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Unità 4 Via della Realtà<br />

Unità 4.1 Nella casa dello storico<br />

Unità 4.1 Nella casa dello storico 1<br />

Nome .................................. Cognome .................................. Classe ........... Data ...........<br />

Valerio Massimo Manfredi<br />

Gli ultimi giorni dell’impero romano<br />

Nel 476 d.C. il generale barbaro Odoacre<br />

depone l’ultimo imperatore romano<br />

d’Occidente, il tredicenne Romolo<br />

Augusto, relegandolo in esilio nell’isola<br />

di Capri. Un manipolo di legionari<br />

leali alla causa di Roma lo libera e lo<br />

conduce in Britannia, dopo un avventuroso<br />

e pericoloso viaggio tra le regioni<br />

dell’Europa devastate dai barbari.<br />

Questa la trama del romanzo L’ultima<br />

legione (2003) di Valerio Massimo Manfredi<br />

(nato nel 1946), scrittore appas-<br />

Dertona, campo della Legione Nova Invicta Anno Domini 476, ab Urbe condita<br />

1229 1<br />

La luce cominciò a penetrare la nube che copriva la valle, e i cipressi si ersero<br />

d’un tratto come sentinelle sul crinale dei colli. Un’ombra curva sotto un<br />

fascio di sterpi apparve al limitare di un campo di stoppie 2 e subito si dileguò<br />

come un sogno. Il canto d’un gallo risuonò in quel momento da un casolare lontano<br />

annunciando un giorno grigio e livido, poi si spense come se la nebbia lo<br />

avesse inghiottito. Solo voci d’uomini attraversavano la bruma 3 .<br />

«Fa freddo.»<br />

«E questa umidità penetra le ossa.»<br />

«È la nebbia. Non ho mai visto in vita mia una nebbia così fitta.»<br />

«Già. E non hanno ancora portato il rancio.»<br />

«Forse non c’è rimasto più nulla da mangiare.»<br />

«E nemmeno un po’ di vino per riscaldarci.»<br />

«E non riceviamo la paga da tre mesi.»<br />

«Io non ne posso più, non sopporto più questa situazione. Imperatori che cambiano<br />

quasi ogni anno, i barbari in tutti i posti di comando e ora l’assurdità più<br />

1. Dertona … 1229: la vicenda si svolge a Dertona, in<br />

Piemonte, nel campo militare della Nuova invincibile<br />

legione, nell’anno del Signore 476 (dopo Cristo), 1229<br />

anni dopo la fondazione di Roma (avvenuta nel 753<br />

avanti Cristo). Presso i romani, la legione era un’unità<br />

sionato di archeologia e storia che ambienta<br />

i suoi romanzi nell’antica Grecia,<br />

a Roma e in Egitto, rispettando<br />

fedelmente l’ambientazione geografica<br />

e la veridicità degli eventi e dei personaggi.<br />

È una mattina come tutte le<br />

altre nell’accampamento romano della<br />

Nova Legione Invicta. I soldati stanno<br />

per smontare dal loro turno di guardia<br />

quando improvvisamente un’orda<br />

di barbari squarcia la nebbia e appare<br />

minacciosa all’orizzonte…<br />

tattica e organica dell’esercito.<br />

2. stoppie: residui erbosi che rimangono dopo la<br />

mietitura.<br />

3. bruma: nebbia, foschia.<br />

NARRATIVA<br />

Pagina liberamente fotocopiabile per chi ha in adozione il volume di D. Cerrito - R. Messineo, Strade. Le vie dei testi


2 Testi di verifica - Unità 4 Via della Realtà<br />

Pagina liberamente fotocopiabile per chi ha in adozione il volume di D. Cerrito - R. Messineo, Strade. Le vie dei testi NARRATIVA<br />

grande di tutte: un moccioso sul trono dei Cesari, Romolo Augusto! Un ragazzino<br />

di tredici anni che non ha nemmeno la forza di reggere lo scettro dovrebbe reggere<br />

le sorti del mondo, almeno dell’Occidente. No, davvero, io la faccio finita, me<br />

ne vado. Alla prima occasione lascio l’esercito e me ne vado in una qualche isola<br />

a pascolare capre o a coltivarmi un pezzo di terra. Non so voi, ma io ho deciso.»<br />

Un soffio di vento, una brezza sottile, aprì un varco nella foschia e rivelò un<br />

gruppo di soldati raccolti attorno a un braciere. Attendevano di smontare dall’ultimo<br />

turno di guardia. Rufio Vatreno, spagnolo di Sagunto, veterano di molte battaglie,<br />

comandante del corpo di guardia, si rivolse al suo compagno, l’unico che non<br />

aveva ancora detto una parola: «Tu che dici, Aurelio? La pensi anche tu come me?».<br />

Aurelio frugò con la punta della spada nel braciere, ravvivando la fiamma che<br />

salì crepitando e liberando un turbine di scintille nella foschia lattiginosa.<br />

«Io ho sempre fatto il soldato, ho sempre servito la legione. Che altro potrei<br />

fare?»<br />

Vi fu un lungo silenzio: gli uomini si guardarono in faccia l’un l’altro presi<br />

da un sentimento di smarrimento e di inesprimibile angoscia.<br />

«Lascialo perdere» disse Antonio, un sottufficiale anziano, «non lascerà mai l’esercito,<br />

ne ha sempre fatto parte. Non ricorda nemmeno che cosa facesse prima di<br />

arruolarsi, semplicemente non ricorda di essere stato altrove. Non è così, Aurelio?»<br />

L’interpellato non rispose, ma il riverbero delle braci ormai spente rivelò per<br />

un istante nel suo sguardo un’ombra di malinconia.<br />

«Aurelio sta pensando a ciò che ci attende» commentò Vatreno. «La situazione<br />

è di nuovo fuori controllo. Per quello che ne so le truppe barbariche di Odoacre<br />

si sono ribellate e hanno attaccato Pavia dove era trincerato Oreste, il padre<br />

dell’imperatore. Ora Oreste ha ripiegato su Piacenza e conta su di noi per ridurre<br />

i barbari alla ragione e puntellare il trono traballante del suo piccolo Romolo<br />

Augusto. Ma non so se basterà. Anzi, non lo credo proprio, se volete il mio parere.<br />

Quelli sono il triplo di noi e…»<br />

«Avete sentito anche voi?» lo interruppe uno dei soldati che in quel momento<br />

stava più vicino alla palizzata.<br />

«Viene dal campo» rispose Vatreno volgendo lo sguardo a perlustrare l’accampamento<br />

semideserto, le tende coperte di brina. «Il turno di guardia è finito:<br />

deve essere il picchetto 4 della sorveglianza diurna.»<br />

«No!» disse Aurelio. «Viene da fuori. È un galoppo»<br />

«Cavalleria» aggiunse Canidio, un legionario di Arelate.<br />

«Barbari» terminò Antonio. «Non mi piace.»<br />

I cavalieri sbucavano in quel momento dalla nebbia lungo la stretta strada<br />

bianca che dalle colline raggiungeva l’accampamento, imponenti sui massicci<br />

destrieri sarmatici 5 coperti di scaglie metalliche. Calzavano elmi conici borchiati<br />

di ferro e irti di cimieri 6 , lunghe spade pendevano loro dai fianchi e le lunghe<br />

capigliature bionde e rossicce fluttuavano nell’aria nebbiosa. Portavano mantelli<br />

4. picchetto: soldato addetto in questo caso alla<br />

sorveglianza.<br />

5. destrieri sarmatici: cavalli della Sarmazia<br />

(un’antica regione dell’Asia) particolarmente abili e<br />

forti.<br />

6. irti di cimieri: sormontati da pennacchi.


Unità 4.1 Nella casa dello storico<br />

neri e brache 7 della stessa lana grezza e scura. La foschia e la distanza li facevano<br />

sembrare demoni fuggiti dagli inferi.<br />

Aurelio si sporse alla palizzata per osservare il drappello che si avvicinava<br />

sempre di più. «Sono ausiliari eruli e sciri 8 dell’esercito imperiale» disse, «gente<br />

di Odoacre, maledizione. Non mi dicono niente di buono. Che fanno qui a quest’ora<br />

senza che nessuno ci abbia avvertito? Io vado a riferire al comandante.»<br />

Si precipitò giù per la scala e attraversò l’accampamento verso il pretorio 9 . Il<br />

comandante Manilio Claudiano, un veterano di quasi sessant’anni che da giovane<br />

aveva combattuto con Aezio contro Attila, era già in piedi e quando Aurelio<br />

entrò nella sua tenda stava agganciando il fodero della spada al cinturone.<br />

«Generale, una squadra di ausiliari eruli e sciri si sta avvicinando. Nessuno<br />

ci ha avvertito del loro arrivo e la cosa mi preoccupa.»<br />

«Preoccupa anche me» rispose l’ufficiale. «Fai schierare la guardia e aprire<br />

la porta, sentiamo cosa vogliono.»<br />

Aurelio corse alla palizzata e chiese a Vatreno di appostare un reparto di arcieri,<br />

poi scese al posto di guardia, schierò la forza disponibile, fece aprire la<br />

porta pretoria 10 e uscì assieme al comandante. Intanto lo stesso Vatreno faceva<br />

svegliare la truppa con un allarme a voce, uomo a uomo, senza rumore e senza<br />

squilli di tromba. Il comandante uscì completamente armato e con l’elmo in testa,<br />

segno manifesto che si considerava in zona di guerra. Alla sua destra e alla<br />

sua sinistra era schierata la guardia su cui svettava con la testa e tutte le spalle<br />

Cornelio Batiato, un gigante etiope nero come un tizzone che non lo lasciava mai<br />

un momento. Imbracciava uno scudo ovale costruito su misura dall’armiere per<br />

coprire il suo corpo smisurato. Dalle spalle gli pendevano a sinistra la spada romana,<br />

a destra un’ascia barbarica a due tagli.<br />

Il drappello dei barbari a cavallo era ormai a poche decine di passi e l’uomo<br />

che li guidava alzò il braccio per dare l’alt. Aveva una folta chioma di capelli rossi<br />

che gli scendevano ai lati del capo, annodati in lunghe trecce, un mantello orlato<br />

di pelliccia di volpe gli copriva le spalle e il suo elmo era decorato da una<br />

corona di piccoli teschi d’argento. Doveva essere un personaggio di un certo<br />

spicco. Si rivolse al comandante Claudiano senza scendere da cavallo, in un latino<br />

rozzo e gutturale: «Il nobile Odoacre, capo dall’armata imperiale, ti ordina<br />

di passarmi le consegne. Da oggi assumo il comando di questo reparto». Gettò<br />

ai suoi piedi una pergamena chiusa da un laccio di cuoio e aggiunse: «Qui c’è il<br />

tuo ordine di congedo e la tua destinazione di riposo».<br />

Aurelio fece per chinarsi a raccoglierla ma il comandante lo fermò con un gesto<br />

perentorio. Claudiano era di antica famiglia aristocratica che poteva vantare<br />

la diretta discendenza da un eroe dell’età repubblicana e il gesto del barbaro aveva<br />

per lui il significato di un insulto gravissimo. Rispose, senza scomporsi: «Non<br />

so chi tu sia e non mi interessa saperlo. Prendo ordini solo dal nobile Flavio Oreste,<br />

comandante supremo dell’armata imperiale».<br />

Il barbaro si volse verso i suoi e gridò: «Arrestatelo!». Quelli obbedirono, spro-<br />

7. brache: pantaloni.<br />

8. eruli e sciri: popoli barbari.<br />

9. pretorio: spazio centrale dell’accampamento dove<br />

sorgeva la tenda o l’edificio del comandante del campo.<br />

10. porta pretoria: nell’accampamento romano era la<br />

porta che si apriva davanti al pretorio.<br />

NARRATIVA<br />

Pagina liberamente fotocopiabile per chi ha in adozione il volume di D. Cerrito - R. Messineo, Strade. Le vie dei testi<br />

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4 Testi di verifica - Unità 4 Via della Realtà<br />

Pagina liberamente fotocopiabile per chi ha in adozione il volume di D. Cerrito - R. Messineo, Strade. Le vie dei testi NARRATIVA<br />

narono i cavalli e si lanciarono in avanti con le spade sguainate: era evidente che<br />

l’ordine era di uccidere tutti. La guardia reagì e contemporaneamente dagli spalti<br />

del campo si affacciò un reparto di arcieri con le frecce già incoccate 11 , che a un<br />

cenno di Vatreno tirarono con precisione micidiale. I cavalieri della prima fila furono<br />

quasi tutti colpiti, ma questo non fermò gli altri che balzarono a terra per offrire<br />

meno bersaglio e si avventarono in massa sulla guardia di Claudiano. Batiato<br />

si gettò a sua volta nella mischia, caricando come un toro e menando fendenti<br />

di insostenibile potenza. Molti di quei barbari non avevano mai veduto un negro e<br />

arretravano terrorizzati alla sua vista. Il gigante etiope tranciava spade, sfondava<br />

scudi, faceva volare teste e braccia roteando la mannaia e gridando: «Sono l’Uomo<br />

Nero. Odio questi porci lentigginosi!». Ma nella foga dell’assalto si era proiettato<br />

troppo in avanti e Claudiano era rimasto scoperto sul fianco sinistro. Aurelio,<br />

che aveva captato con la coda dell’occhio il movimento di un guerriero nemico, si<br />

liberò di un avversario per coprire il comandante ma il suo scudo non arrivo in<br />

tempo a proteggere il bersaglio e la picca 12 del barbaro si conficcò nella spalla di<br />

Claudiano. Aurelio gridò: «Il comandante è ferito, il comandante è ferito!». Ma intanto<br />

le porte dell’accampamento si erano spalancate e la fanteria pesante di linea<br />

caricò compatta in pieno assetto da combattimento. I barbari furono respinti e i pochi<br />

superstiti, balzati a cavallo, si diedero a fuga precipitosa. Poco dopo, superata<br />

la linea delle colline, si presentavano davanti al loro comandante, uno Sciro di nome<br />

Mledo che li guardò con sdegno e disprezzo. Avevano un aspetto miserando:<br />

le armi ammaccate, le vesti lacere, sporche di sangue e di fango. Colui che li guidava<br />

disse a testa bassa: «Si sono rifiutati. Hanno detto di no».<br />

Mledo imprecò, poi chiamò il suo attendente e diede l’ordine di chiamare l’adunata:<br />

in breve il suono dei corni si alzò attraverso la coltre di nebbia che ancora<br />

copriva il paesaggio come un sudario 13 .<br />

11. incoccate: pronte per essere scoccate, lanciate; la<br />

cocca è la tacca praticata nella freccia per applicarvi la<br />

corda dell’arco.<br />

Lavoriamo sul testo<br />

Comprendere e analizzare<br />

1. Riassumi brevemente il contesto storico<br />

che fa da sfondo alla vicenda.<br />

2. Quando si svolge la vicenda?<br />

A all’alba B a mezzanotte C di sera<br />

3. Chi è Oreste e dove si è rifugiato?<br />

4. Chi sono i cavalieri che fanno irruzione<br />

nell’accampamento romano?<br />

A ambasciatori dell’imperatore<br />

B soldati dell’esercito barbaro<br />

(V. M. Manfredi, L’ultima legione, Milano, Mondadori, 2003)<br />

12. picca: lunga asta di legno con punta di ferro<br />

aguzza.<br />

13. sudario: lenzuolo funebre.<br />

C<br />

ausiliari eruli e sciri dell’esercito<br />

imperiale<br />

5. Perché Claudiano reputa offensivo il<br />

messaggio dei barbari?<br />

Trasformare e creare<br />

6. Come immagini i seguenti personaggi?<br />

Prova a descriverli.<br />

a Romolo Augusto c Oreste<br />

b Odoacre d Attila<br />

7. Immagina di essere un soldato romano<br />

e racconta una tua giornata tipica.

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