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L'Africa romana - UnissResearch - Università degli Studi di Sassari

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234 Serena Ensoli Vittozzi<br />

La testa della cosiddetta Berenice e quella muliebre inv. n. 14059<br />

(tavv. XXI,I-2), l'ultima delle quali, ancora <strong>di</strong> età ellenistica, reca tracce<br />

d'incen<strong>di</strong>o, possono spiegare più agevolmente la loro presenza nel santuario<br />

se vengono riguardate come manufatti creati per essere de<strong>di</strong>cati<br />

nel luogo, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che, nel caso della «Berenice»,<br />

si possa avere un'opera del II secolo d.C. che ripete iconologie più<br />

antiche 221 .<br />

La testina <strong>di</strong> Mitra (tav. XXI,3) riveste un significato particolare in<br />

riferimento a Serapide, anche in relazione all'identificazione <strong>di</strong> entrambe<br />

le <strong>di</strong>vinità con Helios, a cui rimandano vari documenti soprattutto<br />

nell'età <strong>di</strong> CaracaIla 222 • La statuetta <strong>di</strong> Zeus (tav. XXII,I), probabilmente<br />

offerta nel santuario da un fedele, serve da commento alla consueta<br />

assimilazione del <strong>di</strong>o a Serapide 223 . Ancora a Serapide, nella sua acce-<br />

221 La testa <strong>di</strong> «Berenice» inv. n. C 17135 (alt. m 0,22; marmo pario) venne ritrovata<br />

all'interno della «Sala del bothros». GHISLANZONI 1927, pp. 165 sg., n. 9, fig. 8 (età<br />

ellenistica); C. ANTI, Un ritratto <strong>di</strong> Berenice <strong>di</strong> Cirene, «Africa Italiana», I, 1927, pp.<br />

167-178 (Berenice II ancora nubile: 258-240 a.C.); PESCE, in EAA, cit., II, pp. 677 sg.;<br />

J. CHARBONNEAUX, «MonPiot», 38, 1953, p. 125 (copia adrianea <strong>di</strong> un modello del 240-221<br />

a.C.); F. CHAMOUX, in ROSENBAUM, op.cit., nota 4 a p. 39 (età <strong>degli</strong> Antonini); ROSEN­<br />

BAUM, op.cit., pp. 38 sg., n. 6, tav. VIII, 3-4 (I a.C.; ivi bibl.); H. KYRIELEIS, Bildnisse<br />

der Ptolemiier, Berlin 1975, p. 100; LARONDE 1987, pp. 407-408, fig. 158. La testa <strong>di</strong> giovinetta<br />

inv. n. 14059 (alt. m 0,26; marmo pari o) venne anch'essa recuperata all'interno<br />

della «Sala del bothros». La testa, probabilmente un originale <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione alessandrina,<br />

doveva essere inserita in una statua. Una benda (o un <strong>di</strong>adema?), originariamente resa in<br />

metallo, era inserita nel solco che si conserva intorno al capo. Le tracce <strong>di</strong> policromia sui<br />

capelli fanno pensare che anche gli occhi, appena accennati, fossero completati con il colore.<br />

Che la scultura vada attribuita all'età ellenistica sembra confermato anche dal trattamento<br />

poco levigato delle superfici e dalla forma del raccordo alla base del collo. Le<br />

«imperfezioni» notate da Ghislanzoni nel ren<strong>di</strong>mento del volto vanno riferite alla serie <strong>di</strong><br />

alterazioni ottiche operate in relazione al punto <strong>di</strong> vista antico della statua. GHISLANZONI<br />

1927, pp. 168 sg., n. 12, fig. 11; PARIBENI 1959, p. 51, n. 92, tav. 67.<br />

222 La testina <strong>di</strong> Mithra Tauroctonos inv. n. 14385 (alt. m 0,15; marmo pentelico)<br />

venne recuperata presso l'ingresso della «Sala del bothros». GHISLANZONI 1927, pp. 164<br />

sg., n. 6, fig. 7 (seconda metà del II-prima metà del III secolo d.C.); VITALI 1932, p. 94;<br />

PARIBENI 1959, p. 148, n. 432, tav. 185 (età severiana). Sul Mitreo che si stanziò nella Grotta<br />

Oracolare del Santuario cireneo <strong>di</strong> Apollo: STUCCHI 1975, pp. 266 sg.; 326; ID., Di un<br />

mitreo e <strong>di</strong> un oracolo a Cirene, in Divagazioni Archeologiche, I, Roma 1981, (= Bibliotheca<br />

Archaeologica, 3), pp. 89 sgg. Sull'identificazione <strong>di</strong> Mitra con Serapide nell'età <strong>di</strong><br />

Caracalla: BIANCHI, in Perenni/as, nota 4 a p. 10; TURCAN 1989, p. 94. Sui rapporti delle<br />

<strong>di</strong>vinità egizie con Mitra: MALAISE 1972, pp. 464-467. Su Mitra in generale, oltre ai lavori<br />

<strong>di</strong> M.J. Vermaseren, ve<strong>di</strong> BURKERT 1987 [1991], passim (con bibl.).<br />

223 La statuetta <strong>di</strong> Zeus inv. n. 14136 (alt. m 0,48; marmo pario) venne ritrovata nella<br />

«Sala del bothros». Nella sinistra abbassata il <strong>di</strong>o probabilmente teneva il fulmine aggiunto<br />

in metallo. La cura nei dettagli e la resa formale inducono ad accostare alla scultura<br />

la statuetta <strong>di</strong> Iside in arenaria, <strong>di</strong> cui si è già trattato (supra, p. 224, nota 188). GHISLAN­<br />

ZONI 1927, p. 167, n. li, fig. lO; PARIBENI 1959, p. 81, n. 191; tav. 109. Sull'identificazione<br />

<strong>di</strong> Serapide con Zeus e/o Helios, attestata soprattutto in Asia Minore: MORA 1990,<br />

II, p. 42. Sulla presenza <strong>di</strong> Zeus nei santuari isiaci dell'Oriente greco: ibid., pp. 42 sg.<br />

Indagini sul culto <strong>di</strong> Iside a Cirene 235<br />

zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>o salutare, tanto <strong>di</strong>ffusa nel mondo greco-romano e riflessa<br />

soprattutto nell'identificazione del <strong>di</strong>o con Asclepio, può forse ricondursi<br />

la piccola stele con serpente che scorre sui flutti (tav. XXII,2)224 .. Il significato<br />

simbolico del serpente nella religione egizia, con particolare riguardo<br />

alla sua valenza rriistica, è tale che la connessione <strong>di</strong> questa stele,<br />

ancora piuttosto antica, con la sua collocazione originaria priva <strong>di</strong> reale<br />

valore il problema 225 .<br />

La sfinge aptera (tav. XXIII,I), con la quale si apre la serie del contesto<br />

più specificatamente egizio, documenta a Cirene l'uso, invalso in<br />

numerosissimi santuari isiaci del mondo greco e romano, primo tra tutti<br />

il lontano Iseo Campense, <strong>di</strong> porre le sfingi in coppia presso gli ingressi<br />

ai templi, come si può vedere ad esempio nell'affresco <strong>di</strong> Ercolan0 226 .<br />

L'immagine <strong>di</strong> Serapide, attestata sull' Acropoli con un busto <strong>di</strong> lavoro<br />

rapido e fresco (tav. XXIII,2), oggi <strong>di</strong>sperso, che ornava il tempietto<br />

nel II secolo d.C.227, è piuttosto rara rispetto alle sculture raffiguranti<br />

Iside. Lo stesso fenomeno può constatarsi nelle effigi impresse<br />

sulle cretule del Nomophylakeion. La prevalenza della dea a Ci rene trova<br />

riscontro nei paesi del Me<strong>di</strong>terraneo via via che ci si allontana dall'età<br />

224 La piccola stele (alt. m 0,33) venne recuperata all'interno della «Sala del bothros».<br />

Ferri interpretò la raffigurazione come epifania <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o catactonio, legato al culto<br />

mistico isiaco, senza tralasciare, peraltro, <strong>di</strong> richiamare la leggenda della traslazione del<br />

culto <strong>di</strong> Asklepios. GHISLANZONI 1927, pp. 169-170,203, n. 14, fig. 13 (Zeus Meilichios);<br />

FERRI 1927 [1963], pp. 13 sg., note 36-39 [Appen<strong>di</strong>ce I); ROMANELLI, La Cirenaica, cit.,<br />

p. 217. Sui rapporti tra Asclepio e Serapide: supra, p. 190 e nota 80.<br />

225 Si rammenti che il serpente rappresentava nell'iconografia <strong>romana</strong> sia Iside­<br />

Thermoutis che Serapide agathodaimon (FRAsER 1972, pp. 206-211) e che generalmente<br />

Serapide era raffigurato non sotto forma <strong>di</strong> cobra, ma <strong>di</strong> serpente affusolato (G. BOTII­<br />

P. ROMANELLI, Le sculture del Museo Gregoriano Egizio, Città del Vaticano 1951, pp.<br />

125-126, nn. 208-209, tav. LXXXVI).<br />

226 La sfinge, in arenaria, venne trovata nella «Sala del bothros». Il lavoro poco accurato,<br />

le proporzioni del corpo e la caratterizzazione femminile portano a datare la scultura<br />

in età <strong>romana</strong>. GHISLANZONI 1927, pp. 170 sg., n. 15, fig. 14. Sulla consuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

porre le sfingi a guar<strong>di</strong>a <strong>degli</strong> ingressi nei santuari isiaci del mondo greco-romano: A. ROUL­<br />

LET, The Egyptian and Egyptianizing Monuments oj Imperial Rome, Leiden 1972 (EPRO,<br />

20), pp. 29 sg. (Iseo Campense, Egitto, Delo). Sull'affresco <strong>di</strong> Ercolano (Museo Nazionale<br />

<strong>di</strong> Napoli, inv. n. 8924): V. TRAN TAM TINH, Le culte des <strong>di</strong>vinités orientales à Herculanum,<br />

Leiden 1971 (EPRO, 17), p. 83, n. 58, fig. 4; MALAISE, Inventaire, cit., pp. 251 sg.,<br />

n. 3, con bibl., tav. 35. In generale sul problema: ENSOLI VITIOZZI, Musei Capitolini, cit.,<br />

p. 31 e nota 35, p. 35 e nota 49.<br />

227 Il piccolo busto, in marmo, venne recuperato nel Tempio <strong>di</strong> Iside e Serapide durante<br />

gli scavi del 1935. La testa rientra nel tipo «franzenfrisur» <strong>di</strong> Hornbostel ed è datata<br />

nel II secolo d.C. PARIBENI 1959, p. 164, n. 479, tav. 208; G.J.F. KATER-SmBEs, Preliminary<br />

Catalogue oj Sarapis Cult, Leiden 1973 (EPRO, 36), p. 142, n. 771; W. HORNBO­<br />

STEL, Sarapis. <strong>Stu<strong>di</strong></strong>en zur Oberliejerungsch ich te, den Erscheinungsjormen und<br />

Wandlungen der Gestalt eines Gottes, Leiden 1973 (EPRO, 32), p. 245, nota 7.

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