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informalita' e progetto urbano - Università degli Studi di Sassari

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1. Informalità e spazio <strong>urbano</strong><br />

questioni formali legate ai co<strong>di</strong>ci figurativi della <strong>di</strong>sciplina, a favore <strong>di</strong> un approccio non-<br />

figurativo (Branzi 2006). A partite da un'analisi critica della realtà metropolitana <strong>degli</strong> anni '50-<br />

'60 vengono proposti modelli <strong>di</strong> produzione seriale in evoluzione. Attraverso una moltiplicazione<br />

ripetitiva <strong>di</strong> alcuni elementi modulari si definiscono nuove spazialità. Questo <strong>progetto</strong>, pur<br />

prendendo avvio da una critica dell'ideologia dei modelli funzionalisti frutto <strong>di</strong> una ripetizione<br />

seriale <strong>di</strong> elementi, rappresenta il territorio <strong>urbano</strong> come un sistema aperto e provvisorio, una<br />

realtà non formale nel quale si può manifestare un'energia capace <strong>di</strong> creare strutture ibride e<br />

complesse ricche <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> funzioni e usi.<br />

"La necessità che le città hanno <strong>di</strong> una complessa e ben assortita <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> usi<br />

costantemente inter<strong>di</strong>pendenti tra loro sia dal punto <strong>di</strong> vista economico, sia da quello sociale"<br />

(Jacobs 1961: 12) viene evidenziata nel volume Vita e morte delle gran<strong>di</strong> città (1961), nel quale<br />

Jane Jacobs indaga il funzionamento della città a partire dal comportamento sociale <strong>degli</strong><br />

abitanti e dalle loro interazioni. "In nessun luogo come nelle città l'aspetto esterno delle cose è<br />

in<strong>di</strong>ssolubilmente legato al loro modo <strong>di</strong> funzionare […]. È vano pianificare l'aspetto esterno <strong>di</strong><br />

una città o speculare sul modo <strong>di</strong> darle una gradevole apparenza <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne senza conoscere<br />

quale sia il suo spontaneo or<strong>di</strong>ne funzionale" (Jacobs 1961: 13). Lo stu<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>namiche<br />

informali risulta maggiormente efficace al fine <strong>di</strong> comprendere i fenomeni urbani rispetto ai<br />

tra<strong>di</strong>zionali "meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> pianificazione e ristrutturazione urbanistica" totalmente in<strong>di</strong>fferenti alla<br />

"vita reale" delle persone. "L‟idea <strong>di</strong> un luogo, il suo senso profondo ossia la sua vocazione non è<br />

lo spazio definito dai progettisti ed architetti ma il luogo delle esperienze e della vivibilità"<br />

(Jacobs 1961: 12). Nella ricerca empirica sviluppata dalla Jacobs il concetto <strong>di</strong> vicinato e <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>visione <strong>degli</strong> spazi ritrovano nell'elemento della strada un fulcro per la costruzione <strong>di</strong> una<br />

collettività a partire dagli usi informali che si manifestano nella città e nei territori<br />

contemporanei.<br />

Un ulteriore riferimento per comprendere il fenomeno dell'informalità lo ritroviamo nelle<br />

ricerche sviluppate nei primi anni sessanta <strong>di</strong> John F.C. Turner in Perù 16 . Nella sua ricerca sulle<br />

barriadas a Lima l'autore analizza il mutare e il formarsi <strong>di</strong> interi quartieri informali e le<br />

caratteristiche che assumono questi processi all'interno della struttura urbana. L'aspetto<br />

maggiormente significativo dell'indagine <strong>di</strong> Turner risiede nell'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> alcune<br />

16 Turner, in seguito all'esperienza sviluppata a Lima, sostiene il supporto da parte dello Stato nella formazione <strong>di</strong><br />

barriadas attraverso la fornitura <strong>di</strong> terreni, assistenza tecnica e materiali. Il principio <strong>di</strong> "aiutare all'auto-aiuto", secondo<br />

Turner avrebbe portato non solo ad un miglioramento fisico dell'ambiente abitativo, ma avrebbe promosso un<br />

maggiore senso <strong>di</strong> comunità e benessere sociale, dato che gli abitanti avrebbero avuto autonomia nel progettare i<br />

propri spazi dell'abitare.<br />

Laura Lutzoni<br />

Informalità e <strong>progetto</strong> <strong>urbano</strong>. Spazi <strong>di</strong> relazione tra formale e informale: prospettive per il <strong>progetto</strong> della città<br />

Scuola <strong>di</strong> Dottorato in Architettura e Pianificazione - XXIV Ciclo - <strong>Università</strong> <strong>degli</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> <strong>Sassari</strong> - 2011 22

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