04 poerio - Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia

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05.08.2013 Views

Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia Supplemento B, Psicologia © PI-ME, Pavia 2007 2007; Vol. 29, N. 3: B33-B43 http://gimle.fsm.it ISSN 0391-9889 V. Poerio 1 , M.T. Merenda 2 , M.L. Congedo 3 Stili di coping, fattori socio-cognitivi e processi di adattamento psicosociale in pazienti diabetici di tipo I e II 1 Psicologo, Psicoterapeuta, Didatta e Supervisore clinico dell’AIAMC (Associazione Italiana di Analisi e Modificazione Comportamentale e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva), Milano, Italia 2 Psicologa, Psicoterapeuta, Direttore scientifico del POIESI - Centro per la Psicologia Cognitiva e Comportamentale, Roma, Italia 3 Medico Endocrinologo, Responsabile del Day Hospital Diabetologico presso la Casa di cura Villa Tiberia, Roma, Italia RIASSUNTO. Il coping (fronteggiamento) è definito da Perlin e Shooler (19) come “…quel comportamento che protegge le persone dalla pressione psicologica dovuta a situazioni sociali problematiche”. A questo proposito Lazarus e Folkman (13) affermano: “…il coping permette alle persone di utilizzare diverse abilità per gestire le difficoltà (stressor) che si presentano loro durante l’esistenza…”. Quando lo stressor è il diabete, le richieste e le pressioni dovute alla malattia stessa e alle sue conseguenze fisiologiche e psicosociali sono continue e si cronicizzano. In numerosi studi, il coping, adeguato e non, è stato associato a diverse conseguenze mediche del diabete: cambiamenti nei livelli di emoglobina glicosilata, della funzionalità fisiologica, della sintomatologia specifica, del peso e dell’indice di massa corporea. In altre ricerche, come nel presente contributo, il coping e specifici fattori socio-cognitivi legati al diabete sono stati associati alle conseguenze psicosociali della patologia, in particolare alla c.d. qualità di vita e all’adattamento psicologico e sociale (APS). Quest’ultimo concetto si riferisce, in seno al processo di malattia, al raggiungimento di quegli obiettivi comportamentali e psicologici caratteristici del processo di guarigione. Lo scopo del presente lavoro è individuare le modalità di coping nei diabetici, rilevarne le correlazioni con i fattori socio-cognitivi e misurare la loro possibile incidenza sull’APS, rispondendo ad una serie di quesiti sintetizzabili in: “Quali sono le modalità di coping più funzionali? Esse sono correlate, e come, ai fattori socio-cognitivi legati al diabete. Insieme esse quanto incidono sull’APS?”. A 123 pazienti diabetici (51 Ss. con diabete tipo 1; 72 Ss. con diabete tipo 2), con un’età media rispettivamente di 63.7 e 54.9, sono stati somministrati, in sequenza, due questionari: un adattamento del Bernese Coping Modes (BECOMO) di Heim e coll., (12) e il Multidimensional Diabetes Questionnaire (MDQ) di Talbot e coll., (24). I risultati, ottenuti utilizzando statistiche descrittive e tecniche di analisi dei dati, sembrano indicare che, nei due gruppi di pazienti diabetici, è possibile identificare modalità diverse di coping che favoriscono sia livelli differenti di APS che categorie di APS dissimili. Parole chiave: Diabete, Coping, Adattamento psicosociale, Stressor, Statistiche descrittive e analisi dei dati. ABSTRACT. COPING STYLES AND PSYCOSOCIAL ADJUSTMENT PROCESSES IN TIPE I AND II DIABETICS PATIENT. The coping it is defined by Perlin and Shooler (19) as “… that behavior that protects the people from the due psychological pressure to situations social problem list”. Á. this intention Lazarus and Folkman (13) they affirm: “… the coping allows the people to use different abilities to manage the difficulties (stressor) that they introduce him them during the existence… “. When the stressor is the diabetes, the requests and the pressures due to the same illness and its physiological and psychosocial consequences they are continuous and become chronic. In numerous studies, the coping, suitable and not, has been joint to different medical consequences of the diabetes: changes in the levels of glycosylated hemoglobin, of the physiological functionality, of the specific symptomatology, of the weight and of the index of body mass. In other searches, as in the present contribution, the coping and specific socio cognitive dimensions have been correlated to the consequences psychosocial of the diabetes, particularly to the quality of life and the psychological and social adaptation (PSA). This last concept refers, within the illness process, to the attainment of that characteristic behavioral and psychological objectives of the process of recovery. The purpose of the present job is to individualize the coping styles and to notice the correlations with socio cognitive dimensions in the diabetics, and to measure their incidence on the APS, answering to a series of questions synthetizable in: “Which the modalities of more functional coping are? Are they correlated, and as, to the socio cognitive dimensions? Together they as influence the APS processes?”. To 123 patient diabetics (51 Ss. with diabetes type 1; 72 Ss. with diabetes type 2), with a middle age respectively of 63.7 and 54.9 have been administered, in sequence, two questionnaires: an adaptation of the Bernese Coping Modes (BECOMO) of Heim et coll.(12) and the Multidimensional Diabetes Questionnaire (MDQ) of Talbot et coll. (24). The results, gotten using statistics descriptive and data analysis tecniques, they seem to point out that, in the two groups of diabetic patients, it is possible to identify different modalities of coping that favors both different levels of APS and categories of dissimilar APS. Key words: Diabetes, Coping, Psychosocial adjustment, Stressor, Descriptive statistics and data analysis. Introduzione “Non ce la faccio più a tirare avanti in questo stato”, “Non me la sento più di affrontare questa situazione”, “Non posso resistere a vivere in questa maniera, basta!”. Quante volte abbiamo ascoltato queste parole (o quante volte ci è capitato di dirle noi stessi) in situazioni di lavoro e/o vicende domestiche che sembravano schiacciarci. Quante volte abbiamo sentito dire cose simili dai pazienti diabetici: “Io assolutamente non posso gestire il mio diabete oltre a tutte le altre cose che devo fare quotidianamente. Semplicemente non ce la faccio ad affrontarlo!”. In primis, allora, abbiamo bisogno di comprendere quello che una persona diabetica cerca di esprimere con queste affermazioni di rassegnazione frammista ad impotenza.

<strong>Giornale</strong> <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina <strong>del</strong> <strong>Lavoro</strong> <strong>ed</strong> <strong>Ergonomia</strong> Supplemento B, Psicologia<br />

© PI-ME, Pavia 2007 2007; Vol. 29, N. 3: B33-B43<br />

http://gimle.fsm.it ISSN 0391-9889<br />

V. Poerio 1 , M.T. Merenda 2 , M.L. Cong<strong>ed</strong>o 3<br />

Stili <strong>di</strong> coping, fattori socio-cognitivi e processi <strong>di</strong> adattamento<br />

psicosociale in pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo I e II<br />

1 Psicologo, Psicoterapeuta, Didatta e Supervisore clinico <strong>del</strong>l’AIAMC (Associazione Italiana <strong>di</strong> Analisi e Mo<strong>di</strong>ficazione Comportamentale e Psicoterapia<br />

Comportamentale e Cognitiva), Milano, Italia<br />

2 Psicologa, Psicoterapeuta, Direttore scientifico <strong>del</strong> POIESI - Centro per la Psicologia Cognitiva e Comportamentale, Roma, Italia<br />

3 Me<strong>di</strong>co Endocrinologo, Responsabile <strong>del</strong> Day Hospital Diabetologico presso la Casa <strong>di</strong> cura Villa Tiberia, Roma, Italia<br />

RIASSUNTO. Il coping (fronteggiamento) è definito da Perlin e<br />

Shooler (19) come “…quel comportamento che protegge le persone<br />

dalla pressione psicologica dovuta a situazioni sociali<br />

problematiche”. A questo proposito Lazarus e Folkman (13)<br />

affermano: “…il coping permette alle persone <strong>di</strong> utilizzare <strong>di</strong>verse<br />

abilità per gestire le <strong>di</strong>fficoltà (stressor) che si presentano loro<br />

durante l’esistenza…”. Quando lo stressor è il <strong>di</strong>abete, le richieste<br />

e le pressioni dovute alla malattia stessa e alle sue conseguenze<br />

fisiologiche e psicosociali sono continue e si cronicizzano. In<br />

numerosi stu<strong>di</strong>, il coping, adeguato e non, è stato associato a<br />

<strong>di</strong>verse conseguenze me<strong>di</strong>che <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete: cambiamenti nei livelli<br />

<strong>di</strong> emoglobina glicosilata, <strong>del</strong>la funzionalità fisiologica, <strong>del</strong>la<br />

sintomatologia specifica, <strong>del</strong> peso e <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea.<br />

In altre ricerche, come nel presente contributo, il coping e<br />

specifici fattori socio-cognitivi legati al <strong>di</strong>abete sono stati associati<br />

alle conseguenze psicosociali <strong>del</strong>la patologia, in particolare alla<br />

c.d. qualità <strong>di</strong> vita e all’adattamento psicologico e sociale (APS).<br />

Quest’ultimo concetto si riferisce, in seno al processo <strong>di</strong> malattia,<br />

al raggiungimento <strong>di</strong> quegli obiettivi comportamentali e<br />

psicologici caratteristici <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> guarigione.<br />

Lo scopo <strong>del</strong> presente lavoro è in<strong>di</strong>viduare le modalità <strong>di</strong><br />

coping nei <strong>di</strong>abetici, rilevarne le correlazioni con i fattori<br />

socio-cognitivi e misurare la loro possibile incidenza sull’APS,<br />

rispondendo ad una serie <strong>di</strong> quesiti sintetizzabili in: “Quali<br />

sono le modalità <strong>di</strong> coping più funzionali? Esse sono correlate, e<br />

come, ai fattori socio-cognitivi legati al <strong>di</strong>abete. Insieme esse<br />

quanto incidono sull’APS?”.<br />

A 123 pazienti <strong>di</strong>abetici (51 Ss. con <strong>di</strong>abete tipo 1; 72 Ss. con<br />

<strong>di</strong>abete tipo 2), con un’età me<strong>di</strong>a rispettivamente <strong>di</strong> 63.7 e<br />

54.9, sono stati somministrati, in sequenza, due questionari: un<br />

adattamento <strong>del</strong> Bernese Coping Modes (BECOMO) <strong>di</strong> Heim e<br />

coll., (12) e il Multi<strong>di</strong>mensional Diabetes Questionnaire (MDQ)<br />

<strong>di</strong> Talbot e coll., (24).<br />

I risultati, ottenuti utilizzando statistiche descrittive e tecniche<br />

<strong>di</strong> analisi dei dati, sembrano in<strong>di</strong>care che, nei due gruppi <strong>di</strong><br />

pazienti <strong>di</strong>abetici, è possibile identificare modalità <strong>di</strong>verse <strong>di</strong><br />

coping che favoriscono sia livelli <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> APS che<br />

categorie <strong>di</strong> APS <strong>di</strong>ssimili.<br />

Parole chiave: Diabete, Coping, Adattamento psicosociale,<br />

Stressor, Statistiche descrittive e analisi dei dati.<br />

ABSTRACT. COPING STYLES AND PSYCOSOCIAL ADJUSTMENT<br />

PROCESSES IN TIPE I AND II DIABETICS PATIENT. The coping it is<br />

defin<strong>ed</strong> by Perlin and Shooler (19) as “… that behavior that<br />

protects the people from the due psychological pressure to<br />

situations social problem list”. Á. this intention Lazarus and<br />

Folkman (13) they affirm: “… the coping allows the people to use<br />

<strong>di</strong>fferent abilities to manage the <strong>di</strong>fficulties (stressor) that they<br />

introduce him them during the existence… “. When the stressor is<br />

the <strong>di</strong>abetes, the requests and the pressures due to the same illness<br />

and its physiological and psychosocial consequences they are<br />

continuous and become chronic. In numerous stu<strong>di</strong>es, the coping,<br />

suitable and not, has been joint to <strong>di</strong>fferent me<strong>di</strong>cal consequences<br />

of the <strong>di</strong>abetes: changes in the levels of glycosylat<strong>ed</strong> hemoglobin, of<br />

the physiological functionality, of the specific symptomatology, of<br />

the weight and of the index of body mass. In other searches, as in<br />

the present contribution, the coping and specific socio cognitive<br />

<strong>di</strong>mensions have been correlat<strong>ed</strong> to the consequences psychosocial<br />

of the <strong>di</strong>abetes, particularly to the quality of life and the<br />

psychological and social adaptation (PSA). This last concept refers,<br />

within the illness process, to the attainment of that characteristic<br />

behavioral and psychological objectives of the process of recovery.<br />

The purpose of the present job is to in<strong>di</strong>vidualize the coping<br />

styles and to notice the correlations with socio cognitive<br />

<strong>di</strong>mensions in the <strong>di</strong>abetics, and to measure their incidence on<br />

the APS, answering to a series of questions synthetizable in:<br />

“Which the modalities of more functional coping are? Are they<br />

correlat<strong>ed</strong>, and as, to the socio cognitive <strong>di</strong>mensions? Together<br />

they as influence the APS processes?”.<br />

To 123 patient <strong>di</strong>abetics (51 Ss. with <strong>di</strong>abetes type 1; 72 Ss. with<br />

<strong>di</strong>abetes type 2), with a middle age respectively of 63.7 and 54.9<br />

have been administer<strong>ed</strong>, in sequence, two questionnaires: an<br />

adaptation of the Bernese Coping Modes (BECOMO) of Heim et<br />

coll.(12) and the Multi<strong>di</strong>mensional Diabetes Questionnaire<br />

(MDQ) of Talbot et coll. (24).<br />

The results, gotten using statistics descriptive and data analysis<br />

tecniques, they seem to point out that, in the two groups of<br />

<strong>di</strong>abetic patients, it is possible to identify <strong>di</strong>fferent modalities of<br />

coping that favors both <strong>di</strong>fferent levels of APS and categories of<br />

<strong>di</strong>ssimilar APS.<br />

Key words: Diabetes, Coping, Psychosocial adjustment, Stressor,<br />

Descriptive statistics and data analysis.<br />

Introduzione<br />

“Non ce la faccio più a tirare avanti in questo stato”,<br />

“Non me la sento più <strong>di</strong> affrontare questa situazione”,<br />

“Non posso resistere a vivere in questa maniera, basta!”.<br />

Quante volte abbiamo ascoltato queste parole (o quante<br />

volte ci è capitato <strong>di</strong> <strong>di</strong>rle noi stessi) in situazioni <strong>di</strong> lavoro<br />

e/o vicende domestiche che sembravano schiacciarci.<br />

Quante volte abbiamo sentito <strong>di</strong>re cose simili dai pazienti<br />

<strong>di</strong>abetici: “Io assolutamente non posso gestire il mio <strong>di</strong>abete<br />

oltre a tutte le altre cose che devo fare quoti<strong>di</strong>anamente.<br />

Semplicemente non ce la faccio ad affrontarlo!”.<br />

In primis, allora, abbiamo bisogno <strong>di</strong> comprendere<br />

quello che una persona <strong>di</strong>abetica cerca <strong>di</strong> esprimere con<br />

queste affermazioni <strong>di</strong> rassegnazione frammista ad impotenza.


B34<br />

Il <strong>di</strong>abete, infatti, essendo un malattia cronico-degenerativa<br />

caratterizzata dall’aumento <strong>del</strong>la concentrazione <strong>di</strong><br />

glucosio nel sangue, è in grado <strong>di</strong> provocare numerose<br />

complicazioni invalidanti, che coinvolgono soprattutto il<br />

sistema car<strong>di</strong>ocircolatorio a livello micro e macrovascolare<br />

e, come conseguenza, gli occhi, i reni e il sistema<br />

nervoso periferico. Dato il notevole potere invalidante<br />

<strong>del</strong> <strong>di</strong>sturbo e la complessità dei trattamenti richiesti<br />

(adozione <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong>etetico, attività fisica, controllo<br />

perio<strong>di</strong>co <strong>del</strong> livello glicemico nel sangue, farmacoterapia<br />

(con ipoglicemizzanti orali e\o insulina) il <strong>di</strong>abete può influenzare<br />

il benessere psicofisiologico dei pazienti.<br />

Le persone con <strong>di</strong>abete spesso si convincono che il<br />

compito <strong>di</strong> gestire la propria malattia è un impegno <strong>di</strong>fficile<br />

se non impossibile, cosicché hanno bisogno <strong>di</strong> trovare<br />

<strong>del</strong>le soluzioni per rendere vivibile la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

malattia. Il <strong>di</strong>abete come malattia, è <strong>di</strong> per sé uno stressor<br />

primario e comporta una serie <strong>di</strong> complicanze croniche<br />

che fungono da stressor secondari, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, certo<br />

non <strong>di</strong> importanza. Il paziente con <strong>di</strong>abete si v<strong>ed</strong>e costretto<br />

a fronteggiare per tutto il resto <strong>del</strong>la propria vita sia<br />

la malattia che i suoi effetti me<strong>di</strong>co-fisiologici e psico-sociali<br />

(in particolare i <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> 1° tipo, gli insulino-<strong>di</strong>pendenti,<br />

che acquisiscono la malattia, sembra <strong>di</strong> natura<br />

auto-immune, in età giovanile (6, 8, 14, 18).<br />

Il <strong>di</strong>abete richi<strong>ed</strong>e una gestione continua e quin<strong>di</strong> il<br />

fronteggiamento (coping) <strong>di</strong> questa malattia <strong>di</strong>venta un impegno<br />

a tempo pieno<br />

Il concetto <strong>di</strong> “coping” si riferisce ad un insieme <strong>di</strong> capacità<br />

<strong>di</strong> fronteggiamento e risoluzione riguardo ad una<br />

certa situazione. Tali abilità non concernono esclusivamente<br />

il risolvere in maniera concreta i problemi, ma comprendono<br />

anche la possibiltà <strong>di</strong> gestire i propri vissuti<br />

emotivi e le situazioni <strong>di</strong> stress che derivano dal vivere un<br />

problema; è una capacità che presenta un’alta variabilità<br />

all’interno <strong>del</strong>lo stesso soggetto e fra i vari soggetti, è possibile<br />

svilupparla <strong>ed</strong> incrementarla. Il soggetto non è più<br />

passivo rispetto al problema, ma <strong>di</strong>venta protagonista attivo<br />

<strong>del</strong>la situazione: tutto questo è fondamentale per il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> benessere e lo è ancora <strong>di</strong> più<br />

in contesti <strong>di</strong> malattia, come appunto quello <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete. Il<br />

coping, quin<strong>di</strong>, assolve una funzione protettiva che può essere<br />

espletata in tre mo<strong>di</strong>: 1) eliminando o mo<strong>di</strong>ficando le<br />

con<strong>di</strong>zioni stressogene; 2) in<strong>di</strong>viduando e monitorando il<br />

significato <strong>del</strong>l’evento stressante; o 3) ri<strong>di</strong>mensionando e<br />

relativizzando le conseguenze emozionali (19). Un’altra<br />

comune definizione <strong>del</strong> fronteggiamento (coping), è quella<br />

che si riferisce ad una serie <strong>di</strong> complesse capacità cognitivo-comportamentali<br />

che permettono alle persone <strong>di</strong><br />

utilizzare <strong>di</strong>verse abilità per gestire le <strong>di</strong>fficoltà che incontrano<br />

nella vita (13). Il coping è, secondo questa visione,<br />

un concetto <strong>di</strong>namico, un processo che cambia con il tempo,<br />

la natura <strong>del</strong>lo stressor e l’esperienza. Questa concezione<br />

ci permette <strong>di</strong> lasciare <strong>di</strong>stinti il coping dai risultati<br />

ottenuti o favoriti dallo stesso <strong>ed</strong> evita che lo si confonda<br />

con le abilità <strong>di</strong> padroneggiamento. In altre parole il coping<br />

è un processo che aiuta a gestire un problema ma, <strong>di</strong><br />

per sé, non corrisponde al totale padroneggiamento <strong>di</strong> esso.<br />

Lazarus e Folkman (13) sono convinti che ogni persona<br />

rappresenti una combinazione unica <strong>di</strong> fattori personali<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

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<strong>ed</strong> ambientali e che gli stressor risultino da una interazione<br />

tra variabili <strong>di</strong> natura cognitiva e variabili <strong>di</strong> natura<br />

“obiettiva”: questo porta le persone a valutare la situazione,<br />

le risorse <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong> coping personale e ad attuare<br />

modalità <strong>di</strong> fronteggiamento comportamentale e non.<br />

Cambiamenti a breve termine dovuti a questo meccanismo<br />

includono, ad esempio, le reazioni bio-fisiologiche:<br />

<strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> (22, 16), hanno infatti enfatizzato la relazione<br />

tra stili <strong>di</strong> coping e <strong>di</strong>verse conseguenze me<strong>di</strong>che e metaboliche.<br />

Tra i numerosi degni <strong>di</strong> menzione, ci piace ricordare<br />

la ricerca norvegese, allestita da M. Graue (7), che<br />

ha arruolato 103 adolescenti, <strong>di</strong> età compresa fra i 13 e i 18<br />

anni, e ha stu<strong>di</strong>ato l’influenza dei loro “coping styles” sui<br />

valori <strong>del</strong>l’emoglobina glicosilata. Dall’analisi è emerso<br />

che i soggetti che mostravano un atteggiamento positivo<br />

(definito ottimismo) nell’affrontare i problemi dovuti al loro<br />

<strong>di</strong>abete, presentavano valori <strong>di</strong> emoglobina glicosilata<br />

migliori, rispetto a chi invece affrontava tutto in modo più<br />

passivo e negativo. I ricercatori, peraltro, non hanno ancora<br />

chiarito se questo stile <strong>di</strong> fronteggiamento emotivo (stato<br />

d’animo) sia effettivamente la causa <strong>di</strong> questo miglior<br />

controllo glicemico o se si tratti <strong>di</strong> una semplice correlazione.<br />

Cambiamenti più a lungo termine si riferiscono al<br />

raggiungimento <strong>del</strong> benessere psicosociale, a un buono<br />

stato <strong>di</strong> salute e ad un adeguato funzionamento interpersonale<br />

(3). A livello globale, l’efficacia nell’affrontare lo<br />

stress è in<strong>di</strong>viduabile nella maggiore resistenza e minore<br />

vulnerabilità a futuri eventi stressogeni. Il potenziale umano<br />

per far fronte alle pressioni è maggiore <strong>di</strong> quello che comunemente<br />

si può pensare e raramente una persona si affida<br />

ad un unica modalità <strong>di</strong> coping: in genere attinge ad<br />

una gamma piuttosto articolata e <strong>di</strong> volta in volta secondo<br />

le esigenze <strong>del</strong> momento.<br />

Il coping può ricoprire tre funzioni generali riguardo<br />

l’adattamento alla malattia: prevenzione, ammortizzazione,<br />

recupero. Il ruolo preventivo assolve, in modo particolare,<br />

quegli aspetti riguardanti l’impatto emotivo dovuto per<br />

esempio alla scoperta <strong>del</strong>la malattia. Un coping caratterizzato<br />

da negazione o rifiuto, in questa fase, può dare un effimero<br />

ma imme<strong>di</strong>ato sollievo nei confronti <strong>di</strong> emozioni<br />

spiacevoli. Altri cercheranno sostegno e attenzione per valutare<br />

in modo più realistico i rischi <strong>del</strong>la propria malattia.<br />

Ma il ruolo più efficace che il coping, probabilmente, ricopre<br />

nel processo <strong>di</strong> malattia, è quello <strong>di</strong> “ammortizzatore”:<br />

infatti, sebbene a volte l’impatto sia tremendo, è durante<br />

il corso <strong>del</strong>la malattia che si prospettano <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fficoltà<br />

riguardanti il futuro. La ricerca <strong>di</strong> attenzioni e cure<br />

presso i propri cari e i propri amici e lo spostare l’attenzione<br />

dagli aspetti più negativi <strong>del</strong>la malattia, possono dare<br />

un considerevole sollievo e la sensazione <strong>di</strong> riguadagnare<br />

il controllo <strong>del</strong>la situazione. Infine, il coping è estremamente<br />

importante per l’adattamento a lungo termine,<br />

assicurando una riabilitazione e un recupero ottimali: in<br />

questa ultima fase l’obiettivo è <strong>di</strong> raggiungere un adeguato<br />

equilibrio intrapsichico <strong>ed</strong> interpersonale.<br />

Al <strong>di</strong> là dei potenziali effetti positivi <strong>del</strong> coping, sappiamo<br />

che <strong>di</strong>versi pazienti possono reagire alla malattia<br />

negandola, reprimendo le emozioni o ancora rimuginando<br />

o auto-biasimandosi: tutto ciò, a me<strong>di</strong>o- lungo termine,<br />

potrebbe non solo aumentare le loro preoccupazioni


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

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ma anche scoraggiarli dall’aderire (compliance) ai trattamenti<br />

me<strong>di</strong>ci e farli rassegnare, in modo passivo, a destini<br />

fatalistici.<br />

Il repertorio <strong>di</strong> fronteggiamento, in definitiva, risulta<br />

piuttosto ricco ma non stabile come modalità <strong>di</strong> utilizzo.<br />

Inoltre l’impegno a moderare o me<strong>di</strong>are può avere solo<br />

parzialmente successo, giacché i tentativi <strong>di</strong> fronteggiare<br />

possono risultare inadeguati e non arrivare a buon fine, se<br />

non, ad<strong>di</strong>rittura, arrivare a produrre conseguenze negative.<br />

Infatti, sulla base <strong>del</strong>l’attuale conoscenza scientifica in<br />

merito, potremmo <strong>di</strong>fferenziare le strategie e le modalità <strong>di</strong><br />

coping tra passive /focalizzate sull’evitamento <strong>del</strong>le emozioni<br />

negative (pregare, affidarsi alla speranza e ai desideri<br />

irrealistici, negazione, catastrofizzazione, ecc.) e più attive<br />

e focalizzate sulla risoluzione <strong>del</strong> problema (problem<br />

solving, ricerca <strong>di</strong> informazioni, <strong>di</strong>strazione, <strong>di</strong>versione,<br />

ecc.): entrambe le tipologie <strong>di</strong> coping sono tese a recuperare<br />

un adattamento fisico e psicosociale, inclusi la capacità<br />

<strong>di</strong> auto-gestirsi e <strong>di</strong> aderire al trattamento (15). I dati<br />

<strong>del</strong>le ricerche che riguardano il <strong>di</strong>abete (26, 23) in<strong>di</strong>cano<br />

chiaramente che i pazienti che utilizzano le strategie evitanti<br />

hanno più <strong>di</strong>fficoltà nel raggiungere l’adattamento alla<br />

malattia cronica dei pazienti che utilizzano le strategie<br />

orientate al problema (15).<br />

Quanto finora affermato, ci porta a considerare come i<br />

processi <strong>di</strong> adattamento alla malattia siano fortemente influenzati<br />

dagli effetti me<strong>di</strong>atori <strong>del</strong> coping. Infatti, la priorità<br />

dei pazienti con malattia cronica è <strong>di</strong> raggiungere un<br />

equilibrio intrapsichico <strong>ed</strong> interpersonale accettabile.<br />

Adattarsi alla malattia può allora essere concepito come<br />

una serie <strong>di</strong> atteggiamenti e comportamenti per gestire<br />

pressioni e richieste provenienti da più parti e spesso in<br />

conflitto tra loro. Nel contesto <strong>del</strong>l’analisi dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> coping <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete, il costrutto <strong>di</strong> adattamento psicosociale<br />

(APS) si riferisce al raggiungimento degli obiettivi<br />

psicologici e comportamentali tipici <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> guarigione<br />

e/o gestione <strong>del</strong>la malattia cronica (v<strong>ed</strong>ere tabella I).<br />

Tabella I. Obiettivi adattivi espressi dal paziente durante il<br />

processo <strong>di</strong> guarigione e/o la gestione <strong>del</strong>la malattia cronica<br />

• Riacquistare il benessere psicofisico dopo il <strong>di</strong>sagio, il<br />

<strong>di</strong>sorientamento, i malesseri, il dolore<br />

• Recuperare e/o preservare l’equilibrio emotivo dopo lo<br />

stress subito<br />

• Adattarsi ai cambiamenti dovuti alla malattia e/o recuperare<br />

l’integrità fisica<br />

• Superare l’insicurezza dovuta alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> controllo nei<br />

confronti <strong>del</strong>la propria identità e <strong>del</strong> futuro<br />

• Adattarsi a situazioni e pratiche me<strong>di</strong>che inusuali<br />

• Gestire serie minacce alla propria salute<br />

• Preservare un’eccellente qualità <strong>di</strong> vita<br />

Nella presente indagine, il processo <strong>di</strong> adattamento psicosociale<br />

è concettualizzato e operazionalizzato considerando<br />

le risultanze <strong>del</strong>l’interazione tra stili <strong>di</strong> coping, <strong>di</strong> cui<br />

abbiamo trattato, e 7 specifiche <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive<br />

che ne facilitano la manifestazione e l’evoluzione (ve<strong>di</strong><br />

B35<br />

tabella II). Tali <strong>di</strong>mensioni sono le stesse che Talbot e<br />

coll.(24) hanno utilizzato per sviluppare L’MDQ, strumento<br />

atto a misurare specifici fattori psico-sociali presenti nel<br />

<strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong>abetico.<br />

Le ipotesi che sostengono la nostra concettualizzazione<br />

sono:<br />

a) alti punteggi sulla <strong>di</strong>mensione “interferenza percepita”<br />

in<strong>di</strong>cheranno che i pazienti riconoscono l’incidenza negativa<br />

<strong>del</strong> <strong>di</strong>abete nella loro vita e per questo si sentiranno<br />

spesso stressati, arrabbiati e si opporranno a<br />

cambiamenti nel loro stile <strong>di</strong> vita e avranno la sensazione<br />

<strong>di</strong> non esercitare controllo sulla malattia. Spesso<br />

a questa percezione negativa si associano bassi punteggi<br />

sulle <strong>di</strong>mensioni “auto-efficacia percepita” e “aspettative<br />

<strong>di</strong> risultato”: questa combinazione sarà pre<strong>di</strong>ttiva<br />

<strong>di</strong> cattivo adattamento psicosociale;<br />

b) i punteggi sulla <strong>di</strong>mensione “gravità/severità percepita”<br />

in<strong>di</strong>cano quanto seriamente il paziente contempla<br />

la malattia e le sue complicazioni: è nostra convinzione<br />

che bassi punteggi su questa scala segnalino una<br />

scarsa consapevolezza dei pazienti circa la gravità <strong>del</strong>la<br />

malattia e un basso livello <strong>di</strong> compliance alla cura<br />

me<strong>di</strong>ca e un adattamento non funzionale alla con<strong>di</strong>zione<br />

patologica;<br />

c) alti punteggi sulla <strong>di</strong>mensione “sostegno sociale percepito”<br />

in<strong>di</strong>cheranno che i pazienti non avvertono <strong>di</strong> ricevere,<br />

dai propri familiari, amici e me<strong>di</strong>ci, il supporto<br />

e le gratificazioni <strong>di</strong> cui necessitano. Un basso livello<br />

<strong>di</strong> sostegno sociale sarà pre<strong>di</strong>ttore <strong>di</strong> una blanda aderenza<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni me<strong>di</strong>che e <strong>di</strong> tentativi non convinti<br />

<strong>di</strong> cambiare stile <strong>di</strong> vita, non adattandosi alla malattia.<br />

Diverse ricerche, a questo proposito, hanno enfatizzato<br />

l’esigenza <strong>di</strong> considerare il sostegno sociale<br />

percepito dal paziente <strong>di</strong>abetico, da parte dei familiari<br />

o <strong>di</strong> persone significative, nel fronteggiare lo stress derivante<br />

dalla cronicità <strong>del</strong> <strong>di</strong>sturbo e nell’adattarsi funzionalmente<br />

ad esso (2, 4, 5);<br />

d) alti punteggi sulle <strong>di</strong>mensioni “supporto relazionale<br />

percepito” in<strong>di</strong>cano che i pazienti avvertono una presenza<br />

costruttiva e gratificante da parte <strong>del</strong> proprio<br />

partner; viceversa bassi punteggi in<strong>di</strong>cano che i <strong>di</strong>abetici<br />

percepiscono atteggiamenti <strong>del</strong> partner non incoraggianti<br />

ma portatori <strong>di</strong> pressioni eccessive, critiche e<br />

insistenze sgradevoli. Di conseguenza, una combinazione<br />

<strong>di</strong> scarsi rinforzi positivi e <strong>di</strong> massicce dosi <strong>di</strong> relazioni<br />

aversive, porta il paziente a scoraggiarsi a non<br />

aderire ai programmi <strong>di</strong> cura e ad adattarsi non funzionalmente<br />

alla malattia, sia su <strong>di</strong> un piano psicologico<br />

che sociale: perdono <strong>di</strong> vista, in sostanza, gli obiettivi<br />

adattivi <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> guarigione e <strong>di</strong> recupero dalla<br />

malattia;<br />

e) alti punteggi sulle <strong>di</strong>mensioni “autoefficacia percepita”<br />

e “aspettative riguardo il risultato” sono pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> un<br />

maggior controllo sulla malattia (compresa l’aderenza<br />

al trattamento), <strong>di</strong> un atteggiamento meno fatalistico nei<br />

confronti <strong>del</strong>le conseguenze a lungo termine <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete,<br />

<strong>di</strong> un livello più alto <strong>di</strong> auto-stima, <strong>di</strong> migliori capacità<br />

nel raggiungere gli obiettivi adattivi nel processo <strong>di</strong><br />

guarigione. Alcuni stu<strong>di</strong>osi, hanno enfatizzato nelle loro<br />

indagini, sostenute dalla teoria <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>


B36<br />

Bandura (1), l’importanza <strong>del</strong>le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> auto- efficacia<br />

e <strong>di</strong> aspettativa <strong>del</strong> risultato nella funzione <strong>di</strong><br />

auto-regolazione e <strong>di</strong> adattamento al <strong>di</strong>abete (9, 11, 17).<br />

Nello specifico, le convinzioni <strong>di</strong> auto-efficacia percepita<br />

si riferiscono alle cr<strong>ed</strong>enze <strong>del</strong> paziente riguardanti<br />

la propria capacità <strong>di</strong> seguire le prescrizioni <strong>del</strong> regime<br />

<strong>di</strong>etetico (5, 6), <strong>di</strong> eseguire con regolarità esercizio fisico<br />

e nel testare con appropriatezza e regolarità la concentrazione<br />

glicemica nel sangue. Le aspettative <strong>di</strong> risultato<br />

riguardano le cr<strong>ed</strong>enze riguardo gli effetti che tali<br />

comportamenti riflettono sull’adattamento all’andamento<br />

<strong>del</strong>la patologia <strong>di</strong>abetica. Secondo Hampson<br />

(10) le succitate <strong>di</strong>mensioni rappresentano “due facce<br />

<strong>del</strong>la stessa m<strong>ed</strong>aglia”, cioè una componente cognitiva<br />

che riguarda più <strong>di</strong>rettamente la percezione <strong>del</strong>la possibilità<br />

<strong>di</strong> gestire il <strong>di</strong>abete da parte <strong>del</strong> paziente. Diverse<br />

indagini hanno evidenziato che tali convinzioni sono<br />

pre<strong>di</strong>ttive <strong>del</strong>la qualità <strong>di</strong> vita e <strong>del</strong>l’adattamento alla<br />

malattia <strong>del</strong> paziente <strong>di</strong>abetico (17, 24).<br />

Tabella II. Le sette <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive<br />

legate alla malattia <strong>di</strong>abetica, utilizzate per la ricerca,<br />

e organizzate in 3 categorie<br />

BENESSERE/STRESS<br />

1. Interferenza percepita<br />

(con<strong>di</strong>zionamenti, vincoli, limitazioni, ecc.)<br />

2. Gravità percepita<br />

(preoccupazioni, timori, paure, pessimismo per il futuro, ecc)<br />

3. Sostegno/aiuto sociale<br />

(punti <strong>di</strong> riferimento socio-affettivi, dai conoscenti ai centri<br />

me<strong>di</strong>ci)<br />

SUPPORTO RELAZIONALE/CONIUGALE<br />

1. Supporto relazionale positivo<br />

(incoraggiamenti, congratulazioni, accu<strong>di</strong>mento gratificante,<br />

ecc.)<br />

2. Supporto relazionale non funzionale<br />

(insistenze, pressioni, critiche, ecc.)<br />

EFFICACIA<br />

1. Senso <strong>di</strong> auto-efficacia<br />

(fiducia in se stessi nel controllare e gestire il <strong>di</strong>abete e i suoi<br />

effetti)<br />

2. Aspettative riguardo i risultati<br />

(aderenza al trattamento e alle attività salutari pro-<strong>di</strong>abete)<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o, il coping e le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive<br />

sono state concepite come variabili intervenienti che<br />

possono avere la facoltà <strong>di</strong> influenzare aspetti psicologici e<br />

sociali come la qualità <strong>di</strong> vita e l’adattamento psicosociale<br />

alla malattia inteso come raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi rivolti<br />

alla gestione <strong>del</strong>la patologia in senso lato (ve<strong>di</strong> tabella I).<br />

Scopo <strong>del</strong>la ricerca<br />

L’obiettivo <strong>del</strong>la presente ricerca è <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> rispondere<br />

ai seguenti quattro interrogativi:<br />

• Quali sono tra le modalità <strong>di</strong> coping quelle che vengono<br />

utilizzate in prevalenza, in ciascuna <strong>del</strong>le 2 tipologie<br />

<strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici?<br />

• Si rilevano <strong>di</strong>fferenze significative, tra pazienti <strong>di</strong>abetici<br />

<strong>di</strong> tipo1 e 2, nell’uso <strong>del</strong>le modalità <strong>di</strong> coping?<br />

• Si rilevano <strong>di</strong>fferenze significative, tra pazienti <strong>di</strong>abetici<br />

<strong>di</strong> tipo1 e 2, riguardo le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive<br />

legate al <strong>di</strong>abete?<br />

• È possibile in<strong>di</strong>viduare legami tra stili <strong>di</strong> coping e <strong>di</strong>mensioni<br />

socio-cognitive, che favoriscano, in modo rilevante,<br />

la manifestazione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> APS?<br />

Metodo<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

http://gimle.fsm.it<br />

Soggetti<br />

123 soggetti, <strong>di</strong> cui 51 pazienti con <strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo 1, insulino-<strong>di</strong>pendente<br />

(28 donne e 23 uomini) e 72 pazienti<br />

con <strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo 2, acquisito o non insulino-<strong>di</strong>pendente<br />

(43 donne e 29 uomini) con età me<strong>di</strong>a rispettivamente <strong>di</strong><br />

63.7 e 54.9. I soggetti partecipanti alla ricerca sono stati<br />

“reclutati” in parte presso il “Day Hospital Diabetologico”<br />

<strong>del</strong>la Casa <strong>di</strong> cura Villa Tiberia in Roma e in parte presso<br />

il “Servizio per il Diabete” <strong>del</strong>la ASL 1 <strong>di</strong> Napoli. I partecipanti<br />

sono stati informati <strong>del</strong>lo scopo <strong>del</strong>la ricerca e <strong>del</strong>l’interesse<br />

a conoscere <strong>ed</strong> approfon<strong>di</strong>re alcune caratteristiche<br />

<strong>del</strong>le loro modalità <strong>di</strong> fronteggiare la malattia e <strong>del</strong> loro<br />

adattamento alla stessa e alle sue inevitabili conseguenze<br />

psico-sociali.<br />

Proc<strong>ed</strong>ura<br />

Sono stati utilizzati e somministrati in sequenza due<br />

questionari.<br />

• Il “Multi<strong>di</strong>mensional Diabetes Questionnaires”<br />

(MDQ) <strong>di</strong> Talbot e coll., (24), qui presentato nella forma<br />

adattata e tradotta in italiano, è articolato in tre parti.<br />

La prima parte (riferita alla categoria<br />

benessere/stress) comprende 13 item e vuole verificare<br />

la presenza <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>mensioni: interferenza percepita,<br />

gravità percepita e sostegno sociale percepito. La seconda<br />

parte (riferita alla categoria supporto relazionale/coniugale)<br />

prev<strong>ed</strong>e 11 item e intende verificare in<br />

che misura sono presenti supporto relazionale funzionale<br />

e supporto relazionale negativo. Infine, la terza<br />

parte (riferita alla categoria efficacia) che è composta<br />

<strong>di</strong> 13 item, vuole valutare i livelli <strong>di</strong> auto-efficacia percepita<br />

e <strong>del</strong>le aspettative per le conseguenze nel confrontarsi<br />

con la malattia (ve<strong>di</strong> tabella II). Nell’insieme,<br />

il MDQ vuole essere una misura dei processi che in<strong>di</strong>cano<br />

la presenza o meno <strong>di</strong> fattori socio-cognitivi legati<br />

al <strong>di</strong>abete: gli autori hanno concepito un mo<strong>del</strong>lo formato<br />

da 7 <strong>di</strong>mensioni tra loro, in qualche modo, correlate.<br />

La nostra back-version, ad un’analisi <strong>del</strong>la fe<strong>del</strong>tà<br />

a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 6 mesi, ha rilevato per le 7 <strong>di</strong>mensioni<br />

coefficienti <strong>di</strong> correlazione me<strong>di</strong> <strong>di</strong> r = 0.65.<br />

• L’altro questionario impiegato nella ricerca è un’adattamento<br />

<strong>del</strong> “Bernese Mode Coping” (BECOMO) <strong>di</strong><br />

Heim e coll., (12). La versione finale <strong>del</strong>lo strumento,<br />

è la sintesi <strong>di</strong>1500 contributi scientifici pubblicati dal<br />

1983 al 1990 e formalmente riconosciuti dalla National<br />

Library of Me<strong>di</strong>cine. Di questi 1500 iniziali lavori<br />

ne vennero selezionati 12 scelti in quanto utilizzavano


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

http://gimle.fsm.it<br />

definizioni comprensibili <strong>ed</strong> operazionali <strong>del</strong>le modalità<br />

<strong>di</strong> coping. Attraverso un confronto “intergiu<strong>di</strong>ce<br />

multiplo”, furono isolate 26 <strong>di</strong>fferenti modalità <strong>di</strong> coping,<br />

a loro volta sud<strong>di</strong>vise in tre sottocategorie: 8<br />

modalità <strong>di</strong> coping comportamentali, 10 modalità <strong>di</strong><br />

coping cognitive, 8 modalità <strong>di</strong> coping emotive. Il BE-<br />

COMO, in definitiva è un questionario per mezzo <strong>del</strong><br />

quale si possono valutare 26 modalità <strong>di</strong> coping alla<br />

malattia attraverso una scala a cinque punti tipo<br />

Likert. Il BECOMO, sod<strong>di</strong>sfa criteri psicometrici importanti<br />

e infatti, in <strong>di</strong>verse ricerche in cui lo si è usato,<br />

l’atten<strong>di</strong>bilità fra i punteggi è risultata ottima: solo<br />

meno <strong>del</strong>l’11% <strong>del</strong>le intercorrelazioni sono risultate<br />

significative, in<strong>di</strong>cando così l’in<strong>di</strong>pendenza tra le varie<br />

modalità <strong>di</strong> coping. Utilizzato la prima volta con<br />

pazienti malati <strong>di</strong> cancro (in particolare donne con tumore<br />

al seno), lo strumento, come anticipato, è composto<br />

da 26 item che rappresentano 3 <strong>di</strong>verse categorie<br />

<strong>di</strong> coping: comportamentale, cognitivo <strong>ed</strong> emotivo<br />

(ve<strong>di</strong> tabella III).<br />

Risultati e analisi statistica<br />

La finalità <strong>del</strong>la ricerca, come detto, ruota attorno al<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> 4 quesiti principali.<br />

Per quanto riguarda il primo quesito, “Quali sono tra le<br />

26 modalità <strong>di</strong> coping quelle che vengono utilizzate in pre-<br />

B37<br />

valenza, in ciascuna <strong>del</strong>le 2 tipologie <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici?”,<br />

abbiamo utilizzato una serie <strong>di</strong> statistiche descrittive<br />

elaborando i punteggi grezzi ottenuti dal questionario<br />

BCM, per ognuno degli stili <strong>di</strong> coping e per ciascuna <strong>del</strong>le<br />

tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete. Nelle tabelle IV e V riportiamo, separatamente<br />

per ognuno dei due tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete, tutte le statistiche,<br />

enfatizzando in neretto, i 10 stili prevalenti (i più<br />

utilizzati),<br />

Ci è sembrato opportuno evidenziare, per una lettura<br />

più imme<strong>di</strong>ata, le graduatorie <strong>di</strong> prevalenza degli stili <strong>di</strong><br />

coping per ciascuna <strong>del</strong>le due tipologie <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici,<br />

riportando in grafico i dati su riportati: abbiamo<br />

ritenuto utilizzare, a questo fine, degli istogrammi tri<strong>di</strong>mensionali<br />

che riportiamo <strong>di</strong> seguito e in sequenza (ve<strong>di</strong><br />

figure1 e 2).<br />

Per rispondere al secondo interrogativo: “Si rilevano<br />

<strong>di</strong>fferenze significative, tra il gruppo <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici<br />

<strong>di</strong> tipo1 e il gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 2, nell’uso <strong>del</strong>le<br />

modalità <strong>di</strong> coping?”, abbiamo utilizzato un’analisi<br />

<strong>del</strong>la varianza univariata tra gruppi (le 2 tipologie <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>abete sono i fattori <strong>di</strong> gruppo o variabili in<strong>di</strong>pendenti).<br />

La <strong>di</strong>fferenza tra le due tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete è risultata significativa<br />

a favore <strong>del</strong> gruppo dei pazienti <strong>di</strong>abetici tipo1,<br />

con una F = 11.92 pari ad una p = 0.0014 < 0.05. Nel<br />

grafico sotto (v<strong>ed</strong>ere figura 3) è possibile apprezzare sia<br />

la <strong>di</strong>fferenza globale tra i due gruppi nell’utilizzo <strong>del</strong>le<br />

modalità <strong>di</strong> coping, sia le singole <strong>di</strong>fferenze tra ciascuna<br />

<strong>del</strong>le modalità.<br />

Tabella III. Le 26 modalità <strong>di</strong> coping utilizzate per la ricerca e raggruppate in 3 categorie<br />

COPING COMPORTAMENTALE<br />

1. Diversione comportamentale (vengono attuate una o più attività <strong>di</strong>straenti)<br />

2. Altruismo (vengono privilegiate le esigenze altrui a scapito <strong>del</strong>le proprie)<br />

3. Evitamento attivo (non vengono sottovalutati i necessari interventi me<strong>di</strong>ci specialistici)<br />

4. Compensazione (fare qualsiasi cosa <strong>di</strong> piacevole:acquistare, mangiare, bere alcolici, ecc.)<br />

5. Attività costruttive (programmare <strong>di</strong> fare qualcosa, ritenuto utile e funzionale)<br />

6. Isolamento sociale (il bisogno <strong>di</strong> rimanere soli per ricaricarsi, per riflettere,ecc.)<br />

7. Contrastare (cercare informazioni utili e aiuto per migliorare l’esito <strong>del</strong>la terapia)<br />

8. Attenzione e cura (sentirsi presi in carico, essere ascoltati, avere un supporto)<br />

COPING COGNITIVO<br />

1. Diversione cognitiva (l’attenzione viene in<strong>di</strong>rizzata verso aspetti <strong>di</strong>versi dalla malattia)<br />

2. Accettazione-Stoicismo (la malattia è accettata con pazienza, come un segno <strong>del</strong> destino)<br />

3. Dissimulazione (il <strong>di</strong>abete non è preso seriamente ma negato, minimizzato e/o ignorato)<br />

4. Auto-controllo (si trasmette agli altri un atteggiamento ferreo <strong>di</strong> controllo sulla malattia)<br />

5. Analisi <strong>del</strong> problema (analisi cognitiva <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete e <strong>del</strong>le sue conseguenze)<br />

6. Relativizzazione (considerare il proprio destino, tutto sommato, fortunato rispetto ad altri)<br />

7. Religiosità (la religione come supporto per tollerare la malattia mandata dal buon Dio)<br />

8. Rimuginazione (la malattia <strong>di</strong>venta un “ossessione” attorno a cui la mente gira e rigira)<br />

9. Dare un senso/significato (una possibilità <strong>di</strong> cambiare i propri valori, la propria visione)<br />

10.Valorizzazione (si è convinti dei propri atteggiamenti positivi nei confronti <strong>del</strong>la malattia)<br />

COPING EMOTIVO<br />

1. Ribellione (si manifesta resistenza, protesta e fasti<strong>di</strong>o nei confronti <strong>del</strong>la malattia)<br />

2. Manifestazione emotiva (si manifesta abbattimento, paura, rabbia, rassegnazione, <strong>di</strong>sperazione; altre volte coraggio, amore per la vita<br />

e speranza)<br />

3. Repressione (vengono manifestati esclusivamente sentimenti <strong>di</strong> adeguatezza)<br />

4. Ottimismo (fiducia sul fatto che il momento <strong>di</strong> crisi passerà)<br />

5. Collaborazione passiva (ci si affida alle cure <strong>di</strong> altri, <strong>di</strong> persone qualificate)<br />

6. Rassegnazione/fatalismo (si assume un atteggiamento senza speranza alcuna ormai)<br />

7. Auto-accusa (ci si rimprovera per aver fatto qualche errore che adesso va espiato)<br />

8. Reazione rabbiosa (viene dato libero sfogo a espressioni <strong>di</strong> rabbia, <strong>di</strong> irritazione, <strong>di</strong> collera)


B38<br />

Tabella IV. Statistiche descrittive per il gruppo <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 1<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

http://gimle.fsm.it<br />

STILI DI COPING MEDIA VARIANZA DEV.STD. ERRORE STANDARD<br />

Diversione comportamentale 2.00 1.90 1.37 .30<br />

Comportamento altruistico 2.38 1.54 1.24 .27<br />

Evitamento attivo 1.76 .19 .43 .09<br />

Compensazione .28 .21 .46 .10<br />

Attività costruttive 1.52 .26 .51 .11<br />

Isolamento sociale 2.19 1.66 1.28 .28<br />

Comportamento <strong>di</strong> contrasto 2.19 1.66 1.28 .28<br />

Comport. <strong>di</strong> attenzione e cura 2.76 1.09 1.<strong>04</strong> .22<br />

Diversione cognitiva 3.09 .99 .99 .21<br />

Accettazione/stoicismo 2.95 .74 .86 .18<br />

Dissimulazione 2.38 1.34 1.16 .25<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> controllo 2.38 1.74 1.32 .28<br />

Analisi <strong>del</strong> problema 2.76 1.09 1.<strong>04</strong> .22<br />

Relativizzare 3.52 .26 .51 .11<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> religiosità 2.19 2.06 1.43 .31<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> ruminazione 2.19 1.66 1.28 .28<br />

Dare un senso/significato 2.57 2.15 1.46 .32<br />

Valorizzare 2.09 1.19 1.09 .23<br />

Ribellione 2.47 1.16 1.07 .23<br />

Manifestazione emotiva .66 .63 .79 .17<br />

Tendenza a sopprimere 2.33 1.43 1.19 .26<br />

Tendenza all’ottimismo 3.61 .64 .80 .17<br />

Collaborazione passiva 2.19 .86 .92 .20<br />

Tendenza alla rassegnazione 2.57 2.15 1.46 .32<br />

Tendenza ad auto accusarsi 1.23 .69 .83 .18<br />

Reazione rabbiosa 3.09 1.59 1.26 .27<br />

Legenda. Il grafico, un istogramma tri<strong>di</strong>mensionale, si rapporta ai valori<br />

me<strong>di</strong> che sono stati ricavati dai punteggi dati alle domande <strong>del</strong><br />

questionario BCM<br />

Figura 1. Modalità <strong>di</strong> coping che i pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo<br />

1 o insulino <strong>di</strong>pendenti utilizzano prevalentemente<br />

Legenda. Il grafico, un istogramma tri<strong>di</strong>mensionale, si rapporta ai valori<br />

me<strong>di</strong> che sono stati ricavati dai punteggi dati alle domande <strong>del</strong><br />

questionario BCM<br />

Figura 2. Modalità <strong>di</strong> coping che i pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo<br />

2 o non-insulino <strong>di</strong>pendenti utilizzano prevalentemente


G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

http://gimle.fsm.it<br />

Tabella V. Statistiche descrittive per il gruppo <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 2<br />

STILI DI COPING MEDIA VARIANZA DEV.STD. ERRORE STANDARD<br />

Diversione comportamentale 2.55 2.13 1.46 .32<br />

Comportamento altruistico 1.65 1.10 1.05 .23<br />

Evitamento attivo 1.80 .69 .83 .18<br />

Compensazione .85 1.29 1.13 .25<br />

Attività costruttive 1.35 1.18 1.08 .24<br />

Isolamento sociale 2.10 1.25 1.11 .25<br />

Comportamento <strong>di</strong> contrasto 1.70 1.90 1.38 .30<br />

Comport. <strong>di</strong> attenzione e cura 1.10 .93 .96 .21<br />

Diversione cognitiva 2.45 .68 .82 .18<br />

Accettazione/stoicismo 2.85 1.39 1.18 .26<br />

Dissimulazione 2.35 .87 .93 .20<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> controllo 1.45 2.05 1.43 .32<br />

Analisi <strong>del</strong> problema 1.00 1.47 1.21 .27<br />

Relativizzare 2.90 .93 .96 .21<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> religiosità 2.45 2.05 1.43 .32<br />

Atteggiamento <strong>di</strong> ruminazione .75 1.14 1.06 .23<br />

Dare un senso/significato .75 1.14 1.06 .23<br />

Valorizzare 1.50 2.05 1.43 .32<br />

Ribellione 1.50 1.31 1.14 .25<br />

Manifestazione emotiva 1.20 2.06 1.43 .32<br />

Tendenza a sopprimere 2.00 2.10 1.45 .32<br />

Tendenza all’ottimismo 2.30 .95 .97 .21<br />

Collaborazione passiva 1.65 1.71 1.30 .29<br />

Tendenza alla rassegnazione 1.60 2.14 1.46 .32<br />

Tendenza ad auto accusarsi .85 .97 .98 .22<br />

Reazione rabbiosa 1.35 1.71 1.30 .29<br />

Anche per rispondere al terzo quesito: “Si rilevano <strong>di</strong>fferenze<br />

significative, tra pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 1 e 2, riguardo<br />

le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive legate al <strong>di</strong>abete?”,<br />

abbiamo utilizzato la proc<strong>ed</strong>ura statistica <strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong>la<br />

varianza univariata tra gruppi, (le tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete sono<br />

i fattori <strong>di</strong> gruppo o variabile in<strong>di</strong>pendente). L’analisi statistica<br />

ha dato il seguente risultato: la <strong>di</strong>fferenza tra tipologie<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>abete non è risultata essere significativa avendo ottenuto<br />

una F = 0,068 equivalente ad una p = 0,796. Il dato su<br />

descritto e le <strong>di</strong>fferenze tra le sette <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive<br />

nei due gruppi <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici, possiamo apprezzarli<br />

nel grafico che abbiamo preparato nella figura 4.<br />

Nel tentativo <strong>di</strong> rispondere in modo esauriente al 4°<br />

quesito, “È possibile in<strong>di</strong>viduare legami forti tra stili <strong>di</strong><br />

coping e <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive che favoriscono, in<br />

modo rilevante, la manifestazione <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> APS?”, e<br />

poiché la finalità <strong>del</strong>la nostra ricerca è <strong>di</strong> “natura esplorativa”,<br />

abbiamo analizzato 2 <strong>di</strong>stinte matrici <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze,<br />

una per ciascun gruppo, ricavate dai dati grezzi <strong>di</strong> tutte le<br />

variabili (26 stili <strong>di</strong> coping e 7 <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive)<br />

per verificare la presenza <strong>di</strong> legami o correlazioni impor-<br />

B39<br />

tanti tra <strong>di</strong> esse. Come si può evincere dalla attenta lettura<br />

e analisi <strong>del</strong>le matrici <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze riportate nelle due tabelle<br />

VI e VII, le correlazioni tra stili <strong>di</strong> coping e <strong>di</strong>mensioni<br />

socio-cognitive, sono <strong>di</strong>versificate nelle due tipologie<br />

<strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici.<br />

Risulta evidente che le inter<strong>di</strong>pendenze tra coping e <strong>di</strong>mensioni<br />

socio-cognitve nei due gruppi <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici<br />

sono notevolmente <strong>di</strong>verse: queste <strong>di</strong>ssimilarità riguardano<br />

le <strong>di</strong>stanze tra le singole variabili (coping e <strong>di</strong>mensioni<br />

socio-cognitive) e le corrispondenti tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete.<br />

I risultati hanno evidenziato <strong>di</strong>verse inter<strong>di</strong>pendenze “forti”<br />

tra alcuni stili <strong>di</strong> coping e alcune <strong>di</strong>mensioni: le <strong>di</strong>stanze<br />

esprimono il grado con cui gli effetti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione <strong>del</strong> coping<br />

possono avere più o meno effetto. È per questo motivo che<br />

facciamo uso <strong>del</strong> concetto <strong>di</strong> coping e <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione sociocognitiva<br />

che favoriscono o meno (“favorevole/non-favorevole”)<br />

la manifestazione <strong>di</strong> adattamento psicosociale.<br />

In particolare, gli stili o modalità che risultano favorire<br />

un migliore adattamento sociale nei pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo<br />

1 sono: evitamento attivo, compensazione e attenzione/cura<br />

(3 stili <strong>di</strong> coping comportamentale); accettazio-


B40<br />

G Ital M<strong>ed</strong> Lav Erg 2007; 29:3, Suppl B, Psicol<br />

http://gimle.fsm.it<br />

Tabella VI. Matrice <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze: gruppo dei pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 1. Metodo <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze euclidee<br />

DSC. Interferenza Gravità Sostegno Supporto Supporto Auto- Aspettative<br />

COPING percepita percepita sociale relazion (+) relazion (–) efficacia x risultato<br />

1 6.51 5.09 7.14 6.44 5.82 6.80 5.40<br />

2 6.78 6.70 7.07 7.02 5.26 7.38 7.24<br />

3 4.29 6.60 6.30 6.53 5.76 4.70 5.14<br />

4 5.82 6.61 4.19 4.63 6.10 4.12 5.02<br />

5 5.67 7.15 7.44 7.71 5.60 7.<strong>04</strong> 7.41<br />

6 6.14 5.13 7.56 6.94 6.<strong>04</strong> 6.90 5.56<br />

7 6.14 5.13 7.56 6.94 6.<strong>04</strong> 6.90 5.56<br />

8 5.64 5.15 6.42 5.80 5.77 5.39 3.97<br />

9 5.56 5.11 8.09 7.60 6.71 7.02 5.84<br />

10 6.26 7.44 3.79 4.71 4.93 4.70 6.08<br />

11 6.46 6.73 7.66 7.82 6.92 7.72 7.91<br />

12 5.74 5.30 7.86 7.37 6.29 6.95 5.81<br />

13 5.64 5.15 6.42 5.80 5.77 5.39 3.97<br />

14 5.67 7.15 7.44 7.71 5.60 7.<strong>04</strong> 7.41<br />

15 6.86 4.61 7.24 6.36 6.17 7.07 5.38<br />

16 6.14 5.13 7.56 6.94 6.<strong>04</strong> 6.90 5.56<br />

17 5.42 5.52 8.02 7.66 6.50 6.94 6.05<br />

18 4.16 6.26 7.38 7.50 6.84 5.74 5.87<br />

19 5.88 5.03 7.13 6.46 5.89 6.27 4.78<br />

20 4.53 6.83 6.63 7.10 6.94 5.42 6.31<br />

21 6.64 6.34 7.24 7.03 5.43 7.31 6.87<br />

22 4.81 7.65 5.80 6.60 5.09 5.07 6.48<br />

23 6.74 4.37 5.41 4.41 6.81 5.39 3.68<br />

24 5.42 5.52 8.02 7.66 6.50 6.94 6.05<br />

25 7.23 4.39 6.47 5.41 6.22 6.71 4.88<br />

26 6.59 5.25 5.24 4.51 5.72 5.27 4.07<br />

Legenda. Le misure esprimono prossimità (quanto più gli in<strong>di</strong>ci numerici sono bassi) tra le variabili Coping e DSC. (Dimensioni Socio-Cognitive).<br />

Gli in<strong>di</strong>ci numerici in “neretto” in<strong>di</strong>cano sia le inter<strong>di</strong>pendenze più forti che le modalità <strong>di</strong> coping più favorevoli; i dati in “corsivo” in<strong>di</strong>cano<br />

legami deboli e tra coping e <strong>di</strong>mensioni.<br />

Figura 3. Analisi <strong>del</strong>la varianza univariata tra gruppi. Grafico <strong>del</strong>l’andamento dei trend<br />

degli stili <strong>di</strong> coping all’interno dei due gruppi <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete<br />

Legenda. Grafico <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze,<br />

tra pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo1 e 2,<br />

nell’uso <strong>del</strong>le modalità <strong>di</strong> coping.<br />

Sull’asse <strong>del</strong>l’ascissa (X) sono riportate<br />

in maiuscolo le modalità <strong>di</strong> coping<br />

che presentano le <strong>di</strong>fferenze<br />

più rilevanti tra i due gruppi.


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Tabella VII. Matrice <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze: gruppo dei pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 2. Metodo <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stanze euclidee<br />

DSC. Interferenza Gravità Sostegno Supporto Supporto Auto- Aspettative<br />

COPING percepita percepita sociale relazion (+) relazion (–) efficacia x risultato<br />

1 6.90 6.85 6.43 5.69 5.98 4.10 6.929681<br />

2 5.81 5.87 5.28 5.12 5.85 3.79 6.43<br />

3 6.80 5.44 5.88 6.76 7.36 5.83 4.96<br />

4 4.51 6.01 4.55 5.03 4.72 6.11 6.08<br />

5 6.39 6.56 6.54 6.19 6.26 5.34 6.97<br />

6 6.23 6.92 7.07 6.21 5.46 6.61 6.31<br />

7 6.01 7.09 5.86 4.61 4.59 4.86 6.97<br />

8 5.42 6.09 5.03 5.64 5.63 6.17 5.50<br />

9 6.63 7.07 5.75 5.51 5.78 5.82 7.30<br />

10 7.70 6.19 7.01 6.12 6.29 6.76 6.73<br />

11 5.72 7.00 5.76 5.91 6.24 3.84 6.31<br />

12 6.38 6.32 6.28 5.24 5.47 5.61 5.26<br />

13 6.26 6.33 6.69 6.12 5.33 7.17 6.18<br />

14 6.85 6.53 6.12 6.09 6.44 4.48 6.72<br />

15 7.38 7.<strong>04</strong> 6.81 6.42 7.09 5.31 5.20<br />

16 6.60 5.52 6.59 6.26 5.59 6.62 6.69<br />

17 5.99 5.12 5.84 5.61 5.06 6.28 6.64<br />

18 6.38 5.21 5.31 5.01 5.06 6.49 6.41<br />

19 7.00 5.10 6.13 6.19 6.07 7.27 5.19<br />

20 6.71 6.45 6.96 5.80 5.66 5.78 5.72<br />

21 6.62 6.03 6.42 5.91 6.34 5.41 5.59<br />

22 6.29 6.78 5.14 4.29 4.73 6.11 5.67<br />

23 5.94 4.79 5.71 5.76 5.28 7.23 5.99<br />

24 6.94 6.34 6.82 5.95 6.09 6.51 5.41<br />

25 6.80 6.44 7.23 6.74 6.33 7.54 5.30<br />

26 6.36 6.91 7.11 6.03 5.40 7.97 5.28<br />

Legenda. Le misure esprimono prossimità (quanto più gli in<strong>di</strong>ci numerici sono bassi) tra le variabili Coping e DSC. (Dimensioni Socio-Cognitive).<br />

Gli in<strong>di</strong>ci numerici in “neretto” in<strong>di</strong>cano sia le inter<strong>di</strong>pendenze più forti che le modalità <strong>di</strong> coping più favorevoli; i dati in “corsivo” in<strong>di</strong>cano<br />

legami deboli e tra coping e <strong>di</strong>mensioni.<br />

Figura 4. Analisi <strong>del</strong>la varianza univariata tra gruppi. Grafico <strong>del</strong>l’andamento dei trend<br />

<strong>del</strong>le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive nei 2 gruppi <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici<br />

B41<br />

Legenda. Grafico <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fferenze,<br />

tra pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo1 e 2,<br />

<strong>del</strong>le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive legate<br />

al <strong>di</strong>abete. Sull’asse <strong>del</strong>l’ascissa<br />

(X) sono riportate in maiuscolo<br />

le <strong>di</strong>mensioni che presentano le <strong>di</strong>fferenze<br />

più rilevanti tra i 2 gruppi.


B42<br />

ne/stoicismo, analisi <strong>del</strong> problema e valorizzazione (3 stili<br />

<strong>di</strong> coping cognitivo); ribellione, manifestazione emotiva,<br />

ottimismo, e reazione collerica (4 stili <strong>di</strong> fronteggiamento<br />

<strong>di</strong> natura emotiva). Queste modalità <strong>di</strong> coping correlano in<br />

modo rilevante, nell’or<strong>di</strong>ne, coi seguenti fattori socio-cognitivi:<br />

auto-efficacia, aspettative per il risultato, supporto<br />

relazionale positivo, sostegno sociale, gravità percepita,<br />

interferenza percepita e supporto relazionale negativo.<br />

Gli stili o modalità <strong>di</strong> coping che risultano favorire la manifestazione<br />

<strong>di</strong> processi <strong>di</strong> adattamento sociale nei pazienti<br />

<strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo 2 sono: altruismo, compensazione, contrastare<br />

e attenzione/cura (4 stili <strong>di</strong> coping <strong>di</strong> natura comportamentale);<br />

dare un senso, relativizzare e <strong>di</strong>versione mentale (3<br />

stili <strong>di</strong> natura cognitiva); valorizzazione, ribellione, ottimismo,<br />

collaborazione passiva e reazione collerica (5 stili <strong>di</strong><br />

fronteggiamento <strong>di</strong> natura emotiva). Prese insieme queste<br />

modalità <strong>di</strong> coping correlano favorevolmente, nell’or<strong>di</strong>ne, sui<br />

seguenti fattori socio-cognitivi: auto-efficacia, aspettative per<br />

il risultato, supporto relazionale positivo, supporto relazionale<br />

negativo, sostegno sociale, gravità percepita, auto-efficacia.<br />

Nell’insieme le modalità e le <strong>di</strong>mensioni ritenute “meno<br />

favorevoli” incidono soprattutto nel frenare la manifestazione<br />

e lo sviluppo dei processi <strong>di</strong> APS.<br />

Discussione e conclusioni<br />

Il coping, nel mo<strong>del</strong>lo qui adottato, è concepito come<br />

una variabile interveniente che, insieme all’azione <strong>di</strong> alcuni<br />

fattori socio-cognitivi, può ricoprire tre funzioni nei confronti<br />

<strong>del</strong>l’APS: prevenzione, ammortizzazione, recupero.<br />

Alcuni stili <strong>di</strong> coping (primo quesito) sono chiaramente<br />

compresenti, ossia alcune modalità le ritroviamo sia nel<br />

gruppo dei <strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo1 che nel gruppo <strong>di</strong> tipo 2, anche<br />

se non nello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> prevalenza (come si può<br />

evincere dalla lettura <strong>del</strong>le tabelle IV e V e dei grafici nelle<br />

figure 1 e 2): Ottimismo, Relativizzazione, Diversione<br />

mentale, Accettazione/Stoicismo.<br />

Rispetto ai dati consolidati <strong>del</strong>la letteratura in merito e<br />

avendo noi utilizzato un ulteriore classificazione degli stili <strong>di</strong><br />

coping, classificazione che risulta trasversale alla prec<strong>ed</strong>ente,<br />

possiamo osservare che non tutte le strategie <strong>di</strong> coping <strong>di</strong><br />

natura emotiva utilizzate dai pazienti <strong>del</strong>la nostra ricerca, risultano<br />

evitanti e passive: ottimismo, ribellione e reazione<br />

rabbiosa. D’altra parte tutti gli stili <strong>di</strong> coping cognitivi e<br />

comportamentali, risultano in base ai dati da noi raccolti,<br />

adattivi e orientati attivamente alla soluzione <strong>del</strong> problema.<br />

Relativamente al secondo quesito, abbiamo riscontrato<br />

una <strong>di</strong>fferenza significativa a favore <strong>del</strong> gruppo dei <strong>di</strong>abetici<br />

<strong>di</strong> tipo 1: nello specifico sono do<strong>di</strong>ci le <strong>di</strong>fferenze rilevanti<br />

tra coppie omologhe <strong>di</strong> modalità <strong>di</strong> coping (ve<strong>di</strong> grafico<br />

nella figura 3) e due <strong>di</strong> esse, Ottimismo e Relativizzazione,<br />

sono tra le 4 succitate modalità <strong>di</strong> coping compresenti<br />

nei due gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abetici.<br />

Vorremmo ricordare che, nella nostra ricerca, i pazienti<br />

<strong>di</strong>abetici <strong>di</strong> tipo1 presentavano una durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> storia<br />

<strong>di</strong> malattia <strong>di</strong> 57 anni contro i 14 anni dei pazienti con<br />

<strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo 2: questo è un punto da non sottovalutare e<br />

può spiegare, almeno in via ipotetica, il perché <strong>del</strong>la notevole<br />

<strong>di</strong>fferenza negli stili <strong>di</strong> coping tra i due gruppi. Con il<br />

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tempo si impara a fronteggiare la malattia cronica: certe<br />

modalità <strong>di</strong> fronteggiamento si consolidano e con esse si<br />

raggiungono notevoli livelli <strong>di</strong> adattamento. Nel gruppo <strong>di</strong><br />

pazienti <strong>di</strong>abetici tipo 2, forse a causa dei tempi <strong>di</strong> malattia<br />

meno lunghi e <strong>del</strong>la particolare rappresentazione mentale<br />

(20) (i pazienti <strong>di</strong>abetici non insulino-<strong>di</strong>pendenti, infatti,<br />

mostrano un livello <strong>di</strong> consapevolezza <strong>del</strong>la malattia<br />

e <strong>del</strong>le cause abbastanza appropriate (10)), il fronteggiamento<br />

risulta ancora abbastanza instabile e un adattamento<br />

psicosociale sod<strong>di</strong>sfacente ancora lontano. Inoltre fattori<br />

come l’occupazione lavorativa, le con<strong>di</strong>zioni economiche,<br />

le <strong>di</strong>namiche familiari e la vita sociale giocano un ruolo<br />

fondamentale nel frenare, in questa tipologia <strong>di</strong> pazienti,<br />

un processo <strong>di</strong> adattamento emotivo completo in grado<br />

<strong>di</strong> influenzare la loro qualità <strong>di</strong> vita.<br />

Per ciò che riguarda il terzo quesito, riguardante i fattori<br />

o <strong>di</strong>mensioni socio-cognitivi, che nella presente ricerca<br />

sono concettualizzati come variabile interveniente, non<br />

abbiamo rilevato, confrontando le due tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete,<br />

<strong>di</strong>fferenze significative, nonostante che 2 <strong>di</strong>mensioni, Sostegno<br />

sociale e Supporto relazionale positivo figurino ben<br />

<strong>di</strong>fferenziate nei due gruppi (ve<strong>di</strong> grafico nella figura 4).<br />

Pertanto, riteniamo necessario prev<strong>ed</strong>ere ulteriori indagini<br />

sulle specifiche <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive. A proposito <strong>di</strong><br />

quest’ultime, quando i punteggi <strong>del</strong>la interferenza percepita<br />

e <strong>del</strong> supporto relazionale negativo sono bassi e i punteggi<br />

sui restanti processi sono alti, si può ipotizzare la presenza<br />

<strong>di</strong> benessere o assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stress. I risultati, come<br />

già affermato, in<strong>di</strong>cano forti <strong>ed</strong> inequivocabili inter<strong>di</strong>pendenze<br />

tra alcune <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive e alcuni stili<br />

<strong>di</strong> coping, anche se con notevoli <strong>di</strong>fferenze per entrambe le<br />

tipologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete: uno dei punti in comune riguarda la<br />

correlazione forte che ritroviamo tra strategie <strong>di</strong> coping attive<br />

e alti livelli <strong>di</strong> autoefficacia e tra strategie passive e<br />

bassi livelli <strong>di</strong> autoefficacia.<br />

Nell’insieme, quin<strong>di</strong>, i dati che abbiamo ottenuto, fotografano<br />

un panorama abbastanza <strong>di</strong>versificato tra le modalità<br />

<strong>di</strong> coping utilizzate dai due gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>abetici e invalidano<br />

la cr<strong>ed</strong>enza <strong>di</strong>ffusa che il coping caratterizzato dal<br />

negare/reprimere/ignorare le emozioni negative può contribuire<br />

a tenere a <strong>di</strong>stanza lo stress: più correttamente, tali<br />

strategie passive/evitanti abbassano il livello <strong>di</strong> ansia e<br />

depressione e aiutano a mantenere l’equilibrio <strong>di</strong> fronte ai<br />

compiti adattivi richiesti dalla malattia, ma a breve termine<br />

e pagando un prezzo considerevole in futuro (15). Risulta<br />

anche evidente che alcune modalità <strong>di</strong> coping, come<br />

accennato, non solo non possi<strong>ed</strong>ono le tipiche caratteristiche<br />

<strong>di</strong> “ammortizzatore iniziale” ma aumentano probabilmente<br />

le esperienze negative <strong>di</strong> natura emotiva. Inoltre,<br />

l’azione e l’incidenza <strong>del</strong> coping,uno fra gli aspetti più importanti<br />

da considerare, variano nel tempo e ciò potrebbe<br />

mo<strong>di</strong>ficare <strong>di</strong> non poco i risultati ottenuti in questa e in altre<br />

ricerche che non hanno privilegiato una metodologia<br />

longitu<strong>di</strong>nale. Tale metodologia, che auspichiamo possa<br />

essere impiegata in successive più approfon<strong>di</strong>te ricerche<br />

sul tema, avrebbe permesso <strong>di</strong> determinare i reciproci effetti<br />

tra coping e fattori socio-cognitivi, le <strong>di</strong>fferenti fasi<br />

evolutive <strong>del</strong>l’adattamento e i <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> <strong>del</strong>la malattia.<br />

Vorremmo soffermarci, in ultima analisi, su alcune caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la presente ricerca. Innanzitutto abbiamo


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sod<strong>di</strong>sfatto l’esigenza <strong>di</strong> controllare nei processi <strong>di</strong> adattamento<br />

psicosociale dei pazienti <strong>di</strong>abetici il ruolo pre<strong>di</strong>ttivo<br />

<strong>del</strong>le variabili socio-demografiche, genere <strong>ed</strong> età. Nel primo<br />

caso, per esempio, le <strong>di</strong>fferenze riscontrate (generalmente le<br />

femmine riportano punteggi più bassi nell’adattamento psicosociale<br />

rispetto ai maschi) sono attribuibili ad una modalità<br />

“specifica <strong>del</strong> genere” <strong>di</strong> risposta allo stress (20).<br />

Nel caso <strong>del</strong>l’età, essendo il <strong>di</strong>abete <strong>di</strong> tipo II un <strong>di</strong>sturbo<br />

cronico-degenerativo, che si sviluppa me<strong>di</strong>amente dopo<br />

i 40 anni, risulta che con il progre<strong>di</strong>re degli anni aumenta la<br />

possibilità <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> complicanze invalidanti e la necessità<br />

<strong>di</strong> rendere più severo il proprio regime <strong>di</strong>eteticocomportamentale,<br />

situazioni che spesso sostengono e partecipano<br />

allo sviluppo <strong>di</strong> sindromi ansiose-depressive (20).<br />

In conclusione i risultati <strong>del</strong>la presente ricerca, da un lato,<br />

suggeriscono il bisogno <strong>di</strong> comprendere sempre <strong>di</strong> più e<br />

sempre meglio le <strong>di</strong>mensioni socio-cognitive all’interno dei<br />

processi <strong>di</strong> autoregolazione <strong>di</strong> pazienti con una patologia<br />

cronico-degenerativa come nel caso <strong>del</strong> <strong>di</strong>abete e dall’altro,<br />

sottolineano l’esigenza <strong>di</strong> ulteriori ricerche con piani sperimentali<br />

longitu<strong>di</strong>nali e strumenti mirati che chiariscano i tipi<br />

<strong>di</strong> relazione intercorrenti tra le <strong>di</strong>fferenti variabili (25).<br />

I fattori che me<strong>di</strong>ano il processo <strong>di</strong> APS possono essere<br />

sia intrapsichici (cognitivi <strong>ed</strong> emotivi) che socio-comportamentali.<br />

Tutti i pazienti con malattia cronica tendono a confrontarsi<br />

con numerose pressioni, ma <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> loro possono<br />

fallire nell’obiettivo <strong>di</strong> adattarsi. Diviene quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> cruciale<br />

importanza comprendere, accuratamente, in quale<br />

modo la qualità <strong>di</strong> vita dei pazienti <strong>di</strong>abetici è influenzata<br />

sia dagli stili <strong>di</strong> coping personali che dai peculiari fattori socio-cognitivi<br />

e come questi possono essere migliorati.<br />

Nel complesso i risultati che abbiamo ottenuto, confermano<br />

i dati <strong>di</strong> quelle ricerche che affermano che fronteggiare<br />

il <strong>di</strong>abete è completamente <strong>di</strong>fferente da tutte le altre<br />

malattie croniche, essendo una <strong>del</strong>le pochissime che offre<br />

la possibilità ai pazienti <strong>di</strong> gestirla e controllarla, e abitua<br />

le persone a confrontarcisi in modo attivo e orientato alla<br />

soluzione <strong>del</strong> problema, anche quando la malattia può andare<br />

incontro a complicanze (15). Di conseguenza, dobbiamo<br />

pensare come aiutare il paziente <strong>di</strong>abetico a migliorare<br />

la gestione <strong>del</strong>la sua malattia e la sua qualità <strong>di</strong> vita:<br />

interventi <strong>di</strong> natura clinica, come l’impiego <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong><br />

intervento finalizzate ad aiutare i pazienti a migliorare il<br />

proprio bagaglio <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong> fronteggiamento (con particolare<br />

attenzione ai fattori socio-cognitivi <strong>di</strong> sostegno sociale<br />

e <strong>di</strong> supporto emotivo), prevalentemente attraverso<br />

l’addestramento alle abilità <strong>di</strong> problem-solving, <strong>di</strong> comunicazione<br />

assertiva, <strong>di</strong> risoluzione dei conflitti, e tecniche<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione cognitivo-comportamentale (21).<br />

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Richiesta estratti: Vincenzo Poerio, via Cesare Baronio, 76 - 00179 Roma, Italy- Tel. e Fax 06- 30893972 - E-mail: vincenzo<strong>poerio</strong>@yahoo.com

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