L'Africa romana - UnissResearch - Università degli Studi di Sassari
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244 Serena Ensoli Vittozzi<br />
La pianta è ricostruibile abbastanza compiutamente (fig. 9). Le principali<br />
«entità architettoniche» riconosciute da Stucchi sono due, con orientamento tra<br />
loro <strong>di</strong>ametrale, poste una a ridosso dell'altra ed accessibili, quella maggiore,<br />
da Est e, quella minore, da Sud. I due ingressi sono raccordati da un corridoio<br />
a «L», che doveva anch'esso essere coperto. La porta <strong>di</strong> entrata all'intero complesso<br />
è a Sud, ortogonale alla costruzione maggiore. L' «entità architettonica<br />
principale» presenta il vano interno <strong>di</strong>viso in tre navate longitu<strong>di</strong>nali <strong>di</strong> identica<br />
lunghezza. La <strong>di</strong>visione è ottenuta me<strong>di</strong>ante tre arcate per lato, poggianti su pilastri<br />
e, le estreme, su tratti <strong>di</strong> pareti rettilinee. Infondo alla navata centrale venne<br />
collocato il basamento per la statua della <strong>di</strong>vinità. Secondariamente fu aperta<br />
una porta sul lato Sud. L'«entità architettonica minore» si compone <strong>di</strong> due vani,<br />
<strong>di</strong> cui quello anteriore funge da vestibolo. La sala più interna, fornita sul fondo<br />
<strong>di</strong> una piccola abside rettangolare, derivata, almeno in parte, dalla conformazione<br />
delle mura dell' Acropoli, presenta quasi al centro del vano la fossa tappezzata<br />
<strong>di</strong> pietra <strong>di</strong> cui si è già detto.<br />
Stucchi, che richiama a proposito dell' «entità architettonica maggiore» il<br />
confronto con le basiliche cristiane della seconda metà del V secolo, propone<br />
per l'e<strong>di</strong>ficio nel suo complesso una datazione attorno all'ultimo quarto del V<br />
secolo d.C., notando che il rinvenimento nel telesterio <strong>di</strong> alcune monete del IV<br />
secolo costituisce soltanto un termine post quem per la datazione dell'intero<br />
impiant0 253 . .<br />
Anche <strong>di</strong> questo più tardo santuario, denominato da Stucchi «Iseo<br />
Bizantino», è possibile formulare un'ipotesi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione delle fasi<br />
<strong>di</strong> vita, che sembrerebbero più d'una 254 .<br />
È necessario premettere, tuttavia, che, nel quadro della fruizione ininterrotta<br />
del santuario, vari elementi portano a supporre il parziale ripristino<br />
del Tempio <strong>di</strong> Iside e Serapide dopo il terremoto del 365,<br />
probabilmente realizzato anche con materiale ligne0 255 .<br />
Una prima fase ricostruttiva del santuario (figg. 5, 9) dopo il cataclisma<br />
può essere riconosciuta, oltre che nel riadattamento del tempietto,<br />
nella costruzione dell'e<strong>di</strong>ficio - o <strong>di</strong> una sua parte - che Stucchi<br />
ha denominato «entità architettonica maggiore», con l'ingresso, che infatti<br />
è <strong>di</strong>stinto da quello dell' «entità minore», posto ad Est. In questa<br />
epoca le sculture danneggiate dal terremoto furono restaurate; altre ancora,<br />
afferenti in qualche modo al culto isiaco, furono portate via· da<br />
altri luoghi in rovina per popolare e ripristinare l'area sacra. Vicende analoghe<br />
sono particolarmente evidenti sulla Myrtousa, sia nell'area del Santuario<br />
<strong>di</strong> Apollo che, soprattutto, nelle Terme.<br />
253 STUCCHI 1975, p. 442, nota 2.<br />
254 Tengo a sottolineare che la ricostruzione proposta può considerarsi solo un'ipotesi<br />
<strong>di</strong> lavoro, poiché in mancanza <strong>di</strong> nuovi scavi non è possibile conseguire alcuna certezza.<br />
255 Ve<strong>di</strong> STUCCHI 1975, p. 360.<br />
Indagini sul culto <strong>di</strong> Iside a Cirene 245<br />
Il monumento doveva esser completato sul lato posteriore, ossia verso<br />
Ovest, da altre strutture, non conservate, da collegare con il funzionamento<br />
del bothros (si confrontino le figg. 4, 5, 9). Il piccolo ambiente,<br />
forse in origine servito da un corridoio posto a Nord-Ovest, che fu poi<br />
inglobato nella «entità maggiore», doveva essere in parte ipogeo, come<br />
in<strong>di</strong>ca la presenza, all'estremità Sud-Est della parete nord-orientale dell'o<strong>di</strong>erna<br />
«Sala del bothros», <strong>di</strong> una scala <strong>di</strong> tre gra<strong>di</strong>ni « ... la quale porta<br />
ad un piano in calce battuta (ossia nell'ambiente «entità maggiore»),<br />
più alto <strong>di</strong> quello della sala (del bothros) 50 cm circa»256.<br />
È possibile pertanto che dalla «entità maggiore», che tra l'altro nella<br />
pianta <strong>di</strong> Ghislanzoni (fig. 4), <strong>di</strong>versamente che nelle altre (figg. 5,<br />
9), sembra seguire - insieme alla scaletta menzionata - un orientamento<br />
leggermente <strong>di</strong>verso da quello dell' «entità minore», si accedeva nell'ambiente<br />
del bothros.<br />
Il racconto <strong>di</strong> Apuleio rispetto all'arrivo <strong>di</strong> Lucio nei penetralia, anche<br />
in relazione a quanto ha scritto Pesce per Sabratha, e la presenza<br />
della fossa rituale in rapporto all'immagine policroma <strong>di</strong> Iside, che certamente<br />
«funzionava» come immagine misterica, potrebbero fornire la<br />
chiave per l'interpretazione dell'impianto architettonico descritto. Questa<br />
tesi sembrerebbe inoltre rinforzata dal confronto con un analogo monumento<br />
<strong>di</strong> Apollonia - il porto <strong>di</strong> Ci rene - identificato da Stucchi<br />
con un santuario isiaco 257 . Eretto appena oltre la strada che corre ad<br />
Ovest della Basilica Orientale, in esso compaiono anche l'ambiente ipogeo<br />
e la fossa rituale.<br />
Non è improbabile, infine - si è più volte accennato -, che l'e<strong>di</strong>ficio<br />
<strong>di</strong> prima fase si sia imposto sulle rovine <strong>di</strong> un monumento più antico,<br />
orientato anch'esso ad Est (come ad Est era orientato il Tempio <strong>di</strong><br />
Iside e Serapide), destinato alla celebrazione dei misteri, al clero ed ai<br />
fedeli. Potrebbero suggerire questa ipotesi sia il <strong>di</strong>verso orientamento del<br />
bothros rispetto ad entrambe le «entità architettoniche» (fig. 4; tav. VI,I)<br />
sia la constatazione che l'area sacra nel suo insieme venne regolarizzata<br />
probabilmente già a partire dall'età imperiale (fig. 5).<br />
Può esser utile a tal proposito il richiamo al telesterio più tardo del<br />
Santuario dei Cabiri a Lemnos, sia in relazione all'esistenza nel santuario<br />
acropolitano <strong>di</strong> strutture anteriori all' «entità architettonica maggio-<br />
256 GHISLANZONI 1927, p. 151, fig. 1 (cfr. fig. 4).<br />
257 STUCCHI 1975, p. 444. Per la pianta: «RA», 1963, p. 137, sez. b, in<strong>di</strong>cato con<br />
Fouilles 1954-55; GOODCHILD 1971, p. 187 (stranamente interpretato come peristilio del<br />
cortile <strong>di</strong> un tempio). Lo scavo ha messo in luce anche un altare marmo reo ed una piccola<br />
ara litica per bruciare incensi. Il monumento non è ancora pubblicato e non si conoscono<br />
i dati <strong>di</strong> scavo che potrebbero precisarne la datazione.