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La Teoria della Relativita' (pdf) - INFN Napoli

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Corso speciale abilitante A049<br />

all’insegnamento all insegnamento nella scuola<br />

secondaria di 2° 2 grado<br />

Legge 4 giugno 2004 n. 143<br />

D.M 85/05<br />

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI NAPOLI "FEDERICO II"<br />

<strong>La</strong> teoria<br />

<strong>della</strong><br />

Relatività Relativit<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 1


Che cos’è cos’è<br />

il tempo?<br />

><br />

Con queste parole delle Confessiones di Sant’Agostino, rimaste<br />

celebri, si può dire che abbia avuto inizio la speculazione<br />

moderna sul tempo, e più umilmente anche la mia scoperta<br />

<strong>della</strong> profondità filosofica sottesa al suo mistero.<br />

Personalmente, ho sempre ritenuto il tempo, come una<br />

grandezza misurabile e scomponibile, ma in realtà, con molto<br />

ritardo, ho capito che è semplicemente una traccia che<br />

definisce il cambiamento <strong>della</strong> storia, il ritmo che marca le<br />

differenze vitali del prima - adesso - dopo. Insomma, è il<br />

senso dell’attesa, del desiderio, dell’evoluzione o <strong>della</strong><br />

ripetizione.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 2


… il punto di vista filosofico<br />

Per quanto precisamente possa essere misurato, il tempo rimane in sé<br />

qualcosa di sfuggente. Il passato è ciò che ora non è più; il futuro<br />

qualcosa che non è ancora e lo stesso presente, che talvolta ci appare<br />

anche troppo concreto, non è costituito che da attimi, cioè infinitesime<br />

parti di un tempo senza fine, e di cui abbiamo coscienza solo una volta<br />

che sono trascorsi.<br />

Allora, cosa sia veramente il tempo, noi non lo sapremo mai. Ma questa<br />

è una riflessione intrisa d’angoscia, perché proprio la cosa<br />

fondamentale <strong>della</strong> nostra vita, quella che segna la nostra nascita e la<br />

nostra morte, per quanti sforzi possiamo fare per interpretarlo<br />

compiutamente, in assoluto, a noi resta sempre intangibile e invisibile.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 3


…cosa cosa esprime esattamente<br />

il tempo dal punto di vista<br />

scientifico?<br />

<strong>La</strong> nozione di tempo, scientificamente, nasce dall’attitudine a ordinare le<br />

nostre esperienze in una successione temporale, in modo tale da stabilire se<br />

una data esperienza sensibile o mentale, viene vissuta prima o dopo di<br />

un’altra.<br />

Questa attitudine ci consente anche di confrontare e valutare le durate di<br />

diversi fenomeni. Naturalmente queste valutazioni sono soggettive e<br />

difficilmente confrontabili tra loro; per farlo, occorre introdurre una<br />

valutazione quantitativa <strong>della</strong> durata mediante una grandezza fisica,<br />

l’intervallo di tempo, che risulta univocamente determinata quando si<br />

stabilisce un criterio per la sua misura. Allora, dal punto di vista <strong>della</strong><br />

fisica, il tempo è un’entità al cui interno è possibile definire la successione<br />

degli eventi e misurarne la durata, come quantità di tempo compresa tra un<br />

istante iniziale e un istante finale.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 4


…ma ma come percepiamo il<br />

tempo?<br />

L’oggettività del tempo è alla base <strong>della</strong> meccanica newtoniana in cui il<br />

tempo risulta un attributo di Dio e il tempo in assoluto, altro non è che<br />

una successione uniforme di tempo relativo, che risulta misurabile in<br />

relazione ai movimenti dei corpi celesti, cosicché ogni attività umana si<br />

realizza lungo una linea esistenziale sotto forma di movimento, sicché la<br />

percezione di moto in svolgimento e la percezione di spostamento di un<br />

oggetto mobile da un punto all’altro, sia pure nella loro bidimensionalità,<br />

vengono globalmente percepiti dall’uomo come un tutto unico. Per cui, il<br />

tempo è percepito da ciascun individuo come durata di svolgimento di un<br />

evento.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 5


… e la fisica moderna cosa<br />

asserisce in proposito?<br />

<strong>La</strong> concezione classica del tempo, inteso come ordine seriale<br />

omogeneo, è entrata in crisi con le svolte significative <strong>della</strong> fisica<br />

moderna, in cui lo schema di un tempo omogeneo fatto di momenti<br />

tutti uguali, non può, per esempio, collimare con l’irreversibilità dei<br />

fenomeni in termodinamica o con la stessa relatività di A. Einstein,<br />

in cui si presuppone l’accettazione di serie temporali diverse in<br />

dipendenza delle velocità dei moti in cui possono essere coinvolti i<br />

vari osservatori.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 6


Come si valuta il tempo? tempo<br />

<strong>La</strong> valutazione quantitativa del tempo, non è poi così<br />

semplice. Infatti, secondo la teoria <strong>della</strong> relatività ristretta,<br />

sviluppata da A. Einstein nel 1905, lo scorrere del tempo non<br />

ha senso come concetto assoluto, ma è relativo al sistema di<br />

riferimento rispetto al quale lo si misura.<br />

Alla base di ciò, egli pone il postulato secondo il quale la<br />

velocità <strong>della</strong> luce nel vuoto, è una costante naturale ed è la<br />

massima velocità teoricamente raggiungibile; da ciò ne deriva<br />

che le onde elettromagnetiche non si trasmettono<br />

istantaneamente, ma impiegano un certo tempo, sia pur<br />

piccolo.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 7


Come fu accolto da A. Einstein il<br />

postulato del tempo assoluto di<br />

Newton?<br />

Nella fisica classica, la durata di un dato fenomeno, era considerata una<br />

proprietà intrinseca del fenomeno stesso, nel senso che ogni sua misura,<br />

effettuata da un qualsiasi osservatore, doveva dare lo stesso valore.<br />

Questa ipotesi, nota come postulato del tempo assoluto (di Newton), fu<br />

fortemente criticata da Einstein il quale mostrò invece che, in base ai<br />

postulati <strong>della</strong> relatività, la durata di un fenomeno dipende dal sistema di<br />

riferimento inerziale in cui si effettua la misura; in termini più precisi, il<br />

tempo scandito da un orologio in moto rispetto a un dato osservatore<br />

appare scorrere più lentamente di quello segnato da un orologio identico al<br />

precedente, ma in quiete rispetto all’osservatore. Questo aspetto, noto<br />

come dilatazione del tempo ha ricevuto poi conferme sperimentali.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 8


Ora ordiniamo un po’ po le idee …<br />

Secondo la teoria <strong>della</strong> relatività ristretta di Einstein, lo scorrere del tempo<br />

non ha senso come concetto assoluto, ma è relativo al sistema di riferimento<br />

rispetto al quale lo si misura. Ciò implica che due osservatori, situati in due<br />

sistemi in moto relativo l’uno rispetto all’altro, misurano durate differenti per<br />

uno stesso evento. Ad esempio, in una gara di cento metri piani che si svolge in<br />

un sistema di riferimento A, un osservatore posto in quel sistema misura il<br />

tempo del vincitore in 10 secondi esatti; se il sistema A si muove di moto<br />

rettilineo uniforme con velocità v rispetto a un altro sistema B, un osservatore<br />

posto in B misura un tempo maggiore di 10 secondi (10,0000001 secondi se la<br />

velocità relativa è di 3x10 4 m/s; 10,05 secondi se la velocità è di 2x10 8 m/s);<br />

per l’osservatore in B il tempo si dilata, e l’effetto comincia ad essere<br />

consistente solo se la velocità relativa dei due sistemi è prossima alla velocità<br />

<strong>della</strong> luce. Cioè due eventi che avvengono contemporaneamente in un sistema di<br />

riferimento, non sono più contemporanei se visti da un osservatore in moto.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 9


Cosa si può dedurre da ciò?<br />

Si può dedurre che il tempo, dilatato o non dilatato, è pur sempre<br />

un’entità che definisce la successione degli eventi, e ciò significa che il<br />

tempo è un’entità che accompagna l’evoluzione dell’universo fin dalla sua<br />

nascita. Bisogna poi aggiungere che non possono determinarsi eventi in<br />

successione, qualunque essi siano, senza energia.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 10


Ma prima di avventurarci nella descrizione <strong>della</strong><br />

teoria <strong>della</strong> relatività, relativit , vediamo innanzitutto che<br />

cosa s’intendeva s intendeva per etere<br />

Il termine etere, risale agli albori del pensiero presocratico, ma pur<br />

mantenendo lo stesso nome, ha assunto significati diversi in epoche diverse:<br />

mezzo di trasmissione di interazioni tra corpi distanti, sistema di riferimento<br />

privilegiato rispetto al quale definire uno stato di quiete o di moto assoluto,<br />

che poi è quello rilevante per la relatività. Maxwell, in una conferenza, dopo<br />

aver . discusso il problema da molteplici punti dì vista, egli concludeva così:<br />

.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 11


Etere<br />

Ora, però, vediamo più pi<br />

precisamente quale significato<br />

nel tempo, ha avuto questo<br />

termine sul piano storico-<br />

filosofico ed epistemologico.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 12


L ‘etere di Aristotele<br />

Aristotele èil primo a<br />

postulare nel<br />

De Coelo<br />

l’esistenza di un<br />

quinto elemento, elemento o quintessenza, quintessenza oltre<br />

ai quattro di Empedocle<br />

(terra, terra, acqua, aria, fuoco) fuoco che<br />

compone la materia siderale.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 13


L’etere di Giordano Bruno<br />

Nella cosmologia di Giordano Bruno l’etere<br />

riveste un ruolo fondamentale:<br />

“Noi non diciamo vacuo alcuno, come quello che sia<br />

semplicemente nulla; ma secondo quella raggione,<br />

con la quale ciò che non è corpo che resista<br />

sensibilmente, tutto suole esser chiamato, se ha<br />

dimensione, vacuo: atteso che comunemente non<br />

apprendono l'esser corpo, se non con la proprietà<br />

di resistenza; onde dicono che, siccome non è<br />

carne quello che non è vulnerabile, cossì non corpo<br />

quello che non resiste”<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 14


L’etere di Giordano Bruno<br />

“In questo modo diciamo esser un infinito, cioè una eterea<br />

regione immensa, nella quale sono innumerabili ed infiniti corpi,<br />

come la terra, la luna ed il sole; li quali da noi son chiamati<br />

mondi composti di pieno e vacuo: perché questo spirito, questo<br />

aria, questo etere non solamente è circa questi corpi, ma ancora<br />

penetra dentro tutti, e viene insito in ogni cosa. Diciamo ancora<br />

vacuo secondo quella ragione, per la quale rispondemo alla<br />

questione che dimandasse dove è l'etere infinito e gli mondi; e<br />

noi rispondessimo: in un spacio infinito, in un certo seno nel<br />

quale ed è e s'intende il tutto, ed il quale non si può intendere<br />

ne essere in altro,”<br />

(De Infinito, universo e mondi ed. 1957, pp. 397-98<br />

Antonio Sparzani, Relatività quante storie, p.165 (2003)<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 15


I vortici di Cartesio<br />

Cartesio riprende l’opinione secondo la quale lo spazio vuoto è una<br />

"assurdità fisica" nel suo grande trattato di fisica teorica Principia<br />

Philosophiae (1644). Lo spazio di Cartesio (res<br />

extensa) è tutto pieno di una materia sottile onnipervadente<br />

(etere)...<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 16


I vortici di Cartesio<br />

… il cui movimento rotatorio<br />

intorno al Sole è per esempio la<br />

causa dei moti dei pianeti<br />

(teoria dei vortici).<br />

Sole<br />

Pianeti<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 17


A che serve l’etere in Fisica?<br />

“L'idea di un mezzo onnipresente ha considerevoli attrattive per lo<br />

scienziato. Gli consente, per esempio, di spiegare come fenomeni<br />

familiari quali la luce, il calore, il suono e il magnetismo<br />

possano agire su grandi distanze e propagarsi attraverso uno spazio<br />

apparentemente vuoto.”<br />

[Derek Gjertsen, The Newton Handbook, 1986]<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 18


Hans Christian Huygens<br />

Huygens parte dal presupposto che la lucenon possa che<br />

essere moto; per eccitare i terminali nervosi sulla retina (<br />

lux ) ci deve essere movimento di qualcosa tra l’oggetto e<br />

l’occhio. Due o più fasci di radiazioni propagantisi in<br />

direzioni diverse si incrociano senza disturbarsi a vicenda e<br />

ciò non potrebbe avvenire qualora si incrociassero sciami di<br />

particelle: quindi si tratta di un moto vibratorio.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 19


Hans Christian Huygens<br />

A questa importante conclusione il Nostro fu condotto<br />

dalle sueconoscenze <strong>della</strong> meccanica, ma anche dal<br />

presunto parallelo col suono.<br />

Huygens fa notare come il suono si propaghi nell’aria a<br />

velocità finita in virtù <strong>della</strong> forza elastica e come quindi<br />

la determinazione di Roemer fosse un argomento a favore<br />

dell’assunzione del detto parallelismo. Egli cerca una<br />

spiegazione unitaria dei fenomeni acustici e luminosi; li considera<br />

entrambi dovuti a vibrazioni longitudinali, vibrazioni dell’etere nel<br />

caso <strong>della</strong> luce, vibrazioni di " molecole " dei corpi elastici nel caso<br />

del suono.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 20


Hans Christian Huygens<br />

Huygens afferma infatti che per spiegare lapropagazione<br />

di onde veloci come quelle luminose bisogna<br />

ammettere l’esistenza di una sostanza, l’etere, capace di<br />

compenetrarsi in tutti i corpi e di riempire tutto lo spazio<br />

sia esso riempito o no da materia ordinaria,dotata di<br />

uniforme elasticità ed elevatissima durezza: più grande è<br />

la durezza di una sostanza più alta è la velocità di<br />

propagazione delle onde. L’etere di Huygens non è più il<br />

fluidum di Cartesio e Grimaldi nè tantomeno la<br />

quint’essenza aristotelica però egli dice esplicitamente di<br />

non volersi pronunciare sulla sua natura.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 21


Maxwell, Maxwell,<br />

la Luce & l'Etere<br />

Nel 1864 lo scienziato inglese James Clerk Maxwell scopre che le leggi che<br />

governano l'elettricità e il magnetismo sono così connesse tra loro da implicare<br />

l'esistenza di onde elettromagnetiche: una carica elettrica (ad esempio un<br />

elettrone) che oscilla nello spazio genera un campo elettromagnetico che si<br />

propaga sotto forma di onda. Maxwell tradusse in formule matematiche questi<br />

esperimenti. Il risultato fu di affermare l'esistenza di onde elettromagnetiche,<br />

ovvero l'esistenza di una legge unitaria per i fenomeni magnetici e elettrici. Dai<br />

suoi calcoli Maxwell dedusse l'esatta velocità delle onde elettromagnetiche,<br />

molto prossima ai 300.000 km al secondo. Maxwell, misurata quella <strong>della</strong> luce<br />

precisamente grazie ad una serie di esperimenti, si avvide che erano identiche.<br />

Da questo fatto ne dedusse che la stessa luce era un’onda elettromagnetica.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 22


Il problema dell’etere<br />

A questo punto la fisica dell'epoca imponeva di trovare un elemento attraverso<br />

il quale le onde elettromagnetiche potessero propagarsi. Tutti i movimenti<br />

ondulatori dovevano propagarsi in qualche elemento: le onde del mare si<br />

propagavano attraverso l'acqua, le onde sonore attraverso l'aria. Visto che le<br />

onde elettromagnetiche non potevano propagarsi nel vuoto, si vide bene di<br />

teorizzare l'esistenza di una sostanza che permettesse di trasportare le onde<br />

elettromagnetiche: questo elemento fu chiamato etere luminifico, o<br />

semplicemente, etere (il termine fu preso in prestito da Aristotele)<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 23


Caratteristiche dell’etere<br />

Trasparenza Rigidità<br />

leggerezza Onnipresenza<br />

I fisici pensavano che ogni corpo che si muovesse nell‘universo producesse un vento<br />

(vento d'etere) che si muoveva alla stessa velocità del corpo in movimento ma con<br />

direzione opposta. Per esempio, la Terra si muove nell'universo a 30 Km/s perciò ci<br />

dovrebbe essere un vento a 30 Km/s che spazzerebbe la Terra in direzione opposta al<br />

proprio cammino. Ovviamente qualsiasi cosa è influenzata dal vento, compresa la luce.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 24


Interferenze di onde in acqua<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 25


Interferenza <strong>della</strong> Luce<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 26


L’aberrazione <strong>della</strong> luce<br />

Nel 1725 l’astronomo dilettante James Bradley osserva una deviazione<br />

angolare di 20’’ che si inverte ogni sei mesi per tutte le stelle<br />

Come la pioggia, che cade obliquamente vista<br />

da un treno in corsa, l’aberrazione <strong>della</strong> luce<br />

stellare dipende dalla velocità orbitale <strong>della</strong><br />

Terra. <strong>La</strong> deviazione angolare <strong>della</strong> luce vale<br />

circa v/c ~ 30/300000<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 27


L’aberrazione <strong>della</strong> luce<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 28


L’aberrazione <strong>della</strong> luce<br />

Se esiste un Etere in cui la luce si propaga, la Terra<br />

non lo trascina con sé s nel suo moto intorno al Sole.<br />

Dunque si deve poter misurare un “vento vento d’Etere d Etere”<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 29


J.C.Maxwell & l’Etere<br />

(1878)<br />

In un articolo scritto per l’ Encyclopaedia Britannica nel 1878,<br />

Maxwell descrive la luce come onde elettromagnetiche trasversali<br />

propagatesi nell’etere, formula le sue famose quattro equazioni<br />

differenziali che descrivono completamente il campo<br />

elettromagnetico ed inoltre afferma:<br />

““Per Per quante quante difficoltàà difficolt possiamo possiamo incontrare incontrare nella nella formulazione formulazione di di una una valida valida<br />

teoria teoria <strong>della</strong> <strong>della</strong> struttura struttura dell’’etere, dell etere, non non vi vi può può essere essere alcun alcun dubbio dubbio che che gli gli spazi spazi<br />

interplanetari interplanetari ed ed interstellari interstellari non non sono sono vuoti, vuoti, ma ma sono sono occupati occupati da da una una<br />

sostanza sostanza o o corpo corpo materiale, materiale, che che èè certamente certamente il il corpo corpo piùù pi esteso esteso e e<br />

probabilmente il il piùù pi uniforme uniforme che che si si conosca.””<br />

conosca.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 30


<strong>La</strong> proposta di Maxwell…<br />

Sempre nello stesso articolo del 1878, Maxwell propose il seguente<br />

esperimento per determinare la velocità <strong>della</strong> terra rispetto all’etere :<br />

dopo aver diviso un raggio di luce in due parti che si propagano lungo<br />

direzioni ortogonali, le si fa interferire. Nell’ipotesi che i due raggi<br />

abbiano la stessa velocità rispetto all’etere, la figura d’interferenza<br />

ottenuta dipenderà dalla velocità <strong>della</strong> terra rispetto all’etere…<br />

… Tuttavia non pensava che tale esperimento potesse essere realmente<br />

realizzato …<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 31


Albert Abhram Michelson,<br />

decise di provare a misurare<br />

la velocità <strong>della</strong> luce per<br />

vedere se si trovava traccia<br />

del vento d'etere e si mise in<br />

contatto con Eduard Morley,<br />

uno scienziato dall'aspetto<br />

trasandato, che offrì il suo<br />

seminterrato per<br />

l'esperimento. Correva l'anno<br />

1887.<br />

Michelson e Morley<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 32


L’esperimento di Michelson e<br />

L’idea di Michelson era seguente:<br />

Morley<br />

a) quando la sorgente è esterna alla Terra (per esempio una stella ), la<br />

vibrazione luminosa è creata nel sistema di riferimento dell’etere, per<br />

cui l’unico effetto risulta quello già studiato molto prima da Bradley,<br />

ossia l’aberrazione, che coinvolge solo la direnzione apparente del<br />

cammino <strong>della</strong> luce, ma non il valore <strong>della</strong> sua velocità.<br />

b) Se invece la sorgente luminosa è solidale con la Terra , la luce emessa<br />

dovrebbe risentire del “vento d’Etere”, che dovrebbe ostacolarla se la<br />

direzione di propagazione è “contro vento”e favorirla in verso contrario.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 33


L’esperimento di Michelson e<br />

Morley<br />

Pertanto realizzarono un’apparecchiatura, detta “interferometro di<br />

Michelson”. Una volta effettuato l'esperimento non si trovò traccia di<br />

un vento d'etere. <strong>La</strong> velocità <strong>della</strong> luce era indipendente dalla direzione<br />

e di poco inferiore a 300000 Km/s.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 34


L’Interferometro di Michelson<br />

Michelson e Morley usarono<br />

come apparecchio di misura<br />

l’interferometro, cioè unp<br />

strumento con il quale era<br />

possibile misurare , attraverso<br />

la visione <strong>della</strong> frange di<br />

inferenza di due raggi luminosi,<br />

il ritardo causato da cammini<br />

ottici differenti.<br />

Una piattaforma di marmo<br />

galleggiante su mercurio e<br />

ruotante sul proprio asse è la<br />

base dello strumento<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 35


L’Interferometro di Michelson<br />

Vi sono posti una sorgente S, due specchi S1 ed S2 disposti<br />

perpendicolarmente l’uno rispetto all’altro e un altro specchio semiargentato<br />

S3 al centro <strong>della</strong> struttura, che permette si la deflessione sia la<br />

trasmissione del raggio. <strong>La</strong> luce emessa dalla sorgente S incide sullo<br />

specchio , una parte è riflessa su S1 , mentre un’altra è trasmessa su S3 .<br />

<strong>La</strong> luce subisce una riflessione su questi due specchi e ritorna allo specchio<br />

semiargentato S3 ,il quale, trasmettendo il raggio proveniente da S1 e<br />

riflettendo quello proveniente da S2 permette finalmente all’osservatore O<br />

di raccogliere la luce ricomposta dei due raggi.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 36


<strong>La</strong> dimostrazione <strong>della</strong> (non) esistenza dell’etere<br />

L’esperimento di Michelson e Morley<br />

Immaginiamo di viaggiare sul cosiddetto<br />

"treno di Einstein" un ipotetico treno futuribile<br />

che si muove a 240.000 Km/s; accendendo i<br />

fari, la loro luce dovrebbe viaggiare a: 300.000<br />

+ 240.000 = 540.000 Km/s<br />

Se l’etere esiste anche la Terra si muove (con velocità di 30 Km/s) intorno al<br />

Sole in mezzo all’etere, che per conto suo è rigorosamente fermo. Il moto<br />

<strong>della</strong> Terra si dovrebbe manifestare come un vento d’etere.<br />

Se c è la velocità <strong>della</strong> luce nel sistema di riferimento dell’etere, la velocità<br />

<strong>della</strong> luce dovrebbe essere:<br />

c-v (se la luce si propaga nel verso del moto terrestre);<br />

c+v (se la luce si propaga nel verso opposto)<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 37


Se c’era un moto relativo<br />

rispetto all’etere,<br />

l’interferometro ruota di<br />

90°, allora i tempi di<br />

percorrenza dei due cammini<br />

sarebbero stati differenti e si<br />

sarebbero create particolari<br />

frange di interferenza.<br />

L’esperimento fu ripreso<br />

da Edward Williams<br />

Morley (1838 –1923) nel<br />

1905, ma in nessun caso<br />

si registrò alcun moto<br />

relativo del nostro pianeta<br />

rispetto all’etere<br />

Il vento di etere non esiste!<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 38


Osservazione sperimentale :<br />

Nessuno slittamento nelle frange !!! !!!<br />

<strong>La</strong> velocità <strong>della</strong> luce è la stessa nei due bracci : la velocità <strong>della</strong><br />

Terra attraverso l’etere NON può essere rivelata !!<br />

Due (sgradevoli) alternative :<br />

1) Eq. di Maxwell sono sbagliate, oppure<br />

propagazione <strong>della</strong> luce NON è la stessa nei<br />

diversi R.I.<br />

2) Trasformazioni Galileiane NON applicabili,<br />

qualcosa di sbagliato nella meccanica di Newton<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 39


Alla ricerca di una spiegazione<br />

<strong>La</strong> comunità scientifica impegnata nella ricerca sulla propagazione delle<br />

onde luminose si aspettava che l’esperimento di Michelson e Morley,<br />

nella sua semplicità concettuale, confermasse l’ipotesi dell’etere come<br />

sistema di riferimento inerziale e desse tutt’al più indicazioni sulla<br />

velocità <strong>della</strong> terra in esso. Il risultato definitivamente nullo ottenuto<br />

dai due scienziati, seminò perciò vero e proprio sgomento e rammarico<br />

tra i fisici:<br />

Michelson, in particolar modo, ne rimase colpito per tutta la vita,<br />

tanto che definì in seguito l’esperienza “un fiasco”.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 40


<strong>La</strong> contrazione di Lorentz<br />

Nel 1889 FitzGerald, e tre anni più tardi Lorentz, svilupparono un’ipotesi di<br />

spiegazione che non andava ad intaccare n´e l’elettromagnetismo n´e il<br />

principio di relatività. Essi proposero infatti l’idea che un corpo in moto<br />

rispetto all’etere con velocità v si contraesse di un fattore<br />

cioè esattamente di quel poco che bastava a giustificare il fatto che<br />

rotazioni dell’interferometro non producevano alcun effetto. Nonostante<br />

Lorentz, che aveva dimostrato che le forze elettrostatiche variano se si<br />

cambia sistema di riferimento, adducesse motivazioni analoghe e riferite alle<br />

forze intermolecolari per spiegarela contrazione del braccio<br />

dell’interferometro, la sua congettura sembrò subito a tutti troppo<br />

artificiosa e ad hoc –l’autore stesso, dopo il 1905, parlò di “goffaggine”<br />

<strong>della</strong> sua teoria.<br />

v<br />

1− c<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 41<br />

2<br />

2


<strong>La</strong> contrazione di Lorentz<br />

Vista l’impossibilità di rivelare il “vento d’Etere”, FitzGerald e poi<br />

Lorentz suggeriscono che la lunghezza di un corpo in moto si riduca<br />

in modo da annullare la differenza dei tempi nell’esperimento di<br />

Michelson e Morely. Le dimensioni del corpo perpendicolari alla<br />

direzione del moto restano le stesse.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 42


L’Etere, Etere, Alice & … lo<br />

Stregatto<br />

…<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 43


L’Etere, Etere, Alice & … lo<br />

Stregatto<br />

……anche anche pensare pensare<br />

le le onde onde senza senza<br />

mezzo mezzo che che<br />

le le supporti supporti<br />

èè curioso curioso<br />

non non poco…… poco<br />

Antonio Sparzani, Relatività quante storie, p.219 (2003)<br />

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<strong>La</strong> teoria del trascinamento<br />

dell’etere<br />

Una seconda interpretazione dei risultati di Michelson e Morley nacque abbastanza<br />

naturalmente nell’ambito di quella impostazione meccanicistica di cui si accennava prima,<br />

secondo cui l’etere non poteva che essere un vero e proprio mezzo materiale, seppure<br />

impalpabile più dell’aria. <strong>La</strong> spiegazione venne perciò paragonando la terra ad un corpo<br />

scabro in moto in un fluido, che, a causa dell’attrito e <strong>della</strong> viscosità di quest’ultimo, ne<br />

trascina con sé gli strati più vicini alla superficie di separazione. <strong>La</strong> conclusione era dunque<br />

che a livello del mare, l’etere è solidale alla superficie terrestre, perchè trascinato da questa,<br />

e perciò l’esperienza con l’interferometro non produce effetti. Questa teoria, decisamente più<br />

sensata e naturale dell’ipotesi di contrazione di Fitzgerald e Lorentz, si scontrava però con<br />

due consolidate osservazioni sperimentali.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 45


<strong>La</strong> teoria del trascinamento<br />

dell’etere<br />

<strong>La</strong> prima, nota come aberrazione stellare, era stata rilevata già nel 1727 da Bradley, che si accorse che<br />

le cosiddette “stelle fisse” compiono nell’arco dell’anno un cammino circolare di circa 20.5”di raggio<br />

rispetto alle coordinate terrestri. <strong>La</strong> spiegazione di questo fenomeno, in termini moderni, è questa: un<br />

fotone emesso da una stella che si trova allo zenit arriva alla bocca di un telescopio posto sulla terra e<br />

puntato in verticale. Il fotone prosegue diritto, ma il telescopio nel frattempo si sposta lateralmente a<br />

causa del moto orbitale terrestre; il fotone quindi non arriva all’oculare ma si scontra con la parete del<br />

tubo. Per vedere una stella allo zenit un astronomo deve perciò inclinare il telescopio nella direzione del<br />

moto <strong>della</strong> terra di un angolo α la cui tangente è v/c. Si trova in effetti α = 20.5”. Questo risultato, in<br />

termini ottici, può essere letto come una prima grossolana misura <strong>della</strong> velocità relativa tra terra ed etere,<br />

posto che il raggio luminoso <strong>della</strong> stella è, per definizione, in quiete nell’etere; se il mezzo luminifero<br />

fosse fermo rispetto alla superficie terrestre, come vorrebbe la teoria del trascinamento, non si avrebbe<br />

naturalmente aberrazione perchè il raggio di luce entrerebbe diritto nel tubo del telescopio puntato allo<br />

zenit.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 46


<strong>La</strong> teoria del trascinamento<br />

dell’etere<br />

<strong>La</strong> seconda negazione dell’ipotesi dell’ether dragging venne da un’idea di<br />

Fresnel del 1817, che prevedeva un parziale trascinamento <strong>della</strong> radiazione<br />

elettromagnetica da parte di un mezzo in movimento. L’ipotesi venne verificata<br />

da Fizeau nel 1851, con un apparato costruito per osservare spostamenti di<br />

frange di interferenza di due raggi luminosi il cui cammino ottico avveniva in<br />

parte in tubi di acqua corrente, spinta in direzioni opposte. L’esperimento<br />

confermò che la velocit`a <strong>della</strong> luce in un mezzo di indice di rifrazione n in moto<br />

con velocità vm (parallela al raggio luminoso) è<br />

c 1<br />

v = ± vm<br />

( 1−<br />

) 2<br />

n n<br />

falsificando l’ipotesi di un trascinamento dell’etere, questa darebbe come<br />

risultato per lo stesso esperimento la trasformazione galileiana v=c/n ± vm . Gli<br />

stessi Michelson e Morley ripeterono quest’esperienza nel 1886, e nel 1914<br />

Zeeman ed altri confermarono il risultato con grande precisione.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 47


L’importanza dell’esperimento di<br />

Michelson & Morley nella TRR<br />

Una testimonianza dello storico R.S. Shankland, riportata da Holton, si riferisce<br />

a due successive interviste che ebbe con Einstein nel 1950 e nel 1952 e ad uno scritto del<br />

1952 che lo stesso Shankland richiese ad Einstein, in occasione <strong>della</strong> commemorazione del<br />

centenario <strong>della</strong> nascita di Michelson. Il racconto che Shankland fa <strong>della</strong> prima intervista<br />

riporta questo brano:"Quando gli chiesi di come aveva avuto notizia dell'esperimento di<br />

Michelson-Morley, mi disse che lo aveva conosciuto attraverso gli scritti di H. A. Lorentz, ma<br />

che solo dopo il 1905 gli aveva prestato attenzione !, altrimenti disse lo avrei menzionato nel<br />

mio articolo. Continuò dicendo che i risultati sperimentali che maggiore influenza avevano<br />

avuto su di lui erano le osservazioni dell'aberrazione stellare e le misure di Fizeau <strong>della</strong><br />

velocità <strong>della</strong> luce nell'acqua in movimento. Questo fu sufficiente mi disse."<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 48


L’importanza dell’esperimento di<br />

Michelson & Morley nella TRR<br />

Ad una analoga domanda, posta da Shankland nella seconda intervista,<br />

Einstein rispose: "Non è così semplice dirlo, non sono sicuro di quando venni<br />

a conoscenza per la prima volta dell'esperimento di Michelson. Non ero cosciente<br />

del fatto che avesse avuto influenza su di me in modo diretto durante i sette anni in<br />

cui la relatività era tutta la mia vita. Credo che semplicemente lo accettai come<br />

veritiero “.e quindi aggiunse che di quella esperienza aveva avuto notizia dai lavori di<br />

Lorentz. Infine, nello scritto del 1952, Einstein dice: "L'influenza del famoso<br />

esperimento di Michelson-Morley nei miei lavori è stata abbastanza indiretta. Ebbi<br />

notizia di esso dalle decisive investigazioni di Lorentz sull'elettrodinamica dei corpi in<br />

movimento (1895), che conoscevo bene prima di sviluppare la <strong>Teoria</strong> Speciale <strong>della</strong><br />

Relatività."<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 49


<strong>La</strong> conclusione, che la velocità <strong>della</strong> luce è indipendente<br />

dal moto <strong>della</strong> sorgente e dell'osservatore, fu l'ipotesi da<br />

cui partì Einstein per sviluppare la teoria <strong>della</strong> relatività<br />

ristretta<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 50


Riprendiamo ora il discorso interrotto<br />

e vediamo su cosa si basa la <strong>Teoria</strong><br />

<strong>della</strong> Relatività Relativit di Einstein?<br />

Si basa sulla rigorosa revisione critica di alcuni principi <strong>della</strong><br />

meccanica, precedentemente considerati validi, e su dati<br />

sperimentali, concernenti fenomeni elettromagnetici, in disaccordo<br />

con quei principi. Tale revisione riguarda essenzialmente la relatività<br />

galileiana, quindi il carattere assoluto del concetto di tempo e il<br />

carattere assoluto del concetto di lunghezza o distanza.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 51


Il treno di Einstein<br />

All’interno di un treno che procede senza scosse, in linea retta e a<br />

velocità costante, i corpi si comportano esattamente come se i<br />

vagoni fossero fermi. Gli oggetti, per esempio, cadono sempre lungo<br />

la verticale. Nessun esperimento di tipo meccanico, neppure il più<br />

sofisticato, eseguito in un laboratorio posto all’interno di un vagone<br />

può quindi dimostrare se e come il treno si muova realmente.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 52


Un treno perfettamente<br />

Non ha perciò senso parlare di moto assoluto del treno, ma solo di<br />

moto relativo, cioè rispetto a un altro corpo. Questo principio di<br />

relatività, già formulato da Galileo per i soli fenomeni meccanici,<br />

venne esteso da Einstein anche nel caso dei fenomeni<br />

elettromagnetici, quando apparve chiaro che il reale stato di moto<br />

del vagone non potrebbe essere dimostrato neppure eseguendo<br />

complicatissime misure, sempre all’interno del treno in corsa, sulla<br />

velocità di propagazione <strong>della</strong> luce.<br />

immobile<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 53


E’ il caso di fare chiarezza sui concetti<br />

Consideriamo un un treno treno che che viaggia viaggia lungo lungo la la strada strada ferrata a un un<br />

velocità costante di di 80 80 km/h, km/h, e un un viaggiatore, che che cammina<br />

nel nel corridoio a una una velocità costante di di 5 km/h km/h rispetto al al<br />

treno. treno. Dalla Dalla legge legge <strong>della</strong> <strong>della</strong> composizione <strong>della</strong> <strong>della</strong> velocità velocitàsi si deduce deduce<br />

che che il il viaggiatore si si muove muove rispetto al al binario binario con con una una velocità<br />

di di 85 85 km/h km/h (somma delle delle due) due) se se va va verso verso la la locomotiva, di di 75 75<br />

km/h km/h (differenze delle delle due) due) nel nel caso caso opposto.<br />

L’esempio è l’applicazione <strong>della</strong> <strong>della</strong> trasformazione di di Galileo,<br />

conseguenza del del principio <strong>della</strong> <strong>della</strong> relatività galileiano, che che si si enuncia<br />

dicendo che che se se nella nella descrizione di di un un fenomeno fisico fisico la la<br />

posizione dei dei corpi corpi è riferita a un un sistema K di di coordinate<br />

cartesiane ortogonali, per per cui cui sia sia valido valido il il principio d’inerzia<br />

(sistema inerziale), questa questa legge legge è ancora ancora valida valida per per un un altro altro<br />

sistema K’, K’, rispetto al al quale quale il il precedente sia sia in in moto moto uniforme.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 54


Nel Nel precedente precedente esempio, esempio, K sia sia fissato fissato al al treno, treno, K’ K’ alla alla strada strada<br />

ferrata ferrata (pur (pur essendo essendo entrambi entrambi non non perfettamente perfettamente inerziali), inerziali), gli gli assi assi<br />

x, x, y, y, z che che definiscono definiscono il il sistema sistema K siano siano paralleli paralleli agli agli assi assi x’, x’, y’, y’, z’ z’<br />

che che definiscono definiscono il il sistema sistema K’, K’, e il il moto moto sia sia parallelo parallelo a x; x; la la<br />

relazione relazione tra tra le le coordinate coordinate x, x, y, y, z e x’, x’, y’, y’, z’ z’ , , secondo secondo la la<br />

trasformazione trasformazione di di Galileo Galileo è èla la seguente: seguente:<br />

x’ x’ = x-ut x-ut<br />

y’ y’ = y<br />

z’ z’ = z<br />

t’ t’ = tt<br />

Dove Dove u u è la la velocità velocità di di K rispetto rispetto a K’. K’. <strong>La</strong> <strong>La</strong> quarta quarta equazione, equazione, che che<br />

stabilisce stabilisce la la coincidenza coincidenza dei dei tempi tempi t,t’ t,t’ dei dei due due sistemi, sistemi, è èstata stata aggiunta aggiunta<br />

rigorosamente rigorosamente da da Einstein, Einstein, fino fino al al quale quale la la meccanica meccanica classica classica<br />

(inconsciamente (inconsciamente considerando considerando infinita infinita la la velocità velocità <strong>della</strong> <strong>della</strong> luce) luce) aveva aveva<br />

tacitamente tacitamente ammesso ammesso che che due due orologi, orologi, che che segnassero segnassero il il tempo tempo in in due due<br />

sistemi, sistemi, uno uno in in moto moto uniforme uniforme rispetto rispetto all’altro, all’altro, come come il il treno treno e la la<br />

strada strada ferrata, ferrata, fossero fossero sincroni sincroni (carattere (carattere assoluto assoluto del del tempo). tempo).<br />

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L’inesattezza del principio<br />

galileiano <strong>della</strong> relatività<br />

L’inesattezza del principio galileiano <strong>della</strong> relatività è stata<br />

dimostrata quando se ne è cercata la conferma in fenomeni<br />

elettromagnetici, riguardanti la velocità di propagazione <strong>della</strong> luce:<br />

considerandone la propagazione rispetto a un corpo in movimento, la<br />

velocità <strong>della</strong> luce sarebbe dovuta risultare funzione <strong>della</strong> velocità del<br />

corpo e <strong>della</strong> direzione <strong>della</strong> propagazione. Il fallimento di questi tentativi,<br />

ha portato Einstein al principio di considerare la velocità <strong>della</strong> luce<br />

indipendente dal sistema di riferimento, purché inerziale, principio che è il<br />

fondamento <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> relatività ristretta. <strong>La</strong> trasformazione di<br />

Galileo va quindi sostituita da una trasformazione caratterizzata dal fatto<br />

che, passando da un sistema all’altro, la velocità<br />

invariata.<br />

<strong>della</strong> luce rimanga<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 56


<strong>La</strong> critica del principio del<br />

carattere assoluto del tempo<br />

Per comprendere la critica del principio del carattere assoluto del tempo,<br />

bisogna ritornare al moto del treno, di lunghezza L. Le due estremità del<br />

treno corrispondano a due punti A e B prossimi al binario lungo il quale,<br />

esattamente nelle mezzeria M tra A e B, sia fermo un osservatore O b.<br />

A (T A )<br />

T t<br />

O t<br />

(O b ) M M’ B<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 57


<strong>La</strong> dilatazione dei tempi<br />

Se due impulsi luminosi vengono emessi alle estremità del treno a istanti tali<br />

che Ob li veda arrivare contemporaneamente mediante un sistema ottico, egli<br />

affermerà che le due emissioni sono avvenute contemporaneamente. Ma, un<br />

altro osservatore Ot nella mezzeria M del treno in moto non le vedrà arrivare<br />

contemporaneamente perché intanto il treno si è spostato in M’ se il treno si<br />

muove nel senso AB, e affermerà che l’emissione in A è avvenuta dopo<br />

l’emissione in B. Dunque il concetto di contemporaneità è relativo al sistema di<br />

riferimento. Dalla relatività <strong>della</strong> contemporaneità si passa alla relatività del<br />

tempo considerando un orologio TA fisso in A, un altro orologio Tt sul treno in<br />

moto, orologio che per ipotesi sarebbe sincrono al precedente se il treno fosse<br />

fermo. Via via che l’orologio Tt si sposta da A verso B le sue lancette, che<br />

immaginiamo possano essere viste da A, sembreranno ruotare più lentamente di<br />

quelle di TA , in misura dipendente dalla velocità del treno, in relazione al fatto<br />

che al crescere <strong>della</strong> distanza aumenterà in proporzione il tempo di<br />

propagazione <strong>della</strong> luce (dilatazione dilatazione dei tempi).<br />

tempi<br />

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<strong>La</strong> contrazione <strong>della</strong><br />

lunghezza<br />

L’inesattezza del carattere assoluto <strong>della</strong> distanza deriva<br />

direttamente dalle considerazioni precedenti; infatti una distanza l<br />

misurata su un corpo fermo è la differenza x2-x1 di due coordinate<br />

spaziali rispetto a un dato sistema K; quando questo è in moto<br />

rispetto a un altro sistema K’, x 1 e x 2 (quindi anche la loro<br />

differenza) diventano, rispetto a K’, funzioni <strong>della</strong> velocità u e <strong>della</strong><br />

velocità <strong>della</strong> luce. Il risultato è una contrazione <strong>della</strong> lunghezza.<br />

lunghezza<br />

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Sistema di riferimento<br />

spazio-temporale<br />

spazio temporale<br />

Il valore costante <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> luce nei sistemi inerziali, la<br />

relatività del tempo, la relatività <strong>della</strong> distanza rendono necessario<br />

introdurre sempre il tempo nella descrizione dei fenomeni fisici,<br />

anche nel loro aspetto puramente geometrico, cioè nelle coordinate<br />

spaziali; si dice che il sistema di riferimento diventa spazio-<br />

temporale. temporale Le trasformazioni di Galileo sono sostituite dalle<br />

seguenti, dovute a Lorentz:<br />

x − ut<br />

x = = γ −<br />

− β 2<br />

'<br />

1<br />

( x ut)<br />

y '=<br />

z '=<br />

y<br />

z<br />

x<br />

t − β<br />

⎛ u<br />

t' =<br />

c<br />

= γ ⎜t<br />

− β<br />

2<br />

1−<br />

β ⎝ c<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 60<br />

⎞<br />

⎟<br />


Le trasformazioni di<br />

H. A. Lorentz<br />

Dove c è la velocità <strong>della</strong> luce nel vuoto e inoltre si sono usate le<br />

notazioni convenzionali <strong>della</strong> teoria:<br />

γ =<br />

1<br />

2<br />

1−<br />

β<br />

Le trasformazioni di Lorentz hanno l’ulteriore proprietà di lasciare<br />

invarianti le equazioni di Maxwell e cinque equazioni fondamentali che<br />

Lorentz dedusse introducendo nelle equazioni di Maxwell la struttura<br />

discontinua dell’elettricità. Se infatti si ammette, come era<br />

implicitamente accettato da tutta la fisica classica, che le<br />

trasformazioni che si devono eseguire sulle leggi fisiche nel passare<br />

da un sistema inerziale all’altro sono quelle di Galileo, ne segue che i<br />

sistemi inerziali non sono tra loro equivalenti dal punto di vista<br />

dell’elettromagnetismo.<br />

β =<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 61<br />

u<br />

c


Misurazione <strong>della</strong> velocità<br />

iniziale rispetto ad un sistema<br />

privilegiato S<br />

Esiste Esiste tuttavia, un un sistema inerziale privilegiato S, S, per per esempio quello quello delle delle<br />

stelle stelle fisse, fisse, in in cui cui i i principi dell’elettromagnetismo si si possono scrivere nella nella<br />

forma forma data data da da Maxwell; per per ogni ogni altro altro sistema di di riferimento inerziale in in moto moto<br />

rispetto all’etere, queste queste leggi leggi cambiano forma, forma, perciò perciò ammettono conseguenze<br />

fisiche fisiche differenti. Si Si possono allora allora attuare esperimenti che che sfruttando queste queste<br />

differenze fisiche fisiche permettono di di misurare la la velocità di di un un dato dato sistema<br />

inerziale (in (in prima prima approssimazione, ad ad esempio, la la terra), terra), rispetto al al sistema S. S.<br />

Tali Tali esperimenti furono furono eseguiti più più volte volte agli agli inizi inizi del del secolo secolo scorso, scorso, con con<br />

precisione sempre sempre maggiore e i i risultati ottenuti, in in apparenza contraddittori,<br />

condussero Einstein a una una revisione critica critica dei dei principi fondamentali <strong>della</strong> <strong>della</strong> fisica fisica<br />

classica.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 62


Revisione critica dei<br />

principi fondamentali <strong>della</strong><br />

fisica classica<br />

Nella memoria sull’elettrodinamica dei corpi in moto, Einstein osservò che<br />

alcune dissimetrie dell’elettrodinamica di Maxwell, applicata ai corpi in<br />

movimento e i tentativi falliti di porre in evidenza il moto <strong>della</strong> terra rispetto al<br />

mezzo ipotetico (definito etere) di propagazione <strong>della</strong> luce conducono a<br />

ritenere che:<br />

• le leggi che reggono tutti i fenomeni fisici sono le stesse per due osservatori<br />

in moto rettilineo uniforme uno rispetto all’altro (principio <strong>della</strong> relatività<br />

ristretta). In sostanza, nessuno esperimento meccanico o elettromagnetico,<br />

può porre in evidenza questo tipo di moto: il principio classico di relatività<br />

affermava la stessa cosa, ma limitatamente ai fenomeni meccanici.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 63


Relatività Relativit ristretta<br />

• la luce si propaga nel vuoto con una velocità costante in tutte le direzioni,<br />

indipendentemente dalle condizioni di moto <strong>della</strong> sorgente e dall’osservatore.<br />

Ciò è in contrasta con la legge di composizione delle velocità dedotta dalle<br />

trasformazioni di Galileo: in fisica classica si trova infatti che la velocità di un<br />

punto materiale varia al variare del sistema inerziale in cui si effettua la<br />

misura. Occorre dunque sostituire alle trasformazioni di Galileo delle altre<br />

trasformazioni che soddisfino il postulato <strong>della</strong> costanza <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong><br />

luce c. Einstein scoprì che queste trasformazioni sono proprio quelle trovate<br />

da Lorentz. Ne segue che il valore c è una costante universale, ha cioè lo<br />

stesso valore per tutti i sistemi di riferimento inerziali. Entrambi i postulati<br />

<strong>della</strong> relatività ristretta possono essere compendiate nel principio, secondo<br />

cui, tutte le leggi <strong>della</strong> fisica sono invarianti per trasformazione di Lorentz.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 64


Relatività Relativit ristretta<br />

Ne segue che le leggi dell’elettromagnetismo nella forma data da Maxwell,<br />

rimangono le stesse nella teoria <strong>della</strong> relatività, mentre la meccanica classica,<br />

che non è invariante per trasformazioni di Lorentz deve essere modificata.<br />

Una delle più importanti e rivoluzionarie conseguenze <strong>della</strong> relatività è la<br />

profonda modificazione dei concetti di spazio e di tempo. L’accennata<br />

contrazione delle lunghezze può essere dedotta dalle trasformazioni di<br />

Lorentz; precisamente, se l e l’ sono le lunghezze giudicate rispettivamente<br />

dall’osservatore in moto con il segmento e dall’osservatore in quiete, si può<br />

dedurre la relazione:<br />

l'<br />

= l 1−<br />

β<br />

2<br />

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Relatività Relativit ristretta<br />

Analogamente, viene dimostrata la dilatazione dei tempi: dalle<br />

trasformazioni di Lorentz si deduca infatti che, detti τ e τ ' gli intervalli<br />

di tempo tra due eventi successivi che avvengono nello stesso punto P dello<br />

spazio giudicati rispettivamente da un osservatore in moto e da uno in<br />

quiete, rispetto a P risulta τ ' .<br />

τ =<br />

2<br />

1−<br />

β<br />

Ne consegue che, in un sistema che si muove con velocità pari a quella<br />

<strong>della</strong> luce, nel quale β<br />

= 1 , gli intervalli di tempo tra due eventi successivi<br />

hanno valore infinito, mentre le lunghezze si riducono a 0. Si intuisce<br />

quindi che la velocità <strong>della</strong> luce è la massima fisicamente possibile o meglio<br />

è una velocità limite che può essere approssimata indefinitamente, ma non<br />

raggiunta da un corpo materiale.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 66


Relatività Relativit ristretta<br />

Sia la contrazione delle lunghezze sia la dilatazione dei tempi sono tanto più<br />

sensibili quanto più grande è la velocità in questione; quando tale velocità è<br />

molto più piccola di quella <strong>della</strong> luce nel vuoto, come avviene nell’esperienza<br />

comune, questi effetti sono del tutto trascurabili. E’ infatti facile vedere<br />

che le trasformazioni di Lorentz si riducono a quelle di Galileo quando u / c<br />

tende a zero; perciò in questo limite valgono con ottima approssimazione le<br />

leggi <strong>della</strong> meccanica classica. <strong>La</strong> teoria <strong>della</strong> relatività introduce inoltre una<br />

profonda modificazione del concetto di ordinamento temporale, affermando<br />

in sostanza che non esiste un orologio che segni il tempo a tutto l’universo,<br />

ma tanti orologi quanti sono i sistemi di riferimento impiegati: dati due<br />

eventi a e b che avvengono in due punti diversi dello spazio, si può<br />

determinare in un dato sistema inerziale l’ordine cronologico di questi due<br />

eventi; tuttavia può talvolta succedere che, passando a un altro sistema<br />

inerziale, tale ordine venga invertito.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 67


Relatività Relativit ristretta<br />

Faccio un esempio: se per un dato osservatore a precede b, può avvenire<br />

che un altro osservatore, in moto rispetto al primo, veda invece che b<br />

precede a. E’ chiaro quindi che l’ordine cronologico di due eventi non ha<br />

sempre un significato fisico intrinseco. Mediante le trasformazioni di<br />

Lorentz si può determinare quale condizione devono soddisfare i due eventi<br />

affinché un dato ordine cronologico sia lo stesso per tutti i sistemi<br />

inerziali: si trova che a precede b in ogni sistema inerziale solo se l’evento<br />

b è raggiungibile da un segnale che parte da a e viaggia con una velocità<br />

minore o uguale a quella <strong>della</strong> luce, cioè solo se l’evento a può influire in<br />

qualche modo su b. Da questo principio discende in particolare che non solo<br />

nessun corpo materiale può viaggiare a velocità superiore a quella <strong>della</strong> luce<br />

nel vuoto, ma che non esiste nessun segnale e nessun mezzo fisico che<br />

consenta di trasmettere un’informazione a velocità superiore a c.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 68


Relatività Relativit ristretta<br />

<strong>La</strong> teoria <strong>della</strong> relatività ristretta prevede altresì che le leggi del moto<br />

per i corpi dotati di velocità paragonabili a quella <strong>della</strong> luce si discostino<br />

sensibilmente dalla forma classica newtoniana. Ad esempio, la massa non è<br />

costante, ma aumenta con l’energia; da questo si può dedurre una delle più<br />

spettacolari conseguenze <strong>della</strong> relatività: l’equivalenza fra massa ed<br />

energia. Tale principio stabilisce che la massa è una nuova forma di<br />

energia suscettibile di essere trasformata in altre forme. Massa ed<br />

energia si trasformano con un ben determinato rapporto, dato dalla<br />

formula E 0 = mc 2 , dove E 0 è l’energia, m la massa, c la velocità <strong>della</strong><br />

luce nel vuoto. Pertanto, a differenza <strong>della</strong> fisica classica, la massa non è<br />

più costante ma aumenta con l’energia, peraltro questa formula dice anche<br />

che un corpo dotato di massa può cedere energia sotto altra forma e che<br />

a ogni cessione di energia corrisponde una diminuzione <strong>della</strong> sua massa.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 69


Relatività Relativit generale<br />

<strong>La</strong> relatività ristretta, come la meccanica classica, assegna ai sistemi in<br />

moto rettilineo uniforme una situazione privilegiata, poiché rispetto ad essi<br />

le leggi fisiche sono invarianti. L’arduo compito che Einstein affrontò<br />

nell’elaborazione <strong>della</strong> relatività generale è quello di far sì che le leggi<br />

<strong>della</strong> fisica conservino la loro struttura in qualsiasi riferimento comunque<br />

sia accertato. In altre parole, le leggi <strong>della</strong> fisica devono essere tali che<br />

la loro forma rimanga inalterata rispetto a qualsiasi osservatore; dunque le<br />

equazioni <strong>della</strong> fisica devono non solo essere invarianti per trasformazioni<br />

di Lorentz, ma invarianti per qualsiasi trasformazione. Immaginiamo il<br />

seguente esperimento ideale: in uno spazio privo di gravitazione un<br />

osservatore sia all’interno di un ascensore che si muova di moto<br />

uniformemente accelerato, e non veda nulla di quel che accade all’esterno.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 70


Relatività Relativit generale<br />

L’osservatore supporrà che il fenomeno <strong>della</strong> caduta libera di un corpo<br />

sul pavimento dell’ascensore sia dovuto a un campo, mentre un<br />

osservatore al di fuori attribuirà lo stesso fenomeno al moto<br />

uniformemente accelerato. Questo esempio spiega come si possa<br />

passare da un sistema galileiano a un sistema accelerato tenendo conto<br />

di un campo gravitazionale. Vale allora il seguente principio di<br />

equivalenza: in un campo gravitazionale (di piccola estensione spaziale)<br />

tutto accade come in uno spazio libero da gravitazione, purché vi si<br />

introduca, al posto di un sistema inerziale, un sistema di riferimento<br />

accelerato rispetto al sistema inerziale. Ora, se la gravitazione è, per<br />

un certo sistema di riferimento, modificata o annullata da una<br />

variazione cinematica del sistema, vi è certo un legame profondo tra<br />

gravitazione e cinematica.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 71


Relatività Relativit generale<br />

Poiché, d’altra parte la cinematica è una geometria alla quale si è aggiunto,<br />

come quarta variabile, il tempo, Einstein interpretò gli effetti <strong>della</strong><br />

gravitazione come una modificazione <strong>della</strong> struttura geometrica dello<br />

spazio-tempo. Dagli sviluppi matematici di quanto detto, che si giovano del<br />

calcolo differenziale assoluto, si deduce che la geometria del nostro<br />

universo non è euclidea e che la sua natura geometrica è determinata dalla<br />

distribuzione delle masse. In altri termini, in prossimità dei corpi materiali<br />

lo spazio si incurva trasformandosi in uno spazio di Riemann. In questo<br />

spazio le linee geodetiche, cioè le linee più brevi che congiungono due punti,<br />

non sono più rette (come avviene nello spazio euclideo), ma curve, e la loro<br />

forma è determinata dall’intensità del campo gravitazionale.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 72


Esperimento <strong>della</strong> deviazione<br />

di una raggio luminoso in un<br />

campo gravitazionale<br />

Per Per verificare la la validità <strong>della</strong> <strong>della</strong> teoria, teoria, furono furono effettuati molti molti esperimenti<br />

fra fra i i quali quali quello quello che che consiste nella nella deviazione di di un un raggio raggio luminoso nel nel<br />

campo campo gravitazionale. Infatti, poiché poiché l’energia ha ha massa, massa, si si deduce che che la la<br />

gravitazione agisce agisce sull’energia, perciò perciò un un raggio raggio di di luce luce che che attraversi un un<br />

campo campo gravitazionale deve deve essere essere deviato. Le Le esperienze eseguite in in<br />

occasione delle delle eclissi eclissi totali totali di di Sole Sole del del 1919 1919 e del del 1922 1922 confermarono,<br />

anche anche quantitativamente, la la previsione <strong>della</strong> <strong>della</strong> relatività generale.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 73


Principio di equivalenza tra<br />

gravità gravit e moto accelerato<br />

Il principio di equivalenza tra gravità e moto accelerato sul quale<br />

Einstein basò la sua teoria <strong>della</strong> relatività generale, è esemplificato in<br />

figura. Infatti, quando un’astronave si muove nello spazio, a motori<br />

spenti (immagine centrale), l’equipaggio si trova in condizioni d’assenza<br />

di peso; ma non appena i motori si riaccendono (immagine a destra) e<br />

imprimono un moto accelerato all’astronave, l’equipaggio è spinto per<br />

inerzia contro il pavimento, acquisendo la stessa sensazione di, quando è<br />

a terra nel campo <strong>della</strong> gravità (immagine a sinistra).<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 74


Come ci apparirebbe il mondo<br />

se potessimo viaggiare alla<br />

velocità velocit <strong>della</strong> luce?<br />

Se con l’immaginazione, con un’automobile viaggiassimo alla velocità <strong>della</strong><br />

luce, potremmo osservare che, man mano che aumenta la velocità, l’auto<br />

si contrae, senza mai riuscire a raggiungere la velocità <strong>della</strong> luce, che<br />

diventerebbe un limite insuperabile perché occorrerebbe un’energia<br />

infinita e la massa diventerebbe infinita. Potremmo anche osservare,<br />

che a bordo, tutta la vita si svolge al rallentatore, e tanto più al<br />

rallentatore, quanto più la velocità aumenta.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 75


Come ci apparirebbe il mondo<br />

se potessimo viaggiare alla<br />

velocità velocit <strong>della</strong> luce?<br />

E se l’auto viaggiasse, ad esempio, per dieci anni di seguito, ritornando<br />

a casa e frenando, la lunghezza dell’auto (per l’osservatore) tornerebbe<br />

a diventare quella iniziale , e anche il tempo tornerebbe a scorrere per<br />

tutti allo stesso modo di sempre. Ma mentre per le persone rimaste a<br />

casa sarebbero trascorsi veramente dieci anni, per quelli a bordo<br />

sarebbe passato molto meno tempo, magari solo 10 settimane o solo<br />

dieci giorni, a seconda <strong>della</strong> velocità raggiunta. I viaggiatori avrebbero<br />

sperimentato così un rallentamento del tempo e quindi anche dei<br />

processi vitali. Vivendo in un tale mondo, gli effetti relativistici<br />

sarebbero una cosa assolutamente naturale e non faremmo più caso a<br />

questa stranezza, considerandola una normale legge fisica.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 76


L’irraggiungibilit<br />

irraggiungibilità <strong>della</strong><br />

velocità velocit <strong>della</strong> luce<br />

Se si accelerano dei protoni in speciali macchine, gli acceleratori di<br />

particelle (strumenti indispensabili per indagare nella struttura più<br />

profonda <strong>della</strong> materia), che sono dei lunghi anelli cavi, circolari,<br />

formati da una serie di magneti, che danno ogni volta una spinta a<br />

queste particelle fino a portarle a velocità elevatissime, curvandone<br />

costantemente la traiettoria, si ha una conferma <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong><br />

relatività. Infatti, una volta portati a velocità vicine a quella <strong>della</strong> luce,<br />

questi protoni hanno bisogno di sempre più energia per aumentare,<br />

anche se di pochissimo, la loro velocità. Ad esempio, per passare, dal<br />

75% al 99,9% <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> luce, la spinta energetica deve<br />

passare 0,5 GeV a 25 GeV.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 77


L’irraggiungibilit<br />

irraggiungibilità <strong>della</strong> velocità velocit<br />

<strong>della</strong> luce<br />

Per portarli, poi, dal 99,9% al 99,998% <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> luce,<br />

l’energia necessaria, deve passare da 25 a 450 GeV; e per farla<br />

aumentare ancora di poco, è necessaria una quantità sempre più<br />

elevata d’energia. Ciò indica che l’energia che bisogna fornire in<br />

quantità sempre maggiore, non trasformandosi in velocità, si<br />

trasforma in massa. Ciò ci fa capire che la velocità <strong>della</strong> luce non è<br />

raggiungibile perché, per potervi riuscire, occorrerebbe, di fatto,<br />

un’energia infinita. Perciò l’irraggiungibilità <strong>della</strong> velocità <strong>della</strong> luce,<br />

ci porta alla conclusione che, se anche disponessimo, di astronavi<br />

molto potenti, potremmo percorrere ben poca strada, viaggiando nel<br />

cosmo.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 78


L’irraggiungibilit<br />

irraggiungibilità <strong>della</strong><br />

velocità velocit <strong>della</strong> luce<br />

Infatti, con un’ipotetica quanto improbabile velocità prossima a<br />

quella <strong>della</strong> luce, per attraversare la nostra galassia<br />

occorrerebbe un tempo superiore a 100 anni, e ben due milioni di<br />

anni, per raggiungere Andromeda, la galassia più vicina alla<br />

nostra. Tuttavia, anche nella migliore delle ipotesi, avremmo<br />

percorso, solo una piccolissima frazione dell’Universo, che nel<br />

frattempo, però, si sarebbe espanso ulteriormente.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 79


<strong>La</strong> velocità velocit deforma ogni cosa,<br />

ma perché perch accade questo?<br />

Accade questo perché è sempre stato così. Siamo noi a non<br />

essercene mai accorti, in quanto non abbiamo mai potuto<br />

sperimentare velocità elevatissime come quelle prossime a quella<br />

<strong>della</strong> luce. Per capire la relatività come ci ha insegnato Einstein,<br />

occorre modificare il nostro modo di vedere ed entrare<br />

nell’ordine di idee che il tempo e lo spazio non sono grandezze<br />

fisse, assolute, ma sono relative al sistema di riferimento.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 80


<strong>La</strong> velocità velocit deforma ogni cosa,<br />

ma perché perch accade questo?<br />

In buona sostanza, un oggetto non ha sempre le stesse<br />

dimensioni, infatti se si muove ad altissima velocità, per chi<br />

l’osserva, si schiaccia nella direzione del moto. Un orologio non<br />

misura sempre lo stesso tempo, se si muove ad altissima velocità<br />

rispetto a chi l’osserva, rallenta sempre più la sua misurazione,<br />

ed anche un uomo non è sempre uguale, se viaggia ad altissima<br />

velocità, per chi l’osserva, si schiaccia e si muove al<br />

rallentatore.<br />

Allora si può concludere che con la teoria di Einstein, si capisce<br />

che il nostro riferimento per misurare le cose, non può essere lo<br />

spazio, né il tempo, che sono relativi, ma deve essere la velocità<br />

<strong>della</strong> luce, perché solo essa rimane costante (e non può mai<br />

essere superata).<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 81


<strong>La</strong> teoria <strong>della</strong> relatività: relativit :<br />

fascino e mistero<br />

Va sottolineato, poi, che le equazioni <strong>della</strong> relatività generale prevedono che in<br />

presenza di una sufficiente quantità di materia, l’universo debba chiudersi su se<br />

stesso in modo da occupare un volume finito e ciò, ha importantissime implicazioni<br />

cosmologiche legate all’origine e all’evoluzione dell’universo, ma offre nel contempo<br />

anche l’occasione per una profonda riflessione filosofica. <strong>La</strong> teoria <strong>della</strong> relatività,<br />

in definitiva, per le sue ampie implicazioni che interessano anche altri settori non<br />

strettamente scientifici,<br />

scientifici,<br />

costituisce una tappa fondamentale che non ha<br />

precedenti nella storia <strong>della</strong> fisica e del sapere umano.<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 82


...le tue aspirazioni<br />

si realizzeranno solo se sarai<br />

capace di amore e comprensione<br />

per gli uomini, animali, piante<br />

e stelle, così che ogni gioia<br />

sarà la tua gioia e ogni dolore<br />

il tuo dolore.<br />

Apri gli occhi, il tuo<br />

cuore e le tue mani.<br />

Soltanto allora il mondo intero<br />

diventerà la tua patria<br />

e il tuo lavoro e i tuoi sforzi<br />

diffonderanno amore.<br />

Albert Einstein<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 83<br />

Fine


Bibliografia e Sitografia<br />

G.P.Parodi,M.Ostili, G. Moschi Onori, L’evoluzione <strong>della</strong> fisica. Corso di fisica per il<br />

liceo scientifico, Paravia.<br />

A.Sparzani, Relatività quante storie, Boringhieri Scienze.<br />

E.Vinassa, de Regny,Einstein il significato <strong>della</strong> relatività,Gten.<br />

Einstein, Relatività: Esposizione Divulgativa, Boringhieri Universale scientifica.<br />

G. Arcidiacono, <strong>La</strong> Relatività dopo Einstein, Di Renzo Editore<br />

Appunti del corso.<br />

www.wikipedia.it<br />

A cura di Francesco Bastione, Daniela Sol, Rosalina Tarantino 84

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