo aver sistemato <strong>il</strong> vino <strong>il</strong> corteo si<br />

<strong>di</strong>rigeva verso Cervara; in cima stava l'infanteria col carro dei rifornimenti<br />

al fine <strong>di</strong> alleggerire la marcia all'esercito. Giunti al luogo<br />

<strong>di</strong> destinazione... Fearnley ed io, assistiti da(i pittori danesi) Kiichler<br />

c Sonne - anche loro addetti al reparto casalingo - avevamo la massima<br />

pena nel <strong>di</strong>fendere l'in<strong>di</strong>spensabiJe carro dei viveri. Il nostro<br />

compito era <strong>di</strong> tagliare a fette tutto questo ben <strong>di</strong> Dio, esercizio in cui<br />

man mano acquistavo una <strong>di</strong>screta ab<strong>il</strong>ità. Gran furore faceva l'arrivo<br />

della sontuosa carrozza dell'ambasciatore cinese - alias Fer<strong>di</strong>nand<br />

Flor d'Amburgo - insieme al suo seguito ed alle sue mogli: (lo scul-<br />

tore) Matthiii ed <strong>il</strong> violinista (Ole) BuH. L'oracolo era posto in una<br />

delle cave ove bruciava un grande fuoco. Tutti si univano in un cerchio<br />

attorno al rogo; <strong>il</strong> generale interrogava, la ponderata risposta, pronunciata<br />

da(l germanista) Firmenich, giungeva dalla profon<strong>di</strong>tà; l'insieme<br />

creava un'atmosfera alquanto misteriosa. Terminata la consultazione<br />

incominciava l'allestimento della immensa tavolata, "costruita" <strong>di</strong><br />

zolle erbose su sostegni <strong>di</strong> pietra, ed imbellita da alberelli e da ogni<br />

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-<br />

genere <strong>di</strong> verde. Grossi sassi servivano da se<strong>di</strong>e... I cibi erano fred<strong>di</strong>,<br />

appena <strong>di</strong>stribuiti tornavano in<strong>di</strong>etro i piatti vuoti. Dopo un'infinità<br />

<strong>di</strong> brin<strong>di</strong>si si proponeva <strong>il</strong> "viva" degli" alti funzionari" dell'armata;<br />

persino a me toccava un "Hoch lebd". Con questo saluto m'invitavano<br />

solennemente a sostituire <strong>il</strong> Caffè Greco nel preparare <strong>il</strong> caffè per<br />

le unite forze; credo aver risolto <strong>il</strong> compito con la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong><br />

tutti, facendo quasi due secchi <strong>di</strong> caffè; <strong>il</strong> peggio era versarlo, <strong>il</strong> che<br />

succedeva con l'aiuto del (pittore) Blunck; eravamo seduti su grossi<br />

sassi, mentre Fearnley <strong>di</strong>videva lo zucchero in parti uguali. Durante<br />

codesta faticosa operazione si consegnava" l'or<strong>di</strong>ne del Cervara", che<br />

consiste in quello comune <strong>di</strong> mezzo baicçco... e quello "grande" <strong>di</strong><br />

un baiocco (anch'esso col nastro rosso), per chi lo merita, <strong>il</strong> che capitava<br />

anche a me. Nell'insieme si trattava <strong>di</strong> una farsa, che va veduta<br />

per rendersene l'idea: si <strong>di</strong>rebbe che tutti quanti fossero impazziti.<br />

Durante <strong>il</strong> pomeriggio arrivavano alcune carrozze con spettatrici, ac-<br />

colte gent<strong>il</strong>mente... Era una giornata davvero <strong>di</strong>vertente, senza interventi<br />

da parte del governo, ormai al corrente dell'ingenuità dello<br />

spettacolo...» (libera traòuzione del testo danese).<br />

Con spontanea vivacità la baronessa Stampe ricorda « la gita a<br />

Cervara» del 29 apr<strong>il</strong>e 1842, con la partecipazione del vecchio Thorvaldsen<br />

e del pitiore Constanti n Hansen (1804-1880). Già a Torre de'<br />

Schiavi <strong>il</strong> « presidente» proponeva un brin<strong>di</strong>si per l'esimio scultore<br />

che poi nelle grotte riceveva dalle sue mani <strong>il</strong> nuovo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> « gran<br />

merito»; alla cerimonia seguiva un <strong>di</strong>scorso ed un triplice « Vivat!».<br />

Al simposio presiedeva l'ospite d'onore. Dopo <strong>il</strong> frugale pasto dei com-<br />

pagni egli si d<strong>il</strong>ettava nel m::ngiare con le mani l'abbondante pie-nie<br />

servito sull'incantevole erba fresca presso la carrozza della materna<br />

protettrice. Thorvaldsen gustava <strong>il</strong> buffo colloquio tra <strong>il</strong> fantasma dell'ex-presidente<br />

ed un enorme rospo. (Erindringer om Thorvaldsen,<br />

Kobenhavn 1912, pp. 186-188).<br />

In una poesia, intitolata «Ur Cervarofest», lo svedese F. W. Scho-<br />

lander (1816-1881) offre una vivace tableau del corteo <strong>di</strong>onisiaco-m<strong>il</strong>itare,<br />

che si muove lentamente verso la valle del Cervaro. Non solo i<br />

bellicosi teutoni, ma anche « <strong>il</strong> biondo scan<strong>di</strong>navo e <strong>il</strong> bruno greco, <strong>il</strong><br />

figlio d'Albione... <strong>il</strong> gallo, lo slavo, <strong>il</strong> moro e persino l'azteco», assi-<br />

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