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05.08.2013 Views

12 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:3, Suppl www.gimle.fsm.it sti le diverse specie di arsenico sono risultate tutte significativamente correlate tra loro. È risultata una significativa eliminazione di arsenobetaina associata all’alto consumo di molluschi e una significativa eliminazione di arsenobetaina, MMA, iAs e As totale associata al consumo di molluschi e/o crostacei nei tre giorni precedenti la raccolta delle urine. L’analisi della regressione applicata su tutte le variabili continue ha mostrato negli esposti e nei non esposti una dipendenza significativa dell’eliminazione di arsenobetaina, iAs e As totale dal consumo dell’ultimo pasto a base di crostacei e/o molluschi nei tre giorni precedenti la raccolta delle urine. DISCUSSIONE I risultati della ricerca sembrano indicare, in accordo con i dati di letteratura, che una dieta a base di crostacei e/o molluschi, consumati tre giorni prima della raccolta delle urine, sia in grado di condizionare l’eliminazione urinaria non solo di As totale e arsenobetaina, ma anche dell’iAs determinato mediante spettrofotometria in assorbimento atomico (As inorganico+MMA+DMA) (3, 4, 7). Crostacei e molluschi, infatti, tendono ad assumere l’arsenico inorganico presente nelle acque e nei sedimenti marini e a trasformarlo e ad accumularlo in forme organiche. Al riguardo numerosi studi di speciazione condotti recentemente sui prodotti ittici hanno evidenziato come in crostacei e molluschi, oltre alle specie organiche dell’arsenico, siano presenti anche forme inorganiche in percentuale variabile dall’1 al 41% rispetto all’arsenico totale (8). Ulteriori studi andrebbero condotti nell’uomo al fine di comprendere se l’aumento dell’iAs urinario dosato con la spettrofotometria in assorbimento atomico sia da attribuirsi all’incremento dell’MMA o del DMA derivato dal metabolismo dell’arsenico inorganico o, come riportato in letteratura, dal catabolismo di composti organoarsenicali presenti nei prodotti ittici oppure sia da attribuirsi all’aumentata escrezione di arsenico inorganico assunto con i crostacei e molluschi (5). BIBLIOGRAFIA 1) Agency for toxic substances and Diseases registry. Toxicological profile for arsenic update. ATSDR, Atlanta GA 2000. 2) American Conference of Govermental Industrial Hygienists (ACGIH). TLVs and BEIs for chemical substances and psysical agents. ACGIH, Cincinnati OH 2005. 3) Apostoli P, Bartoli D, Alessio L, Buchet JP. Biological monitoring of occupational exposure to inorganic arsenic. Occup Environ Med 1999; 56: 825-832. 4) Arbouine MW, Wilson HK. The effect of seafood consumption on the assessment of occupational exposure to arsenic by urinary arsenic speciation measurements. J Trace Elem Electrolytes Health Dis 1992; 6: 153-160. 5) Brima EI, Haris PH, Jeckins RO, Polya DA, Gault AG, Harrington CH. Understanding arsenic metabolism through a comparative study of arsenic levels in urine, hair and fingernails of healthy volunteers from three unexposed ethnic groups in the United Kingdom. Toxicol Appl Pharmacol 2006. Available on line. 6) Buchet JP, Lison D, Ruggeri M, Foa V, Elia G. Assesment of exposure to inorganic arsenic, a human carcinogen, due to consumption of seafood. Arch Toxicol 1996; 70: 773-778. 7) Buchet JP, Pauwels J, Lauwerys R. Assessment of exposure to inorganic arsenic following ingestion of marine organism by volunteers. Environ Res 1994; 66: 44-51. 8) Fattorini D, Alonso-Hernandez CM, Diaz-Asencio M, Munoz-Caravaca A, Pannacciulli FG, Tangherlini M, Regoli F. Chemical speciation of arsenic in different marine organisms: immportance in monitoring studies. Mar Environ Res 2004; 58: 845-850. 9) Hughes MH. Arsenic toxicity and potential mechanisms of action. Toxicol Lett 2002; 133: 1-16. 10) International Programme on Chemical Safety: Environmental Health Criteria 224. Arsenic and arsenic compounds. WHO, Geneva, 2001. 11) Kales SN, Huyck KL, Goldman RH. Elevated Urine Arsenic: un-speciated results lead to unnecessary concern and further evaluations. J Anal Toxicol 2006; 30: 80-85. 12) Ricerca realizzata anche con il contributo del Ministero del Lavoro/ISPESL PMS/22/02/UO13. P-02 STUDIO DEGLI EFFETTI BIOLOGICI DEGLI ENDOCRINE DISRUPTERS CHEMICALS (EDC) SULLA SALUTE RIPRODUTTIVA A. Pera1 , L. Caporossi1 , M. De Rosa1 , I. Vita1 , C. Bastianelli2 , B. Papaleo1 1 ISPESL - Dipartimento Medicina del Lavor, Monteporzio Catone, Roma Via di Fontana Candida, 1 - 00040 Roma 2 Dipartimento di Scienze Ginecologiche del Policlinico Umberto I di Roma Corrispondenza: Dr.ssa Alessandra Pera - ISPESL, Dipartimento di Medicina del Lavoro - Via Fontana Candida, 1 - 00040 Monteporzio Catone (RM), Italy - Tel. 06-94181282, E-mail: Alessandra.pera@ispesl.it EFFECTS OF ENDOCRINE DISRUPTERS(EDC) ON ENDOCRINE SYSTEMS AND REPRODUCTIVE HEALTH Key words: reproducive Health, endocrine disrupters, workers. ABSTRACT. Our study had the following aims: to verify retrospectively whether exposure to EDCs is associated with menstrual disorders (polymenorrhea, oligomenorrhea, amenorrhea); to verify whether exposure to EDCs is associated with loss of fertility, as indicated particularly by a prolongation of time to pregnancy; to verify whether there is a correlation between exposure to EDCs and the incidence of endometriosis. This epidemiologic study enrolled 80 women attending the gynecological outpatient clinics at the Policlinico Umberto I, in Rome. A specifically designed questionnaire was used to collect information on their home environment, dietary habits, recreations and other activities outside work. The questionnaire asked for details of their current and previous jobs, so as to draw a complete occupational picture and assess any types of risk they had been exposed to that might have had repercussions on their health; from analysis of extrapolated data it seems there may well be an association between exposure to EDCs and some endocrine pathologies in women. Celiac disease gave an interesting finding. One outstanding need is for biomarkers of susceptibility and exposure, especially since these substances are so widespread in the environment and in food, a factor that limits epidemiological studies. INTRODUZIONE È noto da oltre un decennio come sostanze chimiche oggi largamente presenti nell’ambiente di vita e di lavoro possano produrre effetti negativi sulla funzione endocrina e riproduttiva, anche nella specie umana. Queste sostanze agiscono sia alterando direttamente la funzione endocrina a causa della loro affinità per i recettori ormonale, sia attraverso un effetto di tipo tossico sul sistema immunitario, sia nell’uomo che nella donna. Un esempio classico è fornito dalle diossine che determinano nella donna gravida incremento dell’aborto spontaneo, mentre nel neonato (tramite il latte materno) possono provocare atrofia del tessuto linfatico con ritardi di crescita ed altre anomalie. Un agente chimico può alterare i diversi processi cellulari: differenziazione, mitosi, meiosi, apoptosi, riparazione del DNA, e può produrre effetti indiretti, modificando la produzione ormonale endogena. Si è molto discusso dell’effetto di questi “distruttori endocrini” sulla funzione riproduttiva maschile ed in particolare sulla spermatogenesi e sull’incidenza di tumori testicolari. Nella donna questi effetti sembrano più sfumati e per molti manca la prova che alle concentrazioni di norma rilevate, vi sia un chiaro effetto negativo, sia pure su particolari sottogruppi a rischio. Alla luce di questa analisi dei rischi lo studio si propone di verificare in modo retrospettivo se l’esposizione ad agenti che rientrano nella categoria degli interferenti endocrini sia o meno associata a: disordini del ciclo mestruale (polimenorrea, oligomenorrea, amenorrea), ad ipofertilità con aumento del “time to pregnancy” e ad aumento dell’incidenza di endometriosi. MATERIALI E METODI Lo studio epidemiologico è stato effettuato arruolando 80 donne (età media 34aa) afferenti agli ambulatori del Dipartimento di Scienze Ginecologiche del Policlinico Umberto I di Roma che sono state divise in tre gruppi, in relazione alla patologia per la quale si erano sottoposte a con-

G Ital Med Lav Erg 2006; 28:3, Suppl 13 www.gimle.fsm.it trollo specialistico: 59 con cicli irregolari, 16 con endometriosi e 5 con ipofertilità; il gruppo di controllo comprende 80 donne sane con cicli regolari, con normale sintomatologia catameniale, gravidanze ottenute entro 12 mesi di rapporti liberi, con al massimo un aborto spontaneo, senza storia di pregresse morti intrauterine e prematurità. È stato predisposto e compilato un questionario, per la raccolta di informazioni sugli ambienti di vita, le abitudini alimentari, attività ricreative ed extralavorative. Abbiamo indagato sull’attività lavorativa attuale ma anche su quella pregressa, per ricostruire una storia lavorativa completa e valutare i tipi di rischi a cui la donna è stata esposta. L’anamnesi ostetrica prevedeva domande sull’età dell’insorgenza del menarca, sulle caratteristiche del flusso mestruale, sul “Time to pregnangy” e quindi sul numero delle gravidanze,sull’evoluzione e esito delle stesse, in termini di gravidanze a termine, gravidanze pre-termine, aborti spontanei ed infine sulla presenza di endometriosi. L’indagine sullo stile di vita ha considerato. la residenza, il fumo, le abitudini alimentari e il modo di conservare i cibi. Questo nasce da evidenze che dimostrano che alcuni di questi “interferenti endocrini” come gli ftalati sono presenti in molti prodotti e sono destinati ad essere rilasciati nell’ambiente. Li ritroviamo infatti nel suolo, nelle acque, negli alimenti ed è comprensibile, come la caratteristica dell’ubiquitarietà di queste sostanze renda difficile lo studio epidemiologico sull’uomo, mentre sono ormai certi gli effetti sugli animali. Vengono usati in una vasta gamma di formulazioni in PVC, un polimero altrimenti rigido, e in un numero incalcolabile di prodotti per renderli idonei ai vari usi: dispositivi medicali, giocattoli, cosmetici, profumi, pavimenti, pellicola per alimenti, tappezzerie lavabili, detergenti, fili isolanti, tende per doccia, bottiglie di acqua minerale, borse, parti interne di automobili, colle, deodoranti ambientali, perfino tessuti. Si possono ingerire ed inalare e in quanto semivolatili è difficile capirne la provenienza. Gli esperti contano che nell’ambiente ci siano mille volte più ftalati che pesticidi. Ogni anno se ne usano 9 milioni di tonnellate per rendere la plastica flessibile e morbida. In relazione ai dati occupazionali è stato richiesto di descrivere l’attività lavorativa, sia pregressa che attuale, per ottenere informazioni anche su esposizioni avvenute in passato. Riguardo alla residenza sono stati delineati 2 gruppi per distinguere l’ambiente rurale da quello urbano con attenzione alla presenza o meno di aziende agricole, campi coltivati e/o industrie nei pressi delle abitazioni. È importante ricordare come l’habitat in cui si vive, può essere fonte residua di inquinanti. Le abitudini alimentari sono state indagate perché la letteratura scientifica ha riportato dati allarmanti riguardo alla presenza di alcune delle sostanze indagate non solo in alcuni tipi di alimenti (pesci, crostacei ecc.) ma anche negli utensili che si utilizzano per la vendita e la conservazione di cibi. Le indagini hanno individuato il tipo di mansione svolta ed il tempo dedicato a quella mansione, suddividendo i settori lavorativi in industrie, professioni sanitarie, terziario e altro. È stato richiesto di ricordare se si sono verificati incidenti durante l’attività lavorativa, il tipo di Dispositivo di Protezione Individuale utilizzato. È stato effettuato quindi uno studio sulle correlazioni tra l’esposizione a tali agenti e disordini del ciclo mestruale, ipofertilità ed endometriosi. RISULTATI È stata eseguita l’analisi statistica dei dati acquisiti tramite i questionari somministrati. La maggiore significatività è stata riscontrata tra l’insorgenza di patologie endocrine e consumo di alcolici, cibi in scatola e pesce (crostacei, sgombro, aringa, salmone, anguilla, halibut), confermando quanto riportato da molti dati della letteratura. Tra le abitudini alimentari, per quanto riguarda la dieta, si è riscontrato che tutti i casi di ipofertilità hanno elevato sia il consumo settimanale e mensile di cibi in scatola e di crostacei, che l’utilizzo di materiale plastico per la conservazione di cibi grassi. Stessa valutazione si può fare anche per il gruppo con irregolarità mestruali ed endometriosi. Riguardo il gruppo di controllo abbiamo riscontrato che l’utilizzo delle stesse sostanze sia per scopo alimentare che per conservazione avviene in maniera saltuaria durante il mese. Un dato interessante riguarda il morbo celiaco. Questa patologia è stata riscontrata in soggetti in cui il Time to pregnancy è stato significativo. È importante ricordare come negli ultimi anni la “celiachia” è stata messa in relazione con la possibile esposizione ad interferenti endocrini; dai dati ottenuti sarebbe quindi auspicabile la predisposizione di ulteriori studi. Si è riscontrata, purtroppo, una carenza di informazioni riguardante le sostanze manipolate dalle lavoratrici; infatti spesso non abbiamo otte- nuti dati chiari sulle sostanze utilizzate (dato più frequente tra soggetti di basso ceto sociale). CONCLUSIONI Anche se finora la valutazione del rischio di queste sostanze è sempre su base sperimentale, dall’elaborazione dei dati estrapolati si osserva come sia possibile l’associazione tra esposizione a interferenti endocrini ed alcune patologie associate all’alterazione della funzione endocrina nella donna. Questo dato rafforza la necessità di programmare ed implementare i programmi di formazione ed informazione negli ambienti di lavoro. Rimane tuttavia necessario determinare dei biomarker di suscettibilità ed esposizione, soprattutto in relazione all’ampia presenza di queste sostanze nell’ambiente e negli alimenti, fattori che limitano gli studi epidemiologici. BIBLIOGRAFIA 1) Hanaoka T, Kawamura N, Hara K, Tsugane S. Urinary bisphenol A and plasma hormone concentrations in male workers exposed to bisphenol A diglycidyl ether and mixed organic solvents. Occup Environ Med 2002; 59: 625-628. 2) Joffe M, Key J, Best N, Keiding N, Scheike T, Jensen TK. Studying time to pregnancy by use of a retrospective design. Am J Epidemiol 2005 Jul 15; 162(2): 115-124. 3) Papaleo B et al. Esposizione professionale a distruttori endocrini: stato dell’arte. G Ital Med Lav Erg 2004; 26, 3; 171-179. P-03 MONITORAGGIO AMBIENTALE DELL’ACIDO PERACETICO IN UNA AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA M. Pacenti, S. Dugheri, P. Boccalon, G. Arcangeli, V. Cupelli SOD Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze Corrispondenza: Dr. Marco Pacenti - SOD Medicina del Lavoro, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi - Largo Palagi, 1 - 50100 Firenze, Italy - E-mail: marco.pacenti@unifi.it. EVALUATION OF THE OCCUPATIONAL EXPOSURE TO PEROXYACETIC ACID IN SOME ENDOSCOPIC SERVICES IN AN ITALIAN HOSPITAL Key words: peroxyacetic acid, MTSOO, occupational exposure. ABSTRACT. Peroxyacetic acid is recently used for medical purposes, mainly for sterilizing of the instruments and it is tending to replace glutaraldehyde. After a survey performed in a hospital in Florence, it was pointed out that peroxyacetic acid formed from hydrogen peroxide and N-acetylcaprolactam reaction was used in fifteen operative units with 1-month consumption (February 2005) of 755L. Air monitoring was performed by active sampling in fifteen endoscope units in a hospital during the replacement of peroxyacetic acid solution in basins (eleven units) and automatic endoscope washing machines (four units). The analysis of the basic silica gel coating with methyl p-tolylsulfoxide (MTSO) was performed by liquid chromatography with UV detection of the methyl p-tolylsulfone (MTSOO) generated by the sampling of peroxyacetic acid. On the basis of a limit values of Institut National de Recherch et Sècuritè (INRS) the results obtained during this campaign of measurements are compared. We measured average environmental concentration values of peroxyacetic acid lower that 1/10 of TLV-TWA and 1/4 of TLV-STEL. The highest level of peroxyacetic acid were observed in units where lavaendoscopes without aspirating hood were used. INTRODUZIONE L’acido peracetico è un perossiacido organico caratterizzato da un elevato potere ossidante, da una notevole efficacia biocida (superiore alla glutaraldeide) e può risultare sterilizzante a freddo anche a concentrazioni inferiori allo 0,2%. In questi ultimi anni, ne è stato introdotto l’uso nel settore sanitario “in sostituzione della glutaraldeide” per la sterilizzazione a freddo di dispositivi medico-chirurgici non autoclavabili (1).

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trollo specialistico: 59 con cicli irregolari, 16 con endometriosi e 5 con<br />

ipofertilità; il gruppo <strong>di</strong> controllo comprende 80 donne sane con cicli regolari,<br />

con normale sintomatologia catameniale, gravidanze ottenute entro<br />

12 mesi <strong>di</strong> rapporti liberi, con al massimo un aborto spontaneo, senza<br />

storia <strong>di</strong> pregresse morti intrauterine e prematurità. È stato pre<strong>di</strong>sposto e<br />

compilato un questionario, per la raccolta <strong>di</strong> informazioni sugli ambienti<br />

<strong>di</strong> vita, le abitu<strong>di</strong>ni alimentari, attività ricreative <strong>ed</strong> extralavorative. Abbiamo<br />

indagato sull’attività lavorativa attuale ma anche su quella pregressa,<br />

per ricostruire una storia lavorativa completa e valutare i tipi <strong>di</strong> rischi<br />

a cui la donna è stata esposta. L’anamnesi ostetrica prev<strong>ed</strong>eva domande<br />

sull’età <strong>del</strong>l’insorgenza <strong>del</strong> menarca, sulle caratteristiche <strong>del</strong><br />

flusso mestruale, sul “Time to pregnangy” e quin<strong>di</strong> sul numero <strong>del</strong>le gravidanze,sull’evoluzione<br />

e esito <strong>del</strong>le stesse, in termini <strong>di</strong> gravidanze a termine,<br />

gravidanze pre-termine, aborti spontanei <strong>ed</strong> infine sulla presenza <strong>di</strong><br />

endometriosi.<br />

L’indagine sullo stile <strong>di</strong> vita ha considerato. la residenza, il fumo, le<br />

abitu<strong>di</strong>ni alimentari e il modo <strong>di</strong> conservare i cibi. Questo nasce da evidenze<br />

che <strong>di</strong>mostrano che alcuni <strong>di</strong> questi “interferenti endocrini” come<br />

gli ftalati sono presenti in molti prodotti e sono destinati ad essere rilasciati<br />

nell’ambiente. Li ritroviamo infatti nel suolo, nelle acque, negli alimenti<br />

<strong>ed</strong> è comprensibile, come la caratteristica <strong>del</strong>l’ubiquitarietà <strong>di</strong> queste<br />

sostanze renda <strong>di</strong>fficile lo stu<strong>di</strong>o epidemiologico sull’uomo, mentre<br />

sono ormai certi gli effetti sugli animali. Vengono usati in una vasta<br />

gamma <strong>di</strong> formulazioni in PVC, un polimero altrimenti rigido, e in un numero<br />

incalcolabile <strong>di</strong> prodotti per renderli idonei ai vari usi: <strong>di</strong>spositivi<br />

me<strong>di</strong>cali, giocattoli, cosmetici, profumi, pavimenti, pellicola per alimenti,<br />

tappezzerie lavabili, detergenti, fili isolanti, tende per doccia, bottiglie<br />

<strong>di</strong> acqua minerale, borse, parti interne <strong>di</strong> automobili, colle, deodoranti<br />

ambientali, perfino tessuti. Si possono ingerire <strong>ed</strong> inalare e in quanto<br />

semivolatili è <strong>di</strong>fficile capirne la provenienza. Gli esperti contano che<br />

nell’ambiente ci siano mille volte più ftalati che pestici<strong>di</strong>. Ogni anno se<br />

ne usano 9 milioni <strong>di</strong> tonnellate per rendere la plastica flessibile e morbida.<br />

In relazione ai dati occupazionali è stato richiesto <strong>di</strong> descrivere l’attività<br />

lavorativa, sia pregressa che attuale, per ottenere informazioni anche<br />

su esposizioni avvenute in passato. Riguardo alla residenza sono stati<br />

<strong>del</strong>ineati 2 gruppi per <strong>di</strong>stinguere l’ambiente rurale da quello urbano con<br />

attenzione alla presenza o meno <strong>di</strong> aziende agricole, campi coltivati e/o<br />

industrie nei pressi <strong>del</strong>le abitazioni. È importante ricordare come l’habitat<br />

in cui si vive, può essere fonte residua <strong>di</strong> inquinanti. Le abitu<strong>di</strong>ni alimentari<br />

sono state indagate perché la letteratura scientifica ha riportato<br />

dati allarmanti riguardo alla presenza <strong>di</strong> alcune <strong>del</strong>le sostanze indagate<br />

non solo in alcuni tipi <strong>di</strong> alimenti (pesci, crostacei ecc.) ma anche negli<br />

utensili che si utilizzano per la ven<strong>di</strong>ta e la conservazione <strong>di</strong> cibi. Le indagini<br />

hanno in<strong>di</strong>viduato il tipo <strong>di</strong> mansione svolta <strong>ed</strong> il tempo de<strong>di</strong>cato<br />

a quella mansione, sud<strong>di</strong>videndo i settori lavorativi in industrie, professioni<br />

sanitarie, terziario e altro. È stato richiesto <strong>di</strong> ricordare se si sono verificati<br />

incidenti durante l’attività lavorativa, il tipo <strong>di</strong> Dispositivo <strong>di</strong> Protezione<br />

In<strong>di</strong>viduale utilizzato. È stato effettuato quin<strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o sulle<br />

correlazioni tra l’esposizione a tali agenti e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>del</strong> ciclo mestruale,<br />

ipofertilità <strong>ed</strong> endometriosi.<br />

RISULTATI<br />

È stata eseguita l’analisi statistica dei dati acquisiti tramite i questionari<br />

somministrati.<br />

La maggiore significatività è stata riscontrata tra l’insorgenza <strong>di</strong> patologie<br />

endocrine e consumo <strong>di</strong> alcolici, cibi in scatola e pesce (crostacei,<br />

sgombro, aringa, salmone, anguilla, halibut), confermando quanto riportato<br />

da molti dati <strong>del</strong>la letteratura. Tra le abitu<strong>di</strong>ni alimentari, per quanto<br />

riguarda la <strong>di</strong>eta, si è riscontrato che tutti i casi <strong>di</strong> ipofertilità hanno elevato<br />

sia il consumo settimanale e mensile <strong>di</strong> cibi in scatola e <strong>di</strong> crostacei,<br />

che l’utilizzo <strong>di</strong> materiale plastico per la conservazione <strong>di</strong> cibi grassi.<br />

Stessa valutazione si può fare anche per il gruppo con irregolarità mestruali<br />

<strong>ed</strong> endometriosi. Riguardo il gruppo <strong>di</strong> controllo abbiamo riscontrato<br />

che l’utilizzo <strong>del</strong>le stesse sostanze sia per scopo alimentare che per<br />

conservazione avviene in maniera saltuaria durante il mese. Un dato interessante<br />

riguarda il morbo celiaco. Questa patologia è stata riscontrata<br />

in soggetti in cui il Time to pregnancy è stato significativo. È importante<br />

ricordare come negli ultimi anni la “celiachia” è stata messa in relazione<br />

con la possibile esposizione ad interferenti endocrini; dai dati ottenuti sarebbe<br />

quin<strong>di</strong> auspicabile la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> ulteriori stu<strong>di</strong>.<br />

Si è riscontrata, purtroppo, una carenza <strong>di</strong> informazioni riguardante<br />

le sostanze manipolate dalle lavoratrici; infatti spesso non abbiamo otte-<br />

nuti dati chiari sulle sostanze utilizzate (dato più frequente tra soggetti <strong>di</strong><br />

basso ceto sociale).<br />

CONCLUSIONI<br />

Anche se finora la valutazione <strong>del</strong> rischio <strong>di</strong> queste sostanze è sempre<br />

su base sperimentale, dall’elaborazione dei dati estrapolati si osserva come<br />

sia possibile l’associazione tra esposizione a interferenti endocrini <strong>ed</strong> alcune<br />

patologie associate all’alterazione <strong>del</strong>la funzione endocrina nella<br />

donna. Questo dato rafforza la necessità <strong>di</strong> programmare <strong>ed</strong> implementare<br />

i programmi <strong>di</strong> formazione <strong>ed</strong> informazione negli ambienti <strong>di</strong> lavoro. Rimane<br />

tuttavia necessario determinare dei biomarker <strong>di</strong> suscettibilità <strong>ed</strong><br />

esposizione, soprattutto in relazione all’ampia presenza <strong>di</strong> queste sostanze<br />

nell’ambiente e negli alimenti, fattori che limitano gli stu<strong>di</strong> epidemiologici.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Hanaoka T, Kawamura N, Hara K, Tsugane S. Urinary bisphenol A<br />

and plasma hormone concentrations in male workers expos<strong>ed</strong> to bisphenol<br />

A <strong>di</strong>glycidyl ether and mix<strong>ed</strong> organic solvents. Occup Environ<br />

M<strong>ed</strong> 2002; 59: 625-628.<br />

2) Joffe M, Key J, Best N, Kei<strong>di</strong>ng N, Scheike T, Jensen TK. Studying<br />

time to pregnancy by use of a retrospective design. Am J Epidemiol<br />

2005 Jul 15; 162(2): 115-124.<br />

3) Papaleo B et al. Esposizione professionale a <strong>di</strong>struttori endocrini:<br />

stato <strong>del</strong>l’arte. G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2004; 26, 3; 171-179.<br />

P-03<br />

MONITORAGGIO AMBIENTALE DELL’ACIDO PERACETICO<br />

IN UNA AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA<br />

M. Pacenti, S. Dugheri, P. Boccalon, G. Arcangeli, V. Cupelli<br />

SOD Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>, Azienda Osp<strong>ed</strong>aliero Universitaria Careggi,<br />

Firenze<br />

Corrispondenza: Dr. Marco Pacenti - SOD Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong>,<br />

Azienda Osp<strong>ed</strong>aliero Universitaria Careggi - Largo Palagi, 1<br />

- 50100 Firenze, Italy - E-mail: marco.pacenti@unifi.it.<br />

EVALUATION OF THE OCCUPATIONAL EXPOSURE<br />

TO PEROXYACETIC ACID IN SOME ENDOSCOPIC SERVICES<br />

IN AN ITALIAN HOSPITAL<br />

Key words: peroxyacetic acid, MTSOO, occupational exposure.<br />

ABSTRACT. Peroxyacetic acid is recently us<strong>ed</strong> for me<strong>di</strong>cal purposes,<br />

mainly for sterilizing of the instruments and it is ten<strong>di</strong>ng to replace<br />

glutaraldehyde. After a survey perform<strong>ed</strong> in a hospital in Florence, it<br />

was point<strong>ed</strong> out that peroxyacetic acid form<strong>ed</strong> from hydrogen peroxide<br />

and N-acetylcaprolactam reaction was us<strong>ed</strong> in fifteen operative units<br />

with 1-month consumption (February 2005) of 755L. Air monitoring<br />

was perform<strong>ed</strong> by active sampling in fifteen endoscope units in a<br />

hospital during the replacement of peroxyacetic acid solution in basins<br />

(eleven units) and automatic endoscope washing machines (four units).<br />

The analysis of the basic silica gel coating with methyl p-tolylsulfoxide<br />

(MTSO) was perform<strong>ed</strong> by liquid chromatography with UV detection<br />

of the methyl p-tolylsulfone (MTSOO) generat<strong>ed</strong> by the sampling<br />

of peroxyacetic acid. On the basis of a limit values of Institut National<br />

de Recherch et Sècuritè (INRS) the results obtain<strong>ed</strong> during this<br />

campaign of measurements are compar<strong>ed</strong>. We measur<strong>ed</strong> average<br />

environmental concentration values of peroxyacetic acid lower that 1/10<br />

of TLV-TWA and 1/4 of TLV-STEL. The highest level of peroxyacetic<br />

acid were observ<strong>ed</strong> in units where lavaendoscopes without aspirating<br />

hood were us<strong>ed</strong>.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’acido peracetico è un perossiacido organico caratterizzato da un<br />

elevato potere ossidante, da una notevole efficacia biocida (superiore alla<br />

glutaraldeide) e può risultare sterilizzante a fr<strong>ed</strong>do anche a concentrazioni<br />

inferiori allo 0,2%. In questi ultimi anni, ne è stato introdotto l’uso nel<br />

settore sanitario “in sostituzione <strong>del</strong>la glutaraldeide” per la sterilizzazione<br />

a fr<strong>ed</strong>do <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi me<strong>di</strong>co-chirurgici non autoclavabili (1).

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