L'Africa romana - UnissResearch - Università degli Studi di Sassari

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14.08.2013 Views

Saluto del prof. Giovanni Palmieri Rettore dell'Università degli Studi di Sassari Autorità, Signore e Signori, cari studenti, Prima di leggere il documento ufficiale, a me che per natura sono portato in genere a porgere il saluto a braccio, perché mi sembra più caldo, consentite almeno una riflessione da uno che come pro-rettore prima e da rettore oggi può testimoniare attraverso questi quattro anni di un rapporto con una parte dell'Università di Sassari e nello specifico col Dipartimento di Storia ed il prof. Attilio Mastino che qui lo rappresenta, che si caratterizza per la laboriosità, per l'impegno, per il costante lavoro con il quale danno all'Università di Sassari la giusta proiezione verso il territorio. Credo che non ci debbano essere parole né retorica per dare una connotazione del rapporto che l'Università di Sassari vuole avere con il territorio nuorese, al di là delle enfasi ma in un'analisi concreta, realistica e se mi è consentito anche severa dell'impegno che l'Università si accinge ad assumere. La presenza qui a Nuoro del sottoscritto, al di là dell'impegno dovuto che discende dalla carica, deve essere letta come l'inizio di un rapporto schietto, sincero, del rapporto che l'Università intende avere con il territorio e con le autorità nuoresi. La specificità dell'argomento, per me anatomico, porta evidentemente a lasciare qualcosa di scritto, perché ci si muove con notevole difficoltà in un convegno di questo genere. Desidero allora portare il cordiale saluto dell'Università di Sassari ai colleghi italiani e stranieri che partecipano a questo IX Convegno internazionale di studi su «L'Africa Romana», dedicato alla presentazione delle nuove scoperte epigrafiche effettuate nel Maghreb ed in Sardegna. Due anni fa, sostituendo a Sassari il M. Rettore Antonio Milella, impegnato all'estero per ragioni di ufficio, avevo avuto l'onore di aprire il VII Convegno, dedicato alle sopravvivenze puniche ed alle persistenze indigene del Nord Africa ed in Sardegna in età romana: in quell'occasione avevo osservato che la romanizzazione delle zone interne dell'isola ha dovuto confrontarsi con la cultura indigena, preistorica e nuragica, che «nella storia della Sardegna ha avuto e se volete continua ad avere un Saluto 39 valore emblematico, rappresenta un costante punto di riferimento, costituisce una delle componenti fondamentali di quella che si chiama l'identità sarda». E proseguivo osservando che «in una terra arcaica come la Barbagia, isola nell'isola, le suggestioni legate al passato nuragico sul piano artistico, ma anche sul piano sociale, sul piano economico e sul piano culturale, sono ancora più forti e più vitali. E il lungo momento della resistenza alla romanizzazione costituisce un esempio significativo del carattere forte e libero della gente sarda». La città di Nuoro che oggi ospita la seduta inaugurale di questo Convegno si trova nel cuore di questa Barbagia: qui veramente si manifestano ancora oggi le caratteristiche principali della società barbaricina, con il suo forte attaccamento al passato ed alla tradizione, con il suo rifiuto a sottoporsi ad una regola di vita imposta dall'esterno, ma anche con la sua ospitalità proverbiale, con il suo rispetto quasi sacro per la parola data, con la sua concezione dei rapporti sociali ancora fortemente legati al mondo dei pastori e della montagna. È questo mondo difficile e complesso che troviamo splendidamente raffigurato nelle pagine di Grazia Deledda e di Sebastiano Satta. La visita di questa città spero possa essere per Voi l'occasione per entrare in diretto rapporto con questa Sardegna interna, con una terra che ha mantenuto nella sua storia l'impronta della preistoria, e ciò soprattutto in età romana. Desidero portare l'augurio più sincero di buon lavoro, certo come sono che anche questo IX Convegno sarà all'altezza degli otto che lo hanno preceduto: grazie al patrocinio dell' Associazione internazionale di epigrafia greca e latina, a partire dal 1983 i colleghi del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari, Attilio Mastino, Gianni Brizzi, Sandro Schipani, Cinzia Vismara, ora sostenuti anche dai colleghi di Cagliari Piero Meloni, Giovanna Sotgiu, Ignazio Didu, Franco Porrà, Marcella Bonello, hanno avviato un'iniziativa che gode di un ampio significativo apprezzamento all'interno della comunità scientifica internazionale. La partecipazione di pubblico e di studiosi all'edizione di quest'anno costituisce del resto un'eloquente conferma del ruolo che gli incontri annuali in Sardegna rivestono ormai per gli storici antichi, per gli archeologi, per i filologi e per gli epigrafisti europei e maghrebini: in questa sede si è avviato un rapporto fecondo tra scuole e tra tradizioni differenti, rapporto che ha già prodotto significativi risultati scientifici, come è dimostrato dalla collana delle Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari, molte delle quali scritte a più mani, con la partecipazione di studiosi dei diversi paesi del Mediterraneo. La mia presenza oggi qui a Nuoro vuole mostrare l'interesse che l'a-

Saluto del prof. Giovanni Palmieri<br />

Rettore dell'<strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong><br />

Autorità, Signore e Signori, cari studenti,<br />

Prima <strong>di</strong> leggere il documento ufficiale, a me che per natura sono<br />

portato in genere a porgere il saluto a braccio, perché mi sembra più caldo,<br />

consentite almeno una riflessione da uno che come pro-rettore prima<br />

e da rettore oggi può testimoniare attraverso questi quattro anni <strong>di</strong><br />

un rapporto con una parte dell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> e nello specifico col<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Storia ed il prof. Attilio Mastino che qui lo rappresenta,<br />

che si caratterizza per la laboriosità, per l'impegno, per il costante<br />

lavoro con il quale danno all'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> la giusta proiezione<br />

verso il territorio.<br />

Credo che non ci debbano essere parole né retorica per dare una connotazione<br />

del rapporto che l'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> vuole avere con il territorio<br />

nuorese, al <strong>di</strong> là delle enfasi ma in un'analisi concreta, realistica<br />

e se mi è consentito anche severa dell'impegno che l'<strong>Università</strong> si accinge<br />

ad assumere. La presenza qui a Nuoro del sottoscritto, al <strong>di</strong> là dell'impegno<br />

dovuto che <strong>di</strong>scende dalla carica, deve essere letta come l'inizio<br />

<strong>di</strong> un rapporto schietto, sincero, del rapporto che l'<strong>Università</strong> intende<br />

avere con il territorio e con le autorità nuoresi.<br />

La specificità dell'argomento, per me anatomico, porta evidentemente<br />

a lasciare qualcosa <strong>di</strong> scritto, perché ci si muove con notevole <strong>di</strong>fficoltà<br />

in un convegno <strong>di</strong> questo genere.<br />

Desidero allora portare il cor<strong>di</strong>ale saluto dell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong><br />

ai colleghi italiani e stranieri che partecipano a questo IX Convegno internazionale<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su «<strong>L'Africa</strong> Romana», de<strong>di</strong>cato alla presentazione<br />

delle nuove scoperte epigrafiche effettuate nel Maghreb ed in Sardegna.<br />

Due anni fa, sostituendo a <strong>Sassari</strong> il M. Rettore Antonio Milella,<br />

impegnato all'estero per ragioni <strong>di</strong> ufficio, avevo avuto l'onore <strong>di</strong> aprire<br />

il VII Convegno, de<strong>di</strong>cato alle sopravvivenze puniche ed alle persistenze<br />

in<strong>di</strong>gene del Nord Africa ed in Sardegna in età <strong>romana</strong>: in quell'occasione<br />

avevo osservato che la romanizzazione delle zone interne dell'isola ha<br />

dovuto confrontarsi con la cultura in<strong>di</strong>gena, preistorica e nuragica, che<br />

«nella storia della Sardegna ha avuto e se volete continua ad avere un<br />

Saluto 39<br />

valore emblematico, rappresenta un costante punto <strong>di</strong> riferimento, costituisce<br />

una delle componenti fondamentali <strong>di</strong> quella che si chiama l'identità<br />

sarda». E proseguivo osservando che «in una terra arcaica come<br />

la Barbagia, isola nell'isola, le suggestioni legate al passato nuragico sul<br />

piano artistico, ma anche sul piano sociale, sul piano economico e sul<br />

piano culturale, sono ancora più forti e più vitali. E il lungo momento<br />

della resistenza alla romanizzazione costituisce un esempio significativo<br />

del carattere forte e libero della gente sarda».<br />

La città <strong>di</strong> Nuoro che oggi ospita la seduta inaugurale <strong>di</strong> questo Convegno<br />

si trova nel cuore <strong>di</strong> questa Barbagia: qui veramente si manifestano<br />

ancora oggi le caratteristiche principali della società barbaricina, con<br />

il suo forte attaccamento al passato ed alla tra<strong>di</strong>zione, con il suo rifiuto<br />

a sottoporsi ad una regola <strong>di</strong> vita imposta dall'esterno, ma anche con<br />

la sua ospitalità proverbiale, con il suo rispetto quasi sacro per la parola<br />

data, con la sua concezione dei rapporti sociali ancora fortemente legati<br />

al mondo dei pastori e della montagna. È questo mondo <strong>di</strong>fficile e complesso<br />

che troviamo splen<strong>di</strong>damente raffigurato nelle pagine <strong>di</strong> Grazia<br />

Deledda e <strong>di</strong> Sebastiano Satta.<br />

La visita <strong>di</strong> questa città spero possa essere per Voi l'occasione per<br />

entrare in <strong>di</strong>retto rapporto con questa Sardegna interna, con una terra<br />

che ha mantenuto nella sua storia l'impronta della preistoria, e ciò soprattutto<br />

in età <strong>romana</strong>.<br />

Desidero portare l'augurio più sincero <strong>di</strong> buon lavoro, certo come<br />

sono che anche questo IX Convegno sarà all'altezza <strong>degli</strong> otto che lo hanno<br />

preceduto: grazie al patrocinio dell' Associazione internazionale <strong>di</strong> epigrafia<br />

greca e latina, a partire dal 1983 i colleghi del Dipartimento <strong>di</strong> Storia<br />

dell'<strong>Università</strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong>, Attilio Mastino, Gianni Brizzi, Sandro Schipani,<br />

Cinzia Vismara, ora sostenuti anche dai colleghi <strong>di</strong> Cagliari Piero<br />

Meloni, Giovanna Sotgiu, Ignazio Didu, Franco Porrà, Marcella Bonello,<br />

hanno avviato un'iniziativa che gode <strong>di</strong> un ampio significativo apprezzamento<br />

all'interno della comunità scientifica internazionale. La partecipazione<br />

<strong>di</strong> pubblico e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi all'e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quest'anno costituisce<br />

del resto un'eloquente conferma del ruolo che gli incontri annuali<br />

in Sardegna rivestono ormai per gli storici antichi, per gli archeologi, per<br />

i filologi e per gli epigrafisti europei e maghrebini: in questa sede si è<br />

avviato un rapporto fecondo tra scuole e tra tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fferenti, rapporto<br />

che ha già prodotto significativi risultati scientifici, come è <strong>di</strong>mostrato<br />

dalla collana delle Pubblicazioni del Dipartimento <strong>di</strong> Storia dell'<strong>Università</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Sassari</strong>, molte delle quali scritte a più mani, con la partecipazione<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi dei <strong>di</strong>versi paesi del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

La mia presenza oggi qui a Nuoro vuole mostrare l'interesse che l'a-

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