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Per il "Re di Roma" RNALE .

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<strong>di</strong> lettori le sue pagine ispirate a Roma. Questo cosmopolita in art e,<br />

questo <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong> israeliti, fu un appassionato e talvolta qUasi<br />

donchisciottesco cavaliere della patria Oppressa. Tutta la vita dello<br />

Zeyer è una lotta Contro gli aspetti plebei <strong>di</strong> certa democrazia bOema<br />

contro l'adattamento degl'intellettuali e del popolo al dominio stra~<br />

niero. È forse lo scrittore boemo che più si avvicina ai romantici<br />

polacchi. Il cosiddetto c(donchisciottismo» dello Zeyer scaturisce dal<br />

fatto che la sua patria non era la Polonia: non ne possedeva né la<br />

forza numerica, né le gloriose e recenti tra<strong>di</strong>zioni rivoluzionarie.<br />

Il Jan Maria Plojhar dello Zeyer e Il piacere del D'Annunzio<br />

sono stati scritti nel r888. La trama dei romanzi si svolge nella Roma<br />

<strong>di</strong> poco precedente. Con sfumature <strong>di</strong>verse, i protagonisti dei due libri<br />

son stati definiti « decadenti». Concomitanza, dunque, <strong>di</strong> certi gusti,<br />

<strong>di</strong> epoca, <strong>di</strong> sfon<strong>di</strong> romani. ]an Maria ha conosciuto tutte le sfumature<br />

d'una sensualità decadente, ma egli si purifica a mano a mano<br />

che si avvicina alla morte. Nella contesa tra un'avventuriera levantina<br />

e la « pia» Caterina, vince quest'ultima. ]an Maria, insomma è Un<br />

decadente <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo dall'Andrea dannunziano dalla« bocca<br />

gonfia <strong>di</strong> sensualità, con un'espressione un po' crudele », che ritiene<br />

<strong>di</strong> poter possedere le belle prede « per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> conquista violenta ».<br />

Quella ~tessa scalinata che fa da sfondo all'incipiente amore tra Jan<br />

Maria e Caterina, non profuma « come un roseto »: un gelido, vitreo,<br />

quasi metafisico cielo invernale SOvrasta <strong>di</strong> lì una Roma notturna.<br />

In Jan Maria i freni morali sono forse talvolta rallentati, ma non<br />

spezzati. Dalle SUecadute, lo libera in primo luogo <strong>il</strong> fantasma romantico<br />

della patria Oppressa, che lo richiama a vigorosi valori etici. Un<br />

appassionato sentimento <strong>di</strong> nazionalità è legato spesse volte ad un<br />

sangue misto: possiamo ricordare Guglielmo Oberdan...<br />

Il romanzo Jan Maria Plojhar è un canto continuato a Roma.<br />

Essa è luce, serenità, speranza, contrapposte al freddo, alla ma.linconia,<br />

all'amarezza che avvolgono l'altra città cara all'animo del poeta: Praga.<br />

L'inizio dell'id<strong>il</strong>lio fra ]an Maria e Caterina ha per sfondo Piazza<br />

<strong>di</strong> Spagna in una notte invernale: « Sotto ad un cielo <strong>di</strong> un azzurro<br />

carico, sul quale si era riversata la via lattea sim<strong>il</strong>e ad un fiume <strong>di</strong><br />

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<strong>di</strong>amanti uscito dal letto, si ergeva Roma, un indefinito, fantastico<br />

mare <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, che in quella luce smorta prendevano un aspetto inverosim<strong>il</strong>e<br />

e forme stravaganti; un ondeggiare <strong>di</strong> cupole, una fuga <strong>di</strong><br />

prof<strong>il</strong>i gran<strong>di</strong>osi sotto ad una penombra argentea piovente dal cielo,<br />

da cui la luna era appena scomparsa... Tutta Roma era piena del<br />

mormorio <strong>di</strong> acque limpide. Ascoltate - <strong>di</strong>sse Caterina - questo<br />

pianto <strong>di</strong> recon<strong>di</strong>te acque. In collegio, un'amica stravagante mi <strong>di</strong>sse<br />

una volta che era <strong>il</strong> pianto delle antiche <strong>di</strong>vinità. Nelle notti lunari<br />

i numi incatenati passano ancora per Roma e piangono ».<br />

Quasi tutta Roma si riflette nel romanzo: « <strong>Re</strong>stò un istante<br />

abbagliato, ma poi si mise a contemplare <strong>il</strong> magnifico spettacolo che<br />

gli offriva <strong>il</strong> Tevere. Scint<strong>il</strong>lava come bruno metallo liquefatto, fluente<br />

da un altiforno. AI <strong>di</strong> là del fiume, si ergevano immob<strong>il</strong>i gli alberi<br />

ver<strong>di</strong> cupi della Farnesinaj gruppi <strong>di</strong> bianchi e<strong>di</strong>fici li separavano dagli<br />

aranceti <strong>di</strong> V<strong>il</strong>.la Corsini, che si arrampicavano fin sul Gianicolo, ricoperto<br />

<strong>di</strong> prati ingialliti, <strong>di</strong> vasti giar<strong>di</strong>ni».<br />

Jan Maria non tralasciava gli angoli più recon<strong>di</strong>ti e pittoreschi <strong>di</strong><br />

Roma, alla ricerca del colore locale. Ma al <strong>di</strong> sopra della infinita molteplicità<br />

dei particolari, egli sentiva l'unità inscin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e della città:<br />

« Traversava le strade piene <strong>di</strong> sole, <strong>di</strong> gente, <strong>di</strong> frastuono, <strong>di</strong> carrozze<br />

fragorose, <strong>di</strong> voci umane, <strong>di</strong> fontane mormoranti, traversava quelle<br />

strade su cui l'antichità gettava le sue ombre solenni, <strong>il</strong> barocco i suoi<br />

festoni ed i suoi mascheroni e nelle quali l'epoca moderna sfoggiava<br />

le sue ispirazioni e le sue conquiste. E Roma gli apparve in tutto <strong>il</strong><br />

suo incanto, in tutta la sua gloria, in tutto <strong>il</strong> suo signi.ficato immenso...<br />

Ammirava ed amava Roma nel suo insieme ».<br />

]an Plojhar, fin dall'inizio, resta avvinto dal fascino della Campagna<br />

Romana (e anche quest'attrazione può, in certe sue sfumature,<br />

riallacciarsi a gusti « decadenti »). Egli prende <strong>di</strong>mora in un casale<br />

che ci viene presentato col nome <strong>di</strong> San Cataldo, approssimativamente<br />

tra ponte M<strong>il</strong>vio ed Isola Farnese. « Dall'ampia, deserta, triste Campagna,<br />

profondamente azzurra, fumavano bianchi vapori, che lentamente<br />

salivano dalle bassure, dalle cavità e dagli acquitrini. Sembrava<br />

che sciami <strong>di</strong> spiriti uscissero dalle tombe <strong>di</strong> quell'antico mondo sprofondato,<br />

marcito sotto l'erba, e vagassero nel crepuscolo. Nelle corone<br />

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