Validazione di un algoritmo per la valutazione dei rischi da ...

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446 G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3 www.gimle.fsm.it di SM sono stati adottati i criteri ATPIII modificati: presenza di almeno 3 delle seguenti condizioni sono presenti contemporaneamente nello stesso soggetto: circonferenza vita ≥ 102 cm negli uomini e≥ 88 cm nelle donne, trigliceridi serici ≥ 150 mg/dl, colesterolo HDL ≥ 40 mg/dl negli uomini e ≥ 50 mg/dl nelle donne, pressione arteriosa sistolica ≥130 mmHg, pressione diastolica ≥ 85 mmHg, glicemia ≥ 100 mg/dl. Sono stati inoltre considerati fumo, uso di alcool, livello di scolarità e attività fisica, come fattori di confondimento. La popolazione è stata suddivisa in 2 gruppi in base allo svolgimento di turni notturni. Risultati: l’incidenza di SM è risultata significativamente maggiore tra i lavoratori a turni rispetto agli altri lavoratori: (OR: 4.10, 95% CI 1.34-12.55, p=0.01). La differenza era più evidente nei soggetti al di sotto dei 40 anni (OR=6.6, 95% CI 1.05- 40.85, p=0.04) rispetto a quelli al di sopra di 40 anni: OR= 3.8, 95% CI= 0.92-15.81, p=0.06). La differente incidenza di sindrome metabolica tra i due gruppi era rilevabile anche dopo analisi multivariata, che ha preso in considerazione tutti i fattori di confondimento valutati: OR=3.66, 95% CI 1.25-10.53, p=0.001. Conclusioni in questo studio si dimostra per la prima volta che la turnazione notturna si associa ad un aumentato rischio di sviluppare la sindrome in lavoratori esenti da essa in condizioni di base. Parole chiave:lavoro a turni; variabili metaboliche; incidenza. METABOLIC SYNDROME AND WORK: IDENTIFICATION OF POPULATIONS AT RISK ABSTRACT. Objective: to assess whether shift work has a causeeffect nexus with the incidence of metabolic syndrome. Design: retrospective follow-up study, case-control type. Research Methods and Procedures: a total of 202 female and male nurses, aged 23-60 years, having a 1 year minimal follow-up, and without any metabolic syndrome criterion at the first visit were evaluated. The ATP modified criteria were applied for the diagnosis of metabolic syndrome. Moreover smoking habitus, alcohol consumption, educational level and physical activity were considered as bias factors. The.sample was divided in two groups doing or not night shifts. Results: the metabolic syndrome incidence resulted significantly greater in shift workers than in other workers (OR: 4.10, 95% CI 1.34-12.55, p=0.01). The difference was more evident in subjects aged 13 anni), al fine di evidenziare un eventuale fattore di confondimento. ANALISI STATISTICA Le variabili sono espresse come media e deviazione standard. Il confronto di variabili continue è stato eseguito con il test del t di Student o, quando appropriato, con il test esatto di Fischer. Per il confronto delle variabili categoriche è stato utilizzato il test del Chi quadro. Le differenze nell’incidenza della sindrome metabolica tra i lavoratori in turno notturno ed il gruppo di controllo sono state espresse come Odds Ratio (OR) ed intervalli di confidenza al 95% (95% CI). La differenza è stata inoltre valutata anche con analisi multivariata mediante regressione logistica multipla, inserendo come possibili fattori di confondimento il fumo, la scolarità, l’età ed il consumo di alcool. Infine, per verificare l’andamento temporale dei singoli componenti della sindrome metabolica, è stata utilizzata l’ANOVA per misure ripetute. L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando il software SPSS versione 13. Risultati. L’incidenza di sindrome metabolica in corso di follow-up è risultata significativamente maggiore tra i lavoratori impegnati in turno notturno in confronto agli altri lavoratori: gruppo con turno notturno: 19 su 115 (16.52%); altro gruppo: 4 su 87 (4.59%) (OR: 4.10, 95% CI 1.34- 12,55; p=0.01.) La differenza era più evidente nei soggetti al di sotto dei 40 anni; infatti, in questa fascia di età, l’incidenza di sindrome metabolica è risultata pari a 14 su 84 (16.66%) nel gruppo dei lavoratori in turno, e ad 1 su 31 (3.2%) nel secondo gruppo di lavoratori (OR=6.6, 95% CI 1.05-40.85, p=0.04) (Fig. 1). Il confronto tra i due gruppi limitato ai lavoratori con più di 40 anni di età ha mostrato una differenza al limite della significatività statistica: gruppo dei lavoratori con turno notturno: 5 su 31(16.1%); altro gruppo:3 su 56 (5.35%)(OR= 3.8, 95% CI= 0.92-15.81, p=0.06) Figura 2 La differente incidenza di sindrome metabolica tra i due gruppi era rilevabile anche dopo analisi multivariata, che ha preso in considerazione età, fumo, alcool, familiarità e scolarità come possibili fattori di confondimento nell’incidenza della sindrome. Nella grande maggioranza dei sottogruppi considerati ciascun componente della sindrome metabolica è risultato maggiormente alte-

G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3 447 www.gimle.fsm.it Figura 1 Figura 2 rato nel gruppo di lavoratori in turno notturno sia in condizioni di base sia in corso di follow-up. Inoltre, significative variazioni peggiorative in corso di follow-up sono state riscontrate solo per i lavoratori in turnazione notturna per tutte le componenti della sindrome, eccettuata la glicemia. CONCLUSIONI I dati del presente studio mostrano una associazione tra sindrome metabolica e attività lavorativa in turno notturno, sia nei soggetti al di sotto dei che al di sopra dei 40anni di età. Inoltre, un progressivo peggioramento dei fattori associati alla sindrome è stato riscontrato in modo omogeneo nei lavoratori con turnazione notturna. Un possibile effetto negativo dell’attività lavorativa notturna sui parametri della sindrome metabolica è stato riportato in precedenti studi 8-10 . Il nostro è però il primo studio a dimostrare che la turnazione notturna si associa ad un aumentato rischio di sviluppare la sindrome in lavoratori esenti da essa in condizioni di base, e pertanto rafforza l’ipotesi che tra i due eventi esista un nesso di causalità. Va rilevato che la popolazione lavorativa presa in considerazione nel presente studio è caratterizzata da un’attività lavorativa notturna di notevole impegno, e non è pertanto certo che i dati siano estrapolabili ad altra personale lavorativo impegnato in attività notturna con un carico minore di stress. L’analisi multivariata che ha preso in considerazione alcune di tali attività quali il fumo e l’alcool, non ha modificato sostanzialmente l’associazione rilevata, suggerendo un ruolo non di primaria importanza per tali componenti. Poiché l’attività fisica svolta sul posto di lavoro può essere considerata simile per i due gruppi, la sedentarietà sul posto di lavoro può essere esclusa. L’incremento ponderale rilevato nei lavoratori in turnazione notturna può pertanto essere attribuito ad aumentato introito calorico e/o a ridotta attività fisica al di fuori del contesto lavorativo. BIBLIOGRAFIA 1) Knutsson A, Akerstedt T, Jonsson BG. Increased risk of ischaemic heart disease in shift workers. Lancet; 2:89-92, 1986. 2) Alfredsson L, Theorell T. Job characteristcs of occupations and myocardial infarction risk: effect of possible confounding factors. Soc Sci Med; 17:1497-1503. 1983. 3) Knuttson A. Shift work and coronary heart disease. Scand J Soc Med; 44(Suppl):1-36. 1989. 4) Kawachi I, Colditz GA, Stampfer MJ. Prospestive study of shift work and risk of coronary heart disease in women. Circulation.; 92:3178-3182. 1995. 5) Knutsson A, Hallquist J, Reuterwall C. Shift work and myocardial infarction: a case-control study. Occup Environ Med.; 56:46-50. 1999. 6) Karlsson B, Knutsson A., Lindhal B; Is there an association between shift work and having a metabolic Syndrome? Results from a population based study of 27485 people. Occup Environ Med.; 58:747-752. 2001. 7) Nakamura K, Shimai S, Kikuchi S. Shift work and risk factors for coronary heart disease in Japanese blue-collr workers: serum lipids and anthropometric characteristics. Occup Med.; 47:142-146. 1997. 8) Theorell T, Akerstedt E. Day and night work: changes in cholesterol, uric acid, glucose and potassium in serum and circadian patterns of urinary catecholamine excretion. Acta Med Scand.; 200:47-53. 1976. 9) Spiegel K, Leproult R, VanCauter E. Impact of sleep debt on metabolic and endocrine function.Lancet.; 354:1435-1439. 1999. 10) Scheen J, Van Cauter E. The roles of time of day and sleep quality in modulating glucose regulation: clinical implications. Horm Res.; 49:191-201. 1998. 11) Orth-Gomer K. Intervention or coronary risk factors by adapting a shift work schedule to biological rhythmicity. Psychosom Med.; 45:407-415. 1983. 12) Third report of the National Cholesterol Education program Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in adults. Final report. Circulation.; 106:3143-3421. 2002. 13) Haffner S, Isles C, Macfarlane PW. Metabolic Syndrome With and Without C-Reactive Protein as a Predictor of Coronary Heart Disease and Diabetes in the West of Scotland Coronary Prevention. Circulation. 108; 414-419. 2003. 14) Ridker PM, Buring JE, Cook N. C-Reactive Protein, the Metabolic Syndrome, and Risk of Incident Cardiovascular Events: An 8-Year Follow-Up of 14 719 Initially Healthy American Women. Circulation.; 107:391-397; originally published online Jan 27, 2003. 2003. COM-07 SINDROME METABOLICA E ATTIVITÀ LAVORATIVA AL VIDEOTERMINALE A. Babbucci, L. De Santis, L. Pannunzio, L. Coppeta, A. Pietroiusti, A. Magrini. Università Tor Vergata, Cattedra di Medicina del Lavoro, Roma Corrispondenza: Antonio Pietroiusti, Università Tor Vergata, Via Montpellier 1, 00161, Roma, Tel +390620902204, Fax +390620902212, e-mail: pietroiusti@med.uniroma2.it RIASSUNTO. Esistono dati contrastanti circa le possibili conseguenze sulla salute del lavoro sedentario. Esso potrebbe essere associato alla sindrome metabolica, che è data dalla presenza contemporanea di una serie di fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, iperglicemia, obesità, dislipidemia). Pertanto, abbiamo investigato la prevalenza della sindrome in 1547 videoterminalisti (lavoratori molto sedentari) e in 892 controlli con minore livello di sedentarietà. La sindrome era presente nel 3,10% dei videoterminalisti e nel 2,01% dei controlli (OR 2.048, 95% CI 1.169-3.587, p=0.012). La differenza significativa persisteva anche dopo il controllo con analisi multivariata di possibili fattori di confondimento quali il fumo e le attività ricreative (OR 1.555, 95% CI 1.03 -.690, p

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www.gimle.fsm.it<br />

Figura 1<br />

Figura 2<br />

rato nel gruppo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori in turno notturno sia in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> base<br />

sia in corso <strong>di</strong> follow-up. Inoltre, significative variazioni peggiorative<br />

in corso <strong>di</strong> follow-up sono state riscontrate solo <strong>per</strong> i <strong>la</strong>voratori in<br />

turnazione notturna <strong>per</strong> tutte le componenti del<strong>la</strong> sindrome, eccettuata<br />

<strong>la</strong> glicemia.<br />

CONCLUSIONI<br />

I <strong>da</strong>ti del presente stu<strong>di</strong>o mostrano <strong>un</strong>a associazione tra sindrome<br />

metabolica e attività <strong>la</strong>vorativa in turno notturno, sia nei soggetti al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>dei</strong> che al <strong>di</strong> sopra <strong>dei</strong> 40anni <strong>di</strong> età. Inoltre, <strong>un</strong> progressivo peggioramento<br />

<strong>dei</strong> fattori associati al<strong>la</strong> sindrome è stato riscontrato in modo<br />

omogeneo nei <strong>la</strong>voratori con turnazione notturna. Un possibile effetto<br />

negativo dell’attività <strong>la</strong>vorativa notturna sui parametri del<strong>la</strong> sindrome<br />

metabolica è stato riportato in precedenti stu<strong>di</strong> 8-10 . Il nostro è <strong>per</strong>ò il primo<br />

stu<strong>di</strong>o a <strong>di</strong>mostrare che <strong>la</strong> turnazione notturna si associa ad <strong>un</strong> aumentato<br />

<strong>rischi</strong>o <strong>di</strong> sviluppare <strong>la</strong> sindrome in <strong>la</strong>voratori esenti <strong>da</strong> essa in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> base, e <strong>per</strong>tanto rafforza l’ipotesi che tra i due eventi esista<br />

<strong>un</strong> nesso <strong>di</strong> causalità. Va rilevato che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>la</strong>vorativa presa<br />

in considerazione nel presente stu<strong>di</strong>o è caratterizzata <strong>da</strong> <strong>un</strong>’attività <strong>la</strong>vorativa<br />

notturna <strong>di</strong> notevole impegno, e non è <strong>per</strong>tanto certo che i <strong>da</strong>ti siano<br />

estrapo<strong>la</strong>bili ad altra <strong>per</strong>sonale <strong>la</strong>vorativo impegnato in attività notturna<br />

con <strong>un</strong> carico minore <strong>di</strong> stress. L’analisi multivariata che ha preso<br />

in considerazione alc<strong>un</strong>e <strong>di</strong> tali attività quali il fumo e l’alcool, non ha<br />

mo<strong>di</strong>ficato sostanzialmente l’associazione rilevata, suggerendo <strong>un</strong> ruolo<br />

non <strong>di</strong> primaria importanza <strong>per</strong> tali componenti. Poiché l’attività fisica<br />

svolta sul posto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro può essere considerata simile <strong>per</strong> i due gruppi,<br />

<strong>la</strong> sedentarietà sul posto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro può essere esclusa. L’incremento ponderale<br />

rilevato nei <strong>la</strong>voratori in turnazione notturna può <strong>per</strong>tanto essere<br />

attribuito ad aumentato introito calorico e/o a ridotta attività fisica al <strong>di</strong><br />

fuori del contesto <strong>la</strong>vorativo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Knutsson A, Akerstedt T, Jonsson BG. Increased risk of ischaemic<br />

heart <strong>di</strong>sease in shift workers. Lancet; 2:89-92, 1986.<br />

2) Alfredsson L, Theorell T. Job characteristcs of occupations and myocar<strong>di</strong>al<br />

infarction risk: effect of possible confo<strong>un</strong><strong>di</strong>ng factors. Soc<br />

Sci Med; 17:1497-1503. 1983.<br />

3) Knuttson A. Shift work and coronary heart <strong>di</strong>sease. Scand J Soc<br />

Med; 44(Suppl):1-36. 1989.<br />

4) Kawachi I, Col<strong>di</strong>tz GA, Stampfer MJ. Prospestive study of shift<br />

work and risk of coronary heart <strong>di</strong>sease in women. Circu<strong>la</strong>tion.;<br />

92:3178-3182. 1995.<br />

5) Knutsson A, Hallquist J, Reuterwall C. Shift work and myocar<strong>di</strong>al infarction:<br />

a case-control study. Occup Environ Med.; 56:46-50. 1999.<br />

6) Karlsson B, Knutsson A., Lindhal B; Is there an association between<br />

shift work and having a metabolic Syndrome? Results from a popu<strong>la</strong>tion<br />

based study of 27485 people. Occup Environ Med.; 58:747-752. 2001.<br />

7) Nakamura K, Shimai S, Kikuchi S. Shift work and risk factors for coronary<br />

heart <strong>di</strong>sease in Japanese blue-collr workers: serum lipids and<br />

anthropometric characteristics. Occup Med.; 47:142-146. 1997.<br />

8) Theorell T, Akerstedt E. Day and night work: changes in cholesterol,<br />

uric acid, glucose and potassium in serum and circa<strong>di</strong>an patterns of<br />

urinary catecho<strong>la</strong>mine excretion. Acta Med Scand.; 200:47-53. 1976.<br />

9) Spiegel K, Leproult R, VanCauter E. Impact of sleep debt on metabolic<br />

and endocrine f<strong>un</strong>ction.Lancet.; 354:1435-1439. 1999.<br />

10) Scheen J, Van Cauter E. The roles of time of <strong>da</strong>y and sleep quality in<br />

modu<strong>la</strong>ting glucose regu<strong>la</strong>tion: clinical implications. Horm Res.;<br />

49:191-201. 1998.<br />

11) Orth-Gomer K. Intervention or coronary risk factors by a<strong>da</strong>pting a<br />

shift work schedule to biological rhythmicity. Psychosom Med.;<br />

45:407-415. 1983.<br />

12) Third report of the National Cholesterol Education program Ex<strong>per</strong>t<br />

Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol<br />

in adults. Final report. Circu<strong>la</strong>tion.; 106:3143-3421. 2002.<br />

13) Haffner S, Isles C, Macfar<strong>la</strong>ne PW. Metabolic Syndrome With and<br />

Without C-Reactive Protein as a Pre<strong>di</strong>ctor of Coronary Heart Disease<br />

and Diabetes in the West of Scot<strong>la</strong>nd Coronary Prevention. Circu<strong>la</strong>tion.<br />

108; 414-419. 2003.<br />

14) Ridker PM, Buring JE, Cook N. C-Reactive Protein, the Metabolic<br />

Syndrome, and Risk of Incident Car<strong>di</strong>ovascu<strong>la</strong>r Events: An 8-Year<br />

Follow-Up of 14 719 Initially Healthy American Women. Circu<strong>la</strong>tion.;<br />

107:391-397; originally published online Jan 27, 2003. 2003.<br />

COM-07<br />

SINDROME METABOLICA E ATTIVITÀ LAVORATIVA<br />

AL VIDEOTERMINALE<br />

A. Babbucci, L. De Santis, L. Pann<strong>un</strong>zio, L. Coppeta,<br />

A. Pietroiusti, A. Magrini.<br />

Università Tor Vergata, Cattedra <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Roma<br />

Corrispondenza: Antonio Pietroiusti, Università Tor Vergata, Via<br />

Montpellier 1, 00161, Roma, Tel +390620902204, Fax +390620902212,<br />

e-mail: pietroiusti@med.<strong>un</strong>iroma2.it<br />

RIASSUNTO. Esistono <strong>da</strong>ti contrastanti circa le possibili conseguenze<br />

sul<strong>la</strong> salute del <strong>la</strong>voro sedentario. Esso potrebbe essere associato<br />

al<strong>la</strong> sindrome metabolica, che è <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>l<strong>la</strong> presenza contemporanea <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

serie <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> <strong>rischi</strong>o car<strong>di</strong>ovasco<strong>la</strong>re (i<strong>per</strong>tensione, i<strong>per</strong>glicemia, obesità,<br />

<strong>di</strong>slipidemia). Pertanto, abbiamo investigato <strong>la</strong> prevalenza del<strong>la</strong> sindrome<br />

in 1547 videoterminalisti (<strong>la</strong>voratori molto sedentari) e in 892 controlli<br />

con minore livello <strong>di</strong> sedentarietà. La sindrome era presente nel<br />

3,10% <strong>dei</strong> videoterminalisti e nel 2,01% <strong>dei</strong> controlli (OR 2.048, 95% CI<br />

1.169-3.587, p=0.012). La <strong>di</strong>fferenza significativa <strong>per</strong>sisteva anche dopo<br />

il controllo con analisi multivariata <strong>di</strong> possibili fattori <strong>di</strong> confon<strong>di</strong>mento<br />

quali il fumo e le attività ricreative (OR 1.555, 95% CI 1.03 -.690,<br />

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