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Potenza e rapidità da circuito - B2B24 - Il Sole 24 Ore

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PCB Magazine n.5 - GIUGNO 2013<br />

IL SOLE <strong>24</strong> ORE S.p.A. - Sede operativa - Via Carlo Pisacane 1, ang. SS Sempione - 20016 PERO (Milano) - Rivista mensile, una copia € 5,00<br />

SPECIALE: Problematiche ESD<br />

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA SUI CIRCUITI STAMPATI<br />

LEGGI PCB SFOGLIABILE<br />

E SEGUICI SU<br />

TWITTER<br />

n.5<br />

GIUGNO 2013<br />

<strong>Potenza</strong> e <strong>rapidità</strong> <strong>da</strong> <strong>circuito</strong>


HOVER DAVIS<br />

The Feeder Company<br />

We make the difference!<br />

Hover Davis produce feeders e moduli di<br />

dispensazione etichette <strong>da</strong>l 1989 per le macchine<br />

pick and place allo scopo di migliorarne la resa<br />

complessiva ed il funzionamento.<br />

I feeders Hover Davis sono compatibili con i<br />

principali costruttori quali: Universal, Siemens<br />

ASM, Panasonic, Fuji, Assembleon, Juki.<br />

Sono semplici all’uso, grazie al caricamento<br />

del nastro <strong>da</strong>ll’alto, all’indicazione di stato, al<br />

funzionamento elettrico con avanzamento e<br />

ritorno del nastro. Offrono inoltre una capienza<br />

del cassetto di raccolta mylar del + 30% e la<br />

calibrazione elettrica.<br />

Inoltre vi garantiamo un bonus di € 100<br />

per ogni nuovo acquisto di feeders Hover<br />

Davis previa alienazione dei feeder Siemens<br />

equivalenti anche se non funzionanti.<br />

Tecnolab S.r.l<br />

Via Legnano, 13 - 20821 Me<strong>da</strong> (MB) - T. +39 0362 347416 - e-mail: info@tecnolab-srl.it<br />

www.tecnolab-srl.it


Avrò 116 anni nel 2076. E allora potrò<br />

finalmente tirare i remi in barca e godermi la<br />

meritata pensione. Mio figlio più piccolo sarà<br />

uno splendido 65enne nel pieno dell’attività<br />

lavorativa, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> figli, nipoti e pronipoti.<br />

Qualcuno mi chiederà come si vivesse nei lunghi<br />

decenni prima del 2007 e io potrò rispondere -<br />

certo con qualche rimpianto - che si stava bene<br />

tutto sommato, che molti (non tutti però) avevano<br />

un lavoro più o meno retribuito, più o meno<br />

soddisfacente. Un po’ come nel 2076 insomma,<br />

con un po’ di tecnologia in meno, ma con la stessa<br />

tranquillità lavorativa che si respira allo scorcio<br />

del settimo decennio dell’anno 2000.<br />

Scherzi a parte, una recentissima simulazione<br />

dell’ufficio economico della CGIL sul futuro<br />

an<strong>da</strong>mento dell’economia italiana parla chiaro:<br />

per ripristinare i livelli occupazionali pre 2007<br />

- considerando una crescita annua dello 0,7%<br />

(<strong>da</strong>ti di crescita previsti per il 2014 <strong>da</strong>ll’ISTAT)<br />

- dovremo aspettare 63 anni prima di tornare<br />

agli antichi “splendori” occupazionali, mentre per<br />

colmare il gap di 112 miliardi tra il Pil del 2007<br />

e quello del 2014 dovremo aspettare solo fino al<br />

2026. Non ci saranno invece speranze per il livello<br />

dei salari reali: mai nel futuro saremo più ricchi<br />

che nel passato.<br />

La simulazione non prevede modifiche nella<br />

politica economica: niente investimenti fuori <strong>da</strong>l<br />

deficit, niente eurobond, con spending review e<br />

pressione fiscale costanti. Insomma, le conclusioni<br />

- viste le premesse - non sono veramente<br />

condivisibili.<br />

Lo scenario <strong>da</strong> incubo proposto <strong>da</strong> CGIL viene<br />

tuttavia bilanciato <strong>da</strong> altre due ipotesi meno<br />

riccardo.busetto@ilsole<strong>24</strong>ore.com<br />

Speranze centenarie<br />

▶ EDITORIALE<br />

drammatiche: una crescita media come nel periodo<br />

2000-2007 (+1,7%) che vedrebbe Pil, salari<br />

e occupazione ripristinati entro il 2020 e uno<br />

scenario ottimistico (ma poco probabile e a cui<br />

credono poco gli stessi economisti del sin<strong>da</strong>cato) che<br />

ripristinerebbe l’occupazione ai valori pre 2007<br />

entro il 2016, che ci farebbe tornare al Pil pre-crisi<br />

nel 2017 e che, nel tempo di un anno, riporterà<br />

il potere d’acquisto dei salari a quello degli “anni<br />

d’oro” precedenti il 2008.<br />

Che la CGIL abbia la bacchetta magica per tirarci<br />

fuori <strong>da</strong>l pantano? Chi lo sa?<br />

Secondo gli economisti di Susanna Camusso il<br />

“Piano lavoro” elaborato <strong>da</strong>l sin<strong>da</strong>cato a inizio<br />

anno è la soluzione per ottenere i risultati sperati,<br />

un piano che mette al centro poderosi investimenti<br />

pubblici e privati, operando un forte sostegno<br />

alla doman<strong>da</strong> interna. La soluzione in un nuovo<br />

New Deal, dunque, che parla nei termini di<br />

creazione di posti di lavoro sopattutto nei settori<br />

dell’innovazione e dei grandi beni comuni.<br />

Che dire? Potrebbe essere valido, forse no. Non<br />

sta me a dirlo, che non ne ho né le competenze né<br />

l’autorità per sostenere o criticare un piano così<br />

complesso e articolato. Sta di fatto, come più volte<br />

ho ripetuto nei miei editoriali, che è finito il tempo<br />

delle parole e - volente o nolente - è iniziato il<br />

tempo del fare o, meglio, del dover fare.<br />

“Fate presto” diceva il <strong>Sole</strong><strong>24</strong>ORE all’alba del<br />

governo Monti, quel drammatico 10 novembre<br />

del 2011. Un’esortazione che non è mai stata così<br />

attuale come in questo momento.<br />

PCB giugno 2013<br />

5


6 PCB giugno 2013<br />

▶ SOMMARIO - GIUGNO 2013<br />

IN COPERTINA<br />

Ogni realizzazione ha esigenze<br />

di connessione peculiari che la<br />

distinguono <strong>da</strong>lle altre. L’intero<br />

settore elettronico è però attraversato<br />

<strong>da</strong> alcuni trend ben riconoscibili: in<br />

primo luogo la miniaturizzazione,<br />

accompagnata <strong>da</strong>ll’esigenza di<br />

veicolare sempre più potenza<br />

attraverso il <strong>circuito</strong> stampato.<br />

Per realizzare soluzioni efficienti è<br />

poi fon<strong>da</strong>mentale che il connettore<br />

possa essere assemblato in modo<br />

rapido e semplice, oltre che pratico.<br />

I sistemi con connessione rapi<strong>da</strong> di<br />

Phoenix Contact rispondono a tutte<br />

queste esigenze, fornendo all’utente<br />

un’ampia gamma di proposte tra<br />

cui individuare la soluzione ideale<br />

per la propria applicazione, anche<br />

nella gestione delle connessioni di<br />

potenza.<br />

PHOENIX CONTACT S.p.A.<br />

Via Bellini, 39/41<br />

20095 Cusano Milanino (MI)<br />

www.phoenixcontact.it<br />

info_it@phoenixcontact.com<br />

agen<strong>da</strong><br />

Eventi/Piano editoriale ___________________ 10<br />

a cura della re<strong>da</strong>zione<br />

ultimissime<br />

C.S. e dintorni __________________________ 12<br />

a cura di Silvia Lucchi e Massimiliano Luce<br />

angolo di copertina<br />

Connessione rapi<strong>da</strong> di circuiti stampati ______ 18<br />

a cura di Phoenix Contact<br />

attualità<br />

Vincere la sfi<strong>da</strong> con l’innovazione ___________ 22<br />

di Giuseppe Goglio<br />

L’ESD parla toscano _____________________ 26<br />

di Riccardo Busetto<br />

speciale<br />

Problematiche ESD<br />

<strong>Il</strong> fenomeno ESD _______________________ 30<br />

di Dario Gozzi<br />

Elettrostatica e nanotecnologie _____________ 34<br />

di Gianfranco Coletti<br />

Nuove tecnologie nel mondo ESD _________ 38<br />

di Dario Gozzi


La gestione di eventi ESD ________________ 42<br />

di Giuseppe Angelo Reina e Luca Gnisci<br />

L’ESD a portata di mano _________________ 48<br />

di Giuseppe Vittori<br />

Modelli ESD e livelli di protezione _________ 54<br />

di Andrea Banfi<br />

tecnologie<br />

Step stencil col laser _____________________ 58<br />

di Piero Oltolina<br />

Step stencil e coating delle lamine __________ 62<br />

di Dario Gozzi<br />

progettazione<br />

Progettare meglio e con maggiore <strong>rapidità</strong> ____ 66<br />

di Hermant Shaw<br />

(secon<strong>da</strong> parte)<br />

oltre i pcb<br />

L’evoluzione tecnologica dei display _________ 70<br />

di Dario Gozzi<br />

aziende e prodotti<br />

Crescere e produrre in Val<strong>da</strong>rno ____________ 74<br />

di Dario Gozzi<br />

A ognuno il proprio stilo__________________ 76<br />

di Luca Conte<br />

fabbricanti<br />

Produttori di circuiti stampati in base<br />

a logo di fabbricazione ___________________ 80<br />

PCB giugno 2013<br />

7<br />

Anno 27 - Numero 5 - giugno 2013<br />

www.elettronicanews.it<br />

DIRETTORE RESPONSABILE: Pierantonio Palerma<br />

REDAZIONE: Riccardo Busetto (Responsabile di Re<strong>da</strong>zione), Massimiliano Luce<br />

CONSULENTE TECNICO: Dario Gozzi<br />

COLLABORATORI: Gianfranco Coletti, Luca Conte, Luca Gnisci,<br />

Giuseppe Goglio, Silvia Lucchi, Piero Oltolina, Giuseppe Angelo Reina,<br />

Hermant Shaw, Giuseppe Vittori<br />

UFFICIO GRAFICO: Elisabetta Delfini (coordinatore), Elisabetta Bu<strong>da</strong>,<br />

Patrizia Cavallotti, Elena Fusari, Laura Itolli, Silvia Lazzaretti, Luciano Martegani,<br />

Cristina Negri, Diego Poletti, Luca Rovelli, Walter Tinelli<br />

SEGRETERIA DI REDAZIONE BUSINESS MEDIA: Anna Alberti,<br />

Donatella Cavallo, Rita Galimberti, Laura Marinoni Marabelli,<br />

Paola Melis, Elena Palazzolo, Katia Simeone<br />

re<strong>da</strong>zione.pcb@ilsole<strong>24</strong>ore.com<br />

DIRETTORE EDITORIALE BUSINESS MEDIA: Mattia Losi<br />

PROPRIETARIO ED EDITORE: <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.<br />

SEDE LEGALE: Via Monte Rosa, 91 - 20149 Milano<br />

PRESIDENTE: Benito Benedini<br />

AMMINISTRATORE DELEGATO: Donatella Treu<br />

SEDE OPERATIVA: Via Carlo Pisacane, 1 - 20016 PERO (Milano) - Tel. 02 3022.1<br />

UFFICIO TRAFFICO: Tel. 02 3022.6060<br />

STAMPA: Faenza Industrie Grafiche S.r.l. - Faenza (RA)<br />

Prezzo di una copia 5 euro (arretrati 7 euro).<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 148 del 19/3/1994<br />

ROC n. 6553 del 10 dicembre 2001<br />

Associato a:<br />

Informativa ex D. Lgs 196/3 (tutela della privacy).<br />

<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con mo<strong>da</strong>lità connesse ai fini, i Suoi <strong>da</strong>ti personali,<br />

liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti <strong>da</strong> elenchi contenenti<br />

<strong>da</strong>ti personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica<br />

l’art. <strong>24</strong>, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarLe la rivista in abbonamento od in omaggio.<br />

Potrà esercitare i diritti dell’art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi<br />

al Responsabile del trattamento, che è il Direttore Generale dell’Area Professionale, presso<br />

<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., l’Ufficio Diffusione c/o la sede di via Carlo Pisacane, 1 - 20016 PERO (Milano).<br />

Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna<br />

parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo<br />

o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto <strong>da</strong>ll’editore.<br />

L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio<br />

Privacy, Via Monte Rosa 91, 20149 Milano. I Suoi <strong>da</strong>ti potranno essere trattati <strong>da</strong> incaricati preposti<br />

agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati alle società<br />

di Gruppo <strong>24</strong> ORE per il perseguimento delle medesime finalità della raccolta, a società esterne<br />

per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale.<br />

Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei <strong>da</strong>ti<br />

personali nell’esercizio della attività giornalistica”.<br />

La società <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., editore della rivista PCB Magazine rende noto al pubblico che esistono<br />

banche <strong>da</strong>ti ad uso re<strong>da</strong>zionale nelle quali sono raccolti <strong>da</strong>ti personali. <strong>Il</strong> luogo dove è possibile<br />

esercitare i diritti previsti <strong>da</strong>l D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei <strong>da</strong>ti personali,<br />

presso il coordinamento delle segreterie re<strong>da</strong>zionali (fax 02 3022.60951).


8 PCB giugno 2013<br />

▶ SI PARLA DI - LE AZIENDE CITATE<br />

Azien<strong>da</strong> pag. Inserzionisti pag.<br />

A ABB __________________________ 74, 79<br />

Agfa _____________________________ 41<br />

C Cadence _______________________ 66, 70<br />

CEI ____________________ 26-27, 48-52<br />

CIM<strong>da</strong>ta _________________________ 12<br />

Confindustria ANIE ________________ 16<br />

D Datapaq __________________________ 12<br />

Den-On __________________________ 28<br />

E EL.BO Service _________________ 27, 42<br />

F Forbo ____________________________ 27<br />

H Harwin ___________________________ 13<br />

I i-tronik ___________________________ 28<br />

L Laryo ____________________________ 13<br />

Laserjob _______________________ 63-64<br />

LPKF _________________________ 58, 60<br />

M Magna Electronics __________________ 28<br />

Mapei ____________________________ 27<br />

Mirtec ___________________________ 13<br />

N Nora _____________________________ 27<br />

P PCB Technologies __________________ 14<br />

Philips Lumileds ________________ 28, 54<br />

Phoenix Contact ________________ 18, 20<br />

Pico Technology ___________________ 14<br />

PowerOne _______________ 26, 28, 74-75<br />

R RSR __________________________ 23-<strong>24</strong><br />

S Samsung __________________________ 73<br />

Siemens __________________________ 12<br />

U Università di Genova ________________ 34<br />

W Weller _________________________ 76, 79<br />

Y Yamaha___________________________ 28<br />

A<br />

APEX TOOL ...................................................17<br />

AREL ...............................................................80<br />

ASM ASSEMBLY .............................................21<br />

C<br />

CABIOTEC .........................................................4<br />

E<br />

ELCO ELETTRONICA .......................................16<br />

F<br />

F.P.E. ..........................................................41-47<br />

I<br />

INVENTEC PERFORMANCE<br />

CHEMICALS ITALIA ..................................II cop.<br />

ISCRA ..................................................... IV cop.<br />

O<br />

OSAI A.S. .......................................................11<br />

P<br />

PACKTRONIC ...............................................9-15<br />

PHOENIX CONTACT ..................................I cop.<br />

R<br />

RS COMPONENTS ...................................III cop.<br />

T<br />

TECNOLAB .......................................................3<br />

TECNOMETAL ...........................................19-80<br />

W<br />

WIN-TEK .........................................................25


l’ispezione ottica oggi raggiunge il più alto<br />

liello i aailit e ripetiilit<br />

Con BF-3Di il sistema AOI diventa uno strumento di misura che fornisce <strong>da</strong>ti<br />

inequivocabili; grazie infatti alla misura dell’altezza dei componenti e delle sal<strong>da</strong>ture<br />

presenti sul PCB, BF-3Di combina analisi 2D e 3D sorpassando i limiti tipici della mera<br />

analisi 2D e dei sistemi con telecamere inclinate.<br />

LE ALTRE SOLUZIONI PER L’ISPEZIONE PCB:<br />

SAKI BF-3Di<br />

Benvenuti nella<br />

TERZA DIMENSIONE<br />

NOVITÀ NOVITÀ<br />

Saki BF-X2<br />

Ispezione ottica<br />

3D a raggi X<br />

Saki BF-Comet10<br />

Ispezione ottica<br />

<strong>da</strong> banco<br />

Saki BF-Tristar II<br />

Ispezione ottica<br />

top/bottom in<br />

contemporanea<br />

Saki BF-Sirius<br />

Ispezione ottica<br />

<strong>da</strong> banco<br />

1<br />

2<br />

3<br />

Renderizzazione 3D e immagine 2D con grafico<br />

delle altezze dei pin per il massimo controllo.<br />

ISPEZIONI PIÙ<br />

ACCURATE E RAPIDE<br />

RIDUZIONE DELLE<br />

FALSE CHIAMATE<br />

OTTIMIZZAZIONE NELLA<br />

CLASSIFICAZIONE DEI<br />

DIFETTI<br />

Tel: +39 039 928 1194<br />

info@packtronic.it - www.packtronic.it


10 PCB giugno 2013<br />

▶ AGENDA - FIERE E CONVEGNI<br />

Data e luogo Evento Segreteria<br />

2-6 giugno<br />

Austin, Tx<br />

USA<br />

4-5 giugno<br />

Francoforte<br />

Germania<br />

5-6 giugno<br />

Mosca<br />

Russia<br />

19-20 giugno<br />

Monza (Autodromo)<br />

Italia<br />

20-23 giugno<br />

Bangkok<br />

Tailandia<br />

Piano editoriale 2013<br />

DAC 2013 DAC 2013<br />

1721 Boxelder St.<br />

Suite 107, USA Louisville CO 80027<br />

Tel. +1 303 560 5632<br />

Fax +1 303 560 5632<br />

IPC/FED Conference on<br />

Embedded Components<br />

Gen.-Feb. Sistemi di sal<strong>da</strong>tura<br />

Marzo <strong>Il</strong> test funzionale<br />

Aprile L’ispezione in elettronica: AOI, AXI e SPI<br />

Maggio L’allestimento di impianti di produzione e di laboratori<br />

elettronici<br />

Giugno Problematiche ESD<br />

Lug.-Ago. Pcb embedded<br />

Settembre <strong>Il</strong> test elettrico<br />

Ottobre <strong>Il</strong> software di progettazione e produzione<br />

Novembre Speciale Productronica<br />

Dicembre Circuiti stampati: materiali e tecnologie<br />

Speciali<br />

Gui<strong>da</strong> all’acquisto 2013-2014<br />

La pratica pubblicazione annuale di PCB Magazine che raccoglie in<br />

un unico prodotto tutti i <strong>da</strong>ti delle aziende che, in Italia, operano nel<br />

settore della produzione, della distribuzione elettronica e dei circuiti<br />

stampati.<br />

Focus<br />

Sistemi di lavaggio: lo stato dell’arte; sistemi di rework: tecnologie e<br />

prodotti; normative e stan<strong>da</strong>rd; il punto sulle Pick & Place; minacce<br />

nascoste: umidità e temperatura; la strumentazione di laboratorio.<br />

IPC - Association Connecting Electronics Industries<br />

3000 Lakeside Drive, 309 S,<br />

Bannockburn, IL 60015, USA<br />

Tel. +1 847 61.57.100<br />

Fax +1 847 61.57.105<br />

SEMICON Russia 2013 Business Media Russia<br />

Ms. Yulia Solovieva<br />

Tel: +7 495 64.96.911<br />

yulia.solovieva@businessmediarussia.ru<br />

SIPLACE Technology Day ASM Assembly Systems S.r.l.<br />

Via Firenze, 11<br />

20063, Cernusco sul Naviglio, Milano<br />

Tel.: +39 02 92.90.46.00<br />

Fax: +39 02 92.90.46.22<br />

monica.polese@asmpt.com<br />

NEPCON Thailand Marinella Croci<br />

per NEPCON Thailand<br />

Tel.: +39 0383 19.11.653<br />

Mob.: +39 339 38.29.681<br />

marinella.croci@gmail.com<br />

Editorial plan 2013<br />

Jan.-Feb. Soldering Systems<br />

March Functional Test<br />

April Inspection: AOI, AXI, SPI<br />

May Manufacturing Plants and Laboratory<br />

Organization<br />

June ESD Issues<br />

Jul.-Aug. PCB Embedded<br />

September Electrical test<br />

October Design and Manufacturing Software<br />

November Productronica: Special Issue<br />

December PCB: Materials and Technologies<br />

Special<br />

Buyers’ Directory 2013-2014<br />

The PCB Magazine special guide that provide essential information<br />

on companies that operate in Italy in electronics field and pcb<br />

manufacturing.<br />

Focus<br />

The Cleaning State of the Art; Rework: Products and Technologies;<br />

Stan<strong>da</strong>rds and Norms; Pick & Place; The Hidden Thrests: Moisture<br />

and Temperature; Laboratory Instruments.


Separazione senza limiti<br />

Neorouter Dual offre al mercato una<br />

soluzione innovativa per le linee di altissimi<br />

volumi, dove spesso il collo di bottiglia<br />

risulta il processo di separazione.<br />

Grazie alle due routing head autonome, una <strong>da</strong>l lato top,<br />

l’altra <strong>da</strong>l lato bottom, permette di dimezzare i tempi di<br />

separazione, oltre a consentire di generare l’applicazione<br />

di taglio ottimale per ogni tipologia di PCB.<br />

È possibile infatti programmare il lato del taglio top/<br />

bottom a secon<strong>da</strong> degli ingombri dei componenti vicino<br />

ai testimoni, evitando di dover seguire regole specifiche<br />

per lo sviluppo dei PCB.<br />

DOPPIA FRESA VISTA LATERALE CAMBIO UTENSILE TOP CAMBIO UTENSILE BOTTOM<br />

www.osai-as.it<br />

Innovative Solutions for Electronic Manufacturing


12 PCB giugno 2013<br />

▶ ULTIMISSIME - C.S. E DINTORNI a cura di Silvia Lucchi e Massimiliano Luce<br />

Errata Corrige<br />

Nella notizia “Soluzioni SPI e AOI in azione” pubblicata sul numero<br />

di PCB Magazine di aprile a pag. 16 è stato riportata erroneamente<br />

l’indicazione di Packtronic a fianco dell’indirizzo di CyberOptics.<br />

Packtronic, infatti, non è più <strong>da</strong> tempo distributore di CyberOptics.<br />

La re<strong>da</strong>zione si scusa per l’errore occorso.<br />

Sal<strong>da</strong>tura selettiva<br />

tra monitoraggio<br />

e ripetibilità<br />

Lavorando insieme a un<br />

fornitore elettronico<br />

tier 1 dell’industria<br />

automobilistica, Datapaq ha<br />

messo a punto una soluzione<br />

su misura di monitoraggio<br />

della temperatura per<br />

documentare la ripetibilità<br />

dei processi di sal<strong>da</strong>tura<br />

selettiva. Questo sviluppo è<br />

diventato necessario perché<br />

le case automobilistiche<br />

richiedono sempre più<br />

spesso ai loro fornitori<br />

di eseguire il controllo<br />

statistico di processo.<br />

Chiaramente, anche l’aspetto<br />

economico per l’immediato<br />

controllo della qualità è<br />

molto sentito. In questo<br />

segmento industriale,<br />

infatti, i margini sono<br />

piccoli e i costi dei difetti<br />

Siemens è stata riconosciuta <strong>da</strong> CIM<strong>da</strong>ta come<br />

società leader in termini di presenza di mercato nel<br />

comparto del cPDm (Collaborative Product Defi nition<br />

Management) per il dodicesimo anno consecutivo,<br />

così come per l’ottavo anno consecutivo nel mercato<br />

del Digital Manufacturing. I rilevamenti di CIM<strong>da</strong>ta,<br />

annunciati alla fi ne di aprile, si basano su <strong>da</strong>ti e analisi<br />

approfondite del mercato PLM.<br />

Siemens PLM Software si inserisce nella categoria cPDm<br />

di CIM<strong>da</strong>ta con il portafoglio Teamcenter, il software<br />

più diff uso al mondo per la gestione del ciclo di vita<br />

digitale, mentre il portafoglio Tecnomatix è il software più<br />

di prodotto sono elevati,<br />

misurare e controllare<br />

ogni processo assicura la<br />

redditività. La soluzione<br />

a basso costo di Datapaq<br />

monitorizza sia la fase di<br />

preriscal<strong>da</strong>mento che la fase<br />

di sal<strong>da</strong>tura a immersione<br />

e genera dettagliati<br />

profi li di temperatura che<br />

permettono agli utenti di<br />

paragonare le prestazioni<br />

di macchine diff erenti,<br />

regolare i parametri se<br />

necessario e ridurre i tempi<br />

di preparazione per i nuovi<br />

lotti. Cosa cruciale, il<br />

sistema è abbastanza piccolo<br />

e leggero <strong>da</strong> attraversare<br />

il processo insieme alle<br />

Da 12 anni in cima alla classifi ca PLM<br />

schede a <strong>circuito</strong> stampato:<br />

consiste di un <strong>da</strong>ta logger<br />

Q18 e un’attrezzatura<br />

PA2200A che porta due<br />

termocoppie per la fase<br />

di preriscal<strong>da</strong>mento e tre<br />

termocoppie per la fase<br />

di sal<strong>da</strong>tura a immersione.<br />

Le sonde di sal<strong>da</strong>tura a<br />

immersione permettono<br />

il monitoraggio della lega<br />

di sal<strong>da</strong>tura e anche del<br />

tempo di immersione nella<br />

lega di sal<strong>da</strong>tura (tempo di<br />

contatto).<br />

Esse possono essere regolate<br />

per consentire la misura<br />

del tempo di contatto ad<br />

altezze diff erenti. <strong>Il</strong> cliente<br />

utilizza prodotti Datapaq<br />

per monitorare tutti i<br />

processi di sal<strong>da</strong>tura. Oltre<br />

a minimizzare i costi di<br />

addestramento, ciò facilita<br />

la creazione di best practice,<br />

perché gli ingegneri di<br />

sviluppo dei processi<br />

centrali possono confrontare<br />

le misure di tutti i loro<br />

impianti di assemblaggio.<br />

Datapaq<br />

www.<strong>da</strong>tapaq.com<br />

utilizzato nel settore specifi co del digital manufacturing.<br />

“Secondo la nostra ricerca di mercato, Siemens resta ai<br />

vertici anche nel Digital Manufacturing, con un fatturato<br />

nettamente superiore al secondo classifi cato. L’azien<strong>da</strong><br />

continua a scandire il passo nel comparto fon<strong>da</strong>mentale del<br />

cPDm”, ha dichiarato Peter Bilello, Presidente di CIM<strong>da</strong>ta.<br />

“La crescita del cPDm è leggermente rallentata nel 2012,<br />

ma il settore continuerà a crescere negli anni successivi con<br />

tassi di poco inferiori al 10%”.<br />

Siemens<br />

www.siemens.it/plm


AOI <strong>da</strong> premio<br />

In occasione dell’evento<br />

Nepcon Cina, Mirtec ha<br />

ricevuto il riconoscimento<br />

EM Asia Innovation<br />

Award nella categoria Test<br />

& Measurement/Sistemi di<br />

ispezione AOI per la linea<br />

di prodotto MV-9 2D/3D<br />

CoaXPress In-Line AOI<br />

Series. Per Mirtec si tratta<br />

del diciottesimo premio<br />

ricevuto.<br />

Brian D’Amico, Presidente<br />

di Mirtec, ha commentato:<br />

“Siamo molto orgogliosi<br />

di aver ricevuto l’EM Asia<br />

Innovation Award per<br />

conto del nostro team di<br />

ingegneri di grande talento,<br />

capace di conseguire<br />

eccezionali prestazioni<br />

nella progettazione<br />

e nello sviluppo della<br />

nostra nuova linea AOI<br />

MV-9 CoaXPress 2D/3D<br />

In-Line”.<br />

I nuovi sistemi AOI MV-9<br />

2D/3D CoaXPress<br />

In-Line sono confi gurati<br />

con la tecnologia di<br />

ispezione OMNI-VISION<br />

3D che combina l’ispezione<br />

2D <strong>da</strong> 25 Mega Pixel con<br />

l’ispezione 3D avanzata<br />

Digital Multi-Frequenza<br />

Moiré per fornire una<br />

ispezione precisa dei<br />

componenti SMT presenti<br />

sui PCB assemblati.<br />

I sistemi MV-9 possono<br />

essere confi gurati con<br />

il sistema di telecamera<br />

a 25 MegaPixel<br />

CoaXPress. Questo<br />

sistema di telecamere è<br />

progettato e realizzato<br />

<strong>da</strong> MIRTEC per un suo<br />

utilizzo con la gamma<br />

completa di prodotti<br />

proposta <strong>da</strong>ll’azien<strong>da</strong>. La<br />

telecamera CoaXPress<br />

ha una velocità di<br />

trasferimento di 25 Gbit/<br />

secondo.<br />

Mirtec<br />

www.mirtec.com<br />

Laryo<br />

www.laryo.it<br />

Connettori ad alta quota<br />

esito del lancio<br />

L’ e del recupero<br />

del primo volo del<br />

nano-satellite WUSAT<br />

(Università di Warwick),<br />

che fa assegnamento sulle<br />

famiglie dei connettori ad<br />

alta affi <strong>da</strong>bilità Datamate<br />

e Gecko di Harwin, è<br />

stato positivo nonostante<br />

le impegnative condizioni<br />

operative.<br />

Così come previsto <strong>da</strong>l<br />

team dell’Università di<br />

Warwich, il lancio di un<br />

CubeSat – un piccolo<br />

satellite <strong>da</strong>lle misure di<br />

10 x 10 x 10 cm e con con<br />

una massa di soli 1,33 kg –<br />

sarebbe stato un traguardo<br />

adeguato per aprire<br />

la stra<strong>da</strong> a particolari<br />

esperienze di lancio<br />

in cui siano coinvolti<br />

carichi utili di dimenioni<br />

limitate. <strong>Il</strong> team, per<br />

la <strong>rapidità</strong> di sviluppo,<br />

ha basato i sistemi di<br />

controllo, alimentazione<br />

e comunicazione sulla<br />

piattaforma Arduino. I<br />

<strong>da</strong>ti dei sensori, collocati<br />

su pcb separati, sono stati<br />

acquisiti su schede SD.<br />

Con questo livello<br />

di carico utile, è<br />

necessario un sistema<br />

di interconnessione<br />

miniaturizzato e leggero,<br />

ma che sia nel contempo<br />

di altissima affi <strong>da</strong>bilità.<br />

Per questo motivo il team<br />

di WUSAT ha in corso<br />

di valutazione la famiglia<br />

di connettori di segnale e<br />

di potenza Datamate <strong>da</strong> 2<br />

mm di Harwin e la gamma<br />

di connettori Gecko <strong>da</strong><br />

1,25 mm in grado di gestire<br />

fi no a 2 A. Entrambe le<br />

famiglie di connettori<br />

operano con effi cienza<br />

in ambienti diffi cili,<br />

assicurando l’integrità<br />

del segnale persino in<br />

condizioni estreme di<br />

temperatura, vibrazione<br />

e shock, come quelle che<br />

normalmente si incontrano<br />

durante i lanci e le<br />

missioni dei satelliti. Molti<br />

altri CubeSat impiegano<br />

già i connettori Harwin<br />

per le loro dimensioni<br />

miniaturizzate, il peso<br />

leggero e le eccellenti<br />

performance complessive.<br />

Harwin<br />

www.harwin.com<br />

PCB giugno 2013<br />

13


14 PCB giugno 2013<br />

Al via la decodifica del protocollo audio I2S<br />

Grazie all’ultimo<br />

aggiornamento, il<br />

software per oscilloscopi<br />

PicoScope 6 di Pico<br />

Technology ora può<br />

decodificare <strong>da</strong>ti in I2S.<br />

Lo stan<strong>da</strong>rd I2S (Inter-<br />

IC Sound) è un comune<br />

formato di <strong>da</strong>ti seriali<br />

utilizzato nei dispositivi<br />

audio come lettori CD<br />

e convertitori digitaleanalogico.<br />

Tutti gli utenti PicoScope<br />

possono scaricare<br />

gratuitamente la nuova<br />

versione beta. Oltre<br />

all’I2S, il software può<br />

decodificare <strong>da</strong>ti seriali<br />

I2C, RS-232/UART, SPI,<br />

CAN, LIN e FlexRay.<br />

Come spiega<br />

l’amministratore delegato,<br />

Alan Tong, “PicoScope<br />

si a<strong>da</strong>tta alle capacità<br />

dell’oscilloscopio del<br />

cliente, utilizzando la<br />

veloce memoria onboard<br />

se si possiede un<br />

dispositivo a memoria<br />

profon<strong>da</strong>, oppure la<br />

RAM del PC se si<br />

possiede un oscilloscopio<br />

più economico con una<br />

memoria minore. È<br />

possibile decodificare<br />

tutti i protocolli<br />

compatibili con la velocità<br />

di campionamento<br />

dell’ oscilloscopio del<br />

cliente. Se il numero di<br />

canali dell’oscilloscopio<br />

è sufficiente, è<br />

possibile decodificare<br />

contemporaneamente più<br />

canali seriali o perfino mix<br />

di protocolli diversi”.<br />

La decodifica seriale<br />

PicoScope è di facile<br />

utilizzo e visualizza i<br />

<strong>da</strong>ti decodificati sullo<br />

stesso asse della forma<br />

d’on<strong>da</strong>, consentendo<br />

di confrontare domini<br />

analogici e digitali.<br />

Una finestra di <strong>da</strong>ti al di<br />

sotto delle forme d’on<strong>da</strong><br />

mostra in dettaglio i<br />

pacchetti decodificati con<br />

filtri, trigger di pattern<br />

e opzioni di ricerca<br />

per aiutarvi a gestire<br />

grandi quantità di <strong>da</strong>ti.<br />

È possibile esportare i<br />

<strong>da</strong>ti in un file di testo e<br />

caricare i propri file di<br />

mappatura per convertire<br />

i <strong>da</strong>ti numerici in stringhe<br />

di testo. Le forme<br />

d’on<strong>da</strong> e le finestre di<br />

<strong>da</strong>ti sono interconnesse,<br />

quindi selezionando un<br />

pacchetto in una vista, esso<br />

viene automaticamente<br />

evidenziato anche<br />

nell’altra.<br />

Un oscilloscopio a quattro<br />

canali come PicoScope<br />

44<strong>24</strong> è perfettamente<br />

a<strong>da</strong>tto alla decodifica di<br />

I2S, mentre caratteristiche<br />

come risoluzione a 12 bit,<br />

accuratezza all’1%, analisi<br />

dello spettro integrata<br />

e facilità di trasporto<br />

lo rendono ideale per i<br />

tecnici del suono. Pico<br />

Technology offre anche<br />

oscilloscopi a risoluzione<br />

molto elevata per analisi<br />

audio di precisione.<br />

L’azien<strong>da</strong> ha lanciato il<br />

suo primo oscilloscopio a<br />

16 bit nel 1993 e l’ultimo<br />

modello, il PicoScope 4262<br />

alimentato tramite USB,<br />

offre un’accuratezza CC<br />

dello 0,25%, una SFDR<br />

tipica di 102 dB, una<br />

linearità della larghezza<br />

di ban<strong>da</strong> di ±0,2 dB<br />

nonché un generatore di<br />

segnale a bassa distorsione.<br />

Per applicazioni con<br />

grandi quantità di<br />

segnali di <strong>da</strong>ti seriali, gli<br />

oscilloscopi PicoScope<br />

a segnali misti (MSO)<br />

con 2 canali analogici<br />

e 16 canali digitali<br />

permettono di decodificare<br />

fino a 18 segnali<br />

contemporaneamente.<br />

Come sempre, tutti i<br />

proprietari di oscilloscopi<br />

PicoScope possono<br />

usufruire gratuitamente<br />

delle funzionalità avanzate<br />

di PicoScope. L’ultima<br />

versione beta di PicoScope<br />

6 (R6.7) con decodifica di<br />

I2S può essere scaricata <strong>da</strong><br />

labs.picotech.com.<br />

PCB Technologies<br />

www.pcbtech.it<br />

Pico Technology<br />

http://italian.picotech.com


Soluzioni per aziende di successo.<br />

Costi? Eccellenza. Gua<strong>da</strong>gno!<br />

Come si possono sostanzialmente ridurre i costi di produzione?<br />

Le macchine e i sistemi Ersa definiscono gli stan<strong>da</strong>rd di settore<br />

in termini di tecnologie flessibili, risparmio energetico ed eco<br />

sostenibilità. <strong>Il</strong> disegno modulare permette soluzioni personalizzate<br />

e sostenibili e rappresenta la base per l’incremento della<br />

profittabilità nella vostra produzione elettronica.<br />

In qualità di produttore di macchinari e strumenti per l’industria<br />

dell’assemblaggio elettronico, Ersa si presenta ai propri clienti e<br />

a chi interessato come un partner altamente innovativo e un<br />

fornitore di tecnologie di sal<strong>da</strong>tura con una gamma globale di<br />

prodotti unica nel suo genere.<br />

La visione azien<strong>da</strong>le si basa sul principio che “la nostra leadership<br />

tecnologica ottimizza la qualità e riduce i costi del processo<br />

di produzione dei nostri clienti”. Ersa è infatti costantemente<br />

focalizzata al miglioramento dei prodotti e dei processi a vantaggio<br />

dei propri clienti.<br />

soluzioni per l’elettronica<br />

info@packtronic.it<br />

Distributore esclusivo per l’Italia.<br />

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Excellence.<br />

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Macchine serigrafiche


Capitolati tecnici a regola d’arte<br />

ANIE<br />

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rende disponibile<br />

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it, il nuovo software<br />

Capitolati Tecnici,<br />

sviluppato e<br />

costantemente<br />

aggiornato <strong>da</strong> ANIE<br />

per tutte le aziende del<br />

settore e gli operatori<br />

del mercato quali<br />

progettisti, installatori e<br />

committenti.<br />

<strong>Il</strong> progetto Capitolati<br />

Tecnici, nato in<br />

collaborazione con<br />

ITACA (Istituto<br />

per l’Innovazione<br />

e Trasparenza<br />

degli Appalti e<br />

la Compatibilità<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Ambientale) è stato<br />

implementato <strong>da</strong> ANIE<br />

con l’idea di offrire un<br />

prodotto software.<br />

L’applicazione consente<br />

di predisporre un<br />

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documento elettronico<br />

contenente tutte le<br />

informazioni tecniche<br />

necessarie alla<br />

realizzazione di impianti<br />

elettrici, domotici,<br />

ausiliari e fotovoltaici per<br />

uffici, edifici residenziali,<br />

edifici scolastici,<br />

strutture ospe<strong>da</strong>liere<br />

e residenze sanitarie<br />

assistenziali (RSA). Con<br />

questo software, ANIE<br />

ha inteso offrire agli<br />

utenti uno strumento<br />

versatile e prezioso<br />

per lo sviluppo del<br />

business, permettendo al<br />

compilatore di creare un<br />

capitolato personalizzato,<br />

a misura delle proprie<br />

esigenze.<br />

L’interfaccia è stata<br />

progettata per essere<br />

intuitiva e di immediato<br />

utilizzo, tramite una<br />

connessione internet<br />

e un comune browser.<br />

<strong>Il</strong> software consente di<br />

elaborare il capitolato<br />

più volte, a<strong>da</strong>ttandolo<br />

di volta in volta alle<br />

proprie necessità. Una<br />

volta completato, è<br />

possibile salvare il<br />

documento in formato<br />

Word. Si tratta di<br />

uno strumento utile<br />

per poter realizzare<br />

successivamente sia il<br />

computo metrico sia il<br />

preventivo del proprio<br />

impianto.<br />

Aggiornati sia <strong>da</strong>l punto<br />

di vista tecnico sia<br />

normativo, i Capitolati<br />

sono indispensabili<br />

sia al professionista<br />

nell’esercizio della sua<br />

attività di progettista,<br />

sia al committente<br />

dell’opera.<br />

Le schede tecniche<br />

contenute nel<br />

software sono infatti<br />

costantemente<br />

rinnovate, in modo<br />

<strong>da</strong> rispettare sempre<br />

la normativa vigente<br />

e quindi la regola<br />

dell’arte. Le indicazioni<br />

riportate nelle schede<br />

consentono inoltre<br />

di realizzare impianti<br />

sicuri utilizzando<br />

prodotti di qualità.<br />

È infine protetta e<br />

garantita la riservatezza<br />

dei <strong>da</strong>ti contenuti<br />

all’interno dei progetti,<br />

poiché il pannello di<br />

gestione dei Capitolati<br />

risulta accessibile<br />

soltanto tramite<br />

username e password<br />

personali.<br />

Conf industria Anie<br />

www.conf industria.it


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18 PCB giugno 2013<br />

▶ ANGOLO DI COPERTINA - COLLEGAMENTI AVANZATI<br />

Connessione rapi<strong>da</strong><br />

di circuiti stampati<br />

Nella moderna connessione per apparecchi vi sono diverse tendenze.<br />

Da un lato le apparecchiature devono essere il più possibile compatte,<br />

<strong>da</strong>ll’altro una quantità sempre maggiore di potenza viene veicolata<br />

attraverso il <strong>circuito</strong> stampato. Inoltre il cablaggio dei convertitori<br />

di frequenza e degli alimentatori deve essere il più semplice possibile<br />

a cura di Phoenix Contact<br />

<strong>Il</strong> risparmio di tempo e la riduzione<br />

dei costi di installazione è un argomento<br />

importante, quando si tratta<br />

di realizzare impianti efficienti. Nei<br />

sistemi di connessione industriale si<br />

può notare una chiara tendenza verso<br />

la connessione rapi<strong>da</strong>. Oltre alla connessione<br />

a perforazione di isolante e a<br />

molla, la tecnica a molla Push-In sta<br />

conquistando il mercato. Questa pratica<br />

connessione viene utilizzata oggi<br />

nei quadri elettrici e negli impianti,<br />

ma anche sui circuiti stampati. Come<br />

la connessione a vite, la connessione<br />

a molla riscuote un grande successo e<br />

offre numerosi vantaggi, soprattutto in<br />

caso di applicazioni soggette a elevati<br />

livelli di vibrazioni.<br />

Nuova serie di morsetti <strong>da</strong><br />

pcb con connessione Push-In<br />

I nuovi morsetti per circuiti stampati<br />

a molla della serie SPT di Phoenix<br />

Fig. 1 - I morsetti per circuiti stampati con connessione a molla Push-In rendono<br />

il collegamento dei conduttori rapido e pratico<br />

Contact sono dotati di un design stan<strong>da</strong>rd<br />

per la stessa connessione, per tutti<br />

i formati (Fig. 1). La serie SPT di<br />

Phoenix Contact – SPT sta per Spring<br />

Print Terminal – riprende la tendenza<br />

verso la connessione a molla. Quattro<br />

formati con passo <strong>da</strong> 3,5 a 10 millimetri<br />

e un design universale costituiscono<br />

un concetto di dispositivo stan<strong>da</strong>rdizzato<br />

per tutte le classi di potenza.<br />

I morsetti per circuiti stampati SPT<br />

sono connessi tramite la forza della<br />

molla Push-In. Conduttori flessibili<br />

con capocor<strong>da</strong> o conduttori rigidi possono<br />

essere inseriti rapi<strong>da</strong>mente e senza<br />

l’ausilio di utensili, direttamente nel<br />

vano di connessione. Questa tecnica<br />

rende il collegamento al <strong>circuito</strong> stampato<br />

rapido e pratico. Anche i conduttori<br />

flessibili senza capocor<strong>da</strong> possono<br />

essere collegati in modo rapido e semplice.<br />

L’utente apre il vano di connessione<br />

inserendo il cacciavite nell’apertura<br />

superiore. Quindi, inserisce il conduttore<br />

flessibile ed estrae il cacciavite.<br />

Anche in termini di geometria, le connessioni<br />

dei moderni dispositivi sono<br />

soggette a vari requisiti. La serie SPT<br />

garantisce connessioni ottimali, non


solo per il cablaggio frontale,<br />

ma anche per tutti gli altri tipi<br />

di cablaggio. Per tutte le classi<br />

di potenza, il morsetto per<br />

circuiti stampati SPT consente<br />

una connessione orizzontale<br />

a 0° e verticale a 90° rispetto al<br />

<strong>circuito</strong> stampato.<br />

Siglatura o codifica<br />

a colori<br />

<strong>Il</strong> cablaggio di macchine,<br />

quadri elettrici e apparecchiature<br />

deve svolgersi rapi<strong>da</strong>mente. Per<br />

evitare errori di connessione causati<br />

<strong>da</strong>lla fretta, i sistemi di siglatura offrono,<br />

per ogni punto di connessione,<br />

un valido aiuto al tecnico sul posto.<br />

Oltre alla stampa o siglatura opzionale<br />

mediante strisce autoadesive,<br />

la serie SPT offre anche una codifica a<br />

colori <strong>da</strong> polo a polo (Fig. 2). In base<br />

al colore del conduttore <strong>da</strong> collegare,<br />

i morsetti per circuiti stampati ven-<br />

Fig. 2 - Grazie ad una codifica a colori dei morsetti<br />

per circuiti stampati a molla, la procedura di inserimento<br />

è semplificata<br />

gono realizzati in vari colori in singoli<br />

morsetti e assemblati in blocchi.<br />

Utilizzando questa tecnica, è possibile<br />

creare soluzioni per ogni applicazione,<br />

con le quali gli errori di montaggio<br />

sono quasi completamente esclusi.<br />

La struttura del morsetto singolo<br />

offre altre possibilità. I cablaggi all’interno<br />

dell’apparecchiatura possono<br />

essere eseguiti, in modo pratico e rapido,<br />

con morsetti singoli. Le singo-<br />

le connessioni vengono sal<strong>da</strong>te<br />

sul <strong>circuito</strong> stampato insieme<br />

a tutti gli altri componenti<br />

e i conduttori possono essere<br />

inseriti in modo pratico e<br />

rapido. Decadono così le soluzioni<br />

primitive con ausili di<br />

sal<strong>da</strong>tura o prese piatte.<br />

Affi<strong>da</strong>bilità<br />

fin <strong>da</strong>ll‘inizio<br />

Uno speciale acciaio per<br />

molle, che riunisce diversi requisiti,<br />

è il materiale utilizzato per la<br />

molla di connessione SPT. Esso possiede<br />

la necessaria durezza per alloggiare<br />

sal<strong>da</strong>mente il conduttore con<br />

elevati valori di estrazione, ma è sufficientemente<br />

flessibile per resistere<br />

a numerosi cicli di azionamento.<br />

Lo spessore e la resistenza alla trazione<br />

del materiale, i raggi nell’angolo<br />

di piegatura e lo stesso processo di<br />

piegatura sono tra di loro armoniz-


20 PCB giugno 2013<br />

zati. Già nella fase di progettazione,<br />

Phoenix Contact esegue simulazioni<br />

e calcoli FEM su PC (Fig. 3).<br />

Nel corso della loro durata di servizio,<br />

le connessioni per circuiti stampati<br />

sono soggette a condizioni estreme.<br />

Temperature ambiente elevate,<br />

forti vibrazioni o frequenti variazioni<br />

di carico sono solo alcuni dei requisiti<br />

che le connessioni per circuiti stampati<br />

devono soddisfare. Nel laboratorio<br />

Phoenix Contact di Blomberg,<br />

i connettori e i morsetti per circuiti<br />

stampati sono sottoposti a vari test,<br />

per verificare che siano in grado di<br />

soddisfare i rigorosi requisiti imposti<br />

<strong>da</strong>l mercato.<br />

Inoltre, i prodotti della serie<br />

SPT sono dotati delle omologazioni<br />

internazionali UL, IEC e Kema.<br />

Ad esempio, i morsetti per circuiti<br />

stampati sono sottoposti a un Heat<br />

Cycling Test secondo UL – un test<br />

di resistenza, che simula la durata di<br />

un collegamento elettrico con carichi<br />

elettrici estremi. In questo test,<br />

il morsetto è soggetto, per un periodo<br />

di 14 giorni, a 1,5 volte la corrente<br />

nominale per 210 minuti, a cui seguono<br />

30 minuti di raffred<strong>da</strong>mento<br />

e così via. Dopo la prova, la differenza<br />

tra l’aumento di temperatura<br />

nel punto di connessione, indotto<br />

Fig. 3 - In fase di sviluppo dei nuovi<br />

morsetti per circuiti stampati a molla<br />

sono stati simulati su PC carichi estremi<br />

della molla di connessione<br />

<strong>da</strong>lla prima applicazione di corrente<br />

e quello indotto <strong>da</strong>ll’ultima applicazione<br />

di corrente, non deve superare<br />

3 gradi Kelvin. Ciò consente di ottenere<br />

una resistività di massa stabile<br />

per lungo tempo (Fig. 4).<br />

Altri argomenti <strong>da</strong> analizzare sono<br />

le vibrazioni e la protezione contro le<br />

esplosioni. Le connessioni per circuiti<br />

stampati sono soggette a vibrazioni<br />

elevate, ad esempio quando un motore<br />

viene avviato con diversi intervalli<br />

di oscillazione e carico e in caso<br />

di macchine rotanti. Nell’ambito delle<br />

prove di omologazione, i morsetti<br />

per circuiti stampati sono quindi sottoposti<br />

per molte ore a una prova di<br />

Fig. 4 - Nel Heat Cycling Test secondo UL 1059 – qui solo un estratto – la durata del morsetto<br />

per circuiti stampati viene simulata in condizioni di carico estreme<br />

resistenza alle vibrazioni con alte frequenze<br />

e a livelli di accelerazione di 5<br />

g in tutti e tre gli assi.<br />

I morsetti per circuiti stampati SPT<br />

hanno superato anche questo test.<br />

Gli impianti in aree soggette al rischio<br />

di esplosione richiedono speciali<br />

misure di sicurezza: requisiti rigorosi<br />

in termini di distanze in aria e superficiali,<br />

surriscal<strong>da</strong>mento, resistenza<br />

all’invecchiamento e potere di isolamento<br />

del materiale isolante. Le versioni<br />

Ex della serie SPT 2,5 soddisfano<br />

tutti questi requisiti.<br />

Sia che l’utente voglia trasferire segnali,<br />

<strong>da</strong>ti o potenza, i morsetti per<br />

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dei conduttori. Le connessioni<br />

non solo sono conformi alle normative<br />

internazionali, ma soddisfano<br />

la richiesta del mercato di un design<br />

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IEC-Ex, Kema-Ex<br />

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22 PCB giugno 2013<br />

▶ ATTUALITÀ - PROVINCE E INNOVAZIONE<br />

Vincere la sfi<strong>da</strong><br />

con l’innovazione<br />

La tradizione industriale della provincia di Como<br />

offre opportunità interessanti a chi considera le<br />

attività di ricerca come priorità essenziale della<br />

propria azien<strong>da</strong><br />

di Giuseppe Goglio<br />

Dove un’economia locale<br />

cresce e prospera per anni<br />

intorno a un settore industriale,<br />

i benefici sono alla portata<br />

di molti, sia dei grossi impianti produttivi<br />

sia di tante attività piccole e<br />

medie legate all’indotto. Nel tempo,<br />

questo legame rischia di rivelarsi<br />

anche un pericolo per il futuro<br />

dell’azien<strong>da</strong>, con il proprio destino<br />

legato inevitabilmente alle strategie<br />

del partner.<br />

Esempio pratico di una tale situazione<br />

si trova in provincia di<br />

Como, dove per anni l’evoluzione<br />

dell’industria tessile ha favorito<br />

la crescita di realtà anche in altri<br />

settori.<br />

Tra questi un ruolo, piccolo per dimensione<br />

rispetto ad altre zone, ma<br />

significativo per qualità e competenze,<br />

ha saputo ritagliarselo anche il<br />

mondo dell’elettronica. Lo sviluppo<br />

dei sistemi di automazione e di apparecchiature<br />

a supporto delle attività<br />

produttive ha infatti stimolato la formazione<br />

di una nicchia capace di individuare<br />

specializzazioni nelle quali<br />

rivelarsi eccellenze.<br />

Una parte di queste si è trovata<br />

inevitabilmente a dover fare i conti<br />

con i cambiamenti dettati <strong>da</strong>i nuovi<br />

scenari dell’economia. Non manca<br />

tuttavia chi ha saputo mettere a frutto<br />

anni di esperienza per sperimentare<br />

nuove strade.<br />

Una ricerca costante di nuove sfide<br />

permette infatti di restare competitivi<br />

anche quando intorno a sé il panorama<br />

si rivela tutt’altro che incoraggiante.


Piccole grandi realtà<br />

Bulgarograsso, un piccolo paese in<br />

provincia di Como, nasconde una dimostrazione<br />

di quanto tutto questo<br />

sia possibile, puntando sulle proprie<br />

forze senza mai trascurare di lavorare<br />

sui punti deboli e senza oltretutto<br />

mai stancarsi di mantenere una visuale<br />

attenta a quanto accade intorno<br />

a sé.<br />

“Operiamo nel campo dell’elettronica<br />

<strong>da</strong> sempre, ormai sono<br />

esattamente vent’anni”, racconta<br />

Alessandro Ratti, socio e presidente<br />

di RSR. “Siamo specializzati nella<br />

progettazione di sistemi elettronici<br />

fino alla campionatura o piccole<br />

produzioni comunque al di sotto<br />

dei cinquanta-cento pezzi”.<br />

Progettazione, prototipazione e<br />

realizzazione del software abbinato<br />

ai sottosistemi elettronici sono stati<br />

individuati <strong>da</strong> subito come fattori sui<br />

quali poter convogliare competenze e<br />

abilità acquisite nel tempo, scartando<br />

a priori la tentazione di puntare<br />

a ordini numericamente più consistenti<br />

ma inevitabilmente legati alla<br />

concorrenza sul prezzo. Fon<strong>da</strong>menta<br />

stabili, sulle quali costruire una realtà<br />

capace di a<strong>da</strong>ttarsi all’evoluzione del<br />

mercato. “La prima attività riguar<strong>da</strong>va<br />

le bilance elettroniche, un settore<br />

dove all’inizio si era in pochi”, prosegue<br />

Ratti. “In Italia era un settore<br />

importante, poi negli ultimi anni si è<br />

registrato un calo, tanti hanno dovuto<br />

chiudere e noi abbiamo cercato alternative”.<br />

Un destino comune a tante aziende<br />

in una provincia dove il trasferimento<br />

delle grandi industrie ha lasciato<br />

segni ancora evidenti sul territorio.<br />

Secondo i <strong>da</strong>ti Infocamere elaborati<br />

<strong>da</strong>lla Camera di Commercio<br />

Industria e Artigianato di Como infatti,<br />

nel 2012 alla voce Fabbricazione<br />

di componenti elettronici e schede<br />

elettroniche risultano registrate 15<br />

aziende, una cifra molto bassa per il<br />

volume storico dell’economia locale.<br />

A parziale consolazione, è utile rimarcare<br />

come rispetto all’anno precedente,<br />

emerga un aumento di due<br />

unità.<br />

Cifre ancora più contenute per<br />

quanto riguar<strong>da</strong> l’ambito più specifico<br />

della Fabbricazione di componenti<br />

elettronici, con 8 aziende attive,<br />

rimaste invariate negli ultimi due<br />

anni.<br />

RSR nasce nel 1993 <strong>da</strong>lla esperienza pluriennale dei suoi fon<strong>da</strong>tori nel campo<br />

dell’elettronica analogica e digitale. <strong>Il</strong> titolare Alessandro Ratti è il terzo <strong>da</strong> sinistra<br />

Tra progettazione<br />

e specializzazione<br />

Dati di fronte a cui emerge l’importanza<br />

di sapersi a<strong>da</strong>ttare ai mutamenti<br />

di scenario senza snaturare le<br />

proprie potenzialità. “Abbiamo individuato<br />

alternative promettenti legate<br />

al settore auto”, riprende Ratti,<br />

“mettendo a punto sistemi per la revisione<br />

degli autoveicoli. In Italia<br />

siamo non più di una decina in grado<br />

di progettare questo tipo di attrezzature”.<br />

Come nel caso delle bilance,<br />

affrontare la nuova sfi<strong>da</strong> nella manutenzione<br />

degli autoveicoli, sfruttando<br />

la spinta dell’obbligatorietà delle<br />

procedure per la revisione periodica,<br />

ha permesso di mettere a frutto<br />

l’esperienza e insistere nell’attività<br />

di sviluppo, un impegno faticoso i<br />

cui risultati però sono quasi garantiti.<br />

“Cerchiamo sempre di arrivare a progettare<br />

qualcosa che non sia semplice<br />

evoluzione, ma sia effettivamente innovativo.<br />

Per esempio, dove nel campo<br />

delle misurazioni una volta si usavano<br />

i sistemi a bolla di liquido, ora<br />

la norma sono dispositivi MEMS, e<br />

noi siamo stati tra i primi a metterli<br />

a punto”.<br />

I risultati in questo caso non tar<strong>da</strong>no<br />

ad arrivare. Proprio <strong>da</strong> questi<br />

successi è però importante cogliere<br />

la motivazione per proseguire.<br />

Consapevoli di quanto possa rivelarsi<br />

pericoloso cedere alla tentazione<br />

di godersi un traguardo. “Non ci<br />

si può fermare un momento, bisogna<br />

sempre studiare e aggiornarsi. È faticoso,<br />

ma è anche quello che ci ha<br />

salvato <strong>da</strong>ll’abbattimento dei costi.<br />

Bisogna mantenere un rapporto costante<br />

con il cliente, per sapere esattamente<br />

ciò di cui ha bisogno e ottenere<br />

indicazioni utili su dove orientare<br />

la nostra ricerca. In questo caso,<br />

parlare la stessa lingua è fon<strong>da</strong>mentale<br />

e in questo senso il territorio<br />

presenta ancora buone opportunità”.<br />

PCB giugno 2013<br />

23


<strong>24</strong> PCB giugno 2013<br />

Un territorio a bassa<br />

vocazione elettronica<br />

Per avere un’idea di quanto queste<br />

difficoltà siano reali, è sufficiente considerare<br />

lo stato di salute del settore<br />

più generico nel campo dell’elettronica.<br />

La Fabbricazione di altri componenti<br />

elettronici in provincia di Como<br />

conta infatti 26 aziende, una cifra decisamente<br />

limitata nel contesto di<br />

un’economia tra le più forti in Italia.<br />

Un settore, inoltre, in sofferenza, dove<br />

si contano tre imprese in meno rispetto<br />

al 2011.<br />

“Devo precisare come spesso la nostra<br />

sia un’attività anticiclica, perché<br />

quando gli affari vanno bene, di solito<br />

si tende a investire meno sulla progettazione”,<br />

spiega Ratti. “La nostra strategia<br />

sembra pagare, al punto che stiamo<br />

cercando nuove figure e anche per<br />

il 2013 mi sento ottimista”.<br />

Alcuni spunti<br />

per essere ottimisti<br />

La capacità di ascoltare un cliente<br />

a tradurre quindi in pratica le relative<br />

esigenze, permette a RSR di pensare<br />

soprattutto a mantenere elevato<br />

il proprio profilo in fatto di competenze<br />

e capacità di sviluppare nuovi<br />

sistemi.<br />

Aiutare il cliente a soddisfare una<br />

propria necessità offre all’azien<strong>da</strong> la<br />

possibilità di estendere le competenze<br />

e a sua volta di proporre ulteriori<br />

sviluppi e messe a punto. Un circolo<br />

virtuoso i cui risultati si fanno<br />

apprezzare.<br />

“Credo che l’elettronica sia un<br />

settore con ancora ampie possibilità<br />

di sviluppo e intendiamo individuarle.<br />

Gli spunti non mancano, come<br />

per esempio portare la tecnologia<br />

di prodotti quali cellulari anche<br />

su prodotti industriali, pensando<br />

anche a una maggiore integrazione<br />

tra hardware e software. Parliamo<br />

però di idee in un contesto decisamente<br />

complicato, dove c’è parecchio<br />

<strong>da</strong> lavorare”.<br />

Osservando con attenzione una realtà<br />

dove l’elettronica è diventata un<br />

elemento ormai usuale nella vita quotidiana<br />

di molte persone, gli spunti<br />

non mancano.<br />

La capacità di fare la differenza,<br />

consiste nell’abilità nel saperli cogliere<br />

e tradurli in soluzioni concrete alla<br />

portata di tutti.<br />

“In tanti ambienti di uso comune,<br />

spesso le difficoltà di utilizzo dell’elettronica<br />

sono ancora <strong>da</strong> superare”, conclude<br />

Alessandro Ratti. “Penso quindi<br />

ad ambienti di sviluppo più amichevoli,<br />

interfacce grafiche più immediate<br />

e più uniformi, capaci anche di favorire<br />

la diffusione”.


26 PCB giugno 2013<br />

▶ ATTUALITÀ - EVENTI<br />

L’ESD parla toscano<br />

In un borgo toscano, fra filari di Chianti e un tempo capriccioso,<br />

si è svolto a due passi <strong>da</strong> Arezzo l’evento congressuale annuale<br />

promosso <strong>da</strong> ESD Forum Italia. Un momento ormai consueto,<br />

ma non per questo meno importante, per chi si occupi di problemi ESD<br />

o che ne sia <strong>da</strong> questi indirettamente toccato<br />

di Riccardo Busetto<br />

<strong>Il</strong> numero cinque e i suoi multipli<br />

sono ricorsi in modo quasi<br />

ossessivo all’apertura della giornata<br />

di convegno indetto quest’anno<br />

<strong>da</strong>ll’ESD Forum Italia nel Borgo di<br />

Fontebussi, a due passi <strong>da</strong> Montevarchi.<br />

<strong>Il</strong> 15 di maggio, presso un incantevole<br />

borgo rurale toscano immerso<br />

nella campagna aretina, si è svolta<br />

infatti la XV edizione del forum<br />

organizzata con il supporto di Power<br />

One, azien<strong>da</strong> con sede a Terranuova<br />

Bracciolini, a due passi <strong>da</strong>lla sede del<br />

convegno. Un evento quest’anno molto<br />

“italiano”, in cui l’internazionalità e<br />

la globalizzazione sono state messe<br />

leggermente in ombra <strong>da</strong> una forte<br />

presenza di attori che operano sul territorio<br />

nazionale.<br />

Si è parlato di tante cose al<br />

Borgo di Fontebussi, come <strong>da</strong> tradizione<br />

del convegno; un convegno<br />

organizzato come sempre <strong>da</strong><br />

Giuseppe Angelo Reina, segretario<br />

CT CEI 101 (che quest’anno, guar<strong>da</strong><br />

caso, festeggia i 25 anni di presenza<br />

nel settore), coadiuvato <strong>da</strong><br />

Giuseppe Vittori del CEI, <strong>da</strong>l prof.<br />

Gianfranco Coletti dell’Università<br />

di Genova e <strong>da</strong> tutto lo staff del comitato<br />

del Team Nazionale ESD. E<br />

il numero di partecipanti - superiore<br />

al centinaio - ha dimostrato quanto<br />

l’interesse per l’argomento sia comunque<br />

vivo e, per il futuro, con importanti<br />

capacità di sviluppo.


Affi <strong>da</strong>bilità su tutta<br />

la linea<br />

Si è parlato principalmente di affi<br />

<strong>da</strong>bilità in occasione del forum,<br />

argomento d’importanza centrale<br />

a livello di produzione industriale.<br />

Argomento sempre trattato in modo<br />

“laterale” in occasione dei convegni<br />

che si occupano di problematiche<br />

ESD, quest’anno l’affi <strong>da</strong>bilità<br />

è stata invece aff rontata in modo<br />

diretto e <strong>da</strong> diverse prospettive:<br />

<strong>da</strong>lle considerazioni tecniche generali<br />

dell’intervento di Giuseppe<br />

Angelo Reina (La gestione di eventi<br />

ESD), elaborato in collaborazione<br />

con Luca Gnisci di EL.BO Service,<br />

alle aperture verso scenari futuristi-<br />

ci, ma non per questo meno reali,<br />

come le previsioni teorico/pratiche<br />

dell’intervento del Prof. Gianfranco<br />

Coletti dell’Università di Genova<br />

(Alcune tendenze delle nanotecnologie,<br />

per evidenziare particolari effetti<br />

elettrostatici) fi no all’elaborazione<br />

delle più recenti basi normative relative<br />

all’argomento elaborate <strong>da</strong>lla<br />

Quarta gui<strong>da</strong> CEI per l’elettrostatica,<br />

che stanno a fon<strong>da</strong>mento del concetto<br />

di affi <strong>da</strong>bilità dei processi produttivi<br />

in presenza di eventi ESD;<br />

come sempre Giuseppe Vittori,<br />

senz’altro il maggiore esperto a livello<br />

nazionale di problematiche di<br />

questo tipo, ha illustrato un argomento<br />

che, sebbene ostico nelle sue<br />

elaborazioni, è sempre fon<strong>da</strong>mentale<br />

per chi opera nel settore.<br />

In sicurezza e con i piedi<br />

per terra<br />

Parte centrale <strong>da</strong> qualche anno<br />

dei convegni indetti <strong>da</strong>ll’ESD<br />

Forum Italia è la sezione dedicata ai<br />

pavimenti e alle procedure per l’approntamento<br />

di aree EPA.<br />

Si tratta di un argomento di estrema<br />

importanza, soprattutto per le<br />

sue ricadute sull’affi <strong>da</strong>bilità della<br />

produzione industriale, là dove la<br />

miniaturizzazione e la tendenza agli<br />

zero difetti si fa sentire nel modo<br />

più sensibile.<br />

Mapei, Forbo e Nora, aziende<br />

<strong>da</strong>lle grandi competenze in materia<br />

di pavimentazioni speciali, spesso<br />

in sovrapposizione naturale fra<br />

loro per temi trattati e argomenti<br />

approfonditi, hanno quest’anno offerto<br />

un panorama variegato degli<br />

elementi che concorrono alla corretta<br />

predisposizione di superfici<br />

antistatiche, offrendo prospettive<br />

d’analisi complementari e alternative.<br />

Si è parlato infatti della concettualizzazione<br />

di “sistemi di pavimentazioni<br />

anti esd”, tema questo trattato<br />

<strong>da</strong> Alessandro Bonafede di Nora<br />

(ESD Protection & Cleanrooms : <strong>Il</strong> sistema<br />

di pavimentazioni), così come<br />

delle problematiche più specifi<br />

che relative alla “Qualifi cazione<br />

del sistema persona/scarpa/pavimento<br />

nella protezione ESD” aff rontato<br />

<strong>da</strong> Domenico Carotenuto di Forbo.<br />

Temi questi particolari, che hanno<br />

trovato un loro completamento a livello<br />

specialistico nell’intervento di<br />

Paola Di Silvestro di Mapei (Sistemi<br />

a bassissime emissioni di sostanze organiche<br />

volatili per la progettazione e realizzazione<br />

di pavimentazioni ESD).<br />

L’argomento già discusso nel passato,<br />

per l’occasione è stato presentato<br />

aggiornato e approfondito proprio in<br />

relazione alle problematiche sull’affi -<br />

<strong>da</strong>bilità.<br />

PCB giugno 2013<br />

27


Livelli crescenti<br />

d’attenzione<br />

28 PCB giugno 2013<br />

La partecipazione alla XV edizione del forum ESD è stata come sempre molto<br />

intensa, con specialisti del settore provenienti <strong>da</strong> tutto il territorio nazionale<br />

A livello di lavorazione e di produzione<br />

la sensibilità verso problematiche<br />

ESD è <strong>da</strong> tempo sempre<br />

più accentuata. L’utilizzo di materiali<br />

e componenti di nuova concezione,<br />

le dimensioni sempre più ridotte<br />

a cui le macchine di assemblaggio<br />

e lavorazione devono operare,<br />

la qualità sempre più alta e i livelli<br />

di difettosità sempre più ridotti<br />

imposti <strong>da</strong>l mercato implicano una<br />

forte attenzione per casi subdoli e di<br />

difficile individuazione come quelli<br />

generati <strong>da</strong>i fenomeni ESD.<br />

Un corretta pianificazione di controllo<br />

dei fenomeni elettrostatici a<br />

tutti i livelli azien<strong>da</strong>li di produzione<br />

è senz’altro il primo passo <strong>da</strong> compiere<br />

per ovviare a queste richieste.<br />

Di ciò se ne è occupato in particolare<br />

Roberto Teppa di Magna<br />

Electronics, multinazionale che<br />

opera nel settore automotive, mentre<br />

Michele Mattei di i-tronik, con<br />

la presentazione di una serie di soluzioni<br />

Den-On per il rework progettate<br />

con particolare attenzione<br />

per le problematiche ESD (si ve<strong>da</strong><br />

l’articolo pubblicato a p. 60 di PCB<br />

Magazine di maggio), ha sottolineato<br />

quanto sia stretto il legame fra<br />

strumenti produttivi e adeguamento<br />

dei siti alle normative di prevenzione<br />

dei fenomeni elettrostatici.<br />

Scendendo a livello di componenti<br />

il tema è stato ripreso <strong>da</strong>ll’intervento<br />

di Andrea Banfi di Philips-<br />

Lumiled che, con il supporto di<br />

Luigi Mancini di Yamaha, ha trattato<br />

delle tematiche ESD calate<br />

nella realtà di produzione dei LED<br />

(ESD Models & Protection Level For<br />

LUXEON Product).<br />

Prevenzione<br />

e sicurezza<br />

L’affi<strong>da</strong>bilità va di pari passo con<br />

la sicurezza e questo è un elemento<br />

che è stato valutato con attenzione<br />

nel corso della giornata dedicata<br />

all’ESD.<br />

Sicurezza passiva contro fenomeni<br />

che possono non solo essere causa<br />

di <strong>da</strong>nni per componenti e assemblati,<br />

ma anche fonte di pericoli reali<br />

per l’incolumità del personale che<br />

si trovi ad operare in certi ambienti<br />

produttivi. Non è forse il caso degli<br />

impianti di produzione elettronica,<br />

ma in altri settori (alimentare, chimico,<br />

ecc.) le scariche ESD possono<br />

essere motivo di fenomeni esplosivi<br />

devastanti, così come è stato trattato<br />

<strong>da</strong> Alessandro Panico, esperto<br />

di problematiche ATEX (Sorgenti<br />

di innesco elettrostatiche generate in<br />

un sistema di aspirazione e filtrazione<br />

antideflagrante pneumatico certificato<br />

ATEX e garantito EX MAT –<br />

Metodo di analisi e ricerca).<br />

Problemi meno evidenti, ma altrettanto<br />

importanti per un’adeguata<br />

prevenzione di contrasto nei confronti<br />

di fenomeni ESD sono stati<br />

infine trattati <strong>da</strong> Lucio Crippa<br />

(Dal packaging tradizionale al packaging<br />

ESD), che ha affrontato un tema<br />

tecnologicamente “povero”, ma<br />

altrettanto importante come quello<br />

del cartone <strong>da</strong> imballo trattato con<br />

sistemi antistatici.<br />

La giornata si è conclusa con una<br />

visita gui<strong>da</strong>ta all’impianto produttivo<br />

di PowerOne, a due passi <strong>da</strong>lla<br />

sede del convegno, importante realtà<br />

produttiva dell’area a cui abbiamo<br />

dedicato un articolo a p. 74.<br />

Un’edizione importante del<br />

Forum ESD, dunque, quella che si<br />

è appena conclusa nella campagna<br />

toscana; non solo per l’anniversario<br />

festeggiato, ma soprattutto per il<br />

livello dei contenuti e per i riscontri<br />

positivi ottenuti <strong>da</strong>i partecipanti,<br />

tutti operatori e specialisti del settore;<br />

un convegno che è ormai un<br />

punto di riferimento obbligato per<br />

il mondo dell’elettronica italiana.<br />

La prossima edizione e il luogo<br />

del XVI forum ESD non sono ancora<br />

stati programmati. I lettori verranno<br />

informati con sollecitudine quando<br />

si avranno informazioni più precise<br />

al riguardo. Gli atti del covegno<br />

sono previsti come pubblicazione<br />

sotto forma di articoli nelle pagine<br />

di PCB Magazine a partire <strong>da</strong> questo<br />

numero.


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ni ritorna anche quest’anno l’Innovation Award, il premio<br />

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con i principali distributori Italiani.<br />

<strong>Il</strong> premio verrà assegnato a quei prodotti (componenti,<br />

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30 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

<strong>Il</strong> fenomeno ESD<br />

È sempre attuale e in continuo affi namento<br />

l’attenzione nei confronti dei problemi ESD<br />

e delle soluzioni che questi fenomeni<br />

quasi impalpabili richiedono. Fenomeni che<br />

nascono a livello atomico, fi niscono per<br />

generare problemi macroscopici immediati o,<br />

peggio ancora, effetti latenti<br />

di Dario Gozzi<br />

<strong>Il</strong> fenomeno dell’accumulo delle<br />

cariche elettrostatiche si verifi ca<br />

in ogni occasione in cui materiali<br />

isolanti vengono in contatto o si<br />

separano, provocando uno scambio<br />

di elettroni attraverso la superfi cie.<br />

Certi materiali hanno maggiore inclinazione<br />

ad accumulare cariche che<br />

non altri, tra questi alcuni sono più<br />

portati a rilasciare elettroni e quindi a<br />

caricarsi positivamente, altri ad accumulare<br />

elettroni e quindi a caricarsi<br />

negativamente.<br />

Questo fenomeno è comunque legato<br />

a un movimento relativo e al<br />

contatto tra due oggetti con caratteristiche<br />

isolanti.<br />

L’accumulo di cariche elettrostatiche<br />

può avvenire anche per induzione.<br />

L’accumulo di cariche elettrostatiche<br />

avviene più facilmente negli ambienti<br />

a basso tasso di umidità, ma in<br />

generale dovunque non sia assicurata<br />

una buona messa a terra di impianti<br />

e strutture, come nel caso dei banchi<br />

di lavoro.<br />

Le cariche elettrostatiche sono invisibili<br />

e silenziose, questo porta tanti<br />

operatori a sottovalutarne la portata.<br />

La prima precauzione è quindi l’assunzione<br />

di responsabilità nel prendere<br />

la decisione di eseguire un’attenta<br />

valutazione del rischio elettrostatico<br />

all’interno del proprio processo o delle<br />

aree operative nel caso di un laboratorio.<br />

Durante la valutazione vanno<br />

presi in esame tanto i sistemi coinvolti<br />

quanto il tipo e la natura dei mate-<br />

riali utilizzati, così come le condizioni<br />

ambientali.<br />

Saper valutare in ogni situazione la<br />

causa e l’entità dei potenziali problemi<br />

è molto importante al fi ne di poter<br />

optare perla giusta misura di prevenzione<br />

prima e di protezione poi, per<br />

minimizzare l’entità del rischio.<br />

L’eliminazione totale delle cariche<br />

elettrostatiche è praticamente impossibile,<br />

ma è percorribile il poterle portarle<br />

a un livello così basso <strong>da</strong> renderle<br />

inoff ensive.<br />

Nel corso degli anni, con l’aumento<br />

del livello di formazione, gli addetti<br />

del settore elettronico sono via via diventati<br />

sempre più critici.<br />

Inizialmente le applicazioni più<br />

sensibili erano quelle militari e aerospaziali,<br />

successivamente con l’espandersi<br />

della presenza elettronica in<br />

quasi tutte le aree industriali, i problemi<br />

di affi <strong>da</strong>bilità hanno indotto<br />

una sempre più attenta rifl essione<br />

sugli eff etti negativi che il fenomeno<br />

ESD comporta. Questo ha stimolato<br />

la richiesta di particolari precauzioni<br />

in tutte le fasi produttive, a<br />

partire <strong>da</strong>lla progettazione dei circuiti,<br />

passando <strong>da</strong>i processi per terminare<br />

all’handling e al packaging.<br />

La progressiva miniaturizzazione<br />

dei circuiti integrati implica un parallelo<br />

affi namento delle prestazioni,<br />

ma anche delle caratteristiche fi -<br />

siche, questo li espone maggiormente<br />

all’azione negativa di eventuali cariche<br />

elettrostatiche. Un <strong>da</strong>nneggiamento<br />

che può essere sia istantaneo<br />

o peggio ancora manifestarsi nel tempo<br />

col decadimento delle prestazioni.<br />

I recenti circuiti sono sensibili di <strong>da</strong>nneggiamento<br />

già a potenziali di qualche<br />

centinaio di volt; un valore di tensione<br />

che l’uomo coi propri sensi non


In figura è riportato un esempio di come potrebbe essere allestita e configurata un’area EPA<br />

è in grado di apprezzare e che di conseguenza<br />

tende a ignorare.<br />

La percezione umana di un evento<br />

ESD si può manifestare solo attraverso<br />

i sensi con la soglia di 3000 V col<br />

tatto e sopra i 10.000 V con la vista.<br />

Questo vuol dire che quando tocchiamo<br />

un oggetto o una persona e<br />

sentiamo quel leggero pizzicare, ci<br />

troviamo ad avere una differenza di<br />

potenziale di almeno 3000 V.<br />

Quando togliamo un indumento<br />

e sentiamo come uno sfrigolio, ci sono<br />

in gioco potenziali pari o superiori<br />

a 5000 V. Nelle giornate primaverili<br />

e ventose, quando toccando l’auto<br />

ritraiamo la mano colpita <strong>da</strong> una<br />

scarica che vediamo e sentiamo, siamo<br />

stati colpiti <strong>da</strong> una scarica superiore<br />

ai 10.000 V; per l’esiguità della<br />

corrente in gioco a noi procura solo<br />

fastidio, ma se dovesse verificarsi su<br />

circuiti in cui le dimensioni delle sue<br />

componenti si misurano in micron,<br />

potrebbe essere fatale.<br />

Effetto triboelettrico<br />

<strong>Il</strong> fenomeno o effetto triboelettrico<br />

consiste nel trasferimento per strofinio<br />

di cariche elettriche tra materiali<br />

diversi di cui almeno uno è isolante, si<br />

viene quindi a generare una tensione.<br />

<strong>Il</strong> termine deriva <strong>da</strong>l greco tribos, che<br />

significa appunto strofinio.<br />

I vari materiali potenzialmente<br />

coinvolti nel fenomeno non si comportano<br />

tutti allo stesso modo, ma reagiscono<br />

acquisendo polarità e intensità<br />

di carica diverse. Si va <strong>da</strong>l materiale<br />

che tende a cedere elettroni caricandosi<br />

positivamente a quelli che<br />

all’opposto tendono ad accettare elettroni<br />

caricandosi negativamente.<br />

La polarità e l’intensità della carica<br />

generata dipendono, oltre che <strong>da</strong>i<br />

materiali, anche <strong>da</strong> altri fattori come<br />

la finitura superficiale, la pressione di<br />

contatto, l’intensità dello sfregamento<br />

e la <strong>rapidità</strong> con cui si allontanano<br />

le superfici messe a contatto, le condi-<br />

zioni ambientali come l’umidità relativa.<br />

La formazione delle cariche elettrostatiche<br />

non richiede necessariamente<br />

lo strofinio in quanto il trasferimento<br />

di elettroni <strong>da</strong> un materiale<br />

all’altro si può manifestare anche mediante<br />

il semplice contatto.<br />

<strong>Il</strong> mettere a contatto due superfici<br />

determina il fenomeno dell’adesione<br />

dove si formano dei legami<br />

chimici nei punti in cui la distanza<br />

tra gli atomi dei due diversi materiali<br />

è dell’ordine di pochi angstrom<br />

(0,1 nm o 1×10−10 m); questo avviene<br />

ovviamente solo su una piccola<br />

percentuale delle superfici a contatto.<br />

Essendo diversi i materiali, diverse<br />

sono le energie con cui gli elettroni<br />

delle orbite esterne sono legati<br />

ai rispettivi atomi. L’interazione a livello<br />

atomico che può venirsi a creare<br />

favorisce il passaggio di elettroni <strong>da</strong>gli<br />

atomi del materiale in cui l’energia<br />

del legame è più debole a quello<br />

in cui è più forte.<br />

PCB giugno 2013<br />

31


32 PCB giugno 2013<br />

Un esempio di <strong>da</strong>nno causato <strong>da</strong> una scarica elettrostatica a livello circuitale<br />

Lo strofinio non fa altro che aumentare<br />

i punti di contatto tra le superfici<br />

e quindi accentua il fenomeno<br />

triboelettrico.<br />

I materiali che acquisiscono elettroni<br />

si caricano negativamente, mentre<br />

quelli che cedono elettroni si caricano<br />

positivamente.<br />

Nei materiali conduttori la carica<br />

acquisita si distribuisce uniformemente,<br />

negli isolanti rimane localizzata<br />

nei punti in cui è avvenuto lo<br />

scambio generando un forte campo<br />

elettrico. Nel momento del distacco si<br />

possono manifestare fenomeni locali<br />

di scarica elettrica, con parziale ritorno<br />

degli elettroni scambiati al materiale<br />

originario.<br />

Dal micro evento al macro<br />

problema<br />

Si immagini di camminare, in una<br />

giornata con basso tasso di umidità, su<br />

un tappeto sintetico indossando scarpe<br />

con suola in gomma. Toccando poi<br />

un oggetto metallico come potrebbero<br />

essere gli infissi di una finestra, si è<br />

soggetti a una piccola scarica elettrica.<br />

Per quanto detto sopra, il contatto<br />

tra suola e tappeto crea un trasferimento<br />

di elettroni, essendo materiali<br />

isolanti le cariche rimangono localiz-<br />

zate. Supponiamo che il primo si carichi<br />

positivamente e le scarpe negativamente.<br />

A questo punto si innesca<br />

un’induzione elettrostatica tra le scarpe<br />

e il corpo umano che è un conduttore<br />

naturale. I piedi si caricano positivamente<br />

inducendo una carica negativa<br />

all’altro estremo, mani comprese.<br />

Avvicinando la mano all’infisso<br />

metallico parte la scarica. <strong>Il</strong> fenomeno,<br />

della durata di qualche microsecondo,<br />

lo avvertiamo solo se la tensione<br />

accumulata è superiore ai 3000 V e<br />

lo vediamo se è superiore ai 10.000 V.<br />

Fenomeni di questo genere, sebbene<br />

non avvertiti <strong>da</strong> una persona per-<br />

ché al di sotto della soglia di sensibilità<br />

umana, possono comunque <strong>da</strong>nneggiare<br />

i dispositivi elettronici.<br />

In particolare i circuiti integrati<br />

presenti in ogni dispositivo elettronico<br />

sono molto esposti all’azione delle<br />

cariche elettrostatiche, con un ampio<br />

intervallo di malfunzionamento<br />

che può an<strong>da</strong>re <strong>da</strong>l <strong>da</strong>nno catastrofico<br />

immediato (con rottura del <strong>circuito</strong><br />

interno al componente) a <strong>da</strong>nni<br />

latenti (e non meno pericolosi) che<br />

causeranno sicuramente un problema<br />

anche se solo riman<strong>da</strong>to nel tempo.<br />

Anche i dispositivi già operativi e<br />

per molti versi protetti come ad esempio<br />

i computer possono essere esposti,<br />

in quanto la scarica potrebbe essere<br />

riconosciuta come un segnale (ad<br />

esempio di reset) e far perdere i <strong>da</strong>ti<br />

in memoria.<br />

Attenzione va posta anche durante<br />

il ciclo di processo in quanto l’elettricità<br />

statica attrae piccole particelle<br />

di materiali presenti nell’ambiente (ad<br />

esempio la polvere), che potrebbero<br />

costituire a vario titolo un inquinante.<br />

Resistenza e materiali<br />

L’accumulo di cariche elettrostatiche<br />

è solo l’origine del problema.<br />

<strong>Il</strong> problema in quanto tale è dovuto<br />

A due diversi ingrandimenti è riportato il <strong>da</strong>nno ESD su un integrato


al passaggio di corrente che trovando<br />

una via di fuga verso terra tende<br />

a ripristinare quell’equilibrio alterato<br />

<strong>da</strong>ll’effetto triboelettrico. Da questo<br />

il motivo per cui assume rilevanza il<br />

suddividere i materiali in base al loro<br />

valore di resistenza superficiale.<br />

I materiali molto conduttivi, con resistenza<br />

superficiale massima di 1 KΩ,<br />

hanno un tempo di dissipazione delle<br />

cariche molto breve, capace di causare<br />

<strong>da</strong>nni se messi a contatto tra potenziale<br />

di accumulo <strong>da</strong> una parte e dispositivo<br />

<strong>da</strong> proteggere <strong>da</strong>ll’altra.<br />

I materiali conduttivi con valori di<br />

resistenza superficiale compresi tra 10<br />

KΩ e 100 KΩ mantengono un grado<br />

di dissipazione piuttosto veloce,<br />

ma ancora nei limiti <strong>da</strong>lla normativa<br />

(CEI EN61340-5-1).<br />

I materiali più a<strong>da</strong>tti <strong>da</strong> utilizzare<br />

per attivare la protezione nei confronti<br />

dei fenomeni ESD hanno una resistenza<br />

superficiale compresa tra 106 Ω<br />

e 1012 Ω e vanno sotto il nome di statico<br />

dissipativi.<br />

Questo non significa un loro uso<br />

generalizzato perché la normativa<br />

prescrive, in funzione degli utilizzi e<br />

delle applicazioni, valori ben definiti.<br />

Quando il valore di resistenza superficiale<br />

super il valore di 1012 Ω, si<br />

è in presenza di materiali isolanti, che<br />

si caricano facilmente e senza precisi<br />

accorgimenti di protezione attiva non<br />

si scaricano.<br />

Quando una carica è generata, la<br />

sua distribuzione dipende <strong>da</strong>lla resistività<br />

superficiale del materiale<br />

(la resistività elettrica è l’attitudine<br />

di un materiale a opporre resistenza<br />

al passaggio delle cariche elettriche).<br />

Nei materiali conduttivi e dissipativi<br />

la distribuzione è omogenea,<br />

mentre non lo è negli isolanti dove si<br />

può assistere anche ad addensamenti<br />

di cariche.<br />

Protezione passiva,<br />

protezione attiva<br />

Essendo evidente la facilità e la frequenza<br />

con cui possono essere generate<br />

le cariche elettrostatiche , diventa<br />

fon<strong>da</strong>mentale creare le condizioni<br />

ideali per la gestione e la movimentazione<br />

di componenti e dispositivi (pcb<br />

inclusi) sensibili e vulnerabili alle cariche<br />

elettrostatiche. La copertura <strong>da</strong>i<br />

fenomeni ESD si ottiene applicando<br />

due concetti di base:<br />

- Operare in aree protette (EPA);<br />

- Adottare imballi adeguati per la<br />

movimentazione delle parti ESD<br />

sensitive.<br />

Per inciso un’area protetta non è<br />

necessariamente l’intero reparto, ma<br />

potrebbe essere anche una semplice<br />

postazione di lavoro. E’ una zona<br />

completamente libera <strong>da</strong> campi<br />

elettrostatici dove il livello di sicurezza<br />

è garantito <strong>da</strong>l collegamento a<br />

terra di tutti i materiali statico/dissipativi<br />

e dell’operatore.<br />

I materiali conduttivi dissipano velocemente<br />

le cariche elettriche verso<br />

terra e di conseguenza è sconsigliato<br />

metterli a diretto contatto con<br />

i dispositivi <strong>da</strong> proteggere, soprattutto<br />

nel caso di pcb che contengano componenti<br />

alimentati.<br />

La protezione effettuata mediante<br />

l’impiego di accorgimenti in grado<br />

di dissipare verso terra le cariche<br />

elettrostatiche è definita protezione<br />

passiva.<br />

<strong>Il</strong> fenomeno può essere gestito<br />

anche attraverso sistemi di protezione<br />

attiva e più in particolare con<br />

l’impiego di apparecchiature ionizzanti<br />

che hanno il compito di prevenire<br />

la formazione delle cariche e<br />

nel caso di neutralizzarle.<br />

L’apparecchio emette alternativamente<br />

ioni positivi e ioni negativi<br />

creati per mezzo di elettrodi e<br />

dispersi nell’ambiente di lavoro per<br />

mezzo di ventole. La frequenza con<br />

cui sono generate le due on<strong>da</strong>te è tale<br />

<strong>da</strong> non far interferire ioni positivi<br />

con quelli negativi, ma di <strong>da</strong>rgli<br />

modo di raggiungere le superfici<br />

su cui neutralizzare le cariche eventualmente<br />

presenti.<br />

Sebbene i materiali isolanti siano<br />

ufficialmente banditi <strong>da</strong> un’area<br />

EPA, in alcuni casi è giocoforza il<br />

poterli introdurre e di conseguenza<br />

diventa essenziale cautelarsi.<br />

Per questa ragione è sempre suggerito<br />

di attivare entrambi i sistemi<br />

di protezione, sia quello passivo<br />

che quello attico, per avere la garanzia<br />

della più ampia copertura<br />

possibile.<br />

PCB giugno 2013<br />

33


34 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

Elettrostatica<br />

e nanotecnologie<br />

Mondo complesso quello dei polimeri,<br />

soprattutto se considerati a dimensioni<br />

nanometriche. Ecco una visione generale di<br />

quei materiali che segneranno lo sviluppo<br />

tecnologico del nostro futuro. Materiali che<br />

- a livello di effetti elettrostatici - non sono<br />

ancora stati studiati con particolare attenzione<br />

di Gianfranco Coletti, Università di Genova<br />

Per analizzare le ragioni di<br />

recenti successi nell’incremento<br />

delle prestazioni di<br />

alcuni polimeri nano-compositi,<br />

possiamo ricorrere a due “case studies”:<br />

quello del nailon nano-strutturato<br />

e quello del polipropilene<br />

nano-strutturato. <strong>Il</strong> presente studio<br />

offre alcune le linee di ragionamento<br />

<strong>da</strong> collocare in un quadro<br />

generale e può essere agganciato<br />

a un recente compendio Europeo<br />

sulle nanotecnologie (12 ottobre<br />

2012).<br />

Questo esercizio offrirà uno sfondo<br />

sul quale porre in rilievo le aree<br />

in cui l’elettrostatica e i suoi effetti<br />

potrebbero assumere un’importanza<br />

notevole nel panorama delle nanotecnologie.<br />

I polimeri ridotti ai minimi<br />

termini<br />

Come è possibile modificare un polimero<br />

termoplastico in modo che abbia<br />

prestazioni molto maggiori? In<br />

primo luogo bisogna capire a quali<br />

prestazioni ci si riferisce; per esempio<br />

è possibile pensare al carico di rottura<br />

(se si usasse il polimero per la fune<br />

di ascensore, quanti quintali porterebbe<br />

prima di rompersi?), oppure è<br />

possibile immaginare l’energia che assorbe<br />

una sezione nel rompersi (se lo<br />

stesso polimero venisse utilizzato nel<br />

paraurti di un auto, quanta energia assorbirebbe<br />

in caso di urto?)<br />

Per rispondere a queste domande<br />

bisogna sapere com’è fatto “dentro”<br />

un polimero termoplastico. <strong>Il</strong> polimero<br />

non è altro che una robusta catena<br />

di meri (anelli) composta <strong>da</strong> atomi<br />

collegati <strong>da</strong> legami forti e ripiegata<br />

più volte su se stessa e “legata” alle<br />

catene vicine. Le catene sono disposte<br />

fianco a fianco e sono “incollate”


Fig. 1 - Cristallo<br />

di Montmorillonite<br />

fra loro per mezzo di legami deboli.<br />

La doman<strong>da</strong> automatica è: meccanicamente<br />

il polimero “tiene” tramite la<br />

sua catena di legami forti? La risposta<br />

è NO. Varie prove hanno dimostrato<br />

che esso tiene tramite i legami<br />

che stanno a fianco delle catene stesse.<br />

Si tratta di numerosissimi legami<br />

deboli che si sommano; quindi l’effetto<br />

complessivo è elevato.<br />

Dunque, per influire sul carico di<br />

rottura (oppure sull’energia di rottura)<br />

è possibile “agire” sulla numerosità<br />

dei legami “deboli”, oppure renderli<br />

più intensi. Poiché questi sono già “impacchettati”<br />

è difficile renderli più numerosi,<br />

mantenendo lo spazio inalterato.<br />

Sfruttando invece la differenza fra<br />

legami di superficie e legami di volume<br />

è possibile rendere i legami “deboli”<br />

un po’ più intensi. Infatti, se si hanno<br />

a disposizione due materiali con densità<br />

diversa, si forma sempre un “legame<br />

di superficie”: un esempio di questo<br />

tipo è ad esempio la tensione superficiale,<br />

quella che - su scale micrometriche<br />

- aiuta gli insetti o le briciole a stare<br />

a galla sulla superficie di un bicchiere<br />

d’acqua. Là dove invece la densità<br />

di materia è costante (come l’acqua al<br />

di sotto della superficie), l’effetto è opposto;<br />

l’insetto o la briciola cadrebbero<br />

verso il fondo del bicchiere. A scale<br />

nanometriche questo effetto è piuttosto<br />

forte: se si riuscisse a introdurre un<br />

“mezzo sfogliabile” (si ve<strong>da</strong>no Fig. 1 e<br />

Fig. 2), fatto di tante foglie spesse sol-<br />

tanto frazioni di nanometro (2-3 nm),<br />

che collegano strati di catene polimeriche<br />

con uguali strati di catene polimeriche<br />

(come in un sandwich); allora<br />

i legami posti in serie diventerebbero<br />

tutti o legami forti o legami “di superficie”,<br />

cioè dotati – come si è detto –<br />

di maggior forza di legame. Si noti che<br />

lo spazio fra due strati deve essere reso<br />

compatibile (ved. Fig. 3) tramite una<br />

sostituzione di ioni inorganici con appositi<br />

ioni organici: si tratta di un’ope-<br />

Fig. 2 - Esempio di fillosilicato (argilla)<br />

Fig. 3 - Compatibilizzazione<br />

argilla/polimero<br />

razione relativamente delicata, semplice<br />

in teoria, ma assai complessa nella<br />

realtà industriale.<br />

La teoria dice questo, la pratica a<br />

volte conferma, ma a volte non conferma.<br />

Dunque, l’effetto “di rinforzo<br />

meccanico” delle nano-tecnologie è<br />

vero o non è vero?<br />

È possibile dire che sia vero solo<br />

sotto certe condizioni: devono cioè<br />

formarsi ed essere efficaci gli “effetti<br />

di superficie”. Per esempio, molto dipende<br />

<strong>da</strong>lla possibilità che le catene<br />

polimeriche (Fig. 4) possano essere<br />

attratte all’interno dello spazio compreso<br />

fra due sfoglie (effetto di superficie):<br />

occorre dunque trattare opportunamente<br />

quello spazio, altrimenti le<br />

catene polimeriche NON entreranno<br />

nello spazio fra due sfoglie.<br />

Poi occorre evitare che i “sandwich”<br />

si agglomerino, altrimenti la presenza<br />

di legami di superficie diventa NONefficace:<br />

si formeranno così agglomerati<br />

<strong>da</strong> 1 micron o più di diametro, la<br />

PCB giugno 2013<br />

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36 PCB giugno 2013<br />

Fig. 4 - Esempi di collocazione di strati e di catene polimeriche<br />

cui dinamica è dominata <strong>da</strong> effetti di<br />

volume, non <strong>da</strong> effetti di superficie;<br />

mentre NON ci sarà un aumento delle<br />

forze “deboli”.<br />

Anche per questo compito, cioè<br />

evitare l’agglomerazione, occorre introdurre<br />

opportune contromisure. Se<br />

ad esempio si riescono a ottenere entrambi<br />

gli effetti, si è a buon punto.<br />

È necessario poi ricor<strong>da</strong>re che il<br />

polimero nano-strutturato deve essere<br />

“lavorato”, cioè reso plastico (tra-<br />

mite azioni meccaniche e temperatura),<br />

per esempio tramite estrusione<br />

a caldo, oppure mediante fusione<br />

in stampo (Fig. 6 e Fig. 7). Anche in<br />

questo caso occorre trovare delle soluzioni<br />

(forme, profilo di temperatura<br />

e velocità di avanzamento) empiriche.<br />

Ovviamente occorre partire <strong>da</strong> un<br />

polimero “interessante”, a basso costo<br />

e con applicazioni potenziali o sicure<br />

(per gli investimenti economici).<br />

L’impiego di nailon e di argilla (ad<br />

Fig. 5 - Esempi di correlazione tra energia di frattura e percentuale di argilla<br />

in polipropilene nano-strutturato<br />

esempio sepiolite, oppure montmorillonite)<br />

porta a buoni risultati: si ve<strong>da</strong><br />

ad esempio il caso del sotto-cofano<br />

della Maserati illustrato in Fig. 6.<br />

Un altro caso, recentissimo, ha visto<br />

l’impiego di polipropilene e di montmorillonite:<br />

qui la non aggregazione<br />

veniva ottenuta senza aggiunte di additivi,<br />

lavorando su polimero stesso. Si<br />

tratta di questo caso di produzione di<br />

paraurti di automobili e di altri componenti<br />

per auto.<br />

Riscontri europei<br />

È evidente che le nanotecnologie “at<br />

large” hanno occupato e occupano oggi<br />

una posizione vasta e importante in<br />

diversi settori tecnologici (sono un po’<br />

una nuova “chimica delle macromolecole”).<br />

Con le nanotecnologie ci possiamo<br />

costruire di tutto, <strong>da</strong>i nano materiali<br />

alle nano medicine, ma è anche evidente<br />

che ci vorranno delle nuove regole,<br />

che andranno <strong>da</strong>lla protezione dei<br />

cittadini (interazione del corpo umano<br />

con il mondo esterno) alle analisi<br />

per verificare la presenza o il rilascio di<br />

particelle, <strong>da</strong>lle normative giuridiche alle<br />

nuove normative tecniche, <strong>da</strong>ll’analisi<br />

del rischio alle caratteristiche di efficacia<br />

di nuove tecniche e così via. Un<br />

buon compendio in relazione a questo<br />

argomento, <strong>da</strong> molti punti di vista,<br />

è offerto nel doc COM (2012) 572 final<br />

(http://register.consilium.europa.<br />

eu/pdf/it/12/st14/st14869.it12.pdf ),<br />

rilasciato il 3 ottobre 2012, che rappresenta<br />

una “regulatory review” della<br />

Commissione Europea. Si tratta del<br />

documento più completo in assoluto<br />

pubblicato a livello internazionale.<br />

Un mondo <strong>da</strong> esplorare<br />

A livello di nanotecnologie ci si<br />

aspetta che vengano riesplorati settori<br />

come quello degli effetti elettrostatici<br />

presenti a scale/geometrie nanometriche.<br />

A questi livelli si hanno:


Fig. 6 - Strato protezione motore<br />

della Maserati<br />

- effetti locali (a livello singolo atomo<br />

o poco più), operanti nel quadro<br />

di fenomeni rapidi su stringhe<br />

di atomi, come nel caso di scintille,<br />

oppure di combustione all’interno<br />

della camera di scoppio di un motore;<br />

- effetti localizzati (di superficie) nel<br />

quadro di fenomeni lenti, come<br />

nel caso di invecchiamento elettrico<br />

o meccanico osservati a geometrie<br />

nanometriche. Evidentemente<br />

vi sono fenomeni che avvengono<br />

in “ambienti” inclini a tali eventi<br />

(si ricordi la famosa triade: com-<br />

bustibile, comburente, scintilla),<br />

come gli incendi o gli scoppi, oppure<br />

come il rallentare dell’avanzamento<br />

di cricche su materiali<br />

super-sollecitati.<br />

Sia nel caso di aggregati composti<br />

di segmenti nanometrici sia nel caso<br />

di aggregati composti <strong>da</strong> molecole si<br />

tratterebbe di affrontare e/o studiare<br />

dei fenomeni collettivi. Dato che non<br />

si ha ancora molta confidenza con tali<br />

fenomeni, per effettuare uno studio<br />

accurato ci si avvale di modelli empirici.<br />

Un esempio di modello empirico<br />

Fig. 8 - Curve di Paris che indicano la lunghezza di cricche nella struttura<br />

di un aereo di linea, rapportate al numero di voli consecutivi<br />

Fig. 7 - Alloggio ruota di scorta realizzato in polipropilene<br />

nano strutturato (con fillosilicati e agente distaccante)<br />

risiede nelle Curve di Paris; si ve<strong>da</strong><br />

l’esempio riportato in Fig. 8 riferito<br />

alla lunghezza di cricche nella struttura<br />

di un aereo di linea, rapportate<br />

al numero di voli consecutivi effettuati<br />

senza nessuna manutenzione<br />

intermedia.<br />

In questi casi le proprietà sono legate<br />

all’insieme di molti atomi/segmenti<br />

nanometrici ed è arduo affrontare<br />

la situazione delle relative problematiche<br />

per mezzo di modelli fisici<br />

(trasferibili <strong>da</strong> un caso all’altro). Si è<br />

invece costretti ad utilizzare modelli<br />

empirici: validi, ma non sempre ripetibili<br />

con successo.<br />

Così come per l’esempio citato<br />

delle cricche presenti sulla struttura<br />

dell’aereo, i fenomeni “collettivi”<br />

sono ancora poco esplorati, anche<br />

se sono chiari nelle loro valenze<br />

generali: essi sono “collettivi” perché<br />

riguar<strong>da</strong>no una proprietà legata<br />

all’insieme di molti atomi o di segmenti<br />

nanometrici. E tutto ciò che<br />

può riguar<strong>da</strong>re gli effetti fisici, sia<br />

strutturali che elettrici, può essere<br />

ricondotto a tali dimensioni; questa<br />

situazione, per le dimensioni a cui ci<br />

si trova ad operare, rischia di essere<br />

molto ardua <strong>da</strong> affrontare a livello<br />

nano-metrico oppure interatomico.<br />

Se non si fa attenzione, si corre infatti<br />

il rischio di porsi delle domande<br />

sbagliate tipo: quale è la conduttività<br />

di un atomo di Rame?<br />

PCB giugno 2013<br />

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38 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

Nuove tecnologie<br />

nel mondo ESD<br />

Polimeri conduttivi, nanotubi e grafene saranno<br />

i prossimi materiali utilizzati per la produzione di<br />

abbigliamento e attrezzature per la prevenzione<br />

e la protezione ESD<br />

di Dario Gozzi<br />

Esiste sul mercato un’ampia e<br />

diversificata gamma di prodotti<br />

ESD, molti dei quali possono<br />

essere catalogati in base alla funzione<br />

d’uso come i prodotti per il packaging<br />

(scatole, buste, contenitori), che<br />

proteggono i dispositivi sensibili alle<br />

cariche elettrostatiche. Altri prodotti<br />

sono deputati a creare ambienti EPA<br />

(pavimenti, tappetini, cavi e connessioni<br />

di ground, strumentazione e<br />

abbigliamento); altri ancora a rivestire<br />

provvisoriamente o definitivamente<br />

i dispositivi inclusi al loro interno o,<br />

semplicemente, a ricoprirli. Materiali<br />

di pulizia (usualmente liquidi) affiancano<br />

sistemi di ionizzazione per una<br />

protezione attiva, così come i sistemi<br />

di monitoraggio ambientale ESD.<br />

Mentre il mercato tradizionale<br />

dei materiali, dei prodotti e dei dispositivi<br />

ESD è in crescita a seguito<br />

dell’incremento della presenza dei<br />

dispositivi elettronici nella vita di<br />

tutti i giorni, una serie di innovativi<br />

sviluppi high-tech si affaccia all’orizzonte<br />

della tecnologia ESD. In affiancamento<br />

alle classiche soluzioni<br />

tecnologiche degli ossidi metallici,<br />

del carbonio in fibra o dei materiali<br />

organici, si profilano nanoparticelle,<br />

grafene e polimeri conduttivi.<br />

L’introduzione di questi materiali, la


Fig 1 - Nanotubo a moduli concentrici<br />

del tipo multi-walled nanotube<br />

cui genesi tecnologica è a cavallo tra<br />

fisica, chimica ed elettronica, porta il<br />

messaggio dell’innovazione e la promessa<br />

di prestazioni operativamente<br />

significative in ambito ESD, capaci<br />

di rivitalizzare un mercato maturo.<br />

I due obiettivi<br />

della protezione ESD<br />

La protezione ESD può essere divisa<br />

un due diverse, ma spesso complementari,<br />

direttrici.<br />

Da una parte l’eliminazione delle<br />

cariche elettrostatiche al loro formarsi,<br />

compito espletato semplicemente<br />

dissipandole verso terra.<br />

Dall’altra c’è la prevenzione, ovvero<br />

l’attivazione di una serie di accorgimenti<br />

atti a prevenire la formazione<br />

delle cariche elettrostatiche.<br />

Queste sono usualmente generate<br />

a seguito dell’effetto triboelettrico,<br />

in cui lo sfregamento e la successiva<br />

separazione di due superfici causa il<br />

trasferimento di elettroni, caricando<br />

positivamente quella che li perde e<br />

negativamente quella che li acquista.<br />

L’effetto triboelettrico è quel fenomeno<br />

per cui, al seguito di uno stro-<br />

finamento tra materiali diversi (di<br />

cui almeno uno isolante), si verifica<br />

un trasferimento di cariche elettriche<br />

che genera una differenza di potenziale<br />

elettrico, cioè una tensione.<br />

I materiali antistatici sono progettati<br />

per contrastare il fenomeno.<br />

Le principali applicazioni ESD<br />

sono quelle che coinvolgono un contatto<br />

diretto, nelle operazioni di assemblaggio,<br />

con i componenti e i dispositivi<br />

sensibili alle scariche elettrostatiche.<br />

La protezione deve essere<br />

parte integrante della progettazione,<br />

<strong>da</strong>lla produzione del wafer a<br />

qualsiasi fase dell’assemblaggio dei<br />

pcb, con particolare cura delle varie<br />

fasi di handling.<br />

Anche i più piccoli impianti di<br />

produzione dei pcb non possono (o<br />

non dovrebbero) esimersi <strong>da</strong>l seguire<br />

la normativa ESD, dotandosi di<br />

un’area EPA, equipaggiando adeguatamente<br />

con camici e calzature gli<br />

operatori, utilizzando apposite buste<br />

e materiale ESD di packaging, così<br />

<strong>da</strong> minimizzare quanto più possibile<br />

il rischio di <strong>da</strong>nneggiare i dispositivi.<br />

Tra i paradigmi di cambiamento<br />

della produzione elettronica si assiste<br />

alla progressiva diminuzione dimen-<br />

sionale dei dispositivi, ma - in parallelo<br />

- anche alla diminuzione delle<br />

tensioni operative, fattori che nell’insieme<br />

conducono a una maggiore<br />

sensibilizzazione nei confronti delle<br />

cariche elettrostatiche. L’aumento<br />

dei numeri e delle prestazioni della<br />

moderna elettronica, nonché dei costi<br />

in particolare per i dispositivi portatili,<br />

richiede una continua crescita<br />

della tecnologia ESD.<br />

Materiali per impieghi ESD<br />

Si comincia a respirare aria di<br />

cambio della guardia nella produzione<br />

dei materiali <strong>da</strong> impiegare in ambito<br />

ESD. Convenzionalmente i materiali<br />

maggiormente utilizzati sono<br />

a base metallica, come sottili lamine<br />

o fili metallici affogati o intrecciati<br />

nel materiale non conduttivo; trame<br />

in fibra di carbonio (si tratta di<br />

una struttura filiforme, molto sottile)<br />

come quelle utilizzate nel tessuto per<br />

camici ESD o particolato di carbonio<br />

(detto anche nero di carbonio o<br />

carbon black) affogato nella plastica<br />

per conferire proprietà conduttive. <strong>Il</strong><br />

nero di carbonio è un pigmento prodotto<br />

<strong>da</strong>lla combustione incomple-<br />

Fig 2 - SWNT (Single-Walled Nanotube), nanotubi a parete singola, costituiti<br />

<strong>da</strong> un solo foglio e nanotubi a parete multipla MWNT (Multi-Walled Nanotube),<br />

con le relative dimensioni<br />

PCB giugno 2013<br />

39


40 PCB giugno 2013<br />

ta di prodotti petroliferi pesanti quali<br />

il catrame di carbon fossile o il catrame<br />

ottenuto <strong>da</strong>l cracking dell’etilene,<br />

<strong>da</strong> grassi e oli vegetali. Si tratta<br />

di un particolato carbonioso ad alto<br />

rapporto superficie/volume; detto in<br />

altri termini significa che, possedendo<br />

un’elevata superficie in rapporto a<br />

un piccolo volume, questa caratteristica<br />

lo rende a<strong>da</strong>tto a essere affogato<br />

nelle plastiche conferendo un potere<br />

conduttivo.<br />

Per i materiali <strong>da</strong> utilizzare in ambito<br />

ESD sono stati usati anche ossidi<br />

metallici come l’ITO o l’ossido<br />

di stagno; queste sostanze sono largamente<br />

utilizzate quando il fattore<br />

trasparenza è altrettanto importante<br />

della conducibilità. Oppure composti<br />

organici piuttosto conduttivi tra cui<br />

i sali quaternari di ammonio, le ammine<br />

e gli esteri. L’ITO (<strong>da</strong>ll’inglese<br />

Indium Tin Oxide) o, più precisa-<br />

Fig 3 - Ricostruzione tridimensionale di un reticolo cristallino<br />

mente, l’ossido di indio drogato con<br />

stagno, è una soluzione soli<strong>da</strong> di ossido<br />

di indio (In 2 O 3 ) e ossido di stagno<br />

(SnO 2 ); tipicamente mescola-<br />

Fig 4 - Rivestimento del materiale organico P3HT:PCBM (a sinistra nella foto)<br />

e PEDOT:PSS (a destra); il materiale è preparato in strisce (sopra) e fogli pieni<br />

(sotto). <strong>Il</strong> PEDOT:PSS è utilizzato anche nella costruzione dei pannelli solari e di<br />

alcuni componenti elettronici<br />

ti con percentuale in peso intorno al<br />

90% di In 2 O 3 e 10% di SnO 2 . La caratteristica<br />

principale dell’ITO è di<br />

possedere una buona conducibilità<br />

elettrica associata a una buona trasparenza<br />

ottica.<br />

I nuovi materiali conduttivi allo<br />

studio rientrano nella famiglia<br />

dei nanomateriali e dei polimeri, che<br />

hanno già trovato impiego in varie e<br />

sofisticate applicazioni, ma anche in<br />

nicchie meno appariscenti come per<br />

i materiali ESD. Essi includono nanoparticelle<br />

metalliche utilizzate sia<br />

a livello di coating sia come riempitivo,<br />

che conferiscono proprietà conduttive<br />

a materiali plastici altrimenti<br />

isolanti.<br />

La microscopica dimensione di<br />

queste nanoparticelle si a<strong>da</strong>tta a quei<br />

materiali a cui è richiesta una bassa<br />

conducibilità (tipica della caratteristica<br />

statico-dissipativa); questo<br />

offrirebbe la potenzialità di ottenere<br />

l’effetto desiderato anche a fronte<br />

dell’uso di modiche quantità di materiale,<br />

così che anche l’impiego di<br />

metalli pregiati come l’argento non<br />

comporterebbe costi proibitivi. Al<br />

momento il tutto è ancora a livello<br />

potenziale in quanto il costo della


produzione dei nanometalli rende il processo irrealizzabile<br />

su scala industriale. Nelle attuali applicazioni le nanoparticelle<br />

di argento hanno ricevuto particolare attenzione<br />

per via della loro buona conducibilità elettrica rispetto<br />

ad altri nanometalli; ciò principalmente perché l’ossido<br />

di argento, rispetto ad altri ossidi, è conduttivo. Nelle applicazioni<br />

ESD potrebbero trovare impiego altri metalli,<br />

in particolare nei materiali dissipativi che richiedono una<br />

resistività maggiore rispetto ad altre applicazioni e in cui<br />

la presenza di ossidi parzialmente isolanti non dovrebbe<br />

costituire un grosso problema.<br />

<strong>Il</strong> carbonio a nanotubi, grafene<br />

e PEDOT:PSS<br />

Altrettanto promettente è il carbonio a livello di nanotubi,<br />

che può essere utilizzato anche in piccole quantità e<br />

non è particolarmente costoso, se non per via della novità.<br />

I nanotubi di carbonio sono più conduttivi di ogni metallo<br />

e sono facilmente realizzati in sospensione. Possono<br />

essere suddivisi in due categorie: SWNT (Single-Walled<br />

Nanotube), nanotubi a parete singola, costituiti <strong>da</strong> un solo<br />

foglio, e MWNT (Multi-Walled Nanotube), nanotubi<br />

a parete multipla, formati <strong>da</strong> fogli posizionati come cilindri<br />

concentrici inseriti uno dentro l’altro.<br />

<strong>Il</strong> coating con questi nanotubi, o il loro impiego come<br />

riempitivo dei polimeri, può costituire un ammodernamento<br />

tecnologico rispetto all’utilizzo della fibra di carbonio,<br />

considerando che il loro diametro è più sottile di<br />

un fattore 1000 e che la distribuzione è di tipo casuale rispetto<br />

alla classica trama a griglia.<br />

Si suppone che anche il grafene, che è facile <strong>da</strong> produrre<br />

(si tratta di un materiale costituito <strong>da</strong> uno strato monoatomico<br />

di atomi di carbonio, avente cioè uno spessore<br />

equivalente alle dimensioni di un solo atomo), troverà<br />

numerose applicazioni grazie alla sua conducibilità, e<br />

il materiale per ESD è in predicato di beneficiarne ampiamente.<br />

<strong>Il</strong> PEDOT:PSS - poli(3,4-Etilendiossitiofene)<br />

poli(stirenesulfonato) - è un polimero conduttivo trasparente<br />

utilizzato per esempio sulle pellicole AGFA a protezione<br />

ESD, che non raggiunge tuttavia una conduttività<br />

comparabile con quella dei metalli. <strong>Il</strong> suo utilizzo è comunque<br />

limitato alle applicazioni ad alto valore aggiunto,<br />

come sostituto dell’ITO, pur risultando ben a<strong>da</strong>tto per<br />

le applicazioni che non richiedono elevate conducibilità.<br />

Questi materiali, flessibili nell’utilizzo e di sovente trasparenti<br />

(in particolare nella forma in film), non sono per<br />

loro natura particolarmente costosi, ma il loro prezzo al<br />

momento non è ancora sceso come era auspicabile per un<br />

diffuso utilizzo industriale.<br />

ETICHETTE<br />

PER LA MARCATURA DI CAVI<br />

Le etichette FPE per la marcatura di cavi costituiscono un<br />

sistema semplice ma efficace per una perfetta e duratura<br />

identificazione di fili e cavi elettrici.<br />

Due le tipologie prodotte per le stampanti a trasferimento<br />

termico:<br />

TTC.41. in vinile<br />

Spessore film : 80 μm<br />

Range di temperatura: -40° +80°C<br />

TTC.17. in poliestere<br />

Certificato UL<br />

Spessore film: 25 μm<br />

Range di temperatura: -40° +150°C<br />

Entrambi i materiali sono conformi alle Direttive RoHS e<br />

hanno un trattamento superficiale idoneo per ricevere e<br />

trattenere le resine rilasciate <strong>da</strong>i nastri.<br />

Via Lillo del Duca, 20 I-20091 BRESSO ( MI )<br />

Tel. +39 02 66504472 Main - Fax +39 02 66508183<br />

www.fpe.it - vendite@fpe.it UNI EN ISO 9001:2008


42 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

La gestione<br />

di eventi ESD<br />

La gestione di eventi elettrostatici non può<br />

prescindere <strong>da</strong>ll’ottemperanza di norme stabilite<br />

che semplificano ed evidenziano quanto più<br />

possibile i rischi connessi con tali manifestazioni.<br />

Ecco il punto della situazione e una sua<br />

valutazione tecnica<br />

di Giuseppe Angelo Reina e Luca Gnisci – EL.BO Service<br />

I<br />

settori esposti al problema delle<br />

cariche elettrostatiche sono generalmente<br />

regolamentati <strong>da</strong> “normative<br />

di sistema”, che definiscono in<br />

maniera completa gli elementi tecnici<br />

e amministrativi di un programma<br />

di protezione ESD. Le normative<br />

di sistema maggiormente utilizzate<br />

e spesso adottate come riferimento,<br />

anche per settori industriali non<br />

coperti <strong>da</strong> normative in maniera sufficientemente<br />

chiara, sono:<br />

- ESD ANSI S.20.20 “Protection<br />

of Electrical and Electronic<br />

Parts, Assemblies and Equipment<br />

(Excluding Electrical Initiated<br />

Explosive Devices)”;<br />

- IEC 61340-5-1 “Protection of<br />

electronic devices from electrostatic<br />

phenomena – General<br />

Requirements;”<br />

- EIA – JEDEC STD JESD625<br />

“A requirements for handling<br />

Electrostatic-Discharge-Sensitive<br />

(ESDS) Devices”;<br />

- CEI CLC/TR 50404<br />

“Elettrostatica - Gui<strong>da</strong> e raccoman<strong>da</strong>zioni<br />

per evitare i pericoli<br />

dovuti all’elettricità statica.”<br />

Tali norme devono necessariamente<br />

prevedere, e quindi garantire, l’affi<strong>da</strong>bilità<br />

di Aree e Zone protette <strong>da</strong><br />

ESD, le quali devono necessariamente<br />

divenire sempre più efficienti ed essere<br />

dotate di sistemi adeguati per poter<br />

ottemperare a requisiti di affi<strong>da</strong>bilità<br />

e di sicurezza anche in situazioni<br />

estreme.<br />

In relazione ai criteri adottati per la<br />

gestione di eventi ESD, è possibile affermare<br />

che le relative normative citate<br />

sono allineate nello stabilire i veicoli<br />

<strong>da</strong> adottare all’interno di aree protette<br />

<strong>da</strong> ESD raggruppandoli attraverso<br />

due sistemi principali:<br />

1. protezione passiva;<br />

2. protezione attiva.<br />

Per evitare rischi legati a eventi<br />

ESD è necessario assicurare che non<br />

siano presenti potenziali elettrici si-


Fig. 1 – Esempio di scarica <strong>da</strong> uomo a conduttore<br />

gnificativi su superfici e masse che potrebbero<br />

venire in contatto (intimo),<br />

o che siano situate vicine tra di loro,<br />

allo scopo di evitare scariche o interferenze<br />

all’interno di processi esposti<br />

alle ESD.<br />

In questa ottica diviene necessario<br />

operare in piena osservanza delle<br />

procedure precauzionali nei confronti<br />

dei fenomeni ESD attraverso il corretto<br />

impiego di sistemi passivi (rete<br />

di conduttori - equipotenziale – connessione<br />

a terra) e/o attraverso i sistemi<br />

attivi (apparati ionizzanti).<br />

In relazione ai processi produttivi<br />

nell’industria elettronica, è stato accertato<br />

che, ove non venisse adottata alcuna<br />

precauzione nel gestire i problemi<br />

legati all’elettrostatica, un’alta percentuale<br />

dei guasti (sia guasti “a tempo<br />

zero” sia guasti latenti) potrebbe essere<br />

attribuita a <strong>da</strong>nni causati <strong>da</strong>lle ”ESD”.<br />

Questa percentuale può, in teoria, essere<br />

azzerata adottando le precauzioni<br />

descritte <strong>da</strong>lle normative ESD, quindi<br />

attivando un programma inerente<br />

la “qualità”. <strong>Il</strong> fattore discriminante<br />

che consente di percepire la presenza e<br />

l’entità dei difetti ESD tipici di un processo<br />

è l’implementazione sistematica<br />

della “failure analysis”.<br />

Questo strumento è essenziale, tuttavia<br />

esso costituisce un’opportunità<br />

che non sempre viene utilizzata <strong>da</strong>lle<br />

aziende interessate, neppure implementando<br />

un approccio statistico,<br />

cioè introducendo in<strong>da</strong>gini “a campione”.<br />

La conseguenza è che, oggi,<br />

Tabella 1 –<br />

Limiti massimi<br />

ammessi<br />

di resistenza<br />

verso terra<br />

molte aziende non siano consapevoli<br />

dell’entità del problema ESD e che in<br />

molti settori non abbiamo implementato<br />

adeguati piani di manutenzione,<br />

monitoraggio e verifica periodica.<br />

È possibile disporre di <strong>da</strong>ti relativi<br />

alla incidenza di problemi di processo<br />

e di incidenti legati a una catti-<br />

Fig. 2 – Schema di collegamento equipotenziale<br />

Fig. 3 – Livelli MIE presenti su stan<strong>da</strong>rd NFPA 77-2006<br />

va gestione della statica, sia in fase di<br />

design che in fase di realizzazione (ad<br />

esempio in attività industriali come<br />

quelle delle raffinerie, delle cartiere,<br />

della chimica, fine e non, e così via).<br />

In relazione alla gestione di eventi<br />

ESD all’interno di processi esposti<br />

al problema, un denominatore co-<br />

Fig. 4 – HBV su operatore privo di calzatura (<strong>da</strong> 2,5 secondi a 10 secondi)<br />

PCB giugno 2013<br />

43


44 PCB giugno 2013<br />

Fig. 5 – Simulazione scarica <strong>da</strong> umano<br />

a semiconduttore (HBM), sul dito<br />

dell’operatore<br />

mune in grado di allineare in modo<br />

omogeneo le attuali normative ESD<br />

è quello della definizione del limite<br />

massimo di resistenza verso terra, limite<br />

che è sostanzialmente in grado<br />

di garantire l’equipotenzialità all’interno<br />

di un’area protetta <strong>da</strong> ESD (vedi<br />

Tabella 1) .<br />

Raggiunto l’obiettivo di avere un<br />

valore massimo di resistenza verso<br />

terra pari a 1*10 9 Ω (1*10 8 Ω qualora<br />

si consideri la norma CEI CLC/TR<br />

50404) 1 di tutte le parti/superfici conduttive<br />

e dissipative, è possibile asserire<br />

che l’assenza di campi elettrostatici<br />

indesiderati e di potenziali ESD di<br />

parti presenti all’interno di aree protette<br />

è pressoché garantita nel caso in<br />

cui non sussistano problemi di manutenzione<br />

e/o guasti non pianificati.<br />

Questo concetto rimane comunque<br />

valido per i materiali omogenei, mentre<br />

per quelli compositi sono necessari<br />

maggiori approfondimenti.<br />

Resta inteso che in un processo ad<br />

alto rischio di incendio una scarica innescante<br />

avviene quando sono soddisfatte<br />

due condizioni:<br />

- L’intensità del campo elettrico<br />

dovuta al potenziale del conduttore<br />

supera la rigidità dielettrica<br />

Fig. 6 – Esempio di scarica a scintilla (a sinistra) e forma d’on<strong>da</strong> di una scarica<br />

HBM, con una carica di 2 kV detta anche regione esplosiva (a destra)<br />

dell’atmosfera, 2 <strong>da</strong>ndo luogo a una<br />

scarica ad arco o a una scintilla.<br />

- L’energia rilasciata <strong>da</strong>lla scintilla supera<br />

l’energia minima di innesco di<br />

qualunque miscela di comburente/materiale-infiammabile<br />

presente<br />

(Minimum Ignition Energy, MIE).<br />

Nella maggior parte delle applicazioni,<br />

la messa a terra è considerata<br />

il sistema più efficace per dissipare<br />

l’elettricità statica. Quindi le varie resistenze<br />

dei sistemi di messa a terra di<br />

corpi e oggetti, che sono costituiti <strong>da</strong><br />

contatti e/o <strong>da</strong> connessioni elettriche<br />

via cavo, possono costituire un sistema<br />

di messa a terra.<br />

Ponendo, quale obiettivo, un valore<br />

di 100 V massimi all’interno di un<br />

processo o comunque di un valore di<br />

102 V (Human Body Voltage) quale<br />

limite massimo ammissibile, è possibile<br />

affermare che il limite di R massimo<br />

consentito in ogni circostanza sia<br />

legato alla equazione:<br />

V = IR<br />

Ne consegue che, nell’identificare<br />

la prescrizione per un valore massimo<br />

di messa a terra, dovrebbe essere<br />

considerato il singolo contesto e<br />

quindi il singolo valore della corrente<br />

di carica.<br />

Fig. 7 - <strong>Il</strong> <strong>circuito</strong> elettrico a sinistra simula la scarica che può provocare un uomo<br />

carico elettrostaticamente quando tocca il semiconduttore. A destra, la forma<br />

d’on<strong>da</strong> che si genera durante il contatto


Fig. 8 - Curva di scarica attraverso dito operatore (a sinistra) e Curva di scarica attraverso punta metallica (a destra)<br />

Poiché le correnti di carica (velocità<br />

con cui il conduttore è in grado di<br />

ricevere cariche) spaziano mediamente<br />

<strong>da</strong> 10 -11 A a 10 -4 A, i corrispondenti<br />

valori di R sono compresi fra 10 13 Ω<br />

e 10 6 Ω .<br />

A questo punto si evince che per<br />

un valore massimo di I, una resistenza<br />

verso terra pari a 10 6 Ω potrà garantire<br />

una dissipazione sicura in tutte<br />

le situazioni.<br />

Nel caso di capacità del conduttore<br />

di 100 pF (Human Body Model)<br />

potrebbe essere indicata una resistenza<br />

verso terra di 10 8 Ω in quanto, nella<br />

maggior parte delle applicazioni<br />

industriali, la corrente di carica I non<br />

eccede il valore di 10 -6 A.<br />

Resta inteso che è comunque importante<br />

che tutti i conduttori siano<br />

affi<strong>da</strong>bili, di carattere permanente e<br />

non soggetti a usura. Su questo punto<br />

è basata la necessità (fon<strong>da</strong>mentale)<br />

di un’appropriata attività di monitoraggio,<br />

di verifiche ispettive e, dove<br />

richiesto, quella della necessità di manutenzione,<br />

che dovrà essere eseguita<br />

con prodotti adeguati. Si citano a tal<br />

proposito i risultati ottenuti <strong>da</strong> walking<br />

test su pavimenti trattati con cera<br />

non idonea, che hanno alterato pesantemente<br />

i valori di HBV (Human<br />

Body Voltage) passando <strong>da</strong> valori<br />

dell’ordine di 20 V a valori dell’ordine<br />

di 600 V!<br />

Indipendentemente <strong>da</strong>l tipo di processo,<br />

è necessario operare affinché<br />

sia eliminato l’accumulo di cariche<br />

su corpi presenti all’interno del processo<br />

stesso, altrimenti tale accumulo<br />

potrebbe causare scariche elettrostatiche.<br />

Tali scariche possono verificarsi<br />

in diversi contesti e situazioni.<br />

Nei processi industriali esposti al<br />

fenomeno i principali tipi di scarica<br />

sono rappresentati <strong>da</strong>:<br />

1. scintille (sparks);<br />

2. effetto corona;<br />

3. scariche a fiocco (Brush<br />

Discharge);<br />

4. scariche propagantesi a fiocco<br />

(Propagating brush discharge);<br />

5. scariche simili a fulmini;<br />

6. scariche coniche.<br />

Scintille (sparks): Le scintille sono<br />

scariche che avvengono tra due<br />

conduttori (liquidi o solidi); esse sono<br />

determinate <strong>da</strong> un canale di scarica<br />

che trasporta una corrente ad alta<br />

intensità. All’interno del canale il gas<br />

è ionizzato e solitamente il processo è<br />

molto rapido.<br />

Effetto corona: L’effetto corona è<br />

un fenomeno che si sviluppa su bordi<br />

o punti affilati di conduttori e può essere<br />

visibile in condizioni di luminosità<br />

ambientale molto bassa. Le scariche<br />

si manifestano poiché il campo<br />

elettrico su una superficie appuntita<br />

può essere decisamente molto elevato<br />

(> 3 MV/m); normalmente la densità<br />

di energia nel volume interessato<br />

<strong>da</strong>lla scarica è molto inferiore rispetto<br />

quella che accompagna una scintilla<br />

e normalmente l’effetto corona non<br />

produce l’innesco di un’esplosione.<br />

Brush Discharge (Scariche a fiocco)<br />

– Le scariche a fiocco avvengono<br />

quando conduttori di forma arroton<strong>da</strong>ta<br />

e messi a terra vengono in contatto<br />

con “non conduttori” elettrizzati:<br />

per esempio liquidi carichi in superficie<br />

attraverso il potenziale di decantazione<br />

e strumenti metallici adibiti<br />

alla loro misurazione oppure persone<br />

connesse a terra e prodotti plastici<br />

altamente carichi (fogli in poliestere<br />

in processi di sagomatura). Queste<br />

scariche sono pericolose in quanto, in<br />

condizioni opportune, possono innescare<br />

un incendio in miscele di aria e<br />

gas infiammabili.<br />

Propagating brush discharge<br />

(Scariche propagantesi a fiocco) –<br />

Queste scariche sono molto pericolose<br />

ed avvengono tra fogli di materiali<br />

ad alta resistività e alta rigidità dielettrica;<br />

tali fogli si trovano ad avere le<br />

superfici opposte con alta densità di<br />

carica e con polarità opposta. La scarica<br />

viene attivata <strong>da</strong> un collegamento<br />

elettrico tra le due superfici (corto<br />

<strong>circuito</strong>) e appare molto luminosa<br />

PCB giugno 2013<br />

45


NOTE<br />

Bibliografia:<br />

46 PCB giugno 2013<br />

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(struttura ad albero). Essa può essere<br />

prodotta <strong>da</strong>lla presenza di due conduttori<br />

in prossimità delle due superfi<br />

ci cariche. In questo caso la scarica<br />

incanala tutte le cariche presenti sulla<br />

superfi cie non conduttiva nella zona<br />

di corto<strong>circuito</strong>. Pertanto la densità<br />

di carica nel volume interessato<br />

<strong>da</strong>lla scarica è elevatissima e può avere<br />

luogo un importante trasferimento<br />

di energia.<br />

Scariche simili a fulmini: Queste<br />

scariche avvengono all’interno di nubi<br />

di polvere (p.es. eruzioni vulcaniche)<br />

e tra la terra e nubi di polvere. Sono<br />

possibili anche nei silos aventi diametro<br />

> di 3 metri.<br />

Scariche coniche: Queste scariche<br />

avvengono all’interno di silos in presenza<br />

di polveri non conduttive altamente<br />

elettrizzate e in punti ben defi -<br />

niti; questo porta alla presenza di forti<br />

campi elettrici sulla sommità del “cilindro<br />

di grano”, il quale mostra ampie<br />

scariche in movimento sulla superfi<br />

cie stessa (radiali nel caso di contenitori<br />

cilindrici) . Le scariche coniche<br />

sono molto pericolose sia in presenza<br />

di atmosfere di aria, gas e vapori<br />

infi ammabili, sia quando vi siano<br />

miscele di aria e di polveri combustibili,<br />

in particolare in presenza di<br />

miscele aventi una energia di innesco<br />

(MIE) bassa.<br />

Messa a terra del personale<br />

La norma CEI CLC/TR 50404<br />

aff erma che quando si manipolano<br />

composizioni che presentano energie<br />

di innesco inferiori a 100 mJ, si dovrebbe<br />

tenere in considerazione l’installazione<br />

di dispositivi di controllo<br />

personale della resistenza nelle singole<br />

postazioni di lavoro.<br />

Nello specifi co la messa a terra del<br />

personale può essere gestita attraverso<br />

calzature e bracciali ; nello specifi -<br />

co il bracciale è indicato per personale<br />

che opera seduto mentre la calzatura è


un elemento fon<strong>da</strong>mentale in presenza di pavimentazioni<br />

ESD allo scopo di raggiungere il collegamento equipotenziale<br />

ESD - “equipotential bonding” (vedi Fig. 2)<br />

Tra le varie tipologie di scariche, quelle a scintilla (vedi<br />

Fig. 3) sono quelle normalmente introdotte <strong>da</strong>l personale<br />

e anche quelle che possono evidenziare le energie massime.<br />

Un errore umano, ad esempio il mancato impiego di una<br />

calzatura, potrebbe far manifestare sul corpo di un operatore<br />

anche potenziali di qualche migliaia di volt (vedi Fig. 4).<br />

In questo caso la energia di scarica ottenuta attraverso<br />

l’equazione E = 1/2 CV2, assumendo un capacità di 200<br />

pF (quella umana varia <strong>da</strong> 100 a 400 pF – vedi Fig. 5), potrà<br />

essere di: 0,4 mJ.<br />

(di fatto non può che essere leggermente inferiore in<br />

funzione della relativa curva di scarica, ma sostanzialmente<br />

consideriamo che quasi tutto il picco massimo si manifesta<br />

in tempi brevissimi). In determinate condizioni (ad<br />

esempio umidità relativa molto bassa – presenza oggetti<br />

metallici), essendo il MIE di comune acetone di circa<br />

0,2 mJ sono avvenute esplosioni durante il suo utilizzo in<br />

abitazioni civili. <strong>Il</strong> fenomeno avvenne in condizioni estreme<br />

in quanto la regione di vapori esplosivi e quasi irrilevante<br />

(vedi di seguito area con regione esplosiva e tipologia<br />

scarica a scintilla) .<br />

Un altro aspetto non banale è quello legato all’impiego<br />

di attrezzi metallici <strong>da</strong> personale non collegato a terra e di<br />

seguito si evidenzia il picco di corrente a parità di potenziale<br />

sul corpo umano (Figg. 6, 7 e 8) .<br />

Conclusioni<br />

La possibilità di produrre problemi ESD quali innesco,<br />

stress elettrici (Electrical Over-Stresses, EOS) e attrazione<br />

di polveri e materiali è molto variegata. La gestione di<br />

eventi ESD all’interno processi produttivi diviene quindi<br />

fon<strong>da</strong>mentale e si deve tassativamente garantire un margine<br />

di sicurezza significativo rispetto a MIE definiti e modelli<br />

impiegati.<br />

Per questo motivo si dovrà indirizzare particolare attenzione<br />

verso la progettazione (applicando, ove possibile,<br />

principi di “robust design”), verso la scelta delle soluzioni<br />

(sistemi di protezione), verso i piani di mantenimento<br />

e verso l’esecuzione (applicazione delle regole <strong>da</strong> adottare)<br />

delle procedure necessarie.<br />

Solo quando siano stati considerati tutti gli aspetti sopra-citati,<br />

sarà possibile garantire un buon livello di protezione<br />

e di affi<strong>da</strong>bilità. Tale livello potrà /dovrà venire ulteriormente<br />

innalzato, tramite sistemi di back-up, per escludere<br />

la possibilità di errori umani o di guasti improvvisi ai<br />

sistemi di protezione in uso.


48 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

L’ESD a portata di mano<br />

La Gui<strong>da</strong> CEI è il documento nel quale confluiscono e trovano<br />

collocazione logica le esperienze degli esperti che fanno parte<br />

del Comitato CEI 101 e delle persone che, operando nel mercato,<br />

sono a contatto con le problematiche della statica, con le industrie,<br />

i laboratori, gli enti di studio e ricerca e gli operatori<br />

di Giuseppe Vittori, CEI<br />

La Gui<strong>da</strong> CEI all’elettrostatica e<br />

alla normativa è diventata nel<br />

tempo un sicuro punto di riferimento<br />

per coloro che operano nel<br />

settore o che hanno relazioni con esso.<br />

I contatti e gli scambi di esperienze<br />

hanno permesso di arricchire<br />

e affinare la Gui<strong>da</strong>. Essa ha una<br />

doppia valenza: <strong>da</strong> una parte è, infatti,<br />

una Gui<strong>da</strong> alle problematiche<br />

dell’elettrostatica, fornendo un quadro<br />

generale e completo degli aspetti<br />

caratteristici, delle tendenze at-<br />

tuali in materia, dei pericoli inerenti<br />

le scariche ESD e delle relative misure<br />

di protezione. D’altra parte, la<br />

Gui<strong>da</strong> raccoglie il considerevole patrimonio<br />

normativo in materia elettrostatica<br />

e lo presenta in una forma<br />

sintetica e riassuntiva, raggruppando<br />

le norme e i progetti in aree logiche<br />

per facilitare la loro comprensione<br />

e ricerca.<br />

<strong>Il</strong> XV Convegno Nazionale ESD<br />

è stato scelto come il momento più<br />

a<strong>da</strong>tto per presentare la quarta edi-<br />

zione della Gui<strong>da</strong>. La prima edizione<br />

risale al 2005, la secon<strong>da</strong> edizione<br />

al 2007, la terza edizione al 2010.<br />

<strong>Il</strong> 2013 saluta la pubblicazione della<br />

quarta edizione, che ora passiamo<br />

ad analizzare.<br />

Organizzazione e struttura<br />

della Gui<strong>da</strong><br />

La Gui<strong>da</strong> è organizzata in due linee<br />

principali nell’ambito delle quali sono<br />

a loro volta suddivise tutte le informazioni<br />

della pubblicazione :<br />

A) Aspetti e caratteristiche inerenti<br />

l’elettrostatica<br />

B) Aspetti normativi<br />

Aspetti e caratteristiche inerenti<br />

l’elettrostatica<br />

In questa prima parte vengono inizialmente<br />

richiamati i principi base<br />

dell’elettrostatica, i suoi impatti sugli<br />

apparati e componenti elettrici ed<br />

elettronici e nei relativi processi produttivi.<br />

A fronte di questi rischi, pericoli<br />

e impatti vengono poi ampiamente<br />

descritti i vari sistemi di protezione<br />

opportunamente classificati<br />

in sistemi passivi, attivi ed EPA. In<br />

questo ambito viene appunto dedica-


to spazio alle Aree Protette (EPA) e<br />

agli imballi protettivi. La gui<strong>da</strong> si sofferma<br />

poi sulle evoluzioni, tendenze<br />

e sviluppi in corso o che si sono manifestati<br />

recentemente nella tecnologia<br />

e che influenzano aspetti connessi<br />

ai fenomeni ESD e alla normativa<br />

correlata. Questo primo blocco della<br />

Gui<strong>da</strong> è quindi più precisamente costituito<br />

<strong>da</strong>lle seguenti parti:<br />

- Principi generali di elettrostatica<br />

- Impatti della statica sui componenti<br />

elettronici<br />

I prodotti elettronici sono molto<br />

sensibili alle scariche elettrostatiche<br />

provocate <strong>da</strong>l contatto umano o<br />

<strong>da</strong>ll’influenza di altri apparati elettrici<br />

o elettronici nelle varie fasi di produzione,<br />

manipolazione, collaudo, stoccaggio,<br />

ecc.<br />

I difetti provocati su componenti<br />

e dispositivi non sono sempre evidenti<br />

e rilevabili in collaudo e quindi<br />

non vengono scartati. La difettosità<br />

latente si può manifestare successivamente<br />

in fase di utilizzo con riduzione<br />

delle funzionalità o con collasso<br />

improvviso.<br />

Componenti e dispositivi elettronici<br />

vengono sempre più utilizzati<br />

in nuovi settori produttivi: si sta così<br />

estendendo la necessità di controlli<br />

ESD in questi settori: Automotive,<br />

Industria del bianco (elettrodomestici),<br />

Impianti di illuminazione con<br />

LED, Apparecchi Audio/Video, ecc.<br />

Sistemi di protezione ESD<br />

Per quanto detto sopra si comprende<br />

come la protezione contro i fenomeni<br />

ESD sia essenziale in determinati<br />

ambienti di lavoro: essa si realizza<br />

tramite dispositivi e sistemi di schermatura,<br />

di dissipazione di scarico o di<br />

neutralizzazione delle cariche. I sistemi<br />

più completi sono le EPA (ESD<br />

Protected Areas). Si tratta di ambien-<br />

ti opportunamente attrezzati e organizzati<br />

con dispositivi di protezione e<br />

regole organizzative tali <strong>da</strong> assicurare<br />

una protezione costante contro le<br />

scariche ESD su tutta l’area dell’ambiente.<br />

Vi sono poi singoli sistemi passivi<br />

che consentono di realizzare una<br />

distribuzione omogenea delle cariche<br />

ESD. Esempi di sistemi passivi<br />

sono: pavimentazioni e rivestimenti,<br />

superfici, sedie, calzature, cornici,<br />

bracciali, ecc.<br />

Si ricorre invece ai sistemi attivi<br />

(ionizzatori, umidificatori, ecc.) quando<br />

per vari motivi non è possibile garantire<br />

un accettabile scarico a terra.<br />

Infine per proteggere i prodotti<br />

elettronici sensibili alle scariche<br />

ESD si usano opportuni dispositivi<br />

schermanti e sistemi di imballo speciale.<br />

La movimentazione di prodotti<br />

sensibili all’interno ed all’esterno di<br />

ambienti EPA deve essere effettuata<br />

con l’impiego di speciali imballi<br />

che proteggono <strong>da</strong>lle scariche ESD:<br />

in pratica questi imballi offrono sia<br />

protezione meccanica che antistatica<br />

con bassa generazione di cariche<br />

per strofinio e schermante <strong>da</strong> eventi<br />

ESD.<br />

Tendenze ed evoluzione in elettrostatica<br />

La Gui<strong>da</strong> in questa parte dà un accenno<br />

ad alcune delle tendenze più significative<br />

che caratterizzano la ricerca<br />

e la produzione relativamente alla<br />

protezione e prevenzione dei fenomeni<br />

elettrostatici:<br />

- Materie Plastiche e sintetiche: è<br />

sempre più crescente l’uso di materie<br />

plastiche e di sintesi in sostituzione<br />

dei materiali metallici<br />

conduttivi in moltissimi prodotti,<br />

apparecchiature e strutture.<br />

Questo causa un notevole aumento<br />

dei problemi derivanti <strong>da</strong> fenomeni<br />

elettrostatici, a meno che<br />

non si ricorra a materiali plastici<br />

contenenti additivi conduttivi.<br />

- Miniaturizzazione: le dimensioni<br />

delle apparecchiature e assiemi<br />

elettronici tendono continuamente<br />

a ridursi. Ciò comporta che<br />

le conseguenze di eventuali fenomeni<br />

ESD diventano sempre più<br />

serie e significative. Le ridottissime<br />

distanze di isolamento possono<br />

rendere molto <strong>da</strong>nnose per circuiti<br />

e componenti elettronici an-<br />

PCB giugno 2013<br />

49


50 PCB giugno 2013<br />

che scariche elettrostatiche<br />

di modesta entità.<br />

- Combustione/<br />

Esplosione: si è an<strong>da</strong>ta<br />

accentuando l’attenzione<br />

e l’attuazione di misure<br />

preventive riguardo<br />

il verificarsi di fenomeni<br />

ESD in prossimità<br />

di applicazioni<br />

e situazioni in esiste la<br />

possibilità di innesco di<br />

incendi e/o esplosioni.<br />

Aspetti normativi<br />

La secon<strong>da</strong> parte della<br />

Gui<strong>da</strong> è interamente focalizzata<br />

sulle norme tecniche<br />

che regolano sicurezza<br />

e protezione contro i fenomeni ESD.<br />

Tale parte descrive:<br />

- Gli organismi normatori nazionali<br />

e internazionali incaricati di studiare,<br />

preparare, pubblicare la normativa<br />

tecnica e di tenerla continuamente<br />

aggiornata<br />

- I temi applicativi affrontati <strong>da</strong>lle<br />

norme<br />

- Le aree logiche e applicative in cui<br />

sono raggruppate le norme stesse<br />

- Elenco delle norme raggruppate<br />

nelle aree logiche e descrizione del<br />

loro contenuto<br />

- Norme in fase di progetto<br />

- Glossario e simboli ESD<br />

Comitato Tecnico CEI 101<br />

Lo studio, la preparazione, la pubblicazione<br />

e la manutenzione della normativa<br />

tecnica riguar<strong>da</strong>nte l’elettrostatica<br />

è di competenza del Comitato<br />

Tecnico TC 101 IEC, di cui il corrispondente<br />

in Italia è il CT 101 CEI.<br />

I comitati IEC, in base alle tecnologie,<br />

ai prodotti e alle problematiche<br />

che fanno parte del loro campo di applicazione,<br />

sono classificati in:<br />

- Comitati di prodotto: si occupano<br />

della normativa inerente la sicurezza<br />

e le prestazioni di specifiche<br />

famiglie di prodotti.<br />

- Comitati di sistema o impiantistici:<br />

trattano norme di sicurezza/<br />

prestazioni che riguar<strong>da</strong>no sistemi<br />

e/o impianti elettrici e non specifici<br />

prodotti.<br />

- Comitati trasversali: trattano tecnologie<br />

e problematiche di sicurezza/prestazioni<br />

di tipo generale<br />

che interessano orizzontalmente<br />

prodotti e famiglie di prodotti<br />

appartenenti a diversi Comitati.<br />

Si occupano inoltre di principi generali<br />

inerenti la stan<strong>da</strong>rdizzazione<br />

e la preparazione delle norme<br />

(Terminologia, Simbologia,<br />

Incertezza di misura, ecc.).<br />

<strong>Il</strong> Comitato 101 è un organismo<br />

normatore trasversale, perché<br />

la materia che tratta, l’elettrostatica,<br />

interessa orizzontalmente svariati<br />

prodotti che fanno capo a diversi<br />

Comitati: per essi il CT 101<br />

svolge una funzione di sicurezza<br />

(Horizontal safety function), consistente<br />

nello specificare metodi di<br />

prova e relativi dispositivi<br />

di misura e di sicurezza<br />

riguar<strong>da</strong>nti la generazione,<br />

la ritenzione e la dissipazione<br />

delle cariche elettrostatiche<br />

sui materiali. <strong>Il</strong><br />

CT 101 non tratta quindi<br />

aspetti di elettrostatica<br />

che interessano nel particolare<br />

gli specifici prodotti,<br />

per i quali la competenza<br />

anche per l’elettrostatica<br />

è dei relativi Comitati<br />

di prodotto.<br />

Si intuisce quindi che<br />

per l’elettrostatica esiste un<br />

certo frazionamento delle<br />

norme tra il CT 101 e gli<br />

altri CT di prodotto: obiettivo<br />

della Gui<strong>da</strong> è quello di<br />

fornire un quadro completo della normativa<br />

per l’Elettrostatica e quindi<br />

vengono presentate non solo le norme<br />

del CT 101, ma anche quelle degli<br />

altri CT che più significativamente si<br />

occupano di elettrostatica.<br />

Relazioni del Comitato<br />

Tecnico CEI 101<br />

I Comitati IEC/CEI con i quali<br />

maggiormente il CT 101 si relaziona<br />

sono :<br />

_ CT 47 – Dispositivi a semiconduttore<br />

e microcircuiti integrati<br />

_ CT 91 – Tecnologie per l’assemblaggio<br />

elettronico<br />

_ CT 210 – Compatibilità elettromagnetica<br />

_ CT 31 – Materiali antideflagranti<br />

_ CT 44 – Equipaggiamento elettrico<br />

delle macchine<br />

_ CT 15/112 – Materiali isolanti e<br />

sistemi di isolamento<br />

_ CT 210/77 – Compatibilità elettromagnetica<br />

<strong>Il</strong> Comitato 101 si relaziona inoltre<br />

con diversi Comitati ISO:


_ ISO TC 45 Rubber & Rubber<br />

products<br />

_ ISO TC 61 Plastics<br />

_ ISO TC 122-SC23 Packaging<br />

_ ISO TC 219 Floor Coverings<br />

Temi applicativi delle norme<br />

ESD<br />

La Gui<strong>da</strong> dà una panoramica delle<br />

principali problematiche che vengono<br />

affrontate <strong>da</strong>l Comitato 101 nella<br />

sua attività normativa. Senza pretendere<br />

di essere esaustivi si possono<br />

citare le seguenti:<br />

_ Fon<strong>da</strong>menti di elettrostatica, definizioni,<br />

terminologia<br />

_ Influenza dell’ambiente e prove<br />

ambientali<br />

_ Metodi di misura<br />

_ Simulazione dei fenomeni ESD<br />

(Machine Model, Human Body<br />

Model, ecc.)<br />

_ Pavimentazioni<br />

_ Rivestimenti superficiali<br />

_ Piccoli e grandi contenitori, handling<br />

e movimentazione<br />

_ Calzature<br />

_ Indumenti<br />

_ Postazioni di lavoro<br />

_ EPA (Electrostatic Protected<br />

Areas)<br />

_ Tecniche di controllo dei fenomeni<br />

ES (Ionizzatori, Umidificatori,<br />

ecc.)<br />

_ Programmi ESD<br />

_ Audit<br />

_ Formazione<br />

Altre si stanno aggiungendo nel<br />

frattempo (ad esempio le relazioni<br />

tra elettrostatica e Nanotecnologie –<br />

Nanotribology)<br />

Aree logiche della normativa<br />

ESD<br />

Le norme di elettrostatica (CEI<br />

e IEC), in base al loro contenuto,<br />

sono state raggruppate in quattro<br />

blocchi:<br />

A Principi e requisiti generali<br />

B Metodi di misura<br />

C Modelli di simulazione<br />

D Metodi di prova e caratteristiche<br />

di applicazioni specifiche<br />

Pertanto nella Gui<strong>da</strong> l’elenco delle<br />

norme con il sommario del contenuto<br />

è organizzato con raggruppamento<br />

nelle aree suddette.<br />

Di seguito viene fornita una breve<br />

spiegazione del significato di ciascuna<br />

area.<br />

A) Principi e requisiti generali<br />

Le pubblicazioni comprese in<br />

questo gruppo riguar<strong>da</strong>no i concetti<br />

che stanno alla base dell’elettrostatica<br />

e le prescrizioni di tipo generale.<br />

I documenti hanno per lo più le caratteristiche<br />

di Guide e di Rapporti<br />

Tecnici (Technical Report) e non<br />

quelle di vere e proprie Norme.<br />

B) Metodi di misura<br />

In questo ambito sono raggruppate<br />

le norme che si occupano dei metodi<br />

di misura inerenti le grandezze fisiche<br />

correlate all’entità dei fenomeni<br />

elettrostatici. Le norme di questo tipo<br />

si occupano dei metodi di misura<br />

in generale e non relazionati a specifici<br />

settori applicativi (pavimenti, calzature,<br />

ecc.).<br />

C) Metodi di simulazione<br />

Per comprendere, studiare e misurare<br />

le possibilità che vi siano pericoli<br />

o <strong>da</strong>nni a causa di eventi ESD, vengono<br />

preparati ed utilizzati dei modelli<br />

elettrici ed elettronici che hanno<br />

il compito di simulare in modo controllato<br />

le scariche elettrostatiche. Le<br />

norme di questo gruppo descrivono i<br />

modelli utilizzati per simulare diversi<br />

ambienti.<br />

D) Metodi di prova e apparati di<br />

protezione ESD<br />

In questo gruppo sono raccol-<br />

PCB giugno 2013<br />

51


52 PCB giugno 2013<br />

te Norme e progetti normativi che<br />

si occupano delle prove per la determinazione<br />

della resistenza elettrica<br />

di oggetti e dispositivi specifici o<br />

per la classificazione e la determinazione<br />

delle caratteristiche elettrostatiche<br />

di apparati destinati alla protezione<br />

ESD.<br />

Elenco norme e loro<br />

contenuto<br />

La Gui<strong>da</strong> fornisce l’elenco delle<br />

norme (anche di quelle in fase progettuale)<br />

relative all’elettrostatica,<br />

raggruppate nelle quattro aree logiche<br />

e per ciascuna di esse viene riportata<br />

una esauriente descrizione<br />

del contenuto, di cui si fornisce un<br />

esempio. Le norme riportate nella<br />

Gui<strong>da</strong> sono 27, di queste 13 ritenute<br />

le più significative sono registrate in<br />

forma integrale (in pdf ) nel CD allegato<br />

alla Gui<strong>da</strong>.<br />

Le Norme (e i relativi sommari)<br />

riportate nella presente Gui<strong>da</strong><br />

si riferiscono alle versioni in vigore<br />

alla <strong>da</strong>ta del 31/01/2013,<br />

cioè al momento della preparazione<br />

di questa quarta edizione della<br />

Gui<strong>da</strong>.<br />

L’aggiornamento della normativa<br />

essendo soggetto a un processo<br />

continuo di emissioni di nuove<br />

edizioni, varianti e corrigen<strong>da</strong>,<br />

potrà essere mantenuto a cura del<br />

Lettore consultando il Sito CEI<br />

(www.ceiweb.it).<br />

Di seguito vengono presentati<br />

quattro schemi che mostrano le<br />

norme suddivise nelle quattro aree<br />

logiche:<br />

Descrizione di una norma (esempio)<br />

Come detto in precedenza per<br />

ognuna delle norme riportate negli<br />

schemi la Gui<strong>da</strong> propone una descrizione<br />

riassuntiva del contenuto,<br />

di cui di seguito viene fornito un<br />

esempio.<br />

- CEI 101-6<br />

- CEI EN 61340-2-1<br />

- Elettrostatica – Parte 2-1: Metodi<br />

di misura – Capacità di materiali e<br />

prodotti di dissipazione delle cariche<br />

elettrostatiche<br />

La Norma descrive alcuni metodi<br />

per la misura della velocità di dissipazione<br />

delle cariche elettrostatiche <strong>da</strong><br />

parte di prodotti e materiali isolanti<br />

e dissipativi.


Tabella E – Elenco Norme in fase progettuale (al 01/01/2013 )<br />

Codifica IEC Titolo Progetto<br />

Guidelines for ESD protection in automated process equipment<br />

Test methods for packaging intended for electrostatic discharge sensitive devices<br />

CEI EN 60749-28<br />

Mechanical and climatic test methods – Part 28: Electrostatic discharge (ESD) sensitivity testing -<br />

Charged device model (CDM)<br />

IEC 61340-4-2 Ed. 2.0 Electrostatics - Part 4-2: Stan<strong>da</strong>rd test methods for specific applications - Test methods for garments<br />

IEC 61340-4-6 Ed. 2.0 Test methods for electrostatic safety of intermediate bulk containers (IBC)<br />

IEC 61340-4-7 Ed. 2.0 Stan<strong>da</strong>rd test methods for specific applications - Ionization<br />

IEC 61340-4-8 Ed. 2.0 Stan<strong>da</strong>rd test methods for specific applications – electrostatic discharge shielding - Bags<br />

IEC 61340-4-9 Ed. 2.0 Stan<strong>da</strong>rd test methods for specific applications - Garments<br />

IEC 61340-5-1 Ed. 2.0 Protection of electronic devices from electrostatic phenomena - General requirements<br />

WD 18080-1 Test method using corona charging<br />

WD 18080-2 Test method using rotary mechanical friction<br />

WD 18080-3 Test method using manual friction<br />

WD 18080-4 Test method using horizontal mechanical friction<br />

La Norma comprende una breve<br />

descrizione dei metodi di prova e le<br />

procedure dettagliate di prova per applicazioni<br />

specifi che.<br />

Vengono descritti due metodi :<br />

a) dissipazione della carica depositata<br />

su una superfi cie per eff etto corona;<br />

b) dissipazione della carica <strong>da</strong> una lastra<br />

metallica attraverso un oggetto.(tessuto,<br />

guanti, utensili, ecc.)<br />

La misura della velocità di dissipazione<br />

delle cariche elettrostatiche è<br />

una delle tecniche essenziali nel settore<br />

elettrostatico. Per materiali conduttivi<br />

omogenei questa proprietà si<br />

può valutare misurando i parametri di<br />

resistenza e resistività.<br />

Per i materiali di tipo dissipativo o<br />

isolante e specie per quelli fortemente<br />

ohmici (comprese le fi bre conduttive),<br />

le misure di resistenza possono<br />

non essere abbastanza affi <strong>da</strong>bili o non<br />

fornire suffi cienti informazioni, per<br />

cui è necessario determinare la velocità<br />

di dissipazione.<br />

La misura della velocità di dissipazione<br />

inoltre copre anche i problemi<br />

connessi con l’infl uenza dell’intensità<br />

del campo elettrico applicato durante<br />

la misura e con la disomogeneità<br />

spaziale connessa all’uso di elettrodi<br />

di contatto.<br />

Norme in fase di progetto<br />

La Gui<strong>da</strong> fornisce anche l’elenco<br />

delle Norme di elettrostatica che sono<br />

allo studio <strong>da</strong> parte dell’IEC: si tratta<br />

o di nuove edizioni o di argomenti<br />

completamente nuovi.<br />

Per svolgere questa attività di studio<br />

e preparazione di nuove norme<br />

sono stati costituiti e sono attivi i seguenti<br />

Gruppi di lavoro internazionali<br />

cui possono partecipare anche delegati<br />

italiani:<br />

_ WG5 - Protection of electronic<br />

devices against static electricity<br />

_ JWG13 - Packaging systems used<br />

in electronic manufacturing linked<br />

to TC 40<br />

_ JWG29 - Electrostatics Managed<br />

by TC 31<br />

_ IEC TC101/JWG 14 and ISO/TC<br />

38/JWG 26 WD 18080 Textiles –<br />

test methods for evaluating the electrostatic<br />

propensity of fabrics<br />

_ PT 61340-4-2 - Test methods for<br />

evaluating the electrostatic properties<br />

of garments<br />

Terminologia e simboli<br />

L’ultima parte della Gui<strong>da</strong> è dedicata:<br />

- alla spiegazione dei più comuni<br />

acronimi e termini relativi al settore<br />

dell’elettrostatica;<br />

- alla presentazione dei principali<br />

simboli adottati per la segnaletica<br />

inerente agli ambienti, prodotti e<br />

apparecchiature interessate <strong>da</strong>i fenomeni<br />

ESD.<br />

PCB giugno 2013<br />

53


54 PCB giugno 2013<br />

▶ SPECIALE - PROBLEMATICHE ESD<br />

Modelli ESD<br />

e livelli di protezione:<br />

il caso dei LED<br />

Con il continuo aumento delle prestazioni dei<br />

LED e con il contemporaneo diminuire delle loro<br />

dimensioni, anche la loro sensibilità alle scariche<br />

elettrostatiche, nella maggior parte dei casi,<br />

tende ad aumentare. Ecco come affrontare<br />

il problema<br />

di Andrea Banfi - Philips - Lumileds<br />

Nonostante un grande sforzo<br />

nel settore dei semiconduttori<br />

negli ultimi dieci anni, il<br />

fenomeno delle ESD ha ancora una<br />

influenza rilevante sulle rese di produzione,<br />

sui costi di produzione, sulla<br />

qualità e affi<strong>da</strong>bilità del prodotto<br />

nonché sulla redditività di tutti i dispositivi<br />

semiconduttori, tra cui i LED.<br />

Non tanto per il costo del dispositivo<br />

stesso <strong>da</strong>nneggiato – <strong>da</strong>to che questo<br />

è spesso trascurabile – ma se consideriamo<br />

le spese accessorie come riparazione<br />

e rilavorazione, trasporto,<br />

lavoro e spese generali, risulta eviden-<br />

te l’importanza di capire come maneggiare<br />

e trattare dispositivi quali i<br />

LED, che sono estremamente sensibili<br />

alle scariche elettrostatiche.<br />

Fon<strong>da</strong>menti di ESD<br />

La carica elettrostatica viene comunemente<br />

generata <strong>da</strong>l contatto e <strong>da</strong>lla<br />

separazione di due materiali: questo<br />

processo è conosciuto come “triboelectric<br />

charging”. Esso comporta<br />

il trasferimento di elettroni tra i corpi.<br />

Quando due materiali sono posti<br />

in contatto e successivamente separa-<br />

ti, elettroni a carica negativa sono trasferiti<br />

<strong>da</strong>lla superficie di un materiale<br />

alla superficie dell’altro materiale.<br />

Quale dei due materiali per<strong>da</strong> elettroni<br />

e quale invece li acquisti dipende<br />

<strong>da</strong>lla natura dei due materiali. <strong>Il</strong> materiale<br />

che perde elettroni si carica positivamente,<br />

mentre il materiale che li<br />

gua<strong>da</strong>gna si carica negativamente.<br />

Ad esempio, una persona che cammina<br />

genera elettricità statica per effetto<br />

del contatto e della successiva<br />

separazione della superficie delle suole<br />

delle scarpe <strong>da</strong>lla superficie del pavimento.<br />

Un dispositivo elettronico che scivola<br />

all’interno o all’esterno di una<br />

borsa, un caricatore o un tubo genera<br />

una carica elettrostatica derivante<br />

<strong>da</strong>i contatti e <strong>da</strong>lle separazioni ripetute<br />

del corpo del dispositivo e dei sui<br />

contatti metallici con la superficie del<br />

contenitore.<br />

La quantità di carica generata <strong>da</strong>lla<br />

generazione triboelettrica è influenzata<br />

<strong>da</strong>lla zona di contatto, <strong>da</strong>lla velocità<br />

di separazione, <strong>da</strong>ll’umidità relativa<br />

e <strong>da</strong> diversi altri fattori.<br />

Una volta che la carica viene creata<br />

su un materiale, questa si trasforma in<br />

una carica “elettrostatica”.<br />

Questo carica può essere trasferita<br />

<strong>da</strong>l materiale, creando una scarica<br />

elettrostatica, o “evento ESD”. Un<br />

evento ESD può verificarsi quando<br />

qualsiasi conduttore carico (compreso<br />

il corpo umano) si scarichi su un di-


Fig. 1 – Circuito equivalente del HBM, modellizzato come un condensatore <strong>da</strong><br />

100 pF, che scarica attraverso una resistenza <strong>da</strong> 1,5 kΩ sul componente in prova<br />

spositivo ESDS (sensibile alla scarica<br />

elettrostatica).<br />

Fattori quali la resistenza, il <strong>circuito</strong><br />

di scarica effettivo, la resistenza<br />

all’interfaccia tra le superfici di contatto<br />

interessate, influenzano il livello<br />

di carica, livello che naturalmente può<br />

causare <strong>da</strong>nni.<br />

La tabella 1 mostra i livelli di picco<br />

di tensione tipici di diversi mezzi di<br />

generazione in due intervalli di umidità<br />

relativa.<br />

I <strong>da</strong>nni associati alle ESD di solito<br />

sono causati <strong>da</strong> uno dei tre eventi:<br />

la scarica elettrostatica diretta sul dispositivo,<br />

la scarica elettrostatica proveniente<br />

<strong>da</strong>l dispositivo o le scariche<br />

indotte <strong>da</strong>l campo elettrostatico.<br />

<strong>Il</strong> <strong>da</strong>nno causato a un dispositivo<br />

ESDS (sensibile alla scarica elettrostatica)<br />

<strong>da</strong> un evento ESD è determinato<br />

<strong>da</strong>lla capacità del dispositivo<br />

di dissipare l’energia della scarica oppure<br />

di sostenere i livelli di tensione<br />

coinvolti.<br />

Questa capacità è nota come la<br />

“ESD sensitivity” di un dispositivo.<br />

Scarica sul dispositivo<br />

Un evento ESD può verificarsi<br />

quando un qualsiasi conduttore carico<br />

(incluso il corpo umano) scarica<br />

su un dispositivo sensibile alla scarica<br />

elettrostatica ESDS. Per rappresentare<br />

questo tipo di evento vengono utilizzati<br />

due modelli:<br />

- Human Body Model o Modello di<br />

Corpo Umano (HBM).<br />

- Machine Model o Modello<br />

Macchina (MM).<br />

Human Body Model<br />

La causa più comune di <strong>da</strong>nni dovuti<br />

all’elettricità statica è il trasferimento<br />

diretto di cariche elettrostatiche<br />

<strong>da</strong>l corpo umano o <strong>da</strong> un altro<br />

materiale carico al dispositivo<br />

ESDS. <strong>Il</strong> modello utilizzato per simulare<br />

questo evento prende il nome<br />

di Human Body Model o Modello di<br />

Corpo Umano (HBM) ed è il modello<br />

più comunemente utilizzato per<br />

classificare la sensibilità dei dispositivi<br />

alle scariche elettrostatiche; questo<br />

rappresenta la scarica <strong>da</strong>l polpastrello<br />

di un individuo eretto verso il dispositivo.<br />

In Fig. 1 è riportato il <strong>circuito</strong> equivalente<br />

del HBM, modellizzato come<br />

un condensatore <strong>da</strong> 100 pF, che scarica<br />

attraverso una resistenza <strong>da</strong> 1,5<br />

Kohm sul componente in prova.<br />

Machine Model<br />

Una scarica simile all’evento HBM<br />

può, invece, verificarsi <strong>da</strong> un oggetto<br />

conduttivo carico, ad esempio un<br />

utensile o un apparecchiatura metallica.<br />

Nato in Giappone come il tentativo<br />

di creare il caso peggiore di HBM, il<br />

modello è noto come Machine Model<br />

o Modello Macchina. (MM)<br />

<strong>Il</strong> <strong>circuito</strong> equivalente è costituito<br />

<strong>da</strong> un condensatore <strong>da</strong> 200 pF che<br />

scarica direttamente sul componente<br />

in test senza alcuna resistenza in serie<br />

(Fig. 2).<br />

L’induttanza parassita in serie dei<br />

cavi di uscita è l’elemento dominante<br />

che consente la realizzazione della<br />

forma d’on<strong>da</strong> tipica oscillante della<br />

scarica del modello macchina.<br />

Come caso peggiore di HBM, questo<br />

metodo di prova è molto severo,<br />

anche se esistono nella realtà delle situazioni<br />

rappresentate <strong>da</strong> questo modello,<br />

ad esempio la scarica rapi<strong>da</strong> <strong>da</strong><br />

un piano di assemblaggio o <strong>da</strong> cavi<br />

carichi di una macchina per il test automatico.<br />

Fig. 2 – Diagramma del <strong>circuito</strong> tipico di modello della macchina<br />

PCB giugno 2013<br />

55


56 PCB giugno 2013<br />

A parte la resistenza <strong>da</strong> 1,5 k, la<br />

sche<strong>da</strong> di prova e la presa sono gli<br />

stessi utilizzato per il test HBM.<br />

Scarica <strong>da</strong>l dispositivo<br />

Anche il trasferimento di carica<br />

<strong>da</strong> un dispositivo ESDS è un evento<br />

ESD.<br />

La carica statica può accumularsi<br />

sul componente attraverso la manipolazione<br />

o il contatto con materiali di<br />

imballaggio, le superfici di lavoro o le<br />

superfici della macchina. Ciò si verifica<br />

frequentemente quando un dispositivo<br />

si muove su una superficie o<br />

vibra in un contenitore.<br />

<strong>Il</strong> modello utilizzato per simulare<br />

il trasferimento di carica <strong>da</strong> un dispositivo<br />

ESDS viene denominato<br />

Charged Device Model o Modello di<br />

Dispositivo Carico (CDM).<br />

La capacità e le energie coinvolte<br />

sono diverse <strong>da</strong> quelle di scarica sul<br />

dispositivo ESD. In alcuni casi, un<br />

evento CDM può essere più distruttivo<br />

di un evento HBM per particolari<br />

dispositivi.<br />

Fig. 3 – Configurazione del LUXEON M<br />

con diodo di protezione ESD<br />

La tendenza verso l’assemblaggio<br />

automatizzato sembrerebbe risolvere<br />

i problemi legati a eventi ESD<br />

HBM. Tuttavia è stato dimostrato<br />

che i componenti possono essere più<br />

sensibili ai <strong>da</strong>nni quando sono assemblati<br />

utilizzando apparecchiature automatizzate.<br />

Un dispositivo può essere caricato,<br />

per esempio, muovendosi nella fase<br />

di caricamento quando il componente<br />

è prelevato <strong>da</strong>ll’alimentatore. Se esso<br />

quindi contatta la testa di inserimen-<br />

Fig. 4 – Possibile configurazione per la protezione contro transitori ad alta energia<br />

to o un’altra superficie conduttiva, una<br />

scarica rapi<strong>da</strong> si verifica <strong>da</strong>l dispositivo<br />

verso l’oggetto metallico.<br />

Tuttavia, relativamente ai LED,<br />

questo tipo di evento non è particolarmente<br />

critico grazie alla massa e alla<br />

capacità limitate dei LED.<br />

Scariche indotte <strong>da</strong>l Campo<br />

Elettrostatico<br />

Un altro evento che può, direttamente<br />

o indirettamente, <strong>da</strong>nneggiare<br />

i dispositivi è chiamato Field<br />

Induction o Induzione di Campo.<br />

Come osservato in precedenza, ogni<br />

volta che un oggetto si carica elettrostaticamente,<br />

si determina un campo<br />

elettrostatico associato a tale carica.<br />

Se un dispositivo ESDS viene collocato<br />

in quel campo elettrostatico,<br />

una carica può essere indotta sul dispositivo.<br />

Se il dispositivo viene poi momentaneamente<br />

connesso a terra durante<br />

la permanenza nel campo elettrostatico,<br />

un trasferimento di carica <strong>da</strong>l dispositivo<br />

avviene come evento CDM.<br />

Se il dispositivo viene rimosso <strong>da</strong>lla<br />

regione del campo elettrostatico e<br />

di messa a terra, un secondo evento<br />

CDM si verificherà come carica<br />

di polarità opposta <strong>da</strong>l primo evento,<br />

trasferita al dispositivo.<br />

I prodotti Lumileds e la loro<br />

Sensibilità ESD<br />

<strong>Il</strong> mix di prodotti di Lumileds copre<br />

tutte le applicazioni <strong>da</strong> piccoli<br />

package, con dimensioni dei chip<br />

contenute, fino a package più grandi e<br />

moduli LED per alta potenza.<br />

Per i suoi prodotti Lumileds ha<br />

adottato la Classe 3A della JESD22-<br />

A114-E (> 4 kV) come livello minimo<br />

di immunità HBM sia per i LED<br />

comunemente indicati come High<br />

Power sia per i LED appartenenti alla<br />

famiglia dei Mid-Power.


Per alcuni prodotti questo livello è<br />

stato ulteriormente alzato alla Classe<br />

3B (fi no a 8 kV) come nel caso del<br />

LUXEON M di cui in Fig. 3 è evidenziato<br />

il TVS collocato all’interno<br />

del package.<br />

Per maggiori dettagli sul livello di<br />

protezione si prega di fare riferimento<br />

ai <strong>da</strong>tasheet di prodotto.<br />

Considerazioni di Circuit<br />

Design<br />

La maggior parte dei LED<br />

Lumileds sono in grado di sopportare<br />

tensione ESD fi no a 4 kV in accordo<br />

con JESD22-A114-E.<br />

Nonostante il livello elevato, bisogna<br />

considerare che i circuiti elettrici<br />

posso essere sottoposti a transitori<br />

di energia molto maggiori rispetto<br />

a un evento ESD; ad esempio in ambito<br />

automotive la mancanza di carico<br />

o “load dump” generato <strong>da</strong>lla disconnessione<br />

della batteria mentre il motore<br />

è in funzione, può causare prolungati<br />

transitori ad alta tensione che<br />

possono <strong>da</strong>nneggiare il sistema di illuminazione<br />

a LED.<br />

Per promuovere e migliorare il grado<br />

di protezione, ulteriori provvedimenti<br />

possono essere intrapresi a li-<br />

Riferimenti Bibliografici<br />

vello di modulo LED come l’inserimento<br />

di un diodo Zener in parallelo<br />

alla stringa di LED e, in alcuni casi,<br />

un diodo ad alta tensione connesso in<br />

serie come suggerito in Fig. 4.<br />

Nella scelta di quali dispositivi utilizzare<br />

possono tornare utili alcune<br />

considerazioni generali:<br />

Breakdown Voltage<br />

Quando si verifi ca una sovratensione<br />

che supera le caratteristiche massime<br />

dei LED, il Diodo Zener fornisce<br />

un altro percorso che canalizza la<br />

corrente.<br />

Un parametro importante, la tensione<br />

di breakdown (VBR), del diodo<br />

Zener di protezione, deve essere superiore<br />

al totale della tensione dei LED<br />

per garantire la funzionalità del <strong>circuito</strong><br />

in condizioni normali.<br />

Tempo di risposta<br />

<strong>Il</strong> tempo di risposta del diodo di<br />

protezione dedicato deve essere scelto<br />

più veloce del tempo di risposta<br />

dei LED in modo che il meccanismo<br />

possa funzionare effi cacemente<br />

prima che l’impulso possa <strong>da</strong>nneggiare<br />

i LED.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

A causa del tempo breve di commutazione<br />

del LED, il tempo di risposta<br />

del dispositivo di protezione<br />

dovrebbe essere nella gamma di nanosecondi<br />

o inferiore.<br />

Posizionamento<br />

<strong>Il</strong> dispositivo di protezione ESD<br />

dovrebbe essere posizionato il più vicino<br />

possibile all’ingresso del <strong>circuito</strong><br />

per proteggere l’intero modulo <strong>da</strong>i<br />

picchi di alimentazione.<br />

Tuttavia, per evitare i <strong>da</strong>nni che si<br />

verifi cano per altre cause, ad esempio<br />

toccando il PCB, la posizione migliore<br />

dovrebbe essere il più vicino possibile<br />

ai circuiti, in questo caso ai LED.<br />

Un modo appropriato per posizionare<br />

il componente pertanto varierebbe<br />

<strong>da</strong> un caso all’altro. <strong>Il</strong> progettista<br />

deve pertanto identifi care come prima<br />

cosa <strong>da</strong> dove potrebbe arrivare il <strong>da</strong>nno<br />

maggiore.<br />

Conclusioni<br />

Gli eventi ESD possono dunque<br />

<strong>da</strong>nneggiare gravemente i componenti<br />

elettronici sensibili tra i quali<br />

i LED. Anche se Lumileds utilizza<br />

stan<strong>da</strong>rd di immunità tra i più elevati<br />

previsti contro le scariche elettrostatiche,<br />

resta comunque fon<strong>da</strong>mentale<br />

per le aziende coordinare gli sforzi<br />

a tutti i livelli organizzativi dotandosi<br />

di programmi di controllo e prevenzione<br />

ESD.<br />

Particolare attenzione deve essere<br />

prestata a livello applicativo contro<br />

eventi transitori di energia superiore<br />

agli eventi ESD e qualora sia necessario<br />

prevedere ulteriori protezioni di<br />

sistema.<br />

A causa della enome portata e complessità di questo<br />

argomento, per maggiori e più dettagliate informazioni<br />

si raccoman<strong>da</strong> di consultare e utilizzare gli stan<strong>da</strong>rd di<br />

settore, oltre che la letteratura e le pubblicazioni delle<br />

associazioni e dei comitati di competenza.<br />

PCB giugno 2013<br />

57


58 PCB giugno 2013<br />

▶ TECNOLOGIE - SERIGRAFIA<br />

Step stencil col laser<br />

Si amplia di continuo la varietà dei componenti a disposizione dei<br />

progettisti per la realizzazione delle schede elettroniche. Componenti<br />

differenti per dimensioni e caratteristiche di montaggio a cui è rivolta la<br />

tecnologia step stencil studiata per depositare volumi precisi di crema<br />

sal<strong>da</strong>nte necessari a realizzare giunti di sal<strong>da</strong>tura affi<strong>da</strong>bili<br />

di Piero Oltolina<br />

Per la corretta formazione di<br />

ogni giunto di sal<strong>da</strong>tura è<br />

richiesto un preciso apporto di<br />

volume di crema, ottenuto mediante<br />

le aperture di finestre <strong>da</strong>lle adeguate<br />

dimensioni negli stencil.<br />

<strong>Il</strong> volume è ottenuto calibrando anche<br />

l’altezza dell’apertura e non solo<br />

l’ampiezza (limitata <strong>da</strong>lla dimensione<br />

del pad). Le lamine utilizzate nella<br />

realizzazione degli stencil per serigrafia<br />

hanno uno spessore di partenza<br />

che senza ulteriori interventi <strong>da</strong>rebbe<br />

la stessa profondità per tutte le aperture,<br />

indipendentemente <strong>da</strong>l volume<br />

richiesto.<br />

Lo step stencil è una speciale realizzazione<br />

in cui sono creati locali inspessimenti<br />

(step up) o alleggerimenti<br />

(step down) dello spessore. Questo<br />

consente l’assemblaggio, sullo stesso<br />

pcb e nello stesso ciclo, di componenti<br />

fine-pitch al fianco di componenti<br />

aventi connessioni di maggiori dimensioni.<br />

L’incisione chimica è un metodo<br />

per ottenere la riduzione dello spessore,<br />

a cui si fa seguire l’apertura laser<br />

della finestra, un altro metodo ricorre<br />

alla fresatura. Tecniche di step up utilizzano<br />

il riporto o la crescita con processo<br />

galvanico.<br />

LPKF laser system<br />

LPKF è l’azien<strong>da</strong> di riferimento<br />

nella produzione di sistemi laser impiegati<br />

per la preparazione delle lamine<br />

serigrafiche. Circa il 20% del suo<br />

organico è impegnato nella ricerca<br />

e sviluppo che di recente ha riservato<br />

un profondo sforzo nello studio di<br />

nuove soluzioni per lavorare lamine a<br />

spessore differenziato di elevata qualità.<br />

La ricerca è stata condotta utilizzando<br />

i suoi sistemi di foratura laser<br />

G 6080 e P 6060.<br />

La riduzione parziale dello spessore<br />

delle lamine ha <strong>da</strong>to ottimi risultati,


Fig. 1 – <strong>Il</strong> sistema laser LPKF<br />

sia sotto il profi lo puramente qualitativo<br />

che sotto quello del suo processo<br />

produttivo, ottenendo una velocità di<br />

lavorazione che a dispetto dei tempi<br />

richiesti per lavorare superfi ci estese,<br />

ben si coniuga con la richiesta odierna<br />

di tempi ciclo sempre più contenuti.<br />

La qualità delle superfi ci ottenute<br />

nelle operazioni di step down non ha<br />

minimamente soff erto a seguito della<br />

lavorazione eseguita. Un risultato<br />

che <strong>da</strong> una parte allarga le potenzialità<br />

dei sistemi laser prodotti <strong>da</strong> LPKF<br />

e <strong>da</strong>ll’altro velocizza la realizzazione<br />

degli step stencil e ne promuove un<br />

più ampio utilizzo rispetto alla situazione<br />

attuale.<br />

<strong>Il</strong> laser è utilizzato in molti modi<br />

nelle lavorazioni dei materiali. Dalla<br />

sal<strong>da</strong>tura, all’incisione, <strong>da</strong>l trattamento<br />

superfi ciale al taglio. Tra il trattamento<br />

superfi ciale e il taglio esiste<br />

un‘ampia zona in cui si ottengono<br />

diversi eff etti sul materiale trattato.<br />

Usualmente l’applicazione di una<br />

radiazione continua, e fi no all’applicazione<br />

di una radiazione pulsata<br />

nell’ordine dei nanosecondi, produce<br />

una fusione.<br />

In funzione dell’intensità della radiazione,<br />

la temperatura e la viscosità<br />

possono variare e così anche la geometria<br />

della parte risolidifi cata. <strong>Il</strong> tipo<br />

di gas e la sua pressione intervengono<br />

nell’infl uenzare le caratteristiche<br />

della fusione. Da questo traspare<br />

come l’ampiezza della fi nestra di processo<br />

coi suoi vari parametri possano<br />

richiedere un largo margine di in<strong>da</strong>gine<br />

prima di fi ssare i giusti limiti del<br />

processo.<br />

<strong>Il</strong> processo di lavorazione<br />

per gli stencil step down<br />

Nei componenti fi ne-pitch e ultrafi<br />

ne-pitch il deposito di quantità eccessive<br />

di crema sal<strong>da</strong>nte ha buone<br />

possibilità di tradursi in corto <strong>circuito</strong>.<br />

Uno stencil con spessore di 120 μm ha<br />

nella regione degli integrati un’altezza<br />

ridotta a 100 μm, con una diminuzione<br />

dello spessore di 20 μm. Questa lavorazione<br />

di step down era in origine<br />

realizzata mediante abrasione chimica<br />

o fresatura, realizzate prima di procedere<br />

nell’apertura delle fi nestre per<br />

mezzo della foratura laser, operazioni<br />

che a volte venivano eseguite esternamente<br />

al produttore di lamine. Con<br />

la soluzione proposta <strong>da</strong> LPKF la lavorazione<br />

è interamente eseguita <strong>da</strong>lla<br />

macchina di taglio laser con un solo<br />

passaggio.<br />

Attraverso un uso mirato dei parametri<br />

di processo dei sistemi laser<br />

G6080 e P6060, durante la creazione<br />

delle aperture nello stencil è possibile<br />

produrre delle nicchie per componenti<br />

con piccole superfi ci di contatto.<br />

Fig. 2 – Particolare della lavorazione step stencil che riduce sensibilmente<br />

lo spessore della lamina Fig. 3 – Lo Stencil laser P6060 di LPKF<br />

PCB giugno 2013<br />

59


60 PCB giugno 2013<br />

A oggi la creazione di queste nicchie<br />

era realizzata in fasi separate di<br />

produzione, con tempi di realizzazione<br />

più lunghi e costi di produzione significativamente<br />

maggiori.<br />

Tuttavia, la creazione di uno stencil<br />

con spessori differenziati è una questione<br />

di altezza precisa del gradino<br />

<strong>da</strong> realizzare, richiede una bassa rugosità<br />

delle superfici delle pareti delle<br />

cave, un tempo di produzione e una<br />

vita media del prodotto accettabili. <strong>Il</strong><br />

laser si è rivelato il metodo migliore<br />

per rimuovere quantità ben definite di<br />

materiale, oltretutto in una singola fase<br />

di lavoro.<br />

I fattori che, nel loro complesso, influenzano<br />

il risultato finale sono:<br />

- i parametri di macchina;<br />

- i <strong>da</strong>ti CAM;<br />

- l’intervallo degli impulsi;<br />

- i parametri del gas;<br />

- la copertura media dell‘area <strong>da</strong> lavorare;<br />

- la presenza di marcature multiple;<br />

- effetti di non linearità dovuti<br />

all’ampiezza degli impulsi.<br />

La comparazione tra i due sistemi<br />

P6060 e G 6080 è stata fatta per trovare<br />

il risultato ottimale e più corrispondente<br />

alle aspettative. Le prove sono<br />

state inoltre condotte per verificare<br />

l’influenza dei singoli parametri sulla<br />

profondità dei vari step. Nel caso in cui<br />

l’influenza di come sono stati imposta-<br />

Fig. 4 - Analisi<br />

delle altezze<br />

raggiunte <strong>da</strong>lla<br />

lavorazione<br />

progressiva con<br />

tecnologia stepdown<br />

ti i singoli parametri si fosse dimostrata<br />

non lineare, questo avrebbe potuto<br />

portare a dei risultati non soddisfacenti,<br />

come per esempio un aumento<br />

nella rugosità delle superfici, ma d’altro<br />

canto avrebbe potuto portare anche<br />

a risultati effettivamente strutturati.<br />

Come in definitiva è emerso, la copertura<br />

della superficie irradiata è l’elemento<br />

determinante nella realizzazione<br />

di un profilo differenziato su lamine<br />

sottili. Questo tipo di lavorazione<br />

può essere realizzato con buoni risultati<br />

qualitativi ricavando nicchie di 20,<br />

30 o 50 μm.<br />

LPKF<br />

www.lpkf.com


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62 PCB giugno 2013<br />

▶ TECNOLOGIE - SERIGRAFIA<br />

Step stencil e coating<br />

delle lamine<br />

<strong>Il</strong> volume di pasta depositato è la variabile di riferimento per il processo<br />

di serigrafia. Dipende principalmente <strong>da</strong>llo spessore dello stencil e<br />

<strong>da</strong>lle dimensioni delle aperture la cui geometria è in relazione alla<br />

dimensione delle piazzole. Se la scelta delle racle è obbligatoriamente<br />

metallica, gli altri fattori che influenzano il volume depositato<br />

dipendono <strong>da</strong>i parametri di stampa<br />

di Dario Gozzi<br />

In linea di massima lo spessore dello<br />

stencil non dovrebbe superare i<br />

due terzi della minima apertura;<br />

nella pratica quotidiana lo spessore di<br />

0,150 μm può ritenersi di uso comune.<br />

Se si utilizzano lamine il cui spessore<br />

non è nelle giuste proporzioni rispetto<br />

alle aperture si corre il rischio che<br />

la crema rimanga aderente alle pareti<br />

delle aperture o all’estremo opposto di<br />

depositare volumi eccessivi.<br />

Da studi compiuti <strong>da</strong>lla ricerca e<br />

sviluppo di produttori di lamine serigrafiche<br />

è emerso che un maggiore<br />

contenuto di Ni nella composizione<br />

metallica degli stencil costituisce un<br />

vantaggio nell’utilizzo di leghe leadfree.<br />

Le ricerche avevano per obiettivo<br />

di capire se e in che misura il materiale<br />

costituente lo stencil poteva incidere<br />

sulla ripetibilità del volume depositato<br />

e in secondo luogo sul grado<br />

di centratura del deposito di crema<br />

rispetto alla piazzola, caratterizzando<br />

in questo modo la finestra di processo.<br />

I risultati ottenuti evidenziano co-<br />

Fig. 1 - Lavorazione step mediante laser su una lamina serigrafica<br />

me e quanto il rilascio di crema <strong>da</strong>lle<br />

aperture migliori con l’utilizzo di<br />

stencil in nichel rispetto all’uso dei<br />

più comuni stencil in acciaio inossi<strong>da</strong>bile.<br />

Infatti dopo aver comparato i risultati<br />

fra i diversi materiali impiegati<br />

nella costruzione degli stencil e fra<br />

le diverse tecnologie costruttive (con<br />

identico layout e identico pcb di test),<br />

è stata dimostrata una ripetibilità del<br />

volume di pasta pari al 90% a favore di<br />

stencil realizzati in puro nichel; tra le<br />

tecnologie costruttive l’elettroformatura<br />

evidenziava risultati leggermente<br />

migliori rispetto al taglio laser.<br />

Sebbene la lega SAC sia il riferimento<br />

nella produzione della crema<br />

lead-free, lo studio ha parallelamente<br />

evidenziato che esistono risultati discor<strong>da</strong>nti<br />

nelle prestazioni tra produttori<br />

diversi. Le differenze principali,<br />

che incidono pesantemente sulla ripetibilità<br />

del volume depositato, dipendono<br />

soprattutto <strong>da</strong>l comportamento


Fig. 2 - Lavorazione step down nell’area di un QFP<br />

reologico delle creme testate in relazione<br />

alle diverse caratteristiche delle<br />

aperture. Lo studio ha posto particolare<br />

l’attenzione anche sull’aspect<br />

ratio come fattore direttamente coinvolto<br />

nella qualità e nella ripetibilità<br />

del processo. L’aspect ratio è il rapporto<br />

tra lo spessore dello stencil e<br />

l’ampiezza delle aperture.<br />

La crema lead-free ha un più alto<br />

contenuto metallico rispetto alle creme<br />

SnPb. L’effetto di questa differenza<br />

sulla velocità di stampa e sulla ripetibilità<br />

del volume depositato è stata<br />

maggiormente evidenziata mediante<br />

l’utilizzo delle teste di stampa, che ha<br />

consentito un migliore riempimento<br />

delle aperture. <strong>Il</strong> risultato è dovuto<br />

al più accurato aggiustamento della<br />

pressione, che permette di ampliare la<br />

finestra di processo.<br />

Stencil con taglio laser<br />

LaserJob è specializzata nella produzione<br />

di lamine serigrafiche per<br />

l’industria elettronica, mercato in cui<br />

opera con successo <strong>da</strong> oltre vent’anni.<br />

In questa azien<strong>da</strong> tedesca sono state<br />

uniformate tutte le procedure produttive<br />

per ottenere la stessa identica precisione<br />

su tutti i prodotti.<br />

<strong>Il</strong> servizio di service può ricevere ed<br />

elaborare diversi tipi di formato <strong>da</strong> cui<br />

partire per ricavare il layout delle lamine:<br />

DXF, DWG, HPGL, Gerber,<br />

DPF, ODB++, GDSII e IGES. Tra<br />

le varie alternative c’è anche la possibilità<br />

di convertire file JPEG, TIF<br />

o photoshop. Le soluzioni utilizzate<br />

<strong>da</strong>ll’azien<strong>da</strong> tedesca sono a volte autoconcepite,<br />

ma perfettamente in grado<br />

di <strong>da</strong>re i migliori risultati di processo<br />

tanto nel taglio quanto nelle altre<br />

operazioni sugli stencil che vanno<br />

<strong>da</strong>lla foratura alla sal<strong>da</strong>tura e alla<br />

marcatura.<br />

La garanzia della migliore qualità<br />

nella lavorazione è <strong>da</strong>ta non soltanto<br />

<strong>da</strong>ll’operare in ambienti condizionati,<br />

ma anche <strong>da</strong>ll’utilizzo di moderni sistemi<br />

di controllo. Questo consente di<br />

poter lavorare su fogli di acciaio inox<br />

dello spessore di 0,010 mm con tolleranze<br />

pari a 0,005 mm.<br />

Per garantire aperture di 20 μm sono<br />

utilizzati laser a fibra o Nd-YAGlaser<br />

pulsati col supporto di aria compressa.<br />

Questa tecnologia, in particolare<br />

quella del laser a fibra, generano<br />

un basso livello di stress termico<br />

nel materiale lavorato. Sono lavorate<br />

non a contatto e senza distorsioni superfici<br />

di 550x560 mm o di 600x800<br />

mm per diversi settori della produzione<br />

elettronica.<br />

A differenza di altre tecnologie le<br />

prestazioni dei laser a fibra non dipendono<br />

<strong>da</strong>ll’allineamento di barre e<br />

specchi (percorso ottico), eliminando<br />

la necessità di interventi di manutenzione<br />

ordinaria; inoltre l’assenza<br />

di camere di pompaggio raffred<strong>da</strong>te<br />

ad acqua elimina i rischi di perdite.<br />

L’utilizzo della fibra drogata (usualmente<br />

con terre rare) come mezzo<br />

di gua<strong>da</strong>gno, con la sua caratteristica<br />

lunghezza d’on<strong>da</strong> risulta in una qualità<br />

del fascio laser intrinsecamente eccellente,<br />

con la possibilità di lavorare<br />

Fig. 3 - Schematizzazione dei risultati di un processo di serigrafia con lamina<br />

lavorata step down<br />

PCB giugno 2013<br />

63


64 PCB giugno 2013<br />

Fig. 4 - Step down su BGA<br />

una più ampia varietà di materiali, inclusi<br />

i materiali alto riflettenti.<br />

La flessibilità e la velocità del taglio<br />

laser a fibra annullano qualsiasi vincolo<br />

legato alla geometria, allo sfrido e<br />

alla lavorabilità, riducendo come visto<br />

i costi di esercizio e di manutenzione.<br />

La lavorazione delle lamine avviene<br />

in ambiente totalmente condizionato<br />

dove il laser lavora su aperture di<br />

20 μm con un’accuratezza di ±3 μm e<br />

una precisione di posizionamento di<br />

±10 μm. La precisione delle aperture<br />

leggermente coniche, <strong>da</strong>i bordi ben<br />

definiti, consente un più efficiente rilascio<br />

di crema.<br />

Le strette condizioni operative<br />

consentono di ottenere lamine con<br />

aperture <strong>da</strong>lla geometria precisa, pareti<br />

interne delle aperture lisce e bordi<br />

ben definiti. Tutte le lamine prima<br />

di lasciare il ciclo di produzione passano<br />

attraverso il processo di spazzolatura<br />

dove una macchina a controllo<br />

CNC rimuove anche la più piccola<br />

bava (anche inferiore ai 2 μm) che<br />

possa essere rimasta sul lato di uscita<br />

del laser. Questo assicura il mantenimento<br />

dello spessore all’interno<br />

del +3%. Ogni lamina è controllata al<br />

100% con ScanCheck, un sistema di<br />

ispezione con CCD in bianco e nero,<br />

avente una precisione dello 0,5 μm<br />

che compara lo stencil coi <strong>da</strong>ti di produzione<br />

assicurandone la congruenza.<br />

Per la verità il controllo inizia ben prima,<br />

con l’ispezione delle lamine al loro<br />

arrivo in azien<strong>da</strong>, di cui viene controllato<br />

lo spessore con un’accuratezza<br />

di ±0,5 μm. A fine ciclo è inoltre<br />

misurata la tensione per ogni singolo<br />

telaio.<br />

Tra brevetti e innovazioni<br />

migliora la qualità di stampa<br />

Quando sono richieste aperture<br />

di dimensione rilevante sul lato bottom<br />

della lamina, l’incisione chimica<br />

è una delle alternative per realizzarle.<br />

Sebbene le aperture delle singole finestre<br />

siano eseguite via laser, l’incisione<br />

chimica è utilizzata per ampliarne<br />

la dimensione (per esempio in corrispondenza<br />

dei piani di massa) in un<br />

unico passo di processo con un’accuratezza<br />

di ± 3 μm e una precisione di<br />

posizionamento di ±10 μm.<br />

In presenza appunto dei piani di<br />

massa e di piste piuttosto spesse, lo<br />

stencil non può aderire al 100% sulla<br />

superficie del pcb, ragione per cui<br />

si interviene nell’area interessata con<br />

l’incisione chimica per asportare sul<br />

lato sche<strong>da</strong> dello stencil regioni di geometria<br />

e spessore analoghe. Stessa<br />

considerazione vale per i fori di via<br />

presenti sul pcb.<br />

Per serigrafare in un’unica passata<br />

differenti spessori di crema sal<strong>da</strong>n-<br />

te LaserJob ha realizzato PatchWorkstencil,<br />

il proprio sistema di stencil a<br />

spessori differenziati coperto <strong>da</strong> brevetto.<br />

Con la possibilità di accomunare<br />

diverse geometrie di aperture sulla<br />

stessa lamina, aperture circolari incluse,<br />

oltre alla lavorazione step-up e<br />

step-down è disponibile anche la lavorazione<br />

step-in-step. Questa tecnologia<br />

consente di accomunare differenze<br />

di spessore variabile <strong>da</strong>i 10 μm<br />

ai 2 mm. La finitura NanoWork è disponibile<br />

anche per questa lavorazione;<br />

si tratta di un rivestimento il cui<br />

massimo spessore è di 2 μm e che ha<br />

proprietà antiadesione. È un’altra realizzazione<br />

brevettata <strong>da</strong> LaserJob per<br />

migliorare le prestazioni degli stencil<br />

serigrafici. Dal 2007 è un processo realizzato<br />

in azien<strong>da</strong> per rivestire il lato<br />

bottom e le pareti interne delle aperture<br />

negli stencil e negli step stencil.<br />

La superficie su cui scorre la racla non<br />

è rivestita.<br />

La superficie rivestita <strong>da</strong>l<br />

Nanowork riduce significativamente<br />

l’adesione della crema sal<strong>da</strong>nte per<br />

cui la deposizione del corretto volume<br />

di crema e la definizione dei contorni<br />

dei depositi è notevolmente migliorato,<br />

questo porta a una diminuzione<br />

dei corti con beneficio della stabilità<br />

del processo e della diminuzione<br />

delle difettosità. Un ulteriore beneficio<br />

del processo serigrafico è la diminuzione<br />

nei cicli di pulizia richiesti<br />

in macchina, dovuti alla miglior facilità<br />

di pulizia della superficie.<br />

<strong>Il</strong> rivestimento è basato sul processo<br />

Sol-Gel, una chimica che combina<br />

molecole organiche e inorganiche<br />

in una reazione idrolitica di soluto in<br />

solvente. Nel successivo passo in temperatura<br />

il solvente evapora e il processo<br />

Sol-Gel inizia la polimerizzazione<br />

durante la quale è aggiunto un<br />

elemento con proprietà antiaderenti.<br />

<strong>Il</strong> rivestimento che ne risulta ha elevate<br />

proprietà di resistenza chimica e<br />

meccanica.


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66 PCB giugno 2013<br />

▶ PROGETTAZIONE - SISTEMI INNOVATIVI<br />

Progettare meglio<br />

e con maggiore <strong>rapidità</strong><br />

Gli approcci “divide et impera” possono essere<br />

applicati sia alla fase iniziale di progettazione,<br />

durante la definizione della connettività,<br />

sia durante le fasi di implementazione fisica<br />

e nelle fasi di place and route<br />

di Hemant Shaw, Cadence (secon<strong>da</strong> parte)<br />

Se <strong>da</strong> una parte il fatto che un<br />

team di ingegneri lavori in<br />

parallelo accorcia il ciclo di<br />

progettazione, <strong>da</strong>ll‘altra aggiunge<br />

qualche difficoltà nella gestione della<br />

progettazione e dei processi. Gli ingegneri<br />

che lavorano in team durante la<br />

definizione della connettività, devono<br />

gestire segnali globali e segnali che si<br />

interfacciano con i blocchi in fase di<br />

progettazione <strong>da</strong> parte dei colleghi.<br />

In tali casi, l‘uso di una convezione<br />

ben nota nel nominare i segnali alla<br />

quale si attengono tutti i progettisti<br />

del team è importante per evitare di<br />

introdurre un problema che sarebbe<br />

possibile rilevare solo in fase di simulazione<br />

post-layout o peggio, in fase<br />

di debugging in laboratorio con un<br />

prototipo fisico.<br />

Un altro aspetto <strong>da</strong> considerare è<br />

la gestione dei vincoli sui segnali <strong>da</strong><br />

parte degli ingegneri. Quando ai segnali<br />

circoscritti ad un singolo blocco<br />

si aggiungono delle regole di layout,<br />

le cose dovrebbero funzionare bene.<br />

Quando invece i segnali si interfacciano<br />

con altri blocchi, deve esser-<br />

ci uno strumento per la gestione delle<br />

regole che abbia la capacità di comprendere<br />

la portata delle stesse.<br />

Spesso, un sistema in fase di progettazione<br />

possiede più di una struttura<br />

- una combinazione di ASIC<br />

sviluppati internamente ed utilizzati<br />

su un <strong>circuito</strong> stampato o un sistema<br />

di schede multiple collegate mediante<br />

un backplane o dei cavi. In casi<br />

del genere, la gestione di segnali di<br />

interfaccia che superano i limiti della<br />

struttura presenta problemi simili a<br />

quelli che si verificano quando più ingegneri<br />

lavorano su un sottoinsieme<br />

del progetto destinato a una struttura,<br />

un <strong>circuito</strong> stampato o un System<br />

in Package (SiP).<br />

Progettazione in team durante<br />

l’implementazione fisica<br />

Mentre i progetti diventano sempre<br />

più complicati ed il tempo di progettazione<br />

diventa sempre più breve,<br />

uno dei metodi per ridurre i tempi<br />

di progettazione è quello di partizionare<br />

la sche<strong>da</strong> tra vari progettisti<br />

di circuiti stampati. <strong>Il</strong> partizionamen-<br />

to può essere effettuato “tagliando” la<br />

sche<strong>da</strong> verticalmente oppure in orizzontale,<br />

assegnando solo alcuni layer<br />

per singolo progettista. Vi sono pro e<br />

contro legati all’uso di un metodo di<br />

partizionamento rispetto ad un altro.<br />

È importante che il sistema di progettazione<br />

consenta la gestione delle<br />

partizioni e la loro sincronizzazione<br />

in modo automatico senza rallentare<br />

il sistema né richiedere l’assistenza<br />

di enti esterni per poter abilitare la<br />

suddivisione.<br />

Miglioramenti<br />

della produttività<br />

e della semplicità d’uso<br />

Questo è un settore comune a tutti<br />

i tool EDA. Con ogni release del software,<br />

vi sono miglioramenti che aiutano<br />

i progettisti ad aumentare la propria<br />

produttività. La produttività si<br />

presenta sotto varie forme.<br />

La più semplice riguar<strong>da</strong> l’automazione<br />

di alcune delle attività manuali<br />

vali<strong>da</strong> per tutti i settori dei tool. In<br />

questo documento, abbiamo trattato<br />

una delle capacità di miglioramento<br />

della produttività più basilari cioè la<br />

progettazione gui<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> vincoli. Di<br />

seguito, sono riportati alcuni esempi<br />

di miglioramenti della produttività<br />

che abbreviano il ciclo di progettazione<br />

e lo rendono prevedibile.<br />

I tool intuitivi, facili <strong>da</strong> utilizzare<br />

aiutano a ridurre il tempo di creazione<br />

dei progetti<br />

Se <strong>da</strong> una parte questo concetto è<br />

molto intuitivo e non richiede ulteriori<br />

precisazioni, <strong>da</strong>ll’altra i prodotti


Fig. 6 - Prioritizzazione delle connessioni con vincoli su segnali punto-punto<br />

software tendono a perdere la propria<br />

caratteristica “semplicità d’uso” nella<br />

loro evoluzione nell’arco di un determinato<br />

periodo di tempo. Spesso un<br />

software facile <strong>da</strong> utilizzare non offre<br />

una buona scalabilità a<strong>da</strong>tta a problemi<br />

di progettazione più vasti e complessi.<br />

Un software molto flessibile<br />

potrebbe risultare difficile <strong>da</strong> usare.<br />

Questo è un aspetto che deve essere<br />

tenuto in considerazione in ogni release<br />

del software che si adotta.<br />

<strong>Il</strong> successo richiede anche l’invio<br />

costante (non una sola volta all’anno)<br />

di feedback al proprio fornitore, tale<br />

<strong>da</strong> consentire di incorporare i suggerimenti<br />

e migliorare di conseguenza<br />

l’esperienza di progettazione.<br />

Un esempio di miglioramento della<br />

semplicità d’uso è la capacità di inserire<br />

i vias con la semplice pressione di<br />

un tasto del mouse, ad esempio nelle<br />

schede basate su tecnologia HDI ibri<strong>da</strong><br />

(strati HDI su ogni lato ed un core<br />

non HDI). Con i classici fori di via<br />

passanti, è diventata una prassi comune<br />

utilizzare un solo mouse click per<br />

posizionare un via.<br />

Con gli strati HDI attorno a un<br />

nucleo non HDI, il sistema dovrebbe<br />

consentire agli utenti di creare<br />

un’istanza di vari fori di via collocati<br />

in base alla regola determina-<br />

ta la quale specifica lo strato di inizio<br />

e lo strato di fine. Questo è un buon<br />

esempio di come il layout dei progetti<br />

HDI può essere semplificato persino<br />

con una serie complessa di regole.<br />

L’integrazione di questi nuovi approcci<br />

consente di ridurre il tempo<br />

necessario per la creazione del progetto.<br />

Pianificazione globale e sbroglio<br />

La riduzione del pin pitch, l’ aumento<br />

dei dispositivi a elevato numero di<br />

pin e necessità di ridurre l’ingombro:<br />

tutti questi fattori contribuiscono ad<br />

aumentare i problemi legati alla pianificazione<br />

e allo sbroglio di un <strong>circuito</strong><br />

stampato ad alta densità. Inoltre, man<br />

mano che il paradigma di interconnessione<br />

dei circuiti stampati si sposta<br />

verso un impiego massiccio di interfacce<br />

sincrone stan<strong>da</strong>rd (come DDR2,<br />

DDR3) e interfacce seriali (come PCI<br />

Express), aumenta il numero di vincoli<br />

<strong>da</strong> rispettare. Alcuni requisiti di sbroglio<br />

per l’interfaccia DDR2/3 sono<br />

elencati di seguito:<br />

• raggruppamento di segnali e sbroglio<br />

in base a colonne di “byte”:<br />

- i vincoli dei byte lane sono rigorosi<br />

(skew non superiore a<br />

50 mil);<br />

- skew di Addr / Cmd / Ctrl<br />

nell’ordine di +/- 250 mil (a<br />

533 Mhz);<br />

• skew di Byte Lane vs. Byte<br />

Lane non superiore a 0,8 pollici<br />

(150 ps);<br />

• routing di segnali su un layer, se<br />

possibile:<br />

- i vias aggiungono ritardo e capacità<br />

indesiderati;<br />

- se è necessario utilizzare i vias,<br />

deve essere presente lo stesso<br />

numero di via su ognuno dei<br />

72 bit;<br />

• sbroglio sugli strati interni e mantenimento<br />

di tratti inferiori a 6<br />

pollici;<br />

• mantenimento di segnali vicino<br />

ai piani di “riferimento” PWR,<br />

GND;<br />

• mantenimento di tratti su strati<br />

esterni per segnalii di clock a meno<br />

di 500 mil.<br />

I tradizionali router automatici<br />

non erano in grado di gestire questi<br />

circuiti stampati ad alta densità<br />

con interfacce ad elevata velocità<br />

che richiedono un puntuale rispetto<br />

vincoli delle regole (spesso ricavate<br />

<strong>da</strong>lla simulazione alla ricerca di prestazioni<br />

ottimali sul <strong>circuito</strong> stampato).<br />

PCB giugno 2013<br />

67


68 PCB giugno 2013<br />

Per ridurre il tempo di progettazione<br />

di queste schede, occorre fare<br />

una pianificazione di “interconnessione”<br />

globale per lo sbroglio di segnali<br />

ad elevata velocità e dunque critici<br />

sul progetto. Utilizzare poi il feedback<br />

fornito <strong>da</strong>gli strumenti di pianificazione,<br />

per regolare la migliore strategia<br />

di sbroglio.<br />

Le soluzioni classiche di sbroglio<br />

sono incentrate sulla connettività<br />

point-to-point. L‘unico approccio<br />

globale è la prioritizzazione delle<br />

connessioni con vincoli su segnali<br />

punto-punto.<br />

La pianificazione e lo sbroglio globali<br />

consentono agli utenti di pianificare<br />

i percorsi per i segnali critici. <strong>Il</strong><br />

feedback proveniente <strong>da</strong>ll‘ambiente di<br />

pianificazione e sbroglio globale consente<br />

agli utenti di migliorare la capacità<br />

di routing di questi segnali critici<br />

riducendone il tempo necessario per l<br />

loro implementazione.<br />

CPU multi-core o computer<br />

con CPU multiple<br />

La maggior parte dei personal<br />

computer moderni è dotata di processori<br />

dual core. Le workstation dedicate<br />

alla progettazione sono generalmente<br />

dotate di più core in una<br />

CPU. Le server farm esistono già<br />

<strong>da</strong> tempo e utilizzano molti computer<br />

collegati in rete per le attività che<br />

richiedono elevate risorse di calcolo.<br />

In entrambi i casi, molte applicazioni<br />

traggono vantaggio <strong>da</strong>l fatto di<br />

poter sfruttare più CPU, sia che siano<br />

integrate in un solo computer o in<br />

vari computer. Le applicazioni comprendono:<br />

• Solution Space Exploration (varie<br />

simulazioni simultanee) per l’analisi<br />

dell’integrità dei segnali digitali;<br />

• analisi parametrica Monte Carlo<br />

per i segnali analogici;<br />

• controllo batch delle regole di progetto.<br />

Piano di release prevedibile<br />

e affi<strong>da</strong>bile<br />

Poter disporre di un piano per il rilascio<br />

delle nuove release prevedibile e<br />

affi<strong>da</strong>bile consente di pianificare l’adozione<br />

di queste release sulla base del<br />

valore dei miglioramenti in esse contenuti.<br />

<strong>Il</strong> passaggio a una nuova release<br />

può essere dispendioso in termini<br />

di tempo, soprattutto se si è sfruttata<br />

la possibilità di personalizzare i tool di<br />

base attraverso le estensioni sviluppate<br />

internamente o tramite tool di terzi<br />

terze parti. Una piattaforma software<br />

ad architettura aperta che funziona<br />

insieme a tool di terze parti offre pre-<br />

stazioni migliori per l’adozione rapi<strong>da</strong><br />

di nuove release nelle quali sono state<br />

implementate produttività, semplicità<br />

d’uso e altri approcci innovativi.<br />

Divide et impera II -<br />

Outsourcing<br />

Nel corso degli anni, molte aziende<br />

hanno affi<strong>da</strong>to in parte o per intero ad<br />

agenzie di servizi esterne il layout dei<br />

circuiti stampati. Molte grandi aziende<br />

globali hanno aperto centri di progettazione<br />

in aree a basso costo come<br />

India e Cina, sperando che il lavoro di<br />

due giorni venga fatto in uno per via<br />

della differenza di fuso orario.<br />

L’outsourcing pone le aziende <strong>da</strong>vanti<br />

ad una nuova serie di problemi<br />

legati alla collaborazione. In tali casi<br />

è fon<strong>da</strong>mentale comunicare e condividere<br />

l’intero progetto, il quale implica<br />

non solo la tradizionale connettività<br />

(le parti e come esse sono connesse)<br />

ma anche i vincoli ai quali queste<br />

parti e questi segnali devono attenersi.<br />

Senza regole di comunicazione,<br />

il ciclo di progettazione diventa lungo,<br />

arduo e, peggio ancora, molto costoso.<br />

La motivazione completa per<br />

l’outsourcing potrebbe rivelarsi un nulla<br />

di fatto se i vincoli non fossero incorporati<br />

nel progetto.<br />

Fig. 7 - La pianificazione e lo sbroglio globali consentono agli utenti di pianificare i percorsi per i segnali critici


Fig. 8 - Con macchine multicore i problemi di progettazione, naturalmente,<br />

si moltiplicano<br />

Dopo aver completato il layout e<br />

averlo rinviato per la revisione e l’approvazione,<br />

occorre adottare due approcci:<br />

innanzitutto, verificare se, per<br />

qualche motivo, sono stati modificati<br />

dei vincoli (è necessario raggiungere<br />

dei compromessi: quali modifiche<br />

sono state apportate e quelle apportate<br />

sono accettabili?). In secondo luogo,<br />

effettuare una verifica post-layout per<br />

accertarsi che l’implementazione fisica<br />

realizzata funzioni entro limiti accettabili.<br />

Utilizzare un’architettura aperta<br />

Un’architettura aperta offre la libertà<br />

di scegliere tool di terzi terze parti.<br />

Tutti i fornitori affermano di disporre<br />

di un’architettura di questo tipo:<br />

spesso, però, si scopre troppo tardi<br />

come dovrebbe essere fatta realmente<br />

un’architettura veramente aperta.<br />

Un’architettura aperta può aiutare ad<br />

abbreviare il ciclo di progettazione in<br />

due modi. <strong>Il</strong> primo è fornendo un accesso<br />

semplice ai <strong>da</strong>ti di progettazio-<br />

ne per l’uso interno o per l’uso con tool<br />

di terze parti. I <strong>da</strong>ti di progettazione<br />

sono archiviati in un <strong>da</strong>tabase binario<br />

o un <strong>da</strong>tabase ASCII? È possibile<br />

estrarre facilmente le informazioni<br />

<strong>da</strong>l formato binario senza dover<br />

scrivere un programma specifico?<br />

Che capacità hanno i fornitori di terze<br />

parti di integrare i propri tool nei<br />

<strong>da</strong>ti del progetto nel formato del fornitore<br />

principale?<br />

Avere a disposizione un metodo<br />

per estrarre le informazioni necessarie<br />

ad uso interno (documentazione,<br />

report, ecc.) può essere molto utile<br />

e può ridurre notevolmente il tempo<br />

necessario per ciascun progetto. Molti<br />

tool offrono la generazione di report,<br />

alcuni sono personalizzabili. La capacità<br />

di creare il proprio report non appena<br />

si presenta la necessità consente<br />

di dedicarsi al proprio progetto anziché<br />

“lottare” con i tool e i relativi fornitori.<br />

<strong>Il</strong> secondo è la personalizzazione<br />

del tool per gestire le estensioni svi-<br />

luppate internamente. <strong>Il</strong> tool permette<br />

di personalizzare la User Interface<br />

(GUI, menu, ecc.)? Consente di aggiungere<br />

le vostre estensioni, sia allo<br />

scopo di generare report sia per un’applicazione<br />

più specifica per colmare<br />

una lacuna nell’attesa che il fornitore<br />

riesca a soddisfare le proprie esigenze?<br />

Essere in grado di ampliare il sistema<br />

è importante. <strong>Il</strong> supporto per queste<br />

estensioni non deve essere necessariamente<br />

coerente <strong>da</strong> una release all’altra<br />

per 5-10-12 anni. Le estensioni devono<br />

funzionare con i tool della stessa<br />

famiglia, non devono presentare una<br />

discontinuità nel passaggio a progetti<br />

avanzati, quando si usano versioni<br />

evolute dello stesso strumento.<br />

Conclusioni<br />

Nell’ambiente odierno, caratterizzato<br />

<strong>da</strong> una maggiore complessità di<br />

progettazione e una pressione continua<br />

verso la riduzione del tempo di<br />

authoring e implementazione di un<br />

progetto, gli ingegneri devono sfruttare<br />

tutte le tecniche e i trucchi possibili<br />

per creare rapi<strong>da</strong>mente un prodotto<br />

differenziato.<br />

Al minimo, è necessario utilizzare<br />

un flusso di progettazione basato sui<br />

vincoli in un ambiente aperto che eviti<br />

iterazioni di progettazione inutili o<br />

la rigenerazione di schemi elettrici, e<br />

consenta ai team di lavorare in modo<br />

efficiente. Le innovazioni più recenti,<br />

quali l’authoring di progettazione<br />

multi-stile, la pianificazione e<br />

il routing globale, e la co-progettazione<br />

FPGA-<strong>circuito</strong> stampato consente<br />

ai team di creare prodotti differenziati<br />

in modo molto più veloce rispetto<br />

agli approcci tradizionali. Gli utenti<br />

di queste tecnologie hanno riferito<br />

riduzioni del ciclo di progettazione fino<br />

al 40%.<br />

Cadence<br />

www.cadence.com<br />

PCB giugno 2013<br />

69


70 PCB giugno 2013<br />

▶ OLTRE I PCB - NOZIONI<br />

L’evoluzione<br />

tecnologica dei display<br />

Un display OLED è basato sulla tecnologia Organic Light Emitting Diode,<br />

che permette di realizzare schermi a colori con la capacità di emettere luce<br />

propria, ciò a differenza degli LCD che vengono illuminati <strong>da</strong> una fonte<br />

esterna. Questo permette di realizzare display molto più sottili (addirittura<br />

arrotolabili) che richiedono minori quantità di energia per funzionare<br />

di Dario Gozzi<br />

A<br />

causa della natura monopolare<br />

degli strati di materiale<br />

organico, i display OLED<br />

conducono corrente solo in una direzione,<br />

comportandosi quindi in modo<br />

analogo a un diodo <strong>da</strong> cui il nome di<br />

OLED, per similitudine con i LED.<br />

LED e OLED producono ambedue<br />

luce per mezzo di materiale semiconduttore,<br />

sono in grado di creare<br />

eff etti cromatici decisamente migliori<br />

delle lampade tradizionali e sono<br />

fonti luminose <strong>da</strong>l consumo bassissimo.<br />

Ci sono però molte diff erenze<br />

tra LED e OLED, ad iniziare <strong>da</strong>l<br />

modo in cui sono costruiti, per il tipo<br />

di luce che emanano e per il loro utilizzo,<br />

e si integrano gli uni con gli altri<br />

quanto alle possibilità di applicazione.<br />

Rispetto ai display LCD e Plasma,<br />

quelli basati sugli OLED vantano reali<br />

vantaggi in termini di colori molto<br />

più brillanti e luminosi, con un angolo<br />

di visione illimitato e un contrasto<br />

elevatissimo, fi no a 1.000.000:1. Sono<br />

in grado di eliminare il fastidioso “effetto<br />

scia” tipico degli LCD grazie a<br />

un tempo di risposta mille volte più<br />

rapido. I display della famiglia OLED<br />

sono ultrasottili e i consumi bassissimi.<br />

Di contro il problema tecnico più<br />

importante, ma in via di rapido miglioramento,<br />

è la durata degli schermi<br />

OLED che attualmente è inferiore<br />

agli LCD a cristalli liquidi e<br />

agli schermi al plasma. <strong>Il</strong> materiale<br />

organico tende a perdere la capacità<br />

di emettere luce propria<br />

dopo alcune migliaia di ore di<br />

esercizio, contro le decine di<br />

migliaia delle altre due tecnologie<br />

concorrenti.<br />

Le nuove tecnologie consentono<br />

di creare display per le applicazioni<br />

più diverse, senza rinunciare<br />

al massimo della funzionalità


La tecnologia costruttiva<br />

I materiali organici normalmente<br />

emettono solo luce bianca, ma con<br />

opportuni drogaggi realizzati mediante<br />

composti elettrofosforescenti,<br />

possono emettere nelle frequenze dei<br />

tre colori primari RGB. Ogni punto<br />

del display è composto in realtà <strong>da</strong>lle<br />

tre sorgenti di luce rossa, verde e blu,<br />

che nell’insieme appare come un singolo<br />

punto il cui colore varia col variare<br />

della singola intensità della luce<br />

emessa <strong>da</strong>lle tre sorgenti.<br />

Un display OLED è composto <strong>da</strong><br />

vari strati sovrapposti, nonostante ciò<br />

lo spessore totale, senza considerare lo<br />

strato trasparente protettivo, è di circa<br />

300 nm (1 nm è pari a 10-9 m).<br />

<strong>Il</strong> primo strato trasparente ha funzioni<br />

protettive, su di esso viene deposto<br />

uno strato conduttivo trasparente<br />

che funge <strong>da</strong> anodo. Successivamente<br />

vengono aggiunti tre strati organici,<br />

rispettivamente per l’iniezione delle<br />

lacune (cariche positive), lo strato<br />

coi materiali elettroluminescenti e lo<br />

strato per il trasporto degli elettroni<br />

(cariche negative). A chiudere è uno<br />

strato rifl ettente con funzione di catado.<br />

Applicando tensione tra catodo<br />

(negativo) e anodo (positivo) si stimola<br />

il materiale organico a produrre<br />

luce visibile attraverso lo strato protettivo<br />

trasparente.<br />

AMOLED<br />

L’active matrix organic light emitting<br />

diode è una tecnologia utilizzata<br />

nella realizzazione di schermi piatti<br />

fl essibili. Fanno parte della famiglia<br />

dei display OLED, ma hanno la particolarità<br />

di costituire un display a matrice<br />

attiva che ingloba una struttura<br />

di transistor. Ne sono assegnati almeno<br />

due per ciascun pixel; connessi<br />

in sequenza ad anodo e catodo, il loro<br />

compito è quello di tenere attivo ciascun<br />

pixel fi no alla scansione successi-<br />

Confronto tra tecnologia PenTile e la tecnologia tradizionale RGB. La prima offre<br />

un miglior dettaglio grafi co e colori più luminosi<br />

va. I display AMOLED sono costruttivamente<br />

più complessi e quindi più<br />

costosi dei display OLED tradizionali,<br />

ma off rono immagini qualitativamente<br />

più luminose e meglio defi nite rispetto<br />

a quelli passivi, grazie anche a una<br />

frequenza di aggiornamento maggiore<br />

rispetto ai semplici display OLED. I<br />

consumi sono signifi cativamente bassi,<br />

caratteristica che permette agli schermi<br />

AMOLED di essere applicati nei<br />

dispositivi elettronici portatili, dove<br />

il consumo elettrico grava sulla durata<br />

della batteria. Di contro gli schermi<br />

AMOLED potrebbero presentare<br />

problemi di lettura quando si osservano<br />

in presenza di luce solare.<br />

La tecnologia super AMOLED<br />

viene realizzata su matrice Pen Tile<br />

(a marchio Samsung) ed è un’evoluzione<br />

della precedente; off re maggior<br />

luminosità, minori consumi, minori<br />

rifl essi della luce solare, e permette<br />

di costruire prodotti più sottili.<br />

Super AMOLED Plus è un’ulteriore<br />

evoluzione della tecnologia capace<br />

di off rire, grazie a una quantità maggiore<br />

di subpixel un più elevato dettaglio<br />

grafi co.<br />

Nella matrice Pen Tile RGBG ogni<br />

pixel è composto <strong>da</strong> due coppie di subpixel<br />

rosso, verde, blu e verde (con l’ordine<br />

del rosso e del blu invertite nelle<br />

due coppie), il sub-pixel verde ha dimensione<br />

inferiore rispetto al rosso e al<br />

blu. Con questa combinazione si utilizzano<br />

due sub-pixel per ogni pixel,<br />

questo vuol dire che per defi nire un<br />

colore in modo corretto serve l’utilizzo<br />

di più pixel, il che fa sì che la risoluzione<br />

eff ettiva sia inferiore alla risoluzione<br />

in pixel. La versione PenTile RGBW<br />

utilizza il bianco al posto del secondo<br />

verde, ha inoltre una dimensione omogenea<br />

dei sub-pixel. Nell’insieme si ottiene<br />

una maggiore versatilità del pixel<br />

in quanto la luminosità viene in parte<br />

separata <strong>da</strong>l colore, anche l’alimentazione<br />

richiesta <strong>da</strong>i sub-pixel è inferiore<br />

il che ne permette una maggior<br />

durata nel tempo.<br />

PHosphorescent Organic<br />

Light-Emitter Diode<br />

I display PHOLED si basano su<br />

LED organici fosforescenti che lavorano<br />

consumando pochissima poten-<br />

PCB giugno 2013<br />

71


72 PCB giugno 2013<br />

Una delle prime applicazioni dei<br />

display flessibili è quella militare.<br />

Nella foto uno schermo applicato sulla<br />

mimetica di un sol<strong>da</strong>to<br />

za, mantenendo di massima la stessa<br />

struttura dei display AMOLED.<br />

L’efficienza di questi display è molto<br />

elevata risultando ben 4 volte più efficienti<br />

rispetto ad altri display OLED,<br />

il che si traduce in minori consumi e<br />

più durata della batteria per i dispositivi<br />

mobili; hanno colori più brillanti<br />

rispetto agli AMOLED, mentre il<br />

nero è molto più reale che non con altre<br />

tecnologie.<br />

I display PHOLED sono prevalentemente<br />

realizzati con matrice<br />

RGB, ma sono allo studio nuovi sistemi<br />

di emissione di luce che fanno<br />

uso dei colori giallo e arancione come<br />

aggiuntivi ai colori primari rosso,<br />

blu e verde.<br />

Costruttivamente un film TFT<br />

(Thin Film Transistor) poggia su di<br />

un substrato e una passivazione lo divide<br />

<strong>da</strong>lla griglia anodica. Sopra la<br />

griglia è deposto lo strato PHOLED<br />

che genera la luce RGB; un catodo e<br />

un film trasparente protettivo chiudono<br />

il display.<br />

<strong>Il</strong> display PHOLED è una tecnologia<br />

proprietaria della Universal<br />

Display Corporation, azien<strong>da</strong> che<br />

ha avviato lo sviluppo dei display<br />

PHOLED durante lo scorso decennio<br />

iniziandone la commercializzazione<br />

nel 2003.<br />

<strong>Il</strong> processo produttivo gode di un<br />

alto grado di versatilità, dovuta ai materiali<br />

con cui sono realizzati i display<br />

che possono soddisfare vari stan<strong>da</strong>rd<br />

di applicazione a secon<strong>da</strong> dell’utilizzo<br />

per cui sono stati pensati, garantendo<br />

una lunga durata negli anni. In un<br />

contesto più generale e non solo tecnologico,<br />

sono dei display che possono<br />

ridurre di molto l’esigenza di sfruttare<br />

le energie non rinnovabili, fattore<br />

che si traduce anche in meno rifiuti<br />

<strong>da</strong> smaltire con relativo basso impatto<br />

ambientale.<br />

Photo-enforced<br />

Stratification<br />

Un nuovo e rivoluzionario processo<br />

di fabbricazione apre la stra<strong>da</strong> a<br />

display LCD più economici, sottili e<br />

leggeri e <strong>da</strong>lla libera forma; gli schermi<br />

possono essere realizzati su una<br />

grande varietà di substrati, compresi<br />

i materiali plastici, rendendo possibili,<br />

per esempio, grandi “paintable<br />

display” sulle pareti di una stanza, su<br />

tende o display flessibili integrati negli<br />

abiti.<br />

Realizzare un display completo<br />

semplicemente stampando un certo<br />

numero di layer su un qualsiasi materiale<br />

di supporto può sembrare incredibile<br />

a chiunque abbia una certa familiarità<br />

con le molte fasi e con i tempi<br />

del processo produttivo attualmente<br />

usato nella produzione di display<br />

tradizionali.<br />

Eppure questo sta diventando<br />

molto vicino alla realtà grazie ad<br />

una nuova rivoluzionaria tecnologia<br />

produttiva per i display a cristalli<br />

liquidi. Tradizionalmente i display<br />

LCD sono realizzati con la cosiddetta<br />

cell-technology, in cui due lastre<br />

di vetro contenenti elettrodi, filtri<br />

di colore, switching e cosi via, sono<br />

attentamente sistemati e posizionati<br />

tramite spaziatori, cosicché si<br />

vengano a formare celle dello spessore<br />

desiderato. Le celle sono riempite<br />

con cristalli liquidi mediante un<br />

costoso procedimento chiamato vacuum<br />

suction.<br />

Con la tecnologia Photo-enforced<br />

Stratification l’intero display viene realizzato<br />

<strong>da</strong>ll’inizio alla fine su un singolo<br />

strato mediante stampe successive<br />

degli strati funzionali.<br />

Una complessa miscela contenente<br />

cristalli liquidi e materiali polimerici,<br />

viene applicata a stampa so-<br />

Substrati, dimensioni e applicazioni senza limiti o quasi per i flex display


I supporti flessibili sono la nuova frontiera dell’elettronica che si fonde naturalmente con la fisica e la chimica<br />

pra il substrato. Successivamente, lo<br />

strato viene esposto ai raggi ultravioletti<br />

che provocano la separazione<br />

della miscela in due distinti elementi:<br />

una parte a cristalli liquidi e<br />

una parte polimerica. Distribuendo<br />

l’irradiazione in due fasi successive,<br />

si ha la formazione di celle chiuse di<br />

cristalli liquidi.<br />

Durante la prima fase, mediante<br />

mascheratura solo una parte dello<br />

strato viene esposta: questo provoca<br />

la formazione di pareti polimeriche<br />

che vanno a costituire i confi-<br />

Samsung usa i display Amoled per realizzare telefoni di nuova generazione<br />

ni di ogni singola cella; durante la<br />

secon<strong>da</strong> fase lo strato viene esposto<br />

completamente, garantendo la formazione<br />

di uno strato di cristalli liquidi<br />

sulla parte posteriore aderente<br />

al substrato ed uno strato polimerico<br />

di copertura sulla superficie delle<br />

celle. A questo punto non è più necessario<br />

applicare un vetro di protezione<br />

e questo non solo riduce i costi<br />

ma consente di ottenere display<br />

particolarmente sottili.<br />

C’è grande libertà di scelta nei materiali<br />

<strong>da</strong> usare a livello di supporto,<br />

per esempio, un supporto plastico<br />

sottile apre la stra<strong>da</strong> alla realizzazione<br />

di display flessibili. <strong>Il</strong> processo<br />

si presta facilmente alla realizzazione<br />

di display con procedimento reelto-reel,<br />

una tecnologia a basso colto<br />

per la realizzazione di grandi superfici,<br />

per mezzo della quale la realizzazione<br />

dei dispositivi avviene direttamente<br />

su grandi fogli che scorrono in<br />

modo continuato durante il processo<br />

produttivo.<br />

PCB giugno 2013<br />

73


74 PCB giugno 2013<br />

▶ AZIENDE E PRODOTTI - STRATEGIE LOCALI E GLOBALI<br />

Crescere e produrre<br />

in Val<strong>da</strong>rno<br />

In Toscana si è sviluppata una realtà produttiva<br />

tenacemente legata al territorio. Power-One è<br />

costantemente cresciuta negli anni senza mai<br />

rinunciare a ricercare, sviluppare e produrre in<br />

Val<strong>da</strong>rno, la propria terra d’origine<br />

di Dario Gozzi<br />

<strong>Il</strong> titolo dell’articolo avrebbe potuto<br />

suonare come “superare il campanilismo<br />

locale per reggere il<br />

confronto internazionale”. In realtà<br />

è quanto è stato fatto nel corso<br />

degli anni <strong>da</strong> tutto il management di<br />

Power-One, azien<strong>da</strong> toscana che nei<br />

vari decenni <strong>da</strong>l ’69 a oggi ha saputo<br />

crescere e far crescere il suo indotto,<br />

per arrivare ai primi posti nella classifica<br />

internazionale dei produttori di<br />

sistemi per l’energia.<br />

<strong>Il</strong> problema, se di problema si può<br />

parlare, non è solo di competitività<br />

e quindi anche di costo puro della<br />

manodopera, che oltretutto incide<br />

per meno del 10% sul costo del prodotto<br />

finale, la vera questione verte<br />

sul fatto che i prodotti devono essere<br />

venduti a un mercato che è principalmente<br />

occidentale e quindi il valore<br />

aggiunto della presenza produttiva<br />

in Italia è e rimane un valore importante.<br />

Un complesso industriale<br />

di primaria importanza<br />

Lo stabilimento sorge a Terranuova<br />

Bracciolini (AR) su una superficie di<br />

20.000 m 2 e impiega circa 600 addetti<br />

di cui un terzo nella R&D. È l’unico<br />

centro Power-One (<strong>da</strong> poco entrato a<br />

far parte della galassia ABB) a livello<br />

mondiale per ricerca e sviluppo di inverter<br />

fotovoltaici ed eolici. L’azien<strong>da</strong> è<br />

organizzata affinché partendo <strong>da</strong>i materiali<br />

in ingresso si arrivi a far uscire il<br />

prodotto finito e collau<strong>da</strong>to.<br />

La produzione dei pcb avviene su<br />

quattro linee, mentre una quinta è dedicata<br />

alla prototipazione.<br />

Le linee sono organizzate di modo<br />

che ogni singolo set-up a bordo della<br />

pick and place possa servire per l’assemblaggio<br />

di numerosi codici di pcb<br />

per la cui realizzazione sia necessario<br />

cambiare solo il telaio serigrafico.<br />

Nell’ottica dell’ottimizzazione del<br />

flusso produttivo, a fine linea è stato<br />

eliminato il test in-circuit, dopo la<br />

rifusione il controllo è eseguito <strong>da</strong> un<br />

AOI. La correttezza del componente<br />

è assicurata <strong>da</strong>lla sua verifica elettrica<br />

al momento del cambio della bobina<br />

sulla P&P. L’insieme delle varie<br />

azioni di ottimizzazione ha portato<br />

non solo a far sì che un solo operatore<br />

possa gestire tutto il reparto,<br />

ma ad attestare il livello di difettosità<br />

sugli 80ppm. Nell’area è presente<br />

anche un sistema X-Ray che lavora<br />

fuori linea solo per la messa a punto<br />

del processo. I lotti di produzione sono<br />

lanciati a numero chiuso, pertanto<br />

un eventuale pcb difettoso viene su-


Staff di ingegneri nell’impianto produttivo di PowerOne a Terranuova Bracciolini (AR)<br />

bito riparato, per assicurare che il lotto<br />

non risulti incompleto.<br />

In Power-One si viaggia con la cultura<br />

Lean che ha come obiettivo la creazione<br />

di valore agli occhi del cliente.<br />

Questo vuol dire che tutti i processi<br />

che costituiscono la supply chain devono<br />

essere orientati alla creazione di<br />

valore rispetto a un ben preciso sistema<br />

di riferimento che altri non è se non il<br />

cliente.<br />

Questa visione ha costituito il punto<br />

di partenza per ridisegnare i processi<br />

che compongono l’intera filiera.<br />

All’interno dell’azien<strong>da</strong> è stata ridisegnata<br />

la supply chain partendo<br />

<strong>da</strong>l cliente, ripensando a tutto ciò che<br />

vuole ricevere <strong>da</strong>l proprio fornitore.<br />

Asso<strong>da</strong>to il prestigio del proprio brand<br />

globalmente riconosciuto <strong>da</strong>l mercato,<br />

il management ha lavorato sul livello<br />

del servizio e sulla <strong>rapidità</strong> della fornitura<br />

nel raggiungere il cliente, ponendosi<br />

come obiettivo di essere superiori<br />

ai competitor nella sua cura.<br />

La flessibilità è stata la successiva dimensione<br />

analizzata nella costruzione<br />

della supply chain che è stata appunto<br />

progettata tenendo ben saldi i due<br />

riferimenti della <strong>rapidità</strong> e della flessibilità.<br />

La riuscita del progetto è dovuta<br />

anche al pieno coinvolgimento del<br />

personale nelle strategie azien<strong>da</strong>li, in<br />

quanto il miglioramento delle attività<br />

è sempre frutto di un’azione interfunzionale.<br />

La condivisione del know-how lungo<br />

tutta la catena di fornitura consente<br />

inoltre di eliminare colli di bottiglia<br />

e rallentamenti, così come gli obiettivi<br />

condivisi consentono di ridurre al minimo<br />

i livelli di scorte.<br />

La ricerca e sviluppo<br />

La linea gui<strong>da</strong> è stata ed è la sfi<strong>da</strong><br />

continua posta <strong>da</strong>llo studio di nuovi<br />

prodotti e innovative soluzioni che<br />

soddisfino le sempre maggiori richieste<br />

di energia pulita e di risparmio<br />

energetico.<br />

Dal 2011 è in atto un forte impegno<br />

nella riorganizzazione dei laboratori di<br />

ricerca, ridisegnandone l’organizzazione<br />

con la stessa filosofia che ha gui<strong>da</strong>to<br />

i cambiamenti nella catena di fornitura.<br />

Sono state ampliate le aree di ricerca<br />

e completamente rinnovate le infrastrutture,<br />

gli strumenti e i metodi di<br />

lavoro. L’azien<strong>da</strong> dispone di 5.000 m 2<br />

super attrezzati dove oltre 200 persone<br />

specializzate nella conversione di potenza<br />

e nello studio dei sistemi di controllo<br />

realizzano le soluzioni del futuro.<br />

Pensa locale e competi<br />

globale<br />

A supporto dell’impianto principale<br />

è stato sviluppato un indotto<br />

locale che conta varie centinaia<br />

di persone dislocate in un raggio di<br />

5 km <strong>da</strong> Terranuova Bracciolini, sede<br />

dell’azien<strong>da</strong>, a cui è stato trasmesso<br />

il valore premiante della flessibilità e<br />

della qualità. Dal giugno 2010 è partito<br />

il Consorzio Terra Nuova dove dieci<br />

piccoli fornitori storici locali si so-<br />

no organizzati per competere col mercato<br />

estero, trasformando una rete di<br />

piccole imprese in un’organizzazione<br />

<strong>da</strong> grande impresa, facendo leva anche<br />

sui costi d’acquisto della componentistica<br />

e delle materie prime (negoziate<br />

<strong>da</strong> Power-One).<br />

Questa innovativa soluzione nell’insieme<br />

consente di produrre a prezzi<br />

competitivi con la manodopera cinese<br />

permettendo però un controllo qualitativo<br />

e di processo che sarebbe impossibile<br />

in Cina o in altri paesi dell’area<br />

EMEA. Questo ha permesso di sviluppare<br />

una filiera corta e leggera che<br />

ha saputo reagire tempestivamente alle<br />

richieste del mercato garantendo al<br />

tempo stesso costi competitivi. I costi<br />

logistici sono molto ridotti. Inoltre, la<br />

vicinanza ha permesso il trasferimento<br />

al meglio dei processi industriali e della<br />

best practices in uso, assicurando la<br />

qualità elevata desiderata.<br />

“Certo non è possibile competere e<br />

confrontarci con il Far-East in termini<br />

di costo del lavoro”, racconta Luciano<br />

Raviola, direttore operativo di Power-<br />

One. “<strong>Il</strong> terreno su cui possiamo competere<br />

e batterli è la progettazione di<br />

processi industriali robusti, flessibili,<br />

leggeri e affi<strong>da</strong>bili al tempo stesso.<br />

La filiera corta, orientata all’integrazione<br />

dei fornitori nei processi Power-<br />

One, rappresenta una leva competitiva<br />

che ha consentito la nostra crescita negli<br />

ultimi quattro anni”.<br />

Power-One<br />

it.power-one.com<br />

PCB giugno 2013<br />

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76 PCB giugno 2013<br />

▶ AZIENDE E PRODOTTI - REWORK<br />

A ognuno<br />

il proprio stilo<br />

Le odierne applicazioni di elettronica spesso<br />

combinano tecnologie diverse, ma ognuna<br />

conserva le proprie specifi che esigenze. Per questo<br />

Weller propone un’ampia gamma di punte e<br />

soprattutto varie tipologie e tecnologie di sal<strong>da</strong>tori<br />

di Luca Conte, Apex Tool<br />

Lavorando in elettronica spesso<br />

si passa <strong>da</strong> microsal<strong>da</strong>ture<br />

a grosse piazzole con elevata<br />

richiesta termica, <strong>da</strong> sal<strong>da</strong>ture stan<strong>da</strong>rd<br />

a schermi e dissipatori, o ci si<br />

trova a lavorare su un circuiti con<br />

substrato in alluminio, piuttosto che<br />

su cablaggi.<br />

In molti si limitano a cambiare la<br />

punta del sal<strong>da</strong>tore, a<strong>da</strong>ttandola alle<br />

dimensioni della piazzola; ciò spesso<br />

non è suffi ciente o conveniente. Per<br />

queste ragioni Weller ha studiato e<br />

realizzato non solo un’ampia gamma<br />

di punte, ma anche di utensili caratterizzati<br />

<strong>da</strong> varie potenze operative.<br />

Con tecnologie specifi che sono pilotati<br />

<strong>da</strong> unità di controllo che dispongono<br />

<strong>da</strong> uno a tre canali, <strong>da</strong>lla<br />

semplice tecnologia analogica a<br />

quella digitale più sofi sticata delle<br />

stazioni touchscreen WX.<br />

<strong>Il</strong> servizio tecnico Weller, presente<br />

su tutto il territorio nazionale, affi anca<br />

i distributori qualifi cati nella gestione<br />

del supporto al cliente per trovare<br />

la soluzione più appropriata, oltre<br />

che nell’organizzazione dei corsi formativi<br />

sul corretto uso e manutenzione<br />

degli utensili di sal<strong>da</strong>tura.<br />

Partendo <strong>da</strong>l presupposto che si<br />

dovrebbe sempre lavorare alla temperatura<br />

più bassa possibile, utilizzando<br />

la punta più larga applicabile, bisogna<br />

identifi care l’utensile più idoneo tra<br />

quelli proposti. Weller, oltre a off rire<br />

una vasta e completa scelta di punte<br />

sal<strong>da</strong>nti, peraltro in continuo ampliamento,<br />

dà la possibilità di scegliere<br />

fra tre diff erenti tecnologie, identifi<br />

cate ognuna <strong>da</strong> specifi che peculiarità<br />

e con diverse potenze.<br />

A secon<strong>da</strong> delle dimensioni della<br />

superfi cie di contatto (piazzola o<br />

giunto <strong>da</strong> sal<strong>da</strong>re) e della richiesta


Fig. 1 - Tabella per la valutazione dell’utensile più idoneo a secon<strong>da</strong> della richiesta termica (asse Y)<br />

e superficie di contatto (asse X)<br />

termica (definita <strong>da</strong>lle connessioni a<br />

massa e <strong>da</strong>l tipo di componente), con<br />

l’aiuto della tabella riportata in Fig. 1<br />

si può facilmente individuare l’utensile<br />

più idoneo per la specifica lavorazione.<br />

Individuare e utilizzare l’utensile<br />

più appropriato permette di ridurre<br />

le temperature operative e di accorciare<br />

i tempi, ottimizzando così il<br />

processo e allungando parallelamente<br />

la vita delle punte. In pratica permette<br />

di ottenere i migliori risultati operativi<br />

coi minori costi di gestione.<br />

Active Tips – Punte attive<br />

Tale sistema utilizza due micro<br />

utensili basati sulla tecnologia a punte<br />

attive, con sostituzione veloce. Le pun-<br />

te integrano il sensore di temperatura<br />

e la resistenza, offrendo tempi di riscal<strong>da</strong>mento<br />

rapidissimi (100 °C/sec).<br />

<strong>Il</strong> calore, che viene prodotto direttamente<br />

in punta esprimendo al massimo<br />

le prestazioni di riscal<strong>da</strong>mento,<br />

rende questa tecnologia impareggiabile<br />

su microsal<strong>da</strong>ture con elevata richiesta<br />

termica.<br />

Uno dei due utensili è il microstilo<br />

<strong>da</strong> 55 W (WMRP o WXMP), perfetto<br />

per piccole e micro sal<strong>da</strong>ture, dove<br />

è comunque richiesta un’elevata potenza<br />

termica. Piccolo, leggero e <strong>da</strong>lle<br />

eccellenti prestazioni, è particolarmente<br />

apprezzato nell’utilizzo sotto<br />

un microscopio.<br />

La micropinza termica (WMRT o<br />

WXMT), composta <strong>da</strong> due teste <strong>da</strong><br />

40 W ognuna, è praticissima invece<br />

per sal<strong>da</strong>re e dissal<strong>da</strong>re chip SMD<br />

anche molto piccoli (tipo 0402, 0306)<br />

così come per la dissal<strong>da</strong>tura di componenti<br />

dual-in-line grazie all’ampliamento<br />

della gamma di punte.<br />

Entrambi gli utensili sono disponibili<br />

anche nella versione Military<br />

Stan<strong>da</strong>rd (MS), che protegge maggiormente<br />

il sensore in applicazioni<br />

dove alto è il rischio di presenza di<br />

cariche elettrostatiche o correnti parassite,<br />

a cui questa tecnologia è particolarmente<br />

sensibile. Nelle versioni<br />

stan<strong>da</strong>rd (WMRP e WMRT) i relativi<br />

supporti sono provvisti di magnete<br />

che porta in standby o allo spegnimento<br />

(istantaneamente o con ritardo<br />

preprogrammabile) gli utensili quan-<br />

PCB giugno 2013<br />

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78 PCB giugno 2013<br />

Fig. 2 - Panoramica stili Fast Response<br />

(WXP 65, WXP 120, WXP 200)<br />

do vengono riposti. Per la famiglia<br />

WX sono disponibili i micro utensili<br />

WXMP e WXMT, che utilizzano<br />

le stesse punte delle versioni stan<strong>da</strong>rd,<br />

ma che integrano un sensore di movimento<br />

(per gestire lo standby) e la<br />

memoria per la programmazione dei<br />

parametri operativi.<br />

Fast Response – Risposta<br />

veloce<br />

Gli utensili di questa famiglia stanno<br />

riscontrando un ottimo successo<br />

sul mercato in quanto rappresentano<br />

un’innovativa soluzione che risponde<br />

pienamente alle richieste dell’elettronica<br />

moderna, offrendo tre potenze<br />

per coprire applicazioni differenti<br />

(ved. Fig. 2). Tale famiglia utilizza<br />

punte che rivestono la resistenza alla<br />

perfezione, garantendo un contatto<br />

ottimale con il sensore e sfruttandone<br />

al massimo l’efficienza termica.<br />

<strong>Il</strong> microstilo <strong>da</strong> 65 W (WP 65 o<br />

WXP 65) è ottimo per microsal<strong>da</strong>ture<br />

con elevata richiesta termica e rappre-<br />

senta una vali<strong>da</strong> alternativa alla tecnologia<br />

a punte attive per contenere i<br />

costi di gestione. È veloce nel portarsi<br />

in temperatura e presenta una resistenza<br />

sottile per facilitare il lavoro in<br />

zone con la presenza di componenti<br />

che ne ostacolano l’accesso.<br />

Lo stilo <strong>da</strong> 120 W (WP 120 o<br />

WXP 120) è piccolo e leggero, ma<br />

termicamente molto potente, indicato<br />

per le sal<strong>da</strong>ture di medie e grandi<br />

dimensioni, con elevata richiesta termica.<br />

Lo stilo <strong>da</strong> 200 W (WP 200 o<br />

WXP 200) dispone di una notevole<br />

potenza termica a<strong>da</strong>tta per applicazioni<br />

su giunti di grosse dimensioni,<br />

con elevatissima richiesta termica.<br />

I sal<strong>da</strong>tori della famiglia Fast<br />

Response combinano velocità di riscal<strong>da</strong>mento,<br />

prestazioni eccellenti<br />

e costi di gestione contenuti. Tutti<br />

gli utensili sono disponibili nella versione<br />

stan<strong>da</strong>rd (WP 65, WP 120,<br />

WP 200) oppure nella versione WX<br />

(WXP 65, WXP 120, WXP 200). Le<br />

punte sono compatibili tra le due versioni<br />

(a parità di potenza), ma nella<br />

versione WX le prestazioni vengono<br />

enfatizzate grazie alla comunicazione<br />

digitale tra sensore e unità di controllo,<br />

con il controllo fatto <strong>da</strong> un firmware<br />

particolarmente intelligente. La gestione<br />

operativa è facilitata grazie al-<br />

Fig. 3 - Struttura costruttiva di una punta<br />

la memorizzazione dei parametri, alla<br />

possibilità di impostarli direttamente<br />

<strong>da</strong>lla centralina o tramite software<br />

<strong>da</strong>l pc o, ancora, tramite memory<br />

card USB. La presenza dell’anello a<br />

LED consente di riconoscere istantaneamente<br />

lo stato dell’utensile (luce<br />

fissa = “pronto a lavorare”, luce lampeggiante<br />

= “standby o in riscal<strong>da</strong>mento”,<br />

luce spenta = “spento”), mentre<br />

il sensore di movimento integrato<br />

nell’utensile lo porta automaticamente<br />

a riposo quando non utilizzato, dopo<br />

un tempo preimpostato.<br />

Silver Line – Linea Argento<br />

Silver Line è la linea storica e di<br />

uso universale: gli stili WSP 80 e<br />

WP 80 con le punte LT <strong>da</strong> oltre 15<br />

anni sono tra i più usati al mondo in<br />

ambito professionale per una vastissima<br />

gamma di applicazioni. Gli 80<br />

W di potenza e la vastissima gamma<br />

di punte a basso costo riescono a<br />

soddisfare le esigenze che vanno <strong>da</strong>lla<br />

microelettronica alle sal<strong>da</strong>ture di<br />

medie-grandi dimensioni. Di questa<br />

famiglia fa parte anche il WSP 150,<br />

stilo sal<strong>da</strong>nte <strong>da</strong> 150 W per applicazioni<br />

gravose.<br />

Gli utensili della famiglia WX non<br />

utilizzano questa tecnologia, ma solo<br />

le due precedentemente illustrate.


Fig. 4 - <strong>Il</strong> logo<br />

Weller Genuine è<br />

stato introdotto<br />

a garanzia<br />

dell’originalità<br />

dei prodotti<br />

Nuove leghe sal<strong>da</strong>nti WSW<br />

e nuove punte<br />

A un paio di anni di distanza <strong>da</strong>l lancio<br />

sul mercato della lega sal<strong>da</strong>nte a marchio<br />

Weller, ottimi feedback arrivano <strong>da</strong>gli<br />

utilizzatori che stanno utilizzando il filo<br />

WSW. Grazie alle ottime caratteristiche<br />

chimiche e fisiche, l’utilizzo della Weller<br />

WSW SAC come minimo raddoppia la<br />

vita delle punte (in alcuni casi si torna ai<br />

livelli riscontrati con leghe al piombo),<br />

velocizza le operazioni di sal<strong>da</strong>tura e diminuisce<br />

i tempi di manutenzione.<br />

A seguito di questi ottimi riscontri<br />

ricevuti <strong>da</strong>l mercato la proposta è stata<br />

ampliata e oltre alla già apprezzata SAC<br />

(Sn3.0Ag.5Cu) è ora disponibile anche<br />

la versione SC (Sn0.7Cu), ambedue in<br />

rocchetti <strong>da</strong> 500 gr con diametri compresi<br />

tra 0,5 mm e 1,2 mm (per SAC anche<br />

0,3 mm e 1,6 mm).<br />

Una delle caratteristiche che le contraddistinguono<br />

è l’omogenea distribuzione<br />

del flussante lungo tutto il filo; sono<br />

disponibili nelle versioni con flussante<br />

mediamente attivato (M1, No-clean)<br />

e senza alogenuri L0.<br />

Per avere il meglio <strong>da</strong> questa lega, e<br />

ottimizzare le prestazioni nelle microsal<strong>da</strong>ture,<br />

la divisione R&D di Weller ha<br />

sviluppato una versione speciale di punte<br />

denominata HS (High Speed, alta velocità),<br />

disponibile per punte LT e XNT<br />

di larghezza pari o inferiori agli 1,6 mm.<br />

La versione HS prevede un ridotto strato<br />

di ferro e una più ristretta area bagnabile,<br />

fatto che consente a queste punte di<br />

essere più veloci nel trasferire il calore,<br />

riuscendo a lavorare con dotazione stan<strong>da</strong>rd<br />

su piazzole difficili <strong>da</strong> sal<strong>da</strong>re.<br />

Alla già completa gamma di punte, oltre<br />

alla versione HS, sono stati aggiunti<br />

recentemente ulteriori 31 nuovi modelli<br />

per soddisfare tutte le esigenze. <strong>Il</strong> panorama<br />

delle punte risulta ancor più ricco<br />

e si può scegliere così tra punte lunghe,<br />

corte, ad ago, a cacciavite, a lama (tipo<br />

KN, per PLCC), a cucchiaino (tipo<br />

GW, per sal<strong>da</strong>ture a strisciamento), dritte,<br />

curve o inclinate, bagnabili o non bagnabili<br />

tipo NW. Queste ultime sono<br />

punte particolarmente utili per sal<strong>da</strong>re<br />

chip SMD piccolissimi, dove la lega non<br />

bagna la punta (che quindi non trattiene<br />

il componente), ma scarica solo il calore.<br />

(Ved. Fig. 3)<br />

Weller Genuine<br />

Un’amplissima gamma di punte, vari<br />

livelli di potenza, quattro differenti tecnologie<br />

(considerando la Stan<strong>da</strong>rd Line,<br />

per lavorazioni con bassa richiesta termica),<br />

il tutto per fornire la soluzione più<br />

a<strong>da</strong>tta a ogni specifica applicazione. Per<br />

usufruire appieno della garanzia del produttore<br />

e ottenere il massimo in termini<br />

di prestazioni e durata operativa, bisogna<br />

utilizzare esclusivamente parti originali<br />

Weller acquistabili <strong>da</strong>i distributori<br />

qualificati. Solo le punte originali<br />

Weller garantiscono un perfetto contatto<br />

tra punta e sensore/elemento riscal<strong>da</strong>nte,<br />

garantendo il massimo delle prestazioni<br />

ed evitando di correre il rischio<br />

di <strong>da</strong>nneggiamenti o rotture. A supporto<br />

degli utenti Weller è ora disponibile una<br />

nuova brochure, specifica per l’argomento<br />

punte e sal<strong>da</strong>tori, che si può scaricare<br />

<strong>da</strong>l sito www.weller.eu (disponibile anche<br />

in italiano) nella sezione download.<br />

I sistemi di sal<strong>da</strong>tura e di rilavorazione<br />

Weller soddisfano i requisiti dettati <strong>da</strong>lla<br />

normativa IPC J-STD001 D; nelle versioni<br />

digitali è anche possibile mantenere<br />

ai massimi livelli le prestazioni come<br />

la precisione e la stabilità, tramite la verifica<br />

periodica e l’impostazione dei valori<br />

di offset e di calibrazione.<br />

Apex Tool Srl<br />

www.weller.eu<br />

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che spazia <strong>da</strong>i componenti<br />

microelettronici ai circuiti<br />

stampati, <strong>da</strong>i connettori<br />

agli strumenti di laboratorio<br />

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80 PCB giugno 2013<br />

Fabbricanti di<br />

circuiti stampati


Rubrica dedicata ai più importanti costruttori<br />

di PCB, provvista di singole schede<br />

personalizzate e descrizioni dettagliate<br />

delle attività di ogni produttore di<br />

circuiti stampati. Vengono raccolte in<br />

questa sezione aziende che operano su diverse<br />

tipologie di prodotti: <strong>da</strong>i monofaccia ai doppio<br />

strato, <strong>da</strong>i multistrato ai fessibili, <strong>da</strong>i rigidi-fl essibili<br />

ai più avanzati prodotti della printed electronics.<br />

Produttori di circuiti stampati<br />

pubblicati in base al logo di fabbricazione<br />

Nel corso di tutto il 2013 questa sezione dedicata ai fabbricanti di circuiti stampati verrà aggiornata mensilmente.<br />

Se siete interessati a comparire su queste pagine per ulteriori informazioni contattare il numero 02 30.22.60.60<br />

Informativa ex D. Lgs 196/3 (tutela della privacy).<br />

<strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A., Titolare del trattamento, tratta, con mo<strong>da</strong>lità connesse ai fini, i Suoi <strong>da</strong>ti personali, liberamente<br />

conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti <strong>da</strong> elenchi contenenti <strong>da</strong>ti personali<br />

relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. <strong>24</strong>, comma 1, lett. d del<br />

D.Lgs n. 196/03, per inviarLe la rivista in abbonamento od in omaggio.<br />

Potrà esercitare i diritti dell’art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al<br />

Responsabile del trattamento, che è il Direttore Generale dell’Area Professionale, presso <strong>Il</strong> <strong>Sole</strong> <strong>24</strong> ORE S.p.A.,<br />

l’Ufficio Diffusione c/o la sede di via Carlo Pisacane, 1 - 20016 PERO (Milano).<br />

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della raccolta, a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale.<br />

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per fi nalità di informazione e promozione commerciale nel rispetto delle disposizioni della vigente normativa.<br />

Sono interessato a conoscere i costi<br />

della seguente offerta:<br />

1 spazio (3 x 17,5 cm) per 11 uscite<br />

<strong>Il</strong> Nostro logo in b/n visibile nella tabella<br />

descrittiva oltre a un breve testo di<br />

180 caratteri (spazi inclusi) nella colonna<br />

“tipologia di prodotto”.<br />

1 spazio (6 x 17,5 cm) per 11 uscite<br />

<strong>Il</strong> Nostro logo a colori in evidenza nel box<br />

oltre a un testo di 420/450 caratteri<br />

(spazi inclusi) con più eventuali altri loghi (es.<br />

omologazione, CSQ, UNI, ecc.).<br />

1 spazio (6 x 17,5 cm) per 11 uscite in<br />

contemporarea sia sulla rivista sia su web<br />

<strong>Il</strong> Nostro logo a colori in evidenza nel box<br />

(offerta B) così come appare sulla rivista, per<br />

avere una maggiore visibilità, così apparirà<br />

anche su web con rimando al Nostro sito<br />

internet.<br />

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PCB giugno 2013<br />

A<br />

B<br />

C<br />

81


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