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05.08.2013 Views

84 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:3, Suppl www.gimle.fsm.it OCCUPATIONAL ASTHMA IN HAIRDRESSERS: APPROACH TO DIAGNOSIS AND CASE REPORTS Key words: occupational asthma, hairdressers, persulphates. ABSTRACT. INTRODUCTION: The approach to the diagnosis of bronchial asthma in hairdressers must follow specific criteria to recognize not only occupational asthma (OA) with identification of the causal agent among the products used in bleaching (persulphates), in tinting hair (paraphenylendiamine, henna, sericin), in applying permanent waves (ammonium thioglycolate) and hair lacquer spraying (gum acacia), but also to evaluate any associated diseases (non-OA and/or atopy) and skin sensitizations (allergic contact dermatitis) with cross-reactivity. MATERIALS, METHODS AND RESULTS: Some cases of hairdressers were studied by evaluating occupational history, physical examination, skin tests, immunological assay, baseline pulmonary function tests, assessment of airflow obstruction reversibility and non-specific bronchial hyperresponsiveness (NSBH), specific inhalation challenge tests with persulphates and paraphenylendiamine. OA and other allergic associated diseases were found in three subjects. DISCUSSION: Specific inhalation challenge tests are the “gold standard” for objectively diagnosing OA. When they cannot be performed or multiple asthma causing agents are considered, workplace challenge testing should be proposed (serial peak expiratory flow monitoring or stop-resume workplace testing). Furthermore, the NSBH monitoring could be useful to evaluate the outcome of the OA after exposure has ceased. CONCLUSIONS: The appropriate evaluation of a hairdresser with OA is important for a correct management of the disease, also because the diagnosis will affect the hairdresser being able to practice his/her profession. INTRODUZIONE La diagnosi di asma bronchiale in parrucchiere deve essere formulata in base ad un iter diagnostico che permetta non solo la diagnosi di asma professionale (AP) con l’individuazione dell’agente eziologico responsabile fra i diversi ipotizzabili, ma anche di asma bronchiale non professionale e/o atopia associate e di sensibilizzazioni cutanee con dermatite allergica da contatto (DAC) e possibile reattività crociata. MATERIALI E METODI In 5 parrucchiere valutate per AP presso l’INAIL di Chieti, sono stati esaminati l’anamnesi lavorativa e patologica, le prove di funzionalità respiratoria (PFR), il test broncodinamico di reversibilità, il test di provocazione bronchiale aspecifico con metacolina (TPBA Mch ), il dosaggio delle IgE totali (PRIST) e specifiche (RAST), le prove allergometriche cutanee (PRICK test), i PATCH test ed il test di provocazione bronchiale specifica (TPBS) con persolfati e para-fenilendiamina o il test occupazionale con i prodotti usati nell’attività lavorativa. RISULTATI E CASI CLINICI 1) 39enne, non fumatrice, parrucchiera dall’età di 20 anni, ha sospeso l’attività dopo 7 anni per l’insorgenza di dermatite, dispnea e tosse durante l’uso di liquidi per permanenti, decoloranti e tinture; alla ripresa dell’attività dopo circa 8 anni, ha accusato di nuovo la stessa sintomatologia, con caratteri ingravescenti nel tempo, nonostante la terapia medica; dopo due anni, ha cessato definitivamente l’attività in seguito ad un episodio di broncospasmo severo, verificatosi durante una decolorazione. A distanza di circa 18 mesi dalla cessazione dell’esposizione, la sintomatologia si è attenuata fino alla scomparsa, in assenza di terapia. PFR basali in lavoro con ostruzione di modesta entità, reversibile; TPBS con persolfato positivo con risposta tardiva; TPBA Mch positivo durante l’attività lavorativa con successiva negativizzazione dopo 2 anni dalla fine dell’esposizione. PRICK test negativi; PATCH test positivi per nichel solfato Diagnosi: AP da persolfati con allergia cutanea al nichel solfato. 2) e 3) parrucchiere di anni 32 e 28, non fumatrici, con anamnesi positiva per atopia ed esposizione professionale rispettivamente di 12 e 10 anni; comparsa da circa 2 anni di crisi asmatiche scatenate dalle tinture e dalle lacche; PFR di base negative con monitoraggio del PEF positivo in lavoro; TPBA Mch positivo; PRICK test positivi in entrambe per pollini di graminacee ed acari; PATCH test negativi. Diagnosi: AP da parafenilendiamina, confermato da TPBS. 4) 37enne, parrucchiera da 18 anni, non fumatrice, con riferiti episodi di lacrimazione, rinorrea, edema palpebrale, dispnea e tosse durante l’uso di decoloranti a base di persolfati; PRICK test, PRIST e RAST negativi; TPBA Mch negativo; test occupazionale con decoloranti negativo (con comparsa di ostruzione bronchiale modesta, ma non diagnostica per riduzione FEV1 < 16% a 15’, con tosse, lacrimazione e rinorrea). Diagnosi: faringite e rinocongiuntivite acute irritative; non AP. 5) 53enne, parrucchiera da 35 anni, fumatrice di 15 sig./die da circa 30 anni; riferite crisi dispnoiche durante il lavoro; PFR basali positive per ostruzione di media entità, non reversibile post-beta2agonista; monitoraggio del PEF negativo per variazioni del tono bronchiale; TPBA Mch e TPBS non effettuati per ostruzione basale; test cutanei ed immunologici negativi. Diagnosi: Broncopneumopatia cronica ostruttiva (non AP). DISCUSSIONE L’asma bronchiale nel parrucchiere riconosce diversi agenti causali, responsabili di AP, oltre che di dermatiti irritative e/o allergiche da contatto, spesso in soggetti con predisposizione atopica. L’esposizione avviene nella fase di decolorazione (uso di persolfati, solfati e bisolfati), di tinture (parafenilendiamine, hennè, sericina), di permanenti (tioglicolato di ammonio, come agente fissante), di trattamenti con lacche (gomme e resine) mediante spray e vaporizzatori. Fra tutti, i maggiori responsabili sono i persolfati. I meccanismi coinvolti sono IgE-mediati nel caso dell’allergia all’henné ed alla sericina, mentre per il tioglicolato di ammonio il meccanismo rimane da determinare. Per quanto riguarda i persolfati, l’azione è in gran parte di tipo irritativo, in quanto, anche se in vitro liberano istamina, non è dimostrata con certezza la produzione di IgE specifiche. Peraltro, alcuni aspetti dell’asma da persolfati suggeriscono una patogenesi allergica: a) solo una parte dei soggetti esposti sviluppa sintomi respiratori; b) esiste un periodo di latenza fra la prima esposizione e l’inizio dei sintomi; c) nel 50% si hanno risposte immediate ai PRICK test, anche se non sono state dimostrate IgE specifiche contro i persolfati; d) nei casi di reazione immediata a TPBS con decolorante, i PRICK test con persolfati sono positivi, risultando sempre negativi in caso di reazione tardiva. Importanti sono i rapporti dell’AP nei parrucchieri con le dermatiti irritative e/o allergiche da contatto. Il persolfato di ammonio usato come decolorante è causa di dermatite e orticaria. Gli apteni più spesso responsabili delle forme di allergie cutanee sono parafenilendiamina, bicromato di potassio, diaminofenolmetano, glicole propilenico, acido tioglicolico ed il solfato di nichel. Il primo sintomo è di tipo rinitico, entro pochi minuti dal contatto; nel tempo, spesso compare asma correlato alle ore di lavoro; sintomi comuni associati sono orticaria ed edema del volto; frequente l’eczema alle mani. La diagnosi è fondata su: a) test cutanei (henné e sericina); b) test immunologici (RAST sericina); c) TPBA Mch ; d) TPBS e test occupazionale, con possibili reazioni ritardate (persolfati e parafenilendiamine); e) dosaggio pre/post-TPBS di triptasi e proteina cationica degli eosinofili (ECP). In sostanza, il “gold standard” della diagnosi di asma in parrucchiere rimane il TPBS, in particolare nella diagnosi di asma da persolfati (test occupazionale con decolorante o con i singoli persolfati), in cui i PRICK test risultano spesso negativi anche in soggetti con iperreattività bronchiale specifica (IBA) a tali sostanze. In alternativa al TPBS, è proponibile il monitoraggio del PEF, indicato quando il TPBS non è eseguibile o l’agente non è identificato; si può associare a monitoraggio dell’IBA, non solo a fini diagnostici, ma per valutare l’evoluzione della patologia dopo la cessazione della esposizione. L’IBA, qualora decresca, raggiunge un plateau dopo circa 2 anni dall’esposizione e la sua persistenza è segno del danno cronico causato dalla esposizione professionale. Nella casistica esaminata, sono da sottolineare i seguenti aspetti: A) sono presenti un caso di allergia cutanea al nichel solfato e due casi di atopia: la possibilità di reazioni cutanee con DAC ed eventuale reattività crociata, soprattutto in caso di AP da parafenilendiamina impone pertanto l’esecuzione dei PATCH test in questi Pazienti. B) la negativizzazione del TPBA Mch in un soggetto a distanza di oltre 18 mesi dalla cessazione del lavoro conferma che in alcuni soggetti l’IBA decresce nel tempo, a conferma indiretta dell’eziologia professionale della patologia e suggerendone la evoluzione positiva. C) le manifestazioni oculorinitiche in uno dei casi studiati sembrano di tipo irritativo e non IgE-mediato; si impone peraltro un follow-up per la eventuale comparsa di asma con periodo di latenza (monitoraggio del PEF e dell’IBA in lavoro). CONCLUSIONI L’iter diagnostico dell’A.P. nel parrucchiere, alla luce delle sostanze responsabili e dei meccanismi eziopatogenetici, si avvale principalmente

G Ital Med Lav Erg 2006; 28:3, Suppl 85 www.gimle.fsm.it del test occupazionale e/o TPBS, in mancanza dei quali diventano significativi il monitoraggio del PEF e dell’IBA, completati da test cutanei ed immunologici. È importante il follow-up sia nei casi positivi per valutare la guarigione e/o la cronicizzazione della malattia dopo la sospensione del lavoro, sia nei casi negativi con sintomi aspecifici ai fini di diagnosticare la sensibilizzazione in fase precoce. BIBLIOGRAFIA 1) Borelli S, Wuthrich B. Immediate and delayed hypersensitivity to ammonium persulfate. Allergy 1999; 54: 893-4. 2) Gala Ortiz G et al. Diagnostic approach and management of occupational asthma by persulfate salts in a hairdresser. Allergy and Asthma Proceedings 2001; 22(4): 235-8. 3) Galtieri G et al. Sintomi respiratori ed eczema da contatto allergico in parrucchiere: ruolo etiopatogenetico di p-fenilendiamina e p-aminoazobenzene. G Ital Med Lav Erg 2004 (Suppl); 26:4. 4) Schwaiblmair M et al. Occupational asthma in hairdressers: results of inhalation tests with bleaching powder. Int Arch Occup Environ Health 1997; 70(6): 419-23. P-13 ASMA PROFESSIONALE NON IMMUNOLOGICO: MECCANISMI EZIOPATOGENETICI E CASI CLINICI M. Angelucci1 , R. Fuciarelli 2 1 Centro Medico Legale INAIL Chieti 2 Centro Fisiopatologia Respiratoria INAIL - AUSL Chieti Corrispondenza: Dr. Manrico Angelucci - Centro Medico Legale INAIL Chieti, Via Spezioli, 32 - 66100 Chieti, Italy - Tel. +3908714242233, Fax+3908714242306 - E-mail: ma.angelucci@inail.it NON IMMUNOLOGIC OCCUPATIONAL ASTHMA: PATHOPHYSIOLOGY AND CLINICAL CASES Key words: irritant induced asthma, RADS, occupational asthma. ABSTRACT. INTRODUCTION: Non immunologic Occupational Asthma (OA) is a new-onset, irritant-induced, non allergic asthma caused without latency by exposure to smoke, dust, fumes, gases, vapor or chemicals, which is called, depending on number, duration and level of irritant exposure, “Reactive Airways Dysfunction Syndrome” (RADS), “Irritant-Induced Asthma” (IIA) or “low-dose RADS”. The aim of this study was the evaluation of a group of five patients with new-onset obstructive functional respiratory pattern, appearing within 24 hours of irritant exposure. RESULTS AND DISCUSSION: Four subjects met the criteria for the diagnosis of IIA or RADS and suggested some observations about pathophysiological mechanisms, functional findings and prognosis of the disease. In non immunologic OA, the damage of the bronchial epithelium causes loss of relaxing factors, exposure of nerve endings, release of inflammatory mediators and cytokines and, finally, sub-epithelial fibrosis. Markers of the disease are increased bronchial responsiveness and/or reversible airway obstruction, associated with asthma-like symptoms persisting for at least three months. Prognosis is variable, with often disappointing response to therapy and the maximum improvement occurring during the first two years. CONCLUSIONS: Specific diagnostic criteria and follow up of IIA are required to evaluate respiratory damage and issue of the disease. Further evaluations of IIA outcomes might suggest interesting hypothesis about the effects of low doses of chronic irritant exposures in the general population. INTRODUZIONE Il riconoscimento dell’asma non immunologico come entità clinica distinta nell’ambito dell’asma professionale (AP) si basa sulle caratteristiche eziopatologiche e clinico-funzionali di asma di nuova comparsa, non allergico, correlato senza periodo di latenza all’esposizione a gas, fumi o prodotti chimici; l’asma non immunologico viene definito asma indotto da irritanti (“Irritant-Induced Asthma” o IIA), ulteriormente di- stinto in sindrome da disfunzione reattiva delle vie aeree (“Reactive Airways Dysfunction Syndrome” o RADS o “new-onset” IIA) per esposizione singola a dosi massive ed in sindrome da disfunzione reattiva delle vie aeree a basse dosi (“low-dose RADS” – “not-so-sudden-onset IIA”) per esposizioni multiple a dosi inferiori e protratte nel tempo; sono state correlate ad irritanti anche una forma di rinite e/o sinusite (“Reactive Upper-Airways Dysfunction Syndrome” o RUDS) e di disfunzione delle corde vocali (“Vocal Cord Dysfunction” o VCD). La valutazione di casi clinici selezionati alla luce dei meccanismi eziopatogenetici è di supporto nella comprensione di una patologia che apre interessanti prospettive di studio sugli ipotetici effetti asmogeni dell’inquinamento ambientale protratto da sostanze chimiche a basso dosaggio nella popolazione generale. CASISTICA Sono stati valutati presso l’INAIL di Chieti 5 casi di ostruzione delle vie aeree insorta senza latenza dopo esposizione ad irritanti, in soggetti con anamnesi pneumologica pregressa negativa. Caso n° 1 = Inalazione massiva accidentale di vapori sviluppatisi dal lavaggio con acido solforico di un serbatoio contenente composti clorati; insorgenza di irritazione delle prime vie aeree e di broncospasmo a distanza di 5-6 ore dalla esposizione; sintomatologia dispnoica persistente a distanza di oltre 18 mesi; ostruzione bronchiale non reversibile ed iperreattività bronchiale aspecifica (IBA) di grado elevato. Diagnosi: RADS. Caso n° 2 = Inalazione accidentale di miscela di irritanti a dosi elevate (detergenti e disinfettanti per pulizie: acido muriatico, composti di cloro, ammoniaca): broncospasmo acuto e disfonia ingravescente dopo pochi minuti, con sintomatologia asmatiforme persistente a distanza di un anno, nonostante la terapia con steroidi e beta2-agonisti; test di provocazione bronchiale aspecifica con metacolina (TPBA Mch ) positivo. Diagnosi: RADS con VCD. Caso n° 3 = Inalazione massiva accidentale di vapori (aldeide glutarica, solfito di potassio, idrochinone 1-fenil-3-pirasolidone) da una sviluppatrice radiologica, con improvvisa sindrome asfittica da edema della glottide e cianosi; residua tosse stizzosa persistente per circa 4 mesi, con rinite e crisi di laringospasmo scatenate da stimoli aspecifici; ostruzione bronchiale non documentata (PFR basali sempre nella norma); TPBA Mch interrotto per intensi accessi tussigeni ed iniziale laringospasmo, con evidente abnorme reattività delle prime vie aeree. Diagnosi: RUDS. Caso n° 4 = Disinfezione di sonde endoscopiche con perossido di idrogeno, ammonio quaternario, acido glicolico, acido peracetico volatili, inalati ripetutamente ad ogni apertura della macchina lavatrice; dopo alcuni mesi, comparsa di tosse stizzosa e dispnea nei giorni di esposizione, culminate con crisi di laringo- e broncospasmo ingravescenti al termine della giornata di lavoro; quadro ostruttivo moderato, parzialmente reversibile; TP- BA Mch positivo. Diagnosi: IIA da esposizione ripetuta a dosi non massive di irritanti. Caso n° 5 = Inalazione massiva accidentale di prodotti chimici antiparassitari durante disinfestazione agricola, con immediato broncospasmo, tosse secca, faringodinia e lacrimazione; dispnea parossistica con espettorazione mucosa, protratta per circa 15 giorni; successiva riduzione fino alla scomparsa dei sintomi; quadro ostruttivo lieve, reversibile post-broncodilatatore, con normalizzazione dei flussi espiratori dopo tre settimane; TPBA Mch negativo. Diagnosi: irritazione acuta delle vie aeree con sindrome ostruttiva transitoria. Non IIA. DISCUSSIONE La casistica è stata valutata secondo i criteri diagnostici di AP non immunologico: 1) assenza documentata di pregressi disturbi respiratori di tipo ostruttivo; 2) esposizione a gas, fumi o vapori inalabili con caratteristiche irritanti; 3) esordio dei sintomi dopo una singola esposizione accidentale ad alte dosi (RADS) o dopo ripetute esposizioni – anche giornaliere – a dosi non massive per settimane o mesi (IIA), o a basse dosi per mesi o anni (low-dose RADS); 4) esordio dei sintomi durante o al massimo entro 24 ore dal termine di una singola esposizione (“new-onset” IIA) o comunque entro 24 ore da ripetute esposizioni (“not-so-suddenonset” IIA) e persistenza per almeno tre mesi; i sintomi devono essere temporalmente correlati con l’inalazione dell’agente irritante e pertanto devono comparire durante l’esposizione o al massimo entro le 24 ore dal termine della esposizione singola o delle esposizioni multiple continue o intermittenti; 5) sintomatologia asmatiforme con tosse, broncospasmo e dispnea; 6) possibile evidenza di un quadro ostruttivo alle prove di funzionalità respiratoria; 7) reversibilità dell’ostruzione bronchiale e/o presenza di iperreattività bronchiale aspecifica (criterio di conferma diagno-

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2006; 28:3, Suppl 85<br />

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<strong>del</strong> test occupazionale e/o TPBS, in mancanza dei quali <strong>di</strong>ventano significativi<br />

il monitoraggio <strong>del</strong> PEF e <strong>del</strong>l’IBA, completati da test cutanei <strong>ed</strong><br />

immunologici. È importante il follow-up sia nei casi positivi per valutare<br />

la guarigione e/o la cronicizzazione <strong>del</strong>la malattia dopo la sospensione<br />

<strong>del</strong> lavoro, sia nei casi negativi con sintomi aspecifici ai fini <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare<br />

la sensibilizzazione in fase precoce.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Borelli S, Wuthrich B. Imme<strong>di</strong>ate and <strong>del</strong>ay<strong>ed</strong> hypersensitivity to<br />

ammonium persulfate. Allergy 1999; 54: 893-4.<br />

2) Gala Ortiz G et al. Diagnostic approach and management of occupational<br />

asthma by persulfate salts in a hairdresser. Allergy and Asthma<br />

Procee<strong>di</strong>ngs 2001; 22(4): 235-8.<br />

3) Galtieri G et al. Sintomi respiratori <strong>ed</strong> eczema da contatto allergico<br />

in parrucchiere: ruolo etiopatogenetico <strong>di</strong> p-fenilen<strong>di</strong>amina e p-aminoazobenzene.<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2004 (Suppl); 26:4.<br />

4) Schwaiblmair M et al. Occupational asthma in hairdressers: results<br />

of inhalation tests with bleaching powder. Int Arch Occup Environ<br />

Health 1997; 70(6): 419-23.<br />

P-13<br />

ASMA PROFESSIONALE NON IMMUNOLOGICO: MECCANISMI<br />

EZIOPATOGENETICI E CASI CLINICI<br />

M. Angelucci1 , R. Fuciarelli 2<br />

1 Centro Me<strong>di</strong>co Legale INAIL Chieti<br />

2 Centro Fisiopatologia Respiratoria INAIL - AUSL Chieti<br />

Corrispondenza: Dr. Manrico Angelucci - Centro Me<strong>di</strong>co Legale<br />

INAIL Chieti, Via Spezioli, 32 - 66100 Chieti, Italy<br />

- Tel. +3908714242233, Fax+3908714242306 - E-mail: ma.angelucci@inail.it<br />

NON IMMUNOLOGIC OCCUPATIONAL ASTHMA:<br />

PATHOPHYSIOLOGY AND CLINICAL CASES<br />

Key words: irritant induc<strong>ed</strong> asthma, RADS, occupational asthma.<br />

ABSTRACT. INTRODUCTION: Non immunologic Occupational Asthma<br />

(OA) is a new-onset, irritant-induc<strong>ed</strong>, non allergic asthma caus<strong>ed</strong><br />

without latency by exposure to smoke, dust, fumes, gases, vapor or<br />

chemicals, which is call<strong>ed</strong>, depen<strong>di</strong>ng on number, duration and level of<br />

irritant exposure, “Reactive Airways Dysfunction Syndrome” (RADS),<br />

“Irritant-Induc<strong>ed</strong> Asthma” (IIA) or “low-dose RADS”. The aim of this<br />

study was the evaluation of a group of five patients with new-onset<br />

obstructive functional respiratory pattern, appearing within 24 hours<br />

of irritant exposure.<br />

RESULTS AND DISCUSSION: Four subjects met the criteria for the<br />

<strong>di</strong>agnosis of IIA or RADS and suggest<strong>ed</strong> some observations about<br />

pathophysiological mechanisms, functional fin<strong>di</strong>ngs and prognosis<br />

of the <strong>di</strong>sease. In non immunologic OA, the damage of the bronchial<br />

epithelium causes loss of relaxing factors, exposure of nerve en<strong>di</strong>ngs,<br />

release of inflammatory me<strong>di</strong>ators and cytokines and, finally,<br />

sub-epithelial fibrosis. Markers of the <strong>di</strong>sease are increas<strong>ed</strong> bronchial<br />

responsiveness and/or reversible airway obstruction, associat<strong>ed</strong> with<br />

asthma-like symptoms persisting for at least three months. Prognosis<br />

is variable, with often <strong>di</strong>sappointing response to therapy and the<br />

maximum improvement occurring during the first two years.<br />

CONCLUSIONS: Specific <strong>di</strong>agnostic criteria and follow up of IIA are<br />

requir<strong>ed</strong> to evaluate respiratory damage and issue of the <strong>di</strong>sease.<br />

Further evaluations of IIA outcomes might suggest interesting<br />

hypothesis about the effects of low doses of chronic irritant exposures<br />

in the general population.<br />

INTRODUZIONE<br />

Il riconoscimento <strong>del</strong>l’asma non immunologico come entità clinica<br />

<strong>di</strong>stinta nell’ambito <strong>del</strong>l’asma professionale (AP) si basa sulle caratteristiche<br />

eziopatologiche e clinico-funzionali <strong>di</strong> asma <strong>di</strong> nuova comparsa,<br />

non allergico, correlato senza periodo <strong>di</strong> latenza all’esposizione a gas,<br />

fumi o prodotti chimici; l’asma non immunologico viene definito asma<br />

indotto da irritanti (“Irritant-Induc<strong>ed</strong> Asthma” o IIA), ulteriormente <strong>di</strong>-<br />

stinto in sindrome da <strong>di</strong>sfunzione reattiva <strong>del</strong>le vie aeree (“Reactive<br />

Airways Dysfunction Syndrome” o RADS o “new-onset” IIA) per esposizione<br />

singola a dosi massive <strong>ed</strong> in sindrome da <strong>di</strong>sfunzione reattiva<br />

<strong>del</strong>le vie aeree a basse dosi (“low-dose RADS” – “not-so-sudden-onset<br />

IIA”) per esposizioni multiple a dosi inferiori e protratte nel tempo; sono<br />

state correlate ad irritanti anche una forma <strong>di</strong> rinite e/o sinusite (“Reactive<br />

Upper-Airways Dysfunction Syndrome” o RUDS) e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione<br />

<strong>del</strong>le corde vocali (“Vocal Cord Dysfunction” o VCD). La valutazione <strong>di</strong><br />

casi clinici selezionati alla luce dei meccanismi eziopatogenetici è <strong>di</strong> supporto<br />

nella comprensione <strong>di</strong> una patologia che apre interessanti prospettive<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sugli ipotetici effetti asmogeni <strong>del</strong>l’inquinamento ambientale<br />

protratto da sostanze chimiche a basso dosaggio nella popolazione<br />

generale.<br />

CASISTICA<br />

Sono stati valutati presso l’INAIL <strong>di</strong> Chieti 5 casi <strong>di</strong> ostruzione <strong>del</strong>le<br />

vie aeree insorta senza latenza dopo esposizione ad irritanti, in soggetti<br />

con anamnesi pneumologica pregressa negativa. Caso n° 1 = Inalazione<br />

massiva accidentale <strong>di</strong> vapori sviluppatisi dal lavaggio con acido solforico<br />

<strong>di</strong> un serbatoio contenente composti clorati; insorgenza <strong>di</strong> irritazione<br />

<strong>del</strong>le prime vie aeree e <strong>di</strong> broncospasmo a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 5-6 ore dalla esposizione;<br />

sintomatologia <strong>di</strong>spnoica persistente a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> oltre 18 mesi;<br />

ostruzione bronchiale non reversibile <strong>ed</strong> iperreattività bronchiale aspecifica<br />

(IBA) <strong>di</strong> grado elevato. Diagnosi: RADS. Caso n° 2 = Inalazione accidentale<br />

<strong>di</strong> miscela <strong>di</strong> irritanti a dosi elevate (detergenti e <strong>di</strong>sinfettanti<br />

per pulizie: acido muriatico, composti <strong>di</strong> cloro, ammoniaca): broncospasmo<br />

acuto e <strong>di</strong>sfonia ingravescente dopo pochi minuti, con sintomatologia<br />

asmatiforme persistente a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno, nonostante la terapia<br />

con steroi<strong>di</strong> e beta2-agonisti; test <strong>di</strong> provocazione bronchiale aspecifica<br />

con metacolina (TPBA Mch ) positivo. Diagnosi: RADS con VCD. Caso<br />

n° 3 = Inalazione massiva accidentale <strong>di</strong> vapori (aldeide glutarica, solfito<br />

<strong>di</strong> potassio, idrochinone 1-fenil-3-pirasolidone) da una sviluppatrice ra<strong>di</strong>ologica,<br />

con improvvisa sindrome asfittica da <strong>ed</strong>ema <strong>del</strong>la glottide e<br />

cianosi; residua tosse stizzosa persistente per circa 4 mesi, con rinite e<br />

crisi <strong>di</strong> laringospasmo scatenate da stimoli aspecifici; ostruzione bronchiale<br />

non documentata (PFR basali sempre nella norma); TPBA Mch interrotto<br />

per intensi accessi tussigeni <strong>ed</strong> iniziale laringospasmo, con evidente<br />

abnorme reattività <strong>del</strong>le prime vie aeree. Diagnosi: RUDS. Caso<br />

n° 4 = Disinfezione <strong>di</strong> sonde endoscopiche con perossido <strong>di</strong> idrogeno,<br />

ammonio quaternario, acido glicolico, acido peracetico volatili, inalati ripetutamente<br />

ad ogni apertura <strong>del</strong>la macchina lavatrice; dopo alcuni mesi,<br />

comparsa <strong>di</strong> tosse stizzosa e <strong>di</strong>spnea nei giorni <strong>di</strong> esposizione, culminate<br />

con crisi <strong>di</strong> laringo- e broncospasmo ingravescenti al termine <strong>del</strong>la giornata<br />

<strong>di</strong> lavoro; quadro ostruttivo moderato, parzialmente reversibile; TP-<br />

BA Mch positivo. Diagnosi: IIA da esposizione ripetuta a dosi non massive<br />

<strong>di</strong> irritanti. Caso n° 5 = Inalazione massiva accidentale <strong>di</strong> prodotti chimici<br />

antiparassitari durante <strong>di</strong>sinfestazione agricola, con imme<strong>di</strong>ato broncospasmo,<br />

tosse secca, faringo<strong>di</strong>nia e lacrimazione; <strong>di</strong>spnea parossistica<br />

con espettorazione mucosa, protratta per circa 15 giorni; successiva riduzione<br />

fino alla scomparsa dei sintomi; quadro ostruttivo lieve, reversibile<br />

post-bronco<strong>di</strong>latatore, con normalizzazione dei flussi espiratori dopo tre<br />

settimane; TPBA Mch negativo. Diagnosi: irritazione acuta <strong>del</strong>le vie aeree<br />

con sindrome ostruttiva transitoria. Non IIA.<br />

DISCUSSIONE<br />

La casistica è stata valutata secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong> AP non<br />

immunologico: 1) assenza documentata <strong>di</strong> pregressi <strong>di</strong>sturbi respiratori <strong>di</strong><br />

tipo ostruttivo; 2) esposizione a gas, fumi o vapori inalabili con caratteristiche<br />

irritanti; 3) esor<strong>di</strong>o dei sintomi dopo una singola esposizione accidentale<br />

ad alte dosi (RADS) o dopo ripetute esposizioni – anche giornaliere<br />

– a dosi non massive per settimane o mesi (IIA), o a basse dosi per<br />

mesi o anni (low-dose RADS); 4) esor<strong>di</strong>o dei sintomi durante o al massimo<br />

entro 24 ore dal termine <strong>di</strong> una singola esposizione (“new-onset”<br />

IIA) o comunque entro 24 ore da ripetute esposizioni (“not-so-suddenonset”<br />

IIA) e persistenza per almeno tre mesi; i sintomi devono essere<br />

temporalmente correlati con l’inalazione <strong>del</strong>l’agente irritante e pertanto<br />

devono comparire durante l’esposizione o al massimo entro le 24 ore dal<br />

termine <strong>del</strong>la esposizione singola o <strong>del</strong>le esposizioni multiple continue o<br />

intermittenti; 5) sintomatologia asmatiforme con tosse, broncospasmo e<br />

<strong>di</strong>spnea; 6) possibile evidenza <strong>di</strong> un quadro ostruttivo alle prove <strong>di</strong> funzionalità<br />

respiratoria; 7) reversibilità <strong>del</strong>l’ostruzione bronchiale e/o presenza<br />

<strong>di</strong> iperreattività bronchiale aspecifica (criterio <strong>di</strong> conferma <strong>di</strong>agno-

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