Indice - Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia ...
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G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2006; 28:3, Suppl 41<br />
www.gimle.fsm.it<br />
Corrispondenza: Dr. Ivo Iavicoli - Centro <strong>di</strong> Igiene Industriale,<br />
Università Cattolica <strong>del</strong> Sacro Cuore, Largo Francesco Vito, 1<br />
- 00168 Roma, Italy - Tel. 06-30154486, Fax 06-3053612,<br />
E-mail: iavicoli.ivo@rm.unicatt.it<br />
EFFECTS OF FINE AIRBORNE PARTICULATE ON NASAL<br />
MUCOSA<br />
Key words: particolato aero<strong>di</strong>sperso, mucosa nasale, PM 2.5.<br />
ABSTRACT. In the field of Industrial Hygiene, airborne particulate<br />
matter is tra<strong>di</strong>tionally defin<strong>ed</strong> as small particles made up of solid<br />
substances, little drops of liquid or microbiologic organisms.<br />
There is a strict correlation between the size of particles and their<br />
potentially harmful effects on health. Fine particles, i.e. less than<br />
2.5 micrometers in <strong>di</strong>ameter, have been particularly associat<strong>ed</strong> with<br />
premature mortality and other serious health effects.<br />
Animal stu<strong>di</strong>es on mice expos<strong>ed</strong> to fine particles from an early age,<br />
have shown of secretory changes in the nasal cavity, with increas<strong>ed</strong><br />
production of aci<strong>di</strong>c muco-substances. In the course of further stu<strong>di</strong>es<br />
that are ne<strong>ed</strong><strong>ed</strong> to define the effects of PM 2.5 particles on the nasal<br />
mucosa of humans, olfactometry could be us<strong>ed</strong> as a screening test to<br />
find first initial alterations caus<strong>ed</strong> by fine particles.<br />
INTRODUZIONE<br />
Nell’ambito <strong>del</strong>l’Igiene Industriale, il particolato aero<strong>di</strong>sperso è<br />
identificato da un insieme <strong>di</strong> particelle molto piccole, inferiori a 100 micrometri<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, <strong>di</strong> materiali soli<strong>di</strong>, goccioline liquide, o organismi<br />
microbiologici presenti nell’atmosfera (1).<br />
La misura <strong>del</strong>le particelle è <strong>di</strong>rettamente correlata al loro potenziale<br />
<strong>di</strong> causare danni alla salute. L’Agenzia per la protezione <strong>del</strong>l’ambiente<br />
statunitense (2), l’EPA, si sta interessando in particolar modo alle particelle<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro uguale o inferiore ai 10 micrometri, perché sono quelle<br />
particelle che generalmente passano attraverso il naso e la trachea <strong>ed</strong> entrano<br />
nei polmoni. L’EPA raggruppa le particelle con queste caratteristiche<br />
in due gruppi:<br />
• “le particelle grossolane” come quelle che si ritrovano nei pressi<br />
<strong>del</strong>le strade e le industrie polverose, con un <strong>di</strong>ametro che misura tra<br />
2.5 e 10 micrometri. Queste particelle sono dette pure inalabili in<br />
quanto sono in grado <strong>di</strong> penetrare nel tratto superiore <strong>del</strong>l’apparato<br />
respiratorio (dal naso alla laringe);<br />
• “le particelle fini” come quelle che si trovano nel fumo e nella nebbia,<br />
con un <strong>di</strong>ametro inferiore a 2.5 micrometri. Queste particelle<br />
possono essere <strong>di</strong>rettamente emesse da sorgenti come gli incen<strong>di</strong><br />
<strong>del</strong>le foreste, o si possono formare quando gas emessi da industrie o<br />
automobili reagiscono nell’aria. Queste particelle includono le ultrafini<br />
con un <strong>di</strong>ametro aero<strong>di</strong>namico inferiore a 0.1 micrometri.<br />
Diversi stu<strong>di</strong> hanno mostrato una significativa associazione tra l’esposizione<br />
alle particelle fini e patologie respiratorie, come l’asma e l’insufficienza<br />
respiratoria, e car<strong>di</strong>ache, come attacchi car<strong>di</strong>aci e alterazioni <strong>del</strong><br />
ritmo e morti premature. In<strong>di</strong>vidui particolarmente sensibili sono gli anziani,<br />
le persone con patologie car<strong>di</strong>ache e respiratorie e i bambini (3-5).<br />
Numerosi pertanto sono gli effetti sistemici causati dalle particelle<br />
fini o respirabili che facilmente, per il loro <strong>di</strong>ametro aero<strong>di</strong>namico, giungono<br />
nel tratto inferiore <strong>del</strong>l’apparato respiratorio.<br />
Scopo <strong>di</strong> questa breve rassegna è <strong>di</strong> analizzare gli stu<strong>di</strong> che hanno<br />
cercato <strong>di</strong> verificare gli effetti <strong>del</strong>le particelle fini sulla mucosa nasale.<br />
LE PARTICELLE FINI E GLI EFFETTI SULLA MUCOSA NASALE<br />
Da alcuni anni tale argomento ha destato gli interessi degli stu<strong>di</strong>osi<br />
soprattutto per la maggiore attenzione rivolta agli aspetti qualitativi <strong>del</strong>la<br />
salute <strong>del</strong> paziente. Mo<strong>del</strong>li animali sono stati presi in esame per testare<br />
gli effetti degli inquinanti sulle alte vie aeree. Ad esempio sono state determinate<br />
concentrazioni <strong>di</strong> PM2.5, NO 2 e carbone nero in sezioni istologiche<br />
<strong>del</strong>le cavità nasali <strong>di</strong> topi esposti all’aria <strong>di</strong> San Paolo <strong>del</strong> Brasile e<br />
topi <strong>di</strong> controllo esposti alla stessa atmosfera depurata con filtri ambientali<br />
(6). Si è visto che tra i due gruppi vi era una notevole <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
concentrazione degli inquinanti, e nel gruppo <strong>di</strong> esposti si è rilevato una<br />
metaplasia <strong>del</strong>l’epitelio nasale in senso muciparo con aumento <strong>del</strong>la componente<br />
secretrice acida.<br />
È noto che le caratteristiche reologiche <strong>del</strong> muco sono fondamentali<br />
per un corretto svolgimento <strong>del</strong>le funzioni nasali (<strong>di</strong> filtro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>ed</strong> olfattiva)<br />
(7). Infatti l’aumento <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le secrezioni nasali si traduce<br />
in un’alterata composizione <strong>del</strong>le glicoproteine costituenti lo stesso, con<br />
<strong>ed</strong>ema intracellullare (8) <strong>ed</strong> aumento <strong>del</strong>la viscosità (9). Dal punto <strong>di</strong> vista<br />
funzionale queste alterazioni si traducono in un’alterazione <strong>del</strong> battito<br />
ciliare, con deficit <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa aspecifica, <strong>di</strong>minuzione nella sintesi <strong>di</strong> IgA<br />
secretorie cioè <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fesa specifica, alterazione <strong>del</strong> microambiente nasale<br />
con impe<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>le interazioni molecolari che sono alla base<br />
<strong>del</strong>la corretta percezione olfattiva.<br />
Molti Autori hanno esaminato <strong>di</strong>fferenti mo<strong>del</strong>li animali riscontrando<br />
le alterazioni sistemiche legate all’inalazione <strong>di</strong> inquinanti ambientali.<br />
Lei e coll. (10) hanno messo in evidenza l’incremento <strong>del</strong>l’infiammazione<br />
polmonare in ratti con ipertensione polmonare esposti ad<br />
inquinanti. Calderon-Garciduenas e coll. (11) hanno <strong>di</strong>mostrato l’aumento<br />
<strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> COX2 dalle cellule endoteliali dei vasi cerebrali<br />
<strong>di</strong> uomini e cani <strong>di</strong> Città <strong>del</strong> Messico con conseguente infiammazione <strong>del</strong><br />
tessuto nervoso in<strong>di</strong>cando una correlazione fra tale stato <strong>ed</strong> il morbo <strong>di</strong><br />
Alzheimer.<br />
Dalla metanalisi <strong>del</strong>la letteratura appare evidente quin<strong>di</strong> come l’inalazione<br />
<strong>del</strong> particolato aero<strong>di</strong>sperso sia alla base <strong>di</strong> processi flogistici cronici<br />
che si traducono successivamente in patologie degenerative. Risultano<br />
però interessanti i rilievi <strong>di</strong> un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> concentrazione prossimo<strong>di</strong>stale,<br />
con concentrazioni maggiori a livello <strong>del</strong>la testa dei turbinati inferiori<br />
e minori in prossimità <strong>del</strong>la coda degli stessi, <strong>di</strong> tali tossici, in particolare<br />
<strong>del</strong> PM 2.5 (6), così come prec<strong>ed</strong>entemente osservato per i danni<br />
<strong>di</strong>retti causati dall’ozono (12).<br />
CONCLUSIONI<br />
Da tali osservazioni ne deriva che il particolato aero<strong>di</strong>sperso è responsabile<br />
<strong>di</strong> patologie infiammatorie croniche non solo in ambito respiratorio,<br />
ma anche in altri <strong>di</strong>stretti. Cosa più importante però a nostro giu<strong>di</strong>zio<br />
è il fatto che gli effetti sono causati dalla deposizione <strong>del</strong> particolato.<br />
In particolare si manifestano già a livello <strong>del</strong>la porzione anteriore<br />
<strong>del</strong>le fosse nasali fino all’albero bronchiale. Ci sembra dunque utile testare<br />
la funzione olfattiva che è una <strong>del</strong>le prime funzioni che possono essere<br />
inficiate da tali inquinanti. A questo scopo si può identificare nell’olfattometria<br />
un test <strong>di</strong> screening per i primi segni <strong>di</strong> alterazioni causate<br />
dal particolato aero<strong>di</strong>sperso.<br />
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