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informalita' e progetto urbano - Università degli Studi di Sassari

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1.6 Categorie della marginalità e spazio interme<strong>di</strong>o<br />

1. Informalità e spazio <strong>urbano</strong><br />

Esiste una considerevole letteratura sugli spazi marginali e <strong>di</strong> confine che in<strong>di</strong>vidua alcune<br />

categorie rilevanti per analizzare il concetto spaziale <strong>di</strong> informalità urbana. L'aspetto significativo<br />

<strong>di</strong> queste ricerche consiste nell'assumere una prospettiva <strong>di</strong>fferente e attribuire a tali aree<br />

marginali un ruolo paritetico e complementare alla città tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>venendo l’universo<br />

innovativo <strong>di</strong> una vita urbana (Maciocco et al. 2011), che muta i propri caratteri fisici e sociali.<br />

Un approccio <strong>di</strong>fferente a questi spazi può determinare una progressiva riscoperta <strong>degli</strong> spazi<br />

interme<strong>di</strong>, luoghi <strong>di</strong>namici e <strong>di</strong> interfaccia tra <strong>di</strong>mensione urbana e territoriale (Tagliagambe<br />

2008b), all’interno dei quali la vitalità sociale contribuisce alla creazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti forme <strong>di</strong><br />

spazio pubblico. In questa prospettiva la categoria dello spazio interme<strong>di</strong>o rappresenta un’area<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione dei messaggi, indecisa, e quin<strong>di</strong> propizia alla trasformazione. Tali aree sono<br />

intese non solo e non tanto come zone <strong>di</strong> confine in senso territoriale, quanto piuttosto come<br />

spazi <strong>di</strong> interscambio culturale e <strong>di</strong>sciplinare, come tentativi <strong>di</strong> “superamento” <strong>degli</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

mentali e culturali costituiti. Tra questi spazi vi sono i territori esterni alle metropoli dense, le<br />

piccole e me<strong>di</strong>e città dei territori a bassa densità, che da una parte fanno parte dell’interiorità<br />

della città, ma possiedono una intrinseca esternità, in quanto rimangono esterni ai suoi schemi<br />

spaziali e alla sua logica organizzante basata sul principio dell'utilità. Queste aree marginali,<br />

spazi residuali, <strong>di</strong> scarto, terra <strong>di</strong> nessuno, spazi interstiziali sembrano offrire possibilità perché<br />

emergano nuove situazioni partecipative (Maciocco, Tagliagambe 2009; Tagliagambe 2008a).<br />

A tale proposito la categoria del "contro spazio" (De Solà Morales 1996) sembra adatta a<br />

richiamare aree alternative, fuori o dentro la città, <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> indefinizione. Secondo De Solà<br />

Morales (1996) il controspazio si ricollega al concetto <strong>di</strong> terrain vague, in quanto si<br />

contrappone alle metropoli contemporanee, definendo spazi con carattere <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong><br />

alternatività. Il termine terrain vagues 30 fa riferimento ad aree, in apparenza prive <strong>di</strong> significato,<br />

senza una chiara destinazione d’uso e confini ben definiti, che costituiscono dei veri interstizi<br />

all’interno del tessuto <strong>urbano</strong>. L’idea <strong>di</strong> terrain vague non cerca <strong>di</strong> comprendere il paesaggio<br />

secondo le categorie tra<strong>di</strong>zionali, ma osserva il territorio da una prospettiva <strong>di</strong>fferente,<br />

considerando tali aree come luoghi ricchi <strong>di</strong> possibilità future (De Solà Morales 1995). I<br />

continui mutamenti <strong>degli</strong> attuali sistemi urbani hanno condotto a una rivalutazione dei terrains<br />

30 “La relazione tra l‟assenza <strong>di</strong> utilizzazione e il sentimento <strong>di</strong> libertà è fondamentale per cogliere tutta la potenza<br />

evocatrice e paradossale del terrain vague nella percezione della città contemporanea. Il vuoto è l‟assenza, ma anche<br />

la speranza, lo spazio del possibile”. L’architetto De Solà Morales definisce il terrain vague come lo spazio<br />

abbandonato che si ritrova al <strong>di</strong> fuori dei circuiti produttivi delle città, spesso indefinito e senza limiti precisi.<br />

Laura Lutzoni<br />

Informalità e <strong>progetto</strong> <strong>urbano</strong>. Spazi <strong>di</strong> relazione tra formale e informale: prospettive per il <strong>progetto</strong> della città<br />

Scuola <strong>di</strong> Dottorato in Architettura e Pianificazione - XXIV Ciclo - <strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> - 2011 38

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