x - Dipartimento di Fisica - Università di Pisa
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Elementi <strong>di</strong> fisica<br />
risultati saranno <strong>di</strong>versi. Quanto più brevi sono gli intervalli %si, tanto più<br />
piccola però sarà le variazioni possibili del valore <strong>di</strong> f e tanto minore sarà <strong>di</strong><br />
conseguenza l’errore del risultato finale. In modo matematicamente corretto,<br />
applicando i meto<strong>di</strong> dell’analisi matematica, si può <strong>di</strong>mostrare che il limite<br />
dell’espressione [6.8], quando si faccia tendere a zero la lunghezza <strong>di</strong><br />
ciascun elemento <strong>di</strong> percorso %si , tende ad un valore preciso, ben definito,<br />
che i matematici definiscono come l’integrale definito della funzione f sul<br />
percorso da A a B.<br />
In forma matematicamente esatta, possiamo quin<strong>di</strong> definire il lavoro<br />
effettuato da una forza variabile (quando la forza è parallela allo spostamento)<br />
nel modo seguente:<br />
[6.9]<br />
L = lim$<br />
fi # !si = f ds<br />
!s"0<br />
i<br />
La definizione [6.9], valida quando forza e spostamento<br />
!<br />
sono sempre<br />
paralleli, è imme<strong>di</strong>atamente generalizzabile al caso in cui f e ! !<br />
s hanno <strong>di</strong>rezione<br />
arbitrarie, scrivendo:<br />
[6.10]<br />
L = lim<br />
!s"0<br />
$<br />
!<br />
f i # ! ! s i<br />
i<br />
=<br />
B<br />
%<br />
A<br />
!<br />
f # d ! s<br />
6.6 Forze elastiche e lavoro <strong>di</strong> una forza elastica.<br />
Un esempio <strong>di</strong> forza che non si mantiene costante nel corso dello<br />
spostamento, è la forza elastica. Si pensi ad una molla: essa, lasciata libera,<br />
ha una certa lunghezza l0. Applichiamo ad un capo una forza a tirare la<br />
molla; sperimentalmente si osserva che questa si allunga e che<br />
l’allungamento è <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla forza applicata. Qualora la<br />
molla venga invece compressa, si osserva un accorciamento anch’esso proporzionale<br />
alla forza applicata. Dal terzo principio della <strong>di</strong>namica deduciamo<br />
che la molla esercita su un corpo ad essa collegato una forza, che è <strong>di</strong>rettamente<br />
proporzionale al suo allungamento o accorciamento. Detta x la<br />
variazione <strong>di</strong> lunghezza rispetto alla lunghezza della molla a riposo l0, la<br />
forza da essa esercitata è dunque:<br />
[6.11] f = – kx<br />
dove k è la costante <strong>di</strong> proporzionalità, caratteristica della particolare molla.<br />
Una molla “dura” è caratterizzata da un valore elevato <strong>di</strong> k, una “morbida”<br />
da un valore piccolo <strong>di</strong> k. Si noti il segno negativo nell’espressione<br />
[6.11]. Esso evidenzia che la forza elastica è una forza <strong>di</strong> richiamo: la <strong>di</strong>rezione<br />
della forza è cioè opposta alla deformazione x subita dalla molla.<br />
In modo equivalente alla [6.11], se si in<strong>di</strong>ca con l la lunghezza effettiva<br />
della molla, essendo l = l0 + x, si può scrivere:<br />
[6.12] f = – k ( l – l0 ) .<br />
B<br />
%<br />
A<br />
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