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Validazione di un algoritmo per la valutazione dei rischi da ...

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462 G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Tabel<strong>la</strong> II. Valutazione olfattologica del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dello stu<strong>di</strong>o<br />

Non si documentano, invece sensibili variazioni tra i<br />

gruppi a carico del<strong>la</strong> identificazione e <strong>di</strong>scriminazione degli<br />

odori (Grafico 2).<br />

In ascissa sono ancora rappresentati i gruppi allo stu<strong>di</strong>o,<br />

in or<strong>di</strong>nata, in sca<strong>la</strong> lineare, <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

risposte corrette. Le barre rappresentano l’intervallo <strong>di</strong><br />

confidenza del<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a. I valori osservati sono pressoché<br />

sovrapponibili.<br />

La figura 1 illustra l’an<strong>da</strong>mento del<strong>la</strong> soglia olfattiva<br />

<strong>di</strong> ogni singolo <strong>la</strong>voratore in f<strong>un</strong>zione del<strong>la</strong> concentrazione<br />

ematica <strong>di</strong> piombo.<br />

Dai <strong>da</strong>ti del monitoraggio biologico effettuato è emerso<br />

che <strong>la</strong> piombemia nei soggetti esposti è 38.6 +11 (37)<br />

µg/dl; non vi è <strong>un</strong>a corre<strong>la</strong>zione significativa (r = 0.37) tra<br />

i livelli in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> piombemia e <strong>la</strong> corrispondente soglia<br />

olfattiva.<br />

Per quanto concerne l’abitu<strong>di</strong>ne al fumo è noto che il fumo <strong>di</strong> sigaretta<br />

è <strong>un</strong> olfattolesivo. Nel<strong>la</strong> nostra casistica non vi è <strong>un</strong>a <strong>di</strong>fferenza statisticamente<br />

significativa (p=0.14) del test <strong>di</strong> soglia tra il gruppo <strong>dei</strong> fumatori<br />

(-4.67 log10 vo/vol) e non fumatori (-5.45 log10 vo/vol) esposti a<br />

piombo. Analogamente nei controlli non vi è <strong>un</strong>a <strong>di</strong>fferenza statisticamente<br />

significativa (p=0.74) del test <strong>di</strong> soglia tra i fumatori (-5.4 log10 vo/vol) e non fumatori (-5.7 log10 vo/vol). Tuttavia, mentre nei controlli<br />

i risultati <strong>dei</strong> test <strong>di</strong> soglia appaiono sovrapponibili, negli esposti a piombo<br />

emerge <strong>un</strong>a <strong>di</strong>fferenza tra i test <strong>di</strong> soglia. In merito a questo risultato<br />

l’analisi del<strong>la</strong> regressione statistica ha evidenziato che le due variabili fumo<br />

e piombo considerate singo<strong>la</strong>rmente non sembrano corre<strong>la</strong>rsi con le<br />

corrispettive soglie olfattive (r = 0.33; r = 0.37). L’analisi delle due variabili<br />

considerate contemporaneamente sembrerebbero invece in grado<br />

<strong>di</strong> influenzare il test <strong>di</strong> soglia (r = 0.52). Tuttavia, essendo bassa <strong>la</strong> numerosità<br />

del campione <strong>di</strong> esposti esaminato sarebbe auspicabile <strong>per</strong>tanto<br />

<strong>un</strong>o stu<strong>di</strong>o più ampio <strong>per</strong> confermare questi <strong>da</strong>ti.<br />

Interessante appare l’analisi del<strong>la</strong> corrispondenza tra auto<strong>valutazione</strong><br />

Grafico 1 Confronto fra soglie olfattive me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> gruppo<br />

del<strong>la</strong> <strong>per</strong>formance olfattiva e responso olfattometrico che consente <strong>di</strong> rilevare<br />

<strong>un</strong>a <strong>di</strong>screpanza tra il <strong>da</strong>to anamnestico (tutti i <strong>la</strong>voratori hanno<br />

giu<strong>di</strong>cato il proprio olfatto “buono”) e quanto osservato ai test, <strong>la</strong>sciando<br />

supporre che solo le alterazioni più importanti assumono importanza clinica<br />

<strong>per</strong> il paziente, il quale invece non sembra in grado <strong>di</strong> avvertire indebolimenti<br />

lievi dell’olfatto.<br />

Grafico 2. Percentuale me<strong>di</strong>a corretta <strong>di</strong> identificazione degli odori<br />

Figura 1. An<strong>da</strong>mento del<strong>la</strong> soglia olfattiva in f<strong>un</strong>zione del<strong>la</strong> piombemia<br />

CONCLUSIONI<br />

In me<strong>di</strong>cina del <strong>la</strong>voro lo stu<strong>di</strong>o delle alterazioni del<strong>la</strong> f<strong>un</strong>zione olfattiva<br />

<strong>da</strong> cause professionali ha avuto finora scarso rilievo a causa del<strong>la</strong><br />

mancanza <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostici e dello scarso interesse dello specialista<br />

verso l’argomento, nonostante <strong>la</strong> via olfattiva possa costituire <strong>la</strong> sede più<br />

sensibile ove si manifesta l’azione <strong>di</strong> sostanze neurotossiche.<br />

Questo <strong>la</strong>voro, ancorché iniziale, consente <strong>di</strong> evidenziare <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> <strong>per</strong>formance olfattiva in <strong>un</strong> gruppo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori caratterizzati <strong>da</strong> rilevante<br />

esposizione a piombo. Come emerso <strong>da</strong>l<strong>la</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>dei</strong> risultati,<br />

tali <strong>di</strong>fferenze non sono spiegate <strong>da</strong> altri fattori quali età, livello culturale<br />

e fumo <strong>di</strong> sigaretta.<br />

Continua ad essere opinione corrente che, mentre livelli molto alti <strong>di</strong><br />

vari inquinanti, <strong>da</strong> attribuire ad insufficiente pratica dell’igiene industriale,<br />

possono produrre <strong>di</strong>fetti olfattivi anche irreversibili, lo stesso non accade<br />

<strong>per</strong> esposizione cronica a bassi livelli.<br />

Il confronto tra le me<strong>di</strong>e delle soglie olfattive <strong>di</strong> gruppo conferma,<br />

anche in termini statisticamente significativi (p=0.005, <strong>un</strong> peggioramento<br />

del<strong>la</strong> f<strong>un</strong>zione olfattiva negli esposti(-4.97 log 10 vo/vol) rispetto ai<br />

controlli (-6.37 log 10 vol/vol).<br />

Non si documentano invece sensibili variazioni tra i gruppi a carico<br />

dell’identificazione e <strong>di</strong>scriminazione degli odori. Dai <strong>da</strong>ti <strong>di</strong> monitoraggio<br />

biologico effettuato è emerso che <strong>la</strong> piombemia nei soggetti esposti<br />

è 38.6 +11 (37) µg/dl; non vi è <strong>un</strong>a corre<strong>la</strong>zione statisticamente significativa<br />

(r = 0.37) tra i livelli in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> piombemia e i corrispondenti<br />

test <strong>di</strong> soglia.<br />

È stato interessante il riscontro <strong>di</strong> 4 <strong>la</strong>voratori con deficit olfattivi<br />

(iposmia lieve) sconosciuti agli stessi <strong>la</strong>voratori ed evidenziabili solo me<strong>di</strong>ante<br />

test. L’interpretazione può essere duplice: <strong>da</strong> <strong>un</strong> <strong>la</strong>to <strong>la</strong> sensibilità<br />

del metodo è in grado <strong>di</strong> cogliere alterazioni precoci ancora in fase subclinica,<br />

<strong>da</strong>ll’altro <strong>la</strong> riserva f<strong>un</strong>zionale dell’organo dell’olfatto fa si che<br />

non venga compromessa <strong>la</strong> f<strong>un</strong>zione olfattiva se non <strong>per</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> grado<br />

avanzato. La presente in<strong>da</strong>gine non <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> identificare l’esatto si-

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