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2 ATTUALITA’ NUOVO oggi MOLISE Domenica 3 Gennaio 2010 Tagli alla finanza pubblica e crisi globale fanno crollare il sistema; come uscirne? Lavoro e legalità per rilanciare la regione Molise nel 2010 La ’ricetta’ di Michele Petraroia LAVORO e legalità. Sono queste, per Michele Petraroia, le parole-chiave per far ripartire il Molise nel 2010. La regione, secondo l’esponente del Pd, ha infatti particolarmente risentito della crisi internazionale. «Per noi molisani - sottolinea al proposito Petraroia - doppio danno, perché oltre ad avere meno servizi (scuola o sanità) e meno cantieri aperti, avremo anche un numero proporzionalmente superiore di posti di lavoro persi». Questo perché, sempre secondo l’analisi di Petraroia, il Molise subisce sia i tagli alla finanza pubblica che la crisi globale. «Come uscirne? - si chiede Petraroia - Il 2010 può essere il punto d’avvio di un confronto serio tra tutti i soggetti rappresentativi regionali per riscrivere su una pagina nuova il che fare nei prossimi anni. E’ responsabilità di ciascuno - aggiunge il consigliere regionale - «Per i molisani doppio danno, perché oltre ad avere meno servizi e meno cantieri, avremo anche un numero superiore di posti di lavoro persi» offrire un aiuto in tal senso, rifiutando l’idea che tutto è perduto. C’è un Molise che vuole battersi alla luce del sole - conclude Petraroia - rispettando la legge e puntando a valorizzare i propri talenti e le risorse che ha». ddc CATTIVI PENSIERI Termoli, una Stalingrado per Michele Iorio OLTRE a quella amministrativa, in senso stretto, l’elezione del prossimo sindaco di Termoli di valenza ne ha un’altra: geopolitica. Le due questioni, tra loro, sono intimamente connesse. Partendo da Termoli il Molise potrà rialzare la testa, rifilando una batosta a Michele Iorio e, allo stesso tempo, operando un bilanciamento geopolitico che vede il baricentro regionale spostato nemmeno su Campobasso ma addirittura su Isernia. Quando, agli inizi degli anni ’60, Girolamo La Penna immaginò la trasformazione industriale del basso Molise la barattò - la storia è nota - con l’istituzione della provincia di Isernia, privando così Termoli di una sua dignità istituzionale che la vede, oggi, il capoluogo inespresso e potenziale della nostra Regione. I notabili democristiani, e tra questi Bruno Vecchiarelli in particolare, ma spalleggiato in questo anche da Giacomo Sedati, decisero insieme all’ex sindacalista della Cisl (La Penna) che doveva andare in quel modo: a Termoli l’industria - leggi Fiat - e ad Isernia il ruolo di seconda provincia. Al basso Molise, conseguentemente, tocco un blocco sociale popolare e operaio, di matrice comunista ma che votava DC; nell’area pentra, conseguentemente, fiorì una burocrazia parassitaria e inutile, come tutte le burocrazie, appoggiata su un blocco sociale borghese nel senso peggiore del termine. Questi due blocchi, operaio da un lato e borghese dall’altro, produttivo l’uno e parassitario l’altro, hanno portato nel tempo, lentamente e progressivamente, alla inesorabile morte di Termoli ed alla affermazione di Isernia. In questo, la parte determinante, è stata la morte dei partiti di stampo classico, travolti dal crollo del Muro che, oltre alla libertà, ha fatto passare molta sbobba politica indigesta. Quella che oggi, in larga parte, governa la regione, parvenu frutto di improvvisazione e colpi di culo. Oggi, quindi, Termoli non può permettersi un sindaco che sia, sostanzialmente, un atto di colonialismo isernino, un sindaco, per capirci, imposto da Michele Iorio. Lo scriviamo con il massimo rispetto per la gente pentra e per la città d’Isernia, verso cui non nutriamo alcun senso di ostilità, persuasi come siamo che l’una e l’altra avrebbero solo da guadagnare nello sbarazzarsi dei politicanti che quell’area oggi produce. Gente che alla prova del voto, quello vero con un nome e cognome scritti in bella grafia, non raccoglierebbe consensi nemmeno per la presidenza di una bocciofila. Il caso del tonitruante e rancoroso senatore Di Giacomo, crediamo, sia un esempio non solo per il Molise ma per tutto il mondo occidentale. Se Di Giacomo è l’esempio di chi, di voto, a malapena dispone solo del pro- prio, Iorio è invece il modello contrario, quello di chi di voti ne fa incetta a destra e a manca. L’esercizio continuo di un potere nato da un ribaltone - non dimentichiamo che questo lorsignore stava nel centrosinistra - ha fatto di Iorio un collettore formidabile di voti. Ma, come il Muro, anche Iorio è destinato a crollare e a seppellire di macerie tutto il suo mondo. Tuttavia questo auspicabile momento della storia molisana non può essere atteso come un intervento divino ma va provocato, facilitato e agevolato. L’elezione del sindaco di Termoli, in questo, è una formidabile occasione. Disarticolare il sistema di potere messo in piedi da Iorio è un imperativo che oggi passa dalla strada per Termoli. La cittadina adriatica può essere, se vuole, la Stalingrado di Iorio. I nomi che il Palazzo propone, quelli graditi al presidentissimo, sono politici decotti e bolliti, mazze di scopa buone a spazzare la stanza per il gran capo. Questi nomi, uno ad uno, e tutti insieme, rappresentano un veleno a rilascio lento per Termoli. Sono pronti, lorsignori, a fare il gioco isernino, aggettivo dispregiativo (sia detto per i duri di comprendonio) che vale esclusivamente in termini politici. Siamo certi, ad esempio, che il sindaco che Iorio gradisce dovrà essere uno che agevoli il processo di desertificazione di quella zona industriale che La Penna immaginò in funzione dei ceti popolari e non delle grandi multinazionali dell’energia. Cosa si nasconde dietro alla vicenda «Zuccherificio», «Salsificio» e via enumerando. Forse la salvezza di quelle filiere alimentari che ad essi sono collegate? Nemmeno per sogno. O forse la salvezza degli operai che lavorano in quei comparti? Nemmeno a parlarne. Ciò che interessa è l’acquisizione di quei terreni dove quelle industrie stanno piantate. Terreni da destinare ad altre industrie, quelle che producono energia. Il sogno di La Penna, se così può chiamarsi, di portare lavoro alle masse elettorali in cambio del consenso, allora sarà morto per sempre. Il basso Molise, complice il sindaco di Termoli, se questi sarà espressione di Iorio, verrà definitivamente venduto ai signori dell’energia. C’è un solo modo per impedirlo, eleggere un uomo (o una donna) che non sia riconducibile a Iorio. Le amministrative termolesi, in questo senso, sono una sorta di referendum tra chi vuole un basso Molise colonizzato e chi lo immagina libero. Tra un coacervo di affaristi messi insieme dagli interessi e un blocco sociale trasversale e autenticamente popolare. Da Termoli può partire la liberazione del Molise, ma ci vuole coraggio e fantasia. Termoli è, in questo momento, l’avamposto della libertà. Auguriamoci che diventi la Stalingrado di Iorio. Pasquale Di Bello

NUOVO oggi MOLISE Domenica 3 Gennaio 2010 Anno nuovo, polemiche vecchie ATTUALITA’ L’avvertimento alla maggioranza: «Lo voteremo, a patto che...» Bilancio di previsione Il ’distinguo’ dell’Adc Tamburro chiarisce la posizione del partito rispetto ai lavori in Consiglio regionale Riccardo Tamburro (Adc) ANNO nuovo, polemiche vecchie. Neanche i botti di Capodanno, infatti, hanno messo a tacere la querelle che si è accesa in Consiglio regionale per l’approvazione del bilancio preventivo 2010. A intervenire sulla questione è Riccardo Tamburro, segretario regionale dell’Adc, partito che si è distinto, all’interno della maggioranza, come ’voce fuori dal coro’. L’Adc, per esempio, ha desertato la commissione dello scorso 29 dicembre riunita proprio per accelerare i tempi sull’approvazione dello strumen- to contabile. E ora, per voce del segretario regionale Tamburro, ha deciso di dire la sua. «Innanzitutto preciso - sottolinea Tamburro per mettere subito in chiaro la posizione dell’Adc - che non è stata mai da noi presa in considerazione l’ipotesi aprioristica di votare contro il bilancio. In secondo luogo, negli anni passati, ma più fortemente lo scorso anno, tutto il Consiglio e noi in particolare abbiamo "censurato" il modus operandi della Giunta Regionale che sottoponeva al Consiglio, all’ultimo momento, l’esame del documento contabile. Da sempre abbiamo detto - spiega Tamburro - che il bilancio è il "principe" degli atti di programmazione e, come tale, va dapprima costruito il consenso attorno ad esso (cioè vanno raccolte le indicazioni e va condiviso con la maggioranza che lo deve votare), poi va sottoposto al vaglio delle parti sociali con idonee audizioni che mettano tutti (perché il bilancio è di tutti!) nelle condizioni di poter esprimere un giudizio (per il nostro partito importante, ma solo per noi evidentemente!), poi c’è il confronto in aula consiliare ed il voto». Più che il merito, dunque Tamburro contesta il metodo che dovrebbe portare all’approvazione del bilancio. «In terzo luogo è bene precisare - aggiunge Piccato Tamburro - che non siamo i "servi sciocchi" che si attivano a comando e che votano a semplice richiesta: siamo chiamati responsabilmente a varare un documento importantissimo che vogliamo conoscere innanzitutto, che vogliamo capire fino a che punto interpreta bene il programma elettorale della maggioranza, che vogliamo sia partecipato a tutti, che sia in linea con il rilancio dell’economia, che vogliamo poter contribuire a correggere se qualche sua parte non ci convince». Intanto l’Adc un primo 3 risultato l’ha già raggiunto: lunedì 4 gennaio ci saranno le audizioni delle parti sociali in Commissione «e ciò avverrà - aggiunge Tamburro - seppur con una ristrettezza deprecabile dei tempi a disposizione, con il trionfo della democrazia e trasparenza e, diciamolo, anche per merito nostro. La precedente commissione convocata per il giorno 29, alla quale non abbiamo inteso dare il nostro assenso, non prevedeva nessuna audizione o confronto, ma semplice cieca ratifica». Per concludere, da parte di Tamburro, un chiaro avvertimento alla maggiroanza di centrodestra: «I diktat ci fanno sorridere ma nel contempo offendono l’intera popolazione molisana che, in questo periodo di crisi globale, merita il massimo delle nostre energie». ddc

2 ATTUALITA’<br />

NUOVO oggi MOLISE<br />

Domenica 3 Gennaio 2010<br />

Tagli alla f<strong>in</strong>anza pubblica e crisi globale fanno crollare il sistema; come uscirne?<br />

Lavoro e legalità per rilanciare<br />

la regione Molise nel 2010<br />

La ’ricetta’ di Michele Petraroia<br />

LAVORO e legalità. Sono<br />

queste, per Michele Petraroia,<br />

le parole-chiave<br />

per far ripartire il Molise<br />

nel 2010.<br />

La regione, secondo l’esponente<br />

del Pd, ha <strong>in</strong>fatti<br />

particolarmente risentito<br />

della crisi <strong>in</strong>ternazionale.<br />

«Per noi molisani - sottol<strong>in</strong>ea<br />

al propo<strong>sito</strong> Petraroia<br />

- doppio danno, perché<br />

oltre ad avere meno<br />

servizi (scuola o sanità) e<br />

meno cantieri aperti,<br />

avremo anche un numero<br />

proporzionalmente superiore<br />

di posti di lavoro<br />

persi».<br />

Questo perché, sempre<br />

secondo l’analisi di Petraroia,<br />

il Molise subisce sia i<br />

tagli alla f<strong>in</strong>anza pubblica<br />

che la crisi globale.<br />

«Come uscirne? - si<br />

chiede Petraroia - Il 2010<br />

può essere il punto d’avvio<br />

di un confronto serio<br />

tra tutti i soggetti rappresentativi<br />

regionali per riscrivere<br />

su una pag<strong>in</strong>a<br />

nuova il che fare nei prossimi<br />

anni. E’ responsabilità<br />

di ciascuno - aggiunge<br />

il consigliere regionale -<br />

«Per i molisani doppio danno, perché<br />

oltre ad avere meno servizi e meno<br />

cantieri, avremo anche un numero<br />

superiore di posti di lavoro persi»<br />

offrire un aiuto <strong>in</strong> tal senso,<br />

rifiutando l’idea che<br />

tutto è perduto. C’è un<br />

Molise che vuole battersi<br />

alla luce del sole - conclude<br />

Petraroia - rispettando<br />

la legge e puntando a valorizzare<br />

i propri talenti e<br />

le risorse che ha».<br />

ddc<br />

CATTIVI PENSIERI<br />

Termoli, una Stal<strong>in</strong>grado<br />

per Michele Iorio<br />

OLTRE a quella amm<strong>in</strong>istrativa, <strong>in</strong><br />

senso stretto, l’elezione del prossimo<br />

s<strong>in</strong>daco di Termoli di valenza ne ha<br />

un’altra: geopolitica.<br />

Le due questioni, tra loro, sono <strong>in</strong>timamente<br />

connesse. Partendo da Termoli<br />

il Molise potrà rialzare la testa, rifilando<br />

una batosta a Michele Iorio e, allo<br />

stesso tempo, operando un bilanciamento<br />

geopolitico che vede il baricentro regionale<br />

spostato nemmeno su Campobasso<br />

ma addirittura su Isernia.<br />

Quando, agli <strong>in</strong>izi degli anni ’60, Girolamo<br />

La Penna immag<strong>in</strong>ò la trasformazione<br />

<strong>in</strong>dustriale del basso Molise la barattò<br />

- la storia è nota - con l’istituzione<br />

della prov<strong>in</strong>cia di Isernia, privando così<br />

Termoli di una sua dignità istituzionale<br />

che la vede, oggi, il capoluogo <strong>in</strong>espresso<br />

e potenziale della nostra Regione. I<br />

notabili democristiani, e tra questi Bruno<br />

Vecchiarelli <strong>in</strong> particolare, ma spalleggiato<br />

<strong>in</strong> questo anche da Giacomo<br />

Sedati, decisero <strong>in</strong>sieme all’ex s<strong>in</strong>dacalista<br />

della Cisl (La Penna) che doveva<br />

andare <strong>in</strong> quel modo: a Termoli l’<strong>in</strong>dustria<br />

- leggi Fiat - e ad Isernia il ruolo<br />

di seconda prov<strong>in</strong>cia. Al basso Molise,<br />

conseguentemente, tocco un blocco sociale<br />

popolare e operaio, di matrice comunista<br />

ma che votava DC; nell’area<br />

pentra, conseguentemente, fiorì una burocrazia<br />

parassitaria e <strong>in</strong>utile, come<br />

tutte le burocrazie, appoggiata su un<br />

blocco sociale borghese nel senso peggiore<br />

del term<strong>in</strong>e. Questi due blocchi,<br />

operaio da un lato e borghese dall’altro,<br />

produttivo l’uno e parassitario l’altro,<br />

hanno portato nel tempo, lentamente e<br />

progressivamente, alla <strong>in</strong>esorabile morte<br />

di Termoli ed alla affermazione di<br />

Isernia. In questo, la parte determ<strong>in</strong>ante,<br />

è stata la morte dei partiti di stampo<br />

classico, travolti dal crollo del Muro<br />

che, oltre alla libertà, ha fatto passare<br />

molta sbobba politica <strong>in</strong>digesta. Quella<br />

che oggi, <strong>in</strong> larga parte, governa la regione,<br />

parvenu frutto di improvvisazione<br />

e colpi di culo.<br />

Oggi, qu<strong>in</strong>di, Termoli non può permettersi<br />

un s<strong>in</strong>daco che sia, sostanzialmente,<br />

un atto di colonialismo isern<strong>in</strong>o,<br />

un s<strong>in</strong>daco, per capirci, imposto da Michele<br />

Iorio. Lo scriviamo con il massimo<br />

rispetto per la gente pentra e per la città<br />

d’Isernia, verso cui non nutriamo alcun<br />

senso di ostilità, persuasi come siamo<br />

che l’una e l’altra avrebbero solo da<br />

guadagnare nello sbarazzarsi dei politicanti<br />

che quell’area oggi produce. Gente<br />

che alla prova del voto, quello vero con<br />

un nome e cognome scritti <strong>in</strong> bella grafia,<br />

non raccoglierebbe consensi nemmeno<br />

per la presidenza di una bocciofila.<br />

Il caso del tonitruante e rancoroso senatore<br />

Di Giacomo, crediamo, sia un<br />

esempio non solo per il Molise ma per<br />

tutto il mondo occidentale.<br />

Se Di Giacomo è l’esempio di chi, di<br />

voto, a malapena dispone solo del pro-<br />

prio, Iorio è <strong>in</strong>vece il modello contrario,<br />

quello di chi di voti ne fa <strong>in</strong>cetta a destra<br />

e a manca. L’esercizio cont<strong>in</strong>uo di<br />

un potere nato da un ribaltone - non dimentichiamo<br />

che questo lorsignore stava<br />

nel centros<strong>in</strong>istra - ha fatto di Iorio<br />

un collettore formidabile di voti. Ma,<br />

come il Muro, anche Iorio è dest<strong>in</strong>ato a<br />

crollare e a seppellire di macerie tutto il<br />

suo mondo. Tuttavia questo auspicabile<br />

momento della storia molisana non può<br />

essere atteso come un <strong>in</strong>tervento div<strong>in</strong>o<br />

ma va provocato, facilitato e agevolato.<br />

L’elezione del s<strong>in</strong>daco di Termoli, <strong>in</strong><br />

questo, è una formidabile occasione. Disarticolare<br />

il sistema di potere messo <strong>in</strong><br />

piedi da Iorio è un imperativo che oggi<br />

passa dalla strada per Termoli. La cittad<strong>in</strong>a<br />

adriatica può essere, se vuole, la<br />

Stal<strong>in</strong>grado di Iorio. I nomi che il Palazzo<br />

propone, quelli graditi al presidentissimo,<br />

sono politici decotti e bolliti,<br />

mazze di scopa buone a spazzare la<br />

stanza per il gran capo. Questi nomi,<br />

uno ad uno, e tutti <strong>in</strong>sieme, rappresentano<br />

un veleno a rilascio lento per Termoli.<br />

Sono pronti, lorsignori, a fare il<br />

gioco isern<strong>in</strong>o, aggettivo dispregiativo<br />

(sia detto per i duri di comprendonio)<br />

che vale esclusivamente <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i politici.<br />

Siamo certi, ad esempio, che il s<strong>in</strong>daco<br />

che Iorio gradisce dovrà essere<br />

uno che agevoli il processo di desertificazione<br />

di quella zona <strong>in</strong>dustriale che<br />

La Penna immag<strong>in</strong>ò <strong>in</strong> funzione dei ceti<br />

popolari e non delle grandi mult<strong>in</strong>azionali<br />

dell’energia. Cosa si nasconde dietro<br />

alla vicenda «Zuccherificio», «Salsificio»<br />

e via enumerando. Forse la salvezza<br />

di quelle filiere alimentari che ad<br />

essi sono collegate? Nemmeno per sogno.<br />

O forse la salvezza degli operai che<br />

lavorano <strong>in</strong> quei comparti? Nemmeno a<br />

parlarne. Ciò che <strong>in</strong>teressa è l’acquisizione<br />

di quei terreni dove quelle <strong>in</strong>dustrie<br />

stanno piantate. Terreni da dest<strong>in</strong>are<br />

ad altre <strong>in</strong>dustrie, quelle che producono<br />

energia. Il sogno di La Penna, se<br />

così può chiamarsi, di portare lavoro<br />

alle masse elettorali <strong>in</strong> cambio del consenso,<br />

allora sarà morto per sempre. Il<br />

basso Molise, complice il s<strong>in</strong>daco di Termoli,<br />

se questi sarà espressione di Iorio,<br />

verrà def<strong>in</strong>itivamente venduto ai signori<br />

dell’energia.<br />

C’è un solo modo per impedirlo, eleggere<br />

un uomo (o una donna) che non sia<br />

riconducibile a Iorio. Le amm<strong>in</strong>istrative<br />

termolesi, <strong>in</strong> questo senso, sono una<br />

sorta di referendum tra chi vuole un<br />

basso Molise colonizzato e chi lo immag<strong>in</strong>a<br />

libero. Tra un coacervo di affaristi<br />

messi <strong>in</strong>sieme dagli <strong>in</strong>teressi e un blocco<br />

sociale trasversale e autenticamente<br />

popolare. Da Termoli può partire la liberazione<br />

del Molise, ma ci vuole coraggio<br />

e fantasia. Termoli è, <strong>in</strong> questo momento,<br />

l’avamposto della libertà. Auguriamoci<br />

che diventi la Stal<strong>in</strong>grado di Iorio.<br />

Pasquale Di Bello

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