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08.08.2013 Views

storie di aziende impresa e cultura di Stefania Ricci Studiosa di storia del costume e della moda, Direttore del Museo Salvatore Ferragamo Salvatore Ferragamo è uno dei marchi italiani del lusso made in Italy più conosciuti del mondo e con una lunga storia alle spalle, molto italiana, che risale ai primi anni del Novecento, quando il fondatore, Salvatore Ferravamo appunto, allora appena sedicenne emigra nel 1914 negli Stati Uniti da un piccolo villaggio del Sud Italia, Bonito. La sorte subita da molti italiani del periodo si trasforma presto in una favola, quando il giovane Salvatore, calzolaio provetto, diventa famoso ad Hollywood facendo scarpe su misura per gli astri del nascente cinema. Registi di grido come Raoul Walsh e Cecil B. De Mille ordinano a Ferragamo alcune scarpe per i loro fi lm in costume, come 14 Il ladro di Baghdad e I dieci comandamenti, mentre le attrici più affascinanti e famose del tempo, da Gloria Swanson a Joan Crawford e a Greta Garbo, diventano sue affezionate clienti. Tra un ordine e l’altro, Salvatore trova anche il tempo di frequentare i corsi di anatomia presso l’Università della California, ossessionato dall’idea di creare la scarpa perfetta, bella nel disegno e comoda nella calzata. In poco tempo grazie alla sua creatività, alla capacità artigianale, alla comodità dei suoi modelli, il nome Ferragamo diventa sinonimo di scarpa di qualità, originale nella linea, insostituibile per la calzata. E a quel punto lo sconosciuto italiano si conquista il soprannome di “calzolaio delle dive” con un negozio di proprietà, l’Hollywood Boot Shop, in Hollywood Boulevard angolo Las Palmas, elegante e ricercato. Il ritorno in Italia Per far fronte al sempre crescente numero di ordinazioni, sempre alla ricerca di maestranze in grado di fare scarpe fatte a mano, nel 1927 Salvatore decide di tornare in Italia e si ferma a Firenze, attratto non solo dalle bellezze artistiche della città ma anche dalla bravura dei suoi artigiani. Qui la fantasia di un uomo solo dà vita ad una azienda che produce oltre 350 paia di scarpe al giorno e dà lavoro

storie di aziende<br />

<strong>impresa</strong><br />

e <strong>cultura</strong><br />

di Stefania Ricci<br />

Studiosa di storia del costume<br />

e della moda, Direttore del Museo<br />

Salvatore Ferragamo<br />

Salvatore Ferragamo è uno dei marchi italiani del lusso<br />

made in Italy più conosciuti del mondo e con una lunga<br />

storia alle spalle, molto italiana, che risale ai primi anni<br />

del Novecento, quando il fondatore, Salvatore Ferravamo<br />

appunto, allora appena sedicenne emigra nel 1914 negli<br />

Stati Uniti da un piccolo villaggio del Sud Italia, Bonito.<br />

La sorte subita da molti italiani del periodo si trasforma<br />

presto in una favola, quando il giovane Salvatore, calzolaio<br />

provetto, diventa famoso ad Hollywood facendo scarpe<br />

su misura per gli astri del nascente cinema. Registi di<br />

grido come Raoul Walsh e Cecil B. De Mille ordinano a<br />

Ferragamo alcune scarpe per i loro fi lm in costume, come<br />

14<br />

Il ladro di Baghdad e I dieci comandamenti, mentre le attrici<br />

più affascinanti e famose del tempo, da Gloria Swanson a<br />

Joan Crawford e a Greta Garbo, diventano sue affezionate<br />

clienti.<br />

Tra un ordine e l’altro, Salvatore trova anche il tempo di<br />

frequentare i corsi di anatomia presso l’Università della<br />

California, ossessionato dall’idea di creare la scarpa perfetta,<br />

bella nel disegno e comoda nella calzata. In poco<br />

tempo grazie alla sua creatività, alla capacità artigianale,<br />

alla comodità dei suoi modelli, il nome Ferragamo diventa<br />

sinonimo di scarpa di qualità, originale nella linea, insostituibile<br />

per la calzata. E a quel punto lo sconosciuto italiano<br />

si conquista il soprannome di “calzolaio delle dive” con<br />

un negozio di proprietà, l’Hollywood Boot Shop, in Hollywood<br />

Boulevard angolo Las Palmas, elegante e ricercato.<br />

Il ritorno in Italia<br />

Per far fronte al sempre crescente numero di ordinazioni,<br />

sempre alla ricerca di maestranze in grado di fare scarpe<br />

fatte a mano, nel 1927 Salvatore decide di tornare in Italia<br />

e si ferma a Firenze, attratto non solo dalle bellezze artistiche<br />

della città ma anche dalla bravura dei suoi artigiani.<br />

Qui la fantasia di un uomo solo dà vita ad una azienda<br />

che produce oltre 350 paia di scarpe al giorno e dà lavoro


Salvatore Ferragamo con le sue<br />

modelle che indossano la nuova<br />

collezione: il kimo (Archivio<br />

Storico Ferragamo, 1951).<br />

15


storie di aziende<br />

16<br />

Salvatore Ferragamo con forme<br />

di legno dei piedi dei suoi<br />

famosi clienti (Archivio Storico<br />

Ferragamo, 1955).


Oggi la Ferragamo conta<br />

oltre 500 negozi<br />

nel mondo, un fatturato<br />

che ha raggiunto alla fi ne<br />

del 2008 i 691milioni<br />

di euro e un’estesa<br />

gamma di prodotti<br />

che dalle originarie<br />

scarpe da donna, include<br />

l’abbigliamento e ogni<br />

tipo di accessori, borse,<br />

foulard, cravatte, occhiali,<br />

orologi e profumi uomo<br />

e donna.<br />

a 750 calzolai, una vera catena di montaggio umana che,<br />

basata sulle fasi specializzate di lavorazione – una novità<br />

nel mondo artigianale italiano – produce scarpe realizzate<br />

a mano in esclusiva per i personaggi famosi di tutto il<br />

mondo, dalle regine alle star del cinema.<br />

Negli anni Trenta e Quaranta Ferragamo crea scarpe uniche,<br />

sperimentando materiali poveri, come il sughero e<br />

cellophan; brevetta 400 modelli che hanno scritto la storia<br />

della calzatura come la zeppa di sughero e il sandalo<br />

‘invisibile’, con tomaia formata da un unico fi lo di nylon,<br />

la normale lenza da pesca, per il quale riceve a Dallas,<br />

alla fi ne della Seconda Guerra Mondiale, l’ambito Premio<br />

Neiman Marcus, l’Oscar della Moda, per la prima volta<br />

attribuito ad un italiano e ad un calzolaio.<br />

Negli anni Cinquanta, Palazzo Spini Feroni, l’edifi cio medievale<br />

nel cuore di Firenze, dal 1938 sede di Ferragamo,<br />

diventa la meta di attrici del cinema, del jet set internazionale,<br />

delle famiglie reali, che vengono nel suo showroom<br />

per ordinare calzature straordinarie per qualità e inventiva.<br />

Neppure alla morte di Ferragamo, nel 1960, il mito del<br />

marchio subisce fl essioni ma inaugura una nuova stagione<br />

grazie all’abilità imprenditoriale e alla forza di carattere<br />

della moglie Wanda e dei suoi sei fi gli che hanno portato<br />

avanti sino ad oggi l’eredità del fondatore, estendendo la<br />

rete distributiva e la gamma dei prodotti.<br />

17<br />

Tra artigianato e industria<br />

Già Salvatore aveva progettato di trasformare la propria<br />

azienda, specializzata nella scarpa da donna, in una maison<br />

della moda, in grado di realizzare un total look. Il suo<br />

sogno è stato realizzato pienamente dalla sua famiglia ancora<br />

alla guida dell’azienda e giunta ormai alla terza generazione.<br />

Oggi la Ferragamo conta oltre 500 negozi nel mondo, un<br />

fatturato che ha raggiunto alla fi ne del 2008 i 691milioni<br />

di euro e un’estesa gamma di prodotti che dalle originarie<br />

scarpe da donna, include l’abbigliamento e ogni tipo di<br />

accessori, borse, foulard, cravatte, occhiali, orologi e profumi<br />

uomo e donna.<br />

Tutto è ideato e prodotto rigorosamente in Italia. Dagli<br />

anni Venti del Novecento in poi, infatti, il percorso del<br />

marchio Salvatore Ferragamo è stato contrassegnato dalla<br />

continua ricerca di coniugare la tradizione artigianale italiana<br />

con la qualità dei materiali e l’innovazione per creare<br />

prodotti di lusso, veramente rappresentativi del made in<br />

Italy, eredi di quella <strong>cultura</strong> artigianale e artistica propria<br />

del paese.<br />

L’impegno per la <strong>cultura</strong><br />

E al mondo della <strong>cultura</strong>, parte integrante sia del DNA<br />

dell’azienda sia della realtà imprenditoriale italiana, il marchio<br />

Salvatore Ferragamo ha spesso fatto riferimento non<br />

solo attraverso atti di mecenatismo a favore di manifestazioni<br />

di <strong>cultura</strong> contemporanea, ma facendo della <strong>cultura</strong><br />

un’occasione di iniziativa strategica di comunicazione diretta<br />

a rafforzare l’immagine istituzionale dell’azienda ed<br />

ad innestare su di essa e sul riferimento allo stile che la<br />

contraddistingue contenuti più legati alla <strong>cultura</strong> dell’attualità.<br />

Anche sotto questo aspetto, il tracciato è stato indicato da<br />

Salvatore Ferragamo che spesso prese spunti dall’arte contemporanea,<br />

ma anche impiegò artisti nel suo percorso,


18<br />

storie di aziende Dopo quindici anni<br />

di attività, il Museo<br />

Salvatore Ferragamo<br />

può vantare una lunga<br />

lista di mostre<br />

e di iniziative di successo,<br />

un numero di visitatori<br />

da non sottovalutare<br />

in una città come Firenze<br />

come nel 1930 il pittore tardo futurista Lucio Venna per<br />

fare le prime pubblicità, o negli anni Cinquanta, Pietro<br />

Annigoni per disegnare il proprio logo e il packaging.<br />

La Salvatore Ferragamo ha proseguito l’intuizione del fondatore<br />

e ha dedicato grande attenzione e grandi risorse<br />

all’iniziativa in questo settore, organizzando mostre, partecipando<br />

ad eventi <strong>cultura</strong>li di risonanza internazionale,<br />

sostenendo attivamente le istituzioni <strong>cultura</strong>li dei paesi in<br />

cui l’azienda è maggiormente rappresentata, assumendosi<br />

l’onere di restauri, collaborando con gli artisti anche nella<br />

ideazione di prodotti, come recentemente nel 2008, facendo<br />

decorare all’artista pop giapponese Yayoi Kusama<br />

un celebre modello di borsa. Tanto è riuscita a fare in questo<br />

campoda guadagnarsi, tra le prime, nel 1999 il “Premio<br />

Guggenheim-Impresa e Cultura”, conferito annualmente<br />

alle aziende internazionali che più e meglio hanno<br />

investito in campo <strong>cultura</strong>le.<br />

Il Museo Salvatore Ferragamo<br />

La testimonianza più evidente di questo impegno costante<br />

è rappresentata dall’istituzione del Museo Salvatore Ferragamo,<br />

inaugurato a Firenze nel 1995 nella sede storica<br />

dell’azienda: un museo d’<strong>impresa</strong>, incentrato sulla storia<br />

del fondatore e delle sue creazioni, le calzature da donna,<br />

tuttora core business dell’azienda.<br />

Gli oggetti conservati nel museo sono esposti a rotazione<br />

ogni due anni e selezionati secondo temi che variano di<br />

volta in volta in modo da esplorare campi sempre inediti<br />

di indagine sui rapporti tra moda, arte e <strong>cultura</strong>. Ma il Museo<br />

Salvatore Ferragamo non si limita solo a raccontare la<br />

storia del fondatore dell’azienda e le sue creazioni.<br />

Il suo intento è soprattutto quello di ideare, organizzare<br />

e promuovere mostre, incontri di studio ed eventi importanti<br />

dedicati alla <strong>cultura</strong> contemporanea della moda in<br />

tutti i suoi aspetti. Di esprimere quindi l’apertura e l’interesse<br />

verso i fenomeni più attuali e signifi cativi che dall’ar-<br />

dove è la concentrazione<br />

più alta di musei<br />

tra i più importanti<br />

del mondo.<br />

te, dal design, dallo spettacolo, dal costume, dalla comunicazione,<br />

dall’informazione estendono la loro infl uenza<br />

sullo stile e sulle forme del vestire e del vivere.<br />

Come la maggior parte dei musei aziendali, il Museo Salvatore<br />

Ferragamo e l’archivio ad esso connesso sono nati<br />

dalla visione dell’imprenditore, nel nostro caso la vedova<br />

di Salvatore Ferragamo, Wanda, e la fi glia maggiore Fiamma,<br />

responsabile dopo la scomparsa del padre del settore<br />

merceologico più importante dell’azienda, le scarpe e gli<br />

accessori in pelle. Sono loro che si sono fatte portavoce in<br />

seno alla famiglia di questo progetto, a renderlo concreto,<br />

a dargli un’impostazione strategica avvalendosi delle<br />

competenze tecniche di storici ed archivisti.<br />

La memoria storica<br />

La componente “soggettiva” e “emotiva” iniziale è stata poi<br />

accompagnata da motivazioni logiche che hanno spinto la<br />

famiglia Ferragamo a ricostruire la memoria storica della<br />

propria <strong>impresa</strong>, a conservarla, promuoverla. È apparso su-


ito chiaro che l’archivio e il museo avevano le potenzialità<br />

per diventare uno strumento effi cace di comunicazione<br />

della capacità produttiva dell’azienda e dei suoi contenuti, e<br />

comunque rappresentavano un potente veicolo per la propagazione<br />

della sua immagine. Ferragamo è una marca che<br />

ha delle radici, che ha una storia e che, come tutte le storie,<br />

ha una componente magica, quella che crea il mito. Il mito<br />

può essere contemporaneo o venire da lontano. Nel caso di<br />

Ferragamo viene da lontano, e pertanto è garanzia di solidità<br />

e di coerenza.<br />

Un’azienda che può vantare una storia più o meno lontana,<br />

e che riesce a narrarla nell’archivio e nel museo, ha<br />

una marcia in più per la sua capacità di affermazione sul<br />

mercato. Si spiega quindi come mai, due anni fa, la Salvatore<br />

Ferragamo per celebrare gli ottanta anni dell’azienda<br />

abbia deciso di farlo con una mostra del Museo Salvatore<br />

Ferragamo al Museum of Contemporary Art di Shanghai.<br />

Il museo fi orentino è anche inteso come il salotto buono<br />

in cui accogliere la propria clientela, effettiva e potenziale<br />

e dimostrargli la propria capacità di affermazione nel tempo.<br />

È il luogo dove sono tangibili i valori del marchio e gli<br />

elementi di distinzione dalla concorrenza. Ma è anche il<br />

19<br />

Eleganza e stile contraddistinguono<br />

gli showroom Ferragamo<br />

nel mondo.<br />

luogo della memoria in senso dinamico, per la creatività<br />

stessa dell’azienda, vale a dire come laboratorio che raccoglie<br />

le testimonianze della produzione passata, dalla quale<br />

si generano nuove idee, nuovi prototipi, nuovi prodotti,<br />

nel rispetto di quell’identità del marchio, di cui l’archivio<br />

e il museo sono i numi tutelari, aldilà delle mode e del<br />

turnover manageriale.<br />

Dopo quindici anni di attività, il Museo Salvatore Ferragamo<br />

può vantare una lunga lista di mostre e di iniziative<br />

di successo, un numero di visitatori da non sottovalutare<br />

in una città come Firenze dove è la concentrazione più<br />

alta di musei tra i più importanti del mondo, un sito web<br />

autonomo, una serie di progetti dinamici che vanno dal<br />

Concorso per Giovani Stilisti della Scarpa, bandito ogni<br />

due anni, alla costituzione di una linea vintage di successo,<br />

chiamata ‘Ferragamo’s Creations’, che riproduce in serie limitata<br />

come pezzi da collezione alcuni modelli celebri del<br />

museo e che è rappresentata nelle città più importanti del<br />

turismo internazionale, da Parigi a Tokyo a New York. Il<br />

modello imprenditoriale tracciato da Ferragamo sin dagli<br />

anni Venti si è rivelato dunque anche un modello <strong>cultura</strong>le<br />

di rilievo.

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