ELEMENTI DI SICUREZZA STRUTTURALE
ELEMENTI DI SICUREZZA STRUTTURALE ELEMENTI DI SICUREZZA STRUTTURALE
ELEMENTI DI SICUREZZA STRUTTURALE 1. Introduzione Il problema della “sicurezza strutturale” si presenta in ogni operazione di analisi e di progettazione delle opere dell’Ingegneria Civile, e ne costituisce la parte fondamentale. - Tutte le scelte fatte dagli ingegneri discendono, più o meno esplicitamente, da considerazioni sulla sicurezza. - È necessario che gli ingegneri abbiano piena consapevolezza delle motivazioni e delle conseguenze di tali scelte, opportunamente codificate nelle normative di riferimento. - In particolare, è possibile eseguire l’analisi ed il progetto di una struttura utilizzando diversi metodi, a cui possono essere associati diversi livelli di sicurezza. Il principale obiettivo di un ingegnere civile è quello di realizzare “strutture affidabili”, ovvero strutture che possano svolgere le funzioni per cui sono state ideate, progettate e costruite, e ciò in un determinato periodo di tempo (“vita utile”), e sotto prefissate condizioni di carico.
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<strong>ELEMENTI</strong> <strong>DI</strong> <strong>SICUREZZA</strong> <strong>STRUTTURALE</strong><br />
1. Introduzione<br />
Il problema della “sicurezza strutturale” si presenta in ogni operazione di<br />
analisi e di progettazione delle opere dell’Ingegneria Civile, e ne costituisce la<br />
parte fondamentale.<br />
- Tutte le scelte fatte dagli ingegneri discendono, più o meno esplicitamente,<br />
da considerazioni sulla sicurezza.<br />
- È necessario che gli ingegneri abbiano piena consapevolezza delle motivazioni<br />
e delle conseguenze di tali scelte, opportunamente codificate nelle normative di<br />
riferimento.<br />
- In particolare, è possibile eseguire l’analisi ed il progetto di una struttura<br />
utilizzando diversi metodi, a cui possono essere associati diversi livelli di<br />
sicurezza.<br />
Il principale obiettivo di un ingegnere civile è quello di realizzare “strutture<br />
affidabili”, ovvero strutture che possano svolgere le funzioni per cui sono<br />
state ideate, progettate e costruite, e ciò in un determinato periodo di<br />
tempo (“vita utile”), e sotto prefissate condizioni di carico.
Le incertezze nella predizione dei carichi e delle caratteristiche dei materiali<br />
fanno sì che non si possa mai essere certi (in modo “deterministico”) che una<br />
certa struttura sia sicura.<br />
Occorre confrontare le sollecitazioni “S”, legate ai carichi applicati alla<br />
struttura, con le resistenze “R”, legate alle caratteristiche dei materiali<br />
impiegati.<br />
Si definisce affidabilità, o probabilità di successo, la probabilità che la<br />
sollecitazione non superi la corrispondente resistenza:<br />
P S =A=P[S § R]<br />
Il complemento ad uno è la probabilità di crisi:<br />
P C =1-P S = P[S>R]
2. Definizione probabilistica della resistenza<br />
Il primo passo per valutare la sicurezza di una struttura è quello di<br />
caratterizzare probabilisticamente la resistenza dei materiali impiegati.<br />
In Ingegneria delle Strutture per “resistenza” R si intende la capacità di far<br />
fronte ad una determinata “sollecitazione” S: ad esempio, il momento<br />
resistente di una sezione inflessa.<br />
La resistenza in un elemento strutturale è legata alle resistenze dei materiali<br />
utilizzati, che vanno determinate sperimentalmente mediante prove di<br />
laboratorio.<br />
Nel caso di materiali duttili si utilizzano prove a trazione. Nel caso di materiali<br />
fragili prove a compressione.<br />
σ0<br />
σ<br />
Materiali Duttili Materiali Fragili<br />
−σ<br />
0<br />
In S.d.C. si opera nell’ipotesi di comportamento elastico-lineare.<br />
ε<br />
σT<br />
σ<br />
σC<br />
ε
Si supponga, ad esempio, di prelevare presso una ferriera 120 barre di acciaio,<br />
e di sottoporre ciascuna di esse ad una prova di trazione, rilevando la tensione<br />
di snervamento σ y .<br />
I dati degli esperimenti (in N/mm 2 ) sono i seguenti:<br />
397 373 397 427 433 387<br />
430 396 460 423 390 368<br />
392 369 395 418 404 428<br />
345 414 403 407 407 394<br />
377 407 384 383 369 399<br />
379 371 370 410 405 398<br />
392 335 384 374 381 399<br />
408 429 392 414 390 425<br />
425 376 394 390 394 405<br />
418 402 417 392 415 407<br />
405 418 376 415 398 395<br />
414 444 377 424 414 388<br />
345 404 402 413 433 426<br />
411 437 411 421 416 419<br />
410 397 394 355 398 409<br />
343 388 415 389 381 377<br />
383 409 381 411 391 421<br />
406 425 434 438 405 402<br />
419 432 394 408 424 379<br />
403 389 418 398 410 420<br />
σ<br />
y<br />
460<br />
440<br />
420<br />
400<br />
380<br />
360<br />
340<br />
0 20 40 60 80 100 120<br />
i
Gli esperimenti hanno fornito valori compresi nell’intervallo [335, 460].<br />
Questi ultimi sono stati suddivisi in 15 intervalli di ampiezza costante, in modo<br />
da valutarne la “frequenza”, ossia il numero di risultati che ricadono in ciascun<br />
intervallo.<br />
Usualmente la frequenza viene rappresentata attraverso un istogramma come<br />
quello in figura.<br />
a<br />
z<br />
n<br />
e<br />
u<br />
q<br />
e<br />
r<br />
f<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
340 360 380 400 420 440 460<br />
r
Nelle applicazioni pratiche si assume che i risultati di una campagna<br />
sperimentale possano essere approssimate dalla distribuzione gaussiana (o<br />
“normale”).<br />
Quest’ultima è definita dalla seguente funzione densità di probabilità:<br />
⎡ 2<br />
1 1⎛r<br />
−µ<br />
⎞ ⎤<br />
R<br />
pR() r = exp<br />
⎢ ⎜ ⎟ ⎥<br />
⎢− ⎜ ⎟<br />
2πσ 2⎜ ⎟ ⎥<br />
σ<br />
R ⎢ ⎜⎝ ⎟<br />
R ⎠<br />
⎣<br />
⎥<br />
⎦<br />
dove µ R èil valor medio (indice di “posizione”) e σ R èla deviazione standard<br />
(indice di “dispersione”). Tali quantità, quando si hanno a disposizione n risultati<br />
sperimentali, si valutano come:<br />
n n<br />
1 1<br />
µ = r ; σ = r −µ<br />
<br />
(i) (i)<br />
∑ ∑(<br />
)<br />
R R R<br />
n i= 1 n−1 i= 1<br />
essendo r (i) l’i-esimo risultato sperimentale, e n il numero di campioni disponibili.<br />
2
Il grafico della funzione densità di probabilità, per definizione, sottende<br />
un’area unitaria.<br />
Scalando opportunamente l’istogramma che rappresenta la frequenza dei<br />
risultati sperimentali, è possibile verificare l’accordo con la distribuzione<br />
gaussiana.<br />
R<br />
p<br />
0.02<br />
0.015<br />
0.01<br />
0.005<br />
0<br />
340 360 380 400 420 440 460<br />
r
All’aumentare del numero dei campioni, aumenta l’accuratezza della descrizione<br />
statistica della variabile aleatoria.<br />
In figura è mostrato il confronto nel caso di 300 campioni.<br />
R<br />
p<br />
0.02<br />
0.015<br />
0.01<br />
0.005<br />
0<br />
340 360 380 400<br />
r<br />
420 440 460
Si definisce “valore caratteristico” della resistenza R, e si indica con R k , quel<br />
valore della resistenza che ha la probabilità del 5% di essere minorato.<br />
p(r)<br />
R<br />
R = µ −κσ<br />
k<br />
R R<br />
Rk r<br />
P[R < R k]<br />
= 0.05<br />
Statisticamente, in altre parole, ci sono 5 campioni ogni 100 che presentano un<br />
valore della resistenza minore di quello caratteristico.<br />
Nel caso di distribuzione gaussiana, il valore caratteristico si può valutare<br />
come:<br />
R = µ −κσ<br />
k<br />
R R<br />
con κ= 1.645 (solo la distribuzione gaussiana). Questo valore deve essere<br />
opportunamente incrementato se il numero di campioni disponibili non consente<br />
una stima accurata di valor medio e deviazione standard.
3. Definizione probabilistica della sollecitazione<br />
In Ingegneria delle Strutture per “sollecitazione” S si intende una generica<br />
quantità significativa della risposta strutturale: ad esempio, sforzo normale<br />
taglio e momento flettente in una sezione di una trave; le componenti di<br />
tensione in un punto; gli spostamenti di un nodo; etc.<br />
Le sollecitazioni sono gli effetti delle “azioni” A sulla struttura.<br />
In generale le azioni A sono variabili aleatorie, in quanto non si possono<br />
prevedere con certezza.<br />
Nell’Ingegneria Civile le azioni si possono distinguere in:<br />
- Azioni permanenti: che hanno variazioni nel tempo piccole e rare. Ad esempio,<br />
in un edificio il peso proprio degli elementi strutturali, ed i cosiddetti “carichi<br />
permanenti”, rappresentanti da chiusure verticali, tramezzi, pavimenti,<br />
intonaci, etc.<br />
- Azioni variabili: che hanno variazioni nel tempo frequenti. Ad esempio, in un<br />
edificio, i cosiddetti “sovraccarichi accidentali”, rappresentati dal mobilio in un<br />
appartamento, dal peso dei veicoli in un’autorimessa, il peso del materiale<br />
stoccato in un deposito, etc.<br />
- Azioni accidentali: che hanno un elevato periodo di ritorno, cioè si<br />
ripresentano dopo lungo tempo. Ad esempio, il sisma.
Per ciascuna azione A si determina il valore caratteristico A k , tipicamente quel<br />
valore dell’azione che ha il 5% di probabilità di essere maggiorato.<br />
Quindi si valuta il valore di progetto A d (“design”= progetto), come<br />
combinazione lineare di azioni permanenti, variabili ed accidentali, tenendo<br />
conto della probabilità che le diverse azioni agiscano contemporaneamente sulla<br />
struttura.<br />
Le normative forniscono direttamente i valori caratteristici delle azioni ed i<br />
coefficienti da utilizzare nelle combinazioni di carico.<br />
Una volta nota l’azione di progetto, si calcolano le sollecitazioni di progetto S d<br />
secondo i metodi dell’”Analisi Strutturale”; queste vanno confrontate con le<br />
corrispondenti resistenze di progetto R d :<br />
R<br />
d<br />
Rk<br />
=<br />
γ<br />
dove γ≥1 è un coefficiente di sicurezza che può variare a seconda della<br />
tipologia strutturale, del metodo di analisi, delle conseguenze più o meno gravi<br />
di una crisi della struttura, etc.
La verifica di sicurezza è positiva se risulta R d ≥ S d<br />
p(r) R<br />
R = d<br />
Sd<br />
Rk<br />
1.15<br />
Rk<br />
La figura mostra che, sebbene molto piccola, esiste la probabilità che la<br />
sollecitazione superi la resistenza.<br />
r
4. Verifiche di resistenza<br />
4.1 Metodo delle tensioni ammissibili<br />
Le sollecitazioni (tensioni) prodotte nella struttura dalle azioni applicate,<br />
ipotizzando che gli elementi strutturali permangano in campo elastico-lineare<br />
per qualunque livello delle azioni.<br />
Le sollecitazioni così determinate devono risultare in ogni punto della struttura<br />
non maggiori dei corrispondenti valori ammissibili, S am , ricavate dalle resistenze<br />
caratteristiche dei materiali attraverso un opportuno coefficiente di sicurezza<br />
γ am :<br />
S≤ S =<br />
Di solito il confronto si opera in termini di tensione:<br />
dove σ id è la tensione ideale e σ 0 è la tensione di snervamento (per materiali<br />
duttili) o di rottura (per materiali fragili).<br />
am<br />
R<br />
γ<br />
k<br />
am<br />
σ<br />
σ ≤ σ id am =<br />
γ<br />
0<br />
am
La condizione σ id ≤ σ am deve essere verificata in ogni punto della struttura.<br />
Nella pratica le verifiche sono eseguite solo nei punti maggiormente sollecitati.<br />
( σ ) ≤<br />
σam<br />
id max<br />
A questo metodo “storico” possono muoversi le seguenti critiche:<br />
- I coef. di sicurezza sono elevati ⇒ Psicologicamente pericoloso, in quanto i<br />
progettisti possono avere la sensazione di disporre di margini molto ampi<br />
- E’ un metodo deterministico ⇒ Tutte le incertezze sono tenute in conto dai<br />
coef. di sicurezza.<br />
- Si esegue un’unica verifica di sicurezza ⇒ Più correttamente bisognerebbe<br />
considerare la pericolosità delle varie azioni agenti sulla struttura.<br />
- Il comportamento della struttura è elastico-lineare fino alla crisi ⇒ Si<br />
trascurano tutte le non linearità (ad esempio, le cerniere plastiche, la cui<br />
formazione può completamente modificare la distribuzione delle sollecitazioni).
Infine, si vuole sottolineare che non risulta a priori ragionevole:<br />
-scartarela struttura se la verifica locale non è soddisfatta: pur operando a favore<br />
di sicurezza, infatti, si devono sostenere costi maggiori dovuti a rinforzi e a<br />
sottostrutture integrative;<br />
- ovvero, accettare la struttura se soddisfatta: così facendo, infatti, si può operare<br />
a sfavore di sicurezza in quanto è possibile riscontrare comportamenti del sistema<br />
strutturale in disaccordo con le ipotesi del metodo.<br />
La trave della struttura in figura,<br />
ad esempio, raggiunto il momento<br />
al limite elastico (M e) ha comunque<br />
ancora una riserva di resistenza<br />
dovuta alla diffusione della<br />
plasticità all'interno della sezione<br />
fino al raggiungimento del<br />
momento di completa<br />
plasticizzazione della sezione M pl.<br />
Di contro, la colonna, raggiunto il<br />
carico limite ammesso dal metodo<br />
di calcolo, non ha ulteriori risorse.<br />
Con una progettazione basata sul metodo delle tensioni ammissibili, pur essendo<br />
implicitamente uguale il coef. di sicurezza, il livello di sicurezza associato ai due<br />
differenti elementi strutturali è diverso.
4.2 Metodo semi-probabilistico agli stati limite<br />
La misura della sicurezza di una struttura deve essere valutata prendendo in<br />
esame tutti gli aspetti del suo comportamento ed utilizzando per ciascuno di<br />
essi un metodo di analisi che tenga conto di tutte le variabili in gioco e di tutte<br />
le fonti di incertezza.<br />
Alla prima esigenza si fa fronte istituendo un elenco degli “stati limite”.<br />
Alla seconda organizzando la misura della sicurezza, per quanto possibile, sulla<br />
base di criteri probabilistici.<br />
Il metodo che ne deriva è comunemente detto “semi-probabilistico agli stati<br />
limite”.
E’ semi-probabilistico in quanto, al contrario di un metodo probabilistico<br />
“esatto” non si confrontano le funzioni densità di probabilità della resistenza R<br />
e della sollecitazione S.<br />
Nella figura di destra è riportata la densità di probabilità del margine di<br />
sicurezza Z=R-S.<br />
p(s) S<br />
p(r) R<br />
p(z) Z<br />
Pc<br />
r, s z= r−s Un tale confronto, infatti, non solo risulta computazionalmente molto oneroso,<br />
ma richiederebbe un numero campioni molto elevato per definire con grande<br />
precisione le statistiche delle variabili aleatorie R ed S.
Nel metodo semi-probabilistico agli stati limite, per ciascuno stato limite, si<br />
definiscono il valore di progetto della resistenza, R d =R k /γ r , ed i valori<br />
caratteristici delle azioni, A k ; da queste, mediante combinazioni di carico che<br />
dipendono dalla tipologia strutturale, dalla destinazione d’uso, dal particolare<br />
stato limite, etc., si risale al valore di progetto della sollecitazione.<br />
La verifica è positiva allorquando R d ≥ S d .<br />
Ad esempio si possono avere:<br />
- Lo stato limite elastico, quando si forma la prima cerniera plastica.<br />
- Lo stato limite di collasso, quando la formazione delle cerniere plastiche<br />
trasforma la struttura in un cinematismo.<br />
- Lo stato limite di esercizio, quando le deformazioni risultano eccessive per la<br />
l’ordinaria fruizione della costruzione.
P<br />
Trasformazione della struttura<br />
in un cinematismo<br />
q<br />
Stato limite elastico<br />
Deformazioni<br />
eccessive<br />
Formazione<br />
della prima<br />
cerniera plastica<br />
Stato limite di collasso Stato limite di esercizio
5. Verifica e progetto delle travi in campo elastico<br />
• Nell’ambito del corso di “Scienza delle Costruzioni”si fa l’ipotesi che i<br />
materiali che compongono la struttura abbiano un comportamento elastico<br />
lineare<br />
• Inoltre, le azioni sulle strutture vengono assegnate senza ricavarle da<br />
situazioni reali o dalle prescrizioni normative<br />
• Ciò comporta che nel caso di S.d.C., ai fini didattici, le verifiche saranno<br />
eseguite applicando il metodo “storico” delle tensioni ammissibili.<br />
• Bisogna avere chiaro però che nel momento in cui gli elementi strutturali da<br />
progettare sono dei modelli matematici che schematizzano la realtà fisica è<br />
necessario eseguire le verifiche col metodo semiprobabilistico agli statilimite<br />
• Il metodo alle tensioni ammissibili, nell’ambito delle ipotesi esposte in<br />
precedenza, è in grado di predire in modo opportuno, nel processo di verifica,<br />
con quale margine di sicurezza una trave elastica è in grado di sopportare le<br />
azioni in campo elastico e consente anche nella fase di progetto, di<br />
dimensionare la sezione trasversale della trave in modo tale che essa sia in<br />
grado di resistere ai carichi previsti.
Verifica e progetto delle travi in campo elastico<br />
• Si noti che le fasi successive dell’analisi e verifica elastica della struttura<br />
possono riassumersi nei seguenti passi fondamentali:<br />
1) Calcolo delle caratteristiche della sollecitazione, risolvendo delle<br />
strutture isostatiche o iperstatiche<br />
2) Individuazione nella struttura delle sezioni più sollecitate dall’esame<br />
dei diagrammi delle caratteristiche della sollecitazione<br />
3) Calcolo nelle sezioni più sollecitate delle tensioni normali e tangenziali<br />
4) Individuazione dei punti della sezione più sollecitati<br />
5) Applicazione del criterio di verifica che si ritiene più adeguato<br />
(tensioni ammissibili, semiprobabilistico agli stati limite)
T =<br />
max<br />
q<br />
ql<br />
2<br />
La verifica strutturale col metodo delle tensioni ammissibili<br />
y<br />
ql<br />
Ty( z) = −qz<br />
2<br />
ql qz<br />
Mx( z) = z−<br />
2 2<br />
l<br />
l<br />
l<br />
ql<br />
M max =<br />
8<br />
Passi 1 e 2: Calcolo delle<br />
caratteristiche della sollecitazione ed<br />
individuazione delle sezioni<br />
maggiormente sollecitate<br />
2<br />
2<br />
ql<br />
2<br />
z<br />
x<br />
x<br />
M ≡ M<br />
x<br />
x<br />
T ≡ T<br />
y<br />
y<br />
max<br />
y<br />
max<br />
b<br />
y<br />
h<br />
3Ty<br />
τ max =<br />
2bh<br />
6M x<br />
min 2<br />
σ =−<br />
sezione<br />
assegnata<br />
bh<br />
6M x<br />
max 2<br />
σ =<br />
Passi 3 e 4: Calcolo delle tensioni<br />
normali e tangenziali ed<br />
individuazioni dei punti<br />
maggiormente sollecitati<br />
bh<br />
Tresca<br />
σ = 2τ<br />
≤σ<br />
id max amm<br />
Huber – Von<br />
Mises<br />
σ τ σ<br />
id = max 3 ≤ amm<br />
σ = σ ≤σ<br />
id max amm<br />
σ<br />
γ =<br />
σ<br />
amm<br />
id<br />
Passo 5:<br />
Verifica
Progetto delle travi in campo elastico<br />
• Il problema del progetto o dimensionamento è un problema inverso<br />
rispetto a quello della verifica: noti i carichi attesi, le luci da coprire e i<br />
vincoli da utilizzare occorre dimensionare la sezione traversale della trave<br />
• Il problema non ha soluzione unica: diverse sezioni possono sopportare in<br />
campo elastico gli sforzi indotti dai carichi<br />
• Il dimensionamento o progettazione degli elementi strutturali può<br />
eseguirsi in modo diretto per strutture isostatiche per le quali le<br />
caratteristiche della sollecitazione non dipendono dalle dimensioni delle<br />
sezioni trasversali<br />
M I<br />
M<br />
σ = ≤ σ ; W = ⇒ W =<br />
x,max x<br />
x,max<br />
max<br />
W<br />
amm<br />
ymax<br />
min<br />
σ amm<br />
Modulo di<br />
resistenza elastica<br />
Dalle tabelle si sceglie la<br />
sezione<br />
• La progettazione di strutture iperstatiche in generale deve essere<br />
eseguita in modo indiretto, effettuando dapprima un predimensionamento<br />
di massima ed effettuando successivamente la verifica
Progetto delle travi in campo elastico e predimensionamento di massima<br />
Sistema iperstatico Schemi per il predimensionamento
6. Verifica a carico critico euleriano<br />
• Comportamento tipico di elementi lunghi e<br />
sottili che lavorano a compressione<br />
• Coll’aumento del carico di compressione si<br />
raggiunge un valore al quale l’elemento<br />
sottile invece di limitarsi ad accorciarsi, si<br />
inflette bruscamente ed in genere si spezza<br />
• Questo valore è detto carico critico di punta dell’elemento e<br />
costituisce un fattore fondamentale di cui va tenuto conto nella<br />
progettazione<br />
• Il valore del carico di compressione sotto il quale un pilastro<br />
sottile si ingobba può corrispondere a sollecitazioni inferiori di<br />
sicurezza determinati in base alla normale resistenza a<br />
compressione
Verifica a carico critico euleriano<br />
• Il carico critico di un pilastro dipende dal materiale dal quale questo<br />
è costituito, dalla sua lunghezza, dalla forma della sezione e dai vincoli<br />
ai suoi estremi<br />
• Il carico critico è proporzionale al modulo di elasticità del materiale:<br />
un montante di acciaio ha una resistenza al carico di punta tre volte<br />
superiore a quella di un montante in alluminio delle stesse dimensioni<br />
• Il carico critico è inversamente proporzionale al quadrato della<br />
lunghezza dell’elemento<br />
• Profilati in cui la massa del materiale è disposta a distanza<br />
relativamente grande dall’asse longitudinale (scatolari, H) sono i più<br />
adatti a resistere all’ingobbamento<br />
• Il carico critico di punta aumenta coll’aumentare del grado di vincolo<br />
all’estremità dell’elemento compresso: il carico critico di un pilastro<br />
incastrato solo alla base è inferiore a quello del pilastro incastrato e<br />
appoggiato all’altra estremità
Verifica a carico critico euleriano<br />
• Il carico critico o carico critico di Eulero risulta<br />
• pressione critica di Eulero<br />
snervamento<br />
c<br />
N<br />
c<br />
= π<br />
EI<br />
2 min<br />
2<br />
l0<br />
2 2<br />
Nc 2 EI 2 ρ π E<br />
E<br />
2 2 2<br />
A l0A l0<br />
λ<br />
σ = = π = π =<br />
lunghezza libera di inflessione<br />
l0= α l<br />
α<br />
: funzione delle condizioni di vincolo<br />
snellezza<br />
verifica a carico<br />
di punta<br />
σ amm σ max ≤<br />
ωλ ( )<br />
coefficiente >1<br />
tabellato
l0= l<br />
l = 2l<br />
0<br />
l0 ≅ l/<br />
2<br />
Verifica a carico critico euleriano<br />
l = l/2<br />
0<br />
l = 2l<br />
0<br />
l0= l
Si sa solo quando si sa poco:<br />
con il sapere aumenta l’incertezza.<br />
Johann Wolgang Goethe (1749-1832)