L'Africa romana - UnissResearch - Università degli Studi di Sassari
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110 Arnaldo Marcone<br />
quati (CIL VIII, 9663: qui inruptione Baquatium coloniam tuitus est),<br />
forse in età adrianea. Più famoso è, forse, il decreto dei decurioni <strong>di</strong> Sala<br />
(IAM 2, 307) che si riferisce a agitazioni che ebbero come teatro questa<br />
zona della Tingitana poco dopo il 140. Qui ad essere onorato è il prefetto<br />
dell'ala II Syrorum M. Sulpicius Felix per aver liberato i citta<strong>di</strong>ni<br />
dalle «violenze e dai furti <strong>di</strong> bestiame che erano all'or<strong>di</strong>ne del giorno»<br />
(ab solitis iniuriis pecorumque iactura)13. Il merito precipuo <strong>di</strong> Sulpicius<br />
Felix consité nel fatto <strong>di</strong> aver realizzato una soluzione transitoria <strong>di</strong> un<br />
problema cronico. Si trattava <strong>di</strong> proteggere la città e il suo territorio dalle<br />
perenni scorrerie (secondo Plinio esso era infestato dagli elefanti del<br />
vicino deserto e ancor più dagli Autololi) che funestavano la zona. Dunque,<br />
a mio modo <strong>di</strong> vedere, non una grave situazione <strong>di</strong> crisi ma espressioni<br />
<strong>di</strong> frizioni endemiche con le popolazioni circostanti. D'altra parte,<br />
il fatto che nell'iscrizione si <strong>di</strong>ca che Sulpicius Felix agì leniter sembra<br />
alludere al fatto che non si impegnò in dure azioni <strong>di</strong> rappresaglia militare,<br />
limitandosi forse a versare delle somme ai capi-tribù per ottenere<br />
la pace l4 •<br />
La costruzione delle mura <strong>di</strong> Volubilis, la capitale della Tingitana,<br />
risale a un paio <strong>di</strong> decenni dopo anche se è probabile che essa iniziasse<br />
già sotto Antonino PiO I5 • Su questa città premeva la popolazione dei Baquati<br />
(la cosa è, invero, contestata da Edmond Frézouls che insiste sul<br />
carattere pacifico delle relazioni tra Volubilis e i suoi vicinP6), abitante<br />
la parte centrale dell' Atlante Centrale, cui si aggiungevano quelle alleate<br />
dei Maceniti e dei Bavari, come ci è attestato dalle numerose iscrizioni<br />
che menzionano conloquia, ovvero le relazioni tra i Romani i capi <strong>di</strong> tali<br />
tribù 17. I problemi <strong>di</strong> Volubilis nascevano dalle esigenze <strong>di</strong> queste popolazioni<br />
seminoma<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> pascoli in pianura in inverno quando<br />
lasciavano quelli sulle montagne. Lo sviluppo della città, che implicava<br />
un ampiamento delle pratiche agricole della città a <strong>di</strong>spetto delle esigenze<br />
<strong>di</strong> terra a pascolo dei Baquati che non saranno stati troppo facilmente<br />
<strong>di</strong>sposti ad assimilare le forme <strong>di</strong> vita romane, spiega il carattere permanente<br />
<strong>di</strong> relazioni <strong>di</strong>fficili l8 • Detto questo non si vuoI generalizzare e modernizzare<br />
(Frézouls ha appunto messo in guar<strong>di</strong>a contro questo perico-<br />
13 EUZENNAT 1989, pp. 163-173.<br />
14 FRÉZOULS 1980, p. 70.<br />
15 REBUFFAT 1974.<br />
16 FRÉZOULS 1980.<br />
17 I.A.M. 2, 348-50; 357-361; 376; 384; 402. Cfr. FRÉZOULS 1957.<br />
18 SIGMAN 1977.<br />
La sedentarizzazione forzala delle Iribù noma<strong>di</strong> 111<br />
lo) utilizzando in modo in<strong>di</strong>scriminato concetti quali quelli <strong>di</strong> noma<strong>di</strong>smo<br />
e si seminoma<strong>di</strong>smo. Le fonti antiche, tuttavia, sono scarse ma non<br />
del tutto assenti. Pomponio Mela ci ha lasciato una sorta <strong>di</strong> classificazione<br />
che, nel suo schematismo, può servirci da guida. Il geografo <strong>di</strong>stingue,<br />
all'interno della popolazione in<strong>di</strong>gena, tra gli abitanti del deserto,<br />
i noma<strong>di</strong>, che vivono solo <strong>di</strong> allevamento, poi quelli che sono «meno<br />
noma<strong>di</strong>», minus quam quos <strong>di</strong>ximus vagi, che vivono sui monti e, infine,<br />
quelli che risiedono nelle città, più o meno gran<strong>di</strong> e che, quin<strong>di</strong>, sono<br />
sedentarizzati (III, 10,107). Il punto che interessa qui è che l'area volubilitana<br />
può essere interessata solo da popolazioni seminoma<strong>di</strong> della montagna,<br />
essendo troppo lontano il deserto. Se si accetta l'ipotesi che all'origine<br />
dei contrasti <strong>di</strong> quest'area ci fosse la sottrazione, da parte <strong>degli</strong><br />
inse<strong>di</strong>amenti romani, <strong>di</strong> terre destinate alla transumanza delle popolazioni<br />
locali, ci troveremmo <strong>di</strong> fronte a uno sviluppo che ricorda, l1lutalis<br />
mutan<strong>di</strong>s, come è stato mostrato da E. Gabba, il ruolo della transumanza<br />
nella crisi dell'ager publicus italico alla vigilia della guerra sociale l9 •<br />
M. Bénabou ha sottolineato come la presenza <strong>romana</strong> e la <strong>di</strong>ffidenza dei<br />
coloni mantenessero questi abitanti delle montagne nelle loro povere terre,<br />
tagliando i loro legami tra<strong>di</strong>zionali e in<strong>di</strong>spensabili con le pianure (si tenga<br />
tuttavia presente come Tertulliano ci <strong>di</strong>a ampio riscontro dei progressi<br />
della romanizzazione in Africa in età severiana 20 ): a provocare la brutale<br />
rottura con gli in<strong>di</strong>geni sarebbe quin<strong>di</strong> la rottura <strong>di</strong> un equilibrio<br />
biologic0 21 . La citazione d'obbligo è tratta dalla Mé<strong>di</strong>terranée <strong>di</strong> Braudel:<br />
«le montagne possono <strong>di</strong>fferire tra <strong>di</strong> loro, ma sono tutte in definitiva<br />
altrettanto imperialiste, altrettanto debordanti, per delle ragioni semplici<br />
ma decisive che attengono al pane quoti<strong>di</strong>ano. Per questi mon<strong>di</strong> che<br />
ignorano le città, Roma, malgrado la sua sorprendente durata, avrà contato<br />
poco se non, forse, in virtù <strong>degli</strong> accampamenti militari che l'Impero<br />
avrà dovuto collocare qua e là, per la sua sicurezza, alle propaggini<br />
dei massicci inviolati»22.<br />
Una situazione per certi aspetti analoga sembra ritrovarsi in una zona<br />
completamente <strong>di</strong>versa. Anche qui il problema pare consistere nelle<br />
terre che la città <strong>romana</strong> riven<strong>di</strong>ca per sé e dalle quali vuole tener lontani<br />
gli in<strong>di</strong>geni. Il castellum Victoriae, che risale all'incirca a questo perio-<br />
19 Cfr. soprattutto nel volume E. GABBA-M. PASQUINUCCI, Strutture agrarie e allevamento<br />
transumante nell'Italia <strong>romana</strong>, Pisa 1979, le pp. 15-54.<br />
20 LEPELLEY 1990.<br />
21 BÉNABOU 1976, p. 222.<br />
22 La Mé<strong>di</strong>terranée elle monde mé<strong>di</strong>terranéen au temps de Philippe Il. Paris 1949,<br />
p.45.