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L'Africa romana - UnissResearch - Università degli Studi di Sassari

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108 Arnaldo Marcone<br />

Il <strong>di</strong>scorso si fa delicato quando, accettato il testo dell'iscrizione così<br />

com' è - come a me pare doversi fare - si voglia dare un senso compiuto<br />

a quell'ad nationes comprimendas. Si deve osservare che il verbo<br />

comprimere torna altre volte, in ispecie in fonti letterarie, con riferimento<br />

a contesti nord africani. Nella vita <strong>di</strong> Adriano, nella Historia Augusta<br />

(6, 7 e 12,7) a proposito dei sommovimenti che vi avevano avuto luogo<br />

rispettivamente nel 117 e nel 122/23 si parla, nel primo caso, <strong>di</strong> Marcius<br />

Turbo inviato ad deprimendum tumultum Mauretaniae e, nel secondo,<br />

<strong>di</strong> Adriano in persona che motus Maurorum compressi!. Aurelio Vittore<br />

(Caesares II, 3) allude ai Getulorum latrocinia, quae Tac/arinate duce,<br />

passim proruperant che erano stati stroncati, compressa. Questi paralleli<br />

non mi sembrano lasciare dubbi sul fatto che là dove si voleva esprimere<br />

il concetto <strong>di</strong> una rivolta da liquidare questo era detto a chiare lettere<br />

(come sinonimi <strong>di</strong> comprimere in questo senso si potevano utilizzare<br />

verbi come subigere, compescere, bellare). La nostra iscrizione vuole trasmettere<br />

un'informazione <strong>di</strong> carattere <strong>di</strong>verso. Comprimere le nationes<br />

quae sunt in Mauretania può intendersi, a mio avviso, solo nel senso <strong>di</strong><br />

«tener a bada le popolazioni della Mauretania». Non c'è nessun'idea <strong>di</strong><br />

una campagna militare in grande stile ma <strong>di</strong> un'operazione complessa<br />

e delicata, che avrà richiesto presumibilmente una <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> forze,<br />

tesa alla riduzione del movimento delle tribù. Con il che non si vuole<br />

<strong>di</strong>re che Velius Rufus fosse l'interprete <strong>di</strong> una politica <strong>romana</strong> <strong>di</strong> cantonamento<br />

forzato delle popolazioni noma<strong>di</strong> africane <strong>di</strong> ampio respiro.<br />

La situazione che si deve presupporre, in mancanza <strong>di</strong> altre fonti,<br />

può venire chiarita da un passo <strong>di</strong> un'operetta <strong>di</strong> Tertulliano, risalente<br />

al 197, l'Adversus Iudaeos. Qui (7, 8) si parla <strong>di</strong> Maurorum gentes et<br />

Getulorum barbaries che a Romanis obsidentur, ne regionum suarumfines<br />

excedant. Mi sembra assai probabile che il comprimere della nostra<br />

iscrizione possa valere come sinonimo dell'obsideri <strong>di</strong> Tertulliano che ne<br />

specifica le finalità. Si allude a un «tenere sotto pressione» queste tribù<br />

cosi da fare in modo che non escano dai confini dei propri territori. Si<br />

tratta <strong>di</strong> vedere, in primo luogo, che tipo <strong>di</strong> riscontro forniscano le nostre<br />

fonti. In secondo ci si deve mettere d'accordo anche sulla sistematicità<br />

che si deve presupporre per tale politica. A. Gutsfeld, per esempio, in<br />

un <strong>di</strong>scorso teso a minimizzare la consistenza della resistenza anti<strong>romana</strong><br />

nell' Africa nel Nord, nega ogni realtà a ogni ipotesi <strong>di</strong> «Reservatspo­<br />

Iitik» con particolare riferimento a quanto compiuto da Velius Rufus 10 .<br />

Ma, a sua volta, è costretto ad ammettere, pur negando in linea <strong>di</strong> prin-<br />

lO ID., pp. 166-176.<br />

La sedentarizzazione forzata delle tribù noma<strong>di</strong> 109<br />

cipio ogni contrapposizione economica tra conta<strong>di</strong>ni sedentari e pastori<br />

noma<strong>di</strong>, che una siccità o altre circostanze occasionati potevano portare<br />

a situazioni <strong>di</strong> conflittualità. Di qui la necessità, per lo Stato romano,<br />

<strong>di</strong> esercitare comunque un controllo sulle migrazioni delle tribù noma<strong>di</strong>.<br />

Il punto è che Roma si preoccupava non solo delle possibili ragioni <strong>di</strong><br />

conflittualità tra i noma<strong>di</strong>. Vari in<strong>di</strong>zi lasciano intendere che, se non si<br />

poteva arrivare ad una sedentarizzazione forzata, era comunque importante<br />

assegnare le varie popolazioni a territori prefissati onde tutelare le<br />

città romane e le aree imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>pendenti da esse.<br />

È abbastanza comprensibile che una politica <strong>di</strong> questo genere sia legata<br />

a fasi <strong>di</strong> significativo intervento romano verso l'interno dell' Africa<br />

settentrionale. In proposito è opportuno soffermarsi su qualche considerazione<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale. Le Mauretanie formano una regione estremamente<br />

<strong>di</strong>versificata ove territori urbani e territori <strong>di</strong> tribù si intersecano<br />

senza che questi ultimi necessariamente si urbanizzino. Sembra <strong>di</strong>fficile<br />

concepire le operazioni militari romane come <strong>degli</strong> interventi su larga<br />

scala volti alla «espulsione» dell'avversario in<strong>di</strong>geno. È stato più volte<br />

ricordato in pubblicazioni recenti, in ispecie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi francesi, che occupazione<br />

<strong>romana</strong> e provincia <strong>romana</strong> non necessariamente<br />

coincidono". La Mauretania, come è noto, è stata sede <strong>di</strong> una precoce<br />

installazione <strong>romana</strong>, con tre colonie augustee e una colonia <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o.<br />

Ma c'è ragione <strong>di</strong> credere che questa presenza <strong>romana</strong>, malgrado la sua<br />

penetrazione verso l'interno, sia convissuta con tribù che conservavano<br />

il loro tipo <strong>di</strong> vita tra<strong>di</strong>zionale. È <strong>di</strong> per sé già significativo il fatto che<br />

<strong>di</strong> tali tribù ci sia rimasto un significativo riscontro epigrafico. Una situazione<br />

<strong>di</strong> questo genere, inoltre, può spiegare l'esistenza, a Cesarea,<br />

<strong>di</strong> un procurator ad curam gentium (si tratta <strong>di</strong> M. Pomponius Vitellianus:<br />

ILS 2750) che avrà avuto lo scopo <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> tali popolazioni<br />

(in particolare, dei Mazices che occupavano lo Chelif e l'arca circostante)12.<br />

Le relazioni tra l'occupante romano e l'in<strong>di</strong>geno saranno state improntate<br />

a una relativa instabilità. Qui naturalmente si tratta <strong>di</strong> intendersi<br />

sul significato dei termini: a una occupazione, per così <strong>di</strong>re flessibile,<br />

corrispondono episo<strong>di</strong> minori <strong>di</strong> ribellione. I Romani si saranno preoccupati<br />

in primo luogo <strong>di</strong> tutelare la sicurezza delle loro colonie insieme<br />

ai territori <strong>di</strong> queste ultime.<br />

Facciamo qualche esempio. A Cartenna si celebrò con una base onoraria<br />

C. Fulcinius Optatus che seppe <strong>di</strong>fendere la città da un raid dei Ba-<br />

Il LEVEAU 1974, pp. 108-109.<br />

12 LEVEAU 1973.

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